Nicolò dell’Abate alla corte dei Boiardo · Boiardo, tra il 1540 e il 1543, si credevano tutti...

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Nicolò dell’Abate alla corte dei Boiardo Il Paradiso ritrovato 10 maggio - 11 ottobre 2009 Rocca dei Boiardo Scandiano (RE)

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Nicolò dell’Abatealla corte dei Boiardo

Il Paradiso ritrovato

10 maggio - 11 ottobre 2009Rocca dei BoiardoScandiano (RE)

In copertinaNicolò dell’Abate,Suonatrice d’arpa, particolare.Modena, Galleria Estense,(già Scandiano, Rocca dei Boiardo,Sala del Paradiso)

PERCORSO DI VISITA

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ingresso

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Nicolò dell’Abate, Lunette, Scandiano, Rocca dei Boiardo, Sala del Paradiso

- PRIMA SALA 3 Presentazione- SECONDA SALA 5 Nicolò dell’Abate- TERZA SALA 7 Gli stacchi e gli strappi- QUARTA SALA 9 Nicolò dell’Abate e la musica- QUINTA SALA 11 La sala del Paradiso- SESTA SALA 13 I restauri della sala del Paradiso- SETTIMA SALA 15 Le cinquecentine boiardesche- OTTAVA SALA 17 Giovanni Battista Aleotti a Scandiano- NONA SALA 19 Il camerino dell’Eneide- ROCCA DI SCANDIANO 21

INDICE

Nicolò dell’Abate, Convito degli dei, (già a Scandiano, Rocca dei Boiardo, Sala del Paradiso)

PRIMA SALA

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INTRODUZIONE

I dipinti murali realizzati da Nicolò dell’Abate per il conte GiulioBoiardo, tra il 1540 e il 1543, si credevano tutti prelevati, con la tecnica dello “stacco” e dello “strappo”, tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell’Ottocento. Soltanto nel 2003, col ritrovamento di una serie di suggestivi Paesaggi, nella Rocca di Scandiano è stata svelata un’importante testimonianza dell’intervento di questo protagonista del Manierismo europeo. Opere nascoste per secoli, al di sotto di strati di scialbo, nelle lunette dell’antica Sala del Paradiso, dalla cui volta, tra la fine del 1847 e l’inizio del 1848, furono asportate “a strappo” le pitture murali di Nicolò, trasferite come dipinti da collezione nella Galleria del duca Francesco V d’Austria Este, all’interno del Palazzo Ducale di Modena, e ora conservate nella Galleria Estense, assieme a quelle prelevate “a massello” sul finire del Settecento dal duca Fran-cesco III d’Este, in gran parte provenienti dal Camerino dell’Eneide. Oltre a esporre tutte le testimonianze pittoriche e decorative prove-nienti da questo storico edificio, la mostra dà conto degli interventi di restauro recentemente effettuati sui brani di pittura ritrovati, così come di quelli architettonici ancora in corso, e non manca di sotto-lineare la centralità dell’intervento scandianese di Nicolò attraverso una sezione sulla storia letteraria ispirata ai temi epici dell’Orlando innamorato e alla fortuna cinquecentesca del poema; una sezione mu-sicale, con l’esposizione di strumenti musicali antichi in rapporto alle raffigurazioni musicali nella pittura di Nicolò dell’Abate; una sezio-ne sugli interventi di trasformazione architettonica dell’edificio, con l’esposizione di piante, mappe e progetti; e infine la sezione sulla for-tuna ottocentesca delle pitture murali scandianesi di Nicolò dell’Aba-te, ben documentata dagli scritti di Giambattista Venturi e dalle loro traduzioni incisorie.

