Nèura - Speciale Inchiostro d'Autore

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Nèura Magazine Speciale Inchiostro d’Autore Nèurastenie Appuntamento a Savona: ospi, appuntamen e compleanni speciali “Fiato d’arsta” Salani e l’illustrazione in mostra Gianluca Costanni Renzo Francabandera In profondità Cronistoria del fumeo: come si lega all’arte contemporanea Logo ©Cristiano Baricelli 5-11 novembre 2012 Non È Una Rivista d’Arte Alex Raso — artista, illustratore e grafico savonese — utilizza per i suoi ritratti una tecnica particolare: la lametta da barba. Questo è il suo omaggio a Sergio Toppi.

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Non è una rivista d'arte - Inchiostro d'Autore

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Nèura Magazine

Speciale Inchiostro d’Autore

Nèurastenie

Appuntamento a Savona: ospiti, appuntamenti e compleanni speciali

“Fiato d’artista”

Salani e l’illustrazione in mostraGianluca CostantiniRenzo Francabandera

In profondità

Cronistoria del fumetto: come si lega all’arte contemporanea

Logo ©Cristiano Baricelli

5-11 novembre 2012Non È Una Rivista d’Arte

Alex Raso — artista, illustratore e grafico savonese — utilizza per i suoi ritratti una tecnica particolare: la lametta da barba. Questo è il suo omaggio a Sergio Toppi.

©Nèura Magazine 2012. Nèura Magazine è uno spazio culturale di prospettiva. La redazione è composta da Anna Castellari, Silvia Colombo, Sonia Cosco e Roberto Rizzente.

Nessuna parte o contenuto di questa pubblicazione può essere du-plicata, riprodotta, trasmessa, alterata o archiviata in alcun modo senza preventiva autorizzazione degli autori. I contenuti di questa pubblicazione non hanno carattere periodico e non rappresentano prodotto editoriale ex L.62/2001.

Logo ©Cristiano Baricelli, Ictus, 2005.

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Indice - Numero speciale

Approfondimenti - Cronistoria del fumetto:

intrecci con l’artecontemporanea

“Fiato d’artista” - Parola alle immagini: il tratto di

Gianluca Costantini

Speciale Inchiostro d’Autore - Fumetto e illustrazione

alla riscossa con Inchiostro d’Autore 2012

“Fiato d’artista” - Salani, la mostra che disegna 150 anni

di storia d’Italia

“Fiato d’artista” - Renzo Francabandera, un illustratore a teatro

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Approfondimenti - Cronistoria del fumetto: intrecci con l’arte contemporanea

Gabriele Ferrero

Saper guardare oltre. È questa la capacità che deve possedere un let-tore di fumetti. Non solo per vedere al di là della realtà ordinaria, im-mergendosi in mondi immaginari, ma anche, e soprattutto, per deco-dificare quel piccolo spazio bianco tra vignetta e vignetta, che divide – e dividendo unisce – sequenze di immagini di sintesi: fotogrammi che raccolgono punti nodali di una storia.

La copertina del numero 1 del “Corriere dei Piccoli”, supplemento illustratodel “Corriere della Sera”, del 27 dicembre 1908

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Insomma, leggere fumetti non è un “gioco da ragazzi”, sebbene, come si diceva un tempo: “sono roba per bambini”. E, in effetti, è a un pubblico infantile che si sono rivolti per decenni, a partire da quel 27 dicembre 1908, che vide la nascita del Corriere dei Piccoli.

Leggere un fumetto è in realtà una sfida per adulti, o meglio, per menti adulte, proprio perché i ragazzi di oggi, affascinati da “uni-versi” virtuali, graficamente molto elaborati, non sanno più stupirsi di fronte a un mondo fatto di carta e inchiostro.

