NB News 3 ed. Straordinaria 23 maggio 2012

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Edizione Straordinaria Straordinaria 23 maggio 2012 in memoria di Giovanni Falcone. Testi di FIlippo ALes, Gianni Profeta, Nicola Valentino, Rocco Chinnici, Marco La Diega, Vincenzo Salerno

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Page 1: NB News 3 ed. Straordinaria 23 maggio 2012

RICORDANDO FALCONE 230512

|| 23 maggio 2012 || Edizione Straordinaria || www.nuovabelmonte.com ||

Filippo Ales 19/05/2012 Ma come potrò mai dimenticare il periodo di lavoro al Comune di Palermo, all’Edilizia Privata dove svolgevo l’incarico di Segretario della Commissione Edilizia, ufficio che si trovava nei nuovi locali (allora), di Via Notarbartolo n. 21/A, proprio accanto al n. 21, dove abitava il giudice Giovanni Falcone, dovendo il comune ristrutturare il vecchio edificio di Via Roma, di fronte il Teatro Biondo (a Vucciria)? Io, nel mese di Gennaio 1992, stanco del lavoro al palazzo di città, dove ero stato chiamato a svolgere, prima di allora, le mansioni di segretario del Sindaco Salvatore Mantione, approfittando di un cambio di guardia, chiesi di ritornare a lavorare all’Edilizia Privata. Nel nuovo Ufficio sono stato accolto benissimo, tanto da sentirmi quasi in vacanza, anche se, ad onor del vero, …. mi mancava il mio vecchio Ufficio che era ubicato alla “Vucciria”, come pure il Palazzo delle Aquile, splendido palazzo, simbolo del lusso dei tempi passati. In Via Notarbartolo mi allocai in un tavolo di lavoro, nella “stanza delle convenzioni”, dove c’erano i miei vecchi amici Totò Orlando, Pietro Cataldi, Settimio Simile, Giancarlo Martines, Giovanna Vitale e Nino Schifani, e con la vicinanza dell’ingegnere Amaducci, tutti cari colleghi simpaticissimi, dove non mancava mai lo scherzo, una barzelletta, una battuta. Così come non mancava mai, prima di metterci a lavorare, il mattiniero commento del “Giornale di Sicilia” nella stanza dell’ing. Attilio Amaducci, (ovviamente nessuno comprava il giornale tranne me) che comunque, prima di finire la giornata lavorativa era stato letto da tutti i colleghi della stanza, e non solo, così come non poteva mancare il classico e giornaliero rito del “caffè”. Il nostro Ufficio era sito in Via Notarbartolo 21/a, e per andare al bar “Ciro’s” dovevamo passare davanti il n. 21 dove, come detto prima, vi era l’abitazione del Giudice Giovanni Falcone. Ed era frequente il caso che nel mentre si andava al bar, arrivassero a sirene spiegate le macchine della scorta del Giudice, che bloccavano il traffico in strada e le persone, che come noi che erano sul marciapiede, in attesa che scendesse il Giudice dalla sua abitazione, con la sua borsa quasi sempre zeppa di carte, e dopo essere salito in macchina, di nuovo ripartissero a folle velocità, attenti a non rifare sempre lo stesso percorso. Ed ogni volta che ciò accadeva non mancava un commento sulla vita d’inferno che quest’uomo era costretto a vivere. Questo naturalmente succedeva fino al 23 Maggio del 1992, giorno in cui la mafia al ritorno dell’aeroporto, ed

Nicola Valentino 19/05/2012 Parlare di Giovanni Falcone è un onore ha fatto il suo lavoro con amore ma non solo per lui per tutti noi ora che non c'è più noi siamo giù si merita che noi lo ricordiamo, perchè lui era bravo non sò se questa cosa che scrivo sia all'altezza del suo divino ma io ci metto ugualmente il mio giro Ha combattuto la mafia, fino a quando l’ha incanalata. Per merito suo, hanno trovato qualcuno ma non solo uno un bel numero. Ora è giusto che lo ricordiamo, per mandare avanti il suo richiamo fatevi sentire, lui ci guarderà dall’alto come un angelo che guarda il suo pianto.

