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DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE Numero 14 – Aprile 2016 Nepal Tratta di esseri umani. Disumana e globale ... E l’emergenza terremoto aggrava il fenomeno

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DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 14 – Aprile 2016

Nepal

Tratta di esseri umani. Disumana e globale

... E l’emergenza terremoto aggrava il fenomeno

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INDICE

Introduzione 3

1. Tratta e migrazione forzata: un problema globale 4

2. Il contesto regionale e nazionale 6

3. Le cause e le connessioni 9

4. Testimonianze 12

5. La questione 14

6. Le esperienze e le proposte 15

7. L’impegno di Caritas Italiana 17

Note 22

A cura di: Francesco Soddu | Teresa Sassu | Beppe Pedron | Fabrizio Cavalletti | Massimo Pallottino | Danilo Angelelli | Paolo Beccegato

Testi: Teresa Sassu | Beppe Pedron

Foto: Caritas Internationalis | Teresa Sassu

Grafica e impaginazione: Danilo Angelelli

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 14 | Aprile 2016

NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANAE GLOBALE... E l’emergenza terremoto aggrava il fenomeno

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«Dichiariamo in nome di tutte e di ciascuna delle nostrefedi che la schiavitù moderna, in termini di traffico di es-seri umani, di lavoro forzato, di prostituzione, di sfrut-tamento di organi, è un crimine contro l’umanità. Le suevittime sono di ogni estrazione, ma il più delle volte sitratta di persone tra le più povere e vulnerabili dei nostrifratelli e sorelle» 1.

Sono queste le parole di Papa Francesco condivisedai rappresentanti di tutte le più importanti religionidel pianeta per sollevare l’attenzione del mondoverso una delle realtà più odiose, e troppo spessoignorate, del nostro tempo: la schiavitù e il traffico diesseri umani. Il fatto che una persona sia oggetto dicommercio, il più delle volte clandestino, e vengacomprata e venduta per il suo “valore di uso” contrad-dice i più elementari valori di umanità e di dignità.Trafficanti senza scrupoli si fanno strumento di que-sto crimine odioso, che trova tal-volta humus fertile in comunitàpovere e frammentate, dove il con-fine tra connivenza e tolleranza perquesto fenomeno è difficile da indi-viduare, e dove si intrecciano gli in-teressi di chi vuole lucrare sullapelle di esseri umani e di chi crede– o si illude – che le persone vittimedi questo turpe traffico possano tro-vare in esso una via di fuga dalla po-vertà.

L’interesse di chi ”può pagare” è il motore del traf-fico: l’acquisto di una sposa bambina, uno schiavosessuale, un lavoratore senza diritti, un organo da tra-piantare ha bisogno di un’ offerta. E la scelta dell’og-getto di questa offerta, anche nelle comunità menoattente alle necessità dei propri membri, ricade nellastragrande maggioranza dei casi sui più deboli e vul-nerabili: coloro cioè che non possono sottrarsi a que-sto destino né opponendosi direttamente, né invo-cando l’aiuto di coloro che li circondano. Anche essitalvolta sono attirati in una trappola, attraversoun’opera di convincimento che raffigura le possibilitàofferte da un lavoro ben remunerato, o da una siste-mazione per la vita, oppure dalla rinuncia ad unpezzo del proprio corpo cui si può benissimo fare ameno. In questo caso, la debolezza e la vulnerabilitàha una radice nell’incapacità di scelta dovuta alla po-vertà di mezzi valoriali e culturali.

La situazione di vulnerabilità individuale e socialesu cui i fenomeni di traffico di esseri umani si inne-stano in maniera più efficace viene ad aggravarsi

quando eventi di particolare impatto sconvolgono lavita delle persone. È il caso delle catastrofi naturalicome il terremoto che ha sconvolto il Nepal tra il 25aprile e il 12 maggio del 2015, causando almeno8.000 vittime. Cosa avviene in una situazione del ge-nere in una società che già prima dell’evento trauma-tico (di origine naturale, ma anche sociale, economicae politica) risultava terreno fertile per fenomeni dischiavitù e di tratta?

Questo dossier ha lo scopo di fornire qualche ele-mento su questo fenomeno, concentrando l’atten-zione sul modo in cui esso si sviluppa proprio incorrispondenza di un evento che scuote l’intera società.Il caso del terremoto in Nepal, e la necessità di com-prendere meglio le dinamiche di una situazione in cuisi è impegnati in una lunga fase di ricostruzione rap-presenta il caso concreto su cui focalizzare l’attenzione.

3NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

Questo dossier ha lo scopo di fornire qualche elementosul fenomeno della tratta, concentrando l’attenzione sulmodo in cui esso si sviluppa proprio in corrispondenzadi un evento che scuote l’intera società. Il caso del terre-moto in Nepal e la necessità di comprendere meglio ledinamiche di una situazione in cui si è impegnati in unalunga fase di ricostruzione rappresenta il caso concretosu cui focalizzare l’attenzione

Introduzione

«Roama è stata venduta dal marito per lavorarein un bordello di Mumbai. A 24 anni e con un fi-glio di pochi mesi al seguito ha iniziato a lavorarenella città indiana. Mi raccontò che il marito avevavenduto ai trafficanti anche sua sorella ma che nonsapeva dove lavorasse. Non so cosa ne sia stato dilei, ricordo però che la sua preoccupazione era chesuo figlio non diventasse un trafficante come ilpadre» (testimonianza dell’operatrice di una organiz-zazione che si occupa del contrasto alla tratta inNepal, 14 marzo 2016)

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Alle parole “schiavitù” e “tratta” molti ancora associanoi trasferimenti via nave dei neri dall’Africa alle Ameri-che e la loro abolizione nel IX secolo. In realtà, se è fi-nito questo tipo di schiavitù, oggi tale processo sub-dolo di mercificazione di corpi – regolata da leggi eco-nomiche di domanda e offerta – ha altre forme chemantengono la medesima forza che annichilisce la di-gnità umana.

La peculiarità di tale fenomeno, nelle forme assuntenel mondo contemporaneo, è la sua natura clande-stina, e questo impedisce di tracciarne una panora-mica precisa. Cos’è, allora, il traffico di esseri umani? È«il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’alloggioo l’accoglienza, attraverso la minaccia o il ricorso allaforza o ad altre forme di coercizione, attraverso il rapi-mento, la frode, l’inganno, l’abuso di autorità o di unasituazione di vulnerabilità, o attraverso l’offerta o l’ac-cettazione di pagamenti o di vantaggi per ottenere ilconsenso di una persona che esercita un’autorità suun’altra ai fini di sfruttamento. Quest’ultimo com-prende lo sfruttamento della prostituzione altrui, altreforme di commercio sessuale, il lavoro o i servizi for-zati, il lavoro minorile, i matrimoni precoci, il lavoro co-atto, la servitù o il prelievo di organi» 2.

Il fenomeno della tratta di esseri umani ha una ri-levanza globale, e si articola sia all’interno che attra-verso i confini nazionali. Si tratta del terzo businessillecito più redditizio, dopo il traffico di droga e diarmi 3 e tocca direttamente almeno 35,8 milioni di per-sone, cifra che rappresenta l’attualestima del numero di persone in con-dizione di schiavitù – dei quali il70% è costituito da donne e bam-bini – e di cui quasi la metà si con-centra tra l’India e la Cina 4.

Il traffico coinvolge un numero dipersone in crescita in ogni luogo delmondo e in situazioni diverse: ibambini dell’Africa occidentale ven-gono sfruttati in un’ampia gammadi mestieri e trasportati illegalmentein tutta la regione; le donne cinesi evietnamite vengono vendute in al-cune isole del Pacifico come mano-dopera per laboratori clandestiniche fabbricano merci destinate almercato statunitense ed europeo;gli uomini messicani vengono com-prati per lavorare nelle aziende agri-cole statunitensi 5.

L’Italia non solo non è immune dal fenomeno, maè il Paese dell’Europa centro-occidentale con il rischiopiù alto, data la posizione strategica nel Mediterra-neo, crocevia di persone dall’Africa e dall’Asia. Si pensial dramma delle donne nigeriane coinvolte nel mer-cato del sesso o alle storie raccapriccianti dei brac-cianti agricoli provenienti dall’Africa e dall’Europadell’Est, ghettizzati nelle coltivazioni di agrumi e po-modori nel Mezzogiorno 6. A causa della crescentepovertà di alcuni Paesi, l’alto tasso di analfabetismo,l’aumento delle catastrofi naturali e la conseguentenecessità di spostarsi al fine di migliorare la propriacondizione, molte persone vengono intrappolatenella rete della criminalità organizzata. Cosa pos-siamo fare? Un primo passo, forse, è sconfiggere l’in-differenza nella quale ci rifugiamo, pensando chetutto ciò non ci tocchi, quell’indifferenza di cui ha par-lato Papa Francesco con il messaggio per la Giornatadella Pace del 1 gennaio 2016: Vinci l’indifferenza econquista la pace! 7

1. Tratta e migrazione forzata:un problema globale

Il fenomeno della tratta di esseri umani ha una rile-vanza globale, e si articola sia all’interno che attra-verso i confini nazionali

Si tratta del terzo business illecito più redditizio, dopoil traffico di droga e di armi

Tocca direttamente almeno 35,8 milioni di persone

Questa cifra rappresenta l’attuale stima del numero dipersone in condizione di schiavitù

Il 70% sono donne e bambini

Quasi la metà si concentra tra l’India e la Cina

4 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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Numero delle persone ridotte in schiavitù

EUROPA566.200 RUSSIA ED EURASIA

2.599.300

ASIA ORIENTALE6.082.900

ASIAMERIDIONALE17.459.900

MEDIO ORIENTEE NORD AFRICA2.178.100

AFRICASUB-SAHARIANA5.619.200

AMERICA1.285.000

Fonte: 2014 Global Slavery Index/Walk Free Foundation

Forme di sfruttamento tra le vittimedi tratta accertate (2011)

40% Lavoro forzato

0,3% Espiantodi organi

7% Altri

53% Sfruttamentosessuale

49% Donne

21% Ragazze

18% Uomini

12% Ragazzi

Vittime di tratta accertate per età e genere (2011)

40% All’interno della regione (secondo UNODC)Europa e Asia CentraleAsia Meridionale, Asia Orientale e PacificoAfrica e Medio OrienteAmerica

26% Fuori della regione*

34% All’interno del Paese

Flussi della tratta per area geografica (2010-2012 o più recenti)

Fonte: UNODC, Global Reporton Trafficking in Persons, 2014

TOTALE: 35.790.600

5NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

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LA TRATTA IN ASIALa tratta è un fenomeno globale, ma è particolar-mente diffuso nel continente asiatico: il mercato di es-seri umani produce infatti in quest’area una ricchezzaillecita pari a 1,5 milioni di dollari all’anno 8 con riper-cussioni sociali davvero devastanti. Cinque Paesi in-globano il 61% della popolazione mondiale che vivein condizione di schiavitù e sono tutti asiatici: l’Indiadetiene la maglia nera, seguita da Cina, Pakistan, Uz-bekistan e Russia 9. La zona dell’Asia-Pacifico vede ilprimato di persone destinate al lavoro forzato, di cuiil 9,3% sono bambini 10.

