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Noi abitanti del mondo tardo moderno siamo liberi quanto i nostri antenati potevano solo sognare di essere. Ciò che essi non erano in grado di prevedere era che la libertà sarebbe arrivata con il cartellino del prezzo attaccato, ed è un prezzo salato. IL PREZZO E’ L’INSICUREZZA” Z. Bauman 2008 Punto unico d accesso ai servizi sociosanitari

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Noi abitanti del mondo tardo moderno siamo liberi quanto i nostri antenati potevano solo sognare di essere.Ciò che essi non erano in grado di prevedere era che la libertà sarebbe arrivata con il cartellino del prezzo attaccato, ed è un prezzo salato. IL PREZZO E’ L’INSICUREZZA”

Z. Bauman

22000088Punto unico d

accesso ai servizi sociosanitari

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Atti del Convegno

LO SPORTELLO SOCIO - SANITARIO

Punto unico di accesso ai serviziper assicurare la presa in carico

ridurre la burocrazia e garantire i diritti

Gruppo consiliare Partito DemocraticoRegione Lombardia

2008

22000088Punto

unicod’accesso

aiservizisociosanitari

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Atti del Convegno

LO SPORTELLO SOCIO - SANITARIO

Punto unico di accesso ai serviziper assicurare la presa in carico

ridurre la burocrazia e garantire i diritti

Gruppo consiliare Partito DemocraticoRegione Lombardia

2008

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Collana editoriale

Welfare e Diritti

Pubblicazione del Gruppo Consiliare Regione Lombardia Partito DemocraticoA cura di Francesco BovaHanno collaborato Marco Palazzi, Pia Balzarini e Antonia Pontigia

Segreteria Gruppo Consiliare Partito Democratico Regione LombardiaTel. 02 67482261 - 02 67482308

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Indice

Presentazionedi Carlo Porcari pag. 5

PresiedonoSara ValmaggiCarlo Porcari

Relazioni di:Ardemia OrianiServizi alla persona: Criticità della legge 3/2008 e proposte del Pd pag. 8

Maria Grazia FabrizioLo sportello unitario come punto qualificato di accesso alle prestazioni pag. 13

Comunicazioni di:Carlo Mario MozzanicaLa centralità della pesona nel sistema di welfare pag. 32

Margherita PeroniL’applicazione della legge 3/2008 in Lombardia pag. 40

Gemma La CaitaL’accesso ai servizi a Milano pag. 46

Maura RuggeriIl ruolo del distretto e del’integrazione socio-sanitaria pag. 50

Tino FumagalliL’importanza dello Sportello unitario per gli anziani pag. 56

Interventi di:Roberto Trefiletti pag. 61Giuseppe Saronni pag. 63Egisto Guarnieri pag. 65Francesco Bova pag. 67Daniela Martinenghi pag. 70Rosalia Chendi pag. 71

DocumentiProgetto di legge: Disciplina del sistema integrato di servizi sociali e sociosanitari alla persona e alla comunità pag. 73Legge regionale nr. 3/2008: Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario pag. 74

Glossario sociale pag. 81

Repertorio legislativo pag. 84

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Presentazione

Questo nuovo numero della collana Welfare e Diritti pubblica gli atti delconvegno, organizzato dal nostro gruppo consiliare del Partito

Democratico, che si è tenuto a Milano il giorno 11 luglio 2008.Il convegno aveva come tema principale lo sportello sociosanitario, ovvero ilcosiddetto punto unico di accesso ai servizi socio-sanitari per assicurare lapresa in carico, ridurre la burocrazia e garantire i diritti alle persone e allefamiglie in condizioni di fragilità.Come è noto, il Partito Democratico durante il dibattimento del Consiglioregionale per l’approvazione della legge quadro nr. 3/2008 “Governo dellarete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanita-rio” si è espresso con voto contrario, nonostante la maggioranza, durante ilavori preparatori nella Terza Commissione, avesse accolto molte delle nostreproposte di miglioramento del testo di legge. Infatti, nel marzo del 2007 i gruppi regionali del Democratici di Sinistra edella Margherita avevano presentato un progetto di legge “Disciplina delsistema integrato di servizi sociali e sociosanitari alla persona e alla comu-nità”, alternativo a quello della Giunta regionale, che conteneva uno specifi-co articolo riferito ad un modello di porta unitaria d’accesso alle prestazionisocio sanitarie integrate erogate dagli enti locali e dal servizio sanitario regio-nale.La nostra proposta aveva la finalità di dare una impronta innovativa al nostrosistema di welfare lombardo. Il convegno, che ha visto la partecipazione di autorevoli esperti del mondoassociativo e del mondo accademico, è stata anche l’occasione per raccoglie-re osservazioni e suggerimenti allo scopo di migliorare i conseguenti provve-dimenti attuativi della legge quadro nr. 3/2008.Sono particolarmente lieto che le riflessioni emerse durante il convegnoabbiano suscitato interesse e aumentato il profilo del dibattito non solo all’in-terno del Consiglio regionale della Lombardia ma pure tra i comuni, gli entipubblici e privati, le istituzioni, il mondo dell’associazionismo e, non per ulti-mi, gli operatori dei servizi e i cittadini. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro, in particolare le organizzazionidel Terzo Settore e il Sindacato, che con osservazioni e suggerimenti – eanche con critiche – ci hanno permesso con questo convegno di perfezionarele nostre proposte.

Carlo Porcari

Capogruppo consiglio regionale Partito Democratico

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Gli Atti del Convegno

Punto unico di accesso ai servizi perassicurare la presa in carico, ridurre

la burocrazia, garantire i diritti

AuditoriumConsiglio regionale

della Lombardia

Milano11 luglio 2008

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CCaarrlloo PPOORRCCAARRIICapogruppo consiglio regionale Partito Democratico

Buongiorno a tutti. Vi ringrazio per essere intervenuti a questo incontro esoprattutto vi ringrazio per la puntualità.

Abbiamo deciso di proporre questo incontro molto operativo anche per unapprofondimento politico e tecnico dopo l’approvazione della legge nr.3/2008. Come, sapete avendo anche voi partecipato dal vostro osservatoriocon critiche e proposte, molti aspetti della legge nr. 3/2008 sono ancoramotivo di battaglia. Noi, infatti, non essendo soddisfatti dell’esito raggiunto, alla fine del dibattitoin aula, abbiamo dovuto votare contro. Anche se qualcosa di quello cheabbiamo proposto - noi e voi - è stato accolto nella legge, complessivamentesi poteva fare molto di più, a nostro giudizio, in una Regione come laLombardia.Oggi il tema principale del dibattito è il punto unico di accesso ai servizi perassicurare la presa in carico, ridurre la burocrazia, garantire i diritti per le per-sone e le famiglie.Come sempre in questi convegni è importante che tutti facciano uno sforzo disintesi. Sono presenti parecchie persone e penso che tutti abbiano qualcosadi importante da dire, quindi, volendo noi dare spazio a chiunque vogliaesprimere il proprio punto di vista, prego chi intenderà intervenire di restarenei tempi, in modo da concludere tutti assieme e non, come capita spesso,con gli ultimi dieci che resistono stoicamente fino all’una e mezza.Do subito la parola ad Ardemia Oriani per la prima introduzione; mentre laseconda verrà svolta da Maria Grazia Fabrizio.E’ presente anche Sara Valmaggi, la quale ha seguito con molta attenzione iltema oggetto del convegno di oggi.

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Abbiamo discusso in TerzaCommissione Sanità, per circa

un anno, della definizione dellalegge regionale quadro n. 3/2008sul governo della rete dei servizialla persona. Abbiamo, quindi, svi-luppato un confronto molto serio edi merito. Ciò è stato reso possibiledal fatto che come PartitoDemocratico avevamo presentatoun progetto di legge alternativo aquello della Giunta Regionale, men-tre un altro progetto era stato pre-sentato da Comunisti Italiani, i Verdie Rifondazione Comunista.Ora, la cosa che a me preme dire èsostanzialmente questa: con ilnostro lavoro, le nostre argomenta-zioni politiche e tecniche e con ilconfronto che abbiamo avuto con lamaggioranza e le parti sociali abbia-mo cercato di garantire specificipunti di forza, cioè abbiamo chiestoche la legge n. 3/2008 contenessealcuni principi per noi fondamenta-li. Siamo partiti dal concetto per noiimportante dell’esigibilità dei diritti,cioè: ogni persona deve sapere aquali servizi ha diritto, come otte-nerli, dove trovarli. Allo stessotempo, abbiamo evidenziato lanecessità che la legge fosse inqualche modo in collegamento congli altri aspetti del welfare, cioè: iltema del lavoro, dell’istruzione, edelle politiche della casa.La nostra iniziativa ha prodotto

un’evoluzione del testo. Quellodefinitivo è quindi diverso da quellodi cui inizialmente si era discusso,anche se poi vedremo che alcunipunti per noi irrinunciabili nonsono stati accolti. Tra i punti chesiamo riusciti a far passare c’è,equesto è importante, l’istituzione delFondo per la non autosufficienza.Il Fondo per la non autosufficienzaè quindi previsto dalla legge n.3/2008, anche se il questione dellerisorse finanziarie per realizzarlonon è stata ancora risolta. Avevamoposto il tema della compartecipazio-ne alla spesa, oggi molto onerosaper gli utenti, ed evidenziato lanecessità di introdurre lo strumentodel riccometro (ISEE), che è previ-sto nella legge ma non in modoesaustivo, nonché – da qui l’iniziati-va di oggi – l’indispensabilità diavere un unico punto di accesso aiservizi. Avere un unico punto di accesso aiservizi sociosanitari per noi significagarantire alle persone e alle lorofamiglie la riduzione dell’iter buro-cratico e assicurare la così dettapresa in carico. Su questo c’è statotra i componenti della TerzaCommissione un dibattito che inqualche modo oggi vogliamo ripro-porvi, cioè: il servizio di segretariatosociale presente nei Comuni può dasolo assicurare la presa in carico el’accesso ai servizi oppure no?

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ddii AArrddeemmiiaa OORRIIAANNII Consigliera regionale Partito Democratico

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Il segretariato sociale è la stessacosa dello sportello unitario d’acces-so? Per noi no. Da qui la discussioneche vogliamo sostanzialmente ripro-porre.La legge che è stata approvata ècomunque importante. E’ una leggecomposta di trentadue articoli cheadegua il quadro normativo dellaRegione Lombardia. Come ricorde-rete, le leggi di riferimento in vigoreerano la legge regionale n. 1 del1986 e la legge quadro nazionale n.328 del 2000. Queste due leggi ven-gono nella sostanza riconfermate equindi il riferimento a esse all’inter-no della nuova legge 3/2008 è pre-visto. Diciamo che si è proceduto aun riordino delle normative. Il pro-blema che abbiamo di fronte oggi ècostituito dai previsti provvedimentiattuativi, che dovrebbero esseretrentacinque.Abbiamo invitato al Convegno laconsigliera Margherita Peroni, che èstata la relatrice della legge in IIICommissione Sanità, quindi speroche potremo conoscere da lei tuttol’iter applicativo della legge. Al momento sono stati varati i primitre provvedimenti attuativi cheriguardano la definizione delle unitàdi offerta, sia sociali, sia sociosanita-rie, però – e questo è un primo ele-mento di giudizio – se andiamo avedere le prime tre delibere, ciaccorgiamo che esse si limitano afotografare l’esistente; cioè, le unitàdi offerta sociali e sociosanitariesono solo quelle già esistenti. Abbiamo anche criticato il fatto chei voucher siano considerati comeunità di offerta. Lo riteniamo sba-gliato. A nostro avviso i voucher

sono solo uno strumento applicati-vo per poter usufruire delle presta-zioni. L’unica novità è che s’insediaun nuovo servizio, il “Servizio diformazione all’autonomia per disa-bili”, che riconosce alle associazioninon profit, che attualmente svolgo-no lo stesso tipo di attività perconto dei Comuni, un ruolo di ser-vizio pubblico. Questo è l’uniconuovo servizio previsto al momen-to. Noi, ovviamente, ci aspettavamoqualcosa di più, vista l’esigenza dif-fusa di poter avere a disposizionenuovi servizi per far fronte al fortebisogno di assistenza esistente nellanostra Regione.Ora, per chiudere sugli aspetti dicriticità della legge regionale 3/2008,voglio far rilevare che per noi que-sta legge, al di là del fatto che sia unpunto di riferimento importante,non dà sufficienti risposte al fabbiso-gno esistente. Avevamo sostenuto -in un dibattito anche con il mondoassociativo, del terzo settore, dei sin-dacati - che la delineazione delleunità di offerta da parte dellaRegione doveva avvenire sulla basedi un’analisi dei bisogni delle perso-ne e delle famiglie, non invece par-tendo dalle caratteristiche e dalletipologie delle unità di offerta, comesi è invece voluto fare.Oggi ci troviamo, quindi, di frontead un gap. Abbiamo, cioè, uno statodi bisogno abbastanza consistenteda parte della popolazione fragile,rispetto al quale non è detto che leunità di offerta e le risorse messe adisposizione siano sufficienti ad assi-curare risposte adeguate.La legge è da questo punto di vistainsufficiente. Manca una declinazio-ne dei livelli essenziali di assistenza,

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nel senso che non è chiaro come sipossa ottenere assistenza e qualisiano in modo dettagliato i livelliessenziali di assistenza garantitinella nostra Regione. Abbiamo il tema della personalizza-zione dei progetti. Soprattutto èaperto il tema delle disabilità.Abbiamo un problema per i piccoliComuni - poi riprenderò l’argomen-to in riferimento allo sportello unita-rio - che in Lombardia sono 1.546,di cui molti piccoli e piccolissimi. In genere nei piccoli Comuni lapresa in carico degli utenti è piùsemplice perché c’è una maggioreconoscenza delle persone che sirivolgono ai servizi, mentre più siva nelle medie e grandi città e nel-l’area metropolitana più l’approccioai servizi è difficile, perché spessonon c’è conoscenza della loro esi-stenza da parte dell’utenza e soprat-tutto, e questo è un problema serio,c’è una compartecipazione notevolealla spesa da parte degli utenti edelle loro famiglie.Se guardiamo alcuni dati riferiti allanostra Regione, ci accorgiamo chesiamo di fronte a un dato forte perquanto riguarda le disabilità e la nonautosufficienza, nel senso che i datistatistici relativi a tutte le fasce di etàci dicono che in Lombardia vivonocirca 556.000 persone disabili su untotale di 1.800.000 abitanti (questofatto è oggettivamente legato all’al-lungamento dell’età della vita che,come sappiamo, porta con sé anchesituazioni di disabilità). Nel contem-po, abbiamo una spesa sociale scari-cata prevalentemente sulle famiglie.Vi è un altro dato che voglio far rile-vare: mentre la spesa sanitaria inLombardia è di 14.000 milioni di

euro, la spesa per l’assistenza è disoli 1.400 milioni di euro. Per fareun esempio, ogni anno le famigliedella lombarde pagano un miliardodi euro solo per il ricovero deglianziani nelle RSA, (le residenze sani-tarie assistite,) per cui c’è un caricoassistenziale pesante sulle famiglie.E’ quindi indispensabile affrontare iltema della compartecipazione allaspesa: diventa importante per i citta-dini sapere su quali servizi è previstala compartecipazione e su quali no,quali servizi sono gratuiti e qualiprevedono una forma di pagamento.Poi c’è il tema dell’equità e quindidell’uso appropriato del riccometro,cioè dell’ISEE. Dicevo prima che i piccoli Comunispesso non hanno le risorse finan-ziarie per intervenire e garantire iservizi necessari, e questo è indub-biamente un problema importante.La proposta che vogliamoapprofondire con voi oggi, in parti-colare, è quella dello sportello uni-tario. Per noi lo sportello unitariopuò diventare un punto importantedi snodo del sistema di welfare ter-ritoriale. Vi illustreremo anche unaproposta tecnica, sulle modalità incui si può organizzare uno sportel-lo unitario. Sulle proposte tecnichesi può ragionare, si possono trovaredelle formule anche diverse, quelloche però vogliamo far emergere daldibattito di oggi è l’importanza diavere un punto unico di accesso aiservizi sociosanitari, che garantiscala presa in carico e soprattutto evitialle famiglie quel lunghissimo per-corso che oggi devono compiereper accedere ai servizi. Per fare soloun esempio, la persona disabile chedeve fare ricorso alla carrozzina, o

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al materasso antidecubito, o all’arga-no per sollevarsi, si trova di frontead un iter burocratico lunghissimo.In particolare nella realtà milanese,ad esempio, spesso la persona fragi-le e la sua famiglia di fronte a que-ste difficoltà rinunciano all’assisten-za. Ci troviamo di fronte ad unnumero crescente di persone fragilied al fatto che le famiglie sono sem-pre più piccole. La Lombardia non èpiù una regione dove esiste la fami-glia “tradizionale” che può sempreprendersi in carico i propri familiari.E’ bensì una regione dove il 55,4%delle famiglie è costituito da uno oal massimo due componenti, dove il31% degli anziani vive solo, dovequindi il tema delle fragilità deveessere necessariamente posto all’at-tenzione della politica e di chigoverna i servizi.Ora, sullo sportello unitario cosaaffermiamo? In primo luogo, che lo sportello uni-tario non è uno sportello comunale,ma sovracomunale, distrettuale ed acarattere sociosanitario. Qui possia-mo richiamare l’esperienza positivadei piani di zona realizzati nel corsodi questi anni, che hanno rappresen-tato un elemento importante per larealtà lombarda, anche perché frut-to di un lavoro collettivo traComuni, Asl, Sindacati (in particola-re quelli dei pensionati), e associa-zioni del terzo settore, Noi pensia-mo a uno sportello unitario cheveda i Comuni - con la partecipazio-ne delle ASL - in prima fila - nell’u-nificazione dell’accesso alle presta-zioni da erogare. Pensiamo ad unosportello a rete che si raccordi con iservizi professionali e sociali dei sin-goli Comuni, con gli uffici di pubbli-

ca tutela e con tutti gli altri enti esoggetti del mondo sociale interessa-ti; uno sportello che abbia una seriedi funzioni informative, di orienta-mento e di supporto, che consentauna presa in carico, attraverso queiprogetti di valutazione multidimen-sionale, di personalizzazione dell’as-sistenza e di continuità assistenzialedi cui da tempo stiamo sottolinean-do l’importanza. Pensiamo, infine,ad uno sportello che provveda auna raccolta ed a una elaborazionedi dati.Chiudo questa mia breve relazionedicendo che ciò che vogliamo fareoggi è riproporre quello che, percosì dire, è un obiettivo mancato,nel senso che non è contenuto nellalegge 3/2008: lo sportello unitario.Ciò anche alla luce del fatto chesono già in atto alcune sperimenta-zioni sul territorio, come ad esem-pio nella città di Milano, o nelComune di Cremona, sia pure conqualche elemento di difficoltà. Ed è per questo motivo che abbia-mo invitato il Direttore generaledell’ASL Città di Milano el’Assessore del Comune diCremona, dove lo sportello unico èin fase di sperimentazione, perchéci spieghino come funziona e qualisono le problematicità riscontrate.Per concludere, voglio informarviche, dopo le vacanze estive pensia-mo di proporre altri temi e proposteriguardo a questioni che riteniamoirrisolte o risolte parzialmente,prima fra tutte la questione delFondo per la non autosufficienza,delle risorse finanziarie che a essodevono essere dedicate e del modoin cui le stesse devono essere utiliz-zate.

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CCaarrlloo PPOORRCCAARRII

Grazie, Ardemia.Per il secondo intervento introduttivo do la parola al consigliere Maria GraziaFabrizio.

