New COPIA OMAGGIO La Geloso, un altro pezzo di storia La Milano … · 2014. 4. 29. · John Geloso...

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A più di un anno di di- stanza dall’assem- blea pubblica sulla linea ferroviaria Milano-Mor- tara tenutasi presso il teatro di S. Luigi nel marzo dell’anno scorso, apparentemente sem- bra che non si siano fatti gran- di passi avanti. (vedi QUAT- TRO di gennaio 2006 e aprile 2006 in www.quattronet.it in Archivio). Difficile anche per il Consi- glio di Zona 4 avere aggiorna- menti, soprattutto per l’indi- sponibilità di RFI (Rete Fer- roviaria Italiana) a partecipa- re ad un incontro che facesse un po’ il punto sulla situazio- ne di questa infrastruttura con- siderata da tutti importante per alleggerire il traffico automo- bilistico in entrata in città. I problemi però insorgono per- ché i residenti e gli enti locali dei vari Comuni del milanese interessati all’opera richiedo- no l’interramento delle tratte che attraversano i loro Comu- ni ed il contenzioso con RFI sembra non avere sbocchi vi- cini. Per la tratta urbana, da San Cristoforo fino a Viale Puglie e oltre, i comitati dei residen- ti delle case vicine alla ferro- via si sono attivati da tempo e coordinati fra di loro (interes- sate le zone 4-5-6) e proprio lo scorso 26 aprile hanno te- nuto una conferenza stampa presso la saletta dei Gruppi consiliari di Palazzo Marino per chiedere un intervento del Comune di Milano su RFI perché blocchi il Bando di ga- ra riguardante la realizzazione di barriere antirumore (uscita prevista il 2 maggio 2007 e scadenza 11 giugno 2007 per le aziende interessate, dopo di che non sarà più possibile in- tervenire per eventuali modi- fiche.) I Comitati hanno ricordato che l’approvazione del progetto del raddoppio della Milano Mortara (S9) è stato concor- dato tra RFI, Regione Lom- bardia e Comune di Milano e approvato nel 2002 nella Con- ferenza di Servizio, con una serie di prescrizioni sul rumo- re e vibrazioni, fissate dal Mi- Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel.02 45485050 fax 02 45485051 e-mail [email protected]. Sito internet: www.quattronet.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: STEM Editoriale S.p.A. – via Brescia, 22 – Cernusco s/N. Direttore responsabile: Stefania Aleni. Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Ugo Basso, Sergio Biagini, Giovanni Chiara, Federica Giordani, Chiara Orlandi, William Porzio, Francesco Pustorino,Vito Redaelli, Mirella Siboni, Riccardo Tammaro, Gianni Tavella. Hanno collaborato a questo numero: Giuseppe Bastetti, Simone Paloni, Franco Portinari, Chiara Pracchi, Luigi Regianini, Pietro Valocchi. Aderente al Coordinamento dei giornali di zona di Milano. Abbonamento 2007: 15 euro, sostenitore 25 euro – cc postale 42773200 intestato a QUATTRO. Tiratura 16.000 copie. COPIA OMAGGIO Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini anno XI, numero 85, maggio 2007 D opo la Lesa, di cui abbiamo scritto nel numero di marzo, e la Mivar, della quale ci oc- cupiamo in altra parte del giornale, parliamo di un’al- tra realtà industriale che ha operato in zona 4, e precisa- mente in viale Brenta: la Ge- loso. Molti collegano il no- me al famoso Gelosino che è stato compagno di chi ha ormai i capelli brizzolati ne- gli anni ‘60 e sul quale si fis- savano le canzoni allora in voga. Ma la Geloso non è stata solo registratori; è sta- ta una validissima industria italiana che ha svolto un im- portante ruolo nell’economia. Ma ripercorria- mone la storia prima di sentire altri particolari dalla voce di due persone, legate da una pas- sione per questa ditta, che abbiamo incontrato a pochi chilometri da Milano. La Geloso nasce nel 1931 per volontà di John Geloso, figlio di emigranti in Argentina dove nasce nel gennaio del 1901, e che a quattro an- ni rientra in Italia per poi, a venti, trasferirsi ne- gli Stati Uniti, dove consegue una laurea e do- ve compie importanti studi di elettronica che culminano con la prima trasmissione di imma- gini: sembra fosse la foto della moglie Franca. John Geloso rientra in Italia nel 1931 e fonda in via Sebenico la sua società che ben presto si amplia trasferendosi in viale Brenta 18 (die- tro la Fotomeccanica di via Oglio), traslocan- do in seguito nello stabilimento di fronte, al numero 29. La Geloso acquista sempre più im- portanza grazie alle capacità di John Geloso, fino a quando nel 1968 il fondatore muore. La fabbrica non gli sopravvive molto. Quattro an- ni più tardi il marchio Geloso scompare dalla scena. MONFERRATOFESTIVAL SABATO 26 MAGGIO A MONCALVO ore 19.15 VISITA guidata alla Chiesa di San Francesco ore 20.00 CONCERTO al Teatro Civico—Ensamble Musica Insieme—Marco Scano Violoncello concertatore—Musiche per otto violoncelli ore 21.15 DEGUSTAZIONE di vini e prodotti tipici del territorio presso La Bottega del Vino di Moncalvo. SABATO 16 GIUGNO SULLE COLLINE DI MUNFRIN ore 19.15 VISITA guidata nel Comune di Frassinello ore 20.00 DEGUSTAZIONE di vini e prodotti tipici del territorio ore 21.15 CONCERTO alla Chiesa di San Germano nel Comune di Ottiglio—Salome Schei- degger al Pianoforte—Musiche di Grieg e Chopin Partenza alle 17.15 in pullman dal parcheggio all’ingresso Esselunga via Ripamonti/ang Buzzi Rientro previsto intorno alle 24.00. Quota di partecipazione: 30,00 euro tutto compreso Prenotazione obbligatoria entro il sabato precedente all’evento Tel 02 45485050 (redazione di QUATTRO) oppure [email protected] La Geloso, un altro pezzo di storia industriale in zona 4 Gli orti al Parco Alessandrini pag. 9 Gli Champs Elysèes della zona 4: Viale Argonne pag. 3 Libro bianco sui trasporti pubblici pag. 9 Una sorprendente storia metropolitana pag. 4 Arte e cultura in zona pag. 10-11 Nelle pagine interne: La Milano-Mortara e le barriere antirumore Per la vostra pubblicità in zona contate su... Tel 02 45485050 • fax 02 45485051 E mail: [email protected] • www.quattronet.it Richiedeteci un preventivo segue a pag. 2 segue a pag. 6 Vi portiamo noi……. Arte, Musica, Cultura ed Enogastronomia Veduta dall’alto dello stabilimento in una foto degli anni ‘50 Le barriere antirumore poste lungo via Sulmona – foto di Simone Paloni

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A più di un anno di di-stanza dall’assem-blea pubblica sulla

linea ferroviaria Milano-Mor-tara tenutasi presso il teatro diS. Luigi nel marzo dell’annoscorso, apparentemente sem-bra che non si siano fatti gran-di passi avanti. (vedi QUAT-TRO di gennaio 2006 e aprile2006 in www.quattronet.it inArchivio).Difficile anche per il Consi-glio di Zona 4 avere aggiorna-menti, soprattutto per l’indi-sponibilità di RFI (Rete Fer-roviaria Italiana) a partecipa-re ad un incontro che facesseun po’ il punto sulla situazio-ne di questa infrastruttura con-siderata da tutti importante peralleggerire il traffico automo-

bilistico in entrata in città. Iproblemi però insorgono per-ché i residenti e gli enti localidei vari Comuni del milaneseinteressati all’opera richiedo-no l’interramento delle tratteche attraversano i loro Comu-ni ed il contenzioso con RFIsembra non avere sbocchi vi-cini.Per la tratta urbana, da SanCristoforo fino a Viale Pugliee oltre, i comitati dei residen-ti delle case vicine alla ferro-via si sono attivati da tempo ecoordinati fra di loro (interes-sate le zone 4-5-6) e propriolo scorso 26 aprile hanno te-nuto una conferenza stampapresso la saletta dei Gruppiconsiliari di Palazzo Marinoper chiedere un intervento del

Comune di Milano su RFIperché blocchi il Bando di ga-ra riguardante la realizzazionedi barriere antirumore (uscitaprevista il 2 maggio 2007 escadenza 11 giugno 2007 perle aziende interessate, dopo diche non sarà più possibile in-tervenire per eventuali modi-fiche.)I Comitati hanno ricordato chel’approvazione del progettodel raddoppio della MilanoMortara (S9) è stato concor-dato tra RFI, Regione Lom-bardia e Comune di Milano eapprovato nel 2002 nella Con-ferenza di Servizio, con unaserie di prescrizioni sul rumo-re e vibrazioni, fissate dal Mi-

Editore: Associazione culturale QUATTRO. Registrato al Tribunale di Milano al n. 397 del 3/6/98. Redazione: viale Umbria 58, Milano tel.02 45485050 fax 02 45485051 e-mail [email protected]. Sito internet: www.quattronet.it Videoimpaginazione: SGE Servizi Grafici Editoriali Stampa: STEM Editoriale S.p.A. – via Brescia, 22 – Cernusco s/N. Direttore responsabile: Stefania Aleni.Amministrazione: Antonio Ferrari. Redazione: Patrizia Avena, Lorenzo Baio, Ugo Basso, Sergio Biagini, Giovanni Chiara, Federica Giordani, Chiara Orlandi, William Porzio, Francesco Pustorino, VitoRedaelli, Mirella Siboni, Riccardo Tammaro, Gianni Tavella. Hanno collaborato a questo numero: Giuseppe Bastetti, Simone Paloni, Franco Portinari, Chiara Pracchi, Luigi Regianini, Pietro Valocchi.Aderente al Coordinamento dei giornali di zona di Milano. Abbonamento 2007: 15 euro, sostenitore 25 euro – cc postale 42773200 intestato a QUATTRO. Tiratura 16.000 copie. COPIA OMAGGIO

Giornale di informazione e cultura della Zona 4 Vittoria Forlanini

anno XI, numero 85, maggio 2007

D opo la Lesa, di cuiabbiamo scritto nelnumero di marzo, e

la Mivar, della quale ci oc-cupiamo in altra parte delgiornale, parliamo di un’al-tra realtà industriale che haoperato in zona 4, e precisa-mente in viale Brenta: la Ge-loso. Molti collegano il no-me al famoso Gelosino cheè stato compagno di chi haormai i capelli brizzolati ne-gli anni ‘60 e sul quale si fis-savano le canzoni allora invoga. Ma la Geloso non èstata solo registratori; è sta-ta una validissima industriaitaliana che ha svolto un im-portante ruolo nell’economia. Ma ripercorria-mone la storia prima di sentire altri particolaridalla voce di due persone, legate da una pas-sione per questa ditta, che abbiamo incontratoa pochi chilometri da Milano.La Geloso nasce nel 1931 per volontà di JohnGeloso, figlio di emigranti in Argentina dovenasce nel gennaio del 1901, e che a quattro an-ni rientra in Italia per poi, a venti, trasferirsi ne-gli Stati Uniti, dove consegue una laurea e do-ve compie importanti studi di elettronica checulminano con la prima trasmissione di imma-gini: sembra fosse la foto della moglie Franca.

John Geloso rientra in Italia nel 1931 e fondain via Sebenico la sua società che ben prestosi amplia trasferendosi in viale Brenta 18 (die-tro la Fotomeccanica di via Oglio), traslocan-do in seguito nello stabilimento di fronte, alnumero 29. La Geloso acquista sempre più im-portanza grazie alle capacità di John Geloso,fino a quando nel 1968 il fondatore muore. Lafabbrica non gli sopravvive molto. Quattro an-ni più tardi il marchio Geloso scompare dallascena.

MONFERRATOFESTIVALSABATO 26 MAGGIO A MONCALVOore 19.15 VISITA guidata alla Chiesa di San Francescoore 20.00 CONCERTO al Teatro Civico—Ensamble Musica Insieme—Marco Scano

Violoncello concertatore—Musiche per otto violoncelliore 21.15 DEGUSTAZIONE di vini e prodotti tipici del territorio presso La Bottega del Vino

di Moncalvo.

SABATO 16 GIUGNO SULLE COLLINE DI MUNFRINore 19.15 VISITA guidata nel Comune di Frassinelloore 20.00 DEGUSTAZIONE di vini e prodotti tipici del territorio ore 21.15 CONCERTO alla Chiesa di San Germano nel Comune di Ottiglio—Salome Schei-

degger al Pianoforte—Musiche di Grieg e Chopin

Partenza alle 17.15 in pullman dal parcheggio all’ingresso Esselunga via Ripamonti/ang BuzziRientro previsto intorno alle 24.00.

