New Černobyl’ e Fukushima Eppure i prati hanno il verde variegato di … · 2016. 6. 28. · del...

64
Černobyl’ e Fukushima Eppure i prati hanno il verde variegato di sempre, il paesaggio immobile con le nevi in alto che si sciolgono, rendono questa tarda primavera simile a quella degli anni passati. Ma qualcosa si è rotto e il mio rapporto con l’ambiente si è fatto più difficile: sono arrivati i barbari silenziosi ed io indifeso non li posso combattere. Ma mi consola la “parola”: Cristo è risorto dai morti. Eugenio Bolley

Transcript of New Černobyl’ e Fukushima Eppure i prati hanno il verde variegato di … · 2016. 6. 28. · del...

  • Černobyl’ e Fukushima

    Eppure i prati hanno il verde variegato di sempre, il paesaggio immobile con le nevi in alto che si

    sciolgono, rendono questa tarda primavera simile a quella degli anni passati.

    Ma qualcosa si è rotto e il mio rapporto con l’ambiente si è fatto più difficile:

    sono arrivati i barbari silenziosi ed io indifeso non li posso combattere. Ma mi consola la “parola”:

    Cristo è risorto dai morti.

    Eugenio Bolley

  • Tsunami NucleareOmaggio alle vittime di Fukushima

    Bardonecchia3 - 31 Agosto 2013Palazzo delle Feste

  • Tsunami NucleareOmaggio alle vittime di Fukushima

    Bardonecchia3 - 31 Agosto 2013Palazzo delle Feste

    Consolato Generale del Giappone a MilanoComune di Bardonecchia

  • Un particolare ringraziamento ai Signori Blanchet, Marco Isidori,

    Fabrizio Valentini e Marco Visconti

    Mostra a cura diComune di Bardonecchia

    Testo critico a cura diRenata Pisu

    SegreteriaAssessorato alla Cultura

    del Comune di Bardonecchia

    ImmaginiLe foto scattate in Giappone sono di

    Atsushi Mifune, Atsushi Mori, Fuji Susumu, Giorgio Donetti e Bolley.

    La foto che riprende Bolley a Ginevraè di Simone Passerin.

    Le foto recenti di Bolley sono di Renzo Miglio e Alberto Donnet.

    La foto della “megabici” è di Marco Visconti

    Impaginazione e stampaL’Artistica Savigliano

    Le opere di Bolley sono visibili sui seguenti siti internet:www.fondazioneferrero.it

    www.ashanti.itwww.ashantigalleria.com

    www.bellini -art.comwww.luxgallery.it

    Nella foto in alto: il dott. Atsushi Mifune, Direttore Generale dello Spazio Institute di Tokyo durante una sua visita a Bardonecchia

    Sotto: Bolley “ancora chiomato” per le vie di Tokyo

    Tsunami Nucleare Omaggio alle vittime di Fukushima

    3 - 31 agosto 2013

    Palazzo delle Feste, Piazza Valle Stretta, 1BARDONECCHIA

  • La mostra “Omaggio alle vittime di Fukushima” di Eugenio Bolley propo-ne due temi che ritengo particolarmente importanti nella società attuale: il primo è quello della solidarietà, il secondo è quello artistico-sociale del confronto con l’altro, con ciò che socialmente e culturalmente è lontano dal modello dominante. In questa bella esposizione delle opere, che il maestro Bolley ha realizzato in parte durante il suo soggiorno in Giappone, troviamo molte rappresenta-zioni del Fuji, che evocano in modo nuovo gli antichi “kami“, cioè le mitiche divinità nipponiche e gli spiriti ancestrali, e costringono lo spettatore a con-frontarsi con il diverso e con un modo nuovo di concepire la realtà e l’arte.La parte più copsicua delle opere è però incentrata sull’evento “Tzunami nucleare”, che ha causato 24.000 vittime e 160.000 sinistrati.Le tematiche di questi lavori hanno lo scopo di valutare criticamente le, non sempre condivisibili, scelte operate dai nuovi “apprendisti stregoni“, che di fronte all’imprevedibile non sanno poi come districarsi se non affidandosi all’a-zione eroica di qualche centinaio di volontari come Masao Yoshida, direttore dell’ impianto nucleare, deceduto per cancro all’esofago il 9 Luglio scorso. Il libro di Pio D’Emilia “I trenta giorni che sconvolsero il Giappone”, dedi-cato a Fukushima, e la ricca documentazione fotografica che illustrano in sequenza il disastro, sono serviti a Bolley, come già con “Il Mangianuvole”, a denunciare e far conoscere a chi di “nulla si accorge” che certe scelte vanno testate, condivise e, se e` il caso, rifiutate.Il singolare percorso che possiamo intraprendere attraverso le “visioni” di Bolley ci coinvolge in nuovi meccanismi di emozioni e conoscenza di un estremo oriente che se da una parte ci affascina e stupisce, spingendoci al confronto con l’impalpabile assonanza della tradizione giapponese che in modo lieve unisce guerrieri e asceti, artisti e giardinieri, dall’altra ci sconvol-ge con la drammaticità degli eventi contemporanei.È quindi su questo terreno che l’arte diventa uno strumento per crescere, conoscersi e avere una visione più allargata della vita.Nella convinzione che la cultura e la conoscenza siano i migliori strumenti per sconfiggere i pregiudizi e il “rischio dell’indifferenza” di fronte alle grandi tragedie del mondo, il Comune di Bardonecchia ha sostenuto e patrocinato questa iniziativa a cui augura il successo che merita.”

    Roberto BorgisSindaco di Bardonecchia

  • Sommario

    TSUNAMI NUCLEAREdi Renata Pisu . . . . . . . . . . . . . . pag. 7

    OPERE . . . . . . . . . . . . . . . » 11

    BIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . » 43

    HANNO SCRITTO DI LUI . . . . . . . . . . . » 54

    SERVIZI RADIOTELEVISIVI . . . . . . . . . . » 55

    CONTRIBUTI CRITICI . . . . . . . . . . . . » 56

    Il primo studio di Bolley a Kawaguchi-Ko

  • A lungo hanno pianto gli urogalli e le farfalle, le chocho, che Bolley nei suoi giorni di eremita in Giappone inseguiva per sentieri scoscesi: a lungo hanno pianto nei giorni terribili della catastrofe del nucleare, figlia del terremoto e dell’onda dello tsunami, e ancora piangono oggi, creature di verità e di fantasia, disegnate dal pittore che un amico giapponese ha descritto come ”un mistico naif, un folle buono”.

    Che il Giappone avesse potuto tanto intristirsi e soffrire, Eugenio Bolley non poteva immaginarlo quando, più di venti anni, fa rimase folgorato dall’indi-cibile della sua esperienza giapponese e si impegnò a dipingere i pensieri e le associazioni di senso che quel paesaggio e quell’ambiente gli sugge-rivano. Così, con i segni ha impostato il suo discorso, tutto grafico, tutto sognato. Ma sogni così poteva farli soltanto in una casetta alle pendici del monte Fuji dove ha vissuto l’estasi di ritrovare un paesaggio a lui consueto, alberi, silenzio, verde, filtrato dai colori di una favola esotica, punteggiato qua e là dagli ideogrammi di una scrittura arcana.

    E poi, quando l’onda cattiva si è abbattuta sul Paese del Sol Levante, la terra ha tremato, le navi sono state sbriciolate nel mare, gli uomini sono diventati pesci e tartarughe, ecco che Bolley ha rivisitato con angoscia il suo sogno, la sua favola del Giappone che è stato ferito e contaminato. Ancora con i suoi segni grafici,niente meglio di un disegno può raccontare la trage-dia. Penso all’immagine dell’onda del Maestro Hokusai, colta nell’attimo in cui si è appena sollevata e sta per rovesciarsi, con la schiuma sulla cresta che pare un’enorme bocca dentata, con la forza cieca di un animale feroce che si è fatto belva acquatica.

    Fukushima come Hiroshima, come Nagasaki. Gli atomi nei disegni di Bolley sono frecce panciute nere e rosse che percorrono un cielo grigio. “Il Fuji è lontano”, così intitola una delle sue composizioni: in primo piano ecco la

    Tsunami Nucleare

  • centrale, mastodonte di metallo, sullo sfondo il cono della montagna sacra del Giappone, un vulcano della natura che mai ha seminato tanta morte e distruzione come i nuovi vulcani dell’uomo.

    Sulla centrale nucleare, in questa come in altre immagini, la bandiera del Giappone non appare come un rettangolo ma è dimezzata, ridotta a trian-golo, è spezzato il sole rosso, simbolo di un paese che ha il sole nel nome. In giapponese il nome è infatti Ni-pon, ni che significa “sole” e pon che vuol dire “radice”. Il sole che sorge, il Sol Levante. Così. in queste immagi-ni, Bolley racconta la catastrofe, ne riassume il senso fissando l’emozione di momenti che altrimenti rischiano di disperdersi, sommersi dalla marea della narrazione in cui si rischia di perdere l’autenticità dell’emozione che viene prima di ogni altra cosa. Invece bisogna continuare a emozionarsi per ricordare piangendo. E pregando.

    Il 6 agosto del 1987, quando Bolley viveva sulle pendici del Fuji, ha ricorda-to la tragedia dei morti di Hiroshima proprio nel giorno in cui quarantadue anni prima fu sganciata la bomba atomica sulla città. Si è inginocchiato assieme al guardaboschi Susumu e alla moglie di lui Hiromy, si sono tenuti per mano e hanno osservato un minuto di silenzio. Proprio non credeva Bolley che l’atomo avrebbe colpito ancora il Giappone. Eppure così è stato.