Vincenzo Salerno 24/05/2002 In onore di un’eccezione con gloria il ripasso di un evento che è storia, un eroe un martire una vita finita per la coscienza del lui pentita. Era in lui vigente il timore la ferita dall’uomo d’onore, evoluzione è ora della rivoluzione che promosse con intenta convinzione. Aprì le porte quell’evento alle battaglie con forza e a cedere niente stento, da un dito ormai cagionato ecco preso e ben confezionato. Nasce l’ombra di un terrore mai disperso ma nelle viscere oscure ormai immerso, è la strategia il passo avanti di un nemico dai tanti fanti. Mon signor Giovanni riposa in pace moristi da martire come un audace, nulla di te mai verrà dimenticato di un giudice con le palle al quadrato. Una lotta che denaro non portava ma qual pazzo uomo la sua vita implicava, non esiste compenso in questa terra medaglia al valore ad un generale di guerra.

esattamente vicino lo svincolo di Capaci, fece saltare in aria la macchina che lui guidava, uccidendolo insieme alla moglie Francesca Morvillo anch’essa giudice, e alla scorta. Da quel giorno fu un via vai di gente che veniva a deporre fiori o ad appendere un pensierino in memoria del Giudice sul grande ficus che c’è ancora davanti la sua casa, e che da allora fu chiamato “l’albero Falcone”. Ci mancò da quel 23 Maggio la discreta presenza di quel giudice alla quale noi dell’Edilizia Privata eravamo ormai affezionati. E non dimenticheremo mai le sue parole “Le idee camminano….”

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La mafia, lo ripeto ancora una volta – diceva Falcone - non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.

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RICORDANDO FALCONE 230512

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Gianni Profeta 21/05/2012 “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l'essenza della dignità umana.”

La tentazione di parlare di uomini come Giovanni Falcone, annoverandoli fra i moderni eroi della nostra Repubblica, è grande e forse anche naturale; ma ritengo che non sarebbe una definizione corretta per la memoria di chi, come lui, ha speso la sua vita nella convinzione che quell'eroismo, fosse lo stesso eroismo con il quale un qualsiasi onesto cittadino, di quella stessa Repubblica, mettesse su famiglia, facesse figli, lavorasse pagando le tasse, contribuisse in una parola al miglioramento economico e morale della società in cui vivere. Di questo, sono sicuro, era convinto un uomo come Giovanni Falcone. Non si potrebbe spiegare in nessun altro modo il suo credere in uno stato, che né oggi né allora, ha dato a noi, né penso a lui, motivi di sacrificare la vita per esso. Poiché Falcone, nel momento in cui ha deciso di guardare ad un unico orizzonte, cioè quello della legalità e della normalità, al di là di ogni compromesso, è diventato sostanzialmente un uomo solo. Un uomo scomodo, non solo per i suoi nemici, ma anche per quelli che avrebbero dovuto essere i suoi amici; è diventato scomodo addirittura per lo stato in cui credeva e che si proponeva di servire. Alla facile profezia, a lui indirizzata dal primo mafioso diventato collaboratore di giustizia, Tommaso Buscetta, che lo metteva in guardia relativamente, non soltanto ai pericoli derivanti dal potere mafioso, ma anche e soprattutto da quelli derivanti dalle connivenze tra mafia e poteri occulti dello stesso stato, sono seguite le delegittimazioni derivanti dal mancato riconoscimento del suo lavoro da parte della stessa magistratura, che lo ha fin da subito ostacolato per motivi di invidia o peggio; e le calunnie relative al mancato attentato dell'Addaura, in cui si ipotizzò addirittura un suo coinvolgimento nel fallito attentato, finalizzato, secondo alcuni, al riconoscimento di un posto di procuratore aggiunto a Palermo. Se eroismo c'era in Giovanni Falcone, esso stava nella tenacia con cui cercava di combattere quei mulini a vento, legali e illegali, che quello stesso stato che lui serviva, ergeva ed erge a difesa di una inadeguatezza strutturale e di un'insufficienza dei suoi componenti, soprattutto politici, che lo costituiscono. E' pertanto l'anomalia del contesto in cui Falcone si è trovato ad operare, che ha fatto si che il normale svolgimento del suo servizio potesse essere pensato e considerato come qualcosa di eroico. Un uomo quindi che aveva sempre profuso il massimo impegno nel servire lo stato, non nella speranza di un riconoscimento (che sarebbe venuto soltanto dopo), ma nella consapevolezza che toccava ai servitori di quello stato supplire alle sue mancanze; nella convinzione che fare il dovere che si è chiamati a fare, non è condizionato dagli esempi negativi che ci vengono dall'esterno, ma dalle profonde convinzioni che ci vengono dalla nostra coscienza, dal nostro senso del dovere, dal nostro sentirci cittadini di uno stato che a volte sembra non rappresentarci, ma di cui pure facciamo parte. Individuare in lui l'eroe sarebbe troppo comodo,

soprattutto per noi, poichè ci dispenserebbe dalla responsabilità che il suo esempio ci impone. Sarebbe come dire che siccome noi eroi non lo siamo, non ci è richiesto vivere come lui ha vissuto, ed è proprio questo che dobbiamo evitare, per far si che le sue "idee continuino a camminare sulle gambe di tutti".

