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mensile della comunità di Salò ANNO LXV - n. 8 Ottobre 2016 Nella fotografia: Parcolare del Portale del Duomo con il Rosone centrale

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mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXV - n. 8 Ottobre 2016

Nella fotografia: Particolare del Portale del Duomo con il Rosone centrale

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2 Vita di parrocchia a cura della Redazione

HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Carminati mons. Gianluigi Andreis mons. Francesco Bottura Simone Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE: Parroco - Mons. Gianluigi Carminati . . Segreteria tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Curato - Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri cel. 3492267166 Curato - Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo. tel. 40296 Curato - Don Lionello Cadei (3381904489) Via Canottieri . cel. 3381904489 Curato - Don Marco Zanotti (3347370838) Campoverde cel. 3347370838 Collaboratore - Mons. Francesco Andreis (3480421999) Villa cel. 3480421999 Collaboratore - Mons. Marco Alba (3383957942) Salò cel. 3383957942 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Convento Padri Cappuccini Barbarano . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Tappe della vita Sono entrati a far parte della famiglia di Dio:Ardigò Natalia di Massimo e di Cifalà ArielaSono tornati alla casa del Padre:Bini Emma ved. Vincenzi, anni 85Ranzi Elio, anni 65Saletti Ornella in Bodei, anni 67Ricci Paolo, anni 84

9 – 9 – 2011 9 – 9 - 2016

Nel quinto anniversario della morte di

ANGELO ROSSATII suoi cari lo rimpiangono ogni giorno

“… riposeremo in Te nel sabato della vita eterna”. Sant’Agostino

Il Gruppo Missionario della Parrocchia S. M. Annunziata in occasione dell’ottobre missionario organizza perMartedì 11 ottobre 2015

alle ore 19.00 presso l’Oratorio la

CENA POVERAore 20,30 momento di condivisione con la presenza di Suor Ketty Folli. Tutti sono invitati a partecipare con un’offerta libera.

Il ricavato sarà devoluto ai nostri missionari.

Si prega di prenotare entro Venerdì 7 ottobre presso:Oratorio tel. 0365 43646Mazzanti Emanuela tel. 0365 42131Cobelli Annalisa tel. 0365 42692

Così riflettiamo e preghiamo

ORATORI MUSICALI MARIANI

Come da alcuni anni, ci ritroveremo il Venerdì alle ore 20.30 nella chiesa della Visitazione, per ascoltare, riflettere e pregare secondo lo stile di S. Filippo Neri, a cui è dedicato il nostro oratorio, e che a Roma radunava ragazzi e adulti a cantare le lodi del Signore. Ecco le tematiche, che ci introducano anche ad accogliere il nostro nuovo Parroco, Mons. Gian Luigi Carminati. Vedremo insieme alcuni momenti in cui Maria incontra i sacerdoti del suo tempo:

Venerdì 7 ottobre:Maria e Giuseppe presentano al sacerdoteil bambino Gesù (Mons. Francesco Andreis)

Venerdì 14 ottobre:Maria fa visita e aiuta il sacerdote Zaccaria e la moglie Elisabetta (P. Sandro Carminati)

Venerdì 21 ottobre:Maria e Giuseppe ritrovano Gesù,

che sta discutendo con i sacerdoti e saggi (Don Gianluca Guana)

Venerdì 28 ottobre:Maria guarda e ascolta i sacerdoti Anna e Caifa,

che condannano Gesù (Mons. Gian Luigi Carminati)

Rinnovo abbonamentobollettino Parrocchiale

€. 11,00 per i bollettini recapitati a casa dalle zelatrici.€. 30,00 per i bollettini spediti per posta.

€. 30,00 per ogni modulo di pubblicità e annunci vari.

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3La Parola del nuovo Parroco Mons. Gian Luigi Carminati

«N on fatevi chiamare “mae-stro”, perché voi siete tutti

fratelli e uno solo è il vostro Maestro. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è in cielo. E non fatevi chiamare ”guida”, perché una sola è il vostra Guida, il Messia. In mezzo a voi, il più grande sarà vo-stro servo.» (Mt 23, 8-11).Forse ci sorprendono un po’ queste affermazioni categoriche di Gesù, ma ben comprendiamo che non si tratta di censure del vocabolario; Gesù non si perde certo in una banale questio-ne di parole, il suo insegnamento mira sempre alla sostanza, e possia-mo tranquillamente, anche nel lin-guaggio ecclesiale, usare le parole “padre” o “maestro”, “reverendo” o “parroco”, senza sentirci, per que-sto, in contrasto con i suoi insegna-menti. La questione non è di titoli, ma del contenuto che attribuiamo alle parole.Questo discorso è, infatti, inserito nel contesto delle discussioni con i farisei: Gesù raccomanda ai suoi di-scepoli di non essere come loro, di non cadere nella ipocrisia, di non dare valore all’esteriorità e trascura-re la sostanza, di non farsi grandi agli occhi degli uomini, ma di cercare la vera grandezza. Qui il tema diventa, come sempre, un tema profondo: i titoli che gli uomini si attribuiscono rispondono semplicemente alla loro funzione, al compito che svolgono, e non stabiliscono gradi di dignità, non possono e non devono crea-re differenze (perché “voi siete tutti fratelli”): anzi questi compiti, diversi per ciascuno, acquistano valore solo quando sono un servizio (per dirla con papa Benedetto: “Essere umili operai della vigna del Signore”.Su questo tema, in altri passi, Gesù è anche più esplicito: «Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordi-nato, dite: “Siamo servi inutili”» (Lc 17,10) (lo abbiamo sentito nel Vangelo di domenica 2 ottobre).

Se (all’apparenza), questo discorso può apparire un invito ad umiliarsi, quasi una mortificazione del nostro impegno, in realtà è un tema che apre la strada alla nostra piena liber-tà: riconoscere che Lui solo è il nostro “Maestro” (e qui si tratta di contenu-to e di sostanza) non sminuisce la no-stra responsabilità; significa, invece, che siamo liberi di fronte ad ogni au-torità che viene dagli uomini, che ab-biamo tutti la stessa dignità, quella di discepoli dell’unico Maestro. Questo insegnamento è ricorrente nelle pa-

role di Gesù: proprio perché seguia-mo una autorità che è al di sopra di ciascuno, proprio perché siamo figli di un unico Padre, siamo radical-mente sciolti dai legami di potere che gli uomini intrecciano nella loro storia. Significa, in definitiva, che la vera grandezza non viene dagli onori che gli uomini si attribuiscono, vera-mente grande è chi assomiglia al suo Maestro che si è fatto servo di tutti.Volendo, ora, calare questa rifles-sione sulla missione del parroco possiamo parafrasare l’espressione di don Tonino Bello: “Il sacerdote, il parroco, è l’uomo della stola e del grembiule”. Due immagini eloquenti che dicono la grandezza della dignità sacerdotale, il ministero della santifi-cazione (la stola) e il suo necessario

complementare: la dignità del servi-zio (il grembiule).La “spiritualità del grembiule” pren-de forma dal gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli nell’ultima Cena; non si tratta di una contrap-posizione usata come esempio, ma della rivelazione dell’intima identità che c’è tra essere Maestro ed essere “lavapiedi del mondo”. «Infatti chi è più grande? Chi sta a tavola o chi ser-ve? Non è forse colui che sta a tavo-la? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve». (Lc 22,27)Ebbene il ministero del parroco si qualifica in queste due immagini, da non intendere però come qualità personali, ma come “segno” di colui che è e resta il vero, unico Maestro. Infatti è proprio così, io so di essere atteso dalla comunità, non in ragione delle mie doti personali, o di specifi-che attitudini, bensì perché sono un “inviato”. Sono sacerdote non per mia virtù personale, ma perché sono stato in-vestito del compito di partecipare al servizio pastorale della Chiesa e, senza sottovalutare l’importanza dei compiti e delle responsabilità alle quali sono chiamato, sono parroco non per merito, ma perché mandato come collaboratore alla cura pastora-le del Vescovo verso le sue comunità. Per questo la vostra comunità mi at-tende fiduciosa, per questo mi sento gratuitamente accettato. Anche in questo si sperimenta una dinamica di libertà che non carica pesi sulle spal-le degli uomini, ma li chiama alla ge-nerosa disponibilità di essere servi, a servizio di disegni più grandi.Il parroco, allora, diventa un compa-gno di viaggio per una Comunità in Cammino. Comunità è una parola che apre grandi orizzonti, non è una dimensione sociologica, è una forma umanizzante di comunione fra per-sone che camminano insieme, che insieme ascoltano e seguono il loro unico Maestro.

Uno solo è il vostro Maestro

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Come per ogni buonamministratore…

Anche per me è giunto il momento del rendiconto temporaneo… Mi ricordo al mio ingresso: uno di voi qui presenti mi disse: a noi non occorre un amministratore, ma un pastore! Mi chiedo: ho soddisfatto a questa esi-genza?Due anni fa, per introdurmi nell’anno 2014, 50° dell’anniversario della mia ordinazione sacerdotale, ho fatto un gesto, che poteva essere inteso come “captatio benevolentiae” dei presenti, ma tutti han-no capito che i 50€ dovevano richiamare altri euro e finire in aiuto a qualcuno di quei poveri di cui parla-no il Vangelo e il Papa.

A cONcLUsIONE del suo mandato parrocchiale, il mio predecessore Mons. Zanetti, il cui nome ho vo-luto che fosse inciso sulla lapide nera nel Duomo – con altri benefattori della Parrocchia – diceva: “Amo il color verde delle mie tasche vuote, pur avendo maneggiato tanti soldi…” Le mie tasche invece non sono “al verde”, ma sempre pesanti di chiavi, chiodi e biglietti… e piene di tanta voglia di fare e amare. Non mi sento sdolcinato …ma capisco che sono an-cora carico e pieno di AMORE per Dio e per voi!

# Abbiamo fatto tanto assieme, anche economica-mente, e siamo tutti felici e orgogliosi delle nostre belle Chiese inserite nella bella Salò. Dalla prima all’ultima: dal nostro splendido Duomo (dentro e fuori, di giorno e di notte) all’ultima chiesa, “last but not least”, (quella del nostro cimitero), alle quali ci riferiamo oggi e domani, il cinema, il nostro Oratorio e la nostra scuola.

# Ma come non godere dei tanti tentativi e sfor-zi per animare e scuotere la nostra comunità: “Missioni parrocchiali, Centri di Ascolto mensili e poi… nei tempi forti, Esercizi Spirituali Parrocchiali annuali, nuova ICFR. L’animazione delle nostre litur-gie domenicali, delle Messe per i Turisti, con il canto ordinario, delle corali e coretti vari, con dei com-menti e indicazioni opportune… Le collaborazioni per tener vivo ed a la page il Cristal, le animazioni educative fatte all’oratorio, la presenza e l’impegno di tanti nella scuola E. Medi… Chi è che ha fatto di più: io o voi! Oggi, dopo aver detto Grazie al Signore con voi, dico: TANTE GRAZIE A VOI! Continuate a fare così per il Signore…

AllA fiNe è uNA questioNe Di AMoRe, che si traduce anche in conteggio amministrativo: Avevo fame, avevo sete, ero nudo… e voi mi avete aiutato… VENITE BENEDETTI! Ci auguriamo che i conti torni-no così!

PeRMetteteMi ANcoRA un minuto per lasciarvi una specie di mandato, un compito, un impegno, anche se io non sarò lontano e sempre vicino spiri-tualmente.

# Ho letto in questi giorni la preoccupazione e la paura del Sindaco che (da buon avvocato!) richiama e mostra multe e pene per chi deturpano i muri, i giardini e la bellezza della nostra Salò; sento la pre-occupazione di Don Gianluca, intimorito da com-portamenti anomali di certi giovani e adolescenti; … Non abbiate paura! Gridava Papa Giovanni Paolo II, qualche anno fa. Io voglio ripeterlo a me e a voi: coRAGGio !# «Ho desiderato ardentemente di celebrare questa Pasqua con voi». Sono le parole di Gesù. E anch’io lo dico a voi «prima che io me ne vada»… ma aggiun-go: non abbiate paura e… amatevi con pazienza e costanza: l’amore vince sempre!

# Il signore è con noi… e con lui non dobbiamo avere paura! Anch’io sono con voi e, dall’alto del «monte di Villa» vi seguo e prego con voi e per voi… perchè vi voglio bene!

