“NOI ANNUNCIAMO L’augurio del vescovo CRISTO RISORTO” · 2014-10-09 · L ag entd m roivu à...

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ANNO XXXI N° 31 - 28 Settembre 2014 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno L’Italia ha un territorio circondato, per tre lati, dal mare. I 7.457 km del litorale ospitano 116 Diocesi, 630 comu- nità municipali e, 88 porti grandi e piccoli. E tra queste diocesi c’è anche quella di San Benedetto del Tronto il cui territorio copre una zona costiera che va da Cupra a Martinsicuro con la presenza dei porti. Il mare è una grande risorsa per il nostro Paese e per queste zone, una risorsa intorno alla quale ruota la vita di molti lavoratori che merita una attenzione specifica. Il vescovo Carlo ha nominato a luglio don Giuseppe Giudici direttore dell’Ufficio di Apostolato del Mare, forse conoscendo il suo amore per il mare, per riavviare un impegno e una presenza accanto alla gente di mare: i marittimi del com- mercio e della pesca, le loro famiglie, il personale dei porti e tutti coloro che intraprendono un viaggio per mare. Il nuovo Ufficio Nazionale per l’apostolato del mare è stato co- stituito abbastanza di recente dal Consiglio Episcopale Per- manente della CEI: nel 2012, riorganizzandolo proprio per promuovere un’attenzione specifica e per testimoniare l’im- pegno della comunità ecclesiale verso la gente di mare, a par- tire dal motu proprio di Giovanni Paolo II Stella maris del 31 gennaio 1997. Quindi compito della pastorale marittima è di farsi vicina a persone che fanno un lavoro duro e spesso con dei tempi di lavoro che non si conciliano con i ritmi quoti- diani sociali consueti. Nelle finalità dell’ufficio viene indi- cato che quello del mare è un mondo con dinamiche e caratteristiche proprie: un mondo spesso non conosciuto o addirittura ignorato, ma carico di una grande ricchezza umana, di cui la Chiesa si fa compagna, assicurando la sua presenza attraverso l’impegno caritativo e l’annuncio del Vangelo. Un impegno che chiede il coinvolgimento e l’atten- zione di tutta la comunità nell’ottica della pastorale integrata e nelle relazioni con le realtà istituzionali e associative locali. La gente del mare oggi vive una realtà complessa, che incro- cia persone che provengono da varie parti del mondo, che vive anch’essa la difficoltà di questo momento storico parti- colare per la crisi socioeconomica in atto, che presenta nuove sfide e opportunità anche per l’evangelizzazione. Anche l’uf- ficio diocesano formato da un’equipe di collaboratori con don Giuseppe si è già messo al lavoro per avviare una rinno- vata pastorale del mare, ripartendo da una tradizione signifi- cativa legata al mondo marittimo e al forte legame dell’impresa marinara con la vita della comunità locale. Il primo incontro importante sarà il 5 dicembre quando il ve- scovo incontrerà i marittimi del porto, altro momento tradi- zionale e sentito per la gente di mare sarà il giorno della festa di San Francesco di Paola, “celeste patrono della gente di mare italiana”, così proclamato da Pio XII il 27 marzo 1943. Al contempo l’ufficio ha raccolto la richiesta di una maggiore vicinanza di amicizia e accoglienza, che già don Giuseppe ha testimoniato con la sua presenza sulla banchina del porto, ma anche un’attenzione specifica e solidale alla situazione socio- economica e lavorativa che il porto sta attraversando. Gente del mare: solidarietà e cura pastorale L’ufficio diocesano della pastorale del Mare diretto da don Giuseppe Giudici Consegnata «la Lettera Pastorale» del vescovo Carlo per l’anno 2014-2015 al termine del Convegno. Parlare dell’inizio di un anno qualificandolo con un aggettivo, significa che nel corso dei 365 giorni di inizi ne abbiamo tanti e tutti volti ad un ben determinato scopo. Per ognuno c’è normalmente un’autorità preposta che, sull’esperienza dell’anno che si conclude, indica in prospettiva futura, permeata di speranza, le linee direttive generali di uno scopo e di un bene comune da raggiungere. I due giorni di incontri presso la sala San Giovanni Paolo II della Parrocchia Sacro Cuore di Centobuchi, una delle periferie della nostra diocesi, sono serviti per iniziare nella consapevolezza e nel discernimento un nuovo Anno Pastorale. Presente il vescovo Carlo, il primo giorno abbiamo ascoltato, in una ampia sala gremita in ogni ordine di posti, una dotta relazione sui primi 4 capitoli della lettera di S.Paolo ai Corinzi, di don Andrea Andreozzi, parroco e docente presso l’Istituto Teologico Marchigiano. Nel secondo giorno dopo la dettagliata presentazione della «Lettera pastorale» da parte del Vescovo, è seguita la impegnativa pre- sentazione dell’«Evangelii Gaudium» di papa Francesco con il titolo “Appunti di viaggio per una Chiesa in uscita”, relatore mons.Valentino Bulgarelli, docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna. La sera dello stesso giorno, perché i fedeli si sentano particolarmente impegnati nella vita della Chiesa, «una, santa, apostolica», il Vescovo, come successore degli Apostoli, ha consegnato la “Lettera Pastorale”, in Cattedrale, luogo sacro, cuore e vita della diocesi. È bene subito chiarire se questo gesto è stato esplicitato materialmente ai presenti nella sera di sabato 20 settembre e particolarmente a quanti si sono dichiarati disponibili a rappresentare i vari gruppi organizzati nell’ambito della chiesa, le esor- tazioni in essa contenute impegnano tutti i cristiani. Ed è per questo che intendiamo pubblicare, di volta in volta, i vari capitoli della “Lettera” facendoli seguire dalle «Riflessioni» proposte dal Vescovo, al termine di ogni capitolo, fin all’«Avvento» tempo propizio per la preparazione al Santo Natale. “NOI ANNUNCIAMO CRISTO RISORTO” Con San Paolo in missione nelle moderne Corinto L’augurio del vescovo Carlo alla ripresa dell’attività in mare Alle pag. 5/6 A pag. 2 Carissimi pescatori e lavoratori del porto della diocesi di San Benedetto, Ripatransone e Montalto, vorrei farvi giungere un cordiale saluto e un augurio alla ripresa del vostro duro lavoro, dopo il fermo pesca che vi ha costretto all’inattività in mare. Voi rappresentate l’attività più tradizionale delle nostre coste e contribuite tutt’oggi in maniera non secondaria all’economia delle nostre zone. La Chiesa, e io personalmente, accompagniamo con vici- nanza e simpatia la vostra professione. Per questo ho ritenuto di dover dare un incarico specifico al Rev.do don Giuseppe Giudici, perché segua la Pastorale del mare. E un segno concreto della vicinanza della Chiesa a tutti voi e alle vostre necessità. Questa vicinanza, per noi a San Benedetto, ha avuto una figura particolarmente significativa in mons. Francesco Sciocchetti da tutti noi ricordato con affetto e ricono- scenza. Continuiamo così ad alimentare la bella tradizione di fede degli uomini di mare e delle loro famiglie. Il Signore benedica il vostro lavoro e Maria, stella del mare, vi protegga da ogni pericolo. RENDICONTAZIONE DELLA RACCOLTA CARITAS IN OCCASIONE DELLA QUARESIMA DI CARITà 2014 PROGETTO: Acquisto di prodotti per la pulizia personale

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ANNO XXXI N° 31 - 28 Settembre 2014 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

L’Italia ha un territorio circondato, per tre lati, dal mare.

I 7.457 km del litorale ospitano 116 Diocesi, 630 comu-

nità municipali e, 88 porti grandi e piccoli. E tra queste

diocesi c’è anche quella di San Benedetto del Tronto il

cui territorio copre una zona costiera che va da Cupra a

Martinsicuro con la presenza dei porti. Il mare è una

grande risorsa per il nostro Paese e per queste zone, una

risorsa intorno alla quale ruota la vita di molti lavoratori

che merita una attenzione specifica. Il vescovo Carlo ha

nominato a luglio don Giuseppe Giudici direttoredell’Ufficio di Apostolato del Mare, forse conoscendo

il suo amore per il mare, per riavviare un impegno e una

presenza accanto alla gente di mare: i marittimi del com-

mercio e della pesca, le loro famiglie, il personale dei

porti e tutti coloro che intraprendono un viaggio per mare. Il

nuovo Ufficio Nazionale per l’apostolato del mare è stato co-

stituito abbastanza di recente dal Consiglio Episcopale Per-

manente della CEI: nel 2012, riorganizzandolo proprio per

promuovere un’attenzione specifica e per testimoniare l’im-

pegno della comunità ecclesiale verso la gente di mare, a par-

tire dal motu proprio di Giovanni Paolo II Stella maris del 31

gennaio 1997. Quindi compito della pastorale marittima è di

farsi vicina a persone che fanno un lavoro duro e spesso con

dei tempi di lavoro che non si conciliano con i ritmi quoti-

diani sociali consueti. Nelle finalità dell’ufficio viene indi-

cato che quello del mare è un mondo con dinamiche e

caratteristiche proprie: un mondo spesso non conosciuto o

addirittura ignorato, ma carico di una grande ricchezza

umana, di cui la Chiesa si fa compagna, assicurando la sua

presenza attraverso l’impegno caritativo e l’annuncio del

Vangelo. Un impegno che chiede il coinvolgimento e l’atten-

zione di tutta la comunità nell’ottica della pastorale integrata

e nelle relazioni con le realtà istituzionali e associative locali.

La gente del mare oggi vive una realtà complessa, che incro-

cia persone che provengono da varie parti del mondo, che

vive anch’essa la difficoltà di questo momento storico parti-

colare per la crisi socioeconomica in atto, che presenta nuove

sfide e opportunità anche per l’evangelizzazione. Anche l’uf-ficio diocesano formato da un’equipe di collaboratori con

don Giuseppe si è già messo al lavoro per avviare una rinno-

vata pastorale del mare, ripartendo da una tradizione signifi-

cativa legata al mondo marittimo e al forte legame

dell’impresa marinara con la vita della comunità locale. Il

primo incontro importante sarà il 5 dicembre quando il ve-

scovo incontrerà i marittimi del porto, altro momento tradi-

zionale e sentito per la gente di mare sarà il giorno della festa

di San Francesco di Paola, “celeste patrono della gente di

mare italiana”, così proclamato da Pio XII il 27 marzo 1943.

Al contempo l’ufficio ha raccolto la richiesta di una maggiore

vicinanza di amicizia e accoglienza, che già don Giuseppe ha

testimoniato con la sua presenza sulla banchina del porto, ma

anche un’attenzione specifica e solidale alla situazione socio-

economica e lavorativa che il porto sta attraversando.

Gente del mare: solidarietà e cura pastoraleL’ufficio diocesano della pastorale del Mare diretto da don Giuseppe Giudici

Consegnata «la Lettera Pastorale» del vescovo Carlo per l’anno 2014-2015 al termine del Convegno.

Parlare dell’inizio di un anno qualificandolo con un aggettivo, significache nel corso dei 365 giorni di inizi ne abbiamo tanti e tutti volti ad unben determinato scopo. Per ognuno c’è normalmente un’autorità prepostache, sull’esperienza dell’anno che si conclude, indica in prospettiva futura,permeata di speranza, le linee direttive generali di uno scopo e di un benecomune da raggiungere.