Nicolò dell’Abate, Dama con Cavaliere,Reggio Emilia, Palazzo Casotti

SECONDA SALA

Antonio Gajani, Ritratto di Nicolò dell’Abate,incisione, 1820

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NICOLÒ DELL’ABATE

Benché le prime opere note di Nicolò dell’Abate siano destinate agli ambienti religiosi e monastici, non si può escludere che la loro commis-sione risalga a famiglie appartenenti all’aristocrazia estense o a perso-nalità eminenti del mondo ecclesiastico, il cui prestigio faceva leva sulle illustri origini familiari. È certo che l’itinerario dell’artista, tra i centri signorili del territorio estense e del Parmense, fa di Nicolò dell’Abate una personalità singolare, la cui attività si svolge quasi interamente in luoghi di pubblica rappresentatività cittadina, nelle residenze del-le Comunità e nelle abitazioni degli ultimi signori rinascimentali, dei grandi casati e delle nobili famiglie. Una committenza laica raffinata che lo incarica dell’esecuzione di fregi decorativi con allegorie, raffi-gurazioni di miti antichi, poemi epici, episodi cavallereschi, vedute di paesaggio, scene di vita cortese e di intrattenimento, allietate dal tema della musica e dei concerti. Luoghi come il Palazzo Comunale di Modena, con episodi dell’antica storia romana nella Sala del Fuoco; le pubbliche Beccherie modenesi, con figure allegoriche e il fregio con scene di concerto e di vendemmia; l’antico Castello dei Pio a Sassuolo, con affreschi dedicati alle avventure cavalleresche dell’Ariosto; e anco-ra la facciata di una casa prospiciente la via centrale di Busseto, con l’affresco dell’incontro tra l’imperatore Carlo V e il papa Paolo III, avvenuto nel 1543; la Rocca Meli Lupi di Soragna, con l’illustrazione in vari ambienti delle storie di Ercole, dei giochi dei putti e con Cupido che incocca l’arco; o il Palazzo Casotti di Reggio Emilia, da cui proven-gono i dipinti murali dall’enigmatico soggetto esposti in questa sala. Luoghi che definiscono un itinerario che congiunge coerentemente, in un contesto permeato di cultura umanistica, tematiche profane di sa-pore letterario ai circuiti esclusivi di una committenza aristocratica che coltiva il sogno di una civiltà neocavalleresca e neofeudale. In simile contesto prende forma la decorazione della Rocca di Scandia-no negli anni di Giulio Boiardo, tra il 1540 e il 1543 circa, con le pitture murali del Camerino dell’Eneide, del Sala del Paradiso e di altre nel cortile, andate perdute.

TERZA SALA

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Nicolò dell’Abate, Prasildo esce dal giardino attraverso la porta della Ricchezza con il ramo d’oro, lasciandone parte alla Ricchezza accompagnata dall’Avarizia, Modena, Galleria Estense, (già a Scandiano, Rocca dei Boiardo)

Nicolò dell’Abate, Prasildo ritorna a Babolonia con il ramo d’oro, prova d’amore per Tisbina, Modena, Galleria Estense, ( già a Scandiano, Rocca dei Boiardo, sala del Paradiso)

GLI STACCHI E GLI STRAPPI

Nonostante i notevoli rischi di perdite e distruzioni che la tecnica del-lo stacco “a massello” comportava, prevedendo il prelievo dell’intonaco dipinto assieme al supporto murario, con conseguenti gravi danni per la struttura edilizia, a partire dagli anni Settanta del Settecento, anche nel ducato estense sono numerosi e particolarmente significativi gli interventi di questo tipo.La perdita dei cento più prestigiosi capolavori della Galleria Estense, che con la nota “vendita di Dresda” del 1746 erano stati ceduti dal duca Fran-cesco III d’Este all’elettore Augusto III di Sassonia, re di Polonia, aveva infatti spinto il duca a cercare opere di rinomati artisti con cui incremen-tare la depauperata raccolta familiare, ma erano ormai poche le tavole e le tele in grado di dare lustro alla collezione che ancora potevano essere reperite e acquisite sul territorio.L’attenzione del duca, quindi, venne a posarsi su alcuni cicli decorativi, realizzati su muro all’interno di edifici le cui cattive condizioni non po-tevano che favorire i suoi intenti, permettendo di velare il reale scopo collezionistico del loro trasferimento dietro l’apparente urgenza di un ir-rinunciabile provvedimento conservativo a loro tutela. E proprio la Rocca di Scandiano divenne il primo scenario di una serie di imprese volte al trasferimento di decorazioni murali nel Palazzo Ducale di Modena.Infatti, per “salvare” le decorazioni del Camerino dell’Eneide, nel 1772 si decise di «segare i muri e trasportare le pitture ove fosse di piacere di Sua Altezza Serenissima». La Camera Ducale diede così avvio allo stacco dei dipinti nel Camerino, a cui seguirono, l’anno successivo, quelli nella corte e in un altro ambiente annesso, dal quale furono forse tratti i dipinti con Scene di storia romana o con gli episodi della Storia di Prasildo, Iroldo e Tisbina, conosciuta anche come “Storia del ramo d’oro” dell’Orlando innamorato, esposti in questa sala.All’inizio dell’Ottocento, Antonio Boccolari prelevò altri lacerti, operan-do per primo, nella Rocca, con la tecnica dello “strappo”, che prevedeva il solo prelievo del tonachino, evitando, così, di dovere estrarre l’intera porzione di muro a supporto del dipinto. La medesima tecnica che il re-stauratore Giovanni Rizzoli di Pieve di Cento, tra il 1847 e il 1848, ado-pererà per prelevare il Convito degli dei per le nozze di Amore e Psiche e i Suonatori dalla volta della Sala del Paradiso.

