nega no che vi sia la risurrezion e IL DIO DEI VIVENTI

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IL DIO DEI VIVENTI XXXII domenica per annum C 11 novembre 2001 Mac 7,12.914 2Tes 2,16 3,5 Lc 20,2738 Anno X n. 4 Bari, 11 novembre 2001 XXXII domenica per annum C Con questa solenne affermazione si conclude il brano del Vangelo che oggi viene proposto alla no stra riflessione. Partendo dalla legge sul matrimonio viene im postata una disputa sulla risurrezione. I Sadducei Si tratta della prima ed ultima volta che si parla dei Sadducei ma in realtà sono presen ti già prima sotto altre vesti (scribi o sommi sacerdoti che cercano di mette re le mani su Gesù). I sadducei for mano un gruppo che si presenta come conservatore e aristocratico. Si atten gono allo javismo più rigido e rifiuta no la risurrezione, gli angeli e i demo ni che considerano come novità teolo giche. Si atteggiano a custodi della tradizione di Israele e non vogliono sapere della tradizione di cui i farisei sono ferventi assertori. Uno storico del tempo riferisce che essi riconoscevano come legge scritta soltanto il Pentateuco. Si trattava di una casta aristocratica composta di sacerdoti, opportunisti in politica, col laborano volentieri con l’occupante romano per conservare il potere. Saranno molto duri nei confronti di Gesù e del cristianesimo nascente. Scompaiono nella storia di Israele insieme al Tempio. ...negano che vi sia la risurrezione In questo partito dell’alto sacerdozio giudaico, formato dai sadducei, non è stata accettata la fede nella risurrezione che si era imposta nella fede del popolo e i farisei ammettevano da lungo tempo. e la ridicolizzano gli spiriti intellettuali si applicano a ridicolizzar la. Il ragionamento riportato nel vangelo ne è un esempio: essi immaginano una applicazione della legge giudaica del levirato fino alla caricatura.. La legge prescriveva, secondo Dt 25,56 che: «Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato; il primogenito che essa metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto perché il nome di questo non si estingua in Israele ». Tale prescrizione era detta ‘Legge del Levirato’ dal latino levir che significa cognato . Era norma comune tra i popoli orientali ed aveva lo scopo di assicurare la discendenza e la stabilità del patrimonio. L’istruzione di Gesù Gesù reagisce di fronte al caso pro posto dai Sadducei e dice che se si prende la vita presente come modello della vita futura si fraintende la realtà della risurrezione che trasforma radi calmente la condizione dell’uomo. Gesù denuncia dunque una visione materiale della vita futura che i Sadducei hanno preso in prestito dal sentire comune. La realtà della risur rezione non si può immaginare come un ritorno alle condizioni del tempo presente. Gesù rispose: I figli di questo mondo prendo no moglie e prendono marito Il matrimonio è necessario per la sopravvivenza dell’umanità, perché l’uomo è mortale. Nel mondo futuro invece tale realtà non servirà più perchè l’uomo avrà raggiunto l’immortalità. Gesù afferma quindi che la condizione di esistenza della vita futura è radicalmente diversa da quella attuale. Quando si cita la Scrittura bisogna stare attenti a )RJOLR GL LQIRUPD]LRQH VHWWLPDQDOH GHOOD 3DUURFFKLD6DQWXDULR 6DQWD )DUD 3HULRGLFR JUDWXLWR D GLVWULEX]LRQH LQWHUQD

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IL DIO DEI VIVENTI XXXII domenica per annum C ­ 11 novembre 2001 ­ Mac 7,1­2.9­14 2Tes 2,16 ­ 3,5 Lc 20,27­38

Anno X ­ n. 4 ­ Bari, 11 novem

bre 2001 ­X

XXII dom

enica per annum C

Con questa solenne affermazione si conclude il brano del Vangelo che oggi viene proposto alla no­ stra riflessione.