La Parola del Parroco uscente Mons. Francesco Andreis

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5Vita di parrocchia a cura della Redazione

Domenica 18 settembre 2016 - ore 11,00momenti della Festa per il saluto

a Mons. Francesco Andreis

Il Presbiterio con i celebranti I banchi delle Autorità

Interno del Duomo, visto dall’ingresso Il celebrante (Mons. Francesco) con Mons. Alba

Il saluto del Sindaco, avv. Giampietro Cipani La consegna della targa ricordo al festeggiato

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6Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

Convegno Fidei Donum di BresciaDal 17 al 23 ottobre la Diocesi di Brescia vivrà un’occasione di con-fronto e riflessione importante: i presbiteri “fidei donum” si ritrovano nella città da cui sono partiti a distanza di 15 anni dall’ultimo incontro. Il Convegno non è un incontro chiuso né fine a se stesso, ma apre prospettive ed orizzonti che coinvolgono tutta la Chiesa diocesa-na. L’incontro tra i presbiteri impegnati in altre diocesi del mon-do e i confratelli e laici bresciani offre l’opportunità di rimettere al centro dell’impegno pastorale l’unica missione che Gesù affi-da ai discepoli “da Gerusalemme agli estremi confini della terra”. Il Convegno si concluderà con la grande Veglia missionaria in Catte-drale alle 20,30 sabato 22 ottobre. La domenica, Giornata Missio-naria Mondiale, i sacerdoti fidei donum, insieme ai missionari laici e religiosi porteranno la loro testimonianza nelle parrocchie che ne hanno fatto richiesta.

Sorgente della MissioneUn appuntamento importante in questo anno giubilare è stato il Congresso Eucaristico nazionale, alla sua ventiseiesima edi-zione, svoltosi a Genova dal 15 al 18 settembre. Il tema, “L’Eu-caristia sorgente della missione”: “Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro” associa lo sguardo rivolto alla misericordia di Dio al compito della missione Ecclesiale, di cui l’Eucaristia è sorgente. Nella celebrazione diventiamo Chiesa in uscita, mossa dalla misericordia; ma essa non si muove da sé stessa, è mossa da Dio. “Nella tua misericordia a tutti sei venuto incon-tro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare”, recita una preghiera eucaristica: “Dio nella sua misericordia esce, per così dire, da sé stesso e va incontro all’uomo”.

I Profeti per “Notte e giorno”Sono partiti i preparativi per la nuova edizione di “Notte e Gior-no”, dedicata quest’anno alla lettura di alcuni dei più significativi libri dei Profeti dell’Antico Testamento. L’appuntamento sarà dal 28 al 30 ottobre alla chiesa di Santa Maria della Carità. L’apertura dell’evento sarà nel tardo pomeriggio del venerdì con la lettura

integrale del libro del profeta Isaia che si protrarrà anche nella mattinata di sabato. A seguire la lettura del libro del profeta Eze-chiele. La serata di sabato sarà impegnata dalla lettura dei libri di Giona e Osea. L’intera giornata di domenica sarà dedicata al libro del profeta Geremia con conclusione intorno alle 18. È sta-to mantenuto lo schema collaudato nelle precedenti edizioni: la lettura di ogni singolo libro sarà preceduta dall’introduzione di un esperto, ci saranno intermezzi e momenti musicali pensati “ad arte” per sottolineare passaggi particolarmente significativi. Sa-ranno necessari circa 180 lettori. Chi desidera partecipare può farne segnalazione alla Diocesi.

Mons. Marco Brusca, un dono alla Chiesa di MantovaIl 3 giugno scorso papa Francesco ha chiamato mons. Marco Busca alla guida della Chiesa di Mantova, dove farà il suo in-gresso ufficiale il 2 ottobre. L’ordinazione episcopale di mons. Marco si è svolta il giorno 11 settembre nella cattedrale di Brescia, alla presenza ideale di tutta la Chiesa bresciana: un cardinale, Giovanni Battista Re, dodici vescovi e 180 sacer-doti concelebranti, oltre alle centinaia di amici, conoscenti e semplici fedeli. L’ordinazione era presieduta da mons. Monari, con mons. Foresti (che ha ordinato sacerdote don Marco nel 1991) e mons. Busti (Vescovo uscente di Mantova) come ve-scovi consacranti. Il motto scelto dal novello Vescovo è tratto dal Vangelo di Matteo: “Quaerite primum regnum Dei” ( cerca-te prima il regno di Dio). Il cardinale Re ha delineato l’essenza dell’episcopato: un servizio d’amore, che si accetta per amore di Dio e delle anime, per avvicinare Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Il cuore di un Vescovo è tutto per Dio e per i fedeli a lui affidati. Le energie e le doti di un Vescovo sono tutte per Dio e per quanti sono affidati al suo ministero episcopale. Il tempo di un Vescovo è tutto per Dio e per il suo popolo. Il Vescovo è un padre che vive soltanto per i suoi figli spirituali, nel suo cuore c’è posto per tutti. Nessuno è escluso dal cuore del Vescovo. Accompagnamo e sosteniamo don Marco in questo suo servi-zio, che non sarà facile, con la certezza che, come affermato da mons. Monari egli “è un regalo bello che la Chiesa bresciana fa a quella mantovana e a quella universale”.

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7In ascolto della Parolaa cura di Oswald

D omenica 23 ottobre, XXX Dome-nica del Tempo Ordinario, ascol-

teremo la Liturgia della Parola che ci insegna come pregare davanti a Dio.La parabola del fariseo e del pubbli-cano, ci indica il modo giusto per pre-gare con umiltà, perseveranza e fede. A questo proposito il Vangelo di Luca (18,9-14) ci racconta che: “Due uomini salirono al Tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulte-ri e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che pos-siedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me pec-catore”. Io vi dico: “Questi, a differen-za dell’altro, tornò a casa giustificato, perché chiunque si esalta sarà umilia-to, chi invece si umilia sarà esaltato”.Al momento di entrare nel Tempio, i due personaggi, pur appartenendo a categorie religiose e sociali diverse, erano in fondo, molto simili tra loro. Al momento di uscire, essi sono due persone radicalmente diverse. Uno, è “giustificato”, cioè reso giusto, perdo-nato, in pace con Dio, fatto creatura nuova; l’altro è rimasto quello che era all’inizio, anzi ha forse peggiorato la sua posizione davanti a Dio. Uno, ha ottenuto la salvezza, l’altro no. Cosa hanno fatto di tanto diverso i due, da giustificare un risultato così oppo-sto?...Essi hanno messo in evidenza due modi di pregare fondamentali e antitetici: il culto solo esteriore che

non cambia la vita e la preghiera umile del peccatore che si pente. Il libro del Siracide ci dice che il vero culto consiste nel cambiamento del cuore e nell’apertura agli altri. Dio non accetta i gesti esteriori e ipocriti di culto che celano l’ingiustizia, men-tre risponde alla sete di giustizia del povero.Eppure, all’inizio, il fariseo aveva co-minciato bene la sua preghiera: “O

Dio, ti ringrazio… Cominciare a pre-gare, ringraziando Dio è cosa somma-mente raccomandabile. Ma perché il fariseo ringrazia Dio? A motivo di Dio? No, a motivo di sé: Perché, dice “Non sono come gli altri”…Di solito, si pensa che il fariseo sia un uomo a posto, “irreprensibile quanto all’osservanza che deriva dalla Legge” e che il solo suo errore sia la mancanza di umiltà.Gesù, si legge nell’introduzione, disse questa parabola “per alcuni che pre-sumevano di essere giusti”. Non che erano giusti, ma che si ritenevano tali. Il fariseo non si accorge, per esempio, che ha dimenticato un punto molto importante della Legge e cioè l’amore del prossimo. Questo non ha alcun po-sto nel suo ideale di perfezione. Eppu-re, come tutti gli studiosi della Legge,

egli sapeva bene che amare il prossi-mo come se stessi, era il più importan-te dei comandamenti.Il pubblicano, invece, non si commisu-ra con gli altri, come faceva il fariseo, ma soltanto con se stesso e con Dio. Dal suo cuore sgorga una preghiera molto più breve di quella del fariseo, in cui però c’è tutto il suo cuore contri-to ed umiliato “O Dio, abbi pietà di me peccatore”!Gesù ci ha prospettato due modi ra-dicalmente diversi di concepire la sal-vezza: o come qualcosa che l’uomo pretende di realizzare da solo, o come dono della grazia e della misericordia di Dio.L’aver illustrato, come abbiam fatto fin qui, la parabola del fariseo e del pub-blicano, non ci servirebbe molto se ora non cercassimo di applicarla alla nostra vita personale. Sarebbe sem-plicistico identificare il pubblicano con i cristiani ed il fariseo con gli altri. La differenza è molto più sottile. Anche tra i cristiani, alcuni appartengono alla categoria dei farisei, altri a quella dei pubblicani. Un cristiano si comporta, per esempio, da fariseo quando stabi-lisce per conto suo la misura del bene e del male, in modo che essa corri-sponda esattamente a quello che fa lui.Il pubblicano ci suggerisce di dire: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”! Nel-la sua brevità, questa è una preghiera completa. Ci sono, uno di fronte all’al-tro, Dio e l’uomo, ognuno con quello che han di più proprio: l’uomo con il suo peccato, Dio con la sua misericor-dia. Una preghiera piena, nello stesso tempo di umiltà e di fiducia, che va di-ritta al cuore di Dio… “Dopo queste tre o quattro parole – dice Dio – l’uomo può dirmi ciò che vuole. Sono disar-mato” (Peguy). E così sia!

Il Fariseo e il Pubblicano

«Gesù disse questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri».

la parabola del fariseo e del Pubblicano presenta la pre-ghiera del superbo e quella dell’umile. fa’, o signore, che nella nostra filiale preghiera possiamo confidare solo nel tuo perdono e nel tuo amore.

Domenica 23 ottobre 201690a Giornata

Missionaria Mondiale

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8 Santo del mesea cura di Luisa Madureri

Beato Giuseppe Baldo

L’impegno sociale e l’indole bresciana

«Il signore vuole più da me; vuole maggior lavoro, maggior mor-tificazione, maggior rinuncia»: il Beato Baldo è qui, in queste sue parole. E davvero don Giuseppe è di una dirompente energia, che lo porta ad una incredibile completezza di opere, di iniziative in ogni campo, di creazioni innovative. Ordinato sacerdote giovanis-simo, a 22 anni, nel 1865, già a 23 anni è vicereggente del Collegio Vescovile di Verona, dove rimane per 11 anni. Sono anni entusia-smanti, in cui rivela la sua grande capacità di educatore e di “scru-tatore” di anime: scrive un manuale di preghiere, testo stampato e largamente diffuso, pubblica omelie e regole di disciplina molto seguite. È amato molto, don Giuseppe, da sempre: il suo carattere così ruvido e brusco, in apparenza, e così dolce, sensibile e amorevole davanti ai biso-gni e alle fragilità degli uomini, il suo rifuggire complimenti e vezzi, il suo perseguire l’essenziale, la sua tenacia di lavoro e di studio, lo rendono parti-colarmente caro a chi lo conosce bene e lo apprezza, rivelando in tutto questo la sua indole bresciana. Di profonda fede, assimilata fin dalla fanciullezza, di carità costruita giorno per giorno con la parola di Dio, con la meditazione, con la preghiera frequente, con la celebra-zione molto sentita della Messa, con la devozione filiale alla Madonna, don Baldo imposta la sua vita in quattro so-lide norme: «Dio per fine; Gesù Cristo per modello; la S. Vergine sempre in aiuto; me stesso in sacrifi-cio». Nel 1877 è parroco di Ronco all’Adige, provincia di Verona. Iniziano le grandi opere sociali e di carità: il suo personale sentiero verso la santità. Nel 1882 con un gruppo di donne fonda le “Ancelle della Carità di S. Maria del Soccorso”, per le cure infermieristiche gratuite a domicilio, convinto che il buon parroco deve essere vi-cino ai suoi fedeli, per aiutarli nelle difficoltà; crea l’Asilo infantile gratuito, per sollevare le donne operaie nella quotidiana fatica del lavoro e della famiglia. Istituisce la Scuola di Lavoro e, nella parroc-chia, il Ginnasio, per promuovere nei giovani bisognosi lo studio: apre anche una Biblioteca Circolante, convinto da sempre che solo la lettura costante apre la mente e favorisce lo studio. Nel 1884 fonda la Società Operaia di Mutuo Soccorso, per favorire i poveri con i prestiti e difenderli dagli usurai. Nel 1888 apre il piccolo Ospe-dale “Casa Ippolita”, dal nome della madre, per curare i poveri ed accogliere gli anziani soli. Nel 1893 apre una Casa di Riposo e nel 1894 fonda la “Cassa Rurale Cattolica”, proseguimento ed allunga-mento del Mutuo Soccorso. È vicino agli emigranti, così numerosi nel Veneto: per loro scrive il “Decalogo dell’Emigrante”. Insegna la Dottrina Cristiana, divulga l’Apostolato della preghiera, promuove le Quarantore, vuole che i laici prendano parte attiva alla vita della

parrocchia e nel 1882 istituisce il Comitato Parrocchiale Uomini e l’Associazione Madri Cristiane; promuove nei giovani la devozione alla Madonna e fonda nel 1882 l’Oratorio femminile e nel 1885 l’Oratorio maschile. Fonda una nuova Congregazione, nel 1894: le “Piccole Figlie di San Giuseppe”: l’obiettivo è l’assistenza ai poveri ed agli ammalati, l’educazione dei giovani, la vicinanza agli anziani.