Eppure, nella sua relativamente breve vita, il medium è cresciuto giungendo, proprio negli ultimi anni, a un grado di maturità stra-ordinaria: possiamo ricordare qui i nomi di Joe Sacco e Art Spie-gelman, vincitori del Pulitzer, rispettivamente per Palestina e Maus, oppure quello di Marjane Satrapi, il cui Persepolis è diventato un caso internazionale dopo il clamore provocato dal film che ne è sta-to tratto. Non dimentichiamo, inoltre, i numerosi punti di contat-to con le arti plastiche, con le quali ha saputo dialogare e alle quali ha fornito fonti d’ispirazione continue.

Ma prima di raggiungere questi traguardi, il fumetto ha supera-to alcune importanti tappe. Dal 1931 ha ampliato il proprio pub-blico, incominciando a raccontare storie di genere avventuroso, con la nascita delle prime serie realistiche. Dal 1945, si è appropriato in maniera definitiva dei balloon, ovvero delle “nuvolette” con le qua-li i personaggi parlano ed esprimono i propri pensieri, dapprima so-stituite da strofe in rima a piè di vignetta che descrivevano il conte-nuto dell’immagine e davano voce ai personaggi.

In Italia, durante la dittatura, è stato un’arma nelle mani della pro-paganda. Negli anni seguenti la Seconda guerra mondiale è diventa-to “il cinema dei poveri”, quando ricalcava intrecci narrativi di film statunitensi di genere, dei quali mutuava scenari e tipologie di eroi.

È riuscito a comunicare a più livelli entrando in contatto con pubblici spesso eterogenei, e ha ricoperto un ruolo importante nella non facile missione di alfabetizzare, soprattutto negli anni cinquan-ta e sessanta, le fasce sociali più deboli.

Il fumetto è anche entrato in un altro linguaggio che a Nèura in-teressa molto, ovvero quello dell’arte contemporanea. Si pensi alla Pop Art, che elesse la “nona arte” a linguaggio residuo verso le mas-se. In tempi più recenti e in ambito nazionale, a Pablo Echaurren,

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autore di pittoriche biografie a fumetti (ad esempio, quella ristam-pata quest’anno da Gallucci, Majakovskij), e ad Andrea Chiesi, pas-sato dal linguaggio dei comics a quello della pittura.

Con questo medium, sono cresciute generazioni di lettori, che si sono riconosciute in personaggi in grado di superare indenni mode culturali, come il sessantaquattrenne Tex Willer, i cinquantenni Za-gor e Diabolik, e il ventiseienne Dylan Dog, e ha contribuito a dif-fondere numerose campagne sociali.

Nonostante questo, però, ai comics spetta ancora un ruolo subal-terno e ai suoi autori una posizione defilata, spesso schiacciati dalla popolarità delle loro “creature di carta”. Pochi ancora sanno chi è il creatore di Tex Willer. Altri ancora credono che lo sceneggiatore sia il letterista, ovvero colui che scrive i testi nei balloon. Fortunatamen-te, nel corso dei decenni alcuni fumettisti sono riusciti a lasciare una

Una pagina del libro di Pablo Echaurren, Majakovskij, Gallucci, 2012

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traccia di sé anche al di fuo-ri del ristretto mondo delle “nuvole parlanti”. È il caso di Hugo Pratt, Milo Ma-nara e Sergio Toppi. Non a caso, proprio a quest’ulti-mo, recentemente scompar-so, è dedicata questa coper-tina di Nèura.

Nel cinquantesimo anni-versario dalla nascita di Dia-bolik – celebrato in que-sti giorni con Cinquant’an-ni vissuti diabolikamente, mostra epocale in program-ma dal 10 al 21 novembre 2012 nel padiglione Olo-

na del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Mila-no – si può solo sperare che il medium fumetto acquisisca la dignità che merita, magari facendo comprendere a schiere di lettori distrat-ti come sia ancora possibile emozionarsi di fronte a mondi immagi-nari di carta e inchiostro. (Nella foto: la campagna con Dylan Dog testimone contro la caccia).