Se si puntano i riflettori sul Sud-Est asiatico, è evi-dente come questo angolo di Asia sia una fonte im-portante del traffico. Nella regione del Mekong, laThailandia è il cuore della tratta, ed è tristemente notaper lo sfruttamento di donnee minori nel campo della pro-stituzione – alimentata dal fio-rente turismo sessuale – e dilavoratori sottopagati, impie-gati nelle malsane fabbrichedi pesce, destinato alle tavoleoccidentali 11. Le vittime sonoper la maggior parte lavora-tori migranti originari diMyanmar, Laos e Cambogia,mentre le donne thai sonospesso destinate ai lavori domestici o all’industria delsesso nel resto del mondo. Nell’ex-regno siamese, siail traffico di adulti che di bambini solleva molte in-quietudini, con le vittime destinate ai “mercati” diCina, Germania, Israele, Giappone, Sudafrica e StatiUniti 12. In Bangladesh, Sri Lanka, India e Pakistan ilproblema della tratta riguarda soprattutto il lavoroforzato e minorile: gli uomini vengono trafficati versoi Paesi del Golfo e impiegati nel settore delle costru-zioni, le donne degli stessi Paesi, così come le filip-pine, le indonesiane e i bambini sono soggette allosfruttamento sessuale, al lavoro domestico e impie-gate nelle industrie tessili 13.

Sebbene il fenomeno della tratta sia per la granparte una manifestazione di attività illecite, non man-cano casi in cui gli stessi Governi sono attivamente im-pegnati a promuoverne lo sviluppo. In Corea del Nordil Governo – fornendo ad aziende all’estero migliaia dioperai che devono affrontare turni lunghi fino a ventiore, con solo uno o due giorni di riposo al mese, e chenon ricevono cibo a sufficienza – ricava ingentisomme di valute straniere: da 1,3 a 2 miliardi di euro

ogni anno 14. In Asia Centrale, specialmente in Uzbe-kistan, il rischio di sfruttamento è legato alla raccoltadel cotone 15 e spesso coinvolge anche minori.

LA SITUAZIONE IN NEPAL: TIPOLOGIE, DIMEN-SIONI E ROTTE DEL FENOMENO DELLA TRATTAIl Nepal non è immune e nuovo al fenomeno dellatratta di esseri umani. È infatti nota da anni come terra

di emigranti sia dalle zone ru-rali alle città, sia all’estero, spe-cialmente verso l’India, Cina ei Paesi del Golfo. I principalisettori dello sfruttamentosono: prostituzione, lavorodomestico, lavoro forzato (sipensi agli operai impiegatinella costruzione delle infra-strutture che serviranno adospitare i Mondiali di calciodel 2022) 16 e commercio di or-

gani. Anche se è difficile quantificare il numero di per-sone trafficate, quasi 200.000 sono ad alto rischio e,ancora una volta, donne e bambini 17 sono i soggettipiù esposti. L’età media si aggira sui 20 anni, senzacontare i bambini.

2. Il contesto regionalee nazionale

Tipologie di tratta in Nepal

Settore Paesedi destinazione Genere %

Lavorodomestico

India, Emirati,Tanzania Donna 40%

Prostituzione India, Cina Donna 53%

Venditadi organi India Uomo 1%

Costruzioni,ristorazione,ind. tessili, ...

Paesi del Golfo,India, Malesia,Africa

Uomo/donna 6%

Molti bambini provenienti dal sub-conti-nente indiano vengono portati nei Paesi delGolfo per il camel jockey, sport molto invoga nel mondo arabo: i piccoli vengono le-gati ai cammelli sui quali i giocatori scom-mettono. Le grida di paura spaventano lebestie che corrono ancora più veloci. I minoriche tornano a casa soffrono di traumi e pro-blemi psichici (Da una testimonianza di Mr.Debnarayan – Fondazione Albero della Vita)

* Percentuali indicative, data la difficoltà nel reperire numeridefinitiviFonte: rielaborazione Caritas dei dati forniti dai professioni-sti che operano in Nepal, marzo 2016

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Con il sisma devastante dello scorso anno, la situa-zione si è aggravata anche se è ancora difficile trovaredati in grado di quantificare il fenomeno. Dei 14 di-stretti più colpiti, 6 sono par-ticolarmente sensibili al feno-meno della tratta di esseriumani, e si trovano nella zonacentrale e montuosa del Pae-se: Nuwakot, Sindhulpalchok,Ramechhap, Kavrepalanchok,Gorkha e Rasuwa. Da qui levittime si dirigono verso Ka-thmandu (dove vengono im-piegate in locali notturni o ristoranti e spesso, sottominaccia, costrette a prostituirsi) o Pokhara, localitànota per la sua splendida vista sull’Himalaya. Da questedue città partono autobus diretti a Nuova Delhi, e daqui vengono destinate al “mercato interno” o all’estero.

Altra zona soggetta al traffico è tutto il vulnerabileconfine indo-nepalese, specialmente il Tarai, la pia-nura a Sud-Est. Qui è difficile distinguere tra chi è vit-

tima di tratta e chi si spostaliberamente. Spesso il confinetra i due Paesi attraversa i vil-laggi e la polizia di frontieranon è preparata ad affrontarela situazione, non ci sono pro-cedure standard per i controlli,e a queste carenze si aggiun-gono la corruzione e i ritardidella giustizia. Non sembrano

esserci dati certi su quali etnie cadano più facilmentenella rete del racket e quali non vengano coinvolte.L’immagine sottostante offre una rappresentazionedei flussi della tratta e della migrazione forzata che in-teressano i diversi distretti del Nepal.

I Chepang, gruppo etnico emarginato e vul-nerabile che vive delle proprie scarse risorsenelle zone semimontane a sud di Kathmandu,non sono vittime di tratta per via del loro iso-lamento sociale e geografico. A volte la na-tura salva da certe situazioni (da unatestimonianza di Fr. Michael della Nepal LittleFlower Society)

La tratta di donne e ragazze in Nepal

Distretti ad alto rischioPunti di passaggioal confine accertatiDestinazioni principali

Stima delle donnee ragazze trafficatenei bordelli indianiMigliaia

Stime non disponibili

7NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

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Il traffico degli esseri umani inizia spesso nelle zonepiù remote e si sviluppa poi per migliaia di chilometri;oltre alle classiche rotte che dal subcontinente in-diano portano verso i Paesi del Golfo Persico, è tuttal’Asia ad essere teatro di questi commerci, che in molticasi trovano il proprio punto terminale in Paesi ricchicome il Giappone, l’Australia, e anche gli Stati Unitid’America.

LE TRAPPOLE DELLA TRATTASecondo le operatrici di Shakti Samuha, non sembraesserci un’organizzazione unica che gestisce il trafficodi esseri umani. Sembra invece esistere una rete capil-lare di trafficanti, in grado di coinvolgere esponentidelle istituzioni pubbliche e della polizia. Le personecoinvolte sono moltissime, inclusi i familiari delle vit-time che, anche ingenuamente, mettono le proprie fi-glie in mano ai criminali sperando in un futuro migliore.

Il reclutamento avviene con un processo che si ar-ticola a livelli diversi: da una parte viene svoltaun’azione di adescamento delle vittime, pubbliciz-zando lavori ben retribuiti. Si innesca poi un passapa-rola, rilanciato da amici, parenti o membri dellacomunità che riferiscono di queste offerte di lavoro: sitratta di lusinghe che facilmente fanno presa su per-sone povere o che hanno perso tutto con il terremotoe che si trovano a dover sbarcare il lunario in qualche

modo. Le potenziali vittime si presentano ad un col-loquio, coloro che vengono selezionate frequentanoun corso falso di computer o receptionist d’hotel, allafine del quale ottengono diplomi falsi ma firmano verie propri contratti. Ricevono passaporti e visti falsi, let-tere d’invito altrettanto false e partono, credendo diandare a lavorare in modo da poter sostenere loro ela famiglia, qualora ne abbiano una. Una volta arrivatea destinazione le vittime vengono abusate e capi-scono di essere state ingannate: vengono quindi ini-ziate al lavoro nei bordelli indiani o come domesticheper poter pagare il debito contratto con i trafficanti,subendo intimidazioni e violenze.

Anche i bambini sono coinvolti nei giri della prosti-tuzione, nei lavori domestici, nella produzione di mat-toni e nei baracchini del tè, in ambienti malsani, senzaun’adeguata alimentazione e con una scarsa remune-razione 18. Coloro che riescono a salvarsi grazie all’in-tervento provvidenziale delle ONG che perlustrano lezone di confine o della polizia, vengono incluse in pro-grammi di riabilitazione ad hoc e dopo sei mesi o unanno reinserite nel contesto familiare. Questa è la partepiù delicata del programma di salvataggio perché levittime spesso vengono stigmatizzate dalla comunitàe il rischio di ricadere nel circolo della tratta è elevatis-simo. Sono necessari continui monitoraggi e dialoghicon la famiglia di origine da parte del personale delleorganizzazioni che operano nel settore. La privacydeve essere mantenuta onde evitare emarginazione ecolpevolizzazione 19. Capita anche che le vittime nonvogliano tornare a casa, per paura della violenza do-mestica, matrimoni precoci e altri generi di abusi.

Il dramma di questo fenomeno si spinge oltre la“vendita” di uomini e donne, arrivando a specularesulle singole parti del corpo umano. Il traffico di organiè un crimine, così come il traffico di droga, armi e per-sone. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità,il 10% degli organi trafficati in tutto il mondo è illegalee l’organo più “commercializzato” è il rene 20. Dispera-zione, povertà, assenza totale di servizi di assistenzapubblici sono i motivi che portano volontariamenteuna persona a cedere un rene, un pezzo di fegato, untratto di intestino o una cornea. Tutti organi, o parti diesso, dei quali si può fare a meno, anche se con con-seguenze gravi e spesso drammatiche. Il cosiddetto“neo cannibalismo” 21 avviene anche attraverso il se-questro e l’esportazione degli organi a propria insa-puta 22. Spesso le vittime vengono ingannate con falsepromesse e disinformazione sulle conseguenze fisiche;solitamente appartengono alle fasce più emarginatedella popolazione, hanno un basso livello di istruzionee non hanno facilità di accesso alle risorse, come i Dalit,la casta che più spesso viene trafficata a questo fine 23.L’India è il Paese di destinazione principale e da lì or-gani e tessuti verranno venduti nei Paesi occidentali.

< 16 anni24%

16-18 anni42%

> 18 anni*34%

* Incluse donne sopra i 30 anniFonte: Rapporto annuale dell’Ufficio della Rappresentanzalegale generale nepalese, maggio-giugno 2014

20-25 milaragazzine e bambine sono impiegatenei lavori domestici

7-8 miladonne e bambine sono trafficate localmenteper lo sfruttamento sessuale

10-15 miladonne e bambine nepalesi sono trafficate in India

Fonte: dati forniti dal Progetto Opportuniy Village, Sorelle delBuon Pastore, 2014

VITTIMETRAFFICATEIN NEPAL

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9NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

LE CAUSEPer comprendere le ragioni per cui il terreno su cui fio-risce la tratta sia sempre fertile dobbiamo fare qualchepasso indietro e tenere presente che la natura clande-stina e illegale di questo fenomeno rende difficile sta-bilirne le cause. La tratta di ragazze e bambine ha unalunga storia in Nepal: durante il Regno di Rama (1847-1951) si verificarono casi di sfruttamento delle ragazzecome domestiche, mentre il traffico di donne per finisessuali nei bordelli indiani iniziò negli anni ‘50 del‘900 ed è continuato a crescere. Lo sviluppo delle in-dustrie di tappeti, tessuti e scialli nella valle di Ka-thmandu a metà degli anni ‘80 favorì la crescitaeconomica del Nepal, ma con conseguenze pesantinella società. La migrazione di massa – specialmentedi donne e bambini privi di competenze e conoscenzadel settore – dalle zone rurali a quelle urbane, ha fattosì che questi lavorassero in misere condizioni e rice-vessero magri salari. La situazione ha reso i lavoratoripiù vulnerabili allo sfruttamento e altraffico verso l’India 24.

