New RETRIEVER · 2013. 12. 19. · Il cucciolo di Natale diventa così un cane da “rescue”, il...

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RETRIEVER magazine Il CHESAPEAKE BAY RETRIEVER: questo sconosciuto Il 30simo anniversario del RCI: una vista dall’estremo nord Dall’Inghilterra per il benessere dei cani di razza periodico di informazione on-line del RCI - anno 3/numero 5 photo C J-L Klein & M-L Hubert

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RETRIEVERmagazine

Il CHESAPEAKE BAY RETRIEVER: questo sconosciuto

Il 30simo anniversario del RCI: una vista dall’estremo nord

Dall’Inghilterra per ilbenessere dei cani di razza

periodico di informazione on-line del RCI - anno 3/numero 5

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Ogni articolo esprime in libertà le opinioni del suo autore, il RCI puo’ non condividere o sottoscrivere necessariamente quanto viene pubblicato.

Martino Salvocoordinatore di redazione

Alessandra Franchiredattore

Patty Fellowsredattore

Leonardo Langiuimpaginazione/grafica

l’editorialel’editoriale

Un sentito grazie a quanti hanno collaborato a questo numero, in particolare a Phil Wagland e la rivista SHOOTING TIMES per l’articolo sul Championship, Margus Merima per le foto del Trentennale del RCI, Enrica Barlucchi, Susan Street, Patrizia Michelini, Tiziano Cagnoni.

Un cucciolo per regalo? Un momento: parliamone prima.

Un cucciolo vivo deve entrare in una casa solo quando è fortemente desiderato da tutti i componenti della famiglia, disposti a dedicargli - come ad un bambino neonato - le loro cure e tempo libero ben oltre le disponibilità delle feste.

La stagione invernale non è propizia per educarlo all’autocontrollo igienico, neppure se fosse pensabile di lasciarlo fuori in giardino, per non dire che la notte di Capodanno è alle porte, con i botti dei fuochi d’artificio, la voglia di andare al Cenone, o a sciare... e il cucciolo che fa: rimane solo da qualche parte, ora che ha appena perso tutta la famiglia e si sente orfano soprattutto dei suoi fratelli?

Come si cicatrizza poi il trauma psichico di un ragazzino adolescente che ha desiderato con tutte le sue speranze un cucciolo per Natale, l’ha finalmente trovato sotto l’albero, per poi vederselo togliere il giorno dopo perché in casa non si riesce a gestirlo?

E se anche il cucciolo riesce a superare le prime difficoltà e a tirare avanti, bene o male, senza tutte le cure e le attenzioni indispensabili nel delicatissimo periodo della prima infanzia, intanto cresce, ingombrante e maleducato, tanto che a giugno/luglio la famiglia non ne può proprio più, e decide di scaricarlo, “per rispetto dell’animale, che non possiamo più tenere”. Ecco che i veterinari si sentono chiedere di “addormentare” giovani cani perché ingestibili (disturbando soprattutto durante le vacanze!), i canili pubblici se li ritrovano legati davanti alla porta, se non sono addirittura abbandonati sulle autostrade (tanto certamente nessuno ha pensato di identificarli con il microchip e registrarli presso un’Anagrafe canina…).

Il cucciolo di Natale diventa così un cane da “rescue”, il lodevole servizio di soccorso che andrebbe incoraggiato da parte di tutte le organizzazioni cinofile sia direttamente, contribuendo a “ricostruire” il giovane cane e a collocarlo adeguatamente, sia indiretta-mente, soprattutto scoraggiando l’acquisto di cuccioli “regalo”, in particolare nel periodo natalizio. Sarebbe saggio per esempio suggerire di non produrre cuccioli a quest’epoca ed invece indirizzare i richiedenti all’adozione di un rescued dog del Natale precedente.

Se vogliamo fare una sorpresa alla fidanzata, o regalare un giocattolo insolito a un ragazzino - soprattutto se non vive con noi -, compriamo cuccioli di peluche, per favore.

Buon Anno 2010 ai nostri soci, ai loro cani, a tutti i fortunati cani con padrone, ma soprattutto a quelli soli.

Dr. Elena Casolari Videsott – Presidente RCI

in questo numero:

•Editoriale RCI - di Elena Casolari Videsott

•CIAO... CRISTINA - di Enrica Barlucchi

•Il CHESAPEAKE BAY RETRIEVER: questo sconosciuto - di Moira Frank

•Il 30simo anniversario del RCI: una vista dall’estremo nord - di Monica Merima

•“Trent’anni a lavoro” - di Carlo Guggia

•Fortuna di famiglia nel Championship del Centenario - di Phil Wagland

•Il Championship dei cento anni… impressioni di un italiano - di Tiziano Cagnoni

•MUNICH CUP 2009 - di Helene Leimer

•Warringah Valley View - di Rosa Agostini

•Golden in Show: come presentare al meglio il vostro golden retriever di Cristina Santinon

•“Spegnere il fuoco aggiungendo la legna”: La paura degli animali e la Terapia Breve-Strategica - di Lara Farinella

•Labrador come “golden” standard - di Cinzia Stefanini•Caterina, Zar e Napo. Vita e amore: un percorso di Pet Therapy nell’acqua - di Edi Accornero

•Puppy Love - di Jon Katz

•Paese che vai, campione che trovi - di Alessandra Franchi

•Dall’Inghilterra per il benessere dei cani di razza - di Patty Fellows

•Retriever e non solo – libri, tv, regali, attualità, curiosità a cura di Patty Fellows e Alessandra Franchi

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Quando si ricorda una persona che ci ha lasciati è difficile evitare i luoghi comuni, le parole sono spesso simili, le frasi si assomigliano un po’ tutte e temo che anch’io non faccia eccezione scrivendo queste righe. Spero però di essere riuscita a trasmettere parte del-la complessità della persona che era Cristina, e che ancora “è”, per tutti coloro che l’hanno conosciuta ed apprezzata.

Senza dubbio ci sono persone che conoscevano Cristina molto meglio di me e che, meglio di me, possono ricordarla. Nonostante questo, quando la redazione del Magazine mi ha chiesto di scrivere alcune righe su di lei non ho esitato, e lo faccio con molto piacere e nostalgia.

Tutti conoscevano Cristina come allevatrice e giudi-ce di field trial, e forse è superfluo dire che tantissimo ha dato e tanto avrebbe po-tuto ancora dare a beneficio della razza e di noi appassio-nati.Ricordo Cristina come per-sona eccezionalmente forte, ma al tempo stesso capace di grande sensibilità.

L’ho conosciuta parecchi anni fa durante una battuta di cac-cia. Per molto tempo ci siamo perse di vista. L’ho cercata anni dopo e, grazie ad una lunga serie di mail e di telefo-nate, l’ho convinta a darmi un suo cucciolo. Scherzo un po’, ma non del tutto: i suoi cuc-cioli erano parte di lei e della sua vita e, mai, ne avrebbe dato via uno con leggerezza.

Ricordo la prima volta che so-no andata in Svizzera dove viveva. Rivedendola dopo anni, la malattia l’aveva un po’ cambiata nell’aspetto ma non nello spirito e nella forza d’animo.Da quando ho Lothaire mi sono spesso rivolta a lei

di Enrica Barlucchi

per consigli di ogni genere ed è sempre stata dispo-nibile nonostante avesse ben altri pensieri e preoc-

cupazioni a cui far fronte.

Ci siamo viste poco e sostan-zialmente quando veniva in Italia, io raramente sono ri-uscita ad andarla a trovare in Svizzera. Mi ha insegnato tanto, con grande competen-za e mai con supponenza, cosa rara di questi tempi. Era brava in quella che era la sua passione, la sua vita, i suoi meravigliosi cani. Non si per-deva in chiacchiere, era di-retta, sincera, autoironica e, decisamente, donna corag-giosa.

Ricordo benissimo una volta a Parma. Mi chiese di rag-giungerla da Roberto Marena per una giornata di lavoro. Ben contenta, andai con il

mio Lothaire di circa sei mesi. Una volta lì, mi resi conto che gli altri cani presenti erano adulti e ad un livello di addestramento decisamente alto. Mi sentivo fuori posto, mi sforzavo nel fare gli esercizi il più ve-

locemente possibile per cercare di non intralciare o ritardare il lavoro degli altri, sperando che il mio cane non si comportasse per quello che era: un cucciolone alle prime armi. Lei, percependo perfettamente il mio disagio, mi disse letteralmen-te: non preoccuparti, prenditi il tuo tempo, in fondo siamo tutti qui per divertirci e per imparare, per stare insieme, senza fretta. Ricordati, siamo tutti “poveracci”. In effetti siamo tutti poveracci, po-veri uomini che a volte perdono il senso della vita e danno importan-za a ciò che, in realtà, ne ha ben poca.

Nonostante la lontananza e l’im-possibilità di mantenere con rego-larità un contatto che andasse al di là delle mail e del telefono, io sapevo che Cristina c’era ed in qualche modo mi bastava.

Come tutti ho sperato fino in fondo che vincesse la sua battaglia. In questi anni ci ha dato testimonianza di come, con estrema dignità e coraggio si affronta anche la prova più difficile senza mollare mai.

Mi permetto di fare i nomi di Roberto Marena e Diego Del Soldato, cari amici miei, ma soprattutto suoi che, come me, rimpiangono ora come in futuro la sua ami-cizia, la sua presenza, il suo “esserci”, i suoi consigli, le sue battute e la sua grande determinazione.

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in memoriain memoria

CIAO...CRISTINA

La notizia dell’improvvisa scomparsa di Cristina Garbarino ha lasciato smarriti e increduli tutti coloro che l’hanno conosciuta, perchè ci eravamo abituati alla forza, al coraggio e alla tenacia con cui Cristina aveva lottato negli ultimi anni contro quel male che oggi l’ha portata via.Con la dignità e la riservatezza che l’hanno da sempre contraddistinta, ci lascia così un’altra amica dei nostri amati retrievers. Francis Bisagno

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è arrivato anche in Italia l’amato Chessie, il riportatoreamericano specializzato in “estreme hunting”, la caccia alleanatre in acqua gelata e sul ghiaccio.

il CHESAPEAKE BAYRETRIEVER: questo sconosciuto

di Moira Frank

La Baia di Chesapeake è una larga insenatura sulla costa est del continente nordamericano. Gli indiani la chiamavano ‘Grande Baia’, ovvero, nella loro lingua, Che (grandi) Sepi (fiumi) Ook (molti, oppure ‘molti in uno’). Da questo nome originario Chesepiook deriva l’attuale nome di Chesapeake.

Il Chesapeake Bay Retriever é una delle poche razze selezionate negli Stati Uniti. Nel 1807 un ba-stimento americano, il Canton, traeva in salvo l’equi-paggio e due cuccioli di terranova da un brigantino inglese incagliatosi nelle secche della Baia. Il cucciolo maschio, Sailor, veniva ceduto a John Mercer, mentre la femmina, chiamata Canton, andava al Dr. James Stewart. Non esiste alcuna notizia che questi due cani siano mai stati accoppia-ti tra di loro, viene tuttavia riferito che essi vennero successivamente accoppiati ad altri cani da caccia locali, dando così origine a quella che sarebbe poi diventata la razza.

Nella Baia di Chesapeake i cani venivano usati per re-cuperare la selvaggina che era abbattuta in grandi quantità, specialmente durante la stagione migratoria. Il cane usato per questo lavoro doveva non solo amare l’acqua, la selvaggina e il riporto, ma doveva essere fi-sicamente forte, capace di resistere a temperature estreme, all’acqua gelata e al ghiaccio. Tutte le storie degli inizi delle razze retrievers sembrano risalire al ‘Water Spaniel’. Incroci venivano effettuati con pointers, setters, terranova e hounds (Tan and Yellow Hounds). I gentiluomini di campagna dell’epoca erano molto attenti a tutto il bestiame presente nelle ‘farms’ e lavo-ravano intensamente sia al miglioramento zootecnico del proprio bestiame che al miglioramento delle linee dei propri cani, riproducendo soprattutto i cani che di-mostravano una disposizione particolare al recupero della anatre. I Chesapeakes di allora trascorrevano moltissimo tempo coi loro proprietari e con i bambini di casa, erano parte della famiglia e venivano tenuti in grandissima considerazione.

Su entrambe le rive della Baia, quella dell’est e quella dell’ovest, veniva selezionato un tipo di cane ben definito, di temperamento e abilità venatorie fissate, che variava tuttavia nel tipo di pelo, il quale poteva essere riccio come quello di un Irish Water Spaniel,

morbido come quello di un Terranova, o liscio come quello di un pointer o di un hound. Queste variazioni, così come quelle relative al peso ed alla taglia, erano evidentemente dovute ai diversi incroci eseguiti.

I Chesapeakes venivano presentati per la prima volta all’esposizione di Baltimora nel 1876 sotto la denomina-zione di Chesapeake Bay Duck Dogs, ovvero Cani da Anatre della Baia di Chesapeake. Due erano i tipi pre-sentati, molto diversi l’uno dall’altro. I gentiluomini presenti all’esposizione decidevano pertanto di incon-trarsi per discutere insieme della possibilità di migliora-re la razza, così come di standardizzare il nome dei tipi. Veniva quindi deciso che tre tipi di mantello potevano allora essere ammessi: il tipo ‘lontra’, il tipo ‘a pelo liscio’ ed il tipo ‘a pelo riccio’.Nel 1878 l’American Kennel Club registrava il primo Chesapeake Bay Retriever: si trattava di Sunday, un maschio allevato da Mr. O.D. Foulks e di proprietà di Mr. G.W. Kierstead di La Porte, nello Stato dell’Indiana.

Dalla Baia di Chesapeake all’Europa

In Europa le prime importazioni di soggetti americani hanno inizio nel 1936. I primi Chesapeakes esportati dagli USA vennero introdotti in Inghilterra dal Conte di Sefton allo scopo di migliorare l’allevamento dei suoi Labradors. A quel tempo il Kennel Club inglese regi-strava i soggetti incrociati con l’una o l’altra delle razze retrievers riconosciute. D’altro canto, l’esistenza di comuni antenati nel Chesapeake e nel Labrador è ben documentata.

Durante la seconda Guerra Mondiale prestavano servizio in Inghilterra alcuni ufficiali statunitensi, ac-compagnati non di rado dai loro cani, e ciò costituì un nuovo, singolare, veicolo per l’introduzione della razza in Gran Bretagna.

All’inizio degli anni ‘60 il Capitano Robert Conlin portava con sé in Inghilterra ‘Alpine Abi’. Abi, accop-piato ad una femmina nata presumibilmente in Inghil-terra, produceva una cucciolata. All’incirca nello stesso periodo, Bruce Kennedy, un allevatore di bestiame scozzese, inviava un suo dipendente sulla costa est del Maryland per valutare il bestiame ivi prodotto. Il suo emissario rientrava in Scozia facendo menzione, tra l’altro, dei cani della Baia di Chesapea-ke. Il racconto intrigava Kennedy, il quale decideva di commissionare l’acquisto di una femmina, dandole quindi il nome di ‘Doonholme Dusty’. Doonholme Dusty veniva riprodotta in Scozia diverse volte, accop-piandola al maschio di un gamekeeper, Brandy of Cowal, un figlio di Alpine Abi. Uno dei soggetti usciti da questo accoppiamento, Doonholme Dandy, veniva esportato in Danimarca fornendo così la base a quello che sarebbe diventato tutto l’allevamento danese.

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Questo era il solo allevamento in Gran Bretagna finché Mrs. Margaret Izzard dell’allevamento Ryshot, noto per i suoi eccellenti Flats e per l’allevamento e addestra-mento di Labradors e Goldens, cominciò ad interessar-si alla razza. Nel 1967 Mrs. Izzard acquistava da Kennedy ‘Ryshot Welcome Yank’. Yank veniva adde-strato per la caccia, regolarmente condotto in picking up ed esposto ai concorsi di bellezza. Alcuni anni dopo Mrs. Izzard importava dagli USA una femmina, Eastern Water’s Ryshot Rose, con la quale nel 1974 produceva una cucciolata dalla quale sarebbe uscita l’INT CH NORD CH Ryshot Yank’s Seacoral, soggetto alla base dell’allevamento svedese.Un’altra femmina, ‘Eastern Water’s Morag’, importata in Inghilterra, nel 1975, accoppiata come sempre con ‘Ryshot Welcome Yank’ produceva una cucciolata.Da queste due cucciolate, nate entrambe dallo stesso riproduttore, prende avvio praticamente tutto l’alleva-mento dei Chesapeakes in Europa: Inghilterra, Francia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia.I soggetti importati in questi paesi venivano quindi in-crociati con qualche sporadico soggetto importato dagli USA dalla metà degli anni ‘70 in avanti.

Eastern Water, la linea americana alla base pratica-mente di tutto l’allevamento europeo, dalla Svizzera con i soggetti importati poi negli anni ‘80 da Maia Machler (e successivamente passata ai lagotto) e riprodotti con l’affisso Water Lovers, alla Danimarca (Roneklint’s, Cheslabben), alla Gran Bretagna (Arnac Bay e Penrose), fino alla Svezia (Double Coat’s, Vattlestugans) e alla Finlandia (ancora Double Coat’s), era di fatto una linea selezionata negli USA rigorosamente per il ring d’espo-sizione. Il che, a mio giudizio, la dice lunga sulle forti qualitá di lavoro che la razza mantiene in sé.

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Negli Stati Uniti Negli Stati Uniti le cose andavano diversamente. Linee diverse venivano selezionate fin dagli anni ‘30. Il primo Chesapeake Field Trial Champion è ‘Skipper Bob’, nato nel 1931, mentre al 1936 risale il primo Dual Champion, ‘Sodak Gypsy Prince’. ‘Prince’ é stato uno dei più grandi riproduttori nella storia della razza. Era veloce e aveva stile, qualità che si accoppiavano ad una naturale abilità nel prendere le direzioni. Non solo ha prodotto dei Field Trial Champion, ma i suoi discendenti hanno dominato tra i competitori Field Trial per moltissimi anni. La sua progenie, incrociata con quella di ‘Skipper Bob’ ha a lungo dominato la scena dei FT. A tutt’oggi, esaminan-do attentamente a ritroso i pedigree dei soggetti più competitivi ritroviamo questa linea.Negli USA, dopo la Seconda Guerra Mondiale, i Labradors prendono il sopravvento sui Chesapeake nelle competizioni. Un gruppo di amatori della razza tuttavia si impegna duramente per mantenere i Chesa-peake competitivi in Field Trial. La cronaca recente registra dal 1998 al 2007 ben cinque Dual Champion Chesapeake. Un risultato davvero di tutto rispetto - sia per qualità che per quantità - se si pensa al numero esiguo di cani prodotti ed addestrati, per non parlare della durissima competizione con i Labrador.

Addestramento Addestrare un Chesapeake per le gare, Field Trial o Working Test, non è un lavoro semplice e soprattutto - voglio sottolinearlo a scanso di equivoci - non è un lavoro per tutti. I Chesapeake sono cani dalla fortissima personalità e allo stesso tempo sono cani sensibilissi-mi. Non lavorano perché devono ma lavorano perché vogliono e perché hanno fiducia, stima, amore e rispetto nei confronti del conduttore. Paragonati al numero di Labrador o di Golden prodotti, ho visto più Chesapea-kes buttati via perché i proprietari non avevano capito assolutamente nulla della razza di quanto non accada con altre razze retriever. Questa è una delle ragioni che spinge gli allevatori ad essere molto cauti ed estrema-mente selettivi nell’affidare i cuccioli.

I Chesapeake non sono Labrador e non sono Golden. Sono retriever selezionati per aver cura del proprietario, dei suoi beni e della sua famiglia. Sono disposti a morire per il proprietario e lo proteggeranno sempre, anche quando non ce n’é davvero bisogno, cosa che può essere talvolta piuttosto imbarazzante.

Addestrare un Chesapeake per le gare, dicevo, è un lavoro difficile. La prima cosa, per chi vuole seriamente competere in questo tipo di gare con un Chesapeake, é ottenere un buon cane da un allevatore serio. Può sembrare una banalità ma non è così. Provate a chiedere un Chesapeake da lavoro a un qualunque al-levatore e tutti vi risponderanno “è da lavoro”. Provate a chiedere un Chesapeake da esposizione a un qualunque allevatore e tutti vi risponderanno “è da esposizione”. Questo perché in effetti tutti gli allevatori si sforzano di mantenere qualità da lavoro e qualità morfologiche.

I Chesapeakes sono cani molto attivi che necessitano fondamentalmente di tre cose: una corretta socializza-zione con cani e persone, una buona obbedienza di base e molto moto quotidiano. Il forte orientamento ‘da lavoro’ che la razza conserva rende necessario che ogni cane possa svolgere un lavoro. Per quanto grande un giardino possa essere non sarà mai abbastanza grande per un Chesapeake, per evitare quindi che il nostro Chessie decida di trovarsi da solo una occupa-zione (di solito per noi quasi sempre sgradita) dobbiamo dargli un compito da svolgere. Ogni tipo di lavoro va bene per un Chesapeake, l’importante per lui é ‘fare qualcosa’ col proprietario.

