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EXPO Settimo, non rubare: comandamento dimenticato Gentile direttore, le parole, gli aggettivi, per ricordare quello che sta avvenendo all'in- terno del mondo politico e im- prenditoriale milanese per la vi- cenda Expo si sprecano: nuova tangentopoli, tangenti tricolori, bustarelle, capitale del malaffa- re; frasi già sentite che ritornano con qualche piccolo cambia- mento. Nessuno che ricordi, nei lunghi e dettagliati articoli, che quello che si è scoperto è sem- plicemente un forma di ruberia. Un comandamento è li a ricor- darcelo: «Settimo, non rubare». Elvio Beraldin - Padova INAUGURAZIONI L’Angolo degli oratori è diventato realtà Questa domenica nel parco di Santa Rita, all’uscita dal- la messa delle 11 celebrata nel- la vicina chiesa, avrà luogo, tem- po permettendo, l’inaugurazione dell’Angolo degli oratori, propo- sta a suo tempo lanciata proprio dalle colonne di questo giornale che intende portare a Padova lo Speakers’ corner, simpatico ap- puntamento che ha luogo nel grande parco londinese di Hyde park. L’iniziativa, espressione della so- cietà civile e apolitica, intende fornire un pur modesto contribu- to alla vita democratica della no- stra città dando voce a tutte le categorie sociali, anche a chi non l’ha mai avuta e ancora non l’ha, consentendo a chiunque lo desideri di esporre in pubblico le proprie idee, di illustrare pro- grammi, di informare su iniziati- ve spesso valide ma poco cono- sciute, e così via. Una tribuna che consentirà a tutti, padovani e no, di fruire del diritto alla li- bertà di parola e che, si spera, evidenzierà la maturità demo- cratica della nostra città. Giovanni Zannini - Padova SCUOLA Tanti “bravi ragazzi” di cui si parla troppo poco Durante la visita di istruzio- ne delle classi terze della scuola secondaria di primo gra- do Bettini, è accaduto questo fatto così riportatoci da una do- cente: «Ultima tappa della gita di due giorni a Trieste: grotta Gi- gante. La visita dura un’ora, di- versi saliscendi e il contesto, pur maestoso e affascinante, chiede un certo modo di seguire. Du- rante il percorso i ragazzi sono curiosi, pongono domande, inte- ragiscono con la guida che ci accompagna e nelle diverse so- ste dell’itinerario si susseguono parole come stalattiti, stalagmiti, carsico, rocce calcaree... Dopo i mille gradini e più tra discesa e risalita la guida ci saluta e nel congedarci dice agli insegnanti in coda: “Sono proprio dei bravi ragazzi”. A tale affermazione non posso non andare con il pensie- ro alle parole di poche ore prima alla foiba di Basovizza, dove il responsabile del museo, che, mentre lo saluto uscendo, mi ferma e mi dice “Guardi che avete proprio dei bravi ragazzi!”. Due persone in due luoghi diver- si, di età diverse mi dicono la stessa cosa. Ecco perché, pur con un po’ di fiatone per la risali- ta, non posso andar via senza chiedere un chiarimento alla gui- da della grotta “Scusi, ma lei co- sa intende per bravi?” Mi rispon- de: “Ho visto ragazzi che pongo- no domande intelligenti, ascolta- no con curiosità e interesse, inte- ragiscono e stanno alle indicazio- ne che si danno”. “Beh, non ma- le”, dico tra me, mi fermo ancora qualche istante, prendo fiato e raggiungo i miei colleghi per rac- contarglielo». Curiosità, interesse, desiderio di conoscere, rapporto vivo e at- tento con la realtà: lo scopo del- la scuola è proprio aiutare i ra- gazzi a crescere. Perché ragazzi così sono una speranza per tutti, tanto è vero che degli adulti che li incontrano per la prima volta non possono fare a meno di co- municare la loro ammirazione. Questo è anche il frutto di ciò che accade quando famiglia e scuola sono unite nello scopo di fare crescere i ragazzi, di aiutarli a diventare se stessi. Proprio per approfondire questa esperienza educativa siamo sta- ti, con grande entusiasmo, a Ro- ma domenica scorsa all’incontro di tutto il mondo della scuola con papa Francesco, per ascol- tare attentamente il suo mes- saggio e farci da lui aiutare nel nostro compito. Stefano Montaccini rettore istituto Romano Bruni GUGLIELMO FREZZA [email protected] Il direttore risponde Chi legge il nostro giornale sa che sul tema torniamo spesso e vo- lentieri, anche a costo di sollevare qualche polemica. Si veda il caso degli articoli che abbiamo dedicato al nuovo Pat di Padova, ma anche i tanti servizi che hanno raccontato lo scenario complessivo del Veneto. Da un lato paghiamo le scelte (sba- gliate) di un recente passato: maga- ri compiute in buona fede, sull’on- da