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56 otiziario ibliografico periodico della Giunta regionale del Veneto n. 56 - dicembre 2007 - sped. in abb. postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padova n b

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periodico della Giunta regionale del Veneto

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Giunta regionale del VenetoCentro culturale di Villa Settembrini 30171 Mestre Venezia - via Carducci 32

periodicità quadrimestralespedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padovain caso di mancato recapito restituire al mittenteif undeliverable return to Padova CMP - Italy

ISSN 1593-2869

nbin questo numero

L’anno palladiano: un viaggio attraverso il mito.Le celebrazioni promosse in occasione del quinto centenariodella nascita di Andrea Palladio (1508-2008) Maria Teresa De Gregorio

recensioni e segnalazioni

cataloghi di mostre

l’editoria nel venetoL’eredità culturale di Andrea Palladio Soggetti rivelati. Ritratti, storie, scritture di donneIl Dizionario veneziano di Manlio Cortelazzo

rivisteria venetaStoria e archeologia

in copertinaGiovanni Bellini (Venezia 1430 - 1516),

San Gerolamo nel deserto, 1482-1485 ca, tempera su tavola,

Firenze, Galleria degli Uffizi

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comitato promotore

Giancarlo Galan Presidente della Regione del VenetoAngelo Tabaro Segretario Regionale alla Cultura

comitato di redazione

Ulderico Bernardi Università Ca’ Foscari di VeneziaFausta BressaniDirigente regionale Direzione Beni CulturaliMassimo Canella Dirigente Servizio Beni Librari, Archivistici e MuseiSaveria Chemotti Università degli Studi di PadovaMaria Teresa De Gregorio Dirigente regionale Unità di Progetto Attività Culturali e SpettacoloChiara Finesso Responsabile di redazionePierantonio Gios Direttore Biblioteca Capitolare Curia Vescovile di PadovaGiuseppe Gullino Università degli Studi di PadovaAmerigo Restucci Università Iuav di VeneziaAnna Maria SpiazziSovrintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Venezia, Padova, Belluno e TrevisoBianca Lanfranchi Strina già Sovrintendente ai Beni archivistici del VenetoLorenzo Tomasin Università Ca’ Foscari di VeneziaMarino Zorzi già Direttore Biblioteca Nazionale Marciana

direttore responsabile

Franco Miracco

direttore editoriale

Romano Tonin

responsabile di redazione

Chiara Finesso

segreteria di redazione

Giovanna Battiston, Barbara Da FornoSusanna Falchero, Valentina Ventura

progetto grafico

Il Poligrafo casa editriceLaura Rigon

impaginazione

Irene Magon, Valentina Ventura

collaboratori alla redazione

di questo numero

Gianluca Barp, Alice Briscese, Martina CeronMarilia Ciampi Righetti, Mario Cozzutto Diego Crivellari, Barbara Da Forno Maria Teresa De Gregorio, Giuseppe De MeoFranca Fabris, Susanna Falchero, Chiara FinessoGuido Galesso Nadir, Giuseppe IoriLuciano Morbiato, Massimiliano MuggianuClara Pagnacco, Francesco Passadore Chiara Schiavon, Michele Simonetto Antonino Viola, Piero Zanotto

collaboratori alla rassegna bibliografica

Giovanna Battiston, Laura Bozzo Barbara Da Forno, Susanna Falchero

direzione e redazione

Giunta regionale del VenetoCentro Culturale di Villa Settembrini30171 Mestre Venezia - via Carducci 32tel. 041 980447 / 980499 - fax 041 5056245

Giunta regionale del VenetoUnità di Progetto Attività Culturali e Spettacolo30121 Venezia - Palazzo ScerimanCannaregio Lista di Spagna, 168tel. 041 2792710 - fax 041 2792794

Recapito della Redazione “Notiziario Bibliografico” presso Il Poligrafo casa editrice35121 Padova | via Cassan 34 (piazza Eremitani)tel. 049 8360887 | fax 049 8360864e-mail: [email protected](tutti i materiali per la rivista vanno inviati a questo indirizzo)

Periodicità quadrimestraleTiratura 15.000 copieEditore Il Poligrafo - Regione del VenetoAutoriz. del Tribunale di Padova n. 1291 del 21-6-1991Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/cLegge 662/96 - taxe perçue - tassa riscossa -Filiale di PadovaStampa Arti Grafiche Padovane

I L P O L I G R A F O

Notiziario Bibliograficon. 56, dicembre 2007periodico quadrimestrale d’informazione bibliograficaa cura della Giunta regionale del Veneto

Con l’uscita del numero 50 il “Notiziario Bibliografico”ha cambiato veste grafica, mantenendo la propriaoriginaria vocazione di strumento vivo per conoscere – con rubriche, recensioni, approfondimenti – quanto viene pubblicato, nei più diversi ambiti, in Veneto e sul Veneto.Il percorso iconografico “le murrine”, che attraversale rubriche della rivista, propone, di volta in volta, un tema tratto da varie opere pittoriche. La “murrina”, opera d’artigianato tipicamente veneziano, è il risultato della lavorazione a taglio di una canna di vetro interamente realizzata a mano:la canna viene composta da diversi strati di vetro colorato, con una tecnica artigianale unica, conosciuta solo nell’isola di Murano e tramandata per centinaia di anni di padre in figlio.In questo senso, “le murrine” diventano una lente,dispositivo attraverso cui filtrare lo sguardo sull’arte e sulla tradizione del Veneto, e non solo. In questo numero “le murrine” sono dedicate alla raffigurazione di paesaggi.

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indice

7 L’anno palladiano: un viaggio attraverso il mito.Le celebrazioni promosse in occasione del quinto centenariodella nascita di Andrea Palladio (1508-2008) Maria Teresa De GregorioDirigente regionale Unità di ProgettoAttività Culturali e Spettacolo

recensioni e segnalazioni

Storia della Chiesa

13 Viaggio da Venezia al S. Sepolcro ed al monte Sinai.Con disegno delle Città, Castelli, Ville, Chiese, Monasterj, Isole, Porti, e Fiumi, che sin là si trovano. Ed una breve regola di quanto si dee osservare nel detto viaggioda luogo a luogo, si de’ Dazj, come d’altre cose. Composta da R. Padre Fr. Noè dell’Ordine di S. Francesco.Aggiuntovi il modo di pigliar le Sante IndulgenzeMassimiliano Muggianu

13 G. Marangon, S. Piva, Per Grazia Ricevuta. Gli ex voto del territorio clodienseDiego Crivellari

13 A. Rondina, l’ultimo Interdetto. Nel contesto religioso e civile del Polesine tra ’800 e ’900 Diego Crivellari

Scienze sociali

14 Formare alla documentazione per narrare esperienze didattichee di tirocinio, a cura di M. De Rossi e G. GentiliniSusanna Falchero

15 Il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Un sistema di garanzia nazionale nella prospettiva europea, a cura di L. StrumendoSusanna Falchero

15 Regione del Veneto, La presa in carico, la segnalazione e la vigilanza per la protezione e la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza nelle situazioni di rischio e pregiudizio in Veneto. Soggetti, competenze, percorsiSusanna Falchero

15 La migliore relazione. Vademecum per operatori e genitori della scuola d’infanziaRelazione anno 2005 sulla condizione dell’infanzia e adolescenzanella Regione del Veneto, ai sensi art. 4, legge 451/97

I minori stranieri non accompagnati accolti nelle strutture tutelaridel Veneto. Problemi e proposte Susanna Falchero

16 Infanzia e adolescenza secondo i media, a cura di C. RivaSusanna Falchero

Ambiente

16 Un futuro per Venezia? Riflessioni a 40 anni dall’alluvione del 1966 Diego Crivellari

17 Padova Terme e Colli Euganei. Guida alla città e al suo territorioMarilia Ciampi Righetti

17 Il Basso Piave, un cantiere di sperimentazione culturale ed ambientale tra acqua e terra. Dall’antichità a oggi, a cura di C. PolitaMario Cozzutto

18 M. Filaferro, Ciàspe in Agordino. I più suggestivi itinerari invernali in Moiazza, Agnér, Pale di S. Lucano, Civetta, Pelmo, Auta e MarmoladaFranca Fabris

Lingua - Tradizioni

18 G. Sparapan, Dizionario della parlata veneta tra Adige e CanalbiancoDiego Crivellari

19 “Le sorte delle parole”. Testi veneti dalle origini all’Ottocento,a cura di R. Drusi, D. Perocco, P. Vescovo Chiara Schiavon

19 C. Coco, Venezia in cucina Marilia Ciampi Righetti

Arte

20 N. Macola, Sguardi e scritture. Figure con libro nella ritrattistica italiana della prima metà del CinquecentoGuido Galesso Nadir

21 N. Gori Bucci, Il pittore Teodoro Matteini (1754-1831)Marilia Ciampi Righetti

21 P. Conte, Pietro Marchioretto (1761-1828).Un paesaggista tra Veneto e Tirolo Clara Pagnacco

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22 Teodoro Wolf Ferrari. Diario di un paesaggista,a cura di F. Luser, L. Puppi, M. Guderzo, M. Barovier, C. Sonego Marilia Ciampi Righetti

Letteratura - Memorialistica

23 A. Calmo, Il Saltuzza, a cura di L. D’OnghiaAlice Briscese

23 In Venice and in the Veneto with Henry James,edited by Rosella Mamoli ZorziDiego Crivellari

24 Gli strumenti del poeta. Notizie dal fondo Calzavara,a cura di A. RinaldiniChiara Schiavon

24 M. Casagrande, In un gorgo di fedeltà.Dialoghi con venti poeti italianiMarilia Ciampi Righetti

25 A. Daniele, Magnaboschi. Storie di guerra, di scrittori e d’altopianoMarilia Ciampi Righetti

25 Anonimo, Diario di un dopoguerra (1918-1922),a cura di E. MandruzzatoGiuseppe Iori

26 B. Buosi, Dietro le linee del Grappa e del Montello. (I diari di don Antonio Dal Colle e di padre Giovanni D’Ambrosi)Diego Crivellari

