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ANNO XCIX • N. 19 • 1° OTTOBRE 1975Spediz. in abbon . post. - Gruppo 2° (70) - 1a quindicina

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BOLLETTINO SALESIANOAnno XCIX - N. 19Ottobre 1975Direttore responsabileDON TERESIO BOSCOImpaginazioneLuigi Zonta - Ufficio Tecnico SEIDirezione e AmministrazioneVia Maria Ausiliatrice, 3210100 TorinoC.C.P. 1-5115 intestato a :Dir . Gen . Opere D . Bosco - RomaOfficine Grafiche SEI

SPECIALE PER ILCENTENARIOMISSIONISALESIANEFascicolo a cura diENZO BIANCO

SOMMARIO

2. Iniziative per il Centenario3. Quattro messaggi di fiducia

Paolo VI : Guardate i campiche biondeggiano di messi)Card. Rossi : L'eccellente col-laborazioneDon Ricceri : Magnifici costrut-tori del RegnoMadre Canta : Riconoscenti aMaria, Ausiliatrice e Missionaria

7. Quel giorno : 11 novembre1875

8. II progetto missionario diDon Bosco

11 . Carrellata sopra un secolodi Missioni

17. La diffusione dei Figli diDon Bosco nel mondo (ta-vola cronologica)

18 . . . . e poi diventano vescovi19. Sussidi per vivere il Cente-

nario23. Dalle Missioni, sei Servi di

Dio25. Che cos'è Missione oggi28. Presenti oggi con stile sa-

lesiano31 . Giro d'orizzonte con le

Ispettrici34. II lavoro delle retrovie37. Quest'anno partiranno in

cento38. Il Centenario in cifre

INI1IIIIIVE PER IL CENTENARIOL'Anno Centenario delle Missioni Salesiane vedrà in Italiauna serie di iniziative che - pur concedendo la sua partealla celebrazione esteriore - si propongono in primo luogo dicondurre la Famiglia Salesiana a una più viva presa di co-scienza, una maggiore responsabilizzazione, e un più concretoimpegno missionario .Alcune di tali iniziative sono già definite e programmate,altre (a cui qui si accenna in fondo) sono ancora in fase distudio e « senza data » .

OTTOBRE 1975•

1-4 novembre : Giornate di studio per Giovani Coop . missionari .•

ii novembre : « Giornata di preghiera* in tutta la Famiglia Sa-lesiana .

13 novembre : a Torino « Commemorazione del Centenario » tenutadal card . Sergio Pignedoli .

16 novembre : a Torino, Basilica di Maria Ausiliatrice : Concele-brazione Eucaristica presieduta dal card . Agnelo Rossi, e consegnadei Crocefissi ai Missionari (ripresa diretta in televisione) .

Partenza dei Missionari per la « Nuova frontiera » (Etiopia) .•

Premiazione vincitori del Concorso « Manifesto CMS '76 » .•

16 novembre - 3 dicembre : « Visita alle Missioni dell'India » deiCooperatori d'Europa (organizz . tecnica gruppo «Noi per loro ») .

DICEMBRE 1975•

14 dicembre : in Argentina, apertura dell'Anno Centenario .•

Roma : «Commemorazione del Centenario» .

GENNAIO 1976•

12-24 gennaio : Incontro dei Vescovi missionari salesiani .•

24-31 gennaio : Settimana di spiritualità salesiana e missionaria .•

Incontro Operatori della Catechesi missionaria .•

Incontro Operatori della Pastorale nelle periferie .•

Inizio del « Ciclo di Conferenze missionarie » organizzato dal « CentroStudi di Storia delle Missioni salesiane » dell'UPS .

GIUGNO 1976•

Shillong (India) : apertura del Teologato Missionario .SETTEMBRE 1976•

Roma : Corso per i Missionari della « Spedizione 1976 ».

NOVEMBRE 1976• 30 ottobre - 3 novembre : Congresso mondiale per il Centenario

del « Regolamento _Cooperatori » ; 3-5 novembre : Convegno GiovaniCooperatori (in discussione : «L'impegno missionario del Coopera-tore ») .

Torino: funzione di addio ai Missionari della «Spedizione 1976 » .•

Chiusura dell'Anno Centenario delle Missioni salesiane .

INIZIATIVE SENZA DATA PRECISA•

Roma : istituzione della Cattedra di Missiologia presso la Facoltàdi Teologia dell'UPS .

Incontro delle Responsabili dei « Laboratori liturgici-missionariMamma Margherita » .

Visita dei Cooperatori alla « Patagonia » .•

Colle Don Bosco : Inaugurazione del nuovo « Museo MissionarioSalesiano ».

Torino-Valdocco : Apertura della « Mostra Permanente Salesiana » .

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PAO LO VI

Guardate i campiche biondeggiano

di messi

Al diletto Figlio Luigi Ricceri,Rettor Maggiore della Società diSan Francesco di Sales .

Per la Società Salesiana, come Ciè stato riferito, si avvicina un'impor-tante ricorrenza : sono infatti trascorsicento anni da quando dieci Figli diDon Bosco, spinti da carità evange-lica, intrapresero con entusiasmo l'at-tività missionaria .

Quella fortunata spedizione era co-minciata in nome e sotto la protezionedella beata Vergine Maria Ausilia-trice (gli uomini coraggiosi che la com-ponevano raggiunsero infatti le rivelontane dell'America Meridionale par-tendo dal Tempio torinese che portail suo nome) ; e il ricordo di tale im-presa penetra con facilità nel Nostroanimo e lo commuove nel profondo .

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messa uufiducia

Diversi interventi, tutti qualificati e graditi, sono stati suscitatidal Centenario del progetto missionario salesiano . Il BS nepresenta quattro : anzitutto la lettera confortante del Papa,e quella del Card . Agnelo Rossi, come pure i messaggi delRettor Maggiore e della Superiora Generale delle FMA .

Mentre Ci è dato di vedere oggi i fruttiabbondanti del tanto lavoro svolto,non possiamo fare a meno di rallegrar-cene, e di condividere con Te, dilettoFiglio, e con tutti i Religiosi posti sottola Tua guida, i sensi di una soave leti-zia e spirituale consolazione .

L'impresa era difficilee audace

La vostra Congregazione era sortada poco tempo : appena un anno eratrascorso da che era stata ufficial-mente approvata dall'autorità dellaSanta Sede, quando i suoi primi mem-bri (tra i quali Ci piace ricordare, asuo onore, quel Giovanni Caglieroallora capo della spedizione, che fupoi Vicario apostolico, Vescovo e Car-dinale della Santa Romana Chiesa)furono inviati nel novembre dell'anno1875 alle vastissime terre della Pa-tagonia.

L'impresa era senza dubbio diffi-cile e audace, quasi sconosciuto il ter-ritorio, rari i suoi abitanti, l'esitofinale incerto ; ma il coraggio era tanto,il cuore ardente, e stimolante era ilcomando del vostro Padre e Fonda-tore. Egli avendo manifestato al PapaPio IX, Nostro predecessore di felicememoria, il progetto delle Missioniestere, conseguì il suo pieno assenso ela sua benedizione. Ancor più trova-rono approvazione quell'ardore deglianimi e dedizione al sacro ministero,in cui la nuova Congregazione giàcominciava a distinguersi .

Se qualcuno ora guarda all'attualesituazione della Chiesa Cattolica inquella terra che abbiamo nominato,trova che in essa sono state costituite

r17

tre giurisdizioni ecclesiastiche - quelledi Viedma, Rivadavia e Rio Gal-legos - che, elevate a diocesi, perl'estensione dei territori, per il numerosempre maggiore dei fedeli, come pureper l'attesa piena di speranza d'ulte-riori progressi per tutta la ChiesaArgentina, svolgono un ruolo tutt'altroche piccolo o secondario .

Ma allargando per così dire losguardo, Ci torna ugualmente utileconsiderare l'ampiezza e l'importanzadelle Missioni salesiane nella loro to-talità, dato che dopo quella primamemorabile spedizione molte altre poisenza interruzione si sono succedute,e altri missionari (in numero di quasinovemila) si sono così avviati lungola strada aperta nei vari continenti,nell'America Meridionale come in quellaSettentrionale, nel Medio ed EstremoOriente, in Africa e in Australia .

Sembra dunque di poter concludereche il campo della Patagonia fin dal-l'inizio era spalancato per tanto prov-videnziale seminagione, e in tal modoprofuse le primizie di quelle abbon-danti messi, che una più vasta e piùenergica attività procurò in seguito,sia a vantaggio della Santa Chiesadi Dio come prima destinataria, siaa pro del consorzio umano per il suoprogresso sociale.

Giovani predicatoridel Vangelo

Ma qual era l'intento di quell'im-presa? Fu certamente di mostrare,a fatti e non a parole, la natura mis-sionaria della Chiesa; .fu di affermarela stessa indole nella Congregazioneda poco fondata ; fu - cosa che chia-ramente consegue dalle due prece- 3

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denti - cercar di partecipare alleattività intraprese dalla Chiesa Cat-tolica, e perciò di prendere su di sé iconseguenti incomodi e fatiche .

Un pieno riconoscimento va dunqueattribuito al Fondatore di questaCongregazione che nel secolo scorso- mentre si dischiudevano alla ChiesaCattolica più ampie strade - consi-derò con la massima attenzione uncompito così pesante, e senz'altro de-cise, per sé e per i suoi, di doverloassolvere .

E qual è stato poi il modo d'agire,che egli stesso ha adottato? Ecco unproblema che direttamente fa riferi-mento alla stessa natrera della nuovaCongregazione . Infatti fin dai primianni in cui essa prese a fiorire in To-rino, ebbe questo di proprio e caratte-ristico, che attirava a sé soprattuttoi giovani, i poveri, la gente del popolo,e a loro si sentiva particolarmente de-stinata. Di conseguenza, la già accen-nata caratteristica giovanile venne inluce quasi per necessità anche nell'as-solvere il compito missionario : giovanifurono i predicatori del Vangelo in-viati nei paesi d'America, e ugual-mente giovani furono coloro ai qualiessi decisero dapprima di rivolgersi,di parlare e di istruire . Giovani - cisia lecito dire - erano ambedue i ter-mini di quella stessa e unica attività .

In tal modo è accaduto che per beneducare la gioventù cristiana furonorealizzate anche nelle residenze mis-sionarie quelle stesse opere, le stessescuole di quasi tutti i tipi, e i corsi dimaterie tecniche, che già si trovavanoaltrove ; vennero costruite chiese, ospe-dali, case; e avviate le altre inizia-tive che più erano richieste dalle con-dizioni dei tempi e dei luoghi.

Mentre elenchiamo e lodiamo leimprese compiute, le forze impiegate,i successi conseguiti, non possiamodimenticare l'attività intensa e com-partecipe svolta dalle Figlie di MariaAusiliatrice, poiché è pienamente veroche anch'esse, insieme con i Salesiani,si prodigarono molto, con ardore d'ani-mo nobilissimo, in tutti i loro centrimissionari.

Le due Famiglie Religiose accoglie-vano con condiscendente benevolenzanon solo gli autoctoni o indigeni, maanche gli emigranti e gli stranieri, iquali a folti gruppi, lasciata la patria,erano costretti a recarsi nel mondonuovo per procurarsi il cibo, e da ogniparte erano afflitti da grandissimeangustie. Anche a questo riguardol'azione pastorale dei Salesiani haraccolto una grande abbondanza di

4 meriti.

Tempo di ripensaree rinnovare

Ora noi sappiamo che la prossimaricorrenza storica di questa Congrega-zione verrà considerata come una sostaopportuna, lungo il suo cammino .

Ciò infatti viene confermato nonsolo da quel chiaro « calendario dellemanifestazioni» in programma perl'Anno Centenario che Tu, dilettoFiglio, ti sei premurato di farci avere,ma anche dal proposito e dalla fermadeliberazione della tua intera Con-gregazione : come l'anno 1875 ful'anno fausto che segnò l'inizio dellesue missioni, così l'attuale anno 1975sembra costituire il tempo favorevolee fortunato per ripensare l'impresamissionaria, per rinnovare le forze,per ribadire i propositi, tenendo sot-t'occhio particolarmente il Decreto delConcilio Vaticano II sull'attività mis-sionaria della Chiesa .

Difatti la Chiesa, come spesso egiustamente si è soliti dire, è una co-munità missionaria ; in quanto tale,deve eseguire questo suo mandato cosìimportante con la maggior compiu-tezza e perfezione possibile, per ade-rire alla volontà del suo divino Fon-datore ; essa poi chiama ed esorta tuttii suoi figli perché le prestino l'aiutodi cui ha bisogno . Essa perciò, coltaquesta occasione propizia, esorta tuttii Salesiani perché le apportino - colcuore dilatato dalla carità - tuttol'aiuto che possono e devono, e si ser-vano di quei caratteristici strumenti,norme e insegnamenti della dottrinapedagogica, che formano la peculiareeredità di San Giovanni Bosco .

Occorrerà forse, per avvalorare lanostra esortazione, ripetere qui i prin-cìpi dello stesso Concilio sulla specialeformazione, sia spirituale che aposto-lica, da impartire ai missionari (cf.Decr . AG, n. 25-26), e sul compitomissionario affidato agli Istituti Re-ligiosi (cf. Ivi, n. 40) ? Sono parolepiù chiare, più aperte e più persuasivedi quante si potrebbero scrivere qui,specialmente quando sappiamo per certoche voi le considererete con attenzione

e con assiduità nelle vostre riunioni.Riportiamo qui solo due testi : « Poichésono ancora molti i popoli da condurrea Cristo, gli Istituti Religiosi riman-gono assolutamente necessari* (Ivi,n. 27) ; e perciò «Sinceramente s'in-terroghino davanti a Dio, se non sianoin grado di estendere la loro attivitàper l'espansione del Regno di Dio frale genti » (Ivi, n . 40) . Non sembra disentir risuonare le dolci parole delVangelo : «Alzate gli occhi, e guar-date i campi che già biondeggiano dimessi» (Gio., 4, 35)?

Osare imprese più grandi

Là dove prima abbiamo fatto cennoai giovani, qualcosa di proposito ab-biamo tralasciato di dire . Nella re-cente Esortazione Apostolica « Gau-dete in Domino » c'è un punto in cuiabbiamo parlato del rapporto fra laChiesa e la gioventù, perché si attin-gessero di lì non solo motivi di letiziacristiana, ma anche stimoli efficacidi un rinnovamento autentico (Capi-tolo VI). Noi, riteniamo che di sicuroesiste un non diverso vincolo fra laSocietà Salesiana e la gioventù, e cheda esso sgorgheranno parimenti lo sti-molo a realizzare le opere iniziate ela speranza dei buoni risultati.

Queste cose, diletto Figlio, senti-vamo di dover dire pubblicamente inoccasione della prossima ricorrenza,per stimolare con la testimonianzadella nostra paterna benevolenza glianimi dei Salesiani a desiderare e osareimprese sempre più grandi, piu nobili,più eccelse, per la causa delle MissioniCattoliche .

Spinti da tale fiducia, con moltoaffetto e nel nome del Signore impar-tiamo a Te e a tutti i Tuoi Confratelli,sia sacerdoti che laici, nonché alle Re-ligiose dell'Istituto Figlie di MariaAusiliatrice, la Benedizione Apostolica,auspice delle grazie celesti.

Dato in Roma, presso San Pietro,il 15 agosto solennità dell'Assunzionedella beata Maria Vergine, anno 1975:tredicesimo del Nostro Pontificato .

2,'1, 99 7,-1-(Nostra traduzione dal testo latino)

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Card. AGNELO ROSSIL'eccellente

collaborazione

Quando nella congregazione gene-rale del 27 agosto 1883, la SacraCongregazione « de Propaganda Fide »deliberò sull'« erezione di un Vica-riato Apostolico e di una PrefetturaApostolica nella Patagonia », il card .Giovanni Battista Pitra, Ponente, di-ceva tra l'altro : «L'umile Congrega-zione Salesiana, lasciate più altreprofferte che benignamente le si face-vano di missioni in varie parti delmondo, secondando i pii desideri delSanto Padre Pio IX accettò d'impie-gare i deboli suoi sforzi per l'evange-lizzazione di queste terre (della Pa-tagonia) .

«Nell'esecuzione di questa impresai Salesiani, benedetti, incoraggiati esostenuti in ogni modo dal preveggentezelo del Santo Padre Leone XIII(il quale come in altro, così in questo,non istette indietro a nessuno nel bene-ficarli e sostenerli), incominciarono dacirca otto anni queste missioni di buonoaccordo con tutte le autorità ecclesia-stiche del luogo, e protetti specialmenteda Monsignor Federico Aneyros arci-vescovo degnissimo di Buenos Aires .In' questi otto anni si lavorò con tuttal'alacrità possibile alle nostre piccoleforze e non si risparmiarono sacrifizianche gravissimi. Il buon Dio si com-piacque di aggradire l'umile nostrafatica e l'opera dell'evangelizzazionedella Patagonia è in via di approdarea buon porto » .

L'ii novembre 1875 partiva daTorino la prima spedizione missionariasalesiana. Seguirono altre . Prima dimorire, Don Bosco ebbe la consola-zione di inviare i suoi figli anche nel-l'Uruguay, ,nel Brasile, nel Cile e inEcuador. Rapidamente il lavoro mis-sionario dei Salesiani si diramò in

tutti i continenti, con i centri missionaripiù importanti in America Latina,Africa Centrale, India e Indocina,nelle Filippine e in Giappone . L'ar-chivio di Propaganda è ricco di docu-menti che confermano l'eccellente col-laborazione dei Salesiani con il Dica-stero Missionario, e testimoniano delloro impegno missionario per l'evan-gelizzazione, e per l'educazione deigiovani, per lo sviluppo spirituale emateriale dei popoli .

Una caratteristica particolare delvostro lavoro missionario è la collabo-razione di tutta la Famiglia Salesiana,formata di Sacerdoti, Salesiani laici,Figlie di Maria Ausiliatrice, Volon-tarie di Don Bosco e numerosissimiCooperatori.

Non va dimenticato un altro campoimportante, anch'esso missionario, quellogiuridico-scientifico in cui molti Sale-

Don LUIGI RICCERIMagnifici costruttori

del RegnoL'ii novembre 1875 la nostra Con-

gregazione giovanissima si lanciava,con l'audacia che l'ardimento di DonBosco seppe imprimerle, nella mirabileavventura missionaria . L'avvenimentofu giudicato « la più grande impresadella Congregazione, l'inizio della suanuova storia » .

siani s'impegnano con zelo e compe-tenza, in stretta collaborazione conla Sacra Congregazione per l'Evan-gelizzazione dei Popoli. Primo, comeconsultori del nostro Dicastero, mem-bri delle Commissioni e collaboratoridella Storia della Sacra Congrega-zione ; e secondo, come Professori dellaPontificia Università Urbaniana, dovevengono formati i futuri missionari .Uno di questi vostri Professori è statonominato, un anno fa, Rettore Ma-gnifico dell' Urbaniana.

Il centenario delle Missioni Sale-siane mi offre la graditissima occasionedi ringraziare per il lavoro missionariocompiuto, e per la magnifica collabo-razione con la Sacra Congregazione ;e di formulare a voi tutti i più fervidivoti augurali per un futuro ancorapiù fruttuoso per la vostra Famiglia,per le Missioni e per la Chiesa tutta .

È perciò doveroso per noi fermarciun momento a misurare l'opera di evan-gelizzazione e di promozione compiutadai nostri Padri a servizio della Chiesae della società, per proseguire sul loroesempio con rinnovato slancio . Difronte alla confortante realtà delleMissioni salesiane viene spontaneo ri-petere con cuore fervido la nostrariconoscenza a Dio, e insieme a quellaVergine Ausiliatrice che, secondo laparola del nostro Padre Don Bosco,è stata ai Missionari guida sempreilluminante e animàtrice nel camminonon facile di questi cento anni.

Rivolgiamo pure il nostro pensieroammirato e riconoscente, avvaloratodalla preghiera, alle migliaia di nostriMissionari, illustri o rimasti nell'om-bra, che con una vita dedicata allaMissione a volte fino al supremo olo-causto, sono stati magnifici costruttoridel Regno in tutti i continenti.

Un pensiero ugualmente grato efraterno va in questo momento ai cariConfratelli che oggi, sull'esempio lumi-noso dei Padri, lavorano nei tanti 5

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centri di Missione, dimostrando conla loro testimonianza che la volontàdel nostro santo Fondatore, di diffon-dere sotto tutti i cieli la luce del Van-gelo, è sempre attuale ed efficace neiFigli di Don Bosco, che essi vedononel fatto missionario un elementoessenziale della propria vocazione .

Sono sicuro che nel clima fervidodi questa felice ricorrenza tutti i Sa-lesiani, dovunque operino, sentono ilgioioso impulso a dare ampio respiromissionario a tutta la loro attivitàeducativa e pastorale, ricordando chei giovani sono oltremodo sensibili alrichiamo missionario, che è richiamodi generosità e integrità evangelica .

Non posso infine in questa solennericorrenza non rilevare che l'azionemissionaria di Don Bosco cominciòsin dal suo nascere a sperimentare tuttal'efficacia della concreta affettuosa col-laborazione dei Cooperatori Salesianialla grande impresa .

Mentre egli lanciava i Salesiani ele Figlie di Maria Ausiliatrice, chetanta parte hanno avuto e hanno nel-l'opera missionaria sempre a fianco deifratelli salesiani, si preoccupava dicreare pure un fronte interno ; un frontedi uomini e donne che, animati daprofondo spirito di fede e pieni di ope-rosa carità, fornissero ai suoi Figlimissionari l'appoggio morale e il soc-corso loro necessario per impegnarsicon frutto nel lavoro apostolico .

Da quel giorno i Cooperatori hannosempre assolto esemplarmente il lorocompito. E a essi oggi si aggiungonoaltri laici, non salesiani ma ricchi dellospirito di Don Bosco, e per lo più gio-vani, che si recano a lavorare al fiancodei missionari. Anche a questo movi-mento di laici, ancora ai suoi inizi,guardiamo con molta simpatia .

E a tutti esprimiamo col cuore diDon Bosco la profonda riconoscenza,raccogliendo in questo ricordo le mi-gliaia e migliaia di persone che neimodi più diversi sono state e sonoanche oggi gli strumenti della Provvi-denza per le nostre Missioni.

Ma Don Bosco ci invita a guardareavanti. Alla soglia del secondo Cente-nario, ovunque siamo chiamati a la-vorare, superando ostacoli e difficoltàche i tempi frappongono, proponia-

6 mo di vivere intensamente l'ideale

missionario di Don Bosco, il quale volleche l'opera dell'evangelizzazione fossel'ansia permanente della sua Famiglia.È il modo più salesiano per dire a

Madre ERSILIA CANTARiconoscenti

a Maria,Ausiliatrice

e Missionaria

L'Istituto delle Figlie di Maria Ausi-liatrice fin dai suoi primi anni è statoanimato da un particolare spirito mis-sionario .

Ha contribuito ad alimentarlo laprima spedizione dei Salesiani nel-l'America : spedizione che ha suscitatofervore di preghiere e di offerte nellaComunità di Mornese, è ha acceso intutte le Suore uno zelo ardente per an-dare a condividere il lavoro missionario .

Fu santa Maria Mazzarello a tenervivo questo forte clima spirituale, epronta a partire essa stessa, scriveva

Don Bosco la nostra fedeltà al suoappello di ieri e di sempre, e per realiz-zare nel tempo il sogno missionariodel Padre .

a don Cagliero : « Non finirei più sedicessi i nomi di tutte quelle che desi-derano venire » .

Dal 14 novembre 1877 a oggi sisono sempre susseguite le partenze dellenostre missionarie per le Americhe,l'Asia, l'Africa, l'Australia .

Negli' ultimi Capitoli Generali èstata particolarmente sottolineata ladimensione missionaria dell'Istituto, eperfezionata la preparazione iniziale• permanente delle Suore missionarie,per renderle sempre più idonee alleesigenze dell'evangelizzazione .

Le Figlie di Maria Ausiliatrice,lavorando nelle Missioni per lo più afianco dei Salesiani, si occupano inparticolare delle donne e delle fanciulle,•

questo ha facilitato in molti casil'opera del Sacerdote stesso .