Attualmente il Chesapeake Bay Retriever è una razza in contenuta ma costante espansione, sia negli USA che in tutta Europa. La forte tensione verso il lavoro che la razza mantiene fa del Chesapeake un cane non certo di moda ma un eccellente ‘all round’’ per ogni tipo di lavoro. I Chesapeakes, è noto, sono fantastici cani per la caccia agli acquatici, i migliori per il recupero della selvaggina su terreni paludosi, ma non solo. Sebbene vengano usati in tutto il mondo per la caccia agli uccelli acquatici, i Che-sapeakes sono estremamente versatili. Sono cani che amano lavorare e danno senza dubbio il meglio di sé quando lavorano per il proprietario o per la sua famiglia, che amano incondizionatamente. Sono cani da guardia eccellenti e calmi, e sono tranquilli cani di famiglia. A dif-ferenza di altre razze il Chesapeake - proprio perché se-lezionato per aver cura del proprietario, della sua famiglia e dei suoi beni - sopporta male la vita in canile, la quale viene tollerata solo a patto che questa sia VERAMENTE piena di compagnia umana. In Germania, Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca i Chesapeakes vengono utilizzati sempre più per la traccia di sangue.Il sangue dei Tan and Yellow Hounds usati negli incroci fatti agli albori della razza per migliorarne l’olfatto, é a tutt’oggi ancora ampiamente riscontrabile nella razza. Non pochi Chesapeake sono naturalmente, per usare un’espressione tedesca, ‘Spurlaut’, vale a dire che danno voce sulla traccia, qualità estremamente apprez-zata tra i cacciatori tedeschi e che dà diritto in Germania ad una speciale menzione nel libretto di lavoro.

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razze retriever trentennale RCI

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I Chesapeakes vengono addestrati con grande e crescente successo ed utilizzati per tutti i lavori di ricerca e di salvataggio, per il lavoro di traccia di persone scomparse (man trailing, disciplina nella quale peraltro si stanno dimostrando molto affidabili), per le competi-zioni di obedience e di agility.Nel nord Europa e in Alaska i Chesapeake vengono usati anche per trainare slitte e veicoli per disabili, per la traccia nella caccia all’alce, la caccia di conigli e volpi, per la caccia agli acquatici così come a tutti gli altri volatili.In Canada e in Alaska sono specialmente apprezzati per la caccia alle grandi oche e alle anatre, come sled-dogs, e per la caccia all’orso bruno.I circa 1500 membri dell’American Chesapeake Club negli Stati Uniti, così come i soci di tutti i Club di Razza o, genericamente, di tutti i diversi Retrievers Clubs europei sono devoti a mantenere inalterati l’uso originale e la conformazione della razza. Un Chesapeake ideale dovrebbe essere in grado di andare a caccia, essere esposto alle gare di bellezza, partecipare a concorsi di obedience e a gare di caccia, ed essere un leale, affet-tuoso e gentile cane di famiglia. Tutti i soci - sia del Club americano di razza che dei clubs europei - sono seria-mente impegnati nell’evitare la spaccatura della razza nei due distinti tipi, da lavoro o da bellezza, come si è verificato per le altre razze retriever

Moira FrankLaureata in Lettere Moderne e specializzata in Archivistica, Paleografia e Diplomatica, Moira Lanza Frank ha lavorato molti anni alla conservazione del Catalogo Storico della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, cosí come a numerose trascrizioni e traduzioni di documenti antichi.Nel 1996 cominciava a lavorare con il suo primo chesapeake, il Trialer/IT/INT/FR/VDH CH Dustin’s Francis Drake. Da allora è socio dell’American Chesapeake Club.La sua FR Dual CH/DT/VDH/INT CH Caroway’s Sergeant Pepper JH WDQ era, e a tutt’oggi è, la prima e unica Dual Champion Chesapeake, Campionessa di Lavoro alla Francese e all’Inglese nonché Campionessa di Bellezza, in tutta Europa. Sua figlia, FR CH/FR TF CH/VDH/DT/INT CH SedgeGrass Acid Test, da lei allevata, addestrata e condotta è stata ed è a tutt’oggi in Europa la piú giovane Chesapeake ad aver vinto un titolo Field Trial.Partecipa quasi annualmente alle Speciali (Show e Field Trial) dell’American Chesapeake Club negli Stati Uniti ed ha visitato

allevamenti di chesapeakes dalla costa dell’Est a quella dell’Ovest. È socio del Chesapeake Club inglese e dei Retrievers Clubs italiano, francese, e tedesco. In qualitá di membro delle Commissioni di razza dei Retrievers Clubs tedesco e francese ha messo a disposizione tutte le sue conoscenze affinché la razza non cadesse in nessuna facile e locale degenerazione. In quanto Responsabile Regionale dell’American Chesapeake Club, per una completa e corretta diffusione della razza, ha scritto numerosi articoli e recentemente ha partecipato ad uno speciale sulla razza prodotto da Sky TV.È un giudice ENCI/FCI di Field Trial. Attualmente sta svolgendo l’iter formativo come giudice di bellezza.Dal 2001 alleva chesapeakes sotto l’affisso ‘SedgeGrass’.

il 30° ANNIVERSARIOdel RCI

una vistadall’estremo nord

di Monica Merimapresidente Retriever Club di Estonia

Lo scorso autunno abbiamo avuto la gradita opportunità di prender parte alle celebrazioni del trentennale del Retrievers Club Italiano in Greve in Chianti, in Toscana. Ero molto curiosa di vedere come sono i working test e le prove in Italia e di vedere al lavoro i cani in questa natura e in questo clima così differente dal clima e dalla natura in Estonia.Voglio ringraziare di cuore i nostri amici Cinzia e Sergio Sgorbati per averci dato questa magnifica opportunità e anche tutti i retrieveristi italiani che hanno reso così piacevole il nostro viaggio.

Vivere con i cani può diventare un meraviglioso stile di vita, ancora più divertente se si conoscono molte altre persone che condividono lo stesso hobby. Ci si abitua al calendario fitto di eventi, prove ed esposizioni lungo tutto l’anno e non ci si ricorda di quanto si è viaggiato e di quanto sforzo ci è costato partecipare a tutto. In tutti i retriever club molte persone regalano il loro tempo e le loro energie a questa passione.Per noi è stata una meravigliosa opportunità vedere in un periodo di tempo così breve come si addestrano i cani in Italia, come sono organizzati i working test, come sono le gare di caccia e conoscere la differenza tra le prove all’inglese e quelle alla francese. La cena sociale a Greve è stata come la ciliegina sulla torta. E in più, tutte queste opportunità di imparare sono state offerte nella splendida campagna toscana!

I quattro giorni a Greve

Nel Field Trial all’Inglese abbiamo seguito un walk up giudicato dal danese Keld Jorgensen. Mio marito Margus e io eravamo così eccitati, ci sentivamo come dei pionieri: è buffo, ma in effetti eravamo i primi retrie-veristi estoni a vedere un field trial in Italia!

E’ stato veramente speciale. Anche se poi ci è stato detto che la gara non era delle più riuscite, con poca selvaggina e tanto da camminare. Gli spaniel andavano fuori controllo e riportavano al posto dei retriever. Era caldo e secco, e i cani dovevano lavorare in condizioni difficili. Mi ha molto colpito il livello dei cani e dei loro conduttori. La maggior parte dei cani erano di linee da lavoro, attenti, calmi, concentrati, e così affiatati ai loro conduttori.

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Estonia – un piccolo paese ai confini del mondo

L’Estonia è un paese piccolo come la Svizzera (42226 km quadrati), ma con una popolazione di solamente 1.4 milioni di persone è il più piccolo degli stati baltici.

La capitale Tallinn è citata fin dal 1154 e la Città Vecchia è Patrimonio Mondiale, famosa per la sua struttura medievale ben conservata. Tallinn è piccola, ha circa 450.000 abitanti e questo la rende la maggiore città Estone. Può forse essere interessante sapere che molti edifici della Città Vecchia sono proprietà di italiani, forse attratti dall’aspetto familiare delle strade strette e delle case medievali, così simili ad alcune piccole città italiane, oltre che dalle opportunità di investimento. Dopo l’indipendenza riguadagnata nel 1991 in Estonia si respira aria nuova: è una società in cambiamento, a veloce sviluppo. In fondo, sia le cose buone che quelle meno buone arrivano in fretta.

L’Estonia è vicino al Mare Baltico, e ha più di 1500 isole. In molti punti la natura è selvaggia e caratteristica. Ad esempio ci sono numerose colonie di uccelli sulle isole e sulle spiagge, e ci sono grandi animali selvatici come i cervi, i cinghiali e i lupi. Ecco perché vengono da noi i

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Un cane mi ha colpito in modo particolare, un cane da esposizione con ossatura e sostanza, un magnifico golden retriever, Wigglin’ Jigglin’ Cupcake, mi sono stupita di come fosse anche bravo nei suoi riporti. Un esempio perfetto di come un retriever possa sia lavorare che andare in esposizione. Ed essere oltre tutto un magnifico compagno di vita.

Il secondo giorno abbiamo seguito il gruppo giudicato da Beppe Masia. Ci sono state parecchie situazioni difficili sia per i cani che per il giudice e questo ci ha dato una magnifica opportunità per imparare. La nostra ammirazione va alle persone che sono riuscite ad ad-destrare i cani così bene, è davvero un grande lavoro. Anche quando i cani non sono riusciti nel loro compito, si sono comunque dimostrati ottimi retriever con un grande potenziale. Il working test del terzo giorno ci ha fatto vedere come in genere si inizia ad addestrare un cane. Siete veramente fortunati in Italia ad avere degli ottimi cani a cui potersi ispirare, così chi inizia può vedere che cosa possono fare questi cani e fino a dove si può arrivare. Il working test è stato anche una gara divertente e può rendere interessante il lavorare con i cani anche per coloro che sono al primo cane e non sanno ancora molto di addestramento.

Ci è piaciuta molto l’atmosfera della Cena Sociale e la cucina e i vini Toscani. E’ sempre divertente per noi che abbiamo cani vestirsi bene una volta tanto e uscire senza stivali e giacconi coperti di pelo di cane. L’antico Castello di Verrazzano era ricco di atmosfera e abbiamo trascorso proprio una bella serata.

Il raduno nella piazza centrale di Greve è stato allestito in un modo molto professionale, anche se c’era solo un punto dove scaricare i cani, tutto si è svolto bene, si riusciva a trovare posteggio per le auto e ombra per sistemare le gabbie dei cani. Siccome mi interesso sopra-tutto di Labrador, sono rimasta focalizzata sui due ring di questa razza - seduta in mezzo - e sono stata contenta di vedere numerosi soggetti belli, soprattutto nel ring dei maschi. Uno dei miei preferiti è stato un maschio nero, Ukbarrow delle Acque Lucenti. Ho trovato questo giovane molto “classy” con delle linee pulite e un temperamento adorabile. Un altro cane che mi è piaciuto molto è stato un maschio nero di nome Dolphingham DeTolomei; l’avevo visto in alcune foto circa un anno fa e mi sentivo

già attirata e desiderosa di vederlo dal vivo. Sono stata molto orgogliosa di presentarlo nel ring. Per me questo cane rappresenta un tipo meraviglioso di Labrador: una statura buona, delle belle linee e proporzioni e, di nuovo, un temperamento amabile. Fra i gialli, Heather-bourne Spitfire at Loch Mor ha attirato la mia attenzio-ne; ne cito solo alcuni, ma ce n’erano tanti altri molto interessanti.

Se devo parlare anche dei difetti, posso dire che erano gli stessi che si trovano in tutto il mondo: avambracci troppo dritti è uno dei principali problemi strutturali e poi le code a bandiera. Alcuni avevano gambe un po’ corte, un paio di Labrador aveva troppa angolatura po-steriore, altri avevano un posteriore troppo arcuato (hollow-backed). I giudici si prendono una grande re-sponsabilità se non sono costanti nel mettere in evidenza problemi strutturali che influiscono sul

movimento e sulla funzionalità di un cane da caccia. Tuttavia nel complesso la qualità dei soggetti era ottima.

Alla scoperta dell’Italia

Veniamo in Italia abbastanza regolarmente da quando abbiamo conosciuto l’allevamento Dol-phingham e acquistato le prime due femmine, che sono entrambe figlie di Poolstead Parker, di Sergio e Cinzia Sgorbati. Ci piacevano molto le linee Poolstead e abbiamo scoperto che l’allevamento Dolphingham è basato su Poolstead. Ci è piaciuto molto quello che abbiamo visto in Dolphingham, lo spirito e il carattere dei loro cani. Cinzia e Sergio ci hanno insegnato così tanto sui Labrador, in effetti sono stati davvero il nostro inizio. Non potremo mai ringraziarli abbastanza.Siamo stati in molte parti d’Italia e non ne abbiamo mai abbastanza, e sempre, mentre torniamo a casa, ci rendiamo conto di quanto più vorremmo conoscere e provare qui e ci dispiace che la distanza tra casa nostra in Estonia e l’Italia sia di molte migliaia di chilo-metri. Lo spirito dell’Italia è per noi irresisitbile. Ci siamo al tal punto innamorati di questo paese, della sua cultura e della sua gente, che abbiamo iniziato pian piano a studiare italiano.

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MonicaMerima

è il presidente del Retriever Club

Estone e alleva con l’affisso ELVENDOR. Con il marito Margus è stata molto attiva nel club sin da quando hanno avuto il loro primo Labrador, otto anni fa. “I cani sono compagni meravigliosi per noi e ci piace questo modo di vivere”, ci dicono. Hanno a casa nove Labrador di età diverse, e cinque di essi sono qualificati in prova di lavoro. Prima di essere tanto coinvolta nella cinofilia Monica ha lavorato per giornali e riviste per circa dieci anni. Margus è ancora nei media. Oggi Monica e Margus hanno una società che importa prodotti di alta qualità per cani, hanno anche un negozio e un piccolo albergo che destina i suoi proventi all’aiuto dei cani abbandonati. Sono entrambi appassionati di fotografia.*(Le foto che illustrano gli articoli sul trentennale RCI sono di Margus Merima)

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trentennale RCI

cacciatori di molti paesi europei. Normalmente abbiamo neve in febbraio, ma il riscaldamento globale ha fatto il suo lavoro e ora gli inverni sono semplicemente bui e piovosi, proprio deprimenti. Invece le notti estive sono molto attraenti per la gente del sud Europa. Con una nave veloce ci vuole solo un’ora e mezza per fare gli 80 km che ci separano da Helsinki, la capitale della Finlandia, e questo spiega l’influenza finlandese in molte cose, anche nei pedigree dei cani.

Il Retriever Club Estone

I primi Labrador sono arrivati in Estonia nel 1982, seguiti poi dai Golden. Ora in Estonia ci sono tre Flat Coated e tre Chessies. I Labrador sono più numerosi, ma in tutto ne abbiamo circa poco più di un migliaio. Il Club è stato fondato nel 1999, e così il 2009 è un an-niversario speciale anche per noi. Il nostro Club ha solo circa 80 membri, con sei consiglieri, e in totale circa quindici persone sono attive in qualche modo. Così sono ancora pochi coloro che si offrono volontari per organizzare eventi. E’ stato curioso scoprire che anche nel Retrievers Club Italiano avete lo stesso problema: sembra che la percentuale di soci attivi sia la stessa! Queste persone si meritano supporto e rispetto.Il nostro pubblico è limitato. Anche quelli di Golden hanno il loro Club, ma dal momento che nel Retriever Club siamo in maggioranza proprietari di Labrador non abbiamo un Club separato. In Estonia ci sono 25 alleva-menti ufficiali, e 33 di Golden, ma dobbiamo ricordarci che solo pochi fanno veramente dell’allevamento. La maggior parte degli affissi appartiene a persone che hanno un paio di cani con pedigree e hanno fatto una volta una cucciolata. E’ troppo facile prendere un affisso e diventare allevatori. Abbiamo anche un allevatore di Curly e due di Nova Scotia Duck Tolling. Il consiglio è composto per ora da cinque membri più il Presidente. Abbiamo due raduni all’anno. Un raduno Labrador e uno retriever. Negli ultimi anni è diventata popolare una esposizione puppy e veterani che si svolge in primavera. Normalmente organizziamo due retriever test che danno qualifiche in lavoro, e alcuni

corsi di addestramento e seminari. Il sito (www.retrii-verid.ee) è la sola fonte di informazione, dal momento che la rivista si è chiusa alcuni anni fa: tutti volevano leggere, ma non scrivere e raccogliere il materiale. Il Club è responsabile della raccolta dati sui controlli sanitari e per le linee guida dell’allevamento: prima di esser riprodotto un cane deve aver passato i controlli sanitari con risultati decorosi (HD ed ED normali, occhi a posto) ed aver avuto alcuni risultati normali in espo-sizione. Non abbiamo avuto problemi a seguire queste linee guida. Per ora solo pochi allevatori fanno i test genetici (Optigen, EIC). Piano piano aumenta la con-sapevolezza della gente e speriamo che con essa aumenti anche il senso di responsabilità: il progresso è stato molto veloce.

Inizialmente il Club organizzava esposizioni e eventi sociali. La maggior parte dei proprietari ha cani da famiglia, e vogliono solo avere un buon cane amichevo-le. Solo sei anni fa abbiamo iniziato a imparare di più sui test e i field trial per retriever e abbiamo iniziato ad addestrare nel modo giusto. Era una cosa nuova, e molti di coloro che amavano i retriever come cani da esposizione non sopportavano l’idea che Io stesso cane potesse riportare selvaggina viva. Solo un gruppetto di giovani ed entusiasti proprietari di labrador

si interessavano di queste discipline. Abbiamo avuto un grande aiuto dalla Finlandia e dai retrieveristi finlandesi che ci hanno lasciato usare i loro regolamenti per i working test. Abbiamo organizzato il primo cold game test nel 2004, con il giudice finlandese Ari Pekka Fontell.In Estonia non abbiamo ancora linee da lavoro, e molti cani possono andare ugualmente bene in esposizione prendendo l’eccellente ed anche in lavoro sulla selvag-gina. Io sono convinta che sia giusto che per avere il titolo di Campione estone oltre ai risultati in esposizione un retriever debba avere anche un risultato in prove. Questa regola per il Campionato è stata introdotta qualche anno fa ed all’inizio è stata molto male accolta dalle persone che facevano esposizioni, ma ora vediamo che la gente ha iniziato a lavorare con i propri cani e che i cani se la cavano molto bene. Pochissimi sono poco adatti; ma davvero, un Campione dovrebbe avere sia cervello che bellezza. Solo la bellezza non è sufficiente per prendere un titolo di Campione. Credo che sia l’abilità nel lavoro che fa dei retriever i cani che amiamo, amichevoli, intelligenti, capaci di usare e la testa e con voglia di compiacere. L’andare d’accordo con gli altri cani e con le persone e la capacità di reggere diverse situazioni, queste sono le qualità che un buon cane da caccia dovrebbe avere. Addestrare e lavorare con i retriever dà loro la possibilità di sviluppa-re le qualità per le quali sono stati creati. E questo è importante anche per i retriever da famiglia. Per mantenere la razza come è stata creata, per conserva-re le qualità e il carattere che li fanno amare, credo che sia importante addestrare i cani, anche se sono solo cani da famiglia. Dopo tutto, addestrare un cane è un magnifico hobby.Tempo fa in Danimarca ho visitato un allevatore di Irish Wolfhound e sono rimasta molto colpita da come gli allevatori di questa razza collaborino in tutto il mondo, e hanno addirittura una rivista internazionale a cui contri-buiscono tutti i paesi membri. Il pool genetico è piccolo, e gli allevatori condividono informazioni sulla salute e collaborano attivamente tra loro. Ecco qualcosa per cui dovremmo lavorare: lo scambio di informazioni e la col-laborazione.

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di Carlo Guggia

“TRENT’ANNI A LAVORO”

Nell’occasione del Trentennale del RCI si sono svolte, a Greve in Chianti,una serie dimanifestazioni di lavoro per retriever.

Tra uliveti, vigneti, boschi, e grandi macchie di rovi che creavano un’atmosfera autunnale nonostante la temperatura si portasse ancora una coda d’estate, si sono svolti tre giorni di gara della tanto attesa settimana del Trentennale. Le colline del Chianti, decantate in tutto il mondo, adagiate tra le provincie di Firenze e Siena, ci hanno regalato giorni meravigliosi.

Primo giorno: Field Trial all’inglese;secondo giorno: Working Test;terzo giorno: Field Trial alla Francese.