26 Nervesa della Battaglia. I luoghi della memoria Diego Crivellari

27 Ad Orientes. Viaggiatori veneti lungo le vie d’Oriente,a cura di G. PedriniMarilia Ciampi Righetti

27 R. Stolfo, La mia ritirata di Russia. Con la Julia in Albania, Grecia e sul Don Martina Ceron

28 C. Bettei, E noi ancora Giuseppe Iori

28 L. Tosi, È finita la guerra... tutti a casa. 25 aprile 1945: la Liberazione nei ricordi dei trevigiani Michele Simonetto

29 Soldati che si raccontano 1943-1945. Testimonianze di combattenti e reduci, a cura di P. Bernardini e G. Trevisan Diego Crivellari

29 R. Canteri, Il ponte sugli oceani. Lessinia Veneto Italia. Storie di emigrantiGiuseppe Iori

30 G. Trevisan, Stammlager XVII A. Ricordi dei 733 giorni da prigioniero in Germania Marilia Ciampi Righetti

30 Fratelli nella notte. Testimonianze di reduci feltrini della Seconda Guerra mondiale, a cura di C. BalestraMarilia Ciampi Righetti

30 F. Busetto, Dall’orrore alla speranza. La Shoah nelle scuole tra storia e memoriaGiuseppe Iori

31 V. Pampagnin, Osteria da Angi. Taccuino di memorie dalla Riviera del BrentaGiuseppe Iori

31 T. Giaretta, OrapronobiSusanna Falchero

Musica - Teatro - Cinema

32 P.S.F. Rossi, Catalogo tematico delle composizioni di Giovanni Legrenzi (1626-1690), parte III. Le opere vocali profane, Melodrammi dalla A alla DAntonino Viola

32 Libretti per musica dell’Ottocento nella Biblioteca Universitaria di Padova, a cura di L. CavaliereFrancesco Passadore

33 Sine musica nulla disciplina. Studi in onore di Giulio Cattin, a cura di F. Barbieri e A. Lovato Francesco Passadore

33 E. Biggi Parodi, Catalogo tematico delle composizioni teatrali di Antonio Salieri. Gli autografiFrancesco Passadore

33 P. Parolin, Il fondo musicale “Chilesotti”Francesco Passadore

34 P. Vescovo, Il villano in scena. Altri saggi su RuzanteAlice Briscese

35 Ruzante sulle scene del ’900, a cura di S. Brunetti e M. MainoPiero Zanotto

35 G. Scognamiglio, Ritratti di donna nel teatro di Carlo GoldoniGiuseppe De Meo

36 P. Brolati, Bosco da remi. Racconto teatrale delle vicende degli zattieri della PiaveMarilia Ciampi Righetti

36 G. Miglioranzi, Dal colore alla luce. Beni Montresor: un protagonista del teatro internazionale, a cura di A. ManciniAntonino Viola

37 Scrivere per il cinema, a cura di B. Bartolomeo e F. PolatoGianluca Barp

37 Luci sulla città. Rovigo. Sogno di un paesaggio tra cielo e acqua,a cura di G. Beltrame, F. De Laurentis, P. RomanoPiero Zanotto

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cataloghi di mostre e musei

39 Vetri artistici del primo Ottocento.Museo del vetro di Murano, a cura di A. Bova, A. Dorigato, P. MigliaccioMarilia Ciampi Righetti

39 M.G. Rosin, Gelatine LuxSusanna Falchero

39 Omaggio a Vedova - Tribute to Vedova.Dialogo con Baselitz - Dialogue with Baselitz, a cura di L.M. Barbero, C. Bertola, A. VetteseDiego Crivellari

41 Fulvio Pendini. I volti di Padova,a cura di D. Banzato, V. Baradel, F. PellegriniMarilia Ciampi Righetti

41 Orizzonti d’arte. Padova-Friburgo,a cura di M.B. Rigobello AutiziSusanna Falchero

42 Il Castello carrarese. Sotto il segno del tempo,a cura di M.B. Rigobello AutiziBarbara Da Forno

l’editoria nel veneto

45 L’eredità culturale di Andrea Palladio.Patrimonio veneto e del mondoBarbara Da Forno

45 L. Puppi, Palladio. Introduzione alle Architetturee al Pensiero teorico

46 W. Oechslin, Palladianesimo. Teoria e prassi, cura dell’edizione italiana di E. Filippi

47 Palladio 1508-2008. Il simposio del cinquecentenario,a cura di F. Barbieri, D. Battilotti, G. Beltramini, A. Bruschi,H. Burns, F.P. Fiore, C.L. Frommel, M. Gaiani, P. Gros,C. Hind, D. Howard, F. Marias, W. Oechslin, L. Puppi

48 Andrea Palladio. Atlante delle architetture,a cura di G. Beltramini, A. Padoan

49 F. Burger, Le ville di Andrea Palladio.Contributo alla storia dell’evoluzione dell’architettura rinascimentale (1909), a cura di E. Filippi, L. Puppi

49 A. Weissmüller, Palladio a Venezia

49 A. Palladio, I quattro libri dell’architettura, a cura di M. Biraghi

50 P. Gros, Palladio e l’Antico

50 P. Portoghesi, L. Capellini, La mano di Palladio

51 La raccolta palladiana di Guglielmo Cappelletti del Centro Internazionale di Studi di ArchitetturaAndrea Palladio di Vicenza, a cura di G.M. Fara, D. Tovo

51 L. Puppi, Il giovane Palladio

52 G. Beltramini, Palladio privato

52 F. Rigon, Palladio

52 Andrea Palladio. Nel V centenario della nascita (1508-2008).Itinerari palladiani tra ville e palazzi

53 Padova e Andrea Palladio. Magnum in parvo (1508-2008),a cura dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Padova

53 Bibliografia palladiana

55 Soggetti rivelati.Ritratti, storie, scritture di donneChiara Finesso

58 L’arrivo in porto di una galea di parole.Il Dizionario veneziano di Manlio CortelazzoLuciano Morbiato

rivisteria veneta

Spoglio dei periodici di storia e archeologia (2005-2007)

61 Alta Padovana. Storia, cultura, società

61 Annuario Storico della Valpolicella

62 Archeologia Uomo Territorio

63 Archeologia veneta

63 Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore

64 Archivio Veneto

65 Atti e Memorie della Società dalmata di storia patriafondata in Zara nel 1926

66 Chioggia. Rivista di studi e ricerche

67 Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco

68 La Mainarda. Quaderno annuale di studi storici del territorio colognese

69 Materiali di storia del movimento operaio e popolare veneto

69 Padusa. Bollettino del Centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici

69 Patavium. Rivista veneta di Scienze dell’antichitàe dell’Alto Medioevo

70 Protagonisti. Rivista bellunese di storia e cultura contemporanea

70 Quaderni di archeologia del Veneto

71 Quaderni di oplologia del circolo culturale “Armigeri del Piave”

72 Quaderni Istrevi - Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea “Ettore Gallo”

72 Quaderni per la storia dell’Università di Padova

73 Rivista di archeologia

74 Storiadentro nuova serie. Rivista di studi storici

75 Studi e ricerche

75 Studi Storici Luigi Simeoni

76 Studi Veneziani

77 Terra d’Este. Rivista di storia e cultura

77 Venetica. Rivista di storia contemporanea

78 Altre riviste segnalate

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Canaletto, Capriccio palladiano con Basilica,Palazzo Chiericati e il progetto per il Ponte di Rialto, 1755-1759Parma, GalleriaNazionale

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Andrea Palladio nacque il 30 novembre 1508 a Padova, allora parte della Repubblicadi Venezia, da una famiglia di modeste origini: il padre Pietro “della Gondola” eraun mugnaio e la madre Marta, detta la Zota, era una donna di casa. All’età di tredi-ci anni il giovane Andrea avrebbe intrapreso il primo apprendistato come scalpelli-no nella città euganea, con Bartolomeo Cavazza, per poi emigrare dopo qualchemese verso la vicina Vicenza: è questo l’inizio di un affascinante percorso umano eintellettuale, di un itinerario straordinario e irripetibile che segnerà in profonditàl’intera storia dell’architettura mondiale, varcando a più riprese nel corso dei secolii confini dell’Italia e dell’Europa e depositando i propri influssi nei luoghi più dispa-rati, dall’America all’India e fino all’Australia.Nel 2008 si celebrano dunque i cinquecento anni dalla nascita del Palladio e questaimportante scadenza è diventata l’occasione migliore non soltanto per l’organizza-zione rituale dei festeggiamenti e degli omaggi da riservare a una figura che, comepochissime altre, rappresenta tuttora il “genio” veneto e italiano nel mondo, masoprattutto per ipotizzare e mettere in campo una riflessione vera, aperta, multifor-me intorno alla complessa eredità dell’opera palladiana e per una larga diffusione edivulgazione di questo inimitabile patrimonio culturale. Qualcosa di ben vivo e presente anche nella cultura architettonica contemporanea eche deve di conseguenza essere salvaguardato e trasmesso ai posteri nelle forme e nelle modalità opportune, come ha peraltro confermato la stessa Amalia Sartori,presidente del CISA (Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio”)e del Comitato nazionale per i festeggiamenti palladiani, secondo cui l’intenzionenon era semplicemente quella di limitarsi a “celebrare il mezzo millennio palladianoguardando solamente all’indietro, ma anche ragionando sulla eredità di Palladio nelpresente, come lezione viva: naturalmente non come repertorio di forme, ma comesapienza e logica. I palladianisti inglesi avrebbero aggiunto: etica del costruire”.La lunga “marcia” di avvicinamento all’anno palladiano era cominciata nel 2005 conla costituzione (con Decreto del Ministro per i Beni e le Attività Culturali del 19 apri-le 2005) del Comitato per le celebrazioni del quinto centenario della nascita di Andrea Palladio, organo che ha potuto contare sull’adesione di svariate realtà istitu-zionali e scientifiche – a partire dalla Regione del Veneto – e la cui articolata iniziati-va ha saputo prontamente tradursi in un’ampia programmazione culturale e in unricchissimo calendario di eventi, dibattiti, convegni, progetti editoriali, proposte diformazione e di ricerca, elaborate in Italia, ma anche in altri paesi, sulla figura delgrande maestro veneto. Tuttavia, e con ogni probabilità non poteva essere altrimenti,è proprio il Veneto a proporsi inevitabilmente come ribalta centrale di questo specia-le 2008 dedicato ad uno dei suoi figli più illustri – agli appuntamenti principali siaffiancano altre mostre a Bassano del Grappa, Padova, Verona, Vicenza, più itineraridi visita fra gli edifici palladiani sul territorio regionale – anche se in un panoramaconnotato, come si è già accennato, da forti valenze e collegamenti internazionali.È questo soprattutto il caso della grande mostra “Palladio 500 anni” che il CISA harealizzato in collaborazione con la Royal Academy di Londra e con il Royal Instituteof British Architects: un’esposizione senza precedenti che, da Vicenza, dove saràospitata a Palazzo Barbaran Da Porto dal 20 settembre 2008 al 6 gennaio 2009, sisposterà successivamente a Londra, presso la Royal Academy of Arts (31 gennaio - 13 aprile 2009) e quindi negli Stati Uniti. Questa mostra non sarà limitata agli aspet-ti specialistici e alle questioni architettoniche, ma offrirà un ritratto a tutto tondo delPalladio e della sua epoca, anche attraverso i dipinti di autori come Tiziano, Tinto-