I due giorni di incontri presso la sala San Giovanni Paolo II dellaParrocchia Sacro Cuore di Centobuchi, una delle periferie della nostradiocesi, sono serviti per iniziare nella consapevolezza e nel discernimentoun nuovo Anno Pastorale. Presente il vescovo Carlo, il primo giornoabbiamo ascoltato, in una ampia sala gremita in ogni ordine di posti, unadotta relazione sui primi 4 capitoli della lettera di S.Paolo ai Corinzi, didon Andrea Andreozzi, parroco e docente presso l’Istituto TeologicoMarchigiano. Nel secondo giorno dopo la dettagliata presentazione della«Lettera pastorale» da parte del Vescovo, è seguita la impegnativa pre-sentazione dell’«Evangelii Gaudium» di papa Francesco con il titolo“Appunti di viaggio per una Chiesa in uscita”, relatore mons.ValentinoBulgarelli, docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna. Lasera dello stesso giorno, perché i fedeli si sentano particolarmenteimpegnati nella vita della Chiesa, «una, santa, apostolica», il Vescovo,come successore degli Apostoli, ha consegnato la “Lettera Pastorale”, inCattedrale, luogo sacro, cuore e vita della diocesi. È bene subito chiarirese questo gesto è stato esplicitato materialmente ai presenti nella sera disabato 20 settembre e particolarmente a quanti si sono dichiarati disponibilia rappresentare i vari gruppi organizzati nell’ambito della chiesa, le esor-tazioni in essa contenute impegnano tutti i cristiani.

Ed è per questo che intendiamo pubblicare, di volta in volta, i varicapitoli della “Lettera” facendoli seguire dalle «Riflessioni» propostedal Vescovo, al termine di ogni capitolo, fin all’«Avvento» tempopropizio per la preparazione al Santo Natale.

“NOI ANNUNCIAMO CRISTO RISORTO”Con San Paolo in missione

nelle moderne Corinto

L’augurio del vescovoCarlo alla ripresa dell’attività in mare

Alle pag. 5/6 A pag. 2

“Carissimi pescatori e lavoratori del porto

della diocesi di San Benedetto, Ripatransone e Montalto,

vorrei farvi giungere un cordiale saluto e un augurio alla

ripresa del vostro duro lavoro, dopo il fermo pesca che

vi ha costretto all’inattività in mare.

Voi rappresentate l’attività più tradizionale delle nostre

coste e contribuite tutt’oggi in maniera non secondaria

all’economia delle nostre zone.

La Chiesa, e io personalmente, accompagniamo con vici-

nanza e simpatia la vostra professione.

Per questo ho ritenuto di dover dare un incarico specifico

al Rev.do don Giuseppe Giudici, perché segua la Pastorale

del mare.

E un segno concreto della vicinanza della Chiesa a tutti

voi e alle vostre necessità.

Questa vicinanza, per noi a San Benedetto, ha avuto una

figura particolarmente significativa in mons. Francesco

Sciocchetti da tutti noi ricordato con affetto e ricono-

scenza. Continuiamo così ad alimentare la bella tradizione

di fede degli uomini di mare e delle loro famiglie.

Il Signore benedica il vostro lavoro e Maria, stella del

mare, vi protegga da ogni pericolo.

RENDICONTAZIONE DELLA RACCOLTA CARITAS IN OCCASIONE DELLA QUARESIMA DI CARITà 2014

PROGETTO: Acquisto di prodotti per la pulizia personale

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Anno XXXI

28 Settembre 2014

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Continua dalla prima pagina

RENDICONTAZIONE DELLA RACCOLTA CARITAS IN OCCASIONE DELLA QUARESIMA DI CARITà 2014PROGETTO: Acquisto di prodotti per la pulizia personale

- Parrocchia S.Giuseppe di San Benedetto del Tronto……………. €. 500,00- Parrocchia S. Paolo Apostolo di San Benedetto del T…………... €. 100,00- Parrocchia S. Benedetto Martire di San Bened.del Tronto……... €. 650,00- Oasi S.Maria dei Monti – Grottammare…………………………. €. 400,00- Parrocchia S.Antonio di San Benedetto del Tronto……………... €. 600,00- Parrocchia S.Lorenzo di Montedinove…………………………... €. 230,00- Parrocchia S. Pio X di San Benedetto del Tronto…………….…. €. 1.000,00- Parrocchia SS.Gregorio Magno e Niccolo’ Ripatransone……... €. 460,00- Parrocchia SS.Benigno e Michele Arcangelo Ripatrans……….. €. 200,00- Parrocchia S.Niccolo’ di Monteprandone………………………. €. 200,00- Parrocchia S.Giuseppe di Paolantonio di S.Egidio V.ta………... € 200,00- Parrocchia Madonna di Fatima – Valtesino di Ripatransone….. €. 180,00- Parrocchia SNiccolo’ di Acquaviva Picena……………………... €. 100,00- Parrocchia S.Filippo Neri di San benedetto del Tronto………… €. 800,00- Parrocchia Ss.Annunziata di San Benedetto del Tronto………... €. 420,00- Parrocchia S.Maria Assunta di Cossignano…………………….. €. 200,00

Totale pervenuto…….…. €. 6.240,00Per una buona riuscita del progetto, ed un'equa distribuzione su tutto il territorio diocesano, abbiamoprovveduto all'acquisto dei seguenti prodotti per la pulizia e l'igiene:

Tali prodotti sono destinati non solo alle 937 Famiglie che mensilmente usufruiscono del "serviziocondivisione viveri Caritas Diocesana", ma anche alle Caritas Parrocchiali che ne faranno richiesta.Durante l'incontro del 15 Ottobre con tutti i responsabili Caritas Parrocchiali (ai quali invieremo lacomunicazione) ci sarà l'opportunità di verifiche e chiarimenti

Diac. UMBERTO, Direttore

La più grande tragedia di profughi

che si sia mai consumata nel Medi-

terraneo è rimasta per molti giorni

sconosciuta e ancora adesso riceve

un’attenzione mediatica piuttosto li-

mitata.

Il fattoIl 10 Settembre in un naufragio diun barcone diretto in Grecia a 150miglia dalla costa egiziana, circa500 persone perdono la vita. I superstitiRisulta che 6 superstiti siano stati portati con unelicottero maltese a Creta. Si tratta di 4 uominipalestinesi, una giovane donna siriana di 17anni e una bambina di 2 anni di cui non si co-nosce la nazionalità e che presumibilmente haperso entrambi i genitori nell’incidente. Labambina si trova in un ospedale a Heraklion.Gli altri superstiti saranno portati ad Atene.Sembra che altri 2 superstiti siano a Malta e altri3 in Sicilia, il che porterebbe il numero totaledi superstiti a 11 persone, su un totale di 500persone presenti sulla barca. Tale stima derivadal fatto che al momento dell’imbarco i traffi-canti avrebbero fatto salire i migranti a gruppidi 20 per rendere più facile la conta del numerototale di persone a bordo, da quel che raccon-tano i superstiti.Il viaggioErano partiti dalla costa egiziana di Mietta sa-bato 6 Settembre su una barca relativamentepiccola diretta in Grecia. C’erano molti palesti-nesi fuggiti da Gaza, diversi siriani e persone dialtre nazionalità. Soprattutto tra i palestinesi e isiriani c’erano molte famiglie con bambini. Peril viaggio ciascun adulto avrebbe pagato circa2.000 euro; mentre per i bambini non si sarebbechiesto alcun pagamento. Durante 4 giorni dinavigazione i trafficanti avrebbero costretto lepersone a cambiare barca 4 volte. Risulta chel’ultima barca su cui è avvenuto il naufragiofosse lunga 20 metri e larga 6. Mercoledì 10 set-tembre è arrivata una nave di trafficanti che, inuna dinamica ancora non chiara, ha deliberata-mente speronato la barca dei rifugiati causandoil naufragio. Perché questo omicidio di massa?

La prima ipotesi è che i trafficanti volessero co-stringere i profughi a trasbordare un’altra voltaper continuare il viaggio su un’imbarcazioneancora più piccola, cosa che avrebbe causatoproteste e rivolte. L’altra ipotesi è che si trat-tasse di trafficanti di un gruppo rivale. Sembracomunque che gli assassini presumibilmentesiano di nazionalità egiziana.La tragediaNella barca c’erano pochi salvagenti. Dopo ilnaufragio tutti cercavano di aggrapparsi a qual-che oggetto flottante. I superstiti raccontano chedurante 3 interminabili giorni un numero sem-pre maggiore di persone abbia perso la forza esia scomparso nelle acque. Raccontano anchedi aver visto ben 3 diverse navi commerciali dipassaggio e di essere stati a loro volta visti dalpersonale delle navi, che però non è interve-nuto. Tra i profughi che lottavano nelle acqueper la sopravvivenza, c’era anche una bambinadi 2 anni che durante i 3 giorni e 3 notti in mareè stata accudita da tante persone, portata inbraccio, passata da una persona all’altra; in tantile avrebbero dato la poca acqua potabile di cuidisponevano. Effettivamente e miracolosa-mente la bambina è sopravvissuta e, anche sesotto cura intensiva, sembra essere fuori peri-colo.Il salvataggioFinalmente il 14 Settembre la nave commer-ciale “Pegasus” con bandiera di Panama edequipaggio per la maggioranza composto da fi-lippini, si è avvicinata ai superstiti e ha datol’allarme. Sembra che da “Pegasus” 2 superstitisiano stati portati a Pozzallo e che altri sianostati trasportati fino a Creta in elicottero.

CS: LA STRAGE NEL MEDITERRANEO DEL 10 SETTEMBRE – CIRCA 500 VITTIMEAlcune informazioni ottenute dal CIR

Bagno schiuma e shampoo

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Lamette e schiuma da barba

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Detergente lavamani

Detersivo per indumenti

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Candeggina

Ammorbidente

Strofinacci per pavimenti

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Parola del SignoreXXVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A

Dal VANGELO secondo MATTEO

Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorarenella vigna. [29]Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. [30]Rivoltosi al secondo, gli disselo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. [31]Chi dei due hacompiuto la volontà del padre?”. Dicono: “L’ultimo”. E Gesù disse loro: “In verità vi dico:I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. [32]E’ venuto a voi Giovanninella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hannocreduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti percredergli. (Matteo 21,28-32)

I protagonisti del brano raccontato da Gesù sono due giovani che in un certo modo riepilogano

due categorie ben precise di persone: quelli che vivono nella ipocrisia e quelli che si convertono.

Ipocriti, è una parola che sentiamo spesso da Gesù come accusa a chi per esempio prega, compie

“buone azioni”, dà l’elemosina, digiuna, ma con l’unico scopo di farsi vedere, egli spesso la ri-

volge ai farisei e agli scribi, proprio perché indulgevano in queste azioni solo per ricevere la

lode dai propri confratelli. Ad essi, ma anche a noi Gesù dice la stessa parola ipocriti. Curiosa-

mente questa parola che Gesù usa, nella lingua greca stava ad indicare l’attore, cioè colui che si

esibiva nei teatri portando una maschera, e proprio per questo Gesù gli dà questo nuovo signi-

ficato, cioè di colui che mostra una cosa (la maschera) ma ne pensa un’altra (il proprio volto na-

scosto), in altri casi Gesù usa l’espressione “sepolcri imbiancati ” proprio per indicare la

differenza assoluta, tra l’esterno, bello, pulito, luccicante e l’interno pullulante dei vermi della

decomposizione. Gli ipocriti, alla fine, sono quelli che difficilmente si convertono, poiché si as-

suefanno al loro modo di comportarsi, di mascherarsi tanto che questa loro maschera non rie-

scono più a togliersela. Diviene un tutto unico con loro stessi. La seconda categoria è quella dei

peccatori manifesti che agiscono male e sanno di agire male. Essi più facilmente possono di-

ventare convertiti, cioè quelli che si pentono,

che si ravvedono, e Gesù addita tra questi

anche i pubblici peccatori ( i pubblicani) e le

prostitute; nel brano dice “In verità vi dico: i

pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel

Regno dei Cieli.” Cosa vuole dire Gesù con

questa frase? Egli annuncia una verità inaudita,

che cioè quelli che comunemente riteniamo in-

degni, peccatori incalliti, che nella nostra con-

siderazione sono poco più di niente, essi

coscienti del loro peccato hanno un’ampia pos-

sibilità di pentirsi, di convertirsi e precederci

nel regno dei Cieli. Gli ipocriti invece credono di salvarsi con il loro perbenismo e con le loro

vuote pratiche religiose, credono di essere a posto con la loro coscienza, ma non vedono quanto

è grande la loro distanza da Dio. Anzi proprio perché non la vedono hanno molta più difficoltà

rispetto ai pubblicani e alle prostitute di convertirsi e di pentirsi, e quindi di ricevere il perdono.