Il lungo periodo di conflitto in-terno tra Governo e ribelli maoisti apartire dal 1996 che, per dieci anni,ha insanguinato il Paese e che nel2008 ha portato all’abolizione dellamonarchia assoluta indù e alla crea-zione di una democrazia laica, se-gnò paradossalmente un’attenua-zione dei fenomeni di tratta, nono-stante le violenze perpetrate ai dan-ni delle donne dai ribelli. Durante larivoluzione maoista, questi control-lavano lo spostamento di persone ealle ragazze e ai bambini non erapermesso lasciare il proprio villaggio. Tale riduzionedella libertà di movimento ha permesso di ridurre il ri-schio di essere trafficate 25. Il problema si acuì invececon la fine della guerra civile, che lasciò il Paese in con-dizioni precarie e in una situazione politica estrema-mente instabile; negli ultimi anni, dunque, tantinepalesi hanno abbandonato le loro case per spo-starsi nella capitale o direttamente all’estero.

A Kathmandu, oggi come allora, le ragazze prove-nienti dalle zone più isolate del Paese lavorano nei ri-storanti, nei centri per massaggi o dance bar, spessosenza ricevere lo stipendio, e sono costrette dal pro-prietario ad avere rapporti con i clienti. Altre vengonotrafficate in India, Cina, Paesi del Golfo e Africa, con lapromessa di lavorare in hotel per poi diventare dome-stiche o prostitute e subire ogni forma di angheria.

Rupa Rai, attivista nepalese che per 23 anni ha lottatocontro la tratta, sostiene che donne e bambini sonopiù vulnerabili perché tendono a fidarsi maggior-mente. E precisa: «Prima della guerra civile, la maggio-ranza delle vittime proveniva dal distretto diSindhulpalchok, particolarmente povero, ed era digruppo etnico Tamang. Negli ultimi anni tutte le etniesono soggette al fenomeno, indistintamente» 26.

Nonostante il problema colpisca tutte le varie castee i diversi gruppi etnici, i Tamang continuano ad es-

sere trafficati più di altri gruppi. È interessante notarecome la “cintura” colpita dal sisma sia popolata soprat-tutto da Tamang. Altrettanto curioso (e terribile) è sa-pere che la storia delle comunità Tamand è costellatadi casi di traffico e vendita delle donne come prosti-tute in India per soddisfare le truppe britanniche altempo della Compagnia delle Indie Orientali.

Come racconta Nripendra Khatri, Protection andAccountability Officer for Catholic Relief Service (CRS),la tratta delle donne Tamang è anche una questionepolitica, iniziata nel tristemente famoso distretto diSindhulpalchok dal precedente leader Rana, che havinto le elezioni nel 1990. Egli è considerato uno deimaggiori promotori della lucrativa industria del traf-fico di ragazze nepalesi, specialmente Tamang. Talebusiness include il lavoro forzato, il lavoro domestico

Ragazze adolescenti sono spesso impiegate nell’indu-stria del sesso, a causa degli alti profitti per i trafficanti ele deboli leggi che li dovrebbero punire. Molte ragazzine,inoltre, decidono di spostarsi anche per sfuggire alla vio-lenza domestica o a matrimoni precoci. Oltre a ciò, la fa-cilità di spostamento, la sempre maggiore profes-sionalità dei trafficanti e la “femminilizzazione” della po-vertà favoriscono il proliferare del fenomeno. Ancora, losviluppo di nuove forme di prostituzione quali dance bar,centri massaggi... e la continua domanda, con il bene-stare delle autorità

3. Le cause e le connessioni

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e il lavoro in fabbrica. Ragazze adolescenti sono spes-so impiegate nell’industria del sesso, a causa degli altiprofitti per i trafficanti e le deboli leggi che li dovreb-bero punire.

Molte ragazzine, inoltre, decidono di spostarsianche per sfuggire alla violenza domestica o a matri-moni precoci; una piaga quest’ultima che affligge tut-tora il Paese e che è motivo di sottosviluppo e arre-tratezza. La globalizzazione, l’avvento di Internet edella televisione proiettano un’idea del mondo accat-tivante e dinamica, con mille opportunità e possibilità.Oltre a ciò, la facilità di spostamento, la sempre mag-giore professionalità dei trafficanti e la “femminilizza-zione” della povertà 27 sono elementi che favorisconoil proliferare del fenomeno. Ancora, lo sviluppo dinuove forme di prostituzione quali dance bar, centrimassaggi, cabin restaurants (ristoranti nei quali si puòavere “compagnia femminile”) e la continua domanda,con il benestare delle autorità, non aiuta.

La conformazione geografica favorisce in questosenso: il confine con l’India è pianeggiante e nei seipunti attraverso i quali è possibile transitare non cisono barriere che separino i territori. Inoltre, sia gli in-diani che i nepalesi non hanno bisogno di visti per en-trare nei due Paesi. Tra Uttar Pradesh e Bihar, adesempio, per via dell’affinità culturale e per il fatto chela linea di confine attraversa i villaggi, è difficile con-trollare il traffico di persone. Se poi gli agenti di fron-tiera non sono addestrati a gestire la situazione,magari corrotti, e non ci sono adeguate procedureoperative, è chiaro che passare inosservati sia moltofacile.

A un gruppo di operatori di organizzazioni che sioccupano da tempo del contrasto al fenomenodella tratta in Nepal, è stata chiesta una valutazionecon punteggio da 1 a 10 dei fattori principali checoncorrono a tale fenomeno. La tabella che seguemostra la media dei punteggi attribuiti a ciascunfattore.

LE CONNESSIONI

La tratta e le implicazioni con l’EuropaIl fenomeno della tratta di esseri umani trova il suopunto di partenza fisica in Asia, America Latina, MedioOriente e Africa, ma nasce da molteplici fattori con-nessi anche con i Paesi occidentali.

Da un lato, infatti, il maggiore agio economico, lepossibilità di impiego, la migliore qualità della vita deiPaesi a più alto reddito, sono fattori di attrazione im-portanti per le persone che migrano e che successiva-mente diventano vittime della tratta; d’altro cantoproprio in Occidente si instaurano meccanismi disfruttamento dove la rete capillare ed efficiente di or-ganizzazioni criminali, con snodi sia nei Paesi di desti-nazione che in quelli di origine, facilita la caduta deimigranti nelle maglie della tratta.

Ma a questo aspetto, che sta pienamente nellazona dell’illegalità, della violazione delle leggi e dellosfruttamento della persona umana a fini economici, siaggiungono fattori che influenzano, alimentano o co-munque rinforzano il fenomeno del traffico di esseriumani, o di parti di essi, e che dipendono diretta-mente anche da comportamenti e stili di vita propridell’Occidente.

L’analisi degli stessi è complessa e necessiterebbedi un’articolata mappatura delle cause che lo spaziodi questo dossier non consente. Tuttavia, allo scopo distimolare un approfondimento, è possibile fare alcuniesempi di connessioni tra il fenomeno della tratta inAsia e l’Europa.

Mondiali di calcio Qatar 2022Il rapporto di Amnesty International Il lato brutto delbellissimo gioco 28 denuncia lo sfruttamento di migliaiadi lavoratori migranti, la maggior parte dei quali pro-viene da Bangladesh e Nepal.

Per approntare le strutture sportive e ricettive unamassa di lavoratori stranieri, che corrisponde al 90%della forza lavoro del Qatar 29, viene chiamata con pro-messe di guadagni facili, per trovarsi poi sfruttata, nonpagata, abusata, costretta a condizioni di vita disu-mane e privata dei diritti fondamentali.

«L’abuso ai danni dei lavoratori migranti è una mac-chia sulla coscienza del calcio mondiale» 30, e questamacchia è condivisa da tutti gli appassionati di calcioche, spesso ignari della problematica, alimentano l’in-dustria dell’intrattenimento sportivo, favorendo l’ar-ricchimento di pochi e lo sfruttamento illegale di molti.

Azioni di lobbying sono già state intraprese e laFIFA stessa assicura il controllo sul fenomeno.

Sfruttamento della prostituzione all’esteroIl turismo sessuale è un «viaggio organizzato all’internodel mondo del turismo tradizionale, con l’uso delle sue

Fattori che alimentano il trafficodi esseri umani in Nepal

Povertà ed esclusione sociale 8

Violenza domestica 4

Apertura dei confini 3

Bassi livelli di istruzione 2

Corruzione del Governo 2

Disfunzionalità familiare 2

Calamità naturali 1,2

Conflitti 1

Patriarcalità 1

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11NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

infrastrutture e reti di contatto, ma con lo scopo prima-rio di instaurare relazioni sessuali a pagamento da partedel turista, con i residenti del luogo di destinazione» 31.Sono circa 80.000 gli italiani 32 che ogni anno intrapren-dono viaggi a scopo sessuale in molte zone del mondoma principalmente in Thailandia, Filippine e Brasile.

Alla loro responsabilità diretta si aggiunge quella dimoltissimi operatori turistici che, per non perdere il girodi affari, che complessivamente si aggira intorno agli80-100 miliardi di dollari33, non solo evitano di segnalarele violazioni di legge ma nemmeno menzionano sulproprio sito web che la pedofilia (che è solo una partedello sfruttamento della prostituzione) è un reato 34.

Abbigliamento insanguinatoCome si è evidenziato in un precedente dossier 35 a cuisi rimanda per un approfondimento del tema, la mag-

gior parte degli indumenti di ogni sorta di cui go-diamo in Italia viene prodotta e assemblata in fabbri-che fatiscenti e sovrappopolate del Bangladesh, delVietnam o della Cina.

Anche in questo caso, il superamento della sottilis-sima soglia che separa lo sfruttamento lavorativo dallatratta di esseri umani è costante e quotidiano.

A parte infatti le condizioni lavorative di semi-schiavitù, senza standard minimi di sicurezza, senzadiritti e in situazioni abitative fatiscenti, spesso learee di produzione diventano anche luoghi di pro-stituzione, di sfruttamento di minori e di traffici ille-citi e illegali. Alcune importanti aziende di famamondiale, anche italiane, spesso usando presta-nomi, sono state conivolte negli anni in pesanti vio-lazioni dei diritti dei lavoratori e sfruttamento deglistessi 36.

