NEL CUORE

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00000 0000 00 UT $4.50 ET $5.00 MARZO 2013 Nel Cuore magazine dell’Associazione il Dono

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magazine dell'associazione il dono onlus numero di marzo 2013

Transcript of NEL CUORE

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00UT $4.50 ET $5.00

MARZO 2013

Nel Cuoremagazine dell’Associazione il Dono

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Ai sensi della Legge 7 marzo 2001,

n. 62, il magazine “NEL CUORE” non rientra

nella categoria di “informazione periodica”

in quanto viene pubblicato ad intervalli non

regolari.

Hanno partecipato

a questo numero:

Lucia, Serena, Martina

Se hai idee suggerimenti e vuoi partecipare

anche tu al prossimo numero, contattaci e

proponi il tuo intervento! Insieme il nostro

magazine diventerà sempre più bello!!

SommarioSommario

editoriale pag.5

La Storia di Adele pag.6

in cucina pag. 10

marcia per la vita 2013 pag. 11

parto naturale o cesareo? pag. 12

pasqua: simboli e tradizioni pag. 16

ABBIAMO BISOGNO DI:

editoriale

442 bimbi nati in questi 7anni di lavoro!

Diamo il benvenuto a:

Giusy, Alessio, Giacomo, Mycela, Mathias, Denise, Angela, Francesco,

Stefano, Joel

- omogeneizzati carne e frutta- pannolini misure 4-9kg

Eccoci con un nuovo numero del nostro magazine, per salutare la primavera ormai iniziata e farci gli auguri di Pasqua. Il lavoro è sempre tanto e i mesi si susseguono velocemente tanto che a stento ci rendiamo conto di come il calendario sia impietoso! E soltanto adesso che complici le vacanza scolastiche, ho tutti i fi gli a casa, riesco a sedermi fi nalmente per scrivervi come stanno andando le cose qui e la cosa più bella, la prima che ho voglia di dirvi è..che siamo ancora qui e stiamo diventando grandi. Grandi di età, insomma, sette anni...eppure sembra ieri. Sembra ieri che mi emozionai da matti al primo parto a cui ho assistito ed oggi posso dire che sono stati tutti bellissimi e sono bellissimi i bimbi che continuano a nascere, e mai avrei pensato che sarei stata mamma biologica di 6 bambini e “acquisita” di oltre 400.. ne sono fi era e mi emoziona sempre ogni messaggio che annuncia una nascita, ogni telefonata..tutto, sempre. Sembra ieri che nella testa cercavo di disegnare un progetto di senso compiuto e se tutto va bene quest’anno cambiamo “location” alla casa di accoglienza per trasferirci dove un affi tto più umano ci consentirebbe di fare tanto più e tanto meglio. Sembra ieri che i servizi sociali erano inarrivabili mentre oggi con fi ducia continuano a mandarci mamme in diffi coltà. Questo “ieri” era per me “due fi gli fa”...quindi ben due vite fa..tantissimo. E tutto è cambiato non solo perchè sono nati più bambini, perchè le idee si sono concretizzate in parole e in fatti (che per noi le parole stanno a zero se fatti non seguono), è tutto cambiato perchè le persone intorno a IL DONO continuano a ruotare, pochi gli assi stabili, molti i satelliti che vengono e vanno, lasciando traccia della propria unicità e ricchezza, lasciando ricordi belli e meno belli..lasciando qualcosa di sè.Quello che invece non cambia mai è il nostro impegno per gridare sempre più ad alta voce che la vita vale la pena essere vissuta, e a maggio lo grideremo a Roma, alla marcia per la vita. Vi aspettiamo e per intanto, buona lettura.