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La collega Oriani ha ripreso gliaspetti complessivi della legge

nr.3/2008 mettendone in evidenza ipunti di criticità e si è fermata allosportello unitario di accesso perchéè il tema del confronto di oggi sucui io ho predisposto qualche rifles-sione.Io sono partita da alcune brevissimevalutazioni anche di carattere socio-logico, sociale, economico, ecc.,sull’attuale situazione e ho provatoa elaborare una prima proposta disportello unitario per poi arrivare adelle conclusioni che possono servi-re per la tavola rotonda successiva.Sono partita da questa affermazionedi Bauman: “Noi abitanti del mondotardo-moderno siamo liberi quantoi nostri antenati potevano solosognare di essere. Ciò che essi nonerano in grado di prevedere era chela libertà sarebbe arrivata con ilcartellino del prezzo attaccato. Ed èun prezzo salato. Il prezzo è l’insi-curezza, che è la fase che attraversala nostra società contemporanea”.Ho provato a fare un confrontomolto radicale, giusto per estremiz-zare i concetti, tra quella che è defi-nibile come la prima modernità e lafase attuale. In sintesi, possiamodire che la prima modernità dellasocietà, che si fa risalire al periododel dopoguerra, aveva come princi-pio organizzatore dell’ordine socialela sicurezza; estremizzando, si

potrebbe dire che la vita delle per-sone era organizzata in ruoli e strut-ture che ne segnavano il percorso ene prefiguravano gli esiti. Pensate acos’era il percorso scolastico, acos’era il percorso lavorativo: unosapeva già quando gli succedevanodeterminate cose, ma sapeva ancheche cosa gli succedeva quandoandava in pensione e sapeva che,andando in pensione, avrebbeavuto determinati tipi di prestazioni.L’ordine era molto chiaro. Sappiamoche così era in tutte le società,quanto meno quelle europee. Lerisorse erano scarse ma i fini eranochiari. E’ vero che esisteva un disa-gio di tipo individuale nella ricercadella felicità, però c’era una sorta dipatto tra le persone in nome dellasicurezza e delle garanzie per tutti,cioè si sapeva che quella era l’im-postazione della società. L’epocaattuale, invece, è contraddistintadalla costante, spasmodica ricercadelle libertà individuali, a cui tendo-no i progetti di vita di uomini edonne. Su questo si è costruito ilsistema scolastico, si è costruito ilsistema del lavoro, cioè su un con-cetto di flessibilità che vede la pos-sibilità di passare da un’occupazio-ne ad un’altra, ma anche di finirespesso nella precarietà. La legislazione ha sottratto semprepiù le coperture sociali e previden-ziali al sistema collettivo e ha riposi-

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ddii MMaarriiaa GGrraazziiaa FFAABBRRIIZZIIOO Consigliera regionale Partito Democratico

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zionato molte di queste coperture alivello individuale e volontario.Questa è la tendenza attuale.Facendo il confronto con il primodopoguerra, risulta evidente che lerisorse sono decisamente piùabbondanti, però gli esiti sonoincerti. La riduzione delle sicurezzee delle garanzie è il prezzo che sipaga quando si sceglie la via dellelibertà individuali.Noi avevamo una società fortemen-te radicata nel territorio, con comu-nità locali e reti di rappresentanza edi socialità molto ben visibili, conspazi e luoghi ben determinati. Aquesto oggi si sta sovrapponendo ein parte sostituendo lo spazio deiflussi globali, che modifica e a volterivoluziona gli involucri ma anche imodi delle protezioni sociali e cul-turali. Pensiamo a cosa è successorispetto all’abbattimento delle bar-riere e dei confini nella comunica-zione, nella comunicazione globale,nella comunicazione via rete, maanche rispetto alla mobilità dellepersone. Oggi le persone si muovo-no e vanno ovunque, sia per turi-smo, sia per necessità, e questo èuno dei grossi temi che genera insi-curezza e preoccupazione. Tutto ciòporta con sé, insieme a quantodicevo prima, una dimensione delrischio interna all’esistenza di stratisempre più ampi della popolazione,in modo particolare gli anziani, chenon sono una categoria, ma in unasocietà seria sono la spia di quelloche è l’atteggiamento complessivodella popolazione rispetto ai proble-mi.Oggi la popolazione anziana viveuna profonda dimensione di insicu-rezza e di rischio, ma questo vale

anche per la parte di popolazioneche rientra nella categoria dei vul-nerabili, sia temporaneamente, siapermanentemente. Oggi la vulnera-bilità è un tema da affrontare, per-ché non è definito che una personasi trovi per sempre in una categoriadi debolezza, ma quelle libertà indi-viduali di cui parlavo prima, con leinsicurezze che le accompagnano,generano spesso il passaggio dal-l’invulnerabilità alla vulnerabilità. Ilrischio genera insicurezza, incertez-za, paura, modifica le forme stessedella convivenza nelle nostre città eriduce quella che è la cosa più pre-ziosa: il capitale fiduciario, la mone-ta fondamentale dell’interazionesociale. Oggi questo valore è incrisi, come possiamo leggere, credo,in molti comportamenti.Preso atto di ciò, qual è il compitodella politica e del legislatore? Anche qui estremizzo: o quello discegliere se accentuare il tema dellelibertà individuali (pensiamo allalibera scelta, alle monetizzazioniindividuali delle prestazioni, i vou-cher, alle assicurazioni personali),lasciando cioè al singolo la soluzio-ne del dilemma “più libertà, menosicurezza”; oppure quello di defini-re con chiarezza elementi e luoghidelle certezze sociali, con percorsidi semplificazione della presa incarico e della complessità della let-tura del bisogno e dell’organizzazio-ne della risposta, ristabilendo lepriorità – almeno per alcuni aspettidelle situazioni di carattere sociale –e definendo l’esigibilità delle sicu-rezze. E’ possibile scegliere tra que-sti due modelli, che sono chiara-mente alternativi, non sono modelliche si contrappongono. Non credo

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che oggi si possa fare un ragiona-mento di questo tipo per tutto,però, applicandolo alle certezze dicarattere sociale, ci dobbiamo chie-dere come politici se vogliamolasciare all’individuo non solo lalibertà ma anche il rischio, oppurese vogliamo stabilire delle politicheche vadano nell’ottica della certez-za.Nella nostra Regione la legge qua-dro 3 del 2008 ha posto l’obiettivodel governo della rete dei servizialla persona. In questo senso, iocredo che la terminologia utilizzatasia significativa, se poi si sa dareseguito a quello che è l’impegnoposto nel titolo: governare la retedei servizi alla persona, cioè dareorganicità al sistema che organizzala risposta ai problemi sociali esociosanitari. Noi abbiamo semprepensato che ciò avvenga attraversoil coordinamento, l’integrazione e ilcoinvolgimento della rete dei servi-zi, delle unità d’offerta, dei soggettiistituzionali pubblici, privati, nonprofit, delle rappresentanze, il tuttoavendo come fine (non solo comedice il titolo, ma come dovrebbedire la politica che noi facciamo) lapersona. Scegliere la persona - non l’indivi-duo - significa scegliere di indirizza-re l’azione verso la globalità delsoggetto, con il suo bagaglio di fisi-cità, di relazionalità, di storia, di cul-tura e di contesto sociale, cioè rico-noscendo che “persona” è un termi-ne complessivo che contempla tuttoquello che siamo e che siamo stati,da dove veniamo, quali sono lenostre relazioni. Cioè, siamo perso-ne e non soltanto individui che cer-cano delle prestazioni.

La nostra tesi è che per rendere lapersona il centro dell’azione sianecessario garantire non soltanto ilservizio o la prestazione, ma unpercorso appropriato, cioè corri-spondente al bisogno accertato,secondo il principio della qualifica-zione e delle prestazioni erogate.Qui formalizziamo una propostautile per il dibattito, perché quandosi parla di sportello unico d’accessoci possono essere tante interpreta-zioni. Noi riteniamo che lo sportellounico debba essere sicuramente laporta d’accesso al percorso per lapersona, ma che debba essere nellostesso tempo il front office del siste-ma integrato. Questo è l’elementodecisivo, è il tratto caratteristico,perché noi partiamo dal concettoche, prima di arrivare allo sportellounitario, ci sono da fare quelle coseche danno senso e spessore a ciòche nello sportello unitario avviene.Per questo tutti i soggetti coinvolti(Comuni, ASL, privati, pubblici, nonprofit, volontariato, ecc.), se scelgo-no la via dello sportello unitario,hanno lo strumento dell’accordo diprogramma e possono arrivare allasostenibilità realizzativa attraverso ipiani di zona, possono creare retisia fisiche che telematiche attraversoil sistema pubblico connettivo dellaCarta regionale dei Servizi. L’ANCI,per esempio, ha fatto un accordocon la Giunta anche su questo.Noi allora diciamo: se la rete tele-matica la si fa per i Comuni, perdare un contributo sovracomunaledi relazione, perché non la si fa perla definizione dello sportello socia-le? Questo precede la definizione dellosportello unitario, perché è solo

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dopo che si sono create le condizio-ni per l’integrazione dei servizi edelle prestazioni e per il collega-mento fra tutte le reti che si puòpassare alla costruzione dello spor-tello unitario, che non è il segreta-riato sociale, ma diventa l’architravedi tutto il sistema sociale e sociosa-nitario. In tale ipotesi, una volta sta-bilito tutto ciò che sta a monte eche precede la definizione dellosportello unitario, lo sportello unita-rio può operare su due livelli.Il primo livello su cui lo sportellounitario può operare è proprio ilpunto fisico di accesso unico, il cuiruolo cruciale è quello di recepire ladomanda e di operare da filtro, inquanto può dare risposte immediatea quesiti ben definiti quando il citta-dino chiede informazioni che sonofacilmente intelligibili, può indiriz-zare il cittadino al secondo livelloquando la domanda è più comples-sa o il bisogno è indistinto. In que-sto secondo caso, è il primo livellodello sportello che agevola lo spo-stamento e quindi l’affidamentodella persona al secondo livello,perché questo livello di front-officerisponde a due esigenze: la prima,fornire le informazioni necessarie sututto il sistema (io uso i termini“agio” e “disagio” per dire qualisono le difficoltà e quali le peculia-rità del territorio); la seconda, attiva-re direttamente le pratiche di tipoamministrativo che non richiedonoprestazioni professionali di ascolto edi valutazione. Quello che diceva prima ArdemiaOriani è evidentissimo. Quando unapersona ha bisogno di una cosaconcreta, perché deve essere questastessa persona a diventare matta, se

qualcuno può risolverle il problemadella pratica amministrativa?Fungere da filtro per il secondolivello è il compito trasversale, inmodo che l’operatore, senza entrarenel merito perché non ne ha lecompetenze, identifica il disagiolatente o inespresso e indirizza ilcittadino al secondo livello: accoglieil cittadino, gli fornisce informazionisui servizi e sui requisiti di accesso,lo indirizza al secondo livello eacquisisce i dati sul tipo di utenza,perché questo è importante permonitorare le richieste; infine, attivae gestisce le procedure amministra-tive relative alle specifiche aree delsociale ove questo sia stato conve-nuto con i soggetti ex ante.Il secondo livello è quello dellapresa in carico ed è più complesso,perché i cittadini o vi arrivano dasoli, o vi arrivano perché mandatidal primo livello. Qui veramente leprofessionalità devono essere ade-guate alla presa in carico, con unadefinizione anche dei termini diemergenza o di urgenza, per poidecidere come operare nei passaggisuccessivi.Lo sportello unitario va localizzatonell’ambito ex ante dei percorsidecisionali e inoltre bisogna preve-dere con che tipo di formazione edi aggiornamento il personale vi sideve dedicare; in questo caso, losportello potrebbe addirittura nonavere costi aggiuntivi, in quantopotrebbe basarsi sulla razionalizza-zione e sulla qualificazione dell’esi-stente. Parliamo di tipologie di spor-telli presenti, oltre che in Lombardianelle province citate da Ardemia, inToscana, alcune in Lazio, alcune inCampania; diciamo che le più avan-

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zate, quelle su cui è possibile faredelle valutazioni, sono le toscane,che hanno un indice di positivitàbuona e rispetto a cui, facendo ledebite considerazioni sulla situazio-ne lombarda, si potrebbe lavorare.Qual è la conclusione? La conclusio-ne è che la scelta di attivare o no glisportelli unici è una scelta politica,che risponde a un modello disocietà che vuole sottrarre all’insicu-rezza, al rischio, alla paura, attraver-so la risposta sociale e sociosanita-ria, le persone che si trovano in dif-ficoltà. Cioè, possiamo scegliere perun determinato tema che ci sia unarisposta di carattere pubblico? Noivorremmo che almeno su questoaspetto fosse chiaro che è possibiletenere insieme libertà e sicurezza,offrendo alla persona un percorsodi presa in carico, di aiuto e disostegno da parte dell’intero siste-ma.Mai come in questa occasione èopportuno affermare che la veralibertà è quella di poter vivere condignità e con il pieno appoggiodella comunità anche le fasi di diffi-coltà della propria esistenza, cercan-do di ricreare un’identità collettivaal posto del deprecabile individuali-smo che tanta solitudine e sradica-mento sta creando nella nostrasocietà.La frase di Simone Weil a me sem-bra quanto mai opportuna “Chi èsradicato, sradica”. Questo significache apriamo una catena non solo diindividualismo, ma di destabilizza-zione delle relazioni sociali.Io credo che lo sportello unitario, oalmeno la scelta di lavorare in que-sta direzione, sia una scelta alla por-tata della nostra Regione.

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Noi abitanti del mondo tardo moderno siamo liberi quanto i nostri antenati potevano solo sognare di essere. Ciò che essi non erano in grado di prevedere era che la libertà sarebbe arrivata con il cartellino del prezzo attaccato, ed è un prezzo salato.IL PREZZO E’ L’INSICUREZZA”

Z.Bauman. La Società Individualizzata. Come cambia la nostraesperienza.Bologna.Il Mulino.2001

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Il principio organizzatore dell’ordine sociale della prima moder-nità era la SICUREZZA.

Estremizzando si potrebbe dire che la vita delle persone eraorganizzata in ruoli e organizzazioni che ne segnavano il percor-so e ne prefiguravano gli esiti (es: percorsi scolastici, standard,lavoro fisso, sviluppo di carriera preordinato, sicurezze socialigarantite….)

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RISORSE SCARSE MA FINI CERTI

DISAGIO: MENO LIBERTA’ DI RICERCA DELLA FELICITA’ INDIVIDUALE

IN NOME DELLA SICUREZZAE DELLE GARANZIE PER TUTTI

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Il principio organizzatore dell’epoca attuale è invece la costantericerca delle libertà individuali al quale tendono i progetti di vitadi uomini e donne (sistema formativo aperto, lavoro flessibile oprecario, coperture sociali e previdenziali differenziate e volon-tarie…)

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RISORSE ABBONDANTI MA FINI INCERTI

DISAGIO: RIDUZIONE DELLE SICUREZZEE DELLE GARANZIE IN NOME

DELLE LIBERTA’ INDIVIDUALI

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Ad una società radicata nel territorio, con comunità locali e retidi rappresentanza e di socialità ben visibili, con spazio e luoghiben definiti, si sovrappone e in parte si sostituisce lo spazio deiflussi globali che modifica e in parte rivoluziona gli involucri e imodi delle protezioni sociali e culturali.(es: comunicazione-mobilità delle persone).

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LA DIMENSIONE DEL RISCHIO ACCOMPAGNA L’ESISTENZA DI STRATI SEMPRE PIU’ AMPI DELLA POPOLAZIONE, DAGLI ANZIANI AI VULNERABILI

TEMPORANEAMENTE O PERMANENTEMENTE

IL RISCHIO GENERA INSICUREZZA, INCERTEZZA, PAURA E MODIFICA

LE FORME DI CONVIVENZA NELLE NOSTRE CITTA’, RIDUCENDO IL CAPITALE FIDUCIARIO

CHE E’ LA MONETA FONDAMENTALE NELL’INTERAZIONE SOCIALE

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Preso atto di ciò il compito della politica e del legislatore è quellodi scegliere tra:

Chi è sradicato sradica (S.Weil)

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accentuare il TEMA DELLE LIBERTA’ INDIVIDUALI (=LIBERA SCELTA, MONETIZZAZIONI INDIVIDUALI DELLE PRESTAZIONI,

ASSICURAZIONI PERSONALI…) lasciando al singolo la soluzione del dilemma + LIBERTA’ – SICUREZZA?

Definire con chiarezza elementi e luoghi di CERTEZZESOCIALI, con percorsi di semplificazione e di presa in

carico della complessità della lettura del bisogno e dell’or-ganizzazione della risposta,

ristabi-lendo, almeno per alcuni problemi, la priorità ed esigibilità delle SICUREZZE.

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Nella nostra Regione, con la legge regionale n. 3/2008 si ponel’obiettivo del Governo della Rete dei Servizi alla Persona,per dare cioè organicità al sistema che organizza la risposta aiproblemi sociali e socio-sanitari.

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Rete dei serviziUnità d’offerta

Soggetti istituzionali, pubblici, privati, no profit,

della rappresentanza

PERSONA

CoordinareIntegrare

coinvolgere

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Scegliendo la persona e non l’individuo, significa indirizzare l’a-zione verso la globalità del soggetto, con il suo bagaglio di fisi-cità, relazionalità, storia, cultura, contesto sociale.

La nostra tesi è che per rendere la persona il centro dell’azione ènecessario garantire non solo

il servizio o la prestazione

ma

IL PERCORSO APPROPRIATO, CORRISPONDENTE AL BISO-GNO ACCERTATO, SECONDO IL PRINCIPIO DELLA QUALIFI-CAZIONE DELLE PRESTAZIONI EROGATE

24 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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LA NOSTRA PROPOSTA DI SPORTELLO UNICOE’ CHE QUESTO SIA LA

E

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PORTA D’ACCESSO AL PERCORSO

PER LA PERSONA

FRONT OFFICE

DEL SISTEMA INTEGRATO

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PER INTEGRARE IL SISTEMA E’ NECESSARIO:

Solo dopo aver creato le condizioni per l’integrazione dei servizie delle prestazioni e il collegamento tra tutte le “reti”, si può pas-sare alla costruzione dello SPORTELLO UNICO, che non è ilSEGRETARIATO SOCIALE, ma l’architrave di tutto il sistemasociale e socio sanitario.

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L’AZIONE DI COINVOLGIMENTO E

SCELTA DI PARTECIPAZIONE DI TUTTI I SOGGETTI

(COMUNI, ASL, PRIVATI, PUBBLICI, NO PROFIT,

VOLONTARIATO...)

LA SOSTENIBILITA’REALIZZATIVA

CREAZIONE DELLE RETI, SIA FISICHE CHE TELEMATICHE

ACCORDO DI PROGRAMMA

PIANI DIZONA

SISTEMA PUBBLICO DICONNETTIVITA’, CARTAREGIONALE DEI SERVIZI

SPORTELLOUNICO

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IPOTESI DI SPORTELLO UNICO

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SPORTELLOUNICO

1° livello

2° livello

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1° livello

E’ il punto di accesso unico ed ha il ruolo cruciale di recepire la domanda edi operare da filtro nel senso di:

• dare risposte immediate nel caso di quesiti ben definiti ovvero nel casoin cui il cittadino richieda informazioni

• indirizzare il cittadino al 2° livello quando la domanda è riferita ad un bisogno indistinto

• collegare il cittadino all’operatore competente in caso di richiesta specifica

Tale livello di front-office risponde a due esigenze:

• la prima di fornire le informazioni necessarie su tutto il sistema di servizi sociali (agio e disagio) del territorio

• la seconda di attivare quelle pratiche di tipo amministrativo chenon richiedono – in senso generale – la prestazione professionaledi ascolto e di valutazione dell’assistente sociale

Un compito trasversale è quello di fungere da “filtro” per il 2° livello in modoche l’operatore, senza entrare nel merito, possa individuare il disagiolatente/inespresso ed indirizzare il cittadino al 2° livello.

• accogliere il cittadino;• fornire informazioni circa l’offerta dei servizi ed i requisiti di accesso;• indirizzare il cittadino al 2° livello ove il cittadino ne faccia richiesta o

ove l’operatore ne rilevi la necessità:• acquisire dati sull’utenza ai fini di un monitoraggio della qualità

del servizio;• orientare l’accesso ai servizi interni;• attivare e gestire (secondo le modalità definite) le procedure

amministrative relative alle specifiche aree del sociale.

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2° livello

Vi si rivolgono i cittadini che ne facciano esplicita richiesta, o che siano statiinviati dal 1° livello dello sportello o per situazioni segnalate da terzi.

Fornisce un ascolto e una accoglienza di tipo professionale ed una primavalutazione del bisogno, anche in termini di emergenza e di urgenza,valutata secondo i criteri condivisi e formalizzati. In quest’ultimo caso può attivarsi anche a livello zonale o di sub-area.

Individua gli operatori competenti alla presa in carico e si collega con ilback office per curarne l’attivazione, sia in ambito sociale che sanitario.

Predispone, se necessario, l’orientamento e l’accompagnamento alla presain carico.

E’ competente per tutte le problematiche sociali.

Lo Sportello Unico va localizzato nell’ambito dei percorsi decisionali, cosìcome sono da prevedere la formazione e l’aggiornamento del personaleda dedicarvi.

Lo Sportello Unico potrebbe non avere costi aggiuntivi, basandosi sul cri-terio della razionalizzazione e della qualificazione dell’esistente.

Risultano evidenti i benefici immediati per la persona come dimostrano irisultati delle Regioni ove lo Sportello è già attivo (Toscana, Lazio,Campania).

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CONCLUSIONI

La scelta di attivare gli Sportelli Unici è una scelta politica che risponde ad unmodello di società che vuole sottrarre all’insicurezza, al rischio, alla pauraattraverso la risposta sociale e socio-sanitaria le persone che si trovino in dif-ficoltà.

Vorremmo che almeno su questo aspetto fosse chiaro che è possibile tenereinsieme LIBERTA’ e SICUREZZA, offrendo alla persona un percorso di presain carico, aiuto e sostegno da parte dell’intero SISTEMA.

Mai come in questa occasione è opportuno affermare che la vera libertà èquella di poter vivere con dignità e con il pieno appoggio della COMUNITA’anche le fasi di difficoltà della propria esistenza, ricreando una identità collet-tiva al posto del deprecabile individualismo che tanta solitudine e sradica-mento sta creando nella nostra società

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CCaarrlloo PPOORRCCAARRII

Grazie, Maria Grazia.Con le due relazioni introduttive è stata data anche una nostra sintetica valu-tazione della legge nr.3/2008. Come avete sentito, Ardemia e Maria Graziahanno fatto delle proposte molto precise sulle quali vogliamo confrontarci.Ora è il turno dei cinque interlocutori che abbiamo scelto per questa giorna-ta, che interverranno anche, immagino, sulla valutazione della legge 3/2008 esulle proposte che sono state fatte.Il primo interlocutore è il professor Mozzanica, docente di Organizzazione deiservizi alla persona dell’Università Cattolica di Milano.