Il fenomeno della tratta di esseri umani trova il suo punto di partenza fisica in Asia, Ame-rica Latina, Medio Oriente e Africa, ma nasce da molteplici fattori connessi anche con iPaesi occidentali.Da un lato, infatti, il maggiore agio economico, le possibilità di impiego, la migliore qua-lità della vita dei Paesi a più alto reddito, sono fattori di attrazione importanti per le per-sone che migrano e che successivamente diventano vittime della tratta; d’altro cantoproprio in Occidente si instaurano meccanismi di sfruttamento dove la rete capillare edefficiente di organizzazioni criminali, con snodi sia nei Paesi di destinazione che in quellidi origine, facilita la caduta dei migranti nelle maglie della tratta

La tratta di esseri umani in Nepal

- Povertà- Violenza domestica- Confini fluidi- Discriminazione di genere- Catastrofi naturali- Bassi livelli di istruzione- Conflitti

CAUSE

- Mendaci promesse di lavoro- Matrimoni fasulli- Contratti di lavoro falsi

RECLUTAMENTOE TRASPORTO

- Prostituzione in tuttele sue forme

- Lavoro forzato- Servitù domestica- Lavoro minorile- Traffico d’organi

PRINCIPALI SETTORIDI SFRUTTAMENTO

COERCIZIONEVIOLENZA

INTIMIDAZIONE

INDIAPAESI DEL GOLFO

AFRICA

Fonte: rielaborazione di informazioni ottenute da organizzazioni che si occupano del contrasto alla tratta e da vittime

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LE QUATTRO VITE DI SHYAMShyam Nepali ricorda ogni mattina il fresco delle suemontagne, ripensa ad ogni risveglio al suono dellecapre, all’odore acre della cenere, al silenzio intimodelle vette e ancora fatica a credere che questi pen-sieri siano i pensieri dello stesso uomo che vive, ora,ai margini della capitale.

Da dodici anni si è trasferito qui, nella grande Ka-thmandu, nella valle della speranza. Da allora è comin-ciata quella che è la sua seconda vita, seconda su untotale di tre.

La prima vita è quella dei monti, fatti di alture, diaria fresca, di neve ma anche di fame, di bimbi chepiangono perché il piatto è vuoto, della moglie che afatica riesce a mettere insieme un pasto per cena, delraccolto così incerto e soggetto a precipitazioni chenelle valli di Kavre scendono talvolta con violenza ocon scarsità.

La seconda vita è quella di Kathmandu, quella dellasperanza di un lavoro sicuro, è la vita trascorsa allamacchina per cucire, alle dipendenze, insieme ad altricinque, di un signore grosso e avaro. È una vita di le-vatacce, di notti insonni sul pavimento del negozio, dimal di ginocchia e di occhi. Ma è anche la vita delpiatto pieno laggiù nella valle, di una moglie più se-rena al telefono, di fotografie di riti di paese con i ve-stiti della festa e di qualche viaggio sporadico tra ilsilenzio e la pace delle nevi.

Ma anche quella è passata e sulla soglia della suaterza vita guarda indietro alle altre due con rimpianto.Tre anni fa Manindra si è presentato al negozio e, conla scusa di una giacca da cucire su misura, ha pro-messo un monte di soldi facili e il ritorno da vincenteal villaggio. Bastava, diceva, privarsi di un organo in-significante che serve a poco. In fondo ne abbiamo“già” due nel corpo. È il rene.

Metteva fretta Manindra e assicurava di pagare conla stessa fretta anche il monte di rupie promesse. Ecosì con un viaggio in autobus in India, tre giorni inun ospedale con le lenzuola quasi bianche e un paiodi firme su fogli scritti in una lingua ignota, tutto è fi-nito.

È finita la seconda vita e la terza che è iniziata èmolto diversa dal film che proiettava Manindra: ilmonte di soldi è diventato una scarsa collinetta, anulla sono servite le proteste e il mascalzone imboni-tore è sparito nel nulla.

Shyam sta ancora a Kathmandu, ancora alle dipen-denze del grasso avaro che lo tratta come l’ultimo deiservi ora che, senza un rene, è molto più debole e nonriesce ad assicurare la quantità di lavoro di prima. Con

i soldi guadagnati dalla vendita di un pezzo di sé Na-rayan ha sistemato la casetta nella valle; ora il tetto èsolido, ci sono due stanze in più, il suo ragazzo si èpreso una moto per andare alla scuola superiore, lapiccolina può mettere da parte una piccola dote eSheela, la moglie, è guardata con rispetto nel villaggiomentre segue le capre.

Nessuno di loro sa che Shyam prende ogni giornootto pastiglie, che a fatica arriva a sera senza dolori eche sta aspettando nel silenzio la sua quarta vita, trale braccia di Yama, dio della morte.

Rielaborazione libera da Kidney trafficking in Nepal,Research Report, Forum for Protection of People’s RightsNepal, Gennaio 2015, sezione “Case studies”, pagina 67.

L’”AMORE” AI TEMPI DEL TERREMOTOAvere diciassette anni in Italia, in Messico, in Ciad o inNepal è la stessa cosa. Si provano sensazioni comunia tutti gli adolescenti del mondo e la visione della vitaè più o meno la stessa: un cassetto pieno di sogni, l’at-tore preferito, il cantante di cui si conoscono a memo-ria tutte le canzoni, la confusione sentimentale, leprime “cotte” amorose e gli sguardi maliziosi tra ra-gazzi e ragazze.

Chi non ha vissuto tutto ciò nel fiore dei suoi anni?Qualche volta, però, i sogni di un’adolescente possonoinfrangersi miseramente, diventando veri e propri in-cubi, dai quali ci si augura di risvegliarsi presto.

È ciò che è successo a Recka, giovane ragazza chevive con la famiglia in un villaggio nel distretto di Nu-wakot, nel Nepal settentrionale. Come le sue coetaneepossiede un cellulare e trascorre parte del suo temposu Facebook, aggiungendo “amici” e chattando conloro.

Tra i suoi contatti c’è anche Sameen, giovane ra-gazzo nepalese con il quale chiacchiera assiduamentee si scambia messaggi. È carino Sameen, simpatico, af-fabile e sembra innamorato. Le chiede di incontrarsi.

Si vedono a Kathmandu e lui le propone di sposarsie andare insieme a nuova Delhi, dove vive la sua fami-glia. La capitale indiana è piena di opportunità e saràfacile costruire una vita felice e più che dignitosa. A

4. Testimonianze

12 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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Delhi Recka potrà guadagnare dei soldi e inviarli allasua famiglia e aiutare i genitori a ricostruire la casa di-strutta dal sisma dello scorso anno.

I due giovani partono per l’India e Sameen portaRecka a casa delle sue sorelle, Shika e Reena. L’abita-zione è piccola e deve condividere la stanza con la so-rella più giovane, Reena.

Sameen le dice che esce una mezz’oretta per an-dare a comprare qualche cosa al mercato e che torneràpresto, ma quella è l’ultima volta che Recka lo vede.Trascorre così qualche giorno senza lavorare, aspet-tando il ritorno del ragazzo che le aveva promesso disposarla, fino a quando la sua compagna di stanza leconfessa che né lei né Shika sono sorelle di Sameen.

Da quel momento, Reena viene spostata in un’altraabitazione e Recka rimane da sola con Shika. Dopo unpo’ di tempo, questa le chiede se preferisce lavorareinvece di stare tutto il giorno a casa, inoccupata; e lepropone di accompagnarla a fare una passeggiata,così da trovare un lavoro.

Una volta giunte sul posto indicato da Shika, Reckacapisce di essere stata ingannata fin dall’inizio e cheShika in realtà è una trafficante di donne. Viene cosìrinchiusa in un bordello, nel quale rimane per un paiodi mesi.

Grazie al lavoro di una ONG indiana che lavora astretto contatto con le prostitute, provvedendo allaloro educazione in campo sanitario e al coordina-mento con le forze di polizia indiane e nepalesi,Recka è riuscita a lasciare Delhi e a tornare in Nepal.Ora vive a Kathmandu, in un centro di riabilitazioneper vittime di tratta. Non è ancora giunto il momentoper lei di ritornare al villaggio e reinserirsi nella co-munità di appartenenza. Per il momento, partecipaai corsi di formazione organizzati dalla ONG che lasegue nel suo cammino di rinascita.

Magari, presto, Recka potrà tornare al villaggio,aprire una sua attività e lasciarsi alle spalle questo ter-ribile capitolo della sua vita.

Rielaborazione libera dalla testimonianza di un’ope-ratrice di Shakti Samuha. I nomi sono stati cambiati perproteggere l’identità della ragazza.

LA PICCOLA CENERENTOLA NEPALESEQuando Aapti ha iniziato a raccontare la sua storia, èstato difficile immaginare che avesse solamente 12anni; all’età di 5 anni il padre ha abbandonato la fami-glia, sparendo nel nulla, lasciando la figlia e la mogliein una situazione difficile.

Aapti è partita con sua madre alla volta di Ka-thmandu, alla ricerca di un lavoro e di una vita mi-gliore. Hanno vissuto in un hotel per qualche tempo,dove la madre ha conosciuto un altro uomo. Una mat-tina, Aapti si è svegliata da sola nella camera dell’al-bergo; la mamma non c’era e non è mai più tornata.

Il proprietario dell’hotel ha deciso di tenerla con séma non senza secondi fini. Aapti ha lavorato per lui perdue anni, lavando i panni, pulendo la cucina e servendoai tavoli del ristorante. Non riceveva cibo e non è maistata pagata per tutte le ore trascorse a lavorare, inveceche a giocare come gli altri bambini della sua età.

Non le piaceva stare lì e detestava gli sguardi e lemolestie dei clienti. Si chiedeva dove fosse andatasua mamma ma, poi, non si è più posta la domanda.

Dopo due anni di lavoro e sfruttamento ha decisodi scappare. Non sapendo dove andare, si è diretta allaprima stazione degli autobus per salire su un mezzoe andare il più lontano possibile, senza alcuna meta,senza qualcuno che potesse prendersi cura di lei.

L’autista le ha chiesto il biglietto ma Aapti, nonavendo danaro per comprarne uno, non sapeva cosarispondere. Insospettito, l’uomo le ha chiesto dovefosse diretta e da chi stesse andando e, davanti al si-lenzio della ragazza, ha deciso di accompagnarla alposto di polizia più vicino.

Da lì, alcune operatrici di una ONG nepalesel’hanno accolta nella loro struttura e, poco dopo, por-tata all’Opportunity Village, gestito dalle Suore delBuon Pastore. Lì è contenta, sorride e studia.

Ha altre amiche, accomunate da esperienze similialla sua ma, nonostante il trauma sofferto, cerca dicondurre una vita “normale”, ascoltando Justin Bieber,fantasticando sui film di Bollywood e scrivendo poesienel suo diario.

Rielaborazione libera dalla testimonianza di una ra-gazzina seguita dalle Sorelle del Buon Pastore. Nomi difantasia.

13NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

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SITUAZIONE CON IL TERREMOTOIl terremoto dello scorso anno ha piegato in ginocchioil Paese himalaiano. Non ci sono dati che quantificanoquanto il sisma abbia inciso sul fenomeno ma è au-mentato il numero di intercettazioni fatte ai posti diblocco sul confine indiano 37, come si può vedere nellatabella sottostante.

Secondo Maiti Nepal, una grossaONG nepalese che dal 1993 ha sal-vato 25.000 tra donne e bambinedai bordelli indiani, grazie anche allavoro di informazione di volontarieche pattugliano il confine e alla col-laborazione delle forze dell’ordine, siè verificato un aumento del feno-meno del traffico di donne di circa200-300 casi nei tre mesi successivial terremoto se comparati con i tremesi precedenti. Secondo le lorostatistiche, ciò rappresenta un aumento del 20-30% 38.