QUARTA SALA

Spinetta pentagonale (II metà del XVI sec.), Modena, Museo Civico d’Arte

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Nicolò dell’Abate, Suonatore di lira da braccio, Modena, Galleria Estense, ( già a Scandiano, Rocca dei Boiardo)

NICOLÒ DELl’ABATE E LA MUSICA

Il quarto ambiente del percorso di mostra è dedicato alla musica, le cui immaginarie sonorità sono spesso evocate da Nicolò dell’Abate nei suoi aristocratici concerti di gusto cortese. La varietà degli strumenti mu-sicali rappresentati, la ricchezza dei dettagli e l’impressione realistica imposta da Nicolò sono certamente all’origine della fortuna critica di queste rappresentazioni. Dal giovanile concerto del fregio delle Bec-cherie di Modena, qui esposto, alle successive opere scandianesi, che confermano con evidenza l’interesse dei Boiardo per la musica, testi-moniato anche dai contatti col compositore franco-fiammingo Ernold Caussin, fino ai raffinati ensemble bolognesi di Palazzo Poggi, Nicolò mostra infatti una particolare sensibilità per questo tema.In questa sala, assieme al Concerto delle Beccherie e all’Adorazione dei Magi di San Polo d’Enza, di raffinata marca parmigianinesca e da-tabile appena prima dell’arrivo a Scandiano di Nicolò, nel 1540, sono esposti antichi strumenti musicali che compaiono spesso nelle raffigu-razioni del pittore; come la spinetta pentagonale della seconda metà del Cinquecento, prestata dal Museo Civico d’Arte di Modena, o la co-eva arpa cromatica a tre file, proveniente dal Museo Internazionale della Musica di Bologna.

QUINTA SALA

Nicolò dell’Abate, Figura femminile che canta su parte notata, Modena, Galleria Estense, ( già a Scandiano, Rocca dei Boiardo, sala del Paradiso)

Nicolò dell’Abate, lunetta con paesaggio, Scandiano, Rocca dei Boiardo, Sala del Paradiso