Partendo dalla legge sul matrimonio viene im­ postata una disputa sulla risurrezione.

I Sadducei Si tratta della prima ed ultima volta che si parla

dei Sadducei ma in realtà sono presen­ ti già prima sotto altre vesti (scribi o sommi sacerdoti che cercano di mette­ re le mani su Gesù). I sadducei for­ mano un gruppo che si presenta come conservatore e aristocratico. Si atten­ gono allo javismo più rigido e rifiuta­ no la risurrezione, gli angeli e i demo­ ni che considerano come novità teolo­ giche. Si atteggiano a custodi della tradizione di Israele e non vogliono sapere della tradizione di cui i farisei sono ferventi assertori. Uno storico del tempo riferisce che essi riconoscevano come legge scritta soltanto il Pentateuco. Si trattava di una casta aristocratica composta di sacerdoti, opportunisti in politica, col­ laborano volentieri con l’occupante romano per conservare il potere. Saranno molto duri nei confronti di Gesù e del cristianesimo nascente. Scompaiono nella storia di Israele insieme al Tempio.

...negano che vi sia la risurrezione In questo partito dell’alto sacerdozio giudaico,

formato dai sadducei, non è stata accettata la fede nella risurrezione che si era imposta nella fede del popolo e i farisei ammettevano da lungo tempo.

e la ridicolizzano gli spiriti intellettuali si applicano a ridicolizzar­

la. Il ragionamento riportato nel vangelo ne è un

esempio: essi immaginano una applicazione della legge giudaica del levirato fino alla caricatura.. La legge prescriveva, secondo Dt 25,5­6 che: «Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuor i, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato; il primogenito che essa metterà al mondo, andrà

sotto il nome del fratello morto perché il nome di questo non si estingua in Israele ». Tale prescrizione era detta ‘Legge del Levirato’ dal latino levir che significa cognato . Era norma comune tra i popoli orientali ed aveva lo scopo di assicurare la discendenza e la stabilità del patrimonio.

L’istruzione di Gesù Gesù reagisce di fronte al caso pro­

posto dai Sadducei e dice che se si prende la vita presente come modello della vita futura si fraintende la realtà della risurrezione che trasforma radi­ calmente la condizione dell’uomo. Gesù denuncia dunque una visione materiale della vita futura che i Sadducei hanno preso in prestito dal sentire comune. La realtà della risur­ rezione non si può immaginare come un ritorno alle condizioni del tempo

presente.

Gesù rispose: I figli di questo mondo prendo­ no moglie e prendono marito

Il matrimonio è necessario per la sopravvivenza dell’umanità, perché l’uomo è mortale. Nel mondo futuro invece tale realtà non servirà più perchè l’uomo avrà raggiunto l’immortalità. Gesù afferma quindi che la condizione di esistenza della vita futura è radicalmente diversa da quella attuale. Quando si cita la Scrittura bisogna stare attenti a

Foglio di informazione settimanale della Parrocchia-Santuario Santa Fara. Periodico gratuito a distribuzione interna.

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Settimana dei Santi della carità 10 novembre: San Leone Magno 11 novembre: San Martino di Tours 17 novembre: Sant’Elisabetta d’Ungheria

10 Novembre: San Leone Magno, Papa e Dottore della Chiesa Nato in Toscana e salito sulla cattedra di Pietro nel 440, fu vero pastore e autentico padre di anime. Cercò in ogni modo di mantenere salda e integra la fede, difese strenuamente l’unità della chiesa, arre­ stò, per quanto gli fu possibile, le incursioni dei barbari, e meritò a buon diritto di essere detto Leone “il Grande”. Morì nel 461.

11 Novembre: San Mar tino di Tours, Vescovo. Nacque in Pannonia verso il 316 da genitori paga­

ni. Ricevuto il battesi­ mo ed abbandonato il servizio militare, fondò un monastero presso Ligugé in Francia, dove condusse vita monastica sotto la guida di sant’Ilario. Fu quindi ordinato sacer­ dote e in seguito eletto vescovo di Tours. Fu buon pastore del suo

popolo, fondò altri monasteri, curò l’istruzione del clero ed evangelizzò i poveri. Morì nel 397.