    Renata Pisu*

    * Nota sinologa, è stata corrispondente da Tokio e inviato speciale in Cina per il quotidiano La Stampa di Torino.

  • Nella foto in alto: il Fujiyama visto da Kawaguchi-Ko

    Sotto da sin.: La visita gradita di Giorgio Donetti e Reiko Kithata

    A destra: il pittore Atsushi Mori con la figlia Kejo, sullo sfondo il Fujiyama coperto di nuvole

    A lato: Tetsuro Hito con la moglie, Renata Pisu e Giorgio Donetti

  • Nella foto in alto. Bolley con Tetsuro Hito e Atsushi Mifune, rispettivamente Presidente e Direttore Generale della Spazio Institute di Tokyo, negli uffici della sede centrale

    Sotto: Fujii Susumu-San, addetto alla griglia con il falegname Kobaiachi

    A destra: foto di gruppo

    OPERE

  • OPERE

  • Il galante Fujii Susumu-San1987 (K), collage

    mm 291 x 232

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank -

    Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya,

    Giappone, 1987“Il giardino delle parole”, Museo

    e Pina coteca Comunale, Macerata, dal 14 al 26 luglio 1990

    Espace Banca Monte Paschi Belgio Bruxelles, 2005

    Il Fujiyama visto dal lago di Kawaguchi-ko1987 (K), acrilico su masonitemm 756 x 567

  • Il samurai con chòchò1987 (K), collage e china

    mm 363 x 259

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio

    Bruxelles, 2005

    Il samurai Okuma1987, collage, china e pastellimm 363 x 259

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio Bruxelles, 2005

  • Tako, chòchò, hoshie tsuki1987 (K), China e acquerellomm 321 x 300

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

    Omaggio a Renata Pisu

    1987 (K), china, pastelli e acquerelli

    mm 272 x 248

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi

    Belgio - Bruxelles, 2005

  • Tra le nuvole di Hokusai

    1987 (K), china e acquerello

    mm 348 x 343

    Esposizioni:Sede Centrale della

    Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.

    Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya,

    Giappone, 1987 Espace Banca Monte

    Paschi Belgio Bruxelles, 2005

    Tako, hoshi e tsuki1987 (K), china e acquerellomm 400 x 300

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987 Espace Banca Monte Paschi Belgio Bruxelles, 2005

  • Fujiyama, chòchò, tako, tsuki e hoshi1987 (K), china e acquerellomm 400 x 300

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987 Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

    Hashi e chòchò1987 (K), china e acquerelli

    mm 195 x 127

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

  • Omaggio a Hokusai1987,

    china e acquerellomm 445 x 405

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi

    Belgio - Bruxelles, 2005

    Segni antichi1987 (K), china, acquerelli e pastellimm 320 x 240

    Esposizioni:“Bolley. Viaggio nella memoria”, Galleria Ashanti, Roma, 2003. Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

  • Nuvola sul Fuji1987 (K), china e acquerellimm 400 x 300

    Esposizioni:“Bolley. Colors: des del Japò al Principat d’An dorra (obre sobre paper del periode Ja pones), Centre Cultural del Comù d’Escaldes-Engor dany, Principat d’Andorra, dal 7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti di viaggio”, Centro Culturale Valdese, Torre Pellice (To), dal 27 luglio al 31 agosto 2002.Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

    L’albero del Fuji, con chòchò1988,

    china e acquerellomm 400 x 300

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles,

    2005

  • La grande nuvola del Fuji1987 (K), china e acquerellomm 380 x 350

    Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola Galleria Dan tesca, Torino, 1988.“Favole giapponesi”, Galleria Saporito, Alba (Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japò al Prin-cipat d’Andorra (obre sobre paper del periode Japones), Centre Cultural del Comù d’Escal des-Engordany, Principat d’Andorra, dal 7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti di viaggio”, Centro Cul turale Valdese, Torre Pellice (To), dal 27 luglio al 31 agosto 2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”, Gal-le ria Ashanti, Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottami e isegnidelmondo”, Civica Galleria d’Arte Contemporanea “Filippo Scroppo”, Torre Pellice (To) dal 13 novembre 2004 al 26 febbraio 2005.Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

    Parole tra le pietre.Omaggio a Gianni Vattimo

    1987 (K), china e pastelli

    mm 380 x 350

    Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola Galleria Dantesca,

    To rino, 1988.“Favole giapponesi”, Galleria Saporito,

    Alba (Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japò al Principat d’An-

    dorra (obre sobre paper del periode Japones), Centre Cultural del Comù d’Escaldes-Engordany, Principat d’Andorra, dal 7 al 31 d’octubre 1999.

    “Bolley. Appunti di viaggio”, Centro Culturale Val dese, Torre Pellice (To), dal 27 luglio al 31

    agosto 2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”, Galleria Ashanti,

    Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottami e isegnidelmondo”,

    Civica Galleria d’Arte Contemporanea “Filippo Scroppo”, Torre Pellice (To) dal 13 novembre

    2004 al 26 febbraio 2005.Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles,

    2005

  • Chòchò1987 (K), china e acquerellimm 180 x 130

    Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola Galleria Dantesca, Torino, 1988.“Favole giapponesi”, Galleria Saporito, Alba (Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japò al Principat d’Andorra (obre sobre paper del periode Japones), Centre Cultural del Comù d’Escaldes-Engordany, Principat d’Andorra, dal 7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti di viaggio”, Centro Culturale Valdese, Torre Pel lice (To), dal 27 luglio al 31 agosto 2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”, Galleria Ashanti, Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottami e isegnidelmon-do”, Civica Galleria d’Arte Contemporanea “Filippo Scroppo”, Torre Pellice (To) dal 13 novembre 2004 al 26 febbraio 2005.Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

    Notturno sul Fujiyama

    1988, china e acquerello

    mm 375 x 375

    Esposizioni:“Bolley. Anche la farfalle

    fanno pipì”, Biblioteca Civica Internazionale, Bordighera

    (Im), 1988.“Bolley. Viaggio nella

    memoria”, Galleria Ashanti, Roma, 2003.

    Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

  • Segni sulla neve1977,

    china su carta a manomm 430 x 365

    Esposizioni:“Favole giapponesi”, Fògola Galleria

    Dante sca, Torino, 1988.“Favole giapponesi”,

    Galleria Saporito, Alba (Cn), 1988.“Bolley. Colors: des del Japò

    al Principat d’An dorra (obre sobre paper del periode Ja pones), Centre

    Cultural del Comù d’Escaldes-Engor dany, Principat d’Andorra, dal

    7 al 31 d’octubre 1999.“Bolley. Appunti di viaggio”, Centro

    Culturale Valdese, Torre Pellice (To), dal 27 luglio al 31 agosto

    2002.“Bolley. Viaggio nella memoria”,

    Galleria Ashanti, Roma, 2003.“Bolley. Affabulandoirottami

    e isegnidelmondo”, Civica Galleria d’Arte Contemporanea “Filippo

    Scroppo”, Torre Pellice (To) dal 13 novembre 2004 al 26 febbraio

    2005.Espace Banca Monte Paschi

    Belgio - Bruxelles, 2005

    Bolley-San a Kawaguchi-ko vestito da samuraiRitratto dal pittore Atsushi Mori11-7-1987 (K), pastello su cartonemm 337 x 250

    Esposizioni:Espace Banca Monte Paschi Belgio - Bruxelles, 2005

  • Fukushima, Tsunami nucleare2011, china e pastellimm 400 x 300

    Senza titolo2012, china

    mm 320 x 240

  • Centrale atomica2012, china e pastelli

    mm 330 x 240

    Tako sul Fuji1987 (K), china e pastellimm 250 x 175

  • Fukushima e l’arca nucleare2011, china e pastellimm 297 x 210

    Il grande 52012, china e pastelli

    mm 250 x 174

  • Era meglio quando l’energia era prodotta dal vento 1987 (K), china e pastelli

    mm 269 x 209

    Fukushima aiuto aiuto2011, china e pastellimm 180 x 180

  • Tako e sole nero1987 (K), china e pastellimm 205 x 145

    La montagna del samurai 2011, china

    mm 244 x 160

  • Tako 1987 (K), china e pastelli

    mm 175 x 130

    Fukushima, un anno dopo2012, china e pastellimm 235 x 175

  • Fukushima 2011, china e pastellimm 175 x 130

    La grande fiammata 2011, china e pastelli

    mm 250 x 174

  • Fukushima, il grande uccello 2011, china e pastelli

    mm 250 x 174

    Centrale eolica per respirare pulito 2012, chinamm 245 x 195

  • Il dragone rosso1988, china e pastellimm 250 x 175

    Fuji, luna e bambù1987, china e pastelli

    mm 320 x 240

  • Pietre laviche1987 (K), acquarello e china

    mm 304 x 238

    Senza titolo1989, china e pastellimm 175 x 130

  • Quando si gioca con l’atomo…1987 (K), china e pastellimm 205 x 135

    Stella, nuvole e tako

    2012, china e pastellimm 176 x 174

  • Sonde spaziali, buchi neri e fossile1987, china e pastellimm 205 x 145

    Fukushima: il Fuji è lontano1987 (K), chinamm 250 x 173

  • Il grande pilone di Kawaguchi-ko1988, china e pastellimm 219 x 140

    Bambù a Kawaguchi-ko1988, china e pastelli

    mm 250 x 175

  • Il 5 ripetuto di Fujii Susumu-San1987, china e pastelli

    mm 205 x 145

    Fukushima… è solo l’inizio2011, china e pastellimm 250 x 175

  • Tako, stella e mangianuvole1988, china e pastelli

    mm 250 x 175

    Il Fujiyama e le centrali atomiche2012, china e pastellimm 235 x 175

  • Cinquantacinque1988, china e pastelli

    mm 175x 250

    Sulle pendici del Fuji2001, china e pastelli

    mm 212 x 155

  • Quando ancora sul Fujiyama, esistevano gli Urogalli primigeni

    1998, china e pastellimm 208 x 268

    Le pietre del Fuji1987 (K), china e pastelli

    mm 330 x 228

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.

    Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

  • Mutazione genetica

    2011, serigrafia, china, acquerelli e pastelli

    mm 497 x 500

    La torre instabile1987 (K), china, acquerelli e collagemm 540 x 360

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

  • Il poeta e il Fuji proiettato1987 (K), china e collagemm 725 x 515

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

    I giochi di Keiko e di Idemi

    1987 (K), collagemm 360 x 350

    Esposizioni:Sede Centrale della

    Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone,

    1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

  • Il grande samurai1987 (K), china e collage

    mm 515 x 365

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.

    Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

    Una cascata di numeri1987 (K), collagemm 540 x 360

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

  • Fuji 2000 1987 (K), china, acquerelli e collagemm 515 x 365

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

    Fuji futurista1987 (K), collage

    mm 515 x 365

    Esposizioni:Sede Centrale della Fukuoka Sogo Bank - Fukuoka, Giappone, 1987.

    Museo Maruey Hyakka -Ten - Nagoya, Giappone, 1987

  • Eugenio Bolley è nato a Gap (Francia), vive e lavora a Bardonecchia dal 1973, in via Melezet, 29. Dai suoi esordi, che risalgono alla fine degli anni Sessanta, ha realizzato in Italia e all’estero oltre centoventi mostre tra personali e collettive. Tra le sue mostre, for-temente caratterizzate da un tema sociale, la galleria Quaglino Incontri di Torino promuo-ve, nel 1972, un’esposizione dal titolo emblematico, “Il Mangianuvole”. È forse la prima volta, in Italia ma anche all’estero, che viene affrontato in pittura il tema dell’inqui-

    namento atmosferico (testo di presentazio-ne di Albino Galvano). Queste, ed altre opere che trattavano il problema del degra-do ambientale, furono poi presentate a Roma nella Galleria Ferro di Cavallo. Sempre nel 1972 il Mangianuvole lasciano l’Italia per approdare oltre Manica, presso la Fondazione Bertrand Russel di Londra, in occasione del “Bertrand Russel Centenary, International Art Exhibition and Sale”.Nel 1975, nelle sale del Palais des Congrès di Aix-en-Provence (Francia), viene allestita la mostra “Bolley paint sur deux versaints”. Queste opere saranno poi presentate nel Centre d’Animation Maison des Jeunes et de la Culture di Cavaillon, e infine presso la Galerie des Maîtres Contemporains, sempre ad Aix-en-Provence. Nell’estate dello stesso anno espone nel Museo Pinacoteca San Francesco della Repubblica di San Marino. “I testi di presentazione di queste mostre furono firmate da Ernesto Caballo e Renzo Guasco”.Alla fine degli anni Sessanta inizia anche un’ampia ricerca sul segno. Su queste tema-tiche, gli editori Priuli & Verlucca pubblicano il libro “L’evoluzione del segno”, che racco-glie quaranta riproduzioni di disegni a china e pastello. La pubblicazione, preziosamente curata, ha una tiratura di centocinquanta copie numerate e firmate; il libro sarà inte-grato da un’incisione ad acquaforte con testo a firma di Giorgio Calcagno e Stefano Reggiani. Agli inizi del 1980, mentre conti-nua a sviluppare una ricerca sempre più orientata a massificare il segno, inizia ad

    Biografia

    Eugenio Bolley a tre anni

  • Foto scattata da Bolley a Tokyo il 7 luglio 1987, a Renata Pisu allora corrispondente de “La Stampa” e al dott. Atushi Mifune direttore generale dello Spazio Institute

    A destra: Bolley con Fujii Susumu-San a Kawaguchi-Ko

    Vista aerea di Kawaguchi-Ko sulle pendici del Fujiyama dove Bolley ha soggiornato tre mesi nella casa indicata dalla freccia

  • Disegno raffigurante Bolley-San vestito da antico samu-rai, realizzato dal pittore Atsushi Mori su di un tovagliolo piegato (25 luglio 1987)

    assemblare vecchi attrezzi soprattutto in uso presso la civiltà montano-contadina; dall’ac-corta composizione di questi “ferri” ormai in disuso nasceranno i mitici “Urogalli”. Queste ed altre opere desteranno l’interesse degli scrittori Primo Levi e Mario Rigoni Stern, ma anche del fisico Tullio Regge e di tanti altri intellettuali. Nel 1981 realizza un manifesto per pubblicizzare la mostra libraria Scienza e tecnica in Francia presso il Politecnico di Torino. L’allestimento fu curato dall’Office de Promotion de l’Edition Française, dell’Uni-presse e dal Centre Culturel Franco-Italien di Torino.Nel 1983 Bolley viene invitato al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini a cui dona il quadro “Tutti gli uomini del re”. Quest’opera faceva parte di un ciclo

    legato alla dittatura khomeinista e ad altri sistemi totalitari esistenti in quegli anni nel mondo; in questo quadro compare una ringhiosa figura antropomorfa che sovrasta segni “normali e succubi”.Sempre nel 1983, in collaborazione con l’autosalone Zuar-Car di Torino, allestisce una mostra dal titolo “Volvo Arte”: gli “Urogalli” vengono collocati tra le automobili. In que-sta circostanza vengono donati da Volvo Italia all’ingegner Nuccio Bertone e all’allora presidente della Volvo, Thomas Malm, i loro ritratti che erano stati eseguiti in precedenza da Bolley mediante papier collè.La presidenza della Regione Piemonte, nel 1985, gli organizza una mostra dove ven-gono esposte per la prima volta le “Teste rosse”, gli “Urogalli” e un’ampia rassegna di opere legate al segno. Questa mostra, oltre a molte recensioni sulla stampa nazionale e a un servizio di Liliano Frattini per il telegior-nale di Raiuno, desterà anche l’interesse di Enzo Ferrari e sarà visitata da Primo Levi, a cui era stata dedicata.Il testo di presentazione è firmato da Paolo Fossati. Nel 1987 soggiorna tre mesi a Kawaguchi-Ko sulle pendici del Fujiyama su invito dello Spazio Institute di Tokyo, uno dei più importanti centri di ricerca gra-fica del Giappone. Le opere realizzate in Giappone saranno esposte nel 1988 in alcuni spazi pubblici nelle città di Nagoya, Fukuoka e Tokyo, sotto il patrocinio dell’As-sociazione Italo-Giapponese e della Fukuoka Sogo Bank, per la quale realizza il calen-dario per l’anno 1988, stampato in due milioni di esemplari. Nel 1988 disegna e costruisce una macchina-scultura in ferro e legno, “Omaggio a Enzo Ferrari… l’auto che non correrà mai”. Per l’occasione la Regione Piemonte pubblica un prezioso catalogo con testi del Presidente Vittorio Beltrami, Sergio Pininfarina, Gianpaolo Ormezzano, Ferruccio Barnabò, Angelo Dragone, Pierluigi Berbotto e Angelo Mistrangelo, con una serie di fotografie che illustrano le fasi costruttive dell’opera, poi collocata definitivamente nel Palazzo della Regione in piazza Castello a

  • Torino. Nel 1989 l’artista diventa “stilista” disegnando vestiti “Bolley’s Geometric an Traces - Introduces Linea Alex”: vestiti prêt-à-porter realizzati con tessuti stampati, ripro-ducenti i segni che caratterizzano il lavoro di Bolley, eseguiti in esclusiva per la casa di moda torinese. La collezione sarà poi pre-sentata con sfilate a Torino, Milano, Tokyo, Osaka e Singapore.Nel 1990 la città di Macerata gli dedica nel Museo Pinacoteca comunale una mostra antologica dal titolo “Il giardino delle parole”.(Presentazione di Lucio Cabutti).Nel 1991 presenta presso la Galleria Biasutti di Torino “Il giardino della musica”. Questi quadri, sempre legati alla ricerca segnica, hanno come elemento dominante i segni musicali: crome, biscrome, chiavi di violino ecc. (Presentazione di Paride Chiapatti).Nel 1992, su invito della presidenza del Lioness Club Moncalieri Castello, illustra ventuno racconti scritti da alcuni dei mag-giori scrittori italiani, tra cui Giorgio Calcagno, Guido Ceronetti, Roberto Gervaso, Lorenzo

    Mondo, Nico Orengo, Mario Rigoni Stern, Antonio Spinosa, Mario Soldati, ecc... I rac-conti saranno raccolti e pubblicati in un libro dal titolo “Tavolozza di favole”.Nel 1993 inizia a costruire i “Segnatempo” (orologi-sculture); queste opere saranno poi esposte per la prima volta presso la Biblioteca Civica A. Arduino di Moncalieri (10 ottobre 2002 - 11 gennaio 2003).Nelle sale della Galleria La Bussola, a Torino, nel 1994 conclude il ciclo dei Giardini

