Nobili che trafficano. Esempi dal Rinascimento Vicentino · 2019. 9. 23. · Nobili che trafficano....

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Nobili che trafficano. Esempi dal Rinascimento Vicentino Montecchio Precalcino Villa Forni Cerato 8 settembre 2019

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  • Nobili che trafficano. Esempi dal Rinascimento Vicentino

    Montecchio Precalcino

    Villa Forni Cerato

    8 settembre 2019

  • Anni ‘20 del CinquecentoIl poeta Gian Battista Dragonzino rimane a bocca aperta di fronte alla zona mineraria sopra Schio

    Vidi ai suoi monti non troppo lontano

    Le miniere del piombo e de l’argento

    Rompere in pezzi, et condurle nel piano

    Et disfarle, et colarle al fuoco drento.

    Mi parve qui la casa di Vulcano:

    Lo strepito a l’orecchie ancora sento

    Di mantici, di rote, et di martelli.

    Qui nasce il ferro, et colasi in gran masseEt stende in verghe, e un gran maglio il percote

    D’aciajo sopra l’ancude, et mentre fasse

    Tale opra, il sito intorno trema et scote

    E i strani ingegni par chel Ciel conquasse

    D’acqua corrente et di volubil rote.Qua, là, su, giù, non sta maestro indarno,

    Et nudi et negri Diavoli parno.

  • L’economia del Veneto durante i secoli XV-XVIII• Le più recenti ricerche hanno permesso di porre in risalto l’intenso

    sviluppo economico che il Veneto (non solo Venezia) conosce nelcorso della prima età moderna quando i manufatti (principalmentetessili, sia di lana che di seta) in essa prodotti trovano amplissimosmercio in diverse località d’Italia, d’Europa e del Vicino Oriente.

    • Questo aspetto è particolarmente evidente per Vicenza .

  • Il caso di Vicenza e del suo territorio

    • Nel XV secolo Vicenza è già un centro mercantile rilevante in cuivengono praticate un gran numero di attività di trasformazione.

    • La città cresce demograficamente (circa 20.000 abitanti a fine ‘400,oltre 30.000 a metà Cinquecento e quasi 40.000 ad inizio ‘600).

    • Un territorio densamente abitato (diversi centri abitati sfiorano i5.000 abitanti) ed economicamente vivace, soprattutto nell’areapedemontana.

  • La Vicenza di Palladio

    • Palladio nei Quattro libri di Architettura: una città di “ricchezza assai abbondante”.

    • Dragonzino negli anni ‘20 «di seta produce un tesor magno la città dentro et ognisua pendice: tal anno da’ mercanti son contati 150.000 e più ducati»

    • Leandro Alberti a metà ‘500: una città “molto traffichevole” e “assai ricca” abitata da “huomini […] di vivace ingegno, di grande ardire e molto disposti alle lettere, all’arme ed ai traffichi”.

    • Il rettore veneziano Giacomo Bragadin negli ann’90: “La città di Vicenza è moltomercantile, et massime de sede, che, oltre che nel territorio s’arlevano et limorari et li vermi che fanno la seda, in quella città si preparano filadi et simili sìche ne ricevono de intrada li habitanti più de ducati 400.000. Vanno queste sedein Colonia, alle fiere di Francfort et in Franza …”.

  • Manifattura e mercatura: i settori

    • I settori di punta (di rilievo internazionale):• Il lanificio: l’anima della città dell’economia vicentina quattrocentesca.

    • Il setificio: il «tesoro della comunità»; il settore con maggiori margini di crescita nel corsodel Cinquecento.

    • Gli altri settori (alcuni di notevole importanza):• L’attività estrattiva e la lavorazione dei metalli.

    • La concia dei pellami

    • La produzione della carta e la tipografia

    • Il vetro e l’oreficeria

    • Le «fornaci» e la lavorazione del legname.

    • A partire dal ‘600 la lavorazione della paglia nella zona di Marostica.

  • Il lanificio “anima della città” di Vicenza (secc. XIV-XVI)• La crescita della manifattura laniera si fa sempre più evidente col XIV secolo

    • Sono numerosi i contratti societari stipulati per la pratica del lanificio che vedonointervenire numerose famiglie destinate a giocare un ruolo di primo piano nel cetodirigente (Gualdo, Pagliarini, Sarego, Angiolelli, Arnaldi, Chiericati, Fracanzani,Garzadori, Godi, Poiana, Porto, Volpe …)

    • Il settore va incontro ad un vero e proprio boom nel ‘400• Si producono panni di alta qualità, fino ad oltre 4.000 pezze nel 1485• Si usano lane pregiate forestiere (inglesi e spagnole) e soprattutto lane locale di

    qualità elevata• Capacità di dar vita ad una struttura organizzativa della produzione dotata di

    estrema flessibilità, a cui partecipano tutte le principali famiglie del ceto dirigente.• Produzione destinata in gran parte ai mercati esteri: Italia centro-meridionale,

    penisola balcanica, Levante (Egitto e Siria su tutti), area tedesca.

