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IL DISEGNO COME LUOGODEL PROGETTO
note per una teoria della pratica del disegno di architettura
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Copyright © MMXVIAracne editrice int.le S.r.l.
via Quarto Negroni, 15000400 Ariccia (RM)
(06) 93781065
ISBN 978-88-548-9460-0
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: giugno 2016
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A Loredana, Claudia e Marinoe a Elena, Daniele e Raffaele
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Ringraziamenti e annotazioni
Tre aforismi per Franco su quattro
INTRODUZIONEIl Disegno forma primaria del pensiero dell’architetturaNote
Capitolo ILUOGHI DEL DISEGNOTre funzioni del Disegno e tre luoghi
Il ManualeL'AtlanteIl Carnet de croquis
Funzioni e finalità del disegno dell'architetturaRappresentazioni convenzionali dell'architettura: il disegno tecnicoRappresentazioni convenzionali dell'architettura: il disegno di rilievoL’unità del disegno dell'architetturaNote
Capitolo IIIL DISEGNO D'INVENZIONEIl Disegno codice di pensiero e pratica di scrittura dell'architettura Il disegno scrittura tentativaL'immagine architettonicaIl procedimento del disegno inventivoI modi del disegno d'invenzione
Disegni di esplorazione Disegni di immagineSchemiDisegni di montaggioDisegni di tracciatoRidisegni
Le forme «istituzionali» della rappresentazione architettonica La PiantaLa SezioneIl ProspettoLa Prospettiva e l’Assonometria
Note
INDICE
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APPENDICE: SUL DISEGNO DIGITALEAntica educazione sentimentale e nuova strumentalità Tra Manuale e Carnet: l’immagine digitaleHyperAtlasPer il nuovo Carnet: a) «spazio digitale» e ricombinazioni linguistiche; Per il nuovo Carnet: b) haptic e animationManuale vs Digitale nel disegno per il progetto? a) Spazio e tempo dalmanuale al digitale; Manuale vs Digitale nel disegno per il progetto? b) Le interfacce digitalisedi della dialettica di langue e parole; Manuale vs Digitale nel disegno per il progetto? c) «Niente di default»;Manuale vs Digitale nel disegno per il progetto? d)...come su un foglioNote
NOTA FINALE (non conclusiva)Note
TRADUZIONIIntroduction and notesThe Places of Disegno and notesInventive Disegno and e notes
BIBLIOGRAFIA
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Il Disegno come luogo del progetto
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Ringraziamenti e annotazioni
Un libro nel quale compaiono disegni di cui l’autore afferma la proprie-tà intellettuale richiede un’annotazione circa l’autorialità degli stessi,cosa che implica qualche precisazione e dei ringraziamenti.
Di alcuni disegni pubblicati è indicato espressamente l’autore. Nelcaso di Pierpaolo Balbo, ad esempio, si tratta di un amico con il qualeper molto tempo ho condiviso passione e impegni di progetto; oppure,come per Luciano Cupelloni si tratta di un amico che più di una voltaha offerto generosamente il suo aiuto e la sua perizia; o ancora, comeper Lorenzo Dal Pozzo, Peppe Gimigliano, Alberto Ramina eSalvatore Santuccio, si tratta di amici e colleghi, i cui disegni testimo-niano della qualità della loro collaborazione nella particolare circostan-za progettuale.
Gli altri disegni che non recano l’indicazione dell’autore non sonotutti interamente opera del sottoscritto — (come invece la maggiorpar-te di quelli in piccolo formato a corredo delle note di ogni capitolo edelle traduzioni), anche se ognuno di essi mi appartiene.
A quelli e a molti altri miei disegni hanno collaborato molte persone,ciascuna aggiungendo ad essi un proprio surplus conoscitivo. Ognunadunque va ringraziata, anche se volerle citare tutte comporterebbesicuramente di dimenticarne qualcuna, con un colpevole rincrescimen-to da parte mia. Alcune, tuttavia, come Elena Bertarelli, HenrietteHuber, Gian Luca Plazzi e Arnaldo Rulli, mi preme ricordarle con par-ticolare affetto e considerazione.
