MICHELANGELO BUONARROTI rinascimento rinascimento maturo

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MICHELANGELO BUONARROTI Nel 1500, si avvia la seconda parte del rinascimento, che nel 1400 si era diffuso in modo particolare a Firenze con i tre grandi maestri ed amici: Donatello, Masaccio e Brunelleschi. Nella seconda parte del rinascimento, il così detto rinascimento maturo, il centro del movimento si sposta da Firenze ad altre due grandi importanti città come Roma e Milano. Nel rinascimento maturo, come afferma Vasari, l’artista raggiunge il vero scopo del movimento artistico e letterario, la visione della natura e il raggiungimento della perfezione; una perfezione che viene fatta partire da Leonardo da Vinci, passando da Bramante, Raffaello e Michelangelo. Per essere definito un buon artista quindi occorreva essere addirittura maestri, passando da artigiano ad intellettuale. Se il 1400 aveva visto il ritorno dell’Antico e con esso il recupero degli ideali e della cultura classici, con il conseguente formarsi, in specie a Firenze con i Medici, di collezioni di antichità, è tuttavia a Roma nel Cinquecento che l’arte raggiunge il suo massimo splendore per quanto riguarda la sua perfezione. Si riesce a raggiungere quell’equilibrio e quell’armonia tanto cercata anche dagli antichi greci, grazie anche al sempre più importante disegno preparatorio, in modo particolare per un architetto. Michelangelo Buonarroti nacque a Caprese, nella Val Tiberina, il 6 marzo del1475. Appartenente ad una famiglia di piccola nobiltà, Michelangelo ebbe la possibilità di frequentare la scuola di Domenico Ghirlandaio col quale però non andò mai d'accordo. L' attività della bottega non corrispondeva al carattere di Michelangelo che lavorava sempre in solitudine, è questo il periodo in cui egli studiò la cultura Quattrocentesca fiorentina e in particolare pittori come Filippo Lippi, Gentile da Fabriano, Verrocchio, Pollaiolo e soprattutto Masaccio. Dopo un solo anno nella bottega del Ghirlandaio, Michelangelo si allontanò per accedere al giardino di casa Medici dove era conservata una collezione di oggetti d'arte, numerose medaglie e camei antichi e dove si riunivano uomini illustri del panorama italiano della fine del quattrocento. E' proprio in questo ambiente che l'artista matura la sua idea della bellezza dell'arte: anche per lui come per gli altri artisti rinascimentali l'arte è imitazione della natura e attraverso lo studio di essa si arriva alla bellezza, ma a differenza degli altri lui pensa che non bisogna imitare fedelmente la natura ma trarre da questa le cose migliori in modo da arrivare ad una bellezza superiore a quella esistente in natura . Nel 1496 lasciò la città di Firenze e si trasferì a Roma dove su commissione del cardinale Jean Bilheres realizzò la Pietà. Il gruppo scultoreo rappresenta la Madonna con in grembo Cristo senza vita. 1

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MICHELANGELO BUONARROTI 

Nel 1500, si avvia la seconda parte del rinascimento, che nel 1400 si era diffuso in modo particolare a Firenze con i tre grandi maestri ed amici: Donatello, Masaccio e Brunelleschi.Nella seconda parte del rinascimento, il così detto rinascimento maturo, il centro del movimento si sposta da Firenze ad altre due grandi importanti città come Roma e Milano. Nel rinascimento maturo, come afferma Vasari, l’artista raggiunge il vero scopo del movimento artistico e letterario, la visione della natura e il raggiungimento della perfezione; una perfezione che viene fatta partire da Leonardo da Vinci, passando da Bramante, Raffaello e Michelangelo. Per essere definito un buon artista quindi occorrevaessere addirittura  maestri, passando da artigiano ad intellettuale. Se il 1400 aveva visto il ritorno dell’Antico e con esso il recupero degli ideali e della cultura classici, con il conseguente formarsi, in specie a Firenze con i Medici, di collezioni di antichità, è tuttavia a Roma nel Cinquecento che l’arte raggiunge il suo massimo splendore per quanto riguarda la sua perfezione. Si riesce a raggiungere quell’equilibrio e quell’armonia  tanto cercata anche dagli antichi greci, grazie anche al sempre più importante disegno preparatorio, in modo particolare per un architetto.

Michelangelo Buonarroti nacque a Caprese, nella Val Tiberina, il 6marzo del1475.Appartenente   ad   una   famiglia   di   piccola   nobiltà,   Michelangelo   ebbe   lapossibilità  di   frequentare  la scuola di Domenico Ghirlandaio col qualeperò non andò mai d'accordo. 

L'  attività  della  bottega non corrispondeva al  carattere di  Michelangelo  che  lavoravasempre in solitudine, è questo il periodo in cui egli studiò la cultura Quattrocentescafiorentina e in particolare pittori come Filippo Lippi, Gentile da Fabriano, Verrocchio,Pollaiolo e soprattutto Masaccio.

Dopo un solo anno nella bottega del Ghirlandaio, Michelangelo si allontanò per accedereal   giardino   di  casa  Medici  dove   era   conservata   una   collezione   di   oggetti   d'arte,numerose  medaglie  e  camei  antichi  e  dove si   riunivano  uomini   illustri  del  panoramaitaliano della fine del quattrocento. 

E' proprio in questo ambiente che l'artista matura la sua  idea della bellezza dell'arte:anche per lui come per gli altri artisti rinascimentali  l'arte è imitazione della natura eattraverso lo studio di essa si arriva alla bellezza, ma a differenza degli altri luipensa che non bisogna imitare fedelmente la natura ma trarre da questa le cosemigliori in modo da arrivare ad una bellezza superiore a quella esistente in natura .Nel 1496 lasciò la città di Firenze e si trasferì a Roma  dove su commissione delcardinale Jean Bilheres realizzò la Pietà. Il gruppo scultoreo rappresenta la Madonnacon in grembo Cristo senza vita.

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Per Michelangelo la scultura era una pratica particolare secondo la quale l'artista aveva il compito di liberare dalla pietra le figure che vi sono già imprigionate, per questo egli considerava la vera scultura quella "per via di togliere" cioè di togliere dal blocco di pietra le schegge di marmo.

Nel 1501, tornato a Firenze, gli viene commissionata una scultura rappresentante il David che doveva essere collocata presso il duomo. Per la sua realizzazione gli venne affidato un blocco di marmo che era già stato usato da Agostino di Duccio.L'opera rappresenta David nell'attimo precedente lo scaglio della pietra,sono evidenti nelle membra, nelle vene a fior di pelle la tensione e laconcentrazione che precedono l'azione. 

Il David fu collocato davanti al Palazzo Vecchio, oggi il suo posto èoccupato da una copia, mentre l'originale si trova all'Accademia di BelleArti.

Sempre a Firenze, per il matrimonio di Agnolo Doni, eseguì una tavola rappresentante laSacra Famiglia, conosciuta con il nome di Tondo Doni. Le figure eseguite con un colorismo cangiante, sono rappresentate come sculture; in primo piano, al centro, vi è la rappresentazione della Sacra famiglia, alle spalle della quale, al di là di un muretto è posto San Giovannino, ancora alle spalle del quale, a occupare lo sfondo, sono figure di giovani nudi.