«Ghè dô sórc dè préc, pènséghe bè: o prét bu o gnènt»

Giuseppe Baldo nasce a Puegnago del Garda il 19 febbraio 1843, sesto di nove figli, di cui solo tre sopravvivono; il papà Angelo la-vora un piccolo terreno a viti ed ulivi, la mamma Ippolita, undici anni dopo il matrimonio, diventa ostetrica del paese, per aiutare il marito economicamente: la casa è ordinata e pulita, ma povera. Giuseppe è battezzato il giorno dopo la nascita nella chiesa di Pue-gnago, diocesi di Verona e provincia di Brescia. Nel 1890, XXV di sacerdozio, don Giuseppe così ricorda: «Devo rin-graziare i miei cari genitori e specialmente la mia povera mamma che faceva sacrifici per mantenermi alle scuole lontano di casa per 13 anni. Quante volte mi sveglio al mattino e credo di averla ancora!». Cresce, Giuseppe, in una famiglia sì povera, ma laborio-sa e qui impara ad amare il lavoro, a sfuggire l’ozio, a rifiutare le

comodità, ad essere rigido con sé, austero, per poter donare agli altri. Non si lamenta mai: così per tutta la vita: «Non basta – dice – lamentare la tristezza dei tempi, ma bisogna agire». Pue-gnago ha solo le prime tre classi delle elementa-ri: per studiare; per studiare oltre bisogna recar-si a Salò: «Non c’è motivo che tu vada a Salò; che cosa vuoi fare nella vita?». dice la madre. «Lasciatemi solo studiare!», risponde Giusep-pe e già in lui affiora l’ideale, il sogno: diventare sacerdote. Ne parla in casa, deve continuare gli studi: per Salò sono 10Km a piedi, andata e ri-torno, ogni giorno. «se Dio mi chiama per que-sta via, mi deve certo aiutare per la riuscita!». Le difficoltà, soprattutto da parte del padre che lo vorrebbe con sé al lavoro nei campi, sono tante: «..ma tutto seppe vincere il consiglio prudente e la parola energica della madre». La madre forte, che appoggia il figlio, anche con durezza: «Ci sono due tipi di prete, pensaci

bene: o prete buono o niente!», come dire: «sì, sì prete, ma ad un patto: che tu sia un santo prete». Dopo i 7 anni di studio a Salò, entra nel Seminario di Verona nel 1858: è molto bravo, sia negli studi che nel comportamento e nel 1865, a 22 anni, è Sacerdote. È felice, don Giuseppe: «….quanta felicità! Non ho mai passato un istante nel quale mi sia passata la tentazione di dire: “Quando mai mi sono posto in questo stato?” Mai: mai un istante di penti-mento». È questo sentimento di felicità continua che lo sostiene, lo spinge ad attuare i suoi sogni: «I miei ministeri esigono che io sia santo. Dipende dall’essere io santo o meno la santificazione della parrocchia». E ancora: «sempre pregare, sempre lavorare». Per tutti quelli che avvicina ha una battuta, un buon pensiero, un incitamento al bene, sempre disponibile: «Cerca di confidare in Dio solo e mette il cuore in pace sull’avvenire» e: «Il carattere è l’uomo. Carattere fermo non debole, costante non volubile, alle-gro». Muore il 24 ottobre 1915, a 72 anni, a Ronco all’Adige; Ronco sospende ogni attività il 27 ottobre, ai funerali dell’Arciprete don Giuseppe Baldo: tutto il popolo è presente. Giuseppe Baldo è pro-clamato Beato il 31 ottobre 1989 a Roma da Papa Giovanni Paolo II.

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9Vita di Parrocchia a cura della redazione

Al termine del lungo e felice tempo dell’estate, sabato 17 settembre ci siamo incontrati in Oratorio per riprendere il nostro cammino. È stata l’occasione per fare una verifica del lavoro svolto nell’anno appena trascorso e una pro-grammazione del prossimo. Il clima di amicizia che si è cre-ato, anche mediante questi incontri, ha permesso di guar-dare con fiducia al futuro ormai prossimo. Don Gianluca ci ha proposto come tema dell’anno il testo “famiglia, terreno buono di misericordia”. La misericordia infatti, ben piantata nel terreno della vita della famiglia, germoglia e porta frutto. Nella famiglia si sperimenta na-turalmente l’essere amati e si impara ad amare gli altri: è

in famiglia, prima di ogni altro luogo, che impariamo cosa vuol dire avere misericordia, in uno stile che genera buone relazioni, diventa tensione alla promozione della vita. Una delle più alte forme di educazione in famiglia è quella della misericordia: tutti in famiglia hanno uno specifico ruolo di educatori alla misericordia, dai genitori, ai figli, ai nonni. È importante, ci ricordava don Gianluca, che ciascuno sap-pia accogliere nel terreno buono i semi della misericordia sperimentata e voluta affinché diventi feconda! Con questa consapevolezza nel cuore e la gioia di una amicizia che si rinnova di giorno in giorno siamo desiderosi di iniziare un nuovo anno insieme.

Incontro di programmazione dei Gruppi famiglia

A tutti i cittADiNi iNteRessAti

il consiglio di Amministrazione ha il piacere di organizzare (Secondo indirizzo ATS)

LA scUOLA DI AssIsTENZA FAMILIARE4 Incontri formati vi-informati vi gratuiti , a supporto delle famiglie e degli assistenti (caregiver) che assistono a domicilio persone fragili non autosuffi cienti .Questi incontri, complementari l’uno all’altro, sono orientati a sostenere e potenziare il ruolo del familiare nella complessità dell’assistenza domiciliare.

1° MERCOLEDÌ 9 NOVEMBRE ore 20.30DR. ANGelo GAsPARotti GERIATRA “le PAtoloGie cRoNicHe, i PRocessi Di iNVeccHiAMeNto e le PRoBleMAticHe leGAte AllA NoN AutosufficieNZA e AllA DisABilitÀ”.

2° MERCOLEDÌ 16 NOVEMBRE ore 20.30DR. GioVANNi GAlli NEUROLOGO“lA coMPReNsioNe e lA GestioNe Dei MAlAti, i DistuRBi Del coMPoRtAMeNto NellA DeMeNZA; le DiNAMicHe RelAZio-NAli tRA cAReGiVeR e MAlAto. l’oRieNtAMeNto Ai seRViZi teRRitoRiAli”.

3° MERCOLEDÌ 23 NOVEMBRE ore 20.30iNf. MicHelA PAce coordinatore Op.elisA MAGRi Ref. FIsIOTERAPIsTA“i BisoGNi PRiMARi Delle PeRsoNe fRAGili e coN MAlAttie cRoNico-DeGeNeRAtiVe: lA GestioNe Dei BisoGNi DellA VitA quotiDiANA”.

4° MERCOLEDÌ 30 NOVEMBRE ore 20.30D.ssa PAolA cARoZZA PsIcOLOGA VAleNtiNA BAccoli EDUcATORE PROFEssIONALE“PReNDeRsi cuRA Dell’ANZiANo fRAGile A DoMicilio: il DelicAto Ruolo Del cAReGiVeR. AsPetti PsicoloGici eD eMotiVi, DiNAMicHe fAMiliARi, MANteNiMeNto Delle cAPAcitÀ ResiDue e coNteNiMeNto Dei DistuRBi coMPoRtAMeNtAli. coN-siGli PRAtici PeR lA GestioNe Delle quotiDiANitÀ”.

PER INFORMAZIONI - Uffi cio Qualità: 0365/40764 [email protected]

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10Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

È la testata in risalto della coper-tina di Agosto di Famiglia Cri-

stiana. Non so quanti di voi lettori comprino il citato giornale mensile e abbiano visto questo titolo su cui io ho voluto soffermarmi. Lo faccio volutamente nel tenta-tivo di non guardare l’immagine, che ha fatto il giro del mondo, ri-presa dal giornalista, di Aleppo in Siria, Mustafa al-Sarout, dove ritrae un bambino. È un bimbo di cinque anni, Omran Daqneesh estratto ancora vivo dalle macerie della sua casa, bombardata, con la sorellina, mentre un fratello di 10 anni se ne è andato per sempre. Dico una cosa terribile: credo do-vremmo appendere questa foto dove, con lo sguardo attonito, in-contrarla spesso per ricordare e

non dimenticare ciò che accade intorno a noi. Non è stato il terre-moto, fatto gravissimo, ma parte della natura della terra, e di cui

noi italiani siamo spesso vittime, no! Questo orrore, che ci fa volta-re lo sguardo, è la guerra che Papa Francesco ha definito “la terza guerra mondiale a pezzi”, che col-pisce ovunque l’uomo che non ha ancora compreso la propria iden-tità. Non si tratta delle guerre vir-tuali con cui i nostri figli giocano, divertendosi, ai videogames: im-maturi? No, solo inconsapevoli. Ecco perché una foto (non mi sof-fermo sulla descrizione), pur nel-la sua crudeltà visiva, va portata alla luce nell’intento che il volto smarrito e incredulo, eviden-te di Omran, sia monito e con-sapevolezza del dramma della guerra. Daniela C.

“Il volto della guerra”

ITINERARI ZONALI DI SPIRITUALITÀ

• martedì 25 ottobre Alle 20.30 @PavonianaMeditazione del Vescovo Luciano • venerdì 4 novembre • venerdì 9 dicembre • venerdì 27 gennaio • venerdì 24 febbraio

Alle 20.45 @Convento di Barbarano Meditazioni di don Raffaele Maiolini

SCUOLA DELLA PAROLA QUARESIMA

• giovedì 9 marzo; • giovedì 16 marzo; • giovedì 30 marzo;

• 8 aprile (Veglia Palme) Alle 20:30 @Cattedrale di Brescia Meditazioni del Vescovo Luciano

RITIRI DI SPIRITUALITÀ

• domenica 20 novembre • domenica 26 marzo10.00-17.00 @Eremo di Montecastello

22-24 aprile @Eremo di Bienno Meditazioni del Vescovo Luciano

54a GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI 5 maggio: Veglia diocesana presieduta dal Vescovo 7 maggio: celebrazione nelle singole parrocchie

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2017

“La vita con Gesù trova il suo vero significato, con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. Gesù è la nostra vera Gioia!” papa Francesco

ogni Domenica dalle ore 18.00 in Oratorio a Salò:

Incontri per Adolescenti sulla Gioia del Vangelo

Passaparola!

Parrocchia S. Maria Annunziata - Salò Oratorio S. Filippo Neri Anno Oratoriano 2016 - 2017

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11Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Un saluto scout

C i sembra giusto, attraverso questo pagine, mandare un saluto ed un augurio a Don Francesco; la vita scout,

insegna la precarietà: la bellezza del piantare la tenda per poi smontarla il giorno dopo per ripartire E così c’è sempre un qualcosa che ci aspetta, non importa quanto lontano sia, anche solo pochi metri in un ruolo di-verso che ci fanno ripensare a cose che dopo tanto tempo sono scontate e sono diventate abitudini consolidate.Come sempre si ripensa alle cose fatte insieme: all’inizio la comunità capi faceva riunione in canonica e questo portava certamente ad una maggiore condivisione, poi però quan-do ci siamo spostati in Oratorio almeno un saluto nel pas-sare ci è sempre stato fatto. Non abbiamo sempre avuto le stesse idee, anzi qualche volta erano proprio opposte però sicuramente Monsignor Francesco ha avuto ed ha fiducia nella nostra azione educativa quale strumento un po’ sin-golare di crescita personale e comunitaria e crede nell’im-portanza che il nostro gruppo può rivestire all’interno della Parrocchia anche nell’ottica delle zone pastorali. La foto è di tanto tempo fa ma è il ricordo di una via crucis fatta con il gruppo scout. Sicuramente avremo ancora occasione per collaborare e magari più di prima, per ora gli porgiamo il tipico augurio scout: “buona strada”…. perché c’è sempre da fare strada (talvolta anche in moto!) con la tipica attenzione del vian-dante che coglie i volti di chi incontra e sa fermarsi quando

c’è bisogno del suo intervento e vogliamo donargli una frase di Vittorio Ghetti un significativo ed importante capo scout lombardo che parlando dello scoutismo e del suo in-segnamento a vivere l’avventura, la novità, lo sconosciuto ha detto: “La bellezza sta nell’adattarsi al nuovo” .E con lo stesso spirito siamo certi che avremo presto l’oc-casione di accogliere Monsignor Gianluigi per presentare il nostro gruppo, le nostre peculiarità e offrire la voglia di percorrere un po’ di strada insieme. Il Gruppo Scout