Serena

di Lucia

Poco prima di Natale, a casa di amici, abbiamo conosciuto una coppia, una famiglia, che defi nisco meravigliosa: si chiamano Annamaria ed Alessio, genitori di tre fi gli, sono ragazzi semplici, solari e simpatici, sono lì insieme a noi per organizzare una serata di sensibilizzazione sulla vita nascente. Annamaria ed Alessio porteranno la loro testimonianza, come spesso hanno fatto e fanno incontrando anche gruppi di studenti nelle scuole e partecipando ad incontri come questo. Con slancio e pieni di entusiasmo, portano la loro testimonianza di genitori, la loro esperienza diffi cile ma infi nitamente bella e felice nata con l’arrivo della loro prima fi glia, Adele, una bimba allegra e “testarda” che ora ha sette anni, ma che secondo i medici non avrebbe dovuto nascere.Questa è la loro storia, raccontata proprio dalle parole di mamma Annamaria, che scrisse queste righe qualche anno fa per il settimanale diocesano locale. Le parole parlano da sé e leggendole vi sarà chiaro perché li ho defi niti una coppia, una famiglia, meravigliosa, che accogliendo questa bambina, e poi in seguito i suoi fratelli, ha spalancato le porte all’amore, con la A maiuscola.Colgo l’occasione per ringraziarli per quello che fanno e che sono, e per averci concesso di pubblicare anche qui la loro storia.

“Doveva essere una semplice ecografi a di controllo. Invece, quel medico continuava a non dire nulla. Insisteva nell’esaminare mia fi glia, ormai al settimo mese di gestazione. Spingeva forte l’ecografo sulla pancia, ma non parlava. Ricordo il suo sguardo serio, il suo odore e quel silenzio. Dovevano essere passate due ore dall’inizio della visita, quando si decise ad emettere la diagnosi: “Vostra fi glia è affetta da una grave malformazione alla corteccia cerebrale. Gode delle funzioni vitali, ma il ritardo mentale sarà grave. Con ogni probabilità, sarà un vegetale”. Poi ci consegnò un video con mia fi glia ripresa in tutte le pose e, insieme al video, una scappatoia: l’aborto. “In Italia è proibito a quest’epoca di gravidanza, ma ci sono cliniche all’estero dove potete farlo”. Allora non avevo ben chiaro che cosa potesse signifi care essere un “vegetale”, ma la prima cosa che mi passò per la mente fu la mia immagine dopo quarant’anni, vecchia, incapace di sollevare mia fi glia per lavarla

la storia di Adeleuna bambina felice (di Lucia)

e accudirla. Poi un secondo pensiero: “Qualcuno mi aiuterà”. E mentre pensavo così, per la prima volta, mi sentivo davvero mamma.L’angoscia cresceva, ma cresceva anche la certezza di quella vita, la bellezza di quella vita, che si muoveva dentro di me. “Ma con quale coraggio vi arrogate il diritto di decidere per lei?” Qualcuno lo ha chiesto, quando ha saputo che non volevo abortire. E altri mi hanno chiamata egoista, perché, scegliendo al suo posto, la condannavo ad un’esistenza indegna. Ma io decidevo solo a favore della vita, era la scelta che più mi corrispondeva, naturalmente. Sia un “barlume di vita” come in un embrione, un “inizio di vita” come in un feto, o il “fi ne vita” di un vecchio attaccato ad una macchina. È la morte come risposta ad un problema ad essere indegna, mai la vita, anche se fatta di imperfezione e sofferenza, dolore e fatica. Ma poi sono stati tanti gli amici che ci hanno sostenuto in questa scelta: chi impostando un percorso medico che fosse il più effi cace per Adele, chi pregando per noi. Da Milano a Bologna, da Firenze a Palermo, c’erano amici che avevano a cuore la mia famiglia, anche se io non sapevo neppure che faccia avessero e non pregavo da troppo tempo.

Ed è stato questo il punto di lavoro per me e mio marito e che ci ha permesso di ripartire: la vita di quella piccola, nata imperfetta, portava con sé un movimento di amore impensabile, generava positivo negli altri. Come un miracolo, che da allora accade ogni giorno: chiunque si rapporti a mia fi glia riscopre il valore della propria esperienza, vede ridestato un desiderio di bene per sé e per i suoi cari, trova un sostegno nel riconoscere la positività della vita, quella di ciascuno, come un fatto unico e irripetibile.Oggi Adele ha quattro anni (sette n.d.r.) e va all’asilo. Ha una emiparesi sinistra. Cammina male, ma cammina. Non usa la mano sinistra, se non come appoggio all’arto sano. Assume farmaci per controllare le crisi epilettiche. Non riesce a parlare, ma è intelligente e sensibile. I suoi occhi comunicano più di mille parole. È bellissima. Da quando è nata, entra ed esce da cliniche e centri di riabilitazione. Fa ore ed ore di fi sioterapia, psicomotricità, logopedia, terapia occupazionale, piscina. È una vita dura per una bimba di quattro anni. E, lo ammetto, è una vita dura anche per noi. Ma Adele è forte, a volte addirittura testarda. Ma soprattutto è felice, perché domina in lei non il peso dei suoi limiti, ma l’esperienza quotidiana di sentirsi voluta bene. Allora, come adesso, ne sono certa. Anche oggi, che sono passati quattro anni e accanto ad Adele ci sono i fratelli Lucia e Pietro, posso dire che la vita è bella, ogni giorno di più. E forte di questa certezza, nella drammaticità di quando la guardo e mi chiedo “Che cosa ne sarà di lei?”, non sento più l’angoscia del primo giorno.”