Nel 1503 Michelangelo si recò nuovamente a Roma dove il Papa Giulio II della Rovere gli commissionò il suo mausoleo, al quale l'artista lavorò dal 1503 al 1545.

Nel 1508 inoltre gli furono commissionati gli affreschi per la cappella Sistina ai quali lavorò fino al 1512.

La decorazione della volta si organizza in finte strutture architettoniche, nei pennacchi angolari sono raffigurati: Giuditta e Oloferne, Davide e Golia, Il serpente di bronzo e la Punizione di Amon. Nel primo registro della volta, in grandi troni di marmo delimitati da sculture, sono rappresentati Profeti e Sibille.

La superficie centrale è divisa in nove riquadri separati da archi,cornici marmoree e medaglioni bronzei raffiguranti scenebibliche, culminanti nella Creazione di Adamo nel riquadrocentrale.Poco dopo la morte di Giulio II Michelangelo concluse le sculturedello Schiavo ribelle, dello Schiavo Morente e del Mosè di SanPietro.Il nuovo Papa Leone X inviò Michelangelo a Firenze percompletare la facciata di San Lorenzo e per la costruzione della Sagrestia Nuova, della Biblioteca e delle Tombe dei Medici, per le quali eseguì le sculture del Giorno e della Notte.Nel 1534 si stabilì definitivamente a Roma accettando l'incarico di dipingere il Giudizio Universale nella parete di fondo della cappella Sistina.

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Dopo la morte di Bramante vari architetti si susseguirono per portare a termine il progetto per la fabbrica di San Pietro e nel 1547 Paolo III affidò i lavori a Michelangelo che intervenne nella zona absidale, ma i lavori vennero conclusi solo dopola sua morte con la costruzione della cupola che lui aveva progettato, ma che probabilmente fu modificata.L'ultima delle sue opere è la Pietà Rondanini che non riuscì a completare, oggi si trova al Castello Sforzesco di Milano.

Michelangelo Buonarroti morì il 18 febbraio del 1564 a Roma nella sua casa presso il Foro di Traiano.

Vasari diceva di Michelangelo che era non soltanto ugualmente divino, anzi addirittura divinissimo, uno spirito inviato in terra da Dio per mostrare la perfezione dell’arte in tutti i suoi aspetti. Per capire Michelangelo, come è stato detto per Leonardo bisogna studiarlo storicamente inserito entro il suo ambiente, culturale, politico, sociale, nel secolo in cui è vissuto, uno dei più drammatici,cupi e angosciosi, tuttavia uno dei più fecondi dal punto di vista artistico.

Fu importante il periodo che Michelangelo trascorse nel “giardino di San Marco” dove Lorenzo il Magnifico aveva istituito una sorta di accademia, raccogliendovi la propria collezione di antichità, affinchè i giovani, si addestrassero, copiando e studiando le opere classiche. Con il giardino di San Marco nasce un tipo di scuola del tutto diversa dalla bottega tradizionale. In questa gli allievi imparavano aiutando il maestro, eseguendone le direttive, imitandone lo stile, si apprendeva il mestiere dalla pratica quotidiana, senza teorizzazioni e intellettualismi. Nel giardino di San Marco invece i giovani avevano davanti dei modelli antichi, si esercitavano a copiarli, apprendevano il senso delle proporzioni, le regole della tradizione. Questo è un insegnamento di tipo accademico scolastico.

La poetica michelangiolesca

Tuttavia proprio dall’uso della copia nasce la “poetica” michelangiolesca, riproducendo in marmo un pezzo che tiene fisso davanti ai suoi occhi, Michelangelo si abitua a considerare che ciò che scolpisce esiste già prima, prima di agire Michelangelo doveva già avere fissato nella sua mente l’idea da tradurre nel marmo. Nel marmo dovrà ritrovare quell’idea che vive negli occhi interni ossia nella sua immaginazione.

La teoria michelangiolesca dice che se la visione di ciò che deve essere rappresentato è già nella mente dell’artista prima ancora di porre mano allo scalpello, l’esecuzione consisterà soltanto nel ricavare quella visione dal marmo. La statua dunque vive già, nel blocco informe, “ io intendo per scultura quella che si fa per forza di levare e non per via di porre”

In teoria questo procedimento è comune a tutta la tradizione scultorea, già l’Alberti avevascritto “ gli scultori togliendo via quel che è di superfluo, scolpiscono e fanno apparir nel marmo una forma, o figura d’uomo la quale vi era prima nascosta”.

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Ma Michelangelo va oltre la prassi tecnica lui sosteneva che la mano era lo strumento che eseguiva meccanicamente la volontà dell’intelletto, il quale non puòavere nessuna idea che non sia già presente all’interno del marmo, è quindi l’idea che vive eternamente e che l’artista ha il compito di liberare dalla materia.

Motivo costante dell’arte di Michelangelo: la lotta dell’uomo, imprigionato, oppresso, sconfitto, per raggiungere una meta, che si sa essere irragiungibile, ma verso la quale dobbiamo tendere per volere morale. In questo senso Michelangelo si pone come legittimo erede di artisti come Masaccio e Donatello.

Michelangelo non ebbe una vita serena, possedeva uno spirito tormentato, rabbioso, insoddisfatto, era però dotato di un grande intelletto e di una profonda morale, rappresentò il nuovo tipo di artista indipendente che non voleva legarsi a nessuna corte a nessun Signore. Aveva un aspetto quasi deforme, che rifletteva in pieno il suo carattere, un pò tormentato ma molto forte e determinato, che aveva come scopo l’arte, era ricco ma conduceva una vita misera e un pò trasandata.

Non fondò una scuola, ma fu il maestro di alcuni bravi artisti, prediligeva la compagnia dei poveri e degli ignoranti e dedicava la maggior parte dei suoi guadagni al mantenimento dei parenti privi di risorse. Amava la solitudine, non si sposò perché il suo interesse il suo amore erano l’arte e le opere che realizzava, sembra preferisse gli uominialle figure femminili anche se non ci sono prove che fosse omosessuale.

La Pietà

Michelangelo fu prima di tutto uno scultore, è dei primi del Cinquecento una delle sue prime opere La Pietà, una scultura che rappresenta la Madonna con Cristo morto sulle ginocchia. Questo è un tema diffuso fra gli artisti, Michelangelo però interpreta il tema in maniera diversa perché anche se sacra, l’arte per lui non è narrativa, ma esprime un’idea.La Pietà non narra il dolore della madre, non mostra lo strazio del corpo martoriato di Cristo, in quest’opera la vita e la morte, sono riuniti insieme, e raggiungono una perfezione divina.Il volto della Vergine è quello di una giovane donna, sembra quasi più giovane del figlio, questo perché Michelangelo sosteneva, che le donne caste, si mantengono più giovani e belle rispetto alle altre, il suo volto è dolce non scomposto dalla sofferenza, èun viso che esprime calma sia nel dolore, sia nell’amore verso il figlio. E’ un volto di una madre privata del figlio, rassegnata alla volontà di Dio e consolata dal fatto di poter tenere fra le braccia qualche istante quel caro corpo. IL corpo di Cristo appare privo di ferite, dei segni della tortura, bello persino nella morte Tutta l’essenza della vita, la sua tragedia e la sua redenzione, sono in questo semplice gruppo scultoreo. La scultura è inscrivibile in una forma piramidale, che ha il vertice nella testa della vergine.Il punto di vista in Michelangelo è sempre frontale, lui sosteneva che se la figura preesistente nel marmo deve essere estratta, ciò non può avvenire che da un lato soltanto.Le pieghe della veste, sovrabbondanti, hanno lo scopo di far risaltare maggiormente, per contrasto la bellezza, la ricercatezza, la finezza del corpo nudo. La perfezione di questo e del volto della Vergine, esprime il profondo significato del loro sacrificio, ossia il superamento delle fattezze terrene e il raggiungimento della bellezza ideale.