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Buongiorno. Grazie per l’invito.Ladomanda che mi è stata posta

riguarda la centralità della personanel sistema di welfare, in una chia-ve di lettura, quindi, sia della legge3/2008 sia, soprattutto, delle moda-lità attuative della legge stessa.Intrigato però dalle suggestioni deidue interventi precedenti, mi è tor-nato alla mente, sentendo richiamodi Bauman relativo al tema dellasicurezza, un celebre passaggio diun grande filosofo recentementescomparso, Paul Ricoeur, il qualedice che la parola sicurezza, nellasua radice latina, viene da securare,cioè “prendersi cura”. Ricoeur dice che la società avràqualche speranza se questo “pren-dersi cura”, che è il cuore del temadella sicurezza, si svolgerà secondotre dimensioni che devono sempreessere contestuali (e lo sottolineoperché mi pare che molto opportu-namente proprio l’art. 1 della legge3/2008 dica questa cosa).Innanzitutto, secondo Ricoeur,occorre prendersi cura di se stessi.Allora a me pare importante ricor-dare che noi abbiamo certamenteun diritto alla tutela della salute, maabbiamo anche un dovere alla tute-la della salute. Pensiamo a quanto sispende per la tutela della salute lad-dove la libertà anche soggettivadella persona è gestita molto inmalo modo. Prendersi cura di sé,

quindi, è importante.Secondo, prendersi cura del prossi-mo, cioè delle persone che ci sonoaccanto, è invece il tema fondamen-tale della sussidiarietà. La sussidia-rietà è anche orizzontale. La sussi-diarietà non è soltanto un problemadi architettura istituzionale di ungoverno, è alla base di un discorsodi riconoscimento costituzionaledelle soggettività originarie, chesono la persona, la famiglia, le for-mazioni sociali, cioè la comunità.Terzo, Ricoeur dice che occorreprendersi cura del “socio”, cioècolui il quale magari io non cono-sco ma che fa parte in qualchemodo della cittadinanza.Le tre dimensioni vanno tenuteinsieme. Una libertà individuale,che non consideri la prossimità ol’essere socio, è una libertà di tipoeconomicistico, che tiene conto del-l’individuo e non della persona.Chiusa la parentesi, sarebbe interes-sante correlare le suggestioni chequi ci sono venute con quelle diBauman. Allora io entro brevementenel merito di queste mie annotazio-ni.Anzitutto, si dice un’ovvietà, quan-do si dice che la persona è al centrodel sistema di welfare, si fa un’affer-mazione quasi tautologica, perché ilwelfare si legittima proprio per lavolontà di sostenere e accompagna-re la persona. Se così non è, non è

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LLaa cceennttrraalliittàà ddeellllaa ppeerrssoonnaa nneell ssiisstteemmaa ddii wweellffaarree

ddii CCaarrlloo MMaarriioo MMOOZZZZAANNIICCAA Docente di Organizzazione dei servizi alla persona

dell’Università Cattolica di Milano

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welfare. Diciamo anche che, senella post-modernità o nella tardamodernità, come dice Bauman, loStato o è sociale o non lo è. Poipossiamo discutere le forme, pro-prio per il discorso della comples-sità.Allora dobbiamo chiederci: la legge3/2008 pone al centro la personacome il sistema del welfare o no? Io cercherò di rispondere a questadomanda.Anzitutto un brevissimo passaggiostorico che molti amici qui presenticonoscono.Io ho avuto la fortuna di seguire lamateria perché la Giunta regionaleaveva chiesto al Tavolo del TerzoSettore che qualcuno l’affiancassesotto il profilo tecnico e io sonofinito tra le tre persone che sonostate chiamate. Devo dire con moltachiarezza che il testo uscito dallaGiunta non era assolutamente inlinea. L’ho detto in tante altre sedi,da ultimo anche a Brescia in unconvegno in cui c’era anche ilPresidente Margherita Peroni. Eraun testo, se volete, anche moltoblindato, il cui titolo poi rendevaragione nei contenuti (e il titoloovviamente è rimasto): governodelle reti. Cioè: era un testo che partiva dallarisposta e non da un discorso dianalisi del bisogno. Questo fatto hapoi portato a una eterogenesi deifini positiva, secondo me, perchénoi tre, che eravamo non rappre-sentanti del terzo settore, perchéessere rappresentanti del terzo set-tore è impossibile, viste le moltissi-me anime che lo compongono, era-vamo solo dei referenti, abbiamoattivato dei momenti di confronto

con i diversi soggetti del terzo setto-re molto interessanti e produttivi,che hanno consentito un’espressio-ne anche corale nell’ambito delleaudizioni della Terza Commissione.Credo che il confronto e il dibattitosulla legge nr. 3/2008, come sullealtre leggi, sia davvero molto impor-tante. E’ estremamente interessanteil fatto che nella legge ci siano quat-tordici articoli in cui si fa riferimen-to al terzo settore con dieci tipolo-gie di parole (consultazione, parte-cipazione, programmazione equant’altro), però credo che siaaltrettanto importante il riferimentosempre al discorso di persone chesono state elette dai cittadini, cioèdal Consiglio. Questo lo dico in ter-mini di diritti di cittadinanza, didiritti politici. Credo che valga lapena di pensare a un confronto trala legge nr.3/2008 e il nuovo statutoregionale approvato, in particolareper quanto riguarda gli articoli rife-riti al Consiglio delle AutonomieLocali laddove la Lombardia oppor-tunamente ha previsto non solo laconsultazione ma l’espressione dipareri, appunto nella composizioneallargata dei “più quindici”. Ci sononel testo dello statuto alcuni riferi-menti dove il parere ovviamente èobbligatorio. I “più quindici” sonol’espressione aggiunta dei rappre-sentanti delle autonomie funzionalie sociali. Il confronto soprattutto intema di servizi alla persona io riten-go che sia molto importante, perchél’attenzione ai bisogni, quando simisura anche sulla propria pelle esulle esperienze concrete, spessorichiede una carica umana e unaconsiderazione per la centralitàdella persona che non sono riduci-

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bili a schemi ideologici o tropporistretti di posizioni precostituite,soprattutto in tempi come i nostridove abbiamo poche dimensionicondivise dal punto di vista antro-pologico. E’ quello appunto cheveniva richiamato con la citazionedi Bauman.Allora rispondo brevemente alladomanda che qui ci siamo posti: iocredo che la legge nr. 3/2008ponga al centro la persona. Spessosi dice: non c’è una legge, quindinon possiamo fare questo, c’è unalegge e perciò siamo a posto. No,non siamo a posto. C’è una legge,ma c’è un problema attuativo dellalegge che io ritengo molto impor-tante. Per alcuni sono trentaquattro,trentacinque, trentasei, le coseattuative. Io ne ho trovate ottanta-quattro. Non atti amministrativi,azioni della Regione (vedi peresempio l’art. 11) che devono esse-re fatte. Anche qui, sarà necessarioscegliere le priorità, valutare comeattuare la legge, perché poi l’attua-zione di una legge è l’aspetto piùimportante. Quindi io credo che illavoro incominci adesso.Un criterio ermeneutico della legge,interpretativo, è scritto proprio nel-l’art. 1, che a me piace molto: “Alfine di promuovere condizioni dibenessere e inclusione sociale dellapersona, della famiglia e dellacomunità e di prevenire, rimuovere,ridurre situazioni di disagio dovutea condizioni economiche, psicofisi-che o sociali, si disciplina il governodelle reti”. Ecco, il primo punto èproprio questo: oggi noi dobbiamoavere grande attenzione rispetto aun riduzionismo - spesso ancheinconfessato, non sempre cosciente

- che noi applichiamo alla persona,che spesso ci limitiamo a riconosce-re come individuo o anche comecittadino. Sarebbe una gran cosa, sela persona fosse sempre riconosciu-ta almeno come cittadino, però lapersona è qualcosa di più: è utente,è consumatore, è elettore. E la fami-glia non è solo il luogo dell’espres-sione contrattuale.Noi abbiamo una Costituzione,abbiamo delle leggi, ma la personaè anzitutto il luogo, prima ancorache di un contratto, di un patto, diun’alleanza che, certo, ha bisognodi un riconoscimento giuridico:quello dato alle formazioni sociali oalle comunità, cioè i luoghi in cui,dice la Costituzione, si esplicita lapersona umana.A me sarebbe piaciuto una Propostadi legge che avesse avuto come tito-lo l’attenzione alla persona, allafamiglia, alle formazioni sociali,però, siccome questa cosa è scrittanell’art. 1, io mi permetto di sugge-rire di considerarla con un criterioin qualche modo interpretativo nel-l’attuazione della legge. Se gli adempimenti sono ottanta-quattro, quelli amministrativi sonoovviamente meno. Se abbiamoquattordici articoli per i rapporti conil terzo settore, con dieci profili dif-ferenziati, occorrerà mettere inconto una misurazione della leggeanche valutando le implicazioni ditipo statutario.Quali sono, allora, le condizioniattuative della legge nr. 3/2008 per-ché la persona, la famiglia e lacomunità possano essere davveroposte al centro? Quando si parla di persona posta alcentro, ovviamente si pensa alla

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famiglia e alla comunità, perché unapersona è un individuo con dellerelazioni. Anche la famiglia piùdisagiata custodisce una dimensionedi risorsa. Bisogna lavorare in que-sta linea, quindi, anche nell’ipotesidella creazione di uno sportello uni-tario.A questo punto, a me pare chesiano quattro, le domande che noipossiamo porci per mantenere alcentro, nell’attuazione della legge,la persona.Innanzitutto, lasciamoci interrogaredallo scenario culturale nel qualeviviamo. Abbiamo nuove fragilità,nuove vulnerabilità, abbiamodimensioni di crisi esistenziale.Certamente non tocca allo Statorisolvere determinati problemi, per-ché la felicità è un bene che appar-tiene a un patrimonio personale,familiare e ovviamente comunitario,ma le condizioni perché la libertàrelazionale, non individualistica, siacustodita, sono legate anche aldiscorso dei servizi. Pensiamo alle nuove fragilità, pen-siamo a come, per esempio, tutte leforme di dipendenza adolescenzialee giovanile siano legate, ahimè, auna mancanza di orizzonti e disenso della propria esistenza. L’uso,l’abuso, il pluriuso di alcol, fumo,droga, psicofarmaci, le dipendenzenon da sostanze oggi sono comeprotesi. Allora qui la dimensioneeducativa e preventiva, come dicel’art. 1, diventa molto importante.Ci sarebbero molte altre cose dadire in termini di scenario. Io aprosolo una piccola parentesi: il futurodelle nostre democrazie si fonderàsulla capacità di ritrovare unadimensione valoriale di base condi-

visa. Noi siamo in una condizioneradicalmente diversa rispetto aquando i padri costituenti scrisserola nostra Costituzione; pur avendotre grandi visioni diverse, liberale,socialista e cattolica, allora c’era unabase - forse senza saperlo - di valoricondivisi. Quello che veniva citatoprima dalla consigliera Fabrizio conriferimento a Bauman oggi non c’è.Oggi io non credo che sia possibilecostruire un discorso di grandi dife-se identitarie. Non può essere que-sta, la strada. Noi dobbiamo rico-struire alcune dimensioni su valoririconosciuti e condivisibili, anchenell’ambito di appartenenze diverse.Il luogo dei servizi alla persona puòessere un luogo estremamente inte-ressante di coesione sociale. In que-sto senso, a me piace molto il testodella legge quando parla di inclu-sione.Secondo: lasciamoci interrogaredallo scenario più istituzionale.Sarebbe interessante dire quale tipodi welfare sta dentro il discorsodella legge. Anche qui a me pareche, soprattutto in chiave attuativa,due elementi devono essere presi inconsiderazione. Noi veniamo dallacostruzione di un modello di welfa-re la cui prima grande stagione haavuto inizio con la 833 del 1978, unmodello più laburista, cioè quelloche anzitutto garantisce dei diritti alsoggetto lavoratore, con un’esten-sione, poi, ai diritti di cittadinanza.Quella è stata una grande stagioneche va custodita. Oggi però ci ren-diamo conto che le difficoltà sog-gettive e personali sono diversissi-me. Cioè: garantire a tutti le stessecose significa compiere la più gran-de ingiustizia. Questo lo diceva già

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Don Milani. Allora noi siamo passa-ti, anche per ragioni culturali, a unmodello più liberista, più liberale,dove, se cerchiamo di dare certecondizioni al soggetto, forse riuscia-mo a cavarcela.Certamente la storia della nostraCostituzione è legata a queste dueparole: uguaglianza (il modellolaburista, oggi potremmo dire i LEP,i livelli essenziali delle prestazionisui diritti civili e sociali) e libertà.Dobbiamo chiederci, invece, se noipossiamo ancora custodire la parolafraternità; principio sancito dallanostra Costituzione con la pro-soli-darietà, che è alla radice della sussi-diarietà, secondo me. Allora modellicome i LIB (liberal) o i LAB (laburi-sti) sono insufficienti. Un modello(a me piace richiamare le parole diZamagni) di obbligazioni, cioè, diobligatio. Un modello di legami,che lavora sulla libertà di e nonsolo sulla libertà da, sulle capacità enon solo sulle mancanze, sulle rela-zioni e non solo sulle prestazioni,che lavora ex ante e non solo expost. Un sistema rassicurativo e nonsolo assicurativo. Tutto ciò implicauna strategia di reti.Allora gli atti attuativi dovrebberotenere conto di come coniugare vir-tuosamente la responsabilità, perchénel nostro dettato costituzionale laresponsabilità resta in capo all’entepubblico. Anche se non gestisce piùuna virgola, referente e garante peril cittadino resta il Comune, restal’ASL. Durante i corsi di formazioneio sento lamentele tipo: bisognarivolgersi all’ASL, perché nella leggeregionale 31/1997 referente e garan-te per la mia salute è l’ASL, che pro-gramma, acquista e controlla, è

l’ASL che va a vedere se funziona laneuropsichiatria, cioè il soggettoche produce in qualche modo larispostaResponsabilità e solidarietà nelladimensione del securare di Ricoeur,e sussidiarietà, sia verticale, sia oriz-zontale. La sussidiarietà verticaledeve essere non solo passiva maanche attiva: tu crei le condizioniperché l’ente sottodederminatopossa operare. Questo è moltoimportante. Altrimenti abbiamo unsistema vizioso e non virtuoso. Cosìcome la sussidiarietà orizzontalenon è solo gestionale, ma è essen-zialmente espressiva e partecipativa.Il confronto e il dibattito sulla legge3/2008 hanno portato, a mio mododi vedere, a un esito sostanzialmen-te positivo.Terzo: lasciamoci interrogare dalloscenario legislativo. Il tema dei LEA,i livelli essenziali di assistenza, èmolto importante. Qui l’art. 17 èabbastanza preciso: devono esserestabiliti i livelli essenziali, i livellisociali, anche se la dizione contenu-ta nella legge è un po’ discutibile. IComuni possono crearne di ulterio-ri. Questo è importante, oggi,soprattutto in un momento che èdelicato. Io non riesco a capire per-ché non sono stati ancora pubblicatisulla Gazzetta Ufficiale i nuovi LEAapprovati il 23 di aprile. Devo direche mi meraviglia un po’ la dichia-razione del ministro Sacconi, quan-do all’Ordine dei medici dice cheancora la Regione non ha bollinato(bel termine) il discorso dei LEA.Non è vero! Nella Conferenza Stato-Regioni, le Regioni, compresa laLombardia, siccome avevano pauradel discorso economico, hanno

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chiesto la certificazione del ministrodi allora Padoa Schioppa, che è agliatti, che il discorso del finanziamen-to del Fondo sanitario fosse presen-te. Il testo è molto chiaro, ma comesempre i testi possono essere rivistie credo che anche per la RegioneLombardia molte cose debbanoessere riviste.Prendiamo, per esempio, il temadegli anziani. Detto con estremachiarezza, laddove un anziano habisogno di cure e prestazioni conti-nuative, di lunga assistenza e di altaintegrazione sociosanitaria (tra l’al-tro, siamo alla terza riforma), questesono a totale carico della sanità.Non si tratta di cura, di acuzie, diriabilitazione. Il discorso delledemenze senili, per esempio, ècoperto al 60% e al 40%, non più al50%. Anche in tema di disabilità cisono cose nuove e interessanti.Ultimo profilo: la governance. Quipermettetemi di indicare due o trepriorità in qualità soprattutto di stu-dioso. Prima di tutto, a me paremolto importante il tema del segre-tariato sociale, della presa in carico,dello sportello unico, perché è untema fondamentale anche per anda-re a costruire quel progetto perso-nalizzato, individuale, di cui lalegge parla. I nomi possono esserediversi, l’importante è che il cittadi-no abbia un luogo chiaro di riferi-mento.Seconda priorità: l’integrazione. Lalegge è fragile sul tema dell’integra-zione, soprattutto dell’integrazioneinteristituzionale.Io ho seguito, perché mi è statochiesto, la scrittura di alcuni proto-colli, quando le ASL hanno ritiratole deleghe. Voi sapete che le ASL

avevano delegato ai Comuni queicompiti che prima erano delle ASLstesse, perché il soggetto giuridicoera il Comune associato. Col d.lgs.502/1992 (perché il problema deiDRG è sorto con il 502/1992, noncon la legge regionale 31/1997, perla verità), si è dovuto fare undiscorso di convenzioni. Io ho vistoin più di un caso che, laddove sisono ritirate le deleghe, si è ritiratal’ASL. Cioè, i compiti propri deiLEA, anche sanitari, di integrazioneanche riguardo ai minori, sono scrit-ti con chiarezza. Occuparsi dell’abu-so minorile è un compito specificodell’ASL. Allora qui, sì, magari lapsicoterapia con la famiglia la si fa,ma quando è coinvolto il tribunaledei minorenni, occorre fare undiscorso strutturato di integrazionesociosanitaria. Questo lo dico per ilcittadino e lo dico con riferimentoallo sportello unico.Ultimo passaggio: gli atti attuativi.Qui credo che sia importante dareuno sguardo al tema dei bisogni. Iofaccio sempre questo esempio: lalegge, che portava ancora il vestitovecchio del partire dall’offerta, si èperò poi messa tante pezze nuovemolto belle, per cui il vestito vec-chio sembra un vestito nuovo.Quello che voglio dire è che, scor-rendo la legge attentamente, si trovaqualche discrasia. In particolare, c’èun articolo dove è presente questolapsus quasi freudiano: si affida ildiritto all’offerta e non alla titolaritàdel cittadino. Allora io credo che, sesi provasse a guardare come è cam-biata la società lombarda in questianni, quali sono i nuovi bisogni, sela Regione seguisse un po’ di più leesperienze territoriali dei Comuni,

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degli assessorati, del terzo settore,forse si ridurrebbe la burocraziaanche per quanto riguarda le deli-bere e gli atti amministrativi. Questolo dico anche rispetto al discorsodegli standard strutturali, gestionali,organizzativi, che io ritengo moltoimportanti per garantire effettiva-mente e non soltanto a parole quel-la centralità della persona che pureè chiaramente affermata nell’art. 1della legge.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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CCaarrlloo PPOORRCCAARRII

Ringrazio il professor Mozzanica per le sue considerazioni, come sempremolto suggestive e che penso saranno utili anche nel prosieguo del dibattito.Interviene ora Margherita Peroni, relatrice della legge nr. 3/2008 in ConsiglioRegionale. Margherita è stata l’interlocutrice con la quale siamo riusciti a crea-re quei miglioramenti di cui si è parlato. Per questo la ringraziamo.

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Il confronto che c’è stato per piùdi un anno possiamo dire che

continua e questo è il modo miglio-re per dare attuazione alla legge. Iocredo fortemente al confronto esono anche curiosa di conoscereopinioni e proposte. In Commis-sione e in Consiglio prima dell’ap-provazione della legge nr. 3/2008abbiamo fatto un lavoro molto serioe sono sicura che anche la giornatadi oggi, con i contributi che da essascaturiranno, ci aiuterà ad attuarenel modo migliore questa legge,che è e resta una legge quadro.In tutte le occasioni in cui mi sonotrovata a presentare la legge nr.3/2008, ho sempre fatto una pre-messa: non chiediamo a questalegge quello che questa legge nonpuò dare. La legge nr. 3/2008 è una leggequadro, quindi è una legge chepone delle fondamenta, tutto ilresto della casa verrà dopo, con gliatti che successivamente verrannoapprovati. Alcuni di questi atti sonogià stati approvati, altri stanno peresserlo. A me è stato dato il compi-to di aggiornare sui provvedimentiattuativi, però, siccome chi è inter-venuto prima di me mi ha molto sti-molato, lasciatemi fare alcune consi-derazioni di natura generale.La prima considerazione riguarda iltermine governance, un termine cheanche a me inizialmente non piace-

va, però mi convinco sempre di piùche forse questo termine riesce acomunicarci immediatamente unapreoccupazione, quella preoccupa-zione che io ho colto partecipandoin questi mesi ad incontri sullalegge nr. 3/2008.Quali sono le caratteristiche princi-pali della legge nr. 3/2008? Laprima, quella più evidente, è anchequella che in alcuni ambienti è statacriticata: la legge nr. 3/2008 sposaun’impostazione fortemente sussi-diaria, al punto da far apparire ilruolo dell’ente pubblico, dell’istitu-zione quasi di secondo piano.Mozzanica prima diceva: nondimentichiamo che la responsabilità- io dico il primo compito istituzio-nale - continua ad essere in capoall’istituzione pubblica. Questo è unconcetto basilare che io condividototalmente. Però qualcuno sostieneche c’è un’impostazione fortementesussidiaria. Provate solo a pensare aquanti articoli dedicati al terzo setto-re portano operatori e amministrato-ri pubblici a ritenere pericolosoquesto sbilanciamento. Ma come?Mettiamo sullo stesso piano dell’isti-tuzione pubblica, nel terzo settore,le realtà del volontariato e dell’asso-ciazionismo? No. Con il termine governance sivuole comunicare proprio questapreoccupazione: che si abbia consa-pevolezza del fatto che la responsa-

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LL’’aapppplliiccaazziioonnee ddeellllaa lleeggggee 33//22000088 iinn LLoommbbaarrddiiaa

ddii MMaarrgghheerriittaa PPEERROONNIIConsigliera regionale Partito delle Libertà