Quota di partecipazione: 30,00 euro tutto compresoPrenotazione obbligatoria entro il sabato precedente all’evento

Tel 02 45485050 (redazione di QUATTRO) oppure [email protected]

La Geloso, un altro pezzo di storiaindustriale in zona 4

Gli orti al ParcoAlessandrini

pag. 9

Gli Champs Elysèesdella zona 4:Viale Argonne

pag. 3

Libro biancosui trasporti pubblici

pag. 9

Una sorprendentestoria metropolitana

pag. 4

Arte e cultura in zona

pag. 10-11

Nellepagineinterne:

La Milano-Mortara e le barriere antirumore

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Vi portiamo noi…….Arte, Musica, Cultura ed Enogastronomia

Veduta dall’alto dello stabilimento in una foto degli anni ‘50

Le barriere antirumore poste lungo via Sulmona – foto di Simone Paloni

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nistro dell'Ambiente nel decreto di V.I.A. 7583 del 3/10/2002.Ecco, è proprio queste prescrizioni sull’inquinamento acusticoe sulle vibrazioni che i Comitati denunciano non essere state os-servate nella predisposizione del Bando. Addirittura denuncia-no che RFI ha utilizzato per i propri rilievi planimetrie vecchiedi 30 anni che non tengono conto dei nuovi insediamenti resi-denziali, a seguito della dismissione delle fabbriche poste lun-go la ferrovia.Un tecnico indicato dal Comitato Ferrovia Mi-Mo in rappre-sentanza dei cittadini frontalieri della linea, l’Ing. Stefano DeAllegri, è stato invitato ad alcuni incontri per la preparazionedel bando di Concorso di Progettazione RFI – Milano CinturaSud e si è fatto portavoce delle loro richieste. Sono state pre-sentate planimetrie aggiornate, richieste per le attenuazioni delrumore e vibrazioni e misurazioni acustiche effettuate diretta-mente sul posto che dimostrano la pesante criticità di chi abitaa pochi metri dalla ferrovia. Due sono principalmente le richieste ribadite ancora nella con-ferenza stampa:- compressione del rumore con un tunnel fonoassorbente tra-sparente con elevato livello di qualità architettonica nella trat-ta più problematica da Piazza Belfanti a viale Puglia, a tuteladei piani alti; - assorbimento delle vibrazioni e del rumore con tecniche anti-vibrazione sulle rotaie poichè la linea attraversa in buona par-te la città costituita da abitazioni vecchie e non può essere mes-sa in pericolo la loro stabilità. Secondo i Comitati, invece, RFI intende risolvere il problemadell’impatto ambientale con barriere alte da 5 a 7 metri senzafornire nessuna seria indicazione per eliminare le vibrazioni.Per questo, non vogliono accettare il fatto compiuto e chiedo-no al Comune di Milano di rispettare gli impegni presi e che ilComune intervenga a dilazionare le date del bando.

Stefania Aleni

Memorial Francesco OrlandoSi tiene il 10 maggio presso il Teatro della Quattordicesima lapremiazione del 1° Memorial Francesco Orlando, il bambino di7 anni rimasto vittima dell’esplosione in via Lomellina 7. LaCommissione Educazione del Consiglio di Zona 4 ha voluto in-fatti promuovere una iniziativa per ricordare Francesco ed haindetto un concorso rivolto agli alunni delle scuole primarie del-

la nostra zona. Gli alunni delle prime due classi erano invitatia presentare dei disegni, mentre quelli di 3°-4°-5° dovevano ci-mentarsi con racconti brevi e filastrocche. Tema conduttore: Ilmio quartiere.Tot le scuole che hanno partecipato e tot i lavori arrivati, fra cui(scelta non facile) ne sono stati selezionati un tot che verrannopubblicati in un libretto a cura del Consiglio di Zona 4.La mamma di Francesco ha seguito le varie fasi dell’organiz-zazione ed ha apprezzato molto la sensibilità della Commissio-ne, partecipando alla riunione del 23 aprile, in cui si sono defi-niti i dettagli della manifestazione, e si è manifestata l’inten-zione di rinnovare l’iniziativa anche per i prossimi anni.

Ghisalandia: non è mai troppo presto!Domenica 15 aprile in via Tolstoj (zona 6) ha preso il via il se-condo appuntamento con Ghisalandia, l’evento organizzato dal-la Polizia Locale per sensibilizzare i più piccoli in tema di edu-cazione stradale. Si tratta di un mini percorso, con tanto di se-mafori e di segnaletica orizzontale e verticale, che i bambini,dai 3 ai 10 anni, coinvolti dovranno percorrere con una biciclettamessa a disposizione dall’organizzazione. Al termine della gior-nata, per premiare l’impegno, verrò rilasciato un “patentino ro-sa” a tutti i giovani volenterosi partecipanti. Anche quest’annoGhisalandia vede impegnata la zona 4 e l’appuntamento è persabato 26 maggio presso la scuola media Carmelita Manara divia Cadore. “Si tratta – secondo Ombretta Colli, assessore alleAree Cittadine - di un contributo importante all'educazione stra-

dale che vedrà genitori e figli uniti, attraverso il gioco, nella co-noscenza del codice della strada insieme alla comunità socialedel proprio quartiere”. Sull’educazione stradale c’è poco dascherzare e ancora molto da fare. Aggiunge infatti Emiliano Bez-zon, Comandante della Municipale e organizzatore dell’appun-tamento insieme al Commissario Capo Antonio Barbato: “Conquesta iniziativa vogliamo dare un contributo concreto alla si-curezza stradale. I ragazzi imparano solo divertendosi: un bam-bino educato alle norme già da piccolo sarà meno pericoloso epiù responsabile da adulto”. L’iniziativa coinvolge anche i ra-gazzi più grandi delle superiori attraverso corsi finalizzati al-l’esame per il rilascio del patentino per ciclomotori. In propo-sito per tutte le informazioni l’ufficio dell’Educazione Stradalemette a disposizione i numeri 02 77275061-2. Il calendario diGhisalandia termina domenica 27 maggio presso il percorso divia Conte Russo. Dato il successo dell’anno scorso (1.700 ra-gazzi) e data l’importanza della tematica si prevede un’alta af-fluenza di partecipanti. E in effetti non è mai troppo presto perimparare le regole della sicurezza stradale.

Chiara Orlandi

UNA CUCCAGNA DI GIOCHI!DOMENICA 13 MAGGIO

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Il progetto “Arrivano i Nonni” è dedicato infatti alle due fasced’età generalmente poco considerate nelle metropoli, gli anzia-ni e i bambini.Il progetto “Arrivano i Nonni” permette l’inserimento nelle scuo-le materne della città di Nonni milanesi (indipendentemente dalfatto che siano effettivamente nonni o meno) che abbiano abi-lità manuali, tempo libero e voglia di trascorrerlo con i bambi-ni, per instaurare una relazione che si esprime essenzialmenteattraverso il fare e l’ascolto, favorendo il protagonismo attivo ela capacità di comunicazione dei bambini e offrendo loro unapreziosa relazione in più.Attualmente sono 41 le scuole materne comunali che hanno ade-rito al nostro progetto e che aspettano Nonni che desiderino tra-scorrere del tempo (generalmente un paio d’ore la settimana)con i loro bambini.

Chiunque fosse interessato ad aderire può contattare Arciragazziallo 02 541781 e chiedere di Elisabetta Rossi o di Anna Toma-sina.

CorrispondenzaEgregio Signor Portinari,in merito alla Sua richiesta relativa alla rimozione di manufattiadibiti a pic-nic, il Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde hacomunicato che gli stessi sono stati rimossi, eliminando le pro-blematiche esposte.

La saluto cordialmente. Il Vice Sindaco On. Riccardo DE CORATO

Egregio Vicesindaco Decorato,come può vedere dalle foto allegate c'è ben poco da rallegrarsidell'operato del "Settore Tecnico", perché chiamare questo ar-redo urbano è un invito al degrado. Comunque sappia che la mia non era una avversione personaleal "pic nic", ma è stata una battaglia a difesa del decoro del ver-de pubblico.Come si può pretendere il rispetto del verde urbano quando losi attrezza in modo così ignobile, perché come può ammiraremi sembra che ci sia ancora qualcosina da fare... Invitandola ancora una volta a verificare personalmente ciò cheavviene in città, ricambiamo i cordiali saluti.

Franco PortinariComitato Cittadino Porto di Mare

Vigili di quartiere e problemi di sicurezzaLo scorso 23 aprile presso il Consiglio di zona 4 si è tenuta un’in-teressante commissione sul tema della sicurezza ed in partico-lare sul ruolo svolto dai vigili di quartiere. Il responsabile delcoordinamento dei “ghisa” in zona 4, signor Emilio Turotti haspiegato che sono 40 le unità che vigilano sulla nostra tranquil-lità, e che la loro dislocazione è stata studiata e riorganizzata piùvolte. Il problema è che la zona è molto vasta e che è stato as-segnato da poco un nuovo onere ai vigili di quartiere: la pre-senza agli incroci. “Questo” ha sottolineato Turotti “fa sì che leforze che ci sono vengano in parte disperse”. Facendo qualchedomanda in giro sia a cittadini che ad alcuni commercianti sul-la presenza del vigile di quartiere, le risposte sono discordante:per alcuni è come se non ci fosse, mentre altri conoscono per-sonalmente il vigile della loro porzione di zona e avvertono ibenefici della sua presenza. Questo a dimostrare che evidente-mente il numero di unità non è poi così elevato per una zona checonta circa 150.000 residenti.Durante l’incontro sono emerse grazie alle segnalazioni dei cit-tadini una serie di situazioni davvero gravi. Prima fra tutte quel-la che già da un anno e mezzo si registra in piazza S. Maria delSuffragio 3 dove un palazzone fatiscente è occupato da centi-naia di extracomunitari e Rom che vivono in condizioni igieni-che pessime ammassati anche in trenta dentro un solo apparta-mento che viene sub affittato da non meglio precisati prestano-me, anche se il problema principale rimane l’individuazione delproprietario dell’immobile che risulta tuttora sconosciuto. Tut-ta la zona circostante è stata ed è tuttora interessata da conse-guenti fenomeni di criminalità e spaccio che hanno portato al-cuni cittadini a denunciare la situazione alle autorità (subendoin seguito anche minacce) che non hanno però ancora trovatoriscontro. Altre segnalazioni riguardano l’annosa questione deinomadi: sia i residenti di via Bonfadini che i residenti di via Ta-verna (vicino al parco Forlanini) hanno fatto presente il loro pro-fondo disagio al riguardo. I vigili difficilmente potranno inter-venire in tal senso, sono Polizia e Carabinieri a doverlo fare, manon sempre ciò accade. Più di una lamentela riguardo alla si-tuazione del cavalcavia che attraversa piazzale Corvetto, che ol-tre ad essere, diciamolo pure, esteticamente repellente, è unasorta di non-luogo dove macchine abbandonate, rifiuti e liqua-mi vari ormai fanno parte dell’arredamento urbano. Speriamosinceramente di potervi raccontare un giorno di una commis-sione riunitasi appositamente per elencare gli interventi risolu-tivi di tutti questi (e molti altri) problemi.

Federica Giordani

Nuova riduzione d’orario alla Biblioteca CalvairatePurtroppo dobbiamo segnalare che la Biblioteca Calvairate hanuovamente (dopo la chiusura serale) ridotto il proprio orariodi apertura.Infatti da circa un mese il giovedì ed il sabato chiude alle 14:15.Confrontando gli orari delle biblioteche rionali sul sito del Co-mune di Milano, tranne le più piccole che avevano già orari ri-dotti, nessuna risulta così penalizzata. Una delle tante conse-guenze negative, ad esempio, è l’impossibilità di riproporre ini-ziative per bambini il sabato pomeriggio, come spesso è statofatto, oltre che togliere la possibilità di studio e lettura alle cen-tinaia di frequentatori per due pomeriggi.