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LA SALA DEL PARADISO

Nuove ricerche archivistiche hanno permesso di appurare che il prelie-vo delle decorazioni della volta, con i Suonatori tra festoni di gelsomini nei pennacchi e, al centro, il Convito degli dei per le nozze di Amore e Psiche tratto dalla loggia della Farnesina di Raffaello, fu operato dal restauratore Giovanni Rizzoli di Pieve di Cento tra il 1847 e il 1848, per volere del duca Francesco V d’Austria Este.In quella occasione non furono però asportati i Paesaggi dipinti delle lunette, probabilmente già nascosti sotto strati di scialbo al momento del prelievo delle altre pitture murali.Così, nella celebre Sala del Paradiso, di cui fino a tempi recenti si era persa memoria dell’esatta ubicazione, i saggi di pulitura effettuati nel 2003, in previsione del restauro complessivo dell’edificio, hanno rivela-to un delicato, sottilissimo strato di colore in corrispondenza delle lu-nette. La scopertura ulteriore effettuata dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha consentito di esaminare l’intera superficie di una lunetta e ha fornito la certezza del ritrovamento di un paesaggio caratterizza-to dal gusto inconfondibile del celebre pittore estense: la visione sere-na della natura disabitata, segnata tuttavia dalla storia, con vestigia di antichità e borghi in lontananza, torri e fortificazioni; un modello cui coerentemente si uniformano le altre lunette, restituite ora a un appagante apprezzamento dal paziente restauro condotto dalla ditta FaberRestauro, benché in varia misura offese dalle traumatiche vicis-situdini cui la Rocca è andata soggetta nel corso dei secoli.La fascia alta dell’ambiente, ora recuperato nei suoi valori architet-tonici grazie alla riapertura della doppia finestra originale e alla ri-composizione della volta sulla traccia delle analoghe volte delle salette confinanti, si articolava della successione di paesaggi entro le numero-se lunette incorniciate in basso dai festoni appesi a mascheroni laterali e affiancate dalle figure di musici sulle superfici ricurve dei pennacchi, protese verso la volta che presentava, entro cornice vegetale di fiori e frutti, la scena del Convito degli dei alle nozze di Amore e Psiche, se-condo lo schema raffaellesco tuttora visibile a Roma nella Villa Chigi.

SESTA SALA

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Restauri nella sala del Paradiso

I RESTAURI DELLA SALA DEL PARADISO

Il complesso progetto di recupero dei dipinti ritrovati nel 2003 nella Sala del Paradiso è durato ben quattro anni e ha visto impegnati nu-merosi operatori altamente specializzati. La fase iniziale di sperimen-tazione, effettuata dai restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, coadiuvati dal laboratorio scientifico del medesimo istituto, è servita per valutare l’entità della pittura sopravvissuta, cercando di comprendere anche le condizioni di conservazione dei dipinti occultati sino allora dallo scialbo e la tecnica esecutiva. La decorazione, che si rivelava realizzata a secco su vari strati preparatori di calce stesa a pennello, probabilmente con l’ausilio di un legante, col tempo si era degradata ed era stata occultata da scialbi.L’équipe dell’Istituto ha così messo a punto un progetto di intervento effettuando il restauro di un’intera lunetta presa a campione. Grazie ai risultati di questa prima fase, le operazioni di restauro sono continuate sull’intera decorazione per mano dei restauratori della ditta FaberRe-stauro, con l’assistenza puntuale e costante dell’Opificio.

SETTIMA SALA

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Orlando Innamorato, Venezia, Giovann’Antonio e Pietro fratelli De Nicolini da Sab-bio, 1544, Reggio Emila, Biblioteca Municipale Panizzi

LE CINQUECENTINE BOIARDESCHE

La produzione poetica di Matteo Maria Boiardo, della quale si dà in questa settima sala del percorso una testimonianza coeva alle vicende di Nicolò dell’Abate, ha avuto alterna fortuna lungo i secoli.La questione riguarda in particolare il poema maggiore, l’Orlando in-namorato o Inamoramento de Orlando, che sul finire del Quattrocento fu oggetto, presso le corti del tempo di un’attenzione quasi febbrile, con la quale si seguiva l’evoluzione in fieri del poema, di cui nel 1483 erano stati pubblicati solo i primi sessanta canti. In seguito, già a partire dagli anni Trenta del Cinquecento, il testo ori-ginale fu costretto a scontare la trasformazione che la lingua italiana aveva registrato con l’affermarsi della vulgata toscana, sul modello della triade dei grandi trecentisti Dante, Petrarca e Boccaccio. Que-sta evoluzione della lingua italiana in senso toscaneggiante rese di non facile comprensione la lettura dell’Innamorato, scritto in un volgare padano. Piuttosto che rinunciare al poema, del quale si continuava ad avvertire la grande innovazione di contenuti e stati d’animo, a comin-ciare dall’unione dei due cicli carolingio e bretone e dalle inesauribili quêtes dei suoi innumerevoli personaggi, si scelse dunque di autoriz-zarne, e quasi di commissionarne, vere e proprie traduzioni, rifacimen-ti, rimaneggiamenti e continuazioni, che si ebbero numerosi per quasi trecento anni.Ormai nell’Ottocento, il reggiano Antonio Panizzi, esule in terra in-glese dopo i moti risorgimentali del 1821, prima di diventare direttore della biblioteca del British Museum, pubblicò a Londra, tra il 1830 e il 1834, una poderosa edizione in nove volumi (quattro per l’Orlando innamorato, cinque per il Furioso) che riprendeva l’edizione originale, ridando nuovo lustro e nuova vita al testo di Boiardo.Le edizioni cinquecentesche dell’Orlando innamorato qui esposte sono estremamente rare, come i due preziosi incunaboli di opere minori di Boiardo pure in mostra. Infatti, delle prime nove edizioni dell’Orlando innamorato, sette sono note attraverso un unico esemplare superstite, mentre delle altre due non è pervenuta alcuna copia.

