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NEWS GIORNALE 2005-2008 CONTRO TUMORE AL CERVELLO SCOPERTI CINQUE GENI Neuroscienziati australiani hanno realizzato una scoperta genetica che potra' mettere fine ai trattamenti uguali per tutti per le diverse forme di cancro al cervello, ed aiutare i pazienti a vivere piu' a lungo. I ricercatori della sezione ormoni e cancro dell'Istituto Kolling, universita' di Sydney, hanno identificato cinque geni che saranno usati per abbinare ciascun paziente alla terapia piu' efficace e con effetti piu' rapidi. Questo approccio su misura rappresentera' un miglioramento significativo rispetto ai trattamenti standard di uso corrente, di radioterapia e chemioterapia, a cui risponde bene solo un paziente su quattro, ha spiegato il dott. Kerrie McDonald, che guida il progetto, al convegno scientifico annuale della Societa' oncologica clinica d'Australia. Nonostante il fatto che ogni cancro al cervello sia differente, il trattamento corrente consiste nell'approccio “una terapia va bene per tutti”, ha detto. Dopo la rimozione chirurgica del tumore, i pazienti sono trattati con radioterapia e chemioterapia. ''Tre pazienti su quattro non rispondono a questa prima linea di trattamento, e questo contribuisce a cattivi risultati di sopravvivenza per i pazienti di cancro al cervello'', ha detto. McDonald, insieme ai colleghi dell'Istituto Kolling e dell'ospedale Royal North Shore, ed agli statistici dell'ente federale di ricerca Csiro, hanno potuto usare campioni di tessuti dalla Banca dei tumori al cervello, in modo da creare profili simultanei di migliaia di geni. ''Abbiamo identificato cinque geni di importanza clinica, dai quali stiamo ricavando dei marker biologici per consentire ai neurooncologi di prevedere come i pazienti risponderanno al trattamento, e variare di conseguenza il tipo e il dosaggio del farmaco'', ha detto lo studioso. BRONCOPNEUMATIA, PER MALATI RIABILITAZIONE E' MIRAGGIO La riabilitazione e' un miraggio per sette malati su dieci affetti da Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (Bpco) in ossigenoterapia e uno su due deve rinunciare a spostarsi per lunghi percorsi: sono i principali risultati di un progetto pilota dell'Asl Roma A svolto in collaborazione con l'Associazione Italiana Pazienti Bpco. Il progetto e' stato presentato nel corso della conferenza nazionale sulla malattia promossa dall'Associazione pazienti Bpco, progetto Gold (Iniziativa Globale per malattie croniche ostruttive polmonari, e progetto Libra (Linee Guida Italiane Bpco, rinite e asma). L'iniziativa ha coinvolto 308 malati, di cui la maggioranza, il 90%, si ritiene soddisfatta del servizio pubblico, anche se sottolinea la complessita' burocratica per il controllo e il rinnovo della terapia con l'ossigeno. Il problema piu' sentito dai pazienti e' tuttavia quello legato agli spostamenti, un ammalato su due ha dichiarato di dover rinunciare alle vacanze a causa dei problemi collegati al ricaricamento del contenitore portatile di ossigeno, fondamentale per uscire di casa. La Bpco consiste nel deterioramento della funzionalita' respiratoria attraverso un'ostruzione irreversibile delle vie aere e distruzione delle vie polmonari e negli stati piu' avanzati richiede il ricorso all'ossigenoterapia. ''Per una buona gestione del paziente con Bpco e per evitare che il paziente si aggravi velocemente dovendo ricorrere quindi presto all'ossigenoterapia e' determinante la diagnosi precoce e soprattutto corretta della malattia'' spiega Germano Bettoncelli, 10/05/2010

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NEWS GIORNALE 2005-2008

CONTRO TUMORE AL CERVELLO SCOPERTI CINQUE GENI

Neuroscienziati australiani hanno realizzato una scoperta genetica che potra' mettere fine ai trattamenti uguali per tutti per le diverse forme di cancro al cervello, ed aiutare i pazienti a vivere piu' a lungo. I ricercatori della sezione ormoni e cancro dell'Istituto Kolling, universita' di Sydney, hanno identificato cinque geni che saranno usati per abbinare ciascun paziente alla terapia piu' efficace e con effetti piu' rapidi. Questo approccio su misura rappresentera' un miglioramento significativo rispetto ai trattamenti standard di uso corrente, di radioterapia e chemioterapia, a cui risponde bene solo un paziente su quattro, ha spiegato il dott. Kerrie McDonald, che guida il progetto, al convegno scientifico annuale della Societa' oncologica clinica d'Australia. Nonostante il fatto che ogni cancro al cervello sia differente, il trattamento corrente consiste nell'approccio “una terapia va bene per tutti”, ha detto. Dopo la rimozione chirurgica del tumore, i pazienti sono trattati con radioterapia e chemioterapia. ''Tre pazienti su quattro non rispondono a questa prima linea di trattamento, e questo contribuisce a cattivi risultati di sopravvivenza per i pazienti di cancro al cervello'', ha detto. McDonald, insieme ai colleghi dell'Istituto Kolling e dell'ospedale Royal North Shore, ed agli statistici dell'ente federale di ricerca Csiro, hanno potuto usare campioni di tessuti dalla Banca dei tumori al cervello, in modo da creare profili simultanei di migliaia di geni. ''Abbiamo identificato cinque geni di importanza clinica, dai quali stiamo ricavando dei marker biologici per consentire ai neurooncologi di prevedere come i pazienti risponderanno al trattamento, e variare di conseguenza il tipo e il dosaggio del farmaco'', ha detto lo studioso.

BRONCOPNEUMATIA, PER MALATI RIABILITAZIONE E' MIRAGGIO

La riabilitazione e' un miraggio per sette malati su dieci affetti da Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (Bpco) in ossigenoterapia e uno su due deve rinunciare a spostarsi per lunghi percorsi: sono i principali risultati di un progetto pilota dell'Asl Roma A svolto in collaborazione con l'Associazione Italiana Pazienti Bpco. Il progetto e' stato presentato nel corso della conferenza nazionale sulla malattia promossa dall'Associazione pazienti Bpco, progetto Gold (Iniziativa Globale per malattie croniche ostruttive polmonari, e progetto Libra (Linee Guida Italiane Bpco, rinite e asma). L'iniziativa ha coinvolto 308 malati, di cui la maggioranza, il 90%, si ritiene soddisfatta del servizio pubblico, anche se sottolinea la complessita' burocratica per il controllo e il rinnovo della terapia con l'ossigeno. Il problema piu' sentito dai pazienti e' tuttavia quello legato agli spostamenti, un ammalato su due ha dichiarato di dover rinunciare alle vacanze a causa dei problemi collegati al ricaricamento del contenitore portatile di ossigeno, fondamentale per uscire di casa. La Bpco consiste nel deterioramento della funzionalita' respiratoria attraverso un'ostruzione irreversibile delle vie aere e distruzione delle vie polmonari e negli stati piu' avanzati richiede il ricorso all'ossigenoterapia. ''Per una buona gestione del paziente con Bpco e per evitare che il paziente si aggravi velocemente dovendo ricorrere quindi presto all'ossigenoterapia e' determinante la diagnosi precoce e soprattutto corretta della malattia'' spiega Germano Bettoncelli,

10/05/2010

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della Societa' Italiana di Medicina Generale secondo il quale occorrerebbe anche un piano di formazione sulla malattia rivolto ai medici di base.

CONTRO MAL DI SCHIENA PARACETAMOLO E MOVIMENTO

E' molto piu' semplice ed economica di quanto si possa pensare la cura per il mal di schiena. Non manipolazioni e antinfiammatori, ma paracetamolo e attivita' motoria: sono questi i metodi migliori per riprendersi da uno dei disturbi piu' fastidiosi e comuni, causa delle assenze piu' lunghe dal lavoro, secondo alcuni ricercatori australiani che hanno pubblicato il loro studio su 'Lancet'. Gli studiosi dell'universita' di Sydney hanno esaminato 240 persone con mal di schiena e scoperto che gli antinfiammatori e le manipolazioni spinali non fanno alcuna differenza nel tempo di guarigione. Per arrivare a questa conclusione, hanno dato ai pazienti un antinfiammatorio, o un placebo, o una terapia a base di manipolazioni spinali vere o simulate. Allo stesso tempo il medico gli aveva dato anche consigli su trattamenti piu' semplici, come mantenersi attivi, evitare il riposo a letto e prendere del paracetamolo. Dopo 12 settimane di studio non sono state riscontrate differenze nei tempi di guarigione nei pazienti che erano stati sottoposti ad antinfiammatorio o manipolazioni spinali. Alla fine dello studio, quasi tutti i pazienti erano guariti indipendentemente dalla terapia ricevuta. Secondo Mark Hancock, coordinatore dello studio, ''non ci sono benefici clinici da trattamenti ulteriori e particolari. E non bisogna dimenticare gli effetti avversi collegati ad antinfiammatori a base di diclofenac o ibuprofene''.

TETANO E VARICELLA, COPERTURA DURA DECENNI

I vaccini per varicella e tetano coprono un periodo molto piu' lungo di quello che si crede, fino a tutta la vita. Lo afferma uno studio dell'universita' dell'Oregon, pubblicato dal New England Journal of Medecine. I ricercatori hanno verificato per ventisei anni tramite regolari analisi del sangue la presenza degli anticorpi di alcune vaccinazioni in 45 persone. Lo studio era particolarmente interessato a scoprire in quanto tempo si perde la copertura per il tetano, il cui richiamo viene fatto ogni dieci anni, e per la varicella, uno dei possibili virus implicati nel bioterrorismo. I risultati sono stati rassicuranti: nel primo caso, gli anticorpi erano ancora presenti in percentuale rilevante nel sangue dopo 20 anni, mentre per la varicella la copertura dura addirittura 92 anni. Il tempo di emivita (cioe' quello in cui gli anticorpi diminuiscono del 50%) di altre malattie infantili e' sempre alto: 50 anni per il morbillo, 19 per la difterite mentre per rosolia, rubella, orecchioni e morbillo la copertura dura tutta la vita. ''Questa e' la dimostrazione che opportune vaccinazioni sono vitali per la protezione contro le malattie infettive - spiega Mark Slifka, coordinatore dello studio - e non hanno nessuna controindicazione per la salute''.

UNA PERSONA SU 200 SOFFRE DI SCHIZOFRENIA, IL 55% NON GUARISCE

Sono 245mila, cioe' uno ogni 200 (pari allo 0,5% della popolazione) le persone che in Italia sono o sono state affette da disturbi di tipo schizofrenico, e 550mila quelle attualmente in trattamento presso i 211 dipartimenti di salute mentale presenti sul nostro territorio. Sono alcuni dei dati prodotti oggi al ministero della Salute da psichiatri e associazioni di malati e familiari, alla presentazione della Linee guida per gli interventi precoci su questa malattia. ''L'incidenza di questi malati nella popolazione - ha spiegato Mirella Ruggeri, presidente della Societa' italiana di epidemiologia psichiatrica - e' piu o meno rimasta stabile nel tempo. Ogni anno ci attendiamo dai 10 ai 20 nuovi casi ogni 100mila abitanti. Senz'altro si e' riscontrato, anche a livello internazionale, che i contesti urbani a forte disaggregazione sociale sono quelli con il tasso maggiore di psicosi, di cui la schizofrenia e' la manifestazione piu' grave''. Fondamentale e' una diagnosi, e quindi, un intervento precoce della malattia, per poter avere un migliore decorso della patologia. ''Per fare una diagnosi - continua - servono almeno sei mesi di osservazione, ma in alcuni casi si puo' arrivare anche a due anni. L'ideale sarebbe poter fare una diagnosi nel primo anno dall'esordio della malattia''. Anche se, aggiunge Giovanni de Girolamo, dell'Agenzia sanitaria regionale dell'Emilia Romagna, ''la guarigione non si puo' garantire a nessuno. Basti

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pensare che prima dei trattamenti farmacologici e psicologici, l'esito positivo della malattia si aveva per il 35% dei malati, e dopo la loro introduzione, dal 1956, e' salito al 45%. Cio' significa che vi e' un 55% che non guarisce mai''. Ma, senza sperare in una guarigione, molte famiglie vorrebbero un maggiore impegno e aiuto da parte delle istituzioni. ''Vogliamo fatti, non parole - ha detto Emilio Covino, dell'Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica - Noi familiari non possiamo fare tutto, e non ne siamo neanche capaci''. Purtroppo si parla di questi problemi solo quando si verifica il grave fatto di cronaca, conclude Covino, ''poi viviamo nel silenzio. E' vero che molte famiglie e malati non vogliono vedere il problema fin quando non e' piu' possibile rimandare. Ma e' anche vero che manca un controllo da parte dei medici e del sistema sull'assunzione dei farmaci da parte dei malati, che spesso avviene in modo discontinuo''.

40% ITALIANI CON ALITOSI, FORTE IMPATTO PSICOLOGICO

Quasi il 40% degli italiani soffre di alitosi, disturbo che si manifesta con l'emissione di gas maleodoranti quando si respira e si parla. Lo rivela uno studio che verra' presentato domani a Torino al IV Congresso nazionale Aira (Associazione italiana ricerca alitosi), organizzato dal centro, primo in Italia, per la diagnosi e la cura di questo disturbo dell'ospedale Molinette di Torino. L'indagine si basa sull'attivita' svolta nei primi tre anni dal centro diretto da Mario Aimetti. ''Finora non si disponeva di dati certi sull'alitosi - dice Stefano Carossa, direttore della Clinica odontostomatologica universitaria, di cui il servizio fa parte - eppure questa patologia e' diventata un problema sociale''. Oltre a essere un problema sanitario, la patologia ha un impatto psicologico, a volte anche grave. Le cause dell'alitosi si annidano dentro la bocca, ma l'origine puo' anche essere altrove. Malattie gastroenteriche, otorinolaringoiatriche, respiratorie, renali possono manifestarsi con un'alitosi. Tra le cause intraorali, carie e parodontite sono le piu' frequenti. Il 90% dei pazienti con alitosi molto accentuata e' affetto da parodontite, un processo infiammatorio che causa distruzione dei tessuti a sostegno dei denti e puo' determinarne la caduta. Nel 60% dei casi i pazienti presentano una patina che ricopre gran parte della lingua.

CUORE: SI MUORE MENO MA PREVENZIONE DONNE SCARSA

Si e' ridotto il rischio per gli italiani di ammalarsi e morire per le malattie cardiovascolari, ma le donne fanno ancora poca prevenzione nella terza eta' e rimangono spesso vittime delle forme piu' letali. E' quanto emerge dall'indagine del Censis ''Cittadini e sanita': i malati delle patologie cardiovascolari'' realizzata su un campione di 1.000 cittadini. Nel periodo 1980-2007 i ''nuovi casi'' ogni 100 mila abitanti sono scesi da 293 a 146 per gli uomini e da 94 a 49.6 per le donne. Diminuito anche il tasso di mortalita' passato da 60.1 a 42 per 100 mila abitanti, eccetto per le malattie ischemiche del cuore femminili dove si e' registrato un aumento consistente (da 106.9 a 121.5 ogni 100 mila abitanti). In generale gli italiani temono poco di ammalarsi di cuore (24.4% del campione). Fanno piu' paura i tumori (78.9%) e le malattie celebrovascolari (28.4%). Tra i fattori di rischio indicano lo stile di vita (89%) i fattori ereditari (44.5%) e l'ambiente in cui si vive (30.3%). ''Una percezione sbagliata'' dichiara Donato Greco, capo dipartimento del Ministero della Salute ricordando invece che il 90% del rischio e' legato al consumo di fumo e alcool, all'inattivita' fisica e a una dieta squilibrata. Ad avere piu' paura sono gli uomini soprattutto nella terza eta' e che vivono al Nord (dove si regista anche una maggiore mortalita') che, per questo, tengono sotto controllo peso (78.3% degli intervistati), pressione arteriosa (76.4%), colesterolo (71.2%) e glicemia (62%), e eseguono esami annuali per il controllo cardiaco quali l'elettrocardiogramma. Piu' del 44% degli intervistati dichiara di aver avuto un caso in famiglia o tra gli amici stretti e tra gli aspetti critici legati alla sanita' si richiede piu' assistenza domiciliare, rapidita' nell'accesso aglio esami diagnostici di controllo, numeri di telefono da contattare in caso di urgenze e, soprattutto al Sud, la presenza di un pronto soccorso dedicato.

L’ EMICRANIA 'TI CAMBIA LA TESTA'

10/05/2010

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L'emicrania 'ti cambia la testa', probabilmente influenzando la struttura di un'area della corteccia molto importante per elaborare informazioni sensoriali e per il dolore, la corteccia somatosensoriale. Infatti Nouchine Hadjikhani del Massachusetts General Hospital di Boston ha scoperto che chi soffre di emicrania presenta un ispessimento considerevole di questa regione, piu' spessa anche del 21% rispetto ad individui sani. La scoperta ripropone il vecchio dilemma dell'uovo e della gallina: gli individui con la corteccia somatosensoriale piu' ispessita sono soggetti di per se' piu' inclini a soffrire di emicrania, oppure e' proprio questa tremenda cefalea che agisce modificando il cervello fino a provocare l'ispessimento osservato in questo studio? Per ora gli esperti Usa non si sbilanciano su una delle due ipotesi, ma il loro studio mostra per la prima volta in modo evidente che nel cervello del paziente emicranico c'e' qualcosa di visibilmente diverso. La corteccia somatosensoriale primaria, che riceve i segnali dalla superficie corporea di tipo tattile, termico, dolorifico, e' un'area cerebrale importante gia' chiamata in causa in altri studi. Per esempio in passato si era visto che in malati di Alzheimer quest'area corticale appare assottigliata o che, viceversa, uno strenuo allenamento mentale e motorio puo' determinarne l'ispessimento. In questo studio gli esperti hanno confrontato il cervello di un gruppo di soggetti con emicrania con quello di individui sani. I primi presentano una corteccia somatosensoriale piu' spessa in media del 21%. E' possibile che a questo ispessimento sia da attribuire la maggiore sensibilita' agli stimoli sensoriali dei soggetti emicranici e quindi da ricondurre il fatto che gli emicranici spesso soffrono anche di mal di schiena e allodinia, dolore dovuto a stimoli normalmente non dolorosi come una carezza. ''Attacchi emicranici ripetuti - ha detto Hadjikhani - potrebbero causare o essere il risultato di questi cambiamenti strutturali del cervello'', resta quindi da capire se ne sono causa o conseguenza.

MALATTIE RENI E' “EPIDEMIA”, COLPITI UN EUROPEO SU 10

E' ancora “silenziosa”, ma ha già le dimensioni di un'epidemia, la diffusione delle malattie renali in Europa: colpiscono infatti una persona su dieci, sono scatenate soprattutto da malattie cardiovascolari, obesità e diabete e, se all'inizio non si annunciano con sintomi facilmente riconoscibili, presto diventano invalidanti, costringendo alla dialisi e in seguito al trapianto. E' il quadro presentato a Stoccolma dagli esperti riuniti al congresso dell'Associazione europea per le malattie renali e dall'Associazione europea per la dialisi e il trapianto (Era-Edta). Una posizione, quella europea, che si allinea a quella americana, che con i National Institutes of Health (Nih) un anno fa hanno definito le malattie renali una delle maggiori minacce per la salute pubblica. “Malattie cardiovascolari e diabete sono le principali cause della diffusione delle malattie renali”, ha osservato Peter Stenvinkel, dell'Istituto Karolinska di Stoccolma. Le prime, per esempio, possono aumentare da 100 e 1.000 volte il rischio di insufficienza renale. E nei prossimi anni si attende un aumento ulteriore, considerando che solo i casi di diabete stanno ormai confermando la tendenza a raggiungere nel 2010 il 50% in più rispetto al 2000. Negli ultimi 20 anni, poi, è aumentato notevolmente anche il numero dei pazienti nei quali i reni sono così compromessi da richiedere la dialisi: dal 1991 al 2003 sono quasi raddoppiati, passando da 3.707 a 6.950, ha detto Bitta Hylander, responsabile del reparto di Nefrologia dell'ospedale universitario dell'istituto Karolinska. ''E' un aumento - ha aggiunto - che si è osservato in tutto il mondo, strettamente legato a problemi cardiovascolari, soprattutto ipertensione e aterosclerosi''. Accanto a queste cause, gioca un ruolo importante anche l'invecchiamento generale della popolazione: ''la malattie renali diventano molto comuni soprattutto dopo i 70 anni'', ha rilevato Stenvinkel. Un fenomeno che gli esperti non esitano ad affrontare come una vera e propria epidemia, tanto che uno dei temi più discussi nel congresso di Stoccolma è l'opportunità o meno di screening di massa. ''Alcuni - ha concluso - ritengono che sia opportuno un esame periodico dei livelli di albumina e creatina nella popolazione generale. Se ne sta discutendo''.

ICTUS TERZA CAUSA MORTE, 200.000 NUOVI CASI ALL' ANNO

In Italia l' ictus è la terza causa di morte (dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie) e ci sono circa 200.000 nuovi casi all' anno. Il dato è stato diffuso nell' ambito di un convegno che si tiene

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all' ospedale Maggiore di Bologna, organizzato dalla Chirurgia vascolare e dalla Neurologia. Il rischio di ictus aumenta con l'età - hanno spiegato gli organizzatori - In pratica raddoppia ogni 10 anni a partire dai 45 anni e raggiunge il valore massimo negli over 80. Il rischio di recidiva varia dal 10 al 15% nel primo anno e dal 4 al 9% per ogni anno nei primi 5 dall'episodio iniziale. Il progressivo invecchiamento della popolazione e il fatto che l'incidenza dell'ictus sia correlata all'età, fanno ritenere che in Italia l'incidenza di ictus aumenterà. Le proiezioni fino al 2016 fanno ritenere che tale aumento sarà circa del 22,2%. La mortalità per ictus, dagli anni '50 ad oggi, si è ridotta in maniera rilevante nei Paesi occidentali, grazie soprattutto al controllo dell'ipertensione arteriosa. Su 30 persone colpite da ictus ischemico acuto, una in più può essere salvata se viene curata in aree di degenza dedicata, e una in più su 20 tornerà a casa dopo il ricovero in condizioni di autonomia funzionale.

PROBLEMI MENTALI PER 2 MILIONI DI ITALIANI

Sono due milioni gli italiani che accusano disturbi mentali: di questi, circa uno su quattro (mezzo milione di persone) e' in trattamento per una psicosi, un disturbo dell'umore o per l'ansia. Sono i dati presentati dagli esperti della società italiana di psichiatria (Sip) in una conferenza sul futuro di questa disciplina medica a 30 anni dalla Legge Basaglia. I dati, estratti da uno studio condotto in 707 Centri di salute mentale (Csm) italiani e realizzato dal Centro ricerche in psichiatria di Torino in collaborazione con la Sip, sono relativi al periodo 2004-2006. In particolare, il totale dei nuovi accessi ai servizi di salute mentale nel 2004 supera i 234 mila casi: il 37,7% di questi era in trattamento attivo, e in tre casi su quattro questo trattamento si è svolto in sede ambulatoriale. La fascia più colpita dai disturbi è quella dei giovani adulti (18-44 anni), e le donne in cura sono più degli uomini (56,5%). La diagnosi più frequente, con quasi 120 mila casi, è quella relativa alla psicosi (29,14%) seguita dai disturbi dell'umore (25%) e dell'ansia (22,3%) (queste ultime due colpiscono quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini). Inoltre, rispetto alle persone già in cura, nei nuovi accessi si dimezzano i disturbi dell'area psicotica, mentre aumentano i disturbi d'ansia.

SORDITA' PER CINQUE MILIONI DI ITALIANI

Circa cinque milioni di italiani hanno problemi di udito e ogni anno più di mille bambini nascono con una sordità congenita: se una maggiore diffusione della lingua dei segni è la soluzione a breve termine, a lungo termine si guarda alla possibilità di utilizzare le cellule conservate nelle banche internazionali del cordone ombelicale, frutto di donazioni, per riparare i danni dell'organo interno dell'orecchio, la coclea. Sono le proposte lanciate a Roma, nella prima conferenza nazionale sulla sordità. Organizzato dall'Ente Nazionale Sordi in collaborazione con l'università di Roma “La Sapienza”, l'incontro ha inteso mettere in luce lo stato dell'arte sulla sordità, a partire da problema sociale della lingua dei segni, hanno detto i professionisti dipartimento medico scientifico dell'ente. Sulla diffusione della lingua dei segni, hanno precisato, esiste un disegno di legge che aspetta di essere convertito. Nel frattempo si guarda a possibili sostituti di tecniche invasive, come impianti cocleari e protesi. ''Una possibile soluzione potrebbe venire dall'uso delle cellule del cordone ombelicale'', hanno osservato gli esperti dell'ente, che propongono di finanziare attraverso le donazioni del cinque per mille un progetto di ricerca sull'uso delle staminali del cordone. Il progetto, hanno spiegato, dovrebbe essere condotto in collaborazione con la banca del cordone dell'Università “La Sapienza”.