Con una donazione incondizionata,• con un sacrificio eroico spesso igno-rato, molte intrepide missionarie hannoscritto pagine luminose nella vita dellaChiesa e della Congregazione .

Guardando allo svolgersi di questastoria, che va toccando ormai il suosecolo di vita, il pensiero si eleva rico-noscente a Maria Ausiliatrice, . Mis-sionaria sempre tra le sue Figlie mis-sionarie, in mezzo alle quali ha mo-strato spesso sensibilmente e con provemirabili la sua celeste protezione. Alei continuiamo a guardare con fiducia,per proseguire il cammino in questoapostolato missionario che la suastessa bontà ci ha dischiuso .

"UJA .̂

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«Il nostro divin Salvatore, radu-nati i suoi apostoli, disse loro : "An-date in tutto il mondo, predicate ilmio Vangelo a tutte le creature. .."* .La voce di Don Bosco che parla dalpulpito del santuario Maria Ausi-liatrice di Torino Valdocco, vibradi commozione .

«Il Salvatore non dava solo unconsiglio, ma un comando. Questocomando o missione, diede il nome diMissionari a tutti quelli che dai nostripaesi vanno a predicare le verità dellafede . . . » .

La Basilica quel pomeriggio del-l' i i novembre 1875 è piena di tuttala gente possibile: i dieci futuri mis-sionari in presbiterio, i ragazzi neibanchi e nel coro, gli altri salesianistretti attorno a loro, nei primi posti,

Foto autentica di Don Bosco negli anni dellespedizioni missionarie .Diceva ai suoi primi missionari : «Cercateanime, ma non denaro, né onori né di-gnità » .

quel giorno :11 ~MBRE 1875

e poi in ogni spazio libero le aúto-rità, i tanti amici, i fedeli, i curiosi .

« Ora, studiando nel nostro piccolodi eseguire secondo le nostre forze ilprogetto di Gesù Cristo . . . si preferìuna missione nell'America del Sud,nella Repubblica Argentina* . E gliocchi di tutti si fissano con invidiasu quei sei sacerdoti col cappelloa barca in mano, sui quattro laiciin abito nero e cappello a cilindro -posato sulle ginocchia, che tra unmese si troveranno laggiù, per ubbi-dire al «comando o missione* diCristo .«In questo modo noi diamo prin-

cipio a una grande opera . Non perchési abbiano pretensioni o si creda diconvertire l'universo intero in pochigiorni, no . Ma chissà che non sia questapartenza, e questo poco, come un semeda cui abbia a sorgere una grandepianta . . . » .

Sì, tutti ne sono persuasi, e assen-tono col capo .

Non li vedrà più

Don Bosco ora parla direttamenteai suoi primi missionari . « . . . Ma lavoce mi manca, le lacrime mi soffo-cano la parola » . Tutti lo vedono, esono commossi al pari di lui .

I futuri missionari, dice, dovrannooccuparsi laggiù dei tanti emigrati :« Voi troverete un numero grandissimodi fanciulli e anche di adulti che vi-vono nella più deplorevole- ignoranzadel leggere e dello scrivere, e di ogniprincipio religioso . Andate, cercatequesti nostri fratelli che la miseria ola sventura portò in terra straniera . . . » .

Ma Don Bosco indica loro anchel'altro campo, sconfinato e affasci-nante : « Nelle regioni che circondanola parte civilizzata, ci sono grandiorde di selvaggi, tra cui non penetròancora la religione di Gesù Cristo,né la civiltà. . . ». Sì, per essi soprat-tutto partono i missionari .

L'altare maggiore è infiorato comenelle grandi occasioni, centinaia diluci inondano la chiesa, Maria Ausi-

liatrice - madre e regina - cam-peggia dal grande dipinto con la suapresenza viva e soave . ProsegueDon Bosco : « Il nostro cuore gode diuna grande consolazione, nel vedereche nella nostra pochezza anche noiin questo momento mettiamo il nostrosassolino nel grande edificio dellaChiesa. . . ».

Un semplice sassolino. Ma quantogli pesa . «Addio ! Forse non potremopiù vederci su questa terra . Ma ungiorno saremo riuniti per sempre. . . ».E in un silenzio teso Don Boscobenedice i suoi figli . Poi passa adabbracciarli uno per uno, imitatodagli altri salesiani .

Poi i dieci missionari lasciano ilpresbiterio, attraversino la chiesasotto una calda pioggia di strette dimano, saluti, abbracci, baci . Perultimo giunge Don Bosco sulla sogliadel tempio : al chiarore delle lanterneche illuminano la notte, scorge lapiazza gremita di gente, e la lungafila di carrozze che porteranno i mis-sionari alla stazione ferroviaria .

I suoi figli partono, e molti diloro non li vedrà più. A Genova liattende il piroscafo « Savoie » ; unmese più tardi saranno di là del-l'oceano, a Buenos Aires . . .Prima di lasciarli per il lungo

viaggio, Don Bosco consegnerà aciascuno di loro un biglietto con isuoi «ricordi » personali. Il primo«ricordo» dice : «Cercate anime, manon denaro, né onori, né dignità» .Il quinto : «Prendete cura specialedegli ammalati, dei fanciulli, dei vec-chi, dei poveri » . Il tredicesimo : «Fradi voi amatevi, consigliatevi, correg-getevi . Il bene di uno sia il bene ditutti ; le pene e le sofferenze di unosiano considerate come pene e soffe-renze di tutti». Il ventesimo, ultimo,dice : « Nelle fatiche e nei patimentinon dimenticate che abbiamo un grandepremio preparato in cielo » .

Intanto quel giorno, i i novembre1875, il «sassolino » di Don Boscoè stato posto .

E, come scriverà un suo attento bio-grafo, « per la Congregazione Sale-siana comincia una nuova storia». ∎ 7

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IL PROGE1TOMISSIONARIO

O ccorre partire dalla prima metàdell'Ottocento . Il seminarista e

poi giovane prete Giovanni Bosco,formidabile lettore, si esalta nel suocuore e leggere le relazioni sull'at-tività missionaria che gli «Annalidella Propagazione della Fede » ri-portano con dovizia di coloriti par-ticolari .

E pensa fin dalla gioventù alle mis-sioni nel loro senso stretto, « nelleparti degli infedeli » ; e sogna di asso-ciarvisi nel modo romantico, trapopoli crudeli in una natura selvaggia,col rischio (e forse il desiderio) delmartirio .Al secco rifiuto di don Cafasso

(«Voi non dovete andare in mis-sione! »), Don Bosco non fa che tra-sferire il suo progetto in una sferadapprima fantastica, ma poi manmano sempre più realistica : al suoposto manderà altri . I suoi giovani,i suoi preti, i suoi laici, le sue suore .

Del resto tutta una serie positivadi fatti lo spingono in questa dire-zione. Il Concilio Vaticano I nel187o ha rilanciato in tutta la Chiesal'ideale missionario, e da qualchetempo vescovi anche lontani giun-gono fino a Don Bosco sollecitandoil suo aiuto per le loro diocesi di làdai monti e di là dai mari . Non menolo incoraggiano gli interventi delPapa, che nel 1864 ha approvato laCongregazione Salesiana, nel '72quella delle Figlie di Maria Ausilia-trice, e nel '74 in forma definitivale Costituzioni salesiane : gli 'paredi vedere in tutti questi fatti l'invitosollecito del Signore a osare di più,a impegnarsi in imprese sempre piùvaste e ardite.E come se non bastasse, ecco la

legna per alimentare il suo fuoco :aumentano anche coloro che profes-sando i voti religiosi si mettono asua completa disposizione per attuarei suoi programmi . . .

Così il progetto missionario, cheDon Bosco non poté realizzare dipersona, si trasferisce man mano incoloro che con tenerezza di santo

8 comincia a chiamare i suoi «figli ».

Quel progetto ha ora cent'anni di applicazione : migliaia di mis-sionari nelle diverse parti del mondo hanno votato la loro vitaper realizzarlo con impegno e generosità .In che consiste tale progetto? Ecco un tentativo -fragile e lacu-noso ancora - di rintracciarne gli elementi essenziali.

UNA TEOLOGIA SEMPLICEE PRATICA

Alla radice del suo progetto, ecome quadro di valori a cui i suoifigli dovranno fare riferimento, DonBosco pone una teologia semplicee pratica.

Una prima idea base è la Chiesa,« centro sicuro, infallibile », che rial-laccia direttamente il cristiano a Dio :« Il nostro divino Salvatore, venutodal cielo in terra per salvare tutti gliuomini, fondò la sua Chiesa a guisadi un grande edificio in cui potes-sero avere ricovero e salvezza gliuomini di tutti i tempi e di tutti iluoghi*. Delle sue vicende terreneegli ha una visione ottimistica e con-fortante ; infatti al suo « incrementotutto giova : la pace, la guerra, lepersecuzioni, i ravvolgimenti politici,sui quali ella qual arca sulle ondesempre galleggia* .

Non è, la sua, mancanza di rea-lismo ; Don Bosco sa bene comevanno le cose quaggiù : «Dove visono uomini, vi sono miserie . Peròla Chiesa non ha nulla da temere :vi è sempre lo Spirito Santo per so-stenerla » .

In realtà i missionari non lavoranoper sé, o per Don Bosco, o per la suacongregazione, ma unicamente per laChiesa : «Il bene della Chiesa vamesso innanzi tutto, anche a quellodella nostra Congregazione ». Cheanzi, « la Congregazione in buonasostanza appartiene alla Chiesa » .

Cose ovvie in linea di principio,ma facilmente dimenticabili nellapratica. Perciò Don Bosco insisteperché « i Salesiani lavorino per laChiesa fino all'ultimo respiro » . « Nelletue escursioni - scrive per esempio

a don Fagnano nel 1885 - non ba-dare mai ad alcun vantaggio tempo-rale, ma i tuoi sforzi siano sempreindirizzati a provvedere ai bisognicrescenti di tua Madre ; sed Matertua est Ecclesia Dei, come diceSan Girolamo » .

Don Bosco vive intensamente l'uni-versalità della Chiesa. E in modoanche molto concreto, se è vero che- come riferiscono i biografi - ilsuo segretario don Berto sovente«lo vedeva con l'occhio attentamentefisso sulla carta geografica a studiarviterre da conquistare al Vangelo » .La sua fantasia si colora talvolta diimmagini vividissime, che lo por-tano per esempio a esclamare : « Chebel giorno sarà quello, quando imissionari salesiani salendo su peril Congo di stazione in stazione,s'incontreranno con i loro fratelliche saranno venuti su per il Nilo, e sistringeranno la mano lodando ilSignore! » .

In realtà, tanto per temperamentoche per teologia, egli non sa concen-trare la sua azione in un unico punto,col rischio di smarrire la visione del-l'insieme. La sua carità impulsivaabbraccia tutto il mondo .E poiché lavora per la Chiesa,

Don Bosco vuole essere inviato dallaChiesa, vuole ricevere la sua esplicitainvestitura . Dice ai suoi primi mis-sionari : « Voi siete mandati dal Vi-cario di Cristo, a compiere la stessamissione degli apostoli come inviatida Gesù Cristo medesimo » .

E perché abbiano concreto il sensodi questa investitura, li manda dav-vero a Roma (non solo i suoi primimissionari, ma anche le prime Figliedi Maria Ausiliatrice partenti perl'America) : « Voi, o amati figlioli,

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andrete a Roma, vi prostrerete aipiedi del nostro incomparabile be-nefattore Pio IX, gli domanderetel'apostolica benedizione . E come GesùSalvatore inviò i suoi apostoli a pre-dicare il santo Vangelo, così egli,Vicario di Gesù Cristo, successoredi San Pietro, manderà voi* .

L'attività missionaria per Don Bo-sco non viene a essere una secondafinalità che i Salesiani aggiungonoal normale lavoro «per la gioventùspecialmente povera » . « Il fatto el'azione missionaria - ha precisatodi recente don Ricceri - non è perla Congregazione un elemento oun'attività marginale, qualcosa disovrapposto, di epidermico, che po-trebbe esserci o non esserci senzavariarne la natura; è invece un ele-mento indispensabile, caratterizzante,che tocca l'essenza stessa della nostraCongregazione ». In realtà, precisadon Ricceri, la vocazione fondamen-tale di lavorare per i giovani poveri,e quella di diventare missionario,sono coesistite in Don Bosco da sem-pre, trovando nella carità teologicala comune radice, e saldandosi inuna sintesi felice : Don Bosco hafatto delle missioni l'area privilegiatadove poter esercitare la sua peculiarevocazione di apostolo dei giovani,e ha ricavato da esse quella tonalitàdi speciale ardore apostolico col qualeavvicinarsi ai giovani stessi . In altreparole (e sono parole di Don Bosco) :«Va avanti, e può fare un gran bene,il . missionario che sia circondato dauna buona corona di giovani! » .

CHI MANDARE

Nel realizzare le sue undici spe-dizioni, Don Bosco non incontraaltra difficoltà per la scelta dei mis-sionari - sia tra i Salesiani che trale Figlie di Maria Ausiliatrice -che l'abbondanza dei candidati chegli si offrono .

Suo primo criterio di selezione èla piena libertà : «La Congregazione- dice ai suoi giovani - non mandain America nessuno che non ne abbiavoglia : solamente lascia andare co-loro che molto lo desiderano* .

E tra questi, sceglie i migliori :« Erano i migliori sostegni dei suoioratori e collegi d'allora - ha pre-cisato il suo terzo successore don Ri-naldi - ; sicché il privarsene perinviarli nelle missioni fu per lui ungrave sacrificio, dato che aveva po-chissimo personale. Ma lo fece sere-namente e senza esitazione alcuna » .

La scelta viene fatta dal « ConsiglioSuperiore » della Congregazione, cheesamina « la santità, la scienza, leforze fisiche e morali » di ciascuncandidato .

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Ciò fatto, Don Bosco non li mandaallo sbaraglio ma li prepara : i pre-scelti - stabilisce - « si raccoglie-ranno insieme per quello spazio ditempo che sarà necessario a istruirsinella lingua e nei costumi dei popoliui si ha in •animo di portare la pa-rola di vita eterna » . E confortantenotare oggi come questi principisiano allineati in pieno col documentoconciliare «Ad Gentes » dei nostrigiorni.

PER CHI ANDARE

L'obbiettivo che Don Bosco in-dica fin dall'inizio ai suoi primi mis-sionari è duplice : la conversionedegli indios della Patagonia, e l'as-sistenza agli emigrati .

Gli emigrati. L'impatto primocon gli emigrati (soprattutto italiani)dell'Argentina, è sconvolgente : essirisultano «privi di scuole per i fan-ciulli, e tutti lontani dalle pratichedi religione, un po' per loro colpa eun po' per mancanza di sacerdoti » .Di qui l'impegno urgente e appas-sionato dei Salesiani . In seguito, laloro azione si estende ai cittadinid'ogni genere, con scuole di tutti ilivelli e gradi (ma soprattutto di tipoprofessionale), e nei posti più im-pervi, con le iniziative suggerite dallenecessità : anche con l'istallazionedi osservatori meteorologici, la co-struzione di strade e dighe, e piùtardi la creazione di radio-emittenti .I primitivi . Ma per quanto la

drammatica realtà dell'emigrazioneimpressioni i missionari, essi stessiper primi, e quando se ne scordanointerviene Don Bosco da lontano,continuano a guardare ai «selvaggi*con « affetto di predilezione», comeallo scopo preminente della loroimpresa .Pochi mesi dopo il suo arrivo in

America, don Cagliero può leggerein una lettera di Don Bosco : « Ingenerale ricordati sempre che Diovuole i nostri sforzi verso i Pampase verso i Patagoni » . E qualche tempodopo Don Bosco scrive nervosamentea don Costamagna : « Né tu nédon Bodrato mi comprendete . Noidobbiamo andare alla Patagonia : ilSanto Padre lo vuole, Dio lo vuole .Muoviti, dunque. Presentati al go-verno argentino, parla, insisti, perchéci si apra la via a quella missione » .

I giovani . Don Bosco considerai giovani come la mossa vincentedella strategia missionaria Salesiana .Anche «nelle missioni - ribadisce -noi dobbiamo occuparci in specialmodo della gioventù, massime diquella povera e abbandonata ». Esempre secondo il sistema preven-tivo : « Il sistema preventivo sia pro-prio di noi : mai castighi penali, maiparole umilianti, mai rimproveri se-veri in presenza altrui . . . », scriveinsistendo ai suoi primi missionari .La gioventù educata cristianamente,secondo Don Bosco, conduce allatrasformazione della società . Ciò dap-

Messa per gli indica Ona (disegno dei 1910) :« Noi dobbiamo andare alla Patagonia-scri-veva Don Bosco ai primi missionari - : ilPapa lo vuole, Dio lo vuole» .

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pertutto, ma ancora più in missione ;in particolare tra gli indios : sarannoi figli dei primitivi, educati nelleopere salesiane, a condurre alla fedee alla vita civile i loro padri .Le vocazioni . In tal modo i gio-

vani - siano bianchi o indios -diventano apostoli del loro ambiente .Don Bosco si attende con impazienzafra loro una fioritura di belle voca-zioni, per consolidare sul posto e alpiù presto la Congregazione, e av-viare anche il clero locale.

La realtà però scoraggia la suafretta (difficoltà enormi ostacolanogli indios cristiani, e difficoltà dipoco inferiori - almeno in un primotempo - rallentano di fatto l'attesafioritura anche tra i bianchi) . Oggi,sebbene il flusso di Salesiani dal-l'Europa verso l'America continui,la Congregazione può contare ormaiin quel continente, anche per il la-voro missionario, sopra il decisivoapporto di vocazioni locali, qualcunaespressa dagli stessi gruppi etnicidiscendenti dai primitivi d'un tempo .Tutti missionari . Don Bosco non

accetta l'idea povera - e sconfessatadal Concilio nella «Ad Gentes », maricorrente qua e là ancora oggi - chefa coincidere la figura del missionariocon quella del sacerdote . Egli vuoleche tutti i suoi siano coinvolti dalsuo progetto missionario, che pos-sano realmente partire, o almenolavorare nelle retrovie .

Manda perciò i suoi sacerdoti e isuoi chierici, ma al loro fianco col-loca fin dal primo giorno i Salesianilaici (sono quattro su dieci, nellaprima spedizione) perché «vi sonodelle cose che i preti e i chierici nonpossono fare, e le farete voi ».E appena può, cioè nel 1877,

manda in missione le sue Suore, il cuiIstituto è «missionario per naturae vocazione fin dalle origini » . Nep-pure un paio d'anni più tardi, riceveda don Costamagna questa relazione :«Riguardo alle suore, io non mi sareimai immaginato che ci potesseroaiutare tanto in una missione. Possodirlo senza tema di errore che nonsi sarebbe potuto fare il bene che siè fatto, senza l'intervento delle suo-re . . . » . Era, come ha rilevato donRicceri, «l'inizio di una collabora-zione missionaria che si fa semprepiù stretta ed efficace, e che vienea dimostrare la feconda complemen-tarietà delle due Congregazioni » fon-date da Don Bosco .

Ma c'è dell'altro. Nel maggio 1875,dunque prima che i suoi missionaripartissero, parlando ai suoi ragazziDon Bosco espone queste curioseriflessioni : « In quei paesi di missio-

ne, ci sarà da lavorare per ogni fattadi persone. Ci vogliono predicatori ;ci vogliono professori per le scuole ;ci vogliono cantanti e suonatori per-ché là si ama tanto la musica ; ci vuolechi conduca le pecore al pascolo ;ci vogliono persone per fare tutti iservizi di casa. E poco lontano daSan Nicolàs de los Arroyos comin-ciano le tribù dei selvaggi . . . moltidei quali dimostrano intenzione diabbracciare il cristianesimo, purchéqualcuno vada a insegnarglielo . . . ».Dunque nel pensiero di Don Boscodevono partire (e di fatto partiranno)evangelizzatori e uomini di campa-gna, insegnanti e cuochi, catechisti edirettori di banda .Fronte interno. Non basta an-

cora. Là a San Nicolàs, c'è in attesadei primi Salesiani un Cooperatore,« un venerando vegliardo della par-rocchia » come dicono le cronache,certo Giuseppe Francesco Benitez,che « si degna di prendere protezionespeciale dei Salesiani » (si deve in-fatti a lui se l'opera di San Nicolàspuò essere avviata) . Anche i Coope-ratori Don Bosco vede e vuole inse-riti nel suo progetto apostolico . Quelliche dall'Europa aiuteranno a soste-nere lo sforzo finanziario e quelli cheoltre l'oceano già si organizzano dasoli e formano comitati (per esempioin Messico e Venezuela) per solleci-tare e favorire l'arrivo dei Salesiani .Esiste dunque una retrovia, un

«fronte interno », da cui quelli chenon partono offrono solidarietà eaiuto. « Non andrete soli : tutti viaccompagneranno. Non pochi segui-ranno il vostro esempio . . . E quelliche non potranno partire con voi viaccompagneranno col pensiero, conla preghiera, con voi divideranno leconsolazioni, le afflizioni, i fiori ele spine » .

Oggi diremmo in sintesi : Don Bo-sco intendeva impegnare nelle suemissioni l'intera Famiglia Salesiana .

L'ECCEZIONALE ANIMATORE

Il progetto missionario di Don Bo-sco sarebbe certamente fallito se nonavesse avuto un eccezionale anima-tore : lui stesso.Le sue idee sono affascinanti

(« pensava in grande », hanno detto),e i gesti che compie lo sono altret-tanto, fatti apposta per suscitareentusiasmo e incondizionata adesione .Basta pensare alla suggestiva mes-sinscena che accompagna l'annunciodell'attività missionaria, fatta davantiai ragazzi al gran completo, con tuttii superiori, e il Console d'Argentina .

E con tutti i direttori dei collegi deidintorni, perché tornando riferiscanoai loro ragazzi e ai loro confratelli .

Basta pensare all'eco che la notiziaha sui giornali . Ai missionari inviatiufficialmente a Roma dal Papa . Allasolenne funzione d'addio, con lapiazza antistante la Basilica colma digente in attesa.Epopea . Poi i missionari scrivono

lunghe lettere, che Don Bosco leggee commenta in pubblico . E nel 1877edita il Bollettino Salesiano in linguaitaliana : la pubblicazione, destinataai confratelli e più ancora ai Coope-ratori Salesiani, è stata da lui pen-sata di pari passo con l'impresa dellemissioni e come strumento per il suosostegno. Egli vuole che, ovunquela realtà salesiana acquisti una qual-che consistenza, lì sia presente eoperante il periodico della Congre-gazione . Insomma Don Bosco inmille modi suscita fra i giovani e gliadulti, vicini e lontani, uno schiettoclima di epopea missionaria dallebenefiche conseguenze .

Lucidità . Lanciando le sue spe-dizioni ha giocato grosso, sia sulpiano economico che riguardo al per-sonale a sua disposizione. Ma l'hafatto a ragion veduta . Fin dal discorsoai primi missionari dimostra unalucida visione del futuro : « Chi sa- dice - che questa partenza nonabbia svegliato nel cuore di molti ildesiderio di consacrarsi a Dio nellemissioni, facendo gruppo con noie rinforzando le nostre file? » . E nonsi tratta solo di ragazzi trascinati dafacile entusiasmo, perché - comescrive a don Cagliero - c'è «ungran fermento per andare nelle mis-sioni : avvocati, notai, parroci, pro-fessori, chiedono di farsi salesianiad hoc» .

Don Bosco è così sicuro del fattosuo, che ai Salesiani che gli rimpro-verano di sguarnire d'uomini leopere d'Italia suole ripetere : « Sta'di buon animo : il Signore per ognimissionario ci manderà certo duebuone vocazioni, e anche di più» .

Perciò lo storico don Ceria puòscrivere : « Si videro allora moltipli-carsi le vocazioni allo stato ecclesiale,crebbero sensibilmente le domandedi ascriversi alla Congregazione, e unardore nuovo di apostolato si impa-dronì di molti che vi erano giàiscritti » .Ecco la formula di questo anima-

tore eccezionale : grandiosità degliideali, lucidità dei programmi, co-raggio delle azioni hanno fatto -dopo la grazia di Dio - la fortunadi Don Bosco come organizzatore econduttore di uomini .