l’anno palladiano:

un viaggio attraverso

il mito

Le celebrazioni promossein occasione del quinto centenario della nascita di Andrea Palladio(1508-2008)

Maria Teresa De GregorioDirigente regionale Unità di ProgettoAttività Culturali e Spettacolo

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retto, Veronese o con le vedute di Canaletto e Zuccarelli, che raffiguravano le operepalladiane, e poi ancora con la possibilità di ammirare da vicino carte familiari,documenti privati, raffinati disegni che rientrano in Italia dopo secoli e di utilizzarestrumenti interattivi che consentono di accedere all’universo creativo del maestro eraccontano la genesi di architetture eccezionali (le ville venete, i palazzi e gli edificidi Vicenza, le chiese e i conventi di Venezia) o ancora di un’opera fondamentalecome il trattato de I Quattro Libri dell’Architettura, cui Palladio consegnò il propriosapere e la propria esperienza di una vita.L’anno palladiano è però anche l’occasione per una riflessione più estesa e variegata.Tra le iniziative più recenti – apparentemente laterali ma non per questo seconda-rie – è da ricordare, ad esempio, nel mese di marzo 2008, la serie di incontri “Mediae Architettura”: quattro venerdì durante i quali alcuni dei principali protagonisti diriviste e rubriche di architettura hanno potuto presentare e raccontare al pubblico lapropria attività e il proprio rapporto con la disciplina, da un nome “storico” come“Domus”, che ha aperto il ciclo di eventi, al “Giornale dell’architettura”. Un modoalternativo per allargare il dibattito sull’eredità palladiana con una opportuna rico-gnizione centrata sull’attualità e su quanto si muove nella pubblicistica.L’evento clou della primavera del 2008 (5-10 maggio) ha visto invece l’attesa cele-brazione del Simposio del Cinquecentenario, il più grande convegno di studi palladia-ni mai organizzato, simposio internazionale suddiviso in sei giornate itineranti inquattro città venete: Padova, Vicenza, Verona, Venezia, con la partecipazione di oltresettanta studiosi provenienti da tutto il mondo. Le diverse conferenze sono statestrutturate in quattordici sessioni tematiche distinte, consentendo di poter esplora-re nel modo più compiuto possibile e di riattraversare analiticamente tutte le sug-gestioni e tutti i grandi luoghi degli studi palladiani, e riservando infine una posi-zione privilegiata alla valutazione critica e all’esame degli elementi di novità emersinegli ultimi anni intorno a questo composito arcipelago di studi e ricerche.Complessivamente, in Italia, e particolarmente nel Veneto, il 2008 palladiano vedràarticolare i propri momenti secondo una preliminare suddivisione in quattro aree diriferimento, schema che evidenzia l’approccio plurale prescelto per l’organizzazio-ne delle celebrazioni e la volontà di incrociare percorsi differenti. Si sono così indi-viduate, rispettivamente, un’area per la ricerca e formazione, un’area per la divulga-zione, quella della promozione, comunicazione e valorizzazione turistica, e quellarelativa agli interventi sul patrimonio culturale. Cominciando dal primo di questi ambiti, il cinquecentenario diventerà l’esito di unprogetto di conoscenza pluriennale, culminante nella elaborazione di una banca datiche metterà a disposizione on line tutti i documenti testuali e grafici relativi alla vitae all’opera di Palladio. Il progetto “Palladio scrittore” prevede invece la pubblicazio-ne delle opere letterarie di Andrea Palladio, da I Quattro Libri fino all’edizione illu-strata del De bello Gallico di Giulio Cesare. A queste importanti iniziative si affian-cano corsi, seminari, visite speciali e un progetto didattico pensato per le scuole.Venendo poi alla divulgazione vera e propria, città come Bassano del Grappa eVerona ospiteranno interessanti esposizioni collaterali alla grande mostra palladia-na di Palazzo Barbaran Da Porto a Vicenza, di cui abbiamo riferito in precedenza.L’appuntamento di Bassano sarà dedicato ai ponti, prendendo spunto dal famosoponte ligneo bassanese, progettato da Palladio nel 1569. Verona sarà quindi il fulcrodi due differenti momenti, il primo presso il Museo Archeologico al Teatro Romano,museo che accoglie i monumenti antichi veronesi che furono studiati da Palladio, eil secondo presso il Palazzo della Ragione, con una mostra riservata ad alcuni deimaggiori artisti figurativi che collaborarono con l’architetto padovano, a partire dalVeronese.L’area promozionale e turistica segue invece un modello stratificato, mirando essen-zialmente a selezionare e proporre itinerari, “pacchetti” e offerte speciali per i turi-sti e i visitatori, con l’obiettivo generale di poter giungere con l’anno palladiano auna effettiva valorizzazione della cultura veneta, sempre in stretto legame con unlivello di promozione istituzionale e con una forte proiezione a livello internaziona-le. In questo settore è fondamentale l’innovazione: già a partire dalla primavera delloscorso anno in vari luoghi palladiani sono state allestite esposizioni didattiche con

in questa pagina

Particolare di disegno palladiano del Museo Civicodi Vicenza, raffigurante la facciata interna di San Francesco della Vigna con la figura allegoricadella Fede sopra un sarcofago

Schizzo palladiano del Palazzo Comunale di Brescia

nella pagina di sinistra

Andrea Palladio, Terme di Agrippa, Londra, RIBA

Scena del teatro romano in una xilografia disegnata da Palladio per il Vitruvio commentato da Daniele Barbaro (1567)

Andrea Palladio, Cappella funeraria, Budapest, Museum of Fine Arts

Particolare di disegno palladiano del Museo Civicodi Vicenza, rappresentante l’attacco tra basamento e colonna nell’arco di Costantino,con il caratteristico raccordo curvilineo che Palladio prediligeva

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modelli, calchi e mezzi multimediali, in grado di garantire percorsi di visita perso-nalizzati nel territorio (su un versante analogo il Comune di Vicenza sta sviluppan-do una innovativa sequenza di modelli virtuali delle principali architetture palladia-ne della città). Infine, l’area degli interventi sul patrimonio ha il compito di preser-vare e valorizzare attivamente con operazioni di restauro una serie di edifici e di rea-lizzazioni storico-artistiche del Palladio, che ne rappresentano tutt’oggi il lascito fon-damentale, dal recupero di Palazzo Chiericati, della Basilica palladiana e del TeatroOlimpico a Vicenza fino al complesso veneziano della “Carità”. In definitiva, come ha ricordato recentemente lo studioso Lionello Puppi in un suointervento, poco sembrerebbe rimasto da scoprire intorno alla figura e all’opera diun uomo come Palladio, opera pur così vasta e ricca di propaggini e sedimentazio-ni culturali di ogni genere, ma in realtà appuntamenti e momenti come quelli com-presi nel più ampio programma del Cinquecentenario servono e serviranno essen-zialmente per cercare di restituire un volto più vero e attendibile del maestro, forseun volto più umano e più vicino a noi contemporanei, finalmente liberato dai “gra-vami asfissianti” di certa tradizione storiografica e dalla “dittatura” di interpretazio-ni troppo univoche e concentrate su aspetti parziali del suo genio.

in questa pagina

Tavole tratte da I quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia, 1570

nella pagina di sinistra

Andrea Palladio, I quattro libri dell’architettura, Venezia, 1570: frontespizio dell’edizione facsimilepromossa dal Console Smith ed edita nel 1768 da Giovanni Battista Pasquali

Andrea Palladio, grafico di pianta e alzato della Basilica, da I quattro libri dell’architettura

Pianta e sezione dell’alzato di Palazzo per Iseppo da Porto, Vicenza, da I quattro libri dell’architettura

Tavola tratta da I quattro libri dell’architettura

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Giuseppe Zais, Paesaggio con ponte,

sec. XVIIIRovigo, Seminario

Vescovile

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storia della chiesa

Viaggio da Venezia al S. Sepolcro ed al monteSinai. Col disegno delle Città, Castelli, Ville,Chiese, Monasterj, Isole, Porti, e Fiumi, chesin là si trovano. Ed una breve regola di quan-to si dee osservare nel detto viaggio da luogo aluogo, si de’ Dazj, come d’altre cose. Compostada R. Padre Fr. Noè dell’Ordine di S. France-sco. Aggiuntovi il modo di pigliar le Sante Indulgenze, pref. di Sante Rossetto, introd. enote storiche di Antonio Bozzetto, Salgareda(TV), Sismondi Editore, 2007, 8°, pp. 228,ill., e 15,90.