    • Nel ‘500, il lanificio cittadino tiene prima di andare incontro ad una pesantissimacrisi con gli ultimi due-tre decenni del secolo

  • Il lanificio nel territorio vicentino, tra medioevo e prima età moderna (secc.XIV-XVI)

    • Testimonianze dell’operato di gualchiere a Valdagno fin dalla fine del ‘200.

    • La pratica del lanificio nel territorio vicentino è sempre più evidente più ci siaddentra nel XIV e soprattutto nel XV secolo

    • Sono, ad esempio, 101 i contratti societari reperiti tra il 1418 ed il 1477 che riguardano la pratica dellanificio a Arzignano, Asiago, Breganze, Cornedo Vicentino, Durlo, Lonigo, Malo, Marano Vicentino,Marostica, Piovene, San Pietro Mussolino, Schio, Thiene, Valdagno …

    • Le quantità prodotte sono di assoluto rilievo:• “Infiniti in numero” a fine Quattrocento, poco meno di 9.000 nel 1528, circa 14.000 nel 1569• Per quantitativi prodotti si distinguono soprattutto Arzignano, Schio e Valdagno.

    • La qualità dei panni è quasi sempre mediocre (con l’esclusione di Lonigo eMarostica che possono produrre panni “alti”); non mancano produzione di tessutimisti.

    • I panni prodotti solo in parte sono destinati al consumo locale, ma vengonodestinati ad essere esportati in quantità considerevoli in diverse località dellapenisola italiana ed anche in area tedesca.

  • L’industria estrattiva:ferro e piombo, ma soprattutto argento e «terra bianca» (caolino)

    • L’attività è già attestata per il XIII secolo a Tonezza e nell’area compresa tra il corsodell’Astico e del Posina

    • Il periodo d’oro è comunque quello collocabile tra il XV ed il XVI secolo, quandoVenezia, che necessita di grandi quantità d’argento, scopre che le miniere postesull’altopiano del Tretto, a Torrebelvicino (in particolare la frazione Enna) ed aRecoaro sembrano essere ricche del prezioso metallo.

    • 1460-1530 è il periodo del boom minerario alto vicentino.

    • Qui operano contadini-minatori a fianco delle cosiddette «compagnie grandi» trai cui soci si annoverano patrizi veneziani (Grimani, Donà, Bollani, Trevisan), nobilie mercanti di Vicenza (Civena, da Schio, Angaran, Piovene, Porto, Thiene) edanche ricchi operatori dell’area scledense (Toaldi, Zamboni, Pilati, Razzante …).

    • Non solo argento, ma anche il caolino, cioè, come scrive Filippo Pigafetta, «lacandida creta purgante li drappi dalle macchie ed adoperata sola nel mondo perimbiancar le maioliche ed i vasellamenti di terra».

  • L’oreficeria

    • L’attività orafa a buoni livelli è attestata a Vicenza fin dal Trecento, secolo in cuivengono redatti i primi Statuti della “fratalia aurificum”

    • Nel corso del Quattrocento il settore conosce una discreta prosperità tanto daattirare diversi forestieri.

    • Nel Cinquecento nella corporazione vicentina è iscritto anche un maestro dieccezionali capacità, talmente importante da essere lodato anche dal Vasari:VALERIO BELLI (1468-1546)

    • E’ amico di Andrea Palladio e Pietro Bembo

    • E’ ben conosciuto da Michelangelo e Raffaello

    • Opera per tre papi (Leone X, Clemente VII e Paolo III)

    • E’ Conosciuto per i suoi gioielli, le sue medaglie e soprattutto per i suoiineguagliabili cammei e lavori di cristallo di rocca.

  • La seta: il “tesoro della comunità”

    • A Vicenza e nel suo territorio la diffusione della gelsibachicoltura èassai precoce e veloce.

    • E’ attestata fin dal primissimo Quattrocento soprattutto nella fasciapedemontana (Schio, Arzignano, Valdagno, Thiene, Malo …) e negliimmediati dintorni del capoluogo.

    • La crescita è continua ed a metà ‘500 la produzione di seta grezza siattesta all’incirca su 35 – 40 tonnellate.

    • Tra XV e XVI secolo la seta diviene davvero un affare, tanto che lamaggior parte dei grandi proprietari terrieri inserisce i gelsi nei propripossedimenti.

  • Le fasi di lavorazione della seta

    • Il processo produttivo serico è suddiviso in cinque fasi fondamentali:• La raccolta delle foglie di gelso e l’allevamento dei bachi

    • La trattura

    • La filatura-torcitura

    • La bollitura con la tintura

    • L’orditura e la tessitura

    • Le prime due sono prevalentemente svolte in ambito rurale, facendoampio ricorso a manodopera femminile ed infantile; le altre tre, nelperiodo che qui ci interessa, vengono praticate quasi esclusivamentein ambito urbano.

  • I luoghi di vendita delle sete vicentine

    • Tra tardo Quattrocento e primo Cinquecento: i manufatti sono prevalentementedestinati ai mercati italiani (soprattutto Genova, Milano, Bologna e Mantova, maanche Firenze, Lucca, Ferrara, Modena e Reggio Emilia).