Gesù con questi insegnamenti vuole indicarci la via che dobbiamo percorrere, quella di con-

frontarci seriamente con la sua Parola, con il suo Vangelo, perché chi vuole essere e chiamarsi

cristiano ha un solo specchio su cui riflettersi ed è il discorso della Montagna, confrontandoci

con le Beatitudini avremo la sicurezza di essere alla sua sequela. Chiediamo al Signore Gesù di

aiutarci a compiere spesso dei buoni esami di coscienza, per capire quanto abbiamo da conver-

tirci e per ottenere il perdono del Padre buono. RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:IL PECCATORE CHE SI BATTE IL PETTO NON SI ACCORGE DI PRESENTARE A

DIO IL REGALO PIU’ BELLO CHE GLI POSSA FARE, EGLI PERMETTE A DIO

DI MANIFESTARE LA SUA BONTA’ E LA SUA MISERICORDIA. (B. BRO)

PERU’ - E’ stato ucciso l’indio che lottava per la foresta

Amazzonica, contro il disboscamento della sua terra

Lima (Agenzia Fides) - Edwin Chota, uno dei leader della tribù degli Indios Ashaninka del-

l’Alto Tamaya, in Perù, è stato ucciso insieme ad altri tre membri della sua etnia, in una

zona al confine tra Brasile e Perù. Si stavano recando in Brasile per incontrare le altre co-

munità Indios, per cercare di combattere insieme il disboscamento illegale della foresta

Amazzonica e il traffico di sostanze stupefacenti. Erano riusciti ad arrivare nel grande

Paese sudamericano e a incontrarsi con gli altri attivisti, ma sulla via del ritorno hanno incontrato dei taglialegna

o dei trafficanti di droga che li hanno uccisi a colpi di fucile. “Fino a che non avremo la proprietà della terra, i

taglialegna non rispetteranno la nostra proprietà. Ci minacciano. Ci intimidiscono. E sono armati”: questa è

una delle dichiarazioni di Chota, che da circa un anno aveva fatto presente al governo di Lima che sia lui che

altri capi della comunità indios Ashaninka, avevano subito minacce di morte pe r la loro lotta contro il dibosca-

mento della foresta. Dopo molti anni di battaglie legali, Chota aveva ottenuto la certificazione della sua comunità

nativa, però le sue denunce contro le attività illegali dei taglialegna nelle sue terre e in quelle nei dintorni non

avevano ricevuto la giusta attenzione.

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3Anno XXXI

28 Settembre 2014 PAG

Una bella idea per “presentarci al mondo” ma anche per “ricordare

le nostre ferite” e “far conoscere ai più giovani una brutta pagina

della nostra storia”. Sono quasi tutti concordi gli albanesi nel giu-

dicare l’iniziativa di allestire la via principale di Tirana (Bulevardi

Dëshmorët e Kombit, viale Martiri della Nazione), quella che con-

duce a piazza Madre Teresa, dove Papa Francesco domenica ce-

lebrerà la Messa, con le immagini dei 40 martiri albanesi.

Attraversandola sotto lo sguardo “fiero” di questi testimoni della

fede, per i quali è in corso il processo di beatificazione, si è per-

corsi da un brivido intenso. So-

prattutto se si pensa alle perse-

cuzioni che attualmente

patiscono i cristiani in diversi

Paesi del mondo. Si fa fatica a

camminare senza alzare lo

sguardo in alto. Quaranta volti

sereni, alcuni sorridenti. Ciò

che impressiona è lo sguardo,

non perso ma vivo, forse anche

cosciente del martirio che li at-

tendeva. Non si può fare a

meno di guardarli: ogni foto è

accompagnata dal nome e da

poche parole che sintetizzano

tutta una vita. Don Shtjefen

Kurti, “ucciso perché aveva

battezzato un bambino”. Don

Mark Gjani, “cercavano di far-

gli maledire Gesù, ma lui ur-

lava: Viva Cristo”. Solo per

citarne due. “Le loro immagini,

appese qui, testimoniano che il regime ha perso, è stato battuto”,

esclama un passante. Come dargli torto… Intanto gli occhi riman-

gono fissi sulle foto.

La storia di Maria Tuci. Tra i ritratti, verso la fine del viale,

ormai quasi verso piazza Madre Teresa, c’è quello di Maria Tuci,

unica donna della lista dei 40. La sua vicenda è emblematica delle

grandi sofferenze di un popolo. Nata nel 1928, studiò a Scutari

all’Istituto delle suore Stimmatine, presso cui entrò come aspi-

rante. Il 10 agosto 1949 fu arrestata: la sua prigione era un buco

senza luce e senza aria. Venne sottoposta a torture e picchiata sel-

vaggiamente. Per aver resistito alle lusinghe di uno dei capi, fu

chiusa dentro un sacco con un gatto selvatico. Trasportata nel-

l’ospedale di Scutari in gravi condizioni, prima di morire confidò

a un’amica: “Si è avverata la parola del mio persecutore: ‘Ti ri-

durrò in uno stato tale che neppure i tuoi familiari ti riconosce-

ranno’. Ringrazio Dio perché muoio libera!”. Morì il 24 ottobre

1950. La promessa del persecutore accomuna tutte le storie dei

martiri albanesi. A don Lazër Shantoja, uomo di cultura, arte e let-

teratura, furono amputati gli arti (mani e piedi). Una condivisione

nella sofferenza ma anche nelle parole pronunciate dai più prima

della morte: “Viva Cristo Re, Viva l’Albania!”. I racconti di duesuperstiti. La ferocia della persecuzione rivive anche nei volti di

due superstiti, don Ernest Simoni (Troshani), sacerdote di 84 anni,

e suor Maria Kaleta, religiosa Stimmatina di 85 anni. Entrambi

racconteranno la propria storia a Papa Francesco, durante la cele-

brazione dei Vespri nella cattedrale di Tirana. Don Ernest, arrestato

il 24 dicembre 1963, dopo la Messa della vigilia di Natale nel vil-

laggio di Barbullush, vicino Scutari, venne torturato perché par-

lasse contro la Chiesa e la gerarchia. Lui non accettò. Per le torture

subite cadde quasi morto. Fu, dunque, “liberato”, ma la sua con-

danna commutata in 18 anni di prigione e, successivamente, in la-

vori forzati. Durante la prigione, ha celebrato la Messa in latino a

memoria, ha confessato e distribuito la comunione di nascosto.

Anche suor Kaleta è stata costretta, durante il regime, a testimo-

niare la fede in maniera nascosta, battezzando non solo i bambini

dei villaggi, ma anche tutti coloro che si presentavano alla sua

porta. Una volta, addirittura, battezzò una bambina prendendo

l’acqua da un canale con la scarpa. Suor Maria ha anche custodito

in un comodino di casa l’Eucaristia, che portava alle persone ma-

late e in punto di morte. Storie incredibili...

Tirana accoglie il Papa con i volti sereni dei suoi quaranta martiriNella via principale della capitale si cammina sotto lo sguardo di 39 uomini e una donna che furono

perseguitati e uccisi a causa della fede. Maria Tuci, aspirante stimmatina, per aver resistito alle lu-

singhe di uno degli aguzzini, fu chiusa dentro un sacco con un gatto selvatico. Morì il 24 ottobre

1950. Due superstiti racconteranno a Francesco le loro storie. Grande lezione per i giovani albanesi dall’inviato Sir a Tirana, Vincenzo Corrado

Migliaia di persone hanno assistito alla SantaMessa che alle 11:00 di domenica mattina, nellaPiazza Madre Teresa a Tirana, il Santo PadreFrancesco ha celebrato in lingua latina e alba-nese. Le letture della liturgia contenevano rife-rimenti alla storia dell’Albania: la prima, dalLibro dell’Esodo “Vi ho portati su ali d’aquila”e la seconda, la Lettera di San Paolo ai Romani,in cui l’Apostolo ricorda la sua predicazione inIlliria, antica regione che includeva il territoriodell’attuale Albania. Soffermandosi sulla frasedel Vangelo di Luca “La vostra pace scenderàsu di essa”, il Santo Padre ha ricordato nel-l’omelia che: “oltre ai Dodici Apostoli, Gesùchiama altri settantadue discepoli e li manda neivillaggi e nelle città per annunciare il Regno diDio”.”Egli - ha detto Papa Francesco - è venutoa portare nel mondo l’amore di Dio e vuole dif-fonderlo attraverso la comunione e la fraternità.Per questo forma subito una comunità di disce-poli, una comunità missionaria, e li allena alla

missione, ad «andare».Il metodo missionario èchiaro e semplice: i discepoli vanno nelle casee il loro annuncio comincia con un saluto pienodi significato: “Pace a questa casa!”. Non è soloun saluto, è anche un dono: la pace. Venendooggi in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle di Al-bania, in questa piazza dedicata ad una umile egrande figlia di questa terra, la beata Madre Te-resa di Calcutta, voglio ripetervi questo saluto:pace nelle vostre case, pace nei vostri cuori,pace nella “Nella missione dei settantadue di-scepoli è rispecchiata l?esperienza missionariadella comunità cristiana di ogni tempo: il Si-gnore risorto e vivente invia non solo i Dodici,ma la Chiesa intera, invia ogni battezzato ad an-nunciare il Vangelo a tutte le genti. Nel corsodei secoli, non sempre è stato accolto l?annun-cio di pace portato dai messaggeri di Gesù; tal-volta le porte si sono chiuse. In un recentepassato, anche la porta del vostro Paese è statachiusa, serrata con il catenaccio delle proibi-

zioni e prescri-zioni di unsistema che ne-gava Dio e im-pediva la libertàreligiosa. Co-loro che ave-vano pauradella verità edella libertà fa-cevano di tuttoper bandire Diodal cuore del-l’uomo edescludere Cristoe la Chiesadalla storia delvostro Paese,anche se essoera stato tra iprimi a ricevere

la luce del Vangelo”. “Ripensandoa quei decenni di atroci sofferenzee di durissime persecuzioni controcattolici, ortodossi e musulmani,possiamo dire che l’Albania è statauna terra di martiri: molti vescovi,sacerdoti, religiosi e fedeli laici,ministri di culto di altre religioni,hanno pagato con la vita la loro fe-deltà. Non sono mancate prove digrande coraggio e coerenza nellaprofessione della fede. Quanti cri-stiani non si sono piegati davantialle minacce, ma hanno proseguitosenza tentennamenti sulla stradaintrapresa! Mi reco spiritualmentea quel muro del cimitero di Scu-tari, luogo-simbolo del martiriodei cattolici dove si eseguivano lefucilazioni, e con commozione de-pongo il fiore della preghiera e del ricordo gratoe imperituro. Il Signore è stato accanto a voi,carissimi fratelli e sorelle, per sostenervi; Eglivi ha guidato e consolato e infine vi ha sollevatosu ali di aquila come un giorno fece con l’anticopopolo d?Israele, come abbiamo sentito nellaprima lettura. L’aquila, raffigurata nella ban-diera del vostro Paese, vi richiami al senso dellasperanza, a riporre sempre la vostra fiducia inDio, che non delude ma è sempre al nostrofianco,specialmente nei momenti difficili”.Oggile porte dell’Albania si sono riaperte e sta ma-turando una stagione di nuovo protagonismomissionario per tutti i membri del popolo diDio: ogni battezzato ha un posto e un compitoda svolgere nella Chiesa e nella società.Ognuno si senta chiamato ad impegnarsi gene-rosamente nell’annuncio del Vangelo e nella te-stimonianza della carità; a rafforzare i legamidella solidarietà per promuovere condizioni divita più giuste e fraterne per tutti”. “Oggi - haaffermato il Pontefice - sono venuto per ringra-

ziarvi per la vostra testimonianza e anche perincoraggiarvi a far crescere la speranza dentrodi voi e intorno a voi. Non dimenticatevil’aquila. L’aquila non dimentica il nido, ma volaalto. Volate alto! Andate su! Sono venuto per in-coraggiarvi a coinvolgere le nuove generazioni;a nutrirvi assiduamente della Parola di Dioaprendo i vostri cuori a Cristo, al Vangelo, al-l’incontro con Dio, all’incontro fra voi come giàfate; mediante questo vostro incontrarvi voidate testimonianza a tutta l’Europa”.”Chiesache vivi in questa terra di Albania - ha conclusoil Pontefice - grazie per il tuo esempio di fe-deltà! Non dimenticatevi del nido, della vostrastoria lontana, anche delle vostre prove; non di-menticate le piaghe, ma non vendicatevi. An-date avanti a lavorare con speranza per unfuturo grande. Tanti tuoi figli e figlie dell’Alba-nia hanno sofferto, anche fino al sacrificio dellavita. La loro testimonianza sostenga i vostripassi di oggi e di domani sulla via dell’amore,sulla via della libertà, sulla via della giustizia esoprattutto sulla via della pace”.