    Bolley con dei militari giapponesi durante una esercitazione sul monte Fuji

  • “segnici” con la mostra “Alfabeto per una nuova Babele”.(Testo di Lorenzo Mondo).Nel 1995 al Centro culturale valdese di Torre Pellice (Torino) viene allestita una mostra di dipinti dal titolo “Dal silenzio originario ai segni”(Testo di Giorgio Calcagno). L’opera “Il bosco di Ez”, presentata in quell’oc-casione, viene scelta dal Prof. Claudio Canuto, responsabile del Dipartimento di Matematica del Politecnico di Torino, per essere riprodotta sul manifesto pubblicato in occasione del convegno internazionale “Recent Advances in Numerical Methods for Partial Differential Equations”. Nel 1996 realizza i tredici quadri (12+1) che serviran-no ad illustrare il calendario ufficiale della Rai, stampato in trentamila copie. Sempre nel 1996 espone queste opere in un’u-nica mostra, presso la Galleria Arte Tre di Trieste, unitamente ad altre ventuno servite per illustrare il già citato libro “Tavolozza di Favole”(Testo di Paolo Gallarati). In quel-la circostanza il poeta Edoardo Sanguineti dedica al lavoro di Bolley una poesia che l’artista elabora graficamente, l’acrostico dal titolo “Sestina”, che sarà poi pubblicata nel catalogo e nella raccolta Corollario edita da Feltrinelli.Nel 1997, in occasione dei Mondiali di sci del Sestriere, “costruisce” per conto delle Ferrovie dello Stato e del Comune di Oulx la scultura mobile “Testa rossa”, in acciaio e alluminio, collocata in pianta stabile pres-so la stazione ferroviaria di Oulx (Torino). Con lo stesso materiale, ma con sostanziali differenze formali, costruisce una seconda “Testa rossa” che gli viene commissionata dal Comune di Sauze d’Oulx per essere collocata nella piazza centrale del paese, a ricordo dell’avvenimento mondiale. Per l’oc-casione, due sue opere grafiche, verranno stampate su commissione della Comunità Montana Alta Valle di Susa e l’Apt Valsusa, e donate agli atleti e alle autorità presenti in valle in occasione dei Mondiali di sci. Il testo di presentazione delle due cartelle è firmato dalla Prof.ssa Evelina Bertero, sinda-co di Oulx. Per il cinquantenario dell’Unicef

    illustra e realizza una T-shirt, che sarà messa in vendita per fini umanitari, in collaborazio-ne con i Servizi di Stazione delle Ferrovie dello Stato. Anche la Rai gli commissiona alcune, T-shirt, che verranno stampate con l’illustrazione “Notturno dall’Italia”, tratta dal calendario di cui sopra. Su invito della Rai, il 26 maggio 1997 partecipa al programma Uno Mattina. In quella circostanza presenta “Gli Urogalli: le vecchie cose tornano d’at-tualità”. La Direzione generale dei Monopoli di Stato pubblica l’opera “L’Albero di Neve” per illustrare il “Gratta e vinci - Bingo!” stam-pato in trecento milioni di esemplari, più due milioni di locandine. Per lo Zonta Club Torino 2 illustra la “Remember Card n. 5. Segnalibro d’autore”. Con lo stesso soggetto viene realizzata un’opera grafica colorata a mano con colori ad acquerello. La finalità della vendita avrà carattere umanitario.Nel 1998 presso il Centre des Congrès “Le Manège” di Chambéry (Francia) viene alle-

    La grande bicicletta rosa e blu realizzata da Bolley in occasione del 14ª tappa del Giro d’Italia 2013

  • stita con finalità didattica la mostra “Anche gli Urogalli vanno all’Università”. La mani-festazione rientra nel progetto “La scuola del vicino - L’école du voisin”, organizzata dal Provveditorato agli Studi di Torino e dal Rectorat d’Académie de Grenoble nell’am-bito del programma Interreg Cee. Sotto il patrocinio delle Province di Torino, di Asti e di Biella, Bolley partecipa in qualità di esper-to e collabora allo svolgimento dei lavori nel laboratori-atelier Scienze e Arti.Nel 1999 illustra per la Torveca di Vigevano, con elementi segnici caratterizzanti il suo lavoro, una serie di sei tazzine da caffè (a scopo benefico) che saranno poi prodotte dalla Ipa di Usmate (Milano).Ancora nel 1999 espone presso il Centre Cultural del Comù d’Escaldes-Engordany, nel Principato di Andorra, nella mostra “Colors: des del Japò al Principat d’Andorra”, testo di presentazione di Paolo Gallarati. Nella prospettiva delle Olimpiadi del 2006 realizza una significativa opera riproducente molti tratti caratterizzanti la valle di Susa. Questo quadro sarà poi riprodotto mediante stampa “serigrafica”, con una tiratura limitata, per

    conto della presidenza della Provincia di Torino. Nel 2000 inizia a costruire, sem-pre usando “sofisticati” materiali di recupe-ro (valvole in bronzo, rubinetterie, vecchi ferri da stiro, ecc.), il ciclo degli elicotteri. Nel periodo della mostra “Omaggio alla Valle di Susa”, organizzata dal Comune di Bardonecchia presso il Palazzo delle Feste durante le vacanze di Natale, viene presenta-to il volume “Dal silenzio ai segni”, con testo introduttivo del giornalista de “La Stampa”, Giorgio Calcagno. Le quaranta opere ripro-dotte, che illustrano il libro, erano state realiz-zate per la maggior parte durante il soggior-no dell’artista in Giappone nel 1987. Nella primavera del 2001, in collaborazione con un gruppo di Anziani Ferrero, realizza una scultura-elicottero di grandi dimensioni che resterà stabilmente presso la Fondazione Ferrero. L’opera, alta circa 4,5 m, è esposta con altre cento opere nella mostra personale “L’elicotterorosa”, allestita nella sede della Fondazione Ferrero di Alba. L’esposizione e “Momenti n. 5”, firmato da Francesco Poli, sono dedicati alla memoria di Arturo Buccolo, valente collaboratore della Fondazione, pre-

    Bolley escursionista tra le montagne dell’Alta Val Susa

  • maturamente scomparso, legato a Bolley da profonda e fraterna amicizia.Nel 2002, per il Premio Grinzane Cavour, realizza una coloratissima opera segnica, graficamente formulata come un acrostico, dove le parole “Grinzane” e “Cavour” sono ripetute in un elaborato gioco di incastri. Da quest’opera sono tratti un poster e un prezioso segnalibro custodito in una car-tella imbustata. In occasione dell’annuale gara podistica “Stratorino”, Bolley dipinge il quadro “Stratorino: optima maxima”, dove i segni si rincorrono verso il traguardo in una giocosa alternanza formale. L’opera, pubbli-cata sulla rivista della manifestazione tirata per l’occasione in quarantamila copie, è anche stampata su poster e T-shirt; viene inoltre realizzata una preziosa cartella di grafica dove l’opera è riprodotta mediante

    stampa in serigrafia, a tiratura limitata. Il testo introduttivo è a firma di Gian Paolo Ormezzano. Il tutto sarà posto in vendita senza fini di lucro; beneficiaria la rubrica “Specchio dei Tempi” del quotidiano “La Stampa”.Nell’ambito del progetto della Fondazione Palazzo Bricherasio, “A.A. Amico Artista Cercasi”, che ha coinvolto oltre mille studenti delle scuole dell’obbligo presenti sul territo-rio regionale, la Fondazione ha presentato al suo pubblico una personale di Eugenio Bolley, che ha riproposto a Torino una con-sistente parte delle opere già presentate ad Alba presso la Fondazione Ferrero nel 2001: nell’occasione è stata esposta all’e-sterno del palazzo Bricherasio anche l’opera “L’elicotterorosa”. Il testo del prezioso cata-logo, stampato per l’occasione, è firmato da

  • Francesco Poli. Ad agosto sono state esposte presso il Centro Culturale Valdese di Torre Pellice, le 40 opere (disegni a china e acqua-relli), che Bolley aveva realizzato durante il suo lungo soggiorno in Giappone, nel 1987. Queste opere, mai esposte e già raccolte nelprezioso volume “Dal silenzio ai segni”, con testo introduttivo di Giorgio Calcagno, sono state nuovamente pubblicate sul catalogo della mostra, con un nuovo testo di presen-tazione dal titolo: “No! Non ci credo al silen-zio di Bolley”, a firma di Daniela Magnetti direttrice della Fondazione Palazzo Bricherasio di Torino. Su invito dell’Assesso-rato alla Cultura del Comune di Moncalieri (Torino) viene allestita, dal 10 ottobre 2002 all’11 gennaio 2003, presso la Biblioteca Civica A. Arduino, la mostra “Giardini e abbe-cedari - Omaggio a Moncalieri”; l’esposizione è stata patrocinata dalla Regione Piemonte (testodi Olga Gambali).Nel 2002, un particolare del quadro “Alternanze”, nonché la riproduzione di “Segni barbarici”, “Variazioni in chiave di Sol” e “Luna sul Fuji” compaiono nel libro di Cristina Faloci “Lorenzo Jovanotti. Pensieroa ritmo di energia”, editrice Zonta. Si tratta

    di un saggio sulla produzione dei testi del noto cantante italiano uscito nella colla-na “Aminoacidi. Libri per musica d’autore”; ad accompagnare l’analisi delle canzoni e l’intervista esclusiva ci sono, oltre a nume-rose foto inedite, alcuni quadri dello stesso Jovanotti. L’autrice del libro, che collabo-ra da alcuni anni ai programmi culturali radiofonici della Rai, e che ha conosciuto Bolley in occasione di un’intervista per la trasmissione “L’Arcimboldo” sulla mostra “L’elicotterorosa”, ha voluto accostare due artisti di ambito e generazione diversa, ma con inattese affinità nello sguardo sul mondo e nella sensibilità ai problemi della contem-poraneità. Il libro è stato presentato il 30 novembre dello stesso anno in occasione della Fiera Nazionale della media e piccola editoria a Palazzo dei Congressi a Roma, alla quale, insieme a Bolley, sono interve-nuti Marino Sinibaldi, Direttore di Radio 3, Felice Liperi, critico musicale di “Repubblica” e i due giovani scrittori Giordano Meacci e Francesca Serafini. Nel 2003 costruisce “La macchina del vento”, struttura in acciaio alta oltre 5 metri con un doppio sistema di rota-zione. Con il patrocinio del Comune di Roma