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carni,latasopra,un secoloal 1'IIIISSlOl'I]L e vicende della penetrazione mis-

sionaria salesiana sono state con-dizionate sovente da avvenimentiesterni, e soprattutto essi ci suggeri-scono una ripartizione pratica perquesta brevissima storia in cinquemomenti

i . Le missioni fino alla morte diDon Bosco (1875-88) ;

2 . La prima espansione fino allaGrande Guerra (1888-1914) ;

3 . La seconda espansione fra le dueGuerre Mondiali ( 1 918-39) ;4. Il rilancio missionario fino al

Concilio ( 1 945-64)5. Le difficoltà e le promesse del

Post-Concilio ( 1 965-75) .

1. LE MISSIONISOTTO DON BOSCO

Vivente Don Bosco, undici spedi-zioni partono dalla Basilica torinesedi Maria Ausiliatrice alla volta del-

Le missioni di Don Bosco sono « una realtà che da quell' i i no-vembre 1875, con la grazia di Dio, è venuta allargandosi e cre-scendo come le benefiche acque di un immenso fiume », ha scrittodon Ricceri. L'immagine del fiume rende davvero l'idea di questicento anni d'impegno religioso e civile, di generosa dedizione,con i suoi errori e fallimenti umani, ma con persuasivi risultaticoncreti.

l'America Latina : quasi una per anno,con un totale di 15o Salesiani e 5o Fi-glie di Maria Ausiliatrice .

Queste spedizioni costringono ledue giovani congregazioni a produrreun eccezionale sforzo per mettere in-sieme uomini e mezzi, ma nello stessotempo convogliano verso di loro ungenerale movimento di consensi chele ripaga ampiamente dei sacrifici .

L'obiettivo per il momento è unosolo: l'America Latina . I Salesianiraggiungono l'Argentina nel 1875,l'Uruguay nel '76, il Brasile nel 1883,il Cile nell'87 e l'Ecuador nel 1888 .

Dal canto loro le Figlie di Maria Au-siliatrice sono in Uruguay nel 1877,in Argentina nel '79, e in Cile nel1888 .E si apriranno quattro missioni

vere e proprie : la prima in Patagonia(Argentina); la seconda nella Terradel Fuoco (Cile) ; la terza nel RioNegro (Brasile) e la quarta fra gliShuar (Ecuador) .

Buenos Aires, anno 1924 : gruppi di emigratiitaliani, organizzati dai figli di Don Boscopresso la chiesa Mater Misericordiae. Gliemigrati furono il primo obiettivo dei Sale-siani in America.

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Sbarco di Figlie di Maria Ausiliatrice in zonadi missione : il disegno, risalente ai primitempi, rende testimonianza delle difficoltàe del coraggio.

Argentina. Lo sforzo maggioreviene prodotto in terra d'Argentina .Dopo le opere fra gli emigrati, l'at-tenzione in don Cagliero, don Fa-gnano, don Milanesio, don Beauvoir(sono i protagonisti dei primi tempi)si sposta sempre più verso il sud, allaPatagonia degli indios, alla più au-strale (e in parte inesplorata) Terradel Fuoco . I due centri di Patagonese Viedma, aperti nel 188o propriosulle soglie della Patagonia, entranoin piena attività ; al fianco dei Sale-siani lavorano le Figlie di Maria Au-siliatrice . Gli indios avvicinati sono iPatagones, gli Araucanos, i Tehuel-ches. La situazione è difficile ma i ri-sultati incoraggianti . E nel 1883 ilpapa Leone XIII distacca il Sud ar-gentino dalla diocesi di Buenos Aires(dalla quale del resto dipendeva solonominalmente) e costituisce la Pata-gonia centro-settentrionale in Vica-riato Apostolico, e quella meridionaleinsieme con la Terra del Fuoco inPrefettura Apostolica . Affida quindii due territori rispettivamente a donCagliero (che diventa così Vescovo)e a don Fagnano .

La decisione della Santa Sede, pe-rorata da Don Bosco stesso, risultavantaggiosa sotto tutti i punti di vista .I missionari acquistano maggiore in-dipendenza nel loro lavoro, maggioreprestigio, maggiore entusiasmo .Capitàn bueno . La grande isola

della Terra del Fuoco, divisa a suotempo dagli uomini politici a tavolino

12 sulla carta geografica, con la penna e

la riga, appartiene in buona parte alCile, e così diventa naturale per i Sa-lesiani prendere contatto con questonuovo paese . Don Milanesio, unesploratore alla Livingstone, nel 1886attraversa le Ande, e a Concepciòn(Cile) tratta con il vescovo per l'aper-tura di una casa. Nello stesso annomons. Fagnano visita la «sua » isola,mettendosi al seguito di una spedi-zione militare (e riesce a mitigare, manon a impedire, l'ennesima strage diindios) ; l'anno seguente si stabiliscea Punta Arenas, in territorio cileno .Gli indios gli riconoscono la qualitàdi capo, ma lo distinguono da tuttigli altri comandanti bianchi chiaman-dolo, per contrapposizione, el capitànbueno . Nel 1888 giunge a Punta Are-nas anche un intrepido gruppo diFMA.

Il Brasile è raggiunto dai Salesianinel 1883 . Scarsità di clero locale, gio-ventù abbondante e trascurata, ur-genza di missioni fra le tribù della fo-resta sono i motivi più che sufficientiper cominciare. Don Lasagna, lasciatol'Uruguay, guida i gruppi dei primiSalesiani che si stabiliscono a Niteroi(Rio de Janeiro) . Due anni dopo apreuna seconda casa a Sao Paulo .

I Salesiani, inviati in Ecuador suespressa richiesta dello stesso presi-dente del paese, vi giungono il 28 gen-naio 1888 : tre giorni dopo, Don Bo-sco muore .Sogni . Su queste vicende, e larga-

mente anche sulle successive, hannoavuto singolare influsso i « sogni mis-sionari » di Don Bosco. Nel primo,attorno al 1872, aveva « visto» sel-vaggi giganteschi fare strage di mis-sionari, ma arrendersi infine dinanziai Salesiani che andavano loro incon-

tro accompagnati da schiere di ra-gazzi. Altri quattro sono stati da luiraccontati (uno nel 1883, due duranteil 1885, l'ultimo nel 1886) . Di solitoqualche personaggio noto alla Fami-glia Salesiana accompagna Don Bo-sco a visitare i luoghi di missione .Una volta egli sorvola gli spazi a bordodi un veicolo misterioso . Negli ultimidue sogni visita non soltanto l'Ame-rica Latina, ma anche l'Asia e l'Africae l'Australia, dove prevede prossimal'apertura delle sue missioni . Riferisceparticolarità geografiche oggi sor-prendenti (come quelle riguardanti lafutura Brasilia) . Dichiara che i primiSalesiani dovranno soprattutto semi-nare, ma che i loro continuatori (an-che « da qui a 150 o zoo anni*) rac-coglieranno frutti abbondanti . Pur-ché, ammonisce, non si lascino « pren-dere dall'amore delle comodità » .

Madre Mazzarello muore nel 1881,precedendo di sette anni Don Bosconell'incontro con Dio . Ma ha infusoal suo Istituto un tale impulso mis-sionario che alla sua continuatrice,madre Caterina Daghero, solo ri-marrà da proseguire sullo slancio . Equesta donna eccezionale, rimasta altimone ininterrottamente per 43 anni,fino al 1924, svilupperà appieno lepremesse così coraggiosamente postenella giovane congregazione .

Alla morte di Don Bosco, dopo ap-pena tredici anni di attività, le suedue congregazioni risultano presenticomplessivamente in cinque paesi,hanno la responsabilità missionariain due vasti territori, e contano sulprestigio di un vescovo .

2. LA PRIMA ESPANSIONEDOPO DON BOSCO

Tra la morte del fondatore e laprima guerra mondiale, i missionarisalesiani allargano il campo d'azionein America, e cominciano la penetra-zione in Asia e Africa .Don Rua, che come Vicario di Don

Bosco si era già prodigato tanto, di-venuto Rettor Maggiore (1888-191o)prosegue sullo slancio, con tale dedi-zione che un biografo potrà scrivere :« La sua sete missionaria era insazia-bile ».

A Buenos Aires il collegio salesianodedicato a Pio IX diventa l'equiva-lente di Torino-Valdocco, è la CasaMadre dei Salesiani in America : lì siformano le nuove generazioni, e lì so-stano i missionari in arrivo per prepa-rarsi alle nuove future attività .

Con una goletta . I risultati conse-guiti in quegli anni nelle missioni sonoconsolanti : a fine secolo si contano inArgentina 13 chiese, 23 cappelle,

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14 scuole per ragazzi e io delle Figliedi Maria Ausiliatrice per le ragazze .Il presidente argentino gen. Roca de-finisce pubblicamente mons . Cagliero :« eivilizador del Sur y civilizador dela Patagonia » .

Nella sua Prefettura australe mons .Fagnano si aggira per i mari con unagoletta, e riesce a raccogliere gli in-dios in villaggi sull'isola di Dawsonche il governo cileno gli ha ceduto inproprietà per vent'anni . E fin laggiùarrivano tre Figlie di Maria Ausilia-trice .

Il buon lavoro avviato in Argen-tina spinge la Santa Sede ad affidareai Salesiani anche le missioni tra gliindios del Brasile, dove è giunto dal-l'Uruguay il versatile don Lasagna .Egli, sull'esempio di quanto è avve-nuto in Argentina, dapprima rafforzai centri fra i bianchi, poi passa a oc-cuparsi degli indios . Nel 1893 vieneconsacrato vescovo con giurisdizione« su tutti gli indios » dell'enormepaese, e sceglie il Mato Grosso comeprimo campo di lavoro. Ma due annipiù tardi perisce in un incidente fer-roviario con un altro salesiano e quat-tro Figlie di Maria Ausiliatrice . Laperdita è gravissima .

Altra missione decisamente difficilerisulta il Vicariato apostolico degliindios Shuar (Kivari) in Ecuador,creato nel 1893, e affidato al nuovovescovo mons . Costamagna .

Comitati di Cooperatori . Intantosi aprono case in quasi tutti gli altriStati del continente . Nel 189o i Sa-lesiani sono in Colombia, dietro in-vito del governo ; nel 1897 li raggiun-gono le Figlie di Maria Ausiliatrice .Sviluppano opere di vasto impegnosociale ; tra l'altro si occupano di duelebbrosari, impresa considerata alloratemeraria. In Messico, dal 1889 sisono organizzati (da soli) i Coopera-tori Salesiani, che costituiti in comi-tato lavorano con lo scopo di far arri-vare i Salesiani ; nell'attesa aprono unprimo collegio e lo mandano avanti .

Nel 1894 è la volta del Venezuela,dove un altro « comitato di Coopera-tori » lavorava da otto anni per averei Salesiani .

In Bolivia giungono, per invito delpresidente della repubblica, nel 1896,e fin dall'inizio si occupano anchedegli indios degli altipiani . Lo stessoanno aprono la prima casa in Para-guay, seguiti nel 1900 dalle Suore sa-lesiane. Prima che il secolo si chiuda,è la volta del Centro America (fonda-zione a San Salvador), e negli StatiUniti: due parrocchie sono aperte aSan Francisco e una a New York, inquartieri di forte immigrazione d'ita-liani (sono 400.000 solo a New York) .

Il Venticinquesimo . L'anno 1900è pure il venticinquesimo dell'attivitàmissionaria, e al collegio Pio IX diBuenos Aires si celebra un congressointernazionale. Don Rua si fa rap-presentare da colui che sarà il suosuccessore, don Paolo Albera, che su-bito dopo si avventura in un'impresapaziente e coraggiosa : una visita atutte le case salesiane e delle Figlie diMaria Ausiliatrice dell'America. Essesono ormai 25o, e don Albera, decisoa incontrare anche i missionari piùsperduti e isolati, impiega nel girotre lunghi anni. Il nuovo secolo vedele Figlie di Maria Ausiliatrice inEcuador, subito in prima linea fra gliShuar.

Prosegue l'espansione nell'AmericaCentrale (a Panama, Costa Rica,Honduras, Nicaragua) ; prima arrivanoi Salesiani, e nel giro di pochi annianche le Figlie di Maria Ausiliatrice .È questa una caratteristica pressochécostante : i Salesiani aprono la strada,ma presto sollecitano l'arrivo dellesuore di Don Bosco . Sembra che sololavorando fianco a fianco possano rea-lizzare in pieno il comune progettoapostolico .

I rapidi progressi trovano moltespiegazioni. C'è anzitutto la potentespinta apostolica della Famiglia Sale-siana ai suoi inizi . C'è l'appoggio ras-sicurante dei Cooperatori salesiani,non solo in Italia ma talvolta già nellastessa America. C'è la sete di pastorid'anime, così drammaticamente sen-tita dai vescovi locali. E c'è in moltigovernanti il desiderio di affidare lagioventù dei loro paesi a sicuri edu-catori .

Gli uni offrono parrocchie, gli altriscuole, soprattutto professionali eagricole . E i figli di Don Bosco- mentre si impegnano a fondo nellemissioni vere e proprie - diventanopure tra la gente bianca entusiasticicostruttori delle comunità popolari .

In Asia e Africa . Intanto anche inAsia si diffonde l'opera salesiana .L'avvio in Terra Santa è legato allasingolare figura di un giovane profes-sore di seminario, don Antonio Bel-Ioni, che a Gerusalemme nel 1874,imitando Don Bosco, comincia a rac-cogliere i ragazzi della strada e fondauna piccola congregazione ; apre trecase, e nel 1887 le offre a Don Bosco .« Ora no, dopo sì », gli risponde ilSanto. Quel « dopo » giunge nel 1891 .Lontano lontano c'è l'India che

aspetta; c'è la Cina favolosa . Una pri-ma casa è aperta a Macau nel 19o6,un'altra nello stesso anno a Tanjorenello stato indiano di Madras .

Anche in Africa si aprono le primecase. Ma sia in Asia che in Africa si

tratta solo di timidi inizi . Gli sviluppiverranno col tempo . Significativa pertutto il periodo è la presenza accantoai sempre numerosi missionari d'ori-gine italiana, di tanti altri Salesianiprovenienti dalle varie nazioni d'Eu-ropa .

I valori degli indios . In tutto que-sto periodo è ammirevole l'opera per-sonale svolta da madre Daghero, laprima superiora delle Figlie di MariaAusiliatrice dopo Santa Mazzarello .Coerente col suo principio : « Dob-biamo vedere con i nostri occhi, toc-care con mano », intraprende una lun-ga serie di viaggi che la portano dap-prima in Palestina, poi in Africa set-tentrionale, e poi per due anni quasicompleti nell'America . Le cronachericordano le sue visite alle capannedegli indios in Terra del Fuoco, i pic-coli regali portati ai Bororos del MatoGrosso, la sua commozione fino allelacrime davanti alle dure condizionidi vita delle sue suore e alla loro se-renità operosa in mezzo a tante pri-vazioni.

Alla morte di don Rua (1910) leforze impegnate in America Latina,missionarie o no, sono già ragguar-devoli : 1473 Salesiani sui 4001 chene conta la Congregazione, e io6oFiglie di Maria Ausiliatrice su un to-tale di 2988 . La penetrazione com-piuta, vista sulla mappa geografica,può impressionare . Ma forse più im-portante, a ben guardare, risulta l'im-pegno morale e civile voluto e im- 13

Anche i bambini thailandesi hanno un nasinoda soffiare .

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presso da don Rua . Ai missionari davadirettive aperte e moderne ; voleva cheessi «prendessero vita e abitudini deinuovi paesi, spogliandosi di ciò cheera proprio del loro ». Voleva il ri-spetto e il recupero dei valori delleciviltà degli indios : « Quanto a certiusi che hanno codesti selvaggi, pro-curate di non disprezzarli, ma, adesempio di quello che faceva la Chiesanei tempi antichi in mezzo ai popolipagani, cercate di santificarli, se nonsono usanze dannose alle anime e aicorpi » .

Poi, sul rettorato del suo successoredon Albera, grava la disastrosa cala-mità della prima guerra mondiale.L'odio innalza barriere invalicabili trai popoli, e paralizza l'opera misericor-diosa dei seminatori della buona no-vella .

3. LA SECONDA ESPANSIONEFRA LE DUE GUERRE

Solo 345 Salesiani, durante il retto-rato di don Albera (1910-21) scon-volto dalla guerra, lasciano l'Europaper altri continenti. Le missioni sof-frono per il crudele conflitto, comedel resto tutta la Congregazione (due-mila Salesiani in Europa sono costrettia impugnare le armi, e su' qualchefronte sono mandati all'assalto gli unicontro gli altri) .Ma passata la crudele bufera,

l'espansione riprende in pieno sottoil rettorato di don Rinaldi (1921-31),e poi di don Ricaldone.

Grande impulso consegue l'attivitàin America, dove vengono aperte casein altri paesi dei pochi non ancoraraggiunti: i Salesiani si recano a Cuba,Guatemala, Santo Domingo ; le Figliedi Maria Ausiliatrice vanno anch'essea Cuba e Santo Domingo, come purea Panama, in Venezuela e Bolivia .Nel 1935 insieme avviano la loro atti-vità nella periferia di Port-au-Prince,capitale di Haiti, tra i poverissimineri discendenti dagli schiavi impor-tati dal Dahomey e dalla Guinea .

Con gli indios . L'attività in Ame-rica s'intensifica soprattutto a con-tatto con gli indios per i quali si mol-tiplicano le missioni e i territori af-fidati dalla Santa Sede . Nel 1935 la«Guida delle missioni cattoliche » as-serisce che gli indios della Patagoniasono ormai tutti cattolici ; la stessaPatagonia e la Terra del Fuoco giu-ridicamente non sono più missioni madiocesi regolari .

Altrove i progressi in genere sonopiù lenti . In Ecuador gli indiosShuar, un tempo « tagliatori di te-ste », ancora nel 1920 costituiscono

14 - come dirà il loro vescovo mons .

Comin a Pio X - « un palo secco »che si continua a innaffiare senzafrutto alcuno . In Paraguay i Salesianie le Figlie di Maria Ausiliatrice co-minciano a occuparsi delle varie tribùdel Chaco . Altra missione vieneaperta dai Salesiani nel 1932 tra gliindios dell'Alto Orinoco, in Vene-zuela, dove nel 1940 si aggiungono leFiglie di Maria Ausiliatrice .

Anche nelle vaste foreste brasilianesi produce un intenso sforzo missio-nario. La Prelatura di Registro doAraguaia, affidata ai Salesiani già nel1914, è vasta quasi quanto l'Italia, ecomprende oltre ai pionieri bianchi(fazendeiros allevatori di bestiame),gli indios Bororos, Carajas, Chavan-tes. Questi ultimi, resi feroci dai con-trasti con i bianchi, nel 1934 uccidonodue missionari salesiani (lo svizzeroFuchs, e il brasiliano Sacilotti) andatia incontrarli .

Una missione che comincia a darediscreti risultati, è quella sul Rio Ne-gro al confine brasiliano con la Co-lombia e il Venezuela. Comprendeoltre ai bianchi avidi raccoglitori dicaucciù, le tribù dei Tucanos, Macuse Tarianos .

Nel 1926 viene aperta la missionedi Porto Velho, sul confine con la Bo-livia .Il Cinquantesimo. Intanto nel

1921 e nel '24 sono avvenuti due si-gnificativi avvicendamenti al timonedelle congregazioni di Don Bosco . Ilsuccessore di don Albera, don Ri-naldi, « sente » profondamente le mis-sioni (in gioventù avrebbe voluto par-tire, ma Don Bosco lo aveva distoltoassicurandolo che avrebbe mandatoal proprio posto tanti altri : sarannoinfatti 16oo i missionari da lui in-viati) . Dall'altra parte madre Daghero,eccezionale tempra di organizzatrice,definita da don Ricaldone « cuore didonna e polso di uomo », che in43 anni di governo aveva saputo de-cuplicare il numero delle Figlie diMaria Ausiliatrice e dare una fisio-nomia definitiva alla congregazionelasciata troppo presto da Santa Maz-zarello, lasciava anch'essa il timone aun'autentica missionaria, madre LuisaVaschetti (1924-43) . A 16 anni essaera già a Buenos Aires a fare il novi-ziato, a 34 anni era a capo dell'Ispet-toria e delle missioni di Argentina .

Tocca a questi due superiori « mis-sionari» celebrare nel 1925 il 500delle missioni salesiane, e essi dannoall'avvenimento un'adeguata sottoli-neatura. Viene allestita una spedizionemissionaria molto consistente (185Salesiani e 58 Figlie di Maria Ausi-liatrice) ; viene preparata un'esposi-zione missionaria che riscuote vasta

Il missionario, un amico per i piccoli rwan-desi. 1 Salesiani sono al lavoro nel CongoBelga (oggi Zaire) dal 1911 .

risonanza. Ma altre iniziative di' « re-trovia » maturano in quegli anni (unarivista e un'associazione missionaria,speciali case di formazione alla vitadi missione) ; e iniziative « di primalinea » come l'avvio dell'opera sale-siana in Giappone .

Penetrazione in Asia . Tra le dueguerre mondiali si ha pure una ra-pida penetrazione in Asia . Si raf-forza la presenza salesiana in MedioOriente, ma si lavora soprattutto perle . minoranze europee sparse in queipaesi. La ricca vicenda missionaria inGiappone trova in mons. Cimattil'uomo chiave : il trascinatore, l'orga-nizzatore e il santo .

Altra vicenda missionaria ricca dipromesse si apre nella « Terra dei li-beri », la Thailandia . Un cenno piùapprofondito merita la sfortunata mis-sione in Cina . I Salesiani erano a Ma-cau (possedimento costiero del Por-togallo) già nel 19o6. Nella Cina verae propria entrano nel 1918, e le Figliedi Maria Ausiliatrice nel 1923, perassumere la missione di Shiu Chownel Kwang Tung. Capo della spedi-zione è il servo di Dio don LuigiVersiglia, poi vescovo, poi martirenel 193o . La missione procede bene- 22 centri ciascuno con chiesa escuola, una scuola magistrale e il se-minario - fino al giorno in cui dovràfare i conti con Mao Tse-tung .

Dal 1927 i Salesiani del Portogallo

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lavorano con sacrificio anche nel-l'isola di Timor fra le poverissimetribù dell'interno . Alla vigilia del se-condo conflitto mondiale entrano an-che in Birmania .

Sei brandine. Ma i maggiori risul-tati in Asia sono conseguiti nell'India,a partire dal 1922. Quell'anno i Sale-siani si stabiliscono nel Nord-EstIndia (Assam), per lavorare fra le pro-mettenti tribù d'origine mongolicache abitano la valle del Brahmaputra :sono però 167 tribù, con lingue, reli-gioni e costumi molto differenti .

Nel 1922 arrivano in India anchele Figlie di Maria Ausiliatrice, eaprono la prima casa a Tanjore (unacasetta con sei brandine senza mate-rassi, sei catini, una panca, e nien-t'altro)-Spicca

in India la figura di mons .Mathias, geniale pioniere, che as-sume come motto del suo episcopato« Aude et spera », e a ragione viene de-finito « il Cagliero dell'India ». Suaprima preoccupazione sono le case diformazione : fa venire dall'Europagiovani missionari, e li forma instretta unione fraterna con le nume-rose vocazioni locali . La presenza nu-mericamente consistente così conse-guita di operai del Vangelo, consenteai Salesiani di accettare le diocesi diMadras, Krishnagar, Shillong.

Il Rettor Maggiore don Ricceri, accolto daisuoi confratelli a Quito, in uno dei suoi fre-quentissimi viaggi . « Le missioni - hadetto - sono per i Salesiani la via del rin-novamento » .

Africa e Australia. Anche se menosensibili, buoni risultati si ottengonopure in Africa. Nel Nord del conti-nente nero l'attività viene svolta inprevalenza fra la popolazione europea(le varie case dipendono per lo piùdai Salesiani di Francia) . Breve esfortunato è il lavoro dei Salesiani ita-liani in Libia ; vi si recano nel 1 939con mons. Lucato eletto vicario apo-stolico di Derna, giusto in tempo peressere coinvolti nella guerra ; avrannomodo di prodigarsi nei campi di pri-gionia, e rientreranno in Italia nel1948 .