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La Pietà, 1498-1499, marmo, h.1,74, largh.m1,95, prof. Cm 69, Roma Basilica di SanPietro in Vaticano.

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David, Michelangelo, marmo, 1501-1504 at. 4,10 mt , Firenze Galleriadell’Accademia

Nel 1501 Michelangelo torna a Firenze, dove inizia una delle sue opere più note il David.

La statua venne ricavata da un blocco di marmo, già usato senza risultati e abbandonato in un cortile. Michelangelo da questo blocco tira fuori il David, dimostrando chiaramente la sua tesi ; nella materia, qualunque aspetto essa abbia, preesistono infinite forme, fra le quali l’artista sceglie quella che vede e la realizza. Per questo motivo anche il David è concepito per essere visto di fronte. La stupenda scultura, che rappresenta Davide giovinetto nell’atto di affrontare il gigante Golia, venne collocata – su richiesta di Michelangelo stesso – davanti al Palazzo Vecchio della Signoria di Firenze. Non fu un’impresa agevole: per spostarla dalla bottegavicino al Duomo fino al Palazzo, ci vollero 40 uomini e quattro giorni, si dovette alzare una porta e abbattere il muro soprastante per farla passare, e si dovettero impiegare ancora 20 giorni per innalzarla nel luogo stabilito. Nel 1873 il David fu trasportato all’Accademia delle Belle Arti dove occupa tuttora un posto d’onore, come personaggio più popolare di Firenze, ammirato ogni giorno da molti  turisti e da giovani artisti intenti a riprodurne le forme. David rappresenta l’uomo rinascimentale, autore di se stesso,

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padrone del mondo che lo circonda. Qui più che in altre sculture dello stesso soggetto,ad es. quella di Donatello, è evidente il significato della coscienza dell’uomo e della calma sovrana che gli deriva dalla fede nella supremazia delle sue virtù, rappresenta la forza morale che vi è dentro di lui. L’impostazione della figura è classica, vi è una corrispondenza fra gli arti superiori e quelli inferiori, una forte plasticità. Osservando la scultura dal basso verso l’alto, dalle gambe lisce levigate,, al busto ben definito anatomicamente, fino ad arrivare alla testa, fulcro della composizione  perché sede del pensiero che è guida di ogni azione umana. La fronte è corrugata indicando la concentrazione dell’intelletto, gli occhi osservano intensamente, perché tramite loro guarda e trasmette l’immagine alla ragione. A rendere più evidente l’importanza della testa è l’attacco saldo di questa al busto, evidenziato dai muscoli tesi. I capelli a ciocche ricordano stilisticamente la ritrattistica romana. In quest’opera le proporzioni sono studiate da Michelangelo, non come imitazione di quelle naturali ma per rendere il significato dell’idea che ha preso forma nella statua. Le mani hanno infatti una grandezza maggiore rispetto a mani reali, la manoche sostiene la fionda e l’altra abbandonata lungo la gamba, che pur essendo a riposo esprime potenza con il segno delle vene, e la forma delle dita piegate.

Sono più grandi, perché rappresentano lo strumento della ragione senza di esse David non avrebbe battuto l’avversario. La figura umana è gigantesca in quanto simboleggia la grandezza morale. In questo caso David è privo dei tradizionali attributi (la testa di Golia e la spada) perché Michelangelo più che narrare un antico fatto biblico vuole esprimere il significato il senso umano. Ha un valore particolare il David di Michelangelo, come lo era stato il David di Donatello per tutto il Rinascimento.

Ecco come un contemporaneo ci descrive Michelangelo nell’atto di «tirar fuori» dal marmo una delle sue potenti figure: «Io posso dire di aver visto Michelangelo, a sessant’anni, buttar giù più scaglie di un durissimo marmo in un quarto d’ora, che tre giovani scalpellini in un’ora. Una cosa incredibile a chi non l’ha vista! Egli si avventava sul marmo con tale impeto e furia, da farmi credere che tutta l’opera dovesse andare in pezzi. Con un sol colpo staccava scaglie grosse tre o quattro dita, e così vicino al segno stabilito, che se avesse fatto saltar via un tantin più di marmo, correva rischio di rovinar tutto». Michelangelo affermava infatti che la figura è già dentro nel blocco di marmo, si tratta solo di tirarla fuori, di liberarla, togliendo il soprappiù, la materia inutile che la circonda: «Non ha l’ottimo artista alcun concetto / ch’un marmo solo in sé non circonscriva / col suo superchio, e solo a quello arriva / la man che ubbidisce all’intelletto». Sembra un paradosso, eppure osservando il «prigione» Atlante, un’opera incompiuta: pare proprio che la forma umana sia imprigionata nella roccia, e attenda solodi essere liberata in tutte le sue parti; siamo portati a illuderci che dentro al blocco informe ci sia già un volto, una fisionomia, e diveniamo curiosi di conoscere questo volto,dimenticandoci che esso, in realtà, non esiste.

Michelangelo affermava infatti che la figura è già dentro nel blocco di marmo, si tratta solo di tirarla fuori, di liberarla, togliendo il soprappiù, la materia inutile che la circonda: «Non ha l’ottimo artista alcun concetto / ch’un marmo solo in sé non circonscriva / col suo superchio, e solo a quello arriva / la man che ubbidisce all’intelletto». Sembra un paradosso, eppure osserviamo il prigione Atlante, un’opera incompiuta: pare proprio che la forma umana sia imprigionata nella roccia, e attenda solodi essere liberata in tutte le sue parti; siamo portati a illuderci che dentro al blocco informe ci sia già un volto, una fisionomia, e diveniamo curiosi di conoscere questo volto,

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dimenticandoci che esso, in realtà, non esiste. Anche nella drammatica Pietà «Rondanini» – l’ultima opera di Michelangelo – le figure di Maria e del Figlio sono strettamente unite, quasi a formare un unico corpo; ancora pochi giorni prima della mortesi vide l’artista, quasi novantenne, vibrare colpi di scalpello a questa scultura che, benchérimasta incompiuta, è tra le sue opere più espressive.