    Bolley tra i suoi “ferri” recuperati ad essere altra cosa

  • Bolley da gli ultimi ritocchi alla macchina del vento, Ginevra, parco del Palazzo delle Nazioni

  • (Municipio I - Roma centro storico) allestisce presso la Galleria Ashanti la mostra di chine e acquarelli “Viaggio nella memoria” (il testo di presentazione al catalogo è a firma di Cristina Faloci).Presso il Palazzo delle Feste di Bardonecchia (Torino) viene allestita la mostra “A dife-sa della memoria - Bardogalli, macchine e affini”(testo di Daniela Magnetti ed Enrico Camanni), in cui vengono esposte opere di recente realizzazione tra cui il mobil “La macchina del vento”. In occasione delle “Luci d’Artista” a Bardonecchia è stata pro-iettata (prima mondiale) per oltre tre mesi una serie di quadri megaingigantiti sulla pista FISI n. 1 di Campo Smith; nell’occasione sono state stampate 24.000 cartoline per finalità benefiche, grazie al contributo di una nota Società assicurativa. Nel 2004 espo-ne le sue opere nel Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra (6-24 settembre): la mostra “Bolley. Con l’arte facciamo sorridere i bam-bini” darà al pittore-scultore una visibilità internazionale(testo di Giuliano Soria e

    Alessandro Perissinotto). Su invito dell’As-sessorato alla Cultura del Comune di Torre Pellice (Torino), viene allestita la mostra “Affabulandoconirottamieisegnidelmondo”, nella Civica Galleria di Arte Contemporanea“Filippo Scroppo”(testo di Paolo Levi). L’esposizione resterà aperta dal 13 novem-bre 2004 al 26 febbraio 2005 nell’ambito del progetto didattico “Giocare con l’arte”.Nel 2005 le sue opere varcano i confini, per approdare a Bruxelles. Nelle sale dell’E-space Banca Monte Paschi Belgio, presenta la mostra “Fujiyama” omaggio a Katsushika Hokusai, 46 opere su carta (chine, acqua-relli e pastelli) realizzati da Bolley nel 1987 a Kawaguchi-Ko in Giappone(testo di Leonardo Osella). La mostra inaugura-ta l’11 ottobre, in occasione del convegno “Impresa e Arti visive” organizzato dall’Istituto di Cultura Italiano, resterà poi aperta fino all’8 dicembre 2005. Sempre a Bruxelles il 16 novembre inaugura la mostra “L’Urogallo des vallées olympiques rencontre le Coq wallon”. Questa mostra voluta dall’Associa-

    Bolley con alcune delle sue macchine fantastiche

  • zione Piemontesi nel Mondo, dalla Regione Piemonte e dal Ministro Vallone dell’Agri-coltura, della Ruralità, dell’Ambiente e del Turismo, si inserisce nell’ambito delle mani-festazioni all’estero legate all’evento olimpico di Torino 2006; tutto il materiale cartaceo si fregerà del simbolo olimpico (testo di pre-sentazione di Bruno Quaranta). Il direttore del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” CAI - Torino, architetto Aldo Audisio, lo invita ad esporre le sue sculture nel Salone degli Stemmi del Forte di Exilles. La mostra “Geometrie di civiltà. Gli Urogalli di Bolley” è dedicata allo scrittore Mario Rigoni Stern per il suo 85° complenno, aperta dall’8 luglio al 1 ottobre 2006, sarà poi prorogata fino ai primi di novembre e sarà visitata da oltre 22.000 persone. I testi introduttivisono di Aldo Audisio e Gianni Oliva, mentre il testo antologico per il catalogo fa parte di una raccolta di tre presentazioni scritte in periodi diversi sul lavoro di Bolley da Mario Rigoni Stern. Radio 3 Suite (RAI 3) ha realizzato per l’occasione un servizio intervista a Bolley condotto da Guido Barbieri, interverranno telefonicamente nella trasmissione anche Mario Rigoni Stern e Aldo Audisio, direttore del Museo della Montagna di Torino. Nel 2011 viene allestita la mostra “Le macchine fantastiche di Bolley” presso il Politecnico di Torino. Il testo introduttivo è del Rettore, Prof. Francesco Profumo. Il testo critico del catalogo è firmato dal Prof. Vittorio Marchis, Direttore del MAP. La mostra, inaugurata il 24 marzo e prorogata fino al 15 giugno, rien-trerà nelle manifestazioni ufficiali di Italia 150 e sarà visitata da oltre 200.000 persone, tra studenti e visitatori esterni. Sponsor ufficiale della mostra, Reale Mutua Assicurazioni.Il 28 settembre 2011, nell’ambito delle mani-festazioni all’estero per Italia 150° è stata col-locata in pianta stabile, nel parco del palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, “La macchina del vento”, struttura in acciaio e alluminio alta 5 metri. La parte superiore è girevole e le tre pale hanno i colori della bandie-ra italiana. L’iniziativa, voluta dall’Ambasciata Italiana presso le Nazioni Unite, avrà il plau-

    so del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. All’inaugurazione dell’opera oltre all’ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite Dott.ssa Laura Mirachian, sarà pre-sente il Vice segretario Generale dell’ONU a Ginevra, Kassym-Jomart Tokayev.In occasione della 14° tappa del 96° Giro d’Italia 2013, con arrivo a Bardonecchia (Jafferau,1908 m), Bolley ha realizzato una megabicicletta con parziale utilizzo di mate-riale di recupero, dipinta con i colori del giro, che rimarrà permanentemente collocata nella rotonda ove confluiscono Viale della Vittoria e Via Torino. Il funesto evento dello Tsunami nucleare, come già l’evento disa-stroso di Chernobyl, ha profondamente col-pito la sensibilità di Bolley, il quale ha lavorato mesi e mesi per rendere il doveroso omag-gio alle 24.000 vittime, con una mostra dal titolo “Omaggio alle vittime di Fukushima”, che sarà allestita nell’estate 2013 nel Palazzo delle Feste di Bardonecchia. I testi saran-no firmati da Lorenzo Mondo e da Renata Pisu, che fu corrispondente da Tokyo per La Stampa.“L’iniziativa ha il plauso del Presidente della Repubblica e il patrocinio dell’Ambasciata Giapponese a Roma.”

  • Hanno scritto di luiLuciano Accornero, Carlo Accossato, Ferdinando Albertazzi, Salvatore Aloisio, Mario Ambrois, Bruno Andolfatto, Mori Atsushi, Aldo Audisio, Francesco Avato, Maria Teresa Avato, Maurizio Avato, Maria Grazia Avidano, Tony Ayala, Barbara Bagnasacco, Enrico Baj, Daniela Ballanti, Felice Ballero, Giorgio Barberis, Silvana Bassetti, Elsa Begnis, Lucia Bellaspiga, Milena Bellini-Sheppard, Vittorio Beltrami, Anna Benazzo, Pier Paolo Benedetto, Pier Luigi Berbotto, Ferruccio Bernabò, Marziano Bernardi, Eugenio Bernardini, Claudio Bertalot, Evelina Bertero, Piero Bianucci, Leonardo Bizzaro, Cristiana Bizzarri, Ivo Blandino, Ernesto Bodini, Maria Pia Bonanate, Lorenzo Bonardi, Toni Bonavita, Nevio Boni, Roberto Borgis, Daniela Borghi, Fabrizio Borio, Vittorio Bottino, Paolo Bramardo, Mercedes Bresso, Giorgio Brezzo, Paolo Bruni, Antonio Buccolo, Arturo Buccolo,