La Milano-Mortara e le barriere antirumoresegue da pag. 1

La signora Orlando al centro, a sinistra la Presidente della Commissione Educazione, Antonella Di Troia

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I n questo quarto articolo ciaccingiamo ad esplorare l'ul-timo tratto di quell'ampio

viale, da me paragonato ad un fa-moso luogo parigino, che condu-ce da piazza Tricolore alla chiesadei Santi Nereo ed Achilleo, os-sia il viale Argonne. Ci eravamo lasciati in piazzaleSusa, un ampio spazio verde, incui si trova un moderno monu-mento dedicato al giudice GuidoGalli, circondato da edifici d'e-poca particolarmente dignitosi,tra cui spicca per la sua decora-zione il civico 4. Mi limito a citare il notissimo fat-to che in questo luogo si trovavail bivio dell'Acquabella, snodoferroviario che a sua volta pren-deva il nome dalle cascine omo-nime poco distanti. Attraversata la piazza, ci attendeuna strada la cui espansione edi-lizia si è svolta principalmentenegli anni '50 del ventesimo se-colo, in pieno boom della rico-struzione postbellica. Ecco perchè la prima im-pressione è che l'ampio e rigoglioso parterresia affiancato da due muraglioni alti otto pianidi edifici in cui la funzionalità è stata senz'al-tro privilegiata rispetto all'estetica. Tuttavia, co-me talvolta accade, questa prima impressioneviene contraddetta da numerosi esempi di edi-fici di valore artistico ed architettonico, ed èpertanto di questi che mi occuperò nelle pros-sime righe. Procedendo verso l'esterno, il lato sinistro ospi-ta numerosi quartieri di case popolari di varieepoche, alternate talvolta a giardini (come quel-lo dopo via Pietro da Cortona) particolarmen-te gradevoli. Per lo più però prevalgono gli sta-bili d'epoca, come le case popolari della zonadi piazza Fusina; in particolare, quelle subitodopo la piazza, che occupano l'isolato fino avia Birago, si fanno notare per una lunghissi-ma balconata che occupa l'intero primo piano,girando intorno allo stabile. A seguire si trova un gruppo di edifici che, non-ostante il recente restauro, faticano a catturarel'interesse del turista. Si tratta però di un mo-dello architettonico di notevole importanza,

realizzato negli anni tra il 1935 e il 1938. Stiamo infatti parlando del quartiere "Fabio Fil-zi", progettato da Franco Albini, Renato Camuse Giancarlo Palanti, ossia tre architetti tra i piùnoti del periodo. Essi, differenziandosi dalle ca-se economiche di inizio secolo, iniziarono a do-tare queste strutture di maggiori requisiti perconsentire di viverle con una migliore qualitàdella vita. Non curandosi quindi più di tantodell'aspetto estetico, eliminarono le corti ed in-serirono quello che potrebbe essere considera-to il prototipo del giardino condominiale. Que-sto quartiere, essendo tra i primi concepiti in ta-le modo, costituì un esempio di architettura ra-zionale (corpi di fabbrica separati, disposti se-condo l'asse eliotermico, dotati di una zona averde continua) che sarebbe risultato determi-nante nello svilupparsi successivo di tale tipo-logia, come ad esempio fu per il quartiere Et-tore Ponti in via del Turchino. Conclude il lato nord un massiccio edificio diepoca littoria. Sul lato destro invece si trova una maggiore va-rietà di edifici, frammisti s'intende ai muraglionianni '50. Possiamo iniziare segnalando il civi-

co 2, sul cui ingresso siprotende un graziosobow-window, ed il civi-co 4, la cui facciata, ri-coperta di bugnato,ospita tre ordini di bal-coni: quelli al primo pia-no hanno colonnine inpietra, quelli al terzopiano sono in ferro battuto, mentre quelli alquinto piano sono in pietra e ferro battuto. A seguire il civico 12 ha alcuni fregi sulla fac-ciata, ma soprattutto è il preludio ad una bel-lissima e tranquilla via del quartiere, la via Ca-tania, su cui si affacciano graziose villette e flo-ridi giardini; essa si diparte da viale Argonnepochi metri dopo il civico suddetto. Poco oltre, il civico 24 ha un interessante bal-cone con nicchia ed una originale vetrata gri-gia nell'androne, mentre il civico 32, all'ango-lo con via Sighele, ha la facciata caratterizza-ta da un elegante loggione che si sviluppa sutre piani. Concludendo il lato sud possiamo citare il ci-vico 42, degli anni '50, per il giardino che co-

steggia la via Marciano ed il civico 52, di epo-ca littoria, per l'originale portone rosso che pre-cede una vetrata a specchietti. Siamo così giunti alla chiesa dei santi Nereo edAchilleo, cui ho già dedicato un articolo, e dicui ricordo solo che fu progettata nel 1937 daGiovanni Maggi e che il suo tesoro artistico èsenz'altro la cappella di Fatima affrescata daVanni Rossi nel 1949. Concludo con un aneddoto che sicuramente ènoto a tutti voi, e che tuttavia merita di esser ci-tato perchè ha dato spessore storico alla zona:il film "Miracolo a Milano", di Vittorio De Si-ca, fu girato nel 1948 proprio nella zona di via-le Argonne e aree limitrofe, in particolare ver-so Cascina Rosa e via Valvassori Peroni.

Gli Champs-Élysèes della Zona 4 (4: viale Argonne)A cura della Fondazione Milano Policroma - Testo e fotografie di Riccardo Tammaro

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LA STORIA/1In via Scheiwiller angolo Bacchiglione, so-no stati costruiti dei box/posti auto sotterra-nei convenzionati con il Comune di Milano(Bando parcheggi 1998). Assegnataria e co-struttrice dei box la società Quadrio Curzio.Previsti 197 posti auto al prezzo medio di16.165 euro, realizzati 231 posti auto al co-sto medio finale, autorizzato dal Comune di22.989 euro, ovvero un 42-43% di aumento!Però, se si confrontano i costi indicati neicontratti preliminari con quelli richiesti a sal-do prima della consegna, a seguito di una ri-elaborazione degli indici di incremento, ef-fettuata dalla Quadrio Curzio, sui maggiorioneri riconosciuti dal Comune, l’aumentoreale risulta in percentuale ancora maggiore:47,39 %!! L’aumento è composto da due voci: l’ade-guamento ISTAT (pari a quasi un 20%) e un“aumento del prezzo di assegnazione per co-sti non prevedibili”. Se si vanno poi a vede-re in dettaglio quali sarebbero questi costinon prevedibili, si scopre che la voce piùgrossa (30%) riguarda la realizzazione deltampone di fondo per la presenza della faldae, a seguire, i costi per la demolizione deiblocchi di fondazione delle ex. AcciaierieVanzetti che occupava tutta quell’area oraedificata.Siccome lo sanno anche i bambini che in quel-la zona di Milano la falda è alta, perché non era-no stati previsti i lavori di impermeabilizzazio-ne? In realtà il tampone era già stato inseritonel progetto definitivo approvato dal Comunedal punto di vista tecnico, ma la relativa conta-bilizzazione economica era stata rimandata aconsuntivo, con ciò, però, fornendo un prezzodi assegnazione non veritiero.A questo poi si aggiungano i ritardi con cui l’o-pera è stata eseguita, le varianti richieste ed ap-provate a lavori già eseguiti, la negligenza del-la concessionaria ad “ottemperare con urgen-za” ad una serie di rilievi mossi dal comitato divigilanza. A fronte di questa situazione, alcuni assegna-tari hanno già saldato l’intero importo richie-sto da Quadrio Curzio a titolo di corrispettivoper l’acquisizione del diritto di superficie e pre-so possesso dei box, altri invece non vi hannoancora provveduto in attesa di ulteriori accer-tamenti sul maggior prezzo loro richiesto e, per-tanto, esclusi dall’accesso al loro box, per il

quale hanno già comunque versato il 90% delprezzo inizialmente pattuito.

LA STORIA/2Per nessun assegnatario, comunque, è stato an-cora possibile fare il rogito perché……il Co-mune di Milano non ha ancora acquisito la pro-prietà del terreno sotto cui sorgono i box e cheaveva messo a bando. Come è possibile? Nel

lontano 1973 il Comune di Milano aveva ac-quisito con atto di scrittura privata l’area di cuici stiamo occupando, corrispondendo il dovu-to (650 Lire al metroquadro) alla proprietaria,la società Cooperativa Edilizia Diego. La ac-quisizione però non venne legalmente forma-lizzata. Nel 1981 la cooperativa viene messa inliquidazione ed ora sono rimasti due soci li-quidatori.Il Comune di Milano ha cercato dapprima un

accordo consensuale con i liquidatori, chie-dendo loro di perfezionare l’atto, ma i due so-ci si rifiutano, per ovvie ragioni di responsabi-lità sulle trasformazioni dell’area effettuate nelfrattempo, e quindi il Comune ha avviato pro-prio in questo periodo un procedimento diespropriazione dell’area per pubblica utilità,senza nulla dover risarcire, essendo il paga-mento già avvenuto nel ’72. Come riferito dalpresidente del C.d.Z., Paolo Zanichelli, in Com-missione, almeno questo aspetto del problemasi dovrebbe risolvere entro metà giugno.

LA STORIA/3Come mai a distanza di un anno dalla fine deilavori il soprasuolo è ancora incolto e non si-stemato?Nella Convenzione del novembre 2003 erascritto “tutte le opere eseguite nell’area che so-vrasta il parcheggio sono a carico della CoopSolidarnosc”. A tale scopo la Cooperativa ave-va anche accantonato la somma necessaria al-la sistemazione superficiale. Vi era poi stata unarichiesta di modifica da parte della Parchi eGiardini che avrebbe aumentato i costi. Altrocontenzioso col Comune, quindi, con il risul-tato che l’area è ancora incolta (mentre i car-telloni pubblicitari fruttano ancora entrate peri costruttori).

LA FINE DELLA STORIANon c’è ancora. Gli assegnatari, riuniti in Co-mitato, che non hanno accettato gli aumenti (so-no 41) chiedono al Consiglio di zona di atti-varsi per ottenere dal Comune una riunione con-giunta fra gli assegnatari, l’amministrazione co-munale e la società Quadrio Curzio per rag-giungere una equa transazione che metta sulpiatto gli aumenti ritenuti ingiustificati dagli as-segnatari e le possibili penali alla società co-struttrice per i ritardi e le inadempienze che sisono verificate durante gli anni.E ci starebbe bene, aggiungiamo noi, una fortesollecitazione a risolvere il problema della si-stemazione superficiale per restituire l’area al-l’utilizzo pubblico, per il cui progetto di siste-mazione unitaria la Quadrio Curzio ha già in-serito i relativi costi a carico degli assegnatari. Concludiamo, con la speranza di potervi rac-contare presto la fine della storia.

Stefania Aleni

Una sorprendente storia metropolitanaCi sono delle storie metropolitane veramente sorprendenti che vale la pena raccontare. Questa che vi andiamo a presentare non è nuovissi-ma, ma è conosciuta bene solo dai diretti interessati: ce la racconta il signor Carlo Sala, che, insieme ad altri aderenti al Comitato e ad un pe-rito di fiducia, l’ha anche esposta in una apposita Commissione del Consiglio di Zona 4.

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R isalgono al settembre2004 le prime picco-nate alla palestra In-

dalo, in via Marcona 7, cheavevamo testimoniato suQUATTRO, e che davanol’avvio ai lavori di parzialedemolizione e ricostruzionedel complesso esistente fra levie Cellini e Marcona, fino apoco prima sede di una Casauniversitaria Patronato SanVincenzo. La vendita del pa-trimonio edilizio non erascontata, infatti c’era ancheun progetto per la “ristruttu-razione integrale della Casanella sua sede storica di viaCellini 14, senza inutili e dan-nosi trasferimenti in zone pe-riferiche e non strategiche”,come si legge sul sito del Pa-tronato, aggiornato fino al2002, prima della cessione.I nuovi proprietari, la CelliniReal Estate srl e la MarconaReal Estate srl intendevanocostruire parcheggi interratie, a piano terreno, una strut-tura ricettiva alberghiera, unapalestra, oltre che recuperarei sottotetti a fini abitativi.E tutto questo con lo stru-mento della Dichiarazione diInizio Lavori nel 2003 e didue varianti, l’ultima dellequali risale al maggio 2005.Mentre iniziavano e prose-guivano i lavori di costruzio-ne dei box, di realizzazione

dei sottotetti nella porzione diedificio esistente su via Cel-lini, di completamento degliedifici interni, arrivavano an-che alcuni guai giudiziari.Nel gennaio 2006, infatti, laMagistratura pone sotto se-questro il cantiere, in quantoera stato rilevato un “abusoedilizio” nella realizzazionedell’attività “ricettivo-alber-ghiera” (incompatibile con ledestinazioni previste dalle vi-genti norme), oltre che risul-tare inadeguato lo strumentodella DIA per tale intervento.Parziale dissequestro nell’a-gosto 2006, e nuovo proget-to di variante, con la richiestaal Comune di un “permessodi costruire”, avendo anchemodificato le destinazionid’uso, rendendole compatibi-li con le Norme Tecniche diAttuazione del Piano Rego-latore Generale, che per quel-l’area prevedono come desti-nazione “servizi privati”.Ecco allora quanto prevede ilnuovo progetto: parcheggi aipiani interrati e parzialmentea piano terreno, casa-albergoper anziani, ambulatori me-dici, palestra e recupero deisottotetti ai fini abitativi.Le funzioni sono indipen-denti fra di loro e così i loroaccessi e la loro collocazio-ne. La casa-albergo ha il suoingresso in via Cellini 14,

nell’edificio già esistente, dicui è stata mantenuta la sto-rica facciata, mentre è statorifatto e completato l’interno;palestra e ambulatori trove-ranno invece spazio in duenuovi edifici che frontegge-ranno via Marcona, uno d’an-golo, più basso, e l’altro piùinterno e più alto (originaria-mente era una torre, adessol’altezza è stata drasticamen-te diminuita, per cui ora èomogenea agli edifici confi-nanti) che ospiterà gli ambu-latori. La disposizione degliedifici darà anche luogo aduna “piazza” (uno slargo, sa-rebbe più corretto dire) su viaMarcona.Nella casa-albergo sono pre-viste 48 camere singole perutenti “in condizione di auto-sufficienza psico-fisica”, spa-zi di socializzazione, sala dapranzo, locale cucina a dis-posizione degli ospiti, ambu-latorio medico, palestra di ri-abilitazione. Le camere sin-gole, poi, sono in realtà deibilocali perché è previsto an-che un ulteriore locale checostituisce un piccolo sog-giorno privato (il fine è nobi-le, “per consentire una mag-giore privacy agli ospiti chelo desiderassero”).Chi fosse interessato, inco-minci a risparmiare…..