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uci

na

torta pasqualina al formaggioin

cuci

na ingredienti

6 uova intere350gr di parmigiano grattugiato350gr di pecorino romano100gr di burro65gr di lievito di birra1/2 bicchiere di acqua tiepida50gr di olio evosale 700gr di farina

Versare tutti gli ingredienti tranne il lievito in una ciotola abbastanza capiente e impastare energicamente. Aggiungere per ultimo anche il lievito ed amalgamare..Accendete il forno a 180° per almeno 30/35 minuti in forno ventilato. Buon appetito e buona Pasqua!!

MARCIA PER LA VITA ROMA 2013

sabato 11 maggio: convegno presso Pontifi cio Ateneo Regina Apostolorum (inizio alle 8.30 con pausa pranzo e sessione pomeridiana dalle 15.30)- RELATORI:S. Emin. Il Card. Carlo Caff arra – arcivescovo di BolognaS. E. Mons. Giampaolo Crepaldi – arcivescovo di TriesteDott.ssa Cinzia Baccaglini – Psicoterapeuta, RavennaProf. Carlo Bellieni – Azienda Ospedaliero Universitaria SienaProf.ssa Maria Antonella Bertozzi – U.O. Andrologia, Università degli studi di PisaProf. Filippo Boscia – Università degli Studi di Bari; presidente A.M.C.I. (Associazione Medici Cattolici Italiani)Prof. Tonino Cantelmi – Università LUMSA, Roma; presidente AIPPCD.ssa Maria Cristina Del Poggetto – Società Medico-Scientifi ca Promed Galileo, Area Psichiat-rica, PisaDott. Massimo Gandolfi ni – neurochirurgo, vicepresidente nazionale Scienza & Vita, Bresci-aProf.ssa Elena Giacchi – Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; Centro Studi Regolazi-one Naturale della Fertilità, RomaDott. Roberto Marchesini – psicoterapeuta, MilanoDott. Enrico Masini – animatore generale Servizio Maternità diffi cile della Comunità papa Giovanni XXIII, RiminiProf. Padre Gonzalo Miranda, LC – Pontifi cio Ateneo Regina Apostolorum, RomaDott.ssa Costanza Miriano – giornalista,RomaProf. Giuseppe Noia – Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; presidente A.I.G.O.C.Dott. Antonio Oriente – Azienda Sanitaria Provinciale di MessinaDott.ssa Sabrina Paluzzi – cofondatrice de La Quercia Millenaria, RomaDott.ssa Serena Taccari – fondatrice dell’associazione Il Dono, Roma

domenica 12 maggio: ore 9:30 partenza della marcia dal Colosseo a Castel Sant’Angelo

>>> midwifea cura di Martina Marzocchi

Ciao Care Mamme!Cerchiamo di affrontare un argomento che di questi tempi è di estrema attualità. Vi sarà capitato di sentire su giornali o in internet le accuse mosse alla sanità per l’abuso di cesarei… Probabilmente voi stesse, quando eravate incinte, pensando al momento del parto, avrete rifl ettuto sulle varie possibilità, e alcune di voi avranno considerato anche la scelta di sottoporsi al taglio cesareo volontariamente. Le motivazioni più addotte in questi casi sono “ho paura del dolore”, “ho paura che il bambino soffra”, “non voglio che lì sotto mi si rovini tutto”. Bhè, prima di passare a parlare di tutte queste cose voglio dirvi una cosa un po’ dura, che molto probabilmente non piacerà ad alcune di voi. Il taglio cesareo NON è una scelta per partorire! E’ un’operazione chirurgica, con tutti i rischi annessi, l’anestesia, il catetere, il recupero post operatorio eccetera! E’ un intervento che come salvavita è davvero fondamentale e dobbiamo ringraziare la scienza per questa tecnica che permette di salvare un piccola percentuale di mamme e bambini. Si,