Relatrice della legge nr.3/2008

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bilità è in capo alle istituzioni pub-bliche, non alle istituzioni sociali. Inquesta impostazione fortementesussidiaria, però, noi dobbiamoavere consapevolezza anche dellastagione nuova che stiamo vivendo.Io condivido totalmente quantohanno detto Mozzanica e la collegaFabrizio, perché il contesto in cuiviviamo è fatto di insicurezza, un’in-sicurezza che però non è soltantolegislativa o economica, è soprattut-to un’insicurezza affettiva, un’insicu-rezza familiare, un’insicurezza rela-zionale. Noi dobbiamo tenere pre-sente che questo non può trovarerisposta attraverso l’impostazionedella legge 883 del 1978; quella èstata una grande stagione e noidobbiamo tenerne presenti gliaspetti positivi ma anche i limitipesantissimi. I limiti di quella stagio-ne, che oggi sarebbero totalmenteinaccettabili, sono una omologazio-ne, un appiattimento, una volontàdi dare a tutti la stessa cosa. Ciònon è possibile. Quella di questianni è stata per noi una conquista,laddove siamo riusciti a valorizzaremolto la dimensione personale - ionon dico individuale- quella specifi-ca che rende ciascuno di noi diver-so dall’altro, anche con bisogni for-temente diversi. Allora com’è possi-bile che un welfare gestito esclusi-vamente dalle istituzioni pubblicherisponda a questa diversità? A questa così originale particolaritàche frammenta o che potrebbeframmentare molto? Noi una risposta oggi la possiamodare solo se le istituzioni pubblicheriescono a fare un lavoro moltoserio, molto condiviso, con tutta laricchezza sociale che c’è. Dobbiamo

per forza passare, quindi, attraversoun’impronta sussidiaria, ma per farcomprendere che l’istituzione pub-blica è consapevole della propriaresponsabilità è stato usato il termi-ne governance, che garantisce que-sta consapevolezza.La seconda considerazione chevoglio fare riguarda la non contrap-posizione, il legame che esiste tralibertà e sicurezza. Dicevo prima aMaria Grazia Fabrizio che sulle con-clusioni sono totalmente d’accordo(ma non solo sulle conclusioni),però certamente noi oggi dobbiamoporci l’obiettivo di riconoscere imaggiori spazi di libertà possibile.Io non ritengo che noi dobbiamolimitare gli spazi di libertà, certodobbiamo assicurare tutte le formepossibili di garanzia. Vorrei ricorda-re che gli istituti che oggi rispondo-no al bisogno di sicurezza sono statiperfezionati; ne cito solo alcuni. Ilprimo è l’Ufficio di pubblica tutela,che le ASL hanno l’obbligo di costi-tuire e di far vivere davvero. C’è poil’Ufficio di tutela giuridica, unnuovo istituto molto interessanterispetto al quale alle ASL è già statadata un’indicazione ben precisa:l’Ufficio di tutela giuridica dovràessere costituito entro il 31 agosto.Ancora, abbiamo rafforzato la Cartadei Servizi, che, per come vienepresentata nella legge, non è più unpezzo di carta formale; per moltinon lo era neanche prima perchéquesta Carta in molti servizi avevagià raggiunto dei livelli notevoli, maoggi diventa un obbligo e anchecorposo. Lo stesso istituto dell’ac-creditamento è una forma di tutelae quindi di sicurezza. Da questopunto di vista, noi abbiamo cercato

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di tenere insieme la dimensionedella libertà con la dimensione dellasicurezza; in tal senso, certamente iprovvedimenti attuativi devonoessere capaci di dare concretezza aiprincipi che vengono affermati.Quali sono le condizioni in cui lalegge deve muoversi?Anzitutto abbiamo il contesto nor-mativo. La collega Oriani si espri-meva in termini molto critici perquanto riguarda, ad esempio, laparte che interessa l’ISEE. Ebbene,noi oggi, oggettivamente, ci trovia-mo in presenza di un vuoto legisla-tivo nazionale, però, siccome que-sto vuoto legislativo si deve perforza riempire, noi abbiamo previ-sto un articolo specifico. In riferi-mento a quanto a livello nazionalesi stabilirà, la Regione intende muo-versi, anche qui, attraverso una par-tecipazione e un confronto contutte le realtà direttamente interessa-te; ma per quanto riguarda la parte-cipazione alla spesa oggi dobbiamoriconoscere che la legge quadro èlimitata da un contesto normativoche si deve ancora completare.L’altro elemento di contesto norma-tivo che deve essere richiamatoriguarda i LEA e quanto è statoapprovato. Condivido conMozzanica l’opinione che noi dob-biamo orientare gli atti attuatividella legge ai provvedimenti, com-preso l’ultimo, importante (ci aspet-tavamo qualcosa di più, per laverità), per quanto riguarda i livelliessenziali, che la legge richiama eriafferma, obbligandoci al lororispetto; soltanto per quelli aggiunti-vi noi possiamo andare oltre, siacome Regione, sia come enti locali.Terzo elemento di contesto naziona-

le che comunque limita o condizio-na la legge regionale in termini nonsolo economici ma anche di orien-tamento: il Fondo per la non auto-sufficienza. Come sapete, c’è stata un’intesa.Questa intesa la Regione Lombardial’ha impugnata. Insomma, non lacondivide perché ritiene che sialesiva dell’autonomia delle Regionie io credo che ci sia materia persostenere questa posizione.Comunque, a prescindere da questavicenda, che vedremo come si con-cluderà, il Fondo per la non auto-sufficienza ha degli aspetti positivi(per esempio riguardo a uno deitemi concreti affrontati questa matti-na, quello dello sportello unitario edel segretariato sociale), ma haanche dei limiti: il Fondo per la nonautosufficienza non prevede lagrande partita del sostegno allefamiglie per quanto riguarda le rettepresso le strutture residenziali, men-tre su questo punto noi vorremmointervenire anche in modo significa-tivo.Lo sportello unitario . La parteriguardante lo sportello unitario èforse la più squilibrata all’internodella legge, perché la legge si com-pone di trentadue articoli, anche segli articoli di sostanza sono trenta.L’obiettivo era quello di esseremolto asciutti - forse anche troppoin alcuni passaggi - e molto chiari,ma se c’è un punto dove abbiamoabbondato di parole e dove anchein Consiglio, a seguito di un docu-mento condiviso, abbiamoapprofondito ulteriormente i termi-ni, è quello riguardante, all’art. 6,comma IV, il segretariato sociale. Perché l’abbiamo fatto?

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Perché ci rendiamo conto che l’ideadi un segretariato sociale ha biso-gno di essere ulteriormente spiegataper essere ben capita e poi ancherealizzata. Quello della costituzionedello sportello unitario e del segre-tario sociale io non lo considero unobiettivo mancato, è un obiettivocentrato, nella legge è presente; gliatti successivi, i provvedimentiattuativi che la Giunta dovrà delibe-rare, su cui in Commissione dovre-mo anche ragionare, ci farannocapire in quale direzione ci muove-remo. Secondo il mio parere di con-sigliere e relatore, però, posso dirviche il contributo che è stato datoquesta mattina è molto utile e io locondivido. Penso anche che noidovremmo, con alcuni distinguo,utilizzare risorse del Fondo per lanon autosufficienza per sperimenta-re modelli attuativi di segretariatosociale o di sportello unitario diffe-renti.Io credo che noi non dovremmoavere paura di sperimentare sul terri-torio, naturalmente con giuste moti-vazioni, modelli diversi di sportellounitario o di segretariato sociale.Compiere una tale sperimentazionein una città capoluogo non è comecompierla in una unione di Comunidi alta valle, nel senso che ci posso-no essere condizioni oggettivamentediverse che ci portano a redigereprogetti oggettivamente diversi equindi credo che le sperimentazionici possano aiutare. Perché? Perché lalegge è una legge quadro e quindirimane ferma, come legge; una leggeche io mi auguro sia di riferimentoimportante come lo è stata la legge 1del 1986, importante non tanto per ilrelatore quanto per il sistema, che è

molto cresciuto a suo tempo per lalegge 1/1986 e che mi auguro possacrescere negli anni prossimi per lalegge 3 del 2008; soprattutto miauguro che con i provvedimentiattuativi - che in parte sono già statiapprovati o che si stanno per con-cludere – il respiro che la legge hatrovi tutto lo spazio di cui ha biso-gno.Quali sono i provvedimenti attuativiche sono stati approvati? Sono giàstati ricordati, sono quelli per laricognizione della rete sociale e perla ricognizione della rete sociosani-taria. Il professor Mozzanica ha fattoun appunto riguardo al tema dell’in-tegrazione istituzionale: nel terminegovernance è implicita la preoccu-pazione di garantire un’integrazioneanche istituzionale (io quindi cer-cherò di capire per quale ragionenella rete delle unità di offertasociosanitaria quell’unità di offertanon c’è; forse ciò è dovuto all’appo-stamento in bilancio, laddove lacopertura è totalmente sanitaria). Idue provvedimenti che sono statiapprovati, quindi, ci danno il qua-dro esistente della rete delle unitàdi offerta sociali e sociosanitarie.Dicevo che la legge 3/2008 è unalegge quadro, che quindi rimaneferma, ma i provvedimenti attuativisono quelli che - con una rapiditàche mi auguro accettabile - ci per-mettono di approvare la legge nellasua interezza prima della stesura deipiani di zona, che devono essererielaborati e ripresentati entro la pri-mavera prossima, per cui io credodi poter affermare che i provvedi-menti attuativi saranno approvatientro l’autunno.Le due reti non precludono la pos-

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sibilità di sviluppare ulteriori unitàdi offerta. Perché? Perché la scelta della strada moltopiù semplice dell’approvazione diuna legge quadro, per poi successi-vamente, con atti amministrativi,arrivare al completamento dellastessa, poteva sembrare azzardata,se non ci fosse stata condivisione,invece questa scelta non è azzarda-ta, è una strada semplificata, se noiin modo partecipato, ma ancheestremamente snello e veloce, riu-sciamo ad adeguare di anno inanno, se necessario, la ricognizionedella rete delle unità di offerta. Cosavoglio dire? Voglio dire che, se a livello siacomunale che regionale le speri-mentazioni, allorquando dovesseroessere rilevanti, dessero origine anuove unità di offerta, noi con sem-plici delibere di Giunta potremmoinnestare queste nuove unità diofferta nella rete delle unità di offer-ta sociali o sociosanitarie. Ma que-sto lo vedremo nel tempo.Che cosa è già pronto, invece? Oltrealle due delibere che sono stateapprovate, ci sono altre due delibe-re iscritte all’ordine del giorno dellaIII Commissione che riguardanol’applicazione dell’art. 3, dove sonoelencati i soggetti che partecipanoalla programmazione, progettazionee realizzazione della rete integrata.La Giunta ha approvato le due deli-bere che definiscono le modalità dipartecipazione di tutto il terzo setto-re nonché delle istituzioni pubbli-che, delle organizzazioni di sindaca-to, degli ordini professionali. Si tratta di due pietre miliari, perchérispettano un impegno che la leggesi è presa. La legge è una legge

quadro, per cui tutto quello cheverrà successivamente dovrà essereconcordato, naturalmente nei puntiprevisti dalla legge come punti daconcordare. Le modalità sono statedefinite. Sono inoltre in fase diquasi approvazione le linee guidache definiscono l’accreditamento, ilcontrollo e la vigilanza e che poidetermineranno una serie di attisuccessivi che permetteranno, sia aiComuni, sia alle nostre ASL, di pro-cedere in merito ai diversi puntiriguardanti l’attuazione della legge.Restano ferme due partite: quelladell’applicazione dei parametri perl’accesso prioritario alle prestazioni,che è legato al discorso dell’ISEE, equella dei criteri di accreditamentoper le unità sociali di offerta, su cuisi sta ragionando, ma che dobbiamopredisporre in termini estremamenteveloci proprio per permettere aiComuni con il nuovo piano di zonadi correre rapidamente.Concludo dicendo che io seguiròfino alla fine i lavori di questa matti-nata proprio perché considero quelladi oggi un’ulteriore occasione diconfronto e di lavoro affinché i prov-vedimenti attuativi siano frutto nonsolo di un ragionamento che avvieneall’interno della Commissione maanche di una condivisione con lerealtà che oggi voi qui rappresentate.Alla giornata di oggi ne seguirà unaorganizzata da noi in autunno. Noiterremo certamente conto del con-tributo che ci avete dato, consape-voli tutti della partita che è in gioco.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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CCaarrlloo PPOORRCCAARRII

Ringrazio Margherita Peroni.Ora do la parola alla dottoressa Gemma La Caita, che sostituisce autorevol-mente Maria Cristina Cantù, Direttore tecnico del Dipartimento Cure Primariedell’ASL di Milano.Nella seconda parte di questo incontro cederò la parola a Sara Valmaggi, chepresiederà i lavori.

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Noi abbiamo cercato di sviluppa-re la nostra relazione presen-

tando i programmi e i progetti chela ASL ha attuato in ordine ai temidella presa in carico e della garan-zia dei diritti dei cittadini.Nel primo semestre di quest’anno,facendo seguito ad iniziative inparte già in essere, abbiamo lavora-to essenzialmente sui temi dellacontinuità assistenziale, della appro-priatezza nell’ambito delle cure,della capillarizzazione delle funzio-ni, dell’orientamento della doman-da.Io quindi vi presenterò principal-mente quello che abbiamo fin quiattuato, per poi concludere sul temadello sportello unico così come noilo vediamo e come intendiamo rea-lizzarlo in ambito ASL.Da marzo a maggio abbiamo princi-palmente portato avanti degli accor-di con tutti gli interlocutori istituzio-nali, che hanno fornito dei contribu-ti innovativi anche in termini diorganizzazione, nell’ambito dellacontinuità delle cure nelle reti sani-tarie della città di Milano.Gli elementi sostanziali sono: ilpatto di governance che abbiamosiglato con i medici di medicinagenerale, con i medici di continuitàassistenziale e con i pediatri di libe-ra scelta, quindi con tutti gli opera-tori sanitari del territorio; i contenutidel contratto siglato con gli erogato-

ri, quindi con il pubblico e il privatoaccreditato, sia per la degenza, siaper la parte ambulatoriale; la reteurbana ambulatoriale per la conti-nuità assistenziale e i progetti –attuativi dal giugno scorso - per losviluppo di strutture intermedie.Il patto di governance che abbiamosiglato con i medici gioca principal-mente sui temi dell’appropriatezzadella prescrizione e della continuitàdella cura. I medici partecipano sulterritorio, come avrò modo di diremeglio in seguito, a iniziative con-crete per la presa in carico dei citta-dini che tendano a ridurre gli acces-si inappropriati al pronto soccorso,per riportare a livello territorialetutto quanto non propriamenteurgente. L’accordo con i medici (maanche con gli ospedali, come vedre-mo dopo) è teso principalmente asviluppare linee guida e protocollidiagnostici per una presa in caricocondivisa dei pazienti, con partico-lare attenzione ai pazienti più fragi-li, i cronici, gli oncologici terminalie gli affetti da patologie neuromu-scolari croniche e disabilità. Due, inparticolare, sono gli ambiti di inte-resse su cui lavoriamo intensamen-te: l’oncologia, in accordo con gliotto DIPO milanesi, cioè i diparti-menti oncologici della città coordi-nati dall’ASL, e le fragilità psichiatri-che, anche queste oggetto di inter-venti mirati per la presa in carico.

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LL’’aacccceessssoo aaii sseerrvviizzii aa MMiillaannoo

ddii GGeemmmmaa LLAA CCAAIITTAA Direttore Medico

Dipartimento Cure Primarie ASL Milano

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Il contratto con gli erogatori halegato quote di budget in particola-re ad alcuni interventi. Qui parlosubito del tema dell’assistenza pro-tesica perché in diversi interventi hosentito accennare al problema dellaburocratizzazione e alle difficoltà diaccesso alla fornitura degli ausiliprotesici. Allora, nei giorni scorsiabbiamo siglato con le strutture unaccordo per semplificare l’accessoalla fornitura di ausili protesici fina-lizzato ad evitare alle persone direcarsi presso gli uffici dell’ASL. Ciòviene fatto semplicemente miglio-rando dal punto di vista del collega-mento telematico i contatti tra ospe-dale e ASL, oppure tra i punti ADI eil cittadino, in modo tale che quan-do il soggetto torna a casa, dopo unricovero per acuzie, riabilitazione oquello che è, trovi già ad attenderlotutta quella dotazione di presidi chegli è utile per rimanere presso ilproprio domicilio.Abbiamo potenziato il pronto soc-corso pediatrico, perché la pediatrianell’ambito della continuità assisten-ziale risultava essere l’anello piùdebole. Come sapete, esiste unsistema di guardia medica, cioè dicontinuità assistenziale, che però,nonostante non abbia connotazioniper quanto riguarda l’età, giocaprincipalmente sull’età adulta. Perquanto riguarda la pediatria, venia-mo sempre informati di lunghissimecode presso il pronto soccorso,principalmente durante le giornatefestive e prefestive. Le struttureospedaliere hanno quindi siglato unpatto che già da questo luglio 2008ha portato a un rafforzamento nellegiornate di domenica, quando l’ac-cesso è massimo perché non ci

sono i pediatri di famiglia, con unsecondo pediatra che presso lestrutture di pronto soccorso si occu-pa esclusivamente dei codici bian-chi, quindi di quelle patologie nondi particolare urgenza che creanosoltanto un intasamento della strut-tura di pronto soccorso e che rallen-tano le prestazioni effettivamenteurgenti.Sempre nell’area della continuitàassistenziale, abbiamo attivato nellegiornate di sabato e domenica ven-ticinque ambulatori nuovi di conti-nuità assistenziale, cinque per ognidistretto cittadino. Si tratta di ambu-latori di medicina generale e dipediatria di famiglia attivi al sabatodalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 20,ambulatori diurni di guardia medicaattivi sia durante i giorni feriali siadurante i prefestivi e i festivi, cioèanche la domenica dalle 8 alle 20 eil sabato con la pediatria consulto-riale. L’ambulatorio di medicinagenerale svolge le attività che nor-malmente svolge il medico di medi-cina generale ed è ad accesso libe-ro, quindi tutti i cittadini vi si posso-no rivolgere liberamente; le presta-zioni sono di primo livello e la fina-lità è drenare i codici bianchi dell’o-spedale e del pronto soccorso equindi agevolare il sistema di accet-tazione delle emergenze e delleurgenze. Anche l’ambulatorio dipediatria di famiglia è aperto tutto ilsabato; la domenica non c’è, ma c’èil potenziamento di cui vi dicevodel pronto soccorso. L’ambulatoriodi continuità assistenziale è apertoanche la domenica, in più dà unarisposta tutti i giorni dalle 8 alle 14alle persone che possono averebisogni di tipo sanitario ma che non

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hanno il proprio medico di medici-na generale a Milano perché si tro-vano a Milano per lavoro, per stu-dio, per altri motivi. Le visite vengo-no effettuate su invio della centraleoperativa per quanto riguarda ilconsultorio. Dalla data di attivazio-ne, il 19 di aprile, abbiamo rilevato(attraverso un questionario cheabbiamo dato a chi accede agliambulatori) che le postazioni sonoestremamente gradite; da aprile adoggi, gli interventi mensili sono statiin media 1.300-1.500.Un altro progetto, partito il 15 giu-gno 2008, riguarda lo sviluppo distrutture per le cure intermedie. Sitratta di strutture (abbiamo attivatofino ad oggi circa duecento postiletto) in cui si effettuano ricoveri abassa e media intensità di cura, cioèstrutture nelle quali possono essereospitati i pazienti che, dopo unperiodo di ricovero per acuzie inreparti di strutture pubbliche anchedi chirurgia, ma prevalentemente dimedicina, neurologia, geriatria, nonsono ancora nelle condizioni di tor-nare presso il proprio domicilio masono stabilizzati e necessitano di unintervento a bassa intensità di cura.Ad oggi abbiamo circa duecentoposti letto, centoventi presso laFondazione Maugeri, trenta pressola Casa di Cura San Carlo e altritrenta che stanno per essere attivatipresso l’Ospedale San Giuseppe. Inqueste strutture i pazienti possonoessere ricoverati per brevi periodi,in media dai sette ai trenta giorni aseconda delle necessità di cura.L’ASL svolge un ruolo di governan-ce, nel senso che definisce il rap-porto mediante una centrale opera-tiva, valida i criteri di accesso dei

pazienti, attua il monitoraggio e ilcontrollo di qualità delle prestazionierogate. L’attività è iniziata il 15 giu-gno, in questo momento abbiamogià attivato un certo numero di rico-veri e il tutto andrà a regime neiprossimi mesi.Come dicevo prima, il progetto disviluppo di uno sportello multifun-zionale è quello verso cui stiamoandando. Il miglioramento dell’ac-cessibilità ai servizi e della presa incarico si gioca per noi principal-mente su una capillarizzazione deipunti di accesso. Siccome ci sonodelle zone nelle quali i servizi sonoancora distanti dal cittadino, l’idea èdi creare degli sportelli multifunzio-nali sia di tipo amministrativo sia diorientamento, cioè di presa in cari-co, molto simili a quelli individuatidai precedenti relatori. In questisportelli noi vediamo anche l’inseri-mento di mediatori culturali comequelli che già lavorano presso alcu-ne strutture tipo consultori pediatri-ci o consultori familiari, per orienta-re anche i cittadini stranieri chenumerosissimi si rivolgono allenostre sedi. Per il progetto cheandremo a sviluppare, comunque,terremo conto sicuramente dei sug-gerimenti ricevuti questa mattina.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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SSaarraa VVAALLMMAAGGGGIIConsigliera regionale Partito Democratico

Dopo i primi interventi di questa mattina, che si sono inseriti in un quadrocomplessivo di riflessione sul governo dell’intervento in ambito sociale dellaRegione Lombardia, continuiamo con le buone pratiche e con le esperienze,a dimostrazione che anche le proposte politiche possono essere realizzate.Maura Ruggeri, Assessore alle Politiche sociali, ci parlerà dell’esperienza delComune di Cremona.