17 novembre

SANT’ELISABETTA D’UNGHERIA Protettrice dell’Ordine francescano secolare

(1207­1231)

“Compiva tutte le opere di carità nella più grande gioia dell’anima e senza mai mutar di aspetto”

Un matrimonio comandato...

É chiamata Elisabetta d’Ungheria solo perché nac­ que in quel paese nel 1207 dal re Andrea II, nel castello di Saros Patak vicino all’attuale Budapest, ma la sua vita si svolse tutta in Turingia. Aveva infatti quattro anni quando fu fidanzata con un ragazzo di undici, Lodovico, e subito portata nel castello del promesso sposo per esservi educata secondo la lingua e i costumi della nuova patria.

Le nozze

Quando il principe Lodovico raggiunse la maggior età ed Elisabetta i suoi 14 anni, si celebrarono le

riferirsi alle affermazioni fondamentali in cui si dice solennemente che Dio è per la vita e non per la morte. Gesù cita il passo del roveto ardente nel quale avvenne la rivelazione di Dio a Mosè che chiama il Signore: “Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe”.

La vita futura non può essere pensata a somi­ glianza della vita presente. Gesù fonda questa rive­ lazione sul testo dell’AT che denomina Dio in rela­ zione ai Patriarchi. Dio non può essere dunque il Signore dei morti, ma dei viventi; esiste dunque dopo la morte corporale un’altra vita, alla quale partecipano non solo i patriarchi ma tutti coloro che saranno giudicati degni della risurrezione.

San Paolo ci dice nella Prima lettera ai Corinzi : «Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e r isorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.

Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita ».

P. DIEGO PEDONE

Preghiamo per la Pace: Neve in Afganistan:

difficoltà per le agenzie umanitar ie

Con l’arrivo della neve in alcune zone dell’Afganistan, le agenzie delle Nazioni Unite e i loro partner stanno por­ tando avanti una vera e propria lotta contro il tempo per trasportare cibo e materiale di prima necessità alle popolazioni che stanno soffrendo. Il Programma Mondiale per l’Alimentazione (WFP) sta lavorando dura­ mente per portare assistenza in alcune aree della nazione dove l’inverno è già arrivato e sta causando notevoli disagi alle operazioni di consegne di emergenza. Da Islamabad un portavoce ONU ha reso noto che la neve, presente già da alcuni giorni, sta ostacolan­ do il lavoro delle agenzie e che il timore di un peggioramento delle condizioni atmosfe­ riche è un pericolo ormai reale. Nel frattem­ po, sia l’UNICEF che l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati hanno confermato nuovi arrivi da Kabul.

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venerdì santo, ponendo le mani sul nudo altare, rinunziò alla propria volontà e a tutto quanto il mondo le poteva ancora offrire. Dovette intervenire Corrado, il tutore pontificio, per obbligarla a far valere i suoi diritti di vedova. Con la dote che le venne assegnata costruì un ospedale a Marburgo dedicandolo a san Francesco e passò il resto della sua vita nel servire gli ammalati. : Moriva a 24 anni, il 17 novembre del 1231, appena cinque anni dopo il transito di san Francesco. Di lei, subito dopo la morte, Corrado di Marburgo scriveva al papa: “Oltre a queste opere attive (a favore dei poveri), dico davanti a Dio che raramente ho visto una donna più contemplativa; ritornando dal luogo appartato dove andava a pre­ gare, fu vista più volte col volto mirabilmente risplendente, mentre dai suoi occhi uscivano come due raggi di sole”.