OSSA FRAGILI, FRATTURE IN AUMENTO

Sono oltre quattro milioni gli italiani oltre i 65 anni che hanno problemi di osteoporosi, mentre la percentuale di coloro che arrivano ad avere una frattura (50%) è in costante aumento, in conseguenza dell' aumento dell'attesa media di vita ma anche del fatto che la malattia soffre di una grave situazione di sottodiagnosi, perchè sono molto numerose le persone che giungono tardi dallo specialista. Lo ha detto Sandro Giannini, del Centro per la prevenzione, diagnosi e cura dell'

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osteoporosi dell' Università di Padova. Sono le donne a essere più colpite dall'osteoporosi, in ragione di tre donne per ogni uomo, il quale peraltro, proprio perche' si ritiene meno a rischio, trascura ogni prevenzione. Invece, secondo Giannini, dopo i 65 anni di età sarebbe opportuno sottoporsi alla densitometria ossea. Fattori di rischio sono, oltre all'età, malattie sistemiche come quelle infiammatorie croniche dell'intestino, le malattie endocrine, quelle renali e del sangue. E' fattore di rischio anche l'uso di farmaci corticosteroidi in età avanzata, che vengono assunti in genere per malattie respiratorie e reumatologiche. Quanto al sesso femminile, “è tramontata - secondo lo specialista - l'idea che siano a rischio tutte le donne dopo la menopausa, a meno che non si tratti di menopausa precoce, prima dei 45 anni. Se la menopausa è normale, se la donna è in salute, il mantenere uno stile di vita sano con un'alimentazione ricca dei necessari nutrienti e di calcio dovrebbe essere sufficiente”.

OMS, PANDEMIA INFLUENZA RIMANE “SOSTANZIALE”

La minaccia di una pandemia di influenza aviaria rimane “sostanziale”, e ogni nazione deve preparare i piani per fronteggiare questa evenienza. E' la conclusione di un meeting dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) con 150 esperti mondiali per fare il punto proprio sulle misure di sicurezza preventive. “Non possiamo illuderci, la minaccia di una pandemia non e' diminuita - ha affermato al termine della conferenza al Washington Post Keiji Fukuda, coordinatore del Global Influenza Program dell'Oms - più di 150 Paesi hanno un piano nazionale, ma alcuni di questi sono esclusivamente un pezzo di carta”. Secondo gli scienziati, la possibilità che il virus muti per diventare trasmissibile da uomo a uomo è ancora alta. In cinque anni il virus H5N1 ha infettato 382 persone, uccidendone 241, di cui 108 solo in Indonesia. Qualcosa è comunque stato fatto da parte della comunità internazionale: “La nostra comprensione del virus è molto più alta di pochi anni fa, e un buon numero di antivirali, cinque milioni di dosi, è stoccato e pronto all'uso da parte delle Nazioni Unite - spiega Fukuda - inoltre si comincia a parlare di un possibile vaccino. In attesa dei progressi della scienza i piani rimangono l'unica strategia: l'Oms varerà le nuove linee guida sull'aviaria entro fine anno”.

CNR, SCOPERTO GENE CAUSA DELL'INFERTILITA'

E' un gene “regolatore”, di quelli che regolano la funzione di altri geni, quello scoperto dai ricercatori del Cnr di Cagliari, il suo nome e' Foxl2 ed e' responsabile di un'alterazione del ciclo ovarico che molto spesso non permette alle donne di concepire. “Dopo quattro anni di ricerca - ha detto all'Ansa Laura Crisponi, dell'Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia (Inn) del Cnr di Cagliari - abbiamo identificato il primo gene sicuramente coinvolto in questo tipo di disfunzione che può portare alla menopausa anticipata o, nei casi più gravi, alla sterilita'''. La disfunzione è conosciuta come insufficienza ovarica precoce (Pof), in Italia colpisce una donna su cento e causa l'interruzione precoce della vita riproduttiva, anche prima dei 40 anni, a causa della scarsa capacità delle ovaie di produrre cellule uovo mature. “Stiamo portando avanti studi funzionali - ha aggiunto Crisponi - per capire la funzione del gene nell'ovaio, Foxl2 gioca un ruolo molto importante per lo sviluppo dei follicoli che contengono gli ovociti, alla base della fertilità femminile”. Con un esame genetico su Foxl2 e sui geni che esso regola si potrà effettuare una diagnosi precoce di Pof e una volta individuata la disfunzione “sarà possibile attuare strategie alternative, come il congelamento degli ovociti - ha aspiegato Crisponi - prima dell'insorgenza della menopausa precoce, consentendo alle donne che ne sono affette di avere un figlio”.

AIDS, ELIMINATO CONTAGIO MAMMA-BEBE'

Il problema delle mamme incinte che contagiano con il virus Hiv i propri bambini può essere risolto. Lo afferma una ricerca dello University College di Londra, secondo cui il tasso di trasmissione del virus in Gran Bretagna è passato dal 20% all'1% negli ultimi dieci anni. Se i trattamenti fossero disponibili ovunque, avvertono gli esperti nello studio pubblicato su Aids online, si risparmierebbero 1800 bambini nati con l'Hiv al giorno. I ricercatori hanno studiato i

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dati di più di 5mila gravidanze portate a termine da mamme sieropositive che avevano effettuato la terapia antiretrovirale almeno 14 giorni prima del parto. La percentuale di contagio è risultata dell'1,2%, mentre negli anni '90 era superiore al 20%. Il parto cesareo è risultato essere un altro fattore che protegge dal contagio, che avviene soprattutto al momento della nascita, ma buoni risultati si hanno anche con il parto naturale. “La chiave del successo è il test preanatale, che viene fatto a molte più donne - spiega alla Bbc Claire Townsend, autrice dello studio - che adesso ci permette di trovare il 95% delle infezioni prima della nascita mentre prima erano solo il 70%”. I farmaci antiretrovirali sono ormai acquisiti nel mondo occidentale, ma non nei Paesi in via di sviluppo, dove secondo l'Oms solo il 10% delle donne ne ha accesso. Il risultato è che ogni giorno 1800 bambini nascono con l'Hiv trasmesso dalla mamma.

LA MEDICINA DELLE 'NUVOLE COMPIE 70 ANNI

Ricerca, alta tecnologia e solidarieta': ecco le parole che racchiudono il senso dei 70 anni di vita del Corpo sanitario aeronautico, celebrati in una cerimonia all'Universita' La Sapienza di Roma. Un anniversario importante, questo, per un Corpo fatto di medici con la “mente fra le nuvole”, per garantire la salute dei piloti, che restano pero' con 'i piedi ben piantati a terra per aiutare la popolazione civile. Proprio gli studi sul volo aerospaziale di questi sette decenni, come ha ricordato il Generale ispettore capo Manlio Carboni, hanno avuto importanti ricadute sulla medicina di ambito civile, perche' ''le missioni aerospaziali per la salute hanno la stessa utilita' che la Formula 1 ha per le automobili di serie''. E' infatti il continuo ''confronto con condizioni ambientali estremamente sfavorevoli - ha aggiunto Carboni - che ci ha fatto capire l'importanza della medicina preventiva e della riduzione del rischio''. Ma queste ricerche, oltre a sondare i limiti dell'organismo umano, hanno permesso anche di migliorare gli standard di sicurezza del volo. ''La nuova sfida per il futuro in questo settore - ha sottolineato l'astronauta Roberto Vittori, colonello dell'Aeronautica militare e membro del Corpo astronauti dell'Agenzia spaziale europea - sara' quella di studiare gli effetti sull'uomo del volo nella fascia aerospaziale, compresa tra i 17 e i 100-120 chilometri di altitudine. Questo permettera' di garantire la sicurezza dei voli di futura generazione, che utilizzeranno veicoli capaci di volare piu' in alto rispetto agli attuali e a una velocita' anche cinque volte superiore''. Ma il Corpo sanitario dell'aeronautica, ha ricordato Carboni, ''e' vicino al cuore della gente anche grazie alle sue missioni umanitarie''. Ne e' un esempio il progetto 'Ridare la luce', condotto in collaborazione con l'ospedale Fatebenefratelli di Roma, che da cinque anni vede i volontari del Corpo impegnati in numerose missioni nell'Africa centrale per combattere la cecita' causata da malattie non curate come la cataratta.

OTORINO, RINITI ALLERGICHE RADDOPPIATE IN 10 ANNI

La rinite allergica non e' piu' solo stagionale e colpisce circa un quarto della popolazione italiana, ben il 25%. Nel giro di dieci anni infatti e' raddoppiato il numero di persone che ne soffrono, a causa di inquinamento, mutazioni climatiche e polisensibilizzazione. A fare il punto della situazione sono stati alcuni esperti in occasione della conferenza ''Starnuti senza piu' stagione: riniti allergiche e congiuntiviti''. Secondo i medici l'Italia e' in linea con la media dei paesi industrializzati. Accanto agli stati del Nord Europa dove la prevalenza della malattia e' del 7%, ci sono Usa e Australia che oscillano tra il 16% e 55%. ''Quel che e' certo e' che parlare di rinite allergica stagionale - spiega Michele De Benedetto, direttore dell'unita' di Otorinolaringoiatria dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce - legata a pollini e graminacee non ha piu' senso. Le stagioni non sono piu' definite come prima, e quindi il periodo di sensibilizzazione e' aumentato. Le riniti devono ora essere classificate in base alla durata e gravita'''. Nel 70% dei casi si tratta di patologie moderate-gravi, con sintomi piu' forti. La fascia piu' colpita e' quella compresa tra i 20 e 40 anni, anche se non mancano i casi in eta' pediatrica. ''Una parte delle persone con rinite - conclude De Benedetto - vi e' infatti predisposta geneticamente. Con un genitore allergico, si ha il 50% di possibilita' di ereditarne l'allergia''.

IN DIRETTA SATELLITE SALVATA DA ASPORTAZIONE RENE

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Sessant'anni, entrambi i reni devastati da 9 tumori e la prospettiva dell'asportazione dei due organi e della dialisi a vita: da tutto questo e' stata salvata una donna della Campania con un intervento eccezionale eseguito al San Giovanni Bosco di Torino e trasmesso in diretta video via satellite con il convegno che ha riunito l'Associazione Urologi Italiani. L'equipe di urologia diretta da Giovanni Muto con un intervento da guinness ha asportato tutti i tumori renali, risparmiando una porzione di un unico rene (circa 1/3) che alla paziente evitera' la dialisi. Per rimuovere tutte le masse tumorali e' stata utilizzata una tecnica chirurgica che prevede la non interruzione della circolazione sanguigna nel rene per evitare danni ischemici all'organo. Sono stati selettivamente legati e sezionati i piccoli vasi intraparenchimali afferenti alle masse tumorali, con l'aiuto di occhiali ingranditori, per isolare progressivamente le parti di rene da asportare senza interrompere la circolazione nel parenchima sano residuo. Questo tipo di chirurgia e' estremamente rara. L'intervento e' durato tre ore e la paziente non ha avuto necessita' di terapia intensiva. Entro una settimana potra' essere dimessa.

CRESCE L'ARTROSI, 70% FRA I 70ENNI

''Poco meno del 5% delle trentenni fa i conti con l'artrosi, ma col trascorrere degli anni la popolazione dei malati sale drammaticamente''. A parlare di allarme e' Guido Valesini, ordinario di reumatologia all' niversita' La Sapienza di Roma, che ha fatto il punto della situazione durante il Convegno Europeo di Reumatologia in corso a Parigi. ''A 50 anni - dice Valesini - soffrono artrosi il 30% degli italiani. Percentuale che sale al 70% con i 70 anni di eta'. E se e' vero che l'Italia e' un Paese che invecchia rapidamente, potremmo ipotizzare che le protesi saranno sempre piu' diffuse. Potremmo diventare il Paese delle protesi''. Eppure, ''per prevenire questa malattia degenerativa delle cartilagini - conclude lo specialista - basterebbe poco: attivita' fisica, attenzione alla bilancia e un menu' adeguato''

MEYER A PECHINO PER COMBATTERE I TUMORI INFANTILI

Lotta ai tumori infantili e medicina tradizionale cinese: sono questi alcuni campi nei quali si sta sviluppando un percorso comune tra la Toscana e la Cina nel settore della sanita'. Una alleanza tra Toscana e Pechino per combattere i tumori dei bambini e' stata siglata di recente dall'assessore regionale per il diritto alla salute, il vicedirettore del Dipartimento alla salute della Municipalita' di Pechino e il presidente del Beijing Children's Hospital. I due Ospedali che daranno vita ad un percorso comune nel campo dell'oncologia pediatrica sono il Meyer di Firenze e il Beijing Children's Hospital di Pechino. Il primo dei progetti che verranno sviluppati riguarda la costruzione presso l'ospedale pechinese di un Laboratorio per i trapianti emopoietici, che fara' parte della nuova clinica di oncologia pediatrica che verra' realizzata nell'arco dell'anno. L'ospedale Meyer dirigera' la progettazione e da subito ospitera' presso il nuovo ospedale personale medico e tecnico cinese per la formazione. Un altro capitolo di impegno comune e' quello della Medicina tradizionale cinese. Tra le iniziative si segnala quella avviata tra il centro di Medicina Naturale USL 11 di Empoli, Istituto Superiore di Sanita', il Ministero della Salute e l'Universita' di Tianjin per uno studio sistematico della letteratura scientifica relativa, tra l' altro, a fitoterapia e agopuntura.

CECITA' SENILE, TRA 20 ANNI COLPITO 1 ITALIANO SU 6

Oggi colpisce in Italia una persona ogni 60 sopra i 50 anni, ma tra vent'anni riguardera' almeno 6 milioni di persone, circa un italiano ogni sei: e' la degenerazione maculare senile (Dmle), una delle cause piu' frequenti di cecita'. Un dato preoccupante, visto che il 6% degli italiani non e' mai stato dall'oculista, e che gli altri ci vanno solo ogni due anni. A dirlo e' un'indagine Eurisko presentata a Milano da alcuni esperti delle maggiori strutture cittadine. L'indagine ha intervistato un campione rappresentativo di italiani tra i 50 e i 74 anni, evidenziando ''non solo una diffusa mancanza di informazione sulla Dmle, ma anche una disattenzione piu' generale nei riguardi della vista''. Nonostante la degenerazione maculare comprometta pesantemente la qualita' di vita sin dai primi sintomi, spiega l'indagine, ''quasi due terzi degli italiani non la conoscono. Otto su dieci non sanno

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che e' una delle cause piu' frequenti di cecita', e solo uno su dieci sa quali siano i sintomi. Solo il 5% sa se e come si possa prevenire, e ancor piu' bassa e' la percentuale (2%) di chi conosce i comportamenti e i rimedi per farlo''. MORTE CARDIACA IMPROVVISA, SOLO 5% SALVATI DA IMPIANTO

Su 246mila persone in Italia che rischiano la morte cardiaca improvvisa, solo poco piu' del 5% riceve l'impianto di un defibrillatore che potrebbe evitare loro il decesso. A richiamare l'attenzione su un problema che solo in Italia uccide 60 mila persone l'anno sono gli specialisti dell' Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (Aiac) insieme ai pazienti aderenti a Conacuore. ''Eppure una parte considerevole di queste morti potrebbe essere evitata, soprattutto grazie all'impianto del defibrillatore - spiegano gli esperti - questo e' un apparecchio che e' in grado di riconoscere l'aritmia e di trattarla erogando uno shock elettrico dall'interno, che ripristina il normale ritmo cardiaco salvando la vita al paziente. Secondo le linee guida - aggiungono - in Italia sono circa 246 mila le persone in cui sarebbe richiesta la procedura. Eppure sono stati solo 13 mila nel 2006 e 15.500 nel 2007 i pazienti a cui e' stata offerta la possibilita' di ricevere l'impianto''. ''Si stima che per impiantare un defibrillatore a 50 mila pazienti italiani - aggiunge Michele Gulizia, presidente Aiac - sarebbe sufficiente un investimento di 540 milioni di euro in 4 anni, una cifra che corrisponde a meno dello 0,7% del fondo sanitario italiano del 2006. Peraltro, a fronte di questo investimento, vi sarebbe una riduzione di 470 mila giorni di ricovero, cui corrisponderebbe un risparmio di 188 milioni di euro''.

ITALIANI SCOPRONO GENE CHIAVE PER ORMONI TIROIDE '

La chiave che regola il funzionamento della tiroide sta in un gene scoperto dai ricercatori italiani del Cnr di Cagliari. Secondo lo studio, pubblicato dall'American Journal of Human Genetics, la scoperta potrebbe dar luogo a nuovi trattamenti per alcune patologie che colpiscono il 10% della popolazione mondiale. Il gene e' stato identificato studiando un campione di 4300 volontari provenienti dall'Ogliastra, una regione della Sardegna isolata per millenni e quindi geneticamente molto omogenea. Lo studio del Dna dei soggetti ha portato all'identificazione di una forte associazione tra uno specifico polimorfismo del gene Pde8b ed i livelli di Tsh (Thyroid stimulating hormone), l'ormone che stimola la tiroide. 'In particolare - spiega Silvia Naitza, ricercatrice dell'Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia (Inn) del Cnr di Cagliari - la presenza di una versione rara del gene e' associata ad un aumento dei livelli di Tsh nel sangue, indicatori sensibili della funzionalita' della tiroide, la ghiandola che controlla il metabolismo corporeo''. Il risultato e' stato confermato da studi analoghi su altre due popolazioni distanti da quella sarda, gli Amish della Pensylvania e quella toscana dello studio 'Inchianti'.

TRE MILIONI DI ITALIANE CON ENDOMETRIOSI

Colpisce tre milioni di italiane, provoca stanchezza, emicrania, dolori fisici e infertilità, impedendo spesso la vita professionale, familiare e affettiva delle malate. Il 50% di loro, infatti, ha dolore durante i rapporti sessuali e tende ad 'allontanare' il proprio partner. E' l'endometriosi, patologia progressiva in cui cellule della mucosa uterina (endometrio) si impiantano fuori dall'utero creando infiammazioni di ovaie, intestino o vescica e più raramente di altri organi. A scattare la 'fotografia' dell'endometriosi è stata l'Associazione italiana endometriosi (Aie), che ha presentato in una conferenza i dati della prima indagine nazionale sulla patologia, ancora non riconosciuta come malattia sociale e spesso diagnosticata con ritardo dai ginecologi. L'indagine è stata condotta dall'Aie su un campione di 605 donne affette dalla malattia. I dati emersi sono allarmanti. La malattia, infatti, non colpisce solo la salute delle donne, ma limita notevolmente anche la qualità della vita professionale, familiare e affettiva. La metà delle intervistate accusa forti dolori durante i rapporti sessuali e tende ad allontanare il proprio partner, con conseguenti problemi anche dal punto di vista affettivo. L'indagine ha inoltre dimostrato come occorrano almeno 9 anni prima che i ginecologi diagnostichino l'endometriosi.

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Per non parlare dei problemi sul lavoro. Mediamente una donna colpita da endometriosi è costretta a perdere 100 giorni lavorativi in un anno, mettendo a rischio il proprio posto di lavoro. Problemi sociali che si aggiungono a quelli economici. La malattia non è infatti riconosciuta come sociale, le pazienti quindi ricorrono personalmente a cure dispendiose.

PER UOMINI E DONNE STESSO RISCHIO FRATTURE 'RECIDIVANTI

Dopo una 'leggera' frattura ossea dovuta all'osteoporosi, uomini e donne avanti con l'età hanno le stesse probabilità di incappare in una frattura grave. Lo hanno rilevato studiosi del Garvan Institute of Medical Research, del St.Vincent's Hospital e della University of New South Wales (Australia), che hanno seguito 1.760 uomini e 2.245 donne dai 60 anni in sù per 16 anni. Su 'Jama', gli esperti spiegano che, dai loro calcoli, è risultato che il 'gentil sesso' corre un rischio doppio di fratture in un punto già 'indebolito' dall'osteoporosi, mentre il sesso 'forte' ha probabilità tre volte e mezzo superiori di fare i conti con questa eventualità. Il rischio 'assoluto' - sintetizzano gli australiani - è dunque assimilabile fra uomini e donne, e permane per almeno 10 anni: fra il 40 e il 60% delle persone incluse nello studio ha subìto una frattura grave nel periodo di osservazione.

IN ITALIA 6% BIMBI E ADOLESCENTI ASSUMONO ANTIDEPRESSIVI

In Italia il 6% circa dei bambini e degli adolescenti assume antidepressivi. A prendere farmaci per il male di vivere sono più le ragazzine, il 3,25% delle femmine da 0 a 17 anni, rispetto al 2,4% dei maschi. Considerando solo i teenager, dai 14 ai 17 anni, fanno uso di questi medicinali circa il 6% dei ragazzi e più del 10% delle ragazze. Sono alcuni dati di uno studio condotto da Maurizio Bonati dell'Istituto Mario Negri di Milano. ''La depressione - sottolineano gli esperti - si sta diffondendo nel mondo anche tra gli adolescenti, al punto che il suicidio rappresenta la terza causa di morte in questa fascia d'età. Oltre 30.000 adolescenti ogni anno ricevono almeno una prescrizione di antidepressivi 'off-label''', cioè al di fuori dell'indicazione per cui sono stati autorizzati in commercio. Secondo un recente studio condotto dall'Organizzazione mondiale della sanità, 3 bambini su 1.000 soffrono di un disturbo depressivo in età prescolare, il 2% in età scolare e il 4-8% durante l'adolescenza. Inoltre, dal 30% al 50% degli adolescenti depressi soffre anche di disturbi distimici o ansiosi e tra il 20% e il 30% fa uso di sostanze stupefacenti.

RIGORI SBAGLIATI? TROPPA PRESSIONE PSICOLOGICA

Se David Trezeguet o Gigi Di Biagio hanno sbagliato il calcio di rigore, facendo perdere il Mondiale alle loro nazionali e infrangendo i sogni di milioni di tifosi, non e' certo stato per inesperienza, stanchezza o mancanza di bravura, ma per il peso eccessivo della pressione psicologica di quel momento. A giustificare in maniera scientifica quanto si immaginava da tempo, sono stati alcuni ricercatori dell' universita' di Groningen in Olanda, che hanno condotto uno studio in questi ultimi sei mesi, di cui si possono leggere i risultati nella rivista 'Journal of Sports science'. Geir Jordet, psicologo dello sport, e i sui colleghi hanno analizzato 41 incontri, inclusi 409 calci di rigore, tra Mondiali, Europei e Coppa America disputati tra il 1976 e il 2004, studiando gli effetti della posizione dei giocatori (avanti, meta' campo o difesa), e del livello di fatica (numero di minuti di gioco) sulle possibilita' di successo. ''Elementi senz'altro importanti - aggiunge Jordet - anche se il fattore che fa la differenza per la riuscita del colpo e' l'ordine in cui viene fatto''. Al primo dei cinque calci di rigore infatti, quando la pressione e' relativamente bassa, la percentuale di successo e' dell'87%, mentre scende al 52% quando rimane un solo calcio e la tensione e' decisamente piu' alta. ''Il tasso di successo potrebbe essere influenzato in parte anche - continua Jordet - dal fatto che l'allenatore sceglie i suoi migliori giocatori ad un determinato momento''. Alcuni calciatori e allenatori credono che i calci di rigore siano come una lotteria, dove la fortuna gioca un ruolo importante. ''Ma si tratta di una visione controproducente - commenta lo psicologo - La cosa peggiore per un giocatore infatti e' pensare che un colpo mancato puo' avere

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conseguenze disastrose e che su questo lui non ha alcun controllo''. I ricercatori hanno visto infatti che i calciatori con questa visione 'della lotteria' generalmente sbagliano di piu' di coloro che sono piu' sicuri e credono che il loro destino sia nelle loro mani.

NUOVA TECNICA ELIMINA I TIC FACCIALI

Una tecnica chirurgica innovativa per risolvere il cosi'detto conflitto neurovascolare, le sindromi meglio conosciute come tic che colpiscono centinaia di persone. Presso la clinica Otorinolaringoiatria del policlinico Umberto I di Roma è stata operata con successo una donna che presentava delle contrazioni molto frequenti nella parte sinistra del viso. Tecnicamente si tratta di una patologia diversa dal tic di natura psicosomatica, ma di fatto da' lo stesso tipo di spasmo. Questo tipo di sindrome veniva trattata con iniezioni di tossina botulinicama ma i risultati, in molti casi, non erano risolutivi. La contrazione ritmica facciale e' causata spiegano dal policlinico romano - dall emispasmo del nervo facciale provocato da una posizione anomala dell arteria che e' in contatto con questo nervo. Il delicato intervento oto-neuro-chirurgico e' stato effettuato in microscopia ed endoscopia per eliminare il contatto dell arteria sul nervo. I medici assicurano che l intervento e' perfettamente riuscito e la paziente, gia' nella immediata fase postoperatoria, non ha piu' avuto spasmi al volto ed il sintomo e' completamente regredito .