ho detto piccola. Perché TUTTI gli studi scientifi ci, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e chi più ne ha più ne metta, dicono che un tasso adeguato e davvero utile di tagli cesarei dovrebbe essere di circa il 10-15%; superato questo numero, i rischi superano i benefi ci. Adesso facciamoci quattro risate: in Italia nascono con il cesareo il 38% dei bambini con punte del 60% in Campania (dati 2007). Il 60%?! Ma vi rendete conto? Questo dato fa pensare che quasi 2/3 delle donne italiane abbiano motivo per ricorrere ad un intervento chirurgico per far nascere il proprio fi glio. Voi ci credete? Bhè, io no. E non è che non ci credo così, per partito preso, non ci credo perché parlo con le donne e conosco, ahimè, i ginecologi ed il loro modo di operare (non di tutti, naturalmente). Il cesareo è più comodo, più rapido e, soprattutto, più prevedibile. Insomma, può essere programmato! Quante di voi/amiche/conoscenti sono andate a fare il cesareo comodamente in clinica o ospedale alle 8:00 di mattina?! Tante, quasi tutte purtroppo. E scommettiamo che indovino la maggior parte dei motivi per

Parto:spontaneo o cesareo?

cui l’avete fatto? Bambino podalico (invece che a testa in giù, con i piedini o il sederino puntati all’uscita), l’ecografi a dice che il bambino è troppo grande (e quando nasce magicamente si è ristretto), tu sei troppo grande (dai 35 anni in su), hai il diabete gestazionale, sei troppo magra o bassa (e quindi il bambino “non ci passa”)… e se invece, disgraziatamente (!) sei già in travaglio… La tua dilatazione è troppo lenta (rischi di fi nire di notte e loro vogliono dormire, oppure al cambio turno e a loro non sta bene), il bambino non scende (sempre perché per loro deve farlo in un certo tempo, ridicolmente breve) ecc.Potrei continuare ancora, credetemi. Ma smetto per dirvi: lo sapete che nessuno di questi motivi (in mancanza di altre complicanze che non stiamo qui a specifi care) è un’indicazione per il cesareo? O meglio, alcune di queste (ad esempio il bambino podalico) possono essere tranquillamente corrette per evitare nella maggior parte dei casi un cesareo! Esistono molte tecniche per far sì che il bimbo “si giri” mettendosi bene, facendo così un normale parto spontaneo. Ve ne avevano parlato? Ci avete provato? Temo che la maggioranza di voi risponderà no ad una o ad entrambe le domande. Questo, mamme care, non va bene. Vi state facendo fregare! Voi dovete informarvi, essere consapevoli del vostro corpo, delle vostre forze, delle capacità che avete, voi e il vostro bimbo, di partorire e nascere! Non delegate! Non permettete che qualcuno, per comodità o per soldi, decida del momento fondamentale della vostra vita! Magari oggi vi sembra la scelta più facile, più immediata, i motivi li abbiamo detti anche all’inizio: “almeno non sento dolore!”, “il ginecologo ha detto che è meglio così!”, “preferisco non rischiare!”… queste sono bugie che vi raccontano (e che vi raccontate!). Vi svelo un segreto: il dolore nel cesareo c’è eccome. È un dolore molto forte, come saprà chi di voi l’ha provato. È un dolore che deriva