Anche se Elisabetta non aveva vestito il saio francescano, aveva però assimilato molto bene lo spirito del Poverello di Assisi e l’imperatore Federico II, dopo aver preso parte alla sua sepoltu­ ra, fece comunicare a frate Elia: “La venerabile Elisabetta, così cara a Dio, di stirpe illustre, come stella matutina illuminò la nebbia di questo mondo”.

Nonostante la fama di santità, il processo di canonizzazione incontrò molti ostacoli da parte dell’arcivescovo di Magonza, che non perdonava al castello di Wartburg di essersi sottratto alla sua giurisdizione civile. Ci volle l’intervento di san Raimondo de Penafort, che diede parere favorevo­ le, perché il papa Greorio IX la proclamasse santa il primo giugno del 1235, appena quattro anni dalla sua ,morte.

Elisabetta divenne allora l’ispiratrice e il modello ­ soprattutto Germania ­ di tutte quelle donne che, pur restando nel mondo, volevano dedi­ carsi alla contemplazione e al servizio dei poveri e da lei presero il nome di elisabettine.

nozze. Fu un matrimonio felice. Elisabetta, rife­ rendosi al suo amore per lo sposo, soleva confidare alla sua ancella Isentrude: “Se io amo tanto una creatura mortale, quanto più dovrei amare il Signore, immortale e padrone di tutti!”. Ma l’amo­ re umano in questi due coniugi era così autentico che non soltanto non offuscava l’amore divino, ma lo potenziava. Sempre la fedelissima Isentrude dava questa testimonianza: “Si amavano di un amore meraviglioso e s’incoraggiavano dolcemen­ te, l’un con l’altra, nel lodare e servire Dio”. Questo spiega anche perché il marito l’assecondas­ se nelle opere di misericordia che lei intraprendeva a favore dei poveri, utilizzando i beni di ambedue. La principessa vestiva con tale semplicità da non

distinguersi dalle sue ancelle e sbrigava insieme a loro tutte le faccende domestiche..

Vedova e povera a vent’anni

Lodovico accettò l’invito di papa Onorio III di prendere parte alla crociata guidata dall’impera­ tore Federico II. Il giovane principe ­ gli assicurò il papa ­ avrebbe ricevuto in cambio un sussidio di quattromila marchi d’argento dall’imperatore e, per ordine della Santa Sede, l’esenzione dalla giurisdi­ zione dell’arcivescovo di Magonza.

Prima di partire per la crociata egli invitò al castello di Warth Corrado di Marburgo, famoso predicatore della crociata e messo pontificio, affi­ dandogli la cura spirituale della moglie e la garan­ zia degli accordi durante la sua assenza. Poi partì con i crociati, mentre Elisabetta stava aspettando la nascita di Geltrude, la terzogenita. Giunto ad Otranto, mentre si preparava per parti­

re verso l’oriente, Ludovico fu sorpreso dalla morte improvvisa. Quando un messo recò la noti­ zia al castello, Elisabetta esclamò: “Morto! E con lui è morto ogni mio bene al mondo”.

Sulle orme del Poverello

Iniziava per la vedova un periodo molto doloro­ so. Lasciato il castello di Wartburg, si trasferì a Eisenach, poi a Pottenstein e quindi a Marburgo. Elisabetta aveva venti anni ed era di bell’aspetto. Suo fratello, il vescovo di Bamberga, per porre fine alla sua tribolazione le consigliò di risposarsi, ma lei aveva ben altri progetti. Ora che le avevano tolto ogni cosa, persino i tre figli ancora così picco­ li, le restava però la possibilità, tante volte agogna­ ta, di rinunziare a tutto per donarsi a Dio secondo lo spirito di san Francesco. Se fino a quel momento si era dedicata ai poveri, adesso poteva vivere la povertà nella sua pelle e praticare l’hostiatim men­ dicare, il mendicare porta a porta dei francescani, espressione perfetta di madonna Povertà. : In un