UNA SINGOLA PROTEINA REGOLA IL PESO CORPOREO

Una singola proteina nelle cellule cerebrali, chiamata SH2B1, ricopre un ruolo chiave nella regolazione del peso corporeo, nell'assimilazione degli zuccheri e nell'azione di leptina e insulina, due ormoni fondamentali per il metabolismo coinvolti in patologie come il diabete e l'obesita'. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'universita' del Michigan, e lo studio sara' pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Investigation. La proteina oggetto di studio si trova in diverse parti del corpo, ma i ricercatori hanno dimostrato che azzerando in alcune cavie la sua attivita' nel solo ipotalamo, la parte del cervello che coordina i segnali relativi al cibo, gli animali diventano obesi, diabetici e incapaci di smettere di mangiare. Ripristinando la molecola nelle cellule cerebrali i disordini metabolici guariscono, e aumenta la capacita' dell'organismo di rispondere ai segnali che regolano la nutrizione. Cavie trattate con una dose extra di SH2B1 non sono ingrassate neanche se nutrite con una dieta ricca di grassi. I ricercatori hanno anche studiato il ruolo della molecole nelle cellule adipose, trovando che nelle cavie prive della SH2B1 in ogni parte del corpo il grasso si accumula molto piu' velocemente, e le cellule adipose risultanti sono molto piu' grandi. Ripristinando la proteina nel solo cervello, pero', il metabolismo torna normale.

TRAPIANTI: UE; NASCE EUROCET, IL PORTALE PER SAPERE TUTTO

Per i cittadini italiani ed europei sara' piu' facile ottenere le informazioni utili, capillari e dettagliate, per un trapianto di organi, di cellule o di tessuti, ma anche per conoscere centri di eccellenza, collegarsi con le varie organizzazioni nazionali e con le istituzioni interessate. Attualmente nell'Ue sono 57.585 i pazienti in attesa di un trapianto. In Italia, sono 9.000 quelli che attendono un nuovo organo, ma solo 300-400 sono iscritti per un trapianto all'estero. L'Europa puo' ora contare sul nuovo strumento d'informazione, ''Eurocet'', un portale europeo innovativo, risultato di un progetto comunitario coordinato dall'Italia e a cui partecipano anche Francia, Germania, Regno Unito, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Spagna, Slovenia e Slovacchia. Insomma, su 'Eurocet', che e' anche la prima banca dati dedicata a tessuti e cellule, si potra' navigare on line per scoprire, come in una mappa, le diverse realta' europee in materia di trapianti. Il portale e' stato presentato a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo.

ISS E I PROGETTI DI PUNTA PER LA SANITA' PUBBLICA

Nessun altra struttura in Italia ha caratteristiche simili a quelle dell'Istituto Superiore di Sanita', per ampiezza di competenze che toccano a 360 gradi ogni settore della ricerca, delle analisi e dei

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controlli. ''E' il patrimonio forse piu' prezioso della sanita' pubblica'' non ha esitato a definire il suo presidente Enrico Garaci, con una grande ricaduta sulla societa'. Sembra la dimostrazione, almeno a vedere dai numeri delle pubblicazioni realizzate e dai brevetti ottenuti, che il cosidetto 'principio della massa critica', ha sottolineato Garaci, si esprima proprio dentro le mura dello storico edificio a pochi passi dalla prima Universita' di Roma 'La Sapienza'. La lotta all'Aids e' tradizionalmente uno dei settori piu' attivi della ricerca nell'ISS, e i riflettori sono puntati sul lavoro svolto dai suoi ricercatori sulla sperimentazione in corso del vaccino contro l' HIV/AIDS. Ma l'Istituto nel frattempo lavora, con meno clamore mediatico, su molti altri progetti di primissimo piano. Coordina il programma Europeo AVIP, collaborando con 19 Centri per di ricerca in 6 paesi europei al fine di sviluppare vaccini preventivi e terapeutici di seconda generazione, basati sulla combinazione di varie strategie (Tat+Envelope) e nell'ambito della ricerca sui farmaci, invece, l'Iss guida il progetto NEAT (Network of Excellence), una rete di Istituzioni partner di 16 Paesi europei a cui afferiscono 350 centri clinici che erogano cure alle persone affette da HIV/AIDS. La rete ha l'obiettivo di creare una sinergia per accelerare e rafforzare la capacita' europea di fare ricerca clinica . All'interno del Programma Nazionale cellule staminali, altro settore di punta, l'Istituto ha finanziato 82 progetti di ricerca biennali e un progetto per un prototipo di banca di cellule staminali su un totale di 137 progetti presentati. La ricerca si alimenta grazie anche ad accordi di co-finanziamento pubblico-privato. Uno di questi prevede lo sviluppo di un vaccino contro l HIV/AIDS. Un altro accordo ha generato la costituzione di un Osservatorio dello anziano 'fragile' per valutare i modelli di continuita' assistenziale sul territorio e l altro ancora e' stato siglato nell ambito delle malattie cronico-degenerative per valutare l incidenza degli agenti patogeni sul territorio nazionale. Da quest ultimo e' nata una banca dati nazionale sui germi resistenti agli antibiotici che e' disponibile per tutti gli Ospedali e i presidi sanitari del Servizio Sanitario Nazionale con lo scopo di ottimizzare le terapie antibiotiche.

4 ITALIANI SU 10 NON SANNO CHI E' L'ANATOMO-PATOLOGO

Ogni volta che in un serial Tv (ma anche nella vita reale) c'e' da fare un'autopsia, o da analizzare un tessuto biologico, il protagonista indiscusso e' il medico anatomo-patologo. Eppure, quasi 4 italiani su 10 non hanno mai sentito parlare di questa figura professionale, mentre i cittadini in generale riconoscono meglio il chirurgo, il medico legale, l'analista di laboratorio e l' oncologo. Insomma, nonostante l'importanza del suo lavoro, all' anatomo-patologo viene riconosciuto ancora un ruolo di secondo piano. E' quanto emerge da un'indagine realizzata per conto della Societa' italiana di anatomia patologica (Siapec-Iap). Un campione rappresentativo di mille italiani, ma anche 95 opinion leader scientifici e 330 anatomo-patologi. Ma se l'anatomo-patologo e' 'dimenticato', e' comunque riconosciuta grande importanza al suo lavoro: infatti, si legge nell'indagine, anche gli intervistati che non conoscevano questa professione (ma ne sono stati informati durante l'indagine) gli riconoscono un ruolo ''fondamentale'' (51%) o comunque ''importante'' (37%) per la diagnosi, la terapia e la ricerca.

ITALIA PRIMA PER LONGEVITA' E SALUTE

Gli italiani sono in testa alle classifiche per longevita' tra i Paesi occidentali (con una aspettativa di vita di 84 anni per le donne e di 78 per gli uomini) ma risultano al primo posto anche per aspettativa di vita in salute alla nascita sia per gli uomini (71 anni) che per le donne (75 anni) davanti Usa e Canada e Paesi Europei quali Francia, Germania, Gran Bretagna Spagna. Il dato emerge dal dossier sul Sevizio sanitario nazionale presentato dal ministero della Salute per l'avvio della campagna a favore della buona sanita' in occasione dei 30 anni che il servizio pubblico compira' nel 2008. Secondo il rapporto non solo viviamo piu' a lungo ma i nostri anziani godono di buona salute fino agli ultimi anni di vita. Fra gli altri elementi positivi registrati dal dossier che promuove a pieni voti la sanita' pubblica c'e' anche il dato sulla crescente fiducia degli italiani: sono sempre meno coloro che si recano all'estero per farsi curare. I viaggi della speranza sono crollati e nel 2005 sono state 5.000 le istanze di autorizzazione per cure all'estero contro le 20.000 di dieci anni prima.

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3 MILIONI DI DIABETICI IN ITALIA, COMPLICE L'OBESITA'

Il 4,5% della popolazione italiana, assistita dal Sistema sanitario nazionale, e' malata di diabete. Cio' significa che circa 3 milioni di italiani soffrono di questa malattia. Ma secondo gli esperti della Societa' italiana di diabetologia (Sid), si tratta di un dato sottostimato, poiche' esiste una quota di persone, pari a circa 1 milione, che e' malato senza sapere di esserlo. A lanciare l'allarme e' Riccardo Vinieri, presidente della Sid. ''Se in questi anni - ha spiegato Vinieri - la quota delle persone malate di diabete di tipo 1 e' rimasta sostanzialmente stabile, lo stesso non si puo' dire per quelle colpite dal diabete di tipo 2, legato soprattutto al sovrappeso e all'obesita'. Nel giro di 10 anni, infatti, questi malati sono passati dal 2,7% nel 1997 al 4,1% di oggi”.

20% ITALIANI SOFFRE DI DISTURBI ALL'APPARATO DIGERENTE

Il 20% degli italiani soffre di disturbi all'apparato digerente e tutto lascia prevedere che il dato continui a crescere. Proprio queste patologie sono la prima causa di ricorso alle strutture sanitarie: si tratta di circa 1.600.000 tra ricoveri e visite ambulatoriali l'anno, 10 milioni di giornate di degenza ospedaliera e 82.000 decessi. Sono questi i principali dati delle patologie all'apparato digerente che sono emerrsi nel corso del congresso nazionale delle malattie digestive, organizzato dalla Federazione italiana malattie dell'apparato digerente e presieduto dal professore Antonio Craxi'. Una lettura approfondita dei dati della ricerca mostra come i ricoveri per malattie dell'apparato digerente rappresentino il 7,5 per cento di tutti i ricoveri nazionali; il 76 per cento dei ricoveri ordinari e il 24 per cento di quelli in Day Hospital. La maggioranza dei ricoveri ordinari riguarda le donne (52 per cento). L'eta' media e' di 55 anni, mentre la maggiore domanda di ricoveri in day hospital riguarda l'eta' 45-64 anni, con una preminenza di uomini (54 per cento), rispetto alle donne (46 per cento). Le diagnosi principali per ricoveri ordinari si ha per dolore addominale di sede non specifica (5,94 per cento), cirrosi epatica senza menzione di alcol (5,8), gastroenterite e colite non infettiva (2,68), occlusione intestinale non specifica (2,42), pancreatite acuta (2,40).

NUOVA TECNICA PER VALUTARE MALATTIE DEI NERVI

Dalla combinazione di elettromiografia, un esame diagnostico basato sulla conduzione elettrica, e di ecografia, un esame diagnostico basato sugli ultrasuoni, per i neurologi si aprono nuove strade per curare meglio molte malattie dei nervi. I risultati di uno studio di ricercatori della Cattolica pubblicati sulla rivista internazionale Clinical Neurophysiology . Talvolta le idee nuove nascono semplicemente imparando ad adoperare meglio quelle vecchie. E' stato cosi' che Luca Padua, ricercatore di neurologia dell'Universita' Cattolica di Roma, si e' conquistato la copertina di un recente numero di Clinical Neurophysiology con un lavoro giudicato dalla rivista scientifica "rivoluzionario". Quella di Luca Padua e' stata una rivoluzione "di velluto", per cosi' dire, dal momento che, assieme ai suoi collaboratori, si e' limitato a imparare dai colleghi radiologi, in particolare dal professor Carlo Martinoli di Genova, come fare per sfruttare meglio le loro tecniche. ''Il mio lavoro'', dice il neurologo della Cattolica, "e' un po' come quello di un elettricista del corpo umano: faccio dei test per capire se i fili elettrici (cioe' i nervi) funzionano come si deve e se si accendono correttamente le lampadine (cioe' i muscoli a valle)''. I test cui Padua si riferisce vengono chiamati elettromiografia, e consistono nell'introdurre degli elettrodi per studiare la conduzione nervosa, misurando l'attivita' elettrica di muscoli e nervi interessati da una particolare malattia (ad esempio la sindrome del tunnel carpale). ''Grazie all'elettromiografia'', spiega ancora Padua, ''noi neurologi siamo in grado di determinare dove e' il danno, qual e' la sua sede, e quale sia la sua entita'''. La via tradizionale per formulare una diagnosi neurologica, dunque, e' quella di studiare l'attivita' del nervo senza vederlo direttamente. Fino a quando a Padua e al suo gruppo non e' venuto in mente che un modo per vedere il nervo c'e': l'ecografia, una tecnica a ultrasuoni - cioe' che non utilizza radiazioni, ma sfrutta la riflessione del suono sulle superfici - spesso utilizzata dai radiologi.

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CERVELLO, SCOPERTO GENE ARCHITETTO DELLA CORTECCIA

Scoperto il gene architetto che organizza il ''piano regolatore'' della parte del cervello che controlla le funzioni piu' complesse, come l'apprendimento e l'attenzione. Si chiama Coup-Tf1 e' si e'guadagnato la copertina della rivista Nature Neuroscience, ed e' stato individuato grazie alla collaborazione fra i ricercatori dell'Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli e dell'istituto californiano Salk. La corteccia cerebrale ha uno spessore di pochi millimetri, ma e' in essa che si concentrano le funzioni cognitive superiori che ci permettono imparare, ricordare, pensare e provare emozioni. E' lo strato piu' esterno del cervello e, come un mantello di neuroni dalle mille pieghe lo avvolge e lo organizza in aree distinta, ognuna delle quali corrisponde a funzioni diverse. A stabilire confini e dimensioni delle aree e' il gene appena scoperto dal gruppo coordinato da Michele Studer. Il gene era noto da tempo, ma il suo ruolo di architetto era soltanto un'ipotesi. La conferma e' arrivata adesso, disattivando il gene in alcuni modelli animali. I ricercatori hanno osservato cosi' che in assenza del gene l'area che coordina i movimenti si e' ingigantita a scapito di quella che elabora gli stimoli esterni, che si trova nella parte posteriore del cervello, senza che la dimensione totale della corteccia subisse modifiche. ''Le aree cerebrali sono organizzate secondo un piano regolatore preciso ed equilibrato, dove gli spazi sono divisi seguendo criteri di funzionalita''', osserva Studer. In questo processo, prosegue la ricercatrice, il gene Coup-Tf1 ''funge da architetto, o meglio da urbanista, stabilendo gli spazi delle oltre 50 aree della corteccia''. Il gene appena scoperto agisce in modo indipendente da un altro gene architetto del cervello, chiamato Emx2 e scoperto nel 2000 da un altro gruppo di ricerca finanziato da Telethon.

IN ITALIA MANCANO 60 MILA INFERMIERI

Per soddisfare le esigenze dell' assistenza sanitaria italiana, occorrerebbero almeno altri 60 mila infermieri. Questo il dato principale di uno studio presentato dal ministero della Salute e dalla Federazione nazionale collegi infermieristici. Secondo la ricerca, in Italia gli infermieri sono circa 340 mila: cio' equivale a un rapporto di circa 5,4 infermieri per mille abitanti contro i 9,8 della Germania, i 12,8 dell' Olanda o i 14,8 dell' Irlanda. Nonostante l'aumento delle immatricolazioni, cresciute del 33,7% negli ultimi cinque anni, l'andamento delle nuove immissioni sul mercato del lavoro aggrava questo fabbisogno: il numero degli infermieri che si laureano ogni anno, circa nove mila, e' molto inferiore al numero di quelli che vanno in pensione, oltre 13 mila. Per quanto riguarda le iscrizioni alle facolta' di Scienze infermieristiche, non tutti i posti assegnati sono coperti: nel 2006 a fronte di 13.600 posti, le immatricolazioni sono state 10.690.

ALLERGIE, TRA I CIBI LE PIU' DIFFUSE A FRUTTA E VERDURA

Frutta e verdura, e non uova e latte, sono in Italia la prima causa di allergie alimentari: infatti quella ai vegetali rappresenta il 12% di tutte le allergie, mentre, tra le allergie da inalazione, quella al polline di cipresso e' capofila, rappresentando il 40% di tutte le allergie. E' quanto emerge da uno screening svolto all'IRCCS Istituto Dermatologico dell'Immacolata di Roma su 12 mila persone testate in un anno grazie a un apparecchio per test diagnostici rapidi che in 5 ore prova ben 90 allergeni. E data l'importanza di frutta e verdura nella dieta, un progetto di ricerca europeo cui partecipa anche l'Italia, si propone di preparare in 3-5 anni il primo vaccino contro questa allergia.

MUSICA PER ESAMI BAMBINI

La musica al posto dei sedativi nei reparti di pediatria: la musicoterapia potrebbe infatti costituire una valida alternativa ai farmaci per la sedazione dei bambini durante alcuni esami diagnostici. A dimostrarlo è uno studio americano condotto al Center for Music Theraphy and Medicine del Beth Israel Medical center di New York, appena pubblicato sulla rivista scientifica 'Journal of PeriAnesthesia Nursing'. In un prossimo futuro, dunque, i reparti di pediatria potrebbero aprirsi ai

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musicisti: la ricerca americana ha infatti messo in evidenza come, durante l'esecuzione sui bambini di esami diagnostici in cui può essere richiesta la sedazione (ad esempio l'elettroencefalogramma EEG), la musicoterapia potrebbe rappresentare una valida alternativa all'uso di sostanze anestetiche blande che, comunque, non sono esenti da effetti collaterali e possono influire sull'attività cerebrale. Sulla base dei risultati dello studio, condotto su un campione di 60 bambini divisi in due gruppi di riferimento, i medici americani hanno paragonato l'effetto della musicoterapia fatta da un musicista presente in sala con quello del cloralio idrato, un anestetico comunemente usato in pediatria. Un risultato che gli esperti giudicano incoraggiante: La musicoterapia, ha rilevato il team di ricercatori Usa, si è cioè rivelata in grado di raggiungere un effetto sedativo assolutamente efficace, talvolta addirittura superiore a quello del cloralio idrato.

OMS: 2/3 SPESA IN EUROPA PER FUMO, ALCOL E OBESITÀ

L'Europa ricca è causa del suo male: i cattivi stili di vita incidono infatti sulla spesa totale in misura abnorme, il 66,3% secondo il rapporto 2005 sulla salute in Europa dell'Oms. Più in particolare, i fattori di rischio sono il fumo, l'alcol, l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, il sovrappeso, la scarsa assunzione di frutta e verdura e il ridotto esercizio fisico, nell'insieme responsabili dei due terzi dei costi sanitari, calcola l'organizzazione mondiale della Sanità. In termini di Daly (Disability-adjusted life-year, l'indicatore che combina l'impatto complessivo sulla salute generale di malattie, disabilità e mortalità), riferisce il sito Epicentro del Centro Nazionale per la Prevenzione e Sorveglianza (Cneps), le cause principali dei costi sanitari nell'Oms Europa sono le malattie non trasmissibili (77% del totale), incidenti e avvelenamenti (14%) e le malattie infettive (9%). Inoltre, povertà e inaccessibilità ai servizi creano un ulteriore aumento dei costi in alcuni dei Paesi membri dell'Europa orientale. Il 34% dei costi sanitari sono dovuti a sette principali condizioni: le cardiopatie ischemiche, le malattie psichiatriche (depressione, disturbi bipolari), le malattie cerebrovascolari, l'abuso di alcol, le malattie respiratorie croniche, il cancro del polmone e i problemi legati al traffico. L'attenzione delle istituzioni sanitarie, secondo l'Oms, deve essere concentrata nel ridurre proprio i fattori di rischio per prevenire gran parte delle malattie. Per il resto rimane confermata la situazione che vede culle sempre più vuote e sempre più anziani. Si riducono la fertilità e i casi di morte prematura. Dal 1990, l'aspettativa generale di vita è cresciuta da 73,1 a 74 anni. Dal momento che nascono sempre meno bambini e che la popolazione dei Paesi membri diventa sempre più anziana, è necessario attuare interventi adeguati non solo per ridurre l'incidenza delle malattie infantili, ma anche per migliorarne la resistenza allo stress e quindi la capacità di mantenersi in buona salute il più a lungo possibile.

ARTRITE PSORIASICA INCUBO PER 240.000 ITALIANI

È la quarta malattia reumatica per diffusione in Italia, con un esercito di malati che conta circa 240.000 persone. Una condizione spesso sconosciuta e sotto diagnosticata ….

È la quarta malattia reumatica per diffusione in Italia, con un esercito di malati che conta circa 240.000 persone. Una condizione spesso sconosciuta e sotto diagnosticata che colpisce gli italiani in maniera superiore alla media europea. È l'artrite psoriasica, malattia reumatica invalidante che colpisce chi è già affetto da psoriasi. Da oggi, questi malati hanno però a disposizione un nuovo trattamento: l’anticorpo monoclonale completamente umano capace di migliorare in maniera significativa sia i sintomi articolari che quelli cutanei e di arrestare la progressione della malattia. Come rivela lo studio MAPPING, un'indagine epidemiologica sulla prevalenza delle malattie muscolo-scheletriche, la prevalenza dell'artrite psoriasica è dello 0,42% contro una media europea dello 0,1%. L'indagine, svolta nel 2004 e i cui risultati sono in corso di pubblicazione sulla rivista 'Clinical and Experimental Rheumatology', ha valutato le persone affette dalle diverse malattie muscoloscheletriche mettendo così in evidenza anche la realtà dell'artrite psoriasica. La ricerca mette in evidenza anche i disagi con cui devono convivere le persone affette da malattie muscoloscheletriche, quali le difficoltà al movimento e allo svolgimento delle attività della vita quotidiana. La contemporanea presenza di altre malattie a carico dell’apparato cardiovascolare, respiratorio, gastrointestinale e di alterazioni metaboliche, quali il diabete (presenti in oltre il 50%

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dei pazienti), può inoltre indurre elevati livelli di disabilità con conseguente perdita della capacità lavorativa. L'esordio dell'artrite psoriasica avviene fra i 30 e i 50 anni d'età e in due casi su tre la malattia reumatica segue quella dermatologica. Si tratta di una patologia che provoca in alcuni casi la deformazione ossea e impedisce il movimento. Nuove speranze per controllare questa malattia arrivano però dal nuovo trattamento.

CONSIGLIO EUROPA E INDICAZIONI USO MATERIALE UMANO

Il Consiglio d'Europa ha adottato una raccomandazione per gli Stati membri nel campo della ricerca che utilizza materiale biologico umano. In particolare, precisa il Consiglio d'Europa, la raccomandazione vale per il materiale conservato negli ospedali e per quello detenuto da bio-banche. La raccomandazione offre linee guida in materia di informazione e di consenso delle persone interessate, di esame preventivo e indipendente dei progetti di ricerca, di misure relative alla sicurezza del materiale biologico e alla confidenzialita' delle informazioni personali. Fissa inoltre condizioni nelle quali il materiale puo' essere trasferito in altri paesi per essere utilizzato ai fini della ricerca.

NUOVO TEST PER LA TBC

Un nuovo test per diagnosticare la tubercolosi potrebbe risparmiare milioni di vite. È stato messo a punto da i ricercatori dell'Imperial College di Londra e si è già aggiudicato un premio di 10 mila dollari per l'innovazione apportata in campo medico. Il nuovo test 'made in Uk' consente non solo di identificare rapidamente il batterio della Tbc, ma anche di vedere come questo, isolato con alcuni mezzi liquidi, reagisca al contatto con farmaci diversi. Un aspetto centrale per comprendere i benefici che è possibile trarre da terapie farmacologiche differenti, soprattutto considerando la crescita diffusa di resistenza alle cure. ''Circa due milioni di persone al mondo stanno morendo inutilmente di tubercolosi a causa di risorse diagnostiche inadeguate - sottolinea David Moore, il ricercatore che ha sviluppato il test - una vera e propria tragedia resa ancor più drammatica dal fatto che da questa malattia si può guarire''. La Tbc è la malattia contagiosa curabile che provoca il più alto numero di vittime al mondo, circa cinquemila ogni giorno.

CERVELLO, STUDIO ITALIANO

Il 'pallino' per i numeri si cela nel lobo frontale destro del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori italiani, chiarendo anche come fa il cervello a decidere ….

Il 'pallino' per i numeri si cela nel lobo frontale destro del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori italiani dell’Università “la Sapienza” e della Fondazione Santa Lucia di Roma, chiarendo anche come fa il cervello a decidere se e quanto un numero sia più grande di un altro. La nostra 'materia grigia', infatti, si serve di una linea virtuale (una sorta di righello immaginario) sulla quale i numeri più piccoli vengono immaginati alla sinistra di quelli più grandi. Nella nostra mente 'proiettiamo' insomma un righello graduato, simile a quelli usati a scuola, per confrontare i numeri fra loro. Nello studio svolto i ricercatori hanno per la prima volta individuato le aree cerebrali che consentono l'uso di questo ''righello mentale numerico'', localizzandole nel lobo frontale destro. L'indagine ha inoltre evidenziato che la capacita' di confrontare quantità numeriche diverse dipende da quella di ricostruire mentalmente la collocazione degli oggetti nello spazio. Risultati che hanno valso allo studio italiano la pubblicazione su 'Nature Neuroscience'.

DEPRESSIONE E TEENAGER

Genitori, ma anche coetanei, 'sotto accusa'. Il modo in cui trattano, rispettivamente, i figli e i compagni adolescenti sembra influire sul rischio che questi ultimi si ammalino di depressione. E questo indipendentemente dalla predisposizione genetica nei confronti delle malattie mentali. Lo

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rivela uno studio dei ricercatori del King's College di Londra, pubblicato sul numero di novembre-dicembre di 'Child Development'. Insomma, secondo la ricerca, l'ambiente ha un forte peso sul rischio depressione degli adolescenti. Un dato importante, se si considera che proprio l'umore nero è al primo posto fra le cause dei suicidi nei giovanissimi. Per fare chiarezza sull'influenza di geni e ambiente, gli studiosi hanno esaminato 328 gemelli identici tra i 12 e i 19 anni e i loro genitori. In particolare, sono stati confrontati anche il metodo scelto dai familiari per imporre la disciplina, gli eventi tragici e imprevisti accaduti ai ragazzini, la frequenza di problemi a scuola o con il fidanzato o la fidanzata. Cosi' si e' scoperto il ruolo dell'atteggiamento dei genitori e dei compagni.