Stefania Aleni

P rima la sera. Nessun contrasto con ilgiorno che andava a spegnere (giornoche si lasciava volentieri fare, dopo la

fatica di una luce profusa fino a quel momen-to. Per abituarci alla nuova condizione, i cri-stalli di quest’ultima scemavano gradualmen-te la loro brillantezza (a fare la sera) sino poi achiudere del tutto le palpebre fattesi pesanti (afare la notte appunto). Ma tutto ciò lentamen-te come avviene per il sole quando sembra di-speratamente voler rallentare la sua discesa pri-ma di farsi inghiottire definitivamente dall’o-rizzonte.In impercettibile anticipo rispetto all’imbruni-re, si accendevano i lampioni delle vie: filari dilampade a disegnare la geometria delle piazzee delle vie. Una luce fioca, la loro, dal coloregiallo antico che si limitava ad illuminare ap-pena quel metro quadrato sottostante. Non c’e-ra in realtà la necessità di rendere particolar-mente luminosa la città dal momento che si po-tevano contare sulle due mani le persone chene usufruivano a quelle ore e soprattutto per-ché non esistevano pericoli di sorta: la sera ela notte che sarebbe seguita erano oneste comeil giorno, a quei tempi.Subito dopo i lampioni si accendevano le lucidelle cucine: famiglie attorno al desco già ap-parecchiato, illuminato dal silenzio di una lam-padina. La notte arrivava quieta silenziosa esenza accorgerti ne facevi parte come se non ci

fosse stato prima di lei null’altro. Col passaredelle ore ma ad un momento, sempre quello co-me per un sottinteso accordo, si spegnevano aintermittenza (ma tutte nel giro di pochi minu-ti) anche le luci delle abitazioni: un comunesentire condizionava un po’ tutti noi ad andarea riposarci più o meno alla stessa ora come senell’aria ci fosse stato un orologio a dettare rit-mi del giorno e della notte simili per ognunodi noi.A questo punto era veramente notte e notte pro-fonda, difficile da immaginare oggi dove la not-te è simile al giorno, stesso movimento e af-frettarsi per la strada, stesso affanno, stessa an-sia diffusa. Una notte che non trova una pausae che non si concede nemmeno un respiro chela separi dal giorno. Quasi inesistente il pas-saggio delle auto nelle nostre vie nelle ore not-turne di quegli anni, invece: le luci dei fari qua-si smarrite nella vastissima e profonda oscuri-tà che le circondavano e il loro procedere in-certo, come alla ricerca di punti di riferimen-to. Al loro passaggio sotto le nostre finestre sol-levavano volumi di oscurità coricata ovunquesulle pacifiche strade dei nostri quartieri comesospesa in un sonno profondo. Un risveglio,quello della notte alla comparsa inattesa delleauto, che durava meno di un istante, trascorsoil quale tornava a cadere nel suo naturale tor-pore: così breve che non avrebbe ricordato.

Gianni Tavella

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Forse non saranno una delle sette meravigliedel mondo come i rigogliosi giardini pensili diBabilonia che avevano incantato Erodoto, mapassare in una bella giornata di maggio sottole mura cinquecentesche di Piazza Medaglied’Oro può darci una piacevole sensazione diNatura, in antitesi con gli enormi cartellonipubblicitari che richiamano alle bellezze este-tiche umane.Fra i mattoni consumati e dimenticati cresco-no le eleganti Bocche di leone di diversi colo-ri: gialle, rosa e rosse, la profumata Menta co-mune, la piccola Cimbalaria, la succulentaBorracina bianca, l’esile Crespino, gli appic-cicosi Parietaria e Attaccaveste, la beneficaMalva, il temibile Rovo e il comune Orzo son-cino (la spiga che si tira nei capelli degli ami-ci!). Ma la sorpresa maggiore è quella di ve-dere dei veri e propri alberi di sei e più anni.Tre invadenti Ailanti si stagliano vigorosi, ac-compagnati dai piccoli Olmi e dagli ombrosiGelsi (che non si sa da dove arrivino!) Magia?No. Sono tutte piante estremamente rustiche eadattabili che riescono a sopravvivere in pic-coli buchi e avvallamenti dove si è andato adepositare un sottile strato di terra e i cui semisono andati disperdendosi grazie al vento edagli uccelli di passo. Dei veri e propri pionie-ri e arrampicatori, che abbelliscono quelle mu-ra che per troppo tempo abbiamo snobbato co-me ruderi e che ora sono oggetto di un discu-tibile piano di recupero ad opera di Tmc Pub-

blicità. Va da sé che nessuno (il nostro Comu-ne per primo) ha tempo e soldi per pensare arivalutare queste vestigia storiche anche pro-movendo un’integrazione con le emergenzenaturali che le mura stesse possono raccoglie-re. Un vero peccato.

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Armati di registratore e macchinafotografica abbiamo suonato allaporta di Ezio Di Chiaro, prima di-pendente e poi tecnico riparatore diapparecchi Geloso, che ci aspetta as-sieme all’amico Franco Perna, pro-gettista. Ci accoglie in un garage-magazzinodove le pareti scaffalate ospitanocentinaia di apparecchi prodotti dal-l’azienda di viale Brenta. E in mez-zo al magazzino un televisore inbianco e nero, perfettamente fun-zionante per la maniacale messa apunto di Ezio, che risale al 1955. Daun momento all’altro ci aspettiamotrasmetta Carosello ed invece è sin-tonizzato su una delle reti che affol-lano l’etere.

Che cosa “faceva” la Geloso?“Alla Geloso si producevano tutti icomponenti, escluse le valvole, perassemblare un apparecchio. Dalla vi-te alla plastica della mascherina, dal-le griglie degli altoparlanti agli av-volgimenti fino alla falegnameria,che era a Lodivecchio, dove si co-struivano gli chassis che poi ospita-vano i vari apparecchi. Per fabbrica-re i vari componenti John Geloso,che era un grande creativo, progetta-va lui stesso le macchine per produr-le. Ci si faceva tutto in casa”.La produzione Geloso era vastissi-ma. Si andava dalle radio ai registra-tori ai televisori e soprattutto le ap-parecchiature professionali per radioamatori. I registratori che hanno re-so famoso il nome della ditta eranosolo il 10% della produzione. Ogni“pezzo” era corredato da una suascheda tecnica particolareggiata conspiegazioni sul funzionamento. Bisogna aprire una parentesi e spie-gare cosa era il “Bollettino Geloso”.Una pubblicazione trimestrale che ol-tre a dare consigli di manutenzionepermetteva, anche a chi non aveva di-mestichezza con la materia, di co-struirsi un prodotto Geloso. Si ini-ziava con la specifica dei pezzi,ognuno con il riferimento di catalo-go, e le istruzione, chiarissime, perportare a termine il lavoro. Ovvia-mente Ezio Di Chiaro ha la collezio-ne completa.

Come era organizzata la Geloso?“Un’azienda solida - interviene Fran-co Perna -, una di quelle dove pote-vi lavorare fino alla pensione senzamai cambiare. Avevamo il serviziomedico interno, l’attenzione per il la-voratore era significativa. Gelosoaveva una grande apertura sociale,prima l’uomo e poi la macchina co-me alla Olivetti, e questo è dimo-strato dal fatto che le donne che vi la-voravano (l’80 per cento delle otto-cento persone che erano impiegatealla Geloso) potevano addirittura por-tarsi il figlio in quanto era stato crea-to un asilo per i bambini con tanto dimedico e infermiere. Una ditta chel’8 marzo chiudeva ed era festa pertutti. Eravamo all’avanguardia a queitempi: avevamo la mensa internaquando ancoraalla Fiat gli ope-rai si portavanoda casa la famo-sa “schiscetta”.“La mensa –prosegue Franco- restava apertaanche nel pome-riggio per con-sentire a chi co-me me faceva lescuole serali dipoter andare ascuola avendogià cenato. LaGeloso era una

spanna avanti”.Gli fa eco Ezio: “Non dimentichia-mo che eravamo convenzionati conle colonie estive e mi ricordo che inestate c’erano i pullman che partiva-no da viale Brenta verso il mare”.E ancora Franco: “A fianco dello sta-bilimento c’era (e c’è ancora caroFranco) una palazzina bianca a duepiani. Questa era la fucina delle ideeGeloso dove al secondo piano ven-ne creato e assemblato il primo tele-visore in bianco e nero esposto allaFiera Campionaria di Milano nel1949. Al primo piano era invece si-tuato l’asilo nido e al piano terra sitrovava il Cral”.La Geloso era famosa per i suoi am-plificatori e le trombe e c’era un det-to “Ogni campanile un amplificato-

re” perché molte chiese si erano do-tate di un impianto di quel tipo.Quando c’era campagna elettorale levendite salivano perché gli amplifi-catori veniva montati sulle auto cheandavano in giro a fare propagandaper i vari partiti. “Un amico – ag-giunge Franco – andava spesso a SanVittore perché l’impianto usato eraGeloso, così come nelle caserme. Edi questi apparecchi ce ne sono in gi-ro ancora e ancora funzionanti”. Re-stando in tema militare la Geloso haprodotto radio trasmittenti portatiliper l’esercito e i sommergibili erano

dotati di interfono Geloso.“Prima si parlava di donne – inter-viene Ezio – e mi ricordo le lunghefile di operaie che al mattino arriva-vano da tutte le parti, soprattutto daPorta Romana, e quelli che arrivava-no con il materiale prodotto a casa.Molti alla sera, infatti, prima di an-dare a casa passavano in magazzinoa ritirare il materiale che a casa uti-lizzavano per produrre i pezzi. Ho vi-sto delle cantine trasformate in si-gnore officine e se il tempo non erasufficiente si coinvolgevano personedel quartiere nel cosiddetto lavoriconto terzi. Un caporeparto con que-sti “straordinari” nel ‘62 si permisedi tenere la moglie in albergo un me-se a Rimini e andare a trovarla nei fi-ne settimana in aereo”.Ezio e Franco sono un fiume in pie-na nel raccontare fatti, aneddoti chehanno riguardato la vita della Gelo-so. E lo fanno mentre ci accompa-gnano in un altro locale dove restia-mo impressionati. La collezione com-

pleta dei microfoni e di tutti i model-li di registratori prodotti dalla Gelo-so. Un vero e proprio santuario doveEzio Di Chiaro se li coccola e li man-tiene “tutti” in piena efficienza.“Ecco, questo è il primo registratoredel 1949. È un registratore a filo, in-fatti al posto del nastro utilizzava unfilo magnetizzato da una testina”. Loaccende e dall’altoparlante esce lavoce di Mago Zurlì. I primi modellia nastro, il 250 e 252, erano molto ca-ri (160mila lire negli anni ‘60), sipassò poi al 255 e 256 con costi piùcontenuti e alla fine il Gelosino che

fu un successo. C’era il modello bas-so e quello alto, quello con i coman-di per fermarlo e farlo ripartire in mo-do particolare utilizzato da chi batte-va a macchina o quello che si avviaal suono della voce e si ferma dicen-do stop. Uno degli ultimi modelli del-la Geloso fu il registratore con la ra-dio incorporata, prima di quello cheutilizzava le cassette. Cosa strana, iregistratori Geloso non sono mai sta-ti stereo.Infine i microfoni. Un tavolo pieno,sovrastati dall’insegna luminosa(inutile dire funzionante) della Gelo-so, con tutti ma veramente tutti quel-li prodotti negli anni di attività. Dalprimo, un cerchio con sospesa nelmezzo una membrana sensibile, aquello senza fili, primo in Italia, usa-to dai corrispondenti Rai, a quelli datavolo o da palcoscenico attraver-sando tutta la vita della azienda mi-lanese. Il microfono era un pallinodell’ingegner John Geloso che pas-sava giornate nella camera anecoica

a studiare e sperimentare membrane.Alla domanda di quando alla Gelosoinizia la fase calante che porterà allasua scomparsa, sia Ezio sia Francoricordano con tristezza gli ultimi an-ni. Adeguarsi ai cambiamenti socio-economici che negli anni ‘70 leaziende italiane dovettero affrontare,non riuscì possibili alla Geloso. La forte sindacalizzazione in atto, unmanagement non al passo con i tem-pi, le mutate condizioni di mercato e,grave fatto, l’aggravarsi dello stato disalute di John Geloso, portano l’a-zienda verso la chiusura. Le multi-nazionali che invadono il mercato ita-liano con i loro prodotti, che acqui-siscono imprese italiane, la spietataconcorrenza del Giappone, dove l’au-tomazione porta ad una drastica ri-duzione dei costi, la morte nel 1968dell’ingegner John Geloso e il disin-teresse degli eredi a continuare nellasua avventura portano inevitabil-mente alla liquidazione.In viale Brenta nel 1972 si spegnel’insegna della Geloso.E noi spegniamo il registratore: lastoria di John Geloso è finita.