Un augurio ai Capi ScoutLo scoutismo vuole educare persone sorridenti e una tra le varie frasi dette da Baden Powell è: “un sorriso fa fare il doppio di strada di un brontolio” è una riflessione sul modo di guardare le cose ed un invito per questo nuovo inizio di attività.Vale per il gruppo scout, ma anche per tutti i gruppi che compongono la nostra Parrocchia; sicuramente come tutte le riprese di attività oltre a cose positive ci saranno problemi da affrontare, cose da sistemare, mancheranno i capi o gli animatori, avremo bisogno di ridirci gli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli, sembrerà che gli impegni e le riunioni siano troppe e troppo pesanti. Eppure se siamo qui è perché crediamo sia il posto giusto dove impegnarsi ed allora visto che vogliamo camminare perché non farlo sorridendo? Sembra una banalità ma chi ha provato a camminare continuan-do a chiedersi quando si arriva, a sbuffare ad ogni curva, a lamentarsi con chi ha organizzato quell’uscita e scelto quel percorso sa che così la strada non finisce mai e si rischia anche di non guardare niente di tutto il bello che c’è attorno e le opportunità che si incontrano. Allora avanti con il sorriso per arrivare verso mete ambiziose e precise come quella di accompagnare bambini e ragazzi nella loro crescita e nell’impegnativo compito di far loro conoscere l’amicizia di Gesù. Il Gruppo Scout

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

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12 Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

Per una Parrocchia in uscita

il sogno di Papa francesco e la nostra realtà parrocchiale

R ileggo il nucleo del documento papale “Riforma della Chiesa in uscita missionaria da “La gioia del Vangelo”

(17), mentre sono in attesa della novità costituita dall’in-gresso del muovo “super parroco”. Sono convinto che la “chiamata in uscita” di Francesco sia più facilmente appli-cabile alla parrocchia, trattandosi di un vissuto condiviso tra i credenti e noto ai lontani.Mi colpisce la scelta della parola “sogno”. La ritrovo al pa-ragrafo 27 di “Gioia del Vangelo” (“Sogno una scelta mis-sionaria capace di trasformare ogni cosa perché le con-suetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangeliz-zazione del mondo attuale, più che per l’autopresentazio-ne”) e nel discorso di Firenze, in occasione del Convegno della Chiesa italiana (“Mi piace una Chiesa italiana inquie-ta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”). Mi fa riflettere anche la forza delle parole “trasformare ogni cosa”, contenute nella allocuzione fiorentina, soprat-tutto se accostate a quelle di un altro passo impegnativo. ”L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere affer-ma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura”.La lettura del testo francescano ha suscitato in me emo-zioni e riflessioni. Desidero parteciparle ai lettori de “Il Duomo”, quale contributo alla concretizzazione della nuo-va realtà rappresentata dalla tre parrocchie salodiane, chiamate all’unità. Procedo per semplificazioni.

Porte della chiesa. “La Chiesa è chiamata ed essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa (La gioia del Vange-lo, 47). Questa estate, sulla porta della parrocchiale di un paesetto calabro, ho trovato un cartello: ”Chiesa sempre aperta”. Il parroco mi ha spiegato la ratio dell’avviso: fin-ché intorno c’è gente. Ha soggiunto: ”Sarebbe come se Gesù, quella volta a Cafarnao, fosse salito sulla barca di Pietro per parlare alla folla quando questa non c’era e ne fosse sceso quando in tanti gli erano intorno”. Tenere aperte le porte solo seguendo gli orari di lavoro, impedi-rebbe l’accesso a moltissime persone.

Orari messe e segreteria. Potrebbero essere col-

locati nei tempi in cui la gente è libera dal lavoro o, co-munque, da impegni famigliari importanti. Ovvero anche in quei tempi. La parrocchia potrebbe avvalersi dell’ aiuto di volontari e delle persone disabili (magari felici di poter dare una mano, se non altro con telefono).

Gruppi di partecipazione. Ce ne sono anche nelle nostre attuali tre parrocchie. Si tratterebbe di fare siner-gia. Potrebbe essere utile ammettere ai gruppi anche non praticanti e non credenti comunque interessati: magari alternando alle riunioni consuete altre porte aperte ai non abituali.

Attività caritative. Avendo al centro la Caritas, si potrebbe studiare di assistere, per ogni nostro povero, un povero sconosciuto, magari non cristiano. Anche nella nostra bella città esistono situazioni di “povertà” (econo-mica o morale). Potrebbero esser e agganciate, magari da persone non praticanti o “lontane”, ma che potrebbero avere un interesse personale, culturale, sociale ad aiutare il prossimo. Ricordiamo che Salò ha nel suo DNA una tra-dizione secolare di assistenza, beneficenza, soccorso.

Iniziative straordinarie. Pellegrinaggi, gite, usci-te guidate, feste e quant’altro, potrebbero contenere un elemento di uscita: l’invito, “ad personam” a qualcuno che non è mai venuto e mai verrebbe se non invitato. Mi viene in mente l’invito di Gesù a Zaccheo: ”Scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Ed alla Samarita-na: ”Dammi da bere”.

Dal bollettino parrocchiale ad internet. Mi pare maturo il tempo di fare sinergicamente unità. Ma-gari, impostando il lavoro in modo che la comunicazione sia rivolta a tutti, interni ed esterni alla vita comunitaria. A secondo del tempo e delle circostanze, in particolare, si potrebbe chiedere la partecipazione di qualcuno che, da esterno, guarda le nostre cose (appunto) da fuori.

Uscite da inventare. Il Papa chiede di “andare sem-pre dai non credenti” e non, invece, ci andiamo poco o magari non ci andiamo mai. Se non ci andiamo mai, sarà utile sperimentare qualche uscita in quella direzione. “Voi potete essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in uscita (...). Per andare a cercare i lontani nelle periferie, servire Gesù in ogni persona emarginata, ab-bandonata, senza fede, delusa della Chiesa, prigioniera del proprio egoismo”.

Scalfari e Pannella. Papa Francesco che parla con Scalfari e telefona a Pannella può essere un modello di questa uscita verso i non credenti. Egli compie dei gesti per dire a tutti, ”fate come me”. Un lavoro analogo si po-trebbe tentare nei confronti di credenti non praticanti o persone in situazione irregolare rispetto alle leggi della Chiesa. Non sono da allontanare né da scoraggiare, anzi da coinvolgere e da corteggiare. Molto altro si può, na-turalmente, inventare ed organizzare. Penso che per una parrocchia il cambiamento dell’uscita sia una grande tra-sformazione. Si tratta di uscire non soltanto dai confini di una pratica e di un ambiente, ma innanzitutto di un lin-guaggio, dà una mentalità, dà un metodo. Passare da un modello di Chiesa costituito dalla tradizione europea al modello della comunità missionaria.

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13Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

sede: SALÒ - Via Bezzecca, 8 - tel. 0365 41552 - Fax 0365 43239

FIORISTA E ONORANZE FUNEBRI - DOMUS FUNERARIA

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Pratiche trasporti in Italia ed estero

agenzie: S. Felice d/Benaco - tel. 0365 41552 Puegnago - tel. 0365 41552

Domanda: sono disoccupato ed ho sentito parlare di un “Asse-gno di ricollocamento”. Di che si tratta?Risposta: a partire dal 2 settembre 2016, l’assegno è un soste-gno per coloro che risultino in stato di disoccupazione e con la Naspi, ovvero la nuova assicurazione sociale per l’impiego nata con il Jobs Act. L’assegno può essere richiesto da tutti coloro che posseggono le seguenti caratteristiche:••• lavoratori in stato di disoccupazione con licenziamento per giustificato motivo, licenziamento collettivo o risoluzione di con-tratti a tempo determinato, a progetto, apprendistato o a chia-mata;••• lavoratori con reddito da lavoro pari o inferiore alla soglia che permette l’esenzione da Irpef (ϵ 8.125);••• lavoratori in cigs, ovvero Cassa integrazione guadagni stra-ordinaria.L’assegno di ricollocamento non ha un valore predefinito e per poterne avere diritto è necessario effettuare l’iscrizione al Por-tale Unico di registrazione Persone in cerca di lavoro comuni-cando la disoccupazione e la volontà di partecipare ai progetti e alle iniziative messe a disposizione dal centro per l’impiego.

Domanda: vorrei sapere se il comune di salò prevede qualche beneficio economico per coloro che ne hanno più di bisogno?

Risposta: già da parecchi anni i Sindacati dei Pensionati CGIL/CISL/UIL si incontrano con l’Amministrazione Comunale per rin-novare e possibilmente migliorare un accordo a sostegno dei più bisognosi. Per il 2016, tra l’altro, sono previsti:••• il rimborso dei tickets sanitari (farmaci, diagnostica e visite) fino a un massimo di ϵ 300 ai cittadini ultrasessantenni e/o ai pensionati esclusi dal diritto all’esenzione nonché a chi ha perso nell’anno il posto di lavoro;••• un contributo straordinario da definire a cura dell’ Uff. Ser-vizi Sociali (minimo ϵ 150) per le varie utenze (tributi e bollette gas, acqua, luce ecc.) ai residenti ultrasessantenni, agli invalidi che vivono da soli o con il coniuge e a coloro che hanno perso il posto di lavoro.Requisito essenziale è rappresentato dal limite IsEE del nucleo familiare che deve non essere superiore a ϵ 12.360.Per le modalità di richiesta rivolgersi all’ Uff. Servizi Sociali del Comune o ai Sindacati.

Domanda: è vero che adesso si può andare in pensione antici-patamente rispetto alla cosiddetta legge fornero? Risposta: salvo modifiche dell’ultima ora, con l’APE (Anticipo pensionistico), tutti i lavoratori dipendenti e autonomi potran-no chiedere di anticipare la decorrenza della pensione a 63 anni. È questo l’aspetto più interessante dell’incontro tecnico di lune-dì 12 settembre sulle pensioni tra Governo e i Sindacati. È un an-ticipo di tre anni e sette mesi. Potranno quindi uscire dal lavoro, nel 2017 , coloro che sono nati fino al 1954, una volta compiuti 63 anni. Per mettere in atto l‘Ape, si applicherà un taglio all’assegno di pensione di una percentuale variabile tra il 4 e il 15 per cento per ogni anno di uscita anticipata; tale percentuale, si alza in pre-senza di assegni più cospicui. Per chi ha un lavoro, l’anticipo sarà pagato con rate dì ammortamento sulla pensione, mentre, per coloro che sono disoccupati e non hanno ammortizzatori sociali, l’anticipo sarà gratuito (purché l’importo della pensione non sia superiore ai 1.200 euro netti). L’incontro conclusivo su pensioni, lavoro e ammortizzatori è per il 21 settembre e da esso verranno le necessarie ulteriori delucidazioni in materia.

Domanda: come posso ottenere il rimborso del canone RAi in-giustamente fattomi pagare su due bollette elettriche?Risposta: la possibilità di richiedere il rimborso è solo per chi , lo scorso maggio, ha inviato un’apposita dichiarazione sostitutiva predisposta dall’ Agenzia delle Entrate ed avviene in via telema-tica direttamente dal contribuente (o dall’erede) tramite un’ap-plicazione web sul sito dell’Agenzia oppure tramite un CAAF.L’istanza in via telematica potrà essere presentata a partire dal 15 settembre in caso di: ••• richiesta di rimborso del canone Rai per gli ultra75enni che non superano i 6.713,98 E. di reddito;••• doppio pagamento o addebito del canone;••• non detenzione di apparecchi tv. Inoltre l’istanza di rimborso può essere presentata, insieme a fotocopia di un valido documento di riconoscimento, per mez-zo del servizio postale con raccomandata al seguente indirizzo: Agenzia delle entrate, Ufficio di Torino 1, S.A.T. – Sportello abbo-namenti TV – Casella Postale 22 – 10121 Torino.

