Nima Nepal WORD - Rivapiana Nepal WORD.pdfPer ricambiarvi del favore mi impegnerò a scrivere...

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Cari amici, il mio viaggio in Asia è finito, un po' prima del previsto, ma appena in tempo per sfuggire al terribile terremoto che ha distrutto il Nepal qualche settimana fa. Il 24 aprile, un giorno prima del sisma, ho preso un volo da Katmandu a Berlino. Il mio ritorno in Europa è stato improvvisato; il rientro era previsto a fine maggio, ma dopo un bellissimo trekking nelle montagne dell’Annapurna mi sono improvvisamente sentita stanca di viaggiare. Il Nepal mi piaceva molto e tutto stava andando benissimo, eppure sentivo di voler tornare a casa con una certa urgenza. Dopo due giorni di riflessione ho deciso di dare ascolto al mio istinto e ho preso il biglietto di ritorno: "un motivo ci sarà", pensavo. Sono arrivata a Berlino il 24 sera e il mattino seguente ho scoperto di aver lasciato alle mie spalle un paese che è andato a pezzi. Luoghi che avevo visitato poche ore prima si sono completamente disintegrati, templi di cui avevo scattato qualche fotografia non ci sono più, all'Everest Base Camp - dove stavo per andare anche io - una valanga ha sotterrato e ucciso decine di persone. Interi villaggi sono stati spazzati via, le strade sono inagibili, molte case sono crollate, l'aeroporto è rimasto bloccato per giorni, migliaia di persone dormono per strada senza cibo, acqua potabile e medicine, i feriti sono tantissimi, le vittime più di 8000. Sono sfuggita a questo disastro per pochissime ore grazie a una scelta improvvisata, motivata da una sensazione che ho seguito senza farmi troppe domande, ma a cui ho trovato una tragica risposta. La fortuna o il destino, decidete voi, mi ha riportato a casa sana e salva. Ora sono in Ticino e da qui non starò certo con le mani in mano. L'ultimo giorno che ho passato a Katmandu ho conosciuto una monaca buddista, Nima, che mi ha portato in giro per la città. Mentre stavamo andando a visitare uno dei templi più famosi di Katmandu ci siamo fermati a casa sua, dove ospita e si prende cura di sette bambini orfani. La gentilezza e la generosità di Nima mi hanno subito impressionata tanto che avevo pensato di aiutarla raccogliendo dei fondi una volta tornata a casa. Sono rimasta in contatto con Nima, fortunatamente sia lei che i bambini stanno bene. Ora Nima sta andando nei villaggi distrutti per portare cibo, medicine e tende agli sfollati e sta cercando una nuova casa nella quale ospitare i bimbi, siccome anche quella dei suoi genitori è in parte crollata. Mi fido molto di Nima e so che sta facendo del suo meglio per soccorrere le vittime del terremoto, per questo vorrei sostenerla con una raccolta fondi. Diversi miei amici si sono messi a disposizione per aiutarmi in questo progetto, facendo girare questo mio appello ai loro amici e conoscenti. Anche voi potete contribuire, con una donazione (anche 5 o 10 franchi saranno molto apprezzati), facendo girare questa lettera, mettendovi a disposizione per aiutarmi ad organizzare qualche evento (per esempio una bancarella) o intervenendo con altre idee e proposte.

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Page 1: Nima Nepal WORD - Rivapiana Nepal WORD.pdfPer ricambiarvi del favore mi impegnerò a scrivere qualche racconto dei miei 5 mesi di viaggio in Sri Lanka, India e Nepal; a chi interessasse

Cari amici,

il mio viaggio in Asia è finito, un po' prima del previsto, ma appena in tempo per sfuggire al terribile terremoto che ha distrutto il Nepal qualche settimana fa. Il 24 aprile, un giorno prima del sisma, ho preso un volo da Katmandu a Berlino. Il mio ritorno in Europa è stato improvvisato; il rientro era previsto a fine maggio, ma dopo un bellissimo trekking nelle montagne dell’Annapurna mi sono improvvisamente sentita stanca di viaggiare. Il Nepal mi piaceva molto e tutto stava andando benissimo, eppure sentivo di voler tornare a casa con una certa urgenza. Dopo due giorni di riflessione ho deciso di dare ascolto al mio istinto e ho preso il biglietto di ritorno: "un motivo ci sarà", pensavo.

Sono arrivata a Berlino il 24 sera e il mattino seguente ho scoperto di aver lasciato alle mie spalle un paese che è andato a pezzi. Luoghi che avevo visitato poche ore prima si sono completamente disintegrati, templi di cui avevo scattato qualche fotografia non ci sono più, all'Everest Base Camp - dove stavo per andare anche io - una valanga ha sotterrato e ucciso decine di persone. Interi villaggi sono stati spazzati via, le strade sono inagibili, molte case sono crollate, l'aeroporto è rimasto bloccato per giorni, migliaia di persone dormono per strada senza cibo, acqua potabile e medicine, i feriti sono tantissimi, le vittime più di 8000.