Esiste da sempre un’analogia tra il viaggio eil percorso spirituale che l’uomo compie neltentativo di accostarsi al divino. Con il con-solidarsi della fede cristiana a secoli dalla suanascita, il pellegrinaggio tra i credenti diven-ne sempre più un modo di manifestare con-cretamente la propria esperienza di fede e ilproprio desiderio di progredire nella stessaattraverso la visita di luoghi sacri. Tra questila meta per eccellenza era Gerusalemme,con gli altri luoghi della Palestina nei qualiera vissuto Gesù. Per fermare il flusso deipellegrini non era sufficiente l’ingente som-ma di denaro necessaria per raggiungereGerusalemme, né i pericoli che potevano in-contrarsi nel viaggio, specie dopo che la Ter-ra Santa fu conquistata dai Turchi nel 1187:numerosi benestanti, dopo aver ottenuto allicenza pontificia, aver saldato i propri credi-tori e aver fatto testamento, si incamminava-no via mare da Venezia. Questo flusso fecesì che la città di Venezia organizzasse unaserie di servizi per accogliere l’arrivo dei pel-legrini e approntasse ogni anno un numeroconsistente di galee per il viaggio.Il presente volume rappresenta uno dei tan-ti racconti scritti da coloro che intrapre-sero il pellegrinaggio verso Gerusalemme:il “diario” di frate Noè è scritto come unasorta di reportage giornalistico che dovevaessere una guida per i pellegrini. In tal sen-so per il lettore contemporaneo costituisceun prezioso documento che descrive a tuttotondo la fede, i costumi, l’architettura e lastoria del tempo. I racconti del frate sonostati pubblicati nel Seicento con numerose

xilografie che arricchivano la descrizionedei luoghi e che sono riportate anche nellapresente edizione. In base ad alcuni fattipresenti nella descrizione, la redazione deldiario va, però, collocata in una data prece-dente al 1522.La visione di fede con la quale il pellegrinodeve affrontare il viaggio è il filo conduttoredel racconto: continui sono gli ammoni-menti alla conversione e alla preghiera, at-teggiamenti che devono in qualche modopreludere la notte di preghiera al Santo Se-polcro che costituirà il culmine del viaggio.La caratteristica della dimensione del viag-gio di fede non toglie nulla allo spirito di os-servazione dell’autore, quale viaggiatore cu-rioso che contempla le bellezze che gli siparano innanzi lungo il cammino. In talmodo il diario svolgeva una duplice funzio-ne: da un lato costituiva una dettagliata gui-da per coloro che intendevano intrapren-dere il pellegrinaggio; dall’altro costituival’unica occasione di condividere una simileesperienza per coloro che invece non sareb-bero mai stati in grado di affrontare il viaggio.| Massimiliano Muggianu |

GIULIANO MARANGON - SERGIO PIVA, Per Gra-zia Ricevuta. Gli ex voto del territorio clodien-se, Chioggia (VE), Fondazione “Santi Felicee Fortunato”, Edizioni Nuova Scintilla, s.a.[2007], 8°, pp. 269, ill., s.i.p.

Gli ex voto discendono da un uso arcaico,che si perde lontano nei secoli, ovvero daquell’uso di doni sacrificali con cui origina-riamente si recavano attestazioni di gratitu-dine agli dei, già in epoca pre-cristiana. Perlungo tempo, tuttavia, prima che etnologi eantropologi si interessassero a questa formadi devozione popolare, la produzione di donivotivi era stata giudicata dalla cultura uffi-ciale un fenomeno per lo più marginale, an-che ai fini della comprensione della vita reli-giosa. Ricerche più recenti hanno modifica-to sostanzialmente la prospettiva. In questo libro viene presentato un ricco pa-trimonio di ex voto conservato attualmentenelle chiese di Chioggia e dintorni, nel Mu-

seo Diocesano, nella Collezione dei Padri Fi-lippini e nel Museo civico della Laguna Sud.La rassegna di lamine d’argento e tavolettevotive dipinte (le tolèle) racconta la storia diuna tipologia forse ingenua ma comunquepreziosa di arte figurativa popolare, stretta-mente legata alla storia profonda della co-munità chioggiotta, al suo essere città chevive in simbiosi con il mare. Sbaglierebbe,dunque, chi pensasse di trovarsi davanti asemplici superstizioni o a manifestazionifolkloristiche. “Di fronte ai segni lasciati dal-la tradizione religiosa, – scrive il curatorenel proprio saggio introduttivo – una do-manda viene spontanea: la pietà popolare èsolo religione-rifugio, atta ad alimentare ilsenso fatalistico e rassegnato della vita, opresenta anche qualche valenza superiore?A ragion veduta viene da pensare che essamostri soprattutto il tipo di società vagheg-giato dal popolo: una società aperta a Dio,ispirata al riscatto sociale e alla giustizia, im-prontata a un rapporto amicale con la natu-ra e con gli uomini”. | Diego Crivellari |

ALDO RONDINA, L’ultimo Interdetto. Nel con-testo religioso e civile del Polesine tra ’800 e’900, Adria (RO), Apogeo, 2007, 8°, pp. 201,ill., e 15,00 (Le radici, 7).

L’anno è il 1909: siamo nell’Italia liberale egiolittiana, dove vige ancora – attenuato – ilnon expedit e dove tuttavia, fra alterne vicen-de, sembra avere luogo una progressiva in-tegrazione di “rossi” e “neri”, socialisti e cat-tolici, nella vita politica nazionale. L’ultimoInterdetto ricostruisce dettagliatamente e ri-evoca il clima di un episodio curioso che ap-partiene temporalmente agli inizi del Nove-cento e che, pur segnando nello specifico lastoria religiosa e civile di un’area geografica-mente circoscritta come quella del Polesine,ebbe all’epoca una risonanza addirittura in-ternazionale, facendo la propria comparsasulle pagine di giornali e quotidiani in Italiae all’estero. Alla repentina decisione pontifi-cia di trasferire archivio e curia vescoviledalla città di Adria alla vicina Rovigo seguì,infatti, una durissima contestazione della

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recensioni e segnalazioni

comunità adriese nei confronti del vescovodi allora e futuro cardinale Pio TommasoBoggiani (una fitta sassaiola e un insegui-mento del presule che si avviava a piedi ver-so la stazione ferroviaria da parte di una fol-la urlante, secondo il vivido resoconto dellecronache dell’epoca), tale da costringere laSanta sede ad intervenire e ad applicare lenorme più severe del diritto canonico: uninterdetto di quindici giorni, probabilmentel’ultimo emesso dalla Chiesa romana con-tro un’intera comunità, ma giustificato evi-dentemente dallo scalpore che quanto acca-duto aveva provocato, un clamore – anchemediatico – che aveva ottenuto riscontriben oltre le terre polesane. In base a questo provvedimento, emanatoda papa Pio X (il veneto Giuseppe Sarto), dal2 al 16 ottobre 1909 non si celebrarono fun-zioni, non furono amministrati i sacramen-ti, e neppure si udirono suonare le campanedelle chiese nella città di Adria come nelsuburbio. Lo stesso Boggiani non si recò piùsul luogo dell’incidente, mentre qualchetempo dopo, nel 1911, la sua ormai ex dioce-si venne commissariata e posta sotto la gui-da di un “amministratore apostolico”, LuigiPelizzo, vescovo di Padova – il quale sareb-be tornato a visitare il centro polesano sol-tanto nel 1913, quattro anni dopo gli eventilegati all’Interdetto e potendo contare suun’ampia mobilitazione delle forze dell’or-dine, schierate per prevenire possibili nuovidisordini. In tempi più vicini a noi, nel1986, il Vaticano avrebbe affrontato e sciol-to definitivamente la questione, concedendoa Rovigo la “concattedralità” e mutando ladenominazione della diocesi in “Adria-Rovi-go”, con una disposizione che chiudeva unaplurisecolare rivalità, ricostruita da Rondinain un capitolo apposito del libro (Cause re-mote e prossime dell’Interdetto) che ne indivi-dua le radici politiche e sociali oltre che ec-clesiastiche. | Diego Crivellari |

scienze sociali

Formare alla documentazione per narrareesperienze didattiche e di tirocinio, a cura diMarina De Rossi e Graziella Gentilini, testiin italiano con trad. inglese, Venezia - IRRE

Veneto - INDIRE, Padova, Cleup, 2007, 8°,pp. 375, CD-rom all., s.i.p.

La scuola italiana, così come avviene su sca-la europea e internazionale, sta attraversan-do un periodo di mutamenti e di trasforma-zioni che sembrano destinati a influire for-

temente anche sul modello stesso di istru-zione proposto e immaginato per l’imme-diato futuro, se è vero che sempre più i do-centi sono spinti a diventare dei “facilitatoridell’apprendimento”, chiamati a sperimen-tare metodi e strumenti inediti, una nuovapedagogia e un nuovo ruolo della scuola: è,questo, un patrimonio di conoscenze e in-novazioni che spesso, poggiando sull’inizia-tiva di singoli insegnanti, risulta ancora dis-perso, frammentato, visibile solo a tratti,ma meritevole di grande attenzione, pro-prio perché un nuovo modo di fare scuoladeve implicare l’uscita dal pionierismo diesperienze importanti ma isolate e implica-re pure la disponibilità di nuovi strumenti,come quella di nuove collaborazioni, siner-gie, competenze. Questo volume parte dal confronto tra IN-