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Anzitutto grazie per questa occa-sione davvero significativa di

incontro e di confronto.Il tema di oggi, cioè la progettazio-ne di un punto unitario di accessoai servizi sociali e sociosanitari,quindi alle due reti, si colloca inmodo molto chiaro, come visionestrategica, non a livello comunalema a livello distrettuale. Questocredo che sia un elemento fonda-mentale e da questo elemento vor-rei partire, oltre che dal tema delleattese ingenerate dai processi attua-tivi della legge nr. 3/2008, per poiriposizionarmi su quanto sta avve-nendo sul territorio.Già la relatrice lo diceva prima: iDistretti allo stato attuale stannoportando a conclusione la secondafinalità dei piani di zona; quindi,anche in relazione ai processi attua-tivi della legge 3/2008, già ci si stainterrogando sugli assetti futuri, sul“che fare”. Allora, per riprendere iltema centrale, io direi che occorretracciare un primo bilancio, farealcune considerazioni sulla situazio-ne riguardante i Distretti sociali.Anzitutto, io credo che si possa direche il Distretto sociale (intendo, evi-dentemente, l’ambito costituito dapiù Comuni come interfaccia delDistretto sociosanitario) oggi si staeffettivamente affermando come unnuovo soggetto del welfare locale.Questo è importante dirlo perché

non è affatto scontato, in una realtàcome il territorio lombardo che,come sappiamo, è ad elevata fram-mentazione municipale. Prendiamoad esempio il Distretto di Cremona:su una popolazione complessiva di150.000 abitanti, abbiamo 47Comuni di cui, escluso il Comunecapoluogo, la stragrande maggio-ranza è sotto i 2.000 abitanti. Capite,quindi, la complessità e la fatica dicostruire effettivamente una rete.Qui bisogna dire che le forme asso-ciative sviluppate dai Comuni chehanno consentito di superare o per-lomeno di avviare il superamentodella frammentazione in ambitosociale si sono sviluppate in assenzadi direttive, di forme di supporto edi incentivazione da parte regionale,come invece mi risulta sia avvenutoin altri territori. E questo è un datoche sicuramente influisce sulla com-plessità del lavoro dei Comuni.Abbiamo riscontrato che in realtàl’attenzione in questi anni dellaRegione si è concentrata maggior-mente sulle forme di utilizzo deglistanziamenti delle risorse prove-nienti dal Fondo nazionale dellepolitiche sociali e dalle leggi di set-tore, sull’attuazione dei titoli sociali(buoni e voucher), più che su pro-cessi di costruzione dei Distrettisociali, su processi riorganizzativiche però sono fondamentali per iComuni. Devo dire che questi pro-

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IIll rruuoolloo ddeell ddiissttrreettttoo ee ddeellll’’iinntteeggrraazziioonnee ssoocciioo--ssaanniittaarriiaa

ddii MMaauurraa RRUUGGGGEERRII Assessora alle Politiche sociali Comune di Cremona

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cessi sono assolutamente aperti.Siamo di fronte a un cantiere, daquesto punto di vista.Allora la domanda, prima di venireal discorso del punto unitario diaccesso che qui vorrei affrontare,anche proprio in relazione all’attua-zione della legge nr. 3/2008, è:quale futuro?Io credo che qui il problema che cidobbiamo porre, se vogliamo dav-vero entrare in una logica di effetti-va sussidiarietà verticale, è come inquesta fase possiamo aiutare iComuni a mettere a sistema l’espe-rienza di questi anni. Cioè mi chie-do: la programmazione sociale diambito così come è venuta avanti èdestinata ad essere limitata allagestione delle sole risorse aggiunti-ve (Fondo nazionale, leggi di setto-re), che tra l’altro, lo sappiamo tutti,costituiscono una parte assoluta-mente minima della spesa socialedei Comuni, come è stato riscontra-to anche da recenti rilevazioni? Oppure i Distretti si candidano adiventare qualcos’altro e quindi ilfuturo è quello della costruzione diun vero sistema sociale di ambito? Se questa è la prospettiva, come iocredo debba essere (diversamenteci condanniamo a una marginalitàpura), allora c’è ancora tantissimolavoro da fare. In questo caso, però,ha anche senso parlare, ad esem-pio, di consolidamento delle formeassociative, ha anche senso parlaredi affidamento al Distretto di perso-nalità giuridica, come in varie realtàsi sta facendo sotto diverse forme(consorzi sociali, aziende consortilie quant’altro). Questo lo dico per-ché io vengo da un territorio in cuiesiste una pluralità di fondazioni,

nate anche dalla trasformazionedelle IPAB, che non solo gestisconoservizi di natura residenziale, mache si candidano a gestire tutti i ser-vizi territoriali destinati alla fragilitàe alla non autosufficienza e chechiedono ai Distretti di assumere unruolo stabile di interlocuzione e diregolazione delle reti sociali esociosanitarie presenti sul territorio.Quindi vi è questa richiesta cheviene proprio dai soggetti del terzosettore di individuazione di uninterlocutore sovracomunale, per-ché il piccolo Comune molto spessomostra oggettivi limiti. Pensiamoalla sproporzione tra aziende socialigrandi e il piccolo Comune che nonpuò essere un interlocutore su tuttele politiche e sulla programmazioneterritoriale. Occorre quindi fareancora un grande sforzo di indirizzoe di riorganizzazione, da questopunto di vista, che però non puòessere lasciato alla spontaneità deiterritori. A maggior ragione ora chesi sta uscendo da una fase di speri-mentazione e si devono affrontaremolti nodi, occorre che anche inrelazione all’applicazione dellalegge nr. 3/2008, come diceva primala relatrice Peroni, nei percorsiattuativi si diano strumenti, indirizzi,sostegni e supporti per realizzarequesti stessi percorsi.In primo luogo, bisogna affrontarealcune questioni. Ad esempio, esisteancora una fortissima differenziazio-ne nei regimi di accesso ai servizinell’ambito dei Distretti, esistonoancora grandi differenze nella valu-tazione della capacità economicadei richiedenti e nella comparteci-pazione alla spesa, esistono ancoradisomogeneità e frammentazioni

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negli interventi. Questi elementi,che stanno a monte rispetto aldiscorso del punto unico d’accesso,vanno assolutamente presi in consi-derazione, perché sono gli elementiche poi influiscono fortemente suldiscorso dei LEA sociali e sociosani-tari. Infatti, il problema che ci siamoposti nel momento in cui abbiamopensato alla progettazione di unpunto unico di accesso è stato pro-prio come rispondere all’esigenza direndere il più possibile omogenei euniformi i livelli essenziali di assi-stenza da fornire al cittadino. E’vero che c’è un grossissimo ritardorispetto alla definizione dei LEAsociali; non per questo, però, neiterritori si è rimasti fermi, tutt’altro:se abbiamo lavorato e stiamo lavo-rando, è anche perché la legge qua-dro 328/2000 da questo punto divista alcune indicazioni abbastanzapuntuali le dà.Allora, il progetto della porta unita-ria di accesso ai servizi (e parlo diprogetto perché ci si deve muoverea step, evidentemente, più che altroseguendo un percorso che richiedepoi delle fasi attuative) l’abbiamopensato rivolto a tutto il Distretto,quindi non solo al Comune diCremona, anche se per il momentoè partito solo per il Comune diCremona. Noi ci ritroviamo moltonell’impostazione rappresentatanelle relazioni introduttive perchéqui non si tratta di un semplicesportello informativo per la cittadi-nanza, non si tratta solo di un uffi-cio di segretariato sociale, si tratta diuno sportello che si propone ilcompito innanzitutto di governarel’accesso, quindi di lavorare sui con-tenuti a cui mi riferivo prima, che

riguardano i temi relativi all’unifor-mità delle condizioni d’accesso,quindi sui regolamenti e quant’altro.Quindi: regolare e monitorare l’ac-cesso con una funzione anche diosservatorio e rinviare a un secondolivello la presa in carico.Il tema della presa in carico (su cuidicevo che già stiamo lavorando nelComune di Cremona) ha significatoe significa una completa riorganiz-zazione dei modelli di presa in cari-co del settore. In questo senso, stia-mo rivoluzionando tutto quanto. Apartire dalle aree specialistiche,(anziani, disabili, ecc.), su cui abbia-mo impostato il servizio, stiamocompletamente rivedendo il model-lo organizzativo e stiamo riposizio-nando in modo trasversale anche lapresa in carico per quanto riguardala domiciliarità delle strutture inter-medie e la residenzialità. Tutto ciòsta cambiando il nostro orizzonte,sempre però, come dicevo, perstep. L’orizzonte è quello distrettua-le, ovviamente, però per il momen-to è interessata solo la rete sociale,anche se lo strumento come impo-stazione si candida da subito adaccogliere il tema dell’integrazionesociosanitaria. Se ci mettiamo inquesto orizzonte, è del tutto eviden-te che le tematiche dell’accesso edella presa in carico delle personefragili e non autosufficienti richia-mano assolutamente e necessaria-mente un elemento di condivisione,di accordo, di concertazione con larete sociosanitaria, anche se quiriscontriamo un punto di difficoltà,cioè non possiamo nascondercicome questo sia l’elemento più deli-cato e più faticoso del percorso.Credo proprio che in questa diffi-

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coltà di integrazione stia il punto digrande debolezza del sistema diwelfare lombardo, che poi vieneriproposto nelle condizioni normati-ve, perché questo è l’elemento chepoi può mettere in discussione tuttol’impianto che si costruisce attornoalla presunta libertà di scelta del cit-tadino, una libertà di scelta che, senon si costruiscono determinatecondizioni, diventa più una petizio-ne di principio che una condizionereale.Mi spiego.Riferendoci soprattutto alle con-dizioni di fragilità e di non autosuf-ficienza, cosa registriamo concreta-mente, tenendo le due reti separate? Registriamo, ad esempio, che pressol’anziano fragile ricoverato a domi-cilio si affaccenda tutta una serie difigure con compiti di natura siasociale che sanitaria, infermieristica,che, se non sono tenute insieme daun piano personalizzato, costruitosulla persona, ma che prevede l’in-tegrazione di più competenze,rischiano di lavorare in modo asso-lutamente scoordinato e di creareproblemi di orientamento e digestione sia alla persona che allafamiglia che vi ruota attorno. Nonsolo, ma il fatto che vi siano diversiriferimenti di tipo amministrativo,informativo, invece di alleggerire laburocrazia, che è l’obiettivo comunea cui tendiamo, molto spesso l’ap-pesantisce, perché tocca alla fami-glia e alla persona ricostruire i per-corsi. Quindi è questo il discorsoche noi, partendo proprio dallanecessità di offrire un punto unico,ripeto, non solo informativo, ma dipresa in carico e di garanzia del-l’accesso , possiamo aggredire,

accompagnando, orientando, soste-nendo e in questo modo garanten-do una libertà di scelta anche rispet-to alla capacità di fornire servizi daparte di diversi gestori. Il problemache a noi interessa è pero la qualitànell’accompagnamento e nell’acces-so.Percorsi e processi, evidentemente,vanno in qualche misura individuatie regolati in maniera puntuale, apartire dal livello regionale e quindidai percorsi attuativi della legge,altrimenti è difficile arrivare a unaricomposizione a livello di territorio,se non ci sono delle indicazionimolto precise. Per fare un esempioconcreto, la legge nr. 3/2008 parladi valutazione globale del bisogno,ma, se non vengono chiaramenteindividuati strumenti di valutazionemultidimensionale del bisogno (cosache esiste in quasi tutte le normati-ve regionali sul sociosanitario), poidiventa difficile darci effettivamentequesti strumenti di valutazione. NelDistretto di Cremona, per esempio,l’accesso alle RSA è regolamentatoin un certo modo, con un protocol-lo di intesa che abbiamo assunto alivello locale fra Distretto, entigestori, e ASL, ma a Brescia le cosestanno diversamente e altrove nonc’è nessuna regolamentazione.Questo non credo che sia tutelantenei confronti della persona cherichiede di accedere a questo tipodi servizio. Quindi condivido quan-to diceva prima il professorMozzanica: la dismissione di funzio-ni gestionali da parte dell’ASL nonpuò comportare una deresponsabi-lizzazione rispetto alle forme digaranzia e di tutela che è compitodel servizio pubblico, quindi anche

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dell’ASL e delle istituzioni sociosani-tarie, garantire e promuovere. Maquesto, perché non resti una sem-plice dichiarazione di principio,deve evidentemente comportaredegli accordi che, ripeto, per essereefficaci vanno regolati e non esclu-sivamente lasciati alle buone prassi,ai buoni rapporti nelle istituzioni,alle competenze professionali alivello di territori. Questo credo siaun tema fondamentale.Un’ultimissima questione (ma lavoglio porre perché è importante enon capita frequentemente di averemomenti di confronto come questi)è davvero quella dei costi e dellasostenibilità del sistema. Mi rifaccioin modo particolare al tema dellacronicità per significare l’urgenzache questa questione sta assumendonei territori. Sappiamo che cosacomporta e che cosa comporteràsempre di più in futuro il tema del-l’invecchiamento della popolazione,che cosa ha comportato il trasferi-mento sulle strutture sociosanitarie,soprattutto quelle residenziali manon solo, di funzioni assistenziali ditipo sanitario. La funzione vicarianei confronti dell’ospedale compor-ta un ricarico in termini di standardassistenziali, costi di gestione e tarif-fe sul sociale, Comuni e famiglie.Questo sta succedendo nell’areadegli anziani, sta succedendo nellapsichiatria, cioè la cronicità nonviene più gestita a livello sanitarioma a livello sociosanitario; sta suc-cedendo nelle disabilità e quant’al-tro. Teniamo conto anche che esisteormai una giurisprudenza consoli-data per cui, per quanto riguarda icriteri di compartecipazione allaspesa, sempre più ormai si dice che

l’ISE è quello della persona presa incarico, dell’assistito, quindi la pro-spettiva è non fare più ricorso aitemuti alimenti. Questo caricheràsul sociale e sui Comuni dei costiassolutamente insostenibili ed è uncampanello d’allarme rispetto aquello che può essere il futuro delwelfare locale, perché, o davvero iltema del Fondo per la non autosuf-ficienza - a partire dalle risorse giàstanziate dal governo precedente eche non si capisce se, come e conquali criteri poi verranno girate ederogate ai territori - viene ripresoincludendo aspetti che non sonosostenibili (tutto il discorso dellerette, ecc.) dalle famiglie e daiComuni, o altrimenti penso che nonriusciremo a garantire quello che èstato fino adesso un livello fonda-mentale di protezione sociale che èvenuto avanti nei territorio. Anchequi penso che si collochi il tema diun vero federalismo fiscale, cheperò coinvolga in una logica di sus-sidiarietà orizzontale anche il livellodelle autonomie locali.Diversamente temo – a meno chenon sia questo il pensiero – chearriveremo a un drastico ridimensio-namento di quel sistema di prote-zione sociale che conosciamo e chefino a qui ha comunque rispostofortemente a bisogni fondamentalidi accompagnamento dei cittadini.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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SSaarraa VVAALLMMAAGGGGII

Dalle esperienze sul territorio, torniamo alle persone e alla necessità di rico-noscere alle persone, in particolare le persone più fragili e gli anziani, l’esigi-bilità dei diritti.Do la parola a Tino Fumagalli, in rappresentanza delle Segreterie regionali diSPI CGIL, FNP CISL, UILP UIL.Vorrei ringraziare la senatrice Fiorenza Bassoli, che ci ha raggiunto.

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Io parlerò solo del punto unicod’accesso ai servizi, ma devo fare

una premessa che si collega sia all’intervento dell’assessore Ruggeriche all’intervento del consigliereregionale Margherita Peroni.Io ho partecipato a tutte le riunionidella Terza Commissione per contodei sindacati regionali dei pensiona-ti di CGIL, CISL e UIL, a volte anchecome supporto alle associazioni divolontariato, e devo dire che hoapprezzato e apprezzo moltissimo illavoro che la consigliera Peroni hafatto di raccolta e recepimento diproposte diverse dalle sue; in parti-colare, ho apprezzato notevolmentel’opportunità di finanziare tramite ilFondo nazionale per la non auto-sufficienza un Fondo regionale perla non autosufficienza.Ho fatto questa premessa per direche come organizzazioni sindacalinoi abbiamo stima per MargheritaPeroni, per il lavoro che lei ha svol-to, ma siccome l’ho sentita teorizza-re sull’utilizzo di una parte delFondo nazionale per la non auto-sufficienza, vorrei maggiore chiarez-za e qualche ulteriore garanzia.Come noi siamo grati a lei per avererecepito questo impegno nellalegge regionale, siamo grati algoverno Prodi per aver accolto lanostra proposta nazionale e averlain parte finanziata.Noi abbiamo manifestato più volte

al governo Prodi il nostro apprezza-mento per il segnale dato con lacostituzione del Fondo nazionaleper la non autosufficienza. Manonostante un accordo bipartisantra le parti politiche nella legislazio-ne precedente per la costituzionedel Fondo, dopo di che, i ministriTremonti prima, Siniscalco dopo,l’hanno affossato.Pur essendo comunque riconoscen-te a Prodi, però, io sono fra quantidicono che i cento milioni di euroiniziali sono una goccia nel mare, inquanto tutti gli studi sulla non auto-sufficienza ci dicono che per partireoccorrono come minimo tra i due ei quattro miliardi di euro. Allora iomi preoccupo ogni volta che sentodire che le risorse che sono già infi-nitesimali possono venire adoperateper altri scopi, seppur importanti.Ricordo pure che prima delle ele-zioni del 2005 le federazioni regio-nali dei pensionati di CGIL, CISL eUIL scrissero una lettera accorata alPresidente della Regione Formigoniper chiedere un incontro in cuidiscutere di tre temi, di cui uno erail finanziamento per la costituzionedi un Fondo per la non autosuffi-cienza. Dopo un incontro primadelle elezioni in cui il PresidenteFormigoni espresse interesse per lenostre richieste ma che però erafondamentale vedere anche cosasarebbe successo a livello naziona-

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LL’’iimmppoorrttaannzzaa ddeelllloo SSppoorrtteelllloo uunniittaarriioo ppeerr ggllii aannzziiaannii

ddii TTiinnoo FFUUMMAAGGAALLLLII Segreterie regionali SPI CGIL, FNP CISL, UILP UIL

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le, noi stiamo ancora aspettando ilsecondo incontro. In questo sensosono preoccupato, perché io cheseguo da vicino questa questionedella non autosufficienza ritengoche essa sia una tragedia del nostrotempo, ma non tutti si rendonoconto della gravità della situazione,destinata solamente a peggiorare.Proiezioni di vario tipo danno tutteper certo che la situazione peggio-rerà, ma non solo, il suo effettosulle condizioni delle famiglie saràdisgregante, perché i costi dellerette di ricovero hanno raggiuntolivelli insostenibili. Il Fondo per lanon autosufficienza, quindi, sia essoregionale o nazionale, deve servireprima di tutto ad alleviare le soffe-renze delle famiglie e dei fruitori diun servizio da loro non desideratoma che si trovano a subire. Quindimi preoccupo quando sento certecose, perché il Fondo per la nonautosufficienza deve servire a favo-rire la domiciliarità, deve servire apotenziare i centri diurni, deve ser-vire a finanziare il servizio dibadantato, deve servire a compiereuna serie di cose atte ad alleviare ilpiù possibile la sofferenza di chi èin condizioni drammatiche.Fatta questa premessa, vengo al miobreve intervento sul punto unico diaccesso ai servizi, come recita il tito-lo del convegno in corso, quasi asottolineare come con il varo dellalegge regionale n. 3/2008 sui servizialla persona si sia persa l’occasionedi regolamentare la garanzia delleprestazioni sociali o sociosanitariein modo più confacente alle aspet-tative degli utenti, in particolare deisoggetti più fragili e degli anziani,come peraltro già parzialmente pre-

visto da leggi e norme vigenti.Non è per nulla superfluo ricordareciò che la legge 328 del 2000 affer-ma: che in ogni ambito territorialedeve essere garantita l’erogazione didiverse prestazioni, fra cui quelledel servizio socio-professionale edel segretariato sociale, attraversocui è possibile fornire informazionial singolo e ai nuclei familiari, esi-genza più che mai viva. Non solo, il Piano nazionale degliinterventi sociali 2001/2003, sem-pre collegato alla legge nazionale,prevedeva la configurazione di unastruttura gestrice di informazionidettagliate, aggiornate e personaliz-zate sulle risorse sociali presenti nelterritorio, sulle procedure e sullemodalità per accedervi, nonchésulle relative normative.E’ indubbio che il welfare dei servi-zi alla persona sta subendo nelnostro paese una sostanziale meta-morfosi. L’orientamento e la velocitàdelle trasformazioni in atto genera-no a loro volta un cambio di scena-rio, nell’attesa di welfare, determi-nato anche da un concetto generaledi salute diverso rispetto al passato.Inoltre, le competenze che il nuovoTitolo V della Costituzione assegnaalle Regioni nel settore sanitario esociale formano il presuppostoessenziale per costruire un sistemadi welfare commisurato alla comu-nità locale. Il nuovo spazio dedicatoalla territorializzazione sia sanitariache sociale contribuisce a determi-nare nuove e diverse aspettative.Per dare risposta a bisogni concretie assai tangibili non bastano iniziati-ve lodevoli come la pubblicazionedella Carta dei Servizi, occorre unosforzo maggiore per far sì che