“Chiesa che vivi in questa terra di Albania, grazie per il tuo esempio di fedeltà!”

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4 Anno XXXI

28 Settembre 2014PAG

La giornata di Domenica 14

Settembre a Ripatransone è

stata particolarmente ricca di

momenti significativi nell’am-

bito della fede, tra i quali i fe-

steggiamenti nella chiesa-ora-

torio della Confraternita della

Misericordia e Morte, ricor-

rendo il giorno seguente la

memoria liturgica della Beata

Vergine Addolorata. Nel po-

meriggio infatti è stata cele-

brata l’Eucarestia dal vice par-

roco Don Gian Luca Rosati,

mentre in serata è stato offerto

un concerto di musica sacra

con brani, tra i tanti, tratti

dallo Stabat Mater ed eseguiti con l’antico organo

dal maestro Nicola Procaccini, accompagnato da

Anna Roberta Sorbo (soprano) e Ilaria Scarponi

(mezzosoprano). Tali iniziative rappresentano ciò

che rimane dell’antica festa che un tempo si

teneva in questi giorni e comprendeva la solen-

nizzazione di tutto il mese, una processione e la

pratica della Via Matris nei sette Venerdì precedenti.

Queste celebrazioni offrono l’occasione di de-

scrivere la presenza dell’aggregazione femminile

della Confraternita che ha sede nel medesimo

luogo, le cosiddette “Figlie dell’Addolorata” nate

con lo scopo di promuovere il culto della Beata

Vergine e vivere nella preghiera e nell’impegno

cristiano ispirandosi all’esempio di Maria che ha

partecipato alla passione di Cristo sulla via del

Calvario. Attualmente le Consorelle presenziano

ai momenti di preghiera nel loro oratorio e alle

due processioni penitenziali del periodo quaresi-

male e cioè quella del Cristo Morto, che a Ripa-

transone vede un concorso di popolo e Confratelli

ogni anno veramente ragguardevole, e quella del

Venerdì precedente (cosiddetto di “Passione”),

atto culminante di un ottavario nel quale la statua

della Madonna viene esposta solennemente in

Duomo. Quello che viene portato per le vie della

città è un simulacro dell’Addolorata ottocentesco,

verosimilmente di scuola napoletana, di cui queste

pie donne hanno cura rivestendolo con abiti

preziosi differenti a seconda dei momenti liturgici

(eccetto il Venerdì Santo per evidenziare i segni

del lutto). L’ aggregazione amministra anche il

tesoro essendo l’immagine stata omaggiata di ex

voto nonché di alcune preziose corone nel corso

dei secoli, frutto della devozione dei fedeli come

ringraziamento per la protezione ricevuta in vari

frangenti, quali epidemie ed episodi bellici. L’abito

delle Consorelle consiste in una lunga cappa

nera (con l’effigie dell’Addolorata) che ne copre

quasi interamente la persona, mentre sul capo in-

dossano un velo nero di pizzo, al collo, sostenuto

da un nastro viola, uno stemma di metallo rap-

presentante il cuore di Maria trafitto da spade (i

cosiddetti “Sette Dolori”). Ultimamente si sono

aggregate alla compagnia anche alcune nuove

leve cui va l’augurio di portare un nuovo slancio

soprattutto nelle attività caritative oltre che nelle

pratiche devozionali.

Silvio Giampieri

LA COMUNITà DIACONALE HA VISSUTO UN INTENSO RITIRO SPIRITUALEDomenica pomeriggio 21 set-

tembre, presso il Biancazzurro,

la nostra comunità diaconale si è

riunita con il nostro assistente

ecclesiastico don Elvezio di

Matteo e con don Ulderico Ce-

roni per vivere un edificante ri-

tiro spirituale insieme. Hanno

partecipato anche alcune con-

sorti dei diaconi con figli.

Don Ulderico Ceroni ci ha gui-

dato nella Lectio Divina del Van-

gelo di Lc 10,38-42 dedicato al

ruolo di Marta e Maria, per spiegare il senso della diaconia cioè del servizio. Don Ulderico ci ha

illustrato come tutte e due le donne servono il Signore Gesù, che il loro servizio non è in contrap-

posizione, ma c’è un “unum necessarium” che va rispettato. Marta come leggiamo si affanna nelle

tante mansioni perché Gesù sia servito bene, ma si sente così padrona di casa da avere la pretesa

di comandare anche al Signore di sollecitare la sorella Maria ad aiutarla nelle faccende domestiche.

Dunque la diaconia di Marta rischia di farsi fagocitare dalle preoccupazioni, mettendo se stessi al

centro del servizio.

Il ritratto di Maria è l’esempio di come noi dovremmo porci nel servizio. Innanzitutto Maria non

parla come la sorella, anzi è in silenzio si getta ai piedi di Gesù ed è in ascolto della Parola del Si-

gnore. Maria ha capito che cos’è l’ “unum necessarium”: ascoltare in silenzio, ma non in modo

passivo la Parola di Dio, per fare la sua Santa Volontà per poi viverla nel servizio quotidiano.

Maria si lascia servire dal Signore, si lascia guidare, non ha pretese e poi compie ciò che Lui

vuole. Anche Marta ascoltando le parole di Gesù che la esorta a non affannarsi troppo e a seguire

l’esempio della sorella che si è scelta la parte migliore, l’ascolto, comincia un cammino di con-

versione e capisce che è meglio farsi servire e guidare da Gesù.

Dunque in maniera sapiente don Ulderico ci ha fatto capire che nel nostro diaconato, ma anche

nel servizio quotidiano di cristiani nel mondo, di mariti, di padri è necessario prima fare come

Maria che ha messo Gesù al centro del suo cuore e poi rinvigoriti dallo Spirito Santo servire con-

cretamente gli altri con amore, come Marta. Dopo la lectio divina abbiamo meditato nel silenzio

e nella preghiera personale questa pagina del Vangelo, riflettendo su come possiamo vivere con-

cretamente gli insegnamenti ricevuti. Abbiamo pregato insieme i Vespri e al termine abbiamo con-

diviso le nostre meditazioni. E’ stata celebrata la messa dell’Esaltazione della croce e anche

nell’omelia don Ulderico ci ha esortato a vivere la nostra diaconia come Gesù che sulla croce ha

offerto come dono la sua vita al Padre per redimerci e aprirci le porte della vita eterna. Gesù è

l’esempio di servo che non si risparmia mai che ama e perdona con una misericordia infinita. Il

ritiro spirituale si è concluso con una gioiosa cena fraterna. Ringraziamo don Ulderico per averci

dato una nuova chiave di lettura sul servizio a Gesù e alla Chiesa e ci auguriamo in questo anno

che la nostra Comunità Diaconale possa seguire l’esempio Maria, ascoltando la Parola di Dio e

facendo con amore la sua Volontà. Mario Vagnoni

LA VERGINE ADDOLORATA E LE CONSORELLE DELLA MISERICORDIA

E MORTE A RIPATRANSONE

Quando muore un figlio appena nato...Storie di famiglia

al Convegno Aipas

del 6 ottobre 2014Chiara e Stefano, una coppia di genitori in attesadel terzo figlio, scopre già in gravidanza una mal-formazione del cuore nel nascituro. Lo sconcerto,la paura e infine la scelta per la vita: Cristian vienealla luce. Appena nato, però, il piccolo subisce treinterventi chirurgici: sembra reagire bene, ha unagran voglia di vivere, ma una grave infezione in-testinale lo uccide poco dopo. I genitori colgonoil senso di quest’esperienza dolorosa: la lezione dilottare sempre per la vita e la bellezza di averavuto, anche solo per pochi mesi, il dono di Cri-stian. L’esperienza toccante di Chiara e Stefano— con tutti i suoi risvolti pastorali e di assistenza- sarà una delle testimonianze che verranno pro-poste al prossimo convegno nazionale Aipas (as-sociazione italiana di pastorale sanitaria). Ilprogramma si può scaricare da www.aipasalute.ite le iscrizioni sono ancora aperte. Tema del con-vegno è “La famiglia nella gioia e nel dolore” el’appuntamento è ad Assisi dal 6 al 9 ottobre 2014.Un’occasione per approfondire il tema del Sinodostraordinario.Tra gli altri prenderanno parte al convegno il car-dinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e il vescovo di Assisi Mons. Domenico Sorren-tino, Salvatore Martinez - presidente italiano del Rinnovamento nello Spirito Santo, una famigliadi Cuneo Mara e Mario Risso, Michele Sardella, referente Lazio per la pastorale della salute, ildr. Raffaele Sinno di Benevento, il dr. Paolo Petralia del Gaslini di Genova; don Vincenzo Sorcedi Caltanissetta, don Camiine Arice, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della salute— CEI. Per informazioni:www.aipasalute.it

Nella storia dell’umanità possiamotrovare il desiderio costante di con-sacrare parte del proprio tempo al ri-poso. Questa esigenza si è sviluppata inriferimento al rapporto che l’uomo hasempre avuto verso le divinità o il Crea-tore. La coincidenza temporale di unatale esigenza conformata ha fatto emer-gere quella pedagogia dell’Assoluto nelconciliare il bisogno di riposo con quello delgiorno da consacrare al Signore. Anche nellastoria sacra riceviamo l’insegnamento di un Dioche il settimo giorno sceglie di fermare le pro-prie attività per dedicarsi alla quiete. Questapace interiore che i Padri del deserto definivanocon il termine “esicasmo” è ancora oggi un’esi-genza fondamentale da non banalizzare. Ognipersona ha bisogno di incontrarsi con questoSanto Giorno che si esprime in modo originalein ogni religione. In Caelis vuole essere un ri-chiamo per tutti coloro, anche non credenti, chericonoscono questo desiderio di dare spazio etempo alla propria anima.La cura della vita in-teriore come principio insostituibile di be-nessere fa crescere consapevolmente verso ilsenso della propria esistenza. La conoscenzaprofonda dell’animo umano connesso alla pre-senza dell’Infinito provoca così quell’aspira-zione di una libertà e intelligenza d’Amoreinsostituibile. In questa società “ateizzata” dovela religione viene addirittura usata per bombar-dare e uccidere, per separare ed emarginare ilprossimo ecco la necessità di lasciarci richia-mare dalle parole di Gesù. Lui è il vero Dio e

vero Uomo per i cristiani ed è comunque mae-stro di vita per tutti coloro che si ritrovano neisuoi insegnamenti. A volte mi è capitato di sco-prire dei non credenti più evangelici dei cosid-detti “praticanti”. Si, perché oggi i tanti iscrittinel libro dei battezzati hanno tradito questo ap-puntamento cosi sacro sostituendolo con altrimomenti. Sport e hobby di ogni genere vengonopraticati (e fatti praticare ai nostri ragazzi) pro-prio la domenica mattina, e nella Casa del Si-gnore le famiglie non si ritrovano più insiemecome una volta. La domenica si è ridotta permolti soltanto ad un giorno di svago dimentican-dosi alcuni dei comandamenti donati da Dio alsuo popolo. L’arduo compito anche attra-verso questo umile ma nobile strumento dellascrittura sarà quello di provocare il lettore aguardare un pò più in alto del proprio ombe-lico: osservare quel cielo che è oltre se stessi. Ilcielo della speranza che non delude né illude…Il cielo che ci spinge a dare un senso all’esi-stenza arricchendola di quell’Amore Infinito cheviene dall’alto. Con i piedi per terra guardandoil cielo… Di questo abbiamo veramente tantobisogno. In - terris

Il vero riposodi don Aldo Buonaiuto

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Anno XXXI

28 Settembre 2014

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Omelia inizio anno pastorale 2014-2015“Noi desideriamo, e non possiamo non desiderarlo, che quel Gesù che noi amiamo sia conosciuto e amato da tutti.