Anche L’UNICEF riporta come la catastrofe naturaleabbia causato un’impennata dei casi di traffico dibambini, a causa del peggioramento delle condizionidi vita e della perdita delle forme di sostentamento,specialmente nelle zone più remote del Paese e tra leetnie più vulnerabili 39. Ciò permette ai trafficanti diconvincere facilmente i genitori a rinunciare ai proprifigli, sostenendone la partenza. La distruzione dellescuole e la conseguente chiusura per mesi, ha co-stretto molti bambini a iniziare a lavorare. Non avendonulla da perdere, molti lavorano o chiedono l’elemo-sina per poter ottenere un passaporto e andare a cer-care fortuna altrove 40.

Secondo Achyut Kumar Nepal, responsabile dellaComunicazione di Maiti Nepal, il reclutamento attra-

verso offerte di lavoro e minaccia è rimasto lo stessoanche dopo il terremoto. A causa della distruzione, itrafficanti hanno maggiore facilità a convincere le vit-time. Inoltre, nella situazione creatasi con il sisma, levittime sembrano essere proattive nel cercare un traf-ficante o accettare offerte di lavoro che non compor-tino controlli. Un elemento specifico della situazionepost-terremoto è che i procacciatori sono alla ricercadi coloro che più sono stati colpiti dal disastro (adesempio, coloro che vivono nelle tendopoli) 41.

La mancanza di aiuti governativi ai terremotati (no-nostante i fondi donati dalla comunità internazionale),

la corruzione dilagante e la polarizzazione politicahanno portato ad un blocco degli aiuti destinati allevittime. Se aggiungiamo la scarsa conoscenza del pro-blema, l’alto tasso di analfabetismo, soprattutto fem-minile (per ragioni culturali e sociali) e la perdita dellacasa, della famiglia e del bestiame, è facilmente intui-bile come si cada nella rete dei trafficanti.

In conclusione, la situazione della tratta è stata ag-gravata dalla perdita delle attività di sostentamento edallo sgretolamento dei meccanismi di protezione so-ciale. Se non si può confermare con precisione l’au-mento dei casi di traffico come conseguenza deifenomeni menzionati in precedenza, gli esperti con-cordano sul fatto che la situazione abbia generato ul-teriore vulnerabilità allo sfruttamento delle personecolpite dal terremoto.

5. La questione

La tratta di esseri umani sul confine indo-nepalese

Anno Casi Trafficantiarrestati

Vittimesalvate

2012 8 7 722013 14 10 1082014 8 8 332015* 8 12 472015** 46 69 159

* prima del terremoto; ** dopo il terremoto.Fonte: dati del Ministero degli Interni del Nepal, novembre 2015

Dopo il terremoto, la situazione della tratta è stata ag-gravata dalla perdita delle attività di sostentamento edallo sgretolamento dei meccanismi di protezione so-ciale. Se non si può confermare con precisione l’aumentodei casi di traffico come conseguenza dei fenomeni quimenzionati, gli esperti concordano sul fatto che la situa-zione abbia generato ulteriore vulnerabilità allo sfrutta-mento delle persone colpite dal terremoto

14 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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15NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

In Nepal sono molte le congregazioni religiose che daun paio di decenni lavorano a stretto contatto con levittime di abusi e di tratta in diverse aree del Paese,dal Terai all’Ovest, concentrando le forze nella partecentrale, affetta gravemente dal sisma dello scorsoanno.

Tanti sono i progetti che diversi ordini di Religiose(come ad esempio le Sorelle del Buon Pastore o le so-relle dell’Adorazione) e Caritas Nepal hanno già imple-mentato e altri sono in procinto di iniziare al fine diridurre l’abominevole fenomeno del traffico, special-mente quello di donne e bambini.

Altrettanto meritevole di attenzione è l’azione svol-ta dalle organizzazioni non governative locali e inter-nazionali e da associazioni della società civile nepalesee di altri Paesi.

Gli approcci sono comuni a tutti gli attori interes-sati e riguardano principalmente l’educazione dellecomunità – specialmente dei giovani e delle donne –sul tema del traffico di esseri umani legato alla migra-zione e alla ricerca di un lavoro dignitoso.

ONG, IONG, Chiesa sono orientate a porre l’accentosulla necessità di prendere coscien-za delle trappole che si nascondonodietro le promesse di un lavoro fa-cile all’estero ed essere a conoscen-za delle procedure legali per potermigrare all’estero consapevolmentee in sicurezza. Parallelamente, è in-dispensabile fornire un sostegnopratico nell’accompagnare la per-sona che decide di partire per lavo-rare in un altro Paese (dal rilascio delpassaporto e del visto al corso spe-cifico per imparare il nuovo mestiere).

Infine – ma non per questo meno rilevante – biso-gna promuovere i diritti umani, con particolare atten-zione a quelli dei bambini, incoraggiare le pariopportunità e sensibilizzare le comunità (special-mente quelle rurali e isolate) sul tema della violenzadomestica, una delle tante cause che alimentano iltraffico di donne e ragazze.

Grande importanza viene data alla prevenzione ealla consapevolezza del problema della tratta, attra-verso corsi di formazione rivolti alle comunità, agli in-segnanti e alle famiglie, nella speranza di rompere laspirale velenosa di tale mercato illecito.

Oltre a tutto ciò, è fondamentale fare in modo chela popolazione possa generare profitto attraverso at-tività produttive locali. Per tale ragione, coloro che sioccupano di questo problema attivano corsi di qual-

siasi natura: cucito, estetista, sartoria, agricoltura, pre-parazione di conserve, elettronica e meccanica (comeda tempo fa la Nepali Don Bosco Society), al fine diformare gli abitanti delle comunità e far acquisire dellecompetenze che permettano loro di aprire dei propricommerci e produrre reddito.

Alcune proposte interessanti che potrebbero es-sere considerate al fine di prevenire in maniera effi-cace la tratta sono state lanciate da Nripendra Khatri,Protection and Accountability Officer per Catholic Re-lief Service (CRS): monitorare costantemente il confineindo-nepalese, instaurare un numero di assistenza an-titraffico e fornire alle donne che si recano all’estero

per lavoro un telefono che sia direttamente collegatoall’ambasciata e al centro assistenza.

Secondo Khatri, sarebbe opportuno organizzareun evento di sensibilizzazione, proiettando film o do-cumentari sul tema.

Per fare tutto questo, è necessaria una buona siner-gia tra le varie organizzazioni coinvolte e l’inclusionedei rappresentanti politici, delle autorità governative,i corpi di polizia, i capi comunità e gli insegnanti.

Diviene quindi fondamentale, per poter dare rispo-ste efficaci a un problema tanto complesso e così le-gato alla micro e macrocriminalità, un approccioprogettuale che sia multisettoriale, che coinvolga at-tori diversi in una rete di diverse competenze e di si-nergie e che abbia tra i suoi cardini l’advocacy.

Per uscire infatti dall’ombra, per poter permetterealle vittime di riguadagnare dignità una volta rien-

6. Le esperienze e le proposte

Per poter permettere alle vittime di riguadagnare dignitàuna volta rientrate, per fornire sicurezza agli operatoriche mettono a repentaglio la vita propria e delle fami-glie, è fondamentale che la lotta alla tratta degli esseriumani acquisti una dimensione ampia, che sia nelleagende dei governanti locali e degli organismi interna-zionali, che diventi priorità di legislazione, ma anche ma-teria di formazione per tutti

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16 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

trate, per fornire sicurezza agli operatori che mettonoa repentaglio la vita propria e delle famiglie è fonda-mentale che la lotta alla tratta degli essere umani ac-quisti una dimensione ampia, che sia nelle agende deigovernanti locali e degli organismi internazionali, chediventi priorità di legislazione, ma anche materia diformazione per tutti.

Tanto le vittime di tratta e le popolazioni dei Paesidi provenienza, quanto le comunità di destinazionediretta e indiretta necessitano di maggiore informa-zione e formazione.

Nella società senza confini dove migliaia di esseriumani si spostano allo scopo di sfruttamento lavora-tivo e umano, è ormai d’obbligo che anche la vigilanzanon abbia confini, che la consapevolezza della respon-sabilità comune e la comprensione delle complessitàdel mondo e dei suoi fenomeni aumentino.

Così, accanto alle azioni di advocacy e lobbyingdi moltissime organizzazioni religiose e umanitarieche sollecitano i Governi a legiferare per proteggere

le vittime di tratta e colpire i responsabili, anche isingoli individui e la società civile dovrebbero assu-mersi il compito di sentinelle. Questo affinché siachiaro a tutti che mentre guardiamo con passione imondiali di calcio e supportiamo l’industria dellosport, supportiamo anche la schiavitù che ha co-struito gli stadi e che nell’era del turismo sanitarioverso l’India dove migliaia di occidentali intrapren-dono i “viaggi della salute” alla ricerca di interventie organi a prezzi economici, la nostra salvezza signi-fica la condanna di qualcun altro da un’altra partedel mondo.

La capillarità della rete Caritas consente interventi“a tenaglia” agendo nel Paese di origine e di destina-zione promuovendo al contempo azioni legislative adalti livelli in favore delle vittime.

Un migliore coordinamento tra queste tre angola-ture di aggressione del problema e il potenziamentodi programmi a carattere transnazionale porterebbead un maggiore successo.

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17NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

A un anno dal devastante sisma, le sofferenze dellapopolazione del Nepal non sono ancora finite. Le con-dizioni di vita di milioni di persone rimangono preca-rie, soggette alla situazione meteorologica e all’in-stabilità politica di un sistema amministrativo buro-cratico e lento.

Il terremoto ha colpito un Paese di quasi 29 milionidi abitanti già tra i più poveri al mondo, con un redditomedio pro-capite di 730 dollari all’anno, il 56% dellapopolazione sotto la soglia di povertà di 2 dollari algiorno e un’aspettativa di vita alla nascita di 68 anni.Un Paese ad altissimo rischio sismico dove l’imprepa-razione e la vulnerabilità delle comunità sono stati imotivi degli enormi danni umani e materiali.

LE CIFRE DELLA CATASTROFELe scosse. Magnitudo 7,8 il 25 aprile 2015 con epicen-tro presso Gorkha; magnitudo 7,3 il 12 maggio 2015con epicentro presso Dolkha.Vittime. 8.969 morti; 23.000 feriti; 2,8 milioni di sfol-lati.Area colpita. 39 distretti su 76 nella regione centralee occidentale del Nepal; 14 i più severamente colpiti;Tibet (Cina) e India nelle aree più prossime al confinenepalese.Danni materiali. 602.600 case crollate completa-mente e 284.490 danneggiate; 4.800 sistemi idrici e220.000 servizi igienici danneggiati; 8.242 scuole dan-neggiate con 25.134 classi completamente distrutte e22.097 parzialmente danneggiate; 462 strutture sani-tarie, tra cui 5 ospedali, crollate, 765 danneggiate.

Sono stati particolarmente danneggiati il settoreeducativo e sanitario, così come l’economia, prevalen-temente di sussistenza. Nei distretti più colpiti, deditiprincipalmente all’agricoltura e all’allevamento, dopoil terremoto il 63% delle famiglie aveva subito dannialle attrezzature agricole, il 78% accusava una carenzadi sementi e il 47% riscontrava perdite gravi nell’alle-vamento.