Field Trial all’inglese

L’evento più importante è stato senz’altro il primo: walk up all’inglese. Ritrovo nel centro cittadino del piccolo paese a ridosso della riserva. Sveglia di buon mattino, estrazione dell’ordine dei concorrenti, delle batterie, dei giudici… e via verso i campi di gara. La partenza è stata data in corrispondenza di un antico casale del ‘900 con gradoni, stalle e granaio. Le due batterie si sono subito divise sui due versanti della collina. I

giudici chiamano i concorrenti.. gli spaniel iniziano a battere il terreno.. e l’adrenalina dei primi quattro concorrenti sale rapidamente. L’ottimo lavoro svolto dai cani da caccia, ha consentito di vivere con i nostri retrievers una giornata veramente indimenticabile. Già dalle prime battute però si sono avvertite le difficoltà che hanno portato all’eliminazione progressiva dei concorrenti, sino alla finale che ha visto disputare su un terreno molto insidioso un barrage tra i migliori due cani che si sono battuti per il CACIT.

Working Test

Il secondo giorno ci siamo portati su terreni diversi per svolgere il working test, articolato su tre step.Il giudice del primo step ha giudicato anche il terzo.

I° step: giudice Jean Pigal.Il primo step consisteva in un marcato in acqua. I cani erano posizionati sulla riva di un laghetto. Le distanze del riporto sono state differenziate a seconda della classe di appartenenza (beginners-novice-open). In apparenza non difficoltoso, l’esercizio ha invece messo in evidenza le capacità natatorie e di marking dei nostri retrievers.

II° step: giudice Keld Jorgensen.il secondo esercizio impegnava i nostri amici in un doppio marcato su terreno molto impervio, con distanze adattate alle varie classi. Erba alta, rovi, terreno difficile hanno esaltato le peculiarità dei retrievers come cani da riporto, specialmente nelle condizioni più difficili.

III° step: giudici Jean Pigal (beginners); Keld Jorgensen (novice e open).Il terzo step simulava un walk up, con tre cani in linea. Un dummy lanciato per il ogni cane che andava al riporto. Successivamente gli assistenti lanciavano in aria molti dummies, facendo rumore, e raccogliendoli subito dopo, in modo che il giudice potesse valutare la steadiness dei cani. Fatti girare di 180 gradi i cani, ognuno di essi veniva inviato ad un riporto blind. Questo esercizio credo abbia rappresentato molto bene gli elementi essenziali della disciplina del riporto eseguito dai nostri cani.Questa seconda giornata di gara ha regalato sia ai principianti che ai più esperti momenti di vera sportività, in un clima animato dalla voglia di divertirsi e condividere la nostra passione più che dalla competitività. A ciò hanno sicuramente contribuito i giudici, sempre pronti a fornire un utile commento e qualche suggerimento ai concorrenti.

Field Trial alla Francese La gara di caccia alla francese si è svolta il terzo giorno, negli stessi terreni della gara all’inglese, ma in questa occasione con i cani in linea (drive) e gli spaniels che battevano il terreno e i concorrenti erano divisi in tre batterie molto numerose. I terreni presentavano notevoli difficoltà che hanno messo subito a dura prova i cani. Molti gli eliminati, man mano che i drive si spostavano lungo il terreno, con difficoltà sempre crescenti. Con il procedere della gara solo i cani con le migliori attitudini naturali e una buona dose di dressaggio riuscivano ad essere condotti sulle lunghe distanze e ad accedere alla finale per la conquista del CAC.

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Due capi abbattuti al centro sono stati recuperati dai Labrador di George Ridley e di Sandra Halstead, avendo bisogno di un po’ di handling. Poi una beccaccia lontana sulla destra ha messo fuori il primo cane inviato, ma è stata riportata dal giallo di Lynn Mitchell F.T.Ch.Glasnevin Just William.

La maggior parte dei riporti era al centro, ma F.T.Ch.Archie Charlie at Wadesmill di Andrew Wright ha elegantemente riportato un capo abbattuto dietro la linea.

A questo punto ci siamo riallineati in un campo di stocchi di rapa e di cavolo da foraggio tagliati. La vegetazione più fitta ha reso più difficili i riporti, e i solchi del terreno facevano sì che i conduttori non sempre riuscissero a stimare le distanze o a vedere i cani per condurli in lontananza. Ci volveva un po’ di fortuna per riuscire a fare due riporti. F.T.Ch.Levenghyl Sun Dancer di Steve Richardson ha riportato con stile una lepre e poi un fagiano. Una pernice davvero lontana ha causato problemi alla concorrente ungherese, ma è stata riportata da F.T.Ch.Jasmine Milly at Labdom di Wayne Mitchell.

Il terreno più difficile era per i cani di sinistra, che venivano inviati verso una siepe sulla destra dove il fucile Philip Burt ha abbattuto con abilità una serie di capi. Era difficile marcare con la siepe sullo sfondo, e la vista dei cani era limitata anche dalle ondulazioni del terreno. Molti cani non hanno portato a termine questi riporti, inclusi i due golden. I cani che sono stati condotti oltre la siepe e poi hanno cacciato in distanza hanno potuto dare dei buoni eyewipe. Hanno dato un eyewipe Wayne Mitchell con Milly, e Jenny Hankey con Ardmuir Lady’s Smock. Il cane di John MacColl che aveva fatto ben sperare ha avuto eyewipe da Rannaldini di John Halsted. Annette Clark ha messo fuori tre cani con un altro eyewipe della sua F.T.Ch.Garronpoint Liffy. Questo

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Fortune di famiglianel CHAMPIONSHIPdel CENTENARIO

Relazionesul RetrieverChampionship 2009

di Phil Wagland

Il Retriever Championship nel centenario della International Gundog League è stato organizzato nel Blankney Estate, nel Lincolnshire, grazie all’ospitalità della famiglia Parker. Richard Parker, presidente dell’IGL, ha fatto in modo che tutto nella tenuta fosse organizzato perfettamente. Blankney aveva già ospitato il Championship in due occasioni, e il guardiacaccia Terry Stoddart e la sua equipe erano perfettamente preparati.

Il Segretario dell’IGL Philip Wainwright e tutto il comitato organizzatore hanno curato ogni dettaglio dell’evento. Concorrevano 55 cani, 41 Labrador neri, 10 Labrador gialli e 3 Golden Retrievers. Ben sei Labrador portavano l’affisso Levenghyl. C’erano 6 cani dalla Scozia, 1 dal Galles, 5 dall’Irlanda e 1 dall’ Europa. In novembre l’ungherese Rita Kokeny era diventata il secondo straniero ad aver diritto di partecipare al Championship vincendo due gare e diventando il primo straniero a fare un field trial champion in Inghilterra. Ci siamo trovati il 30 novembre sull’altipiano calcareo di Lincoln Heath. Il tempo era bello, e il sole brillava. Janet Webb e John Stubbs giudicavano sulla destra mentre Hugh Paterson e Heather Bradley erano sul lato sinistro. La linea dei concorrenti, giudici e assistenti si è formata in un campo di senape. Abbiamo incontrato subito dei fagiani e i fucili hanno dimostrato rapidamente il loro valore fornendo dei riporti marcati dritti davanti alla linea. Superato un muro in pietra siamo entrati in un grande campo di gambi di rapa e di senape. L’abbondanza di selvaggina ha fatto procedere velocemente la gara. Alcuni cani hanno marcato perfettamente, altri sono andati lunghi, e sono stati penalizzati per aver disturbato il terreno e alzato selvaggina.

Su molti riporti il primo cane inviato non è riuscito a trovare, e sono stati quindi inviati o due o quattro cani. Soltanto su un riporto i giudici hanno eliminato tutti i cani sollevando a mano la selvaggina abbattuta. Anche il vincitore dello scorso anno, Noel Bayley, è stato eliminato come first dog down. Tim Brain e Ricky Moloney si sono messi in luce per ottimi eyewipes, e in particolare lo scozzese John MacColl, che con il suo

I quattro giudici

Jamie Bettinson e Levenghyl Peacock

cane F.T.Ch Goldie of Teith from Yelobrook ha eliminato tre cani con due eye-wipes in successione. Ribattendo il terreno abbiamo avuto altri riporti di fagiani, poi una beccaccia e una pernice grigia. Alla fine del primo giro 20 cani erano stati eliminati o scartati. Dopo la pausa pranzo siamo poi ritornati al campo di senape per iniziare il secondo giro. Sono stati eliminati un paio di cani, poi il cane della Duchessa del Devonshire. F.T.Ch.Roberto Rannaldini of Bolton Abbey condotto da John Halsted junior ha dato un eyewipe. Quasi a buio abbiamo terminato la giornata con un carniere di 99 fagiani, 2 beccacce e una pernice. I 55 cani erano stati ridotti a 32.

Il tempo è stato bello anche il martedì, e il secondo turno è continuato in un campo di barbabietole, con un bosco sulla sinistra. La buona visibilità e la non grande altezza della vegetazione hanno fatto si che i cani se la cavassero bene anche con riporti lontani e incrociati. E’ stato alzato e abbattuto un gruppo di fagiani che hanno fornito i riporti dell’ungherese Rita Kokeny e dell’iralandese Nigel Carville. Poi parecchie lepri sono state riporti di diverso livello, con un buon riporto del golden di Graham Bird Scherzando Pisces.

Intanto Hugh e Heather sulla sinistra avevano finito i loro secondi riporti, mentre Janet e John sulla destra dovevano vedere ancora parecchi cani. Alla fine del turno alcuni cani erano stati eliminati, e 25 Labrador e 2 Golden erano pronti per il terzo turno. Abbiamo continuato nelle barbabietole. F.T.Ch.Cherwood Ace of Spades di Cherry Finlan e condotto da John Halsted ha dato subito un eyewipe al cane di Steve Hore. E poi due buoni riporti di F.T.Ch.Levenghyl Peacock condotto da Jamie Bettinson, il solo gallese qualificatosi quest’anno.

Il folto pubblico ha potuto vedere bene quattro cani che hanno lavorato su un ferito vicino alla siepe sulla destra, che non è poi stato trovato. Dopo il riporto di una lepre fatto da Rockside May di Tim Brain, un fagiano è stato abbattuto davanti al centro della linea ed ha pedonato tra le file di barbabietole a grande velocità. Twixwood Shooting Star of Fernshot, labrador giallo di tre anni di Phil Parkins, ha individuato subito il punto di caduta e a naso a terra si è lavorato bene la traccia avanzando per 100 metri. Quando è stato trovato, il fagiano ha fato un tentativo di involarsi, ma è stato bloccato tra gli applausi del pubblico. I cani di destra lavoravano lungo la linea sui fagiani abbattuti a sinistra, al margine o appena dentro al bosco. I cani di John MacColl e di John Halsted hanno continuato a ben impressionare.

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riporto ha concluso il terzo round; in totale il carniere era di 45 fagiani, 2 pernici, 3 beccacce e 8 lepri. Dopo un pranzo sul tardi i giudici hanno annunciato la fine della giornata con 12 cani ancora in gioco.

Anche per il terzo giorno niente pioggia, con un po’ di foschia in distanza. I dodici Labrador rimasti erano 7 maschi e 5 femmine. Dieci erano neri e due gialli, con età variabili tra tre e sette anni. I conduttori erano 8 uomini e 4 signore, delle quali solo Sandra Halstead aveva già vinto il Championship. C’era anche suo figlio John che portava due cani, e i coniugi Wayne e Lynn Mitchell, il che rendeva il tutto un po’ come una riunione famigliare. Siamo partiti con un walkup in un campo di barbabietole più alte di quelle del giorno precedente. Il pubblico aveva una vista eccellente dato che seguiva in una linea parallela 25 metri dietro, con i fucili che sparavano solo in avanti. In questo round erano richiesti due riporti per cane, e i giudici avevano optato per riporti incrociati sulla linea per testare i cani.

Una pernice lontana sulla destra ha buttato fuori Rockside May di Tim Brain. Infatti Phil Parkins con il suo giallo ha colto al volo l’occasione di dare un eyewipe. Con il recupero del più bel ferito del secondo giorno Shooting Star sembrava in buona posizione per la vittoria. Una beccaccia abbattuta di fronte a lui un po’ a sinistra è stata naturalmente offerta

ai cani sulla destra, e ben riportata da “Ace” di Cherry Finlan e condotto da John Halstead. In seguito c’è stato un fagiano per Peacock di Jamie Bettinson. Il fagiano successivo sulla destra era un ferito molto veloce caduto ben lontano. “Star” è stato il primo cane a venir provato, ma non ha ripetuto la performance del giorno precedente, e per questo purtroppo non è stato portato avanti. Invece Sandra Halstead con F.T.Ch.Levenghyl Silvercloud of Drakeshead ha avuto un riporto corto, di un fagiano che ancora sbatteva le ali, e abboccato con facilità. Così va la sorte nelle gare.

Un fagiano è stato il secondo riporto di “Ace”, e “Peacock” ha finito il turno con una lepre. John Halstead è stato rivisto con il suo secondo cane “Rannaldini”, insieme a Nigel Carville che conduceva Marranscar Black Cap. Entrambi hanno avuto riporti lungo la linea, con Rannaldini che ha fatto una miglior figura. Sono poi state abbattute parecchie lepri. Una, presa ben lontano sulla destra verso una siepe, è stata riportata con disinvoltura dal maschio di Lynn Mitchell, “Just William”.

Steve Richardson ha poi riportato due lepri, e in uno dei due riporti ha dovuto ignorare una lepre viva balzata via accanto a lui. I concorrenti rimasti hanno completato il turno nel campo successivo, dove la usuale miscela di rape e senape si è dimostrata più difficile del solito. Lynn Mitchell è stata messa fuori per first dog down. Poi due uccelli sono stati sparti sulla sinistra. Milly di Wayne Mitchell ha riportato il più lontano. Liffy di Annette Clark ha cacciato bene nella zona, fuori vista della conduttrice, ma ritornava sempre sul punto di caduta dell’uccello più lontano. Dopo che Jenny Hankey aveva inviato su questo riporto anche Ardmuir Lady’s Smock, i giudici raccogliendo a mano questo riporto hanno messo fuori gara entrambi i cani.

Dei sette cani che avevano completato sette riporti ciascuno, sei sono stati portati al drive conclusivo. I fagiani si sono involati alti e con forza dalla “Round Plantation” per venire abbattuti dagli otto fucili in un campo di senape. Dopo due riporti per cane i giudici hanno chiuso i loro libretti. Così tanti dei cani avevano a loro credito degli eyewipe che sicuramente sarebbe stato dato risalto soprattutto a un marking preciso, a un handling discreto e alla capacità di trovare il selvatico. Chi avrebbe vinto? Forse Sandra Halstead con il cane che si era già piazzato terzo l’anno precedente? O quello dei due cani condotti da suo figlio John che si era piazzato secondo in altri due Championship?

Come se la serebbero cavata i concorrenti dal Galles, dall’Irlanda del Nord o dal Warwickshire? Lo sponsor Skinners aveva preparato un palco adeguato per la consegna dei magnifici trofei, e ci sono stati i discorsi di Richard Parker e di John Halstead senior per commentare la pianificazione e la organizzazione di questo superbo Championship, e per ringraziare tutti coloro che sono stati coinvolti in esso.Il palco era pronto per i risultati, proclamati da Philip Wainwright, mentre la Duchessa del Devonshire consegnava i premi. Applausi hanno salutato i risultati e sottolineato l’importanza storica di un conduttore che proprio nel Championship del centenario vinceva primo e secondo posto. Con Sandra e John Halstead e tre cani con l’affisso Levenghyl tra i premiati è stato davvero un affare di famiglia!

John Halsted e Rannaldini

John Halsted Jr e la Duchessa del Devonshire

PhilWaglandSono un insegnante in pensione di 70 anni,ho working Golden Retriever da 35 anni. Sono un giudice in panel A e sono il segretario di due Retriever Club.

Hanno detto:

Hugh Patterson (giudice):“La famiglia Parker e tutto lo staff della tenuta devono ricevere i complimenti per aver organizzato un superbo Championship”.

Phil Parkins (concorrente): “Sono contento che il mio cane abbia lavorato così bene fino all’ultimo ferito”.

Hans Richter (spettatore dalla Svezia): “Ho visto molti Championship, ma questo è stato quello dove gli spettatori hanno potuto veder meglio i cani migliori in azione”.

Paul Birkbeck (guardiacaccia e spettatore): “Mi stupisce vedere i concorrenti che indossano abiti e cappelli così chiari”.

John Halsted (vincitore): “Sono molto fortunato ad avere il sostegno di tre signore: la Duchessa, la signora Finlan e mia moglie Nina”.

Risultati:

1° F.T.Ch.Roberto Rannaldini of Bolton Abbey, lab maschio, della Duchessa del Devonshire (conduttore John Halsted Junior).

2° F.T.Ch. Cherwood Ace of Spades, labrador maschio di Mrs Cherry Finlan (conduttore John Halsted Junior).

3° F.T.Ch. Levenghyl Peacock, labrador maschio di Mr Jamie Bettinson.

4° F.T.Ch. Levenghyl Silvercloud of Drakeshead, labrador femmina di Mrs Sandra Halstead. Diplomi di Merito:

Marranscar Black Cap lab maschio di Mr Nigel Carville.F.T.Ch. Levenghyl Sun Dancer lab maschio di Mr Steven Richardson.

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C’è stata una azione di un cane concorrente che ti è colpita di più che potresti raccontarci?

“E’ stato proprio il recupero effettuato da Twixwood Shooting Star che mi ha colpito: la distanza del riporto era di circa 200 m, in un terreno coltivato a barbabietole. In realtà quella azione non ha colpito solo me, ma gran parte del popolo dei field trial, che giustamente ha concesso un meritato applauso.”

Hai qualche altro commento o osservazione?”Fin qui ho elencato i punti positivi del Championship, potrei vedere come punto debole le caratteristiche del terreno di gara, che erano a mio avviso un po’ troppo uniformi in tutti i giorni della manifestazione. In generale, il terreno era coltivato a barbabietole e a colza.”

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il CHAMPIONSHIPdei CENTO ANNI…impressioni di un italiano

di Tiziano Cagnoni

Quest’anno i noti handler italiani Tiziano Cagnoni e Ilaria Martinelli sono stati fra i numerosi spettatori a Blankney per assistere a questo appuntamento importante, il centenario del IGL Retriever Championship. Abbiamo fatto alcune domande a Tiziano su questa esperienza e le sue impressioni della gara.

Come siete stati accolti come spettatori italiani? Ci sono stati altri spettatori stranieri?

“Domenica pomeriggio ci siamo recati al meeting-point, dov’era in corso una riunione fra i quattro giudici di gara e l’organizzazione IGL. Ci siamo presentati a Mr. Richard Parker, proprietario della Blankney Estates, nonché presidente della IGL.Il giorno dopo, prima giornata di gara, un’addetta

dell’organizzazione IGL - probabilmente grazie all’in-tervento di Mr. Richard Parker - ci ha invitato a seguire la gara sulla linea di walking-up, scambiandoci ogni quaranta minuti, al fianco dei giudici e dei cani che stavano lavorando.Sì, abbiamo notato la presenza di altri spettatori stranieri: Danny Fraser, inglese di nascita ma danese di adozione da molti anni, ad esempio, è giunto in compagnia di alcuni suoi amici danesi. Abbiamo visto anche il giudice belga Ronny Michiels.”

Come è stata l’atmosfera della gara?“Sebbene ci fosse davvero tanta gente (il popolo dei field trial), il clima si è dimostrato estremamente tranquillo, educato e rispettoso per tutti e tre i giorni della manifestazione.Alcuni noti handler, pur non avendo qualificato il proprio cane al Championship, erano comunque presenti ed interessati a seguire la manifestazione. In particolare,Tony Parnell ed Alan Thornton (due nomi molto famosi) si sono rivelati molto collaborativi durante il driven-shoot finale con gli ultimi sei cani rimasti in gara, coadiuvando i giudici nel marcare i punti di caduta dei selvatici abbattuti.

L’atmosfera tranquilla si è respirata anche quando i battitori sono entrati nel bosco per far involare la selvaggina: normalmente questa operazione è accompagnata volutamente da un gran baccano provocato dagli stessi battitori, ma in quella occasione è stato sufficiente un bastone sapientemente scosso qua e là.”

Qual è stata la cosa che ti ha colpito di più del Championship?

“Innanzitutto è stata la gara in sé ad avermi colpito più di ogni altra cosa.Ho sicuramente apprezzato il notevole grado di preparazione dei cani che, durante le azioni di caccia, hanno sempre seguito il conduttore con molta concen-trazione, pronti al recupero non appena veniva loro chiesto.I recuperi erano apparentemente semplici, data la ridotta distanza che separava i cani dal selvatico abbattuto. Dico “apparentemente” poiché molta selvaggina viva, lepri, conigli e fagiani, interferiva continuamente con il lavoro dei cani, ma questi hanno sempre completato il loro compito senza farsi minimamente distrarre.La selvaggina presente sul terreno di gara era in quantità tale da creare grossi problemi durante il recupero dei fagiani “runner”. Come ben noto, il fagiano ferito d’ala fugge a grande velocità quando viene abbattuto, ed il cane incaricato del suo recupero difficilmente riesce a raggiungerlo. Giunto sul punto di caduta, il cane fiuta il tratto percorso dal volatile, ma durante questa ricerca disturba inevitabilmente la selvaggina viva presente sul terreno, e la possibilità che questa venga abbattuta viene purtroppo sprecata. Il cane viene fatto così richiamare dai giudici.In tre giorni di gara, ho visto un solo recupero di runner che non ha disturbato selvaggina sul terreno; il cane era Twixwood Shooting Star of Fernshot di Mr. P.W. Parkins. Ironia della sorte, lo stesso cane è saltato il giorno dopo su un riporto simile.