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venga attuato un fondamentale dirit-to del cittadino: il diritto di conosce-re le varie opportunità offerte inrelazione ai bisogni, per orientarsinel far fronte alle varie esigenze chela vita quotidiana pone. Tutto ciòper prevenire o ridurre, se non eli-minare, situazioni di bisogno e didisagio, individuale o familiare,derivanti spesso da un reddito ina-deguato, da difficoltà sociali, dacondizioni di non autonomia.Prima di addentrarmi in modo piùpreciso e pratico nella materia di uneventuale, auspicabile punto unicodi accesso, ritengo necessario supe-rare il nodo della contrapposizione- a mio avviso assai fuorviante - fracoloro i quali ritengono svolgibile lafunzione di segretariato sociale soloda personale specializzato (assisten-ti sociali e quant’altro) e coloro iquali - io fra questi - sostengonoche, nulla togliendo all’indispensa-bilità di prestazioni professionali,esistono molte altre funzioni o pre-stazioni, certo meno professionali,ma non per questo meno importan-ti. Succede frequentemente, quasisempre con la popolazione anziana,che molti diritti sociali o sanitarisiano disattesi, perché i potenzialifruitori ne ignorano l’esistenzaoppure si fermano di fronte a com-plessità burocratiche e procedurali,lo ricordava stamattina la consiglieraArdemia Oriani nella sua introdu-zione, poste sovente proprio perscoraggiare l’utenza.Per fornire indicazioni che dianouna risposta varia a esigenze talvol-ta banali, è forse necessaria la lau-rea? Io credo di no.Concludendo quindi sulla parterelativa al segretariato sociale, noi

ribadiamo che il servizio in quantotale, professionale o meno, deverappresentare la risposta istituziona-le a un bisogno di informazionepresente a tutti i livelli, a cui posso-no concorrere a vario titolo anche isoggetti operanti sul territorio. Inparticolare, occorre evitare che lepersone o le famiglie più fragili omeno informate vengano scoraggia-te nella ricerca di un aiuto, a frontedi barriere burocratiche, informati-ve, culturali, organizzative, chedevono essere comunque rimosse.Il diritto all’informazione è un ele-mento fondante e qualificante di unsistema democratico. Questo è sem-pre opportuno ricordarlo.Accanto alla funzione del segreta-riato sociale, essenzialmente diinformazione, nasce l’esigenza, unavolta accertati i bisogni e le aspetta-tive delle persone, di attuare unapresa in carico dell’utente. In que-sto modo il soggetto portatore di unbisogno troverà le porte aperte, omeglio, una guida alla conoscenzadei servizi a lui vicini territorialmen-te. Tradotto nella pratica corrente,ciò significa che il punto unitario diaccesso ai servizi sociali diventa unluogo in cui i principali soggettioperanti nel sistema dei servizisociosanitari predispongono presta-zioni di base diverse. Il punto unita-rio di accesso deve quindi: registra-re la domanda sociale espressa –non sempre in modo palese - dallepersone e dalle famiglie; fornireinformazioni, soprattutto di fronte afenomeni di devianza o di esclusio-ne sociale, sull’offerta dei servizidisponibili, nonché sulle modalità diaccesso agli stessi; favorire l’incon-tro tra domanda e offerta nei servizi

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di cura; erogare i primi servizi diassistenza e di presa in carico, lad-dove si pone la necessità di accom-pagnare l’utente nel sistema dei ser-vizi soprattutto quando l’utente nonvuole solo informazioni ma ancheaiuto fisico per accedere ai servizistessi, garantendo contemporanea-mente un raccordo stretto tra servizisociali e comunali e analoghi serviziprevisti dalle ASL (troppo spesso c’èincomunicabilità totale), per poterdefinire nel modo più preciso possi-bile se i bisogni espressi sianoriconducibili all’area sociale o all’a-rea dell’integrazione sociosanitaria.In conclusione, il punto unico diaccesso ai servizi può diventare unsistema efficiente e nuovo rispettoall’antica modalità di prestazione delwelfare classico per la presa in cari-co dell’utente e il suo accompagna-mento nel sistema in essere, dove leprestazioni previste sono troppospesso sconosciute ai possibili utiliz-zatori e quindi non usufruibili. Persvolgere meglio un’attività così com-plessa è però fondamentale indivi-duare i vari soggetti che possonofungere da antenna nella rete deiservizi già oggi esistenti come le par-rocchie, le associazioni, i patronati,ecc. Io non sogno primogeniture sin-dacali. Ben vengano, quindi, tuttiquesti soggetti già presenti a variotitolo sul territorio, ma un’operazionedi coordinamento può servire acostruire un sistema efficiente edefficace per i bisogni dei cittadini.Il punto unico di accesso ai servizipuò essere creato anche nellanostra regione, ma per fare ciòoccorrono scelte politiche chiare,soprattutto occorre una volontà bendeterminata.

Allora, poiché stamattina tutti hannocitato Bauman, io concludo conNicola Abbagnano. Dice Abba-gnano: “Tutte le scelte, dalle piùbanali alle più importanti, da quellestrettamente personali a quelle cheinvestono il destino di gruppi o diintere comunità, dipendono dallaquantità e dalla qualità delle infor-mazioni di cui disponiamo e dallanostra capacità di utilizzarle”. Abbagnano dice ancora: “Quandol’informazione manca o quando,essendo disponibile, non è autoriz-zata, i problemi rimangono insolu-bili. Questo accade anche per i pro-blemi della vita quotidiana. Solo laregistrazione, la selezione e l’usoaccorto delle informazioni limitanola forza del caso e diminuiscono ilrischio dell’insuccesso”. Questo è quanto il sindacato deipensionati, assieme alle confede-razioni sindacali, cercherà di portareavanti in tutti i modi, nei confrontidella Regione, nei confronti di unipotetico accordo con l’ANCI.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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SSaarraa VVAALLMMAAGGGGII

Grazie anche per la chiarezza e la schiettezza.Abbiamo tempo per il dibattito e di confronto, per cui si può iscrivere a par-lare chi volesse offrire un contributo ai nostri lavori.

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RRoobbeerrttoo TTRREEFFIILLEETTTTIIFederconsumatori Lombardia.

Quando tu tocchi con mano lasanità lombarda è perché hai la

sfortuna di doverne utilizzare i ser-vizi. Sarò più concreto: abbiamoparlato di contratti, abbiamo parlatodi accreditamento, abbiamo parlatodi coinvolgimento, ma io credo chebasterebbe molto banalmente anda-re in un qualsiasi centro diagnosticoaccreditato dalla Regione Lombardiae dalle varie ASL per vedere comel’assistenza sanitaria per il cittadinonon funzioni. E’ possibile, secondo voi, fissareappuntamenti per esami di radiolo-gia ogni cinque minuti? Cioè, uncentro diagnostico può fissare dodi-ci appuntamenti nell’ambito di un’o-ra per anziani, bambini, disabili,uomini sorretti dalle mogli perchénon stanno neanche in piedi. Ora,un esame radiologico per un anzia-no - come io ho constatato ieri, pur-troppo, avendone bisogno - nondura meno di venti minuti: l’anzianodeve entrare, deve essere spogliato,deve essere radiografato, deve esse-re rivestito, deve attendere che glidicano che le radiografie vannobene. Ieri in quell’anticamera eranopresenti ben dodici persone, perchéogni cinque minuti era stato fissatoun appuntamento. Questo cosa vuol dire in soldoni? Vuol dire che c’è un problema diaccreditamento, c’è un problema dinon controllo di quello che fannonella realtà i centri accreditati.Quando la dottoressa dell’ASL miparla di contratto, io questo contrat-to lo voglio vedere, perché oggisono stato estremamente stimolato

da questo convegno, dove sonovenuto a sapere di cose bellissime.Naturalmente non possiamo cheessere grati alla Regione Lombardiadel fatto che vengano approvatetutte queste cose, però dobbiamoessere concreti. Un’associazione diconsumatori deve essere vicina alcittadino. Io ieri vi assicuro che eroinfuriato, come erano infuriati ibambini che piangevano e siaggrappavano alla mamma dicendo“quando ce ne andiamo?”, come loera l’anziano che diceva alla moglie“me ne voglio andare da questoinferno” e che solo la praticità dellamoglie ha trattenuto. E naturalmen-te il medico, alla domanda “ma cosaavete combinato?”, ha risposto “nonè colpa mia, ditelo ai dirigenti”.A quel punto io ho semplicementedetto “ma lo scandalo Santa Ritanon ha insegnato nulla?”. Cioè, tutti i giorni i cittadini sonocostretti a subire delle angherie, conritardi che superano le due ore. Ioavevo l’appuntamento alle dodicimeno un quarto e ho fatto la miaradiografia all’una e venti, e c’eranoancora bambini e anziani, in quel-l’anticamera. La cosa incredibile,questo per dire proprio come vienetrattato il cittadino è che quando tifissano l’appuntamento ti chiedono,con un’ipocrisia veramente intolle-rabile, “per favore, venga mezz’oraprima”. Perché la paura qual è?Che tu non paghi il ticket. Quindi ilcentro diagnostico concretizza lapropria azione chiedendoti di arri-vare addirittura prima perché cosìpaghi il ticket, altrimenti magari nonfai in tempo a pagarlo, e poi stai lìdue ore oltre l’orario dell’appunta-mento.

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Allora è su queste cose che noicome associazione dei consumatoriintendiamo agire. Noi stiamo cer-cando di costituire all’interno diFederconsumatori anche un settoresanità per poterci occupare di politi-che sanitarie. Non agiremo comeun’associazione di volontariato,faremo azioni proprio concrete sulterritorio. In questo senso, se lo SPI-CGIL ci desse veramente una manoa fare quel monitoraggio dei servizie degli accreditamenti.Noi abbiamo bisogno di aiuti,abbiamo bisogno di progetti.All’interno della Regione Lombardiasi può fare benissimo un progettoper l’accertamento degli accredita-menti e di contratti che altrimentiresteranno sempre sulla carta enella realtà non saranno mai appli-cati.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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GGiiuusseeppppee SSAARROONNNNIICGIL, CISL e UIL

Innanzitutto grazie per l’invito. Gliapprofondimenti che abbiamo

fatto in casa sindacale sulla legge3/2008 ci portano a sottoscrivere inmodo quasi totale le cose che hadetto il professor Mozzanica suquello che è l’approccio, la positi-vità, ma poi c’è tutto il lavoro appli-cativo e attuativo della legge dafare.Per quanto riguarda il tema indiscussione, cioè quello di uno stru-mento che renda maggiormentefruibile e faciliti il rapporto tra servi-zio e bisogno del cittadino, noi unanno e mezzo fa o forse più abbia-mo inserito nell’ambito del proto-collo da noi sottoscritto con ilComune di Milano uno strumentoda mettere in cantiere velocemente.Ci sono però due elementi frenantiche non qualificherebbero questostrumento, anche se questo stru-mento venisse messo in campo.Per usare un eufemismo, direi chel’aspetto tecnico che sollecitavaMaria Grazia Fabrizio è l’elementoper noi più semplice da affrontare,tra virgolette. La questione che ciblocca rispetto alla possibilità direndere efficiente ed efficace lostrumento passa attraverso il concet-to di integrazione sociosanitaria.Noi abbiamo sollecitato, dentro l’a-zione di protocollo sottoscritto conil Comune, la costituzione di unosportello che tenga insieme tutte leattività indicate nel protocollo stes-so, dall’azione sociale, all’azionesanitaria, agli aspetti relativi al lavo-ro, perché il bisogno del cittadinooggi richiede una molteplicità di

azioni che, perché dia una rispostaconcreta, deve essere esercitata.Qual è il limite politico che abbia-mo evidenziato, nel tentare di met-tere in cantiere uno sportello? Lo diceva l’Assessore di Cremona:se con il livello politico, locale, pro-vinciale o comunale, si può trovareun ambito in cui collocare l’interes-se reciproco dei soggetti della rap-presentanza e dell’azione politicaterritoriale perché il servizio di cuisi parla è un servizio diretto, un ser-vizio utile, visibile e spendibileanche sul piano proprio dell’azionemeramente elettorale, per dirla inmodo brutale, quello che noi trovia-mo difficoltà a rilevare è ciò chepassa attraverso la relazione tra l’as-sistenza sociale e quella sanitaria.Io ho sentito la bella illustrazionedella dottoressa dell’ASL. Anche conl’ASL di Milano noi abbiamo sotto-scritto un protocollo, ma io non hosentito una sola volta citare quegliinterventi fatti sul territorio, ma inte-grati con l’azione sociale. Il proto-collo tra ASL Città di Milano eComune di Milano risale al 1998 eoggi noi ne stiamo sollecitando laridefinizione, visto anche il quadrosociale diverso, perché Milano ècambiata, la città metropolitana èdiventata un’altra cosa, gli anzianisono diversi da quelli che c’eranonel ‘98, non fosse altro che per laquantità. Allora un protocollo nonesiste e un lavoro di integrazionenon c’è, ognuno tende a mettere incampo gli strumenti che ha. Per l’a-mor di Dio, meglio quegli strumentiche nulla, non sto buttando tuttonel cestino, però il rischio è che, seogni soggetto si muove in questomodo e in questo contesto, il risul-

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tato sarà che il servizio che verràdato al cittadino si ridurrà di qualità.Come CGIL, CISL e UIL, noi abbia-mo già espresso la nostra opinione.La legge regionale è come uno sci-volo che ci può portare a costruiredegli strumenti, è la base di unalogica, di un pensiero, di un mododi ragionare positivo intorno ai temidell’integrazione sociosanitaria e delservizio al cittadino, però i vari sog-getti devono cominciare a pensarein modo diverso, altrimenti il rischioè che ognuno di noi, a partire dalsindacato, metta in campo deibuoni strumenti, che però, se lascia-ti a se stessi e non integrati conun’azione di tipo sociale, alla lunganon daranno fino in fondo la rispo-sta che serve.La cosa che noi sollecitiamo e sucui continueremo a fare il nostromestiere, che è di ordine contrattua-le, è che – e lo diciamo ogni volta –ASL Città di Milano e Comune diMilano si riattivino dentro un proto-collo nuovo di azione congiunta ecomune, in modo da avere unostrumento vero di risposta ai biso-gni della gente.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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EEggiissttoo GGUUAARRNNIIEERRIIAssociazione Presente e Futuro

Buongiorno a tutti e grazie perl’invito.

L’Associazione Presente e Futuro sioccupa di disabilità. L’ Associazione è praticamente natada una costola del Coordinamentogenitori di disabili e dei Centri diur-ni per disabili di Milano che rappre-senta 760 famiglie di utenti che fre-quentano i centri diurni.Recentemente anche a Milano ènata Milano Salute. La rete è in can-tiere. Si sta preparando anche unasperimentazione che potrebbe esse-re un punto di riferimento perquanto si è discusso questa mattina,quindi si sta monitorando l’accessoe la presa in carico. Attualmente sitratta solo di una ricerca per forma-re una banca dati generale, perindirizzare l’utenza verso una piùfacile conoscenza delle necessitàmediche nei vari momenti, in parti-colare nei momenti più urgenti. Sistanno poi unificando le informazio-ni tra il Centro Diurno Disabili, ilmedico di famiglia, il ProgettoDama del San Paolo e la famigliastessa, per dare una risposta imme-diata a livello di pronto interventoall’utenza che si dovesse trovare inun’altra parte della nazione. Cioè, seun cittadino si trova in vacanza ec’è un’urgenza, ecco che con unnumero di telefono si hanno tutti idati necessari per intervenire. Cioè,può capitare che un disabile siasolo in casa con la mamma e chequesta si senta male, per cui il disa-bile va nel panico, non sa a chirivolgersi, quindi con un numero ditelefono lì pronto diventa più facile

avere un sostegno perché c’è già unpunto di riferimento ben preciso. Lasperimentazione è prevista fino aluglio, però il termine dovrebbeessere prorogato fino a ottobre2008, poi ci sarà un bando di con-corso per continuare con la presa incarico. Quindi si pensa o quantomeno si spera di poter procedere.L’idea sembra buona, sarà senz’altroperfezionabile, perché tutto è perfe-zionabile, ma speriamo di poterandare avanti.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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SSaarraa VVAALLMMAAGGGGII

La parola al professor Francesco Bova, del quale conosco la capacità di ana-lisi e di sintesi, è un collaboratore del nostro gruppo consiliare che ha datoun forte contributo alla redazione del nostro progetto di legge alternativo aquello della giunta regionale.

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FFrraanncceessccoo BBOOVVAADocente di politiche sociali e collaboratore del Gruppo consiliarePartito Democratico

Buongiorno a tutti i convenuti. Ilmio sarà un brevissimo inter-

vento come richiesto dalla consi-gliera Valmaggi, ma devo apriresubito una parentesi con riferimentoall’intervento di Guarnieri che hacitato i centri per disabili di Milano.Queste unità d’offerta sono servizidiurni estremamente importanti perla qualità della vita di una personadisabile e per la sua famiglia.Dico ciò per rimarcare una delle cri-ticità della legge quadro regionalenr. 3/2008 sul tema della disabilità edell’handicap, sperando che poialcuni dei provvedimenti attuativipermettano di costruire percorsi vir-tuosi, quali quelli che noi comePartito Democratico abbiamo pre-sentato sia in Terza Commissionesia in Consiglio regionale, e rime-diare così ad alcune gravi lacunedelle legge. Perché credo che que-sto sia il nuovo impegno, dopo l’ap-provazione della legge, pur ricor-dando il grande lavoro politico edistituzionale che ha modificato posi-tivamente la prima proposta dilegge presentata dalla Giunta regio-nale nell’autunno del 2005. Credo che si debbano tenere pre-senti quelle che sono le difficoltànella costruzione di un modello diwelfare di fronte a diverse conce-zioni del mondo, anche rispetto aun punto unico di accesso ai servi-zi, che sono state, sia nelle audizio-ni sia nel rapporto con le istituzioni,molto diversificate. Naturalmentedevono essere costruiti dei punti di

vista ma è pure importante ancheavere un lessico appropriato. Edovrei chiudere qui la parentesidicendo che nella proposta di leggepresentata dalla minoranza e dalPartito Democratico sulla disabilitàera stato per esempio inserito unospecifico articolo sui progetti indivi-duali per le persone con disabilità,che nella legge attuale non sonopresenti, per cui io spero che con iprovvedimenti attuativi della leggepossa poi essere accettato il princi-pio della necessità di predisporreobbligatoriamente per ogni personadisabile un progetto di intervento adpersonam, nel solco della nostraproposta di legge, ovvero la neces-sità di redigere un progetto globaledi presa in carico a cui devono coe-rentemente riferirsi i progetti specifi-ci nell’ambito dei bisogni di istru-zione, lavoro, inclusione sociale eriabilitazione.L’amica Margherita Peroni ha dettoche la peculiarità della legge quadroè quella di dare un orientamento eche poi tutto sarà definito da attiamministrativi. Questo è un percor-so, però io so che è importante,anche all’interno di una legge qua-dro, sancire alcuni principi forti eanche alcuni percorsi procedurali,perché, in qualche maniera, forma esostanza devono stare insieme.Allora, nonostante si tratti di unalegge quadro, qualche declinazionenel merito poteva essere un po’ piùutile, proprio per riaffermare chealcuni principi hanno una valenzasimbolica che attiene alla politica eche non può essere consegnata adun semplice atto amministrativo cheè un provvedimento debole rispettoalla forza di una legge.

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Anche le associazioni hanno chie-sto, in incontri istituzionali o nelleaudizioni in III Commissione, dimettere un punto fermo su alcuneproblematiche di cui noi conoscia-mo nella realtà le forti criticità, alfine di evitare malintesi, ambiguità,erronee interpretazioni da Comunea Comune, da Distretto a Distretto,da piano di zona a piano di zona; epoi tra Comuni e Province, tra entilocali e ASL.Io ritengo che abbia avuto grandepeso il ruolo delle istituzioni, delleassociazioni di categoria, del mondodelle professioni, dei Comunidurante il lavoro preparatorio dellalegge e durante le audizioni, ma eraaltrettanto importante, proprio permigliorare e dare un contributoforte, che poi la politica facesse lapropria parte. E la politica ha fattola propria parte nel momento in cuiha costruito un progetto alternativoa quello della Giunta regionale.Ritengo, nonostante questo mioruolo di tecnico, che chi sta all’op-posizione debba pure presentarebuone proposte alternative. La stessa relatrice della legge,Margherita Peroni, nel suo interven-to ha ricordato che poi la legge èmigliorata, si è perfezionata all’inter-no del dibattito in Commissione enella sede deputata, il Consiglioregionale, perché c’era la possibilitàdi scegliere: non c’era soltanto unavisione del mondo, c’erano diversevisioni del mondo. Allora moltipli-care le visioni del mondo significaaccettare il pluralismo, confrontarsicon gli altri per migliorare. Perché iltesto uscito nel 2005 era moltopovero e forse anche con molteimprecisioni e con una visione

alquanto riduttiva rispetto ad unsistema di welfare moderno, com-plesso e caratterizzato dal valoredella comunità.Anche sul tema particolare, comequello di oggi dello sportello unicodi accesso o porta unitaria di acces-so alle prestazioni, io credo che cisia molto da fare, perché ho perce-pito ancora molta confusione, sianella forma sia nella sostanza, neiconfronti di questo servizio. Non èsoltanto un’etichetta, un titolo o unadefinizione che creano il servizio. Infatti, una cosa è una prestazionedel segretariato sociale, un’altracosa è una prestazione del serviziosociale professionale. Un’altra cosaancora è la prestazione di uno spor-tello nell’ambito dell’offerta sociosa-nitaria che dovrebbe operare a livel-lo sovrazonale e sovradistrettuale,secondo la mia visione di un siste-ma di welfare attento alla comples-sità dei bisogni e che si prende curadella persona. Ciò che da tempo mancava nellanostra regione era, dopo la leggeregionale 31/1997 di riordino dellasanità, una legge quadro di riordinodel comparto sociale, anche nelsolco della legge nazionale328/2000, con una forte caratterizza-zione nell’ambito della integrazionesociosanitaria. In Lombardia, rispet-to ad altre regioni, mancava pro-prio il tassello dell’integrazionesociosanitaria.Questa lacuna legislativa ha fattoemergere le forti e storiche criticitànei rapporti tra enti locali, ASL eaziende ospedaliere e mondo delterzo settore; in questo vuoto il cit-tadino effettivamente si è trovatomolto sballottato, rispetto a chi fa

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che cosa, ma anche rispetto a chipaga la prestazione.Allora una delle cose su cui è fon-damentale il confronto io credo siaanche la costruzione di un lessico,altrimenti continueremo a fare con-fusione. Essere padroni di un lessi-co e condividerlo con altri attori èutile ad individuare le funzioni e leprestazioni nobili dello sportelloche oggi è oggetto del nostro dibat-tito, al fine di evitare una duplica-zione di sportelli, perché poi ilrischio, se ci confondiamo pure sulpiano lessicale, è quello di averemolti sportelli che fanno le stessecose. Qui, nuovamente, è importante ilcontributo di tutti gli attori istituzio-nali e delle parti sociali, delle auto-nomie locali e di quelle funzionali,nel solco di quella matrice di valoriche ha informato il nuovo Statutodella regione Lombardia.E’ importante il contributo deiComuni, il contributo dell’ANCI e diLegautonomie, in quanto i Comunisono l’istituzione ove s’incontranoconcretamente sia la sussidiarietàorizzontale sia la sussidiarietà verti-cale.Il lavoro della III Commissione edel Consiglio regionale è un lavorodi carattere legislativo, perciò diforte indirizzo, ma deve essere sup-portato dalle esperienze che poi sigiocano sul territorio.