OTTAVA SALA

Giovan Battista Aleotti detto l’Argenta, Pianta ultima della Rocca di Scandiano, s.d. (circa 1618) Modena, Archivio di Stato

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GIOVANNI BATTISTA ALEOTTI A SCANDIANO

Dopo essere passata ai Thiene nel 1567, la Rocca di Scandiano, tra il 1599 e il 1604, è al centro di una serie di progetti di riconfigurazio-ne, commissionati dal marchese Giulio Thiene all’architetto Giovanni Battista Aleotti. In uno dei tre disegni esposti in questa sala Aleotti illustra il grande progetto di rinnovamento urbanistico di Scandiano, elevato a marchesato nel 1580: un vero e proprio piano urbano che partendo dal palazzo del signore, la “rocca vecchia et nuova insieme”, ipotizzata in dimensioni enormi rispetto alla misura del paese, traccia dalla parte di levante il disegno della futura espansione del centro abi-tato.La rocca dei Boiardo doveva essere ampliata verso est con l’edificazio-ne di una nuova rocca, delimitata sui lati est e sud da tre imponenti torrioni simili a quello realmente realizzato. Il palazzo del signore, an-cora circondato da fossati, si sarebbe sviluppato in direzione opposta a quella del vecchio “castello” e della “piazza vecchia”, affacciando-si con la nuova ala est su una grande piazza, detta “nova”, di forma quadrangolare e porticata su tre lati, a metà dei quali si sarebbero innestati i nuovi assi dello sviluppo urbano, destinati ad accogliere i futuri quartieri di forma regolare e geometrica, secondo un progetto analogo a quello che lo stesso Aleotti stava realizzando a Gualtieri per i marchesi Bentivoglio.Appare evidente, dunque, l’intenzione di Aleotti di realizzare non solo una nuova rocca ma anche una città nuova, libera dai rigidi confini dell’edilizia medievale, destinata ad essere totalmente rifondata e de-putata a divenire, nei progetti edilizi del suo signore, la capitale del piccolo Stato.

NONA SALA

Nicolò dell’Abate, Trasporto del cavallo di legno verso le mura di Troia (libro II ), Modena, Galleria Estense, (già a Scandiano, Rocca dei Boiardo, Camerino dell’ Eneide)