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“Fiato d’artista” - Parola alle immagini: il tratto di Gianluca Costantini

Silvia Colombo

Il lavoro di Gianluca Costantini, grafica tagliente e illustrazione fu-mettistica debitrice di media come la pittura e la fotografia, è più im-pegnato che spensierato. Una voce che emerge dal coro della collettivi-tà, politicamente corretta o scorretta che sia: la parola alle immagini.

Gianluca Costantini, disegno della serie Un sogno preraffaellita,pubblicato in GIUDA, Ravenna 2010

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Esprimere lo Zeitgeist, lo “spirito del proprio tempo”, significa dare corso alle idee e gettarsi senza ripensamenti nel flusso perenne degli eventi. Prendere una posizione, schierarsi. C’è chi lo fa entrando nel mondo politichese, chi scrivendo e chi disegnando.

Senza dubbio quest’ultima è la scelta che, ormai da qualche anno, guida la mano di Gianluca Costantini.

Nato a Ravenna nel 1971, formazione artistica presso l’istituto d’arte della città, l’autore ha alle spalle una produzione ricca e va-ria ed è oggi illustratore, docente, direttore artistico della casa edi-trice GIUDA, nonché curatore di Komikazen, rassegna dedicata al fumetto di realtà.

Sin dagli esordi, alla fine degli anni novanta, egli coltiva e porta avanti uno stile più affettatamente decorativo – le tecniche sono va-rie, dal mosaico, appartenente a una forte tradizione territoriale, al disegno caratterizzato da un tratto sintetico e lineare, rievocante le forme dello Jugendstil mitteleuropeo.

I fumetti e le illustrazioni nati in tale contesto attingono a un di-zionario diviso tra il passato rigoroso eppure innovativo del Medio-evo ravennate, la fine dell’Ottocento e un futuro che ancora non co-nosciamo. Sguardi severi, pose congelate e decorazioni geometriche sono solo alcuni degli elementi ricorrenti in un universo che sem-bra non avere confini.

Parallelamente, dal 2004, Costantini si dedica a un nuovo filo-ne tematico, sotto il segno della politica e degli avvenimenti più scottanti dell’attualità. In questo caso, pur continuando a creare un mondo che iconograficamente non ha età, utilizza uno stile più ‘ur-bano’ e cala le sue rappresentazioni in un presente che, ahimè, è sin troppo riconoscibile.

Se i disegni intitolati Preraffaelliti introducono sì il colore in un mondo che prima era solo bianco e nero, ma sono ancora conte-nutisticamente neutrali – le figure rappresentate appartengono a un discorso meta-artistico e lo stile rimanda chiaramente ai grandi maestri del passato, da Chagall a Gauguin – i lavori di G8NOVA (2009) e, ancor più i Political Comics (2004-2012) non risparmia-no nomi, luoghi, fatti e persone.

Entrando più nel dettaglio, poiché si tratta di due serie molto dif-ferenti tra di loro, G8NOVA è “una necropoli politica e poetica su

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Gianluca Costantini, Decoration of existence, 2003

carta, la cartografia del movimento anarchico con sfondo il cimite-ro di Staglieno”. In altre parole, Costantini compie una riflessione sulla storia attraverso interventi pittorici manuali su stampe e im-magini preesistenti – i monumenti cimiteriali del capoluogo ligu-re –, ritraendo figure di anarchici illustri, come Bakunin o Rava-chol, criminale anarchico di origini francesi, e aggiungendo inserti verbali scritti a mano che possiedono una valenza quasi didascalica.

L’esito, di forte impatto visivo, genera delle lapidi contemporanee che attingono solo da lontano alla naïvété linguistica da strada, di un Basquiat, per intenderci, o alla colorazione per campiture uni-formi di un Warhol a caso, per spiccare il volo verso un’autonomia più attuale e tutta italiana.

Infine Political Comics è un corpus costituito da un insieme di lavori sparsi, pubblicati su testate e periodici italiani e internazio-nali, accomunati da una forte spinta informativa (ricordiamoci che

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l’impatto delle immagini può essere ancora più elevato delle parole). Solo nel 2012 Gianluca si è occupato delle elezioni in Senegal,

del tema dei prigionieri di guerra (War prisoners, l’altra faccia delle guerre) e ha eseguito un sintetico quanto efficace ritratto di Rossel-la Urru, la cooperante italiana rapita nel 2011 in Algeria (rilasciata lo scorso luglio), a favore della sua liberazione.