Aprire un cassetto 20 anni dopo Marco La Diega 21/05/2012 Sono passati 20 anni e sembra ieri. E' vivo ancora in me quella spinta verso il cambiamento di questa nostra società intrisa di sorpresi, cultura mafiosa e clientelismo. Vorrei commemorare questi 20 anni tirando fuori dal mio cassetto una canzone ed un ritaglio di giornale che di seguito pubblico. 1992 la strage del Giudice Falcone attivò in me ed una tanti miei amici la volontà di "cambiare" la cultura mafiosa della nostra città Palermo, partendo da piccole cose. Ero studente all'Istituto Tecnico Industriale A. Volta di Palermo. Facevo musica attraverso una band e scrive o anche canzoni. Composi e scrissi una canzone che parlava della sul tema "La Vita" a Palermo. Da un testo ed una melodia, con il coinvolgimento di professionisti del mondo della musica come il musicista sassofonista Michele Sidoti di Belmonte incisi in uno studio. Tante le partecipazioni con questo brano. Ricordo la manifestazione "Musica Contro La Mafia" organizzato a teatro Golden di Palermo. Nel frattempo mi candidai e fui eletto rappresentante d'istituto. In quell'occasione ebbi la possibilità di denunciare "anomalie" gestionali che nessuno aveva avuto mai il coraggio di far emergere. Nel 2003 fui invitato in una manifestazione sulla legalità in Germania dove, dopo aver raccontato a coetanei la mia esperienza fatta a scuola cantai la canzone. Uscì l'indomani un articolo che pubblico insieme alla traduzione e video della canzone Rompere la legge del silenzio Sabato 31/07/1993 Traduzione Don Ugo Musica e video

Traduzione Articolo

EROI di Rocco Chinnici 22/05/2012 Sicilia, terra piena di contraddizioni : amore e odio, sole e buio, vita e morte. Non pos-siamo dimenticare coloro che hanno perso la vita con la morte, per i valori “della vita” in cui hanno fermamente creduto. Uomini che non hanno voluto scendere a compro-messi, uomini legati ai valori della coscien-za civile, della famiglia, e pur sapendo di essere “uomini a rischio” hanno voluto an-dare avanti, con radicalità. La vita di questi uomini è stata un dono per la società, il loro sangue è come un fertiliz-zante della nostra terra, che fa crescere le anime di tanti, dando frutti inattesi. Oggi, nel ricordo di Falcone e di tanti altri uomini ( come Borsellino, Dalla Chiesa, Padre Pino Puglisi…), dobbiamo dire che essi sono degli EROI, dei “grandi uomini soli”, “ fari “ che illuminano il buio della società, ancora legata non ai veri valori del-la vita. Ricerchiamo i “nuovi eroi”. Fai il tuo dove-re di cittadino, vivi rispettando la legalità, i valori della famiglia e della società e lo di-venti. Chi amministra la “res pubblica” deve cer-care sempre il raggiungimento del bene comune, non favorire le logiche clientelari, non pensare di essere “sovrano”, perché la sovranità appartiene al popolo, chi ammini-stra rende soltanto “un lodevole servizio”, se lo svolge in modo trasparente e legale. Se ognuno facesse bene il proprio ruolo, alla logica del sospetto subentrerebbe la logica della fiducia, elemento necessario affinchè si possa vivere in modo sereno nel-la società. Oggi, gli uomini “apparentemente normali” che dovrebbero svolgere il proprio ruolo in modo corretto sono un “genere limitato”, e quindi rappresentano i “nuovi eroi”. Pertanto, risvegliamoci dal disinteresse alla “res pubblica”, e cerchiamo di diventare gli “EROI DELLA QUOTIDIANITA’”.

Biglietto trovato vicino il luogo della strage "Guasto numero 2 portare assistenza settore numero 2. GUS, via Selci numero 26, via Pacinotti". E di seguito il numero di un cellulare, 0337/806133. I magistrati ci mettono poco a capire da chi sia utilizzato. Un'informativa della Direzione centrale della Polizia criminale spiega che è di un funzionario del Sisde, il servizio segreto civile.