I Salesiani anglo-irlandesi infitti-scono la loro presenza in Sud-Africa.Ma il maggiore sviluppo si verificanello Zaire (allora Congo Belga) . ISalesiani, presenti in quel paese dal1911, nel '25 si vedono affidare la dio-cesi di Sakania; l'anno seguente giun-gono le Figlie di Maria Ausiliatrice, evengono moltiplicate le opere di in-tenso impegno sociale, per bianchi eneri, e con buoni risultati .

Nell'altra parte del mondo, l'Au-stralia: Don Bosco l'aveva vista neisuoi sogni. I Salesiani vi sono inviatinel 1922, e amministrano provviso-riamente il Vicariato apostolico diKimberley . Nel '27 restituiscono ilterritorio missionario ai suoi prece-denti evangelizzatori, i Pallottini, eaprono varie opere destinate in parti-colare agli immigrati d'Europa. Sidiffondono lentamente, ma senzasosta .E un nuovo conflitto. Intanto i

Salesiani vedono il loro fondatoreproclamato beato (1929) e poi santo(1934)+ e le Figlie di Maria Ausilia-trice festeggiano nel '39 la beatifica-zione di madre Mazzarello .A capo della Congregazione Sale-

siana si trova dal 1932 don Pietro Ri-caldone che già sotto don Rinaldiaveva diretto l'attività missionaria neicinque continenti . È dotato di capa-cità organizzative non comuni, pienodi intuizioni e iniziative sempre nuo-ve, sovente in viaggio nel mondo perrendersi conto di tutto di persona ; alui va attribuito in gran parte il me-rito dei successi conseguiti nel pe-riodo che si chiude .E si chiude naturalmente con un

nuovo conflitto mondiale ( 1 939-45)ancor più crudele, più esteso e piùassurdo del precedente. E non menonefasto per le missioni salesiane .

4. IL RILANCIO MISSIONARIOFINO AL CONCILIO

Il favorevole clima di ricostru-~nne,particolarmente sentito subit' dopo ilsecondo conflitto monda .1e, trova

don Ricaldone e la Congregazione Sa-lesiana pronti al rilancio missionario .Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, amadre Vaschetti succede nel '43madre Linda Lucotti, che terminatala guerra si premura di riallacciare lefila con le sue consorelle sparse nelmondo. Subito compie un lungo giroper le case d'Europa, e nel '48 un piùlungo giro - che la occupa per unanno - nell'America .

E l'espansione riprende .

In America . Ormai sono ben pochii paesi del continente ancora senza ifigli di Don Bosco .

Di pari passo con il lavoro tra lemasse popolari s'intensifica il lavoroa contatto con gli indios . In Brasilenel '51 i terribili Chavantes accettanoil missionario ; nel '61 viene affidataai Salesiani la nuova Prelatura diHumaità nel cuore della forestaamazzonica . Nel 1940 le Figlie diMaria Ausiliatrice si schierano alfianco dei Salesiani nella missionedell'Alto Orinoco (Venezuela) . Biso-gna lavorare intensamente perché gliindios sono ancora allo stato naturale,mentre la cosiddetta civiltà dei bian-chi irrompe nella selva .

Nel 1962 la Santa Sede affida aiSalesiani la Prelatura dei Mixes inMessico, e l'anno successivo giungonosul posto le Figlie di Maria Ausilia-trice : il lavoro di promozione civile•

religioso da svolgere è enorme .

In Asia. Più vistosa forse è la pe-netrazione in Asia (la tabella di pa-gina 17 a questo riguardo è eloquen-te). In Medio Oriente le opere manmano si aprono - in un clima « ecu-menico » - a raccogliere la gioventùlocale (nella casa di Teheran si con-tano giovani di dodici religioni o ritidiversi) .

In India progredisce molto il la-voro nel Nord-Est, dove la diocesi diShillong deve essere scissa a più ri-prese per attendere meglio ai nuovicristiani in continuo aumento . E dal-l'India i missionari sono in grado diestendere la loro presenza in paesi vi-ciniori : la Birmania (ma le Figlie diMaria Ausiliatrice nel '66 sono espulse• vedono la loro opera nazionaliz-zata), nell'isola di Sri Lanka, e piùtardi nel Bhutan .

Il «fallimento» cinese. In que-sto periodo la pagina più suggestivadelle missioni salesiane in Asia è forselegata al « fallimento » cinese . La niis-sione avviata nel Kwang Tung, nel-l'immediato dopoguerra ha un forterilancio, il Vicariato nel 1948 diventaDiocesi. I Salesiani sono trecento, dicui già un centinaio di origine cinese,•

hanno opere anche a Pekino, Shan- 15

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ghai e Nankino . Ma nel 1949 MaoTse-tung sale al potere, e da allora siassiste alla paralisi progressiva delleistituzioni cattoliche in tutto il paese .Le opere salesiane non fanno certoeccezione : una dopo l'altra vengonoconfiscate . I missionari venuti dal-l'Europa sono espulsi (alcune Figliedi Maria Ausiliatrice sotto l'accusa diuccidere i bambini e mandarne gliocchi in Europa per fare medicinali) .Sorte più dura tocca ai figli di DonBosco cinesi : alcuni pagano la fedeltàal Vangelo con la vita, altri con lungocarcere, lavori forzati, « lavaggio delcervello ». Nel 1954 solo più ventunSalesiani si trovano sul suolo cinese,impossibilitati di svolgere attività pa-storale .

La rivoluzione maoista come unbulldozer implacabile ha travolto ognicosa, o meglio, come un vento furiosoha disseminato tutto intorno colorodi cui intendeva disfarsi. Ma i missio-nari sanno mettere a frutto anche ifallimenti . Prima conseguenza dellapersecuzione in Cina é il rafforza-mento, col personale scacciato, dellemissioni di Hong Kong e Macau. Mai dispersi trapiantano l'opera salesianaanche più lontano, in nuovi paesi : leFilippine, la Korea, il Vietnam,Ta.wan. Si sa, le persecuzioni hannosempre dato frutto .

Nell'Africa che cambia. Anchein Africa lo sviluppo delle missioniprosegue con buon ritmo, sullo sfondodi una nuova realtà sociale e politicache induce a volte a mutare radical-mente le modalità di intervento . At-torno al 196o infatti moltissimi Statiafricani ricuperano la loro indipen-denza politica, non sempre in modopacifico, non sempre senza ostilitàverso i missionari, giudicati a tortoo a ragione legati al precedente po-tere coloniale .

Il processo di decolonizzazione ri-sulta fatale ad alcune opere salesianenel Nord del continente nero ; altreopere invece si spalancano alla gio-ventù musulmana.

I Salesiani portoghesi aprono operein Mozambico e nelle isole del CapoVerde, quelli di Francia nell'ex co-lonia del Congo-Brazzaville ; quelliirlandesi nel Transvaal e nello Swa-ziland all'estremo sud . Negli stessianni i Salesiani del Katanga (Zaire),in pieno sviluppo, aprono case neipiccoli Stati confinanti del Rwandae del Burundi .

Anche le Figlie di Maria Ausilia-trice si trapiantano in Mozambico eSudafrica (nel 1951 festeggiano la ca-nonizzazione della loro fondatricemadre Mazzarello) . Nel 1954 si ren-

16 dono presenti nella lontana Australia .

Nel 1958 a madre Lucotti succedemadre Angela Vespa (in carica fino al'69), che dà al suo Istituto un orien-tamento decisamente catechistico, conevidente vantaggio dell'attività mis-sionaria .Giro del mondo. Frattanto nella

Congregazione Salesiana, a don Ri-caldone - che può contare l'impres-sionante cifra di 2500 missionari in-viati fuori Europa durante il suo ret-torato - succede nel 1952 don Re-nato Ziggiotti . Già capitano d'arti-glieria e resistente oltre il credibilealla fatica, egli per animare i missio-nari si sobbarca a un « giro del mon-do» lungo e estenuante che lo portaa incontrare quasi tutti i salesianisparsi nei cinque continenti . Al mo-mento della sua rinuncia al rettoratonel 1965, altri 16oo Salesiani sono par-titi per i luoghi di missione .

In quegli stessi anni, i Salesianicontano quindici territori di missioneaffidati loro dalla Santa Sede : settein America Latina, sette in Asia e unoin Africa .

Intanto la Chiesa vive l'avventurafebbrile del Concilio Vaticano II, coni suoi urgenti problemi, le difficoltàreali di un mondo in rapido cambia-mento, le attese e le sue speranze ra-dicate in Cristo .

5. LE DIFFICOLTÀ E LEPROMESSEDEL POST-CONCILIO

. Il Vaticano II ribadisce il caratteremissionario della Chiesa (essa è « persua natura pellegrina e missionaria»),e auspica per i religiosi un rinnova-mento radicale, che per i Salesianiprincipia nel «Capitolo Generale »del 1965 . Il nuovo Rettor Maggioredon Luigi Ricceri è pronosticato fau-tore equilibrato di quel difficile cam-bio di strutture e mentalità di cui laCongregazione ha bisogno . Di fattocosì egli precisa il suo orientamentogià nello stesso giorno della sua ele-zione : «Con Don Bosco vivo oggi,di fronte alle esigenze del nostro tem-po, e alle attese della Chiesa ». E ri-badisce la missionarietà della Congre-gazione, che - sono sue parole -« è nata, è cresciuta ed è avanzatasempre come Congregazione missio-naria » .

Il post-Concilio risulterà però - alivello stesso di Chiesa - ben piùtravagliato del prevedibile . Sullo slan-cio degli anni precedenti la Congre-gazione prosegue per alcuni anni nellasua espansione, poi difficoltà interneed esterne non tardano a - farsi sentire .Ma insieme con gli elementi di unacrisi che a ben guardare non è solo

negativa, già si individuano i segni diripresa . E don Ricceri stesso, in unalettera ai suoi confratelli (luglio 1972)indica proprio nelle missioni, rivis-sute con lo spirito di Don Bosco, « lastrada del rinnovamento » che i Sa-lesiani dovranno percorrere.Analoghe considerazioni si possono

avanzare per l'Istituto delle Figlie diMaria Ausiliatrice, a capo del qualenel 1969 è subentrata madre ErsiliaCanta.

I due nuovi superiori si sottopon-gono a svariati viaggi per saggiare ilpolso dei tempi nuovi ; e anche se innumero minore continuano a inviarei loro missionari per il mondo. Ma lenovità ora sembra vadano lette in unadimensione diversa, nella trasforma-zione cioè dello spirito missionario,nel diverso configurarsi della presenzamissionaria, nella mutata geografiadelle missioni, negli obiettivi diffe-renti che si vanno perseguendo oggi .Vocazioni autoctone. Conforta

per esempio il numero delle vocazioniautoctone che sbocciano nelle Con-gregazioni di Don D9sco . Ci sonopaesi del terzo mondo come l'Indiain cui la porta è stata chiusa ai mis-sionari europei, senza che ciò mettaa repentaglio l'attività salesiana : ifigli di Don Bosco sorti sul postosanno ormai badare da soli a se stessie alle loro comunità. Regioni di re-centissima penetrazione salesiana co-me le Filippine sono già in grado diesprimere vocazioni missionarie, dainviare per esempio in Thailandia,Korea, Vietnam . I Salesiani operantiin paesi del terzo mondo sono in tutto6959, ossia più di un terzo del totale,e di essi ben 4722 sono autoctoni .Quanto alle Figlie di Maria Ausilia-trice, sono nel terzo mondo in 6540,anch'esse più di un terzo del totale .Quel fiume. La presenza salesiana

accanto alle popolazioni primitive èancora consistente (e conserva sempreil suo . . . fascino) ; ma oggi non sfugge,anzi diventa sempre più evidente,l'urgenza del lavoro nelle periferiedelle grandi metropoli (domani dellemegalopoli) anche in paesi cristianid'antica data, dove sempre più si ri-scontrano situazioni di regressionenella fede e di missionarietà ricor-rente .

Quel « fiume dalle acque benefi-che» al quale don Luigi Ricceri haparagonato le missioni salesiane, chel'11 novembre 1875 era una piccolapolla sorgiva e poi si è espanso neltempo e nello spazio, oggi ancora con-tinua a fluire . È il progetto di DonBosco che si compie nella Chiesa,nella misura in cui i suoi figli sannorimanergli fedeli .

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aDIFFUSIONENEL MONDODEI FIGLIDI D. BOSCO(1) Torino-Valdocco : fondazione della

Società Salesiana .(2) Mornese : fondazione delle Figlie di

Maria Ausiliatrice .(3) Prima casa a Trento, allora sotto

l'Austria (nell'odierna Austria, dal1903) .

(4) Ritirati nel 1917 .Ritirati nel 1908 .(5)

(6) L'opera salesiana si è sviluppata apartire dal 1922 .

(7) Espulse nel 1946 .(8) Fino al 1913, poi dal 1952 fino a

tutt'oggi .(9) Una parrocchia a Toronto fino al

1934. Poi regolarmente dal 1951 .(10) Fino al 1929. Poi dal 1946 a tut-

t'oggi .(11) Ritirati nel 1949 .(12) Una parrocchia a Urosevac . La re-

gione nel dopoguerra viene annessaalla Jugoslavia ; la casa nel 1964viene chiusa .

(13) Nel Nord fino al 1954, poi nel Sudfino a tutt'oggi .

(14) Una casa era stata aperta, e rimastaattiva per pochi mesi, nel 1912 .

(15) Fino al 1956; poi dal 1963 a tut-t'oggi .

(16) Fino al 1955; poi dal 1966 a tut-t'oggi .

(17) Espulse nel 1966.

Tabella cronologica dell'inizio dell'attività salesiana nei diversi Statidel mondo. (La tabella è stata compilata con la collaborazione di don Va-lentino Fenyó dell'Archivio Centrale Salesiano, e per parte delle Figliedi Maria Ausiliatrice con la revisione della loro Segreteria Generale) .

Anno SDB FMA Anno

1922

SDB

India

17

1859 1 Italia (1)1872 ° Italia (2)1875 Argentina

1877FranciaUruguay Francia

1879Uruguay

i Argentina

1881 Spagna1883 Brasile1886 Spagna1887 Austria (3)

1888

CileGran BretagnaEcuador Cile

1889 Svizzera1890 Colombia

1891 Algeria Belgio

1892

BelgioIsraelePerùMessico

IsraelePerù

Brasile1893 Polonia Algeria1894 Portogallo Messico

1895

TunisiaVenezuela

Tunisia1896 Bolivia

1897

EgittoParaguayRep. Sudafric .Stati Uniti

Colombia1898 Antille 01 . (4) Svizzera1899 EI Salvador1900 Paraguay

1901 Giamaica (5)

1902Jugoslavia

Ecuador

1903 MaltaGran BretagnaEI Salvador

1906TurchiaHonduras

1907

India (6)MacauCosta Rica Albania (7)

1908

Mozambico (8)Panamà

Stati Uniti1910 Cina Honduras

1911 Nicaragua

1912Zaire

Nicaragua1913 Ungheria Siria1915 ' Egitto1916 Germania1917 Cuba Costa Rica1919 Irlanda (Eire)1920 Irlanda (Eire)

1922 Australia CubaSan Marino Germania

1923

PanamàPoloniaCina

1924 Canada (9) Lituania

1925CecoslovacchiaGiappone

1926 Zaire1927 Hong Kong Venezuela

1928

ThailandiaTimor (10)Olanda Bolivia

1929 Guatemala Giappone

1930MaroccoSvezia

1931 Austria

1934 LituaniaThailandia

1935Rep. Dominic.Haiti Haiti

1936 Iran Jugoslavia1937 Città Vaticano Ungheria

1938 BirmaniaRep. Dominic .

1939 Libia (11)1940 Albania (12) Cecoslovacchia

Portogallo

1941 Vietnam (13)1943 Capo Verde1946 Macau1947 Porto Rico1948 Siria

1951 Filippine (14)1952 Libano Hong Kong

1953

Taiwan (15)

Rwanda

MozambicoTaiwan (16)Canada

1954Swaziland

Australia

1955 Korea del Sud

GuatemalaLibanoFilippine

1956 Sri Lanka1957 Korea del Sud1959 Congo (Brazz.

1961 Birmania (17)

1962 Burundi

Porto RicoRep. Sudafric .Vietnam

1963 Malta1964 Gabon1965 Bhutan Olanda1966 Andorra1969 Lussemburgo

1971 Gabon1972 Camerun

1975GuineaEtiopia

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18

Nel 1855, ai primordi dell'Oratorio,Don Bosco un giorno era seduto

a tavola con sei dei suoi primi chie-rici, e fissandoli in viso disse contutta serietà : « Uno di voi sarà ve-scovo ». I chierici scoppiarono a ri-dere, tanto la loro modesta estrazionesociale e l'esiguità dell'opera salesianadi allora rendevano improbabile lasua previsione. Ma nel 1884, uno diquei sei chierici realizzava in pienola profezia di Don Bosco : GiovanniCagliero .

Centodieci vescovi

Da quel giorno 11o salesiani sonostati chiamati, da sette Pontefici, allapienezza del sacerdozio . Di essi 27sono divenuti arcivescovi e quattroanche cardinali . Non pochi sono già

. . .e DOI

Mons . Pietro Carretto, vescovo in Thailandia, in mezzo ai ragazzi della sua missione .« 1 vescovi ci uniscono al Papa - era solito dire Don Bosco -, e il Papa ci unisce a Dio » .

div~erYtanovescovi

deceduti ; viventi sono attualmente58 vescovi, di cui 13 sono arcivescovie uno cardinale . Per quanto riguardai Pontefici

Leone XIII (1878-1903) ha nomi-nato 3 vescovi salesiani ;Pio X (1903-1914) ne ha nominati

altri 3 ;Benedetto XV (1914-1922) ha no-

minato 7 vescovi e il primo cardinalesalesiano (Cagliero) ;Pio XI (1922-1939) ha nominato

22 vescovi e il secondo cardinale(Hlond) ;Pio XII (1939-1958) ne ha nomi-

nati più di tutti : 36 ;Giovanni XXIII (1958-1963) ne ha

nominati 13, e il terzo cardinale (SilvaHenrìquez) ;

Paolo VI in soli dodici anni ha giànominato 26 vescovi salesiani e ilquarto cardinale (il compianto Troch-ta) .

Ci uniscono al Papa

In quel lontano 1884, la comunica-zione ufficiale inviata a nome di Leo-ne XIII al futuro primo vescovo sale-siano lo informava « essere scopo del-l'elevazione (di don Cagliero a ve-scovo), che la maggior potestà e di-gnità rendesse l'opera sua più efficacee vantaggiosa alla Missione » . Pro-prio per questo Don Bosco aveva so-spirato e affrettato il sorgere di cir-coscrizioni ecclesiastiche affidate avescovi salesiani : sapeva che unacerta autonomia avrebbe facilitato illavoro missionario.

Ma un altro motivo, nella teologiapratica di Don Bosco, avvalorava aisuoi occhi quel primo riconoscimento .Don Bosco aveva sempre visto lemissioni salesiane come investituraricevuta dal Papa, e sentiva che conl'investitura della gerarchia il legamedei suoi missionari con la Santa Sedesi sarebbe pienamente rafforzato .

« I vescovi ci uniscono al Papa, eil Papa ci unisce a Dio », era solitodire. Ciò sarebbe valso ancor più,per i suoi figli, con i vescovi sale-siani : per mezzo loro la Congrega-zione diventava più visibilmente einconfondibilmente Chiesa .E oggi non meno di allora . Perciò

la Congregazione ha accolto con gra-titudine il dono, che i Pontefici lar-gamente le hanno largito, dell'epi-scopato per questi suoi centodiecifigli .

Centodieci ragazzi cresciuti neicollegi salesiani, negli oratori . Pas-sati dai cortili rumorosi al noviziato .In gran maggioranza maturati nel-l'esperienza ruvida delle missioni . Direcente provenienti anche dal cleroautoctono, con pelli bianche, gialle,brune, nere (tutti colori - come di-rebbe una canzone moderna - dellapelle di Dio) .

a

Page 19: no[ ORGANO DELLA FAMIGLIA SALESIANAbiesseonline.sdb.org/1975/197519.pdfSergio Pignedoli. • 16 novembre: a Torino, Basilica di Maria Ausiliatrice: Concele- ... Cattolica più ampie

In collaborazione con il « Centro di Coordi-namento Centenario Missioni Salesiane», ilBollettino presenta una prima serie di sussidi- già pronti o d'imminente realizzazione -per l'animazione del Centenario stesso nellaFamiglia di Don Bosco .

MISSIONI DON BOSCOANNO CENTOVolume commemorativo del Centenariodelle Missioni salesiane, a cura degli UfficiStampa Salesiano e delle FMA .

Testo di Enzo Biancoe collaborazione di Assunta Maraldi.Sezione foto: Ettore Segneri e Marisa Pagge .Statistiche : Silvano Sarti e Maria Costamagna .Formato grande (20 x 30), carta patinata .Pagine 240 (testo 144, foto 96 in bn e colori) .In sei lingue . Edizione in italiano lire 3000 .

Contenuto: una panoramica sui cento annidi storia missionaria salesiana: la prima spedizione,la successiva diffusione nei cinque continenti,le figure dei pionieri, i Servi di Dio, i cento Vescovimissionari, il lavoro delle retrovie, la partecipazionecorale della Famiglia salesiana, le prospettive .Ricco di immagini e dati, si legge d'un fiato.Da tenere in biblioteca per consultazioni,da collocare in anticamera e in salotto .

Il significato di questi sus-sidi? Eccolo nelle parole concui il Rettor Maggiore ha pro-posto di commemorare ilCentenario delle Missioni :« Don Bosco ha vissuto l'idea-le missionario tutta la vita . Lemissioni salesiane cammina-no ancora sotto la spinta co-lossale della sua grande ani-ma missionaria. Nessuno dinoi può pensare che oggiDon Bosco starebbe con lemani in mano. Come centoanni fa, ne siamo sicuri, eglirilancerebbe i suoi figli e lesue figlie verso nuove e co-raggiose imprese missiona-rie ; come allora, saprebbedestare - soprattutto nelcuore della generazione chesale - entusiasmo e fervoreincontenibili perla dilatazionedel Regno di Dio» .

Nelle pagine che seguonosi presentano dunque tre se-rie di sussidi, per approfon-dire personalmente, e persensibilizzare chi vive attornoa noi. Per riflettere, proporree agire .

Mentre scriviamo, moltisussidi non sono ancora ulti-mati, e non ne possiamo in-dicare i costi né le caratteri-stiche. Ma quando questoBS giungerà ai suoi lettori,in maggioranza saranno ap-prontati e a disposizione. Ve-diamoli in breve .

Anzitutto il Volume com-memorativo del Centenario,presentato in questa stessapagina: davvero è un librocompleto, ricco di immaginie dati, che si legge d'un fiato,da tenere in biblioteca perconsultazione, da collocarein anticamera o salotto .

Occorre pregare e medi-tare, e vengono proposte apagina 20 due serie di opu-scoli, una per gli adulti (daadattare alle varie circostan-ze), e l'altra per i giovani e iragazzi (cinque opuscoli dellaLDC presentati, sempre a pa-gina 20, sono già usciti ; altricinque sono in preparazione) .

All'approfondimento per-sonale può giovare, per i sa-lesiani e non solo per loro,la rilettura delle due letteremissionarie del Rettor Mag-giore apparse sugli «Atti delConsiglio» : «Nel centenariodelle Missioni salesiane»(n. 277, gennaio 1975), e« Noi missionari dei giovani »(n. 279, luglio 1975) .

Sulle missioni in genere,ecco due produzioni LDC :L'attività missionaria della

Chiesa, di J. Masson (lire2200), e un coraggioso testodell'episcopato olandese :Una nuova èra missionariaapparso nella collana « Mae-stri della Fede» (lire 300) .

E prima di passare all'azio-ne fra i giovani, non sarà maleleggersi il fascicolo di luglio-agosto 1975 di « Note di pa-storale giovanile», tutto sultema «Pastorale giovanilee animazione missionaria»(LDC, lire 600) .