TizianoCagnonialleva labrador di linee da lavoro in Nord Italia e negli anni ha fatto diversi field trial champion. Due dei suoi cani, IT FTCh

Oued Es Saf Saf e IT FTCh Waterfriend Fair and Flames, sono anche Campioni Sociali RCI.

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Nessuna gara può riuscire senza gli aiutanti. Avevamo ben 51 aiutanti e molti di loro erano persone ben conosciute nell’ambiente dei retriever. Se i concorrenti della novice hanno a disposizione i conduttori della open come lanciatori di dummy, i dummy andranno a cadere ogni volta al posto giusto o nell’area giusta, disegnando nell’aria un bell’arco che aiuta a marcare. Un buon marking è proprio una delle qualità più importanti per un retriever, e gli aiutanti della Munich Cup hanno fatto in modo che I cani giovani avessero le migliori opportunità di dimostrare la propria abilità.

Al di là della gara, abbiamo assaporato lo stile di vita di Monaco grazie agli stuzzichini e alle bevande che includevano le famose birre locali. C’erano anche due stand che proponevano una buona scelta di

naturali come grinta, stile, naso, il giusto equilibrio tra indipendenza e controllo, tutto questo arricchito da un buon handling perfettamente calibrato su vento, fiuto, condizioni di terreno e vegetazione sono stati i fattori importanti nella valutazione dei giudici.

Per tutto il weekend i giudici hanno fatto apprezzare il loro amore per il lavoro dei nostri cani. Hanno fatto complimenti per il lavoro ben fatto, hanno consolato i concorrenti meno fortunati, hanno dato una quantità di consigli e, a coronamento del loro lavoro molto professionale, hanno sempre avuto un commento allegro o spiritoso: nel complesso una gradevole dimostrazione di “positive judging”!

I grandi giudici attirano sempre molti partecipanti, e così questa volta sono arrivate a Monaco per gareggiare 151 squadre da sette paesi europei. Molti hanno ritrovato conoscenze fatte negli anni passati e molti vecchi amici si sono divertiti a confrontare i propri cani nel working test. Le richieste per ogni classe sono state sempre adeguate, anche se di alto livello, e i giudizi severi, ma sempre dalla parte del cane

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Se la prima Munich Cup, nel 2008, è stato l’inizio vincente di una nuova tradizione, l’edizione del 2009 ha confermato le premesse. Dietro a questo evento troviamo Simone Heissmann-Ramge e il suo folto gruppo di collaboratori: bisognerebbe premiarli con una medaglia al merito che non è stata ancora inventata. Simone è una organizzatrice che non solo ascolta i consigli degli esperti, ma li mette anche in pratica! Per tutto l’evento ha controllato ogni cosa con suoi modi amichevoli e calmi, sempre attenta ai giudici, come ai partecipanti e agli spettatori.

Da dove posso iniziare a descrivere questo evento fantastico?

Inizio con il gruppo dei giudici, formato da 5 giudici inglesi in panel A, che hanno alle spalle molti più anni di esperienza di quanti farebbe loro piacere dichiarare. Roger Tozer, Mark Bettinson, John Stubbs, Phil Parkins e Rupert Hill sono tutti molto attivi come conduttori, allevatori, giudici ed addestratori, e questo si è visto molto bene nella preparazione di ogni esercizio e in ogni giudizio. Io avevo cani in novice e in open, e posso testimoniare che le richieste fatte ai cani erano perfettamente adeguate a ciò che i cani avrebbero dovuto saper fare in ogni classe. Molti cani novice non hanno avuto successo, ma questo non è stato da imputare alla difficoltà degli esercizi. Al contrario, molti “zero”sono stati causati da un non adeguato addestramento di base. Nella Munich Cup 2009 in particolare ai cani giovani è stato chiesto di dimostrare un adeguato addestramento di base. Un eccellente lavoro al piede sarebbe stato sufficiente per passare almeno la metà del test! Per l’altra metà serviva un retriever di buon carattere e ben allevato, con tutte le auspicabili qualità naturali.

MUNICH CUP 2009Quality At Its Best!

di Helene Leimer

i giudici con i cani

Il giudice Mark Bettinson con Sandra Scheuerle

Martine Alt-Tebacher e Barbara Campi

Labrador nell’esercizio all’acqua

Il giudice Mark Bettinson con Helene Leimer e Francesca Navratil

I giudici volevano vedere cani in grado di fare il lavoro per il quale sono stati creati. Volevano vedere cani che potessero lavorare a piena velocità sia al caldo che al freddo, al sole o sotto la pioggia, sempre pronti ad ascoltare i loro conduttori e ad obbedire ai loro comandi. Tutti i giudizi assegnati sono stati coerenti con queste aspettative. Un addestramento di base ben approfondito, un buon temperamento e adeguate qualità

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materiale per l’addestramento e di abbigliamento sportivo. Ovunque si incontravano membri dell’organizza-zione, vestiti in “country style” durante il giorno e con i costumi locali per le premiazioni alla sera. E se tutto ciò non fosse abbastanza, Simone Heis-smann-Ramge con il suo labrador nero sempre al suo fianco, ha catturato i momenti migliori con le sue macchine fotografiche high-tech, e ci ha presentato una selezione di foto in un piccolo e grazioso album!

Edith Vetter e Helene Leimer

I giudici alle premiazioni

Un caloroso benvenuto all’Allevamento Warringah.

HelenLeimer

Possiede Golden Retriever e caccia con essi dal 1986. E’ giudice internazionale

di prove di lavoro dal 1998. Tiene corsi e seminari sull’addestramento in Austria e in tutta Europa, ed è autrice di alcuni libri e video nei quali presenta il suo metodo di addestramento, con enfasi particolare sulla comunicazione tra uomo e cane. Per molti anni ha inoltre lavorato a preparare cani da assistenza, soprattutto per bambini disabili, per i quali ha creato i Working Test “Vita Charity”.

Dopo aver riflettuto un po’, Simone Heis-sman-Ramge organizzerà la prossima Munich Cup il 7 e 8 agosto 2010, questa volta con il patrocinio del Retriever Club Tedesco (DRC). Giudicheranno cinque giudici inglesi in panel A, più un giudice tedesco, come richiesto dai regolamenti working test del Retriever Club Tedesco.

Mi sono già segnata in agenda queste date e spero di gareggiare in due o forse anche tre classi. Con i miei Golden in open e novice

e con il mio piccolo labrador nero nella beginner! Sarà divertente incontrare degli aficionados dei retriever italiani,svizzeri, tedeschi, austriaci, olandesi, francesi o belgi e chiacchierare con tutti in molte lingue...compreso il body language.

WARRINGAH VALLEY VIEW

David & Carole Coode: l’amore diuna vita per il labrador

di Rosa Agostini

Un cancello di legno nero, una piccola insegna che raffigura la sagoma di un labrador ed all’interno fiori, rosmarino, menta, in un angolo fanno capolino delle fragole; un giardino tanto colorato e curato da far pensare ad un giardino incantato.

Ad attendermi per darmi il benvenuto Mr e Mrs Coode, la vecchia dolcissima Bungle, Dee Why, e due simpaticissime e “sorridenti“ Sussex Spaniel; mi sento un po’ nervosa, dopo aver tanto sentito parlare dell’allevamento Warringah e dei signori Coode, eccomi di fronte a loro pronta ad intervistarli. Ciò che mi ha più piacevolmente colpito è stata la loro gentilezza e la grande simpatia, in meno di un minuto il mio imbarazzo iniziale era scomparso lasciando il posto ad una gran voglia di conoscere meglio queste persone che tanto hanno dato e stanno dando all’alle-vamento dei labrador retriever.Preferisco scrivere questo articolo come una vera e propria intervista, riportando le loro parole e facendomi portavoce del loro modo di pensare e vivere i labrador: iniziamo quindi con le domande…..

Io ho letto il tuo libro Carole, e l’ho trovato molto interessante e soprattutto istruttivo per tutti coloro che amano questa razza: potresti parlarci un po’ di te , di come avete iniziato e di quello che amo chiamare il Carole pensiero?

Mrs. Coode: ”Il primo labrador è entrato nella nostra vita nel 1967, il suo nome era Basker, ed è stato un regalo di David per il nostro primo anniversario di matrimonio. Mi piace pensare che è stata tutta colpa di David se la nostra vita è tanto cambiata in funzione dei labrador ! Con lui abbiamo ottenuto il titolo di

campione di Obedience e subito dopo David ha superato l’esame per diventare giudice di Obedience. Abbiamo poi iniziato a frequentare gli show con buoni risultati fino a quando non ci siamo trasferiti in Malesia a causa del lavoro di David, ma anche lì la nostra passione ha continuato a crescere. Nel 1974 siamo tornati in Inghilterra ed abbiamo iniziato a leggere seriamente ogni libro e pubblicazione sui labrador ed a realizzare nella nostra mente il tipo di labrador che noi volevamo avere ed allevare. Dall’allevamento Lawnwoods abbiamo aquistato quella che a mio avviso è stata la nostra “foundation

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bitch”, Brentville Marcella of Lawnwood. In seguito Marjorie Satterthwaite ci ha dato una meravigliosa femmina nera Lawnwoods Hot Pants of Warringahe proprio da queste importanti femmine è nato l’intero allevamento Warringah’s, e da allora non abbiamo mai più acquistato nessun altro labrador per il nostro allevamento. Allevando sempre con passione e dedizione abbiamo ottenuto grandi successi. Non abbiamo mai avuto preferenze di colore, allevando anche dei chocolate. Questo colore era presente nelle nostre vecchie linee attraverso Hot Pants, il cui padre era Ch Lawnwoods Hot Chocolate. Ora io giudico ben 23 razze tra il gruppo 8 ed il 7 e sono molto richiesta sia in Inghilterra che all’estero e ricevo molti inviti a giudicare sia in Inghilterra che all’estero. Da quando David si è ritirato dal lavoro ha iniziato a lamentarsi di non poter presentare i cani e in molti show, perché io venivo chiamata a giudicare altre razze; da qui la decisione di trasferire l’affisso Warringah a suo nome. Ora che è diventato il proprietario di quasi tutti i cani io non ritengo più necessario alzarmi molto presto la mattina per prendermi cura di loro: pensa a tutto lui, dal cibo alle passeggiate all’addestramento… finalmente un po’ di relax per me! Gli unici cani che David non porta a passeggio sono le mie due adorate Sussex Spaniel, così sono io ad occuparmi sempre di loro, quindi in realtà io posseggo solo due cani!”

Tu sei una famosa giudice che giudica ed ha giudicato i labrador e non solo in tutto il mondo; qual è il tuo rapporto con il ring, con gli espositori e cosa suggerisci ai giudici che iniziano ora la loro avventura?

Mrs. Coode: “E’ fondamentale che il giudice abbia un ottimo feeling con il ring. Il giudice deve dimostrare padronanza di sé nel modo in cui valuta i cani ma nello stesso tempo creare un’atmosfera rilassata tra gli espositori. Un buon giudice deve necessariamente essere in grado gestire un ring specie se numeroso come nel caso dei labrador. Non bisogna mai guardare l’handler ma solo e soltanto i cani: è fondamentale mettere una distanza tra te i tuoi amici che presentano i cani. In Inghilterra tu puoi essere nel ring a presentare il tuo cane vicino ad un amico che è il giudice che ti giudicherà tre giorni dopo! Il giudice dovrebbe guardare i cani soltanto come sono quel giorno e dovrebbe dare la stessa considerazione ad ogni soggetto.

In molti paesi europei si usa redigere dei giudizi: io penso che se da un lato questo costituisce un ulteriore lavoro ed un prolungamento dei tempi di giudizio, dall’altro è molto importante per aiutare l’allevatore

e/o espositore a comprendere quello che il giudice pensa del soggetto e magari aiutarlo nel lavoro di selezione. Tutto ciò a patto che il giudice che redige il giudizio sia competente e capace, e che sia in grado di individuare correttamente cosa vorrebbe da quel cane, di spiegarlo concisamente e in modo “politicamente corretto”, tanto da non urtare la suscetti-bilità dell’espositore/allevatore. Come vedi quindi il lavoro di noi giudici non è affatto semplice!”

Quando voi avete iniziato ad allevare ed a presentare i labrador, avresti mai creduto che un giorno sareste diventati uno dei più importanti allevamenti al mondo e soprattutto che sareste diventati dei custodi dello Standard oggi, come tutti gli allevatori seri dovrebbero essere? Ed inoltre cosa ti senti suggerire a tutti coloro che come me stanno iniziando solo ora?

Mrs. Coode: “Io ho iniziato in primis leggendo libri, e poi ancora leggendo libri ed in secondo luogo ASCOLTANDO E FACENDO TESORO DI CIO’ CHE LE PERSONE ED I VECCHI ALLEVATORI DICEVANO PARLANDO DI LABRADOR! Io penso che non ci siamo resi conto di quanto avevamo lavorato bene in allevamento fino a dieci anni dall’inizio, quando avevamo già tre campioni.Quando ho iniziato a leggere il libro di Mary Roslin Williams “Advanced Labrador Breeding” ho iniziato a riflettere su dove volevamo

arrivare e cosa avremmo voluto realizzare. Quando ho finito di leggere quel libro ho realizzato che eravamo sulla buona strada per arrivare al top! Purtroppo oggi molti nuovi allevatori/espositori non capiscono che il successo non arriva subito ma dopo anni di dedizione e attenta selezione.

Quindi alla tua domanda su cosa mi sento di suggerire a te ed a tutti i principianti o a coloro che si sentono tali è leggere i libri, documentarsi, studiare lo Standard, cercare di acquistare una buona femmina con la quale iniziare, ascoltare con molta attenzione i suggerimenti ed i consigli degli allevatori con anni di esperienza, farsi consigliare buoni stalloni ed iniziare poi a decidere con la propria testa. Da quando il nostro allevamento è partito noi abbiamo impiegato almeno cinque anni per capire e decidere quale era il tipo di labrador che noi desideravamo avere!”

Quante cucciolate allevate mediamente durante l’anno e soprattutto qual è la caratteristica che ricercate quando progettate una cucciolata? Quanto è importante il temperamento per voi?

Mrs. Coode: “Abbiamo sempre condiviso tutte le decisioni riguardo alle nostre cucciolate.Negli ultimi 14 anni abbiamo allevato non più di due cucciolate l’anno includendo German Short-haired Pointers e Sussex Spaniels. Non guardiamo mai i cuccioli fino a cinque settimane, quando scriviamo un giudizio su ogni singolo cucciolo. Ripetiamo di nuovo questa operazione quando i cuccioli hanno sette settimane e solo allora decidiamo quale tra loro ha la migliore costruzione.

Abbiamo poi bisogno ancora di due settimane per decidere quale tra di loro ha la migliore testa: sappiamo che le nostre teste si sviluppano più lentamente rispetto ad alcune altre linee. Questo significa che i cuccioli non lasciano la nostra casa prima di aver compiuto nove settimane almeno. Noi vogliamo sempre il meglio della cucciolata, non ci interessa il sesso o il colore, e speriamo, se possibile, di tenere sempre per noi un maschio ed una femmina. Due cuccioli insieme si fanno

buona compagnia finché non saranno in grado di stare insieme ai più grandi; ciò avviene generalmente non prima dei sei mesi di età.

Noi non abbiamo mai allevato una cucciolata solo per venderla ma se non troviamo niente di interessante ovviamente siamo costretti a vendere tutto e ad iniziare di nuovo. Generalmente non ripetiamo mai gli stessi accoppiamenti, ma ricordo che anni fa abbiamo allevato una meravigliosa cucciolata dalla nostra Lawnwoods Hot Pants e da Lawnwoods Secret Song,

JW Warringah’s Gundaroo.Sopra: Warringah’s Dee Why

sopra: Ch Warringah’s Harlech JW vinceBest of Breed a Crufts.A destra: Lawnwoods Hot Pants at Warringah, una delle due capostipiti dell’allevamento.sotto: Sh Ch Warringah’s Fair Clamency JW, laMarilyn Monroe dei labradors!

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da qui abbiamo ottenuto due bellissime campionesse nere, Warringah’s Hot Favourite e Warringah’s Hot Property. Mrs Satterthwaite ci ha chiesto di ripetere la cucciolata, e lo abbiamo fatto, ma la seconda volta la cucciolata non è stata della stessa qualità. Con ciò non voglio dire che per altri non abbia funzionato, questa è solo la nostra esperienza.

Per quanto riguarda il carattere che un labrador deve avere, questo per noi non è meno importante delle qualità morfologiche; ciò che contraddistingue princi-palmente un labrador da un altro gundog è appunto il carattere amabile, “nato per compiacere” e con forti attitudini al lavoro, per il quale tanti anni fa è stato selezionato. Siamo molto attenti nel selezionare Labrador con un buon carattere e questo influisce anche nella scelta dello stallone, allevando in linea da più di 40 anni conosciamo perfettamente il carattere dei nostri cani per cui non abbiamo bisogno di fare test sul carattere ai nostri cuccioli. Proprio per questo motivo molti acquirenti ritornano da noi più volte per aver un labrador Warringah. In tanti anni ci è capitato una sola volta di trovarci di fronte ad una cagnolina con un carattere “diverso”: il suo nome era Sh Ch Warringah’s Clemency, una cagnolina molto bella, dolcissima ma completamente “svampita”, con la testa tra le nuvole, tanto che io l’ho soprannominata la Marylin Monroe dei Labrador!”

Avete sempre condiviso ogni vostra scelta di allevamento, questo vale anche per l’addestra-mento? Ed inoltre quali sono le caratteristiche principali che un labrador deve avere, e quindi, le più importanti per voi?

Mrs Coode: “Fino a che David non è andato in pensione passava gran parte dell’anno all’estero a causa del suo lavoro ma era sempre nel ring non appena ne aveva l’occasione, e come ho detto, le nostre decisioni sull’allevamento sono state sempre

condivise. Ora che lui si è ritirato dal lavoro si sta dedicando solo ai cani frequentando assiduamente e con successo Field Trials, “picking up” ed esposizioni. Personalmente amo vedere i labrador lavorare, e amo avere cani intelligenti, gestibili e fisicamente ben costruiti per lavorare. Mi sono occupata di Obedience ma mai di Field Trials; questo è sempre stato il compito e la passione di David, che oltre che istruttore è anche giudice per i Working Test. E’ stato sempre molto importante per noi come giudici che il Labrador che ci viene presentato sia sano e in ottima forma, correttamente costruito ed in grado di svolgere il lavoro per il quale è la razza è stata creata. A nessuno di noi piace vedere un labrador grasso; ciò che noi amiamo vedere è un buon tono muscolare.Quindi per me senza dubbio un labrador deve essere oltre che bello EFFICIENTE!

A proposito di labrador belli ed efficienti ho letto un bellissimo quanto interessante articolo scritto da Mr Coode nel 2008 dal titolo “Labrador Champions or Show Champions”. Voi avete allevato ben 14 full Champions e tre Show Champions; potreste spiegarmi la differenza tra questi due titoli?

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Mr Coode: Nel 1958 il KC ha introdotto il titolo di “Show Champion”, prima di questa data solo un cane che aveva ottenuto una qualifica in un Field Trial poteva guadagnarsi il titolo di Campione. Oggi in alcuni paesi Europei è richiesta una qualifica in Field Trial o un test attitudinale o di riporto senza il quale il cane non potrà mai omologare il suo campionato pur avendo un grande numero di CC. E’ interessante però notare come un cane per omologare il titolo di Field Trial deve essere valutato in esposizione. Forse l’introduzione da parte del Kennel Club del titolo di “Show Champion” non è stato un grande servizio per la razza, ma questa è solo la mia opinione.

Mrs Mary Roslin William amava definire scherzosa-mente il titolo di Sh Ch come “shame champion” - gioco di parole basato sull’assonanza show (esposizione) e shame (vergogna). Non dobbiamo mai dimenticare che il labrador è nato per lavorare nelle battute di caccia raccogliendo la selvaggina, e non soltanto come cane da bellezza o da esposizione o viceversa come cane da Field Trial. Gli eccessi sono sbagliati sia quando si parla di cani esclusivamente da Field Trial che di cani esclusivamente da esposizione. I cani da Field Trial sono ok ma dal mio punto di vista possono essere troppo veloci per il tipo di lavoro che devono svolgere; non abbiamo bisogno tutta di quella velocità. Il labrador non è stato certo selezionato per la sua velocità al lavoro.