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IL CAMERINO DELL’ENEIDE

Le pitture murali che un tempo decoravano il Camerino dell’Eneide, ese-guite da Nicolò dell’Abate tra il 1540 e il 1543, furono prelevate con la tradizionale tecnica “a massello”. La vicenda ha inizio nel giugno del 1772, quando Vincenzo Fabrizi comunicava alla Camera Ducale di aver personalmente rilevato il precario stato in cui trovavano le decorazioni del Camerino dell’Eneide di Nicolò dell’Abate nella Rocca di Scandiano, aggiungendo di aver effettuato un ulteriore sopralluogo con alcuni periti per analizzare la situazione e per proporre un intervento di conservazio-ne che preservasse i preziosi dipinti.Con autorizzazione ducale, infatti, l’intera decorazione fu suddivisa in “cinquanta pezzi di muro”, staccata e trasferita nel Palazzo Ducale di Modena, dove, entro i primi mesi del 1773, i dipinti furono collocati nel Salone d’Onore.È proprio nel Salone del sontuoso palazzo estense che, a causa di un in-cendio divampato nel 1815, andarono perdute tre scene del ciclo virgilia-no, e altri dipinti provenienti dal Camerino scandianese, comprometten-do definitivamente l’assetto unitario della decorazione, che partiva dal basso, con la fascia monocroma delle scene di battaglia, proseguiva con i riquadri dedicati ai dodici libri dell’Eneide, si arricchiva con le vedute di paese nelle lunette e si completava con la volta dipinta. Qui, il Concerto di forma ottagonale, posto al centro, era attorniato da busti con figure di poeti e da medaglie con scene monocrome, che lo collegavano ai pen-nacchi con figure femminili.Il prelievo a massello delle pitture abatesche, che decoravano questo pre-zioso “scrigno” riservato all’otium umanistico del conte Giulio Boiardo, e gli altri successivi interventi edilizi, operati nella parte della Rocca in cui si trovava il Camerino, hanno cancellato quasi ogni traccia della sua esistenza, al punto che per molto tempo non solo si era persa memoria della sua esatta ubicazione nel piano nobile della Rocca, ma era pure risultato difficile riuscire a ricostruirne l’antico aspetto.Grazie ad attente indagini e nuove ipotesi ricostruttive, in mostra è fi-nalmente possibile presentare, accanto alle opere originali, anche il sug-gestivo allestimento che permette di evocare le perdute spazialità di uno tra i più raffinati ambienti del Cinquecento, entro il quale si presentava il più completo ciclo dell’Eneide del Rinascimento.

Rocca dei Boiardo a Scandiano

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ROCCA DEI BOIARDO

In origine il castello voluto dai Da Fogliano (inizio sec. XIV) aveva essen-zialmente funzioni di difesa militare. Con l’avvento della famiglia Boiar-do al governo del paese (1423) l’antico fortilizio cominciò a trasformarsi in dimora signorile. I Thiene, succeduti ai Boiardo nel 1565, continuarono l’opera d’abbellimento della Rocca; infine nei secoli XVII e XVIII i Ben-tivoglio prima e i Duchi d’Este poi la trasformarono in palazzo monumen-tale. Molti altri artisti lavorarono in Rocca e tra questi ricordiamo: Barto-lomeo Spani e Antonio Traeri detto il Cestellino, noto scultore modenese.Il cortile della Rocca presenta molti elementi architettonici che testimo-niano le stratificazioni artistiche succedutesi nei secoli. La parete sud mo-stra ancora una colonna (dell’originario portico quattro-cinquecentesco) con il caratteristico capitello, di gusto tardo medievale, “a foglia d’acqua” . La parte ovest evidenzia (al di sotto dell’ultima cortina muraria sette-centesca) diversi stili e consente di riconoscere, sotto gli archi acuti delle finestre, alcune tracce di affreschi monocromi quattrocenteschi. Al piano terra si apre l’appartamento Estense, che vede succedersi le stanze di origine seicentesca, modificate così come le vediamo allo stato attuale, agli inizi del ‘700 dai Marchesi d’Este. Questo percorso si snoda attraverso le diverse sale, che traggono il nome dal motivo dominante nel-la decorazione. La “Sala dei Gigli”, ricca anche degli affreschi con vedute di Scandiano, di autore ignoto, la “Sala del Camino” in stile rococò, la “Sala del Drappo”, dal prezioso drappo che circonda la volta del cielo sul soffitto, la “Sala dell’Alcova”, che presenta affreschi del ‘700 con scene di battaglia, ed infine la “Sala delle Aquile”, situata nel corpo della torre, dove sono raffigurati i busti di Luigi, Borso, Foresto e Rinaldo d’Este. Le decorazioni plastiche di queste sale sono opera del Cestellino.Lo scalone monumentale della Rocca è stato concepito nella sua formu-lazione originaria da Giovan Battista Aleotti all’inizio del 1600. la scali-nata a “tenaglia” è successiva di qualche anno e fu probabilmente voluta dalla famiglia Bentivoglio. Le statue in terracotta raffigurano molto pro-babilmente personaggi della famiglia Thiene e furono realizzate nel 1619 dallo scultore genovese Giovan Battista Pontelli. Sono quattro le statue superstiti che raffigurano, probabilmente, Marcantonio, Ottavio I, Giulio e Ottavio II Thiene.