Sergio Biagini

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S u iniziativa delle consigliere di zona del-la Lista Ferrante e sottoscritta da tutte leconsigliere donna, è stata votata dal Con-

siglio di Zona 4 una mozione per chiedere il ri-pristino del servizio di Consulenza legale gra-tuita. Come specificato nel testo approvato,“Questo servizio era presente da anni ed eraprestato da consulenti legali donna direttamentepagate dal C.d.Z.; solo nell’ultimo anno eracambiata la gestione ed il Comune aveva fattouna convenzione con l'Aiaf - Associazione ita-liana degli avvocati per la famiglia e per i mi-nori – affinché svolgesse, senza costi per il Co-mune, attività di ascolto, informazione e con-

sulenza rivolte alla soluzione e mediazione deiconflitti familiari e di coppia.”A decorrere dall’inizio del 2007, però, il servi-zio è stato interrotto, pur essendo sempre statoapprezzato dalle utenti, donne soprattutto, chehanno potuto avere un primo aiuto concreto peraffrontare i propri problemi di carattere fami-liare. Lo prova l’alto numero di consulenze,quasi 300 nel periodo febbraio-dicembre 2006. Nella mozione si chiede quindi di “conoscerele motivazioni che hanno portato alla interru-zione del servizio da parte dell’AIAF, e di ri-attivare al più presto il servizio di Consulenzalegale gratuita, ponendolo in carico alle Zone.”

Una mozione per ripristinare il servizio di consulenza legale

I soci coop discutono di bilancio in assemblea

Tradizionale appuntamento per i soci coop, invitati a discutere in apposite assemblee il bi-lancio 2006 di Coop Lombardia. Una occasione per conoscere l’andamento economico-so-ciale della cooperativa, verificarne la salute ed i programmi di sviluppo. Un momento peravere un confronto con i dirigenti della cooperativa, per fare commenti e dare suggerimen-ti, per conoscere il bilancio sociale di coop, ovvero quella parte del bilancio utilizzata peroffrire nuovi servizi ai soci, promuovere iniziative di solidarietà, sviluppare la socialità.

Per i soci dei punti vendita di Rogoredo e PiazzaLodi,l’assemblea si terrà

venerdì 25 maggio ore 21presso il Salone Parrocchiale

degli Angeli Custodi in via Colletta 21

Ricordarsi di portare la Carta SocioCoop – Agli intervenuti verrà dato un buono spesaomaggio di 7 euro da utilizzare nei supermercati e ipermercati Coop della Lombardia.

La Geloso, un altro pezzo di storia industriale in zona 4segue da pag. 1

Nelle immagini,da sinistra:registratore a filo;Ezio Di Chiaro(a sinistra) e Franco Perna;la collezione di microfoni

Lo stabilimento negli anni ‘5o

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S iamo andati ad Abbiategrasso per rac-contare una storia di zona 4. Che cosahanno in comune questa città e la nostra

zona? L’inizio dell’avventura della MI-VAR, il maggior produttore di tele-visori italiani che ha lo stabilimen-to ad Abbiategrasso, incomincia nel1945, nell’allora quartiere di Cal-vairate, in via Tommei. Qui CarloVichi, oggi ottantaquattrenne maancora saldamente al timonedella sua azienda, nel monolo-cale dove vive produce compo-nenti per radio e assembla pic-coli apparecchi, un’attività chealla fine della guerra ave-va avuto notevole impul-so grazie alla diffusionedella radio e che avevafatto sorgere molte fab-briche italiane importan-ti.Dopo aver iniziato a la-vorare in una fabbrica dichiodi per tappezzeriaCarlo Vichi mette a frut-to i suoi studi da radio-tecnico e… “In via Tom-mei, io, ovvero la VAR (Vichiapparecchi radio) - ci racconta il suo fondato-re - facevo le radioline economiche. A quei tem-pi non era facile trovare la componentistica, eallora spesso andavo alla Fiera di Senigallia pertrovare qualche pezzo. In seguito quando intuiiche la componentistica era importante iniziai aprodurla da solo vendendola non solo a Mila-no ma anche in tutta Italia”. Una curiosità: ilrappresentante di Vichi era Marco Ponzoni ilpapà di Cochi Ponzoni, da sempre in coppiacon Renato Pozzetto.La necessità di spazio per l’ampliarsi della at-

tività si traduce nel trasferimento in viaCurtatone nel 1950 dove Carlo Vichi inizia laproduzione in proprio della componentisticadelle radio. Quando nel 1955 compare sul mercato la mo-dulazione di frequenza, della quale Vichi capi-sce le potenzialità avendo fatto già da tempoesperimenti in tal senso, alla VAR si iniziano aprodurre le radio con questo nuovo sistema diricezione. Per fare questo lo spazio di via Cur-tatone non basta. Qui rimane la produzione deicomponenti, mentre l’assemblaggio delle radioviene fatto in un seminterrato di via Strigelli al-l’angolo con piazzale Martini (dove oggi c’è

l’Oviesse n.d.r.). Nuova sede maanche nuovo nome: anteponendola sigla MI al logo precedente

VAR si trasforma in MIVAR.Si amplia anche il numero de-gli occupati che salgono a200 dipendenti. “Il fatturatomensile crebbe in manieraesponenziale – raccontaCarlo Vichi - Passai da ottoa trenta milioni in poco tem-po. Dalle 100 radio prodot-te al mese agli inizi, arrivaicon il tempo a produrne cin-que-seicentomila all’anno A

quei tempi non c’era la con-correnza asiatica come oggi che

sta monopolizzando il mercato e mettendo incrisi i produttori che ancora sopravvivono inEuropa e in Italia. Potevo vendere le mie radioa metà prezzo di quelle che arrivavano dallaGermania. In via Strigelli eravamo in un se-minterrato di una casa all’angolo di piazzaleMartini dove la produzione proseguì attiva-mente con una gamma di 6 modelli di radio.Cambiava la carrozzeria ma il “motore” era co-mune a tutti”.A questo punto sorge spontanea una domanda.Via Tommei, via Strigelli, piazzale Martini:quali ricordi ha della zona?

“La zona 4 era un paese nella città ai miei tem-pi con le case popolari per lo più abitate da ope-rai. Un luogo dove ci si conosceva tutti e io eroconosciuto perché quando c’era bisogno anda-vo a riparare le radio. Sono stato uno dei primiattorno al 50 ad avere il telefono in duplex conun funzionario della allora Stipel. Ricordo an-che piazzale Martini senza gli alberi, tagliatidurante la guerra per fare legna, e poi rimessifinito il conflitto. Ricordo i campi dopo vialeMolise, alla fine delle case popolari dove c’e-rano ancora le cascine (Carlo Vichi è nato aLambrate nella cascina Mulino della Croce evissuto in via Bertolazzi vicino alla cappellet-ta di via Conte Rosso n.d.r.). In via Ciceri Vi-sconti c’era quello che chiamavamo “il basti-mento” una delle prime case non popolari congli ascensori. E poi le case minime di via Za-ma, quelle sempre in Ciceri Visconti e la ca-scina della Trecca, dove c’erano le “signorine”.La storia della MIVAR in zona 4 finisce attornoal 1960 con la grande richiesta da parte del pub-blico del televisore. Ancora una volta Carlo Vi-chi capisce l’importanza di questo nuovo mezzodi comunicazione e la MIVAR si allontana daMilano e, dopo una breve parentesi in via Gior-dani, si trasferisce ad Abbiategrasso nel 1963 ri-manendo l’unica ditta italiana contro i grandigruppi stranieri. Ma questa è storia recente.

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S ammy era cresciuta in un am-biente familiare democratico,dove democraticamente le sal-

tavano in testa per ogni nonnulla, e do-ve, se era il caso -e sembrava fossesempre il caso- Mary, la madre, nonle lesinava democraticissimi scapac-cioni. E’ perciò ispirandosi alla mas-sima democrazia che Sammy decisedi affrontare la questione con Rocco,detto Rocky nonostante a chiamare luiarrivasse sempre prima il cane di quel-li del secondo piano. Spintonandoloin un angolo di pianerottolo, gli sven-tolò davanti al naso un pugno. “Ascol-ta, brutto pirla che non sei altro, se ap-pena fiati sul guaio che mi è successoa scuola stamattina ti faccio più nerodi quello nuovo che ci hanno appenamesso in classe, quello che sa dire so-lo vaffanculo, come cacchio si chia-ma…” “Omar” suggerì Rocky. “Ap-punto, Omar: nero uguale, che vi pi-gliano per fratelli gemelli e la questu-ra ti chiede il permesso di soggiorno,e tu non ce l’hai, e sa la madonna do-ve ti spediscono.” Rocky conoscevatroppo bene Sammy per scherzarci so-pra, sicché giurò che mai avrebbe rac-contato a chicchessia che Sammy ave-va preso una nota dalla maestra Lu-cilla perché non aveva fatto il compi-to, un’altra perché aveva strappato unapagina dal quaderno, un’altra ancoraperché le mancava anche il compitoassegnato per il giorno precedente; e

la maestra Lucilla, accidenti a lei, do-po un mese di assenza era tornata congli arretrati della propria carità cri-stiana di militante di Comunione e li-berazione da smaltire, e anziché noteaveva scritto poemi. Da qui la legitti-ma preoccupazione di Sammy, e la suadecisione di ridurre a macinato per sal-sicce chiunque avesse spifferato la co-sa, rovinandole il ponte del primomaggio. Che poi, a ben vedere, si di-ceva. Una povera bambina cresciutacom’era cresciuta lei, senza sapere chifosse suo padre, col dubbio che non losapesse nemmeno la madre, in una ca-sa popolare che era stata della madredel marito della madre, che già a dir-la così ci si capiva poco, cioè dellanonna, se la madre l’avesse fatta conil marito, cosa che non era avvenu-ta…va be’, insomma, in una casa pie-na di mobilia vecchia, scura, terrifi-cante, che crepitava di tarli e che la po-vera Mary aveva tenuto tal quale permancanza di liquidi, e mettiamoci an-che i solidi e gli aeriformi, visto il suostipendio di maestra d’asilo. Per dire.E poi, povera bambina, come non ba-stasse già quello, ci si era messa la ma-dre a infliggerle anche una mezza doz-zina di propri fidanzati tutti unifor-memente coglioni, che se fosse statala madre di un altro l’avresti conside-rata piuttosto zoccola, ma è la tua, e dimamma ce n’è una sola, e meno ma-le. Per non parlare del fatto che lei,

sempre povera bambina, era stata al-levata dai nonni, bravissime persone,ma, in quanto nonni, già vecchi per de-finizione, nonno Luiss che blateravaperché il barbera appena decente co-stava un occhio e il Viagra neancheparlarne, se lo potevano permettere so-lo i vecchi rincoglioniti sì, ma bene-stanti, e se risparmiavi per comprarte-lo, magari ti veniva in mente al mo-mento giusto quanto t’era costato e fa-cevi anche cilecca, e nonna Franca, in-vece, che passava il tempo maledi-cendo l’anno, il mese, il giorno, l’orae il minuto -al secondo non era anco-ra arrivata, ma c’era speranza- in cuiaveva conosciuto nonno Luiss. Altriparenti nessuno, eccezione fatta perzio Renato, bacucco anche lui, cheparlava solo di politica, diceva di es-sere per la pace e l’amore universale,e pensava che a tutti i politici dovevaessere ficcata una supposta di nitro-glicerina nel sito idoneo. Perfino lagatta di casa era vecchia, mai che vo-lesse giocare, anzi al solo sentirla ar-rivare soffiava e filava via, magari conqualche buona ragione, pensavaSammy, ma insomma cosa lo tieni afare il gatto se non te lo puoi paciuga-re come un peluche. Per farla breve,la sua era un’infanzia difficile, di quel-le che, dopo che ti hanno arrestato, glipsicologi ne parlano in televisione, ei giudici, se hai abbastanza grana o seifamoso, ti condannano a poco e non ti

mettono dentro per niente. Con il ri-schio, continuava a pensare Sammy,che se la madre avesse visto quelle trenote, la sua infanzia difficile sarebbediventata difficilissima. “E poi io ilcompito l’avevo anche fatto!” sbottòafferrando Rocky per il collo e dan-dogli una strizzata. “Però hai strap-pato la pagina” bofonchiò lui mezzosoffocato. Certo che sì, e con la pagi-na se ne era anche andato il compitodel giorno precedente; ma con qualecoraggio avrebbe potuto farla vedere,quella pagina, alla Lucilla, che dopoun mese di assenza s’era ripresentataa scuola…diciamo ristrutturata, e seavesse letto quello che c’era su quel-la pagina altro che tre note avrebbescritto. Perché Sammy, per dirla tut-ta, era cresciuta alla scuola di nonnoLuiss, e nonno Luiss aveva sempre af-fermato con vigore che le donne conil naso grosso sono più donne delle al-tre, perché “…be’, questa te la spiegoquando sarai più grande”, il che ave-va indotto Sammy a spiegarselo da so-la, e con profitto. In virtù delle pro-prie convinzioni, rese granitiche dallavastissima esperienza fatta sul campoe in ogni altro luogo possibile, nonnoLuiss aveva orrore delle donne che sirifacevano il naso, e in effetti Sammy,guardando le donne con il naso rifat-to, aveva da un pezzo osservato quan-to ce l’avessero tutte uguale e quantofossero diventate brutte. Perciò, quan-

do la supplente della Lucilla aveva da-to da scrivere delle riflessioni sui ma-li della società, lei aveva elencato Ber-lusconi, il Milan, la Juventus, Cristi-na Aguilera, l’insalata di riso con den-tro i chicchi di mais e le donne che sirifacevano il naso. “Le donne con ilnaso rifatto sono brutte” aveva ponti-ficato come finale. E proprio quellamattina, dopo un mese, non ti va a tor-nare la Lucilla con tanto di mini-na-setto nuovo di pacca e di bisturi? Co-sa avrebbe dovuto fare una poverabambina dall’infanzia già difficile disuo, avrebbe dovuto farglielo leggere,dopo che quella si era fumata dieci tre-dicesime per credere di essere diven-tata più bella senza l’intervento delloSpirito Santo? Meglio strappare lapagina, e presentarsi con il compitonon fatto. “Che poi la Lucilla, bruttacom’è, stava meglio col naso grossoche aveva prima” borbottò. “A dire ilvero anche la tua mamma il naso unpoco grosso ce l’ha, e accidenti se èbella!” disse Rocky, che stravedevaper la bionda, scattante e ringhiosamamma di Sammy, soprattutto quan-do la confrontava con la propria, chenei momenti migliori sembrava unacredenza riuscita mica tanto bene.Sammy si commosse; dopodiché, ri-cordandosi della teoria di nonno Luiss,gliele suonò di santa ragione,