La creatura umana, in quanto di natura spirituale, si realizza nelle relazioni interpersonali. Più le vive in modo autentico, più matura anche la propria identità personale. Non è isolandosi che l’uomo valorizza se stesso, ma ponendosi in relazione con gli altri e con Dio. L’importanza di tali relazioni diventa quindi fondamentale. Ciò vale anche per i popoli. Come la comunità familiare non annulla in sé le persone che la compongono e come la Chiesa stessa valorizza pienamente la nuova creatura (GaI 6,15; 2 Cor 5,17) che con il battesimo si inserisce nel suo Corpo vivo, cosi anche l’unità della famiglia umana non annulla in sé le persone, i popoli e le culture, ma li rende più trasparenti l’uno verso l’altro, maggiormen-te uniti nelle loro legittime diversità. Caritas in veritate, 53

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14 Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

La globalizzazione e la ricetta della nonna

Quando il cambiamento ti cambiaLa globalizzazione è un processo che, come gente comune, non ab-biamo ancora capito bene cosa sia, anzi, a pensarci bene credo che tutti abbiamo capito che questo fenomeno la vita c’è l’ha già cam-biata. Mentre un tempo le comunicazioni erano lente, ma si sapeva tutto di tutti, oggi in men che non si dica sai cos’è successo dall’altra parte dell’oceano, che magari nemmeno interessa, mentre le cose più vicine, quelle che viaggiano con il passa parola, le vieni a cono-scere solo dopo settimane, come quella volta che per sapere che la vicina era stata ricoverata all’ospedale ho dovu-to attendere la visita di un conoscente comune. Questa non è la globalizzazione, ma è il mezzo con cui viaggia: veloce, rapida, aggiungerei istan-tanea, dove radio, TV e Web la fanno da padroni. La globalizzazione è un processo complesso che coinvolge tutti i settori della vita, dall’economia al sociale, dalla politica alla cultura, per finire con la tecnologia, sempre più avanzata e sofisticata. No-tizie di questi giorni ci portano a riflettere su que-sti cambiamenti e ancor di più ci fanno capire che non siamo ancora preparati a tutto questo, come la ragazza che si è suicidata solo perché sommer-sa dalla vergogna per un video messo in rete da chi riteneva essergli amico, ma dove poi tutto è sfuggito di mano e dove le considerazioni, con il senno del poi, si sprecano, ma dove una cosa è certa, che mezzi di informazione così potenti e incontrollabili non possono essere gestiti solo dai singoli. Ma se questa è la globalizzazione dell’informazione, tutto a disposi-zione di tutti, anche quello che la zia ha mangiato ieri sera con tanto di foto e di commenti, come se fosse un argomento su cui il mondo debba discutere, dall’altra c’è la globalizzazione della tecnologia. Altra notizia di questi giorni: la Gran Bretagna ha dato comunica-zione dell’avvio del processo di autosufficienza energetica con la costruzione di una centrale nucleare all’avanguardia che verrà rea-lizzata con tecnologia cinese. Se è ormai scontato che tutti noi abbiamo apparecchi informatici provenienti da Cina, Corea e altri paesi asiatici, e il made in China ci sommerge, questa notizia ha fatto scalpore, come se la nostra sicu-rezza sia stata riposta nelle mani di chi fino a qualche anno fa imita-va i nostri prodotti e adesso esporta le migliori tecnologie a uno dei

Paesi più avanzati e all’avanguardia del Pianeta. Ecco, questa è la globalizzazione! Il problema è che questo fenomeno ha aspetti po-sitivi ma anche negativi e se quando usufruiamo dei benefici nem-meno ce ne accorgiamo, quando subiamo gli effetti negativi, che hanno sempre una rilevanza planetaria, è poi difficile recuperarli.

Globalizzazione e AmbienteFino a qualche tempo fa si confondeva l’internazionalizzazione (il vendere a scala mondiale) con la globalizzazione, e per dare una collocazione temporale a questo cambiamento di visione, anche se movimenti ambientalisti contestavano tutto questo da molto più tempo, farei riferimento a quanto detto da Papa Benedetto XVI du-rante la messa dell’Epifania del gennaio 2008: “ … non si può dire che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro … i conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale …”.Infatti i primi effetti negativi della globalizzazione sono le ripercus-sioni sull’ambiente per l’inquinamento causato dall’industrializza-zione selvaggia priva di regole, che nel lungo periodo porterà a pro-fonde crisi del mondo industriale occidentale che, per tradizione

sindacale e adesso anche ambientale, tende ad avere standard normativi di sicurezza molto alti, sia per garantire i diritti dei lavoratori e per tute-lare la salute delle persone. Al contrario, in molti paesi orientali e asiatici queste condizioni di sicu-rezza al momento vengono ignorate. Questa differenza di regole crea disequilibri, che sono alla base dei costi di produzione, dove i pae-si occidentali che rispettano le regole sono meno competitivi, mentre i paesi che producono a costi bassi, in assenza di tutele umane e ambientali, conquistano sempre maggiori mercati. E qui si innescano tutta una serie di meccanismi per cui ti accorgi di essere un po’ cinese anche tu, piuttosto che di qualche altro paese emergente, perché la squadra per cui tifi è passata in mano a

capitali asiatici e se non lo è ancora lo sarà tra qualche anno. Tutto questo perché “tutto è ormai globalizzato”. Per non parlare poi dei paradisi fiscali, dove compri in internet e ti arriva la fattura da un paese sconosciuto, dove lì le tasse, per quelli che portano la sede (ma non la fabbrica), sono agevolate. In questo modo non si creano né servizi né lavoro, al contrario i problemi economici e sociali a livello mondiale subiscono esasperazioni che a breve po-trebbero andare fuori controllo. In una globalizzazione priva di etica, forse quello della nonna che non voleva i biscotti che venivano da lontano perché avevano i con-servanti, e non si sapeva se chi ci lavorava era assicurato, ma voleva conoscere la ricetta per farseli lei a casa con prodotti sani da com-prare al negozietto sotto casa perché era sicura della loro genuinità, sarebbe un consiglio da dare anche al mondo della globalizzazione: “prima regole uguali per tutti, poi globalizzare i mercati, altrimen-ti si globalizzano anche i problemi”.

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15Scuola paritaria cattolica

a cura della Scuola “E. Medi”

Il futuro è poliglotta: prepariamo i nostri giovani

Uno degli obiettivi principali dell’Enrico Medi è, da anni, fornire una solida preparazione linguistica ai propri allievi, non solo a quelli dei tre indirizzi liceali, ma anche a quelli della secondaria di primo grado.Da molti anni, infatti, in tutte le classi superiori gli in-segnanti di lingua straniera sono affiancati da docenti madrelingua, alle quali sono affidate la conversazio-ne in classe, con tutti gli alunni, e la preparazione, per coloro che lo desiderino, per sostenere esami (di in-glese, tedesco, francese, spagnolo, persino di russo!) presso importanti enti certificatori. Gli stessi corsi, con le stesse docenti, vengono propo-sti anche ai giovani allievi della scuola media, ai quali sono riservate però anche altre importanti iniziati-ve, quale quella del Campus estivo: nelle settimane immediatamente successive al termine della scuola, da qualche anno vengono organizzate delle attività, finalizzate all’apprendimento di una nuova lingua straniera o al consolidamento in quelle già materia di studio: giochi, musica, tornei sportivi, film. Tutto ser-ve, in allegria e condivisione, per potenziare l’ascolto e l’utilizzo delle lingue straniere. La proposta incontra, ogni anno di più, il favore dei ragazzi e delle famiglie; noi insegnanti, dal canto no-stro, sappiamo bene quanto possa essere efficace un apprendimento veicolato da attività piacevoli, ludi-che e stimolanti. Ma ricordiamo anche che a questi stessi allievi della secondaria di primo grado viene, durante l’intero anno scolastico, proposto un inten-so lavoro di potenziamento linguistico, dal momento che in una lingua straniera (non solo inglese) devono affrontare alcune materie curricolari, quali geografia, musica o tecnica.Ma c’è di più. Da quest’anno, anche i giovanissimi della scuola me-dia potranno intraprendere una settimana di studio all’estero, presso una scuola di Würzburg, in Bassa Franconia, come già hanno fatto lo scorso anno i loro compagni del liceo (che quest’anno si recheranno in-vece in Gran Bretagna). Alloggeranno presso l’ostel-lo Jugendherberge, dove al mattino frequenteranno un corso specifico in lingua tedesca, e ovviamente con docenti tedeschi. Il pomeriggio visiteranno ogni giorno una diversa meta culturale della città (la sua

Residenz è riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO) o una località dei dintorni, avendo così occasione di “sperimentare sul campo” la propria competenza linguistica, e di conoscere personalmen-te alcune di quelle abitudini, delle prelibatezze e dei paesaggi della Germania che tante volte si evocano durante le lezioni in classe.

Una scuola proiettata nel futuro

Dopo tanti anni, il Presidente della nostra scuola, Mons. Francesco Andreis, lascia il suo ministero di Parroco a Salò.Noi tutti, Dirigenti e Amministratori, insegnanti e collaboratori della scuola, ci uniamo al grazie che la comunità gli rivolge con calore e affetto: grazie per ciò che ha fatto per la nostra scuola, grazie per aver creduto e credere tuttora nella funzione civile, culturale e missionaria dell’inse-gnamento.

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16 Vita di Parrocchia e Cinema Cristal a cura della redazione

BRIDGET JONES BABY: Icona delle donne?

È stato proiettato al Cristal il terzo film della serie che ha per protago-nista Bridget Jones e precisamente “BRIDGET JONES BABY”. L’attrice che impersonifica Bridget Jones è sempre stata Renée Zellweger men-tre la regia ha visto l’alternanza di Sharon Maguire (primo e terzo film della serie) con Beeban Kidrom (secondo film della serie).

Domanda: perchè la serie gode il favore del pubblico?Il personaggio di Bridget Jones nasce nel 1995 dalla sarcastica penna della scrittrice inglese HELEN FIELDING che ha avuto la felice intuizione di rappresentare idealmente in Bridget Jones tutte le donne che sono: - burrose - sovrappeso - impacciate - frustrateNe sono nati tre film: il primo (anno 2001) è stato “IL DIARIO DI BRIDGET JONES”mentre i due sequel portano i titoli “CHE PASTICCIO BRIDGET JONES” (2004) e l’attuale del 2016 “BRIDGET JONES BABY”. Le donne che non sono longilinee, di peso piuma, scattanti, soddi-sfatte della vita, si sono riconosciute idealmente nel personaggio anche perchè:

esiste una possibilità di successo per le Bridget Jones?Il terzo film pare dia una risposta positiva in questo senso in quanto il personaggio ha trovato una sua collocazione nella società (dopo aver perso trenta chili di peso) e svolge una vita normale salvo non riuscire a configurare quale sia il padre del bambino che porta in grembo a causa del pasticcio che la perseguita: non avere una vita sentimentale normale.

una icona?Alcuni commentatori hanno definito Bridget Jones una icona in quan-to donna ideale per il passato e per il futuro. Avrei parecchi dubbi nel definire icona una donna che sugli schermi ha fornito, secondo un critico, l’immagine “della ragazza più imbranata del cinema contem-poraneo”. Un conto è riconoscersi idealmente nel personaggio (anche per reazione ai film che rappresentano in genere modelli vincenti) ma da qui a farne una icona di donna il passo è indubbiamente lungo.

Lamberto Dondio

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cineforumMartedì 4 ottobre

Tratto dall’acclamato romanzo best seller di Kevin Wilson, adattato per il grande scher-mo dallo sceneggiatore Premio Oscar David Lindsay-Abaire, prodotto da Nicole Kidman e diretto da Jason Bateman.

la famiglia fangdi Jason Bateman

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Martedì 11 ottobreEstate 1910. Numerosi turisti sono scomparsi mentre si rilassavano nelle splendide spiagge della Channel Coast. Gli ispettori Machin e il suo assistente Malfoy capiscono che l’epicen-tro delle misteriose sparizioni deve essere Slack Bay.