 

Prigione Atlante

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Michelangelo, Sacra Famiglia (Tondo Doni), tempera su tavola; diam. Mt. 1,20,Firenze, Galleria degli Uffizi

Questa Sacra Famiglia risale al periodo in cui Michelangelo fece ritorno a Firenze dopo il primo soggiorno romano, quello stesso periodo quindi in cui il grande artista scolpì il celebre David.L’opera, datata 1506-1508, è l’unico dipinto di Michelangelo presente a Firenze ed è considerata uno dei capolavori del Cinquecento italiano.

Durante il Rinascimento il tondo era un’opera tipica della committenza privata. Fu commissionato dal ricco banchiere Agnolo Doni, probabilmente in occasione del suo matrimonio con Maddalena, appartenente all’importantissima famiglia degli Strozzi.

Le figure di Maria, Giuseppe ed il Bambino, sono raggruppate in un unico volume centrale in cui la rotazione della Madonna conferisce uno sviluppo a spirale del gruppo. Sullo sfondo un gruppo di giovani nudi richiama un tema classico, come a sottolineare una umanità pagana ancora all’oscuro della dottrina cristiana. 

Dal punto di vista artistico, il Tondo Doni getterà le basi del cosiddetto Manierismo, quella corrente pittorica che preferiva forme bizzarre, pose innaturali e colori cangianti rispetto alla pittura composta ed equilibrata del Quattrocento.

E’ un’opera quindi molto importante, anche perché è uno dei pochi esempi della pittura di Michelangelo, a parte i maestosi affreschi presenti a Roma nella Cappella Sistina.

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La struttura dell'opera

Il Tondo Doni di Michelangelo si trova presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. Questa famosa opera prende anche il nome di "Sacra Famiglia con San Giovannino". Il Tondo Doni ha come supporto una tavola di forma circolare, precisamente l'unico quadro su tavola riconducibile senza dubbio a Michelangelo. Questa forma è dovuta al fatto che la tavola andava inserita in uno spazio determinato e circoscritto. Nel Tondo DoniMichelangelo rappresenta San Giuseppe intento a passare il bambino alla Madre. Sullo sfondo Michelangelo abbozza delle figure rappresentanti il mondo pagano che privo di fede risulta nudo, spoglio, privo di significato.

Michelangelo divide in modo netto il fondo dalla scena principale attraverso un muretto. Esso accentua il distacco esistente tra i due credi. Le figure principali del TondoDoni, che sono San Giuseppe, San Giovannino e la Madre, sembrano delle vere e proprie sculture. Queste vengono rappresentate in movimento facendo pensare ad una continuazione della scena intrappolata da Michelangelo. La Madre, inoltre, assume unaposizione a forma di "S", una torsione assolutamente innaturale ed esasperata.

I corpi nudi costituiscono il piano terminale, oltre il quale si intravede un paesaggio spoglio, questi corpi lo animano plasticamente, non è uno sfondo neutro, ma plastico cheanima ed esalta la vitalità della Sacra Famiglia. Il chiaroscuro e la tinta bronzea dei corpi conferisce risalto volumetrico, forza e solidità. Le tre figure in primo piano, pur nella serenità dell’abbraccio, esprimono la virile coscienza del loro ruolo, sia per la concatenazione rigorosa e reciproca dei gesti, sia per il vigore del disegno del colore e del chiaro scuro. Il colore ha una importanza per Michelangelo in quanto esalta la forma scultorea è in funzione del volume.

E’ sbagliato rimproverare a Michelangelo, l’assenza di femminilità nella Madonna, o comunque in tutte le donne che ha dipinto o scolpito, in quanto lui sosteneva che uomini e donne non sono altro che due aspetti della stessa umanità il cui vigore fisico esprime il loro vigore morale.

E’ stato osservato che il movimento rotatorio delle figure può essere ispirato da Leonardo, ma ha un significato diverso. Leonardo muove le immagini morbidamente per farle convivere con l’ambiente naturale, integrandole in esso con lo sfumato, abolendo la linea di contorno, Michelangelo invece esalta il volume con la forza della linea e del chiaroscuro, è uno scultore che concepisce la pittura come la scultura stessa.

Il secondo periodo romano

La tomba di Giulio II

Il Pontefice seguiva con molto interesse le opere dei grandi artisti: alla sua Corte, oltre a Michelangelo, lavoravano il Bramante, Raffaello, il Sangallo ed altri valenti artisti; per merito di Giulio II, Roma era divenuta uno dei maggiori centri artistici d’Europa. La tomba monumentale per Giulio II fu un po’ la gioia e il tormento di tutta la vita di Michelangelo: doveva essere il suo capolavoro, e non riuscì mai a realizzarlo. Era stato il Papa stesso a commissionargliela e l’artista, allora trentenne, aveva accettato con entusiasmo l’invito. Progettò un’opera grandiosa, in cui fossero «condensate» tutte le perfezioni possibili ed espressi tutti i concetti più elevati: l’infinito, l’eterno, la ragione, la 

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coscienza. Il sepolcro voluto da Giulio II doveva essere lungo nove metri e largo sei, comprendere più di 50 statue, lavori in bronzo e ornamenti architettonici: un’impresa grandiosa e complicata, dunque, che avrebbe richiesto molte tonnellate di marmo, molte migliaia di ducati e molti anni di vita dello scultore; ma Michelangelo si sentiva attratto soprattutto da questo genere di imprese, e tormentandosi, e arrovellandosi per risolverle trascorse infelicemente tutta la sua vita. Fatto approvare il progetto dal Papa, Michelangelo partì per Carrara, per scegliere personalmente i marmi migliori. Pignolo com’era, impiegò in questo lavoro ben otto mesi: passava le giornate in sella, fin dal primo mattino, dando ordini ai taglia pietra ed agli stradini, e la sera, nella sua capanna, al lume della lucerna, studiava i progetti, calcolava i prezzi e faceva il programma della giornata seguente. 

Michelangelo aveva concepito la Tomba come un immenso complesso architettonico scultoreo, (circa 10 metri di profondità per7 metri di larghezza), isolato quindi visibile su quattro lati, movimentato da oltre quaranta statue, come una montagna marmorea dalla quale fossero estratte le immagini umane.

Quando tornò a Roma, Giulio II (un grand’uomo, ma un brutto carattere anche lui!) era mutato d’umore: aveva deciso di rimandare l’esecuzione dell’opera. Non fu che il primo di tanti rinvii. Le vicende politiche, la morte del Papa nel 1513, le esitazioni dei successori, i molti impegni dell’artista rimandarono di anno in anno, di decennio in decennio l’esecuzione dell’opera. Tuttavia alcune delle statue previste vennero compiute:alcuni Prigioni e soprattutto uno dei capolavori michelangioleschi, il Mosè, al quale l’artista diede la fisionomia di Papa Giulio II e che è oggi conservato a San Pietro inVincoli.

La figura, che pure siede composta, esprime lo sdegno del profeta davanti ai peccati del suo popolo. Il piede sinistro, spostato all’indietro, pare che stia per dare l’energia che farà balzare in piedi questa maestosa persona. La torsione del corpo, il gesto del braccio destro, l’inclinazione del capo, assecondano tale movimento ancora trattenuto. Come tutto ciò che è uscito dalla mente e dalle mani di Michelangelo, questa figura è un «concentrato» di potenza, di energia, di grandezza.