Negli ultimi 25 anni in Inghilterra abbiamo ottenuto 236 show Champions e solo 56 full Champions, e il 25 per cento di questi proviene dall’allevamento Warringah. Quando noi abbiamo iniziato in Inghilterra nel 1974 la maggior parte dei giudici di esposizione lavoravano con i loro cani durante la stagione di caccia, oggi ci sono davvero pochi Championship show judges che lavorano con i loro cani. Questa situazione ha contribuito al fatto che oggi sembra che la costruzione, il movimento e la condizione fisica dei cani non siano

sempre tenuti nella giusta considerazione. Un cane che non ha la costruzione e la condizione fisica corrette non potrebbe lavorare tutto il giorno al freddo. Un cane con una scarsa angolazione anteriore per esempio non potrebbe seguire la traccia di un fagiano ferito perchè non potrebbe tenere la testa bassa mentre corre.Per questo per me le caratteristiche principali che un labrador deve avere sono EFFICIENZA, FUNZIONA-LITA’ e di conseguenza BUONA COSTRUZIONE, ogni qualità in funzione dell’altra.

Per avere un buon labrador non è necessario unire le due linee di sangue da lavoro e da esposizione poiché a mio avviso ed esperienza con un buon lavoro di selezione ed addestramento si può ottenere facilmente un labrador normale in grado di lavorare senza mescolare le due linee di sangue. Il mio W. Tennant’s Creek ha alcune linee da lavoro dietro ma ho scelto suo padre non perché è un cane da Field Trial e quindi allo scopo di mixare le due linee. L’ho usato semplicemente perché a mio avviso è un ottimo esemplare; molto bello, corretto ed equilibrato. Mi piaceva tantissimo, e quindi ho deciso di usarlo. Un full

Ch Warringah’s Harlech JW con i suoi trofei.

sopra: Ch Warringah’s Bunya salta con il riporto.sotto: Ch Warringah’s Bunya torna con un fagiano.

Ritratto di Warringah’s Karalee

JW Warringah’s Kurri Kurri.

David Coode partecipa al picking up con la femmina Warringah’s Karalee.

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Champion è esattamente questo, un bel cane corretto che è in grado di svolgere il lavoro per il quale appunto il labrador è stato selezionato, lo show champion è solo un buon cane.

Come esempio potrei portare la mia CH e JW Warringah’s Bunya: lei è figlia di due cani che non hanno particolari abilità al lavoro, ma lei ha vinto nel 2006, 2007 e 2008 il trofeo dell’United Retriever Club per il miglior retriever dual purpose. In 2006, 2007 e 2008 ha anche vinto il Dual Purpose Trophy per il Kent, Surrey and Sussex Labrador Club e per il Hampshire Gundog Society nel 2007 e 2008.

Negli ultimi 25 anni un solo allevamento ha ottenuto più full Champion che Show Champion, e questo è proprio l’allevamento Warringah: questa è la nostra filosofia! Come ho notato nel mio articolo: “E’ una delusione notare che in Inghilterra da 2003 ci sono stati soltanto otto full Champions e 50 Show Champions. E’ provato che i proprietari che ottengono il Show Gundog Working Certificate (“SGWC”) non sono sempre quelli che hanno i cani Show Champions. Dal 2003 ci sono stati 22 labrador a ottenere il SGWC; tanti fra questi magari non vinceranno mai un titolo nel ring, ma sono cani che mantengono le attitudini di lavoro e chi sa magari l’entusiasmo dei loro proprietari per il lavoro avrà un effetto positivo su altri.” Potrebbe spiegare la differenza fra il SGWC, il Working Gundog Certificate (“WGC”) e un Field Trial?

Mr. Coode: “Tutti i tre tipi di prova seguono il regolamento del Kennel Club e si svolgono durante una battuta di caccia con la selvaggina. Il Field Trial è

una prova competitiva nella quale i giudici mettono a confronto le attitudini del tuo cane con quelle degli altri cani partecipanti.

Nei SGWC e WGC i giudici valutano le attitudini al lavoro del tuo cane, ma non sono prove competitive, nel senso che più di un cane può vincere il certificato in un giorno. Il SGWC valuta l’istinto a caccia (le attitudini venatorie) del tuo cane, e permette un cane Show Champion ad omologare il titolo di full Champion. Il WGC è un altro tipo di prova non competitiva introdotta dal Kennel Club nel 2006, aperta a tutti cani da caccia e ai loro conduttori, che devono lavorare insieme con

successo. In più i cani devono raggiungere un buono standard di lavoro e di controllo.

In termini pratici la differenza principale fra il SGWC ed il GWC è che nella prova del SGWC ti chiedono di fare pochi riporti mentre nell’altra prova bisogna lavorare tutto il giorno sotto la direzione di due giudici durante una battuta di caccia normale o in una battuta organizzata spe-cificamente per la prova. Devi fare dimostrare che il tuo cane è in grado di cacciare in presenza di altri cani, di camminare al piede senza guinzaglio e di stare in linea senza guinzaglio.

Questa prova richiede più addestramento ed è quasi allo standard del Field Trial, con la differenza che richiede meno conduzione.”

Che cosa consiglierebbe per aiutare o incentivare tutte quelle le persone che vorrebbero avvicinarsi al mondo del lavoro ma che per vari motivi più o meno validi ne restano fuori?

Mr Coode: “Il miglior modo per avvicinare i proprietari di Labrador al mondo del lavoro dovrebbe essere quello di organizzare degli incontri non competitivi in cui parlare di addestramento e di lavoro tra persone comuni, il tutto

fuori dai test competitivi dove deve essere valutata con una classifica l’abilità del cane.E’ importante far capire a queste persone che non è necessario passare intere giornate a lavorare con i loro cani, 10-15 minuti tre o quattro giorni a settimana sono sufficienti, e che è bene farsi aiutare da buoni addestratori per migliorarsi, e organizzare degli incontri regolari per scopo. Ad esempio il mio piano di lavoro è di 10 minuti al giorno per ogni cane variando gli esercizi: 10 minuti sono un tempo sufficiente se si lavora ogni giorno.Quindi la mancanza di tempo libero non può essere una scusa valida. A coloro che invece dicono di non essere interessati io chiedo a questo punto perché hanno scelto di allevare e presentare negli show un gundog? Questa è la domanda che vorrei fare a loro, perché un labrador e non un barboncino?”

L’ENCI ha recentemente approvato un nuovo regolamento per le razze da ferma introducendo un test analogo al SGWC. Superando questo test non competitivo dove si misurano le abilità e le attitudini del cane, lo stesso otterrà un certificato che ne permetterà l’iscrizione in classe lavoro e potrà utilizzarlo anche per omologare il campionato italiano (essendo queste razze in Italia sottoposte a prova di lavoro per l’omologazione del campionato) . Per i retriever in Italia a mio molto modesto parere sarebbe bello ed interessante proporre qualcosa del genere, l’unico dubbio che si presenta e che molti temono, è che questo possa aumentare il divario già grande tra le linee da lavoro e quelle da esposizione . In Inghilterra quando è stato introdotto il SGWC questa differenza è andata peggiorando o questo test è servito ad aiutare ed incentivare molti ad avvicinarsi al mondo del lavoro?

Mr Coode: “Secondo me il SGWC ha coinvolto più gente da esposizione al lavoro. Alle origini potevi solo ottenere il SGWC ai Field Trials se gli organizzatori lasciava il tuo cane lavorare alla fine della giornata, ma adesso il KC ci ha dato il permesso di organizzare giornate apposta per il SGWC. Adesso è più facile per la gente partecipare con i loro cani e ce ne sono di più che vorrebbero provare. Io ho scoperto che i miei cani si presentano meglio nel ring dopo avere fato un po’ di addestramento per la caccia. Credo che i bravi cani da bellezza che lavorano possano essere più addatti al “picking up” a rispetto ai cani di linee Field Trial perchè spesso hanno un buon naso ed essendo meno

Tale madre tale figlio! Ch Warringah’s Bunya (sopra) e suo figlio JW Warringah’s Gundaroo.

Carole Coode presenta nel ring il suo Sussex

veloci non corrono sopra la selvaggina. Al mio avviso se ENCI introducesse una prova simile potrebbe solo migliorare lo Standard in Italia! Esiste soltanto un Breed Standard e dovremmo tutti, sia chi fa esposizioni che chi fa lavoro, allevare puntando a quello Standard.Ho avuto la fortuna a condurre uno dei nostri cani Warringah’s Harlech al Best of Breed a Crufts. Con invece Warringah’s Bunya ho vinto il Trofeo per il Miglior Riporto all’annuale giornata del Gundog Working Certificate del LRC, e devo dire che mi ha fatto più piacere vincere quest’ultimo. I cani da bellezza possono lavorare e il lavoro non soltanto migliora la razza ma crea cani più addestrabili per il ring: perchè non provate anche voi, forse vi divertirete!”

Grazie per la vostra gentilezza e per il tempo che avete dedicato a questa intervista! Allevare per voi non è solo un hobby ma una grande passione e lo fate con amore e dedizione: è bello incontrare persone come voi dalle quali abbiamo tanto da imparare. La vostra vita si è svolta e si svolge in funzione dei labrador, si può davvero dire: “David e Carole Coode, una vita per i labrador”.

A lavoro terminato David e Carole mi mostrano i loro cani e posso ammirare un magnifico giovane giallo che a soli nove mesi ha già ottenuto il titolo di Junior Warrant: Warringah Gundaroo. Dopo l’intervista Carole ci fa provare un saggio della sua ottima cucina e poi vengono gli addii. E non me

ne vado senza prima aver dato un ultimo sguardo al fantastico panorama che si può ammirare dall’alto della collina: ora capisco perché questa casa ospitale si chiama Warringah Valley View.

Rosa AgostiniVive in un piccolo paese tra Viterbo ed Orvieto dove dirige l’azienda agricola di famiglia. Ha acquistato il suo primo Labrador circa dieci anni fa.Alleva con passione e con l’affisso “Rosemade”. E’ consigliere del gruppo cinofilo Viterbese (Viterbo Kennel Club) dal 2005. E’ Presidente della Sezione Labrador del Retriever Club Italiano.

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GOLDEN IN SHOWcome presentare al meglio il vostro golden retriever

di Cristina Santinon

I golden retriever, ormai si sa, sono cani assolutamente versatili e dotati di una grande voglia di compiacere, che si esprime dal semplice gesto quotidiano del “riporto della ciabatta”, a quello più delicato che lo vede come animale da pet therapy, a quello più complicato e intrinseco dell’essere un ottimo ausilio dell’uomo durante le battute di caccia.

Oltre alle innumerevoli attività che vedono questa razza protagonista, esistono le esposizioni canine, durante le quali i cani vengono valutati secondo la morfologia e lo standard e, in teoria secondo la loro fisicità che dovrebbe sempre essere adatta al lavoro per i quali questi cani sono stati concepiti.

E’ secondo me molto importante arrivare a questi eventi preparati…non si ci può improvvisare e non si può arrivare in esposizione senza sapere cosa serve e soprattutto senza sapere cosa fare con il proprio beniamino.

Ogni privato, come ogni allevatore ha fatto ai suoi inizi, dovrebbe visitare alcune esposizioni e osservare i movimenti dei più esperti e perché no? Frequentare i numerosi corsi di handling che al giorno d’oggi sono a disposizione di tutti e che aiutano a fronteggiare attraverso simulazioni, quello che sarà il momento della gara.

Per cominciare, qualsiasi cane va addestrato a stare fermo, abituato ad essere toccato per la valutazione, abituato all’esame dei denti e a muoversi senza

strattonare al guinzaglio, quindi la prima cosa che andrebbe insegnata al cane è la condotta al guinzaglio oltre al movimento in trotto che il cane deve compiere triangolarmente o circolarmente attorno al giudice, che valuta il movimento anteriore, posteriore e laterale.

Ci si può aiutare utilizzando un guinzaglio più fine rispetto a quello da passeggiata e mettendolo subito dietro alle orecchie del cane, in maniera tale da acquisire immedia-tamente più controllo su di esso. Allenatevi sempre con un bocconcino goloso o qualcosa che attiri l’attenzione del cane: una pallina o un pupazzetto con il suono. Complimentatevi con il cane ogni volta che si muove al vostro fianco e al vostro passo, disapprovate invece ogni qualvolta il cane tirerà al guinzaglio, cambiando il vostro tono di voce.Il risultato finale dovrebbe essere di saper controllare il cane durante il trotto facendolo avanzare leggermente oltre il conduttore, in modo che il movimento del cane non sia “frenato” ma sciolto e fluido. Durante il giudizio il cane non dovrebbe mai galoppare.Una fase importantissima, se non la più importante, durante il giudizio di un cane è quella del piazzamento del cane.

Esistono due metodi con cui il cane può venir presentato al giudice: “free handling” o “stacking”.Il free handling comporta la presentazione “libera” del cane il quale si troverà davanti al conduttore attirato da un oggetto di suo interesse o un bocconcino. Ci sono cani più o meno predisposti naturalmente a questo tipo di presentazione. Sconsiglio questo tipo di handling per cani timidi, o anche troppo esuberanti, che per opposte ragioni potrebbero, all’avvicinarsi del giudice, non mantenere la posizione corretta necessaria perché il giudice possa valutarli senza problemi e senza quindi sprecare del tempo. Questa tecnica è consigliata invece per cani ormai maturi fisicamente e psicologicamente, con alle spalle esperienza in sede di esposizione. Un bel free handling prevede in ogni modo non poco addestramento e allenamento a meno che, come già detto in precedenza, il cane non sia predisposto per questo tipo di presentazione.

Altro metodo è quello dello stacking, ossia piazzare a mano il cane davanti al giudice, metodo più sicuro perché tenendo testa e coda del cane, si ha maggiore controllo su di esso.La prima cosa che mi sento di dire è che spesso si vedono cani che si sistemano adeguatamente da sé ma immancabilmente il conduttore sposta le zampe. Mai spostare quello che già è nella giusta posizione. Si perde tempo inutilmente e il tempo di una valutazione è sempre talmente poco e prezioso che bisogna sfruttarlo in pieno.

Anche lo stacking ha bisogno di addestramento che come sempre verrà fatto con qualcosa di goloso tra le mani posizionato dinanzi la bocca del cane che lo annuserà e lo leccherà. Vengono utilizzati per la maggiore i wurstel, il fegato o gli stick oppure semplicemente le crocchette che però, essendo utilizzate già per i pasti, possono risultare poco interessanti al cane.Tenendo sempre il “bait” (così viene anche definito il bocconcino) a portata di bocca del cane, utilizziamo

l’altra mano, la sinistra, per sistemare gli arti del cane, qualora ce ne fosse bisogno.Gli appiombi vanno sistemati parallelamente tra loro e in maniera tale che il cane risulti bilanciato e armonioso. La coda va tenuta infine con la mano sinistra, alzandola in maniera tale che risulti a livello della linea dorsale.Continuiamo invece con la destra a far annusare al cane il boccone.

Ma nella presentazione di qualsiasi cane di qualsiasi razza ci sono due cose fondamentali da conoscere:

- lo standard - il soggetto che stiamo presentando.

L’handler davvero capace sa presentare il suo cane nascondendo i difetti e esaltando i pregi, aiutando il cane a sentirsi a suo completo agio nel ring. Per questo una conoscenza approfondita dello standard vi permetterà di capire come presentare il cane al meglio.

L’elemento essenziale per il cane è il divertimento…fin da piccolo, un cucciolo di golden che avrà un futuro in

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esposizione dovrà essere ben socializzato ed abituato ad ambienti chiassosi e affollati, a qualcuno che lo tocchi e lo esamini.Luogo ottimo per questo tipo di socializzazione è il parcheggio di un supermercato o una fiera, oppure ancora un mercato di paese. Quella della socializza-zione e delle nuove esperienze è una fase delicata che verrà analizzata in un secondo momento.La prima esperienza di un cucciolo sarà importantissi-ma, per questo tutti i privati che intendono incominciare un’avventura di questo genere con il proprio cane, non devono aver paura di chiedere all’allevatore consigli e trucchi del mestiere. Le prime volte, se ne avete possibilità, chiedete al vostro allevatore di presentare per voi il cucciolo perché la vostra tensione verrà trasmessa al cane il quale non vivrà questa prima volta con positività.Portate sempre con voi un gioco, uno “squeaker” (giocattoli con suono) o qualcosa che distragga il cane e lo faccia divertire.Le esposizioni diverranno per entrambi un momento di piacevole svago, di aggregazione con gli amici e nuove conoscenze per entrambi!

mondo expo Psicologia e comportamento

CristinaSantinonDa quasi undici anni nel mondo del golden retriever che alleva amatorialmen-te con passione, ora in carica come Con-

sigliere della Sezione Golden nel RCI. Ha iniziato a frequentare il mondo cinofilo e le esposizioni all’età di 13 anni ottenendo il titolo di Campionessa Euro-pea di junior handling nel 2003 e portando spesso sul podio cani affidatogli da altri allevatori e privati.

“SPEGNERE IL FUOCO AGGIUNGENDO LA LEGNA”

Non esiste il coraggio in natura. In natura esiste la paura. Per questo è più facile avere paura che avere coraggio, la paura viene da sé, non occorre andarla a cercare. V.G. Rossi

La paura degli animali e la Terapia Breve-Strategica

In questo articolo viene presentato il modello di terapia breve strategica nel trattamento dei disturbi fobici con particolare riferimento alle monofobie paure patologiche focalizzate su una singola realtà. Una delle forme ricorrenti di queste fobie specifiche è la zoofobia ovvero la paura degli animali. Il tratto costante da un punto di vista psicofisiologico di tutte le monofobie è che la persona nelle situazioni per lei spaventose manifesta reazioni di panico con tachicardia, respirazione affannosa, blocco dei pensieri e della ragione-volezza il tutto associato alla esigenza irrefrenabile di fuggire e/o chiedere aiuto e protezione. Il fatto che questo tipo di patologia dilagante sia così pervasiva non significa tuttavia che sia una condanna dalla quale sia impossibile liberarsi. La terapia strategica si dimostra concretamente efficace e rapida per il loro superamento con percentuali di efficacia ed efficienza del 95% con una media di 7 sedute.

La paura degli animali

La paura come emozione psicobiologia non è di per sé una forma di patologia anzi, essa è un’emozione fondamentale per l’adattamento degli animali e degli esseri umani al loro ambiente circostante. Senza una dose di paura naturale non si sopravvive poiché questa è la reazione che ci allerta di fronte ai reali pericoli e che ci permette di fronteggiare tali situazioni dopo averle riconosciute come pericolose. Tuttavia come per le altre nostre reazioni psicofisiologiche quando la paura supera una certa soglia rende l’essere umano bloccato e incapace di avere le idonee reazioni nei confronti degli eventi. Pertanto ciò che fa la differenza tra la paura come utile emozione naturale e la paura come reazione patologica è che la prima incrementa la capacità di gestire la nostra realtà, la seconda al contrario limita

di Lara Farinella

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o addirittura impedisce tale capacità incatenando la persona dentro la prigione del panico. La paura essendo la più primitiva tra le nostre emozioni quando raggiunge i suoi estremi è la più concreta e reale delle nostre sensazioni e coinvolge mente e corpo in una sequenza reattiva così rapida da anticipare qualunque pensiero.Valutando proprio il livello di impedimento esistenziale è possibile dare una definizione delle patologie fobiche. Esistono alcune forme di questo disturbo che impediscono di vivere solo alcune situazioni specifiche (monofobie) nelle quali la paura è focalizzata su una sola realtà e altre che invece bloccano completamente l’individuo (fobie generalizzate) (Nardone 2000).Tra le moltissime monofobie ritroviamo la zoofobia ovvero la paura esasperata sino al panico innescata dall’incontro con certi animali tra i quali in particolare piccioni, ratti e cani non a caso gli animali che più spesso si incontrano nelle nostre città. Ciò sta a significare che le tipologie di fobia evolvono in linea con l’evoluzione del nostro stile di vita.Ciò che fa scatenare il panico in questi incontri, il più delle volte, non è l’aggressività di questi animali - e questo vale anche per i cani - ma la loro percezione di incontrollabilità o l’essere potenziali portatori di sporco, infezioni e malattie. Tuttavia fortunatamente le zoofobie tendono a rimanere forme monofobiche che solo raramente si trasformano in patologie invalidanti. Il più delle volte i soggetti convivono con la paura semplicemente evitando il più possibile il rischio di incontri e giungono a chiedere l’aiuto terapeutico solo nel caso in cui le circostanze li obblighino a confrontarsi frequentemente con l’oggetto del loro panico. In alcuni casi però la fobia può essere talmente acuta da scatenare il panico anche solo alla vista di fotografie o filmati dei temuti animali.