TUMORI, LO STUDIO BOTOX PER CHEMIO E RADIO

Da rimedio 'spiana-rughe' a chiavistello per aprire la strada a chemio e radioterapia anti-cancro. Uno studio condotto sui topi e pubblicato su 'Clinical Cancer Research', infatti, ha dimostrato che iniettando la neurotossina botulinica di tipo A in due tipi di tumori del topo, si favorisce la vascolarizzazione del tumore stesso, per meglio rilasciare agenti terapeutici. Lo studio, firmato dal team di Bernard Gallez dell'Universita' di Louvain a Bruxelles, e' il primo a testare l'idea di sfruttare il botulino contro il cancro, come adiuvante per la chemio e la radioterapia. Oggi molte ricerche si sono concentrate sull'approccio opposto: distruggere i vasi che nutrono i tumori, per privarli di ossigeno e sostanze nutritive. L'approccio pro-vascolare, invece - spiegano i ricercatori - aumenta la perfusione e l'ossigenazione del tumore ma solo temporaneamente, per moltiplicare l'efficacia dei trattamenti anti-cancro. Infatti oggi servono dosi sempre piu' elevate di chemio e radio per molti tipi di tumori, che hanno sviluppato forme di resistenza alle terapie. La tossina agisce sul sistema nervoso, bloccando il rilascio di neurotrasmettitori. I ricercatori hanno pensato che proprio questo meccanismo poteva prevenire la contrazione neuromuscolare dei vasi nei tumori, un sistema per aprire la porta a una maggior aggressivita' da parte dei farmaci chemioterapici e della radioterapia. Cosi' il team ha testato l'ipotesi nei topi su due tumori, verificandone la correttezza. Servono ulteriori studi, concludono gli autori, per elaborare un approccio utile al trattamento del cancro nell'uomo.

AVIARIA, CRONISTORIA DELL'EPIDEMIA NELL'UOMO

E' stato isolato per la prima volta 10 anni fa in alcune anatre in Cina, il virus dell'influenza aviaria H5N1 che oggi ha raggiunto anche l'Italia. Le prime vittime risalgono al 1997, quando l'epidemia di influenza aviaria colpisce Hong Kong e si verificano i primi casi di contagio da animali a uomo. Le prime contromisure sono adottate immediatamente, dopodiche' il virus H5N1 rimane silenzioso per un lungo periodo, quasi sei anni. Riemerge a meta' del 2003 ancora in Asia, e nel dicembre dello stesso anno colpisce sia la Thailandia, infettando alcuni grandi felini in uno zoo, sia alcune fattorie in Corea. Nel gennaio 2004 e' la volta del Vietnam, dove il virus viene rintracciato in alcuni allevamenti: Nello stesso mese l'H5N1 ricompare in Thailandia e per la prima volta il virus da' segnali anche in Giappone e in Cambogia. Nel febbraio 2004 si diffonde anche in Indonesia e in Cina e nel settembre dello stesso anno si ha la prima notizia di un caso sospetto e sporadico di contagio da uomo a uomo. Un altro caso simile si registra in marzo in Vietnam e fra giugno e luglio 2004 l'influenza aviaria e' ormai presente in allevamenti di Cina, Indonesia, Thailandia e Vietnam. In agosto l'infezione raggiunge la Malaysia e la Cina segnala i primi casi di infezione nei maiali, da sempre considerati il serbatoio nel quale piu' probabilmente puo' verificarsi il riassortimento del virus dell'influenza aviaria con quello dell'influenza umana, vale a dire il laboratorio naturale da cui nascono i nuovi virus influenzali letali per l'uomo. Nel gennaio 2005 si verifica in Thailandia un altro caso di trasmissione sporadica da uomo a uomo, ma il virus H5N1 non e' ancora riuscito a modificarsi in modo tale da diventare contagioso per gli esseri umani e da poter scatenare una nuova pandemia influenzale. Per tutto il 2005 si segnalano diversi focolai in varie regioni della Cina. In luglio il virus raggiunge la Russia, attraverso la Siberia, e in agosto viene segnalato nel Kazakhstan, in Tibet e in Mongolia. In ottobre il primo caso di influenza aviaria in Turchia porta la Commissione Europea a vietare l'importazione di uccelli vivi e piume

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dalla Turchia. Ancora in ottobre il virus e' isolato in Romania e in novembre nel Kuwait. In dicembre e' la volta dell'Ucraina. Nel gennaio 2006 la conferenza internazionale di Berlino decide lo stanziamento di 1,9 miliardi di dollari per contrastare la diffusione dell'influenza aviaria negli allevamenti.

NAS, 70.000 ISPEZIONI NEL 2005 70% RIGUARDA FARMACI

Sono 69.271 le ispezioni complessivamente effettuate dai Nas nel 2005. 5471 le infrazioni penali rilevate, 1874 quelle amministrative. 3106 le persone segnalate, per 175 di esse sono stati accertati reati di natura penale. Le strutture sequestrate sono state 190, quelle per le quali e' stata disposta una sospensione delle attivita' sono state 132. Sono questi alcuni dati sull'attivita' dei Nas nello scorso anno forniti dal comandante, il generale Emilio Borghini, intervenuto alla Conferenza Nazionale sui farmaci organizzata dall'Aifa. L'attivita' dei Nas oggi interessa per il 30% il settore dell'alimentazione in senso stretto mentre il rimanente 70% riguarda controlli sui farmaci, compresi quelli ad uso veterinario che hanno un diretto impatto sulla sicurezza alimentare. Nel suo intervento Borghini ha messo in risalto l'attivita' dei Nas sul fronte dei reati informatici. In primo piano gli acquisti su Internet di farmaci che poi si rivelano quasi sempre contraffatti. Altro problema e' quello di alcune specialita' non autorizzate che arrivano dalla Cina e che i Nas sequestrano, ha detto il generale, ''in quantita' che fa spavento''. Per quanto riguarda l'attivita' antidoping, altro settore nevralgico di una attivita' che secondo Borghini ''ha finalita' preventive e non repressive'', nel periodo 2000-2005 i Nas hanno sequestrato complessivamente 1.064.918 confezioni di anabolizzanti.

AIDS, IN CINA NUOVE REGOLE CONTRO DISCRIMINAZIONE I

La Cina ha emesso la prima normativa dettagliata sull'Aids, che abolisce le discriminazioni contro i malati e chiede alle autorita' locali di fornire gratis test Hiv e cure. Il gigante dell'Asia ha abbassato - da 840.000 a 650.000 - la stima del numero delle persone malate o sieroposivive al virus Hiv, ma gli esperti internazionali avvertono che la sindrome da immunodeficienza acquisita potrebbe diffondersi, a causa dell' ignoranza e perche' molte persone hanno paura o sono troppo povere per chiedere aiuto. La nuove linee-guida sono state approvate dal governo e firmate dal primo ministro Wen Jiabao, che nel 2003 e' stato il primo alto responsabile cinese a stringere pubblicamente la mano a malati di Aids, ed ha inoltre visitato alcuni villaggi della provincia di Henan dove migliaia di persone sono rimaste contagiate dopo donazioni di sangue in cliniche dalle condizioni igieniche carenti. In base alle nuove linee-guida, pubblicate dall'agenzia ufficiale Nuova Cina, nessuna organizzazione o individuo potra' discriminare pazienti o loro familiari, e i malati avranno diritto a essere curati gratis.

ANZIANI E RICOVERO DEL CONIUGE IN OSPEDALE

Il legame affettivo che dura una vita si unisce a doppio filo con il passare del tempo, e le sorti e la salute dei partner si intrecciano in maniera imprevedibile. Con risvolti che spesso la cronaca ha posto in risalto. Ora uno studio illustra gli effetti del 'crepacuore', in caso di sofferenza di chi assiste al ricovero del proprio compagno o compagna. Un dolore che aumenta i rischi di morte proprio per chi è costretto a guardare il partner in un letto di ospedale. ''Pericoli che diventano sempre più concreti se la ragione dell'ospedalizzazione è la diagnosi di demenza senile, ictus o frattura dell'anca'', spiega la ricerca del National Institute on Aging (Nia), che fa parte dei national Institutes of Health (Nih). ''Quando il coniuge viene ricoverato - spiega sul New England Journal of Medicine Nicholas Christakis - i rischi di morte del partner si impennano. E restano alti per i due anni successivi''. Per 'misurare' gli effetti del crepacuore, gli scienziati hanno studiato oltre mezzo milione di coppie over 65 tra il 1993 e il 2001. ''Avere il partner malato è quasi assimilabile alla condizione di vedovanza, e 'taglia' di circa un quarto la salute del coniuge 'sano'. Ancora più a rischio è avere la moglie o il marito con l'anca fratturata o con una malattia psichiatrica. E - aggiunge Christakis - il periodo più critico sono i 30 giorni successivi alla diagnosi o al ricovero''.

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ARMA SEGRETA POLMONI CONTRO INVASIONE MICROBI

Un allarme innato protegge i polmoni dall'invasione dei microbi. A scoprire questo sistema immunitario naturale sono i ricercatori dell'Universita' della California a San Diego, che hanno individuato il meccanismo attraverso il quale i polmoni si difendono dai microrganismi. ''Questa risposta immunitaria innata e' specifica per i polmoni, e probabilmente e' stata 'disegnata' per ridurre al minimo i danni collaterali al tessuto polmonare causati da infiammazioni sfuggite al controllo'', spiega Eyal Raz dell'Ucsd su 'Immunity'. Il tratto respiratorio, infatti, e' costantemente esposto a particelle e microrganismi inalati. Gli alveoli sono protetti contro gli invasori da 'soldati' del tutto particolari: i macrofagi alveolari. I macrofagi sono cellule del sangue coinvolte nella risposta infiammatoria: normalmente in allerta e pronte a uccidere gli aggressori. I macrofagi alveolari, invece, sono un unicum nell'organismo, perche' la loro attivazione e' inibita da un composto (TGFb) espresso nei polmoni dalle cellule epiteliali. ''Poiche' il microambiente degli alveoli e' delicato, potrebbe essere danneggiato se i macrofagi fossero costantemente pronti alla battaglia - spiega Raz - Questo, infatti, potrebbe rapidamente portare al tipo di infiammazione che vediamo in malattie autoimmuni dei polmoni, come l'asma''. Invece il sistema di difesa degli alveoli e' piu' complesso: i macrofagi sono in uno stadio 'dormiente' e si attivano solo quando chiamati a combattere i micro-invasori. Dopodiche' si rispengono. In pratica, il sistema ha un allarme che sveglia le truppe combattenti e, una volta finito lo scontro, le fa tornare a riposo. La conoscenza di questo meccanismo puo' essere utile nel combattere nuovi agenti microbici che potrebbero infettare le basse vie respiratorie, come diversi ceppi di influenza o microscopiche armi bioterroristiche, spiegano i ricercatori.

SCOPERTO IONE CHE DIFFERENZIA PARTE DESTRA E SINISTRA CORPO

Uno ione 'trasportatore', responsabile, almeno in parte, del meccanismo, di differenziazione fra parte destra e sinistra del corpo e della localizzazione degli organi, in fase embrionale precoce, in una o nell'altra area. E' la nuova scoperta dei ricercatori del Forsyth Institute di Boston (Usa) ottenuta grazie allo studio di tre modelli animali diversi, tutti vertebrati: rane, polli e zebrafish. Le conclusioni dell'indagine scientifica, pubblicata su 'Development', potrebbero ulteriormente spiegare le fasi dello sviluppo cranio-facciale, la preferenza della mano destra o sinistra, la 'dominanza' di una o dell'altra parte del cervello e il perchè di una serie di difetti umani. Gli esperti americani, guidati da Michael Levin, hanno esaminato i fattori genetici e molecolari che controllano l'asimmetria fra destra e sinistra e hanno identificato una nuova componente: lo ione-trasportatore che crea un forte aumento del 'voltaggio' naturale del corpo e cambiamenti a livello del Ph. Fino ad ora, si pensava fossero le ciglia (strutture simili a capelli presenti nelle cellule) le principali responsabili, a livello embrionale, del corretto posizionamento degli organi sull'asse destra-sinistra. Invece, la ricerca dimostra che il meccanismo coinvolge, oltre alle ciglia, l'attività serotoninergica (il fusso della sostanza che facilita la trasmissione delle informazioni fra neuroni) e il flusso dello stesso ione. Gli esperti hanno potuto osservare la stessa modalità in tutti e tre i vertebrati presi come 'cavie' per l'esperimento.

“MEDICHESE” BOCCIATO, PUO' COMPROMETTERE QUALITA' STUDI

Non solo confonde i pazienti, ma mette a rischio il risultato degli studi e delle ricerche scientifiche. A 'bocciare' il 'medichese', gergo tecnico usato dai 'camici bianchi', e' il ricercatore olandese Ronald Cornet, dell'Academic Medical Center di Amsterdam, in uno studio pubblicato su 'NWO, Netherlands Organisation for Scientific Research'. Cornet ha sviluppato e testato vari metodi di valutazione per stabilire la qualita' dei sistemi di terminologia medica. L'esperto spiega infatti che anche gli studi clinici ed epidemiologici dipendono dalla chiarezza del gergo medico: questo deve essere il piu' possibile corretto e non deve dar luogo a equivoci. Gli 'scivoloni' sono piu' facili anche per colpa dei computer. Il fatto e', spiega lo studioso, che i dati dei pazienti sempre piu' spesso sono registrati in forma elettronica piuttosto che su carta. Questo rende piu' semplice la ricerca delle informazioni. Ma se - ad esempio - per indicare la patologia di un paziente si usa la dicitura 'diabete mellito di tipo II' e per

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un altro 'DM tipo II', la ricerca dei dati alla fine non dara' risultati completi. Insomma, occorre mettere ordine nel gergo medico: per questo Cornet ha sviluppato e testato dei sistemi che forniscono liste di termini 'doc' in base alle aree mediche, collega i sinonimi e garantisce un aiuto per muoversi senza 'trappole' all'interno dei database sanitari. Se tutti usassero gli stessi termini medici, insomma, sarebbe molto piu' facile sfruttare i dati dei pazienti per migliorare assistenza e ricerca epidemiologica.

INFLUENZA, PANDEMIA E OPERATORI SANITARI

Un allarme sanitario incombe sulle nazioni occidentali. Secondo un sondaggio condotto negli Usa, oltre il 40% degli operatori sanitari non si presenterebbe sul posto di lavoro in caso di una pandemia influenzale, e il 66% rivela di ''aver paura di essere contagiato''. Il risultato, ottenuto attraverso un questionario sottoposto a 308 addetti di tre strutture ospedaliere del Maryland, ''pone importanti questioni di politica sanitaria, e rischia di portare al collasso i sistemi sanitari'', riferiscono sul Journal BMC Public Health i ricercatori dell'università di Ben-Gurion, in Israele. ''I risultati - aggiungono gli scienziati israeliani - evidenziano la necessità di una più accurata formazione, un migliore equipaggiamento tecnico, e una più solida assistenza per il personale sanitario''. Meno di un terzo del totale, infatti, si ritiene necessario in caso di pandemia. E di questi l'86% è costituito da medici che però affermano ''di aver bisogno di aiuto in quell'evenienza''.

CUORE, PIU' ISTRUITI MINOR RISCHIO ATEROSCLEROSI

Più istruiti, dunque a minor rischio di aterosclerosi. Questa, in sostanza, la conclusione di uno studio dell'università Peking di Pechino. Più alto è il livello di istruzione, spiega la ricerca pubblicata sul Journal of the American Medical Association (Jama), tanto più basso sarà il deposito di calcio nelle arterie coronariche nella popolazione 'dell'età di mezzo', trai 33 e i 45 anni. La quantità di calcio è considerata un indicatore dell'aterosclerosi asintomatica. Lo studio ha preso in considerazione un campione di 2.913 partecipanti, con diversi gradi di istruzione conseguiti. Ebbene, gli scienziati cinesi hanno scoperto che il Cac, cioè il livello di calcio nelle arterie, nelle persone con livello di istruzione più basso è quattro volte superiore. Per questa ragione i ricercatori raccomandano nuove politiche informative e campagne di comunicazione che ''tentino di colmare il divario sociale ed economico nell'accesso alle nozioni fondamentali per stare in salute''.

PER LA PRIMA VOLTA SCIENZIATI INVERTONO DIVISIONE CELLULARE

Lo abbiamo imparato tutti dai libri di scienze o biologia: le cellule di ogni organismo vivente si riproducono dividendo il proprio nucleo in due. E' così che avviene il ricambio e la rigenerazione di ogni tessuto. Ma anche la crescita dei tumori, che si diffondono per una abnorme crescita cellulare. Ora, però, i ricercatori statunitensi dell'Oklahoma Medical Center sono riusciti a capire come invertire il meccanismo di divisione cellulare, a partire dal controllo di una proteina che dà l'avvio al processo di replicazione. Così facendo, i biologi sono riusciti a 'rispedire' indietro, nel nucleo, i cromosomi duplicati che servivano alla formazione della nuova cellula. La scoperta è pubblicata su Nature. ''E' la prima volta - commenta Gary Gorbsky - che si riesce a invertire un processo che si credeva irreversibile''. La divisione cellulare avviene milioni di volte ogni giorno ed è fondamentale alla vita stessa. Gli scienziati hanno però anche scoperto che la proteina in questione ''non è l'unica ad avviare il meccanismo di replicazione cellulare, perché se si aspetta troppo tempo la cellula trova un'altra strada per dividersi e dare vita a una sua copia nuova di zecca''. Ecco perché i biologi pensano ora di spostare il tiro, per allargare la ricerca a tutti i fattori in grado di controllare la divisione cellulare. Quale la portata di questa scoperta? ''Riuscire a incidere nel meccanismo di replicazione - dicono gli autori dello studio - potrebbe nel futuro rendere possibile controllare la

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metastatizzazione di molte forme di cancro. Come pure correggere alcuni difetti del feto o altre patologie''.

ALZHEIMER: DIETA MEDITERRANEA 'SCUDO' PER CERVELLO

Mangiare 'mediterraneo' protegge il cervello. Un menu' ricco di frutta, verdura, legumi, cereali, un po' di pesce fresco, qualche bicchiere di vino al pasto e poca carne rossa riduce, infatti, il rischio di Alzheimer. A promuovere la dieta mediterranea e' uno studio Usa pubblicato sugli 'Annals of Neurology'. Le virtu' di questo tipo di alimentazione contro la demenza erano state a lungo teorizzate, ma questo e' il primo lavoro che ha monitorato un gruppo di persone negli anni, 'misurando' accuratamente l'effetto della dieta sul pericolo di ammalarsi. La ricerca, condotta dal team di Nikolaos Scarmeas del Columbia University Medical Center, e' stata finanziata dai National Institutes of Health e ha 'fotografato' nel tempo 2.258 newyorkesi (senza sintomi della malattia), seguiti dal punto di vista medico e neurologico e sottoposti a controlli regolari ogni 18 mesi per 4 anni. Nel corso dello studio 262 persone hanno ricevuto una diagnosi di Alzheimer. Cosi', guardando alle abitudini alimentari degli anziani, i ricercatori hanno visto che i piu' fedeli ai dettami della dieta mediterranea erano significativamente meno a rischio di Alzheimer.

NUOVA TECNICA ITALIANA VINCE SORDITA'

Un microprocessore grande tre millimetri applicato all'esterno della coclea, nell'orecchio medio, puo' ridurre di almeno il 50% un danno uditivo medio- grave dell'ordine di 70-80 decibel. La relativa tecnica operatoria, messa a punto dal professor Vittorio Colletti presso la Clinica otorinolaringoiatrica dell'Universita' di Verona e li' sperimentata con risultati lusinghieri, e' stata per la prima volta utilizzata in un intervento di routine all'Ospedale San Giuseppe di Milano su due pazienti nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale. I due interventi sono stati eseguiti, con la collaborazione del prof.Colletti, dall' equipe di otorinolaringologia del San Giuseppe diretta dal dottor Alberto Dragonetti. Erano presenti, per apprendere la nuova tecnica quattro specialisti: un belga, un austriaco, un chirurgo di Bologna e uno di Torino. ''La grande novita' - ha spiegato Dragonetti ai giornalisti - e' che con questa tecnica non e' piu' necessario forare la coclea per impiantarvi il microprocessore, come negli impianti per l'appunto chiamati 'cocleari', che inoltre possono provocare infezioni. Ma questo dispositivo viene invece applicato e incollato, con una colla biologica, in una piccolissima nicchia scavata sulla parete esterna della coclea, la parte dell' orecchio medio chiamata 'finestra rotonda', appena sotto la staffa. Il tutto si puo' fare anche con anestesia locale. L' intervento dura mediamente un'ora e mezzo e in 24 ore il paziente va a casa''. Dragonetti ha poi spiegato che questa 'protesi vibratoria in titanio' stimola dall'esterno la coclea che, unitamente alla catena degli ossicini e al nervo uditivo, assicura il corretto udito. Mediamente si recupera il 50% dell'udito perduto. Naturalmente, il microprocessore deve ricevere gli impulsi sonori dall'ambiente esterno, e lo fa attraverso un microfono piatto e tondo (audio-processore) sistemato all'esterno dietro l'orecchio. Questo microfono e' applicato a pressione, come un qualunque bottone automatico, su un elemento interno grande quanto una moneta da 50 centesimi posizionata sottopelle che converte i suoni ambientali in segnali che vengono trasmessi a un vicino piccolissimo magnete e da questo, tramite un cavetto che corre sempre sottopelle, fino al microprocessore al titanio. Questo tipo di intervento - come ha sottolineato il direttore generale del San Giuseppe, Eugenio Vignati - e' a totale carico del servizio sanitario nazionale.

TINTURA MOSTRA COME NASCE BATTITO CUORE

Sapere e vedere come ha origine il battito cardiaco e le sue irregolarita' potrebbe aiutare medici e ricercatori a capire meglio le cause di aritmie cardiache e morti improvvise. Una cosa che sara' presto possibile grazie ad una particolare tintura messa a punto da un team di ricercatori dell'universita' di Pittsburgh e della Carnegie Mellon (il cui studio e' pubblicato sul Journal of

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membrane biology), che consente di vedere a occhio nudo cio' che prima non si era mai visto: cioe' il potenziale d'azione, o i cambi di voltaggio, delle cellule cardiache, comprese quelle situate in profondita' nel cuore, che attivano e determinano il ritmo cardiaco. La tintura e' infatti in grado di seguire l'attivita' elettrica di diversi strati cellulari sotto la superficie del cuore, dove iniziano e si propagano le contrazioni cardiache. ''Che cosa provochi esattamente le aritmie e le morti improvvise e' una questione cui speriamo presto di dare una risposta - spiega Guy Salama, professore di biologia cellulare e uno degli autori della ricerca - attraverso questo studio che offre un nuovo approccio. Queste tinture hanno dimostrato di saper registrare i potenziali cambi di tensione della membrana, catturando i dettagli in tempo reale di sincronia e asincronia del cuore''. Come un interruttore della luce, che scatta velocemente su e' giu', il battito del cuore inizia in modo simile. In ogni cellula si verifica un rapido cambiamento nella carica elettrica, da negativa a positiva e viceversa, che produce una corrente che impiega circa 3/10 di secondo per diffondersi. Non appena si verificano questi cambiamenti, si modifica anche il movimento di potassio, sodio e calcio, gli ioni che entrano ed escono dalle cellule attraverso appositi canali. A seconda che uno di questi canali sia bloccato, si apra troppo velocemente o lentamente, l'intero ritmo cardiaco puo' diventare all'improvviso caotico, causando battiti irregolari. Tra questi diversi tipi di aritmie, quelle che hanno origine nei ventricoli, sono le piu' cause piu'frquenti delle morti improvvise.

IN AUSTRALIA EPIDEMIA DI DIABETE 275 CASI AL GIORNO

L'Australia, uno dei Paesi piu' benestanti e 'ben nutriti', siede su una bomba a orologeria di malattie e morte prematura, secondo la prima ricerca nazionale sui tempi di insorgenza di diabete e di altre minacce alla salute legate a obesita' e mancanza di esercizio. La ricerca e' stata condotta nell'arco di 15 mesi dall'International Diabetes Institute e presentata oggi dal ministro della Sanita', Tony Abbott. I risultati indicano che su una popolazione totale di 20 milioni, contraggono il diabete 100 mila adulti ogni anno, ovvero 275 al giorno. Questo a sua volta raddoppia le probabilita' di morire nei cinque anni successivi. Lo scorso anno oltre 200 mila adulti (circa 600 al giorno) sono passati dalla condizione di sovrappeso a quella di obesita', mentre 400 mila hanno sviluppato ipertensione e 270 mila malattie croniche dei reni. Il direttore dell'Istituto stesso, Paul Zimmet, afferma che la ricerca manda un allarme rosso ai cittadini australiani e ai responsabili della salute pubblica e avverte che i servizi di sanita' rischiano di essere sopraffatti dalla rapida diffusione del diabete. ''Ora abbiamo prove inconfutabili che questa epidemia in Australia e' nel suo pieno'', aggiunge Zimmet. ''Non vi e' dubbio che il diabete ed i problemi ad esso associati, come le malattie di cuore gli ictus, le amputazioni e i collassi renali, avranno un impatto profondo sui bilanci futuri della sanita'. L'epidemia costa gia' ai contribuenti piu' di tre miliardi di dollari australiani l'anno (1,8 miliardi di euro) e la cifra e' destinata a crescere a ritmo esponenziale''. La prima fase della ricerca, condotta nel 1999 e nel 2000 su piu' di 11 mila persone, ha mostrato che un milione di persone soffrono di diabete in Australia, altri due milioni sono in fase di pre-diabete, e piu' del 60% degli adulti sono in sovrappeso o obesi.