del “progresso” e della “cresci- ta” che doveva necessariamente passare per le mille e mille aree in- dustriali di cui ogni comune si è do- tato. Dall’altro continuiamo a pa- gare una qual certa miopia dei no- stri amministratori – e credo anche degli imprenditori – che faticano a guardare “oltre” il cemento. Anche quando i cantieri si contano sulle dita di una mano e le città sono zeppe di case e capannoni vuoti. Del dibattito tra i candidati a sinda- co di Padova, dove si è toccato an- che questo aspetto, parliamo am- piamente in apertura di giornale. Ma il tema è ben più ampio dei con- fini della città e richiederebbe una capacità programmatoria quanto- meno a livello provinciale. Alle domande specifiche che lei po- ne non saprei dare risposta. Spero solo che non ce la fornisca prima o poi qualche inchiesta giudiziaria che vada a scoperchiare collusioni sospette tra mondo imprenditoriale e ambienti politici, come la vicenda Expo ci ricorda amaramente. Prefe- risco sempre pensare che le scelte siano “politiche” e non figlie di in- teressi personali. Sulla “politica” si può infatti sempre intervenire: con la mobilitazione, il lavoro culturale, il voto. Per quale obiettivo? Il Veneto ha case e zone industriali più che sufficienti per la sua popo- lazione. Si spinga allora ancora di più sulla riqualificazione ambienta- le, sul restauro, sull’abbellimento dell’esistente, tutte scelte che hanno premiato in questi anni le aziende più intelligenti e innovative del comparto edilizio. Si consideri il verde pubblico un bene prezioso, di cui nessun quartiere deve essere privato. Si guardi alla qualità della vita secondo criteri diversi da quelli puramente economici. Soprattutto, si rinunci alla tentazione di “fare cassa” sul cemento, anche se gli oneri di urbanizzazione aiutano a far quadrare i conti in un periodo di estrema difficoltà. Ogni scelta ha i suoi pro e i suoi contro. Ma io ri- mango dell’idea che qui si giochi una partita cruciale per il nostro fu- turo. Spero che i futuri sindaci ne siano all’altezza. E con loro tutti noi, ciascuno per il suo ruolo. Gentile direttore, le stagioni non sono più quelle di una volta si sente spesso dire, specie quando temporali, piogge e di conseguenza inonda- zioni, devastano il nostro territorio. A queste affermazioni rimango subito perplesso e poi mi dico: non è forse l’uomo a non comportarsi più come quello di una volta? Perché, se così è, il problema non è il tempo, ma l’uo- mo! Il territorio non si cura, ma si trascura, il territorio è stato devastato ne- gli anni da capannoni spesso inutilizzati e oggi abbandonati al degrado. Nonostante questo scempio, la regione e i comuni, con scuse diverse, conti- nuano a concedere licenze di ampliamento e di nuovi insediamenti com- merciali, in contrasto con ogni logica di mercato, perché il potere di acqui- sto delle famiglie aumenta solo se c’è aumento di reddito, mentre ora, pur- troppo, c’è ancora tanta crisi. La domanda a questo punto è: perchè nuovi insediamenti? Oltre ai gruppi commerciali, a quali politici fanno comodo e perchè? Mancano pochi giorni alle elezioni e i candidati sindaco della città sembrano più impegnati a cercare parentele per i probabili ballottaggi che a spiegare ai cittadini, in dettaglio, i loro programmi. La salvaguardia del creato è una cosa che riguarda tutti noi, i politici seri facciano sentire su questo tema la loro voce, i cittadini sapranno comprenderla e valutarla. Giandomenico Colato - Padova Alluvioni, cemento e politica VERSO IL VOTO L’appello ai candidati del Movimento per la vita I motivi di ordine econo- mico sono certamente tra le cause principale che possono indurre una donna a interrompere la gravidanza. Per tale motivo il Movimento per la vita, oltre alla creazione di una rete di Centri di aiuto alla vita che in quasi qua- rant’anni di attività ha aiutato a nascere oltre 160 mila bam- bini e assistito oltre 550 mila donne, ha realizzato nel 1994 Progetto Gemma, servizio per l’adozione temporanea a di- stanza di madri in difficoltà tentate di rifiutare il proprio bambino. Attraverso questo servizio, e con un contributo minimo mensile di 160 euro, si può adottare per 18 mesi una mamma e aiutare così il suo bambino. Dal 1994, anno in cui è nato Progetto Gemma, al 31 dicembre 2013 sono state “adottate” oltre 20 mila mam- me e salvate altrettante vite. Sulla base di questa esperien- za, analogamente a quanto fat- to di recente anche dalla regio- ne Lombardia, il MpV e il Cen- tro di aiuto alla vita di Padova chiedono