La terapia Breve-Strategica

Attualmente il tipo di terapia che ottiene i maggiori risultati nel trattamento di queste fobie è la terapia breve strategica. La nascita di questo modello di trattamento è legata a Giorgio Nardone oggi considerato l’esponente di maggior spicco tra i ricercatori della scuola di Palo Alto e unico erede di Paul Watzlawick con il quale nel 1987 ha fondato ad Arezzo il Centro di Terapia Strategica dove svolge la sua attività di psicoterapeuta e didatta.La terapia breve strategica è un approccio originale alla formazione e alla soluzione dei problemi umani che ha specifici fondamenti teorici e prassi applicative, in costante evoluzione sulla base della ricerca empirica. E’ un intervento terapeutico breve (al di sotto delle 20 sedute) che si occupa di come i sistemi umani costruiscono i problemi e persistono nel mantenerli e di come progettare e applicare strategie di intervento capaci di produrre rapidi e risolutivi cambiamenti in tali sistemi.La Terapia Breve Strategica si occupa, da una parte, di eliminare nella persona i sintomi o i comportamenti disfunzionali, dall’altra, di produrre in essa il cambiamento delle modalità attraverso cui costruisce la propria realtà, personale e interpersonale. Il produrre dei cambiamenti nella percezione della realtà e non

solo nelle reazioni comportamentali, fa sì che la persona sposti il suo punto di osservazione dalla posizione irrigidita in un circolo vizioso ad una prospettiva più elastica e con maggiori possibilità di scelta. Questa nuova prospettiva porterà la persona ad un conseguente cambiamento delle sue modalità comportamentali e delle sue cognizioni. In altri termini il terapeuta guida il paziente a vivere reali esperienze percettivo-emotive correttive (Nardone 2008) che lo porteranno ad aprire la strada a forme di rappresentazione della realtà diverse (cambiamento a livello delle sensazioni e percezioni) e a nuove modalità comportamentali e solo in un secondo momento lo condurrà al consapevole recupero delle proprie risorse e capacità anche da un punto di vista cognitivo (Nardone- Watzlawick 1990).Con le parole di San Tommaso “Niente è nell’intelletto che non sia passato prima per i sensi”.Il costrutto di fondo che differenzia questo tipo di modello da tutte le forme di psicoterapia è il fatto che a livello di logica di intervento ci si focalizza sulle tentate soluzioni (tutto ciò che la persona fa nel tentativo di risolvere il suo problema ma che in realtà lo complicano) lavorando per interrompere quel circolo vizioso di percezioni e reazioni che reciprocamente si alimentano in una spirale perversa. Per fare questo si utilizzano stratagemmi terapeutici, veri e propri trucchi benefici, che conducono la persona a fare concrete esperienze di superamento o estinzione della paura senza che

questi ne sia consapevole. In altri termini riprendendo l’antica saggezza cinese il primo passo con i pazienti fobici è far loro “solcare il mare all’insaputa del cielo”.Le patologie fobiche in tutte le loro forme si costituiscono e soprattutto si mantengono grazie ad alcune specifiche tentate soluzioni, per ridurre la paura, che sono state individuate nell’evitamento (evitare tutte le situazioni in cui posso incontrare un cane, un piccione ecc), nella richiesta d’aiuto (se proprio non posso evitare mi faccio accompagnare da qualcuno oppure chiedo ad altri di fare qualcosa per me) e nel tentativo di controllo (controllo le mie reazioni emotive e il comportamento dell’animale).

Un caso clinico: “una paura superata”

Per chiarire meglio come funzionano tali patologie e come la terapia strategica interviene nel loro trattamento vediamo il caso di una fobia nei confronti dei cani.Mi telefona la mamma di un ragazzo di 16 anni chiedendomi un appuntamento per il figlio perché il ragazzo era affetto dal terrore dei cani. Il suo disturbo era diventato negli ultimi sei mesi talmente invalidante da impedirgli di camminare per strada da solo, qualcuno doveva sempre accompagnarlo, preferibil-mente in macchina, altrimenti evitava con cura di uscire per evitare di imbattersi in un cane e se proprio era costretto ad uscire da solo usava la bicicletta perché in questo modo era più facile fuggire. Utilizzando l’usuale strategia terapeutica idonea a tutti i casi di fobia di un animale la terapia si è sviluppata come segue. Mi feci raccontare nel modo più preciso possibile quello che sentiva e quali erano i suoi comportamenti e poi gli chiesi di farmi una ricerca specifica e dettagliata sui cani andando a ricercare più informazioni possibili su tutte le razze, sulle loro abitudini, i loro comportamenti, e altro ancora, e di correlare tutto ciò con delle immagini proprio come si fa nelle ricerche scolastiche. Doveva

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LaraFarinellaPsicologo-psicotera-peuta, è ricercatore associato presso il al Centro di Terapia Strategica (CTS) di Arezzo, diretto dal

Prof. Giorgio Nardone, e responsabile degli studi di Bologna, S.Giovanni in Persiceto (Bo) e Ferrara, affiliati al CTS. Si occupa di formazione sulla comunicazione e il problem solving strategico in ambito educativo e sociale, ed è docente nei ma-ster di Counseling Strategico di Roma e Milano.

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studiare i cani nel modo più preciso possibile come se dovesse fare una verifica a scuola. Questa prima indicazione terapeutica aveva lo scopo di iniziare a sbloccare la tentata soluzione dell’evitamento.Come di solito accade in questi casi il ragazzo tornò alla seduta successiva con una ricerca dettagliata e mi raccontò tutto quanto aveva scoperto su questi animali. A tal riguardo affermò anche che all’inizio aveva avuto molto timore ma poi aveva cominciato ad incuriosirsi nell’osservare quante razze di cani diverse esistono, i loro comportamenti, le loro capacità ecc. Poiché il lavoro era stato così ben fatto gli chiesi di continuare la ricerca entrando nel merito specifico di ogni razza e di raccogliere, inoltre, la quantità maggiore di immagini di cani che potesse trovare. Oltre a questa indicazione, sempre in seconda seduta, gli prescrissi poi la tecnica della peggiore fantasia: “Vorrei che ogni giorno da qui a quando ci rivedremo, ad una stessa ora che stabiliremo, prendessi una sveglia e ti chiudessi in una stanza dove puoi stare da solo. Poi predisponi la sveglia a suonare mezz’ora più tardi, abbassi le luci, ti metti comodo e cerchi di immaginare tutte le situazioni peggiori rispetto al tuo problema…devi sforzarti di stare deliberatamente il più male possibile, pensare a tutte le tue paure e angosce nei confronti dei cani e tutto quello che ti viene da fare lo fai: se ti viene voglia di piangere piangi; se ti viene voglia di urlare urli… Quando suona la sveglia STOP stacchi la sveglia ed è finito tutto. Vai a lavarti il viso e torni alla tua usuale giornata.

Questa tecnica è una prescrizione paradossale che funziona secondo la logica dello stratagemma cinese di “spegnere il fuoco aggiungendo la legna” e porta solitamente a due tipi di effetti: alcune persone (la maggioranza) pur provando a calarsi nella situazione non riescono a provare nulla e possono addirittura arrivare ad addormentarsi; altre (la minoranza) provando ad evocare il proprio “fantasma” riescono a star male. In entrambe i casi, nel corso della giornata, stanno meglio.Ed infine chiesi al ragazzo di misurare a quale distanza da un cane cominciasse ad avere paura. In altri termini avrebbe dovuto andare in giro per la città e tutte le volte in cui avesse incrociato un cane avrebbe dovuto avvicinarsi fino a quando cominciava sentire paura. Questo gli sarebbe servito a misurare il suo limite attuale.Alla terza seduta il giovane paziente mi dice in modo quasi incredulo di essersi avvicinato ai cani che incontrava molto più del previsto riferendo inoltre che guardandoli bene si era accorto che sembravano addirittura simpatici piuttosto che minacciosi. Inoltre come avviene di solito anche in questo caso il rituale della mezz’ora si era trasformato in rilassamento. Il lavoro proseguì, sulla base del protocollo di intervento delle fobie specifiche, distribuendo la mezz’ora in appuntamenti di 5 minuti con le proprie paure ripetuti nell’arco della giornata in una sorta di allenamento ad evocare i propri fantasmi per farli svanire e parallela-mente a scoprire come i suoi limiti nell’avvicinamento ai cani si riducessero.

Come avviene nella maggioranza dei casi nell’arco di circa dieci sedute il ragazzo giunse al completo superamento della sua paura.

Giunti alla fine di questo breve viaggio all’interno delle fobie possiamo affermare che una dose gestibile di paura è fondamentale alla nostra esistenza; certo però se questa diventa troppo forte può essere per noi fonte di grande disagio: “un male immaginario è peggiore di uno reale e può diventare, nei suoi effetti, più reale di qualunque realtà” (Nardone 2003).Il fatto tuttavia che questo tipo di patologia sia così pervasiva da diventare invalidante non sta a significare che sia una condanna dalla quale sia impossibile liberarsi. Per superare una fobia non sono necessarie costose e prolungate forme di terapia ma può essere sufficiente un intervento terapeutico così rapido e

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:

-Watzlawick P., Weakland J. H., Fish R., Change: sulla formazione e soluzione dei problemi, Astrolabio, Roma, 1974.-Nardone G., Watzlawick P., L’arte del cambiamento, Ponte alle Grazie, Milano, 1990.-Watzlawick P., Nardone G. (a cura di), Terapia breve strategica, Raffaello Cortina Editore, 1997.-Nardone G., Psicosoluzioni, Bur, Milano, 1998.-Nardone G., Oltre i limiti della paura, Bur, Milano, 2000.-Nardone G., Cavalcare la propria tigre, Ponte alle Grazie, Milano, 2003.-Nardone G., Non c’è notte che non veda il giorno, Ponte alle Grazie, Milano, 2003.-Nardone G., Cambiare occhi toccare il cuore, Ponte alle Grazie, Milano, 2007.

strategico da apparire quasi magico. Del resto con le parole di Arthur C.Clarke “una tecnologia molto avanzata nei suoi effetti non è dissimile da una magia”.

*Per saperne di più:www.terapiabrevestrategica-bologna.it

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di Cinzia Stefanini

LABRADOR come“GOLDEN” standard

Di recente mi sono recata ad un congresso svoltosi a Edimburgo, (IVBM international meeting) in cui sono stati presentati molti lavori, spesso notevoli, svolti nelle maggiori università del mondo riguardanti il comportamento del cane (e degli altri animali d’affezione). Come già accaduto in passato ho potuto costatare che molto spesso si confrontano le risposte comportamentali di cani appartenenti a razze diverse.

Quest’anno per esempio c’è stato un bel lavoro “Pairing of vocal and visual commando during training” di R Skyme in cui si confrontavano le risposte ai comandi sia visivi che vocali di diversi cani, ponendo come golden standard (standard di riferimento) quelle fornite dai Labrador che hanno partecipato all’espe-rimento. Già in passato avevo notato questi confronti soprattutto negli studi fatti dal Dr Miklosy dell’universi-tà di Budapest sull’orientamento del cane a seguire le indicazioni gestuali del proprietario. L’esperimento era per verità del tutto incruento: in una stanza venivano messe due ciotole identiche una contenente del cibo e l’altra vuota. Il cane veniva messo di fronte al proprietario che doveva indicare con il braccio e la mano la ciotola contente il cibo. Secondo i ricercatori questo test misura il grado di orientamento del cane a seguire le indicazioni dell’uomo e dunque a prenderlo come referente sociale. I cani (Labrador) tendevano a scegliere di presenza la ciotola con il cibo mentre i lupi allevati in cattività “sbagliavano” molto di più. Lo stesso esperimento ripetuto in altra sede con cani di razze differenti ha portato allo stesso risultato. Tali

risultati ci hanno fatto dedurre che i Labrador (e in qualche occasione i Golden) siano i cani modello, da prendere come standard point: ma è poi così strano che i Labrador mostrino socievolezza, cioè quella dote caratteriale che induce il cane a prendere l’umano come punto di riferimento sociale.

Uno studio condotto recentemente, per esempio, confronta le doti caratteriali dello springer con quelle del Labrador che viene preso a punto di referimento. Tali studi possono, però, indurre a facili distorsioni: una razza, infatti, può essere preferibile ad altre in un periodo storico od in un determinato ambiente: il Labrador per esempio, è più socievole del pastore tedesco, dote che si adatta meglio alle nostre affollatissime città rispetto alle case isolate. Per tale motivo infatti fino a pochi anni fa, quando le persone vivevano più isolate in zone meno densamente abitate al cane era richiesto una maggiore vigilanza: chi non ha sentito dire, infatti, ai “vecchi” cinofili che l’unico cane degno di questo nome era il pastore tedesco! Attenzione, inoltre, che comunemente il Labrador è anche considerato nell’im-maginario un cane “buono” i cui cuccioli sembrano tanto dei “peloches” perché non vengono per esempio considerate le sue doti di predatorietà e di persistenza (che lo rendono un cane tanto “noioso” da cucciolo).

Alcune distorsioni poi sono riscontrabili nell’impiego nel campo delle attività assistite: ho sentito dire, e non solo una volta, da psicologi e psichiatri a genitori disperati “gli prenda un bel Golden Retriever che è tanto buono e può aiutare suo figlio”. Quale Golden Retriever? Quale linea di sangue? Di quale sesso? Di che età? E’ appros-simativo come dire che tutti i milanesi sono dei grandi lavoratori!

Quali sono dunque le doti caratteriali più comunemente valutate nei cani (non si vuole qui dare una spiegazione esaustiva):

Temperamento - È la velocità ed intensità di reazione agli stimoli esterni, fisici o psichici. Tempra - È la capacità di resistere, tollerare stimoli negativi esterni e di superarli senza che né derivino sviluppi negativi.

Curiosità - È la capacità del cane d’interessarsi al mondo esterno, da non confondersi con il temperamento, perché in questo caso lo stimolo esterno non viene offerto al soggetto, ma viene da esso ricercato. Vigilanza - È la capacita del cane di avvertire l’appros-simarsi di pericoli esterni per lui o per il suo branco (cani o uomini). È la qualità psichica del cane che lo rende particolarmente attento al mondo esterno. Docilità - È la capacita del cane di accettare l’uomo come naturale superiore, come atavico capo branco senza che questo debba ricorrere continuamente ad interventi repressivi. La docilità è una qualità che ci consente una migliore interazione col cane, e permette al cane di esprimersi e lavorare con noi, in quanto lo rende naturalmente disponibile ai nostri insegnamenti e comandi, non per timore, o paura, ma per l’estrema naturalezza di lavorare e ubbidire col proprio capo branco.

Aggressività - È la prontezza di reazione istintiva o parzialmente acquisita a stimoli che individua come minaccia a se stesso o alle persone che riconosce come suoi simili (il branco) o all’integrità delle cose di sua proprietà o affidatagli. Sociabilità - È la dote che consente al cane di adattarsi ad ogni situazione, di stare in mezzo ad persone o animali senza timore.

Possessività - È la dote che consente al cane di “diventare proprietario” di qualcosa o di qualcuno. Combattività - Si identifica come la capacità di rispondere ad un impulso spiacevole con un atteggiamento di lotta contro la causa dello stimolo.

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Non è dunque complesso dedurre che una razza selezionata appositamente per mostrare una bassa possessività, una alta sociabilità, una grande socievolezza (“will to please”), bassa combattività, bassa aggressività e soprattutto una tendenza naturale a osservare il mondo esterno ed il proprio conduttore, scelga la ciotola giusta se gli viene indicata.

Guardiamo anche queste recente studio, tali caratteri-stiche, però, variano a seconda non solo della razza ma anche dell’individuo. All’interno della razza infatti le doti caratteriali di cui abbiamo brevemente parlato, si esprimono nell’individuo con una notevole varietà fin dai primi giorni di vita tanto da poter addirittura configurare una sorta di deviazione dallo “standard caratteriale”. Più tale deviazione sarà grande più i soggetti manifeste-ranno un carattere atipico e dunque imprevedibile per quel soggetto: per esempio, mi è capitato recentemente di incontrare, soprattutto nel nord Italia, certi retrievers maschi che mostrano possessività eccessiva, tanto da sfociare in atteggiamenti aggressivi… più da rottweiler che da retrievers. Nella tabella sottostante per esempio sono riportate non solo le differenze fra le razze ma soprattutto la deviazione media dallo “standard” di razza: possiamo immediatamente notare dunque che molto spesso le differenze fra soggetti della stessa razza sono notevolissime. Io stessa ho fissato la mia attenzione sulle Labrador nere femmine e vi posso assicurare che alcuni soggetti potrebbero difficilmente ricevere un “pedigree comportamentale”.

Sarà quindi compito dell’allevatore prediligere quelle linee di sangue che maggiormente mostrino le doti caratteriali tipiche della razza e compito delle famiglie e degli educatori esaltarne la manifestazione nella vita di tutti i giorni.

*Si ringrazia la Dott.sa Simona Normando, dell’Univer-sità di Padova per il materiale fornito.

il mio retriever

Vita e amore: un percorso diPet Therapy nell’acqua

CATERINA,ZAR E NAPO

parla mamma Angelica

Dividiamo la nostra vita con i Labrador da 11 anni. Dico i Labrador perché Napoleone è il secondo dopo la prematura scomparsa del nostro Zar. E scrivo nostro perché io sono la mamma di Caterina, la mia “bambina speciale” di 13 anni, disabile agli occhi del mondo, unica insostituibile e bellissima ai miei. All’età di due anni Caterina non camminava ancora, ma stava in piedi eretta con sostegno, e ho quindi pensato che sarebbe stato uno stimolo allegro e positivo la compagnia di un cucciolo di Labrador che poi è diventato parte integrante e fondamentale della nostra “piccola e strana” famiglia. Con l’arrivo di Zar lei si è staccata dal divano, si è attaccata con fiducia al dito indice della mia mano sinistra o alla mano dei nonni, e per un bel periodo si è aperta al mondo camminando, pedalando e nuotando. Non so se è stato l’arrivo di Zar a darle lo stimolo giusto per iniziare a camminare, ma di certo la sua vivacità, la sua voglia di coccole, il suo amore, la sua presenza ci ha aiutato ad affrontare il nostro non facile percorso di vita. Non voglio cadere in retorica e lacrime, siamo qui per raccontare la nostra storia d’amore incondizionato e reciproco. Zar ci ha lasciate presto, troppo presto e non eravamo pronte ad affrontare la solitudine così abbiamo scelto Napoleone, un altro Labrador giallo. Oggi è Napoleone a rallegrare le nostre giornate. Lui ha due anni ed è una vera forza della natura. E’ simpaticissimo, bellissimo,

pasticcione e adorabile. Non sopporta quando Caterina dorme fino a tardi e la sveglia saltando sul letto come un cavallo impazzito, adora le sue calze ma ne mangia una sola per paio in modo tale che diventano inutiliz-zabili e....potrei stare qui a riempire pagine e pagine di esempi che io definisco con due sole parole: vita e amore. Abbiamo partecipato a mini maratone e ora da quasi un anno abbiamo iniziato un percorso di Pet Therapy

Psicologia e comportamento

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Edith e Georgia si sono comportate bene come al solito, Sidney (cucciola di 6 mesi) invece ci ha stupito con tre fantastici tuffi lanciati che hanno fatto molto sorridere anche Caterina. I cameraman erano divertiti dal festoso caos scodinzolante che si era creato.

Ma la cosa meravigliosa che è accaduta è che Caterina ha afferrato un anello galleggiante, gioco che usiamo per i cani, e per la prima volta lo ha tenuto stretto e non lo ha lasciato quando le mie cagnone lo hanno afferrato con la bocca. Così per la prima volta si è lasciata trasportare da loro nell’acqua, sorridendo stupita.

La nonna e la zia di Caterina ci guardavano commosse perché anche loro come Angelica e me, credono nel potere straordinario degli animali.Ah, il potere degli animali! Quanto è contagiosa la loro allegria e quanto benessere ci possono regalare, basta crederci e vivere loro accanto, senza fare loro nessuna richiesta, loro ci regalano gioia incondizio-natamente.

Edi Giovanna AccorneroPresidente, Associazione“Dei dell’acqua” onlus (www.deih2o.eu/ )

Tredici anni fa grazie alla mia Terranova Darky, cucciola di tre mesi paralizzata a causa del cimurro provocato da “incidente vaccinale”, mi sono avvicinata alla idroterapia che le dava tanto sollievo. Le avevo comprato una piscina e la facevo galleggiare sostenendola in braccio. Dopo sei mesi di cure decisamente alternative ce l’abbiamo fatta e lei ora è la capostipite di tutto il mio felice branco peloso di casa (sono a quota sei Terranova). Grazie a lei sono arrivata all’intu-izione che si poteva fare qualcosa in acqua anche con i bambini, la Pet Therapy si poteva realizzare anche in acqua. Dal 1997 ho iniziato

una prima sperimentazione fino ad arrivare ai giorni nostri. Ora Darky non è più operativa e ha ceduto il testimone alla sua nipotina Georgia e alle sue pro-nipotine Sidney e Edith.