Questa, e non altro, è la motivazione della nostra pastorale.”

“Cercate il Signore, mentre si fa tro-vare” (Is 55,6), L’esortazione del profeta Isaiaben si addice all’inizio di un anno pastorale. IlSignore si fa trovare, ma dobbiamo cercarlo,cioè essere pronti ad accoglierlo. Cercare men-tre si fa trovare: significa che non possiamo ri-mandare a domani la ricerca di oggi, ma farebuon uso del tempo che egli ci dona. Un annopastorale è un’occasione propizia per incontrarepersonalmente e comunitariamente il Signore.

Cercare significa che non lo si è ancoraincontrato completamente, significa non chiu-dersi nei propri pensieri e nei propri schemi delpassato. Infatti “i miei pensieri non sono i vostripensieri” (Is 55, 8). Dove dobbiamo cercarloper essere sicuri di trovarlo e non cercare in-vano? Certamente nella sua Parola e nellaChiesa.

Ecco i due pilastri del nostro pro-gramma pastorale: la Parola di Dio e la Chiesa.La Parola di Dio letta e meditata nella Chiesa econ la Chiesa. Abbiamo bisogno dell’umiltàdella ricerca e, prima ancora, dell’umiltà di ri-conoscere il nostro bisogno di Dio. Dio è nelnostro passato, è nel passato delle nostre comu-nità parrocchiali, ma non basta, deve essereanche il nostro presente, un presente che non cichiude su noi stessi, ma ci apre al futuro, poiché“le vostre vie non sono le mie vie”. Umiltà,quindi, di imboccare vie nuove, quelle che laParola di Dio e la Chiesa ci indicano.

Siamo qui questa sera animati da que-sta ricerca del Signore, invocando la sua bene-dizione su ciascuno di noi e sul nuovo annopastorale della nostra amata diocesi. Oh! comevorremmo che l’espressione di san Paolo “perme il vivere è Cristo” (Fil 1, 21) potesse in ve-rità essere la nostra e quella di ciascun sacerdotee di ciascun laico della nostra diocesi. Se nonviviamo in Cristo, se non facciamo nostra lapassione di san Paolo per Gesù, rischiamo di es-sere cembali che strepitano (cfr. 1 Cor 13, 1),trombe che suonano a vuoto.

L’amore di Cristo ci spinge a cercaretutto il possibile per farlo conoscere e amare dacoloro che ancora non lo conoscono e non loamano. Come l’amante desidera che l’amata siaamata da tutti, così noi desideriamo, e non pos-siamo non desiderarlo, che quel Gesù che noi

amiamo sia conosciuto e amato da tutti. Questa,e non altro, è la motivazione della nostra pasto-rale. Cerchiamo il Signore perché lo amiamo elo glorifichiamo donandolo al fratello. Ė cosìche “Cristo sarà glorificato nel nostro corpo”(cfr. Fil 1, 20c), vale a dire nella nostra vita.

Apriamo le porte a Cristo, aprendole alfratello; usciamo dalle nostre porte per andareincontro al fratello. Non fermiamoci ad aspet-tare che lui venga a casa nostra, andiamo noi acercare lui, come ha fatto Gesù che è venuto acercarci quando noi eravamo ancora suoi ne-mici, cioè peccatori (cfr. Rom 5, 8.10), come hafatto san Paolo che si è messo in cammino versoCorinto, la città dissoluta, e vi ha piantatol’amore di Cristo.

Siamo umili operai nella vigna del Si-gnore (cfr. Mt 20, 1ss.), non aspettiamo l’ultimaora per metterci al lavoro sull’invito del pa-drone della vigna. Se è vero che davanti a Dionon è la quantità del lavoro che conta (gli operaidell’ultima ora sono ricompensati come quellidella prima), è altrettanto vero che non pos-

siamo rinviare il nostro sì come risposta alla suachiamata quando essa arriva.

Questa parabola ci insegna che nondobbiamo stare a guardare per giudicarci gli unigli altri: “io ho fatto più di quello … io meritodi più e quello di meno … io sono più vecchio… io sono più giovane …”: tutti confronti chesono fonte di contrapposizione e che hanno laloro radice nel desiderio di emergere sugli altrie portano a quelle forme di invidia (cfr. Mt 20,15) e di mormorazione da cui dobbiamo guar-darci accuratamente anche nella Chiesa. Sitratta di peccati gravi, perché l’invidia e la mor-morazione rendono sterile l’amore per Cristo eallontanano da lui. Gli operai della vigna vannoa lavorare e sono grati per essere stati chiamatidal padrone a lavorare, ma poi, al momentodella paga incominciano a fare i confronti, si di-menticano del padrone e di quello che hanno ri-cevuto e incominciano a mormorare contro ilpadrone (Mt, 20, 11).

Quante comunità sono frenate nellaloro generosità da invidie e da mormorazionimalvagie che, come per gli operai della vigna,rovinano il tanto buon lavoro fatto. Estirpiamoda noi e dalle nostre comunità questa gramignache soffoca il buon grano.

Nella vigna del Signore c’è posto pergli operai della prima ora e per gli operai del-l’ultima. C’è posto per gli anziani e per i piùgiovani: i primi devono accettare che anche aigiovani Dio affida un compito nella Chiesa,mentre i più giovani devono imparare a rispet-tare il lavoro fatto dagli anziani. Dio ama gli unie gli altri; la vigna ha bisogno degli uni e deglialtri. A noi che amiamo il Signore basta lavorarecon Lui e per Lui. Siamo contenti se altri pos-sono fare meglio di noi, se i doni degli altricompletano ciò che manca a noi stessi. Nellostesso tempo, però, non ci tiriamo indietrodall’offrire la nostra disponibilità dove il Si-gnore ce la chiede: in famiglia, al lavoro, in par-rocchia, in diocesi. Siamo operai nella vigna delSignore in virtù del battesimo e del nostroamore per il Signore, prima che per incarichiecclesiali specifici che ci vengano affidati.

Noi non cerchiamo il nostro interesseo posti di onore qui o là; non cerchiamo l’affer-mazione di noi stessi attraverso il compito che

ci viene affidato: il nostro vanto è servire il Si-gnore, la nostra ricompensa è la sua gloria, lanostra gioia è che “in tutto sia glorificato Dio”(1Pt 4, 11).

La vigna ha bisogno di più operai chelavorano insieme, che hanno un progetto co-mune, che sanno collaborare: c’è bisogno di chivanga, di chi pianta, di chi irriga, di chi pota.Impariamo ad apprezzare il lavoro di ciascuno,dal più umile e nascosto (spesso il più impor-tante) al più appariscente, facendo ognuno almeglio il proprio lavoro. Impariamo ad averefiducia gli uni degli altri, a darci fiducia reci-procamente: senza di essa nessuna collabora-zione è possibile. Senza alcuna presunzione,abbiamo fiducia in noi stessi e nella grazia diDio che ci sostiene. Abbiamo fiducia di chi haun compito in curia, così come abbiamo fiduciadi chi lavora in parrocchia. Il vescovo ha e dàquesta fiducia: diamocela reciprocamente. Nes-suna famiglia sta in piedi se non ci si fida gliuni degli altri, nessuna impresa è possibile senon ci si fida dei compagni di viaggio. Se Diosi fida di noi, anche noi possiamo darci fiduciagli uni gli altri.

Abbiamo davanti un anno di grazia delSignore, un tempo favorevole per ciò che Diovuole operare tra di noi. “Quale grande amoreci ha dato il Padre per essere chiamati figli diDio, e lo siamo realmente” (1Gv 3, 1). Siamocommossi di fronte a tanto amore, sentiamo unaimmensa gratitudine a Colui che ci ha resi suoifigli. Come vorremmo che tutti provassero que-sta consolazione dello spirito!

Andiamo, quindi, con la gioia del Van-gelo dell’amore di Dio nel cuore, doniamo que-sta gioia a tutti con larghezza: ai vicini e ailontani; ai giusti e ai peccatori; ai bambini, aigiovani e ai vecchi; ai sani e ai malati; agli uo-mini e alle donne. Nessuno sia privo della no-stra amorevole vicinanza, della quale Dio, nellasua bontà, si serve per far giungere a tutti il suoamore.

E che la benedizione del Signore vi ac-compagni sempre. Sia lodato il nome del Si-gnore. Ora e sempre!

+ Carlo Bresciani

San Benedetto, 20 settembre 2014

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6Anno XXXI

28 Settembre 2014 PAG

Ai sacerdoti, religiosi e fedeli

della diocesi di San Benedetto del Tronto

Ripatransone-Montalto

Carissimi, con S. Paolo “rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia

di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni” (iCor 1,4-5). Da pochi mesi sono con voi, accolto nella fede con quella benevolenza che proviene da Dioe che fa onore alle più belle tradizioni della nostra Chiesa truentina. Ve ne sono sinceramentegrato nel Signore.In questi mesi abbiamo iniziato a camminare insieme cercando di ascoltare ciò che lo Spiritochiede oggi alla nostra Chiesa, perché possa continuare a portare il Vangelo di Gesù dentro questomondo in profondo cambiamento. Abbiamo una riserva preziosa di fede cui possiamo attingere.Essa proviene dalle nostre radici che sono profondamente cristiane. Su di esse possiamo ancoracontare, possono dare ancora copiosi frutti; esse sono la nostra forza. Da queste radici possiamoe dobbiamo trarre nuova linfa vitale, perché l’albero della Chiesa possa continuare ad offrireombra ristoratrice e frescura risanatrice a coloro che, stanchi e affaticati, cercano, magari a tentoni,la tenerezza che Dio dona in Gesù, il Cristo. I molti usi e costumi che vanno velocemente mutandoinsinuano nei padri l’incertezza del futuro e rendono più difficile la trasmissione della fede aifigli. In questo contesto le nostre ricche tradizioni di fede rischiano di perdere la capacità di edu-care le nuove generazioni al vero amore di Dio e dei fratelli. Carissimi, come Chiesa siamo chiamati ad aiutarci reciprocamente ad andare incontro al futurocon fiducia, riscoprendo la sapienza e la tenerezza di Dio che ci è stata donata in Gesù, per donarlapoi con gioia ai nostri fratelli più bisognosi di ritrovare la speranza in Dio. Ma come fare? È ladomanda che insieme dobbiamo porci. Abbiamo due guide sicure che ci indicano la strada da per-correre: la Parola rivelata della Scrittura e la parola del Papa. Con queste due guide possiamoguardare al futuro con fiducia, senza timore e metterci speditamente in cammino. Ne siamo certi:esse indicano la strada giusta alla nostra Chiesa diocesana. Seguendole fedelmente possiamoessere certi che Gesù ci è compagno di viaggio.

L’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium

(La gioia del Vangelo) rappresenta il programmapastorale che Papa Francesco propone con in-sistenza a tutta la Chiesa: non possiamo chefarlo nostro mettendoci in perfetta sintonia conlui. Esso, però, non può essere affrontato e rea-lizzato se non con un impegno di più anni.Solo così può generare mentalità e prassipastorali coerenti e, forse, anche nuove. Il Papainvita a una pastorale che non sia di sola con-servazione, semplicemente ripetitiva di prassirisultate utili nel passato e forse non più ingrado di rispondere al nostro mondo che ècambiato profondamente. Anche la nostra diocesiè segnata da questi profondi cambiamenti.