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Michelangelo Buonarroti, Mosè, 1513-1516, Basilica di San Pietro in Vincoli, Roma(Italia)

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Storia ed Architettura della Cappella Sistina

 

La Cappella Sistina si trova nella Città del Vaticano. E' situata nel palazzo del Vaticanoe costituisce uno dei maggiori vanti dell'arte italiana.

Attualmente è ancora consacrata quale cappella papale ed è uno degli ambienti compresi nella visita dei Musei Vaticani;  un importante restauro degli affreschi della volta  ha restituito l'originaria magnificenza degli affreschi.

La Cappella Sistina prende il nome da papa Sisto IV della Rovere (1471-1484).

Venne costruita tra il 1475 ed il 1481 da Giovanni de' Dolci che seguì il progetto elaborato dall'architetto Baccio Pontelli.

La cappella venne inaugurata il 15 Agosto del 1483 e fu dedicata alla Vergine Assunta in Cielo.

Le dimensioni della cappella sono le stesse di quelle del Tempio di Gerusalemme. L'edificio che ospitava il palazzo dove la cappella fu eretta venne utilizzato anche come fortezza del Vaticano.

La cappella Sistina fu costruita come cappella privata, all'interno della quale si svolgevano le cerimonie più importanti che si tenevano durante l'Anno Santo e si riuniva in Conclave, quando doveva eleggere un nuovo pontefice.

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Schema della volta della Cappella Sistina

L'interno della cappella è composto da una singola navata con una volta a botte ribassata con pennacchi e una lunetta sopra ognuna delle venti finestre centinate. Il pavimento è in in tarsie marmoree policrome.

La cappella è divisa in due parti da una transenna marmorea la transenna serviva per scindere la cappella in due zone, quella riservata al Clero e quella dei fedeli.

Quando papa Sisto IV decise di decorare la Cappella chiamò i più grandi artisti toscani ed umbri del periodo (Botticelli, Signorelli, Cosimo Rosselli, il Ghirlandaio, il Peruginoe il Pinturicchio), che decorarono le parti laterali con affreschi rappresentanti due importanti cicli di storie tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento.

Le scene, con le storie di Mosè e Gesù, erano poste in corrispondenza simbolica di una alta fascia che si dipartiva lungo le pareti partendo da sotto l'altezza delle finestre.

Al di sotto di queste, c'erano alcune finte cortine di stoffa con l'emblema della famiglia della Rovere.

Gli stessi artisti che nel Quattrocento decorarono la cappella furono anche gli artefici degli affreschi raffiguranti i ritratti dei primi trenta pontefici posti in alto tra le finestre.

La volta, in origine, venne dipinta, da Pier Matteo d'Amelia con un semplice cielo blucostellato di stelle dorate, e mantenne questo aspetto fino a quando papa Giulio II della Rovere 1503-1513 commissionò a Michelangelo la ridecorazione della vasta superficie.

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Michelangelo lavorò alla volta dal 1508 al 1512. Il progetto originale di Giulio II fu quello di far dipingere, al giovane artista, 12 Apostoli, ma in seguito, il papa scoprì che il lavoro non stava riuscendo bene e quindi diede a Michelangelo la possibilità di operare da solo alla realizzazione della volta. In questo modo l'artista ebbe modo di dare origine a quello che oggi viene definito il capolavoro assoluto del Rinascimento italiano.

L'artista toscano creò una struttura architettonica per le figure delle Sibille, dei Profeti, degli Ignudi e le Nove Storie della Genesi.

Nei pennacchi e nelle lunette (la zona più bassa del soffitto) sono raffigurati gli Antenati di Cristo, tranne che nei pennacchi angolari, che contengono quattro storie d'Israele.

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Le figure giganti intorno alla volta, alternati l'uno con l'altra, sono quelle dei Profeti e delle Sibille, ossia di coloro che predissero la nascita di Cristo.

Sibilla Ignudo

I nove episodi della Genesi che sono rappresentati sulla volta, sono idealmente divisi intre gruppi e riguardano l'Origine dell'Universo, dell'Uomo e del Male.

Nel primo gruppo ci sono la Divisione della Luce dal Buio, la Creazione del Sole e della Luna, la Divisione delle Acque dalla Terra e la Creazione degli Animali, in questi affreschi Dio è l'unico protagonista.

Nel secondo gruppo ci sono la Creazione dell'Uomo, la Creazione della Donna e l'Espulsione dal Paradiso. 

Nel terzo gruppo c'è il Sacrificio di Noè, il Diluvio Universale e l'Ebbrezza di Noè.

I famosi Ignudi che Michelangelo dipinse agli angoli dei pannelli disposti nella parte centrale della volta, sono raffigurati come sculture classiche e rappresentano la glorificazione del corpo umano.

La struttura architettonica della volta complicava il lavoro decorativo e venne pertanto costruita una impalcatura di legno complementare alla concavità della volta che costringeva il maestro a lavorare in una posizione scomoda, in alcuni casi stesa.

Per semplificarsi il lavoro, Michelangelo utilizzò la tecnica della quadratura tramite la quale dipinse una falsa architettura costituita da grandi archi delimitati da cornici ed architravi ed ornati da capitelli e statue. Tale tecnica gli permise di frazionare la volta in tre registri sovrapposti e la parte centrale in nove riquadri.

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Michelangelo impiegò inoltre la tecnica del colore cangiante, un procedimento pittorico che consentiva di definire i volumi senza ricorrere al colore chiaroscuro, utilizzando invece straordinari bagliori e accensioni dati da un colore luminoso e squillante.Le decorazioni della volta contengono la rappresentazione di sette profeti e cinque sibille sedute su troni, fiancheggiati da pilastrini sorreggenti una cornice delimitante uno spazio centrale suddiviso in senso longitudinale dalla continuazione delle membrature architettoniche.

Separazione della luce dalle tenebre

Le storie della Genesi che si susseguono in ordine cronologico, partendo dall’ingresso nella zona laica sono: la Separazione della luce dalle tenebre, Creazione degli astri, Separazione delle acque, Creazione di Adamo, Creazione di Eva, Peccato originale, Sacrificio di Noè, Diluvio universale, Ebbrezza di Noè. Le Sibille sono in tutto cinque: Eritrea, Delfica, Libica, Persica, Cumana. 

Nella Separazione della luce dalle tenebre predominante è la figura di Dio che si ergein volo avvolto da un ampio mantello rosato ed è raffigurato all’atto della creazione delmondo. Il corpo roteante, le mani e il volto protesi verso l’alto raffigurano l’immaginedi un Dio ordinatore che crea bagliori di luce che annientano l’oscurità delletenebre.Si  nota  una  predominanza  di  colori freddi e violacei  simboleggianti   le   tonalità  dellecelebrazioni dell’Avvento e della Quaresima.La Separazione della luce dalle tenebre va letta in rapporto alle figure della Creazione degli astri e la Separazione delle acque dalla terra che insieme simboleggiano la creazione del mondo.Lette insieme sembrerebbero, secondo alcuni, rappresentare l’immagine della Trinità, secondo altri invece è più probabile leggervi un’allegoria sant’agostiniana legata all’operosità della chiesa nel mondo (acque e terra), alla venuta di Cristo (astri e piante) e al giudizio universale (tenebre e luce).