ai candidati a sinda- co della nostra città, di realiz- zare un Fondo comunale di so- lidarietà finalizzato al sostegno e tutela delle madri che, a fronte di problemi economici, rinunciano a interrompere la gravidanza. Qualora la propo- sta sia condivisa, chiediamo ai candidati di darcene notizia e di informare i mezzi di comuni- cazione per dare ai cittadini un ulteriore elemento di orienta- mento nella scelta del voto. Rosaria Galante Alberti presidente Mpv di Padova Giovanni Zannini presidente Cav di Padova lettere&commenti La matita di G+C Essendo questo el mese che, come multi sà, xe dedicà a la Madona, trovo anche el mo- do de rispondarghe a un par de letori che ga visto, a la fine de l’ano scorso in libreria, na publicassion romana de la Federazione italiana tradizioni popolari dedicata a papa Giovanni Paolo II, su le devossion più conossue riguar- danti la Madona, nei vari dialetti di ogni regio- ne italiana. I ga comprà el libro e i ga trovà che, a le pagine 76 e 77 del volume, par il no- stro Veneto xe sta publicà unicamente un Ave Maria picenina in dialeto padovano de Ugo Su- man, musicà dal maestro Zampieri, incisa su dvd e cantà, nel giro nei concerti corali, dal coro Lavaredo. «Parché – i me domanda – no ghe ne ga parlà nessun?». Fassile da capire: parchè no la ga importansa, no la intaressa, o forse anche parché dall’editore, essendo na racolta dedicà al papa, el libro no xe sta invià a tuta la stampa. Dirò che la xe sta na sorpresa anche par mi e el maestro Zampieri: parole e musica co la tradussion a fianco de l’originale. E in più i ne ga spiegà el parchè, fra le tante, proprio la nostra. E qua, prima de tuto, bisogna che scriva le pa- role, par riferire de la spiegassion. Eccole qua: “O Madona Benedeta, che te sè le nostre pe- ne, / che te vedi el tribolare de la zente pova- reta, / buta l’ocio dal to cielo su sta tera pele- grina / e protegi le campagne col to manto da Regina. / Tien vardà le nostre case, i malà i ve- ci e i tosi / quei che piange e che sospira, quei che xe più bisognosi. / Fa che un giorno se trovèmo, tuti quanti in compagnia / co To Fiolo, i nostri cari, tante grassie così sìa”. E questa xe la più semplice spiegassion che se pol fare a proposito, del parché de sta pre- ferenza, fra le altre. Prima de tuto, parchè le parole no xe le solite de un Ave Maria qualun- que, ma le va oltre, pur restando na preghiera; e in più le rapresenta, in modo particolare, el mondo povero e contadin del tempo, che la zente viveva de la tera. La tempesta gera na tragedia par el racolto, la scarsità del quale alargava la miseria che di- ventava carestìa e fame. E sicome la fede de quela zente se inmaginava la Madona come na Regina co un gran manto tuto ricamà de fiori, i la pregava de spalancarlo come un grande ombrelo su le campagne, par salvare i so racolti, unica fonte de vita. E anche quel ritrovarse tuti insieme al de là de la vita, co To Fiolo (i ghe parlava a na mama), i nostri cari, e ancora quel «tante grassie» al po- sto de l’amen: un modo tuto nostran de rin- grassiare. E sensa parlare de la musica che la rende an- cora più nostrana e piena de armonie cele- stiali, come la ga definìa dei ascoltatori la pri- ma volta che i la ga scoltà. Par quanto riguar- da el magio, del nostro Fioreto (la recita del ro- sario) verso l’imbrunire, torno ai capitei de le nostre contrà, che gera numerosi. E sensa contare la devossion a la Madona de le nostre mame, che la sentiva vissina e partecipe, co- me mama, de tuti i dolori umani, par quelo che la gaveva patìo par quel so Fiolo, fin soto a la croce. ricordi MESE MARIANO Quell’Ave Maria che parlava al cuore dei nostri contadini UGO SUMAN EURO Quale costo avrebbe uscire dalla moneta unica? Si avvicinano le elezioni europee e, sembra quasi una sfida a chi la dice più gros- sa contro l’euro. Fra i tanti sim- boli presentati c’è anche quello che ce lo ricorda: No uro. “Fuori dall’euro”, è lo slogan più gettonato… ma finisce qui. L’Unione Europea ha molti pro- blemi, alcuni dei quali ci accom- pagnano quotidianamente. Pen- so però sia necessario capire quello che i vari anti euro non ci dicono: chi ci guadagnerà, il pa- ne costerà meno, che effetto avrà sulle pensioni al minimo, per stare all’informazione quanto costeranno i giornali, aumente- ranno o diminuiranno gli stipendi dei lavoratori? E si potrebbe continuare a lungo. Qualcuno, anche anti euro, ci potrebbe spiegare con chiarezza cosa potrebbe significare uscire dalla moneta unica per il nostro paese? lettera firmata - Padova