DIRE (Istituto Nazionale di Documentazio-ne per l’Innovazione e la Ricerca Educativa)e alcune tra le principali istituzioni venetenell’ambito della formazione (Università diPadova, IRRE - Istituto regionale di ricercaeducativa, Ufficio scolastico regionale) sulrinnovamento della scuola e, soprattutto,sulle strategie messe in atto in riferimentoalla crescente necessità di formare i docentiin tema di documentazione, intesa que-st’ultima quale elemento fondamentale nel-la costruzione di una expertise professionaledell’insegnante. Dopo l’introduzione del vo-lume, che attraverso le parole di GiovanniBiondi, Luciano Galliani, Maddalena Carra-ro e Carmela Palumbo vuole appunto com-parare ed esaminare le diverse esperienzedi INDIRE, Università di Padova, IRRE Vene-to e Ufficio scolastico regionale del Veneto,la prima parte del volume (Comunicazioneistituzionale e documentazione per la didatti-ca: ipotesi e strumenti per una formazione acompetenze specifiche) presenta i contributispecifici di Franco Schiavon, Marina DeRossi, Graziella Gentilini ed Elio Damiano.La seconda parte (La documentazione per ladidattica: strumenti di narrazione in rete)contiene gli interventi di Pier Cesare Rivol-tella, Alessandra Anichini e Corrado Pe-trucco, mentre la terza (Esperienze e proposteoperative: analisi di un percorso di ricerca-azione) ospita le riflessioni di GraziellaGentilini e Marina De Rossi. Dopo la brevesezione intitolata La documentazione nellascuola, un epilogo, e contenente una sintesicomplessiva sulle prospettive per la ricerca,formazione e documentazione delle espe-rienze didattiche, l’appendice del volume siapre alla descrizione degli strumenti perl’archivio GOLD – Global On Line Docu-mentation, una banca dati on line realizzatae curata da INDIRE – e di quelli relativi allaricerca-azione. | Susanna Falchero |

immagini tratte daL’ultimo Interdetto... (in alto)Per Grazia Ricevuta... (in centro e in basso)

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recensioni e segnalazioni

Il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Un sistema di garanzia nazionale nella pro-spettiva europea, a cura di Lucio Strumendo,Milano, Guerini Studio - Venezia, RegioneVeneto, Ufficio protezione e pubblica tu-tela dei minori, 2007, 8°, pp. 212, e 18,00(Infanzia e diritti).

Il volume, curato da Lucio Strumendo, Pub-blico tutore dei minori della Regione del Ve-neto dal 2002, inaugura una collana edito-riale dedicata a riflessioni ed esperienze dilavoro e di ricerca nel campo della produzio-ne e del rispetto dei diritti dell’infanzia e del-l’adolescenza, realizzate soprattutto a livellolocale e di interesse dell’Ufficio di pubblicatutela dei minori della Regione del Veneto. In questo libro, viene delineata la figura delGarante dei diritti dei fanciulli in un’otticaeuropea e internazionale, ma anche facendoriferimento alla particolarità della situazioneitaliana e, scendendo più nel dettaglio, all’e-sperienza dei garanti regionali. Entrambe leprospettive concorrono a delineare nel Ga-rante una figura moderna e innovativa, ca-pace di agire e di incidere su un sistema digoverno e di gestione delle problematicheminorili. Il suo ruolo è quello di un’autoritàindipendente, con un mandato esplicito e de-finito, che va realizzato praticando il dialogo,la persuasione e gli strumenti di un “dirittoamichevole”, ma non per questo da inten-dersi come cedevole o rinunciatario rispettoalle proprie prerogative. Come afferma Stru-mendo: “I Garanti dei diritti dell’infanzia edell’adolescenza, oltre che organi di vigilan-za o di mediazione dei conflitti, sono parteintegrante di un sistema avanzato di statosociale, titolari di una funzione di stimolo edi facilitazione che essi esercitano, secondoil principio di sussidiarietà, operando a fian-co delle istituzioni della comunità...”. La prima parte del volume (Orientamenti in-ternazionali in tema di garante nazionale deidiritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La pro-spettiva europea) contiene i contributi di Pao-lo De Stefani, Dominique Versini, Julien At-tuil-Kahn, Laura Baldassarre, Arianna Sauli-ni, mentre la seconda parte (Un sistema digaranzia dei diritti dell’infanzia e dell’adole-scenza per l’Italia) ospita gli interventi di Lu-cio Strumendo, Leonardo Lenti, GustavoSergio, Mery Mengarelli, Francesco Milane-se, Marialuisa Coppola, Claudio Beltrame,Maria Chiara Acciarini, Antonio De Poli,Anna Serafini e Raffaele Bucciarelli. Chiudeil volume un’interessante appendice che, trale altre cose, riporta integralmente il Docu-mento comune sul sistema nazionale di ga-ranzia dei diritti dell’infanzia e dell’adole-scenza sottoscritto da Veneto, Friuli-VeneziaGiulia e Marche. | Susanna Falchero |

REGIONE DEL VENETO, UFFICIO DEL PUBBLICO

TUTORE DEI MINORI - ASSESSORATO ALLE POLI-TICHE SOCIALI, VOLONTARIATO E NON PROFIT,La presa in carico, la segnalazione e la vigi-lanza per la protezione e la tutela dell’infanziae dell’adolescenza nelle situazioni di rischio epregiudizio in Veneto. Soggetti, competenze,percorsi. Linee guida 2005 per i servizi sociali esociosanitari, Venezia, Regione del Veneto,2005, 8°, pp. 120, s.i.p.

Negli ultimi anni si è fatta strada la convin-zione di dover ristrutturare le modalità e ipercorsi di protezione e tutela di bambini eadolescenti, sulla spinta di riflessioni maanche di cambiamenti intervenuti a livellonormativo. In particolare, alla base di que-sto complessivo ripensamento sembra esse-re la condivisione di tre fondamentali dirit-ti, che sono stati richiamati con forza dallaConvenzione internazionale dei bambini edelle bambine del 1989: l’attenzione all’in-teresse del minore d’età nelle decisioni chelo riguardano, siano esse di natura legislati-va, sociale o giudiziaria; l’esercizio dell’a-scolto e il diritto di bambini e adolescenti apoter esprimere le proprie opinioni; il dirit-to ad avere una propria famiglia e a viverci. Questa pubblicazione, che si propone di in-tercettare tali problematiche, è l’esito di unlavoro che l’Ufficio del Pubblico tutore deiminori del Veneto ha condotto d’intesa conl’Assessorato alle Politiche sociali della Re-gione del Veneto, con il Tribunale per i mi-norenni di Venezia e la Procura presso ilmedesimo tribunale. A fianco delle questio-ni già citate si aggiungono oggi nuove ur-genze, come la ridefinizione generale deipercorsi dell’accoglienza di bambini e ra-gazzi temporaneamente allontanati dalla fa-miglia di provenienza. Sullo sfondo, l’esi-genza di dover “fare sistema” nell’ambitodelle politiche regionali per l’infanzia e l’ado-lescenza.Le linee guida presentate in queste paginesi inseriscono così all’interno di un utilepercorso di programmazione che ha visto laRegione del Veneto collaborare con le auto-rità giudiziarie preposte alla tutela dei mi-nori, nella consapevolezza che l’obiettivo direalizzare un sistema integrato di interven-ti e servizi sociali può tramutarsi in una ef-fettiva realtà soltanto attraverso un verosforzo di coordinamento delle prestazioni edei servizi alla persona e alla famiglia, evi-tando battute d’arresto legate – come vienericordato – a “sovrapposizioni di competen-ze” e “settorializzazione delle risposte”. | Susanna Falchero |

La migliore relazione. Vademecum per opera-tori e genitori della scuola d’infanzia, Vene-zia, Regione del Veneto - Giunta Regionale,Assessorato alle Politiche Sociali, Program-mazione Socio-Sanitaria, Volontariato eNon Profit - Osservatorio Regionale perl’Infanzia e l’Adolescenza - Direzione Servi-zi Sociali - Servizio Famiglia, 2004, 8°, pp. 64, s.i.p. (I Sassolini di Pollicino, 11).Relazione anno 2005 sulla condizione dell’in-fanzia e adolescenza nella Regione del Veneto,ai sensi art. 4, legge 451/97, Venezia, Regionedel Veneto - Giunta Regionale, Assessoratoalle Politiche Sociali, Programmazione Socio-Sanitaria, Volontariato e Non Profit,2005, 8°, pp. 131, s.i.p. (I Sassolini di Polli-cino, 17).I minori stranieri non accompagnati accoltinelle strutture tutelari del Veneto. Problemi eproposte, Venezia, Regione del Veneto -Giunta Regionale, Assessorato alle Politi-che Sociali, Programmazione Socio-Sani-taria, Volontariato e Non Profit, s.a., 8°, pp. 129, s.i.p. (I Sassolini di Pollicino, 19).

Questi tre volumetti, compresi nella collanadell’Osservatorio regionale per l’infanzia el’adolescenza “I Sassolini di Pollicino”, af-frontano da più punti di vista la realtà deiminori nel Veneto e, oltre ad inquadrareaspetti specifici della condizione di bambinie bambine, ragazzi e ragazze nella regione,si pongono quali utili strumenti di riflessio-ne e di approfondimento per professionisti,operatori del settore, amministratori, maanche per insegnanti e genitori. È questo il caso del Vademecum, predispo-sto per approfondire i temi delle recenti Linee guida per le scuole d’infanzia, con cui laRegione del Veneto ha inteso presentare icriteri minimi “di riferimento per la gestio-ne dei servizi educativi con particolare at-tenzione alla condivisione del progetto edu-cativo con le famiglie, all’interno del conte-sto in cui il servizio si realizza”. Una raccol-ta di voci e testimonianze che si collocanoin un percorso che mira al riconoscimentoe all’accettazione della pluralità nella realtàpolitica, istituzionale, sociale, culturale ededucativa. La Relazione 2005, terzo rapporto sui bam-bini e gli adolescenti della Regione del Ve-neto, prosegue invece, sulla scia delle pre-cedenti edizioni, la rilevazione e lo studiodei fenomeni che interessano i più giovani,con l’analisi dei dati statistici maggiormen-te significativi (derivati da Istat, ministeri,banche dati dell’Osservatorio regionale) e laparallela ricognizione delle risposte messein atto a livello locale. Si tratta di uno stru-mento conoscitivo importante, ma anche diun possibile supporto per chi è chiamato aprendere delle decisioni nell’ambito dellatutela di infanzia e adolescenza, pur nella

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consapevolezza della estrema difficoltà nelreperire informazioni e dati realmenteesaustivi e comprensivi di tutti gli aspetti ingioco. A fianco dell’analisi statistica, com-paiono un approfondimento sociologicosulla condizione dei minori immigrati diseconda generazione e uno studio psicolo-gico sulla condizione degli adolescenti nelloro rapporto con il sistema dei servizi.Il contributo più recente in ordine tempora-le è quello che tocca I minori stranieri nonaccompagnati accolti nelle strutture tutelari delVeneto; questa ricerca condotta dall’Osser-vatorio regionale permette di fotografarerealisticamente la situazione attuale dei mi-nori “migranti”, spesso giovanissimi, chegiungono in Italia, e anche in Veneto, davari Paesi (Marocco, Romania, area balcani-ca...) privi dell’assistenza di un genitore chene possa in qualche modo tutelare e rappre-sentare gli interessi. I “minori stranieri nonaccompagnati” costituiscono, infatti, unacomponente significativa dell’utenza dellecomunità per minori del Veneto, assestan-dosi già intorno al 15% delle presenze tota-li, secondo i dati dell’Osservatorio regionaleper l’infanzia e l’adolescenza aggiornati afine 2004. | Susanna Falchero |

Infanzia e adolescenza secondo i media, a curadi Claudio Riva, Milano, Guerini Studio,2007 - Venezia, Regione del Veneto - Uffi-cio protezione e pubblica tutela dei minori,8°, pp. 147, e 16,50 (Infanzia e diritti).