Gli scenari si semplificano, le persone e gli oggetti rimangono so-spesi – eppure quantomai radicati alla realtà – le linee si fanno fles-suose e il colore appare solo per sottolineare la presenza di alcuni dettagli, come le tute arancio dei prigionieri di guerra che tutti, ma proprio tutti, ricordiamo.

Gianluca Costantini, Political Comics, 2012

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Speciale Inchiostro d’autore - Fumetto e illustrazione alla riscossa con Inchiostro d’Autore 2012

C. Chloe

Dal 5 all’11 novembre Savona si trasformerà in un laboratorio di crea-tività, dedicato al fumetto e all’illustrazione, con ospiti e artisti d’eccel-lenza, mostre, incontri, laboratori e performances.

La locandina con il Dylan Dog di Lucio Parrillo realizzata appositamente per Inchiostro d’Autore 2012

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La ‘nona arte’. Così la definì con il libro-manifesto “Per una nona arte, il fumetto”, lo specialista di culture popolari Francis Lacas-sin. È la definizione che più preferisco quando si parla di fumetto, perché lo allontana dalla palude della cultura di serie B in cui pur-troppo è spesso impantanato – soprattutto in Italia, non di certo

La locandina di Daniele Statella dedicata al re del terrore, realizzata appositamente per Inchiostro d’Autore 2012

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in paesi come Francia e Argentina – e lo eleva, senza instaurare ne-cessariamente degli antipatici confronti. Fumetto come letteratu-ra? Fumetto come linguaggio cinematografico? Fumetto come arte? Fumetto come passatempo? Fumetto come?

Umberto Eco è tra i più grandi sostenitori del fumetto come ge-nere prossimo alla letteratura (ovviamente con le debite distinzio-ni, anche per noi il fumetto non è sinonimo di qualità a prescin-dere). Lui – ha dichiarato – passerebbe la vita a leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog. E, nell’ipotesi di finire in un’isola deserta, se dovesse scegliere quale libro portare non esiterebbe nell’infilare in valigia la collezione dell’indagatore dell’incubo.

Se anche voi siete d’accordo, non potete perdervi la seconda edizione di Inchiostro d’Autore, la manifestazione sul fumetto e l’illustrazione che dal 5 all’11 novembre 2012 trasformerà Sa-vona in una comics city.

In questi giorni Diabolik si è allontanto da Clerville e si aggira a Savona, intorno al Priamar (uno dei monumenti più importanti del-la città ligure), cercando di mettersi in contatto con una Eva Kant che sta atterrando con un paracadute sulla fortezza, per tentare un colpo.

È l’omaggio in china che Daniele Statella (uno degli ospiti dell’edizione 2012) ha realizzato per l’evento. Sempre a Savona gi-ganteggia dai manifesti un Dylan Dog tenebroso e sofferente, la bellissima illustrazione, un dipinto a olio, di un altro importan-te ospite di quest’edizione, Lucio Parrillo, mentre il Tex Willer dell’artista SANTY scoprirà di essere meno western e più urban e farà conoscenza con il mitico Dylan Dog di Giovanni Freghieri, realizzato, anche questo, per l’occasione. Di tutte le opere verran-no realizzati multipli, numerati e firmati dagli autori e un catalo-go con tutte le opere esposte sul Priamar.

L’evento è stato ideato e organizzato dall’associazione DietRo-LeQuInTe, con la collaborazione del Comune di Savona, As-sessorato alle Politiche Giovanili, il contributo della Fondazione De Mari, la partecipazione del Liceo Artistico Arturo Martini di Savona, di AlbissolaComics e altre realtà associative del territo-rio come NuovoFilmStudio e Teatro Sacco.