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EXPOSettimo, non rubare: comandamento dimenticato

�Gentile direttore, le parole,gli aggettivi, per ricordare

quello che sta avvenendo all'in-terno del mondo politico e im-prenditoriale milanese per la vi-cenda Expo si sprecano: nuovatangentopoli, tangenti tricolori,bustarelle, capitale del malaffa-re; frasi già sentite che ritornanocon qualche piccolo cambia-mento. Nessuno che ricordi, neilunghi e dettagliati articoli, chequello che si è scoperto è sem-plicemente un forma di ruberia.Un comandamento è li a ricor-darcelo: «Settimo, non rubare».

Elvio Beraldin - Padova

INAUGURAZIONIL’Angolo degli oratoriè diventato realtà

�Questa domenica nel parcodi Santa Rita, all’uscita dal-

la messa delle 11 celebrata nel-la vicina chiesa, avrà luogo, tem-po permettendo, l’inaugurazionedell’Angolo degli oratori, propo-sta a suo tempo lanciata propriodalle colonne di questo giornaleche intende portare a Padova loSpeakers’ corner, simpatico ap-puntamento che ha luogo nelgrande parco londinese di Hydepark. L’iniziativa, espressione della so-cietà civile e apolitica, intendefornire un pur modesto contribu-to alla vita democratica della no-stra città dando voce a tutte lecategorie sociali, anche a chinon l’ha mai avuta e ancora nonl’ha, consentendo a chiunque lodesideri di esporre in pubblico leproprie idee, di illustrare pro-grammi, di informare su iniziati-ve spesso valide ma poco cono-sciute, e così via. Una tribunache consentirà a tutti, padovanie no, di fruire del diritto alla li-bertà di parola e che, si spera,evidenzierà la maturità demo-cratica della nostra città.