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il mio retriever il mio retriever

molto positivo con l’aiuto di professionisti seri molto preparati. Svolgono gli incontri con vera passione per il loro lavoro e per i loro cani: Labrador, Golden e Terranova. Edi (la Presidente dell’associazione “Dei dell’Acqua – onlus”) è diventata un vero punto di riferimento per noi, ci aiuta e consiglia in modo molto amichevole ma deciso quando “Napo” fa saltare tavoli e transenne, si innamora di ogni essere a 4zampe, corre con la velocità di un bolide da formula uno ....etc etc etc. Con lei facciamo Pet Therapy in acqua in piscina e Caterina si rilassa notevolmente allungando le mani volontariamente per accarezzare e giocare con Napo e le splendide cucciole di terranova Sidney e Edith e la loro mamma Georgia. I benefici non posso descriverli o giudicarli da mamma, io ci credo, vedo i risultati con Caterina. Non so come concludere questo articolo, i miei pensieri sono troppi e li voglio dedicare a Caterina, ai miei nipoti Giacomo, Tommaso e Mattia che stanno imparando a crescere con l’amore per gli animali. E soprattutto voglio dire grazie a Zar ieri e a Napoleone oggi: “la vostra presenza ha reso la nostra vita piu’ colorata, rumorosa e divertente”.

parla Edi

Dalla mia infanzia coltivo l’amore per i cani, quasi tredici anni fa ho iniziato ad operare con loro in acqua unendo così due grandi passioni: i cani e l’acqua.Mi sono specializzata nel settore del salvataggio nautico, della Pet Therapy, della riabilitazione motoria e comportamentale seguendo Master e corsi in Italia e all’estero. Ho conosciuto molti professionisti preparati ma i miei migliori insegnanti sono stati indubbiamente i cani ed in particolar modo i Terranova, i Golden e i Labrador Retriever, uniti dalla grande passione per il gioco acquatico che ci accomuna.

Una grande occasione per operare in acqua con i cani nel campo della Pet Therapy, attività che svolgo da 12 anni e mezzo, è arrivata grazie all’ASL di Vercelli. Nel

marzo 2009 è stato attivato un progetto di Pet Therapy e richiesta la mia consulenza e l’intervento dei miei validissimi operatori di Pet Therapy: Golden, Labrador e Terranova.

Alla presentazione del progetto a Cascina Bargè (VC), erano presenti molte persone, molti esperti del settore e molte famiglie. Tra tutte queste persone avevo notato una bambina su una sedia a rotelle accompagnata dalla sua mamma.A fine presentazione, la mamma si avvicinò a me e mi chiese se poteva svolgere il progetto con il suo cane di proprietà: un simpatico Labrador Retriever di nome Napoleone. Fantastico, adoro lavorare con le famiglie e i loro cani perché hanno già una loro relazione, una loro intimità e per questo non esitai a rispondere di sì, sorprendendola per aver accolto la sua domanda immediatamente.

Angelica, la mamma di Caterina, mi raccontò che Napoleone era il loro secondo Labrador e che era il maschio di casa. Mi disse che quando Caterina aveva le crisi epilettiche, soprattutto di notte, Napoleone si andava a coricare vicino a lei, si acciambellava intorno alla sua testa, sul cuscino, e cercava di tenerle compagnia.

Mi commossi pensando a quanta sensibilità doveva avere quel meraviglioso Labrador. E così iniziai la conoscenza di Napoleone: un vero uragano, un 4X4 ai 180 all’ora che arrivava a Cascina Bargè trascinando dietro di se la mamma o la nonna di Caterina come due aquiloni. Dall’espressione della mia faccia ai primi incontri devo aver trasmesso tutta la mia seria preoccupazione per il fatto che ci volesse del tempo prima di potersi fidare di Napo e legarlo alla sedia a rotelle di Caterina durante una passeggiata. Abbiamo iniziato una prima serie di incontri con Napoleone, Caterina, Angelica e la nonna di Caterina per cercare di “contenere” l’irruente Napo. Dopo una decina di lezioni a terra (utilizzando il clicker training), abbiamo

visto i primi miglioramenti e abbiamo potuto iniziare le prime passeggiate con Napo tenuto a lato della sedia a rotelle di Caterina.

Si trattava quindi di iniziare gli incontri in acqua, elemento che purtroppo Napoleone apprezzava parzialmente. La famiglia mi raccontava che era un’impresa impossibile convincere Napo a tuffarsi nella loro piscina In effetti ci siamo riusciti utilizzando alcuni stratagemmi:conducendolo dolcemente in acqua, accom-pagnandolo (e non tirandolo), con pettorina e guinzaglione lungo;inserendo le mie Terranova femmine, delle quali si può tranquillamente dichiarare che Napoleone è decisamente attratto, attirato a tal punto da dimenticare la sua “quasi paura” dell’acqua per raggiungerle.

Con l’impiego di questi due stratagemmi e conqui-standomi la sua fiducia, gradualmente, siamo arrivati al punto che Napo ora entra in piscina, si lascia sostenere nelle mie braccia e si rilassa appoggiando il suo testone sul petto di Caterina mentre lei lo tocca, sorride e ride felice perché può stare a contatto del suo cane anche quando è in acqua, elemento a lei favorevole.Caterina sta facendo grandi progressi come Napoleone. A ottobre è venuta la troupe del TG5 a registrare un servizio su di noi: Angelica ed io eravamo agitatissime e felici e l’abbiamo trasmesso a tutti con inaspettate conseguenze positive.

Napoleone è entrato in acqua di sua spontanea volontà, era rilassato e si è lasciato condurre e adagiare su Caterina senza agitarsi.

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retriever in libreria retriever in libreria

PUPPY LOVEdi Jon Katz

Nell’ultimo libro di John Katz, “Izzy & Lenore: Due cani, un viaggio inatteso, e me”, l’autore prosegue il racconto dei suoi ricordi della vita a Bedlam Farm con i suoi cani e gli animali della fattoria. Rose, il suo border collie più anziano, continua con impegno a tener d’occhio le pecore, mentre Izzy, un border collie trovatello, porta Katz in una nuova avventura come “volontario-hospice”, a offrire conforto e compagnia alle persone malate terminali. Lenore, un turbolento cucciolo di Labrador, accompagna Katz in un altro viaggio, facendogli scoprire di persona il potere di guarigione dei cani mentre lo aiuta ad uscire dal buio della malattia mentale. In questo breve estratto dal libro, Katz racconta una giornata tipo nella fattoria Bedlam Farm con i suoi tre cani.

Lei si è ormai ben inserita nella mia routine giornaliera. La sua giornata inizia ufficiosamente alle cinque del mattino, quando si stiracchia, arriva furtiva e mette la sua testa sulla mia spalla, mi mordicchia il mento e poi se ne torna a dormire. Questa è la prima delle molte volte nella giornata in cui Lenore mi fa sorridere.Verso le sei, io normalmente accendo la luce e leggo per qualche minuto, poi mi alzo, faccio la doccia e mi vesto. Rose normalmente se ne sta seduta ai piedi del letto, Izzy è raggomitato sotto il letto e Lenore sotto le coperte, schiacciata contro la mia schiena o contro il mio collo, ovunque sia più caldo.Quando esco dal bagno e mi infilo gli stivali è il segnale per i cani di spararsi giù dalle scale e infilare la porta, poi correre sulla collina vicino alla fattoria e fare i loro bisogni.Quando rientrano, dò loro da mangiare. I pasti non sono normalmente una cosa importante per i border collies, ma Lenore è quasi fuori di sé pensando alla

colazione, scodinzola e si dimena, quasi si tuffa a testa in giù nella ciotola quando l’appoggio sul pavimento.Fa quasi ridere guardare Rose e Lenore mentre mangiano. Di solito devo chiamare Rose due tre volte perché venga via dalla finestra del soggiorno, dove sta appollaiata a studiarsi le pecore. Lenore ha di norma trangugiato tutta la sua pappa prima che Rose abbia assaggiato senza entusiasmo il suo primo boccone.

Verso le sette, usciamo per la prima passeggiata per il sentiero nel bosco. Credo che Lenore pensi di essere un border collie, galoppa dietro a Izzy

e Rose che partono a razzo verso il bosco. Ma non è veloce come loro. Corre più in fretta che può, poi torna indietro: camminare vicino a me è la sua scelta di ripiego.Ogni tanto devia per battere il bosco in cerca di schifezze da mangiare o su cui rotolarsi, ma non scappa mai. Perché non cambi abitudini, metto a terra un bocconcino ogni tanto per tenerla interessata a me e focalizzata sulla passeggiata.

Lungo la nostra passeggiata del mattino facciamo i nostri esercizi di obedience - seduto, a terra, resta. Questi esercizi sono essenziali, sono il motivo principale per cui Lenore è così calma e si comporta così bene. Cerco di essere preciso e di farle fare questi esercizi due o tre volte al giorno, senza tirar per le lunghe e incoraggiandola.

Quando ritorniamo alla fattoria, spalmo un po’ di burro di arachidi su tre strisce di carne secca e le dò una ciascuno ai cani nel cortile davanti a casa. Rose corre con la sua nel giardino, e si mette fuori vista. Izzy guarda e annusa fintanto che non si sente pronto a masticare. Lenore piroetta con gratitudine e si sistema felice sotto il portico.

Io entro in casa e mi faccio un po’ di colazione, telefono a Paula se lei è fuori casa, aspetto che Annie arrivi a dare una mano a sistemare il cortile. Poi accendo la stufa e vado a lavorare, dopo aver aperto la porta d’ingresso in modo che cani possano correre dentro.Leonore ha preso senza alcuna fatica il ruolo di cane letterario; incarna tutte le qualità di un eccellente assistente alla scrittura. Non è affatto irrequieta, in effetti potrebbe scoppiare una bomba nel giardino e lei, se è ben addormentata, probabilmente se ne accorgerebbe appena. Si infila sotto la mia scrivania, felice di essermi di ispirazione o di conforto, e se ne rimane lì fino a che non spengo il computer.I border collies non smettono mai di indagare su tutto. Rose controlla le pecore; Izzy va alla finestra per vedere che cosa si muove fuori. Però quando Lenore dorme, si impegna al massimo nel sonno. Mi piace lavorare con lei vicino, presente ma non fastidiosa, mi calma. I nostri giorni passano in questa tranquilla routine.Usciamo di nuovo a tarda mattinata, e poi ancora dopo

pranzo. Quando il tempo è buono a volte pascoliamo le pecore, o facciamo un giro in fuoristrada. Quando è freddo, stiamo accanto alla stufa, e io lavoro.Di pomeriggio lanciamo la pallina, attraversiamo il granaio e controlliamo gli animali della fattoria. Poi arriva il momento di dar da mangiare ai cani.Verso sera i cani sono stanchi. Lenore pattuglia la casa raccogliendo ossa e giochini di peluche e mor-dicchiandoli, ma senza vero interesse. Mi trova e si arrotola ai miei piedi o salta vicino a me sul sofa per farsi grattare la pancia, o per mettere la testa sulle mie ginocchia. Adoro tutti, sembra dirmi, ma so di essere il tuo cane.Se sto alzato più tardi di quello che le par giusto, sale le scale e aspetta che la aiuti. E’ ora di andare a letto.

E’ un buon cane per l’inverno, un cane caldo. Due o tre volte per notte scivola vicino alla mia faccia, mi annusa e mi lecca un paio di volte. Io la bacio sul naso. Più di qualsiasi altra cosa o creatura, Lenore mi ha aiutato a uscire dalla tenebra, verso la luce.

Tutti i sorrisi che ha causato si sono accumulati, e mi hanno aiutato a uscire da me stesso. Il suo amore incondizionato era sempre lì. Sempre consolante, sempre tranquillizzante. Le sue buffe acrobazie e a sua allegra personalità mi hanno ricordato che c’era la vita oltre il buio, e che io e lei potevamo raggiungerla in punta dei piedi insieme.

Così questa creatura modesta e gentile mi ha fatto un regalo. E’ entrata in sintonia con me, ha risvegliato un istinto dentro di me, e questo istinto mi ha detto che tutto si sarebbe sistemato. In fin dei conti Leonore si è

dimostata essere davvero un cucciolo da pet therapy.

Jon Katzha pubblicato 18 libri, scrive una rubrica sui cani e la vita in campagna per la rivista on-line “Slate”, ha scritto articoli per diversi giornali e riviste americani, appartiene

all’Association of Pet Dog Trainers e presenta un programma radiofonico chiamato “Dog Talk” su Northeast Public Radio. Vive nello stato di New York con i suoi cani, delle pecore, dei manzi e una mucca, degli asini, un gatto, un gallo di nome Winston e tre galline.

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PAESE CHE VAI,CAMPIONE CHE TROVI

di Alessandra Franchi

In questo e nei prossimi numeri Retriever Magazine vi presenta una raccolta di informazioni sui risultati necessari per ottenere un Campione (in esposizione o in lavoro) in molti paesi europei.

L’Italia aderisce alla Fédération Cynologique Internationale, che è l’organizzazione internazionale mondiale della cinofilia. La FCI Comprende 83 paesi membri, ciascuno rappresentato da un organismo centrale riconosciuto ufficialmente (per l’Italia l’Ente Nazionale della Cinofilia - ENCI – www.enci.it/), che emette i propri pedigree e prepara i propri esperti giudici. La FCI fa si che pedigree e giudici dei paesi membri siano mutualmente riconosciuti. Un gran numero di informazioni sulla FCI e sul lavoro che essa compie si può trovare sul sito www.fci.be, che viene regolarmente aggiornato.

Ogni paese ha i propri regolamenti per la proclamazione dei campioni nazionali, mentre i titoli di Campione Internazionale (di bellezza o di lavoro) vengono omologati ottenendo le qualifiche richieste dalla FCI, e – ovviamente - tali qualifiche sono valide ed identiche per ogni paese membro.

Ricordiamo in breve le qualifiche richieste dalla FCI per le razze retriever:

Campionato Internazionale di Bellezza: 2 CACIB attribuiti da 2 esperti giudici diversi in 2 Paesi diversi, conseguiti in un periodo minimo di 1 anno ed 1 giorno.Inoltre il cane deve (cfr sito FCI) aver superato una prova di caccia o un test specifico per la sua razza

in cui sia in palio il CACT (Certificat d’Attitude au Championnat de Travail) o aver (cfr sito ENCI) almeno 1 BUONO in una Prova di Lavoro con CACT – Certificato di Attitudine al Campionato di Lavoro - in palio (oppure un terzo premio, oppure con un punteggio minimo di 75%).

Campionato Internazionale di Lavoro: 2 CACIT attribuiti da 2 esperti giudici diversi in 2 Paesi diversi (oppure da 2 club organizzatori di nazionalità diversa). 1 Molto Buono in una Esposizione Internazionale di Bellezza della FCI all’età minima di 15 mesi.Le prove per retrievers sono realizzate seguendo il regolamento internazionale per Field Trial per Retrievers (sito ENCI e sito FCI).

Campionati nazionali di bellezza e lavoro in Italia e in alcuni paesi europei

Campionato di Bellezza

In Italia le razze retriever sono razze non sottoposte a prova di lavoro e rappresentate da una associazione specializzata (Retrievers Club Italiano – www.retrie-versclub.it), e per il campionato nazionale di bellezza sono richiesti 6 CAC in classe libera o intermedia di cui almeno 2 acquisiti in esposizioni internazionali e 2 in raduno o mostra speciale. I certificati devono essere rilasciati da almeno 5 differenti esperti giudici. Le esposizioni sono realizzate secondo il Regolamento Generale delle Manifestazioni Canine e secondo il Regolamento Speciale delle Esposizioni Canine. Non è richiesta prova di lavoro.

In Austria sono necessari 6 CAC ottenuti in classe intermedia/libera/lavoro/campioni/honour, da almeno tre giudici differenti, e tra il primo e l’ultimo CAC deve essere passato almeno un anno e un giorno. OPPURE 3 CAC (di cui 2 in classe lavoro e 1 in un’altra classe) PIU’ il retriever deve aver passato una prova di lavoro (una prova di caccia o un Field Trial).

In Belgio si omologa il campionato con 2 CAC. E’ inoltre necessaria una qualifica (B, MB, ECC) in un field trial novice o open (senza guinzaglio) oppure i cani che hanno almeno un CAC in expo possono provare le loro qualità naturali durante un field trial senza essere propriamente in gara, ricevendo una qualifica “successful” (oppure “unsuccessful”). La qualifica di “successful” è equivalente a una qualifica (B, MB o ECC) in un field trial novice o open su selvaggina naturale (con il guinzaglio).

In Danimarca esistono tre titoli differenti: DKCH - campione di bellezza con prova di lavoro - che si ottiene con 3 CAC in esposizione ottenuti da almeno due giudici diversi e con il superamento della Kvalifika-tionsprøve , un nuovo test base per retriever, DKCH(J) campione di bellezza con qualifica Molto Buono in prova di tipo B e DKCH(U) campione di bellezza senza prova di lavoro.

In Francia sono necessari 3 CAC ottenuti con giudici differenti: 1 CAC in Nationale d’elevage o in Championnat de France, 1 CAC in expo internazio-nale, 1 CAC in expo “Nationale toutes races” che sia anche speciale di razza. Tutti i risultati devono essere ottenuti entro 2 anni dalla data del CAC in Nationale d’elevage o Championnat de France.Occorre inoltre avere 1 Molto buono in Field Trial (alla francese o all’inglese) oppure aver passato il TAN, avere certificato aggiornato per le tare oculari ereditarie ed avere HD A, B oppure C.

In Gran Bretagna, paese non membro della FCI, abbiamo due titoli differenti:Show Champion (Sh Ch): questo titolo si acquisisce vincendo 3 Challenge Certificates con tre giudici differenti, cioé tre primi posti o Migliore di Razza in un Championship Show. In un anno standard normalmente vengono omologati dai 12 ai 18 campioni golden e circa 13 Labrador.Champion (Ch) Titolo a volte definito “Full Champion”. Uno “Show Champion” diviene “Full Champion” se ottiene una qualsiasi qualifica in Field Trial, o, più comunemente, ottenendo uno “Show Gundog Working Certificate”, test più semplice che non un Field Trial, che certifica che il cane può lavorare in una battuta di caccia, non piange, può cacciare e riportare selvaggina, e che ha bocca morbida. Si può accedere allo “Show Dog Working Certificate” solo quando si è raggiunto il titolo di Show Champion. In un anno standard vengono omologati 4-6 Ch Golden e 1-2 Ch Labrador.

In Olanda per omologare il campionato servono 4 “CAC points” che possono essere ottenuti in esposizioni con valori diversi: valgono 1 punto il CAC ottenuto in expo nazionale e la RCAC ottenuta nelle speciali di razza, valgono 2 punti i CAC ottenuti al Winer in Amsterdam e i CAC ottenuti nelle speciali di razza. La RCAC ottenuta in expo nazionale o al Winner di Amsterdam valgono ¼ di punto. Non è richiesta prova di lavoro.

In Norvegia occorrono 3 CAC da 3 giudici diversi. Almeno uno dei CAC deve essere vinto quando il cane ha più di 24 mesi. Per il titolo di NUCH non occorrono prove di lavoro.In Svezia come in Danimarca i titoli sono due, si omologano entrambi con 3 CAC in expo e si differenziano per la presenza o meno del risultato in prova di lavoro: SUCH, per il quale occorre un Molto Buono in cold game test, e SU(u)CH campione di bellezza senza prova di lavoro.

In Svizzera esistono tre titoli di Campione:Campione Giovane Svizzero: 3 CAC-giovani in classe giovani, di cui uno vinto in una mostra internaziona-le, Campione Veterano Svizzero: 3 CAC-veterani in classe veterani, di cui uno vinto in una expo internazio-nale, Campione Svizzero: per il campionato di bellezza occorrono 4 CAC, da almeno tre giudici differenti, e due dei CAC devono esser vinti in expo internazionali come Friburgo/Lucerna/Losanna/San Gallo, e il cane deve aver ottenuto almeno un “non classificato” in una prova per retrievers (cold game test o field trial) oppure aver superato il TAN (Test di Attitudini Naturali) svizzero.

L’Italia è il paese in cui , tra quelli esaminati, si richiede il maggior numero di CAC per poter omologare il

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Campionato di Bellezza e (come Norvegia e Olanda e in parte l’Austria) in cui non si richede alcun risultato in lavoro. E’ interessante notare come in molti paesi (Gran Bretagna, Danimarca, Svezia) sia data evidenza sia ai Campioni di Bellezza che superano la prova di lavoro, sia ai Campioni senza prova di lavoro, ai quali viene data visibilità con un apposito titolo. In Francia, Danimarca e Gran Bretagna è accettato, al posto superamento della prova di lavoro (field trial) anche il superamento di una prova attitudinale che richiede un addestramento minore che non la presentazione in field trial. E’ molto interessante a questo proposito la Kvalifikation-sprøve danese, in vigore dal 2008, per i cani di almeno 12 mesi di età, che non pretende di valutare le “qualità naturali del cane” ma richiede una verifica morfologica e una verifica su un minimo di addestramento sia di base che al riporto. Il superamento di questa prova dà l’accesso alla classe lavoro in expo.