Comitato d’onore

Sandro BondiMinistro per i Beni e le Attività Culturali

Giuseppe ProiettiSegretario Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Roberto CecchiDirettore Generale per i Beni Architet-tonici, Storico-Artistici ed Etnoantropologici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Maddalena RagniDirettore Generale per il Bilancio e la Programmazione economica, la Promozione, la Qualità e la Standardizzazione delle Procedure

Carla Di FrancescoDirettore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna, Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Sonia MasiniPresidente della Provincia di Reggio Emilia

Mons. Adriano CaprioliVescovo di Reggio Emilia-Guastalla

Angelo GiovannettiSindaco di Scandiano

Giorgio PighiSindaco di Modena

Antonella SpaggiariPresidente della Fondazione Pietro Manodori

Comitato promotore

PresidenteAngelo GiovannettiSindaco di Scandiano

Maddalena RagniPresidente del Comitato Nazionale “Storie dipinte. Nicolò dell’Abate e la pittura del Cinquecento tra l’Emilia e Parigi”, già Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna

Mario ScaliniSoprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia

Sabina FerrariSoprintendente per i Beni Architet-tonici e Paesaggistici di Bologna, Modena e Reggio Emilia

Isabella Lapi BalleriniSoprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Firenze

Massimo MussiniVicepresidente della Fondazione Pietro Manodori, Reggio Emilia

Nadia LusettiAssessore alla Cultura,Comune di Scandiano

Francesca PiccininiDirettrice Museo Civico d’Arte, Comune di Modena

Sandro ParmiggianiDirettore di Palazzo Magnani, Provincia di Reggio Emilia

Enti organizzatori

Comune di Scandiano

Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia

in collaborazione conCentro Studi Matteo Maria Boiardo di Scandiano e conUfficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla

Mostra a cura di

Angelo MazzaMassimo Mussini

Comitato scientifico

Sylvie Béguin, PresidenteAngelo Mazza, CoordinatoreLuca Silingardi, SegretarioGiuseppe AnceschiGiorgio Adelmo BertaniCecilia FrosininiMariarosa LanfranchiGiorgio MontecchiAlberto MorselliMassimo MussiniFrancesca PiccininiNico Staiti

Coordinamento generale Nadia LusettiAssessore alla Cultura,Comune di Scandiano

Coordinamento organizzativo generale

Lisa FerrariComune di Scandiano

Segreteria organizzativa

Lorena MammiFederica MontiMassimo Tassi

Assicurazioni

Axa ArtProgres Insurance Broker Service Assicurazioni Union Broker

Trasporti

Borghi International

Restauri

Restauro delle pitture muralidi Nicolò dell’Abatenella Rocca di Scandiano

direzione restauro:Opificio delle Pietre Duredi Firenze;soprintendenti:Cristina Acidini(fino a febbraio 2008),Bruno Santi(fino a febbraio 2009),Isabella Lapi Ballerini(da marzo 2009);direzione del Settorerestauro pitture murali:Cristina Danti(fino a dicembre 2007),Cecilia Frosinini(da gennaio 2008);direzione tecnica:Alberto Felici, Mariarosa LanfranchiSoprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologicidi Modena e Reggio Emilia;soprintendenti:Filippo Trevisani,Maria Grazia Bernardini,Serenita Papaldo(fino ad aprile 2008),Mario Scalini (da maggio 2008);direzione restauro:

Angelo Mazzacon la collaborazionedi Laura Bedini

indagini scientificheOpificio delle Pietre Dure di Firenze;indagini chimiche e biologiche: Giancarlo Lanterna, Carlo Galliano Lalli, Daniela Pinna, Maria Rizzi,Isetta Tosinicon la collaborazionedi Romina Bonaldo;documentazione fotograficain luce normale e in fluorescenza U.V.:Alfredo Aldrovandi, Sergio Cipriani

ditta esecutrice del restauro:FabeRestauro, Sesto Fiorentino(ottobre 2005 - aprile 2009)Stefania Luppichini,Sara Penoni, Cristiana Todarocon la collaborazionedi Giorgia Amicarella, Silvia Candi, Bartolomeo Ciccone, Chiara Davoli,Bernadette Khun, Barbara Penoni,Guia Silvani, Emanuela Tarsi;documentazione fotografica:Andrea Vigna, Torino