Giovanni Zannini - Padova

SCUOLATanti “bravi ragazzi”di cui si parla troppo poco

�Durante la visita di istruzio-ne delle classi terze della

scuola secondaria di primo gra-do Bettini, è accaduto questofatto così riportatoci da una do-cente: «Ultima tappa della gita didue giorni a Trieste: grotta Gi-gante. La visita dura un’ora, di-versi saliscendi e il contesto, purmaestoso e affascinante, chiedeun certo modo di seguire. Du-rante il percorso i ragazzi sonocuriosi, pongono domande, inte-ragiscono con la guida che ciaccompagna e nelle diverse so-

ste dell’itinerario si susseguonoparole come stalattiti, stalagmiti,carsico, rocce calcaree... Dopo imille gradini e più tra discesa erisalita la guida ci saluta e nelcongedarci dice agli insegnantiin coda: “Sono proprio dei braviragazzi”. A tale affermazione nonposso non andare con il pensie-ro alle parole di poche ore primaalla foiba di Basovizza, dove ilresponsabile del museo, che,mentre lo saluto uscendo, miferma e mi dice “Guardi cheavete proprio dei bravi ragazzi!”.Due persone in due luoghi diver-si, di età diverse mi dicono lastessa cosa. Ecco perché, purcon un po’ di fiatone per la risali-ta, non posso andar via senzachiedere un chiarimento alla gui-da della grotta “Scusi, ma lei co-sa intende per bravi?” Mi rispon-de: “Ho visto ragazzi che pongo-no domande intelligenti, ascolta-no con curiosità e interesse, inte-ragiscono e stanno alle indicazio-ne che si danno”. “Beh, non ma-le”, dico tra me, mi fermo ancora

qualche istante, prendo fiato eraggiungo i miei colleghi per rac-contarglielo».Curiosità, interesse, desiderio diconoscere, rapporto vivo e at-tento con la realtà: lo scopo del-la scuola è proprio aiutare i ra-gazzi a crescere. Perché ragazzicosì sono una speranza per tutti,tanto è vero che degli adulti cheli incontrano per la prima voltanon possono fare a meno di co-municare la loro ammirazione.Questo è anche il frutto di ciòche accade quando famiglia escuola sono unite nello scopo difare crescere i ragazzi, di aiutarlia diventare se stessi. Proprio per approfondire questaesperienza educativa siamo sta-ti, con grande entusiasmo, a Ro-ma domenica scorsa all’incontrodi tutto il mondo della scuolacon papa Francesco, per ascol-tare attentamente il suo mes-saggio e farci da lui aiutare nelnostro compito.

Stefano Montaccini rettore istituto Romano Bruni

GUGLIELMO FREZZA

[email protected]

Il direttore risponde

� Chi legge il nostro giornale sache sul tema torniamo spesso e vo-lentieri, anche a costo di sollevarequalche polemica. Si veda il casodegli articoli che abbiamo dedicatoal nuovo Pat di Padova, ma anche itanti servizi che hanno raccontatolo scenario complessivo del Veneto.Da un lato paghiamo le scelte (sba-gliate) di un recente passato: maga-ri compiute in buona fede, sull’on-da del “progresso” e della “cresci-ta” che doveva necessariamentepassare per le mille e mille aree in-dustriali di cui ogni comune si è do-tato. Dall’altro continuiamo a pa-gare una qual certa miopia dei no-stri amministratori – e credo anchedegli imprenditori – che faticano aguardare “oltre” il cemento. Anchequando i cantieri si contano sulledita di una mano e le città sonozeppe di case e capannoni vuoti.Del dibattito tra i candidati a sinda-co di Padova, dove si è toccato an-che questo aspetto, parliamo am-piamente in apertura di giornale.Ma il tema è ben più ampio dei con-fini della città e richiederebbe unacapacità programmatoria quanto-meno a livello provinciale.Alle domande specifiche che lei po-ne non saprei dare risposta. Sperosolo che non ce la fornisca prima opoi qualche inchiesta giudiziaria