Per una conoscenza con-creta delle missioni salesiane,l'Università Pontificia Sale-siana di Roma attraverso ilsuo «Centro Studi di Storiadelle Missioni Salesiane» stapreparando una serie di libridi cultura che uniscono alrigore scientifico il linguag-gio accessibile che è nellostile salesiano .

Accanto a queste opere,stanno uscendo (e in partesono già usciti) svariati libridi divulgazione che raccon-tano al vivo le vicende di uo-mini e paesi, e meritano largadiffusione .

Questi libri sono utili peri giovani e i ragazzi, manelle pagine seguenti si pro-pongono anche libri delleeditrici salesiane adatti pro-prio per loro .

Per animare gli incontri,degli adulti come dei giovanie dei ragazzi, si stanno pre-parando splendidi documen-tari cinematografici a colori(pag. 21), e numerose seriedi vivaci diapositive (pag . 22) .

E non va trascurata l'ani-mazione capillare, pocoappariscente ma molto effi-cace' (quante iniziative, equante vocazioni, sono scatu-rite da un libretto, dalla pa-gina strappata di un Bollet-tino Salesiano . . :) . C'è inquest'ambito tutta una seriedi opuscoli (pag . 20), ci sonocoloriti manifesti murali, uncalendario murale missiona-rio per il 1976, serie di sgar-gianti cartoline, un inno delcentenario, un pacco per l'al-lestimento di una mostra mis-sionaria .. . (pag. 22) .

E c'è infine - sussidio piùdi tutti prezioso - l'inesau-ribile buona volontà di chicondivide il progetto missio-nario di Don Bosco . « Il Si-gnore Gesù - ha augurato atutti don Ricceri - e la Ver-gine Maria, che hanno indi-cato a Don Bosco nei suoisogni gli sconfinati orizzontidell'apostolato missionariosalesiano, e lo hanno aiutatoa portarlo a compimento, da-ranno anche alla nostra buo-na volontà lo stesso aiuto, ela stessa benedizione» . 19

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nnn

PER PREGAREE MEDITARETre opuscoli per celebrare l'11

novembre 1975 nella Basilica di Ma-ria Ausiliatrice, sono stati preparati aTorino-Valdocco :

- Santa messa concelebrata, econsegna dei Crocefissi (per i fedeli) ;- Celebrazione della parola (per

Salesiani, FMA, VDB) ;

- Incontro di preghiera (per Coo-peratori ed Exallievi),

I fascicoli si possono facilmenteadattare alle situazioni più diverse .

Incontri missionari per giovani

La LDC ha pubblicato questi cin-que opuscoli (a lire 350 caduno) :

Vangelo Made in EuropeMissionari a casa nostra?Cristo missionarioCristianesimo missionarioGiovani, Vangelo e impegno mis-

sionario .

LIBRI DI CULTURAIl « Centro Studi di Storia delle Mis-

sioni Salesiane» (Università PontificiaSalesiana, Roma) ha in preparazioneuna vasta serie di pubblicazioni scien-tifiche in varie lingue . Alcuni titolisono di imminente uscita . Qualchevolume in lingua italiana :- « L'l 1 novembre 1875 nella

storia della Società Salesiana», diC. Semeraro ;- «Gli inizi delle Missioni sale-

siane in Argentina», di G . Balocco ;- «Profili biografici di Missionari

salesiani e FMA», a cura di E . Valen-tini e A. Maraldi ;- «35 anni fra le tribù del Rio

Yaupés», di A . Giaccone ;- «Yanomami, tra spiriti e strego-

ni», di L. Cocco . Studio di alto inte-resse scientifico su un gruppo di pri-mitivi dell'Alto Orinoco ; già edito inspagnolo, ha conseguito il lusinghieroriconoscimento di Lévy-Strauss ;- «Miscellanea di studi missiolo-

gici, storici, etnografici, linguistici,geografici, naturalistici, statistico-so-ciologici», di autori vari . È imminentel'uscita del primo volume a cura diP. Scotti .

LIBRI PER GIOVANISi segnalano due volumi della

LDC nella collana «Parametri» :- «Lettere latino-americane », di

Juan Bottasso (lire 1000) ;- « I giorni della droga e dei que-

bracho», di A. Paoli (lire 1000) .

LIBRI PER RAGAZZIParticolarmente adatti i volumi di

T. Bosco contenenti profili di mis-sionari salesiani (ed . LDC) :- «Costruttori di un mondo nuo-

vo» (lire 850) ;- «Quando i fratelli chiamano»

(lire 850) ;- «Il coraggio di spendersi» (lire

850) ;- «Cristo sulla strada degli uo-

mini» (lire 1000) .

LIBRI DI DIVULGAZIONE- Tra fiumi e foreste, di mons .

Giovanni Marchesi . Il grande Vescovomissionario narra le sue avventure, ela sua esperienza di evangelizzatoretra le tribù dei Rio Negro (Brasile) .Voi . I, pag. 136, lire 1000. (Voi . IIuscirà in novembre) .- Mons. Versiglia e Don Ca-

ravario, i primi martiri di DonBosco, di Adolfo L'Arco . Pagine vi-branti, che rievocano le figure lumi-nose, il coraggio e il martirio dei duegrandi Missionari trudicati a Li TauTseui (Cina) . Pag . 190, lire 1500 .

- Cronache del Regno di Dio,di mons. Stefano Ferrando. Il vescovoche ha dedicato tutta la vita all'evan-gelizzazione delle tribù dell'Assam, inquesto volume di memorie fa riviverel'epopea missionaria dalle difficili ori-gini alle cinque diocesi attuali, fer-venti di vita Cristiana . Pag. 240,lire 2500.- Mons. Luigi Mathias, di Ar-

chimede Pianazzi . La vita intrepida diquesto grande Salesiano, pioniere eguida dei figli di Don Bosco in India,è rievocata con affetto da chi condi-vise con lui fatiche e speranze . Di im-minente pubblicazione .

Alcuni profili sono stati recente-mente editi dalla LDC :- «Don Cimatti», di Adolfo L'Ar-

co (lire 1000) ;- « Un buon samaritano » (il Servo

di Dio Simone Srugi), di E . Forti(lire 800) .

OPUSCOLI VARIIl presente fascicolo del Bol-

lettino viene ristampato con coper-tina diversa (senza testata), per unalarga diffusione.

Costo: lire 100 per copia . Richiestea : «Bollettino Salesiano», Via MariaAusiliatrice 32 - 10100 Torino ;tel . (011) 48 .29.24 .T. Bosco nella collana «Eroi»

(LDC) ha presentato i profili di donCimatti e Zeffirino Namuncurà (lire150 caduno) .

Le FMA hanno in preparazione unaserie di profili dovuti alla penna diM. Elia Ferrante.

Suore missionario : M. PierinaUslenghi; M. Adele Marchesotti ;S. Maria Russo ; S. Costanza Storti ;S. Teresa Zingale ; S . Concetta Versaci ;S. Caterina Ferrando ; S. Vera MariaCruz; S. Domenica Saligari .

Giovani : Emma Buonocore ; Unagiovane giapponese; Una ragazzadelle Antille; Lucia Mary ; Maria lavietnamita ; Il mistero del domani ;L'amore bussò alla nostra porta .

Altri opuscoli missionari (giàstampati) : Tescus Hascua ; OperazioneChaco Paraguayo; Voglio essere bat-tezzata; Arrivederci, Zaire, tornerò ;Che gioia, tutto è fatto .

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documentariLa « Don Bosco Film » ha realizzato una prima serie di documentari cine-matografici missionari a colori, formato 16 mm ., con' colonna sonora ottica .Soggetto : E. Segneri - Commento : M . Bongioanni Riprese : Saglia, Spiri,Modena - Studio : Rolfilm .

MIO FRATELLO LEBBROSOdurata 31' - L . 130.000

Il problema della lebbra, come èsentito» nei diversi Paesi e come

è affrontato con amore dai nostrimissionari, nei vari Continenti oveil male è ancora presente .

TONDO, CASA MIAdurata 32' - L. 130.000

Tondo, il sobborgo più «esplo-sivo» di Manila, sta cambiando vol-to. La presenza di Don Bosco e dellesue Opere sociali ha portato sorrisoe speranza nei ragazzi e nella gentedi Tondo .

OCCHI PER INCONTRARCIdurata 35' - L. 140.000

In Thailandia monaci buddisti emissionari salesiani hanno avviatoun dialogo ecumenico dalle prospet-tive meravigliose . In questo intensoclima spirituale di «incontro» leOpere sociali dei Salesiani ed in par-ticolare l'Opera per bimbi ciechi diBangkok testimoniano l'amore concui Cristo edifica il suo Regno dipace e di libertà .

BOROROS E XAVANTES,UOMINI VERIdurata 50' - L. 195.000

Il documentario illustra la vita e lacultura di queste due grandi tribùdel Mato Grosso brasiliano . E unarara documentazione degli ultimiaspetti di una civiltà che scomparesotto la pressione della «civiltàbianca» . Il film presenta anchel'opera svolta dai missionari nellazona .

ORIENTE È PROMESSAdurata 36' - L. 140.000

Giappone, Corea, Hong Kong,Macao . I vivacissimi centri missionarisalesiani con le loro multiformi atti-vità di evangelizzazione e di promo-zione. Uno squarcio luminoso dipresenza cristiana nell'Orienre cosìricco di promesse.

ECUADOR, PARALLELO ZEROdurata 38' - L. 140.000

Uno sguardo penetrante sullacomplessa realtà dell'Ecuador, dovesi mescolano le più avanzate tecno-logie, la vita di un popolo avvilito dasecoli di sfruttamento e l'intelligentesforzo di un gruppo di MissionariSalesiani teso a difendere la genui-nità della civiltà Shuara, nell'inevi-tabile contatto con la civiltà occi-dentale .

IL CAMMINO DEI POVERIdurata 28' - L. 120.000

Il problema della fame e del sot-tosviluppo osservato nella realtàviva e dolorosa di un grande Paese,l'India .

L'opera sociale dei missionari te-stimonia l'amore di Cristo a questifratelli più poveri e abbandonati . ECristo ha già una sua casa, in India,soprattutto tra i poveri .

YANOMAMI, IERI E OGGIdurata 40' - L. 150.000

Il documentario alterna ripreseeccezionali, di grande valore etno-logico, sulla cultura Yanomami, edil lavoro prezioso che Missionari eMissionarie stanno compiendo traquesti primitivi per prepararli all'im-patto con i bianchi. Ne risulta unatestimonianza accurata di lavoromissionario «programmato» .

Sono in preparazione altri 4 Documentari, tra cui quello Storico rievocativo sulle originidelle Missioni Salesiane .Gli stessi Documentari si possono avere in formato super 8 con colonna sonora otticao magnetica . Il prezzo si riduce del 50°u-

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1aMANIFESTI

Sono disponibili tre « Manifesti delCentenario », a colori, cm . 70 x 100 :

Soggetto A (vincitore del «Con-corso internazionale») ;

ri sussi

4 ;

4 . rs

CARTOLINE

SULLE MISSIONI DEI SALESIANISono pronte 10 serie di 12 sog-

getti a colori ciascuna . Didascalie in6 lingue. Illustrano persone, culturalocale, opere missionarie . Soggetti :

1 . Mato Grosso (Bororos e Xavan-tes) - 2. Ecuador (Andini e Shuar) -3. Assam (Tribù del nord-est) -4. Thailandia - 5. Giappone e Corea- 6. Cina (Macao e Hong Kong) -7. Africa - 8. India (opere e missioni)- 9. Venezuela (Alto Orinoco) -10. Serie storica (grandi missionari eprime missioni in Patagonia e Terra

Soggetto B (Don Bosco e giro-tondo di bambini di varie razze) ;

Soggetto C (Don Bosco e profilodel Sud America) .

Lire 100 la copia .

del Fuoco) .Ogni serie, lire 350. Per ordinativi

di almeno 100 serie, lire 180 per serie .

SULLE MISSIONI DELLE FMASono in preparazione 17 serie di

fotografie a colori . Soggetti :Popoli primitivi: Bororos e Xavan-

tes - Macus e Tucanos - Mayas delGuatemala - Mixes - Moros del Para-guay - Shuar - Waicas dell'Alto Ori-noco .

Paesi: Filippine - Gabon - Giap-pone - India - Corea - Mozambico -Repubblica Sudafricana - Thailandia- Vietnam - Zaire .

d

0

DIAPOSITIVESULLE MISSIONI DEI SALESIANI

Sono in preparazione 10 serie didiapositive a colori sulle Missioni Sa-lesiane. Argomenti :

Mato Grosso - Ecuador - Assam -Thailandia - Giappone e Corea - Cina- Africa - India - Venezuela - Seriestorica (le prime missioni della Pata-gonia) .

Prezzo medio di ciascuna seriel i re 2000.

SULLE MISSIONI DELLE FMALe FMA stanno preparando 11 serie

di diapositive a colori ciascuna, illu-stranti le loro missioni . Soggetti :

Waicas - Mixes - Bororos e Xa-vantes - Rio Negro - Ecuador - Frai lebbrosi e i malati - India nord e sud- Giappone e Thailandia - Guatemala- Serie storica - Missioni nell'Africa .

CALENDARIOMISSIONARIO 1976

Il Calendario murale salesiano perl'anno 1976 è a soggetto missionario.Adatto per omaggi . Lire 100 la copia .

PACCOPER ALLESTIMENTOMOSTRA MISSIONARIA

II pacco viene fornito ai Centri dianimazione, su richiesta .

Comprende : una pellicola fotogra-fica con soggetti in negativo bianco-nero per realizzare pannelli foto; unaserie di grafici e statistiche da ripro-durre; un piccolo progetto di mostra ;una serie di strips super 8 colore, perproiezione a ciclo continuo .

INNO DEL CENTENARIO« Sogno e Realtà ». Testo di Pietro

Gallini, musica di William Rabolini .Partitura per soli, coro e pianoforte .

La partitura è inviata in omaggio aimaestri di musica, su richiesta .

RICHIEDEREIL MATERIALE A :CENTROCOORDINAMENTO CMSVia della Pisana, 1111C. P. 909200100 Roma-AurelioTel. (06)64 .70.241

IL MATERIALE DELLE FMAVA RICHIESTO PRESSO :Ufficio Missionario CentraleVia dell'Ateneo Salesiano, 8100139 RomaTel . (06)88.48 .41

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dalle

MISSIONI SEISERVIdi DIO

I BUONI PASTORIDANNO LA VITA

Mons. LUIGI VERSIGLIA, nato a OlivaGessi (Pavia) nel 1873. Missionario in Cinanel 1906, vescovo nel 1920 .Don CALLISTO CARAVARI O, nato a Cuorgné(Torino) nel 1903, sacerdote nel 1929. En-trambi martirizzati nel 1930 .

Shiu Chow, 25 febbraio 1930. L'ag-guato è stato preparato al posto giusto,lontano da ogni occhio indiscreto . I duemissionari avevano noleggiato una barcagrande, e viaggiavano sul fiume di LinChow con due giovani maestri appenadiplomati alla scuola della missione, duegiovani maestre anch'esse diplomate, eun'allieva . Sulla riva, nascosti nel foltocanneto, li attendono al varco una de-cina di uomini : alcuni soldati comunisti,altri semplici pirati, e un giovane chevuole mettere le mani su una dellemaestre.

E lui che ha combinato l'agguato.L'aveva chiesta in moglie, gli era statarifiutata (essa intende farsi suora). Malui la vuole con la forza .

È mezzogiorno . La grossa barca sci-vola lungo la sponda del fiume. A untratto una voce imperiosa : « Fermate I ».Gli uomini sono sbucati d'improvviso trale canne, con i fucili spianati . «Abbor-date l » . I l comando non ammette re-plica . Mons. Versiglia è pronto a tuttoper salvare quelle giovani indifese ; cercadi contrattare, ma quando i banditi sal-tano sulla barca per prenderle, fa loroscudo con il proprio corpo . Don Cara-vario è al suo fianco . Si accende la lotta,impari, e disperata . I due missionari sonopercossi con i calci dei fucili sul petto,sulle braccia, sul capo ; cadono nellabarca privi di sensi . Le tre giovani sono

fatte scendere, poi anche i due missionarivengono trascinati giù . Sono legati, fru-gati, trascinati in un boschetto pocolontano. Mons. Versiglia intuisce ciò chesta per accadere, e dice ai soldati :« lo sono vecchio, ammazzatemi pure .Ma egli è giovane, risparmiatelo», e in-dica don Caravario : ha 27 anni . No, i«diavoli stranieri» devono morire tutti .I missionari pregano in silenzio e a untratto il silenzio è lacerato da cinquecolpi di arma da fuoco .

«Sono cose inspiegabili - dice unsoldato dopo l'esecuzione . - Ne ab-biamo già visti tanti, e tutti temono dimorire . Questi invece, al contrario, sonomorti contenti» . Infatti i buoni pastoridanno la vita per il gregge .

LA MIAVITAPERLA MAMMA

LAURA VICUAA, nata a Santiago dei Cilenel 1891, morta a Junin de los Andes (Ar-gentina) nel 1904.

Junín de los Andes, gennaio 1900.Nel modesto parlatorio delle Figlie diMaria Ausiliatrice le due sorelle Vicunastanno per separarsi dalla mamma . Lapiù piccola, Giulia Amanda, singhiozzastringendosi al suo collo . Laura, pallida,ricaccia in gola le lacrime. È più grandi-cella, e sa . «State buone l » . «Torna pre-sto, mamma!» . Laura segue con tristezzala madre che si allontana, e non soloperché le lascia, ma perché sa doveandrà.

Donna Mercedes Pino era stata lasposa di un militare appartenente a unanobile famiglia cilena ; poi le guerre ci-vili, la sconfitta del partito conservatoreper cui egli si batteva, l'esilio senza mi-

sericordia, la morte dello sposo, la so-litudine, e quelle due creaturine che in-tanto erano nate . . .

Fuggita in territorio argenti no, donnaMercedes è capitata in una grande fat-toria, dove un gaucho spavaldo e am-biguo, Manuel Mora, l'ha accolta sottola sua «protezione» . Le bambine riceve-ranno un'educazione, ma a quale prezzo. . .

Suor Rosa un giorno spiega alle suegiovani allieve il sacramento del matri-monio. Laura ascolta attentissima, e im-pallidisce . Comprende la tremenda realtàdella vita che conduce la mamma . Pergiorni e giorni una tristezza da morire,finché non trova il modo di fare qualcosa .Va in chiesa, s'inginocchia davanti alSignore: «Signore, la mia vita per lasua . . . Sì, ti offro la mia vita per quelladella mamma». E se ne torna convintache il Signore ha accettato quel gene-roso contratto .

Finite le scuole, Laura torna dallamamma, con il suo segreto e il suo do-lore . È cresciuta, un fiore in bocciolo,ma qualcosa dentro le impedisce diespandersi . E si accorge con terrore chequell'uomo ambiguo riserva anche perlei le sue «attenzioni» .

Nel gennaio 1904, tempo di vacanza,Laura è di nuovo a casa, ma per fortunala mamma non vive più nella fattoria ;ha affittato una stanzetta lì vicino . Unasera però Manuel si presenta, e dice conprepotenza : « Questa notte voglio restarequi » . « Se egli si ferma - replica Laura -,me ne vado io», e scappa fuori . Manuelaccecato dall'ira la raggiunge, la colpiscecome una furia, la abbatte .

Da quel giorno Laura non si alza più .Donna Mercedes al capezzale della figliala circonda di ogni premura. Non serviràa nulla, il male si aggrava .

Allo stremo delle forze, Laura senteche è il momento di svelare tutto .«Mamma, io muoio, ma sono felice diaver offerto la mia vita per te . Avevochiesto io stessa, al Signore, di morire . ..» .Donna Mercedes resta sgomenta . In unattimo comprende l'eroico segreto dellasua piccina, e cade in ginocchio singhioz-zando. « Perdonami, Laura. Perdona, Si-gnore, la mia vita di peccato . . . Sì, ri-comincerò».

Il viso di Laura ora torna sereno :Laura entra nella pace.

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L'ULTIMASPERANZADEGLIARAUCANI

ZEFFIRINO NAMUNCURA, nato a Chimpay(Argentina) nel 1886, morto a Roma nel1905.

Agosto 1897 . Manuel Namuncurà, ilvecchio cacico che per la sua genteaveva combattuto allo stremo contro glistrapotenti eserciti del gen . Roca, unasera discute a lungo con gli anziani dellasua tribù .

Alla fine è deciso : suo figlio Zeffirinoandrà alla scuola dei bianchi . Il cacicolo chiama, gli posa una mano sulla spal-la : «Tu sei intelligente, ce la farai . Seil'ultima speranza della nostra gente . Dagrande dovrai difendere i diritti degliAraucani » .

Nel collegio salesiano «Pio IX» inquei giorni c'è mons. Cagliero : l'incontrocon il cacico è cordiale . Si pranza insie-me, insieme si fa la fotografia . Sono amici .In collegio Zeffirino si trova abbastanzabene; dimostra subito tenacia, ma ancheun forte istinto alla libertà : per mesi ri-fiuta di mettersi in fila con gli altri .Settembre 1898: prima comunione.

Con la lealtà della sua razza, Zeffirinoconsidera l'avvenimento come un pattostipulato per tutta la vita . Suo padrespera di fare di lui un militare, o un po-litico ; Zeffirino invece sogna di tornarefra la sua gente come sacerdote, perdifenderla dai «civilizzati» come fannoi missionari salesiani, per liberarla dallesuperstizioni, dall'alcool che la sta fal-cidiando . . .

Ma come tutti gli Indi dell'AnticaAmerica, a contatto con i bianchi lasua salute si trova indifesa ; nel quartoanno della sua permanenza a BuenosAires essa comincia a declinare . Unatosse insistente e ribelle a ogni curaaffatica i suoi polmoni .

Aprile 1904: mons. Cagliero torna inItalia, Zeffirino ottiene dal vecchio ca-cico il permesso di accompagnarlo . IIclima italiano, la medicina più avanzata,forse gli faranno bene. Agosto 1904 : sal-gono a Torino. Con gli occhi sgranatiZeffirino s'inginocchia davanti al grandequadro dell'Ausiliatrice ; poi sale com-mosso a Valsalice, presso la tomba diDon Bosco. In settembre è a Roma, emons. Cagliero lo presenta al Papa .

Il giovane araucano affronta il liceonel collegio salesiano di Villa Sora, nellacampagna romana . I compagni lo ammi-rano : la volontà è di granito, i risultatisui registri sono ottimi . Ma nella prima-vera il crollo .

Tosse senza tregua, febbre divorante.Lo portano nell'ospedale dell'isola Tibe-

24 rina . Si spegne 1111 maggio.

L'ultima speranza degli Araucani è ve-nuta meno. Ma gli Araucani, popolo ven-dicativo, preparano la vendetta : il primosanto argentino, forse, sarà proprio que-sto loro coraggioso e sfortunato ragazzo .

TRAI LEBBROSIPERALLEGRIA

Don LUIGI VARIARA, nato a Viarigi (Asti)nel 1875, missionario in Colombia nel 1894,

conta duemila abitanti, di cui ottocentolebbrosi . I più gravi sono nel lazzaretto,gli altri vivono in capanne sparse tra ilverde, spesso mischiati alle persone sane,ai familiari . La vita nel lebbrosario è pe-sante, monotona e disperata ; occorredavvero l'allegria del chierico Luigi . Luiconosce bene la musica, e subito co-mincia l'oratorio con i ragazzi, quelli sanie quelli malati . Ai più grandicelli mettein mano gli strumenti musicali e cominciale lezioni . « Strappa lacrime di tenerezza- scrive il suo superiore in una rela-zione - vedere quei poveri ragazzi pas-sare gran parte del giorno a metterenegli strumenti il poco fiato che hanno. . . » .E lui insegna a tutti, sovente applica labocca là dove è stata la bocca dei pic-coli lebbrosi . Ma ora nelle feste in chiesae nelle sfilate del paese, è veramentefesta . Mette su il teatro, fa il catechismo,fonda associazioni giovanili, fa cantarei giovani nel coro . Il clima del paesecambia : i malati - non più condannatiall'inazione - trovano in quelle novitàun'insperata medicina .Sacerdote . « Passa ogni giorno quat-

tro o cinque ore al confessionale - scriveil suo superiore . - È molto dimagrito,temo non resista». Ma lui è deciso afare di più : vuole aprire un asilo-ospizioper gli orfani, soprattutto malati . Si recaa Bogotà, la capitale, e dal pulpito lanciauna proposta a tutti i bambini di Colom-bia : un centesimo ciascuno, per i lorofratellini più sfortunati . La proposta èripresa dai giornali, ripetuta nelle scuole,ribadita dai pulpiti . I centesimi piovonocome gocce del temporale, ce n'è untorrente, un fiume, ce n'è per comperarela casa e il terreno .