TROVATI 2 GENI RESPONSABILI DI INFARTO PRECOCE

Il rischio di avere un attacco cardiaco precocemente nella vita potrebbe dipendere da due geni. Alcuni scienziati dell'universita' di San Francisco e del Celera Genomics, come spiegano in una ricerca pubblicata sulla rivista 'Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology', hanno scoperto infatti le varianti di due geni collegati con il rischio di attacco cardiaco precoce o infarto del miocardio. Cosa che, secondo i ricercatori, potrebbe aiutare ad identificare le persone a rischio, i cambiamenti molecolari implicati nelle malattie cardiache, e progettare nuovi tipi di farmaci per queste malattie. In base allo studio, che ha analizzato i dati di 2000 pazienti, tutti di razza caucasica e con un'eta' media di episodi di attacchi cardiaci al di sotto dei 60 anni, le persone con uno dei geni mutati hanno un rischio doppio di avere un infarto rispetto a chi non ce le ha. Diverse le funzioni cui sono deputati questi due geni: uno, il Vamp8, e' implicato nell'aggregazione dei coaguli, mentre l'altro, l'Hnrpul1, include una proteina coinvolta nell'attivita' dell'Rna. ''Questa ricerca fa capire meglio il ruolo della genetica sull'inizio e l'insorgenza degli attacchi cardiaci - spiega John Kane, professore di medicina all'universita' di San Francisco - Gia' altri studi avevano

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identificato i geni legati all'aumento degli attacchi cardiaci, ma molti di questi erano stati fatti solo su una singola coorte di pazienti e non erano stati replicati. Il nostro invece studio ha coinvolto tre gruppi in sequenza e applicato analisi statistiche''. Kane e i suoi collaboratori sospettano che questa nuova variante del Vamp8 acceleri il processo di coagulazione, innescandolo troppo presto o consentendo alla coagulazione di continuare troppo a lungo.

UN ANNO DI ATTIVITA' PER SANITA’ MILITARE CON TELEMEDICINA

Oltre 2000 casi trattati e 1800 teleconsulti in un anno: sono i numeri della 'tele-sanita'' militare italiana oltreoceano. I pazienti sono i militari impegnati a scopo umanitario nei piu' delicati teatri operativi mondiali e la terapia arriva direttamente attraverso la rete satellitare di telemedicina. A fare un bilancio del primo anno di attivita' del sistema, i responsabili militari e gli operatori che gestiscono la rete. Fiore all'occhiello della Sanita' Militare Italiana, il sistema di telemedicina e' attualmente applicato e pienamente operativo a Talill (Iraq) ed a Belo Polje (Kossovo). Il sistema, a tecnologia e progettazione interamente italiana, consente il collegamento via satellite, 24 ore su 24, tra gli specialisti del Policlinico militare del Celio a Roma e i medici interforze impegnati in vari paesi. Il cuore del sistema e' una Centrale di Telemedicina sempre operativa situata all'interno del Celio e che garantisce interventi in qualsiasi momento, dato che tutti i reparti del Policlinico militare sono collegati e possono dialogare con il sito posto nel teatro operativo. Dal momento dell'attivazione, nel 2005, i sistemi di Telemedicina della Difesa hanno toccato la quota di 10.508 ore di comunicazione effettuate e di 1.800 teleconsulti per oltre 2.000 casi trattati. Le richieste sanitarie, sottolineano i responsabili, hanno interessato tutto lo spettro delle patologie mediche, dall'oculistica alla ginecologia, dalla neurochirurgia all'endocrinologia, alla geriatria, perche' il sistema e' stato utilizzato per assistere anche la popolazione civile. Con il sistema, che puo' essere utilizzato in condizioni di emergenza e di soccorso anche nel quadro operativo della Protezione Civile, il personale sanitario militare e' dunque in grado di gestire la condivisione di immagini radiografiche e dati clinici, la comunicazione bidirezionale per teleconsulti medici, l'assistenza medica a distanza fino alla formazione del personale sanitario attraverso la videoconferenza.

FARMACI: IN UNA 'CARTA' LE 10 REGOLE PER UN USO CORRETTO

''Un farmaco non e' una merce di consumo qualsiasi, ma va utilizzato solo quando necessario''. ''Un farmaco viene venduto solo in farmacia, un luogo cioe' sottoposto a severi controlli e dove lavorano dei professionisti della salute''. Sono due delle dieci regole ''che tutti dovremmo conoscere per tutelare la nostra salute quando usiamo un farmaco'', come hanno spiegato gli esperti in una conferenza stampa nella quale e' stata presentata la Carta del Farmaco redatta dalla Societa' Italiana di Scienze Farmaceutiche. Dieci semplici regole, la cui esigenza nasce da problemi sempre piu' emergenti: l'uso scorretto dei farmaci, e la contraffazione dei medicinali. L'Organizzazione Mondiale della Sanita' dichiara infatti che ''nel mondo, ogni dieci farmaci venduti uno e' falso''; il British Medical Journal denuncia che ''un paziente su 16 viene ricoverato in ospedale per problemi connessi con l'interazione tra farmaci diversi''; in Italia infine Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ricorda che ''ogni giorno gli effetti avversi dell'uso dei farmaci spingono circa 410 italiani al ricovero in ospedale''. Problemi che vanno sicuramente affrontati, ma che non devono criminalizzare l'uso del farmaco: ''I medicinali sono ormai piu' che necessari - ricordano gli esperti - e tra l'altro hanno contribuito ad aumentare la nostra eta' media e la nostra sopravvivenza. L'uso corretto dei farmaci, pero' - continuano, sottolineando la parola 'corretto' - e' una necessita': non basta il foglietto illustrativo, ci vuole l'impegno di tutti gli individui coinvolti (dal medico di base, al farmacista, al paziente) perche' il farmaco non venga banalizzato, ma considerato come un prodotto stra-garantito nella sua sicurezza e nella sua efficacia''. Proprio la farmacia e' ''l'esercizio pubblico piu' diffuso in Italia dopo le parrocchie - commenta Giacomo Leopardi, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti -: allora il problema non e' trovare facilmente un medicinale, ma capire perche' prendere un farmaco e capire quando usarlo''. Tra le altre regole contenute nella Carta del Farmaco c'e' quella che ricorda che ''un farmaco, se usato impropriamente in assenza di vere

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malattie, puo' essere a sua volta causa di malattie''; ma anche quella che precisa come ''un farmaco non ha mai lo scopo di sostituirsi alle corrette abitudini di vita'', e che e' sbagliato pensare che ''esista sempre un farmaco adatto a risolvere i nostri problemi''.

CORNO D'AFRICA - ALLARME UNICEF 40MILA BIMBI MALNUTRITI

L'Unicef lancia l'allarme: nonostante le piogge torrenziali di aprile, 40mila bambini delle comunità pastorali rischiano la morte in una delle regioni più inospitali del mondo: il Corno d'Africa. Il motivo è la grave malnutrizione sofferta dai piccoli. In occasione della presentazione a Ginevra del Rapporto 'Infanzia a rischio: il Corno d'Africa', il vice direttore generale dell'Unicef, Rima Salah, ha sottolineato come le recenti piogge abbiano paradossalmente ''acuito la crisi in alcune aree, procurando un sollievo molto limitato in altre''. Reso pubblico insieme al Rapporto anche l'appello di raccolta fondi diretto a coprire i restanti 54 milioni di dollari sugli 80 necessari per affrontare la situazione. ''La siccità ha ucciso quasi la metà dei capi di bestiame delle popolazioni pastorali locali - ha dichiarato Rima Salah - e la pioggia non restituirà a questa gente il bestiame perso. Un pastore senza il gregge è come un agricoltore privo di sementi: un essere umano costretto a lottare per trovare cibo, acqua potabile, riparo e un espediente per guadagnare i soldi necessari a mantenere i suoi figli in vita''.

AVIARIA: ENTRO UN MESE AL VIA CENTRO CONTROLLO FAO/OIE

Sara' lanciato entro un mese un centro di controllo e gestione della crisi legata all'influenza aviaria voluto dalla Food and Agriculture Organization (FAO) e dalla Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) e denominato 'FAO/OIE Crisis Management Center'. Lo ha riferito Ron DeHaven del Department of Agriculture s (USDA) Animal and Plant Health Inspection Service (APHIS) statunitense nel corso di una conferenza stampa a conclusione di un incontro con esponenti della FAO. La USDA, ha aggiunto DeHaven, si e' impegnata per un finanziamento di 4,2 milioni di dollari per supportare il FAO/OIE Crisis Management Center, che sara' lanciato entro un mese con uno staff di oltre 40 persone, con base alla FAO di Roma e che a regime, entro otto mesi, vedra' coinvolti fino a 60 operatori con la proiezione di un budget triennale di 28 milioni di dollari. Il FAO/OIE Crisis Management Center, ha spiegato Dennis Carroll, Senior Infectious Diseases Advisor, Bureau for Global Health della USAID, servira' per tenere sotto controllo la diffusione dell'influenza aviaria negli animali dei vari paesi del mondo e inviera' esperti nei paesi dove sara' rilevata la presenza di uccelli infetti. Ad oggi ci sono state poche infezioni sull uomo e tutte dovute a stretto contatto con animali infetti, ha dichiarato Carroll; per evitare che il virus si diffonda e che muti divenendo pandemico, l'importante e' limitare al massimo il carico del virus negli animali, domestici e non. L'attivita' di controllo e' necessaria sul mercato del pollame per evitare che siano trasportati e commercializzati da un paese all'altro polli infetti, a livello dell'avifauna selvatica vanno attivate attente attivita' di monitoraggio. Per la popolazione, ha concluso Carroll, rimangono validi i consigli di sempre: e' sufficiente rispettare le normali norme igieniche, non toccare uccelli selvatici, cuocere la carne di pollo. Per coloro che vivono a stretto contatto col pollame, soprattutto in paesi poveri come l'Africa, servono immediate campagne informative sul pericolo. Il centro di controllo aiutera' i singoli paesi a far fronte a queste stringenti attivita' preventive perche', ha concluso Carroll, la prevenzione e' oggi la principale arma a disposizione.

GB: MAMME CHE LAVORANO DONNE PIU' IN SALUTE

E' provato. Le donne possono avere tutto: carriera, figli e un compagno. Anzi, sono proprio quelle che riescono a conciliare il lavoro con i ruoli di madre e moglie a godere di miglior salute. Secondo uno studio condotto dall'University College di Londra su un campione di oltre 2.500 britanniche, coloro che rientrano in questa categoria infatti giungono alla mezza eta' in condizioni psico-fisiche nettamente migliori rispetto alle altre. Le donne che sono state casalinghe per tutta o la maggior parte della loro vita invece sono risultate le piu' tendenti a lamentare una salute

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cagionevole, seguite nell'ordine da madri single e da donne senza figli. Non solo. Il 38% delle massaie all'eta' di 54 anni e' obeso a fronte del solo 26% delle donne della stessa eta' che sono sposate con figli e hanno una carriera. ''Le donne che combinano il lavoro con figli e matrimonio godono effettivamente di una migliore salute'', ha dichiarato Ann McMunn, ricercatrice del dipartimento di epidemiologia e sanita' pubblica dell'University College. ''Anche se lavorare al momento puo' sembrare piu' stressante per loro, la loro salute sul lungo periodo e' migliore'', ha aggiunto la studiosa, la cui ricerca e' pubblicata sulla rivista Journal of Epidemiology and Community Health. ''La differenza forse potrebbe essere collegata al fatto che se lavorano sono piu' socialmente impegnate e integrate complessivamente nella societa' che non stando a casa'', ha commentato la McMunn, che da parte sua ha tre figli di 6, 4 e 1 anno, e lavora part-time. ''Quasi la meta' di quelle che combinavano carriera e figli lavoravano a tempo pieno anche quando i figli erano piccoli'', ha puntualizzato la ricercatrice.

SEMPRE MENO PEDIATRI ITALIA

Sono sempre meno i pediatri in Italia, gia' fra 10 anni sara' difficile mantenere l'attuale modello di assistenza e tra poco piu' di 15 anni il numero di medici per i bambini disponibili sara' appena sufficiente a coprire le esigenze ospedaliere. E' quanto sostiene uno studio prospettico sul fabbisogno di pediatri in Italia nei prossimi 20 anni, presentato a Pisa dalla Societa' italiana di pediatria (Sip) in occasione del forum ''Quale Pediatra per quale modello di pediatria''. Lo studio, si spiega, partendo dal dato odierno che vede operanti in Italia 14.800 pediatri tra universitari (circa 600), ospedalieri (un po' piu' di 6000) e di famiglia (circa 8000), considera da un lato la normale diminuzione per anno, dovuta al raggiungimento dell'eta' pensionabile, dall'altro il numero di nuovi accessi alla specializzazione in pediatria, prendendo come riferimento l'anno 2006. Secondo i dati emersi, se ministero della Salute e Regioni non dovessero aumentare nei prossimi anni il numero di accessi consentiti alla specializzazione in pediatria, gia' tra 5 anni inizierebbe un calo progressivo del numero di pediatri fino ad arrivare ad un quasi dimezzamento nel 2030. ''Il Sistema sanitario nazionale italiano – ha affermato il professore Giuseppe Saggese, presidente della Sip - prevede che per i bambini, dalla nascita fino a 14 anni, il medico di riferimento, sia in ospedale che sul territorio, sia il pediatra e non il medico dell'adulto. Una scelta strategica che ha rappresentato un grande progresso dal punto di vista culturale, sociale ed assistenziale e che ci differenzia, in positivo, dal resto d'Europa ma che, se non interverranno dei correttivi nelle scelte operate da ministero e Regioni, sara' inevitabilmente messa in crisi.

DULBECCO, NELLA RICERCA ABBANDONARE BARONIE

L'Italia della ricerca scientifica? E' un Paese che ''ha pochi soldi da spendere e che non riesce a indirizzare al meglio i fondi disponibili''. Lo ha affermato il premio Nobel per la medicina Renato Dulbecco, in un inserto pubblicato da Il sole 24 ore e dedicato ai fondi per la genetica. ''Non so se il nuovo Governo riuscira' a trovare risorse aggiuntive - continua Dulbecco - ma se l'Italia non adotta sistemi di valutazione evoluti e trasparenti, se non abbandona 'baronie' e clientelismi per lasciare spazio al merito, allora e' destinata a rimanere indietro, molto indietro rispetto al resto del mondo sviluppato''. Il premio Nobel, che lancio' il Dulbecco Telethon Institute proprio in seguito ad un progetto per favorire il ritorno in Italia dei nostri scienziati emigrati, e' inoltre convinto che il sistema del 'peer review' (che prevede una prima valutazione dei progetti di ricerca da parte di tanti scienziati, sparsi in tutto il mondo) non sia poi cosi' replicabile, nel nostro Paese: ''Perche' in Italia - aggiunge - dove non mancano scienziati di altissimo livello, e' tutta l'organizzazione della ricerca che non funziona. Qualcosa, negli ultimi anni, sta cambiando. Ma per adottare modelli che negli Usa e in altri Paesi funzionano da sempre ci sarebbe bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale. E non so - conclude - se i governanti italiani avranno la forza di portarla a compimento''.

NUOVA TECNICA IMPIANTO VALVOLA A OSPEDALI BERGAMO

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Un ragazzo di 18 anni e' uno dei dieci pazienti al mondo ad aver subito un intervento di impianto della valvola polmonare senza circolazione extracorporea: a darne notizia sono gli Ospedali Riuniti di Bergamo, dove l'intervento e' stato eseguito. L'impianto della valvola polmonare, una delle valvole cardiache, viene solitamente eseguito utilizzando la tecnica della circolazione extracorporea: in questa tecnica l'arteria del femore viene collegata provvisoriamente alle vene cave, che riportano il sangue al cuore stesso. Questo permette di mantenere attiva la circolazione sanguigna, lasciando pero' 'a riposo' il cuore, che quindi puo' essere operato. L'impianto eseguito agli Ospedali Riuniti, invece, fa a meno di questa circolazione estracorporea: la nuova tecnica, effettuata per la prima volta in Svizzera, ''ha il vantaggio di evitare le possibili complicanze legate alla circolazione extracardiaca - spiegano dall'ospedale - abbreviando sostanzialmente i tempi di guarigione''. Un impianto di questo tipo - spiega Giancarlo Crupi, il chirurgo che ha eseguito l'intervento - ''se effettuato tempestivamente serve ad evitare l'insorgenza di serie complicazioni quali la progressiva dilatazione del ventricolo destro, la comparsa di aritmie di difficile trattamento farmacologico e la morte improvvisa. L'intervento - continua - e' stato eseguito senza circolazione extracorporea inserendo la valvola mediante un piccola incisione di circa 1 cm del ventricolo destro''.

ISS, COMPLICANZE VARICELLA MOLTO RARE

In Italia la frequenza delle complicazioni dovute ad una infezione da varicella e' ''molto, molto limitata: negli Stati Uniti, prima dell'introduzione della vaccinazione, si stimavano 200 decessi su 200 milioni di abitanti'', ovvero 1 decesso ogni milione di abitanti. Cosi' la responsabile del reparto di Epidemiologia delle malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS), Stefania Salmaso, ha commentato la vicenda della ragazza di 17 anni morta a Firenze in seguito alle gravissime complicazioni infettive provocate dalla varicella. I dati pero', ha proseguito, sono difficili da verificare: in Italia si registrano casi soprattutto locali, e non si ha una stima precisa del fenomeno. Secondo quanto riportato da Epicentro, il sito del Centro Nazionale di Epidemiologia dell'ISS, per la varicella ''vi sono studi internazionali che mostrano nei bambini una frequenza di complicanze severe e di decessi rispettivamente di 8 e 2 casi ogni 100.000 malati (pari cioe' allo 0,008% e 0,002%)''. Le complicazioni infettive della varicella, ha concluso Salmaso, sono dovute al fatto che il virus indebolisce le difese immunitarie del paziente, esponendolo alle infezioni batteriche”.

NEFROLOGI, CHECK UP ANNUALE PER PREVENIRE PATOLOGIE

Di prevenzione nel campo della sanita' si parla sempre piu' frequentemente e c'e' un campo, quello della nefrologia, dove questa parola assume un significato pratico e salvifico: analisi dell' urina e controllo della pressione arteriosa per scoprire in tempo un' eventuale malattia del rene e quindi poter intervenire con farmaci ad hoc. Occorrono inoltre controlli almeno una volta l'anno per affrancarsi dal rischio di una malattia cronica. Sono i dati evidenziati nell' ultima giornata della Conferenza internazionale della Federazione dei nefrologi di tutto il mondo, che hanno insistito molto sui programmi di prevenzione e sulla necessita' di coinvolgere i governi di quei Paesi dove il Servizio sanitario non assicura il trattamento di dialisi perché tropo costoso; Paesi dunque dove il soggetto con uremia grave e' condannato a morte. Occorre un banale controllo da fare almeno una volta all' anno per affrancarsi dal rischio che la malattia diventi piu' difficile da debellare e che, nella fase piu' acuta, sfoci nella dialisi. Un tunnel da cui si esce solo con il trapianto, quando e' possibile, ma che per molti si rivela tragico ancor prima. I medici hanno fatto rilevare infatti che un soggetto di 64 anni con cancro alla prostata vive piu' a lungo di uno in dialisi; stessa cosa per una donna ultrasessantenne con tumore al seno. ''La dialisi e' da temere piu' di alcuni tipi di tumore - dice lo statunitense Sudhit Shah, presidente della Internazionale federation of kidney foundations - e i governi di molti Paesi devono fare ancora tanto, visto che il 10 % della popolazione mondiale accusa una malattia del rene''. ''Il dato - aggiunge Shah - e' in aumento perche' cresce la popolazione degli anziani, degli obesi e dei diabetici e il diabete puo' danneggiare il rene. E non e' da sottovalutare che i pazienti affetti da tale patologia presentino da 5 a 19 volte di piu' il rischio di complicazioni cardiache''. Dal congresso, presieduto dal professor Guido Bellinghieri dell' Universita' di Messina, dunque parte un allarme: potenziare gli screening di massa, con controlli

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che costano certamente meno di quanto costa alla societa' un malato che finisce in trattamento di dialisi, e attenzione all' obesita' che cresce tra la popolazione giovanile ed e' un fattore di rischio.

SCOPERTI 4 GENI LEGATI A MALATTIE RARE

Scoperti ed isolati 4 nuovi geni colpevoli di scatenare patologie rare come la Sindrome di Aicardi-Goutie'res e forme di diabete, ipotiroidismo, dermatosi e miocardie. Un traguardo frutto del lavoro di due equipes inglesi, dirette dai genetisti Yannich Crow dell'universita' di Leeds in Inghilterra e Andrew Jackson dell'Universita' di Edimburgo. La scoperta, tale da influire nel futuro sulla sfera delle patologie autoimmuni, e' stata annunciata a Pavia dagli stessi Crow e Jackson in occasione del II Meeting sulla sindrome Aicardi-Goutie'res, promosso dall'Associazione Iagsa di Pavia (Associazione Internazionale Sindrome Aicardi-Goutie'res) federata Uniamo-Fimr (Federazione Italiana Malattie Rare). L'individuazione di questi nuovi geni, sottolinea l'Uniamo, permettera' innanzitutto diagnosi prenatali e future terapie. ''La modificazione di questi 4 geni hanno spiegato i due ricercatori viene riconosciuta dal sistema immunitario come un'infezione. Pertanto, come difesa, si assiste ad una produzione di interferone di tipo 'a', che genera pero' delle patologie''. La sindrome Aicardi-Goutie'res e' una di queste, ed e' determinata dall'insorgenza di gravi calcificazioni a livello cerebrale. La sindrome, riconosciuta come malattia rara di origine genetica, colpisce bambini di tutto il mondo, particolarmente gli Indiani Cree in Canada. Ma anche in Europa ed in Italia si contano sempre piu' casi, ora diagnosticati e diagnosticabili grazie alle nuove conoscenze della malattia. ''Non sempre la malattia e' progressiva ha affermato Crow e la scoperta dei geni e' un passo in avanti, che ci permette test in gravidanza e sugli adulti portatori della malattia, soprattutto se consanguinei. Ora abbiamo individuato i geni della patologia e in futuro potremo individuare i trattamenti''. Tuttavia, ha precisato l'esperto, ''i tempi saranno lunghi, anche perché la sindrome e' sottodiagnosticata''.

OMS, PREOCCUPA RITORNO TUBERCOLOSI IN EUROPA

La tubercolosi, una malattia che fino a una decina di anni fa si credeva debellata almeno nei Paesi piu' sviluppati, non smette di preoccupare l'Organizzazione Mondiale della Sanita' OMS): per questo oggi a Roma si e' svolto un incontro sul ritorno della tubercolosi in Europa, organizzato dall'ufficio regionale europeo dell'OMS e dalla Croce Rossa Italiana, in collaborazione, tra gli altri, con AMREF Italia e ministero della Salute. Gli ultimi dati relativi all'Europa presentati da Mario Raviglione, direttore del dipartimento 'Stop TB' dell'OMS, fotografano una situazione preoccupante: solo nel 2004 si sono verificati 69 mila decessi causati dalla tubercolosi e 450 mila nuovi casi di contagio, equivalenti a circa 50 nuovi casi ogni ora. In particolare, nell'Europa dell'Est l'incidenza della malattia e' raddoppiata negli ultimi 15 anni, passando dai circa 50 casi ogni 100 mila abitanti ai circa 110 attuali. Secondo Raviglione: ''il controllo della tubercolosi e' considerato un punto critico nello sviluppo dei Paesi, insieme al controllo di malaria e HIV. Ad esempio in Africa il 10-20% del Pil, e quindi dello sviluppo, e' alterato proprio dalla presenza della malattia''. Inoltre, continua Raviglione, nonostante ci siano gia' mezzi diagnostici e terapeutici efficaci per combattere la tubercolosi ''ne servono di nuovi; un problema molto rilevante infatti e' la multi-farmaco resistenza (ovvero la resistenza del batterio della tbc a diversi trattamenti terapeutici, ndr), mentre il vero killer e' l'ignoranza che si ha di questa malattia''. Secondo l'ultimo rapporto mondiale dell'OMS, e' proprio l' Europa dell'Est a presentare le zone con i piu' alti tassi di farmaco-resistenza per la tubercolosi al mondo, con ben 8 Paesi tra i primi 10.