Un ringraziamento particolare va a Franco Purini per avermi con-sentito sia di ripubblicare un suo breve scritto di molti anni fa, (ancoradel tutto attuale), destinato ad una mia iniziativa di allora, sia di pubbli-care dei suoi disegni inediti, schizzati ludicamente — quindi moltoseriamente — su un mio quaderno d’appunti.
Un altro affettuoso ringraziamento è per Elena Ippoliti che, per qua-lità e intensità di rapporti intellettuali e di amicizia negli anni ascolani enei successivi, ha avuto spesso occasione di conoscere, talvoltaapprezzando e talaltra criticando, gli argomenti e le ipotesi di questolibro. Così come un ringraziamento lo devo a Laura Carlevaris per lepreziose indicazioni editoriali e a Francesca Coltellacci e DanieleRossi, dapprima ottimi studenti e poi eccellenti ricercatori.
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11Ringraziamenti e annotazioni
Volendo trattare, documentatamente, del disegno d’invenzione si èposto sia il problema della selezione dei disegni da accompagnare altesto, sia quello dell’ordine di presentazione degli stessi.
Circa il primo aspetto avevo pensato inizialmente di proporre solodisegni appartenenti alla mia attività quotidiana di architetto, le cuicondizioni di produzione potessero esprimere coerentemente il miopunto di vista più genuino al riguardo, escludendo quindi disegni dipartecipazioni a concorsi o a progetti collettivi; per l’altro aspetto hooscillato a lungo tra una impostazione cronologica e una tematico–lin-guistica.
Alla fine ho derogato da entrambi i criteri per evitare che la lororagione sollecitasse soprattutto un giudizio critico sul mio lavoro daarchitetto, (comunque inevitabile), mentre la mia intenzione principaleera e rimane quella di argomentare sul come mi fossi servito della pra-tica inventiva del disegno nei suoi vari modi. Quindi, anche la sequen-za di presentazione delle immagini, a parte alcune necessità editoriali,non segue un ordine ma è sostanzialmente legata a rapporti di perso-nale affezione per i disegni e i relativi progetti.
Voglio infine ringraziare Ramona Feriozzi sia per l’impagabile operadi trasferimento di disegni manuali, non tutti in buone condizioni diconservazione, in leggibili immagini digitali, sia perchè proprio l’ogget-to–causa di tale gratitudine mi ha suscitato un ultimo interrogativo.
I disegni originali prescelti — con l’eccezione di quellidell’Appendice — sono opere manuali appartenenti a un loro tempo etali rimangono.
Necessariamente, per pubblicarli, sono stati scansionati e trasfor-mati in immagini digitali, cercando di migliorare la visibilità/leggibilitàdelle figure. Dapprima non ritenevo opportuno sottolineare tale pas-saggio e non solo per la sua ovvietà, ma dopo il consistente lavoro dipost–produzione alla ricerca di una loro specifica qualità, ho invecedeciso di dichiarare esplicitamente la procedura generativa delleimmagini attuali. Che sono il frutto di vari artifici di manipolazione, permezzo di semplici pratiche di disegno digitale, di scansioni digitali didisegni manuali.
Mi chiedo allora cosa siano, o almeno come bisogna chiamarli per-chè già solo cercarne una definizione rischia di essere uno scioglilin-gua. Forse i nuovi disegni?
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Il Disegno come luogo del progetto
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Tre aforismi per Franco su quattro è unbreve testo richiesto a Franco Purini per laMostra–Seminario Le idee di architetturacamminano sulle mani degli uomini, orga-nizzata dal sottoscritto a Reggio Calabria,nel 1989. A tale iniziativa è stato dedicato Ildisegno quotidiano, Seminario sul Disegnod'invenzione, in Icaro, Quaderno n. 3 delDipartimento di Architettura e Analisi dellaCittà Mediterranea, Reggio C., 1993. Il testo però non comparve in quel fascico-lo e fu poi pubblicato in Dal progetto, scrittiteorici di Franco Purini, 1966–1991, a curadi Francesco Moschini e Gianfranco Neri,AAM Architettura Arte Moderna, Kappa,Roma nel 1992, pag. 363.