Questo libro, curato da Claudio Riva, do-cente di Sociologia generale e Teoria e tec-niche delle comunicazioni di massa pressola Facoltà di Scienze politiche dell’Universi-tà di Padova, rientra nell’ambito delle attivi-tà promosse e realizzate dall’Ufficio di pub-blica tutela dei minori della Regione del Ve-neto, con la collaborazione scientifica delCentro interdipartimentale di ricerca e ser-vizi sui diritti della persona e dei popoli del-l’ateneo patavino. Al centro della pubblica-zione un tema di attualità come quello rela-tivo a infanzia e adolescenza nei media. Suquesto delicato versante, l’attenzione mani-festata per i diritti di bambini e ragazzi si èspesso concretizzata in una serie di azionidi protezione, tutela e censura non sempreadeguate e in grado di inquadrare in ma-niera realistica il rapporto dei più giovanicon gli strumenti di comunicazione innova-tivi o anche, ad esempio, il coinvolgimentodei minori nelle produzioni mediali. In Infanzia e adolescenza secondo i mediasono presentate le linee fondamentali di undibattito che parte proprio dalla considera-

zione della centralità dell’infanzia e dell’a-dolescenza nell’informazione e nella comu-nicazione in ambito regionale. L’insiemedei contributi presenti all’interno del librooffriranno elementi utili alla comprensionedi quella “connessione media-infanzia indi-spensabile per il riconoscimento delle dis-corsività sui minori che avvengono non solonel mondo interno ai mezzi di comunica-zione di massa ma anche nel mondo ester-no ai media stessi”. Dopo la presentazione di Lucio Strumendoe Alessandro Pigatto, rispettivamente Pub-blico tutore dei minori del Veneto e diretto-re scientifico dell’Osservatorio regionale in-fanzia e adolescenza, Claudio Riva è autoredi Mezzi di comunicazione di massa e bambi-ni e L’infanzia e l’adolescenza nell’informa-zione locale veneta, cui seguono Il monitorag-gio nella fascia protetta in dodici emittenti tele-visive locali venete di Renato Stella e La Car-ta di Treviso: tra osservanza e violazione diLisa Lionello. | Susanna Falchero |

ambiente

Un futuro per Venezia? Riflessioni a 40 annidall’alluvione del 1966, relazioni presentateall’omonima Giornata di studio promossadall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere edArti (Venezia, 2 novembre 2006), Venezia,Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti,2006, 8°, pp. 110, ill., e 9,00.

Nell’introduzione a questo volume, IgnazioMusu ricorda come, paradossalmente manon troppo, tra gli effetti dell’alluvione checolpì Venezia il 4 novembre 1966 vi fu l’av-vio di un reale dibattito sulla salvaguardiadella città, che sfociò nel primo studio siste-matico sul problema, punto di riferimentoper i successivi approfondimenti, vale a direil rapporto Unesco del 1969. La rievocazione dell’alluvione del 1966 èl’occasione per tornare a condurre un dialo-go a più voci sul futuro della città di Veneziae su ciò che per la rinascita della città, inte-sa come “società” e come “collettività”, vie-ne oggi auspicato ed immaginato sotto mol-teplici punti di vista. Leopoldo Mazzarolli,nella presentazione, in veste di presidentedell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere adArti, ribadisce come, indipendentementedalle posizioni più o meno critiche assuntein relazione ai destini di Venezia e alle sueprospettive sociali, economiche, demografi-che, sia sempre opportuno mirare al coin-volgimento delle istituzioni culturali, le qua-

recensioni e segnalazioni

immagini tratte daUn futuro per Venezia?... (in questa pagina)Padova Terme e Colli Euganei (nella pagina di destra)

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li sono chiamate, proprio per la funzioneche svolgono, a “produrre una grande forzadi pressione, tale da indurre la classe politi-ca a scegliere la via che porta a prendere del-le decisioni, a giungere a delle conclusioni”.Uno stimolo alla riflessione e alla ricerca disoluzioni adeguate per alcune delle più rile-vanti questioni riguardanti la Venezia con-temporanea, dalle difficoltà endemiche delcentro urbano alla conservazione fisica del-la laguna. Nel libro sono dunque compresigli interventi di personalità veneziane o nonveneziane ma comunque strettamente lega-te al capoluogo lagunare e sensibili ai suoiproblemi: Alfredo Bianchini, Riccardo Cali-mani, Carlo Carraro, Marino Cortese, Davi-de Croff, Pier Francesco Ghetti, FrancescoGiavazzi, Leopoldo Mazzarolli, IgnazioMusu, Gherardo Ortalli, Andrea Rinaldo,Luigino Rossi, Angelo Scola, Francesco Val-lerani, Wolfgang Wolters. | Diego Crivellari |

Padova Terme e Colli Euganei. Guida alla cit-tà e al suo territorio, Padova, Signumpadova,2006, 16°, pp. 120, ill., e 9,00.

Padova è una città complessa, difficile da ca-pire, specialmente per chi la consideri, er-rando, solo una tappa nel viaggio verso Ve-nezia. È però possibile, anche a un visitato-re frettoloso, coglierne il carattere e gustar-ne la bellezza con un impiego oculato deltempo in un itinerario che sottolinei alcunidei monumenti più importanti e significati-vi della sua storia millenaria. In quest’agileguida, pubblicata per iniziativa di TurismoPadova Terme Euganee, il lettore viene ac-compagnato nella scoperta della città e dellaprovincia di Padova. Il volumetto tratta inmaniera puntuale ed esauriente, in formaelegante e senza compiacimenti eruditi,molti diversi aspetti di Padova e del suo ter-ritorio. Un ricco corredo fotografico accom-pagna il testo e rende più interessante e vi-vida la lettura. In apertura Giulio Felisaritraccia le linee di 2500 anni di storia: la ci-viltà paleoveneta, la pax romana, la conqui-sta longobarda, la rinascita comunale, la si-gnoria dei Carraresi, la lunga dominazioneveneziana, l’occupazione francese e quellaaustriaca, l’annessione all’Italia nel 1866 ele vicende tormentate del XX secolo. L’itinerario del centro storico inizia in piazzadei Signori, considera i monumenti più si-gnificativi della città e si conclude con lemura rinascimentali, mai messe alla provada un assedio, ma spesso minacciate e a vol-te abbattute per l’espansione dell’abitato. Una passeggiata in provincia comprende le“città murate”, Cittadella e Montagnana, te-

stimonianza delle lotte cruente nel territo-rio, durante XIII e XIV secolo, tra imperatorie papi, feudatari laici ed ecclesiastici, comu-ni ghibellini e guelfi. Seguono alcune tra lepiù importanti ville e luoghi dello spirito:santuari e monasteri.Una sezione a parte è dedicata ai Colli Eu-ganei, descritti da Sergio Giorato con parti-colare attenzione al fenomeno del termali-smo, al Parco regionale dei Colli Euganei eai comuni. L’autore non si occupa solo dipaesaggio, di insediamenti antichi e moder-ni, di monumenti e opere d’arte, ma guidail lettore alla conoscenza e al gusto dei sa-pori del paese: illustra un patrimonio eno-gastronomico poco conosciuto, ma notevoleper la genuinità dei prodotti e l’antica sa-pienza delle ricette. Informazioni e curiosità,con proposte di itinerari ed escursioni,completano il manualetto che assicura al vi-sitatore un’esperienza piacevole, stimolantee singolare, ricca di molteplici suggestioniculturali. | Marilia Ciampi Righetti |

Il Basso Piave, un cantiere di sperimentazioneculturale ed ambientale tra acqua e terra. Dall’antichità a oggi, a cura di Chiara Polita, San Donà di Piave (VE), FIDAPA, 2006, 8°,pp. 95, ill., s.i.p.