GLI INTERVENTI DI EMERGENZA TRA LA SPERANZADI RICOSTRUZIONE RAPIDA E LO STALLO POLITICOAll’indomani del sisma il mondo intero si è mobilitatoper portare aiuto e soccorso alle vittime. Squadremiste di nepalesi, indiani e operatori di ogni naziona-lità si sono arrampicate fino alle vallate più remote,hanno ingaggiato lotte contro il tempo e contro laterra in continuo scuotimento, hanno scavato tra lemacerie degli edifici della capitale e delle migliaia divillaggi rasi al suolo, hanno affrontato pericolosi viaggiin elicottero, allestito ospedali e campi di accoglienzaovunque al fine di soccorrere le vittime, radunare icorpi e portare cibo e acqua ai sopravvissuti.

La mobilitazione interna e quella internazionale èstata esemplare, ha visto l’arrivo di migliaia di personee centinaia di migliaia di tonnellate di cibo, materialesanitario, tende e beni non alimentari.

Non senza difficoltà logistiche, dovute ai dannisubiti dall’aeroporto e alle complicazioni burocrati-che del passaggio alla frontiera indiana, le personesono state soccorse nella speranza di una fase di ri-costruzione rapida e di un ritorno alla normalità.Speranza che si è ben presto infranta davanti a unostallo politico che ha bloccato il Paese per mesi. I mo-tivi: le proteste conseguenti alla promulgazionedella nuova Costituzione e la crisi dei rapporti conl’India che ha condotto al rallentamento sino alblocco della frontiera indo-nepalese, principale viadi passaggio delle importazioni di ogni genere. L’im-patto sulla ricostruzione è stato paralizzante: la man-canza dei beni, del carburante e l’aumento dei prezziha fortemente rallentato non solo l’inizio di nuovi in-terventi, ma anche la prosecuzione di quanto si stava

7. L’impegno di Caritas Italiana

Numero di famigliecolpite (stime)

meno di 5.000tra 5.000 e 20.000tra 20.000 e 40.000più di 40.000

Gorkha (epicentro prima scossa)

Kathmandu

Fonte: OCHA

Terremoto in Nepal: i distretti colpiti

Dolkha (epicentrosecondo scossa)

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18 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

facendo. Per almeno sei mesi tutto si è praticamentefermato.

Nel completo blocco della vita quotidiana, tra codedi venti o trenta ore per la fornitura del carburante, trascioperi e dimostrazioni, tra il fiorire del mercato nero,sono passati i monsoni e un rigidissimo inverno.

Centinaia di migliaia di persone hanno infatti af-frontato uno degli inverni più freddi degli ultimitrent’anni nei rifugi temporanei, protetti solo da tettidi lamiera e case di bambù e soccorsi dagli interventiancora di emergenza delle organizzazioni umanitariee della Chiesa, tra cui Caritas, che hanno fornito, no-nostante le enormi difficoltà, coperte, assistenza sani-taria e interventi di potenziamento dei rifugi.

A ciò si è aggiunta la lentezza del sistema ammini-strativo nepalese, che solo alla fine di questo embargonon dichiarato ha reso operativa l’Autorità per la rico-struzione post terremoto (NRA), con le sue dinamiche,linee guida e progettazioni pilota. Allo scadere delprimo anno si avvia la ricostruzione.

L’INTERVENTO DELLA CHIESACaritas Nepal, supportata dalle Caritas di tutto ilmondo, si è da subito mobilitata e ha partecipato alleoperazioni di soccorso, in coordinamento con il go-verno, con le agenzie delle Nazioni Unite e con le altreorganizzazioni non governative, locali e internazio-nali.

Immediatamente dopo l’organizzazione di campie tendopoli e la fornitura di beni di prima necessità, èiniziata la fase di transizione. Essa ha visto la costru-zione di rifugi temporanei nei villaggi, il rafforzamentostrutturale dei campi profughi, l’allestimento di scuoletemporanee e centri per l’infanzia, la fornitura di strut-ture sanitarie temporanee distribuite capillarmentesul territorio, la fornitura di assistenza psicologica e iprimi tentativi di ripristino di piccole attività produt-tive. Oltre agli interventi gestiti direttamente da Cari-tas, molte altre realtà della Chiesa presenti nel Paese,per lo più congregazioni religiose, si sono attivate im-mediatamente dapprima con aiuti d’urgenza forniticon i mezzi a disposizione, poi con veri e propri pro-getti appoggiati da donatori esterni.

A un anno dal sisma, Caritas Italiana, grazie alletante persone che hanno contribuito alla colletta infavore della popolazione del Nepal, è impegnata inquasi tutti i distretti colpiti dal terremoto, in appoggioa interventi di diversa natura con un’attenzione parti-colare alle popolazioni più isolate e alle caste piùemarginate. Complessivamente Caritas Italiana haimpegnato circa 5,7 milioni di euro per il sostegnoa 19 progetti di diverse realtà prevalentemente le-gate alla Chiesa nepalese quali: Caritas Nepal e altrerealtà della rete Caritas internazionale, alcune congre-gazioni religiose presenti nel Paese da anni e operantia più livelli, alcune ONG italiane con esperienza nelPaese, realtà della società civile nepalese. Gli ambitiprincipali da un punto di vista delle risorse impegnatesono, come illustrato nel grafico a pag. 24: la ricostru-zione (54%) e la riattivazione delle attività produttive(19%).

Caritas Italiana ha sostenuto Caritas Nepal sin daiprimi momenti dell’emergenza, la quale ha operato in15 distretti tra i più colpiti dalla catastrofe fornendo ri-pari temporanei a oltre 41.000 famiglie, fogli di la-miera a 12.400 famiglie, kit igienico-sanitari e viverinon alimentari a 22.000 famiglie, kit per la rimozionedelle macerie a 2.700 gruppi (13.600 famiglie circa).Caritas Nepal, complessivamente, ha raggiunto e por-tato aiuti a più di 70.000 famiglie, pari a circa 350.000persone. Sul fronte della ricostruzione il programmatriennale di Caritas Nepal è l’intervento più impor-tante sostenuto da Caritas Italiana. Si tratta di unpiano con un ampio spettro di interventi in quattro di-stretti tra i più colpiti dal terremoto. I principali ambitidi lavoro sono i seguenti:

LE RAGIONI DELLO STALLO POLITICO

Già durante la fase di risposta all’emergenza è con-tinuato il processo di rifinitura e promulgazionedella nuova Costituzione, un atto fondamentaleper rinnovare un sistema amministrativo e politicoancora legato a retaggi monarchici e a meccanismipoco efficienti e centralizzati.

La nuova Costituzione, però, se da un lato è statasalutata con giubilo per l’innovazione, per la divi-sione amministrativa del territorio, per la laicizza-zione dello Stato e per il tentativo di raggiungerecapillarmente tutta la popolazione nella sua com-plessità etnica, dall’altro è diventata oggetto di pro-teste interne poi strumentalizzate a livello inter-nazionale.

Una fetta del Paese, al Sud, che risiede nella re-gione del Terai afferente ad un particolare gruppoetnico, ha cominciato una serie di proteste, scio-peri, blocchi stradali, manifestazioni civili e politi-che per rivendicare un riconoscimento costituzio-nale mancante.

Le agitazioni hanno di fatto rallentato molto iltransito delle merci dall’India verso il Nepal e, diconseguenza, carburante, gas e beni di prima ne-cessità hanno iniziato a scarseggiare mentre i prez-zi sono lievitati senza controllo.

A ciò si è aggiunta la crisi nella relazione con l’In-dia, seppur non dichiarata, da sempre primo forni-tore di materie prime del Nepal. Crisi dovuta adivergenze politiche sulla nuova Costituzione e ilsuo carattere laico, che ha provocato di fatto la chiu-sura delle frontiere bloccando le già difficili forniture.

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19NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

Ricostruzione (beneficiari: 4.400 famiglie) Fornitura di materiali e formazione a 4.400 famiglie

per la ricostruzione con modalità antisismichedell’abitazione crollata sulla base di un modellostandard ampliabile di 35 mq circa composto dadue stanze, cucina, bagno. L’appoggio di CaritasNepal si aggiunge al sussidio previsto dal governoper la ricostruzione i cui tempi di somministrazionerimangono incerti e in ogni caso insufficienti al com-pletamento della casa.

Costruzione di 8 piccoli centri multifunzionali/ma-gazzini, uno per ciascun comitato di villaggio neiquattro distretti.

Acqua e igiene (beneficiari: 4.670 famiglie) Riparazione o costruzione di 56 cisterne d’acqua

potabile e relativa rete di distribuzione, sistemi diapprovvigionamento, depurazione e controllo.

Costruzione di 4.670 toilette, realizzazione di lavabinelle scuole, potenziamento delle capacità di analisie gestione dell’acqua delle comunità locali, attivitàdi formazione e sensibilizzazione igienico-sanitaria.

Ripristino delle attività produttive e riduzione deirischi legati ai disastri naturali (beneficiari: 4.670 fa-miglie) Fornitura di sementi, attrezzi agricoli e formazione

su nuove tecniche di coltivazione anche in ordinea favorire la diversificazione e rafforzare la capacitàdi autosostentamento a 2.670 famiglie.

Fornitura di animali e formazione a 2.000 famigliededite a questo tipo di attività.

Supporto alla ripresa delle attività di 8 cooperativeagricole che hanno subito perdite dal terremotocon il ripristino delle strutture di lavoro, fornituradi capitale per la concessione di crediti, forma-zione.

Mappatura dei rischi ambientali e predisposizione dipiani di contingenza comunitari al fine di accrescerela capacità di prevenzione e riduzione dei rischi.

Supporto psicosociale e protezione (beneficiari: 500persone) Formazione di personale locale e rappresentanti

delle comunità in merito a identificazione e rispo-sta a problematiche psicologiche delle personecolpite dal terremoto e protezione delle categoriepiù deboli (minori, donne, persone con disabilità,anziani).

Per quanto concerne i programmi promossi da con-gregazioni religiose e da altri organismi, Caritas Ita-liana sostiene 17 progetti.

Nell’ambito dell’istruzione, in collaborazione con ireligiosi salesiani, si sostiene la ricostruzione di 5

scuole nel distretto di Ramechhap, di cui una comple-tamente crollata, e si offre assistenza umanitaria a Ka-thmandu in una scuola danneggiata, attraversopiccole manutenzioni, fornitura di materiale scolasticoe corsi di aggiornamento per gli insegnanti su temi diinclusione sociale e sicurezza. Nello stesso ambito, ilprogetto in collaborazione con i Padri Gesuiti rivoltoa ragazzi diversamente abili nel distretto di Kavrepa-lanchok. I Gesuiti intendono ricostruire 6 scuole e 6strutture di accoglienza per questi ragazzi che, a causadelle loro condizioni, sono esclusi dalla comunità epersino dalla propria famiglia.

Sul versante della ricostruzione è in atto la collabo-razione con le Suore della Carità di Nazareth che aKoshideka – remoto villaggio nel distretto di Kavrepa-lanchok – stanno aiutando 100 famiglie con attività dicostruzione e riparazione delle abitazioni, sostegnialla scolarizzazione, ristrutturazione di un centro me-dico e realizzazione di un centro di comunità dovesvolgere corsi di formazione professionali per donneal fine di favorire la riattivazione di attività produttivee la partecipazione femminile allo sviluppo della co-munità. In collaborazione con le Suore del Buon Pa-store è in corso la ricostruzione di centri sanitari aGorkha, epicentro del sisma di aprile, dove il ripristinodi due postazioni sanitarie è quasi completato. In que-sto distretto, le religiose hanno avviato un programmaper ristabilire le attività produttive locali basato sul-l’allevamento di ovini.