Ma loutedi Bruno Dumont

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Martedì 18 ottobreO l’età dove tutto è possibile. Nell’estate della

maturità, poi…

l’estate addossodi Gabriele Muccino

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17Capire la Liturgiaa cura di Rosa Pollini

“L a donna e i ministeri nella liturgia” alla luce degli Orien-tamenti pastorali dei Vescovi, al n.54 sulla formazione

troviamo: “Chiesa di Dio, assieme a noi ministri ordinati, sono i laici; di loro il Signore si serve per la testimonianza e la co-municazione del Vangelo in mezzo agli uomini. Oltre ad essere esperti in un determinato settore pastorale (carità, catechesi, cultura, lavoro, tempo libero…) devono crescere nella capacità di leggere nella fede e sostenere con sapienza il cammino del-la comunità nel suo insieme. C’è bisogno di laici che non solo attendano generosamente ai ministeri tradizionali ma che sap-piano anche assumerne di nuovi, dando vita a forme inedite di educazione alla fede e di pastorale, sempre nella logica della co-munione ecclesiale. Riconoscendo l’importanza e la preziosità di questa presenza, si provvederà, da parte delle diocesi e delle parrocchie, anche alla destinazione coraggiosa e illuminata di risorse per la formazione dei laici”.Al n.62 si dice: “Insieme con i religiosi, abbiamo bisogno di laici che siano disposti ad assumersi ministeri con fisionomia mis-sionaria in tutti i campi della pastorale: catechisti, animatori, responsabili di gruppi di ascolto nelle case, visitatori delle fami-glie, accompagnatori delle giovani coppie di sposi….Tra i passi da fare, dicono i nostri vescovi, nei prossimi anni ci sarà pure quello “dell’impegno dei fedeli laici alla testimonian-za evangelica e dell’assunzione di nuove forme ministeriali”. Certamente parlando di ministeri non ci si riferisce solo a quel-li liturgici; inoltre si parla di laici senza distinguere tra uomo e donna. D’altra parte era stato chiarito dalla Commissione per la retta interpretazione dei testi legislativi che quando si parla di laici s’intendono uomini e donne, quando non è specificato. Luogo di riferimento restano sempre le Scritture. Di fatto qui il richiamo è Lc 8,1-3: le donne che seguivano Gesù e gli apostoli e li assistevano con i loro beni; essi non avrebbero potuto com-piere il loro ministero a tempo pieno se le donne non li avesse-ro coadiuvati “con tutti i loro beni” e in pratica non solo i beni materiali ma tutto ciò che erano, i loro doni di generosità, di in-traprendenza, intuizione, capacità di prevedere e d’intervenire, compreso l’annuncio e la testimonianza di cui dice Giovanni (cf.Gv 20,17 e paralleli). Le lettere di san Paolo prima e la storia della Chiesa poi docu-mentano il ruolo, il contributo e l’impegno delle donne nella

comunità nei primi secoli. È sotto gli occhi di tutti anche oggi quello che le donne fanno nella famiglia e nel sociale; accanto alla culla e alla tomba, accanto all’emarginazione e alle nuove frontiere dell’economia e nel campo dell’educazione e dell’assi-stenza, da antica data. La donna nella Chiesa può esaltare lo stesso ministero ordinato, poiché, ci sono ambiti e modi dove ella può recare la dimen-sione della gratuità, in particolare della “bellezza”, umanizzan-do l’attività della Chiesa e il culto stesso. Vi è, lo studio, l’inse-gnamento, la comunicazione della fede, tutti i settori dell’arte, l’animazione della preghiera, i ritiri spirituali, la lectio divina, l’accompagnamento nella vita spirituale cristiana, la carità e il coinvolgimento nelle strutture di comunione, l’animazione e la responsabilità pastorale d’intere comunità. Non dobbiamo consolarci dicendo che il cristianesimo ha promosso la donna: come premessa sì, ma non deve mancare il coraggio di andare sino in fondo nell’obbedire al Signore. Da adulti e adulte però, e senza rivendicazioni stupide o lotte che non giovano a nulla, assumendo ciascuno le proprie responsabilità nella diversità e nella comunione, senza invadere campi ma facendo posto all’al-tro, all’altra, perché viva e dia il meglio di sé, quello che Dio ha stabilito che sia (sr M.C. Cruciani: i laici nella liturgia). Nella vita della Chiesa Maria, da sempre presente, è stata voluta per esse-re l’espressione vivente della maternità di Dio; e la sua forza spi-rituale, come quella di ogni donna, si unisce con la consapevo-lezza che Dio le affida, in modo speciale, l’uomo. Nel cenacolo è presente ed esercita con equilibrio e in silenzio le sue funzioni di madre della Chiesa. Si può dire che Lei è un centro e una forza d’attrazione per il piccolo gruppo riunito in preghiera. Nel cenacolo la comunità ecclesiale è riunita in preghiera per attendere la venuta del con-solatore promesso: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scen-derà su di voi” (At 1,5-8). Oggi, come ai primi tempi, la Chiesa è sostenuta “tra le tentazioni e le tribolazioni del cammino dalla forza della grazia di Dio, promessale dal Signore” (LG9), e la Ver-gine Maria è la presenza della gioia di Dio nella comunità. Nella liturgia, la Beata Vergine occupa un posto di gran rilievo. Lo at-testano le liturgie d’oriente e d’occidente, che dedicano ampio spazio al ricordo di lei nelle preci eucaristiche, nell’eucologia sa-cramentale e nelle diverse espressioni di preghiera.

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Onoranze Funebri TEDESCHI

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18 Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

Estate Musicale del Garda: armonie in Piazza DuomoPassiamo ora ad illustrare, come annunciato nel prece-dente numero, le due manifestazioni dell’ESTATE MUSI-CALE DEL GARDA che hanno avuto luogo, grazie alle con-dizioni meteo favorevoli, in Piazza del Duomo.

Sabato 30 Luglio: ENRICO RAVA con “ENRICO RAVA NEW QUARTET” accompagnati dall’Orchestra “I VIRTUOSI ITA-LIANI” diretti dal primo violino ALBERTO MARTINI.Enrico Rava non ha certo bisogno di presentazione. Da anni, quando si parla di tromba e di flicorno,il pensiero corre ad Enrico Rava che da lungo tempo è presente nel panorama del Jazz ed ha acquisito la fama di Jazzista ita-liano più conosciuto e apprezzato nella scena internazio-nale. Indubbiamente l’evento che ci è stato presentato, dal titolo suggestivo “String band”, ha visto la felice sinte-si di una sinergia di più fattori:•• l’impegno di ENRIcO RAVA.•• la maestria del trio che lo accompagnava composto da FRANcEscO DIODATI alla chitarra, GABRIELE EVANGELI-sTA al contrabbasso e ENRIcO MORELLO alla batteria; da qualche anno il trio ha affiancato l’altra formazione con la quale si esibisce Enrico Rava denominata “RAVA TRIBE” nella quale Rava suona con Gianluca Petrella, Giovanni Guidi, Fabrizio Sferra e Gabriele Evangelista.•• l’orchestrazione fornita dai “VIRTUOsI ITALIANI” diret-ti da ALBERTO MARTINI.Si è trattato di una prima assoluta e come tale quindi la prima edizione di un esperimento nel quale venivano proposti brani che vedevano impegnate le forme della musica moderna (espresse dal quartetto di Enrico Rava) unite all’accompagnamento di un’orchestra ad archi il cui ruolo abituale è l’esecuzione di brani di musica classica.Dalla felice fusione di questi elementi ne è nato il concer-to destinato a diventare esso stesso un classico del jazz riproposto in una forma nuova.

Lunedi 15 Agosto: GRAN cONcERTO DI FERRAGOsTO

Siamo alla trentanovesima edizione del Gran Concerto di Ferragosto, un evento proposto dalla ORcHEsTRA DI FIA-TI “GASPARO BERTOLOTTI”, diretta dal Maestro ANDREA ODDONE, la formazione strumentale principale in cui si struttura l’Associazione Banda Cittadina di Salò, la qua-le opera anche con la “JUNIOR BAND” e con la “LITTLE BAND” oltre che con una fiorente Scuola di Musica.È toccato infatti alla “Junior Band” diretta dalla Maestra cHIARA TURATI dare il benvenuto ai numerosi spetta-tori con un proprio concerto, dimostrando ancora una volta che il complesso strumentale “junior” ha un suo proprio percorso artistico che si tramuta in produzione concertistica.L’Orchestra a fiati ha eseguito nel Gran Concerto un suo programma ispirato alla tradizione spagnola e latino-ame-ricana. Ha iniziato con un Paso double composto da un insigne cultore di musica per orchestra a fiati quale Josè Rafael Pascual-Vilaplana dal Titolo “YACCA”per prosegui-re poi con una selezione di brani tratti dalla “CARMEN”di Georges Bizet. A seguire “EL CAMINO REAL” di Alfred Reed per poi terminare la prima parte con il “CONCERTO DE ARANJUEZ” di Joaquin Rodrigo.L’intervallo ha fornito l’occasione per lo scambio di con-segne tra il presidente uscente Mauro Salvadori ed il presidente subentrante Andrea Piana. Mauro Salvadori non si allontana però dalla Associazione Banda Cittadina “Gasparo Bertolotti”di Salò in quanto rimane nel Consiglio Direttivo. La seconda parte ha continuato l’esplorazione del filo-ne Spagna-America Latina iniziando con “Danzon n. 2” di Arturo Màrquez e proseguendo con “GRANADA” di Augustin Iara.Intanto si stavano scaldando le percussioni che hanno po-tuto dare libero sfogo della loro abilità nell’ultimo brano in programma “BRASIL” di Robert W. Smith.Grazie al loro ritmo Piazza del Duomo si è trasformata ide-almente in una piazza di Rio de Janeiro nel pieno svolgi-mento del Carnevale creando un clima che ha coinvolto gli spettatori.Ancora una volta quindi il Duomo e Piazza Duomo si sono confermati i palcoscenici e la platea nei quali l’Estate Mu-sicale del Garda trova degna collocazione grazie alla visio-ne che si presenta all’occhio degli spetattatori e all’impa-reggiabile acustica che offrono.

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19I documenti della Chiesaa cura di don Pierluigi Tomasoni

Domenica 18 settembre alle ore 11.00 ci siamo stretti intorno a

Mons. Francesco, durante la celebra-zione eucaristica, per ringraziarlo di aver speso 24 anni della sua vita sa-cerdotale – è stato ordinato nel lon-tano 1964 - tra di noi come Parroco. Il Duomo era gremito, e tutti all’uni-sono hanno manifestato gratitudine e amicizia per quello che ha fatto.

All’inizio della Santa Messa Don Lio-nello a nome dei sacerdoti ha salutato Mons. Francesco con due espressio-ni: “grazie” e “camminiamo insieme”. “La prima parola non può essere che un grande grazie… un grazie a Dio… un grazie a Lei caro Don Francesco… Possiamo solo immaginare quanto servizio, quanto lavoro, quanti rap-porti costruiti, quante prove vissute. Solo Dio conosce tutti il bene fatto alla Chiesa, ma anche noi possiamo vederlo e goderne”. Continuando don Lionello ha poi aggiunto: “Questa non è una messa di saluto, ma abbiamo la gioia di poter dire: continuiamo a camminare insieme… Siamo certi che la sua presenza attiva, il servizio pa-storale concreto, la condivisione gio-iosa della fede con i fratelli e le sorelle delle nostre parrocchie, la fraternità e la vita di comunione tra noi confra-telli in unità con don Gianluigi…, po-tranno essere per lei e per noi fonte di pienezza di vita e di gioia. Gioia che le auguriamo con tutto il cuore”.

Anche le parole pronunciate del Vi-cepresidente del Consiglio Pastora-le Parrocchiale Giuseppe Criscuolo a nome della nostra comunità cri-stiana, hanno voluto evidenziare gli aspetti particolari e principali dell’o-pera svolta da Mons. Francesco: “In questi anni l’abbiamo apprezzata per la sua presenza costante e fedele. Per l’educazione attenta e puntuale alla liturgia che ha consentito a tutti noi di partecipare attivamente e consape-volmente alla celebrazione della San-ta Messa, dei Sacramenti e ai vari mo-menti di preghiera comunitari. Ci ha

inoltre aiutato con la sua parola e, in modo particolare con l’omelia dome-nicale, non solo a cogliere il messag-gio del Vangelo, ma anche a calare la parola di Gesù nel vissuto quotidiano. Non va dimenticata l’attenzione alle persone in difficoltà, sappiamo con quanta discrezione le ha avvicinate e aiutate. L’abbiamo apprezzata per la sua infaticabile laboriosità, che si è espressa nella custodia dei molti ambienti della Parrocchia al fine di rendere possibili iniziative pastorali e culturali. A tal proposito, basti pen-sare al nostro Oratorio, alla Chiesa di

San Bernardino, alla Scuola «Enrico Medi», al Cinema Cristal e, da ultimo, alla Cappella del Cimitero. Laborio-sità e tenacia che ci ha consentito di riprendere in breve tempo la vita li-turgica nelle nostre belle Chiese dopo il terremoto del novembre del 2004. Desideriamo ancora rinnovarLe la no-stra amicizia, stima e gratitudine per tutto quello che ha fatto. I nostri volti, le nostre vicende si sono intrecciate con la sua vita, Le chiediamo ora un ricordo particolare nella sua preghie-ra e noi la contraccambieremo con la nostra”.