PROGETTO DNA SHOAH, IL DATABASE DELL'OLOCAUSTO

Aiutare a ricongiungere i sopravvissuti alla Shoah, dare, laddove possibile, un nome ai resti umani dell'ignobile massacro, sempre piu' spesso rinvenuti in Polonia, Germania e altre nazioni d'Europa: la scienza e le moderne tecniche forensi con i piu' avanzati strumenti di studio del Dna saranno messi al servizio di questa nobilissima causa. Parte infatti il ''progetto Dna Shoah'' che consentira' la costruzione di un database di sequenze genetiche dei sopravvissuti all'Olocausto da studiare e

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confrontare per ricostruire parentele vicine e lontane tra queste persone oggi sparse in ogni angolo del globo. Il progetto e' stato annunciato dalla rivista Nature e sara' supportato da Syd Mandelbaum, un figlio di sopravvissuti dell'Olocausto da anni impegnato nella ricostruzione della documentazione di questo buio capitolo della storia umana, e da Michael Hammer, uno dei massimi esperti americani di genetica delle popolazioni, della University of Arizona. Tra i consiglieri del progetto figura l'illustrissimo nome di James Watson, premio Nobel nel 1962 per la scoperta della struttura del Dna. I lavori di costruzione del database, che saranno resi praticabili da quelle tecnologie gia' dimostratesi preziosissime dopo catastrofi umane di immani proporzioni come lo tsunami o il crollo delle torri gemelle, si coronano di un'ambizione, se possibile, di levatura ancora piu' alta: dare un nome, quando cio' sara' fattibile, anche a quei resti che sono riaffiorati di recente e continuano a riaffiorare in quei paesi che sono stati il tetro scenario del massacro. La Shoah, oltre ad aver barbaramente ucciso tantissime persone innocenti, ha anche diviso, disperso, disseminato i membri di molte famiglie, chi in fuga, chi deportato in un luogo, chi in un altro. Perse le tracce dei propri cari, molte persone ancora pero' sperano in cuor loro di poter, forse, un giorno riabbracciare qualcuno o figli e nipoti di questi. Oggi l'analisi del Dna permette di ricostruire rapporti di parentela, di rivelare identita'. Questo tipo di indagini forensi si e' rivelato quanto mai utile in questi ultimi anni costellati di tragedie di grosse proporzioni: incidenti aerei, tragedie con un enorme numero di vittime come il crollo delle Torri Gemelle, catastrofi naturali gigantesche come lo tsunami. Confrontando il Dna delle vittime con quello dei parenti in disperata attesa di ritrovare i propri cari, permette l'identificazione delle persone anche quando i corpi non sono piu' riconoscibili. Parimenti l'analisi genetica viene usata pure sul Dna estratto da resti umani anche vecchissimi, anche reperti archeologici vecchi migliaia di anni. Queste potenzialita' delle tecniche genetiche hanno dato la possibilita' di estendere l'analisi del Dna anche a frammenti di codice genetico estratti da resti umani come ossa. Questo e' importantissimo nell'ambito del Progetto Dna Shoah in quanto oltre 6 milioni di ebrei uccisi non sono stati cremati ma sepolti e ossa dissotterrate sempre piu' spesso oggi forniscono Dna da studiare.

UN MILIONE E MEZZO ITALIANI CON MALATTIE RARE

Di tutte le malattie conosciute, una su dieci e' considerata 'rara'. Ovvero, e' una malattia cronica e debilitante che colpisce troppi pochi pazienti perche' l'industria farmaceutica trovi remunerativo studiarne la cura. Queste malattie, che l'Organizzazione mondiale della sanita' stima in circa 6-7 mila, riguardano un milione e mezzo di pazienti in Italia e circa 25 milioni in Europa. Proprio per discutere dello stato dell'arte di queste patologie si e' tenuto a Roma un convegno internazionale organizzato dall'Istituto superiore di sanita'. Delle malattie rare, spiegano dall'Iss, ''si sa solamente che nel 90% dei casi la loro origine e' genetica, ma si e' ancora lontani dal poterle diagnosticare, prevenire e curare''. Secondo gli esperti intervenuti al convegno, la risposta a queste difficolta' parte da un maggiore finanziamento alla ricerca sulle malattie rare, ma anche da una migliore attenzione ai malati, favorendo non solo l'integrazione e il coordinamento tra le singole regioni, ma anche il dialogo con l'Istituto superiore di sanita' e il ministero della Salute, per una risposta condivisa e uniforme sul territorio.

OMS RIABILITA DDT CONTRO MALARIA

L'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) 'riabilita' il ddt come strumento efficace per contrastare, soprattutto nei paesi africani, la dilagante piaga della malaria. Dopo 30 anni di divieto del suo utilizzo - il Ddt era stato ritenuto dannoso per l'ambiente e la salute dell'uomo - l'Oms ha infatti rivisto le proprie strategie di lotta alla malaria, affermando che se ''ben utilizzato'' il Ddt non rappresenta un rischio. Dunque, l'utilizzo del ddt non determinerebbe pericoli per la salute umana e, sostiene l'Oms, il pesticida andrebbe utilizzato accanto a zanzariere e medicinali ad hoc come strumento per combattere la malaria, che ogni anno uccide oltre un milione di persone: ''Una revisione - ha spiegato il vice direttore generale dell'Oms per l'Hiv-Aids, Tubercolosi e malaria, Anarfi Asamoa-Baah - chiaramente sostenuta da prove scientifiche''. L'esperto ha inoltre rilevato come l'uso del ddt (diclodifeniltricoloroetano) in ambienti chiusi sia utile a ridurre in tempi rapidi

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il numero delle infezioni causate dalle zanzare portatrici della malaria e non presenta rischi per la salute se usato correttamente''. Inoltre, ''tra le decine di insetticidi approvati dall'Oms per l'utilizzo all'interno delle mura domestiche - ha affermato il direttore Oms per il programma sulla malaria, Arata Kochi - il piu' efficace e' proprio il ddt''.

PIDOCCHI, PROBLEMA PER 1,5 DI ITALIANI

Ogni anno i pidocchi sono un fastidio per oltre 1 milione e mezzo di italiani, ma nonostante cio', soltanto una persona su quattro e' a conoscenza di questo problema e delle sue dimensioni. E' quanto emerge da uno studio promosso dall'Osservatorio Milice, il primo osservatorio internazionale per conoscere e combattere i pidocchi, condotto attraverso 300 interviste telefoniche a uomini e donne dai 18 ai 65 anni. Secondo questo studio il 70% delle persone a cui questi piccoli parassiti fanno visita sono bambini e il 14,7 % degli intervistati ritiene che la diffusione sia legata alla presenza di bambini in spazi ristretti, come puntualmente avviene a scuola. In realta' il 53% risponde di non conoscere i motivi della presenza cosi' massiccia di casi di pediculosi, riferisce lo studio. Per il resto, addirittura il 17% ritiene che la causa vada attribuita alla presenza in Italia di persone appartenenti a strati sociali che vivono in condizioni igieniche precarie. Ma, stando ai dati riportati, a questi si aggiungerebbe un 6,7% che imputa la causa direttamente alla presenza di extracomunitari, e la sempre maggiore presenza di bambini figli di immigrati nelle scuole non e' vista in modo tranquillizzante. Stando allo studio, inoltre, il 47% degli intervistati e' ancora convinto che i pidocchi siano il segnale di una scarsa igiene e quasi sette italiani su dieci pensano che questi parassiti siano in grado di saltare da una testa all'altra. C'e' anche chi dice che i pidocchi possono trasmettere malattie pericolose (16%) o rovinare in modo irreparabile cute e capelli (18%). A detta degli esperti, infine, queste false convinzioni sarebbero da non sottovalutare anche per le loro implicazioni sociali: basti pensare che un intervistato su quattro ancora si vergognerebbe di far sapere che in casa qualcuno ha preso i pidocchi.

SI STUDIA VACCINO CONTRO ARTERIOSCLEROSI

Ricercatori europei sono al lavoro per la realizzazione di un vaccino per prevenire l'arteriosclerosi (formazione di placche all'interno delle arterie, come coronarie e carotidi). La notizia e' stata annunciata nell'ambito del secondo workshop della European Vascular Genomics Network in Vascular Biology, svoltosi alla Fondazione Ettore Majorana di Erice. ''Senza creare false attese nei pazienti - dice Roberto Latini, responsabile del Laboratorio di farmacologia clinica cardiovascolare dell'Istituto 'Mario Negri' di Milano e direttore del workshop di Erice - le prospettive sono abbastanza fattibili e, stando agli incoraggianti risultati ottenuti, e' possibile ipotizzare che nell'arco di pochi anni potra' cominciare la sperimentazione sull'uomo''. I processi di arteriosclerosi sono strettamente connessi ad una risposta immunitaria-infiammatoria del nostro organismo, che si innescano in presenza di elevati livelli di colesterolo nel sangue. ''Il vaccino - spiega Latini - agira' proprio a quello livello, impedendo la risposta infiammatoria''.

NATI PREMATURI IN AUMENTO TRA CAUSE STRESS E FUMO

I bambini nati prematuri sono in aumento rispetto agli anni passati anche in Italia, dove nascono ogni anno circa 3.500 pretermine, 1.000 dei quali non superano il chilo di peso. E' da questi dati che è partito il convegno ''Bambini prematuri, ecco la formula che salva la vita'', un incontro che ha visto a confronto neonatologi di tutto il mondo. Ma quali sono le cause di questa tendenza? Secondo la scuola americana dell'Istituto di medicina del National Academy of Science, il motivo principale e' imputabile allo stile di vita della gestante, in particolare allo stress. A incidere inoltre, secondo gli esperti, e' il fumo, l'esposizione a infezioni e l'eta' (troppo giovane o troppo avanzata). Non si esclude, pero', che possano avere un'influenza anche fattori etnici, gravidanze multiple e condizioni di malnutrizione o sottopeso. Tuttavia, stando a quanto affermato da Ekhard E. Ziegler, professore di pediatria al Children's Hospital dell'universita' dello Iowa (Usa), se questi possono essere considerati fattori di rischio, ''dell'incremento dei nati prematuri, registrato anche negli Usa in questi ultimi anni, attualmente si ignorano le cause''. Di diverso parere e' Mauro Stronati,

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direttore di patologia neonatale al Policlinico San Matteo di Pavia. ''Negli ultimi 10 anni - spiega, infatti, Stronati - una causa accertata e' l'inseminazione artificiale, perche' con essa si e' riscontrato un aumento dei parti gemellari e, quindi, di nascite premature di neonati di basso peso''. E pensare, commenta, che ''fino a 10 anni fa sopravvivevano soltanto il 10-15% dei bambini pretermine sotto il chilo''. Oggi invece, secondo alcune stime, il tasso di sopravvivenza per i nati sotto il chilo e mezzo arriva al 90%. Infine, gli esperti hanno anche sottolineato l'importanza di una corretta alimentazione per i bambini pretermine.

AVIARIA, IN INDONESIA POSSIBILE CASO DI CONTAMINAZIONE UOMO-UOMO

Un uomo di 27 anni che ha contratto il virus H5N1 della febbre aviaria potrebbe essere stato contagiato da sua sorella, malata e ricoverata in ospedale. Lo ha annunciato l'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms). ''L'uomo di 27 anni ha detto di non aver avuto contatti con dei volatili malati o morti nei giorni precedenti all'inizio dei suoi sintomi in quanto ha passato la maggior parte del suo tempo in ospedale (al fianco di sua sorella)'', ha dichiarato in un comunicato l'Oms. ''Le indagini hanno appurato che era stato a contatto con sua sorella al momento del ricovero di quest'ultima'', ha continuato l'Oms precisando che ''non puo' essere scartata (l'ipotesi di) un contagio uomo-uomo''. L'Indonesia, il Paese piu' colpito dall'aviaria in termini di morti umane (49), e' il solo dove le analisi hanno confermato un caso di contagio da uomo a uomo.

ALZHEIMER COMPIE 100 ANNI, 500.000 MALATI IN ITALIA

Nel 1906 Alois Alzheimer descrisse una donna (Auguste D.) di 51 anni con disorientamento spazio-temporale, disturbi della memoria, sintomi depressivi. Da allora, questa patologia ha assunto dimensioni allarmanti, come ha denunciato uno studio dell'Alzheimer Disease International, pubblicato su Lancet a dicembre 2005: oltre 4 milioni di nuovi casi l'anno nel mondo, per un totale di 25 milioni di pazienti circa di cui 500 mila in Italia, destinati a raddoppiare ogni 20 anni. Il problema coinvolge pesantemente anche i familiari: da uno studio condotto dall'Unita Operativa Alzheimer dell IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, aderente alla rete AFaR (Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca), emerge che 3 famiglie su 4 chiedono di piu' dal punto di vista dell'informazione e dell'assistenza. Assistere un paziente affetto da demenza rappresenta infatti per i familiari un esperienza che mette a dura prova l'equilibrio psico-fisico. E importante quindi capire quali siano i loro bisogni per poter pianificare tipologie di intervento mirate ed efficaci rispetto alle loro necessita'. Sono queste le premesse dello studio svolto su 51 caregiver primari di persone con demenza di grado moderato-severo. L'alta percentuale di familiari che esprimono il bisogno di una maggiore conoscenza della malattia (74%) e di una diagnosi chiara (63%), che mostrano gravi difficolta' di comunicazione col paziente (77%) e di accettazione della demenza (37%), evidenzia la ancora scarsa attitudine dei servizi verso i bisogni dei familiari.

LAUREA HONORIS CAUSA A MEDICI WIESEL E LAVIGNE

Il medico svedese Torsten Wiesel e quello canadese Mark Tessier-Lavigne hanno ricevuto la laurea honoris causa in medicina e chirurgia dall'Universita' di Pavia. Wiesel e' diventato famoso per i suoi studi sui campi recettivi nelle vie visive centrali che gli hanno anche meritato il premio Nobel per la medicina nel 1981. Degni di grande considerazione anche i suoi studi, sviluppati in collaborazione con il professor Elio Raviola, che hanno portato all'elaborazione di un importante modello animale di miopia sperimentale. Mark Tessier-Lavigne nel 2003 e' stato nominato senior-vice presidente dell'industria americana 'Biotecnologia Genetech' nella quale e' responsabile di oltre 400 ricercatori impegnati nella ricerca della rigenerazione delle cellule del sistema nervoso. Il rettore dell'Universita' di Pavia, Angiolino Stella, ha sottolineato la grande attualita' degli studi dei due scienziati ed il loro legame con quel filone di ricerca che, proprio a Pavia, venne iniziato da Camillo Golgi.

ISS, SCOPERTA STAMINALI CANCRO COLON RIVOLUZIONARIA

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La scoperta delle staminali 'sorgente' del cancro al colon ''è rivoluzionaria. Si accorciano i tempi per terapie più efficaci e personalizzate contro la seconda causa di morte per tumore''. Lo sottolinea il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Enrico Garaci, commentando il lavoro condotto all'Iss, che ha portato all'indentificazione delle staminali capaci di formare questa neoplasia. Il prossimo passo, per la messa a punto di terapie innovative legate a questa scoperta, è una banca di staminali tumorali. ''Bisognerà - afferma Garaci - mettere su una struttura per raccogliere e catalogare queste cellule''. Le staminali identificate nei laboratori dell'Iss ''sono circa il 2% delle cellule presenti nel tumore, ma sono immortali e capaci di generare una quantità virtualmente infinita di cellule figlie. Colpendole si attacca il cuore del tumore. Averle scoperte, dunque - spiega - significa accelerare i tempi di sviluppo di nuove terapie, meno invasive di quelle tradizionali poiché puntano direttamente al cuore del problema, cioè ai meccanismi di formazione del tumore, non solo per curare la lesione cancerosa, ma anche per poter intervenire sulle metastasi''.

ECCEZIONALE INTERVENTO SU BIMBA DI 2 ANNI

Eccezionale intervento all'Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano su una bimba di poco più di 2 anni. L'operazione è stata eseguita lo scorso 24 ottobre: nella bambina, colpita da Sarcoma di Ewing del radio sinistro, è stata utilizzata una tecnica innovativa per la ricostruzione scheletrica, di difficile applicazione in una paziente così piccola. Proprio questo l'aspetto eccezionale dell'intervento, che ha un duplice obiettivo: la scomparsa definitiva della malattia con la guarigione della bimba e la conservazione dell'arto con un'ottima stabilità, una funzionalità pressoché normale e una regolare crescita dell'avambraccio. Risultati simili a quelli ottenuti su una bambina di 6 anni, con la stessa patologia. Sulla piccola con il Sarcoma di Ewing è stato effettuato un trapianto di perone vascolarizzato, prelevato dalla stessa paziente, in accrescimento.

PUGLIA, META' INFARTUATI IN TEMPO IN OSPEDALE

Novemila infarti ogni anno di cui solo la meta' ospedalizzati: sono questi i dati che pesano sulla Puglia, malgrado la presenza di 30 Unita' di terapia intensiva coronarica (Utic) distribuite peraltro in modo omogeneo sul territorio. Nella regione sono stati infatti registrati lo scorso anno circa 5.000 casi di ricovero sulle 9.000 persone colpite da infarto acuto del miocardio. Secondo i cardiologi pugliesi questo dato deve essere drasticamente ridotto, perche' da esso dipende gran parte della possibilita' di sopravvivenza dei pazienti. Con questo obiettivo hanno messo a punto un progetto che prevede l'istituzione di una rete di collegamento tra ospedali dotati di servizi di emodinamica interventistica e ospedali periferici. Se ne parlera' a Bari nel corso del congresso regionale di cardiologia 'Rete interospedaliera e linee guida per le sindromi coronariche acute'. ''Appena il 50% delle persone colpite da infarto arriva in ospedale vivo e in tempo utile per essere sottoposto a un trattamento adeguato'' rileva Pasquale Caldarola, presidente regionale dell'Associazione dei cardiologi pugliesi. ''Inoltre, dei cinquemila pazienti ricoverati ogni anno in Puglia per infarto appena il 9% e' sottoposto ad angioplastica primaria, una procedura in grado di riaprire correttamente le coronarie nel 90% dei casi, e meno del 10% e' sottoposto a trombolisi preospedaliera, trattamento farmacologico in grado di dissolvere il trombo se eseguito precocemente''. In Puglia sono presenti 13 Utic dotate di un servizio di emodinamica interventistica: 6 a Bari, 2 a Lecce, 2 a Foggia, 1 a Brindisi e 2 a Taranto, ma poco piu' della meta' delle Utic con emodinamica interventistica e' attiva 24 ore su 24 sette giorni su sette. Il numero delle unita' coronariche in grado di eseguire procedure interventistiche 'in sede', e' sufficiente (e' prevista una struttura con emodinamica ogni 300mila abitanti), mentre e' ancora inadeguata la loro distribuzione territoriale, che lascia scoperte alcune aree del nord e sud barese.

AVIARIA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

Sull'influenza dei polli, le cose vanno meglio, ma attenzione a non abbassare la guardia. E' questo il messaggio lanciato dai responsabili dell'ONU per l'influenza aviaria, dopo ampie operazioni di

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controllo compiute l'anno scorso nelle aree infettate dal virus, spesso mortale, trasmesso dai volatili. Le notizie sono in generale confortanti, ha spiegato oggi a New York un alto responsabile delle Nazioni Unite, a poche settimane dall'inizio dell'inverno. ''I paesi sviluppati hanno ridotto di molto la probabilita' di un rapido propagarsi del virus. Lo stesso mutamento del virus e' il risultato di una campagna di profilassi rapida, organizzata ed efficace da parte di questi paesi'', sottolinea David Nabarro, coordinatore della task force che le Nazioni Unite hanno istituito con l'apparire del fenomeno nel 2003. Ma Nabarro invita anche a non cantare facilmente vittoria, ne' tanto meno ridimensionare la portata di quella che tuttora rimane un'emergenza. ''In ben 33 province dell'Indonesia abbiamo ancora una situazione di emergenza sanitaria, e la gente continua ad essere contagiata ed a morire'', sottolinea l'esperto delle Nazioni Unite. La situazione rimane critica anche in altri paesi del sud est asiatico come Cambogia ed Thailandia, dove il virus e' tuttora presente sul territorio. Preoccupa inoltre in prospettiva la situazione in Africa, soprattutto per la forte densita' della popolazione unita a scarsi strumenti di profilassi, che insieme formano un mix esplosivo per il diffondersi di un epidemia che molti di quei paesi non saprebbero affrontare.

ITALIANI 'SENZA DENTI, MA GLI ALTRI STANNO PEGGIO

Oltre 1.200 dentisti hanno recentemente analizzato a Rimini, per tre giorni, le ultime novita' nel campo dell'implantologia e dell'estetica dentale. Durante i lavori e' emerso che l'edentulia, cioe' la mancanza di denti, e' un problema molto diffuso. Secondo i dati dell' Organizzazione Mondiale della Sanita' e della Sidp (Societa' Italiana di Parodontologia), ad ogni cittadino italiano minorenne mancano in media 0.5 denti, a chi ha tra 35 e 44 anni ne mancano 1.54, fino ai 65 anni ne mancano 13.4 e agli ultrasessantacinquenni (fino ai 74 anni) ne mancano 18.8. Gli altri Paesi, pero', stanno peggio: considerando gli ultrasessantacinquenni, mentre in Italia la media di edentuli e' del 18%, in Scandinavia e' del 30%, nel Regno Unito e' addirittura del 60%. La media europea e' del 40%. Anche gli Stati Uniti e il Giappone sono messi peggio dell'Italia. Cio' - hanno sottolineato gli specialisti - richiama un bisogno di soluzioni che riportino denti e sorriso e mette in luce come, al momento, la stragrande maggioranza delle persone non ricorre all'implantologia dentale nonostante un'ampia serie di studi scientifici abbia accertato che l'affidabilita' della terapia impiantare e' elevatissima, nell'ordine del 90% di successi. Gli italiani, pero', insieme agli svedesi, si dimostrano molto attenti alla propria estetica dentale. L'Italia e', infatti, al primo posto nel mondo per impianti posizionati, con un rapporto impianti/pazienti di 46 ogni 10.000 persone. Da dati di settore nazionali riferiti all'ultimo anno, in Italia e' stato posizionato un milione di impianti su oltre 400.000 pazienti, con una media di circa 2.4 impianti per paziente.

PSICHIATRIA, SCULTURA PER ELLIOTT GERSHON

Riconoscimento per una vita dedicata alla ricerca sulle cause genetiche delle malattie mentali: e' il premio alla carriera (Ispg Lifetime Achievement Award) dato dalla Societa' internazionale di genetica psichiatrica a uno dei primi ricercatori in questo campo, Elliott Gershon. La scultura a forma di una sequenza di Dna (copia del monumento che si trova davanti al Cold Spring Harbor, uno dei piu' importanti centri di ricerca americani) e' stata consegnata dal presidente della societa', Ming Tsuang, e dalla segretaria della Ispg, Lynn De Lisi. Quest'ultima, scherzando, ha rilevato che quella consegnata a Gershon e' diversa dall'originale ''perche' modificata, esattamente come le variazioni genetiche che ha studiato''. Prima della consegna del riconoscimento John Nurnberger, ha ripercorso le tappe principali della vita di Gershon, il quale ha sottolineato, nella breve replica, di essere stato fortunato ''per aver incontrato i colleghi giusti, tra l'altro sempre piu' giovani di me''. Ha, quindi, ricordato che, nonostante i successi, ha sempre avuto molte difficolta' a ottenere finanziamenti pubblici per i suoi studi. ''Il mio deve essere - ha concluso - un esempio e un incentivo per i tanti ricercatori che stanno lavorando sodo. E' difficile, ma alla fine le gratificazioni arrivano''. Subito dopo la premiazione, Gershon - da tempo inserito nella classifica dei ''migliori medici americani'' - ha esposto gli ultimi suoi studi, imperniati sull'identificazione di nuove varianti genetiche rare che, assieme a quelle comuni, possano svelare le basi genetiche delle malattie del sistema nervoso centrale.

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TRAPIANTO QUINTUPLO DI RENI A BALTIMORA

Dodici chirurghi in sei sale operatorie e cinque donatori diversi hanno partecipato al primo trapianto quintuplo di reni della storia della medicina. I cinque pazienti - tre uomini e due donne - stanno bene e cosi' anche le cinque donne donatrici, ha detto Eric Vohr, portavoce del centro trapianti Johns Hopkins a Baltimora. I dieci partecipanti allo straordinario intervento venivano da Canada, Maine, Maryland, West Virginia, Florida e California. Quattro dei cinque pazienti si erano rivolti a Johns Hopkins con un parente disponibile a donare un rene ma non compatibile con loro. Il quinto paziente era in lista d'attesa per un rene da un individuo morto. Le nove persone piu' una ''donatrice altruista'' - una persona disposta a donare un rene a chiunque ne abbia bisogno - hanno avuto a questo punto abbastanza reni compatibili per effettuare il trapianto multiplo. ''L'operazione e' stata la dimostrazione di quel che e' possibile se la gente e' pronta a lavorare assieme'', ha detto Robert Montgomery, direttore del centro trapianti di Hopkins. La 'buona samaritana' della straordinaria vicenda, Honore Rothstein di Martinsburg in West Virginia, ha deciso di mettere a disposizione un rene dopo la morte del marito per emorragia cerebrale e di una figlia per overdose. Honore non conosceva nessuno dei quattro donatori o dei cinque malati. ''Sono felice di aver aiutato qualcuno'', ha detto la donna che ha ridato la vita a Kristine Jantzi, 40 anni di Bangor in Maine: ''Sua madre non poteva aiutarla e io non ero riuscita a salvare mia figlia''. L'operazione, oltre ai 12 chirurghi, ha coinvolto undici anestesisti, 18 infermieri ed e' durata circa dieci ore.