Fondatore . Fra le giovani dell'associa-zione «Figlie di Maria» alcune hannoevidenti segni di chiamata alla vita reli-giosa; ma perché sono lebbrose, o figliedi genitori lebbrosi, non potranno mairealizzare la loro donazione al Signore .

Non esiste in tutta la Chiesa una congre-gazione che le accetti . Padre Luis crededi aver trovato la soluzione : fonderà perloro una Congregazione nuova . Sublime-ranno la terribile prova loro inferta dallavita mediante una donazione generosaal Signore e nell'apostolato attivo tra ilebbrosi . L'idea di padre Luis è semplice,ma tre cose almeno la rendono pratica-mente irrealizzabile. Una Congregazioneper lebbrose è un progetto senza prece-denti nella Chiesa ; mai nessun Salesianofinora ha osato fondare una istituzionereligiosa ; lui poi è un sacerdote giovane,neppure trentenne, senza cariche, senzaautorità, senza esperienza . Ma riflette,prega, si consiglia ; poi agisce .

PECCATOCHE SIACRISTIANO

Coad. SIMONE SRUGI, nato a Nazarethnel 1877, morto nel 1943 .

Un giorno il suo direttore, don MarioRosin, si reca col cavallo da Beitgemal(Palestina) a Rabat in visita al Patriarca .A sera i Salesiani vedono tornare il ca-vallo solo. . . Sulla via del ritorno unabanda di masnadieri avevano assalitodon Rosin e lo avevano trucidato a colpidi pietre. La polizia giunge a individuarela banda, ma i fuorilegge sono impren-dibili . Finché un giorno . . .

All'ambulatorio di Srugi si presentanientemeno che il capobanda . È feritoalla testa e alle spalle, implora . Srugi loriconosce, la suora dell'ambulatorio an-che. I gendarmi sono sulle sue tracce,entrano al galoppo nel cortile della casasalesiana e cominciano a frugare dappr-tutto . È il momento buono per conse-gnarlo . Srugi lo medica, lo fascia concura, poi lo accompagna a un'uscita disicurezza e lo sottrae alla cattura . Lasuora è allibita, protesta ; ma lui imper-turbabile : «Noi siamo qui solo per faredel bene, come il Signore . Don Rosinè in paradiso, e quel tale che ha agitomale se la vedrà con Dio . Ma Gesù haperdonato ai suoi carnefici, e noi dob-biamo fare altrettanto» .

Nel 1943 si spegne, nel sonno, con-sumato da quella malattia che avevacurato in tanti infelici : la malaria . Datutti i villaggi vicini arrivano a salutarloi poveri, i suoi amici . Ma anche le auto-rità . Sono una grande folla, e tutti diconoche è morto un santo .

Un musulmano : « Peccato che Mua/em(maestro) Srugi sia cristiano] Se fossemusulmano, ne faremmo uno dei nostrisantoni» .

a

sacerdote nel 1898, fondatore della «Con-gregazione dei Sacri Cuori» nel 1905 .Morto nel 1923.

Chierico. Agua de Dios nel 1894

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CileCOS'

uando l'Impero romano cadevain pezzi, il papa san Gregorio

Magno (una delle figure più nobilie grandi nella storia dei ponteficiromani), fortemente impressionatodei rivolgimenti che stavano succe-dendo, predisse in uno dei suoi ser-moni la prossima fine del mondo . Inrealtà si trattava solo della fine diun mondo, quello che era il suo . Maciò non escludeva la nascita d'unmondo nuovo .

La storia l'ha dimostrato più volte,e non solo ai tempi di Gregorio Ma-gno : le civiltà e gli imperi tramon-tano, sembra che tutto crolli, e in-vece spunta sempre l'alba d'un mondonuovo .

Lo stesso sta succedendo, in que-sti tempi,, per quanto riguarda lemissioni della Chiesa . Teologi e gior-

Il Concilio ha approfondito il concetto di missione, liberandoloda errori e incrostazioni del passato. Abbiamo chiesto alla com-petenza di Piero Gheddo, direttore di « Mondo e Missione » eappassionato studioso di questi problemi, una puntualizzazione ;la sua risposta va oltre l'enunciazione delle idee, per giungereconcretamente al «che cosa cambiare* .

nalisti scrivono che « è finita l'epocadelle missioni », e hanno ragione ;a patto però che aggiungano subito :«sta nascendo una nuova epoca mis-sionaria ». Le missioni cambiano enon solo negli aspetti e nello stile,ma nei loro concetti-base, cambianoperché si capisce sempre meglio,sempre più a fondo, il significatoautentico della Parola di Dio ; cam-biano perché la Chiesa realizza la suamissione con metodi più evangelicie meno fondati su potenza e prestigioumani .

Forse in nessun altro settore divita della Chiesa c'è stata, negli ulti-mi tempi, una rivoluzione così pro-fonda come nel settore missionario,nella concezione stessa della missione .Pochi se ne rendono conto, eppurela crisi dell'attività missionaria che

missioneoggi

caratterizza questo periodo post-con-ciliare proviene proprio da questanecessità di rapidi cambiamenti, aiquali ci si adatta con fatica e soffe-renza .Per comprendere il concetto at-

tuale di missione, è opportuno riper-correre le varie fasi di evoluzionedi questo concetto, almeno a partiredall'epoca missionaria moderna, cioèdal tempo delle grandi scoperte geo-grafiche dei secoli XV-XVI .

Le missionierano un'opera marginale

La prima tappa della missione delperiodo storico moderno può esseredefinita come «l'espansione dellacristianità occidentale verso l'ester-no ». Si noti : non era solo il portarela fede ai popoli non cristiani, mal'espandere la cristianità occidentale,con tutte le sue tradizioni, esperienze,strutture. Era il tempo in cui noicristiani occidentali pensavamo di

Foto-simbolo : il Nunzio venuto dall'Europaha consacrato il Vescovo figlio dell'india(mons. Abraham Alangimattathil, nel Ne-galand). Un popolo esprime i suoi vescovi,una Chiesa giovane acquista la sua maturità.

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essere il centro dell'universo : i po-poli che si andavano scoprendo ecolonizzando (in Asia, Africa e Ame-rica Latina) erano visti come po-poli e civiltà inferiori, false civiltà,opera del demonio. Le missioni ave-vano quindi il compito di « civiliz-zare » i poveri infedeli, dando loroil battesimo e i benefici della nostraciviltà cristiana. Non dobbiamo scan-dalizzarci di questo concetto : la cul-tura europea di quel tempo non co-nosceva gli altri popoli, non li avevamai studiati perché era mancato ilcontatto e lo scambio (e allo stessomodo anche gli altri popoli si rite-nevano al centro del mondo, pensa-vano di essere superiori) .

Le missioni erano concepite alloracome un'opera marginale della Chiesa :affidate ai missionari, agli ordini re-ligiosi, agli istituti missionari, allaCongregazione di Propaganda Fide .La Chiesa costituita - vescovi, preti,diocesi, fedeli - non veniva coin-volta nell'opera missionaria se nonper pregare e mandare aiuti e voca-zioni . La vera vita ecclesiale si svol-geva pertanto nei nostri paesi di an-tica cristianità ; c'era poi quell'ap-pendice missionaria, avventurosa, af-fidata a tipi un po' bislacchi (e co-munque fuori del normale) chiamatii missionari .Questo concetto etnocentrico di

missione (cioè che ci mette al centrodella missione) è entrato in crisi conla prima guerra mondiale, quando ipopoli «cristiani'» d'Europa, dila-niandosi a vicenda, dimostrarono di« essere tutt'altro che portatori diciviltà, come avevano sempre affer-mato » (scrive lo storico ingleseToynbee). Da quel momento, i po-poli colonizzati capiscono che deb-bono costruirsi il loro futuro ba-sandosi sul proprio passato, e nonsull'imitazione dell'Occidente. Eccoquindi lo sbocciare dei movimentiper l'indipendenza nazionale, e larinascita delle religioni e culturelocali. La missione non è più unportare la fede e la civiltà ai «poveriinfedeli» : questo concetto, che èstato giudicato valido per più secoli,entra in rapida crisi .

Verso la nuova concezioneIl secondo periodo delle missioni

nell'epoca moderna va dalla fine dellaprima guerra mondiale al ConcilioVaticano II : la missione viene pen-sata come «fondazione della Chiesae adattamento del cristianesimo alleculture dei popoli non cristiani » .Sono soprattutto le encicliche diBenedetto XV (Maximum Illud, del

26 1919) e Pio XI (Rerum Ecclesiae,

1926) a tracciare le nuove direttive :la missione viene nettamente sepa-rata dall'azione coloniale e politica ;si dà impulso al clero e ai vescoviindigeni ; il missionario estero nonè più considerato il protagonista mal'aiutante della Chiesa indigena ; sipromuove l'arte e l'adattamento cri-stiano alle culture locali, ecc .

Le missioni sono però ancora con-siderate come un'appendice dellaChiesa costituita (in Europa e NordAmerica), e affidate agli istituti mis-sionari, mentre la figura del missio-nario straniero continua ad avereun sapore di paternalismo : si discutein che modo le «giovani Chiese »debbano essere assistite e guidatedai missionari, affinché non cadanoin errori e non si allontanino troppodalla via delle chiese occidentali. Simoltiplicano gli appelli e le inizia-tive perché il «popolo cristiano»collabori alle missioni, mandandovocazioni, preghiere, aiuti ai missio-nari lontani .Pio XII porta diverse novità in

campo missionario . Con l'enciclicaMystici Corporis (1943) presentala Chiesa come un unico « CorpoMistico » di Cristo : l'opera missio-naria diventa quindi integrante dellaChiesa, non più solo un'appendicemarginale . Con l'enciclica Evan-gelii Praecones (1951) sollecita lapartecipazione dei laici all'apostolatomissionario e parla chiaramente delmissionario straniero come di uncollaboratore subordinato alle forzeindigene. Infine con l'enciclica FideiDonum (1957), grandissimo do-cumento missionario, apre la viadelle missioni alle forze diocesanedelle Chiese antiche : il Papa chiamatutti i vescovi alla responsabilità ditutta la Chiesa, e afferma che le mis-sioni non sono compito del soloPontefice romano, ma di tutti i ve-scovi e di tutte le diocesi ; poi affermache anche i sacerdoti diocesani (e nonsolo, quindi, i membri degli istitutimissionari e degli ordini religiosi)devono impegnarsi nella missione ainon cristiani.

Sono novità importanti, che apro-no la strada al Concilio. La FideiDonum, in particolare, suscita moltepolemiche nello stesso campo mis-sionario. Nascono però i primi ten-tativi di azione missionaria dellediocesi (allora venivano chiamati « ge-mellaggi », parola brutta e poco si-gnificante, in seguito abbandonataper la più ecclesiale « servizi missio-nari diocesani ») ; partono per lemissioni i primi sacerdoti diocesani,e la Chiesa dei nostri paesi viene incontatto più intimo con i popoli noncristiani e le giovani Chiese. Si co-

mincia a sentire vivamente che ilcompito missionario è di tutti i bat-tezzati, e non solo di alcuni chiamaticon speciale vocazione .

Missione come« comunione fra le Chiese »

La dottrina missionaria del Va-ticano II (eccoci alla nostra epocamissionaria e all'attuale concetto dimissioni) è così ricca, che è impossi-bile riassumerla in poche battute .Quel che qui importa notare, è cheil « volto nuovo » assunto dalla mis-sione dopo il Concilio, è di «comu-nione fra le Chiese* . Il che signi-fica che tutte le Chiese locali, su po-sizioni di parità (pur essendo pro-fondamente diverse l'una dall'altra),collaborano alla diffusione del mes-saggio evangelico nel mondo noncristiano, e si scambiano i propri va-lori e le proprie ricchezze. È unarealtà che va capita bene .Nel primo periodo storico sopra

descritto, era la Chiesa occidentaleche espandendosi all'esterno fondavadelle sue succursali in tutto simili ase stessa e dirette dai suoi missio-nari. Nel secondo periodo la Chiesaoccidentale mandava ancora i suoimissionari, ma per fondare le Chieselocali, che dovevano «incarnarsi »nelle situazioni e culture locali, mache continuavano a essere paterna-listicamente assistite con personale• con mezzi venuti dall'esterno . Inquesto nostro periodo, invece, legiovani Chiese appaiono come ve-ramente « altre », e con una lorofisionomia, con loro iniziative, condiverse elaborazioni liturgiche, arti-stiche, teologiche, pastorali, ecc. SonoChiese diverse dalle nostre, ma egual-mente cattoliche, cioè universali ;ecco che nasce spontaneo lo scambio• il dialogo fra queste Chiese, cia-scuna delle quali dà alle altre qual-cosa di suo ed è disposta a riceverequalcosa dalle altre, per il propriocompletamento e arricchimento .

Le tre tappe storiche descritte nonsi escludono a vicenda, ma possonocoesistere : sono l'evangelizzazione neltempo d'uno stesso slancio missio-nario che ha origine nel mandato' diCristo: «Andate in tutto il mondo,predicate il Vangelo a tutte le crea-ture ». In realtà ci sono ancora ogginumerosi popoli presso i quali lafede in Cristo non è ancora stata an-nunciata e la Chiesa non ancora fon-data ; altri presso i quali la Chiesalocale sta solo facendo i primi passi• deve ancora ricevere quasi tuttodall'estero ; ma infine lo stadio ul-timo della missione, anche presso

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le Chiese fondate da secoli, è quellodel dialogo e della comunione frale Chiese.

Il primo annuncio del Vangelo ainon cristiani è qùindi ancora neces-sario, poiché la stragrande maggio-ranza degli uomini ne hanno ancorabisogno : ma esso non va più intesocome un compito esclusivo né dei«missionari esteri » (sebbene ci vo-gliano ancora persone consacrate pertutta la vita a questo impegno), nédella sola Chiesa occidentale, ma ditutte le Chiese, antiche e giovani,piccole e grandi ; di tutti i cristiani,bianchi e neri, gialli e bruni. Tuttii battezzati e tutte le comunità cri-stiane, in altre parole, hanno il do-vere primario di essere missionari,ciascuno secondo i propri carismi evocazione ; allo stesso modo, tutte leChiese sono missionarie e realizzanola missione aiutandosi a vicenda(ecco la comunione e lo scambio)in quest'opera di annuncio evangelico .

Andare ai « lontani »anche in Italia

Vediamo di cogliere due conse-guenze pratiche di questo nuovoconcetto di missione. Anzitutto, lamissione della Chiesa è unica in tuttoil mondo, e la Chiesa è ovunquemissionaria, anche se non dapper-tutto allo stesso modo .

Lo schema abituale ereditato dalpassato, di un «mondo cristiano*che manda missionari al «mondo

Un gruppo di giovani Shuar sfila per le viedi Quito, la capitale: ognuno deve sapereche gli Shuar sono un popolo che camminaper le vie del mondo e ha diritto al suoposto in mezzo agli altri popoli .

pagano » (intesi ambedue in sensogeografico) è superato . Chi oserebbenegare che a Milano e a Parigi cisono delle situazioni missionarie diprima evangelizzazione? Se in Italianell'ammettere al battesimo usassimola stessa severità che si usa nellaChiesa in Giappone, forse menodella metà degli italiani sarebberobattezzati! Questo significa che an-che i nostri «paesi cristiani » hannobisogno di un'azione missionaria inprofondità, proprio come i «paesinon cristiani », anche se in mododiverso (e è chiaro che in Italia ilmessaggio cristiano ha già lavoratonella cultura, nelle tradizioni e nellementalità, mentre ad esempio inIndia o in Cina è ancora quasi deltutto sconosciuto) .

È errato dunque pensare che esistauna «Chiesa costituita » nei nostripaesi, e una « Chiesa di missione »in Asia e Africa ; la Chiesa è missio-naria ovunque, anche se da noi mancaancora la sensibilità di questo essere«in stato di missione », e ci si cullanell'illusione di avere un « popolocristiano » (a parte qualche frangiadi miscredenti) il cui unico compitomissionario è di mandare offerte èpreghiere e vocazioni ai « paesi dimissione » .

Perciò anche in Italia, anche neipaesi cristianizzati d'antica data, èindispensabile che la Chiesa diventimissionaria in casa propria: non pertrascurare la missione lontana, maperché la missione è universale e nonristretta a un solo settore geografico,incomincia qui da noi e si estendefino ai confini del mondo .

In conseguenza di ciò da un latoc'è la necessità che tutta la Chiesasi metta « in stato di missione » (cioèvada ai «lontani», invece di curareprincipalmente le pecorelle già nel-l'ovile) ; dall'altro, tutte le Chieselocali, per essere missionarie, de-vono essere disposte a dare e a rice-vere qualcosa, cioè a entrare in unrapporto di comunione e di scambiocon le altre Chiese .

L'idea nuova

Che le nostre Chiese antiche ab-,biano qualcosa da ricevere dalleChiese giovani fondate dai missio-nari occidentali solo pochi decenniaddietro, è una idea nuova . Eppureè un'idea estremamente attuale erivoluzionaria . Il card. Poletti laespresse in due interventi : « Non solole missioni hanno bisogno di noi- diceva a un convegno romano nelgennaio 1974 - ma forse ancor piùle nostre Chiese hanno bisogno dellemissioni ». E al Sinodo episcopale

dell'ottobre 1974 aggiungeva : « Quelloche una diocesi dà alla giovaneChiesa in persone e aiuti, lo ricevecentuplicato in rinnovazione di spi-rito e di vita cristiana. Forse saràl'occasione per far rifiorire le voca-zioni ecclesiastiche e religiose ».

Che cos'hanno da dare le giovaniChiese alle nostre Chiese antiche?Occorre saperlo per capire quantoimporti metterci all'ascolto di questinostri fratelli di fede, e non pensarepiù a loro solo in termini di dona-zioni o di elemosine .Un esempio : le giovani Chiese

possono darci uno spirito di evan-gelizzazione dei «lontani* che ab-biamo perduto, possono insegnarcii metodi di avvicinamento dei lon-tani che esse hanno sperimentatoassai più di noi . Il segno più chiarodi questa realtà è stato il Sinodo epi-scopale dell'autunno 1974, sul tema« L'evangelizzazione nel mondo con-temporaneo». In quell'assise epi-scopale proprio i vescovi del terzomondo hanno riferito le esperienze piùvive di evangelizzazione, e ciò perchéle loro giovani Chiese hanno in questocampo più dinamismo delle nostre.

Il Vaticano II ha messo nellaChiesa dei germi di rinnovamentoche a poco a poco stanno produ-cendo i loro frutti . Questo germedella missione universale della Chiesae della comunione fra le Chiese lo-cali è forse il più rivoluzionario, e puòportare a una vera «messa in stato dimissione» di tutto il corpo ecclesiale .

In concreto oggi si richiede chela cooperazione missionaria prestatadalle nostre Chiese antiche, e gliorganismi stessi che la offrono (comePontificie Opere Missionarie, isti-tuti religiosi, riviste, ecc .), adeguinorapidamente tutta la loro azione, sevogliono avere ancora un significatoper i cristiani del nostro tempo e inparticolare per i giovani. Non piùpresentarsi principalmente come cen-tri di raccolta di aiuti e preghiere perle missioni lontane (sebbene questosia ancora indispensabile), ma comeorganismi di stimolo alla nostra Chie-sa perché diventi veramente missio-naria, qui, e aiutando le altre Chiese.Si richiede la rimessa in questionecontinua del nostro modo di vivereil cristianesimo, attraverso il con-fronto con le altre Chiese, con lequali dobbiamo entrare in contatto .

Gli organismi di cooperazione mis-sionaria devono diventare la « co-scienza critica missionaria » della Chie-sa italiana, aiutandola ad aprirsi al-l'ascolto delle altre Chiese, all'aiutovicendevole, alla missione internaed esterna, universale.

PIERO GHEDDO 27

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Che ne è oggi del progetto missionario di Don Bosco? Quali pos-sibilità per il futuro si schiudono alla Famiglia Salesiana sparsanel mondo? Ecco - più che un bilancio quantitativo - un pro-filo delle situazioni, idealità, preoccupazioni salesiane, ancorae sempre nella prospettiva tracciata dall'impazienza di Don Bosco,che constatava e insieme quasi programmava : «Non possiamofermarci : c'è sempre cosa che incalza cosa ! » .

Le statistiche del 1974 dicono chei Salesiani nei paesi del terzo

mondo sono 6 .959 ; in quelli defi-niti dalla Santa Sede come «paesidi missione », sono 2 .913. Rispetti-vamente, le Figlie di Maria Ausilia-trice sono 6.540 e 1 .522. Una pre-senza considerevole . E non stupisce,perché il motivo della loro secolareattività missionaria si trova oggi in-tatto nel mondo, anzi rafforzato edilatato : la gioventù .

« Tra i giovani - scriveva Don Bo-sco nelle sue prime Costituzioni -meritano la più grande compassionequelli che, insieme con le loro fa-miglie e popoli, non sono ancorastati rischiarati dalla luce del Van-gelo ». Questi giovani, e famiglie, epopoli, oggi rigurgitano addiritturasulla superficie del pianeta . I quattromiliardi di popolazione sono un tra-guardo imminente, i sette miliardisono pronosticati per l'anno duemila,il terzo mondo è una marea mon-tante di giovani . Mentre i paesioccidentali sono assillati dalla pre-senza sempre più «ingombrante»degli anziani, il 44% della popola-zione dell'Africa e il 43% di quelladell'Asia e America Latina è sottoi 15 anni. E due terzi della popola-zione di questi tre continenti hameno di 25 anni .

È da credere che ancora oggi lapredilezione di Cristo verso i gio-vani del mondo possa passare, siapure in parte modesta, e nella mi-sura in cui la Famiglia Salesiana sarendersene degna, attraverso il pro-getto apostolico di Don Bosco .

Le missioni al centrodella vocazione salesiana

Anche oggi, quindi, la Famigliadi Don Bosco conserva intatta lacaratteristica della missionarietà . « LaCongregazione Salesiana - sono

28 parole di Don Ricceri - è nata, è

cresciuta e ha avanzato sempre comeCongregazione missionaria» . Egli hasostenuto la centralità delle missioni .A suo dire, esse « non sono un'opera,anche molto importante, che si possaallineare con le altre opere comecollegi, scuole, oratori, ecc . Nonsono neppure un settore di attività,che racchiuda un certo numero diopere »: sono « luogo privilegiato dovecompiere la missione salesiana », esono «uno spirito col quale com-pierle » . Di fatto « le missioni - hapure detto il Capitolo Generale1971 - interessano tutta la Congre-gazione : tutti i confratelli vi sono,in diverso modo, impegnati » . Esserefiglio di Don Bosco comporta perciòavere spirito missionario, « il chesignifica - precisa Don Ricceri -visione di fede, ardente desiderio del-l'avvento del Regno, coscienza dell'ur-genza dell'evangelizzazione, coerenzadi vita, disponibilità e generosità per-sonale, vita di sacrificio, distacco, soli-darietà, amore effettivo al lavoro . . . » .

La partecipazione corale

Non solo Salesiani e Figlie diMaria Ausiliatrice, ma l'intera Fa-miglia Salesiana è chiamata a esseremissionaria. Anche se ognuno inpratica interverrà in forme differen-ziate e proprie .

Di fatto ciò è avvenuto già daitempi di Don Bosco .

Il pensiero va anzitutto ai tantiSacerdoti salesiani, alcuni partiti (al-meno in tempi passati) giovanissimichierici, anzi ragazzi di sedici, anchequindici anni, avanti l'inizio del no-viziato, per aver modo di immede-simarsi con il popolo che hanno fattooggetto della loro dedizione totale .E come non ricordare i 11o Vescoviscelti finora tra le loro file dalla SantaSede, più di metà oggi viventi, quasitutti vescovi missionari . . .