    Ernesto Caballo, Irene Cabiati, Giuliana Cabrini, Lucio Cabutti, M. Calabresi, Giorgio Calcagno, Enrico Calilli, Enrico Camanni, Roberto Canu, Claudio Canuto, Laura Carcano, Gemma Cardona, Franco Caresio, Emanuele Cassarà, Danila Chareun, Paride Chiapatti, Mabel Chiappo, Actis Lidia Chiarelli, Paolo Ciliutti, Silvana Clementino, Jean-Pierre Collot, Angelo Conti, Marily Conti, Tiziana Conti, Alberto Corsani, Enrico Crispolti, Luciano Curino, Guido Curto, Vittorio Cutrupi, Marzio Dall’Acqua, Piero Dardanello, Rosanna De Angelis, Fernanda De Bernardi, Federica De Chiara, Giuseppe De Franceschi, Sergio De Francesco, Silvio De Stefanis, Paola Debernardi, Lucio Del Gobbo, Aurora Devalle, Giampiero Devalle, Alberto Di Majo, Enzo Di Martino, Gilberte Domenge, Emio Donaggio, Ilaria Dotti, Angelo Dragone, Paola Durandetto, Lella Durando, Dino Erba, Paolo Fabbri, Lorenzo Faccenda, Maurizio Fagiolo, Vito Faiuolo, Giorgio Falossi, Daniele Fenoglio, Maria Giovanna Ferrante, Claudia Ferraresi, Guido Ferrero, Gianfranco Ferroni, Giuseppina Fiori, Guido Folco, Paolo Fossati, Giuliano Frabetti, Liliano Frattini, Paolo Gallarati, Albino Galvano, Bruno Gambarotta, Rodolfo Garau, Aldo Garosci, Bruno Geraci, Sara Ghiotto, Valter Giuliano, Gigi Gosamo, Roberto Grassi, Elisabetta Graziani, Giorgio Griffa, Oscar Grimaldi, Renzo Guasco, Max Sofia Giardino, Guillen, Herman, Pier Carlo Jorio, Zat Kalobe, Sumio Kuwabara, Luisa Lainati, Fabrizio Legger, Matteo Legnani, Nino Leporati, Paolo Levi, Bartolomeo Lingua, Massimo Lunardelli, Maurizio Lupo, Benois Lutgen, Amedeo Macagno, Marco Madoni, Valentina Maglione, Daniela Magnetti, Maurizia Manassero, Annalisa Mandia, Fabio Marangoni, Vittorio Marchis,

    Bolley con una delle sue macchine del vento

  • Renzo Margonari, Giorgio Martellini, Maria Teresa Martinengo, Paola Masetta, Michelangelo Massano, Gian Giorgio Massara, Lucia Massari, Paola Meinardi, Thomas Meyer, Pino Menzio, Claudio Mercandino, Rita Miglia, Rosella Migliavacca, Augusto Minucci, Angelo Mistrangelo, Lorenzo Mondo, Michel Monory, Gianna Montanari, Mario Monticone,Bruno Munari, Susanna Muzzatto, Giuseppe Nasillo, Maria Luisa Negro, Paolo Nesta, M. Nishimura, Silvana Nota, Gianni Oliva, Albina Olivatti, Nico Orengo, Ruggero Orlando, Gian Paolo Ormezzano, Sergei Ordzhonikidze, Leonardo Osella, Marina Paglieri, Giovanni Paparo, Lisa Parola, Emanuele Paschetto, Dino Pasquali, Xavier Paujol, Alessia Penna, Federico Peiretti, Alessandro Perissinotto, Monica Perosino, Franco Piccinelli, Sergio Pininfarina, Gabriella Pinter, Renata Pisu, Giuseppe Platone, Francesco Poli, Francesco Prestipino, Francesco Profumo, Adriano Provera, Mariagiuseppina Puglisi, Bruno Quaranta, Sandra Reberschak, Tullio Regge, Stefano Reggiani, Mario Rigoni Stern, Renato Rizzo, Mario Rocca, Marco Rosci, Adalberto Rossi, Patrizia Rossi, Vivi Rosso, Claudio Rovere, Agnese Saglia, Marcello Salvati, Roberto Saporito, Emanuela Sarti, Vera Schiavazzi, Savina Sciacqua, Marco Sebellico,

    Giovanni Serpellon, Alberto Sinigaglia, Giuliano Soria, Aldo Spinardi, Antonio Spinosa, Nadia Sussetto, Fabio Tanzilli, Gian Maria Tarizzo, Donatella Taverna, Claudio Tescari, Maria Luisa Tibone, Marco Tini, Alessia Toldo, Elisabetta Toldo, Elisabetta Tolosano, Almerigo Tomaselli, Giulia Tonini, Franco Torriani, Federica Tourn, Alberto Ugona, Albane Urtin, Marco Vaglietti, Fredo Valla, Michele Vaschetto, Luca Vespoli, Giovanni Viarengo, D. Viganò, Aldo Viglione, Alessandra Vindrola, Maria Teresa Vivino, Sara Ricotta Voza.

    Servizi RadiotelevisiviWalter Baldasso, Marina Bigo, Renato Bossa, Guido Boursier, Franco Caresio, Luigi Carluccio, Gianfilippo Centanni, Alessandra D’Angelo, Nucci De Gemini Perotto, Elena De Marchi, Cristina Faloci, Giorgio Falossi, Orlando Ferraris, Liliano Frattini, Mirella Fulvi, Bruno Geraci, Ina Ghisolfi, Paolo Girola, Sumio Kawabara, Michele Mannucci, Eduardo Martinez, Sergio Melito, Andrea Ottonello,Cristian Panzanaro, Federito Peiretti, Graziella Riviera, Mario Rocca, Noemi Rodriguez, Melba Ruffo, Sergio Zanetti, Guido Barbieri, Antonio Audino, Guido Zaccagnini.

  • …Per esempio, la S di Silenzio: un univer-so di neve primigenio, assoluto, che può esistere, in Bolley, solo a patto di non farsi parola. Per esempio, la S di Segno: una far-falla cangiante, proiettata verso la libertà del possibile, che può levarsi in volo solo a patto di non appesantirsi in scrittura. Bolley non ama parlare, non ha bisogno di scrivere. Ma è il solo, fra tutti gli artisti, che sa dipingere i silenzi, trasformandoli in segni. Può andare lontano, Bolley, può trasferirsi in una nuova - o antichissima - civiltà, nel Giappone degli shogun e insieme dei Toshiba; dove la ragazza con il nome di farfalla attendeva un fil di fumo dall’estremo confin del mare. E lui ritroverà, sulle pendici del Fuji, la stessa ispirazione alpina che nella sua Valsusa gli ha dettato i paesaggi a scacchi multicolori, le lune soggardani a forma di C; i suoi numeri irreali, sfuggenti alle possibilità di calcolo, le lettere uscite da alfabeti indecifrabili, preistorici, pre-arcaici, o forse semplicemente extratemporali, depo-sitari di un enigma resistente a ogni tentati-vo di interpretazione. Solo il fil di fumo lassù, mandato dal cratere del vulcano, sopra l’ulti-mo vertice innevato, anziché dalla ciminiera della nave, darà un segno più intelligibile, mi nac cioso per tutti. È la spia del nostro pianeta che finalmente compie l’opera di auto-distruzione striscian-te dell’uomo. deflagrando nella nuvola scura che si addensa nel cielo: il loro, il nostro, equamente votato alla fine.

    Giorgio Calcagno, 2000

    Dalle pendici del Fujiyama vengono le immagini di “Favole giapponesi”, acque-relli e disegni a china e matite colorate di Eugenio Bolley, pittore di Bardonecchia. Nella sua ricerca di armonia (nella vita e nell’arte) Bolley si avvicina allo stile di Joan Mirò e Paul Klee e disegna una realtà colorata e magica che filtra la Storia (tra i primi il pittore si è impegnato nella difesa dell’integrità dell’ambiente) privilegiando un colloquio quasi mistico con l’Assoluto.Le farfalle, le nuvole e gli arcobaleni della mostra sono frammenti di un sogno gioio-so che stabilisce un singolare legame tra le montagne sabaude ed il profilo del Fuji.

    Rossella Migliavacca - 1988

    …Prima di approdare all’attuale ricerca astratta incentrata sull’analisi e lo sviluppo del segno, è stato pittore di matrice rigoro-samente figurativa (più in particolare quella figurativo-fantastica). All’inizio degli anni ’70 la «conversione», una conversione maturata vivendo per lungo tempo in Giappone e fortemente influenzata, per rigore ed essen-zialità, dalla cultura del luogo. Da questa esperienza, conclusasi circa due anni fa, la nascita di questo nuovo alfabeto pittorico, un alfabeto a metà tra passato e futuro, originale, che però molto deve all’opera e alla ricerca di Paul Klee. Marziano Bernardi, critico d’arte de “La Stampa”, scriveva nel 1972: «Il colore pulito e limpido, teso come

    Contributi critici

  • seriche superfici, a comporre fantastiche, irreali immagini, conferisce ai quadri di Eugenio Bolley un carattere gentile di fiaba». Angelo Dragone, dalle colonne dello stesso quotidiano, ribadiva due anni dopo: «In realtà è il mitore di queste brevi notazioni, la loro gracile apparenza che nasconde una ben più colta sensibilità e un temperamento ricco d’inventiva».