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Creazione degli Astri l’immagine di Dio

Nella Creazione degli Astri l’immagine di Dio è ancora più maestosa. Inserita la figurain   uno  sfondo di cielo luminoso, le sue membra si spalancano all’atto dellacreazione.  Le vesti,   i  capelli  e  la barba appaiono scompigliati  da un vento  impetuososimboleggiante la grandezza divina. Il braccio è alzato e sfiora leggermente il sole.

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Separazione della terra dalle acque

A questa immagine segue quella della Separazione della terra dalle acque, in cui il Creatore fluttua sopra le acque accompagnato da una compagine di angeli che gli reggono il mantello rosato. Anche qui le braccia sono aperte in un gesto eloquente ed imperioso, i colori sembrano attenuarsi e l’immagine appare più semplificata, segno dell’ordine che l’Eterno ha dato al caos.

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La Creazione di Adamo

La Creazione di Adamo è la scena in cui il divino e l’umano si incontrano in un contesto di luci ed ombre che dispiegano l’immensità della creazione. Il sogno ascetico dell’uomoche finalmente incontra Dio chiarisce il motivo per cui, chiunque osservi la figura nerimanga misticamente incantato.

Adamo appare disteso e con il braccio appoggiato sulla terra appena creata con la mano rivolta verso il Divino fino a toccargli le dita.L’eterno si presenta quasi in volo, accompagnato da angeli. L’emozionante impatto della figura è dato dalla posizione protesa di Dio verso l’uomo, quasi ad indicare un desiderio divino di contatto con la propria creatura.

Dalla rappresentazione emerge la riluttanza di Michelangelo alle concezioni della prospettiva di stile rinascimentale e la rappresentazione di gruppi leonardeschi di figure, articolati secondo ritmi armoniosi e unificati.Adotta invece la concezione delle basi della scultura classica: la figura singola, associata ad un elemento architettonico. Egli infatti più che pittore amava definirsi uno scultore tanto che nelle sue opere sembrerebbe voler imprimere una visuale tridimensionale alle figure esaltando il moto delle torsioni e la plasticità dei giganteschi corpi, tendendo ad idealizzare i personaggi e a far loro assumere un significato spirituale universale: divengono simboli delle forze primigenie della natura e del destino dell’uomo.

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La Creazione di Adamo

La Creazione di Eva

Segue la Creazione di Eva, posta al centro della volta, in cui sono raffigurati insiemeAdamo, Eva e l’Eterno. Adamo, disteso sul lato sinistro dell’immagine, appare dormiente, mentre Eva in una posizione di reverenza viene invitata dal Signore ad alzarsi. In questa scena Adamo ed Eva sono raffigurati giovani.

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Peccato originale

Nella scena successiva del Peccato originale, i due sono raffigurati da adulti e l’affresco è diviso in due metà dall’Albero della vita in cui da un lato si consuma l’atto del peccato, dall’altro lato è raffigurata la cacciata dal paradiso. Gli ultimi tre riquadri raffigurano il Sacrificio di Noè, Diluvio universale, Ebbrezza di Noè.Lo stile di Michelangelo è dotato di una meravigliosa forza espressiva, che viene scandita in un’ampia tendenza statuaria ed un forte dinamismo. La stupefacente perfezione dei dettagli è ottenuta con accurati ed approfonditi studi dell’anatomia umana.

Il diluvio universale

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Il diluvio universale

L'ottava scena, il "Diluvio Universale", è tratta dai capitoli 7 e 8 della Genesi. A destramostra una tenda sotto la quale sono rifugiati le vittime del diluvio universale.

Nella parte centrale, si vede un gruppo di uomini e donne che istintivamente cercano la salvezza su una imbarcazione, ma vengono respinti con violenza in acqua da un gruppo antagonista, più forte e organizzato.

Sullo sfondo, Noè porta in salvo i pochi superstiti con una barca avviandoli verso l’arca, che in questo affresco rappresenta la Chiesa, raffigurata nella parte superiore leggermente sulla sinistra. 

La scena della salvazione è rappresentata in primo piano nell'angolo in basso a sinistra: alla fine del diluvio e dopo il ritiro delle acque, i superstiti raggiungono la terra portando con sé alcuni beni materiali salvati dal diluvio. Nella scena sono rappresentate 60 figure che spiccano su un fondo chiaro e su un paesaggio profondo. La profondità spaziale è affidata non a una costruzione prospettica, ma allo snodarsi di gruppi di personaggi in una rappresentazione dolorosa e drammatica 

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dell'umanità punita e destinata alla sofferenza. Un'umanità spoglia e nuda, dalle membra che si dimenano avviluppandosi l'una con l'altra in un groviglio di terrore, di pena senza speranza, ma anche di caritatevole solidarietà e talvolta di egoistica brutalità come quegli uomini che lottano per il possesso della piccola barca.Molto probabilmente questo fu il primo episodio ad essere stato realizzato da Michelangelo: da allora in poi l’artista realizzerà immagini di dimensione più grande, con scorci sempre arditi e compositivamente complessi. Nel 1797, una esplosione avvenuta nel deposito delle polveri di Castel Sant’Angelo, ha danneggiato l'affresco facendo crollare una parte del cielo dove, come dimostrano alcune riproduzioni del cinquecento, era disegnato un fulmine.

Gli uomini di Michelangelo, raramente agiscono, meditano sull’azione che devono intraprendere o che hanno appena compiuto, coscienti della sconfitta inevitabile nel tentativo di raggiungere la purezza delle idee. Gli uomini di Michelangelo sono eroi perché pur sapendo che la battaglia è perduta, combattono, lottano, per obbedire a quell’impegno morale che è dentro ciascuno di noi. Per questo sono rappresentati con tale vigore , con l’uso di una linea netta, dotate di volume e plasticità. I colori sono brillanti, luminosi e cangianti e conferiscono vigore alle immagini.

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Il giudizio universale

Data di realizzazione: 1536-1541

Dimensioni: 1379 x 1200 cm

Dove si trova: Cappella Sistina, Città del Vaticano

Il Giudizio Universale di Michelangelo è stato un progetto commissionato (in un primo momento) da Papa Clemente VII, il quale incontrò Michelangelo nel 1533.Nel 1534, mentre Michelangelo era ancora impegnato in altri importanti progetti (come la tomba di Giulio II), si diresse a Roma per cominciare ufficialmente a realizzare nella Cappella Sistina il giudizio universale. Prima di poter dipingere il Giudizio finale, la Cappella Sistina richiedeva alcune sostanziali modifiche, tra cui la tamponatura di due finestre e l’alterazione di uno spazio con l’ausilio di alcuni mattoni, che avrebbero reso questa zona idonea per la realizzazione dell’affresco.