Accanto alla figura del sacerdote,

come inseparabile c'è quella del Sa-lesiano laico, il Coadiutore . A volteegli è come l'ombra del sacerdote,lo accompagna nei lunghi e rischiosigiri apostolici, lo sorregge, risolve itanti problemi pratici . Ma soventeha una sua attività autonoma bendefinita « nell'animazione del tem-porale », come si dice . Dicono leCostituzioni rinnovate : « Il Coadiu-tore in molti settori ha un ruolo in-tegrante, insostituibile », e ciò risultavero soprattutto nelle missioni .

Un ruolo non meno decisivo hannosvolto, e continuano a svolgere, nellemissioni di Don Bosco, le Figlie diMaria Ausiliatrice . Se i Salesianiprecedettero in America Latina didue anni le Figlie di Maria Ausilia-trice, l'attività da loro svolta nei primitempi non può essere a rigore consi-derata veramente missionaria (furonoinfatti tempi di ambientazione e pre-

«Girello del sottosviluppo», per bambini diseconda categoria . Oggi è sentita non menoche ai tempi di Don Bosco l'urgenza di lavo-rare nelle periferie per i diseredati .

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in stile. salesianoparazione) : le vere e proprie mis-sioni, invece, furono avviate insiemenel i88o . Lo ha rilevato in una let-tera Madre Canta : « Nel gennaiodel 188o, insieme ai Salesiani, anchele nostre Sorelle da Buenos Airesscendevano nella tanto sospirata Pa-tagonia . Così la vera e propria vitamissionaria veniva iniziata contem-poraneamente dai Salesiani e dallenostre Suore, come era stato pre-visto da Don Bosco » .

Quanto al contributo dato allemissioni dalle Figlie di Maria Ausi-liatrice, la loro capacità di penetrarecon delicatezza e intuito - doni dinatura e di grazia - in tante situa-zioni intricate della psicologia pri-mitiva in piena selva, o della psico-logia popolare nelle periferie dellegrandi città, e il patrimonio comunedi spiritualità e metodi che condivi-dono con i Salesiani, sono stati so-vente elementi determinanti nel-l'evangelizzazione. La loro presenzaè tanto più significativa oggi, che intutto il mondo è in corso un vastoprocesso di promozione della donna(e «l'Anno della donna », proclamatodall'Onu, coincide proprio con ilCentenario delle missioni salesiane) .La presenza femminile nelle mis-

sioni di Don Bosco si è andata manmano arricchendo con vari Istitutidi perfezione spuntati come germoglisul ceppo salesiano : si contano oggidodici Congregazioni e tre Istitutisecolari, apostolicamente molto im-pegnati, anche se non tutti di atti-vità strettamente missionaria .

In questi cent'anni non è mai ve-nuto meno il prezioso apporto deiCooperatori Salesiani. Animati dal« Bollettino Salesiano », essi portanoil loro sostegno non solo economicoma anche di iniziative e di braccia .Nuove prospettive si aprono anche ai« Giovani Cooperatori » (che in diversipaesi si stanno organizzando moltobene), per una presenza diretta sulcampo missionario : i primi di lorogià hanno cominciato a lavorarvi .

Altri giovani, organizzati in formediverse, intervengono nell'attività mis-sionaria come Volontari, e c'è daattendersi in questo settore buonisviluppi per il futuro .

La partecipazione della FamigliaSalesiana appare oggi non menofervida che in passato, e intenta amisurarsi sulla propria fedeltà alprogetto primo di Don Bosco .

Fedeltà al progettodi Don Bosco

Il Rettor Maggiore, in una « let-tera missionaria» rivolta nel gen-naio 1975 ai Salesiani, ha tentatouna rilettura del progetto di Don Bo-sco sulla falsariga della realtà nuova .Ecco le caratteristiche salienti cheha evidenziato nell'attività missio-naria salesiana .

Anzitutto il perseverante impegnoper la gioventù : « I nostri missionarihanno tenuto ben presente la paroladel Padre . . . Dai ragazzi del quartiereLa Boca di Buenos Aires allora par-ticolarmente depresso, a quelli del-l'attuale baraccopoli di Tondo pressoManila, alle migliaia di poverissimiragazzi di Haiti, a quelli della Citédes Jeunes di Lubumbashi, ovunquei nostri fratelli sono andati comeistintivamente in cerca dei ragazzi,della gioventù, specie di quella piùbisognosa. E hanno portato in mezzoa loro quello stile, quel metodo, quelclima inconfondibile' che finisce perconquistare il ragazzo di qualsiasirazza, paese, civiltà » .Quindi, l'impegno per la promo-

zione umana della gente : « In tanticasi c'è da stupirsi per quanto hannosaputo fare, con mezzi spesso assailimitati », quei missionari ; e Don Ric-ceri fa un lungo elenco degli inter-

Hong Kong : il «Rischiatutto» del cate-chismo.

venti compiuti, dalle strade alle coo-perative agricole, dagli osservatorimeteorologici alle stazioni radio . « Etutto questo come elemento dell'An-nuncio, inteso come liberazione ditutto il mondo » .

Altra indicazione proviene dal-l'attività svolta nei formicai dellemegalopoli. «L'evangelizzazione nonavviene solo tra i popoli ancora prividi fede, si attua pure nell'annunciorinnovato in quei paesi dove, per uninsieme di cause, esso si è col tempoattutito, distorto, o addirittura spen-to ». Perciò « daremo il dovuto spazioalla prima evangelizzazione, ma nonpossiamo rimanere insensibili agliurgenti appelli che ci vengono dalleperiferie delle immense megalopoli(veri formicai di ogni specie di mi-seria umana), e dal mondo dei gio-vani, vittime dell'ateismo, della droga,della società dell'erotismo ».

Nella Chiesa enel mondo di oggi

Sta cambiando la geografia delmondo, la geografia della Chiesa,e anche - nel suo piccolo - la geo-grafia salesiana .

Si segue col fiato sospeso l'ascesadel terzo mondo, con i suoi problemiciclopici, le sue forze incontenibili,le sue violente lacerazioni . Anchenella Chiesa il centro di gravitazionesi sta spostando : presto - preve-dono i sociologi della religione - 29

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Quindici Congregazioni religiose sono sortesul ceppo salesiano : nella foto, un fonda-tore (don Antonio Cavoli), una «Suora dellaCarità» di Miyazaki (Giappone), e un orfa-nello capitato in buone mani .

i cristiani saranno più numerosi nelterzo mondo che negli altri paesi .

E indicano delle cifre. In milioni,i cristiani dei paesi occidentali svi-luppati erano 392 nel 1900, sonogiunti a 637 nel 1965, ma salirannoad appena 796 nel zooo ; e semprein milioni, i cristiani degli altri paesi(praticamente il terzo mondo), cheerano 6z nel 1900 e hanno raggiuntoquota 37o nel 1965, saranno invece1.118 nel 2000 . Solo più il 42% deicristiani, alla fine del secondo mil-lennio, si troveranno nei paesi occi-dentali ; il 58% abiteranno nel terzomondo .

Le cifre riguardo ai cattolici, sonoancor più sbilanciate in avanti : nel2000 essi si troveranno per il 70%nel terzo mondo, e solo per il 30%nei paesi occidentali .

Le trasformazioni sociali e reli-giose incidono anche sulla compo-sizione e sulle vicende della Famigliadi Don Bosco . Le statistiche, se par-lano di calo delle vocazioni in alcunipaesi dell'occidente, segnalano inveceespansioni in paesi come l'India ole Filippine. Oggi risulta chiaro cheil lavoro compiuto in cent'anni nonè stato vano, che le ondate di mis-sionari e missionarie partiti da Val-docco, Mornese, Nizza, e dall'Eu-ropa, hanno provocato nei luoghidella loro attività il sorgere e il pro-gressivo maturare delle Famiglie Sa-lesiane locali, con un consistente nu-mero di vocazioni autoctone, conun bisogno sempre minore di esseresostenute dall'esterno, con capacitàdi autogestirsi sempre maggiore .

Da questo insieme di fatti scatu-30 risce l'opportunità del decentramento,

che per sé non pregiudica l'unani-mità né l'unione, sia nella Chiesache nelle congregazioni . Di qui l'al-largamento degli orizzonti spirituali,la missione vista non più solo comeobbligo per pochi «chiamati », macome impegno di tutti i cristiani, eprima ancora come diritto dei popolia ricevere il messaggio di Cristo . Diqui la visione di una Chiesa più inmovimento, pellegrinante, dell'esodo,tesa in avanti, sempre più impegnataa preparare per l'umanità « i cielinuovi e le terre nuove ».

« Non possiamo fermarci »Di qui la più chiara condivisione,

nella Famiglia Salesiana, di quel-l'ansia irrequieta e insaziabile chetormentava Don Bosco, e che hafatto dire di recente a Don Ricceri :« Certo, non ignoriamo né vogliamochiudere gli occhi dinanzi alle dif-ficoltà. Ma gli ostacoli di qualsiasitipo possono fermare chi crede fer-mamente alla parola di Gesù: "An-date e insegnate"? Per uomini difede gli ostacoli non sono un invitoalla smobilitazione, ma si trasfor-mano in un incentivo a trovare viee strumenti nuovi per superarli . Perquesto noi, illuminati e confortati dallastessa fede del nostro Padre, ripetiamoquella sua parola, espressione diuna volontà tanto fiduciosa quanto

Bosconia (Colombia) : un complesso di opereeducative per strappare alla strada i ragazziabbandonati .

indomita : « Non possiamo fermarci!C'è sempre cosa che incalza cosa!» .

Di qui il bisogno - sentito damolti nella Famiglia Salesiana -di occuparsi meno degli aspetti dicrisi, e più delle nuove opportunitàe possibilità che il presente offre conabbondanza senza precedenti . Tanteistituzioni si involvono e muoiononon per mancanza di volontà o dienergie di cambiamento, ma perchénon sanno più progettare per sé unnuovo futuro. Non era certo il casodi Don Bosco, che « pensava ingrande » e diceva di continuo a sée agli altri : « Se fossi . . . se avessi . . .se potessi . . . » .

Ogni progetto avviato è un colpodi volano che permette di superareun punto morto. Pensare che nel19So non c'era un solo Salesianonelle Filippine, e ora i Salesiani filip-pini vanno missionari in Thailandia,Korea, Vietnam. Pensare al Sale-siano indiano dell'India che da qual-che tempo lavora missionario tragli indios Kekchì del Guatemala.Pensare - a livello di Chiesa - alcapovolgimento operato da MadreTeresa di Calcutta che ha inviatole sue suore indiane a lavorare trai baraccati di Roma. Pensare . . .

Ma tutto questo, fino a che puntoaiuta a capire il futuro ? « L'avvenire- è stato detto, e vale anche per laFamiglia Salesiana - non è una par-titura teatrale già tutta scritta, chenoi dobbiamo limitarci a mettere inscena : è un'opera nuova che noidobbiamo creare » .

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In Giappone con simpatia

- Di recente è sorta in questo paesequalche nuova opera?- Sì, nell'aprile del 1974 abbiamo

assunto, in collaborazione con i Sa-lesiani, la direzione di una ScuolaMaterna parrocchiale ad Aino, zonapopolare nell'arcidiocesi di Naga-saki. La presenza e il lavoro pazientedelle suore hanno richiamato i cri-stiani alla vita sacramentale ; e i noncristiani ci guardano ora con sim-patia.- Come vi si realizza l'annuncio?- Si sensibilizzano le famiglie or-

ganizzando corsi di partecipazione li-bera sui contenuti del cristianesimo ;si promuovono pellegrinaggi nei luo-ghi santificati dai Martiri giapponesiper destare l'interesse. Nelle confe-renze ai genitori degli alunni si trat-tano argomenti pedagogici e psicolo-gici, ma sempre in chiave cristiana .I giapponesi sentono nel cristianesimouna religione viva : le scelte personalisono mature e convinte .

acurod'orizzonte!gin ie - -

riciChe cosa sta maturando in questi anni nelle missioni delle FMA?L'estate scorsa le 65 Ispettrici dell'Istituto erano riunite a Romaper il 16- Capitolo Generale : è stato facile intervistare le Ispet-trici delle missioni, e compiere con loro un vasto giro d'orizzonte .

Corea: si regala il Vangelo

- Anche il popolo coreano è apertoa Cristo?- Sì, e anche qui abbiamo tentato

una bella esperienza : la Casa «MadreMazzarello » fondata nel 1972. Vifunzionano un pensionato per operaie una scuola diurna per ragazzineche, ultimate le classi elementari, nonhanno ancora l'età richiesta per es-sere assunte in fabbrica. A tutte lealunne, appena cominciano a frequen-tare la casa, si regala il Vangelo ; duevolte alla settimana, poi, se ne spiegaqualche pagina iniziando dalle paroledi Gesù perché più facilmente com-prensibili . Quando, terminato il corsodiurno di due anni, le ragazze ven-gono assunte nelle fabbriche, si con-tinua la loro istruzione con lezioni se-rali : alle materie scolastiche si ag-giunge in un primo tempo l'insegna-mento della morale, poi la spiegazionedelle virtù umane, e gradualmente,il catechismo vero e proprio .

Si rispetta la cultura e la religionedi ognuna lasciando la massima libertànella scelta della fede, ma la richiestadi ricevere il Battesimo è abbastanzafrequente .

Sul limitare della Cina

- Ad Hong Kong è permesso l'in-segnamento del Vangelo?- Non solo permesso, ma impo-

sto dai programmi scolastici. Tuttigli alunni non cristiani devono cono-scere uno dei quattro Vangeli e gliAtti degli apostoli : naturalmente si

tratta di un semplice arricchimentoculturale, ma le suore, spiegando,mettono tutto il loro fuoco . Spesso,da quel primo interesse destato nellealunne, matura la decisione di chie-dere il battesimo. Più frequenti sonopoi le conversioni fra gli insegnantilaici. In una nostra casa tutte le mae-stre delle classi elementari hanno de-siderato il battesimo e formano ungruppo molto fervido .- Si realizzano manifestazioni ecu-

meniche a cui partecipano le Suore?- Sì, nello scorso febbraio, du-

rante i festeggiamenti del capodannocinese a Thai-wan ; nell'isola di For-mosa, le autorità religiose concordaro-no una preghiera comunitaria per rin-graziare Dio dei beni ricevuti nel-l'anno trascorso e implorare grazieper il nuovo. Prima partecipammoalla funzione dell'offerta dell'incensonel tempio cinese, poi a una solenneCelebrazione Eucaristica nella catte-drale cattolica. Altre volte, anche aHong Kong si organizzano raduniper discutere insieme problemi di co-mune interesse .

La scuola per i ciechi

- E in Thailandia cosa c'è d'inte-ressante dal punto di vista umani-tario?- La scuola per i ciechi è e re-

sterà l'opera più originale e impor-tante. In essa centinaia di ragazzi eragazze riprendono contatto con lavita : conseguendo titoli regolari, rie-scono a inserirsi nel campo del lavoro .

Tuttavia in questi ultimi anni le 31

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suore hanno sensibilizzato molto lealunne di qualunque religione perchéaprissero il loro cuore alle esigenzedei poveri . Si sono organizzate visiteagli anziani e ai baraccati . Nel gen-naio scorso suore e alunne hanno aiu-tato generosamente numerose fami-glie colpite da una grave inondazione .

Questo servizio è una bella testi-monianza che riveste per noi anchel'aspetto dell'annuncio . In Thailandiainfatti il 95% della popolazione èbuddista e le conversioni non sonofrequenti .Nelle scuole il governo impone

l'insegnamento del buddismo . Lesuore hanno partecipato a specialicorsi e lo insegnano regolarmente in-tegrandolo poi . . . con i princìpi dellamorale cattolica . Le nostre alunneportano nella società un efficace mes-saggio di coerenza e di rettitudine .

India : catechismoper corrispondenza

- Quali metodi si usano in Indiaper far conoscere Cristo?- I Centri Catechistici diocesani

hanno iniziato corsi per corrispon-denza semplici e chiari, e tutte lesuore si sono impegnate a favorirne ladiffusione attraverso le alunne e lefamiglie .

Ottima funzione svolge il CentroCattolico organizzato per l'India daivescovi del Belgio : qui si tratta diproduzione di film sani, e anche inquesto settore noi collaboriamo conimpegno .Le nostre ragazze poi diffondono

per via radiofonica canti, drammatiz-zazioni e messaggi: alcuni gruppi de-vono affrontare quattro o cinque oredi treno per raggiungere la stazionetrasmittente più vicina ; sono tuttaviaben liete perché si rendono contodell'incidenza e dell'ampiezza di untal mezzo di comunicazione sociale .

- Sono state potenziate in questianni le attività umanitarie?- Sì, abbiamo ampliato e miglio-

rato gli ospedali e intensificato le vi-site ai villaggi . Ma certamente l'operapiù importante è l'organizzazione disette internati in cui le alunne pos-sono fermarsi; per un ciclo di tre anni,senza versare alcuna retta . In questotempo studiano, si applicano a lavoridomestici, imparano taglio e cucito,e frequentano un corso di religioneche assicura loro il diploma di cate-chiste. Così siamo in grado di offrirealle chiese locali la ricchezza di gio-vani serie, moralmente formate e di-

32 sponibili all'azione apostolica .

Zaire e Mozambico

- Nello Zaire le Figlie di MariaAusiliatrice come hanno incarnato imessaggi conciliaci?- Moltiplicando i centri di alfabe-

tizzazione per adulti, rendendo piùviva l'animazione dei gruppi giovanili•

affrontando la fatica delle visite aivillaggi con maggior frequenza .

Il popolo ha risposto con impegno :la vita cristiana si è fatta più fervida• parecchi pagani hanno chiesto ilbattesimo. Il ruolo della suora è diprimo piano :

fa parte del Consiglio parrocchiale ;organizza, d'accordo con il parroco,

la catechesi giovanile ;aiuta le mamme nella preparazione

dei bimbi alla prima Comunione, ed•

in genere la maestra dei catechisti .Nella savana la sua opera è ancora

più necessaria e preziosa. Essa adem-pie le attività_ apostoliche del parroco,• se questi non può essere presenteneppure alla domenica, organizza unaCelebrazione della Parola e distri-buisce l'Eucaristia .- Le Figlie di Maria Ausiliatrice

quale attività svolgono nel Mozam-bico?- Varie : hanno internati per indi-

geni dove si realizza un importantelavoro di promozione umano-sociale .

Visitano i villaggi con frequenza .Formano le giovani che si preparanoal matrimonio, tenendo per loro ap-positi corsi.

Dirigono ambulatori e dispensari .

Tucanos, Macus, Bororose Xavantes

- Qual è la condizione attuale dellemissioni nell'Ispettoria di Manaus?- Abbiamo sei centri lungo il Rio

Negro. Per rendere più dinamical'azione apostolica abbiamo organiz-zato un'équipe itinerante di suore chevisitano anche gli altri villaggi dispostisulla riva del fiume Igana.

Lo sviluppo degli indi si rivela nelsorgere dei centri comunitari ove essistessi, con entusiasmo, costruisconola chiesa e la scuola . Lì si svolge operadi promozione umana.

I nostri indi sono Tucanos e Ma-cus. I primi sono già civilizzati ; alcunisono oggi ottimi catechisti, altri inse-gnanti ; tutti ricevono il battesimo .Fra loro funzionano valide comunitàdi base .

I Macus invece, che già vivevanocome schiavi sotto i Tucanos, sten-tano a migliorare le loro condizionidi vita e sono ancora in fase di pre-evangelizzazione . Non si è rivelato ef-ficace l'esperimento di tenerli in in-ternati con i Tucani : si demoralizzanoe si bloccano . Le missionarie preferi-scono seguirli nei singoli villaggi edaffidarli a maestre che li seguano conpazienza .- Potrebbe descriverci la situazione

missionaria del Mato Grosso?- Si lavora fra i Bororos dal 19o6 .

Questi indi hanno assimilato unagrande fede e amano molto la Ma-donna.. Sono intelligenti e frequen-tano le scuole insieme ai figli dei co-

Suore lungo tutti i paralleli : a sinistra, al lavoro nel villaggio indiano di Azingani ; adestra, al guado di un fiume del Mato Grosso, con la fida scorta dei piccoli indios .

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Ioni . Si possono considerare civiliz-zati. Abitano in piccole case attornoalle quali hanno piantato alberi dafrutta ; si dedicano però all'agricolturamolto limitatamente, solo per trarredalla terra quanto è necessario allavita. Forse per questo un osservatoresuperficiale potrebbe definirli pigri .Essi invece hanno uno spiccato sensoartistico, e preferiscono occuparsinella fabbricazione di zufoli, collanedi conchiglie e graziosi lavori di piu-me. Vendono poi questi prodotti ar-tigianali e ne ricavano piccole sommedi denaro. Sono molto abili nel com-mercio. Alcuni guidano la macchinao il trattore, uno è impiegato all'uf-ficio telegrafico .

Gli Xavantes invece s'impegnanopiù volentieri nell'agricoltura : intel-ligenti e attivi, sono ancora in fase dipre-evangelizzazione .

Le missionarie si aggiornano attra-verso il CIMI (Consiglio indigenomissioni), che è un organo della Con-ferenza dei Religiosi del Mato Grosso .

Nell'Alto Orinoco

- Le Figlie di Maria Ausiliatricecome affrontano nel Venezuela il pro-blema missionario?- Molto concretamente . Non solo

consolidano le varie missioni del-l'Alto Orinoco, ma in tutto il settoremoltiplicano le forze attraverso l'in-serimento di elementi giovanili. Cu-rano infatti la formazione catechisticadelle alunne che nella nostra scuoladi Puerto Ayacucho si preparano a

conseguire il diploma di maestre . Giàpiù di cinquanta lavorano in diversivillaggi come insegnanti, ed essendoanche ottime catechiste, sono vereapostole per le alunne e le loro fa-miglie .

Con le varie tribù di indi dell'AltoOrinoco invece, è necessario adattarsialle singole situazioni culturali . Qual-che gruppo presenta un'apertura mag-giore e si può giungere alla catechesie al battesimo. Presso molte altretribù, invece, le abitudini di vita op-poste ai princìpi cristiani limitano lanostra attività a una semplice pre-evangelizzazione e promozione uma-na .

Un'opera di singolare interesse èl'internato femminile dell'isola delRatòn : più di novanta fanciulle e ado-lescenti di tribù diverse vengono edu-cate e istruite . Nel clima di famigliache si è creato, le ragazze apprendonocon piacere quanto può domani es-sere utile alla loro missione di donne,hanno una forte capacità di ricezionee seguono con impegno le classi ele-mentari. Le suore lavorano paziente-mente da sei anni : in campo religiosohanno avuto risultati buoni, anche sei problemi connessi sono molti e didifficile soluzione .

Bolivia e Perù

- In questi ultimi anni si sono rea-lizzate nuove attività missionarie inBolivia?- Sì : la comunità di Montero-

Muyurina nel 1972 ha inaugurato uncentro per la formazione della donnaa La Floresta, dove alcune suore sirecano quotidianamente . Ogni setti-mana, invece, visitano gl'indigeni di

La targa dell'c< Istituto per non vedenti » che le Figlie di Maria Ausiliatrice dirigono aBangkok .

Copacabana e Naranjal . Una nuovacomunità ha assunto poi, a Okinawa,l'insegnamento nella scuola parroc-chiale e tutte le attività pastorali perle popolazioni indigene .- Nel Perù si sono aperti centri di

evangelizzazione?- Nel 1975 due suore si sono ag-

giunte alla comunità di La Mercedper dedicarsi a tempo pieno alla pro-mozione umano-sociale e all'evange-lizzazione degli indigeni Campas .

Con gli Ayoveos e i Mixes

- Qual è la situazione globale dellemissioni in Paraguay?- In genere l'evangelizzazione è

avanzata in quei centri in cui le suorelavorano da molti anni . Gli Ayoveoshanno tradizioni consone ai principidella religione cattolica, alcuni sonobattezzati ; tuttavia l'opera di promo-zione impegna ancora le suore in unlavoro delicato e difficile .- E' difficile, la penetrazione presso

i Mixes?- Per chi ama, nulla è difficile .