Toccanti le parole pronunciate dal nostro Sindaco Gianpiero Cipani al termine della celebrazione a nome dell’Amministrazione della comunità salodiana tutta: “Caro don France-sco… per come Ti hanno conosciu-

to i tuoi parrocchiani, tu fai parte di quella stirpe umana che non va mai in pensione. Nei prossimi anni, ne sono certo, la collaborazione con il nuovo Parroco e con la stessa Amministra-zione non solo si interromperà ma sarà molto intensa… La Comunità sa-lodiana Ti deve molto e non è casuale che oggi gremisca questo splendido santuario tanto solenne e così amo-revolmente conservato grazie soprat-tutto al Tuo impegno… Sei stato con noi per un quarto di secolo, hai vissu-to in simbiosi con le nostre famiglie, e nella Tua delicatissima, qualità di Pa-dre spirituale, hai celebrato centinaia di battesimi, di matrimoni, di funerali, di cerimonie religiose; hai organizza-to missioni popolari, centri di ascolto, corsi di esercitazioni spirituali, grest per i giovani ed hai sostenuto decine di iniziative benefiche quali ad esem-pio la Caristas salodiana. Hai condivi-so con i salodiani sia momenti di or-gogliosa felicità, sia momenti difficili di grande sconcerto (penso ai giorni del terremoto del 2004, ai tuoi par-rocchiani confusi e disorientati ma, come facesti rilevare nell’editoriale del giornalino della Parrocchia, uscito dopo l’evento sismico, mai così cristia-namente solidali). È indubbio che Tu hai avuto il privilegio di vivere a Salò – e non solo a Salò – una importan-te e meravigliosa esperienza umana che oggi, non può farti dire: valeva la pena fare il Prete!... La comunità sa-lodiana non potrà mai dimenticarti… Sei entrato nei nostri cuori con il Tuo carattere forte, deciso, spesso spigo-loso, di un uomo che non scende a compromessi e preferisce fare le cose piuttosto che raccontarle”.

Infine il Sindaco ha consegnato an-che una targa con la seguente moti-vazione: “A Mons. Francesco Andreis sollecito nell’esempio e nell’apostola-to, attento promotore e sensibile cu-stode della Fede salodiana. Nel gior-no del saluto un abbraccio commosso e un sincero grazie a nome dell’intera città”.

Grazie a Mons. Francesco

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20 Accade a Salòa cura di Simone Bottura

Dal Comune un aiuto per i terremotati di AmatriceA Salò è ancora vivo, nella memoria delle persone, il sisma del 2004. Sarà anche per questo che società civile e associazioni locali si sono mobilitate anche in occasione del recente terre-moto in centro Italia, promuovendo raccolte di fondi e di generi di sostegno. È uno slancio di solidarietà dal quale non poteva esimersi neppure l’Amministrazione pubblica. La Giunta ha in-fatti deciso di devolvere ai centri sconvolti dal sisma la somma di 30.000 euro. Si valuterà presto, sentite la Protezione Civile e le istituzioni coinvolte nella complessa opera di gestione dell’e-mergenza di ricostruzione, a quale opera specifica destinare i fondi stanziati.

La Guardia Costiera diventa Capitaneria di PortoIl Nucleo gardesano della Guardia Costiera è stato elevato al rango di Capitaneria di Porto. È un riconoscimento al ruolo che i marinai di stanza a Salò hanno svolto negli ultimi anni per rendere il lago un posto più sicuro, meglio presidiato ed attrez-zato per affrontare le emergenze nautiche. Salò diventa così la prima Capitaneria di Porto d’acqua dolce presente in Italia. Il comando è stato affidato al tenente di vascello Sandy Ballis. Il Nucleo gardesano diviene così una presenza non solo stabile e consolidata, ma anche autonoma rispetto alla Capitaneria di Porto di Venezia.

Piano asfaltature: entro la fine del 2016 un nuovo lotto Presto al via l’ultimo lotto del piano delle asfaltature programmate per il 2016. L’intervento, per una spesa di 400mila euro, fa seguito a quello già effettuato la scorsa primavera. Ecco l’elenco delle vie principali che saran-no interessate dai lavori. Zona Centro: tratti via IV No-vembre e un tratto via Garibaldi; frazione Campoverde: tratto via N. Sauro, tratto via Ronchetti, tratto via Solitro; frazione Villa di Salò: tratto via Minelli (parte alta); stra-da Panoramica: tratti via Panoramica alta più tratto parte iniziale via dello Scotano; fuori dal Centro: tratto via Tur-rini, primo tratto via Tito Speri, tratto via Carducci, tratto via S. Jago, tratto via A. De Gasperi. Saranno inoltre ese-guite altre asfaltature puntuali lungo le strade in cui se ne registrasse la necessità.

I nuovi soci dell’AteneoSabato 10 settembre sono stati consegnati i diplomi acca-demici ai nuovi soci dell’Ateneo di Salò, presieduto da Ele-na Ledda. Si tratta di 14 nuovi soci effettivi, un benemerito e 6 corrispondenti. Gli effettivi sono: Liliana Aimo, Elisa-betta Belletti, Enrico Bertelli Leonesio, Germano Bonomi, Andrea Crescini, Bruno Festa, Daria Gabusi, Alessandro Musesti, Alfredo Rizza, Riccardo Sessa, Massimo Tedeschi, Michela Tiboni e Maurizio Tira. Socio benemerito è Luana Pavoni. Soci corrispondenti sono: Gabriele Archetti, Ve-nanzio Dolfo, Elisabetta Nicoli, Andrea Piotti, Claudio Po-volo e Mario Trebeschi.

Al campo delle giovanili è arrivata l’erba sinteticaSarà inaugurato il prossimo 5 ottobre alle 16.30 il rinnovato campo da calcio a 11 utilizzato dalle giovanili. Il campo, situato tra lo stadio “Turina” e le piscine comunali, è stato dotato di erba sintetica che ha soppiantato il vecchio fondo in terra battuta. Saranno contenti i 660 ragazzi del vivaio della Feralpi Salò, suddivisi in 20 squadre, ai quali si aggiungono altri 100 utenti della scuola calcio. Inoltre il campo ospita il lunedì e il venerdì anche la Time Out, associazione con un serbatoio di 150 ragazzi. La rinnovata struttura prenderà il nome di Carlo Amadei - titolare della Tassoni, presidente della Benaco negli anni Trenta - cui era intitolato il vecchio stadio comunale, demolito una quindicina di anni fa.

È salodiano il miglior risotto d’ItaliaLo chef Carlo Bresciani, patron dell’Antica Cascina San Zago e presidente vicario della Federazione Italiana Cuochi, si è ag-giudicato a Garlasco (Pavia) il primo posto alla 5° edizione del Premio Salera per il miglior risotto d’Italia. Bresciani, sul podio anche lo scorso anno, ha sorpreso tutti con un “risopizza”, un risotto mantecato con gli ingredienti e il gusto di una pizza margherita. Una ricetta innovativa, frutto di lunghe ricerche («con il mio staff di cucina - dice Bresciani - lo abbiamo fatto e rifatto almeno 25 volte»), che unisce i sapori del nord (il riso) a quelli del sud (la pizza). Il risopizza ha prevalso sulle ricette di altri 21 chef arrivati da tutto il paese.

Storie allo specchio del lagoSi apre sabato 22 ottobre il ciclo di presentazioni a cura del-lo storico Marcello Zane intitolato «Storie allo specchio del lago» (alle 18 in Sala dei Provveditori). Nel primo appun-tamento il salodiano Fabrizio Voltolini presenta il romanzo «Eduard Epstein». Sabato 5 novembre Carlo Simoni parlerà del suo libro «L’ombra dei grandi. Tre racconti di lago», nel quale l’autore reinterpreta il legame di un pittore (Gustav Klimt) e due scrittori (Adalbert Stifter e Wolfgang Goethe) con il lago. Sabato 19 novembre lo stesso Zane presenta il suo libro «Le péril extreme. Le battaglie napoleoniche di Salò, Lonato e Gavardo. Luglio-agosto 1796». Sabato 3 dicembre Gualtiero Comini presenta «Vittorio Comini: un salodiano che amava il cielo». Il ciclo si chiude sabato 17 dicembre con Roberto Maggi che presenta «Il caimano del Garda».

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21Alla sera del terzo giorno

a cura di Bruno Marelli

Serve un cellulare nuovo

per comprendere l’importanza di restare aggiornati

Il mese scorso ho comprato un cellu-lare nuovo. Quello che avevo, dopo 8 anni, non ce la faceva più. Finora ho visto gli altri tirare fuori dalla tasca cel-lulari sempre più moderni, mentre io continuavo, non senza un po’ di orgo-glio, a usare il mio piccolo e vecchio telefonino. Ora che per necessità ho dovuto fare anche io questo passag-gio, scopro che queste nuove “mac-chine” sono davvero degli sturmenti fantastici.In sostanza il nuovo cellulare non fa nulla di più di quello che faceva an-cora abbastanza bene quello vecchio, però lo fa in un modo molto più intu-itivo e strardinariamente più veloce. Dove il vecchio si bloccava, questo nuovo risponde con una rapidità folgo-rante. Ed io ora riesco a fare cose che prima erano di fatto impossibili. Deci-samente non avevo idea di quanto la tecnologia dei telefoni fosse andata avanti in “soli” 8 anni.

Appena acceso per la prima volta, il telefono nuovo si è collegato al segna-le telefonico ed ha iniziato a scaricare un sacco di aggiornamenti. In pratica, nelle poche settimane che è rimasto

dentro la scatola in attesa di un padro-ne, tutti i programmi che ha installato dentro sono stati riscritti e migliorati. E questa cosa continua, quasi ogni giorno. Gli aggiornamenti servono al telefono per restare aggiornato, come dice la parola stessa; e questo è im-portantissimo. Questo il mio vecchio telefono non poteva più farlo, perché era stato fatto con una tecnologia or-mai superata.

Ora veniamo alla questione di cui vo-glio scrivere questo mese. Aggiorna-re e cambiare non sono sinonimi. La questione non riguarda solo i cellulari ma vale per molti aspetti della no-stra vita, dell’economia e della politi-ca. Decidiamo di cambiare per gusto personale, per la novità, perché poca cura o manutenzione hanno rotto la cosa vecchia. Aggiornare non è un atto estetico o di gusto; è la cosa da fare per stare al passo con i tempi che cambiano rapidamamente.Aggiornarsi per non restare indietro o non dover cambiare tutto in una situa-zione di evidente svantaggio con gli altri.

Capire le nuove regole nell’Era dell’aggiornamento continuo

C’è qualcosa di bello nel tempo in cui viviamo, che porta, io spero, ver-so una umanità più consapevole e più libera. Ma vedo intorno crescere la paura, la diffidenza verso il futuro. Ricorderete certo come i nostri nonni accoglievano le grandi novità portate dal progresso, dall’800 in poi. Il treno, l’automobile, l’elettricità, il telefono, il cinematografo e la fotografia erano salutati con entusiasmo e speranza più che con sospetto o diffidenza. Il nostro invece è il tempo dell’incertez-za e della paura e questo malessere sempre più diffuso ci porterà a pren-dere decisioni sbagliate.

Ci sono almeno 3 aspetti che possono dirsi fondamentali per giustificare le nostre insicurezze.

Il primo. È in atto una folle corsa; quel-lo che era nuovo solo ieri oggi è già superato e nessuno sa più dire cosa ci attende domani.Il secondo. Quasi tutto quello che è nuovo è immateriale; sono algoritmi

di computer, sistemi di telecomunica-zioni. Sono nuove diavolerie informati-che già presenti tra noi, che cambiano profondamente le cose che siamo abi-tuati ad usare da sempre; tuttavia non le possiamo vedere né sentire. Sono come spiriti che pervadono ogni cosa.Il terzo. A causa dei primi due è diven-tato sempre più difficile e complesso restare al passo con i tempi, usare le nuove tecnologie e i nuovi strumenti, capire la forza del cambiamento in atto.

La riflessione sul cellulare nuovo è un piccolo esempio da cui partire. Finchè posso farne a meno resto in una situa-zione protetta; per fortuna nessuno è obbligato a seguire il mondo nella sua corsa. Ma se devo restare in contat-to e al passo con gli altri ho solo due strade: aggiornare poco per volta o essere costretto a cambiare. Non fare nessuna di queste due cose è la stra-da sbagliata da prendere. Contrastare il cambiamento e dire solo dei No è anche più che sbagliato; è stupido.

Aggiornare o cambiare le leggi dello Stato è una cosa molto complicata

Se ci pensate, solo 20 anni fa le riflessioni che faccio qui non avrebbero avuto alcun senso. Ancor di più 30 anni fa, quando il telefono era attaccato al muro di casa. Se trasferiamo questa immagine ad ogni cambiamento che ha attraver-sato il nostro modo di vivere, possiamo farci una idea di quanto il progresso abbia rivoluzionato le strade sulle quali il mondo sta correndo sem-pre più veloce. E nel mondo i popoli e le nazioni mostrano una grande fatica a confrontarsi con questi cambiamenti, a gestirli piuttosto che su-birli. Tuttavia un confronto tra l’Italia e le altre na-

zioni mostra tutti gli errori che abbiamo commesso in questi ultimi decenni.Gli ordinamenti e le leggi che fanno funzionare bene lo Stato sono qualcosa di molto più complesso delle applica-

zioni di un cellulare. Non è però sbagliato dire che svolgono lo stesso compito, per cui anche questi vanno aggiornati continuamente e adattati ai cambiamenti intervenuti. Purtroppo questo in Italia non avviene da tempo. Viene da dire che all’Italia non ha giovato avere la classe politica più numerosa d’Europa, una quantità sproposi-tata di partiti, partitini e gruppi parlamentari, un numero esagerato di governi dal dopoguerra ad oggi. Tanta politica e tanti politici è ormai eviden-te che produce cattiva politica. Si fa sempre più urgente la necessità di un cam-bio radicale. Qualcosa in questa direzione sem-brava essere iniziato ma rischiamo di fermarci di nuovo. È un grosso guaio che capiremo forse solo quando dovremo buttare via tutto, come ho fatto io con il mio vecchio cellulare.