La prima edizione (2011) era stata dedicata interamente a Dylan Dog e a situazioni artistiche dedicate e ispirate a uno dei personaggi

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più amati della Sergio Bonelli Editore. Per l’occasione Savona aveva ospitato, per due giorni, la mostra multimediale “Inchiostro d’Au-tore - Dylan Dog dal Fumetto al Cinema. Incontro con Giovan-ni Freghieri” durante la quale, in presenza del disegnatore, sono state esposte tavole originali e illustrazioni inedite di Freghieri, sto-rica firma dell’editore Bonelli.

Quest’anno Inchiostro d’Autore è un’edizione più ricca e più ar-ticolata, durerà una settimana, ma il clou dell’evento sarà il week end sul Priamar (10-11 novembre) con gli ospiti d’onore: Lucio Parrillo (Marvel), Giovanni Freghieri (Dylan Dog) e Daniele Statella (Diabolik), SANTY (Stampe Crudality), alcune delle ec-cellenze nel panorama fumettistico e illustrativo italiano che, ol-tre ad esporre le loro opere originali, incontreranno il pubblico sa-bato pomeriggio, in un dibattito condotto dallo scrittore e storico del fumetto Gabriele Ferrero, ospitato anche sulle pagine di que-sto numero di Nèura.

La mostra vuole essere anche una panoramica sui talenti del ter-ritorio ligure: Alex Raso, Renata Castellani, Stefano Tirasso, Li-dia Bene, Rino Alaimo, che esporranno le loro opere sul Priamar.

Il Priamar diSavona, il luogo del festival Inchiostro d’Autore

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Gli ospiti saranno presenti durante tutto il week end sul Priamar per incontri con il pubblico anche per la realizzazione di video-in-terviste (aperte al pubblico) a cura dell’associazione DiEtRoLe-QuInTe, in vista della creazione di un documentario sul mondo dei fumetti.

È bello quando gli artisti possono esibire – durante sessioni di pittura e tecnica live – il loro talento, è bello quando una mostra non è solo fruizione passiva di opere, ma interazione tra disegna-tore e pubblico, laboratorio creativo per giovani, performance e scambio, è bello quando la creatività parla tanti linguaggi. Alme-no, a noi sembra bello.

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“Fiato d’artista” - Salani, la mostra che disegna 150 anni di storia d’Italia

Anna Castellari

Inaugurata al Castello di Milano la mostra “Da Pinocchio a Har-ry Potter. 150 anni di illustrazione italiana dall’Archivio Salani. 1862 – 2012”. Con gli occhi dell’illustrazione, si può scoprire la storia della cultura popolare italiana immediatamente dopo l’unità, fino a oggi.

È certamente la qualità – e la preveggenza, l’intuito – la cifra che con-traddistingue la scelta di illustrazioni nei lavori che provengono dall’ar-chivio Salani. Unico caso al mondo, l’archivio raccoglie migliaia di il-lustrazioni per le copertine della casa editrice fiorentina e non solo, che oggi fa parte del gruppo milanese Mauri Spagnol. Le trecento opere qui raccolte provengono dalla Civica Raccolta delle Stampe «A. Berta-relli», dall’Archivio Salani e dalla Biblioteca Nazionale di Firenze.

Occhi di Bottone, di Sylvia Waugh. Emanuele Luzzati, copertina (non utilizzata); Com’è difficile essere un leone, di Uri Orlev. Emanuele Luzzati, tecnica mista su carta

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Curata da Giorgio Bacci, Da Pinocchio a Harry Potter ripercor-re le tappe di un cammino editoriale non privo di difficoltà, che ha però sempre privilegiato autori in controtendenza anche per ciò che riguarda l’illustrazione.

Lo spazio che il comune di Milano ha concesso alla casa editrice per portare in mostra questi capolavori – tra cui alcuni bei dipinti di Mimmo Paladino, Emanuele Luzzati e Tullio Pericoli, mani d’ar-tista prestate all’illustrazione per l’infanzia – è centralissimo e molto affascinante. Si tratta del Castello Sforzesco, e pià in particolare del-le Sale Viscontee, collocate a livello seminterrato ma non per questo prive della giusta illuminazione.