    Arturo Buccolo - 1988

    …Incline, per sua natura, a inseguire da sempre il frammento o un’idea passibili di rimontaggio in qualche suo nuovo contesto visivo, Eugenio Bolley reduce da un sog-giorno giapponese si direbbe voglia esibire ciò che ha saputo trarre dalla fresca sugge-stione emotiva del suo incontro con l’antica terra di ciliegi, draghi e vulcani. Dalla realtà appena conosciuta è nata così la duplice serie dei 21 disegni a china e matite colo-rate e di altrettanti acquerelli esposti da Fògola (piazza Carlo Felice, 19, fino al 31 maggio). Vi si vedono trascritti, ridisegnati con candida fantasia, i concettuali segni di una realtà destinata a rimaner chiusa nel suo mistero: e sono così cieli, alberi ed acque, comprese le antiche pendici del sacro Fuji, ma in una “versione” altra, da leggersi fors’anche a livello psicoanalitico

    Angelo Dragone - 1988

    …Nove ore di volo sulla Siberia («un’e-sperienza unica di solitudine e di infinito»), un breve soggiorno a Tokyo («non si può non essere conquistati dall’ordine, dalla pulizia e dall’armonia di questa metro-poli che riesce a controllare i suoi ecces-si supermoderni») e poi nella casetta in mezzo ai boschi sulle pendici del Fuji, il celebre monte, nel villaggio residenziale di Kawaguchi-ko a 160 chilometri da Tokyo e

    a 1300 metri d’altezza. Tutto solo con un piccolo prontuario di frasi fatte, una scorta di viveri e tanto silenzio. «La prima sera mi guardai attorno con stupore, forse stavo sognando, di lì a poco mi sarei risvegliato nella mia casa di Bardonecchia avrei ripre-so le mie abitudini di tutti i giorni, incontra-to gli amici e le persone care. Quando mi convinsi che non sognavo presi i pennelli, uscii nel silenzio del bosco e cominciai a dipingere freneticamente. Dopo due setti-mane le pareti erano ricoperte di quadri e di schizzi. Ero in Giappone».Un universo all’insegna della semplicità e di una infanzia che permette all’occidente e all’oriente di capirsi, di avere un linguag-gio comune, le stesse favole e i medesimi sogni. Anche le stesse paure da esorcizzare.

    Mariapia Bonanate - 1988

    Bolley, con alle spalle la cima del Fujiyama, sulla quale con grande rammarico, non è salito

  • …Disegni a china e matite colorate, acqua-relli, rappresentano il “corpus” della perso-nale che Bolley ha allestito nelle sale della Galleria Dantesca, in piazza Carlo Felice, 19. Il suo discorso è ora volto a ridefinire il ruolo del segno come momento signifi-cante dell’indagine dell’artista. Infatti Bolley ha trasferito in Giappone il proprio studio, ha esplorato paesaggi e cieli e ideogram-mi, ha “scoperto” il fascino di quel lonta-no paese, ha ritrovato atmosfere limpide nelle quali queste sue nuove figurazioni emergono come per incanto. Dalle nuvole del Fujiyama si staccano le parole di un “dire” dalle segrete cadenze poetiche: «Il Giappone a Bolley deve essere apparso come una pagina scritta – sottolinea Nico Orengo in catalogo – ideogrammi al posto del cielo, dei prati, della luna, dei fiumi, degli alberi». E da queste “pagine” fluisce un mondo di sensazioni purissime, di car-telli, di lettere nello spazio, di favole. Bolley ha trovato, nuove latitudini per dipingere, per fermare il fluire delle stagioni, per sug-gerire una chiave di lettura di una ricerca che nel corso degli anni ha mutato angola-zioni e prospettive sino a pervenire a que-ste aeree testimonianze, a queste immagi-ni che richiamano le tradizioni giapponesi.

    Angelo Mistrangelo - 1988

    …Bolley invece è andato a cercare ispira-zione nel lontano Giappone e di fronte al mondo orientale fatto di un’altra cultura, di segni rituali, misteriosi, indecifrabili, di fron-te ad una realtà per lo più sconosciuta, ne ha tratto impressioni, emozioni, rivelazioni. L’immaginazione di Bolley, già normalmen-te scatenata, di fronte al mondo giappone-se si è fatta diligente e pensosa, quasi per rispettare quella silenziosa poesia, quella delicatezza raffinata che caratterizza l’arte figurativa di quel popolo. Così Bolley si è cimentato con il vulcano Fuji, con i ciliegi, con i segni misteriosi, gli ideogrammi, i

    cieli, i draghi, del Giappone, con quelle piccole e tenui cose cariche di significazioni della grafica giapponese.

    Giovanni Viarengo - 1988

    …Le “Favole giapponesi” di Bolley (disegni a china e matite colorate e acquerelli) sono fatte di levità e impregnate di umori sottili. L’autore, nativo di Gap, diviso tra il mondo italiano e quello giapponese, in quanto vive ora a Bardonecchia ora a Tokyo, esperisce in modo personalissimo l’incontro tra due culture apparentemente molto distanti, fondendole attraverso la dimensione interiore, emotiva, sensitiva, che gli consente di “trasfigurare” e trascri-verne i dati alla luce di una codificazione peculiare. La favola è l’espressione antica, originaria, scaturita dall’interiorità della tra-dizione popolare, non contaminata dalla logica e dalla razionalità, è sublimazione della realtà alla luce degli schemi semplici e spontanei, di colori e sensazioni pure. Bolley recupera questa dimensione, fonde alchemicamente elementi paesistici - far-falle, laghi, nuvole, pietre - facendone cifra della sensibilità, che prende commiato dal mondo e dai suoi rumori distoglienti, per recuperare una regione pura e incontami-nata della coscienza.

    Tiziana Conti - 1988

    …L’hanno capito subito con intuizione singo-lare i suoi nuovi mecenati - il direttore dello Spazio Institute di Tokyo e gli amici della Fiat Giappone - conducendo l’artista a lavorare in un luogo di rara bellezza, capace di ricreare il clima e la purezza della montagna alpi-na. Sulle pendici del Fujiyama, al centro di uno spettacolare terreno da golf, Bolley ha trovato una casa ed un spazio per lavorare. Da quattro mesi vi produce grandi dipinti ad

  • olio e piccoli deliziosi “papiers colles”, dove il segno grafico della grande lingua ancora sconosciuta si organizza, campito su sfondi limpidamente impaginati, dove i “germogli”, piccoli birilli della natura, (la soya o qual-che altra tenerissima gemma) si trasfigurano nelle bambole Kokeshi; dove il Fuji, sognato, si ricrea nella realtà del suo magico e geome-trico profilo, dove gli sfondi di colore purissi-mo rivelano la “foglia d’azzurro” appagata da

    un cielo di cristallo. Nel contrasto stupefa-cente che quest’Oriente della tecnologia sa offrire alla nostra immaginazione quando ci mostra la distesa incontaminata di foreste e spazi verdi, solo rotti dalla macchia più tenera del “green” attrezzato per un golf esclusivo, Bolley riguarda incantato i “prati che hanno il verde variegato di sempre” il paesaggio immobile con le nevi in alto” – cose, che temette di perdere per sempre, con la nuvola

  • di Chernobyl – e di questi “nuovi” segni della natura ridà una visione di composta armonia, nella infinita e variegata tessitura di incastri fantastici, dolcemente scanditi dai più morbi-di e raffinati cromatismi. Una serie di mostre a Tokyo, Kyoto, Osaka, Fukuoka, sostenuta da una catena di valide sponsorizzazioni, con-cluderà il soggiorno giapponese dell’artista, messaggero del vecchio Pie mon te in una terra tanto diversa e lontana.

    Maria Luisa Tibone - 1987

    … E nessun altro artista come Bolley era in grado di accogliere e di ricomporre i frammenti di questo sogno gioioso: farfalle dal colore di arcolbaleno, nuvole evanescen-ti, cigliegi in fiore, draghi e vulcani: segni concettuali di una realtà tanto affascinante quanto misteriosa, che Bolley percepisce e vive con cuore di valsusino, in una dimen-sione nuova, emotivamente scintillante, che gli permette di sintetizzare in modo perso-nale ed originalissimo l’incontro di queste due culture così distanti.“Favole giapponesi” intitola Bolley questa sua raccolta di una quarantina d’opere (disegni a china e matite colorate, acque-relli) che ha presentato recentemente al pubblico torinese: e della fiaba hanno vera-mente tutto il suggestivo, infantile incanto, tutta la levità, i sottili umori, l’arcano “non senso”. Qui la realtà è sublimata alla luce di schemi semplici e spontanei, di sensazioni estremamente pure, di colori tenui, morbidi, avvolgenti, quasi timorosi di imporsi e di comparire. Per tradurre questo suo inten-to fabulistico Bolley si serve di grafemi curiosi e strani che contribuiscono a creare veramente l’immagine e la convinzione di un ritorno ad un’umanità primigenia, tutta sogno e candore, nuovamente spoglia da qualsiasi pretenzioso artificio: qui è soprat-tutto il segno, nella sua estrema semplicità, a modulare le cadenze di questa incantata leggenda. Indubbiamente in questa sua

    lunga “meditazione” giapponese, Bolley è riuscito a trovare quella particolare lumi-nosità di atmosfere, visive e spirituali, da cui far emergere come per incanto le sue nuove sfavillanti figurazioni.L’arte ed il genio di Bolley può riservarci ancora nolte luminose sorprese. Questa giapponese, forse, ne è soltanto l’inizio.