L’ordine delle Suore del Buon Pastore è particolar-mente sensibile al tema del traffico di donne e bam-bine. Per questo motivo, con l’aiuto di Caritas Italiana,intendono ricostruire la cucina della struttura dovevengono ospitate 27 bambine dai 5 ai 17 anni, chehanno subito violenze e che sono ad alto rischio ditratta. L’ostello di queste ragazze si trova in un villag-gio vicino a Pokhara, nota località turistica alle pendicidell’Himalaya.

In campo sanitario, le Suore di Cluny si occupanodell’aiuto ai Chepang, gruppo etnico geograficamentee socialmente isolato che vive nelle aree semimon-tane del distretto di Chitwan, a sud di Kathmandu. Ca-ritas Italiana sostiene l’acquisto di medicinali e lamanutenzione dei veicoli necessari a raggiungere i vil-laggi, collegati tra loro da strade accidentate e imper-vie. In questa stessa area geografica, lavorano anche ipadri delle Little Flower Society con i quali verrannocostruite 288 case nelle aree collinari e nella pianuradi Chitwan, utilizzando materiali locali e rispettando imetodi di costruzione tradizionali, gelosamente cu-stoditi dai Chepang, garantendo al contempo carat-teristiche antisismiche.

Numerosi sono gli interventi necessari a generareun profitto per le comunità più colpite e che hannoperso le più importanti fonti di sostentamento quali

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20 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

capi di bestiame e terra coltivata. Le attività principalisono la distribuzione di sementi e la sponsorizzazionedi corsi ad hoc per gli agricoltori, coinvolgendo ledonne al fine di promuovere l’inclusione sociale e lapartecipazione femminile alle attività produttive. Èquanto si intende fare nel distretto di Rasuwa in col-laborazione con la Caritas olandese in aggiunta allacostruzione di servizi igienici e abitazioni temporaneeresistenti al monsone in arrivo a giugno, e con l’ONGitaliana Asia ONLUS, attiva nel Paese da ben prima delterremoto con uno sguardo anche al Tibet (Cina), re-gione, tra l’altro, colpita anch’essa dal sisma. CaritasItaliana, a tal proposito, appoggia un progetto pilotarivolto ai nomadi tibetani, con lo scopo di rafforzarela sicurezza alimentare e la resilienza di queste comu-nità. Con la stessa organizzazione, in Nepal, dopo averfornito ricoveri temporanei e sementi a gruppi parti-colarmente svantaggiati (Tamang e Dalit), si inter-viene nella ricostruzione di 3 scuole in 3 villaggi deldistretto di Rasuwa e nella riattivazione socio-econo-mica a Baluwa e Rasuwa, a nord della capitale.

Infine Caritas Italiana sostiene un progetto di sup-porto alla scolarizzazione, specialmente nella fornituradi divise scolastiche e materiale educativo a Pokhara,in collaborazione con l’ONG italiana VISPE e un pro-gramma di supporto psicologico su base comunitaria,concentrato a Sindhulpalchok, in collaborazione conil Dipartimento di Psicologia dell’Università di Ka-

thmandu. Questa zona è stata gravemente colpitadalla violenta scossa di maggio e necessita di un in-tervento più incisivo non solo dal punto di vista dellaricostruzione edile ma anche da quello psicologico.

PROSPETTIVEMentre l’aspetto più importante per il presente e l’im-mediato futuro è la ricostruzione, la prospettiva di Ca-ritas Italiana è di mantenere sin da ora una visione piùampia allo scopo di restare accanto alle comunità peril tempo necessario al ritorno alla normalità e promuo-vere uno sviluppo umano quanto più possibile inte-grale. Con un orizzonte di impegno di almeno 3anni, gli ambiti principali di lavoro sono i seguenti:ricostruzione materiale di abitazioni e strutture dipubblica utilità, riattivazione di attività produttivecon attenzione particolare all’agricoltura sosteni-bile, prevenzione della tratta di essere umani, sup-porto psicosociale, integrazione delle personediversamente abili e delle minoranze etniche, pre-venzione e riduzione dei rischi ambientali.

Tuttavia, al di là degli aiuti materiali, è necessarioanche un impegno educativo e politico in Italia e in Eu-ropa volto a ridurre le enormi disuguaglianze che esi-stono nel mondo, vero motivo di tanta sofferenza emorte. Questo terremoto, come tanti altri, è lì a ricordareche non sono le scosse a uccidere, ma le condizioni divulnerabilità ed esposizione ai rischi della popolazione.

TERREMOTO IN NEPAL: GLI INTERVENTI DI CARITAS ITALIANA PER AMBITI

Totale impegnato: € 5.760.354

Ricostruzione54% | € 3.091.081

Sviluppo economico e sociale19% | € 1.121.230

Altri progettisociali8% | € 440.673

Costi organizzativi,di funzionamentoe sensibilizzazionein Italia* e in loco7% | € 408.895

Aiu

to d

i urg

enza

4%| €

220

.791

Prev

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one

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4%| €

221

.546

Sviluppo capacitàdelle strutture locali4% | € 256.138

* Comprensive della trattenuta del 5% sulle offerte come da autorizzazione della CEI

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233934

12

538

57

17 48

56

6635

38 361041

6555

20

49

INTERVENTI SOSTENUTI DA CARITAS ITALIANA A UN ANNO DAL TERREMOTO IN NEPAL

P. FORNITURA DI RIPARI TEMPORANEI,GENERI DI PRIMA NECESSITÀ,KIT IGIENICO-SANITARI, ACQUA.Programma conclusoD. Kathmandu (35),Lalitpur (38),Bhaktapur (10), Kavrepalanchok (36),Nuwakot (48), Gorkha (23), Lamjung(39), Okhaldhunga (49), Ramechhap(55), Dolkha (20), Sindhuli (65),Makwanpur (41), Dhading (17),Sindhulpalchok (66), Rasuwa (56)I. € 100.000 – B. 351.000

P. Progetto D. DistrettiI. Importo B. Beneficiari

P. FORNITURA DI RICOVERI TEMPO-RANEI E VIVERI NON ALIMENTARIA SFOLLATI DELLA MINORANZATAMANG. Programma conclusoD. Rasuwa (56) – I. € 90.000 – B. 550

P. RICOSTRUZIONE DI ABITAZIONI EDI 3 SCUOLE, AZIONI DI INCLUSIONEE PARTECIPAZIONE COMUNITARIA,RIATTIVAZIONE DELLE ATTIVITÀPRODUTTIVE. Programma in attoD. Rasuwa (56) – I. € 450.000 – B. 7.688

P. RICOSTRUZIONE DI ABITAZIONIE SERVIZI IGIENICI, RIATTIVAZIONEDELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVEE SOSTEGNO PSICO-SOCIALE.Programma in attoD. Rasuwa (56) – I. € 200.000

P. APPOGGIO AD ASSISTENZAUMANITARIA A SFOLLATI FORNITADAI RELIGIOSI SALESIANI.Programma in attoD. Lalitpur (38) – I. € 50.791 – B. 7.720

P. SUPPORTO PSICOLOGICO SU BASECOMUNITARIA. Programma in atto.D. Sindhulpalchok (38) – I. € 9.140B. 200

P. PROGETTO PILOTA PER LASICUREZZA ALIMENTARE E LARESILIENZA DEI NOMADI TIBETANI.Programma in attoD. Cina – I. € 89.705

P. SOSTEGNO A 100 FAMIGLIEVITTIME DEL TERREMOTO CONATTIVITÀ DI RICOSTRUZIONE,SUPPORTO ALLA SCOLARIZZAZIONE,RIATTIVAZIONE DELLE ATTIVITÀPRODUTTIVE, SUPPORTO PSICOSO-CIALE. Programma in attoD. Kavrepalanchok (36) – I. € 88.800B. 3225

P. RICOSTRUZIONE DI 6 SCUOLE E 6STRUTTURE DI ACCOGLIENZA PERRAGAZZI CON DISABILITÀ.Programma in attoD. Kavrepalanchok (36) – I. € 358.809B. 415

P. FORNITURA DI RICOVERITEMPORANEI E SEMENTI IN FAVOREDI GRUPPI PARTICOLARMENTESVANTAGGIATI (TAMANG E DALIT) ERIATTIVAZIONE SOCIO-ECONOMICA.Programma conclusoD. Kavrepalanchok (36) – I. € 202.514B. 7.700

P. SUPPORTO ALLA SCOLARIZZA-ZIONE. Programma conclusoD. Kaski (34) – I. € 20.000 – B. 400

P. RICOSTRUZIONE DI STRUTTUREUTILIZZATE IN ATTIVITÀ DICONTRASTO ALLA MARGINALITÀINFANTILE E ALLA TRATTA.Programma in attoD. Kaski (34) – I. € 55.000 - B. 35

P. RICOSTRUZIONE DI 2 CENTRIDI SALUTE E RAFFORZAMENTODELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE.Programma in attoD. Gorkha (23) – I. € 46.200 – B. 1.400

P. RICOSTRUZIONE DI 4 SCUOLEDISTRUTTE DAL TERREMOTOIN NEPAL. Programma in attoD. Ramechhap (55) – I. € 367.000B. 650

P. RICOSTRUZIONE DI UNA SCUOLAELEMENTARE NEL VILLAGGIO DISIMPANI. Programma in attoD. Ramechhap (55) – I. € 100.000B. 400

P. PROGRAMMA TRIENNALE DIRICOSTRUZIONE E RIATTIVAZIONEDELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE.Programma in attoD. Dolkha (20), Sindhulpalchok (66),Kavrepalanchok (36), Sindhuli (65)I. € 2.600.000 - B. 21.000

P. RICOSTRUZIONE DI 288 CASE.Programma in attoD. Makwanpur (41) – I. € 314.000B. 1.160

P. APPOGGIO AD ASSISTENZASANITARIA DI BASE CON MEDICINALIE PERSONALE IN VILLAGGI REMOTIRIMASTI PRIVI DEI SERVIZI ESSENZIALI.Programma in attoD. Makwanpur (41) – I. € 30.000B. 4.400

P. ATTIVITÀ DI CONTRASTO ALLATRATTA E ALLO SFRUTTAMENTOSESSUALE ATTRAVERSO LO SVILUPPOINDIVIDUALE DELLE GIOVANIDONNE. Programma in attoD. Kathmandu (35), Sindhulpalchok(66), Bhaktapur (10), Kavrepalanchok(36), Lalitpur (38), Nuwakot (48), Dha-ding (17), Makwanpur (41), Chitwan(12), Parsa (53), Bara (8), Rautahat(57), Rasuwa (56) – I. € 179.500

21NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

Il numero dei beneficiari si riferisceall’intero programma, supportato

anche con altri organismi,mentre l’importo indica il solo

contributo di Caritas Italiana

Aprile 2015 – Aprile 2016

Per maggiori informazioni e per contribuire ai progetti di Caritas Italiana:Ufficio Asia e Oceania | tel. 06 66177 247 403 287 | [email protected] | www.caritas.it

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NOTEIntroduzione

1 Discorso di papa Francesco per la Cerimonia per la firmadella Dichiarazione contro la schiavitù da parte dei Leadersreligiosi, Casina Pio IV, martedì 2 dicembre 2014.

1. Tratta e migrazione forzata: un problema globale2 Definizione adottata nel 2000 dal Comitato Speciale delle

Nazioni Unite, articolo 3 del Protocollo volto a prevenire,reprimere e punire la tratta di persone, in particolare didonne e di bambini.