I lavori sono disposti in ordine cronologico, all’interno di vetri-ne – purtroppo la visuale non è sempre impeccabile, a causa di fa-retti che ne penalizzano la piena fruizione – e spaziano in ogni uni-verso letterario e di genere esplorato dalla casa editrice. È così che si passa dai primi volumi della collana “Edizioni Popolari Illustrate”, che narravano le vicende di uomini illustri – Giordano Bruno bru-ciato vivo in Roma, La pena di morte – ai più faceti Stornelli amorosi

Myriam Catalani, Il Circo Barletta. Copertina di Gastone Rossini, tempera su carta e cartoncino

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Lewis Carrol, Alice nel Paese delle Meraviglie, copertina di ignoto, stampa di prova

del 1905, passando per le Novelle della nonna illustrate da Leoni-da Edel, edite Perino (Roma). Emozionanti anche le prime illustra-zioni di romanzi per adulti della “Biblioteca Classici Economica”.

Inoltre, graficamente accattivanti i libri per bambini della collana “Grandi piccoli libri”, veri oggetti da collezione dal valore artistico al-tissimo. Sempre dei primi anni Trenta sono Alice nel paese delle meravi-glie e Il piccolo libro dei viaggi di Gulliver: copertine dai colori brillan-ti, riconoscibili e facilmente sfogliabili da un pubblico di piccoli lettori.

Anche Biancaneve e i sette nani fa parte della stessa serie. Topolino e il tesoro fa parte dell’altra collana, speculare a quella appena citata: “Piccoli grandi libri”. Salani è infatti tra le prime editrici italiane a portare l’universo Disney nel bel Paese.

Estremamente innovativi “I libri del Cuccù”, dalle forme meno usuali: basti guardare Cuccù!… Marinaretto, dalla forma allunga-ta che ricalca sulla cima il cappello del piccolo protagonista. A libri molto grandi seguono “I piccolini” e “I piccolissimi”, veri e propri formati mignon, curatissimi nella grafica e nei colori, non privi di fascino per un pubblico anche adulto.

Ma è la “Biblioteca dei miei ragazzi” la collana che dà presti-gio alla casa, ormai specializzata in classici e novelle per ragazzi, a

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Topolino e il tesoro, Walt Disney. Copertina di Fiorenzo Faorzi, Firenze, Salani, 1935

sfondo didattico ed educativo. Sussi e Biribissi, di Collodi nipote, vede diverse stampe. Ancora una volta, i disegni strizzano l’occhio all’estetica dell’epoca, rivisitando lo stile Art Déco, riuscendo a co-gliere l’attenzione degli adulti, e quella dei bambini grazie ai colo-ri vivaci e sgargianti. Molti sono, inoltre, gli autori stranieri coin-volti nella collana: Giraud, Bourcet, Perrault... Scrive Antonio Fae-ti, esperto di letteratura per l’infanzia, che la Biblioteca dei miei ra-gazzi ricorda “l’isola non trovata” di Guido Gozzano: appare, scom-pare, riappare nei mercatini dell’usato...

La collana rosa “La biblioteca delle signorine” oggi fa sorridere per la grafica ingenua che all’epoca deve essere apparsa accattivante e ro-mantica. “I Libri della Gioventù”, dedicati alla celebrazione di episo-di e personaggi italiani celebri, s’inseriscono perfettamente nell’epoca fascista in cui nacquero. Ma nonostante in casa editrice si producesse-ro titoli di chiara impronta dittatoriale, si conservavano molti volumi anche inglesi illustrati da artisti notissimi nel secolo precedente, an-che inglesi. Per esempio i classici curati da Andrew Lang, illustrati da H.J. Ford, maestro dell’Art Nouveau applicata all’illustrazione. Una nuova generazione, che arriva fino agli anni settanta, segna la storia dell’editore. Ad esempio il quasi fumettistico Sergio Batti, che disegna

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la stravagante copertina di Una questione di pugni. O il sognante Ro-berto Innocenti, per Storia di Miro. Anche Heidi viene fatta leggere al pubblico italiano nello stesso decennio. La bambina svizzera, ridiven-tata famosa grazie al cartone animato giapponese, viene stampata su carta dall’attenta editrice.