Il sinodo diocesano, che è stato celebrato solopochissimi anni fa, ne ha registrato puntualmentela realtà. Ne ha preso atto e ha incominciato adelineare qualche risposta che ha bisogno oradi essere tradotta docilmente da tutti noi inprassi pastorali coerenti. È, quindi, importanteche ci fermiamo anche il prossimo anno sultema di una pastorale missionaria, cercando diapprofondire ulteriormente quanto già fattodalla nostra diocesi nell’anno pastorale 2013-2014, consapevoli che “i piani pastorali servono,ma la nostra fiducia è riposta altrove: nelloSpirito del Signore, che - nella misura dellanostra docilità - ci spalanca continuamente gliorizzonti della missione”.Incominciamo un nuovo anno pastorale confi-dando non nelle nostre forze organizzative (sa-remmo, forse, tentati subito da scoraggiamento),ma sorretti dalla fiducia in Colui che - noi locrediamo fermamente - anche oggi continua aguidare la sua Chiesa ed è all’opera in questonostro mondo non privo di problemi e di diffi-coltà. Sappiamo che il cammino è impegnativoe che solo percorrendolo insieme, in cordialecollaborazione tra presbiteri e tra presbiteri, re

Papa Francesco, Discorso alla Conferenza Epi-scopale Italiana, 19 maggio 2014 religiosi elaici, potremo permettere alla fecondità delVangelo di portare i suoi frutti abbondanti perla nostra Chiesa diocesana. L’apostolo Paolo èun modello di quella pastorale missionaria chePapa Francesco va sollecitando per tutta laChiesa. Egli può, quindi, guidarci nella ‘con-versione pastorale’ che il Papa ci chiede. Perquesto, mi pare utile, accogliendo la calda esor-tazione dell’apostolo - “siate miei imitatoricome io lo sono di Cristo” (iCor u,i) -, rileggerela sua la lettera ai Corinti per prendere esempioda lui. È, quindi, opportuno che ognuno neabbia una copia, la usi per la lettura e la medi-

tazione personale e che la si usi anche per lecatechesi parrocchiali. Potremo insieme goderedella ricchezza della parola di Dio e la nostraChiesa diocesana potrà essere rinfrancata dallechiare e fresche acque dell’insegnamento diPaolo.Dobbiamo sempre ritornare al testo biblico elasciarci ispirare da esso non solo per appro-fondire il nostro rapporto orante e intimo conDio, ma anche per discernere le modalità dellanostra presenza di Chiesa nel mondo. Solo cosìpotremo entrare sempre più profondamente incomunione con Gesù e sintonizzarci con la suaopera di salvezza nel mondo di oggi.Con lo spirito missionario dell’apostolo, vogliamorileggere e rimeditare il testo biblico della primalettera ai Corinti che ci offre un esempio moltoautorevole di cosa significhi e di che cosa com-porti andare in missione alle periferie esistenzialie geografiche della Chiesa e del mondo.L’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium

di Papa Francesco ci aiuterà a calare nel nostrocontesto socio-ecclesiale la passione missionariadell’apostolo Paolo.

Con San Paolo e Papa Francesco

ad annunciare la gioia del Vangelo

Per la riflessioneAlcune domande alle quali bisognerà che insieme cerchiamo didare una risposta, se ci vogliamo mettere in cammino sullestrade che il Papa autorevolmente ci va indicando, affinché pos-siamo vivere con gioia il nostro essere Chiesa e comunicare lagioia del Vangelo al mondo di oggi.

Leggo la Parola di Dio e la uso per la mia preghiera perso-

nale? Che cosa può significare, concretamente, per la nostra

parrocchia quella che Papa Francesco chiama una ‘chiesa

in uscita’ e ‘conversione missionaria’?

Quali strade possiamo percorrere per giungere - non solo a parole -

alle periferie esistenziali e geografiche della nostra diocesi per incontrare gli ultimi,

non solo annunciando ad essi che Dio li ama, ma mostrandolo loro anche con atti con-

creti?

Quali collaborazioni tra le diverse parrocchie, e tra preti e laici, sono da pensare per

essere oggi più efficaci nell’annunzio del Vangelo?

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7Anno XXXI

28 Settembre 2014 PAG

Dopo uno sguardo d’insieme sullapredicazione di Gesù in Galilea, passiamoalla prima parte del discorso che egli tenne aNazaret, cioè Lc 4,16-21a. L’altra parte saràper la prossima puntata.

1. La predicazione di Gesù in Galilea

(4,16-9,50). Seguendo lo schema e il mate-riale di Marco, Luca inizia solennemente conla predicazione di Gesù a Nazaret; poi rac-conta quattro miracoli (4,31-5,16) e cinquecontroversie (5,17-6,11); poi la chiamata deiDodici seguita da un accenno al Discorso diGesù (6,12-19). A questo punto, Luca, la-sciando Marco, ci dà il cosiddetto “Piccoloinserto” (6,20-8,3), cioè materiale che o ri-prende da altre tradizioni, oppure che – purpresente in Matteo – lo riformula in modo daportare avanti quella bontà e misericordia diCristo che caratterizza il suo scritto. Dopotale inserto Luca riprendea seguire Marco e porta atermine il racconto sullapredicazione di Gesù inGalilea; è il blocco di 8,4-9,50. Lungo questi cinquecapitoli Luca trasmette idati di fede, l’esplora-zione personale di talidati in quanto autore ispi-rato, l’invito a interioriz-zare e a trasferire nellavita tanto grande messag-gio.

2. Gesù torna a Naza-

ret. «Venne a Nàzaret,

dove era cresciuto, e se-

condo il suo solito, di sa-

bato, entrò nella

sinagoga e si alzò a leg-

gere» (Lc 4,16). Mentre Mt 4,18 fa iniziarela predicazione a Cafarnao, Luca la fa comin-ciare a Nazaret. Dice quindi che Gesù, la-sciata la parte meridionale della valle delGiordano, si porta sulla zona delle basse col-line della Galilea, a Nazaret, il luogo della suainfanzia e della sua giovinezza. Vi giungedopo la dichiarazione divina del Padre «Tusei il Figlio mio, l’amato» e con lo Spirito cheè sceso «su di lui» (3,22); quindi, con la pienainvestitura della sua missione e con la forzaper compierla. Risulta ovvio che Gesù riceval’invito a leggere e a commentare il brano bi-blico.

3. Legge il testo di Isaia. «Gli fu dato il

rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò

il passo dove era scritto: “18Lo Spirito del Si-

gnore è sopra di me; / per questo mi ha con-

sacrato con l’unzione / e mi ha mandato a

portare ai poveri il lieto annuncio, / a procla-

mare ai prigionieri la liberazione / e ai ciechi

la vista; / ‘a rimettere in libertà gli oppressi’

[Is 58,6], / 19a proclamare l’anno di grazia

del Signore”. 20Riavvolse il rotolo, lo ricon-

segnò all’inserviente e sedette» (Lc 4,17-20a,citando Is 61,1-2a e, nell’interno, Is 58,6).

Il testo di Is 61,1-2 ha dato lo spunto per

varie beatitudini che leggemmo in Mt 5,3ss(Serie su Matteo, nn. 17-25). Luca se ne serveper dare un anticipo di quanto dirà sulla mis-sione di Gesù e della Chiesa (Lc e Atti). Svelaquesta sua intenzione descrivendo la cura conla quale Gesù si comporta verso il rotolo deltesto: lo prese ,lo «srotolò» (anaptýxas),«trovò» (éuren), “riallotolò (ptýxas); lo«diede»,«sedette» (ekáthisen) in atteggia-mento di Maestro che insegna. Fa l’aggiunta«a rimettere in libertà i prigionieri» (Is 58,6);fa, e ancor più, l’omissione «il giorno di ven-detta del nostro Dio» (Is 61,2b) che seguivasubito dopo «a proclamare l’anno di grazia

del Signore» (Is 61,1-2a).Per Luca tale «anno di grazia», che ri-

manda all’Anno Giubilare (Lv 25,10-13),sintetizza l’opera che Gesù, sul quale è scesolo Spirito, compirà verso «i poveri» nel corpo

e nell’anima. Si tratta diossessi, ammalati, pecca-tori, cioè di quanti aspet-tavano «la consolazioned’Israele» (Lc 2,25).

4. Applica il testo alla

sua missione e alla sua

persona. «Nella sina-

goga, gli occhi di tutti

erano fissi su di lui. 21Al-

lora cominciò a dire

loro: “Oggi si è com-

piuta questa Scrittura

che voi avete ascoltato”»(Lc 4,20b-21).

Luca ci dice che Gesùappaga l’aspettativa degliuditori – «gli occhi ditutti su di lui» – dicendoad essi che con la sua ve-

nuta si realizza quanto il profeta aveva pre-annunciato. E’ il sémeron, l’«oggi»,dell’incarnazione, del ministero pubblico, delperdono, del paradiso «con me», che Gesùaccorda a chi crede nella sua persona. Ecco itesti. «Oggi, nella città di Davide, è nato pervoi un Salvatore» (2,11); «Oggi abbiamovisto cose prodigiose» (5,26); «Zaccheo,scendi subito, perché oggi devo fermarmi acasa tua» (19,5); «Oggi per questa casa è ve-nuta la salvezza» (19,9); «Oggi con me sarainel paradiso» (23,43). E’ l’«oggi» del nostrocamminare con Gesù, Via, Verità e Vita (Gv14,6).

5. La reazione dell’uditorio. «Tutti gli da-

vano testimonianza ed erano meravigliati

delle parole di grazia che uscivano dalla sua

bocca // e dicevano: “Non è costui il figlio di

Giuseppe?”» (Lc 4,22). Su questo bruscopassaggio, dall’atteggiamento positivo (v.22a) a quello negativo (v. 22b) che viene ap-profondita col testo che segue (4,23-30) ritor-neremo la prossima volta.

Preghiamo. O Gesù, fa’ nell’anima mia«le parole di grazia che uscivano dalla tuabocca» (4,22).

[email protected]

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

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AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

La predicazione di Gesù a Nazaret: viene accettata

23. OGGI SI È COMPIUTA LA SCRITTURA CHE AVETE UDITA

San Benedetto del Tronto 19-09-2014

A tutte le RELIGIOSEdella nostra Diocesi

Carissime Sorelle,

la Giornata Missionaria delle Religiose del 1° Ottobre, memoria di Santa Teresa di Gesù Bam-

bino, dottore della Chiesa e Patrona delle “Missioni”, è un appuntamento desiderato e coinvolgente

che segna ogni anno, l’inizio delle attività pastorali missionarie della Chiesa Cattolica.

Il dono e compito della missione è riproposto nell’oggi sempre nuovo della storia del Mondo e

della Chiesa, ma anche nelle storie personali.

L’Anno della Fede interpella la propria vita consacrata, qui e ora: non si può far mancare il soste-

gno della preghiera ma anche lo specifico contributo di donne consacrate alla nuova evangelizza-

zione.

In questo giorno le religiose sono chiamate a riscoprire la dimensione missionaria universale della

loro consacrazione e a rinnovare l’impegno per l’animazione missionaria delle comunità ecclesiali

in cui operano.

Nei Monasteri e Conventi presenti nella nostra Diocesi, si suggerisce di fare un momento di pre-

ghiera specifica con relativa animazione, invitando le persone a partecipare anche con l’aiuto di

sacerdoti presenti sul territorio.

Ringraziandovi per tutto quello che fate per le attività missionarie ed in particolare per l’anima-

zione e la testimonianza che date nel quotidiano nella nostra Diocesi, vi saluto con stima e frater-

nità. Che il Signore vi Benedica.

Uniti in Cristo. Spinozzi Don Nicola

La Commissione Ecumenica Regionale con la collaborazione della

Commissione Famiglia e Commissione Giovanile organizza un convegno per tutti gli operatori pastorali delle Marche.