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22 Invito alla letturaa cura di Nerina Lugli

Un testimone dell’Italia miglioreT ranquillamente sdraiata sul divano per il consueto

riposo quotidiano, affronto nel “mare magnum” dei libri e dei giornali che mi circondano la lettura del Corriere della Sera di sabato 17 settembre la cui prima pagina (e molte altre all’interno) è dedicata al ricordo dell’uomo politico Carlo Azeglio Ciampi, definito “Il Pre-sidente degli Italiani che amò l’Europa”.Già dalle prime colonne si legge il ricordo particolar-mente affettuoso del giornalista Ferruccio de Bortoli che sottolinea, come nota personale, “l’orgoglio di ser-vire il suo Paese, la Sindrome della scrivania vuota la sera”, essendo dotato di un metodo prussiano di lavoro e da scelte dettate dalla consapevolezza che senza una buona reputazione e senza serietà di comportamento non si sarebbe andati da nessuna parte.Si sofferma inoltre sui gravi problemi economici e mo-rali affrontati, evidenziando quell’equilibrio che lo por-tò unanimemente alla carica di Presidente della Repub-blica - Altre firme del giornalismo italiano ed interna-zionale sottolineano come fu capace di portare la virtù al potere pur vivendo, operando in anni di antagonismi faziosi, conflitti istituzionali, economia fragile e scarsa fiducia dei cittadini. Fiducioso nella coerenza della sto-ria d’Italia, contò sull’ingresso dell’Euro e ne rilanciò riti e simboli. Laureato in Lettere Classiche trovandosi occasional-mente di fronte ai giovani amava citare i versi delle me-tamorfosi di Ovidio in cui si racconta che “il Creatore ha fatto gli animali con il muso prono, ma ha voluto gli

uomini con il viso che guarda verso il cielo e le stelle volendo sottolineare che contro la strage delle illusioni bisogna mirare in alto agli ideali!”. Con ampi servizi di diversi giornalisti viene sottolineata la severa tenacia di un uomo delle istituzioni, un testimone di un’Italia che riuscì a portare la virtù al potere.

P.S. Mi farò promotrice di queste letture nel caso che qualche giovane studente mi rivolga domande e chie-da suggerimenti per un’adeguata scelta degli studi uni-versitari. Oggi è sempre contestata e criticata quella degli orientamenti classici (dei quali nella mia vecchia-ia avverto il valore) e, dopo la lettura di questa bio-grafia, anche per il fatto che un uomo come Ciampi, abbia apprezzato durante la giovinezza l’impegno e la preparazione che si può conseguire con questo tipo di studi (oggi quotidianamente sottovalutati) mi riempie di gioia.

Molti lettori, come me, hanno “incontrato” Oriana Fallaci

(1929-2006) tanti anni fa al tempo della pubblicazione dei suoi primi scritti e già erano rimasti colpi-ti dal suo talento di scrittrice ma soprattutto dalla scelta di vita che appariva straordinaria.Infatti il nome della Fallaci è uno dei pochissimi (anche a livello in-ternazionale) al femminile. Dalla biografia si sa di un’esistenza “tor-mentata” dalla inesauribile voglia di inserirsi nelle tragiche proble-

matiche del nostro tempo. Il suo infatti è uno dei nomi noti in tutto il mondo e testimonia un faticoso continuo rapporto di arricchimen-to della scrittura che si rivela ori-ginale anche perchè proveniente da terre lontane tormentate da conflitti che non impedivano alla scrittrice di documentare la sua esistenza problematica con doni fantasiosi idonei a testimoniare una quotidianità lontana e dram-matica immersa nei conflitti e nella politica. È stato aperto un libro ...

una vita viene ripercorsa attraver-so varie pubblicazioni idonee ad evidenziare tensioni internaziona-li, conflitti drammatici ma anche relazioni personali di grande rile-vanza come l’amore sottolineato per un uomo che la fece a lungo soffrire. Quello di Oriana, attra-verso le sue opere, è un percorso affascinante che non può prescin-dere dalle polemiche trattandosi di una scrittrice immersa nei con-flitti internazionali più drammatici del nostro tempo.

Il viaggio nella lettura

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23Altre note...a cura di Giancarlo Giacomuzzi

La prima volta che andai in Grecia ero giovanissimo e ricordo ancora oggi, per una affettuosa amicizia, quel

viaggio e quel tratto di strada che unisce il Pireo ad Ακρον Σουνιον, un percorso che si snodava sempre in vista di un mare sfavillante per tutto l’orizzonte, di un colore azzurro ma anche d’erba trasparente nelle innumerevoli insenatu-re. Rupi rosee vi si specchiavano a picco e, di tanto in tanto, un isola affiorava alta sull’acqua. Ci sono poi tornato altre volte, ma mi sorprende oggi, a ri-pensarci, come a quella età, un’età nella quale altre e mol-te sono le distrazioni, io avessi potuto accorgermi di tutto. Di mari, negli anni successivi, ne ho visti altri e tanti e a va-rie latitudini, ma quel mare, pur appartenendo agli uomini di oggi, conserva tuttora la freschezza della creazione e dei giorni nei quali lo vide Omero. Mai più che altrove, per me, è a Capo Sounion che si avverte tutta la felicità di questo mare. Dal tempio di Nettuno, poche colonne di un bianco tenero che diventa rosa al tramonto, il paesaggio si allunga e a questa rocca guardavano gli anti-chi naviganti come al primo segno della patria, il luogo dove Egeo si gettò in quel mare che prese il suo nome e dove Ome-ro immaginò venisse sepolto il nocchiero Fronte ucciso dalla …dolce freccia d’Apollo, come si diceva allora, di un uomo col-to da morte improvvisa. Non si sa se Omero, che Dante chiamò …il Sire dell’altissimo canto che sopra gli altri come aquila vola, sia stato a Capo Sounion, ma si può crederlo a leggere di quel mare che si ritrova in ogni canto dell’Odissea come lo si vede oggi in ogni angolo della Grecia. Omero fu a Itaca, a Zante, a Citera, passò lungo tutte le coste, raggiunse Creta e Cipro e se proprio non fu lui stesso Ulisse, certo guidò per queste acque il suo eroe che amava di un amore paterno, come traspare dalle parole dolcissime che la madre rivolge al figlio nell’Ade …il desio di vederti, l’affanno della tua lontananza, i gentili modi e costu-mi tuoi, nobile Ulisse, la vita un dì si dolce hannomi tolta.Non si può pensare in Grecia al mare senza pensare ad Ulisse, con loro che sono i due veri protagonisti il poema ritornaattuale, il loro amarsi ed odiarsi è fatale, l’uno non può esistere

senza l’altro, potranno affrontarsi, ma mai abbandonarsi. Ba-sta andare in Grecia e guardare quel mare per convincersi che l’Odissea non è una invenzione e la sua lettura anche di pochi versi, dopo tremila anni, ci incanta ancora e può ben concludere una nostra faticosa giornata di lavoro nel riverbe-ro di aggettivi lontani carichi di fascino…le dita rosate dell’au-rora….gli occhi glauchi di Minerva ….le bianche braccia di Nausicaa. È nell’Odissea che la poesia di Omero ha raggiunto il pun-to più alto e lo sa bene Eschilo….i poeti non fanno altro che servire bocconi rubati dal grande banchetto di Omero e più vicino a noi anche il Leopardi…dai tempi di Omero tutto nel mondo è migliorato tranne che la poesia. In essa c’è lo spec-chio di tutta la vita di oggi: c’è l’ambiente, il divino, l’eroico, ci sono la forza e il coraggio, l’amore, la fedeltà, la vendetta, la gelosia e la pietà. Anche quando avrà rimesso finalmente piede ad Itaca, Ulisse saprà che nemmeno il fedele ritrovato amore di Penelope potrà fargli dimenticare il suo avversario; egli tutto ha sconfitto, ma non il mare che accerchia la sua isola e che suscita in lui memorie, solleva nostalgie e desideri e lo chiama a nuove partenze fino a partire, come Dante ci ricorda……e volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facem-mo ali al folle volo.

Il mare di Omero

Per la lirica lasciamo parlare Omero ricordando solo che a quei tempi tutto era nelle mani degli Dei, anche il mare e sul mare regnava Ποσειδών… dalla chioma turchina che muove le onde, (so-gnante, fantastico quell’aggettivo). Per l’immagi-ne ciò che oggi rimane del tempio panellenico di Capo Sounion a lui dedicato. Per la musica una composizione complessa, la Sinfo-nia n° 5 di Gustav Mahler (1860/1911) che dai toni cupi del 1° movimento passa poi a temi popolareschi per sciogliersi nella parentesi lirica dell’Adagetto che abbiamo ascoltato in apertura nel film di Visconti ”Morte a Venezia” quando nella nebbia, prima in-distinto poi sempre più evidente si fa avanti, sulla laguna, il vapore che accompagna il protagonista. 80 minuti di musica tutta da ascoltare e meditare. Definita musica decadente, …. e allora?

Tacque Poseidon,e dato di piglio al gran tridente,le nubi radunò, sconvolse l’acque,tutte incitò di tutti i venti l’ire,e la terra di nuvoli coverse,coverse il mar, notte di ciel giù scese.S’avventarono sul mar Euro e Noto, e il celere Ponente e Aquilon, che pruine aspre su l’ali reca,ed immensi flutti innalza e volve.

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Informazioni utili

SS. MESSE

DUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

chiesa di s. BENEDETTO

• Festive: ore 7.30

chiesa di s. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

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Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

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cHIEsA - cAPPUccINI BARBARANO

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cHIEsA MONAsTERODELLA VIsITAZIONE

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Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 2/10/2016 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 8 Ottobre 2016

Anno LXV - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

OTTOBREMartedì 11 ore 16,00 s. Messa al cimitero

Mercoledì 12 Ritiro presbiteri a Montecastello ore 20,30 in Duomo: Adorazione e Confessioni Giovedì 13 ore 20,30 a Roè Volciano per la Zona: Catechesi degli Adulti e Riflessione sul sacerdozio (don Ferdinando Armellini)

Venerdì 14 ore 20,30 Chiesa della Visitazione: Oratorio musicale con preghiera mariana e Riflessione: Maria fa visita ad Elisabetta ed a Zaccaria sacerdote (P. Sandro Carminati)

sabato 15 ore 17,00: s. Messa di ingresso del nuovo Parroco (Mons. Gianluigi Carminati)Domenica 16 ICFR 4: Incontro zonale a Toscolano dei gruppi in cammino verso Gerusalemme (S. Carlo)

Mercoledì 19 ore 20,30 in Canonica: incontro degli Animatori della Liturgia (1)

Giovedì 20 ore 20,30 a Roè Volciano per la Zona: Catechesi degli Adulti (don Ferdinando Armellini)

Venerdì 21 ore 20,30 Chiesa della Visitazione: Oratorio musicale con preghiera mariana

sabato 22 incontro gruppo B famiglie in Oratorio

Domenica 23 XXIX GIORNATA MIssIONARIA MONDIALE ICFR 2: Incontro del gruppo in cammino verso Nazaret (Beato Paolo VI)

Lunedì 24 ore 20,30 in Canonica redazione de “Il Duomo”

Mercoledì 26 ore 20,30 in Canonica: incontro Ministri straordinari Eucarestia (1) ore 21,00 in Oratorio: scuola di comunità cL

Giovedì 27 ore 20,30 a Roè Volciano per la Zona: Catechesi degli Adulti (don Ferdinando Armellini)

Venerdì 28 ore 20,30 Chiesa della Visitazione: Oratorio musicale con preghiera mariana

sabato 29 incontro gruppo A famiglie in OratorioDomenica 30 IcFR 1: Incontro del gruppo Betlemme

NOVEMBREMartedì 1 SS. Messe in orario festivo e alle ore 15,00 s. Messa al cimitero

Mercoledì 2 ore 7,30 e 15,00 s. Messa al cimitero

Giovedì 3 ore 20,30 a Salò Istituto E. medi per la Zona Catechesi degli Adulti (don Raffaele Maiolini)

Venerdì 4 Primo venerdì del mese viene recata in casa la S. Comunione agli ammalati A Barbarano incontro di spiritualità giovani (1)

Domenica 6 IcFR 5: Incontro del gruppo in cammino verso Emmaus (S. Filippo Neri)