Le alture del Messico in cui essi vi-vono costringono le missionarie a unduro isolamento, ma da lassù quantosembra vicino il cielo! L'attività ècomplessa : abbraccia tutta la vita diquesti nostri fratelli ; le suore peròsono generose e molto felici di do-narsi.Dal Giappone all'America : il per-

corso del sole .La terra diviene piccola per chi

ogni giorno, tenacemente, vuole of-frire Cristo, la Luce Vera, ai suoi fra-telli .

(A cura dell'Ufficio Stampa FMA) 33

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1 . AL CENTRO, GLI UFFICIDI ANIMAZIONE

Le due Congregazioni fondate daDon Bosco hanno nelle Case Genera-lizie le persone e gli uffici tecnici del-l'organizzazione missionaria generale .

Presso i Salesiani . Il Rettor Mag-giore organizza l'attività missionariamediante un « Consigliere per le mis-sioni*, facente parte del ConsiglioSuperiore della Congregazione . IlConsigliere attuale (1971-77) è donBernardo Tohill, irlandese di lungaesperienza missionaria. È coadiuvatodal « Segretariato per le missioni » .

I compiti assegnati al Consigliereper le missioni sono svariati. Egli ri-ceve le domande dei Salesiani chechiedono di partire, le esamina, e as-segna le destinazioni. Con la collabo-razione del suo Segretariato prepara ipartenti alla loro futura attività . Se-gue l'azione missionaria con frequentivisite sul posto, indice incontri variper lo studio dei problemi di evange-lizzazione . Organizza corsi di rici-claggio per i missionari « veterani » .

anche responsabile dell'anima-zione interna delle opere salesiane :nomina nelle varie nazioni gli anima-tori fra i confratelli e i giovani,orienta l'attività delle Procure missio-narie sparse per il mondo, tiene il col-legamento con le organizzazioni cari-tative internazionali (Misereor, Ad-veniat, ecc .), distribuisce i fondi della« Solidarietà fraterna », stimola lastampa missionaria salesiana e i grup-pi giovanili di orientamento missio-nario per il terzo mondo .Presso le Figlie di Maria Ausi-

liatrice. Nella Casa Generalizia delleFiglie di Maria Ausiliatrice esistonostrutture analoghe a quelle dei Sale-siani : dal 1969, per decisione del loroCapitolo Generale Speciale, fa partedel Consiglio superiore dell'Istitutouna «Consigliera per le missioni »,

34 che attraverso un apposito « Ufficio

L'attività missionaria - ha insegnato il Concilio - è impegnodi tutti i cristiani (e non solo di quelli che « partono ») . Che cosasi fa qui da noi, per i missionari andati in aiuto alle «chiese gio-vani » del mondo? E che cosa può fare chi vuole impegnarsi con-cretamente nel progetto missionario di Don Bosco?Ecco una rassegna di organizzazioni, programmi e iniziativedella Famiglia Salesiana . E anche, di occasioni per collaborare .

missionario centrale* organizza le va-rie attività .

L'attuale Consigliera per le mis-sioni è madre Lidia Carini, nata negliStati Uniti, che ha già compiuto sva-riate visite alle missioni dell'Africa ed'Oriente. In base alle deliberazionidel Capitolo del 1969, il Dicasterodelle missioni assolve tra l'altro a duecompiti precisi: sensibilizzare in sensomissionario l'intero Istituto, e curareil rimpatrio temporaneo delle missio-narie .

Dal 1969 si sono organizzati undici« ritorni di missionarie », che hannoconsentito a 7zo Figlie di Maria Au-siliatrice un adeguato riposo e la ne-cessaria ricarica spirituale .

2. LE PROCURE MISSIONARIE

Definite (con un po' di fantasia)come le « basi di rifornimento dellelinee avanzate del fronte di Dio », leProcure missionarie nella Congrega-zione Salesiana sono state volute dal

Ragazzi della scuola apostolica di Ivrea : al festival della « Minicroman ci si esibisce neipanni del famoso detective Padre Brown .

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Capitolo Generale 1965 . Ma in realtàalcune esistevano già prima : quelladi Bonn dal 196o, e quella di NewRochelle addirittura dal 1946 .

Oggi è possibile trovarle in Europaa Bonn, Madrid, Lyon, Bruxelles,L'Aia, Lugano ; e in America a NewRochelle, Città del Messico, BuenosAires, Quito e Caracas. Sono moltodiverse tra loro, per origine, impor-tanza, e anche attività .

Nel 1965 il Capitolo Generale Sa-lesiano ne fissava anche gli scopi :«Assistere i missionari nella partenza,arrivo, dimora in patria ; promuoverequalsiasi altra attività, specialmenteeconomica, a favore delle missioni » .

La finalità economica forse non èla più importante, ma quasi sempreresta la più assorbente e . . . appari-scente. E si spiega : le missioni in ge-nere si trovano nei paesi poveri, esono povere, e hanno bisogno di paesiricchi, come gli Stati Uniti e la Ger-mania Ovest; svolgono un lavoro pre-zioso con ciò che lo spregiudicato Pa-pini chiamava « sterco del diavolo » . . .

È in corso un ripensamento e un ap-profondimento dell'attività delle Pro-cure ; di fatto il Procuratore non puòessere considerato solo un simpaticoe generoso « manager della Provvi-denza*, ma un animatore dell'attivitàmissionaria nei suoi vari aspetti .

3. GLI ISTITUTI PER LEVOCAZIONI MISSIONARIE

Nell'Istituto per le Missioni « Card .Cagliero » di Ivrea, alcuni decenni fa,si svolgeva ogni anno una cerimoniasuggestiva .Racconta un testimone : « Entra il

superiore nell'ampia sala di studio,dove tutti attendono - col cuoreaperto, con la volontà protesa - lavoce di Dio. Il direttore legge unnome, si alza un giovane . E a quelgiovane egli assegna la nuova patriaspirituale . Il giovane prorompe in unforte : "Deo gratias!", e i compagniacclamano con scrosci d'applausi .Sono destinati alla Patagonia, al Giap-pone, alla Cina, all'Ecuador, alla Thai-landia, all'India, alla Palestina . . . » .

Quegli entusiasmi e quelle disponi-bilità oggi si sono in gran parte esau-riti ; eppure il bilancio risulta larga-mente positivo . In cinquant'anni il« Cagliero » ha donato alla Congrega-zione più di 700 missionari « caglie-rini » (nel 1972 si sono contati 475sacerdoti, 115 chierici, 124 coadiutorisalesiani) ; e inoltre 102 sacerdoti pas-sati alle diocesi o in altre congrega-zioni .

Oltre all'opera di Ivrea, aperta inoccasione del 500 delle Missioni sale-siane, vennero aperti Istituti analoghi

Borgofranco : le Cooperatrici del « Laboratorio Missionario» preparano casse di aiuti peri profughi pakistani nell'Assam .

a Penango e Foglizzo in Italia, aCoat-an-Dock in Francia, ad Astu-dillo in Spagna, a Shrigley in GranBretagna, e a Ballinakill in Irlanda.E ciascuna di queste case ha forgiatorobusti missionari, oggi sparsi intutto il mondo .

C'erano anche le « caglierine ».Le Figlie di Maria Ausiliatrice nonsono state da meno nel dar vita aopere simili . Nel 1923 aprono ad Ari-gnano (Torino) un aspirantato mis-sionario dove le giovani si preparanoa qualche professione che tornerà poiutile in terra di missione .

Nel 1924 aprono a Torino la « Casamissionaria Madre Mazzarello » perl'immediata preparazione delle Suoregià professe che partiranno per lemissioni .

Che cos'abbia significato questaCasa nella storia missionaria salesiana,basterà un solo dato a indicarlo :1233 suore vi si sono preparate con«spirito caglierino », e sono poi par-tite per i quattro angoli della terra .

Oggi i tempi favolosi dell'« epopeacaglierina » sono passati . Ma le Con-gregazioni di Don Bosco spalancanoancora le porte ai giovani aperti al-l'oblatività, e in Case come Ivrea(sempre aperta) ancora li formano al-l'apostolato con un'educazione libe-ratrice che passa attraverso la sco-perta dell'altro, il servizio ai fratelli,la missionarietà della vita .

4. I LABORATORIMAMMA MARGHERITA

Una simpatica attività delle Coo-peratrici salesiane sono i « laboratorimissionari », in cui brave signore siriuniscono per mettere insieme qual-che oggetto o qualche lavoro che tor-nerà utile in una missione lontana.Il «Manuale per dirigenti » dei

Cooperatori riserva un capitolo a que-sta attività, spiegandola e raccoman-dandola ; e non stupisce che in moltiposti dove il movimento dei Coope-ratori si è diffuso, anche i laboratorisi sono moltiplicati . Se ne contanoqualche centinaio .

Giustamente sono intitolati a Mam-ma Margherita, la mamma di DonBosco (senza dubbio la prima Coo-peratrice salesiana) che nel 1846, la-sciato il paese natio, si recò a piedicon la cesta sotto il braccio fino aTorino-Valdocco per stare con il suofiglio, e si mise a lavorare di cucina edi cucito fino alla morte, per i primiragazzi dell'Oratorio, come se fosserofigli suoi .

Per fare un laboratorio missionariobastano un locale o due, e un gruppodi brave signore intenzionate di ren-dersi utili alle missioni . Ci si riunisceuna volta alla settimana, anche soloun pomeriggio (chi non può fermarsisi porta il lavoro a casa) e tutte in-sieme se ne combinano di cose utili.Si confezionano indumenti, para-menti liturgici, oggetti vari . Nelle riu-nioni c'è sempre un po' di preghieraal Padrone della messe, l'esame dellasituazione, la corrispondenza con imissionari . In qualche labbratorio leCooperatrici si tassano anche, un tantoal mese. Una volta al mese si ha lamessa per . i l gruppo. Una volta o dueall'anno si organizza una lotteria, unbanco di beneficenza, una mostra.E periodicamente si spedisce ai mis-sionari quanto si è raccolto : denaro,casse di indumenti, medicinali, arredisacri .

Particolare importanza ha la corri-spondenza : i missionari raccontanoquel che capita sotto i loro occhi, lesofferenze della povera gente che essicondividono, i successi e le sconfitte,le speranze che seminano . E nei La-boratori si ascolta, si medita attenta- 35

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mente su quest'antologia del . dolore,sui gesti nascostamente eroici dei mis-sionari, sui piccoli passi avanti com-piuti da un villaggio sperduto nell'In-dia, da un dispensario aperto in pienaforesta amazonica.

Le Cooperatrici talvolta riesconoad associare altri alle loro iniziative :le amiche e le conoscenti, ma anchei mariti per la spedizione delle casseo per l'allestimento delle mostre, e ifigli studenti che magari si mettonoa raccogliere carta e ferrivecchi . Emettono in crisi quelli che se ne stan-no solo a vedere .

5. UN CENTRO STUDISULLE MISSIONI

« I Salesiani fanno la storia, ma nonla scrivono ». Era un po' un luogo co-mune, ma ora viene sfatato : la brevestoria dei missionari di Don Boscoviene raccolta e studiata da un appo-sito Centro di Studi che ha sede pres-so l'Università Pontificia Salesiana diRoma .

Di recentissima costituzione (ènato il 3-1-1973), il « Centro Studidi Storia delle Missioni salesiane » sipropone anzitutto di raccogliere in unarchivio centrale il materiale edito einedito avente rapporto diretto o indi-retto con le missioni salesiane ; quindidi provvedere, con questo materiale,alla stesura di una « Storia delle Mis-sioni salesiane » e di altre opere sul-l'argomento .

La «Storia » è pensata come unaserie di monografie, dedicate ciascunaa una missione (intesa in senso stret-to). Altre opere - alcune preparateappositamente in occasione del cen-tenario delle missioni salesiane -

36 vengono raccolte in quattro collane :

Diari e memorie, Studi e ricerche,Biografie, Sussidi .

6. VISITE ALLE MISSIONI

È un'iniziativa dei Cooperatori Sa-lesiani d'Italia, che viene imitata an-che all'estero . Il nome dell'organiz-zazione che la . sostiene - «Noi perloro* - dice subito che non si trattaaffatto di semplice turismo d'evasione,ma di un impegno .

Il Bollettino Salesiano ha già par-lato della «Visita alle missioni del-l'India » in programma per il novem-bre 1975 . «Essa ha lo scopo di por-tare i Cooperatori a conoscere e stu-diare da vicino i problemi missionari,a vivere per alcuni giorni con le nuovegenerazioni della Chiesa, a pregarecon i neofiti cristiani, per arricchirsispiritualmente della loro fede frescae viva, e dell'eroismo dei missionari » .

Le precedenti esperienze diconoche quando i Cooperatori tornano datali « visite », sono profondamentecambiati. Sentono il bisogno di darvita a un collegamento stabile con lepersone incontrate, a una solidarietàfraterna che si traduce sempre inaiuto concreto morale ed economico .Sorgono così, per esempio, « gemel-laggi» dei Centri Cooperatori, o delleparrocchie in cui lavorano, con qual-cuna delle stazioni missionarie visitate .

7. « CLUB DEI CENTOMILA »

Che cos'è? «Centomila personeche s'impegnano, con un minimo dilire mille annue, mettendo insieme intal modo una somma considerevole,e offrendo così a qualche comunitàdel terzo mondo un aiuto per costruireil proprio sviluppo » .

Roma Fiumicino : gruppi di Cooperatori in partenza per una «Visitaalle missioni dell'India». Torneranno trasformati, e con un bisognoinsopprimibile di solidarietà con le giovani Chiese .

Il Club è animato oggi da don Giu-seppe Baracca (Via Maria Ausilia-trice 32, ioioo Torino), missionariorientrato in Italia dopo 34 anni di at-tività apostolica in India. Lanciatonel 1968, attraverso le sue « micro-realizzazioni » ha procurato a centrimissionari del Terzo Mondo : ambu-lanze, camion, trattori, una centraleelettrica, generatori di corrente, at-trezzature per officine e per sale chi-rurgiche, contributi allo sviluppo divillaggi-pilota, borse di studio per lepiù svariate categorie di studenti, me-dicinali, viveri, vestiario, macchine dacucire ed ascrivere, sussidi didattici . . .

8. I GIOVANI VANNOIN MISSIONE

Alcuni giovani dell'area salesianada qualche tempo si recano al fiancodei missionari e diventano essi stessimissionari o «volontari » per un ser-vizio di promozione umana . Il feno-meno è recente e ancora non moltovistoso, ma - c'è da augurarsi -potrà avere in futuro grande sviluppo .

Accanto ai vari gruppi e movimentivanno segnalati i Giovani Coopera-tori, che da varie nazioni si recano inmissione. Mancano dati precisi, mane risultano partiti per attività mis-sionaria : dall'Italia (in Ecuador), dal-l'Irlanda (in Sudafrica), dal Messico(fra i Mixe) .

Tutti questi giovani giungono alladecisione di partire, nel modo più im-pensato. « Un giorno in classe - haraccontato un'exallieva delle FMA -la suora ci domandò che cosa aves-simo già fatto per gli altri nella nostravita. Quelle parole mi fecero riflet-tere. Decisi che dovevo dedicare al-meno due anni . . . ».

Sono giovani che, anche se nonsempre partono da un'istanza chiara-mente apostolica, nella loro azione siaprono man mano alla percezione divalori sempre più profondi e cristiani .

Al primo livello sentono di doverintervenire per una promozione socio-economica del fratello indigente ; pre-sto sentono l'istanza della sua libera-zione da strutture sociali ingiuste,che di fatto negano a tanti uomini lecondizioni minime di vita a cui purehanno diritto . Più avanti aggiungonoa queste motivazioni estrinseche il bi-sogno di una liberazione anche inte-riore, anzitutto dall'ignoranza, dal fa-talismo, dall'abulia ; ma anche di unaliberazione di contenuto etico e spiri-tuale, cioè dalle costrizioni interiori,dall'inclinazione al male, dalla schia-vitù del peccato. L'impegno si fa cosìsempre più chiaramente di testimo-nianza cristiana, e di portata missio-naria: per « fare chiesa » .

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quest'annopartirannoin centoI dati sono fluidi, e tendenti sem-

pre al rialzo, sul tavolo di donTohill (superiore salesiano per lemissioni). A fine agosto, mentre scri-viamo, 67 salesiani hanno chiestodi partire e già ottenuto la loro de-stinazione missionaria ; altri 37 hannoavanzato la domanda, e attendonoancora che si definisca il dove, ilquando, il per che cosa . E altre do-mande, c'è da supporlo, sono ancoraper strada . . .

Così, ai dieci salesiani che parti-rono nel lontano 1875, fanno riscon-tro i cento e più di quest'anno . L'ap-pello del Rettor Maggiore non è dun-que caduto nel vuoto . Nel gennaioscorso, don Ricceri con una letterainviata ai Salesiani, li invitava a« realizzare una spedizione missio-naria degna del centenario », ed èappunto quanto sta accadendo .

Non è certo la spedizione più nu-merosa della storia missionaria sale-siana, tutt'altro . Nel 1925, annocinquantesimo, ne partirono 189 .' el 1934, anno della canonizzazioneui Don Bosco, partirono in 26o . Laspedizione record fu nel 1929, annodella beatificazione del Fondatore :374 missionari. Per qualche decen-nio, cento o duecento o anche tre-cento missionari furono cifra nor-male. Ma con i tempi che corrono,con le crisi vere o presunte, più dicento sono un « exploit » di cuiDon Bosco è certamente contento .

Dei 67 sicuri partenti, 37 sonosacerdoti, 9 coadiutori e 21 chierici .Diciannove sono italiani, 17 dallaSpagna, 12 polacchi, 3 del Belgio ;due partono rispettivamente da Fi-lippine, Gran Bretagna e Stati Uniti ;uno da Australia, Austria, Brasile,Hong Kong, Costa Rica, El Salva-dor, India Sud, Irlanda, Messico,Portogallo .

Il 16 novembre 1975, ancora unavolta la Basilica di Maria Ausiliatricea Torino si riempirà della FamigliaSalesiana, per salutare i partenti .Essi saranno una sessantina, oltrea una quindicina e più di Suore

FMA : riceveranno il crocifisso dallemani del card . Agnelo Rossi, Pre-fetto della « Sacra Conregazioneper l'Evangelizzazione dei` Popoli» .

Altri, impazienti, da alcuni mesisi sono già recati in missione. Maad acuire il sapore missionario dellacerimonia, saranno presenti alcuni

Una nuova frontiera . Tra i missio-nari partenti, alcuni hanno una destina-zione insolita per la Famiglia Salesiana :l'Etiopia . La Congregazione conta già duesalesiani di origine etiopica, ma nonaveva opere in quel vasto paese : giungedunque ad aprire la prima sul finire del1975.

E proprio per merito di uno dei duesalesiani d'Etiopia . Perla sua tenacia . Perla sua determinazione. Di passaggio perRoma, due anni fa egli disse chiaro : « Misono fatto salesiano per portare i sale-siani in Etiopia» . E c'è riuscito .

È mons. Sebhatlaab Workù, vescovo diAdigrat nel Tigrai, una delle regioni re-centemente martoriate dalla siccità . Perora, a lavorare nella sua diocesi i salesiani

«veterani delle missioni» : una de-cina dei 94 salesiani viventi, chehanno all'attivo cinquant'anni e oltredi lavoro missionario .

Una simile festa meritava il col-legamento televisivo, e ci sarà, perla gioia della Famiglia Salesianasparsa in tutta Italia .

vanno in tre . Apriranno una scuola tec-nica, utilissima in quelle terre affamatedi tecnici . Ma monsignore sogna anchel'oratorio (altrimenti, che opera salesianasarebbe?) . Poi, si vedrà .

Intanto nel Dicastero delle Missioni siparla, per questa iniziativa, di «aperturadi una nuova frontiera», quasi a indicareche è solo un inizio, e che da cosa na-scerà cosa .

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Queste tabelle riportano parte dei dati - relativia Salesiani (SDB) e Figlie di Maria Ausiliatrice(FMA) - contenuti nel volume Missioni Don Bosco,Anno cento, accuratamente aggiornati dall'UfficioMissioni Salesiane (don Antonio Altarejos) .

Nel compilare le statistiche si è tenuto conto sol-tanto dei Territori che la Santa Sede considera stret-tamente di missione . Ben più consistente risulte-rebbe la presenza dei Figli di Don Bosco se calco-lata per esempio sull'area del Terzo mondo .

Tabella 1 e 2. Nel 1974, i Salesiani operanti nelTerzo mondo risultavano 6959, e le FMA 6540.

Tabella 3 . I Salesiani nel periodo 1875-1974hanno compiuto 104 Spedizioni Missionarie, e leFMA 85. Non tutti i Figli di Don Bosco partiti come« missionari » sono stati destinati ai territori di mis-sione; una metà circa sono stati inviati in altri postidi non minore impegno apostolico .

Tabella 4. Le due colonne, riguardanti SDB e

il centenarioin corre

3. Salesiani e FMA partiti con le spedizionimissionarie

FMA

FMA, sono state compilate per alcune voci con cri-teri discordanti .

Tabella 5 . Nella prima colonna : AD = Arcidio-cesi ; D = Diocesi; P = Prelatura; PA = PrefetturaApostolica ; VA = Vicariato Apostolico .

Tabella 7 . Somma dei dati contenuti nelle Ta-

4. Attività missionarie nel 1974

Attività SDB

Parrocchie 150belle 5 e 6 .

Chiese pubbliche 42

1 . Salesiani nelle Missioni e nel mondo Cappellanie 325

Seminari 6Anno

In totale Nelle MissioniOspedali 24

1875

171 10Ambulatori

1900

2.723 212Dispensari

1925

5.611 1 .023Oratori 137

1950

14.754 1 .280Orfanotrofi 32

1974

18.294 2.861 Scuole :

2. FMA nelle Missioni e nel mondo- materne

elementari 132

medie inferiori 118Anno

In totale Nelle Missionisuperiori 61

1877

41 6 - professionali 49

1900

1 .693 141 agricole 16per indigeni 7

1925

4.699 347Laboratori

1950

11 .645 756

38Opere sociali

1974

17.712 1 .522

Anni SDB FMA

1875-1899 821 255

1900-1924 1780 416

1925-1949 3858 794

1950-1974 2205 498

Totale1875-1974 8664 1963

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5. Territori di Missione affidati ai Salesiani

Località Superficie Abitanti Cattolici SDB Case

BrasileGuiratinga (P) 105.000 125.000 120.000 52 7Humaità (P) 94.000 51 .000 50.000 10 4Porto Velho (P) 320.000 265.000 263.000 27 5Rio Negro (P) 286.000 40.000 34.000 37 10

z

E-

¢

Colombia

Ariari (PA) 35.000 150.000 140.000 24 10J

¢Ecuador

o Mendez (VA) 35.000 50.000 39.000 51 14

wMessico

Mixes (P) 10.000 95 .000 92.000 18 9

¢Paraguay

Chaco Paraguayo (VA) 150.000 30.000 20.000 10 4

Venezuela

Puerto Ayacucho (VA) 176.000 39.000 19.000 34 13

India

Dibrugarh (D) 125.000 4.250.000 76.000 24 10Kohima-Imphal (D) 39.000 1 .589.000 39.000 21 6

¢ Krishnagar (D) 10.000 5.000.000 20.000 22 10cn Shillong-Gauhati (AD) 25.000 890.000 106.000 40 12¢ Tura (D) 12.000 1 .499.000 48.000 9 4

Thailandia

Surat-Thani (D) 76.000 4.130.000 5.000 26 10

Totale 1 .498.000 18.203 .000 1 .070.000 405 128

6. Presenza salesiana inai Salesiani

Missioni non affidate 7. Presenza complessiva dei Salesiani in Mis-sione

Continente SDB Case Continente SDB Case

Africa 337 50 Africa 377 50

America 235 32 America 498 108

Asia 1709 160 Asia 1851 212

Europa 13 5 Europa 13 5

Oceania 122 10 Oceania 122 10

Totale 2456 257 Totale 2861 385

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aliene da ogni forma di retorica,emerge nella sua essenza più genuina

la personalità dell'Autore, si rivela l'autenticosignificato della sua azione nella lotta

contro l'ingiustizia e l'egoismo, negli sforzicontinui per aiutare gli uomini a mantenere

una dimensione di apertura su Dio .

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