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DDaanniieellaa MMAARRTTIINNEENNGGHHIIPresidente dell’ANFFAS del Distrettodi Crema.

La nostra Associazione sul territo-rio gestisce servizi per disabili,

ma credo che l’esperienza che stia-mo vivendo nel nostro Distretto siasimile ad altre. Succede che spesso iregolamenti comunali siano moltodiversi tra loro rispetto proprio alrecupero delle spese. Alcune famiglie si trovano ad abita-re a pochi chilometri di distanzal’una dall’altra e qualcuna è chiama-ta al contributo totale del costo delservizio, per altre basta risiedere nelcomune vicino perché il costo delservizio sia totalmente gratuito. Oggi si è parlato di tante cose equesto tema forse è stato affrontatosolo di passaggio. Ricordiamociquesta cosa: dobbiamo dare l’op-portunità davvero a tutte le personecon disabilità di avere pari dignitàovunque esse risiedano e dobbiamodarci gli strumenti per unificare iregolamenti comunali. Credo che la legge nr. 3/2008possa essere un’occasione in questosenso.Quali sono gli elementi che devonoessere simili ovunque, per crearedavvero pari opportunità per tutti?Il mio è proprio un appello cherivolgo perché sono tante le fami-glie che potrebbero davvero avereuna migliore qualità di vita e unapari dignità, ovunque esse abitino.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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RRoossaalliiaa CCHHEENNDDIIAssessore alle Politiche sociali delComune di Fagnano Olona

Mi ha fatto molto piacere sentirel’Assessore di Cremona e capi-

re che qualcosa sta andando avanti,che ci sono delle prime esperienze.Sul problema dello sportello unita-rio è del segretariato sociale ho giàincontrato la Consigliera Peroni. Ora tutti ci stiamo ponendo moltedomande, tutti abbiamo letto e rilet-to la legge 3/2008 e uno dei temiche si evidenzia è proprio quellodel cosiddetto segretariato sociale osportello unitario, che credo andràben definito, perché non pensiamo,almeno a livello di Comuni, che siala stessa cosa. Cioè, l’interpretazio-ne che noi ne abbiamo dato è chedavvero non deve trattarsi di unosportello informativo ma di qualco-sa di molto più importante, chevada oltre, perché un buon livelloinformativo nei singoli Comuni,dove i piani di zona funzionano, giàc’è. Ciò che manca è la possibilitàdi far prendere in carico davvero ilcaso, con una convergenza di tuttele informazioni per l’integrazione trasociosanitario e socio-assistenziale.Perché qui c’è una carenza che èveramente un boomerang per lalegge e per le cose che si devonofare.Io purtroppo lavoro in ospedale efaccio anche la volontaria, come hogià raccontato alla ConsiglieraPeroni, quindi ho una visione ditutti e tre i fronti. Chi vive in unmondo e magari è vicino a quell’al-tro, vi assicuro che trova tantissimibuchi nel sistema, ma la rete nondeve essere un insieme di buchi.

Dobbiamo fare di tutto perché leinformazioni arrivino nello stessomodo a tutti i livelli, ma quello chemanca è la presa in carico. Se ioprendo un paziente in carico inospedale e poi il paziente deveuscire, io non trovo quello che miserve fuori. E’ vero quello che si èdetto sulla prescrizione. Purtroppoio sono anche prescrittrice e soquali sono tutte le problematicheburocratiche che le famiglie devonoaffrontare. Siamo stanchi, anche noiche lavoriamo in sanità, di sentircidire dalle famiglie “non ci andiamopiù perché per avere il letto abbiamodovuto percorrere troppe strade. Celo compriamo”.

(La redazione del testo è stata fattadal Curatore e non è stata rivistadall’Autore)

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SSaarraa VVAALLMMAAGGGGII

Bene. Non ci siamo dati l’obiettivo con questa giornata di arrivare a delleconclusioni. Come hanno precisato nelle relazioni introduttive sia ArdemiaOriani che Maria Grazia Fabrizio, il convegno di oggi , se vogliamo, è l’iniziodi un percorso, sia di analisi e di riflessione sulle applicazioni normative eanche sul modello regionale di sistema dei servizi alla persona, sia su quelleche sono le nostre proposte, che continueranno ad essere le nostre propostein un confronto con la maggioranza di governo della Regione ma soprattuttocon gli interlocutori presenti sul territorio.Noi oggi ci siamo concentrati su una delle proposte: il punto unico di accessoai servizi. Ardemia Oriani nella sua relazione ha fatto una breve carrellata ditutte le altre proposte, su cui torneremo dopo la pausa estiva, per cui cidiamo appuntamento a settembre per continuare la nostra riflessione.Io vorrei ringraziare gli interlocutori, cioè chi è intervenuto in questo primoconfronto, e anche il pubblico, che è stato attento fino alla fine. Questo è distimolo per noi, perché capiamo che il tema è di grande interesse.

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Progetto di legge dei Democratici di Sinistra e della Margherita Disciplina del sistema integrato di servizi sociali e sociosanitari allapersona e alla comunitàIniziativa di: Ardemia Oriani, Maria Grazia Fabrizio, Sara Valmaggi, CarloPorcari, Luca Gaffuri, Giuseppe Benigni, Guido Galperti, Giuseppe Adamoli,Battista Bonfanti, Marco Cipriano, Giuseppe Civati, Franco Mirabelli, LucianoPizzetti, Francesco Prina, Carlo Spreafico, Arturo Squassina, Stefano Tosi,Antonio Viotto, Gianfranco Concordati, Riccardo Sarfatti

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Progetto di leggedel Partito Democratico

Disciplina del sistema integrato di servizi sociali e sociosanitari alla persona e alla comunità

Articolo 13Sportello unitario d’accesso alle prestazio-

ni sociali e sociosanitarie1. I Comuni, con la partecipazione dell’ASL,organizzano in ogni ambito territoriale l’ac-cesso unificato alle prestazioni erogate alivello sovra comunale e sovra distrettua-le, attraverso lo sportello unitario d’accessoalle prestazioni sociosanitarie. 2. Lo sportello unitario d’accesso alle presta-zioni sociosanitarie si raccorda con il servizioprofessionale sociale dei singoli comuni edin rete, anche telematica, con gli sportelli degliUffici di Pubblica Tutela, di altri enti pubbli-ci, dei soggetti del Terzo Settore, dei patronatie di altre agenzie del privato sociale.3. Allo sportello unitario d’accesso alle presta-zioni sociali e sociosanitarie competono leseguenti funzioni:a) informazione sull’offerta dei servizi, sullemodalità di accesso e sui relativi costi;b) orientamento e supporto alle persone ealle famiglie sui diritti alle prestazioni sociosa-nitarie;c) segnalazione delle situazioni complesseai servizi per la presa in carico e l’attivazionedella valutazione multidimensionale, delprogetto personalizzato di assistenza, non-ché della continuità assistenziale, nei con-fronti della persona e del nucleo familiare;d) raccolta ed elaborazione dati.4. L’attività dello sportello unitario d’accesso èorganizzata utilizzando modalità telematiche,secondo la legge n. 4 del 2004, per favorirel’accesso delle persone con difficoltà chenecessitano di tecnologie assistite o di confi-gurazioni particolari.

Legge regionale n. 3/2008Governo della rete degli interventi e dei

servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario

Art. 6 Accesso alla rete

Comma 1. (…)Comma 2. (…)Comma 3. (…)4. I comuni, in forma singola o associata, d’in-tesa con le ASL, anche in collaborazione congli altri soggetti di cui all’articolo 3, comma 1,organizzano una attività di segretariatosociale finalizzata alla presa in carico dellapersona, con lo scopo di:a) garantire e facilitare l’unitarietà di acces-so alla rete delle unità di offerta sociali esociosanitarie;b) orientare il cittadino all’interno della retedelle unità di offerta sociali e sociosanitarie efornire adeguate informazioni sulle modalitàdi accesso e sui relativi costi;c) assicurare competenza nell’ascolto e nellavalutazione dei bisogni, in particolar modoper le situazioni complesse e che necessitanodi un pronto intervento sociale e di una con-tinuità assistenziale;d) segnalare le situazioni complesse ai com-petenti uffici del comune e dell’ASL ed alleunità di offerta, affinché sia assicurata la presain carico della persona secondo criteri di inte-grazione e di continuità assistenziale.

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LE CRITICITA’ DELLA LEGGE REGIONALE 3/2008

• Scarsa definizione dello stato di bisogno

• Scarsa declinazione interventi e prestazioni sociali e sociosanitarienel rispetto del Dpcm 14.2.2001 e dell’allegato C1 del Dpcm 29.11.2001

• Manca la declinazione dei Livelli essenziali di assistenza sociale

• Assenza di progetti individuali per le persone con disabilita

• Poco corretta la procedura ISEE

• Assenza Sportello unitario d’accesso alle prestazioni sociosanitarie

• Assenza del Fondo integrativo per i piccoli Comuni

• Incertezza del Fondo per la non autosufficienza

• Piano sociale di zona poco declinato

• Scarsa valorizzazione delle professioni sociali e sociosanitarie

• Scarsi strumenti di controllo, di tutela e di partecipazione

• Assenza di un Sistema di controllo di qualità

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L’ISEE NELLA PROPOSTA DEL PARTITO DEMOCRATICO

L’accertamento delle condizioni economiche ed il concorso allaspesa tiene presente:

a) i criteri per il concorso alla spesa e le esenzioni per le persone e inuclei familiari in conformità allo strumento dell’I.S.E.E., di cui alledisposizioni del d.lgs. n. 109/1998 come modificato dal d.lgs. n.130/2000, per valutare l’equivalenza del reddito in base alle caratte-ristiche e al numero dei componenti il nucleo familiare;

b) le agevolazioni previste dalle leggi e dalle disposizioni nazionali edella Regione Lombardia per i nuclei familiari con:

• componenti di minore età

• componenti ultrasessantacinquenni non autosufficienti

• componenti disabili.

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LLOO SSPPOORRTTEELLLLOO SSOOCCIIOOSSAANNIITTAARRIIOONNEELLLLAA PPRROOPPOOSSTTAA

DDEELL PPAARRTTIITTOO DDEEMMOOCCRRAATTIICCOO

1. I Comuni, con la partecipazione dell’ASL, organizzano in ogniambito territoriale l’accesso unificato alle PRESTAZIONI EROGATE ALIVELLO SOVRA COMUNALE E SOVRA DISTRETTUALE, attraverso losportello unitario.

2. Lo sportello unitario … si raccorda con il servizio professionalesociale dei singoli comuni ed in rete con gli sportelli degli U.P.T., dialtri enti pubblici, del Terzo Settore, dei patronati e di altre agenziedel privato sociale.

3. Allo sportello unitario competono le seguenti funzioni:

a) informazione sull’offerta dei servizi, sulle modalità di accesso esui relativi costi;

b) orientamento e supporto alle persone e alle famiglie sui dirittialle prestazioni sociosanitarie;

c) segnalazione delle situazioni complesse ai servizi per la presa incarico e l’attivazione della VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE, delPROGETTO PERSONALIZZATO DI ASSISTENZA, nonché dellaCONTINUITÀ ASSISTENZIALE, nei confronti della persona e delnucleo familiare;

d) raccolta ed elaborazione dati.

76 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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IILL PPIIAANNOO DDII ZZOONNAANNEELLLLAA PPRROOPPOOSSTTAA

DDEELL PPAARRTTIITTOO DDEEMMOOCCRRAATTIICCOO

Il piano sociale di zona si raccorda per l’integrazione sociosanitariacon il PIANO ATTUATIVO AZIENDALE e con il PROGRAMMA DELLEATTIVITÀ TERRITORIALI dell’ASL.

Il p.d.z. prevede le prestazioni essenziali della legge n.328/2000 :

a) il SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE E SEGRETARIATO SOCIALE;

b) il SERVIZIO DI PRONTO INTERVENTO SOCIALE;

c) l’ASSISTENZA DOMICILIARE;

d) STRUTTURE RESIDENZIALI/ SEMIRESIDENZIALI;

e) CENTRI DI ACCOGLIENZA RESIDENZIALI O DIURNI

Alla fine del triennio i Comuni, con gli altri soggetti sottoscrittoridell’accordo di programma e con il coinvolgimento degli utenti, pre-dispongono un BILANCIO SOCIALE al fine di valutare le strategie, lepolitiche, l’efficacia e l’efficienza dei servizi, degli interventi e deirisultati conseguiti con il piano di zona.

Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari 77

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PROGETTI INDIVIDUALI PERLE PERSONE CON DISABILITÀ NELLA PROPOSTA

DEL PARTITO DEMOCRATICO

I Comuni, d’intesa con le ASL, predispongono progetti individualiper le persone con disabilità, garantendo :

• la valutazione multidisciplinare dei bisogni della persona mediante azioni condotte dalle unità multiprofessionali

• la redazione del progetto globale di presa in carico a cui devonoriferirsi i progetti specifici nell’ambito dei bisogni di istruzione,lavoro, inclusione sociale e riabilitazione;

• la nomina del Responsabile di Progetto a cui affidare il DossierUnico al fine di raccogliere in un unico documento tutti gli elementi utili a ricostruire il percorso assistenziale e di inclusione sociale a beneficio della persona con disabilità;

78 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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IILL FFOONNDDOO IINNTTEEGGRRAATTIIVVOOPPEERR II PPIICCCCOOLLII CCOOMMUUNNII NNEELLLLAA PPRROOPPOOSSTTAA

DDEELL PPAARRTTIITTOO DDEEMMOOCCRRAATTIICCOO

Il Fondo integrativo a sostegno dei Comuni con popolazione nonsuperiore ai 5.000 abitanti risponde a situazioni straordinarie inmateria d’interventi sociali obbligatori e indifferibili:

• inserimento in strutture residenziali di soggetti minori, persone con handicap grave , persone non autosufficienti;

•interventi sociali obbligatori verso soggetti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria, che rendono necessariinterventi assistenziali, tra cui gli oneri relativi al ricovero instrutture residenziali, gli oneri per gli affidi familiari o per gliadolescenti sottoposti alle misure del DPR 448/88;

•gravi situazioni di emergenza sociale tra cui l’emergenza abitativa acausa di sfratti, presenza di alto numero di immigrati irregolari, incondizioni di difficoltà tali da esigere interventi urgenti nonindifferibili, in particolare per garantire la tutela della gravidanza ela tutela della salute del minore.

Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari 79

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LE RISORSE UMANENELLA PROPOSTA

DEL PARTITO DEMOCRATICO

La Regione determina i fabbisogni, i profili professionali e le nuoveprofessioni in rapporto agli interventi dell’inclusione sociale comequelli della mediazione, inserimento lavorativo e scolastico, assi-stenza familiare alle persone non autosufficienti.

Tutto il personale che opera in ambito pubblicistico o privatisticoviene considerato unitariamente quale personale del sistema inte-grato e beneficia degli interventi formativi.

Le Università, la formazione professionale, le Province, gli ordiniprofessionali definiscono i percorsi formativi, di qualificazione e diaggiornamento del personale. Individuano nuove figure professio-nali, nonché i criteri per il riconoscimento delle competenze acqui-site mediante precedenti esperienze professionali e formative.

Le istituzioni valorizzano lo sviluppo delle professionalità degli ope-ratori sociali e sociosanitari e ne sostengono la formazione conti-nua.

80 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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GLOSSARIO SOCIALE ddii FFrraanncceessccoo BBoovvaa **

AMBITO TERRITORIALE SOCIALEDi norma l’Ambito Territoriale Sociale è l’unità territoriale che spesso coincidecon il Distretto Socio Sanitario, all’interno della quale si sviluppano le politi-che socio sanitarie.Secondo la legge quadro 328/00, le regioni con proprie leggi hanno definito,anche tramite forme di concertazione con gli enti locali, gli ambiti territorialiper la realizzazione sistema locale dei servizi sociali a rete. Le regioni hannoanche destinato incentivi economici a favore dell’esercizio associato delle fun-zioni sociali in ambiti territoriali di norma coincidenti con i distretti sanitarigià operanti per le prestazioni sanitarie. Alcuni regioni con propria leggehanno definito l’Ambito Territoriale Sociale il punto di raccordo tra le politi-che sociali dei diversi Comuni, che uniti a livello di programmazione ecostruzione dei servizi, creano un percorso comune finalizzato a garantireunitarietà dei criteri e prestazioni omogenee sul territorio.NormativaLegge 8 novembre 2000, n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizisocialid.P.R. 3 maggio 2001Piano nazionale d’azione e di interventi per la tutela dei diritti e dello svilup-po dei soggetti in età evolutiva 2000 - 2001

PRONTO INTERVENTO SOCIALE La legge di riforma dell’assistenza inserisce il servizio di Pronto InterventoSociale tra le prestazioni obbligatorie, ovvero tra i livelli di assistenza sociale,che gli enti locali devono mettere a disposizione nel proprio ambito territoria-le. E’ un servizio di emergenza in situazioni di grave disagio e di forte criticitàdella persona e della famiglia, che ha il compito di attivare nelle situazioniimpreviste ed urgenti (p.e. nel caso di un evento come l’incidente o la mortedi un genitore che assiste un figlio disabile, nel caso dell’abbandono di unapersona anziana o nel caso dell’allontanamento di un minore maltrattato) siale risorse della rete formale dei servizi sia che quella informale del volontaria-to. Il Pronto Intervento Sociale, per la sua peculiarità, opera in sinergia con ilServizio Sociale Professionale.

Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari 81

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SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALEIl segretariato sociale è strettamente connesso al servizio sociale professionalee svolge un ruolo di servizio di primo livello nell’organizzazione a rete delsistema locale dei servizi e degli interventi sociali. La legge di riforma dell’assistenza inserisce il servizio di segretariato socialetra le prestazioni obbligatorie, ovvero tra i livelli di assistenza sociale, che glienti locali devono mettere a disposizione per tutti i cittadini. Il servizio di segretariato sociale risponde all’esigenza primaria dei cittadini diavere informazioni complete in merito a diritti, prestazioni, modalità di acces-so ai servizi fornendo un quadro completo delle risorse a disposizione.L’attività deve avere i seguenti requisiti: unitarietà di accesso, lavoro di rete,capacità relazionale, monitoraggio dei bisogni e delle risorse.E’ anche il punto di ascolto e risposta alle domande poste dai cittadini italianie stranieri che si trovano in condizioni di difficoltà.Secondo la legge di riforma l’attività di segretariato sociale è finalizzata agarantire unitarietà di accesso anche per tutti i cosiddetti servizi alla persona,tra cui i servizi sanitari e socio-sanitari. La tendenza dovrebbe essere quella diistituire la cosiddetta porta unitaria di accesso o sportello unico . Il servizio di segretariato sociale è sostanzialmente un servizio informativo lacui peculiarità è nella capacità di ascolto e di orientamento, nonché di primaconsulenza e valutazione del bisogno, tra cui anche l’assistenza amministrati-va circa l’accesso alle prestazioni, ma non ha il compito di prendere in cari-co l’utente e di predisporre specifici interventi che sono di competenza delservizio sociale professionale e dei servizi territoriali. Legge 7 giugno 2000 n.150Direttiva del Ministro per la funzione pubblica 7 febbraio 2002

SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALELa legge di riforma dell’assistenza inserisce il Servizio sociale professionale trale prestazioni obbligatorie, ovvero tra i livelli di assistenza sociale, che glienti locali devono mettere a disposizione per tutti i cittadini. Le stesse regioni,con proprie leggi di riordino dell’assistenza, con atti amministrativi e con iPiani sociali regionali, hanno indicato gli standard per la realizzazione ed ilfunzionamento del Servizio sociale professionale nei Comuni e in ogni ambi-to territoriale. Il Servizio deve necessariamente vedere la presenza della figu-ra professionale dell’assistente sociale, che è il fulcro delle attività, e chegarantisce specifiche competenze, principi, metodologie e tecniche di inter-vento per affrontare in maniera appropriata il mandato istituzionale che èquello di rispondere alla domanda sociale della comunità e ai bisogni specifi-ci dell’utenza.Originariamente, il servizio sociale si era caratterizzato per i compiti di cura edi riparazione prevalentemente nell’area dell’emarginazione e delle forme dipovertà, ma in seguito alla stessa evoluzione del sistema di protezione socia-le, il servizio opera anche attraverso azioni preventive e di promozione dellaqualità della vita.

82 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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Rispetto all’attività del servizio di segretariato sociale, le azioni del Serviziosociale professionale sono caratterizzate dalla relazione di aiuto e dalla cosid-detta presa in carico della persona, attraverso la lettura e la decodificazionedella domanda, attivando le risorse della rete dei servizi e accompagnandol’utente nel processo di promozione e di emancipazione. Ovvero il Serviziosociale professionale opera anche in funzione di case manager, cioè nellapresa in carico della persona o della famiglia in situazione di criticità. Inoltre, il Servizio sociale professionale partecipa e collabora con altri servizied istituzioni nelle attività più generali di programmazione, organizzazione egestione dei servizi sociali, nonché nelle attività di analisi, studio, ricerca evalutazione.