Giovanni Chiara

V enerdì 20 Aprile, alle7.30 di mattina, inizialo sgombero dell’ex

caserma di Viale Forlanini eper molti incomincia l’assur-da avventura di trovarsi a rim-piangere una sistemazioneprecaria e fatiscente che maiavrebbero creduto di poterrimpiangere.Da anni, nella caserma ab-bandonata, avevano trovato ri-fugio prevalentemente eritreie sudanesi in possesso di unpermesso umanitario, ma pro-babilmente alle auto velociche sfrecciavano verso l’aero-porto, quella presenza discre-ta, celata dalle mura di cinta,era rimasta nascosta.Di certo la città ha dovuto ac-corgersi di loro lo scorso 12marzo, quando Kidane Meha-ri, un eritreo di 41 anni, hascelto di impiccarsi con un ca-vo elettrico ad uno degli albe-ri del parco. Allora tutta la co-munità, non più solo la schie-ra dei volontari che per anniha assistito queste persone, hadovuto prendere coscienzadelle condizioni drammatichein cui vivevano: accampati in150-200, a seconda del perio-do, senza servizi, acqua edelettricità, in mezzo alla spaz-zatura e ai topi.Principalmente la caserma eraformata da due edifici: il pri-mo fatto di stanze minuscole,occupate da materassi buttatia terra e chiuse da coperte in-nalzate a mo’di finestre e por-te che non ci sono più; il se-condo fatto di stanzoni, dovesi ammassavano fino a 70-80persone per stanza, e dove lecoppie cercavano di guada-gnare un po’di intimità fra pa-reti di lenzuola stese. Ma l’o-dore acre di quei dormitorivarcava ogni tentativo di se-parazione, e una volta prova-to, ti accompagnava per mol-te ore addosso.Nell’ultimo periodo la situa-zione era leggermente miglio-

rata, dopo che le autorità, daanni a conoscenza della situa-zione, avevano finalmente au-torizzato l’Amsa a ritirare laspazzatura, e dopo che gli ope-rai, che lavoravano lì vicino al-la costruzione del nuovo cani-le- un progetto da 5 milioni dieuro- avevano allungato lorouna conduttura dell’acqua. Di fronte ad un problemaenorme, in crescita costante sututto il territorio nazionale,nella settimana “della sicu-rezza e dell’ordine pubblico”,il Comune di Milano, ha scel-to una soluzione che, ancora

una volta, non esce dall’otticadell’emergenza: coloro chesono rientrati nel censimentofatto dal Comune un paio dimesi fa (circa la metà degli oc-cupanti, secondo il Naga) so-no stati trasferiti nei centrid’accoglienza e nei dormitoripubblici di Viale Ortles, VialeIsonzo, Via Saponara e Piaz-zale Lotto, dove, contraria-mente a quanto pattuito all’i-nizio, dovranno uscire entro le7 del mattino per poter rien-trare solo dopo le 9 della sera.Non è poi chiaro quale sia ilpercorso d’integrazione stu-

diato per loro, se preveda cor-si di lingua o d’inserimentonel mondo del lavoro, per evi-tare che tra sei mesi si ripro-ponga la stessa situazione.Tra le persone rimaste fuoridal programma d’accoglien-za, un gruppo di rumeni che,come comunitari dovrebberoessere agevolati, ma restanoinvece sospesi in un limbo bu-rocratico perché incapaci ditrovare un lavoro in regola chedia loro la carta d’ingresso.Così Marcel, da due anni nel-la caserma di Viale Forlanini,con lo sgombero ha visto

spezzato il suo sogno “bor-ghese”, lui che in mezzo a tut-ta quella sporcizia era riusci-to a farsi il suo giardinetto,con tanto di piantine decora-tive, divano recuperato dallastrada e cagnolino al seguito.Diceva che era importantemantenere la pulizia e la bel-lezza, perché anche in quellasituazione nessuno potevaportargli via la sua dignità, eche non si era mai pentito diaver lasciato la Romania, per-ché si sentiva libero e perchécon quei quattro soldi che ri-usciva a guadagnare, poteva

mantenere la famiglia e il pa-dre anziano.In realtà ora Marcel e tutti glialtri che non sono stati accol-ti nei dormitori, sono ancoraaccampati nel retro della ca-serma, forse solo un po’ piùnascosti dalla vegetazione.Proprio per questo, durante lariunione della CommissionePolitiche sociali, Famiglia eSalute del Consiglio di zonache si è svolta lunedì 16 apri-le, l’Arci aveva chiesto che lazona di Viale Forlanini, cosìcome altre aree dismesse, fos-sero ri-destinate, con una mi-nima spesa, alla prima acco-glienza, visto che il fenome-no dei rifugiati è destinato adaumentare con la bella stagio-ne . A questa proposta ha in-direttamente risposto il vice-sindaco De Corato la mattinadello sgombero, dicendo cheil Comune non è disposto aspendere per un terreno cheappartiene al Demanio.In realtà per quell’area esistegià un progetto che prevedel’abbattimento della caserma ela messa a dimora di un “bo-schetto lombardo” che andràad integrare il Parco Forlanini.Legata quindi al passaggio bu-rocratico di proprietà è anchela sorte della caserma, che peril momento è stata disinfesta-ta e murata, ma che non potràessere abbattuta fin che il De-manio non la cederà al Co-mune. L’eventualità quindiche i tempi burocratici dilati-no la vicenda e che nuove on-date di rifugiati tirino giù imuretti posti a sigillo, non èremota. E se non sarà lì, saràin qualche altra fabbrica dis-messa o capannone abbando-nato, come sta già avvenendonei locali in disuso della Sta-zione di Porta Romana inPiazzale Lodi , aspettando cheil prossimo suicidio ci portiancora a parlare di loro.

Chiara Pracchi

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Dopo il diluvio/23

LE DONNE CON IL NASO RIFATTO SONO BRUTTE

SGOMBERO ALL’EX CASERMA DI VIALE FORLANINIParte dei rifugiati e degli aventi permesso umanitario, che da anni occu-pavano lo stabile, sono stati trasferiti nei dormitori pubblici. Il Comuneprogetta ora di demolire la struttura e piantare un boschetto “lombardo”.

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I l trasporto pubblico è sicuramente uno deiservizi dei quali usufruisce maggiormente ilcittadino. Non sempre, tuttavia, l’esperienza

è positiva; spesso vi sono problemi, lamentele, unrapporto difficile tra i gestori del servizio e la po-polazione. E’esperienza comune aver provato, al-meno una volta, cosa vuol dire aspettare un tramche non arriva, soprattutto quando si ha un ap-puntamento, o viaggiare su vetture in cattive con-dizioni o nell’ora di punta, pigiati come sardinein scatola. Proprio da tali comuni constatazioni e per tenta-re di affrontare questo annoso problema, è scatu-rita l’idea di creare un’associazione che racco-gliesse in modo organico le segnalazioni dei cit-tadini, per proporle poi con maggior forza all’uf-ficio competente di Atm, allo scopo di otteneremaggiore attenzione alle richieste degli utenti eun più rilevante impegno nel superamento delleinefficienze quotidiane.L’Associazione Comitato Trasporti Puntuali e Ci-vili, nata nel 2005 grazie all’azione dell’agguer-rita signora Anna Celadin, ha come scopo mi-gliorare il trasporto pubblico locale in efficienzae convenienza per tempi, costi, comfort, affidabi-lità, informazione e sicurezza. Con tale motiva-zione il Comitato, per controllare lo stato delle li-nee filo-tranviarie della città, ha realizzato una rac-colta di segnalazioni, grazie agli utenti che viag-giano costantemente sulle stesse tratte. Tale atti-vità ha generato un corposo volume, che è statoinviato ad Atm, Sindaco e Assessore ai Trasporti. Dalla lettura del libro bianco emerge che, tra i dis-servizi dai quali i cittadini si sentono particolar-mente colpiti lungo le 74 linee urbane ed extraur-bane, innanzitutto vi sono quelli che causano ri-tardi come guasti, mancate coincidenze, orari nonaggiornati, auto sul percorso, etc. Al secondo po-sto si collocano le condizioni di viaggio: affolla-

mento, pessimo microclima, mancanza di appigli,scossoni, frenate brusche, malori, tempi lunghi dipercorrenza, finestre chiuse, accattonaggio, furti,vetture imbrattate, acqua al loro interno, etc. Al-tri disagi particolarmente sentiti sono quelli con-cernenti le condizioni diaccesso al mezzo: ascen-sori rotti, linee metropo-litane senza scale mobiliod unidirezionali, rotte omancanti di saliscendiper disabili, banchineinadeguate, gradini sci-volosi, etc. Critiche pureper i luoghi di attesa insuperficie con parchegginel degrado e insicuri,sporcizia, stazioni ino-spitali, tabelle elettroni-che difettose o mancanti,teppisti, allagamenti,esposizione alle intempe-rie. Lamentele anche su-gli aspetti riguardanti icosti di biglietti e abbo-namenti. Infine, i rappor-ti con il personale, il nu-mero verde e gli ufficiAtm, ai quali i cittadinipossono segnalare i disservizi sulla rete ma chelasciano la forte impressione, sostiene il Comita-to, che le situazioni, anche a diversi mesi dalla co-municazione, restino inalterate.

Da tutti questi problemi non è esente la nostra zo-na, della quale sono state considerate solo le li-nee 12, 90/91, 92. Per quanto riguarda il tram, gran parte del per-corso si snoda su corsie riservate o preferenziali.