    Guido Ferrero - 1988

    C’è il segno dell’infanzia, il candido stupore del clown, la poesia di un mondo magico e irreale nelle “Favole giapponesi” che Bolley espone alla Galleria Dantesca dei fratelli Fògola. Sono disegni a china, matite colorate e acquerelli ispirati a Bolley da una lunga parentesi di lavoro a Tokyo. Li connota una figura archetipica: il cono vulcanico del Fuji. Intorno a quel cono che assume i lineamen-ti arcani di un Totem, si dispone la “favola”: ora un cavallo-giocattolo con le sue ruote per casalinghe cavalcate, ora una farfalla o un uccello usciti da bestiari fantastici e ado-lescenziali, ora una freccia colorata a doppia coda, come la stilizzazione di una cometa, ora una manciata di stelle coloratissime e la falce della luna, in mezzo a una nebu-losa di lapilli che escono come coriandoli dal vulcano. Strana storia, quella di Bolley. Nasce a Gap, in Francia, 53 anni fa, lavora da moltissimi anni a Bardonecchia, espone un po’ dappertutto: a Londra e a Roma nel ’72, a Aix-en-Provence e a San Marino nel ‘75, a Nagoya, in Giappone, l’anno scorso. Con l’Impero del Sol Levante si svilup-pa un rapporto privilegiato, l’Associa zione Italo-giapponese invita Bolley a Tokyo. E qui Bolley, sollecitato da esperienze radical-mente nuove rispetto a quelle che possono offrirgli le montagne delle sue Alpi (dove vive secondo una sua personale france-scana religione della natura), reinventa il proprio stile, il proprio modo di leggere il mondo e di fare arte.

    Piero Bianucci - 1988

  • Lorsque nous avons rencontré Monsieur Bolley pour parler des possibilités d’or-ganiser une exposition dans nos locaux, nous avons été charmés par sa personnalité chaleureuse qui se traduit aussi dans son œuvre artistique. Non seulement son art reflète ses émotions tel un miroir mais, en plus, il souhaite que son œuvre puisse con-tribuer à la construction d’un monde meil-leur. C’est pourquoi Banca Monte Paschi Belgio est d’autant plus heureuse de pouvo-ir organiser cette exposition dans le cadre de l’inauguration de sa nouvelle salle «Espace Banca Monte Paschi Belgio». Des œuvres d’art créés par un Italien au Japon et exposées à Bruxelles, une occasion rêvée pour notre «banque italienne au cœur de l’Europe».

    Tomas Meyers - 2005

    Bolley et les signes, Bolley et le Japon, Bolley et la nature. La vie artistique et le par-cours idéaliste d’Eugenio Bolley se déclinent principalement autour de ces trois «piliers» (en vérité, il en existe un quatrième dont nous parlerons plus tard). L’arrivée définitive à la peinture s’est produite au terme d’un long apprentissage d’autodidacte et d’un «arrêt» tout aussi long dans une entreprise où il a d’abord rempli les fonctions de technicien avant d’y occuper un poste de dirigeant. Mais, déjà à ce moment-là, la liberté intellectuelle coulait dans ses veines et nous nous réjouissons d’avoir perdu un technicien et gagné un artiste. Depuis des années, Bolley se nourrit de ses montagnes, celles de Bardonecchia. Il s’en abreuve dès le lever, lorsqu’il ouvre grand la fenêtre de son atelier donnant sur le Mont Colomion et sur les pinèdes. D’aucuns ont affirmé qu’en fin de compte, ces montagnes n’étaient pas visibles sur les œuvres de Bolley: affir-mation dédaigneusement rejetée puisqu’il confia au journaliste Giorgio Calcagno: «les bois, les cimes, la variété du paysage dans lesquels je me plonge et desquels je m’ins-

    pire sont vitaux pour mon travail, également celui réalisé avec les signes: il est faux de dire que je ne peins pas de paysage, je les peins juste à ma manière».L’immersion dans les travaux de Bolley se révèle également très divertissante. Des chiffres et des caractères plus ou moins déformés et «revisités», des notes de musique et des paroles, des cieux étoilés et des animaux aux structures géométriques, des lunes et des papillons: les sources d’ins-piration de Bolley sont très nombreuses, même si on peut les ramener à trois (voire quatre) motifs de base auxquels il a été fait allusion. Quoi qu’il en soit, la composante qui sans nul doute se distingue des autres est la couleur. Il est incroyable de voir le nombre de nuances que cet artiste parvient à obtenir et à utiliser, en ayant recours assez rarement à la nuance, mais en subdi-visant la surface peinte en de nombreuses «sous-surfaces» bien délimitées, également grâce à la technique du collage. Il s’agit, en quelque sorte, d’un aspect naïf de l’art, mais ne nous y trompons pas: ce n’est pas un défaut, bien au contraire. En effet, les œuvres de Bolley naissent de motivations profondes et d’une conception de l’art en tant qu’expression pure et dépourvue de simulations, tout comme les enfants sont purs et ne simulent pas. Et ce sont juste-ment les enfants qui procurent cet élan éthique à l’artiste de Bardonecchia: ses initiatives en faveur de l’enfance témoignent une fois de plus d’une activité artistique qui est, d’une certaine manière, une mission. À Genève, il a organisé une exposition dont le titre, «Avec l’art, nous faisons sourire les enfants», décrit parfaitement le personnage et son altruisme. Et c’est ici que se détache le quatrième «pilier» auquel nous avons fait référence: la foi, que Bolley professe avec conviction. Bolley a tiré de riches motifs d’inspiration durant un voyage au Japon où il fut invité en 1987. Il fut particulièrement enchanté par sa visite du Fuji-Yama, sur les pentes duquel il était hébergé: le motif du mont qui se dresse entre les nuages

  • est un motif récurrent dans ses œuvres, ainsi que les pleines lunes qui évoquent les souvenirs des nuits suggestives japonaises. Mais les coqs de bruyère, dont a parlé Mario Rigoni Stern, furent également pour lui une révélation ; objets d’une série de sculptures géniales rebaptisées «Urogalli».Bolley peint en écoutant de la musique, après avoir puisé dans sa riche collection de disques, parce que, a-t-il confessé, parfois c’est vraiment la musique qui lui suggère l’utilisation des couleurs. C’est de là que naquit, il y a quelques années, l’exposition «Motets et madrigaux» en hommage à la mémoire du grand musi-cologue Massimo Mila, avec des allusions originales aux quatuors et aux virtuosités, aux variations et aux concerts, aux rondeaux et aux duos, dans une infatigable recherche de beauté, d’harmonie et, en définitive, de paix : un but que tous les hommes, et pas seulement les artistes, devraient poursuivre.

    Leonardo Osella - 2005

    La presenza dell’ambiente naturale, che ha frequentato con passione di scalatore e contemplatore, è una costante nel lavoro artistico di Eugenio Bolley. Prati incantati e cieli smaltati popolano i suoi dipinti e la sua grafica, ben al di là delle giovanili esperien-ze figurative con le quali andava cercando la sua strada. Un particolare rilievo assumono le monta-gne. Anche le sculture, nate da ferrigni as-semblaggi di materiali usati e dismessi dalle mani contadine (penso alla totemica seriali-tà degli urogalli) rinviano al mondo naturale. Che indossa tuttavia i colori della favola.Perché Bolley interpreta e reinventa l’amatis-sima Valle di Susa con uno sguardo di nati-va, fanciullesca innocenza. Ma quel mondo rappresentato con amorosi sensi si apre via via all’inquietudine: per le mutazioni che ri-schiano di corromperlo, per le nuvole vele-nose che irrompono nella campitura pulita

    dei cieli. Senza indulgere alla retorica ecolo-gista (e perfino alle suggestioni apocalittiche che potrebbero nascere dalle sue bibliche letture) senza rinunciare alla libertà dei suoi modi espressivi, Bolley segnala con l’ambi-gua presenza dei mangianuvole il pericolo che incombe sulle aeree montagne.Nel 1987 Eugenio è stato in Giappone, si è trovato a lavorare ai piedi del Fujiyama.Fu per lui una straordinaria, felice occasio-ne. La linearità della pittura giapponese, la purezza del segno, la levigatezza del colore apparivano congeniali al suo tratto. E rispon-deva al suo sentire la venerazione per la na-tura manifestata dai cittadini del Sol Levante. Lo apprendiamo da una serie di chine che contaminano il paesaggio piemontese con quello giapponese. Si intravedono in una giocosa mescolanza casette e stelle, drappi e bandiere, fiori e bambù, un mondo che ha la leggerezza degli origami.Emergono dal contesto, monti dalla cima mozza che si atteggiano a vulcani, segni al-fabetici e numeri misteriosamente allusivi. Una amicizia che si rinnova, a distanza di anni, per l’emozione suscitata in lui dal di-sastro di Fukushima. I mai sopiti turbamen-ti per la natura che, stravolta e offesa, può mostrarsi vendicativa, trovano nel Giappone, irradiato questa volta “pacificamente” (su-prema ironia) dalle esalazioni nucleari, una sconvolgente riprova. Eppure, tornando ide-almente in Giappone, Bolley non cede allo sconforto. Non mancano nelle sue nuove chine i se-gnali sinistri – le nuvole nere, il Fujiyama scoperchiato – ma predomina, se non erro, un timbro di festosità, quella di prima. In re-altà, a guidare la mano di Bolley, più che lo spavento e da deprecazione, è la nostalgia per una stagione irripetibile, senza escludere una specia di fiducioso risarcimento al co-raggio e alla tenacia di un popolo, al Giappo-ne che era e che sarà.

    Lorenzo Mondo - 2013

  • Glossario

    Ki = AlberoTako = AquiloneHashi = BastonciniChòchò = FarfallaTsuki = LunaHoshi = StellaSamurai = Nobile giapponese, di casta feudale che poteva esercitare solo le armi e gli uffici pubblici.

    = Bolley Eugenio

    Note: (k) = opere realizzate a Kawaguchi-Ko (Giappone)

  • Finito di stampare

    nel mese di Luglio 2013

    per i tipi de

    L’Artistica Savigliano