Torneo di Burraco Si tratta di un modo di stare insieme incre­

mentando lo spirito di amicizia e solidarietà attra­ verso il gioco. Partecipa anche tu al Torneo di Burraco che avrà inizio

domenica 11 dicembre

alle ore 17.00

TI ASPETTIAMO

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Santa Fara Redazione: Via G. Bellomo, 94 Telef. 080.561.82.36 ­ Bari

Responsabile P. Diego Pedone Parroco­Rettore

Redazione P. Francesco Neri

INTENZIONI DELLE SANTE MESSE

Domenica 11 novembre ore 9.30 Pro Populo

Pro Anselmo (fam. Loiacono) ore 10.45 Pro Michele (fam. Tosto) ore 12.00 Pro Pasquale e Antonietta ore 18.00 Pro Rosa e Donato (fam. De Felice)

Lunedì 12 novembre ore 18.30 Pro Gino e Antonia (fam. Marzo)

Pro Mar ia (fam. Quaranta)

Martedì 13 novembre ore 18.30 Pro Paolo (fam. Petruzzelli)

Pro Cater ina e Maria (fam. Tedeschi)

Mercoledì 14 novembre ore 18.30 Pro Luigi (fam. Lancione)

Pro Gaetano (fam. Anaclerio)

Giovedì 15 novembre ore 18,30 Pro Mar ia ­ tr igesimo (fam. Serafini)

Pro Mauro (fam. Ferrarese) Pro Cesar ia Maria (fam. Tosto)

Venerdì 16 novembre ore 18.30 Pro Rocco e Stella (fam. Petrelli)

Pro Rosar io e Anna (fam. Caputi) Pro Auro (fam. Buttiglione)

Sabato 17 novembre ore 18.00 Pro Margherita e Isabella (fam. Ferrarese)

Ricordiamo a tutti che Giovedì 15 novembre alle ore 19,15 continuano gli

incontri con la Bibbia Portare la Bibbia

Incontri aperti a tutti coloro che desiderano compiere un itinerario di formazione sulla Parola di Dio

Orario Sante messe: (ora legale)

Cripta dal lunedi al sabato ore 07.30 Chiesa dal lunedi al venerdi ore 18.30

sabato ore 18.00 domenica

ore 9.30 ­ 10.45 ­ 12.00 ­ 18.00

Santa Fara Pagina 4

Per infomazioni, e richiesta di documenti l’ufficio parroc­

chiale è aperto solo il Mercoledi e il Venerdi

dalle ore 16,30 alle ore 18,30

Ci rivolgiamo a voi che frequentate la nostra parrocchia, per chiedervi solidarietà per chi ha bisogno. Aiutateci con quello che potete per alleviare le sofferenze del nostro fratello, perché come giustamente ci insegna San Giacomo....Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. (Gc 2.26)

LECTIO DIVINA

La lectio divina è la lettura lenta e “saporo­ sa” del testo biblico, fatta con la consapevolezza che Colui che parla è Dio. Dio ci parla con la Sua Parola e noi gli rispondiamo con le Sue Parole. Questa risposta è giusta ed adeguata quando la Parola di Dio diventa nostra, sale a Lui come Parola Sua e nostra.

I quattro momenti della Lectio L’antica tradizione cristiana e monastica di rappor­ tarsi alla Parola di Dio, mediante la lectio, venne codificata dal monaco certosino Guido in quattro momenti: Lettur a ­ Meditazione ­ Preghier a ­ Contemplazione. 4 Lettura: è il primo contatto con il testo, il quale viene sottoposto ad uno studio attento, fatto con lo spirito teso a comprenderlo. 4 Meditazione: è l’operazione dell’intelligenza che si concentra, con l’aiuto della ragione, nell’in­ vestigare le verità nascoste. 4 Preghiera: è il volgere con fervore il cuore a Dio, per evitare il male e compiere il bene. 4 Contemplazione: è l’innalzamento dell’anima al di sopra di se stessa verso Dio, gustando la gioia di una inerrabile esperienza spirituale.