Tra i punti maggiormente difficoltosi al di fuoridel centro storico, vi sono corso 22 Marzo e piaz-za 5 Giornate. Dopo il miglioramento della se-gnaletica della corsia preferenziale in corso 22Marzo (posa dei cordoli e delle telecamere), so-

prattutto l’intenso movi-mento di scarico e caricomerci rallenta spesso imezzi nelle fasce orarie dipunta. Difficoltoso l’in-crocio tra corso 22 Marzoe via Fiamma/Cadore acausa dei bus, che atten-dono di poter svoltareverso il capolinea di viaCadore (linee 45, 66 e ex-traurbane). Un problemache dovrebbe essere ri-solto a breve tramite lamodifica di alcuni sensiunici, che permetterà dispostare il capolinea. Trale fermate alcune sonomoderne, altre non sem-pre comode e accessibili(Arconati, Umbria); criti-ca la situazione di 22Marzo/S. M. del Suffra-gio (strettissima la ban-

china). Poche le fermate dotate di palina con se-gnalatore di attesa e pensiline. In base al pianotriennale delle opere 2007-2009, a partire dal ter-zo trimestre 2007 inizieranno i lavori di adegua-mento delle banchine. I mezzi utilizzati per que-sta linea sono i cosiddetti “jumbo tram” della pri-ma e della seconda generazione, ben accessibiliai diversamente abili. La filovia 90/91 ha una funzione essenziale nellalogistica del trasporto pubblico milanese, poiché

con il suo percorso circolare serve l’intera area ur-bana a ridosso tra la zona ormai centrale e la pe-riferia. La situazione è assai migliorata rispetto alpassato, grazie soprattutto alla realizzazione del-la corsia preferenziale a ovest e sud e all’introdu-zione di mezzi di nuova generazione, accessibilie climatizzati, in supporto ai mezzi più vecchi, an-cora perfettamente funzionanti. Rinnovate anchele banchine da piazza Zavattari a viale Umbria.Tuttavia tra piazzale Cuoco e piazza Zavattari, conrarissime eccezioni, le banchine rimangono ina-deguate o inesistenti (da viale Molise a piazza Pio-la). Il vero punto debole della linea 92 è la corsiapreferenziale tra viale Umbria e viale Abruzzi, so-lamente segnalata da strisce gialle e costantementeinvasa dai mezzi privati. Altri gravi difetti soprat-tutto i lunghi tempi di attesa e l’assenza di ban-chine rialzate e ben accessibili su quasi tutto il per-corso (tranne che nel tratto comune con la 90/91nei pressi di piazzale Lodi). Per la MM3 non si evidenziano problemi cronici,ma solo inconvenienti occasionali. Mentre l’uni-co addebito che si muove al neonato Passante è,in generale, che non sia pubblicizzato a sufficienzae, quindi, per questo motivo, resti sottoutilizzato. Non solo critiche vengono, tuttavia, da Ctpc, maanche proposte, quali una migliore pianificazio-ne degli investimenti e il coordinamento della ge-stione in tutta la cosiddetta area metropolitana; laprotezione dei percorsi delle linee di superficie,per tendere al massimo utilizzo (onde consentir-ne l’ammortamento) di mezzi e strutture esisten-ti e aumentare la “velocità commerciale”; la ri-duzione degli spazi per i mezzi privati, per sco-raggiarne l’uso indiscriminato.Chi vuole saperne di più, può consultare il sitowww.dialoghinecessari.it., ove è presente ancheun forum per discutere dei problemi qui trattati.

Pietro Valocchi

Trasporti pubblici: un libro bianco contro i disservizi

S ono 62 gli orti nati nelparco Alessandrini do-po il progetto di riqua-

lificazione di questa impor-tante area verde di Milano chefu inaugurata nel 1980 e inti-tolata al giudice Emilio Ales-sandrini, assassinato nel gen-naio dell’anno precedente daPrima Linea in via Tertullia-no. Si tratta di appezzamentidi terreno di diverse metratu-re assegnati attraverso un ban-do del Consiglio di zona conpunteggi che vengono stabili-ti a seconda del reddito di chine fa richiesta. Giuliano Poz-zati, ex psicanalista di originipolesane è il presidente delcomitato degli ortisti del par-co: “L’iniziativa degli orti èbellissima”- racconta -“e so-cialmente interessante, ma co-me ogni progetto che muove isuoi primi passi, ci sono an-cora una serie di problemati-che da risolvere”. Mentre passeggiamo tra gliorti, in una bellissima giorna-ta di sole, l’atmosfera che sirespira è eccezionale: moltidegli ortisti sono chini nel lo-ro terreno a lavorare e tra diloro c’è una bella aria di fa-miglia e non si perde occa-sione per un saluto o perscambiare una battuta. “Vedequel signore nell’orto più bel-lo? Ecco, lui è Luigi Varesi ilnostro “maestro”, quello conpiù esperienza, che dà consi-gli a tutti su come tenere l’or-to”. Sono curiosa, andiamonell’orto delle meraviglie diLuigi. E’ davvero bello: in-sieme a piante di pomodori(che stanno ancora crescen-do), piselli, zucchine e me-lanzane, ci sono piante di ro-se giganti, colorate, che bril-lano al sole. “Entrate, qui laporta è sempre aperta!” ci ac-coglie Luigi “Io passo qui al-meno due o tre ore al giorno,è questo il tempo minimo percurare un buon orto, altri-

menti diventa difficile”. Il dottor Pozzati spiega chepurtroppo ad ottobre scadrà ilbando, e inizierà ad essere sti-lata la nuova graduatoria eforse alcuni di questi ortistiperderanno il loro piccolo re-gno. “E’vero, ci vuole l’alter-nanza, ognuno deve avere unapossibilità come questa, madopo 5 anni che ti dedichi altuo giardino è davvero diffici-le abbandonarlo. Forse do-vrebbero tenere conto che cisono orti abbandonati, o ge-stiti in modo non corretto, èda quelli che si dovrebbe par-tire per le nuove assegnazio-ni. Qui sono già tutti in ap-prensione…le assicuro cheper qualcuno potrebbe essereun colpo durissimo perderel’orto”. Qui il principio de-mocratico si scontra con lesingole storie e sappiamo chenon c’è legge senza interpre-tazione: speriamo che il Con-siglio ne tenga conto. Gli orti creano anche l’occa-sione di uno scambio con i ra-gazzi delle scuole che vengo-no qui in visita per vedere etoccare con mano quelle pian-

te da cui nascono le verdureche quotidianamente si ritro-vano nel piatto, e che magarigli fanno storcere un po’ il na-so, oppure sono gli stessi or-tisti ad andare nelle classi aspiegare il loro lavoro e la lo-ro tradizione.E’ vero però che ci sono an-cora problemi da risolvere co-me la convivenza forzata condei nordafricani clandestiniche passano la notte in unaparte della settecentesca ca-scina Colombè che si trova apochi passi dagli orti e che inparte era crollata 10 anni faper un incendio provocato daifalò. I furti negli orti sono al-l’ordine del giorno ma sonosoprattutto le minacce subitea spaventare gli ortisti. Comespesso accade il problemadella sicurezza rimane ancheaccanto a realtà così belle epositive come quelle degli or-ti del parco Alessandrini esperiamo che il tutto venga ri-solto al più presto, perché sa-rebbe davvero troppo doverrinunciare ad una tale ric-chezza.

Federica Giordani

L a sua scoperta, co-me ricetta, si devead un pasticcere che

ne intuì il successo e la tras-lò sul piano industriale. Sitrattava di ”Motta”. Per lun-go tempo fu prodotto nellostabilimento di Viale Cor-sica. Il panettone Motta:un’icona di Milano ma an-che del Paese. Motta, il pa-nettone di Milano, in giroper il mondo. Il dolce diNatale che uniscela famiglia. I vecchiabitanti della zonasi ricordano delprofumo che sispandeva in tuttal’area quando il pa-nettone prendevaforma e usciva daiforni di cottura: erail profumo di quel-la lievitazione natu-rale che assumevale sue caratteristi-che attraverso quel-la che in gergo erachiamata la”madre”e cioè l’innesto che davavita alla lievitazione dell’impasto. Il manifestodel panettone, ideato da Dino Villani, è pre-sente in una mostra presso il Castello di Rivo-li (Torino) insieme alle altre creature di Villa-ni, come il manifesto di Miss Italia, la festa del-la mamma e di San Valentino.Motta occupava un quadrilatero che faceva ri-ferimento a Viale Corsica come sede centrale.I camici e le tute bianche erano la popolazio-ne di questa piccola città. Uscivano durante gliintervalli e davanoall’ambiente untocco folcloristico.Gli abitanti dellazona si riconosce-vano in loro. Poigli anni della con-testazione operaiae sindacale. Il pa-nettone ne risentì epassò di mano inmano: divenne pri-ma statale con laSME nell’ambitoIRI, che lo traslocò

a Verona per poi ritornare nel grembo indu-striale con la Nestlè. Il panettone, mito di Mi-lano, si era salvato dai tormenti dell’epoca.Per molti anni quell’area di Viale Corsica è ri-masta deserta, poi, finalmente un progetto chesi sta completando: un grande supermarketcon annesso bricolage sormontato da un au-tosilos all’americana, mentre la parte internadel quadrilatero ha visto il sorgere di una se-rie di condomini a otto piani. Ci sarà posto an-che per i giardini con stradine interne di col-legamento. La piccola città del panettone ha

lasciato il posto al commercio e all’abitazione.Uno sconvolgimento umano: non più il profu-mo del panettone che usciva dai forni, non piùla sensazione del Natale che si stava avvici-nando, non più quell’aria di festa che caratte-rizzava quella stagione, non più i camici bian-chi, non più la creatività del marketing, non piùgli ingegneri di processo, non più gli analistidi controllo, non più gli uomini della finanzama, ora e per il futuro, un esercito di abitantiche si smistano per la spesa e si rilassano sul-

le panchine deigiardini interni. Il volto di una gran-de città cambiaovunque nel tempoe forse è bene chesia così ma rimaneil ricordo di un dol-ce unico che è tras-locato senza dimen-ticare dove è nato.Così noi stessi nonlo dimenticheremo.

Giuseppe Bastetti

Il parco degli orti

Da sinistra: Luigi Varesi e Giuliano Pozzati

In Viale Corsica, una volta,c’era il panettone Motta

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Abbiamo il piacere di presentare:Il Clavicembalo verde

E’sempre più ricca lavita culturale dellanostra zona, e non

mancano certo le occasioni incui si può fruire anche gratui-tamente di iniziative di qualità. E’ il caso di una nuova “sco-perta” che abbiamo fatto e dicui molto volentieri vi infor-miamo.Si tratta di una rassegna mu-sicale alla sua prima edizione,dal titolo SUONARE, apertaa musicisti di talento e giova-ni promesse: i concerti hannoluogo presso la Sala Marcel-lo Candia di via Colletta 21,tutte le domeniche alle ore21.00, fino al 15 lu-glio prossimo.Promotrice della ma-nifestazione è l’As-sociazione culturaleIl Clavicembalo Ver-de, dal cui presiden-te, Angelo Mantova-ni, ci siamo fatti illu-strare le principaliattività.In effetti è stata molto più diuna “illustrazione”, perchécon il suo entusiasmo, la suadeterminazione, la sua visio-ne, Mantovani ci ha coinvol-to in un vortice di idee, giàrealizzate e da realizzare, checi ha lasciato piacevolmenteimpressionati e che gli augu-riamo di poter tutte trasfor-mare in progetti e iniziative(e, perché no, anche QUAT-TRO potrebbe collaborare....)Sicuramente, la cosa più sor-

prendente è la giovane età diMantovani, 26 anni (eviden-temente ha rinunciato alla“adolescenza lunga”, in cuiinvece si beano molti ragaz-zi), che gli permette di avereenergie fresche e voglia di fu-turo.Angelo Mantovani è diplo-mato in pianoforte al Conser-vatorio di Milano, dopo di cheha seguito i corsi di composi-zione e direzione d’orchestra.Ha fondato l’Associazione

culturale Il Clavicembalo ver-de, che opera soprattutto nelsettore musicale, anche alloscopo di “togliere la parruccaalla musica classica”, comeama dire. Ecco quindi la ras-segna “La Musica e il Bene”,inaugurata presso il SaloneNapoleonico del Circolo del-la Stampa, che ha portato laMusica nei più importantiatenei di Milano; ecco il“Monferratofestival” che sisvolgerà nei mesi di maggio egiugno in otto comuni delMonferrato; ecco la rassegna“Suonare”, di cui parlavamoall’inizio, che vuole dare unaopportunità a singoli musici-sti o a gruppi di esibirsi e far-si conoscere. E una opportu-nità vicina per i cittadini diascoltare buona musica.

Stefania Aleni

POESIA MALGRADO TUTTO

U n’occasione curiosae una piacevole sor-presa anche per chi

frequenta la Palazzina Libertydi largo Marinai d’Italia comeCasa della poesia: propriograzie a QUATTRO, e con ilpatrocinio del Consiglio diZona 4, la Palazzina ospiteràil prossimo 16 maggio alle16.30 la presentazione delvolume Poesia malgrado tut-to, pubblicato da Principato,raccolta dei testi vincitori delconcorso di poesia organizza-to da quasi vent’anni dall’i-stituto “Virgilio” di piazzaAscoli per i suoi studenti. Unvolume di poesia studentescae un concorso di poesia rivol-to a giovani voci non sonocerto iniziative inconsuete:ma quello bandito all’internodel “Virgilio”, come lo ha vo-luto il suo iniziatore MaurizioMagnini, a cui il premio è sta-to intestato dopo l’improvvi-sa scomparsa, si caratterizzaperché la giuria che lo asse-gna è formata per la maggiorparte da studenti.

Dunque poesie di giovani va-lutate, in rigoroso anonimato,dai compagni e il volume cheora raccoglie i testi vincitori èstato costruito da una reda-zione formata da due docen-

ti, da due studenti diplomatida qualche anno e da due stu-dentesse ancora in corso: lacuriosità sul risultato è quin-di motivata. Il testo si conclu-de con tre interviste a poeti si-gnificativi nel panorama ita-liano contemporaneo, chehanno accettato di risponderea domande sul senso e sul va-lore della poesia come liberaricerca di espressione ancheda parte di chi non vive ilmondo delle lettere.

La presentazione dell’opera èaffidata alla poetessa Gabrie-

la Fantato, presenza nota aifrequentatori della Palazzina.Dopo un intermezzo musica-le di Maria Semeraro, fra i piùconosciuti giovani pianisti ita-liani, ma anche ex studentes-sa del “Virgilio”, avrà luogola premiazione dell’edizionedi quest’anno del concorso,con letture dei testi vincitori.