Vedi:F. Bova, IL DIZIONARIO DEL NUOVO WELFARE. Vocaboli, prestazioni, ser-vizi per studenti, operatori e amministratori del sociale. pp.290 . MaggioliEditore, 2005AA.VV., DIZIONARIO DI SERVIZIO SOCIALE, pp.813, Carocci Editore, 2005

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REPERTORIO LEGISLATIVOAA ccuurraa ddii FFrraanncceessccoo BBoovvaa

Legge 8 novembre 2000, n. 328. Legge quadro per la realizzazione delsistema integrato di interventi e servizi sociali

Art. 22(Definizione del sistema integrato di interventi e servizi sociali)

1. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali si realizza mediante politi-che e prestazioni coordinate nei diversi settori della vita sociale, integrandoservizi alla persona e al nucleo familiare con eventuali misure economiche, ela definizione di percorsi attivi volti ad ottimizzare l’efficacia delle risorse,impedire sovrapposizioni di competenze e settorializzazione delle risposte.2. Ferme restando le competenze del Servizio sanitario nazionale in materia diprevenzione, cura e riabilitazione, nonché le disposizioni in materia di integrazio-ne sociosanitaria di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successi-ve modificazioni, gli interventi di seguito indicati costituiscono il livello essenzialedelle prestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e servizi secondo le caratte-ristiche ed i requisiti fissati dalla pianificazione nazionale, regionale e zonale, neilimiti delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, tenuto conto dellerisorse ordinarie già destinate dagli enti locali alla spesa sociale: (…)3. (…)4. In relazione a quanto indicato al comma 2, le leggi regionali, secondo imodelli organizzativi adottati, prevedono per ogni ambito territoriale di cuiall’articolo 8, comma 3, lettera a), tenendo conto anche delle diverse esigenzedelle aree urbane e rurali, comunque l’erogazione delle seguenti prestazioni:a) servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazionee consulenza al singolo e ai nuclei familiari;b) servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenzapersonali e familiari;(…)

d.P.R. 3 maggio 2001 Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-2003(…)Il criterio di accesso al sistema integrato di interventi e servizi sociali è il biso-gno. La diversificazione dei diritti e delle modalità di accesso ad un determi-nato intervento è basata esclusivamente sulla diversità dei bisogni.

Affinché le politiche sociali siano veramente universalistiche, è necessario chele persone e le famiglie con situazioni di bisogno più acuto o in condizioni dimaggiore fragilità siano messe in grado di poter accedere ai servizi rivolti atutti, oltre che eventualmente a misure e servizi specificamente dedicati. Aquesto scopo non basta definire graduatorie di priorità che potrebbero, dasole, avere persino un effetto di segregazione sociale.

84 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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Occorre soprattutto sviluppare azioni positive miranti a facilitare e incorag-giare l’accesso ai servizi e alle misure disponibili. Tali azioni dovrannoriguardare la messa a punto di strumenti di informazione adeguati, dimodalità di lavoro sociale (al contempo attive e rispettose della dignità edelle competenze dei soggetti), di misure di accompagnamento che com-pensino le situazioni di fragilità e valorizzino le capacità delle persone e delleloro reti sociali e familiari.

Le Regioni e gli Enti locali sviluppano specifiche azioni affinché coloro chehanno più bisogno e perciò più titolo ad accedere al sistema integrato nonvengano esclusi o, comunque, non siano ostacolati da barriere informative,culturali o fisiche nell’acceso ai servizi e agli interventi specificamente lorodedicati e a quelli universalistici.

Con riguardo alle tipologie di servizi e prestazioni sociali e alle direttrici perl’innovazione si richiamano i seguenti aspetti.

La funzione di segretariato sociale (art. 22 comma 4 lett. a) risponde all’esi-genza primaria dei cittadini di: •avere informazioni complete in merito ai diritti, alle prestazioni, alle moda-lità di accesso ai servizi,•conoscere le risorse sociali disponibili nel territorio in cui vivono, che pos-sono risultare utili per affrontare esigenze personali e familiari nelle diversefasi della vita.

In particolare l’attività di segretariato sociale è finalizzata a garantire: uni-tarietà di accesso, capacità di ascolto, funzione di orientamento, capa-cità di accompagnamento, funzione di filtro, funzioni di osservatorio emonitoraggio dei bisogni e delle risorse, funzione di trasparenza efiducia nei rapporti tra cittadino e servizi, soprattutto nella gestionedei tempi di attesa nell’accesso ai servizi.

È quindi un livello informativo e di orientamento indispensabile per evitareche le persone esauriscano le loro energie nel procedere, per tentativi ederrori, nella ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni. A questo scopooccorre in particolare evitare che proprio i cittadini più fragili e meno infor-mati vengano scoraggiati nella ricerca di aiuto a fronte di barriere organizzati-ve e burocratiche che comunque vanno rimosse per ridurre le disuguaglianzenell’accesso.

Sul piano organizzativo occorre quindi istituire in ogni ambito territoriale,definito ai sensi degli articoli 6 e 8, comma 3 lettera a) della legge n. 328/’00,una porta unitaria di accesso al sistema dei servizi, tale da essere acco-gliente nei confronti della più ampia tipologia di esigenze e tecnicamentecapace di assolvere le funzioni sopra indicate.

Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari 85

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Nel piano di zona vanno individuate le soluzioni più idonee per unifi-care non solo l’accesso ai servizi sociali ma, più in generale, l’accessoal sistema dei servizi sociosanitari presenti nell’ambito del distretto,tramite accordi operativi con l’azienda sanitaria, ai sensi dell’art. 3 quaterdel d.lgs n. 229/’99.

La funzione di segretariato sociale risulterà tanto più efficace quantosarà progettata e attuata in modo collaborativo con tutti gli attori socia-li della rete e in particolare con le organizzazioni solidali presenti nel territo-rio, cioè con le forme di cittadinanza attiva nella tutela dei soggetti deboli enella promozione dei loro diritti.

Il cittadino rivolgendosi al segretariato sociale, oltre ad avere informazione,orientamento e accompagnamento nel sistema di offerta pubblica, solidaristi-ca e di auto-aiuto presente nel welfare locale, potrà avere informazionianche sui soggetti privati che erogano servizi a pagamento, sulle tariffe prati-cate e sulle caratteristiche dei servizi erogati. Per svolgere le funzioni di segretariato sociale è necessario disporre di profes-sionalità idonee, dotate delle competenze necessarie per riconoscere le rica-dute organizzative, gestionali nonché le implicazioni tecnico-professionali diquanto viene proposto al cittadino.

Per qualificare le scelte finalizzate all’integrazione sociosanitaria è necessa-rio garantire unitarietà al processo programmatorio rendendo tra loro compa-tibili le scelte previste dal Programma delle attività territoriali (di cui all’arti-colo 3 quater del d.lgs n. 229/99) e dal Piano di zona (di cui all’articolo 19della legge n. 328/2000).

Il Programma delle attività territoriali è il piano di salute distrettuale incui sono definiti i bisogni prioritari e gli interventi di natura sanitaria e socio-sanitaria necessari per affrontarli. Allo stesso tempo il Piano di zona è lostrumento per definire le strategie di risposta ai bisogni sociali e sociosanitari.

E’ pertanto necessario che i due strumenti siano gestiti all’interno di un’unicastrategia programmatoria, attuata in modo collaborativo tra azienda sanitariaed enti locali, finalizzata alla promozione e alla tutela della salute delle perso-ne e delle famiglie.

86 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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Principale normativa regionale sul sistema integrato dei servizi e sul-l’integrazione sociosanitaria

ABRUZZOLegge regionale 27 marzo 1998 n.22Norme per la programmazione e l’organizzazione dei servizi di assistenzasociale – Piano sociale regionale 1998/2000

BASILICATALegge regionale 31 ottobre 2001 n. 39Riordino e razionalizzazione del Servizio sanitario regionale

BOLZANO - PROVINCIA AUTONOMA DILegge provinciale 30 aprile 1991 n. 13Riordino dei servizi sociali in provincia di Bolzano

CALABRIALegge regionale 26 novembre 2003 n. 23Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella RegioneCalabria

CAMPANIALegge regionale 20 settembre 2007Legge sulla cittadinanza e dignità sociale

EMILIA ROMAGNALegge regionale 6 marzo 2003 n. 97Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione delsistema integrato di interventi e servizi sociali

FRIULI VENEZIA GIULIALegge regionale 17 agosto 2004 n. 23Disposizioni sulla partecipazione degli enti locali ai processi programmatori edi verifica in materia sanitaria, sociale e sociosanitaria

LAZIOLegge regionale 9 settembre 1996 n. 38Riordino, programmazione e gestione degli interventi e dei servizi socio-assi-stenziali Legge regionale 23 novembre 2006 n. 20Fondo regionale per la non autosufficienza. Criteri e modalità per la riparti-zione delle risorse del fondo ed indirizzi della Regione per la realizzazionedegli interventi e dei servizi per le persone non autosufficienti

Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari 87

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LIGURIALegge regionale 24 maggio 2006 n. 12Promozione del sistema integrato di servizi sociali e sociosanitari

LOMBARDIAl.r. 11 luglio 1997 n.31Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione conle attività dei servizi socialil.r. 10 dicembre 1999 n. 23Politiche regionali per la famiglial.r. 13 febbraio 2003, n. 1Riordino della disciplina delle Ipabl.r. 14 dicembre 2004 n. 34Politiche regionali per i minori l.r . 12 marzo 2008 n. 3Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito socialee sociosanitario

MARCHELegge regionale 5 novembre 1988 n.43Norme per il riordino delle funzioni di assistenza sociale di competenza deiComuni per l’organizzazione del servizio sociale e per la gestione dei relativiinterventi della Regione

MOLISELegge regionale 7 gennaio 2000 n. 1Riordino delle attività socio-assistenziali e istituzione di un sistema di prote-zione sociale e dei diritti sociali di cittadinanza

PIEMONTELegge regionale 8 gennaio 2004 n. 1 Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e ser-vizi sociali e riordino della legislazione di riferimento.

PUGLIALegge regionale 10 luglio 2006, n. 19Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benesseredelle donne e degli uomini in Puglia

SARDEGNALegge regionale 25 gennaio 1988 n. 4Riordino delle funzioni socio-assistenziali

SICILIALegge regionale 9 maggio 1986 n.22Riordino dei servizi e delle attività socio-assistenziali

88 Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari

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TOSCANALegge regionale 24 febbraio 2005 n. 41Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanzasociale

TRENTO - PROVINCIA AUTONOMA DI Legge provinciale 12 luglio 1991 n.14Ordinamento dei servizi socio-assistenziali in provincia di Trento

UMBRIALegge regionale 23 gennaio 1997 n. 3Riorganizzazione della rete di protezione sociale regionale e di riordino dellefunzioni socio-assistenziali

VALLE D’AOSTALegge regionale 25 gennaio 2000 n.5Norme per la razionalizzazione dell’organizzazione del Servizio socio-sanita-rio regionale e per il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza delleprestazioni sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali

VENETODisegno di Legge n. 14 dell’11 luglio 2006Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizialla persona

Punto unico d’accesso ai servizi sociosanitari 89

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REGIONE PUGLIALegge regionale 10 luglio 2006, n. 19 “Disciplina del sistema integratodei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomi-ni in Puglia”

Art. 46(Servizi socio-assistenziali)

1. Sono classificabili servizi socio-assistenziali:a) tutte le prestazioni erogate nell’ambito delle strutture soggette alla discipli-na della presente legge;b) il servizio di segretariato sociale;c) lo sportello sociale o d’informazione sociale;d) il servizio di pronto intervento sociale;e) il servizio sociale professionale;

Art. 59(Modalità di accesso ai servizi)

1. L’accesso ai servizi è organizzato in modo da garantire agli utenti pariopportunità di fruizione, orientamento e diritto di scelta. L’accesso ai servizi ègarantito dai Comuni mediante i servizi di segretariato sociale, anche arti-colato in sportelli sociali sul territorio e il servizio socialeprofessionale, che concorrono alla realizzazione delle seguenti azioni:a) organizzazione della porta unica di accesso, quale rete dei punti di accessoal sistema dei servizi, con uniformità di procedure di accesso ai servizi;b) informazione continua e diffusa sull’offerta dei servizi, le condizioni diaccesso e i relativi costi;c) orientamento e accompagnamento all’accesso ai servizi;d) trasparenza nella gestione dei tempi di attesa;e) monitoraggio continuo delle domande sociali espresse e del grado di sod-disfazione dell’utenza.2. Per l’accesso ai servizi sociali e socio-sanitari, i Comuni e le AUSL, perquanto di propria competenza, effettuano in modo integrato una valutazionedel bisogno complessivo della persona e, quando possibile, del suo nucleofamiliare, al fine di definire risposte complessive, uniche e personalizzate. Lavalutazione del bisogno è condizione necessaria per accedere ai servizi a tito-lo gratuito o con concorso parziale alla spesa, nonché per fruire del titolo perl’acquisto di servizi.

REGIONE LIGURIALegge Regionale 24 maggio 2006 n. 12, Promozione del sistema inte-grato di servizi sociali e sociosanitari

Articolo 28(Sportello Integrato Sociosanitario)

1. Il Distretto Sociosanitario organizza l’accesso unificato alle prestazioni inte-

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grate, attraverso lo Sportello Integrato Sociosanitario.2. Allo Sportello Integrato Sociosanitario competono le seguenti funzioni:a) informazione sull’offerta dei servizi e sui relativi costi;b) orientamento e supporto alle persone e alle famiglie sui diritti alle presta-zioni sociosanitarie;c) segnalazione delle situazioni complesse ai servizi sociosanitari per la presain carico e l’attivazione della valutazione multidimensionale, del progetto per-sonalizzato di assistenza e dei progetti educativi per i minori;d) informazioni sugli eventuali tempi di attesa per le prestazioni domiciliari eresidenziali sociosanitarie e proposte di soluzioni differenziate;e) raccolta ed elaborazione dati.3. Lo Sportello ha i suoi punti di accesso presso gli Sportelli di Cittadinanzacollocati negli Ambiti Territoriali Sociali e può anche essere collegato allarete degli Sportelli Sociali attivati da enti pubblici, da soggetti del TerzoSettore, da patronati e dal privato sociale.4. Gli Sportelli Sociali forniscono informazioni a supporto dei cittadini circa idiritti e le opportunità sociali, i servizi e gli interventi del sistema locale, nelrispetto dei principi di semplificazione e trasparenza amministrativa. L’attivitàdegli Sportelli Sociali e organizzata utilizzando modalità telematiche ancheper favorire l’accesso delle persone con difficoltà a deambulare.5. La Regione provvede ad inserire nei progetti innovativi informatici o tele-matici e nelle reti di servizio agli enti locali, anche gli Sportelli diCittadinanza e gli Sportelli Sociali.

REGIONE TOSCANALegge regionale 24 febbraio 2005, n. 41Sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di citta-dinanza sociale.

Art. 27 Programmazione regionale(…)b) le caratteristiche quantitative e qualitative dei servizi e degli interventi e leeventuali prestazioni aggiuntive atte ad assicurare i livelli essenziali delle pre-stazioni di cui all’ articolo 4 , ivi compreso il servizio sociale professionale,il segretariato sociale per informazione e consulenza e il servizio dipronto intervento sociale per le situazioni di emergenza;

REGIONE PIEMONTE Legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1. Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interven-ti e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento.

Art. 23 (Accesso ai servizi)1. L’accesso ai servizi è organizzato in modo da garantire agli utenti tutela,pari opportunità di fruizione dei servizi e diritto di scelta.

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2. L’accesso ai servizi è garantito attraverso le seguenti azioni: a) uniformità di procedure per l’accesso ai servizi in ogni ambito territoriale; b) informazione sistematica ed efficace sull’offerta dei servizi e sui relativicosti; c) orientamento e accompagnamento, in particolare in favore di persone efamiglie in condizioni di fragilità, di non autosufficienza o di dipendenza,all’accesso ai servizi; d) trasparenza nella gestione dei tempi di attesa; e) osservazione e monitoraggio dei bisogni, delle risorse e degli interventirealizzati. 3. L’accesso ai servizi sociali e socio-sanitari è realizzato attraverso una valuta-zione del bisogno che garantisca interventi e servizi appropriati e personaliz-zati. 4. La valutazione del bisogno è condizione necessaria per accedere ai servizia titolo gratuito o con concorso parziale alla spesa da parte dell’utenza, non-ché per fruire del titolo per l’acquisto dei servizi. 5. La valutazione del bisogno si conclude con la predisposizione di un pro-getto personalizzato, concordato con la persona e la sua famiglia, finalizzatoad indicare la natura del bisogno, la complessità e l’intensità dell’intervento,la sua durata e i relativi costi. 6. La Regione sviluppa specifiche azioni mirate a facilitare l’accesso ai servizie alle prestazioni sociali, con particolare attenzione ai residenti in zone svan-taggiate, nelle aree montane, collinari e rurali, nei piccoli centri e nelle perife-rie urbane.

REGIONE EMILIA ROMAGNADeliberazione legislativa n. 97/2003Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizza-zione del sistema integrato di interventi e servizi sociali

Art. 7Accesso al sistema locale dei servizi sociali a rete. Istituzione degli

sportelli sociali

1. L’accesso al sistema locale è garantito da sportelli sociali attivati daiComuni, singoli o associati ai sensi dell’articolo 16, in raccordo con leAziende unità sanitarie locali, anche avvalendosi dei soggetti di cui all’arti-colo 2, comma 2. Gli sportelli sociali forniscono informazioni ed orientamen-to ai cittadini sui diritti e le opportunità sociali, sui servizi e gli interventi delsistema locale, nel rispetto dei principi di semplificazione. I Comuni organiz-zano l’attività degli sportelli sociali con modalità adeguate a favorire il contat-to anche di chi, per difficoltà personali e sociali, non vi si rivolge direttamen-te.2. Agli operatori degli sportelli sociali è garantita una uniforme ed adeguataformazione.

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3. Per bisogni complessi, che richiedono l’intervento di diversi servizi o sog-getti, i competenti servizi attivano gli strumenti tecnici per la valutazione mul-tidimensionale e per la predisposizione del programma assistenziale indivi-dualizzato, compresi il progetto individuale per le persone disabili ed il pro-getto educativo individuale per i minori in difficoltà.4. Al fine di garantire l’attuazione e l’efficacia degli interventi previsti dai pro-grammi assistenziali individualizzati è indicato il responsabile del caso.5. La Giunta regionale definisce con proprio atto l’organizzazione degli spor-telli sociali, gli strumenti tecnici di valutazione e controllo dei programmi assi-stenziali e le modalità di individuazione del responsabile del caso.

REGIONE CALABRIALegge regionale 26 novembre 2003, n. 23Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nellaRegione Calabria

Art. 5Accesso ai servizi

1. L’accesso ai servizi è organizzato in modo da garantire pari opportunità difruizione dei servizi e diritto di scelta tra più soggetti gestori, contrastando ledisuguaglianze che penalizzano i soggetti più deboli. 2. L’accesso ai servizi è garantito anche mediante il conseguimento deiseguenti obiettivi: a) unitarietà dell’accesso in ogni ambito territoriale; b) informazione sistematica ed efficace sull’offerta dei servizi e sui relativicosti;c) orientamento e accompagnamento, in particolare in favore dei soggetti incondizioni di fragilità, di non autosufficienza o di dipendenza, all’accesso aiservizi; d) trasparenza nella gestione dei tempi di attesa; e) osservazione e monitoraggio dei bisogni, delle risorse e delle risposte.

Art. 13 Funzioni dei Comuni

(…)d) istituzione di uno sportello unico dei servizi sociali presso i Comunisingoli o associati, anche con personale di cui al successivo art. 37, che abbiafunzione di segretariato sociale.

Art. 20 Piani di zona

(…)9. Per ogni ambito territoriale deve essere prevista l’erogazione delle seguentiprestazioni essenziali, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 22 della legge 8novembre 2000, n. 328:

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a) un servizio sociale professionale e segretariato sociale per l’informa-zione e la consulenza al singolo e ai nuclei familiari; b) un servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenzapersonali e familiari;

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Collana editoriale

Welfare e Diritti1. Disposizioni per la realizzazione di un sistema integrato di inter-

venti e servizi sociali. Applicazioni della Bassanini quater.Indirizzi generali del Piano Socio Assistenziale della RegioneLombardia.pp. 44 – Milano 1998

2. Famiglia e Stato Sociale.pp. 75 – Milano 1999

3. Gli anziani come risorsa, le risorse per gli anziani..pp. 113 – Milano 1999

4. Educazione Permanente e il mondo degli Anziani.pp. 39 – Milano 2001

5. Dal Piano Socio Sanitario ai Piani di Zona della Legge328/2000. Ruolo e compiti della rete solidaristica e professionaledel welfare locale.pp. 80 – Milano 2002

6. Piano Socio Sanitario 2002-2004. Le proposte dei Democratici diSinistra. 100 ordini del giorno.pp. 152 – Milano 2002

7. La continuità assistenziale integrata. Primo Incontro. I servizisanitari e socio assistenziali territoriali: nuove strategie ed espe-rienze a confronto. pp. 96 – Milano 2006

8. Dalla parte delle bambine e dei bambini. Il Garante regionaleper i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.pp. 130 – Milano 2006

9. Identità, Servizio e Responsabilità dell’Associazionismo.pp. 108 – Milano 2007

10. Il commercio in Lombardia: impatto zero e sviluppo quantitativopp. 82 – Milano 2007

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11. Tra il dire e il well... fare. Disciplina del sistema integrato di servizisociali e sociosanitari alla persona e alla comunitàpp. 128 – Milano 2007

12. Riflettere per realizzare adeguate iniziative di: educazione, pre-venzione, interventi socio sanitari e infrastutturali, sul temadella sicurezza stradalepp. 194 - Milano 2008

13. Punto unico di accesso ai servizi per assicurare la presa in caricoridurre la burocrazia e garantire i dirittipp. 96 - Milano 2008

Collana editoriale

Welfare e Diritti