A LORETO Centro Giovanni Paolo II

Nelle Marche si incrociano i passi dei cristiani cattolici ortodossi protestanti

PROGRAMMA

ore 9.00 Accoglienza ore 9.15 Preghiera Ecumenica ore 9.30 Saluto del Presidente del Consiglio Chiese Cristiane Marche Introduzione di Mons. Edoardo Menichelli ore 10.00 ECUMENISMO ED EVANGELIZZAZIONE

Relazione di don Cristiano Bettega, direttore uff. Ecumenismo CEI Coffe break

ore 11.30 TESTIMONIANZE I GIOVANI E L’ECUMENISMO

a cura di d. Francesco Pierpaoli e giovani del Meeting Ecumenico Giovani MATRIMONI E FAMIGLIE INTERCONFESSIONALI a cura di don Valter Pierini e di una coppia di diversa confessione

ore 12.15 Dibattito ore 13.00 Conclusioni e buffet

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8 Anno XXXI

28 Settembre 2014PAG

«I vari casi di iscrizione nei registri comunali

di un matrimonio tra persone dello stesso sesso

celebrato in uno Stato straniero sono un triste

esempio di come il rispetto della legalità sia

calpestato proprio da chi dovrebbe farla rispet-

tare» afferma Francesco Belletti, presidente del

Forum. «La normativa nazionale prevede che

possa essere riconosciuto nel nostro Paese solo

il matrimonio che corrisponde alle specifiche

normative vigenti nel nostro Paese. Per questo,

ad esempio, non è possibile il ricongiungimento

per tutte le mogli di una famiglia poligamica;

perché la nostra legge non riconosce un matri-

monio poligamico. Allo stesso modo il matri-

monio nel nostro Paese è qualificato dalla ete-

rosessualità. Ma a Bologna il sindaco decide di

infischiarsene e ordina di trascrivere nei registri

del Comune un matrimonio celebrato all’estero

Il prof. Manfredo Gentili neurochirurgo cere-brale, sarnanese doc, di fama internazionale etitolare del Premio San Giacomo della Marcaedizione 2013, ideato e realizzato dall’Asso-ciazione culturale onlus “Guardiamo al futuro”di Sarnano e portatoavanti con passione ededizione dall’infatica-bile Dott. UmbertoZamponi, lo scorso 16luglio insieme a suamoglie Gina e al-l’amico Umberto Zam-poni, ha voluto rendereomaggio a San Gia-como della Marca.Il prof. Gentili e suamoglie Gina giunti alsantuario montepran-donese si sono raccoltiin preghiera dinanziall’urna delle incor-rotte spoglie mortali diSan Giacomo dellaMarca, hanno visitatola chiesa , la cappella della Madonna delle Gra-zie, il chiostro e il museo monotematico dedi-cato a San Giacomo della Marca. Non è

mancata la visita all’incasato medioevale mon-teprandonese dove è ubicata la casa natale delSanto, la chiesa parrocchiale “S. Niccolò” e ilmuseo parrocchiale di arte sacra. Ad accompa-gnare gli illustri amici di Sarnano sono stati il

cav. Gino Gasparretti,Romano Speca el’estensore di questoarticolo. Il prof. Gen-tili attualmente anchedocente presso l’Uni-versità di Toronto, inCanada dove risiede,ha donato una statuaSan Giacomo dellaMarca alla sua Sar-nano che è stata postanei giardini pubblicidella città . L’hotelSan Giacomo ha of-ferto un simpaticoaperitivo agli illustriospiti cui hanno parte-cipato il sindaco diMonteprandone, Ste-

fano Stracci e il consigliere comunale CapecciAlessio. Fernando Ciarrocchi

REGISTRAZIONE DI MATRIMONI OMOSESSUALI.PER FORTUNA QUALCHE SCERIFFO C’E’ ANCORA

DIOCESI – Si è tenuta domenica 14 settembre,

presso l’Istituto Suore Teresiane di Ripatransone,

la Giornata Unitaria di inizio anno associativo

dell’Azione Cattolica diocesana. La giornata è

iniziata con le Lodi guidate da don Luigino Scar-

poni, assistente diocesano, che durante la

preghiera ha invitato i partecipanti a togliere dal

verbo soffrire il peso della iniziale s per trasfor-

marlo in offrire, perché bisogna imparare ad of-

frire la nostra vita, i timori, le sofferenze al

Signore che ci aiuta a portare

il giogo e bisogna anche

saperlo ringraziare per i doni

che ci fa e che spesso, oppressi

dai nostri problemi, non vedi-

amo. In mattinata si è tenuta la

lectio divina del brano  del-

l’icona biblica dell’Azione

Cattolica per l’anno pastorale

2014-2015, Marco 6,45-52, da

parte di sr Gina, assistente del

settore ACG della diocesi di

Camerino-San Severino e ap-

partenente alla fraternità Casa

di Nazaret. Sr Gina ha iniziato

dall’immagine che accompa-

gnerà il triennio che ci accin-

giamo ad iniziare, quella del

seminatore: Il seminatore

uscì a seminare; tre sono i

verbi attraverso i quali l’AC ci

chiede di approfondire questo

tema e cioè rimanere con Gesù, andare per le

strade, gioire ed esultare sempre nel Signore.

Questo sarà l’anno del verbo rimanere; è un

verbo difficile: è una grande sfida rimanere con

Gesù come l’AC ci invita a fare, rimanere con

Lui che, come il seminatore, esce, viene da noi e

ci rincuora, ci fa sentire amati. Ci dobbiamo ri-cordare che l’AC è nata per evangelizzare e

questo significa per noi andare ovunque, andare

dove non è arrivata la Parola, dove si è stanchi

di ascoltarla perché si è incontrato una Chiesa un

po’ “appesantita”, dove c’è la sofferenza, … e

parlare alla gente con il linguaggio che Marco ha

usato per rivolgersi ai pagani, semplice e adatto

per una comunità che doveva ascoltare per la

prima volta l’annuncio, un linguaggio che rende

la Parola di Dio per quella che è: affascinante.

Gesù non seduce, la seduzione è una strategia,

Gesù affascina! “E subito costrinse i discepoli“,

Gesù costringe i discepoli ad andare a Betsaida

per precederlo e portare la buona notizia. Si puòcostringere per due motivi: o perché vogliamo

comandare e gli altri ci obbediscono per paura,

anche a livello educativo possiamo costringere i

nostri ragazzi, gli adulti, i fedeli in questo modo,

ma non è una costrizione evangelica. Oppure,

possiamo costringere per amore: Gesù ha sem-

pre costretto con libertà, è una costrizione per

amore come quando una mamma “costringe” un

bambino a mangiare per il suo bene, e questo sig-

nifica che come educatori dobbiamo avere losguardo che va oltre, per vedere le potenzialità

nei nostri ragazzi e stimolarli a tirare fuori quello

che già c’è in loro. Chi ha aderito all’AC nonlo ha fatto per costrizione, ma per scelta e

questa scelta ci spinge ad andare per portarel’annuncio a tutti. Quindi Gesù costringe i dis-

cepoli a salire sulla barca, simbolo della Chiesa,

della comunità che cammina e che ha Gesù come

capo, e a precederlo sull’altra riva “mentre egliavrebbe licenziato la folla“, 5000 persone sfa-

mate con 5 pani e due pesci; in questo modo

Gesù li richiama all’essenzialità della loromissione: l’evangelizzazione, non la gratifi-

cazione per il miracolo appena avvenuto, perché

tutto quello che viene donato,

tutte le cose belle che ac-

cadono vengono da un’unica

sorgente che è Dio e spesso

ce ne dimentichiamo, metti-

amo avanti noi stessi per poi

lamentarci con Dio quando

le cose non vanno per il

verso giusto.”Appena liebbe congedati, salì sulmonte a pregare“. Gesù

dopo la moltiplicazione dei

pani, sente il bisogno di in-

timità con Dio per

ringraziarlo per aver as-

coltato la sua preghiera e do-

nato il cibo per sfamare la

folla; durante la preghiera

sente che i discepoli sono in

difficoltà sulla barca, perché

quando la preghiera è vera e

intima, ci fa guardare al-

l’orizzonte, quando non è fuga dai problemi ci fa

vedere oltre, ci fa entrare nel cuore del fratello.

“Andò verso di loro” ma non viene riconosciuto

da essi che, vedendolo, pensarono che fosse un

fantasma; evidentemente erano così presi dal

timore e dalla preoccupazione che non riescono

a riconoscerlo, non hanno memoria di tutto

quello che Gesù ha già fatto per loro come

quando ha calmato la tempesta in mezzo al mare

o come quando ha compiuto il miracolo della

moltiplicazione dei pani poco prima, ma Gesù

dice loro “Coraggio, sono io, non temete!”, il

coraggio è di chi sa che c’è qualcosa di più im-

portante della paura e per i cristiani quel qualcosa

di più importante è Gesù, sempre vicino nei mo-

menti felici e nei momenti bui. “Salì con lorosulla barca e il vento cessò”, e questo ci deve

ricordare che Gesù è il capo e la nostra barca

senza il capo è in balìa delle onde; dobbiamo la-

sciare che Gesù entri nel nostro cuore, nelle no-

stre case, nella nostre parrocchie, in quello che

facciamo e ci guidi; se perdiamo la centralità di

questo capo, il nostro cuore si atrofizza; quando

Gesù è al centro del nostro cuore il vento non

cessa di soffiare, ma non ci sposta più. Al termine

della lectio divina, i presenti sono stati invitati a

rappresentare attraverso un disegno il proprio at-

teggiamento nella vita, il proprio ruolo sulla

barca con il vento contro e la presenza di Dio, un

momento di introspezione che è poi sfociato in

un momento di condivisione. Durante il pome-

riggio i settori si sono incontrati separatamente

per un momento di riflessione e condivisione or-

ganizzato dai responsabili di settore.

Chiappini Janet

Giornata Unitaria AC: chiamati ad evangelizzare

Monteprandone: Una visita illustre.Il Ch.mo Prof. Manfredo Gentili, neurochirurgo cerebrale di famamondiale, rende omaggio a San Giacomo della Marca.

Monteprandone: Un grazie commosso e sincero.

Cresce l’attesa per l’arrivo del nuovo Parroco, Don Gianluca Pelliccioni.Domenica 14 settembre la comu-nità parrocchiale di S. Nicolò haespresso la propria sincera e affet-tuosa gratitudine a P. Marco Bucc-colini e a Don Robert che in questidue ultimi anni circa, hanno rettol’antica parrocchia di Montepran-done, centro storico, prendendosicura pastorale di tutti i parroc-chiani. Il programma di festa e diringraziamento ai due religiosi,particolarmente ben voluti dall’intera collettività per la loro disponibilità e umiltà, è iniziato con la S.Messadelle ore 17,00 concelebrata da entrambi in una chiesa gremita come per le occasioni solenni. Entrambi ireligiosi hanno espresso il loro GRAZIE commosso (con tanto di lacrime agli occhi), sincero e fraterno atutti senza distinzione. P. Marco con voce rotta dall’emozione ha ringraziato inoltre P.Robert per la dispo-nibilità sempre dimostrata: “non mi ha detto mai di no” anzi ! Ho sentito, ha proseguito P. Marco, Don Ro-bert come un fratello nella fede. P. Robert , originario dalla Nigeria, ha avuto sincere e sentite parole diringraziamento per l’intera comunità monteprandonese: “E’ come se fossi stato a casa mia; mi avete accoltosubito con amicizia e cordialità. Non dimenticherò mai Monteprandone”. P. Robert il prossimo 26 settembretornerà definitivamente nella sua terra natale dove eserciterà il ministero sacerdotale. Terminata la funzionereligiosa tutti i parrocchiani presenti insieme ai religiosi si sono recati nel sala parrocchiale polifunzionaledi S. Leonardo dove in un clima di festa e serenità hanno consumato le leccornie e quant’altro offerto dallacomunità in segno di festa e gratitudine verso P. Marco e Don Robert cui è stato donato anche quanto rac-colto al fine di poter affrontare al meglio le loro nuove esigenze pastorali. Intanto cresce l’attesa per ilnuovo Parroco, Don Gianluca Pelliccioni che sarà ufficialmente nella terra natale di San Giacomo dellaMarca il prossimo 12 ottobre 2014. Ad maiora! Fernando Ciarrocchi

tra due persone dello stesso sesso. 