ITALIA GUIDA PROGETTO UE SU GENETICA MALATTIE DA IPERTENSIONE

Un maxi-progetto europeo guidato dall'Italia, per svelare i 'segreti' genetici delle malattie cardiovascolari legate all'ipertensione: tra le principali cause di morte e invalidità, che nel Vecchio continente riguardano il 40-55% della popolazione. Al 'timone' della ricerca - battezzata 'InGenious Hypercare' - ci sarà l'Istituto auxologico italiano, che per quattro anni coordinerà 32 centri d'eccellenza Ue per un totale di centinaia di scienziati di varie nazionalità. A presiedere lo studio e il network è Alberto Zanchetti, direttore scientifico dell'Istituto auxologico. ''Il nostro scopo - spiega l'esperto in una nota - è di mettere insieme le forze di molti Paesi europei per cercare di approfondire le basi genetiche dell'ipertensione, un problema di salute che si sviluppa a causa di fattori genetici uniti a fattori ambientali. Vogliamo porre le basi di una solida cooperazione tra i centri coinvolti, così da raccogliere una grande quantità di dati da utilizzare dal punto di vista clinico e genetico''. Il progetto sarà articolato attraverso il Programma europeo di attività di ricerca congiunte. Un primo gruppo si occuperà di identificare i marker genetici, genomici e proteomici delle alterazioni dei meccanismi di controllo della pressione arteriosa, per studiarli come indicatori del rischio di divenire ipertesi. Un secondo gruppo si occuperà invece di malattie legate all'ipertensione, e in particolare dei marker genetici, genomici e proteomici del rischio di sviluppare un evento correlato all'ipertensione: ad esempio ictus cerebrale, insufficienza renale o scompenso cardiaco.

OPERAZIONE SALVA LA VISTA A BIMBO DI DUE MESI

In termini tecnici si parla di 'distacco di retina bilaterale' che, tradotto, vuol dire totale cecita'. E' il destino che ha segnato il piccolo Andrea (un nome di fantasia scelto dai medici), venuto alla luce circa due mesi fa, con entrambi gli occhi colpiti da questa grave patologia. Una condanna scongiurata, pero', grazie a un delicato intervento di microchirurgia eseguito la scorsa settimana all'Ospedale San Martino di Genova. Si e' reso necessario il delicato intervento di microchirurgia oculare che, fino ad oggi, viene eseguito solo in tre centri di chirurgia vitreoretinica in tutta Italia. L'operazione, che ha comportato l'impiego di particolari strumenti del diametro di 0,5 millimetri, ha riguardato tutti e due gli occhi ed e' durata piu' di sei ore. Il decorso postoperatorio si e' svolto nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale e Andrea, che al momento dell'intervento pesava 2100 grammi, e' ritornato felicemente a casa dopo soli quattro giorni dall'operazione.

RADDOPPIA SOPRAVVIVENZA PER TUMORE AL COLON RETTO

10/05/2010

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Un aumento del 25% di sopravvivenza col trattamento postoperatorio dei carcinomi del colon retto che e' il secondo tumore per incidenza di mortalita' tra uomini e donne: i dati di uno studio portato avanti tra il 1998 e il 2001 da centri europei per lo studio dei tumori, tra cui dieci centri italiani, sono stati resi noti a Bari al congresso nazionale del Gruppo Oncologico dell' Italia meridionale (Goim). Il tumore del colon retto in Italia ha un incidenza di 75-80 casi su 100.000 abitanti; 41.000 sono i casi registrati annualmente in Italia, con 27 uomini e 14.000 donne; dal '90 al '98 il trattamento per questi tumori era effettuato con il florousacile e la sopravvivenza era di un anno. 'Dopo lo studio cominciato nel '98 e condotto fino al 2001 sono cambiati gli standard mondiali di trattamento e prima che in America si conducessero questi studi l' Europa ha gia' individuato la svolta data dal connubio del florousacile con l' oxaliplatino. Questo secondo ingrediente, secondo gli specialisti riuniti a Bari, ha raddoppiato la sopravvivenza media portandola da uno a due anni in stadio di malattia avanzata, ma anche adiuvando la riduzione del rischio di recidiva del 24%.

LAUREA HONORIS CAUSA A NOBEL ANDREW SHALLY

L'oncologo Andrew Victor Shally, premio Nobel per la medicina nel 1977 grazie alla scoperta degli ormoni regolatori dell'ipotalamo, ha ricevuto la laurea honoris causa in Medicina dal rettore dell'Universita' degli studi di Milano, Enrico Decleva. ''Sono grato di questo onore - ha detto Andrew Shally all'inizio della 'lectio doctoralis' - e siccome sono ancora in buona salute, lo considero uno stimolo in piu' per continuare i miei studi sul campo''. Andrew Shally divide con Roger Guillemin la paternita' dell'identificazione di un gruppo di ormoni ipotalamici regolatori dell'ipofisi (RHs) e la definizione dei peptidi responsabili del controllo di alcune attivita' primarie dell'organismo, quali l'assunzione di cibo, il sonno e la sessualita'. In particolare, Shally ha scoperto che la somministrazione di ormoni ipotalamici naturali (GnRH) ha effetti positivi sia nelle terapie contraccettive, sia per arrestare lo sviluppo di tumori umani sensibili agli ormoni, come quelli alle mammelle, alla prostata e alle ovaie. Questa forma di 'castrazione medica' - che disattiva la capacita' del tumore di recepire gli ormoni e quindi blocca la moltiplicazione delle cellule tumorali - consente oggi di evitare interventi chirurgici particolarmente invasivi su numerosi malati. Inoltre, a differenza della chemioterapia, che ha notevoli effetti collaterali, gli ormoni regolatori ipotalamici (come l'ormone luteinizzante la somatostatina) hanno aperto la via a terapie sempre piu' mirate, basate su farmaci intelligenti che non coivolgono le cellule sane.

PRIMO INTERVENTO CON NUOVO MODELLO CORNEA

E' stato un successo l'intervento di ricostruzione delle strutture oculari a cui si e' sottoposta un'anziana signora affetta da anni da una cecita' bilaterale. L'operazione e' stata fatta all'Ospedale di Conegliano dall'equipe del primario della Divisione oculistica dott. Giovanni Prosdocimo. E' stato eseguito - ha rilevato Prosdocimo -''il primo intervento in Italia di un nuovo modello di cornea artificiale che si chiama Keralia, ed e' composta da materiale sintetico. E' stata progettata al centro di ricerca biofisica del Bascom Palmer Eye Institute di Miami, che e' il primo centro oftalmologico americano. La cornea - spiega Prosdocimo - e' stata costruita in Francia e l'intero progetto e' un bell'esempio di collaborazione high tech internazionale, essendo stato realizzato grazie ad un finanziamento dell'Unione Europea. Per poter eseguire questi interventi sono stati individuati sei centri europei di avanguardia per la chirurgia corneale e tra questi c'e' anche l'ospedale di Conegliano''. L'intervento, rileva il primario, viene consigliato nei casi in cui un trapianto di cornea risulta ineseguibile anche ricorrendo ad un precedente innesto di cellule staminali. Si possono fare solo pochi interventi in un anno: ''si tratta di una chirurgia di nicchia che va, pero', a completare la gamma di soluzioni terapeutiche offerte dalla nostra divisione oculistica per le patologie corneali come il trapianto, l'impianto di cellule staminali e gli innesti di membrana amniotica, di cui il primo intervento in Italia e' stato eseguito, anni fa, sempre nel nostro ospedale''. L'operazione e' quindi da inquadrare nell'ottica della chirurgia d'avanguardia, un esempio di ricerca biotecnologia avanzata, aggiunge Prosodcimo, ''e ben si collega alle altre linee di ricerca clinica che stiamo sviluppando.

10/05/2010

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GIOCATTOLI E AMBULANZE A COLORI PER '118 BIMBI'

Giocattoli, orsacchiotti e colori e disegni alle pareti come nella cameretta di casa. Sono le 60 ambulanze di '118 bimbi' dell' Anpas, predisposte con un kit di giochi e una sistemazione interna a misura di bambino, entrate in funzione nelle Marche per il trasporto in ospedale dei malati piu' piccoli. Le ambulanze sono state presentate ad Ancona in un convegno dedicato alla 'Carta dei diritti del bambino in ambulanza', redatta dal 2003 da un medico ora scomparso, Giorgio Patrizio Nannini, ma che il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona Paolo Menichetti ha riproposto come un testo flessibile e adatto a ogni nuova situazione. Per far sentire meno soli i bambini costretti ad un trasbordo d' emergenza verso una struttura di cura. La carta stabilisce che il bambino ha diritto ad avere vicino i genitori, per non sentirsi tradito e abbandonato nel momento della sofferenza, e a informazioni comprensibili sulle prime terapie che gli verranno prestate. L' ambiente dell' ambulanza deve richiamare il piu' possibile quello di casa, e, lui, il piccolo paziente, deve poter avere la ''liberta' di piangere o di indossare quello che preferisce''.

CORSIE E FACOLTA' TRAVOLTE DA ONDATA ROSA

Fra pochi anni, come sta avvenendo anche in altri settori, la Sanita', dalle corsie alle amministrazioni alle farmacie, potra' essere conquistato delle donne. Nel 2003 la maggior parte dei laureati in medicina e chirurgia e in farmacia, infatti, era donna, rispettivamente il 70,1% e 67,8%. Sono sempre di piu' i professori universitari donna e la facolta' di farmacia e' ormai vicina al sorpasso femminile: il 46,9% contro il 53,1% degli uomini. Ma ci vorra' del tempo per vedere le donne in carica nei posti che contano veramente e l'Universita' resta ancora un presidio ben difeso dagli uomini. Basti pensare che in 40 facolta' di medicina solo due donne sono preside e cosi' come solo il 10,3% dei docenti ordinari. Poco migliore la situazione nelle facolta' di Farmacia dove le donne-preside sono 3, e le professoresse ordinarie il 25%. Con questo passo tra 20 anni nella facolta' di medicina e chirurgia sara' raggiunta la piena parita' fra i due sessi nelle cattedre. La facolta' di farmacia e' invece un avamposto della parita' che sara' raggiunta molto prima, solo fra 5 anni. Ancora piu' solida e consolidata la presenza femminile nel complesso del servizio sanitario nazionale dove le donne sono ormai 6 su 10 dipendenti. Tuttavia le donne medico sono solo il 9,8% nelle 98 aziende ospedaliere di 16 Regioni e soltanto 3 hanno ricoperto, nel 2003, il ruolo di direttori generali contro i 95 maschi. Ma l'onda rosa cresce. I direttori generali donna in un solo anno dal 2003 al 2004 nelle 191 Asl, sono passati da 7 a 11; i direttori sanitari donna sono passati da 28 a 42, e i direttori amministrativi da 17 a 21.

RISCHIO PER BEBÈ NATI SOTTOPESO

Asma, difficoltà motorie, paralisi cerebrale, problemi alla vista, ritardo mentale. Queste le patologie più a rischio per i bambini che alla nascita non arrivano a pesare un chilo. Con il passare del tempo, intorno agli otto anni, i piccoli nati in forte sottopeso rischiano fino a due o tre volte in più di sviluppare problemi fisici e mentali cronici rispetto ai piccoli che alla nascita avevano un peso normale. È quanto rileva uno studio condotto su 219 bebè, con peso alla nascita inferiore a 1 kg, nati tra il '92 e il '95, e confrontati con 176 piccoli nati con peso normale. Dallo studio - spiega l'autore Maureen Hack, della Case Western Reserve University - emerge che il 14% dei neonati in sottopeso aveva sviluppato, con il trascorrere degli anni, paralisi cerebrale; il 21% soffriva di asma; il 38% aveva un quoziente intellettivo che denotava ritardo mentale; il 47% difficoltà motorie e il 10% problemi cronici della vista. Il campione dei bimbi nati in normopeso, invece, correva un rischio di 2-3 volte minore di soffrire di uno di questi problemi cronici. Ma i progressi della medicina hanno aumentato significativamente le possibilità di sopravvivenza dei piccoli nati in forte sottopeso. Secondo un rapporto pubblicato sul Journal of American Medical Association (Jama), dei 23 mila bebè con un peso tra i 500 e i 999 grammi nati negli Usa nel 2002, ben il 70% è sopravvissuto.

ITALIANI “DIVISI” FRA TECNOLOGIE E OROSCOPI

10/05/2010

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Italiani divisi fra tecnologia e oroscopi. ''Quello per la scienza è un amore nascosto degli italiani, che invece sono veri appassionati di tecnologia. Da poco abbiamo superato la quota di un telefonino a testa, ma parallelamente c'è stato anche un grande aumento di oroscopi, pubblicità di maghi, medicine misteriose''. A sottolineare il dualismo dei nostri connazionali e ''il trend antiscientifico'' che dilaga nella Penisola è Umberto Veronesi, oncologo ed ex ministro della Salute, a margine della presentazione a Milano di 'Overview: a look to the world'. ''Non c'è entusiasmo per la scienza, mentre la tecnologia attrae. Quello per scienza e ricerca è un amore nascosto'', prosegue con rammarico Veronesi. Mentre quello per cellulari e tecno-gadget è palese”.

ARIA CATTIVA VOTI PIÙ BASSI

Classi poco aerate, aria viziata, un ambiente più inquinato che per strada. La qualità dell'aria respirata a scuola è spesso pessima e può influenzare i risultati scolastici. Parola di ricercatori danesi che, in un'indagine condotta dal 2003 al 2005, hanno dimostrato che le prestazioni scolastiche dei ragazzi variano anche rispetto alla ventilazione delle aule. Ed è un fattore che pesa parecchio sulla pagella: complessivamente i test di lettura e di comprensione sono risultati due volte migliori quando si raddoppiava il volume dell'aria rinnovata. La cattiva qualità dell'aria, inoltre, provoca anche i malesseri tipici della cosiddetta 'sindrome dell'edificio malato': mal di testa, vertigini, nausee, stato di sonnolenza, perdita di attenzione. Non solo. L'inquinamento delle aule è anche responsabile dell'aumento di allergie e asma. Il consiglio agli insegnanti è quello di aprire la finestra più volte al giorno, facendo attenzione agli eventuali disagi manifestati degli studenti.

BIMBI E OCCHIALI DA SOLE

Occhiali da sole fin da piccoli per evitare la cataratta da grandi. La parola d'ordine per proteggere la vista del bebè è ''prevenzione''. I danni da raggi Uv sono infatti ''danni a lungo termine: il risultato di lesioni che si sono accumulate nel tempo''. A dare consigli ai genitori in vacanza è la professoressa Maria Antonietta Blasi, della Clinica oculistica dell'Università dell'Aquila e consulente della Commissione difesa vista (Cdv). ''Molte patologie oculari - sottolinea - sono causate da danni subiti fin da piccoli. Solo per citarne una, la cataratta: nella maggior parte dei casi si tratta del risultato di un danno subito prima di arrivare ai 30 anni di età''. Ma gli occhiali scuri dovrebbero essere un'abitudine da non dimenticare anche una volta cresciuti, raccomanda l'esperta. Specie se si fanno lavori a rischio (il medico cita ''maestri di sci, agricoltori e pescatori''), se si abita a basse latitudini (come ''gli australiani'') o ad alta quota, se si soffre di una malattia cronica o se si hanno occhi azzurri e capelli biondi o rossi, il cosiddetto ''fenotipo chiaro''. La prudenza, insomma, è il primo comandamento.

UNA RISPOSTA GLOBALE CONTRO L'AIDS

''Non potrò mai avere pace senza una risposta globale che sia in grado di eliminare l'Aids''. È il grido di Nelson Mandela lanciato attraverso un video proiettato nel corso della seconda giornata del Meeting di San Rossore. Il leader africano ha ricordato che ''l'Aids non è solo una malattia, è ormai una questione che riguarda i diritti umani. L'Aids ha la faccia della donna perché sono proprio le donne che pagano di più in termini di conseguenze'' e ha invitato a non ridurre tutto a una semplice statistica e rilanciando la necessità di ''garantire a tutti i malati, anche a chi non li può pagare, le cure necessarie''. ''Purtroppo - ha proseguito Mandela 'manca la volontà' di fare ciò che sarebbe giusto fare'', ma ciascuno di noi può scegliere, in prima persona, di ''aggiungere la sua voce a una lotta che merita di essere combattuta''.

VIRUS POLLI: OMS, ALLERTA IN TUTTA L'ASIA

10/05/2010

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Lo stato di allerta deve essere esteso a tutti i paesi asiatici poiché la minaccia di una pandemia influenzale può arrivare anche da regioni diverse da Vietnam, Cambogia e Indonesia. Lo affermano fonti dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) dopo i tre nuovi casi mortali registrati in Indonesia, dove un padre con le sue due figlie sono deceduti dopo aver contratto il virus dei polli. Le stesse fonti hanno inoltre precisato che i campioni inviati ai laboratori per effettuare gli accertamenti nel caso delle vittime indonesiane sono relativi a due persone e non a tre e che, al momento, non ci sono ancora risultati ufficiali. L'Indonesia, si sottolinea comunque dall'Oms, si sta comportando correttamente nel fronteggiare l'allarme, avendo avviato indagini tempestive ed effettuato i test di laboratorio fuori dal paese. L'Oms, inoltre, sta intensificando l'invio di scorte dell'antivirale Tamiflu, per il trattamento dell'influenza, nel paese asiatico. Quanto alla possibilità di una trasmissione da uomo a uomo del virus dei polli, affermano le fonti Oms, non c'è alcuna risposta in merito.

POLIO SI RISVEGLIA E REINFETTA 18 PAESI

La poliomielite alza la testa, reinfettando in due anni 18 paesi dichiarati polio-free, e allontanando i tempi per la tanto attesa eradicazione mondiale della terribile malattia. Walter Pasini, direttore del centro Oms di Medicina del Turismo, ne traccia la geografia e mette in guardia quanti vogliano recarsi nelle zone a rischio, ricordando la necessita' di sottoporsi a vaccinazione. Contrariamente alle aspettative dell' Organizzazione Mondiale della Sanita' che ne aveva previsto la sua scomparsa entro l'anno 2000, attraverso una campagna di vaccinazione di massa, la malattia, pur registrando in complesso un numero decrescente di casi (erano 350 mila nel 1988 e sono 1.111 nel 2005 al 24 agosto) continua a rappresentare una minaccia in numerose nazioni. In 6 paesi la polio continua a rimanere endemica (India, Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Niger ed Egitto) e la malattia continua a propagarsi in paesi precedentemente dichiarati liberi dalla polio. Dalla meta' del 2003, 18 paesi polio-free sono stati reinfettati. In 6 di questi paesi (Burkina Faso, Chad, Costa d'Avorio, Repubblica centro-africana, Mali e Sudan) i livelli di immunita' della popolazione non sono sufficientemente alti da scongiurare il pericolo del ripristino di una trasmissione all'interno del paese e quindi del ritorno dell'endemia. ''Le situazioni piu' preoccupanti - ha spiegato Pasini - si registrano in Indonesia ed in Angola. A partire dal marzo 2005, in Indonesia, 226 bambini sono stati colpiti da paralisi a causa del virus della poliomielite importata dal Sudan ai primi dell anno. Inizialmente limitata in due province (Bantan e Java occidentale), l'epidemia si sta ora espandendo geograficamente interessando la capitale e raggiungendo la parte centrale dell'isola di Java e quella di Sumatra. La situazione rappresenta un rischio potenziale per paesi come la Malaysia, la Cina, Singapore e la Thailandia''. Per contrastare il diffondersi dell'epidemia e' partita una vaccinazione di massa destinata a coprire 24 milioni di bambini attraverso l' attivita' di 750 mila vaccinatori, ma la situazione verra' monitorata attentamente nelle prossime settimane. In Angola, il poliovirus selvaggio e' ricomparso nella capitale Luanda e in numerose altre parti del grande paese africano. L'OMS, insieme alla CDC ed al Rotary International hanno lanciato una campagna per raccogliere 1,8 milioni di dollari per realizzare una seconda giornata di vaccinazione di massa per i bambini al di sotto dei 5 anni (la prima era stata realizzata nel luglio scorso).

IN GB BIMBA CRESCIUTA NELL'ADDOME DELLA MAMMA

Nonostante avesse scarsissime probabilità di farcela, è viva e sta bene una bimba britannica che si è formata e sviluppata non nell'utero della mamma, ma in una cavità dell'addome. Per tutta la gravidanza, i medici non se ne sono accorti: la piccola è venuta alla luce con un cesareo d'urgenza al Lister Hospital di Stevenage. La mamma l'ha voluta chiamare Millie-An, come le probabilità che la bambina aveva di sopravvivere, una su un milione. ''Sono felice di essere viva e che lo sia mia figlia'', è l'ovvio commento di Lisa Pittman, una 27enne di Letchworth, nell'Hertfordshire. La donna ha perso oltre 6 litri di sangue e ha dovuto subire diversi interventi urgenti dopo il parto, compresa un'operazione all'intestino. Alla

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neomamma era sempre stato detto che sarebbe stato molto difficile avere figli. E si è trattato davvero di una nascita miracolosa.

OSTEOPOROSI: STUDENTI E ANZIANI POCO ATTENTI A PREVENZIONE

Una corretta alimentazione, ricca di minerali e calcio, è alla base della prevenzione contro l'osteoporosi, ma studenti ed anziani italiani, questa regola sembrano non rispettarla. Soltanto il 49,9% degli studenti maschi e il 41,4% delle femmine, infatti, beve regolarmente latte a colazione. Lo yogurt poi, valida alternativa al latte, viene preso in considerazione soltanto dal 5,3% dei ragazzi. E gli anziani non danno certo un buon esempio. Esaminando le abitudini alimentari di 110 italiane, con un'età media di 62 anni, già interessate dall'osteoporosi, è risultato che l'apporto quotidiano ideale di calcio non supera il 60% del dovuto. A 'fotografare' il rapporto di ragazzi e nonni con l'alimentazione 'amica delle ossa' è stata un'equipe di esperti che ha condotto un'indagine su anziani e su un gruppo di 224 studenti fra i 5 e i 18 anni.

ORECCHIO BIONICO NUOVA SPERANZA PER BIMBI

Nuove speranze per gli oltre 70 mila italiani colpiti da sordità profonda. Un orecchio bionico posizionato nel cervello, con 21 elettrodi capaci di stimolare direttamente i centri dell'udito, può infatti restituire una vita normale anche ai pazienti più gravi. Malati che non possono trarre beneficio dall'orecchio bionico classico (impianto cocleare), perché privi delle strutture nervose necessarie ad ascoltare. La novità- presentata a Verona al termine di una 'due giorni' che ha riunito il gotha degli specialisti di tutto il mondo - viene già utilizzata negli adulti con sordità profonda dovuta a particolari forme di cancro, ma è oggi applicabile anche nei bambini e nei casi di sordità grave di origine non tumorale .

VIRUS NILO: PRIME DUE VITTIME QUEST'ANNO A TORONTO

Prime due vittime del virus del Nilo occidentale a Toronto (Canada) nel 2005. La conferma è giunta ieri dall'Associate Medical Officer of Health della città. Si tratta di due persone di 63 e 90 anni, punte da zanzare infette rispettivamente a fine luglio e nei primi giorni di agosto. ''Le condizioni dei due anziani - ha dichiarato il medico Michael Finklestein al 'Corriere canadese' - si sono velocemente deteriorate, fino ad arrivare alla morte, lo scorso fine settimana''. Nel 2005 sono stati 15 i casi di infezione riportati a Toronto. Ma per la citta' canadese l'anno peggiore fu il 2002, quando il virus fece la sua comparsa sul territorio cittadino: allora furono infettate 166 persone, con 10 morti. Le autorità sanitarie hanno ricordato ancora una volta come la prevenzione sia l'arma più efficace contro il virus del Nilo. Il virus del Nilo si contrae attraverso le punture delle zanzare. I sintomi sono febbre alta, mal di testa, nausea ed eruzioni cutanee. Stando alle statistiche, solo l'1% degli infettati si ammala gravemente, ma il virus diventa estremamente pericoloso per le persone più fragili, come anziani, bambini e malati cronici.

INFLUENZA POLLI: FAO, FONDI E MISURE URGENTI

La corsa ai farmaci e le scorte di antivirali non sono la priorità. La diffusione dell'influenza aviaria va combattuta all'origine, con investimenti e misure di prevenzione urgenti per fronteggiare l'arrivo del virus nei Paesi lungo le rotte di migrazione degli uccelli acquatici, ormai riconosciuti come veicoli di contagio: Mar Nero, Mar Caspio, Africa del Nord e orientale, Medio Oriente, Balcani e, dalla primavera 2006, anche l'Europa. Lo sottolinea la Fao, che ha lanciato un appello agli Stati membri e ai Paesi industrializzati. Sono necessari più fondi e l'adozione di piani di sorveglianza mirati sulla fonte del contagio, cioè

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gli animali. Solo cosi', più che spendendo per l'acquisto di antivirali, si può scongiurare o ridurre il pericolo di una pandemia. Secondo l'organizzazione della Nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura, gli uccelli migratori provenienti dalla Siberia, dove è stato individuato l'H5N1, potrebbero portare il virus nel Mar Caspio e nel Mar Nero. Queste regioni e i paesi dei Balcani potrebbero diventare la ''porta d'ingresso del virus in Europa centrale.