Sono sfuggita a questo disastro per pochissime ore grazie a una scelta improvvisata, motivata da una sensazione che ho seguito senza farmi troppe domande, ma a cui ho trovato una tragica risposta. La fortuna o il destino, decidete voi, mi ha riportato a casa sana e salva. Ora sono in Ticino e da qui non starò certo con le mani in mano.

L'ultimo giorno che ho passato a Katmandu ho conosciuto una monaca buddista, Nima, che mi ha portato in giro per la città. Mentre stavamo andando a visitare uno dei templi più famosi di Katmandu ci siamo fermati a casa sua, dove ospita e si prende cura di sette bambini orfani. La gentilezza e la generosità di Nima mi hanno subito impressionata tanto che avevo pensato di aiutarla raccogliendo dei fondi una volta tornata a casa.

Sono rimasta in contatto con Nima, fortunatamente sia lei che i bambini stanno bene. Ora Nima sta andando nei villaggi distrutti per portare cibo, medicine e tende agli sfollati e sta cercando una nuova casa nella quale ospitare i bimbi, siccome anche quella dei suoi genitori è in parte crollata. Mi fido molto di Nima e so che sta facendo del suo meglio per soccorrere le vittime del terremoto, per questo vorrei sostenerla con una raccolta fondi.

Diversi miei amici si sono messi a disposizione per aiutarmi in questo progetto, facendo girare questo mio appello ai loro amici e conoscenti. Anche voi potete contribuire, con una donazione (anche 5 o 10 franchi saranno molto apprezzati), facendo girare questa lettera, mettendovi a disposizione per aiutarmi ad organizzare qualche evento (per esempio una bancarella) o intervenendo con altre idee e proposte.

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Ecco le informazioni di contatto:

• Per conoscere Nima potete visitare il sito www.buddhashelpinghand.com, un sito in costruzione che stava creando prima del terremoto per presentare i suoi progetti.

• Per contattarmi - scrivetemi un’email: [email protected] - chiamatemi o mandatemi un messaggio: 0788950734 - visitate la pagina “Kathmandu Helping Hands” su Facebook.

Per ricambiarvi del favore mi impegnerò a scrivere qualche racconto dei miei 5

mesi di viaggio in Sri Lanka, India e Nepal; a chi interessasse leggerli mi mandi il proprio contatto email a cui invierò i testi.

Qui di seguito trovate un piccolo assaggio delle mie avventure, che spero di poter presto condividere con molti di voi, portandovi con me alla scoperta di terre lontane e culture sconosciute.

Grazie di cuore per aiutarmi a regalare qualche sorriso e un po’ di speranza alle persone nepalesi, che riusciremo a sostenere insieme.

Lisa Licht

NIMA SOCCORRE LE VITTIME DEL TERREMOTO

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Ho passato la frontiera dall’India al Nepal a inizio aprile. Partendo da Varanasi - città sacra per gli induisti, situata sulle rive del Gange nel Nord dell’India - ho preso un treno notturno che in 12 ore mi ha portata fino a Gorakhpur e da lì, con un bus sovraffollato e traballante, ho raggiunto il confine in due ore e mezza. Ho passato la frontiera a piedi, richiesto il visto di un mese nell’ufficio di immigrazione in cui ogni dollaro che pagavo veniva girato, piegato e analizzato in controluce con aria sospettosa dai dipendenti per verificarne la validità, poi ho caricato il mio zaino sul bus che mi avrebbe portata a Pokhara, ai piedi delle montagne dell’Annapurna, e sono andata in un piccolo ristorante a mangiare una zuppa di noodles prima di affrontare le ultime lunghe ore di viaggio. Mi avevano detto che il bus sarebbe partito alle 17.00 e sul mio orologio mancavano ancora dieci minuti quando un ragazzo francese è venuto a chiamarmi per avvertirmi che il bus era in partenza. Ero abituata a ore di ritardo che di solito i mezzi di trasporto pubblici accumulano, mi sembrava strano che questa volta si partisse con anticipo.

Il bus aveva già il motore acceso, tre francesi e una quarantina di nepalesi stavano soltanto aspettando me per partire: ho scoperto dopo che tra il Nepal e l’India ci sono 15 minuti di fuso orario! Dopo un totale di quasi 30 ore di viaggio sono finalmente arrivata a Pokhara, dove mi sono riposata un po’ prima di partire per un trekking di dieci giorni.

Insieme ai miei compagni di avventura e Kaji, la nostra guida nepalese, ho camminato per valli, colline, campi e boschi; la fatica era ripagata dalla bellezza del paesaggio e dalla gentilezza delle persone che ci accoglievano nelle case del tè e nelle capanne dove ci fermavamo per riposare. Lungo il sentiero ci superavano i porter, che con 50 kg sulle spalle rispondevano allegri ai nostri saluti: “kasto cha?”, come stai?, chiedevamo loro, facendoli sorridere al nostro tentativo di comunicare in nepali, che la nostra guida ci stava insegnando. Alte quasi 8000 m, le vette che ci circondavano mi toglievano il fiato, sembravano toccare il cielo, un cielo che nelle notti senza luna si copriva di infinite stelle…

UN SALTO ALTO 4000M