Assistenza e controllo opere in mostra

Angelo Mazza con la collaborazione di Domenico FedericoSoprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia

Allestimento

progetto:Studio Ufficio Progetti. Giorgio Bertani e Francesca Vezzali architetti associatirealizzazione:Tecton Soc.Coop., Reggio Emilia

Albo dei prestatori

Bologna, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di BolognaFerrara, Biblioteca AriosteaModena, Galleria, Museo e Lapidario EstenseModena, Istituto Statale d’Arte “Adolfo Venturi”Modena, Museo Civico d’ArteReggio Emilia, Biblioteca Civica PanizziReggio Emilia, famiglia CorbelliReggio Emilia, Galleria Civica FontanesiSan Polo d’Enza, chiesa parrocchia-le dei Santi Pietro e PaoloScandiano, Biblioteca ComunaleScandiano, Alberto Morselli

Ringraziamenti

Cristina Acidini, Laura Bedini, Pie-rangelo Bellettini, Maria Grazia Bernardini, Lorenzo Bianconi, Franco Bolondi, Alessandra Bondavalli, Giorgio Bonsanti, Silvia Ciampa, Marco Ciatti, Giovanni Coppola, Elisabetta Fadda, Elisabetta Farioli, Daniela Ferriani, Maurizio Festanti, Euride Fregni, Elena Fumagalli, mons. Tiziano Ghirelli, Gaetano Guida, Guillaume Kazerouni, Nunzia Lanzetta, Adele Leccia, Lorenzo Lorenzini, Roberto Mar-cuccio, Graziella Martinelli Braglia, Maria Morgan, Alberto Nasciuti, Giovanna Paoloz-zi Strozzi, Serenita Papaldo, Rhrr Art Gallery, Elena Rossoni, Bruno Santi, Jenny Servino, Maria Grazia Silvestri, Cristina Ste-fani, Filippo Trevisani, Luigi Tripodi

Si ringraziano per la collaborazione i direttori e il personale di Kunsthistorisches Institut di Firenze Archivio di Stato di ModenaBiblioteca Civica d’Arte Poletti di Modena Biblioteca Estense Universitaria di Modena Archivio di Stato di Reggio Emilia Biblioteca Comunale Salvemini e Archivio Storico Comunale di Scandiano

Biblioteca Civica Panizzi di Reggio Emilia Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Reggio Emilia-GuastallaBiblioteca e Archivio dell’Accade-mia Militare di ModenaManuela BenassiElena GuidettiUmberto Bertolini

Comunicazione e promozione

CoordinamentoPaolo MaininiComune di Scandiano

Ufficio stampaCarlo Ghielmetti-Manuela Petrulli CLP Relazioni PubblichePaolo MaininiComune di Scandiano

AudioguideSantimone S.r.l., ModenaLuca Silingardi, testiRiccardo Rovatti, voice over

Sito webLinux Group, realizzazioneLuca Silingardi, testi

Installazioni videoCalogero Venezia, regiaLuca Silingardi, testiRiccardo Rovatti, voice over

Installazione videorestauri Sala del ParadisoIain Antony Macleod, regiaServizi accoglienza e biglietteria

Archeosistemi - Soc. cooperativa di archeologia e servizi culturali, Modena

Visite guidate

Archeosistemi - Soc. cooperativa di archeologia e servizi culturali, Modena

Sponsor della mostra

Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia “Pietro Manodori”

Enìa

Sponsor dei restauri

Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia “Pietro Manodori”

Pregel

Gruppo Unieco

Maletti Group

Casalgrande Padana

Ceramica Magica

Edil Co.ge.co. S.r.l.

Agvgroup

Credito Cooperativo Reggiano

Cooperativa Muratori Reggiolo

Runway

In collaborazione con Conad Centro Nord

Info: Ufficio Cultura Comune di Scandiano - Tel. [email protected] - www.mostradellabatescandiano.42019.it