Visto dall’alto il Basso Piave è una regionesolcata da un reticolo di fiumi e di canali ar-tificiali che costituirono nei secoli il fulcro diogni attività economica, produttiva e indu-striale, dei trasporti, della trasformazione inenergia necessaria a muovere le macchine.Ciononostante, oltre che apportatrici di be-nessere, le acque potevano essere anchecausa di inondazioni, del diffondersi di ma-lattie che avevano origine dalle paludi, o disciagure che dovevano essere comunqueprevenute. E allora, oltre alla bonifica delletante paludi realizzata tra il 1900 e il 1930,che ebbe come risultato la più grande e im-portante trasformazione del territorio, si èdovuto pensare a difendersi dalle acque sa-late del mare che, in caso di forti mareggia-te, potevano invadere i terreni coltivati; e cisi è dovuti difendere dalle acque dolci, co-struendo argini che impedissero inondazio-ni a seguito di piena, e non solo, dato che ilPiave è un fiume che scorre normalmente aquote superiori, anche di 2 metri, rispetto aiterreni circostanti.Chi sul territorio vive e opera, soprattuttochi su esso deve fondare le propre aspettati-ve di vita e di progresso economico, anchein funzione delle generazioni future, spes-so si attiva meritoriamente nell’impegno disensibilizzazione delle popolazioni residen-

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ti, al fine di realizzare progetti e iniziativemirate a migliorare la qualità della vita. LaFIDAPA (Federazione Italiana Donne ArtiProfessioni Affari), costituita a Torino nel1989, ha come scopo primario quello dipromuovere l’educazione, la formazione, laspecializzazione e l’aggiornamento conti-nuo delle donne. Ed è proprio dalla sezioneFIDAPA di San Donà di Piave (distrettoNord-Est) che ha avuto origine questa ini-ziativa che, avvalendosi di appassionati stu-diosi del territorio, ha attivato un cantiere disperimentazione culturale e ambientale tral’acqua e la terra con lo scopo di riportare inmassima evidenza quelle che sono state le disattenzioni e le manchevolezze chehanno caratterizzato la gestione dei nostriambienti. | Mario Cozzutto |

MICHELE FILAFERRO, Ciàspe in Agordino. I piùsuggestivi itinerari invernali in Moiazza,Agnér, Pale di S. Lucano, Civetta, Pelmo, Autae Marmolada, Rocca Pietore (BL), StudioGrafisma, 2006, 8°, pp. 188, ill., e 13,90.

La guida – scritta con la consapevolezza cheil turista è desideroso di poter ritrovare iluoghi più reconditi che la natura tiene inserbo – presenta ventiquattro itinerari, tra ipiù suggestivi dell’Agordino, che s’impon-gono per un nuovo modo di percorrerli nelperiodo invernale, quando la neve rendetutto bianco e silenzioso e muta il panora-ma, con le stravaganti architetture che sirealizzano sugli alberi, sulle capanne, suglisteccati e su tutto quanto ci circonda. Èun’emozione da provare, quella che derivadal calzare le ciaspe e iniziare, passo dopopasso, a calpestare il manto bianco e soffice.Camminare con le ciaspe è faticoso e non siha l’ebbrezza della velocità, ma ciò consen-te di cogliere la bellezza del paesaggio e deisentieri di montagna. Le ciaspe, che con-sentono di camminare sulla neve sprofon-dando il meno possibile, possono essere ditipo diverso per dimensione, forma e mate-riale, con versioni da gara che permettonola corsa, e versioni più pesanti che sprofon-dano maggiormente.Gli itinerari riportati nella guida sono stu-diati per poter essere affrontati inizialmen-te in maniera semplice; man mano che siprosegue nella scoperta di nuove località, ilmaggiore impegno e una migliorata effi-cienza fisica consentiranno il raggiungi-mento di traguardi sempre più appaganti.La guida è arricchita da storie e leggende ri-portate nel ricordo di personaggi e di avve-nimenti che hanno caratterizzato la vita del-le valli: dagli indimenticabili scalatori, ai

montanari che hanno saputo incarnare lospirito genuino della simbiosi uomo-mon-tagna, dagli avvenimenti drammatici chehanno colpito alcune località, per finire conil gigantesco orso alto tre metri che a fineOttocento razziava le preziose pannocchiedi granoturco, alimento insostituibile nellavita di allora, per cui gli abitanti di Conaggiaincaricarono uno dei più esperti cacciatoridella località vicina di uccidere l’animale.Segue la descrizione di alcuni percorsi, scel-ti soprattutto in base alla sicurezza, evitan-do le escursioni dopo una nevicata e tenen-do conto delle previsioni meteorologiche.Le informazioni sono fornite itinerario peritinerario e ogni percorso è corredato di car-tina geografica. | Franca Fabris |

lingua

tradizioni

GIANNI SPARAPAN, Dizionario della parlataveneta tra Adige e Canalbianco, present. diManlio Cortelazzo, disegni di Mario CarloPrando, Rovigo, Europrint, 2005, 8°, pp. 302,ill., e 20,00.

Gianni Sparapan arricchisce la propria va-sta bibliografia con un’impresa che lo ripor-ta ancora al dialetto polesano, alle radici del-la sua terra, ma questa volta non nelle vestidi scrittore o di storico, bensì in quelle dilinguista scrupoloso, autore di un diziona-rio che, nel presentare analiticamente unamoltitudine di lemmi, espressioni, modi didire e proverbi, assume anche i connotati diun preciso “impegno morale” – secondo ladefinizione di Manlio Cortelazzo, per lun-ghi anni docente di Dialettologia italiananell’ateneo patavino – nei confronti del par-lare della tradizione. Un dialetto veneto, quello che continua adessere parlato nella striscia pianeggiantecompresa tra Adige e Canalbianco, che ri-sente probabilmente anche degli influssiprovenienti dai territori più vicini e sembratrovare la propria naturale dimensione inun microcosmo familiare, domestico, agre-ste, riflesso di una civiltà contadina che siavvia a scomparire inghiottita dai baglioriirresistibili di una modernità omologante eforse destinata a lasciare le proprie residuetracce in una lingua intrinsecamente “ma-terna”, lingua che appare come il “frutto diuna costante meditazione sul giusto valoredelle parole articolate fin dalla prima in-fanzia e rimaste perennemente incise nelcuore”. Sbaglierebbe tuttavia chi pensasse

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immagini tratte da Il Basso Piave...

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di trovarsi di fronte a un’opera di carattereesclusivamente nostalgico o folkloristico, oad un dizionario privato, sentimentale, per-ché il lavoro di Sparapan si distingue ancheper accuratezza e solidità scientifica, comerisulta evidente a partire dalle annotazioni eavvertenze che aprono il dizionario concen-trandosi sui peculiari aspetti fonologici deldialetto polesano. Come scrive nella presentazione ManlioCortelazzo: “Gianni Sparapan è troppoesperto per aggregarsi alla fiduciosa e com-movente schiera di quanti credono nell’im-mortalità del dialetto, come non fosse un fe-nomeno umano, e, senza farsi troppe illu-sioni, pensa sia arrivato il momento di la-sciare testimonianza di un’epoca non trop-po felice, quando i tanti dolori e le pochegioie erano espressi nella lingua atavica am-piamente documentata in queste pagine...”.Il volume è corredato dalle illustrazioni diMario Carlo Prando, cultore delle tradizionipopolari polesane, che rievoca abilmente at-traverso le sue immagini oggetti e ambientidescritti nell’opera. | Diego Crivellari |

“Le sorte delle parole”. Testi veneti dalle originiall’Ottocento, Atti dell’Incontro di studio(Venezia, 27-29 maggio 2002), a cura diRiccardo Drusi, Daria Perocco e PiermarioVescovo, Padova, Esedra, 2004, 8°, pp. 251,ill., e 31,00.

Questo libro raccoglie gli atti dell’incontrodi studi organizzato nell’ambito del proget-to di ricerca “Vocabolario storico dei dialet-ti veneti”, occasione per fare il punto sui ri-sultati raggiunti fino a quel momento dalprogetto, portato avanti dalle unità di ricer-ca delle Università di Padova, Venezia eUdine, e della Scuola Normale Superiore diPisa, ma anche per affrontare numerosequestioni sorte durante il percorso. Per que-sto l’incontro era stato pensato e realizzatonon tanto come un convegno, ma come unavera e propria tavola rotonda, dove la di-scussione aveva altrettanto spazio e impor-tanza che l’esposizione. Ovviamente, anchese spesso quanto emerso in sede di discus-sione è stato accolto nella versione scrittadegli interventi, solo questi ultimi hannopotuto entrare a far parte del volume.Il materiale è organizzato in due sezioni: laprima, intitolata “Volgari medievali e dialet-ti veneti”, rende conto, come indica il sotto-titolo, di Progetti lessicografici, raccolte di testi:contributi ed esercizi, la seconda “Il teatro ve-neto”, si occupa di Filologia del testo dram-matico e tradizione dialettale. I due argo-menti sono solo in apparenza distanti tra

loro, in realtà la coerenza tra le sezioni èdata dalla necessità, per un serio lavoro les-sicografico sui testi dialettali, di una preli-minare opera di restituzione critica dei testie di approfondimento sugli stessi, partico-larmente importante, in ambito veneto, perquanto riguarda i testi teatrali.Alcuni dei lavori sui quali si riflette nellaprima sezione sono nel frattempo stati pub-blicati (come i Testi veronesi di Nello Berto-letti) o sono in corso di pubblicazione(come il Vocabolario del pavano di IvanoPaccagnella); tutti gli interventi comunque,oltre a fornire i risultati parziali o definitividi ricerche in corso (oltre a Bertoletti e Pac-cagnella, Lorenzo Tomasin su una testimo-nianza di veneziano primotrecentesco, Car-la Marcato su un problema di toponomasti-ca veneziana, Carla Sanfilippo su alcunequestioni di toponomastica ferrarese, PaoloSambin e Gino Belloni su un volgarizza-mento dei Disticha Catonis, Vittorio For-mentin su una questione morfo-lessicaledell’antico veneziano), permettono di entra-re nell’officina di ricerca, dando anche utiliindicazioni di metodo. Apre la sezione l’in-tervento di Alfredo Stussi, che riflette suproblemi e prospettive della ricerca lessica-le sui dialetti veneti.La seconda sezione comprende lavori sulteatro che attraversano i secoli (Il teatro ve-neto e le risorse del dialetto, di Franco Fido, eI silenzi dell’autore. Tradizione del testo vene-ziano tra Settecento e Ottocento, di AnnaScannapieco), lavori su uno specifico autore(Marzia Pieri, Il punto su Goldoni), lavori susingole opere o gruppi di opere (AntonioDaniele, Il Dialogo facetissimo del Ruzzan-te: divagazioni e proposte; Riccardo Drusi,Le Lettere di Andrea Calmo sulla soglia diuna nuova edizione; Anna Laura Bellina, Ap-punti per un’edizione dei libretti goldoniani). | Chiara Schiavon |

CARLA COCO, Venezia in cucina, Roma-Bari,Laterza, 2007, 8°, pp. 240, ill., e 16,00.