SCUOLE FRANCESI ELIMINANO BIBITE E MERENDINE

Rientro all'insegna del rigore alimentare nelle scuole francesi. I ragazzi d'oltralpe non troveranno più i distributori automatici di cibo e bibite, eliminati prima dell'inizio delle lezioni, come prevede la nuova normativa anti-obesità. Il ministero dell'Educazione nazionale conferma che la legge è stata pienamente applicata e le macchine, presenti nel 20% delle scuole medie e nel 50% dei licei, sono già state portate via. Al loro posto, in alcuni casi, compariranno distributori di acqua potabile. Con la nuova normativa, il Governo vuole arginare il crescente aumento dell'obesità giovanile, lievitata del 17% negli ultimi 20 anni in Francia. Il sovrappeso riguarda il 20% dei bambini con grandi differenze sociali: sono troppo grassi il 27,2% dei figli di operai (7,3% obesi), ma solamente il 12, 8% (1,3 % obesi) tra i figli dei quadri.

INFLUENZA: RESISTENZE AGLI ANTIVIRALI

Dalla metà degli anni '90 le resistenze agli antivirali contro l'influenza sono cresciute del 12 per cento. Lo rivela il più vasto studio mai condotto sull'argomento da Rick Bright dei Centers for Disease Control and Prevention, di Atlanta. Secondo quanto riportato sulla rivista Lancet la frequenza della resistenza a amantadina e rimantadina è passata dagli 0-4% del 1994 1995 al 12,3% del 2003-2004 ma è alle soglie del 70%in certi paesi asiatici dove peraltro fino al 2003 e' stato isolato il 61% dei ceppi influenzali farmacoresistenti. Amantadina e rimantadina sono efficaci nella profilassi contro i virus influenzali A ma non contro l'influenza B e, usati da oltre 30 anni. Su di essi, fatto salvo per studi ormai datati, non si compivano da tempo indagini per valutare l'emergere di ceppi virali resistenti. Per vedere se effettivamente il tasso di comparsa di ceppi virali resistenti ai farmaci gli esperti hanno osservato il patrimonio genetico di 7000 campioni di virus estratti da pazienti in tutto il mondo. Dall'esame di mutazioni genetiche note per favorire la comparsa di resistenze farmacologiche gli esperti hanno potuto quindi constatare il forte incremento delle stesse negli ultimi dieci anni circa. ''Siamo allarmati dall'aver scoperto un simile aumento delle resistenze farmacologiche tra i virus influenzali circolanti anche in periodi recenti ha commentato i risultati Bright. Il nostro rapporto ha aggiunto ha implicazioni importanti per i governi mondiali che pensano di adottare la tattica delle scorte di antivirali da usare in caso di comparsa di ceppi epidemici o pandemici di influenza''.

VIOLENZA SESSUALE

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) almeno una donna su 3 nel corso della vita subisce abusi sessuali; una su 4 è vittima di violenza durante la gravidanza. E solo nel 3,5% dei casi è opera di sconosciuti. Nel 95,3% il responsabile è il partner, un ex partner o comunque un conoscente. Sono forme di violenza che causano poi patologie dolorose croniche come forme gravi di colon irritabile, cefalea, lombalgia cronica e dolore addominale cronico. Tutti motivi che hanno indotto l'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) a scegliere come tema precongressuale per il Congresso Nazionale (svoltosi recentemente) quello dell'assistenza alla donna vittima di violenza. ''Scelta fatta – si apprende dall'Associazione - nella consapevolezza che la violenza sia un evento per nulla marginale, che comporta importanti ricadute sulla salute della donna in generale e sull'aspetto riproduttivo in particolare. Basti ricordare - sottolinea il ginecologo - che la violenza rappresenta nel mondo la seconda causa di morte in gravidanza, che è più frequente del diabete gestazionale o della placenta previa e che e' significativamente associato

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a varie patologie ostetriche e ginecologiche''. E i dati rilevati nella popolazione italiana gli danno ragione. Quelli più recenti mettono in evidenza come su 22.759 donne intervistate vi sia stata una incidenza del 2,29% di episodi di violenza tentata e consumata. Responsabile della violenza è in genere il partner o un ex partner nel 95% dei casi, solo nel 3,5% è opera di sconosciuti. E l'evento è stato denunciato solo nel 9,3% dei casi.

POLIO SI RISVEGLIA E REINFETTA 18 PAESI

La poliomielite alza la testa, reinfettando in due anni 18 paesi dichiarati polio-free, e allontanando i tempi per la tanto attesa eradicazione mondiale della terribile malattia. Walter Pasini, direttore del centro Oms di Medicina del Turismo, ne traccia la geografia e mette in guardia quanti vogliano recarsi nelle zone a rischio, ricordando la necessita' di sottoporsi a vaccinazione. Contrariamente alle aspettative dell' Organizzazione Mondiale della Sanita' che ne aveva previsto la sua scomparsa entro l'anno 2000, attraverso una campagna di vaccinazione di massa, la malattia, pur registrando in complesso un numero decrescente di casi (erano 350 mila nel 1988 e sono 1.111 nel 2005 al 24 agosto) continua a rappresentare una minaccia in numerose nazioni. In 6 paesi la polio continua a rimanere endemica (India, Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Niger ed Egitto) e la malattia continua a propagarsi in paesi precedentemente dichiarati liberi dalla polio. Dalla meta' del 2003, 18 paesi polio-free sono stati reinfettati. In 6 di questi paesi (Burkina Faso, Chad, Costa d'Avorio, Repubblica centro-africana, Mali e Sudan) i livelli di immunita' della popolazione non sono sufficientemente alti da scongiurare il pericolo del ripristino di una trasmissione all'interno del paese e quindi del ritorno dell'endemia. ''Le situazioni piu' preoccupanti - ha spiegato Pasini - si registrano in Indonesia ed in Angola. A partire dal marzo 2005, in Indonesia, 226 bambini sono stati colpiti da paralisi a causa del virus della poliomielite importata dal Sudan ai primi dell anno. Inizialmente limitata in due province (Bantan e Java occidentale), l'epidemia si sta ora espandendo geograficamente interessando la capitale e raggiungendo la parte centrale dell'isola di Java e quella di Sumatra. La situazione rappresenta un rischio potenziale per paesi come la Malaysia, la Cina, Singapore e la Thailandia''. Per contrastare il diffondersi dell'epidemia e' partita una vaccinazione di massa destinata a coprire 24 milioni di bambini attraverso l' attivita' di 750 mila vaccinatori, ma la situazione verra' monitorata attentamente nelle prossime settimane. In Angola, il poliovirus selvaggio e' ricomparso nella capitale Luanda e in numerose altre parti del grande paese africano. L'OMS, insieme alla CDC ed al Rotary International hanno lanciato una campagna per raccogliere 1,8 milioni di dollari per realizzare una seconda giornata di vaccinazione di massa per i bambini al di sotto dei 5 anni (la prima era stata realizzata nel luglio scorso).

STAMINALI: PRIMO RAPIANTO COMBINATO SU ITALIANA DIABETICA

È stato effettuato con successo, per la prima volta al mondo, un trapianto combinato di cellule staminali prelevate dal midollo osseo insieme a cellule del pancreas, su una donna affetta da diabete insulino dipendente. Ad operare è stato un team di clinici italiani all'università di Miami, coordinati dal dottor Camillo Ricordi, su una donna italiana di 44 anni. A due mesi dal trapianto i parametri biologici della donna sono stati definiti ottimi: la glicemia, ha spiegato il chirurgo, si è normalizzata e stabilizzata. ''È la prima volta – hanno affermato i chirurghi - che abbiamo ottenuto l'indipendenza dall'insulina dopo una singola infusione di cellule che producono insulina e due infusioni di cellule staminali purificate dal midollo osseo di uno stesso donatore''. L'intervento effettuato sulla donna è il primo di sei autorizzati dalla Food and Drug Administration. ''La nostra idea – hanno detto da Miami - è quella di purificare cellule staminali dal midollo osseo e far coesistere il sistema immunitario del donatore con quello del ricevente e far accettare meglio le cellule delle isole pancreatiche che normalmente producono insulina. Se questa strategia sarà vincente - ha aggiunto - pensiamo di poter in futuro diminuire i farmaci immunoppressori. Quello effettuato fino ad ora è il primo trapianto combinato del genere e l'obiettivo è di trasferire le tecniche dello studio nei centri italiani dove si effettuano trapianti di isole pancreatiche''. ''Da quando abbiamo effettuato il primo trapianto di isole pancreatiche nel 1990 – hanno ricordato i medici italiani autori del trapianto - ci siamo concentrati sullo sviluppo di strategie per ridurre o

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eliminare nel tempo i farmaci antirigetto. È presto per dire se questo studio ci permetterà di raggiungere questo obiettivo ma siamo davvero entusiasti di questo iniziale successo''.

COME RIDURRE LA MORTALITA' NELLE GRANDI CITTA'

Come ridurre la mortalità nelle città capoluogo di provincia: questo il fine di uno ''Studio sugli indicatori di salute e disagio sociale ai fini della valutazione della qualità della vita nei centri urbani'', una ricerca a cura dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Associazione Medici per l'Ambiente-Isde Italia. L'accordo tra l'associazione dei medici per l'ambiente e l'Istituto Superiore di Santità ne ricalca uno precedente e simile che aveva portato alla realizzazione della pubblicazione ''Mortalità evitabile nelle città capoluogo di provincia''. Le cause di morte sono considerate evitabili, quando il rischio di morte per quella causa può essere ridotto, o addirittura evitato, raggiungendo un buon livello qualitativo e quantitativo di intervento pubblico sulla salute, dalla prevenzione alla cura e riabilitazione. Le cause evitabili possono essere aggregate in tre raggruppamenti: prevenzione primaria e interventi nel disagio sociale; diagnosi precoce e terapia; servizi ospedalieri territoriali. La realizzazione di un atlante sulla Mortalità evitabile nelle città capoluogo di provincia può fornire un utile contributo nell'individuare alcuni punti critici, nello scegliere le azioni di prevenzione e risanamento più opportune e nel valutarne l'efficacia nel tempo. La mortalità per cause evitabili rappresenta infatti un importante indicatore dell'efficacia degli interventi sociali, ambientali e sanitari per tutto il territorio nazionale.

Oms: 2/3 spesa in Europa per fumo, alcol e obesità

L'Europa ricca è causa del suo male: i cattivi stili di vita incidono infatti sulla spesa totale in misura abnorme, il 66,3% secondo il rapporto 2005 sulla salute in Europa dell'Oms. Più in particolare, i fattori di rischio sono il fumo, l'alcol, l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, il sovrappeso, la scarsa assunzione di frutta e verdura e il ridotto esercizio fisico, nell'insieme responsabili dei due terzi dei costi sanitari, calcola l'organizzazione mondiale della Sanità. In termini di Daly (Disability-adjusted life-year, l'indicatore che combina l'impatto complessivo sulla salute generale di malattie, disabilità e mortalità), riferisce il sito Epicentro del Centro Nazionale per la Prevenzione e Sorveglianza (Cneps), le cause principali dei costi sanitari nell'Oms Europa sono le malattie non trasmissibili (77% del totale), incidenti e avvelenamenti (14%) e le malattie infettive (9%). Inoltre, povertà e inaccessibilità ai servizi creano un ulteriore aumento dei costi in alcuni dei Paesi membri dell'Europa orientale. Il 34% dei costi sanitari sono dovuti a sette principali condizioni: le cardiopatie ischemiche, le malattie psichiatriche (depressione, disturbi bipolari), le malattie cerebrovascolari, l'abuso di alcol, le malattie respiratorie croniche, il cancro del polmone e i problemi legati al traffico. L'attenzione delle istituzioni sanitarie, secondo l'Oms, deve essere concentrata nel ridurre proprio i fattori di rischio per prevenire gran parte delle malattie. Per il resto rimane confermata la situazione che vede culle sempre più vuote e sempre più anziani. Si riducono la fertilità e i casi di morte prematura. Dal 1990, l'aspettativa generale di vita è cresciuta da 73,1 a 74 anni. Dal momento che nascono sempre meno bambini e che la popolazione dei Paesi membri diventa sempre più anziana, è necessario attuare interventi adeguati non solo per ridurre l'incidenza delle malattie infantili, ma anche per migliorarne la resistenza allo stress e quindi la capacità di mantenersi in buona salute il più a lungo possibile.

Artrite psoriasica incubo per 240.000 italiani

È la quarta malattia reumatica per diffusione in Italia, con un esercito di malati che conta circa 240.000 persone. Una condizione spesso sconosciuta e sotto diagnosticata che colpisce gli italiani in maniera superiore alla media europea. È l'artrite psoriasica, malattia reumatica invalidante che colpisce chi è già affetto da psoriasi. Da oggi, questi malati hanno però a disposizione un nuovo trattamento: l’anticorpo monoclonale completamente umano capace di migliorare in maniera significativa sia i sintomi articolari che quelli cutanei e di arrestare la progressione della malattia. Come rivela lo studio MAPPING, un'indagine epidemiologica sulla prevalenza delle malattie muscolo-scheletriche, la prevalenza dell'artrite psoriasica è dello 0,42% contro una media europea

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dello 0,1%. L'indagine, svolta nel 2004 e i cui risultati sono in corso di pubblicazione sulla rivista 'Clinical and Experimental Rheumatology', ha valutato le persone affette dalle diverse malattie muscoloscheletriche mettendo così in evidenza anche la realtà dell'artrite psoriasica. La ricerca mette in evidenza anche i disagi con cui devono convivere le persone affette da malattie muscoloscheletriche, quali le difficoltà al movimento e allo svolgimento delle attività della vita quotidiana. La contemporanea presenza di altre malattie a carico dell’apparato cardiovascolare, respiratorio, gastrointestinale e di alterazioni metaboliche, quali il diabete (presenti in oltre il 50% dei pazienti), può inoltre indurre elevati livelli di disabilità con conseguente perdita della capacità lavorativa. L'esordio dell'artrite psoriasica avviene fra i 30 e i 50 anni d'età e in due casi su tre la malattia reumatica segue quella dermatologica. Si tratta di una patologia che provoca in alcuni casi la deformazione ossea e impedisce il movimento. Nuove speranze per controllare questa malattia arrivano però dal nuovo trattamento.

COME RIDURRE LA MORTALITA' NELLE GRANDI CITTA'

Come ridurre la mortalità nelle città capoluogo di provincia: questo il fine di uno ''Studio sugli indicatori di salute e disagio sociale ai fini della valutazione della qualità della vita nei centri urbani'', una ricerca a cura dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Associazione Medici per l'Ambiente-Isde Italia. L'accordo tra l'associazione dei medici per l'ambiente e l'Istituto Superiore di Santità ne ricalca uno precedente e simile che aveva portato alla realizzazione della pubblicazione ''Mortalità evitabile nelle città capoluogo di provincia''. Le cause di morte sono considerate evitabili, quando il rischio di morte per quella causa può essere ridotto, o addirittura evitato, raggiungendo un buon livello qualitativo e quantitativo di intervento pubblico sulla salute, dalla prevenzione alla cura e riabilitazione. Le cause evitabili possono essere aggregate in tre raggruppamenti: prevenzione primaria e interventi nel disagio sociale; diagnosi precoce e terapia; servizi ospedalieri territoriali. La realizzazione di un atlante sulla Mortalità evitabile nelle città capoluogo di provincia può fornire un utile contributo nell'individuare alcuni punti critici, nello scegliere le azioni di prevenzione e risanamento più opportune e nel valutarne l'efficacia nel tempo. La mortalità per cause evitabili rappresenta infatti un importante indicatore dell'efficacia degli interventi sociali, ambientali e sanitari per tutto il territorio nazionale.

Cervello, studio italiano

Il 'pallino' per i numeri si cela nel lobo frontale destro del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori italiani dell’Università “la Sapienza” e della Fondazione Santa Lucia di Roma, chiarendo anche come fa il cervello a decidere se e quanto un numero sia più grande di un altro. La nostra 'materia grigia', infatti, si serve di una linea virtuale (una sorta di righello immaginario) sulla quale i numeri più piccoli vengono immaginati alla sinistra di quelli più grandi. Nella nostra mente 'proiettiamo' insomma un righello graduato, simile a quelli usati a scuola, per confrontare i numeri fra loro. Nello studio svolto i ricercatori hanno per la prima volta individuato le aree cerebrali che consentono l'uso di questo ''righello mentale numerico'', localizzandole nel lobo frontale destro. L'indagine ha inoltre evidenziato che la capacita' di confrontare quantità numeriche diverse dipende da quella di ricostruire mentalmente la collocazione degli oggetti nello spazio. Risultati che hanno valso allo studio italiano la pubblicazione su 'Nature Neuroscience'.

INFLUENZA: RESISTENZE AGLI ANTIVIRALI

Dalla metà degli anni '90 le resistenze agli antivirali contro l'influenza sono cresciute del 12 per cento. Lo rivela il più vasto studio mai condotto sull'argomento da Rick Bright dei Centers for Disease Control and Prevention, di Atlanta. Secondo quanto riportato sulla rivista Lancet la frequenza della resistenza a amantadina e rimantadina è passata dagli 0-4% del 1994 1995 al 12,3% del 2003-2004 ma è alle soglie del 70%in certi paesi asiatici dove peraltro fino al 2003 e' stato isolato il 61% dei ceppi influenzali farmacoresistenti. Amantadina e rimantadina sono efficaci nella profilassi contro i virus

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influenzali A ma non contro l'influenza B e, usati da oltre 30 anni. Su di essi, fatto salvo per studi ormai datati, non si compivano da tempo indagini per valutare l'emergere di ceppi virali resistenti. Per vedere se effettivamente il tasso di comparsa di ceppi virali resistenti ai farmaci gli esperti hanno osservato il patrimonio genetico di 7000 campioni di virus estratti da pazienti in tutto il mondo. Dall'esame di mutazioni genetiche note per favorire la comparsa di resistenze farmacologiche gli esperti hanno potuto quindi constatare il forte incremento delle stesse negli ultimi dieci anni circa. ''Siamo allarmati dall'aver scoperto un simile aumento delle resistenze farmacologiche tra i virus influenzali circolanti anche in periodi recenti ha commentato i risultati Bright. Il nostro rapporto ha aggiunto ha implicazioni importanti per i governi mondiali che pensano di adottare la tattica delle scorte di antivirali da usare in caso di comparsa di ceppi epidemici o pandemici di influenza''.

Sindrome metabolica, adolescenti e bimbi extralarge

Neanche i giovanissimi italiani sono immuni dalla sindrome metabolica, che colpisce un adulto su quattro. Un mix micidiale di sovrappeso o obesità addominale, trigliceridi alti, colesterolo 'buono' basso e insulino-resistenza che, secondo le stime, colpisce già il 5% degli adolescenti del Belpaese e insidia i bimbi extralarge: il 35% dei piccoli italiani e' in sovrappeso e il 10% obeso. 'Sotto accusa' per l'epidemia di eccesso di peso fra i giovanissimi, soprattutto lo stile di vita ''poco attivo, e l'eccesso di cibo, ma anche la pericolosa diffusione delle maxi-porzioni, un'abitudine importata dagli Usa. E' stato calcolato, ad esempio, che negli States una porzione di pop-corn venduta al cinema e' passata dalle 170 calorie di dieci anni fa alle 1.700 di oggi''. Insomma, ci vuole pochissimo per fare il pieno di calorie. E se la dieta mediterranea sarebbe un naturale antidoto al sovrappeso, ''oggi si mangia troppo spesso e male, e ci si muove poco. E i bimbi sono 'bombardati' dalla pubblicità di merendine e cibi grassi''. Per proteggerli l'esperto consiglia menu' più sani, occhio ai fuoripasto e soprattutto più movimento.

30 Crediti per il 2006

Per il 2006 basteranno 30 crediti Ecm per la formazione continua dei medici e dei professionisti della sanità. Lo ha confermato la Commissione nazionale Ecm nella sua ultima riunione, approvando la proposta di mantenere per il 2006 un debito formativo pari al 2005. In questo modo i crediti previsti nel primo quinquennio del programma si ridurrebbero da 150 iniziali a 120. La proposta sarà valutata in sede di Conferenza Stato-Regioni. Nel corso della riunione si è inoltre preso atto dei provvedimenti già autorizzati dal ministro della Salute e della deroga relativa ai termini di inserimento e validazione di eventi riguardanti l'influenza aviaria (autorizzabili se validati a 10 giorni dall'inizio dell'evento). Sono state prorogate sperimentazioni già in atto e autorizzate nuove sperimentazioni Fad.

Infortuni: 50% rischi in più sul lavoro per giovani, al via campagna UE

Promuovere la sicurezza dei giovani sul lavoro dal momento che - secondo le statistiche europee - questi lavoratori corrono il 50% di 'rischio infortuni' in più rispetto ai colleghi più avanti negli anni. E' l'obiettivo della campagna 'ad hoc' che sarà avviata in tutto il territorio dell'Unione europea. Gli infortuni rappresentano infatti, sottolinea l'Agenzia europea per la sicurezza e salute sul lavoro, una grave minaccia per i 58 milioni di giovani lavoratori europei. Come mostra il caso di un ragazzo di 16 anni, che nel suo primo giorno si è rotto le gambe cadendo dalla pedana di un camion dell'immondizia di 18 tonnellate. Il giovane viaggiava lì perché in cabina non c'era abbastanza spazio per lui e gli altri tre operai. Secondo i dati Eurostat, il rischio di infortuni sul lavoro è maggiore di almeno il 50% tra i giovani di 18-24 anni, rispetto a qualsiasi altra fascia di età.

Globuli rossi per veicolare farmaci

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I globuli rossi usati come 'bus' intelligenti per veicolare farmaci. Queste cellule, infatti, hanno il pregio di essere biodegradabili, di restare lungamente in circolo e di avere un volume - grazie all'assenza di nucleo e organelli - che consente loro di incapsulare farmaci. L'idea, tutta italiana e presentata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, è stata sperimentata per trattare pazienti - adulti e bambini - affetti da morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa e fibrosi cistica, ma è in fase di sperimentazione preclinica anche per l'impiego con farmaci destinati ad altre patologie. Per il momento, questa tecnica nell'uomo ha dimostrato la capacità di ridurre il ricorso dei pazienti a farmaci cortisonici. Questi medicinali infatti, ampiamente utilizzati nella terapia delle malattie infiammatorie, presentano numerosi effetti collaterali. Incapsulati nei globuli rossi del paziente, invece, i glucocorticoidi (cortisone) vengono rilasciati lentamente nell'arco di quattro settimane, garantendo livelli ematici del farmaco molto bassi ma costanti nel tempo.

Medici giudicati i più affidabili

Gli italiani si fidano della classe medica, mentre la più compromessa, quanto a fiducia, risulta la categoria dei giornalisti. E' quanto emerge da un'indagine condotta dall'Osservatorio del mercato del lavoro della psicologia del Lazio, su un campione nazionale stratificato a livello familiare e individuale di 4.350 soggetti. Reputazione ancora decisamente solida, dunque, per i medici, primi nella classifica della fiducia nelle professioni, con un punteggio da 1 a 10 che arriva a 7,81. Al secondo posto per affidabilità, ci sono gli ingegneri (7,53). Ma anche i veterinari piacciono (7,17), più dei magistrati (6,92), che raggiungono 'solo ' la quarta posizione. Seguono gli psicologi (6,55), che conquistano la fiducia degli italiani più di architetti (6,48), avvocati (6,42), commercialisti (6,39), consulenti d'azienda (6,25). Cenerentola nella classifica, infine, la categoria dei giornalisti (6,05).

Infezioni ospedaliere

Settemila morti e cento milioni di euro di spesa l'anno. E' il bilancio delle infezioni ospedaliere in Italia secondo le stime riportate dall'Istituto neurotraumatologico italiano (Ini). Tante le cause del fenomeno, ma tra queste, affermano già da tempo gli esperti, compaiono anche la scarsa igiene e il fatto di lavarsi poco le mani. Le infezioni ospedaliere, dunque, restano a tutt'oggi un rilevante problema di sanità pubblica: Nonostante i numerosi progressi registrati, sottolinea infatti l'Ini, la percentuale di infezioni contratte durante un ricovero in Italia rimane stabilmente attestata da venti anni a questa parte sul 6,7%. Le infezioni riguardano soprattutto le vie urinarie, le ferite chirurgiche e le polmoniti. La percentuale e' in linea con la media dei paesi industrializzati, ma non per questo e' meno preoccupante. Ovviamente, affermano gli esperti dell'Ini, non soltanto i pazienti sono a rischio e vengono coinvolti, pur se in percentuale molto inferiore, anche il personale ospedaliero e varie figure che possono venire a contatto con il malato come volontari, studenti e religiosi. Eppure, sulla base di vari studi americani realizzati dal Center for Disease Control di Atlanta, almeno il 30% di queste infezioni sarebbe evitabile se solo negli ospedali si attuasse una adeguata sorveglianza, creando idonei comitati di controllo. Nella classifica delle infezioni più diffuse compaiono quelle urinarie: si calcola che, nell'arco della propria vita, circa il 30% della popolazione femminile e il 12% di quella maschile incorra almeno in un episodio di infezioni delle vie urinarie, con un importante impatto sul piano clinico e sulla qualità della vita. Si stima che queste infezioni possano causare una morte ogni 1000 episodi.

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