che vada a scoperchiare collusionisospette tra mondo imprenditorialee ambienti politici, come la vicendaExpo ci ricorda amaramente. Prefe-risco sempre pensare che le sceltesiano “politiche” e non figlie di in-teressi personali. Sulla “politica” sipuò infatti sempre intervenire: conla mobilitazione, il lavoro culturale,il voto. Per quale obiettivo?Il Veneto ha case e zone industrialipiù che sufficienti per la sua popo-lazione. Si spinga allora ancora dipiù sulla riqualificazione ambienta-le, sul restauro, sull’abbellimentodell’esistente, tutte scelte che hannopremiato in questi anni le aziendepiù intelligenti e innovative delcomparto edilizio. Si consideri ilverde pubblico un bene prezioso, dicui nessun quartiere deve essereprivato. Si guardi alla qualità dellavita secondo criteri diversi da quellipuramente economici. Soprattutto,si rinunci alla tentazione di “farecassa” sul cemento, anche se glioneri di urbanizzazione aiutano afar quadrare i conti in un periodo diestrema difficoltà. Ogni scelta ha isuoi pro e i suoi contro. Ma io ri-mango dell’idea che qui si giochiuna partita cruciale per il nostro fu-turo. Spero che i futuri sindaci nesiano all’altezza. E con loro tuttinoi, ciascuno per il suo ruolo.

�Gentile direttore, le stagioni non sono più quelle di una volta si sentespesso dire, specie quando temporali, piogge e di conseguenza inonda-

zioni, devastano il nostro territorio. A queste affermazioni rimango subitoperplesso e poi mi dico: non è forse l’uomo a non comportarsi più comequello di una volta? Perché, se così è, il problema non è il tempo, ma l’uo-mo! Il territorio non si cura, ma si trascura, il territorio è stato devastato ne-gli anni da capannoni spesso inutilizzati e oggi abbandonati al degrado.Nonostante questo scempio, la regione e i comuni, con scuse diverse, conti-nuano a concedere licenze di ampliamento e di nuovi insediamenti com-merciali, in contrasto con ogni logica di mercato, perché il potere di acqui-sto delle famiglie aumenta solo se c’è aumento di reddito, mentre ora, pur-troppo, c’è ancora tanta crisi. La domanda a questo punto è: perchè nuoviinsediamenti? Oltre ai gruppi commerciali, a quali politici fanno comodo eperchè? Mancano pochi giorni alle elezioni e i candidati sindaco della cittàsembrano più impegnati a cercare parentele per i probabili ballottaggi che aspiegare ai cittadini, in dettaglio, i loro programmi. La salvaguardia delcreato è una cosa che riguarda tutti noi, i politici seri facciano sentire suquesto tema la loro voce, i cittadini sapranno comprenderla e valutarla.

Giandomenico Colato - Padova

Alluvioni, cemento e politica VERSO IL VOTOL’appello ai candidatidel Movimento per la vita

� I motivi di ordine econo-mico sono certamente

tra le cause principale chepossono indurre una donna ainterrompere la gravidanza.Per tale motivo il Movimentoper la vita, oltre alla creazionedi una rete di Centri di aiutoalla vita che in quasi qua-rant’anni di attività ha aiutatoa nascere oltre 160 mila bam-bini e assistito oltre 550 miladonne, ha realizzato nel 1994Progetto Gemma, servizio perl’adozione temporanea a di-stanza di madri in difficoltàtentate di rifiutare il propriobambino. Attraverso questo servizio, econ un contributo minimomensile di 160 euro, si puòadottare per 18 mesi unamamma e aiutare così il suobambino. Dal 1994, anno in

cui è nato Progetto Gemma, al31 dicembre 2013 sono state“adottate” oltre 20 mila mam-me e salvate altrettante vite.Sulla base di questa esperien-za, analogamente a quanto fat-to di recente anche dalla regio-ne Lombardia, il MpV e il Cen-tro di aiuto alla vita di Padovachiedono ai candidati a sinda-co della nostra città, di realiz-zare un Fondo comunale di so-lidarietà finalizzato al sostegnoe tutela delle madri che, afronte di problemi economici,rinunciano a interrompere lagravidanza. Qualora la propo-sta sia condivisa, chiediamo aicandidati di darcene notizia edi informare i mezzi di comuni-cazione per dare ai cittadini unulteriore elemento di orienta-mento nella scelta del voto.