3 32 miliardi di dollari all’anno è il profitto della tratta di es-seri umani approssimato per difetto. Vedi: http://it.radio-vaticana.va/news/2016/02/01/uniti_contro_la_tratta_/1205305 (15 febbraio 2015).

4 ”Indice della schiavitù mondiale”, compilato dalla fonda-zione per i diritti umani australiana “Walk Free Walk FreeFoundation, Global Slavery Index”, 2014.

5 Vedi: http://www.antislavery.org/italian/la_tratta_degli_esseri_umani.aspx

6 Per maggiori informazioni: http://www.internazionale.it/opinione/alessandro-leogrande-2/2015/08/28/sfrutta-mento-caporalato

7 http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/papa-francesco_20151208_messag-gio-xlix-giornata-mondiale-pace-2016.html

2. Il contesto regionale e nazionale8 Fonte ILO.9 Rispettivamente: 14 milioni, 3.2 milioni, 2 milioni,1.2 mi-

lioni e 1.1 milioni. Dati riportati dalla ONG australiana WalkFree Foundation.

10 Secondo uno studio del l’ILO del 2012, in quest’area si con-centrano 11,7 milioni di schiavi, il 56% del totale mondiale.Marking progress against child labour – Global estimatesand trends 2000-2012 (ILO-IPEC, 2013).

11 È del 2 marzo 2016 la notizia sul Bangkok Post che, dopoun lungo sciopero, 1.100 lavoratori birmani sono stati ri-sarciti da una nota fabbrica di lavorazione del tonno (Gol-den Prize Tuna) per un totale di 1,3 milioni di dollari acausa di abusi e sfruttamento.

12 Studio condotto dalla ONG australiana Walk Free Founda-tion. Vedi anche: United Nations Office on Drugs andCrime, UNODC report on human trafficking exposes modernform of slavery (2009). https://www.unodc.org/unodc/en/human-trafficking/global-report-on-trafficking-in-per-sons.html (26 ottobre 2013).

13 Per la situazione relativa al traffico di bambini, vedi UnitedNations Children’s Fund – Innocenti Research Centre,South Asia in Action: Preventing and Responding to ChildTrafficking, Summary Report, http://www.unicef. org/rosa/ROSA_IRC_CT_Asia_Summary_FINAL4.pdf (2013).

14 Stime del 2012 di North Korea Strategy Center, un’organiz-zazione di Seul che lavora con i nordcoreani fuggiti dal re-

gime. Il sistema di esportazioni della manodopera per-mette a Pyongyang di aggirare le sanzioni imposte alpaese dalle Nazioni Unite e finanziare così le forze militarie il programma nucleare nordcoreano. Vedi http://www.in-ternazionale.it/notizie/2015/10/29/corea-nord-manodo-pera-operai-sfruttati e Asian Institute-Korea SocietySeminar: Slavery and Forced Labor: Beyond the UN Report onHuman Rights in North Korea, 2014. Fino a poco tempo fa,le nordcoreane venivano vendute ai cinesi per bilanciarela carenza di donne, causata dalla politica del figlio unicoche imponeva l’eliminazione sistematica delle neonate.

15 Il Rapporto del Forum uzbeko-tedesco per i diritti umanisostiene che da aprile ad agosto 2015 il governo uzbekoabbia costretto 500.000 persone a lavorare nelle pianta-gioni di cotone, sotto minaccia di perdere il lavoro. Su ri-chiesta della Banca Mondiale, nel 2014 l’ILO ha monitoratola presenza di lavoratori bambini nelle piantagioni nel pe-riodo settembre-ottobre 2015: Monitoring report on the useof child labour and forced labour during the Uzbekistan 2015Cotton Harvest.

16 Secondo i dati dell’ambasciata del Nepal a Doha, sareb-bero 44 i nepalesi morti in Qatar tra il 4 giugno e l’8 agostodel 2015, di cui più della metà per infarto o incidente sullavoro. I nepalesi sono circa il 40 per cento dei lavoratoriimmigrati nello stato quatarino. Per ulteriori informazioni:http://www.limesonline.com/qatar-2022-gli-schiavi-immi-grati-valgono-un-mondiale/52535 e http://archivio.inter-nazionale.it/news/qatar/2013/09/26/i-mondiali-dello-sfruttamento

17 Dati raccolti dal personale dell’ONG Shakti Samuha, unaONG nepalese di ex-schiave sessuali che strappa donne eragazze asiatiche dal traffico umano in India e Cina, tra icinque vincitori del premio “Ramon Magsaysay” per il2013. Considerato il Nobel dell'Asia, il premio è un ricono-scimento a persone e associazioni che si sono distinte peraver cambiato le loro società in meglio. Dal terremotodell’anno scorso sono 200 i bambini scomparsi e non si sase siano stati vittime di tratta. Shakti Samua ne ha già sal-vati 190 al confine con l’India.

18 Secondo un rapporto dell’ILO del 2001, ogni anno 12 milabambini nepalesi vengono portati illegalmente in India.

19 La prassi vuole che vengano contattati solo i genitori o ifamiliari più stretti in modo che non si sparga la voce.Sono numerosi i casi di speculazione da parte di televi-sione e giornali con conseguenze immaginabili sulle vit-time e la famiglia.

20 Fonte: Transnational Crime in the Developing World, GlobalFinancial Integrity 2011, http://www.gfintegrity.org/sto-rage/gfip/documents/reports/transcrime/gfi_transnatio-nal_crime_web.pdf

21 Ibidem, pag. 21.22 Fonte: The Vienna Forum to Fight Human Trafficking, 2008,

Austria Center Vienna.23 Fonte: Kidney Trafficking in Nepal. A Study of Selected VDCs

in Kavrepalanchowk District, 2015.http://asiafoundation.org/resources/pdfs/KidneyTraffic-kinginNepal.pdf

22 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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23NEPAL | TRATTA DI ESSERI UMANI. DISUMANA E GLOBALE

3. Le cause e le connessioni24 Trafficking in Persons (Especially on Women and Children in

Nepal) National Report 2012-13, National Human RightsCommission – Nepal, http://nhrcnepal.org/nhrc_reports.html, 14 marzo 2016.

25 Fonte: Asylums of exploitation, Internally Displaced Childrenin the Worst Forms of Child Labour due to the Armed Conflictin Nepal, Terres des Hommes, 2006.

26 Da un’intervista con Rupa Rai del 14 marzo 2016.27 Nei Paesi in via di sviluppo, specialmente nelle aree rurali,

il contributo delle donne potrebbe essere maggiore seavessero un adeguato accesso alle risorse e ai servizi es-senziali, come la terra, la disponibilità di credito e la for-mazione.

28 The ugly side of a beautiful game: exploitation of migrantworkers on a Qatar 2022 World Cup Site, Amnesty Interna-tional 2016.

29 Ibidem.30 Sally Shetti, segretario generale di Amnesty International.31 World Tourism Organization, UNWTO.32 Fonte: Ecpat Italia Onlus, citato in Il Giornale, web edition,

24 settembre 2015, Cristina Bassi.33 Dati dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e por-

nografia minorile del Dipartimento per le Pari opportunitàdella Presidenza del Consiglio dei Ministri.

34 Secondo l’EBNT, ente bilaterale nazionale del turismo, solo2,2% degli operatori turistici segnala sul proprio sito chela pedofilia è un reato.

35 Caritas Italiana, Dossier con dati e testimonianze n. 4, La-voro dignitoso per tutti, Disoccupazione, sfruttamento, ridu-zione in schiavitù ledono i diritti umani fondamentali,www.caritas.it

36 Caritas Bangladesh, working document, Garment IndustryWorkers, 2015.Dr. Muhamad Abdul Bari, Bangladesh Factory Deaths:Deep-Rooted Corruption Behind a Human Tragedy, The Huf-fington Post, 30 aprile 2013.

5. La questione37 Informazione fornita da Shakti Samua e confermata da Sr.

Taskila, della congregazione delle Sorelle del Buon Pastore,anch’esse impegnate sul fronte antitratta nella zona di Po-khara. La ONG Maiti Nepal dal 1993 ha salvato 25.000 tradonne e bambine dai bordelli indiani, grazie anche al la-voro di informazione di volontarie che pattugliano il con-fine e alla collaborazione delle forze dell’ordine.

38 Libera traduzione dello studio Human Trafficking in post-Earthquake in Nepal, Impacts of the Disaster on Methods forVictim Recruitment, Manuela Brülisauer, 2015.

39 La maggior parte dei bambini che lavora in hotel e risto-ranti (64%) appartiene alle comunità indigene (Tamang,Magar, Rai e alcuni Tharu) e il 20% alle casta dei braminidelle zone montuose. Studio condotto nel 2012 dal ChildWorkers in Nepal Concerned Center (CWIN-Nepal).

40 Notizia fornita da Sumnima Tuladhar, coordinatrice esecu-tiva di Children Workers in Nepal, marzo 2016.

41 Ibidem.

Page 24: New DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE - Caritas · 2016. 4. 22. · Nepal, 14 marzo 2016) Alle parole “schiavitù” e “tratta” molti ancora associano i trasferimenti via nave

Il traffico di persone e di organi si alimenta in società indigenti da un punto divista economico e culturale. Società dove la capacità degli individui e delle co-munità di provvedere autonomamente a una vita dignitosa è costantemente arischio e dove le opportunità di miglioramento della propria condizione sonopressoché nulle o, quantomeno, percepite come tali.

La femminilizzazione della povertà che si registra a livello globale accentua ulte-riormente questo aspetto. La vulnerabilità è l’arma più potente a disposizione deimercanti di donne e uomini.

È quanto emerge anche dallo studio del caso nepalese, dove il terremoto del 2015ha aggravato una situazione di fragilità preesistente accrescendo l’esposizione alrischio di tratta. Le enormi disuguaglianze che caratterizzano l’umanità e i mec-canismi che le generano sono, dunque, tra le cause di questo fenomeno.

Tutti siamo chiamati a sollecitare politiche nazionali e internazionali di contrastoe prevenzione, così come a operare scelte individuali consapevoli delle respon-sabilità che i nostri stili di vita hanno anche verso le persone vittime di tratta.

I precedenti dossier (disponibili su www.caritas.it; shortlink alla sezione: http://bit.ly/1LhsU5G):

1. GRECIA: Gioventù ferita – Gennaio 2015

2. SIRIA: Strage di innocenti – Marzo 2015

3. HAITI: Se questo è un detenuto – Aprile 2015

4. BANGLADESH, INDIA, SRI LANKA, THAILANDIA: Lavoro dignitoso per tutti – Maggio 2015

5. BOSNIA ED ERZEGOVINA: Una generazione alla ricerca di pace vera – Giugno 20156. GIBUTI: Mari e muri – Giugno 20157. IRAQ: Perseguitati – Luglio 20158. REPUBBLICA DEL CONGO: «Ecologia integrale» – Settembre 20159. SERBIA E MONTENEGRO: Liberi tutti! – Ottobre 201510. AFRICA, AMERICA LATINA, ASIA: Un’alleanza tra il pianeta e l'umanità – Dicembre 201511. HAITI: Concentrato di povertà – Gennaio 201612. AFRICA SUB-SAHARIANA: Salute negata – Febbraio 201613. SIRIA: Cacciati e rifiutati – Marzo 2016