    • Con gli anni ‘20 del Cinquecento piccoli quantitativi di seterie vicentineincominciano ad essere inviate verso Anversa e soprattutto Lione.

    • A partire dagli anni ‘40 e sempre più nel corso della seconda metà del secolo XVI– in corrispondenza con la diffusione della coltura del gelso in molte partidell’Italia settentrionale – l’importanza delle esportazioni dirette verso i centridella penisola dove si tessono drappi serici tende a diminuire (senza per questo,tuttavia, scomparire del tutto).

    • Da allora in poi i setifici della Terraferma lavorano in maniera preponderante persoddisfare la domanda proveniente soprattutto dai paesi nord europei Francia,Fiandre, Germania, Svizzera e, successivamente, Inghilterra e Olanda. Nonmancano, in questo periodo, neppure notizie di imprese attive in Spagna ePortogallo.

  • I mercanti

    • Agudi, Alemanni, Allegri, Andriani, Arcioni, Arrigoni, Bambaglioni, Beraldo,Bonanome, Bornigoni, Canati, Cantù, Cerato, Civena, Cogollo, Cordellina,Costantini, Curti, Dal Bue, Dalle Balle, Dall’Olio, Dal Pozzo, Della Renalda,Dolceboni, Farre, Fattori, Gatti, Genovino, Giulino, Isabello, Lodi, Lumaga,Maffei, Mainenti, Manara, Mandelli, Mantova, Maresi, Mazi, Micheli,Molvena, Montagnana, Montanari, Mora, Moscatelli, Muzio, Pellizzari,Pelo, Pestalozzi, Pilati, Pizzoni, Pocobon, Pozzetto, Ravazzoli, Robustelli,Romiti, Rubini, Sala, Scandolera, Serta, Smelcelati, Sola, Stampa, Stropeni,Susan, Tassi, Tintori, Vassallo, Vedova, Verteman, Vicini, Zorzi.

    • Si tratta di una settantina di famiglie i cui membri (uno o più) organizzanoa Verona e Vicenza una “casa de negotio” al fine di operare nella venditadelle sete in diversi paesi europei.

  • I nobili

    • Aleardi, Arnaldi, Angaran, Barbaran, Bissari, Breganze, Caldogno,Capra, Chiericati, Cogollo, Franceschini, Godi, Loschi, Magrè, Muzan,Nievo, Pigafetta, Piovene, Porto, Ragona, Saraceno, Schio, Scroffa,Thiene, Trissino, Valmarana, Volpe.

    • Il caso eccezionale di Vincenzo Scroffa e Antonio Maria Ragona.

  • I committenti palladiani (alcuni esempi)

    • Se tra il 1538 e il 1552 è Marco Antonio Thiene (costruttore dell’imponente palazzo e della villa di Quinto Vicentino) a riscuoterevarie somme di denaro per sete vendute a Lione.

    • tra gli anni ’40 e ’50 è Girolamo di Nicolò Chiericati (committente del palazzo palladiano nell’odierna Piazza Matteotti) ad agire sulmercato di Anversa per la vendita di seterie e a produrre tessuti in lana, attività in cui, pressoché negli stessi anni, risulta operareanche il fratello Giovanni (committente di villa Chiericati a Vancimuglio).

    • Biagio Saraceno (committente della villa di Agugliaro, di cui, recentemente, sono state rinvenute una ventina di letterecommerciali e vari estratti di contabilità riguardanti la vendita di sete grezze e semilavorate a Lione)

    • Losco Caldogno (committente dell’omonima villa palladiana);

    • Bonifacio Poiana (committente della villa sita a Poiana Maggiore)

    • Iseppo di Gerolamo Porto (costruttore del palazzo palladiano nell’omonima contrada)

    • Paolo Almerico canonico vicentino e “referendario” del papa, costruttore della forse più famosa opera di Palladio, la villa situatanei sobborghi della città denominata “La Rotonda”.

    • Giuliano Piovene (costruttore, assieme al fratello Guido, del palladiano “superbissimo palazzo d’imperatoria spesa” all’Isola, oggipurtroppo distrutto) che nella seconda metà del XVI secolo investe cospicue somme di denaro nell’appalto dei dazi della seta e delsale; è a capo di due società mercantili con interessi in Francia, Fiandre e Germania significativamente denominate “GiulianoPiovene e compagni”; produce panni e sapone in Piemonte; agisce come assicuratore di navi a Venezia; gestisce per conto deiGonzaga in società con il mercante e banchiere bresciano Ottavio Polini la zecca di Mantova.

    • Giulio Capra

  • … anche le donne

    • Negli anni ’70 del ‘500 è Bianca Nievo, moglie del committentepalladiano Giacomo Angaran a far produrre tessuti leggeri di seta daporre in vendita sul mercato di Lione, utilizzando comecommissionario il concittadino Vincenzo Pilati (uno dei principalimercanti di sete italiani residenti in Francia all’epoca).

    • Sempre nel secondo Cinquecento è Laura Thiene, moglie di CiroTrissino – il figlio del noto poeta Gian Giorgio Trissino scopritore diPalladio – a dichiarare di vendere sete e di contrattare da sé la lorovendita con i sensali