«Per fortuna c’è ancora chi difende la legalità

in questo Paese, anche a rischio di diventare

“politicamente scorretto”: il prefetto di Bologna

ha infatti richiamato formal-

mente il sindaco che risponde

con un rifiuto. Chi difende la

legalità, in questo caso? 

«A Grosseto qualche tempo

fa è successo il contrario: il

magistrato impose al sindaco

e allo stato civile di iscrivere/ri-

conoscere nei registri di stato

civile un matrimonio, sempre

all’estero, tra persone dello

stesso sesso. Chi ha difeso la

legalità, in questo caso? 

«Non è un problema di ruoli, non è un problema

di culture. E’ solo ideologia, di chi vuole forzare

la legge, e sfrutta il proprio ruolo istituzionale

per forzare la legge.

«In questa dialettica, due sono le vittime: prima

di tutto l’istituzione famiglia, che rimane di-

sponibile al libero arbitrio di magistrati o am-

ministratori – basta che siano politicamente

corretti, allora hanno ragione!

- che si pongono al di sopra

delle norme e delle regole de-

mocratiche costruite nel tem-

po, e degli stessi meccanismi

che le difendono. 

«La seconda vittima» conclu-

de Belletti «è il rispetto della

legalità: sembrano eroi della

tolleranza, quelli che dicono:

“La legge non è così, ma noi

la forziamo a livello locale,

così otterremo qualcosa a livello nazionale”.

Ma è grave che a porsi fuori dal rispetto della

legge siano proprio coloro che, amministratori

o magistrati, dovrebbero per primi rispettarle e

farle rispettare».

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9Anno XXXI

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Un nostro lettore, Franco Lello, residente inpiazza Piacentini, ci invia per conoscenza unlungo esposto presentato all’ufficio tecnico delcomune contestando il colore delle mattonellemesse in opera per la pavimentazione dellapiazza. Riportiamo alcuni stralci dello scritto Ilsignor Lello scrive: “Vi comunico la messa in

opera è eseguita, da collegamento ravvicinato

di pavimentazione scelta in uso, viene applicato

confusamente da oggi un differente colore na-

turale della pietra... il colore maggiormente ap-

plicabile è color avana, mentre inizialmente,

per la maggioranza applicata è di colore gri-

gio, come si evidenzia dal progetto depositato,

si sta eseguendo una arlecchinata goffa e vol-

gare di immediata intolleranza, non rispecchia-

bile per un lavoro di eleganza stilistica

esecutiva, progettata in origine per qualificare

l’ambiente, il tutto sarà certamente negativo,

anche per persone non esperte di stile, un’ap-

plicazione non accettabile per la città antica

veramente proiettata da tempo turisticamente

visitabile, per la sua storicità”. Così concludel’esposto: “ Vi prego (preghiamo) un adeguato

immediato controllo, per ridare alla Città ed a

noi residenti una Piazza realizzata secondo re-

gola d’arte esecutiva”

La “Shocker electric chair” è una finta sedia elettrica a gettoniche si sta diffondendo nelle sale giochi europee. Il cliente si siede,si lega, impugna due manopole e comincia a vibrare. Quando levibrazioni non saranno più sopportabili, l’aspirante condannato amorte potrà alzare le mani e fermare la sofferenza: alla fine la mac-china, pubblica un certificato che ratifica il numero dei volt dellascossa corrispondente alle vibrazioni. Sul sito britannico MachineWorld che la mette in vendita ad un prezzo di 1000 pound la sediaviene descritta così: “Prova di persona la spaventosa sedia elettricaShocker, che utiliza 2000 volt di corrente. Di sicuro vi provocheràun certo pizzicore. Rischio: limitato o assente”. In Gran Bretagnai giovani si sfidano a chi resiste di più sulla sedia elettrica. Al-cune associazioni di consumatori hanno già lanciato l’allarme perla salute e per i dubbi etici che solleva un gioco ispirato a uno stru-mento di morte. Francesco D’Agata, presidente dello “Sportellodei Diritti” il problema è l’accessibilità anche per i bambini: “E’preoccupante per la salute e diseducativo perché familiarizza con la violenza”.

“O Luna in ciel, dimmi...” forse questa volta il nostro Leopardifarà parlare la luna. Anche questo è un segno di “pazzia”?

Talmente abituati “alla morte” tra naufragi, bombardamenti ed ese-

cuzioni da spettacolo che ora la pena di morte diventa un gioco. Si

chiama “Shocker electric chair”

Contestata la pavimentazione di piazza B.Piacentinidel Paese Alto

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JESI - Di recente il centro di ricerca americano“Pew Forum” ha pubblicato una ricerca sullasituazione della libertà di religione del mondodeterminando che ben l’85% della popolazionemondiale soffre a causa di gravi o gravissimeviolazioni della liberta’ di religione. Cosa èesattamente la libertà di religione? Si tratta diun diritto stabilito dall’art. 18 della DichiarazioneUniversale dei Diritti dell’Uomo firmata aParigi nel 1948 che consiste nel riconosce aun individuo il diritto inalienabile di professare,rifiutare o cambiare una religione. Questodiritto puoò essere esercitato privatamente oin pubblico con la piena facoltà di influenzare,attraverso il proprio credo, la vita sociale eistituzionale di un paese. La libertà di religioneè uno dei diritti fondanti di tutte le democraziemoderne, non a caso è sempre stato uno deidiritti presi di mira dalle dittature di varia ispi-razione ideologica. Le gravi violazioni dellalibertà di religione sono di recente venute agalla anche nei media nazionali. Tutti ricorde-ranno il caso delle ragazze cristiane rapite inNigeria, la distruzione di chiese in Egitto e lebrutali aggressioni in Siria e Iraq. E’ tuttavianecessario chiarire da subito che, se è veroche la religione maggiormente perseguitata almondo è quella cristiana, al secondo postotroviamo l’Islam. I Musulmani, come i crisitani,soffrono in moltissime parti del mondo terribilipersecuzioni. Esempi sono l’India, la Birmania

e il Laos, ma non dobbiamo dimenticare che imussulmani sciiti or ahmadyy sono perseguitatial pari dei cristiani (o forse persino peggio) inPakistan e Iraq. Vi sono poi una miriade dipiccole o piccolissime religioni che sono co-stantemente sotto attacco, pensiamo alla reli-gione indigena del Messico, ai Bahi’a in Iran,i Falungdon in China, i buddisti in Afganistane molti altri ancora. Il risultato di questa situa-zione globale disperata è che 4,5 miliardi dipersone nel mondo sono a richio di violenzasolo per possedere una particolare religione.Se già questa situazione è da considerarsigrave di per sé, il Pew Forum ha evidenziatoun grave deterioramento della liberta’ direligione anche in quei paesi occidentali dovesolo pochi anni fa questo era impensabile.Francia, Germania e Italia sono oggi paesi arichio di crescente intolleranza. Limitazioniall’edificazione di luoghi di culto, riduzionedei margini alla liberta’ di coscienza e difficileaccettazione sociale per coloro che non accettanoil pensiero dominante sono campanelli d’allarmeche vanno presi immediatamente in seria con-siderazione. Per tutte queste ragioni a Febbraio2014 si e’ costituita in Italia l’Associazione“Liberi di Credere” (www.liberidicredere.com)che all’oggi è l’unica organizzazione italianache si occupa in modo esclusivo e specializzatodi difendee e promuovere la liberta’ di religionein Italia e nel mondo. Con l’idea di sensibilizzare

l’opinione pubblica italiana Li-beri di Credere ha organizzatola Prima Conferenza Nazionalesulla Liberta’ di Religione chesi terra’ a Jesi (AN), venerdi’26 Settembre alle ore 18.00.La Conferenza è sostenuta dallaBCC di Filottrano e patrocinatadalla Diocesi e dal Comune diJesi. Durante la conferenza al-cuni relatori d’eccezione avrannomodo di presentare ai parteci-panti il problema della libertàdi religione nel mondo. Il Prof.Massimo Introvigne, presidentedell’Osservatorio sulla Libertàdi Religione presso il Ministerodegli Affari Esteri, parlerà dellasituazione dei cristiani nel mon-do. Il Prof. Introvigne, sarà benericordarlo, è stato premiato alivello internazionale dall’OCSEper il suo instancabile lavoro afavore dei cristiani perseguitatinel mondo. Mrs Elsa Chyrumè una vera e propria istituzione

mondiale per i diritti del popolo Eritreo,uno dei popoli al mondo che sta soffrendoforse la più terribile persecuzione contro tuttele fedi e religioni. Elsa è l’artefice della recenteistituzione di una commissione di Inchiestapresso le Nazioni Unite per i crimini control’umanità commessi in Eritrea. Liberi diCredere ha sostenuto Elsa presso le NazioniUnite come una delle 33 organizzazioni dellasocietà civile al mondo ad aver sottoscritto larisoluzione contro i crimini i Eritrea. Elsa pre-senterà la situazione dell’Eritrea e ciò che puòessere fatto per migliorare la libertà di religionee i diritti umani nel paese. Mons Tonucci, Ve-scovo di Padova e Loreto, è un ex diplomaticovaticano che ha rivestito anche il ruolo di rap-presentante della Santa Sede presso le NazioniUnite. Mons Tonucci racconterà della suaesperienza di diplomatico per la difesa e tuteladella libertà di religione. La prospettiva diMons Tonucci sarà un testimonianza direttadi chi ha visto violare la libertà di religione inmodo sistematico e brutale. L’Avv. AntonioMastri, professionista cristiano con una lungaesperienza in politica che lo ha portato anchea ricoprire la carica di Presidente della RegioneMarche, presenterà una prospettiva tutta italianaal problema chiarento il quadro legislativo ecostituzionale nel nostro paese. Liberi diCredere si augura una ampia partecipazionedi società civile e stampa per iniziare a dare ilgiusto spazio a un problema enorme e cherischi di andare completamente fuori controllo.Per maggiori informazioni si prega divisitare il sito www.liberidicredere.com odi scrivere a [email protected] .Prof. Fernando Marcelino, presidente diLiberi di Credere

Prima Conferenza Nazionale sulla Libertà di Religione

- Urgente parlarne -

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10 Anno XXXI

28 Settembre 2014PAG

Con il nulla osta dell’Arcivescovo di Ancona-Osimo S.E. Mons. Edoardo Menichelli, la Shalom viaggi organizza

III CONGRESSO REGIONALE

DISCEPOLI DIVINAMISERICORDIA MARCHE

26 OTTOBRE 2014ANCONA

PALAZZETTO DELLO SPORT “PALAROSSINI”VIA CAMERANENSE (AN)

INGRESSO LIBEROGRATUITO

PROGRAMMA Moderatore: Silvia PIASENTINI della Comunità Nuovi Orizzonti www.nuoviorizzonti.org

TEMII.

(dal Diario di Santa Faustina Kowalska)

II. • Diffondere, alla luce del Magistero della Chiesa, la devozione al Cuore Immacolato di Maria. • Preparare il trionfo del Cuore Immacolato di Maria profetizzato dalla Vergine

a Fatima con le parole: .

Con il patrocinio delComune di Ancona

Accoglienza con canti

Adorazione Eucaristica Santo Rosario condotto da fra Ljubo ofm

Testimonianza di

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Catechesi di

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Pausa pranzo

Animazione musicale

Adorazione Eucaristica Coroncina della Divina Misericordia condotta da fra ofm

Testimonianza di e (da confermare)

Catechesi di Mons. (da confermare)

Catechesi di don

Testimonianza di Jakov (da confermare)

Catechesi di don

Consacrazione della Regione Marche al Cuore Immacolato di Maria

Santa Messa presieduta da Mons. , vescovo di Ascoli Piceno

Esposizione del SS. Sacramento, Adorazione Eucaristica e preghiera di guarigione per i malati, condotta da fra ofm

*2° Programma provvisorio del 10.08.2014

* Eventuali variazioni al programma: www.gesuconfidointeitalia.it

Potete seguire l’avvenimento indiretta da casa collegandovi su:

www.guar dacon .me

Per informazioni:

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