Tre aforismi per Franco su quattro
1. Disegnare ha un senso solo se si cerca il disordine, se si esplora ilcaso, se si affronta l'oscurità. Come una sonda il Disegno deve spro-fondare nello sconosciuto e nel misterioso. Ma è obbligato anche aprovocare il difforme, a sollecitare l'indifferente. Sublime finzione edaccorta falsificazione il Disegno non contrae obblighi con il reale al difuori della sua realtà.
2. Ciascun disegno vive su tre piani di significato, tra di loro spesso incontrasto. Un contrasto che è in qualche modo insanabile. Il primo è ilpiano referenziale diretto. Il Disegno è in questo caso un servizio, unveicolo, un complice. Non è, forse, un linguaggio. O non lo è ancora.Il secondo è un piano metaforico, nel quale le forme alludono, evocanorimandano ad altro da sé. E per questo il Disegno non è forse, dinuovo, un linguaggio. Il terzo è il piano dell'assolutezza delle forme,della loro pienezza autonoma. Tanto autonoma da annullare il valoredel Disegno come tale. Da negare ad esso un'altra volta, lo statuto dilinguaggio. Il Disegno è allora linguaggio proprio in quanto a questooppone la progressiva svalutazione delle riconoscibilità, la crescentedismissione della convenzionalità. Il Disegno si istituisce solo perchénegatività pura, «catastrofe» teorica, «parola» irripetibile ed inascolta-ta. Questo triangolo dei significati presenta al centro un vuoto come unerrore.
3. Il Disegno è il ritratto di ogni mondo immaginabile e desiderabiletracciato a partire dall'assenza del soggetto tracciante. Rappresentarecomporta allora l'incorporare nella rappresentazione di una scenadeserta, analoga di quel vuoto che occupa il triangolo dei significati,una inutilità, una irrilevante casualità. Spazio del «non esserci» e del«non esserci» più il Disegno è misurazione della superfluità eroica diqualsiasi tentativo del vedere, che è sempre non visto e che non vuolevedersi.
4. Il Disegno è un Interno che si fa Esterno. Nel suo fuoriuscire il dise-gno si espande mentre affina le sue fibre perdendo densità che divie-ne capacità pervasiva, totale vocazione colonizzatrice. Ma la sua inter-nità non presuppone l'esistenza dell'Esterno. Questo è solo la ragione
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del suo vuoto, del suo attrarre. Il Disegno si attrae per il tramite diun'estranea esternità. Il Disegno attraversando se stesso rende sestesso un altro Interno. Interno di un Interno. Interno la cui forma pla-stica non è il negativo della cavità dell'Esterno ma la sua copia, il suofalso ripetersi.
Franco Purini (11.07.1991)
I disegni di Franco Purini di questa paginae delle due seguenti sono inediti e sonostati schizzati su un mio blocco di appuntia Palermo nel 1991, nel corso del V°Seminario di Primavera. ( NdA)
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Il Disegno come luogo del progetto
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Nella pagina un ridisegno di prospetto dalprogetto della sede municipale.
I disegni dell’Introduzione appartengono alprogetto per il Concorso del 1978 dellanuova sede municipale di Jesolo, redattocon Silvio Pasquarelli, Roberto Pietroforte,Gianluca Plazzi e Sante Monachesi.
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17Introduzione
INTRODUZIONE
«Contro Il vergognoso autocompiacimento dei confezionatori di testi e racconti eromanzi tieni sempre alto il così detto “Narciso”, che è esposto, si espone, non puòfare altrimenti, eppure sa fare qualcosa e mai è intento a rispecchiare soltanto se stes-so, ma consente anche agli altri il gioco di specchi!».
Peter Handke (La storia della matita)
Assonometria generale del progetto per ilConcorso del 1978 della nuova sede muni-cipale di Jesolo.