Rosaria Galante Albertipresidente Mpv di Padova

Giovanni Zanninipresidente Cav di Padova

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forse anche parché dall’editore, essendo naracolta dedicà al papa, el libro no xe sta invià atuta la stampa. Dirò che la xe sta na sorpresaanche par mi e el maestro Zampieri: parole emusica co la tradussion a fianco de l’originale.E in più i ne ga spiegà el parchè, fra le tante,proprio la nostra. E qua, prima de tuto, bisogna che scriva le pa-role, par riferire de la spiegassion. Eccole qua:“O Madona Benedeta, che te sè le nostre pe-ne, / che te vedi el tribolare de la zente pova-reta, / buta l’ocio dal to cielo su sta tera pele-grina / e protegi le campagne col to manto daRegina. / Tien vardà le nostre case, i malà i ve-ci e i tosi / quei che piange e che sospira, queiche xe più bisognosi. / Fa che un giorno setrovèmo, tuti quanti in compagnia / co To Fiolo,

i nostri cari, tante grassie così sìa”. E questa xe la più semplice spiegassion chese pol fare a proposito, del parché de sta pre-ferenza, fra le altre. Prima de tuto, parchè leparole no xe le solite de un Ave Maria qualun-que, ma le va oltre, pur restando na preghiera;e in più le rapresenta, in modo particolare, elmondo povero e contadin del tempo, che lazente viveva de la tera. La tempesta gera na tragedia par el racolto, lascarsità del quale alargava la miseria che di-ventava carestìa e fame. E sicome la fede dequela zente se inmaginava la Madona comena Regina co un gran manto tuto ricamà defiori, i la pregava de spalancarlo come ungrande ombrelo su le campagne, par salvare iso racolti, unica fonte de vita.

E anche quel ritrovarse tuti insieme al de là dela vita, co To Fiolo (i ghe parlava a na mama), inostri cari, e ancora quel «tante grassie» al po-sto de l’amen: un modo tuto nostran de rin-grassiare. E sensa parlare de la musica che la rende an-cora più nostrana e piena de armonie cele-stiali, come la ga definìa dei ascoltatori la pri-ma volta che i la ga scoltà. Par quanto riguar-da el magio, del nostro Fioreto (la recita del ro-sario) verso l’imbrunire, torno ai capitei de lenostre contrà, che gera numerosi. E sensacontare la devossion a la Madona de le nostremame, che la sentiva vissina e partecipe, co-me mama, de tuti i dolori umani, par quelo chela gaveva patìo par quel so Fiolo, fin soto a lacroce. �

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MESE MARIANO Quell’Ave Maria che parlava al cuore dei nostri contadini

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EUROQuale costo avrebbeuscire dalla moneta unica?

�Si avvicinano le elezionieuropee e, sembra quasi

una sfida a chi la dice più gros-sa contro l’euro. Fra i tanti sim-boli presentati c’è anche quelloche ce lo ricorda: No €uro.“Fuori dall’euro”, è lo slogan piùgettonato… ma finisce qui.L’Unione Europea ha molti pro-blemi, alcuni dei quali ci accom-pagnano quotidianamente. Pen-so però sia necessario capire

quello che i vari anti euro non cidicono: chi ci guadagnerà, il pa-ne costerà meno, che effettoavrà sulle pensioni al minimo,per stare all’informazione quantocosteranno i giornali, aumente-ranno o diminuiranno gli stipendidei lavoratori? E si potrebbecontinuare a lungo. Qualcuno, anche anti euro, cipotrebbe spiegare con chiarezzacosa potrebbe significare usciredalla moneta unica per il nostropaese?

lettera firmata - Padova