L’Austria è l’unico paese che diminuisce il numero di CAC necessari al campionato di bellezza se il retriever ha superato una prova di lavoro.

Campionato di Lavoro

In Italia il Campionato di Lavoro si omologa con 3 CAC in prova di lavoro più un Molto Buono in speciale di razza o raduno. I CAC possono essere vinti in Field Trial alla Francese (con guinzaglio) o all’Inglese (senza guinzaglio) ed ai fini del Campionato di Lavoro hanno pari valore. Le prove alla Francese e all’Inglese non sono attualmente normate da alcun regolamento specifico, mentre le prove all’Inglese nelle quali è in palio il CACIT seguono il Regolamento Internazionale FCI per i Field Trial per Retriever.

In Austria: 3 CACAT (CAC in prove nazionali austriache) ottenuti da almeno 2 giudici diversi in un Field Trial all’Inglese o in prove per retriever normate da appositi regolamenti (Bringleistungsprüfung e Int. Vollgebrauch-sprufungen), e tra il primo e l’ultimo deve passare almeno un anno e un giorno. Oppure 2 CACIT, oppure 2 CACAT e 1 CACIT. Non è necessario alcun risultato in expo.

In Belgio per il Campionato nazionale di lavoro servono 2 CAC in un field trial open su selvaggina naturale, più un Molto Buono in esposizione.

In Danimarca esistono due campioni di lavoro: DKCRCH è un campione di lavoro che ha ottenuto 3 vittorie con Certificato in winner class, di cui almeno una in prova di tipo B (test su selvaggina fredda) e una in prova di tipo A (caccia); DKJCH è un campione di lavoro che ha ottenuto 3 vittorie con certificato in

prova di tipo A in winner class, e almeno una di queste prove deve essere una prova aperta a tutti i retriever. Entrambi questi titoli necessitano anche di un Molto Buono in expo (2° premio, alla danese) oppure del superamento della nuova Kvalifikationsprøve.

In Francia esistono due campionati di lavoro, uno alla Francese e uno all’Inglese, entrambi precisamente normati. Durante la stagione di caccia si svolgono molte prove sia alla francese che all’inglese e solo alcune delle prove all’inglese hanno in palio il CACIT (“action de chasse” su selvaggina naturale). In questa stagione 2009 – 2010, ad esempio, sono in programma 51 giornate di gara sia alla francese che all’inglese, e 9 giornate di gara all’Inglese con CACIT. Vediamo come raggiungere il titolo di Campione.CHTF (Campione di lavoro alla francese): Per i maschi 3 CAC alla francese, per le femmine 2 CAC alla francese più 2 ECC alla francese (o 3 CAC alla francese), accompagnati per maschi e femmine da 1 MB all’inglese e 1 MB in speciale di razza o Nationale d’elevage.CHTA (Campione di lavoro all’inglese): Per i maschi 3 CAC all’inglese, per le femmine 2 CAC all’inglese più 2 ECC all’inglese, accompagnati da 1 MB in Nationale d’elevage o in speciale di razza.Viene tenuto in conto solo un CAC per ogni tipo di prova specializzata (dietro ai cani da ferma, walk up, battuta all’acqua).

In Gran Bretagna: Field Trial Champion (FTCh) Nei retriever il cane deve vincere almeno 3 “Qualifying Open Stakes” da un giorno, gare a 12 cani;oppure 2 Open Stakes da due giorni; oppure 1 Open Stake da 2 giorni e 1 Open Stake da 1 giorno; oppure vincere il retriever Championship.Inoltre deve essere in possesso di un “Water Certificate” che attesta che entra in acqua senza problemi e nuota, e deve avere un “Drive certificate” che attesta che sta calmo e silenzioso e steady durante un drive.Non è richiesta alcuna qualifica in esposizione.Normalmente vengono omologati 1-2 campioni Golden all’anno (qualche volta nessuno e raramente 3) e 10-12 campioni Labrador.

In Svezia: SJCH è il campione di lavoro che ha ottenuto 3 volte l’eccellente (1° premio, alla svedese) in cold game test, più ha passato un intero giorno di caccia sotto l’osservazione di un giudice, e in più ha avuto un Molto Buono in expo. SJ(j)CH è il campione che ha avuto gli stessi risultati riportati sopra, ma non ha il Molto Buono in expo.Per quanto riguarda il lavoro, possiamo notare che l’Italia è l’unico paese dove esistono prove di differente livello, ma senza un regolamento che ne codifichi chiaramente lo svolgimento e senza una differenzia-zione dei campionati.

DALL’INGHILTERRAper il benessere dei cani di razza

di Patty Fellows

A novembre un gruppo del parlamento inglese chiamato APGAW (Associate Parlamentary Group for Animal Welfare) ha pubblicato un rapporto molto atteso sul futuro dei cani di pura razza.

L’inchiesta, composta di nove MP (membri del parlamento) e tre Peer (Pari – titolo nobiliare), è stata organizzata un anno fa per indagare i problemi della malattia genetica e della selezione genetica messi in evidenza dal programma “controversa della BBC” Pedigree Dogs. L’inchiesta ha raccolto prove da fonti diverse, da proprietari dei cani, allevatori, club di razza, addestratori, comportamentisti, accademici e associazioni per i diritti degli animali.

Il rapporto conclude che esiste di fatto un problema grave nella salute e il benessere di diversi cani di pura razza, anche se ammette che sia difficile stimare quanto sia grave ed esteso il problema, a causa della scarsità di dati disponibili.

Ilrapporto propone numerose raccomandazioni per il Kennel Club inglese da seguire in coordinazione con altri gruppi interessati come le società specializzate e i veterinari. L’indagine consiglia anche la fondazione di un gruppo indipendente per dare consigli ai club di razza attraverso il KC esistente. Mentre l’inchiesta riconosce il lavoro fatto del KC nell’ultimo anno, crede che passi successivi siano necessari nell’arco del prossimo anno. Ecco alcune delle raccomandazioni principali:

•Tecniche di selezione come l’incrocio di consanguinei e l’uso di stalloni molto utilizzati dovrebbero essere riconosciute come fattori importanti legati alle malattie ereditarie. Consigliano il KC di imporre delle regole chiare per limitare l’uso eccessivo di stalloni, da determinare insieme ai genetisti e agli esperti del benessere dei cani (il KC ha già vietato la registrazione di cucciolate provenenti dall’accoppiamento fra cani imparentati).

•I controlli sanitari per malattie ereditarie dovrebbero diventare obbligatori a livello legislativo per la selezione di riproduttori.

•Con il coinvolgimento di diverse organizzazioni, il KC dovrebbe introdurre delle strategie specifiche di selezione per ogni razza in modo da diminuire nel tempo le malattie ereditarie.

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•Il KC è invitato ad aggiornare il suo sito web per fornire più informazioni sui problemi di salute e per rendere più visibili gli allevatori che eseguono i controlli sanitari. •I veterinari dovrebbero attivarsi per educare gli allevatori e i loro clienti sulle malattie ereditarie e per assicurare che i cuccioli venduti siano sani.

•I cuccioli dovrebbero essere venduti con un contratto di vendita legale.

•Le società specializzate dovrebbero assicurare meglio che i loro soci allevatori seguano i loro codici deontologici, e prendere provvedimenti contro i soci che non lo fanno.

•Il KC dovrebbe fare più attentamente il monitoraggio di tutti gli allevatori che registrano cani e implementare nuovi standard sulla salute e il benessere per tutte le razze. •Il KC dovrebbe approfittare di raduni e esposizioni per evidenziare la salute prima dell’estetica, e utilizzare gli standard di razza per assicurare che i cani siano funzionali.

•I cani non dovrebbero poter avere piazzamenti o vincere i titoli di bellezza se non hanno superato i controlli sanitari per diminuire la possibilità che

riproduttori trasmettano malattie ereditarie.

I portavoce del KC hanno risposto in una maniera positiva, dicendo che queste rac-comandazioni serviranno come un inizio di dibattito. Il KC accetta di assumere un ruolo centrale nel salvaguardare il futuro delle razze ma sottolinea come ulteriori dati scientifici siano necessari insieme al dibattito con i diversi gruppi interessati per assicurare che tutte le raccomandazioni siano seguite.

Retriever e non solo - libri, tv, regali, attualità, curiositàRetriever e non solo - libri, tv, regali, attualità, curiositàa cura di Patty Fellows and Alessandra Franchi

un cane disposto a tradire la propria natura pur conoscendo le relative conseguenze imposte dal mondo degli umani.Si tratta solo di una favola che evidenzia però la profonda sensibilità del Labrador additato dalle altre razze come razza “diversa” molto più vicina al mondo umano che a quello animale.Ora la mia riflessione è: ma noi umani siamo sempre davvero all’altezza di sapere cogliere il linguaggio e le conseguenti esigenze del nostro labrador? e saremmo anche noi in grado di tradire il “Patto degli Uomini” per il bene del nostro cane?Ma questa è un’altra favola….

*di Patrizia Michelini, socia RCI

Liu’. Biografia morale di un cane di Edmondo Berselli, Mondadori - 2009. (In italiano).

La trama di questo romanzo si sviluppa a un doppio livello, come se fosse un racconto allegorico. Su un livello superficiale racconta come la vita quotidiana di una coppia di mezza età senza figli cambia quando entra una labrador nera chiamato Liù, il nome della schiava di Turandot. Su un livello più profondo, la cagna con i suoi modi irresponsabili e invadenti mette in crisi il loro senso

del mondo ordinato e del rapporto uomo-cane; l’autore comincia a leggere il mondo intorno in un nuovo modo.

Basta! Sono io o il cane, Animal Planet (Sky Television canale 421) domenica alle 21 e 21.30

Metti ti a fianco della talentuosa addestratrice inglese Victoria Stilwell mentre attraversa le Isole Britanniche e gli Stati Uniti in una spider rossa per sistemare famiglie con alcuni dei cani più disastrosi del mondo. Victoria risolve dei problemi che sembrano senza rimedio (per alcuni cani è l’ultima speranza) in modo

Training the Working Retriever di Anthea Lawrence, Ed. Quiller - 2009. (Solo in inglese).

Tra gli infiniti libri di addestramento retriever a questo “Training the Working Retriever” spetta un posto in primo piano: è stato scritto con precisione e grande amore per il cane, nostro compagno nel lungo viaggio dell’addestramen-to, e Anthea Lawrence ci consegna un piccolo gioiello: passo a passo, dalla scelta del cucciolo

fino all’addestramento più avanzato l’autrice ci guida a fare scelte logiche e conseguenti, ponendo grande attenzione a insegnare al cane, a guidarne l’appren-dimento in modo positivo e a dare al cane il tempo di imparare ciò che gli insegniamo, controllando che stia imparando ciò che gli vogliamo insegnare e non altro!

Il Patto dei Labrador di Matt Haig, Einaudi - 2009. (In inglese e italiano).

Il “Patto dei Labrador “di M.Haig è una favola, sicuramente di ispirazione shakespeariana, narrata in modo insolito, acuto e divertente da Prince il labrador di casa Hunter.Prince è un attento osservatore delle azioni, dei comportamenti di ogni membro della sua famiglia ed è soprattutto messo in allarme dalle difficoltà che incombono su di loro.Sempre diviso tra il suo mentore il labrador Henry e il malvagio springer Falstaff, Prince non esita a intervenire tradendo anche il patto dei labrador pur di preservare l’unità della famiglia.Scelta drammatica che gli costerà molto cara…In primo piano l’amore commovente, viscerale, di

da leggereda leggere

da vedereda vedere

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Axel vince Eukenuba World Challenge 2009

Incantando spettatori e giudici con il suo passo elegante e distinto, il Bracco Italiano Axel ha vinto l’ambito Best in Show a Eukenuba World Challenge a Long Beach, California il 13 e 14 dicembre.Axel Del Monte Alago, pluricampione Bracco Italiano di quattro anni (una razza non ancora riconosciuta in America) è stato scelto da ENCI per rappresentare l’Italia alla terza edizione di questo expo prestigioso

di campioni di 54 diversi paesi. Axel rappresenta una antica e illustre razza italiana che è stata selezionata per cercare e fermare la selvaggina prima dello sparo, nota per le sue forti attitudini di caccia e il suo trotto che è quasi una danza. Come cane ha iniziato una vita normale

all’unica cucciolata di Rivana, pluricampionessa che vive a Savona. E’ stato scelto a solo tre giorni di vita dal suo proprietario Salvo Tripoli, commercialista e allevatore amatoriale, insieme alla sua socia Bitte Ahrens, una allevatrice svedese di levrieri. Tripoli commenta che riusciva già a vedere che Axel “era un cane con la stoffa del campione”. Dice che il suo successo dipende del suo Dna, perchè “buon sangue non mente” e “eleganza o ce l’hai dentro o non la impari. Axel è nato così.”

Cuccioli dietro le sbarre

A novembre due cuccioli Labrador sono diventati i più giovani detenuti in una carcere a Lodi. Sono i primi cani a partecipare a un progetto innovativo chiamato “Puppy Walker” organizzato in collabo-razione con i soci del Lions Club Torrione. L’idea di base è quella di considerare i detenuti come una famiglia che adotta i due cuccioli, dopo di che saranno restituiti alla associazione ai fini dell’adde-stramento per le persone non vedenti. I detenuti dovranno anche assistere ai corsi sull’educazio-ne del cucciolo e sulle tecniche di gestione del

alle quattro zampe e sono venduti in quattro misure: da XXS per i chihuahua a XXXL per il sanbernardo al costo di $19.99 per quattro. Per informazioni vai al sito www.woodrowwear.com.

Nuova ciotola Aqua-fur

La nuova ciotola Aqua-fur di Tazlab è stata creata per proprietari avventurosi che hanno bisogno di una ciotola pieghevole da mettere nello zaino che non scivoli nel dietro della macchina, e rimanga abbastanza rigida per servire Fido cibo e acqua. La ciotola viene venduta in quattro colori ed è costruita in silicone certificatoa e non tossico. Per saperne di più visita www.tazlab.com.

Protezione per i nostri water dogs

Nei mesi invernali cacciatori e cani esposti per ore al gelo e al ghiaccio sono più soggetti a morire per il freddo che per qualsiasi altra ragione, inclusi gli

incidenti di caccia. Temperature di acqua sotto 13° e di aria sotto 4°, insieme al vento forte, sono condizioni ideali per l’ipotermia canina. Il “Neoprene Dog Parka” di Avery funziona come una muta per tener caldo le zone del petto e della pancia del tuo cane. In più il cane galleggia meglio

nell’acqua – conservando le sue forze per altri riporti – e si asciuga più in fretta. Il giubbotto presenta anche delle maniglie incorporate in modo da poter sollevare il cane dall’acqua sulla barca.Visita www.averyoutdoors.com.

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Retriever e non solo - libri, tv, regali, attualità, curiositàRetriever e non solo - libri, tv, regali, attualità, curiosità Retriever e non solo - libri, tv, regali, attualità, curiositàRetriever e non solo - libri, tv, regali, attualità, curiositàa cura di Patty Fellows and Alessandra Franchia cura di Patty Fellows and Alessandra Franchi

vivace e originale, utilizzando solo i metodi positivi basati sul premio.In ogni episodio Victoria visita una nuova famiglia,

raccoglie le prove, si fa raccontare da tutti e osserva il comportamento di cani e persone. Dopo tutto questo diagnostica il problema e comincia a rieducare tutti i membri del branco, utilizzando tecniche pratiche per motivare sia umani che cani. Il programma è stato creato dall’azienda

inglese Ricochet per il canale 4 e oggi viene seguito in più di 20 paesi. Visita il sito web per sapere di più dei consigli segreti di Victoria e per vedere i video dei dieci cani più terribili:www.animal.discovery.com/tv/its-me-or-dog/

Un anno nuovo golden

Inizia il nuovo anno con il golden calendario 2010 creato dalla sezione golden retriever RCI. Acquistandolo per soli 10 euro, aiuterai La Lega nazionale per la difesa del cane, un’associazione benefica che si batte dal 1950 sul territorio italiano per i diritti degli animali abbandonati e maltrattati. Ogni mese vedrai le foto simpatiche di golden dei soci e sostenitori del RCI in acqua e su terra, durante il gioco e in momenti di relax. Troverai il calendario in vendita al banchetto gadget ai raduni e alle esposizioni RCI. Per la spedizione a casa contatti il presidente Maria del Mar Viggianiello: [email protected].

Power Paws

Quando il rottweiler quattordicenne Woodrow ha cominciato ad aver difficoltà ad alzarsi e a camminare per la sua displasia delle anche, il veterinario di Lorraine Walston le ha consigliato di mettere la moquette in casa. Lorraine invece ha inventato i “Power Paws”, una versione canina di calze antiscivolo che permettono ai cani displasici e anziani di camminare senza fatica sui pavimenti di legno e di marmo. Le calze sono elasticizzate per aderire bene

da comprareda comprare

notizienotizie piccolo animale. La direttrice Stefania Mussio spera che i reclusi avranno anche il beneficio di trascorrere momenti piacevoli in compagnia dei piccoli amici. Questa è la terza di una seria di iniziative mirate a migliorare il

benessere dei detenuti e la qualità di vita dietro le sbarre.

I giudici di esposizione inglesi devono seguire i Field Trial

Il Kennel Club inglese ha recentemente introdotto una nuova richiesta per i futuri giudici di esposizione che dovranno assegnare i CC: essi dovranno assistere a un field trial o a un working test a livello “open” prima di poter ricevere la autorizzazione ad assegnare i CC. Ai giudici già accreditati viene rivolta una forte raccoman-dazione a fare altrettanto.Questo nuovo criterio è in accordo con la campagna “Fit for Function: Fit for Life” lanciata per rispondere alla recente polemica con i gruppi animalisti sul benessere dei cani di razza. E’ stato pensato per far in modo che i giudici di esposizione possano capire meglio il lavoro per il quale le razze che essi giudicano sono state create e che, nel fare i giudizi, tengano in conto l’adeguatezza dei soggetti al lavoro loro proprio. Agli aspiranti giudici verrà concesso il privilegio di stare in linea con i giudici dei field trial o working test, che spiegheranno loro le proprie valutazioni. Ci si augura che questo promuoverà maggiore collaborazione e comprensione tra lato esposizione e lato lavoro di molte razze.

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Il fagiano dal campo al tavolo

Quando le battute di caccia all’inglese erano molto diffuse in Inghilterra nel ‘800, a cena potevano servire il fagiano, il cervo o l’oca arrostiti. Anche le cucine tradizionali locali in Europa e in America offrono una varietà di suggerimenti per portare il fagiano dal campo al tavolo.Oggi il fagiano rimane il volatile selvatico più esteso e più antico nel mondo. E’ stato introdotto in Europa dal suo abitato naturale in Asia durante l’Impero Romano e negli anni è diventato parte della fauna naturale europea. Sia i romani che i normanni l’hanno portato nelle Isole Britanniche nel 10° secolo; dopo di che è stato ignorato per secoli e poi

riscoperto dai cacciatori negli anni intorno al 1830. Da questa epoca è stato allevato sia in UK che sul continente, e oggi sta tornando di moda sul tavolo in un clima di preoccupazio-ni per la carne proveniente da

allevamenti intensivi. In Inghilterra si trova anche nel supermercato e il Game & Wildlife Conservation Trust sta ricercando metodi per aumentare la riproduzione dei fagiani naturali.Nella maggior parte delle ricette le fagiane giovani sono arrostite intere nel forno a vapore. Si può anche arrostire un giovane maschio o femmina seguendo una ricetta per il pollo arrosto, o riempirlo con castagne o salsiccia. Se invece il fagiano è più anziano, è meglio togliergli la pelle e tagliarlo a pezzi, e poi cucinarlo in umido con verdure.Ecco una ricetta per il patè di fagiano per una bella “Merenda Sinoira (alla piemontese)” dopo la giornata di caccia:Togliere la pelle di un fagiano, farlo a pezzi, mettere i pezzi in padella con olio, burro, rosmarino, aglio e sale e cuocere coperto a fiamma media fino a quando sarà tenero e delicatamente rosolato. Raffreddare e disossare. Mettere nel frullatore i pezzetti di carne con 120 gr di burro, 80 gr di panna da montare, mezzo cucchiaio di grappa, 3 cucchiai di marsala, 6-7 mandorle tostate e sbriciolate, 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato,

un pizzico di noce moscata, sale. Lavorare fino a quando la massa si gonfia, poi mettere in uno stampo e lasciarlo in frigo almeno tre ore. Volendo conservarlo alcuni giorni, coprire con uno strato di gelatina aromatizzata al Marsala. Buon appetito!

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