Il culmine si raggiunge con illustratori del calibro di Emanue-le Luzzati, ben esposto in quadri incorniciati in maniera essenzia-le, su una parete blu, che negli anni novanta disegna copertine qua-li Occhi di bottone, Com’è difficile essere un leone della notissima col-lana “Gl’istrici” — la svolta nella storia editoriale, qundo alle storie per bambini viene il tratto moraleggiante che fino agli anni sessan-ta aveva contraddistinto la letteratura infantile. Della stessa collana L’ultimo Elfo, che cavalca l’onda fantasy di Harry Potter, con l’illu-strazione di Gianni De Conno, surreale e pastellata, a comunica-re inquietudine e nostalgia per mondi sotterranei e perduti. Pure, il maghetto della saga più nota al mondo, illustrato da Serena Ri-glietti, vede un posto d’onore nella mostra. Forse un po’ troppo ba-rocche le cornici che contengono le copertine della Riglietti, più grandi quasi del loro contenuto. Rimane il fatto che, come sempre,

A sinistra, una delle immagini per Harry Potter di Serena Riglietti. A destra, Giulia Orecchia, copertina per Jutta Richter, Dio, l’uomo, la donna e il gatto, Milano, Sala-

ni, 2011. Acquerello, pastello a cera, tempera, collage digitale. Collezione privata

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la casa editrice sceglie di essere sopra le righe anche nelle illustrazio-ni. Come avviene con Giulia Orecchia, a sua volta fondatrice della casa editrice romana Orecchio acerbo, specializzata in libri di qualità per bambini (e non solo). Troviamo una sua tavola per Richter Jutta che ammicca all’estetica grafica anni duemila, Dio, l’uomo, la don-na e il gatto: un gattone nero-blu che si lecca senza alcun pudore la zampa, con uno sguardo complice verso il pubblico di lettori, con colori quasi grezzi ma ben delineati entro i propri confini.

Di Domenico Paladino, meglio noto come Mimmo, è l’illustra-zione fuori testo per Silvia Giacomoni, La Nuova Bibbia Salani - L’Antico Testamento, in bianco e nero acquerellato, in controtenden-za rispetto ai colori ormai quasi obbligatori nelle pubblicazioni per ragazzi. O quella per le Metamorfosi di Ovidio, monocroma e bian-ca, dalle sagome essenziali ma molto espressive.

Un “sopra le righe” divenuto marchio di fabbrica: ben venga, se serve a incentivare la lettura, la diversità culturale e il piacere di sfo-gliare i libri, da bambini così come da adulti.

Domenico (Mimmo) Paladino. A sinistra, tavola fuori testo per Silvia Giacomoni, La Nuova Bibbia Salani – L’antico Testamento. Milano, Salani, 2004, acquerello su carta, collezione privata. A destra, copertina per Ovidio, Le metamorfosi, Milano, Salani, 2012, acquerello su carta, collezione privata

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“Fiato d’artista” - Renzo Francabandera, un illustratore a teatro

Roberto Rizzente

Manifesto per le giornate studi e lo spettacolo di Angelo Romagnoli su BianciardiRenzo Francabandera. Tempere e lapis su carta

Quando, qualche anno fa, capitava di incontrarlo nel buio delle sale te-atrali di mezza Italia, chino su pile di carta, nell’atto di immortalare qualche spettacolo improbabile, si poteva pensare che fosse un origina-le, un visionario, forse persino un po’ burlone. Sono passati anni, e quel singolare personaggio è diventato uno dei testimoni essenziali dello spet-tacolo dei nostri tempi.