dal fatto che con un bisturi hanno aperto il vostro addome. Ops, non dovevo dirlo? Per quanto riguarda il ginecologo, vi dirò una cosa… Lui non è un Dio! Non è immune da errori (magari lo fosse) e al di sopra di ogni giudizio! Voi avete diritto e dovere di chiedere spiegazioni, di ribattere se necessario, di informarmi e di decidere anche diversamente da lui. Esistono i secondi pareri, per fortuna. Se fi no a ieri il vostro pupo era perfetto e all’ecografi a di oggi vi dice “Signora questo bambino è enorme, facciamo il cesareo”, fermatevi a pensare! Informatevi, chiedete e salvatevi da questa guerra selvaggia del bisturi se potete!Sui rischi ci sarebbe da scrivere un libro (e molti ne sono stati scritti)… non voglio essere troppo cruda né tanto meno demonizzare il cesareo che come ho già detto è uno strumento magnifi co quando usato per salvare vite… ma in presenza di una mamma e di un bimbo sani, che potrebbero tranquillamente affrontare un parto spontaneo, i rischi facendo un cesareo si moltiplicano. Quali rischi? La mortalità materna è moltiplicata giusto 4 volte, le complicanze respiratorie per il neonato raddoppiano, le complicanze dell’anestesia, quelle per trombosi, embolia ecc. meglio che non ve lo dica.Tutto questo per una rifl essione molto semplice: non permettete che vi privino della convinzione di saper partorire. Non vi fate sostituire, non delegate, non accettate le cose per sentito dire. Non fatelo perché non è giusto nei vostri confronti, in quelli del vostro bimbo e in quelli delle donne che avrebbero tanto voluto un parto spontaneo e per problemi seri (o incompetenza dei sanitari) hanno davvero dovuto subire un cesareo. Meditate.

Martina

La Pasqua, la festa più importante nella liturgia cristiana in cui si celebra la morte e soprattutto la resurrezione di Gesù Cristo, è una delle feste cristiane più celebrata nel mondo. La Pasqua più antica è quella ebraica, con la quale si celebra la liberazione del popolo di Mosè dalla schiavitù in Egitto e viene festeggiata in occasione del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Ma le tradizioni legate a questa festività non sono le stesse per ogni nazione: in alcuni paesi hanno luogo processioni religiose lungo le strade, mentre in altri la celebrazione religiosa è meno presente e soppiantata da tutt’altre tradizioni ed usi. In molti paesi ad esempio, soprattutto quelli nordici, la Pasqua rappresenta il risveglio della primavera e le tradizioni cristiane si mescolano con quelle pagane. Anche i simboli della festa cambiano, dalla colomba alle uova passando per i coniglietti.. vediamone qualcuno ed il suo signifi cato:La colomba: La colomba pasquale che tiene nel becco un ramoscello di ulivo è il simbolo della Pace e del perdono di Dio. Si narra che Noè, scampato

di Lucia

Pasqua: simboli e tradizioni

dal diluvio universale, ricevette un ramoscello d’ulivo portato da una colomba bianca, questo simboleggia appunto la ritrovata pace, la speranza di un nuovo mondo ripulito dal male e dalla corruzione degli uomini.

Le uova: Le uova di zucchero o di cioccolato sono uno dei simboli più amati e diffusi della Pasqua. E, al di là che si tratti di un vero uovo o che sia dolce e contenga un’eventuale sorpresa, anche l’uovo ha un suo signifi cato profondo: da sempre e pressoché in tutte le civiltà, è considerato simbolo di vita e fecondità. Una nuova vita che nasce e porta con sè una sorpresa straordinaria. E la Pasqua è la festa della Vita per eccellenza, ricordo del nuovo che sovverte il vecchio, resurrezione equivale a rinascita e nuova vita, ecco perché anche la religione cattolica ha fatto suo il simbolo dell’uovo già per altro usato dai popoli antichi per propiziare la fecondità dei raccolti. Un tempo, ma in molte zone d’Italia anche tuttora, era usanza far benedire le uova di gallina nei giorni precedenti la Pasqua per poi mangiarle durante la domenica della Festa insieme a dolci regionali tipici di questo periodo. Ancora oggi nei giorni di Pasqua si è soliti regalare delle uova di cioccolato o di ceramica, in segno di buon augurio, di rinascita e di nuova vita.

Le campane: altro simbolo della Pasqua, il loro rintocco che annuncia la festa, serve a scuotere il nostro animo, a risvegliare nei fedeli il ricordo del signifi cato vero di questa solennità. Anche la forma della

campana è considerata simbolo delle virtù femminili, ed assume perciò anch’essa un signifi cato di fertilità e prosperità.