Purtroppo, proprio a causa di queste modifiche, alcuni affreschi realizzati dal Perugino in precedenza, andarono perduti definitivamente.Terminate le difficili modifiche tecniche, il progetto della Cappella Sistina di Michelangelo poteva finalmente continuare, ma ci fu un altro problema legato ad una controversia che 

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nacque con Sebastiano del Piombo, artista ed amico del Buonarroti: Sebastiano, volendo evitare un lavoro troppo faticoso e complesso, aveva intenzione di far preparare una sorta di incrostatura su cui avrebbe potuto dipingere successivamente ad olio la grande scena.Michelangelo, disgustato dalla bassissima qualità finale che alla fine il lavoro avrebbe avuto, ripudiò il suggerimento dell’artista e preferì realizzare un grande dipinto a fresco, che avrebbe visto l’inizio solo nel 1536. In origine, tutti i protagonisti erano completamente nudi, e questo aspetto suscitò non poche critiche. Nel 1564, Daniele da Volterra, dato che le proteste diventavano sempre più costanti, venne incaricato di censurare completamente ogni elemento osceno presente nel quadro Giudizio Universale.L’intervento di censura da parte di Daniele da Volterra non fu massiccio, soprattutto perché quest’ultimo era grande ammiratore di Michelangelo e non voleva rovinare il capolavoro del Buonarroti.

Queste grandi modifiche, realizzate dopo la morte di Michelangelo, continuarono anche dopo la dipartita di Daniele da Volterra, passando il testimone nelle mani di Girolamo da Fano e Domenico Carnevale.

Nonostante le vistose coperture introdotte nell’affresco, le critiche comunque, non accennavano a diminuire, e così nel 1825 venne concluso un vastissimo lavoro di copertura che eliminò qualsiasi elemento osceno rimasto.

Infine, per via di alcuni restauri effettuati negli anni Novanta, le ultime coperture introdotte negli interventi più recenti vennero eliminate, lasciando visibili solo quelle realizzate nel Cinquecento.

IL GIUDIZIO UNIVERSALE DESCRIZIONE

L’affresco, data la sua complessità, è suddivisibile in varie sezioni:

Angeli di Michelangelo rappresentati nelle lunette in alto Cristo Giudice e la Vergine nella parte centrale Angeli che annunciano l’Apocalisse, permettendo l’ascesa dei giusti e la

caduta dei peccatori all’inferno

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ANGELI NELLE LUNETTE

Nelle due lunette superiori del Giudizio Universale, sono presenti due gruppi di angeli: questi stanno trasportando la Croce ed altri simboli della Passione di Cristo; tali elementi alludono al sacrificio di quest’ultimo per garantire la salvezza degli uomini.

Nella lunetta sinistra sono presenti degli angeli senza ali, chiamati angeli apteri, esteticamente perfetti, e ritratti in un momento di grande azione e movimento, che ricorda da vicino l’impeto presente nella battaglia di Cascina, sempre di Michelangelo.

“Giudizio Universale” (Lunetta sinistra) Michelangelo Buonarroti

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Nella lunetta destra, è presente un altro gruppo di angeli che sta trasportando, con molta difficoltà, la colonna dove Gesù venne legato e frustato.

Il movimento di questo gruppo di angeli è simmetrico a quello della lunetta di sinistra; sulla destra, accorre un angelo che regge tra le mani il bastone su cui venne posta la spugna con l’aceto utilizzata per Gesù, e spostando ancor più dietro lo sguardo, si intravede anche la scala utilizzata per inchiodarlo sulla croce.

Giudizio Universale” (Lunetta destra) angeli Michelangelo Buonarroti

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CRISTO GIUDICE E MARIA

Al centro del grande Giudizio Universale viene rappresentato Cristo e la Vergine circondati da profeti, sibille, apostoli e patriarchi.

Spostando lo sguardo sopra Gesù, proprio dove inizia la volta della Cappella Sistina, Michelangelo ha realizzato la figura del profeta Giona.La scelta di accostare Giona e Gesù è stata volontaria: la volta della Cappella Sistina dove si trova il profeta, rappresenta il mondo del Cristianesimo prima della venuta di Cristo.

La scena del Giudizio Universale con Cristo al centro, invece, rappresenta il cristianesimo dopo la nascita di Gesù; inoltre, secondo il Vangelo, Giona, tre giorni dopo essere stato inghiottito da un pesce, riuscì a salvarsi, e allo stesso modo, Cristo, tre giorni dopo essere morto sulla croce, risorse.

“Giudizio Universale” (dettaglio del Cristo Giudice e Giona) Michelangelo

Buonarroti

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Giona

Differentemente dalla tradizione, Michelangelo sceglie di non rappresentare Gesù su un trono, ma decide di affrescarlo mentre sta avanzando, coperto unicamente da un velo; questa scelta rende Cristo molto somigliante a delle rappresentazioni pittoriche di Giove.

La posizione delle braccia di Cristo è molto importante: con l’arto sollevato, secondo gli studiosi, Gesù starebbe chiamando a se i beati e gli eletti, mentre con quello abbassato invece potrebbe star condannando gli empi ed i peccatori.

Lo sguardo di Cristo è rivolto verso lo scenario circostante, con un’espressione molto concentrata; Maria è al fianco di Gesù e sta guardando i beati, mentre si trovaseduta da parte, sapendo di non poter interferire con l’operato di suo figlio.

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PRIMO ANELLO DI FIGURE

Attorno a Cristo e la Vergine, Michelangelo dipinge una cerchia di cinquanta persone, composta prevalentemente da apostoli, santi e patriarchi.

L’artista ha studiato i movimenti di questo folto gruppo di persone cercando di conferire un equilibrio e simmetria alla scena; le espressioni di questi protagonisti sono altrettanto varie: c’è chi è angosciato, chi guarda la catastrofe, chi è sconvolto davanti all’apocalisse e così via.

“Giudizio Universale” (Primo anello di figure) Michelangelo Buonarroti

Tra i personaggi identificati in questo primo anello, c’è la figura di San Lorenzo e quella di San Bartolomeo: il primo ha una graticola appoggiata sulla spalla, mentre il secondo regge nella sua mano la propria pelle.Ci sono varie letture riguardanti la pelle di san Bartolomeo: c’è chi pensa che questo particolare attributo del santo possa essere un autoritratto del Buonarroti, ma c’è anche chisostiene che si tratti di un’allegoria della privazione del peccato.

Alla sinistra di Cristo emerge la figura di San Pietro, che sta restituendo le chiavi del Paradiso al figlio di Dio, poiché, essendo arrivato il giorno del giudizio, non sono più necessarie.Accanto al santo ci sono altre figure la cui identità ancora è oggetto di discussione: tra le ipotesi più papabili, spiccano i nomi di Giovanni evangelista, san Paolo e san Marco.

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SECONDO ANELLO DI FIGURE

Questo vasto gruppo è suddiviso in due parti a sinistra ed a destra; fondamentalmente ci sono martiri, confessori della Chiesa e beati.

Nel gruppo di sinistra ci sono donne, vergini e personaggi fondamentali dell’Antico Testamento: tra queste, spiccano una donna con il seno scoperto in primo piano, e l’altra più in basso che la sta abbracciando cercando protezione; secondo alcune letture critiche, entrambe potrebbero simboleggiare la Chiesa Misericordiosa e la ChiesaDevota.