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Come critico, certo. Con le videointerviste per Klpteatro e le recen-sioni, puntuali e necessarie. E poi con i disegni: una collezione am-pia, esuberante, che ha attraversato tutti i festival, i generi, gli inter-preti, condensandosi in mostre importanti come quella, nel 2011, alla Biennale Teatro di Venezia. Pure Renzo Francabandera (Bari 1973) è rimasto lo stesso. Un idealista, un sognatore, che ancora si

Renzo Francabandera illustra una delle copertine dei Quaderni del Teatro di Roma

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ostina a credere nella potenza del tratto, del gesto, come unico mez-zo per fermare il tempo. L’hic et nunc dell’istante teatrale.

Come hai cominciato a disegnare?Io ho avuto come vicino di casa nella mia infanzia in Puglia un

notevole calligrafo e vedutista, Rocco Mitacchione: ho annusato da bambino l’odore d’estasi della trementina. Ho visto impastare cieli, mari e la sua mano che diventava anziana e che continuava con l’a-iuto del bastone a tratteggiare particolari. Mio padre è sempre stato un grande appassionato d’arte. Io ho iniziato guardando. Poi come tutti mi sono un po’ scoraggiato nell’adolescenza, salvo poi ripren-dere. Non so quando e come. Sicuramente so che è coinciso con l’i-nizio del mio lavoro “stabile” e d’ufficio. Forse per compensazione.

Ci sono dei maestri a cui ti ispiri?Non so. A volte penso che il mio tratto sia infantile, approssimati-

vo e rapace come quello di Luzzati. Ma adoro artisti dell’illustrazione

Alessandro Gassmann, Renzo Francabandera, ecoline e pastelli a olio

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con un approccio totalmente diverso dal mio, come Sergio Toppi, o Gipi. Di entrambi amo anche la caratteristica del non detto. Poi ho avuto l’idea di iniziare a raccontare le cose dal vivo, il live painting. E di iniziare anche a farlo al buio a teatro. Con le sorprese che deri-vano dal non sapere precisamente che colore si sta usando, che cosa vedrai quando torneranno le luci in sala. 

Che cosa cerchi, nello spettacolo che hai di fronte come nei li-bri e le riviste da illustrare?

Cerco me. Ovvio.

Renzo Francabandera illustra la copertina del libro Cose di carne, di Maria Dolores Pesce

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Quali devono essere le caratteristiche di un buon illustratore?Avere una passione che ti aggancia e ti trascina come un treno.

Immaginati: tu seduto in stazione in panchina ad aspettare. Poi sfreccia un treno che ti aggancia e ti solleva in volo. E poi migliaia, miliardi di segni. Linee. Che abituano occhio e mano a comunica-re e a rendere il reale e l’immaginario.

Che continuità individui tra la tua attività di critico e quel-la di artista?

Disegnare e raccontare il teatro, la vita, quello che hai davan-ti agli occhi è un lavoro, un impegno da esercitare con continuità. Anche quando la voglia viene un po’ meno. Anche quando si assi-ste a cose meno belle. È un esercizio spirituale. Che aiuta a indagare

Renzo Francabandera disegna Alfonso Santagata

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e indagarsi. A farsi domande e a darsi risposte. Insomma, è come avere un Marzullo dentro che vuole venir fuori. Pensa che esperien-za terribile!

Per esempio, il mio Marzullo interiore mi chiede: “C’è una do-manda che nessuno ti ha mai fatto e che vorresti ricevere?” E io: “Sì: ti piacerebbe trovare una persona che ti offra la possibilità di avere uno spazio di tempo, che non ti costringa alla vita impiegatizia e ti permetta di esprimere liberamente e per tutto il tempo che vuoi la tua dimensione artistica?”

A voi la risposta. Anche perché, un po’ come Linus sulla casetta, poi mi viene da pensare che quella persona dovrei essere io. Allo-ra mi scoraggio.

Per informazioni sul lavoro dell’artista: www.renzofrancabandera.it

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