Il coniglio (chiamato “Easter bunny” nei paesi anglosassoni): l’usanza del coniglietto che porta le uova di Pasqua è una tradizione che trova le sue radici nei riti pagani legati alla fertilità. Il coniglio è per antonomasia l’animale più fertile, ragion per cui è stato scelto come simbolo di prosperità. Questa tradizione è sentita in modo particolare negli Stati Uniti e nell’Europa del nord, dove i bambini stravedono per il coniglietto colorato che porta con sè un bel cestino pieno di uova di cioccolato.L’agnello: come la Colomba è un simbolo di innocenza e purezza. L’agnello è entrato nella simbologia cristiana per la sua dipendenza dal suo pastore, è dunque simbolo della totale obbedienza alla Parola del Signore e al suo volere. Spesso veniva usato come animale sacrifi cale, si ricorda infatti che proprio nella notte in cui Dio salvò il suo popolo dalla schiavitù, l’angelo sterminatore passò nelle case degli egiziani uccidendo i primogeniti e passando oltre le case degli ebrei che avevano segnato gli stipiti delle porte con il sangue dell’agnello sacrifi cato. Per commemorare questo evento, da allora viene consumato nel pranzo della Pasqua ebraica, tradizione poi ripresa dalla religione cristiana. Quando si sacrifi cava un agnello il credente offriva a Dio ciò che di più prezioso potesse avere e quindi simbolicamente offriva se stesso, questo è uno dei motivi per

cui l’agnello ha assunto una forte valenza religiosa. Giovanni Battista riconosce in Gesù il vero agnello pasquale, egli è infatti la vittima sacrifi cale che ha versato il suo sangue per il perdono dei peccati di tutti gli uomini.Il cero: il cero acceso, rappresenta la luce di Dio, la fi amma del suo amore. La luce che apparve agli apostoli dopo la resurrezione di Cristo e che deve illuminare e guidare il nostro cammino.

La gita di Pasquetta: Il lunedì che segue la Pasqua è detto Lunedì dell’Angelo, viene infatti ricordata l’apparizione di Gesù a due discepoli che stavano passeggiando fuori le mura di Gerusalemme. Ecco perché è usanza fare una gita fuori porta in questa occasione!Ecco alcune curiosità e tradizioni di come si festeggia la Pasqua nel mondo:in Olanda la Pasqua diventa una festa di primavera, le porte delle case vengono decorate appendendo una corona “fi orita”, in casa si mettono fi ori di colore giallo ed in giardino si prepara un vero e proprio albero pasquale appendendo uova colorate ai suoi rami. Si colorano poi le uova sode

(dipingendone il guscio o avvolgendole in carta colorata) da nascondere in giardino e da far ritrovare ai bambini la mattina del giorno di Pasqua come una caccia al tesoro. Anche la tradizione tedesca prevede uova e coniglietti: le fi nestre vengono abbellite con disegni a tema, conigli, uova ed altri motivi. Nei vasi si mettono rami che vengono poi addobbati, anche in Germania si pitturano i gusci delle uova insieme ai bambini per poi appenderli su rami di pesco in fi ore. Il pranzo pasquale è quasi sempre a base di agnello e anche il dolce tradizionale ha la forma di un agnello. La sera in campagna, si accendono dei falò, dove i contadini bruciano i rami secchi delle potature, che simboleggiano la fi ne dell’inverno e la venuta della primavera. Anche in Finlandia, dove l’86% della popolazione appartiene alla Chiesa Evangelica luterana, la Pasqua è trasformata in una festa di primavera, e i bambini piantano con anticipo diverse sementi in vasi per far crescere erbetta e fi ori nel periodo pasquale. Nella Repubblica Ceca, le radici cristiane si mescolano a riti e usanze popolari: oggetto simbolo della

Pasqua ceca, oltre alle uova colorate, è la “pomlazka”, una tipica frusta intrecciata con ramoscelli di salice e nastri variopinti. La tradizione vuole che il lunedì di Pasqua i ragazzi e gli uomini vadano di casa in casa a chiedere un’offerta e colpiscano scherzosamente con la frusta ragazze e donne che, per indurli a smettere, li omaggiano con uova colorate ..o con acqua fredda versata sulla testa! In realtà i colpi di frusta non vogliono essere un atto di violenza, ma al contrario intendono regalare alle donne bellezza e giovinezza per tutto l’anno, o almeno così vuole la tradizione.. Un’altra usanza, ancora molto diffusa in certe regioni, è quella dei sonagli di legno: dal giovedì al sabato Santo i ragazzi girano per le strade facendoli suonare per richiamare la gente in chiesa, così come si faceva quando mancavano le campane, trasferite a Roma.

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