Un rinfresco concluderà l’in-contro nel corso del quale sa-rà offerta agli intervenuti unacopia del volume.

Ugo Basso

Spazio LattuadaVia Lattuada 2

MM3 Porta Romana – Tram 9-29-30 - Bus 62-77

18 - 20 MAGGIOEBAY DESIGN HOUSE

L’evento: un viaggio nel tempo, dai colori degli anni Settanta allo stile minimal dei Novanta. Tredecenni da rappresentare, da abitare attraverso gli ambienti simbolo di un periodo: un salotto pergli anni ’70, una camera da letto per gli anni ’80 e uno studio con area relax per gli anni ’90.Tutti insieme in una sola casa: eBay Showhouse. Tutto ciò che le arreda, dai mobili ai libri, dagli abiti alla musica è stato comprato su eBay cheha affidato a 30 studenti di Domus Academy il compito di arredare da zero tre diversi ambientiche permettessero ai visitatori di rituffarsi negli anni ’70, ’80 e ’90.L’esposizione è aperta a tutti, a entrata libera con una donazione alle associazioni no profit pre-senti, orario 10-19 il 18 e 19 maggio, e10-13 il 20 maggio.A fine esposizione, tutti gli oggetti che compongono i tre ambienti saranno rivenduti su eBay.ita favore di tre associazioni no profit: Emergency, Lila e Spazio Prevenzione.

21 - 26 MAGGIODIABOLIK MOSTRA CARTOLINE

“KOVER KOLLECTION””700 copertine 700 Cartoline ” che raffigurano tutte le copertinedel mitico personaggio. Inaugurazione alle ore 18 del 21 Maggio- Venerdi 25 e Sabato 26 sarà presente Poste Principato di Mo-naco con gli Annulli Filatelici Diabolik ed Altea. Non mancheràlo Specimen (Affrancatura Meccanica Rossa) di Diabolik cheverrà timbrato gratuitamente su cartoncino o altro materiale car-taceo che il visitatore presenterà. Orario continuato 10.00-19.30.Ingresso libero

La Casa del HabanoVia Anfossi 28

CUBANÍAdal 13 al 16 giugno dalle ore 18

4 serate all’insegna dello spirito cubano con esposizioni di pittura,scultura, mostre fotografiche e tanta musica.

Sabato 16 giugno:cena cubana con Asta di Beneficenza

a favore del convento di S. Brigida, La Habana, Cuba.

Per maggiori informazioni:Tel: 02.599.009.73 - Email: [email protected]

Galleria RubinVia Bonvesin de La Riva 5 - tel. 02 36561080

Gehard Demetz25 maggio - 31 luglio 2007

Galleria Rubin presenta la nuova personale dello sculto-re Gehard Demetz, nato nel 1972 a Bolzano. In mostraopere recenti: sculture a tutto tondo e bassorilievi.Il valore dell'opera di Gehard Demetz sta nella sua stu-pefacente capacità di trasporre nel legno ogni minimasfumatura d'espressione del volto infantile, sapendo co-glierne le inquiedutini e quelle impercettibili ma si-gnificative differenze di postura e di proporzioni checaratterizzano i bambini.

Domenica 27 maggio

Insieme nel Parco della VettabbiaPrima marcia ecologica sul percorso delle marciteLa Marcia è organizzata in occasione della “Giornata Euro-pea dei Parchi” e si inserisce nell’iniziativa “Le 9 giornate delParco Sud”, in programma dal 19 al 27 maggio 2007.Una iniziativa speciale per promuovere e valorizzare la cono-scenza, dal punto di vista naturalistico e storico, del parco del-la Vettabbia, inserito nella più ampia e straordinaria Valle deimonaci, in un paesaggio unico al mondo.

ISCRIZIONI ALLA MARCIACosto simbolico 1 euro a partecipante; centri raccolta a partire dal10 maggio1. Associazione Nocetum (www.nocetum.it Tel. 02 55230576) 2. ACLI Anni Verdi Ambiente Tel. 02 7723.202 3. Parrocchia S. Rita

PROGRAMMAOre 9.00 ritrovo presso il Punto Parco Nocetum, Via San Dionigi 77Ore 9.30 sarà dato il VIA, con qualsiasi tempo, alla prima marcia eco-logica “Insieme nel parco della Vettabbia”Ore 11.30 consegna riconoscimenti e premiazioni al depuratore diNosedo….con aperitivoOre 12.30 pranzo “biologico” presso l’associazione Nocetum (prenotazione allo 02 55230575) Visita alla corte San Giacomo e alla chiesetta di Nosedo.Ore 15.00 tavola rotonda dal titolo “L’acqua e le marci te del basso milanese” presso l’associazione Nocetum.Ore 17.00 Insieme: danze nella corte

Gehard Demetz, Just one step behind, 2007, legno, 160 x 40 x 40 cm

La giuria

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I CONCERTI DI MILANO CLASSICA

Palazzina Liberty – Largo Marinai d’Italia

✶✶✶DOMENICA 13 MAGGIO ORE 10.30

Musiche di I. Pleyel, L. Janacek, J. BrahmsPianoforte Carlo Levi MinziDirettore Sebastiano Panebianco

Espongono pittori del Corso arti visive Me-diolanum - acquarello

✶✶✶DOMENICA 20 MAGGIO ORE 10.30

Musiche di C. Jenkins, G. Pergolesi, G. Fal-zone, P. Dheur, O. Respighi

Trombone Massimo La RosaDirettore Vito Clemente

Espongono pittori del Corso arti visive Me-diolanum – olio-disegno

✶✶✶DOMENICA 27 MAGGIO ORE 10.30

Musiche di G. Sollima, M. Malavasi, M.Karlowicz, J.S. Bach

Violoncelli Claudio Giacomazzi-YurikoMikami

Pianoforte Antonio Di CristofanoDirettore Miroslaw Jacek Blaszczyk

Espone Giovanni Carabelli

Ingressi: intero 11 euro, ridotto 8 euro

ALLA CASA DELLA POESIAPalazzina Liberty, Largo Marinai d’Italia

Martedì 15 maggio ore 18 CHI-COSA-COME-PERCHE' POESIA A Milano e oltreTre incontri di voci e ricerche ideati e condot-ti da Adam Vaccaro

Giovedì 17 maggio ore 21LETTURE POETICHE

Martedì 22 maggio ore 18OSSERVATORIOCiclo di incontri tra le riviste di poesiaA cura di Gabriela Fantato - Terzo incontro:"Atelier" e "La Clessidra"

Martedì 22 maggio ore 21Vladimìr Holan – L’oracolo di PragaA cura di Vlasta Fesslová e Marco Ceriani

Giovedì 24 maggio ore 21FARE POESIA IN PERIFERIAL'Associazione Casa della Poesia al Trotter- Storia e progetto

Martedì 29 maggio ore 21IL PARADISO DANTESCO QUALE PARADISO CONTEMPORANEO?A cura di Giancarlo Majorino; legge PaoloBessegato

Giovedì 31 maggio ore 21OSSIAOpera sconosciuta agli stessi interpreti e au-tori - di Saverio Broggi, Giancarlo Majorino eRoberto Minini Meròt

Ingresso libero

CENTRO ARTISTICO CULTURALE MILANESE

Fino al 13 maggiopresso il Circolo della Stampa – Palazzo Ser-belloni, Corso Venezia 16MOSTRA DI PITTURALa poesia dei Navigli Milanesi - Tutto ilfascino di un mondo quasi scomparso

26 maggio-3 giugnoMOSTRA DEGLI ALLIEVILa Mostra è riservata agli iscritti ai corsi di Pit-tura, Scultura e Ceramica e sarà allestita pres-so il salone del Centro, viale Lucania 18. Inau-gurazione il 26 maggio alle ore 17.00

TEATRO AGORA’Via Don Bosco 10 – MM3 Lodi

CINEFORUM18 maggio ore 18.30The Patriot - il Patriota

28 maggio ore 20.00Tutti gli uomini del presidente

9 giugno ore 18.30Nel nome del padre

Tutti i film verranno introdotti dal giornalistaAlessandro Cozzi e seguiti da un dibattitoPatrocinato dal Consiglio di Zona 4 – Ingres-so libero

27 maggio ore 16.00MOSE’, UNA GRANDE STORIA D’AMORESpettacolo musicale col gruppo de I KolbiniIngresso libero

TEATRO DELFINO via Dalmazia 11

CINEMACAFFE’

14 maggio ore 20.45Bobbydi Emilio Estevez

21 maggio ore 20.45Little miss Sunshinedi Jonathan Dayton e Valerie Faris

28 maggio ore 20.45La cena per farli conoscere di Pupi Avati

Prima di ogni proiezione, verranno offerti caf-fè e dolce. Ingresso euro 4,00

ASSOCIAZIONE CULTURALE L’IMPREVISTO

Salone Conferenze Parrocchiale Via F.lli Rosselli 2

IL BLUES, LA CULLA DELLA MUSICA MODERNA

Sabato 19 maggio dalle ore 20.45 alle ore 22.30Presentazione e proiezione del film : “L'ANI-MA DI UN UOMO” di Wim Wenders(Primo del ciclo di sette film sul BLUES pro-dotti da Martin Scorsese )

Venerdì 25 maggio dalle ore 20.45 alle ore 21.45Stili principali e suoi capi scuola

Venerdì 1 giugno dalle ore 20.45 alle ore 21.45Il Blues contemporaneo ed il Blues in Italia

Ingresso libero a tutte le serate. Si raccoman-da la massima puntualitàCon il patrocinio del Consiglio di Zona 4

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TUTTOTEATRO

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TUTTACULTURA

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LE MARIONETTE DI GIANNI E COSETTA COLLA

Teatro della 14° - via Oglio 18tel 02 55211300

Fino a domenica 13 maggioLO SCIMMIOTTINO COLOR DI ROSAdi Carlo Collodi

Scolastiche ore 10.00Sabato e domenica ore 15.30

RASSEGNA DI TEATRO AMATORIALE

ALLA QUATTORDICESIMAvia Oglio 18

Tel. 02 468260 oppure 339.1622405

sabato 12 maggio ore 20.45Compagnia teatrale B.C. FerriniI MANEGGI PER MARITARE UNA FIGLIAdi Nicolò Bagicalupo

sabato 19 maggio ore 20.45domenica 20 maggio ore 15.30Laboratorio teatrale “Rosario ‘76”CONFETTI, CHAMPAGNE E…BECCHINIdi Capria-Santoro-Spataro

sabato 26 maggio ore 20.45Compagnia teatrale A Piedi Nudi sul PalcoSE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSAdi Ray Cooney

PREZZI: Intero 10 euro; Ridotto (under 18-over 60) 8 euro

IL TEATRO SOTTO CASA 2007TEATRO DELFINO

Mercoledì 23 maggio ore 21.00AVANTI E INDREEDa Varese a Parigi a Londra a New YorkRecital con Rosalina Neri

Prenotazioni e informazioniTelefono 02 599944221 Biglietti singoli spettacoli euro 10,00

Dal 9 al 27 maggio 2007 Martedì e sabato ore 19.30Mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30 Domenica ore 16.00LE COSE SOTTILI NELL’ARIAdi Massimo Sgorbani con Ivana Monti e Mario Sala regia di Andrée Ruth Shammah

Ogni lunedì ore 21.30DEMOCOMICAIl palcoscenico del Teatro Franco Parentiospita in seconda serata uno spettacolo dicabaret in collaborazione con gli artistidell’Associazione Culturale LaboratorioScaldasole. Durata 2 ore circa- Prezzo biglietti: posto uni-co euro 6.00

TEATRO LA SCALA DELLA VITAVia Piolti de' Bianchi, 47

Tel. 02 63633353 – 338 3968400

10-11-12-17-18-19 maggio ore 21.00LA VENDITRICE DI SOGNICommedia brillante in due atti di Gennaro Ce-ci – con Federika Brivio, Alan Mauro Vai, Lau-ra Petrucci, Pegas Ekamba. Regia di RobertoBrivio

Prezzo del biglietto: Intero euro 15,00 – ridottieuro 12,00 – gruppi euro 10,00

TEATRALIA – SPETTACOLI-OFFICINA15 maggio ore 21.00Carlo Goldoni

Stagione Teatrale per Bambini e Ragazzi

28 maggio ore 16THE MAGIC HATa cura di Carmen Chimienti, Théâtre du Contage

Sabato 19 maggio - ore 21.00Salone Cristo Re

I CINQCENTpresentano LA CUNNA STRETTAtesto di Gigi Guradagiò – musiche di PaoloAngelini

Sabato 26 maggio – ore 21.00

LA COMPAGNIA “AMICI DELLA PROSA”presentaGALANTUOMO PER TRANSAZIONEdi Giovanni Giraud

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti

TEATRO FRANCOPARENTI

sede temporanea di via Tertullianotel. 02 599944.1 - fax 02 5455929

www.teatrofrancoparenti.com

CENTRO CULTURALE

INSIEMEVia dei Cinquecento 1a

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