“Giudizio Universale” (Secondo anello di figure: Gruppo a sinistra) Michelangelo

Buonarroti

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Nel gruppo di destra ci sono degli uomini, e nel vasto gruppo, salta all’occhio il vigoroso uomo appoggiato sulla croce: secondo alcuni si tratta dell’uomo che aiutò Cristo sulla via Crucis, mentre per altri sembrerebbe Disma, uno dei ladroni crocifissi con Gesù.

“Giudizio Universale” (Secondo anello di figure: Gruppo a destra) Michelangelo

Buonarroti

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FASCIA INFERIORE

Mentre nella parte inferiore di questo straordinario affresco sono rappresentati i Santi e gli eletti, la sezione inferiore è  dedicata alla rappresentazione della fine dei tempi, suddivisain varie parti:

Gli angeli con delle trombe che annunciano l’arrivo della fine dei tempi Il risveglio dei morti L’ascesa degli eletti La cacciata dei dannati La rappresentazione dell’Inferno

Michelangelo, nella descrizione di Caronte e delle altre creature infernali e quelle demoniache, trae liberamente ispirazione dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.Sotto la figura di Cristo, si trovano un gruppo di angeli senza ali che stanno suonandocon molta forza le trombe per annunciare l’arrivo dell’Apocalisse; alcuni di loro trasportano i libri delle Sacre Scritture e contemporaneamente, svegliati dalle trombe degli angeli, riprendono vita i morti.

“Giudizio Universale” (Angeli dell’Apocalisse) Michelangelo Buonarroti

Spostando lo sguardo più in basso, si notano i cadaveri dei morti che stanno risorgendo, come se stessero riprendendo i sensi dopo un lungo sonno: alcuni stanno letteralmente sgusciando fuori dai propri sepolcri, mentre altri stanno riacquistando pian piano tutte le proprie facoltà fisiche.

Poco più a destra dei morti appena risorti, si notano altri cadaveri appena risvegliati che sono contesi tra angeli e demoni.

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Per quanto riguarda l’identificazione di alcuni personaggi in questo gruppo, la critica ipotizza la presenza di un autoritratto di Michelangelo forse anche del poeta Dante Alighieri.

“Giudizio Universale” (Resurrezione dei corpi) Michelangelo Buonarroti

Poco sopra a questo gruppo di persone, si può notare un altro piccolo gruppo che sta ascendendo verso il cielo: alcuni sono sospinti verso l’alto, altri vengono trascinati, altri issati attraverso delle corde e così via.

Nella realizzazione di questo particolare gruppo, Michelangelo ha dato sfogo alla propria fantasia, affrescando questi personaggi nelle posizioni più disparate.

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In netta contrapposizione al gruppo appena descritto, sul versante opposto si contano più di venti figure che stanno cadendo verso l’inferno: si tratta dei dannati condannati agli Inferi.

Sono presenti alcuni elementi che permettono di capire di quale colpa si sono macchiati alcuni dei peccatori qui rappresentati: uno tra loro, rappresentato a penzoloni, presenta sulsuo mantello un piccolo sacchetto con del denaro e delle chiavi, simboli dell’avarizia edell’attaccamento ai beni materiali fino alla morte; un altro viene trascinato per i testicoli ed ha il volto coperto, simboleggiando il peccato di lussuria.

Più a sinistra del gruppo di dannati, si trova un uomo seduto su una nuvola, con altrettanti due dannati che lo stanno trascinando verso il basso, mentre un serpente lo avvolge nelle sue spire: quest’uomo, come si evince dalla sua espressione, rappresenta ladisperazione.

“Giudizio Universale” (simbolo della disperazione) Michelangelo Buonarroti

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GIUDIZIO UNIVERSALE INFERNO

Nella parte in fondo a destra del grande affresco, si trova la rappresentazione dell’inferno: in un ambiente dominato da un cielo rossastro colmo di fiamme, sulla sinistrasi trova il traghettatore infernale Caronte, che sta utilizzando il proprio remo come arma per cacciare i dannati, obbligandoli a presentarsi davanti al giudice Minosse, facilmente riconoscibile per il serpente che lo avvolge (la descrizione di Minosse e la descrizione di Caronte sono un evidente richiamo alla Divina Commedia di Dante).

“Giudizio Universale” (Inferno) Michelangelo Buonarroti

Michelangelo aggiunge alla scena altri demoni, i quali stanno trascinando i peccatori via dalla barca di Caronte, e l’artista, oltre che realizzare un’eccezionale istantanea dominata dal caos e violenza, dimostra una maniacale attenzione sulla descrizione dei particolari del corpo umano, dimostrando ancora una volta un’eccezionale abilità artistica.Il Giudizio Universale è il secondo grande affresco realizzato da Michelangelo nella sua vita,  dopo gli affreschi sulla volta della Cappella Sistina dove è appunto collocato il Giudizio Universale. Tra i due è passato un intervallo di quasi venticinque anni, e ciò non poteva non mutare alcune visioni artistiche di Michelangelo. Se nella volta prevale una visione eroica della storia dell’umanità, nel Giudizio Universale l’immagine trasmette un sentimento di maggior tragicità.

L’iconografia tradizionale di questo soggetto era più convenzionale, con una rappresentazione a scomparti separati. In alto Gesù in trono, circondato dagli apostoli e più in alto dagli angeli. In basso su aree distinte: a destra il paradiso con le anime dei beatie dei giusti; a sinistra l’inferno con le anime dei dannati. 

Nel comporre questo affresco Michelangelo non sconvolse completamente l’iconografia tradizionale del soggetto, ma diede all’immagine un significato inedito:è come se ci presentasse il mondo al suo ultimo istante, un attimo prima che Gesù, con il braccio alzato, pronunci il giudizio finale sull’umanità.

Michelangelo riesce a trasmettere tutta la forza del terrore per questo istante supremo, quando il destino si compie inesorabilmente e non c’è più tempo o

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possibilità di riparare ai propri errori. L’istante rappresentato da Michelangelo finisce per avere un significato universale, perché è come se rappresentasse l’attimo in cui la vita finisce e non c’è più speranza alcuna.

In questa inesorabile fine, destino di tutti gli uomini, Michelangelo coinvolge tutto, anche ciò che l’uomo ha creato: nell’affresco non c’è infatti traccia alcuna di architetture, o di altre opere dell’uomo, a significare che alla fine non resterà più nulla. Una visione tragica del destino dell’umanità, che in questo affresco ha una rappresentazione insieme monumentale e commovente.

L’intero affresco è dominato dalla figura umana, presentata quasi sempre totalmente nuda. I corpi sono quelli tipici dello stile michelangiolesco, rappresentaticon grande espressività e potenza. L’enorme quantità di nudi, presenti in questa immagine, suscitò non poche perplessità tanto che, già alla morte di Michelangelo, nel 1564, la chiesa intervenne per coprire alcune delle nudità più manifeste. Venne dato incarico al pittore Daniele da Volterra di apportare alcune modifiche all’affresco di Michelangelo, proprio per realizzare panneggi su alcune parti intime delle figure. Nonostante ciò, l’affresco non ha perso la sua forte potenza espressiva che oggi, dopo i recenti restauri di ripulitura, si presenta ancora come una delle opere pittoriche più intensedella storia dell’arte.

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