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Il Disegno forma primaria del pensiero dell’architettura
Il libro è dedicato al disegno di formazione del progetto, ovvero al ruolodella pratica del disegno nell’invenzione1 dell'architettura. Nella prima parteho cercato di individuarne alcune caratteristiche distintive nel confronto conquelle della pratica del disegno mirato ad altre finalità; nella seconda adesaminarne alcune specifiche modalità nell’esercizio inventivo.
L'appendice2 è dedicata ad alcune annotazioni problematiche suldisegno digitale.
La tesi principale del libro è enunciata sinteticamente nel titolo: con-sidero il Disegno come il luogo insostituibile di formazione del proget-to, in quanto forma primaria del pensiero genetico dell'architettura,ovvero modo particolare di manifestarsi e trasformarsi di quel partico-lare pensiero che, in quanto tale, inerisce in tutte le questioni che l'ar-chitettura pone e che ad essa vengono poste.
Planivolumetria del progetto per il Concorsodel 1978 della nuova sede municipale diJesolo con la sistemazione esterna.
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19Introduzione
A mio avviso concepire un progetto è un’azione intellettuale nonseparata dall’atto di disegnarlo, così come il pensiero non è separatodal linguaggio. Inoltre, nel linguaggio del Disegno3 le scelte di progettosi scandiscono non solo — ovviamente — prima che nella realizzazio-ne ma, generalmente, con maggior integrità.
Con tali affermazioni intendo anche superare un'interpretazione delDisegno come tecnica prevalentemente rappresentativa, essenzial-mente succedanea, di servizio, al pensiero dell'architettura attraversola descrizione referenziale dei suoi modelli progettuali.
Ritengo, infatti, che il disegno di architettura fornisca non solo ela-borati intermediari — peraltro imprescindibili — tra intuizione e realiz-zazione ma anche un prodotto architettonico già in sé — non di prelu-dio, né di corredo ad esso e che non può essere definito neppure unparatesto (prefazione) architettonico — ma, invece, che esso appar-tenga alla storia dell'architettura anche come forma specifica di rifles-
Prospettiva della sistemazione esterna delprogetto per il Concorso del 1978 dellanuova sede municipale di Jesolo. Disegnodi Luciano Cupelloni, in amichevole colla-borazione.
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sione teorica su di essa, in grado quindi, di informare di sé qualsiasialtra produzione architettonica. Anche il costruire.
La nozione di Disegno come luogo non è scelta casualmente: oltrequelle contestuali e ubicazionali essa reca sempre con sé anche dellequalificazioni simboliche, che si articolano su più piani di significato.Un luogo è esso stesso un sistema simbolico e la sua nozione puòconnotare efficacemente la condizione spazio–temporale che ilDisegno offre e costruisce per l'architettura, rappresentando nel modopiù genuino il senso della sua finalità, soprattutto quando, pur fondan-do in essa, riesce a trascendere la sua funzione tecnico–referenziale.Allora, «il disegno di una architettura coincide [...] con il disegno del-l'architettura come ricerca delle finalità di questa nella storia»4.
Un ragionamento sul disegno inventivo, per essere autentico ecomunicabile, obbliga chi lo propone a parlare in prima persona eanche ad esporre, a rischio d'immodestia, i documenti del propriomodo quotidiano (tradizionale) di lavoro, molti dei quali, con il loro cor-redo di abitudini e manie predilette, sarebbero destinati ad un rapidosuperamento e alla distruzione.
Mostrare tale genere di disegni richiede al lettore di accostarsi alladimensione separata del campo mentale dell'artefice, cosa che, nelmio caso, implica una presunzione di interesse della quale è necessa-rio che faccia subito ammenda5.
Spero tuttavia che la tal cosa non faccia velo alla necessità dimostrarli in rapporto a ciò di cui si tratta. Come ogni serie di immagini,tali disegni costituiscono un altro testo necessariamente in un rapporto
Prospetto nord del progetto per il Concorsodel 1978 della nuova sede municipale diJesolo.
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