Venezia in cucina è una libro affascinanteche non solo soddisfa, ma stimola la curiosi-tà del lettore. L’autrice, Carla Coco, espertadi gastronomia e di cultura mediorientale,scrittrice elegante e sottile, descrive la nasci-ta e lo sviluppo della cucina veneziana, lega-ta alle straordinarie caratteristiche della città.Con le parole di Cassiodoro evoca i primi in-sediamenti in laguna di salinari e pescatori,fragili abitazioni di argilla e canne, simili anidi di uccelli, dove nasce la futura “reginadel mare”, centro di commerci e di civiltà. La gastronomia è solo una delle molte arti

immagini tratte da Ciàspe in Agordino...

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di Venezia che sulla tradizione romana e bi-zantina inserisce suggestioni arabe e tur-che, le arricchisce con esotiche spezie e con“primizie” degli orti di terraferma. Veneziaè un tramite tra Occidente e Oriente, doveattinge non solo prelibatezze ora dimentica-te (come lo schinale e la morona di carne distorione), ma anche strumenti, come la for-chetta che solo dopo cinque secoli diventeràd’uso comune in Europa. Oltre al pesce, ele-mento fondamentale e ordinario della dieta,la cucina utilizza i volatili allevati o cattura-ti con la caccia in valle, i cereali, le carni, ilvino, l’olio provenienti dalle campagne. Come già i Greci e gli arabi, dà importanzaalla dietetica e considera la salute uno statodi equilibrio che va perseguito e conservatoattraverso i cibi e le bevande. Giamboninoda Cremona nel XIII secolo scrive a Veneziaun libro di ricette arabe da eseguirsi con in-gredienti esotici, ma facilmente reperibili:riso, frutta secca, spezie, zucchero. Al seco-lo XIV risale il primo libro di cucina vene-ziana, di anonimo, che segna il passaggiotra mondo islamico e mondo occidentale.Caratteristica è la sovrabbondanza di spe-zie, usate da chi se lo poteva permetterenon solo per appagare il gusto, ma per ga-rantire la salute ed esibire la ricchezza.Le nuove rotte portoghesi fino alle Indie, imutamenti di gusto e l’introduzione di ali-menti nuovi provenienti dall’America, se-gnano il declino del mercato di Rialto.I capitoli successivi narrano l’avventura del-lo zucchero e quella del baccalà, le tentazio-ni della cucina conventuale, gli orti e le vi-gne tra case e palazzi, sempre insidiati dalsalso e dall’erosione di fiumi e maree. Seguo-no i luoghi di ristoro, dove bere e stimolarel’appetito, le feste e i banchetti, veri spetta-coli volti a impressionare gli ospiti con lamagnificenza e l’originalità dell’apparato.Dopo il Rinascimento, il primato della cuci-na passa alla Francia e anche Venezia segueil nuovo orientamento del gusto. Nel Sei-cento e Settecento col diffondersi della modadi caffè e cioccolata, si moltiplicano le bot-teghe dove consumare le bevande in com-pagnia tra chiacchiere e giochi. Anche gliebrei del ghetto elaborano una propria cuci-na,in cui si fondono elementi arabi e tede-schi, e così pure gli armeni e i greci. Con la caduta della Repubblica alla fine delSettecento, inizia un periodo di mutamentie Venezia accoglie prodotti dall’Austria e daaltri paesi dell’Est europeo, come birra, krap-fen e gulasch. Oggi, conclude l’autrice, lavera cucina veneziana “travolta da finti ostie antiche trattorie, sotterrata dalla mareamontante del cibo surgelato... si rifugia nel-la dimensione intima della casa”. | MariliaCiampi Righetti |

arte

NOVELLA MACOLA, Sguardi e scritture. Figurecon libro nella ritrattistica italiana della primametà del Cinquecento, Venezia, Istituto Ve-neto di Lettere ed Arti, 2007, 8°, pp. 408,ill., e 38,00.

Nella prima metà del Cinquecento il ritrat-to ebbe ulteriore radicamento ed estensionerispetto ai due secoli precedenti, durante iquali tale genere ritrovò fortuna dopo l’e-clissi del Medioevo cristiano. Alla sua affer-mazione, alle motivazioni di quell’essenzia-le elogio dell’individuo che esso costituisce ealle molteplici declinazioni che ebbe nei se-coli del Rinascimento molti recenti studihanno dato adeguata attenzione. Questo vo-lume si incastona quindi opportunamentenell’articolata costellazione di contributi ne-gli ultimi anni rivolti al ritratto, mettendo afuoco quella particolare iconografia chevide protagonisti le persone e i libri. Macola situa il ritratto con libro nell’ambitodella cultura umanistica espressa inizial-mente dal tardo Medioevo, in particolare ri-volgendo l’attenzione del lettore a Petrarca – individuato come inventore del libro pugil-laris, il tascabile per noi – autore fondamen-tale nella costituzione del moderno rapportofra l’uomo la lettura, successivamente se-gnata dalla stampa tipografica, a cui dette unsignificativo contributo a Venezia il bassa-nese Aldo Manuzio. Il primo Cinquecentovide quindi affermarsi, presso una elite, laconsuetudine di farsi ritrarre con un libro,chiamato a rendere esplicito il prestigio in-tellettuale e la vita interiore della persona ca-pace di trovare nella lettura un “cibo per l’a-nima”, grazie al quale intrattenere un dialo-go con testi e autori e distogliere dalla mor-te il pensiero. Il quadro introduttivo delinea-to nel volume profila inoltre la storia del ri-tratto dalle sue leggendarie origini antiche,da cui cogliere la fondamentale valenza di si-mulacro. Simulacro che convoca la presenzadella persona reale, assente e inaccessibileperché altrove – fosse anche per morte – neltempo o nello spazio, come rivela l’originelatina dei termini moderni: retrabo – ritratto –e protrabo – portrait.Predisposto così dalle puntuali premesse diMacola il lettore può cogliere le specifichequalità del ritratto cinquecentesco con librochiamato a rivelare non soltanto l’aspettoesteriore dell’individuo, bensì la sua vita equalità interiori. La meticolosa quanto effi-cace descrizione dei numerosi ritratti esa-minati permette all’autrice di proporne sial’interpretazione singolare, sia la loro classi-ficazione. I pittori – in particolare Sebastia-no del Piombo, Giorgione, Parmigianino,Bronzino, e Lorenzo Lotto – emergono qua-

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in queste pagine immagini tratte da Sguardi e scritture...

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li narratori della psiche individuale, fatta af-fiorare attraverso il dialogo muto, tessuto dipiccoli gesti e sguardi, che i soggetti, donnee uomini, intrattengono con il libro e conl’osservatore in un preciso istante, nel qua-le sembra addensarsi e offrirsi straordina-riamente la loro personalità. L’interpretazione proposta, precipuamenteiconografica, non si sottrae tuttavia alla con-siderazione degli aspetti formali, la cui con-siderazione converge, anche grazie alla con-vocazione di una vasta letteratura artistica,verso una precisa sintesi stilistica. Il con-fronto operato fra le opere, gli autori, i per-sonaggi ritratti e i numerosi richiami lette-rari configurano un vero sottogenere del ri-tratto, che intreccia fitte relazioni fra lette-ratura e pittura, tali da permettere a Macoladi parlare di “doppio ritratto”, della personae del libro, entrambi e insieme fautori diuna raffinata comunità culturale, consape-vole e orgogliosa di offrirsi al nostro sguardo.| Guido Galesso Nadir |

NINA GORI BUCCI, Il pittore Teodoro Matteini(1754-1831), Venezia, Istituto Veneto diScienze, Lettere ed Arti, 2006, 8°, pp. 466,ill., e 45,00.

Teodoro Matteini nasce a Pistoia nel 1754 ericeve i primi insegnamenti di pittura dalpadre, “maestro di disegno” e autore di af-freschi di gusto rococò in ville, palazzi echiese della città. A sedici anni si reca conuna borsa di studio a Roma, centro dellacultura neoclassica, dove operano artisti ditutta Europa, seguaci delle teorie estetichedi Winckelmann e Mengs. Matteini studiail disegno e copia i grandi pittori del Rina-scimento, ottenendo il riconoscimento e laprotezione da Federico Manfredini, consi-gliere del granduca di Toscana Ferdinando IIIe precettore dei suoi figli. Mentre si affermaa Roma con il quadro Angelica e Medoro(1786), lavora per soddisfare anche commit-tenti toscani con pale d’altare e ritratti di gu-sto inglese e di tipo preromantico dove ilsoggetto è in solitario colloquio con la natu-ra. Nel 1784 si trasferisce a Firenze, al se-guito di Giuseppe Puccini, suo protettore,nominato direttore delle Gallerie Granduca-li; sposa Veronica Porta, una pittrice di mi-niature, esegue copie di affreschi di Andreadel Sarto e dopo un anno parte per Milanocon l’incarico di copiare La Cena di Leonardo.La città lombarda ferve di iniziative cultura-li all’insegna del neoclassicismo e in pitturadomina Andrea Appiani che sa coniugaretradizione e modernità. Matteini esegue nu-merosi ritratti tra cui il Ritratto del principe

Belgioioso in abito da Tosone con la figlia mar-chesa Litta, che porta con sé a Bergamo dovesi trasferisce nel 1796, all’arrivo dei France-si. Nell’ambiente borghese della città, anco-ra legato al rococò, l’artista dipinge in dueanni tre affreschi e ben quindici ritratti dipenetrante indagine psicologica. Dopo Cam-poformido, Matteini che avversava le idee ri-voluzionarie e sosteneva l’ordine degli Au-striaci, si trasferisce a Venezia dove gode laprotezione di Antonio Canova e del contepadovano Giovanni de Lazara. Ottiene unincarico di insegnamento all’Accademia, di-pinge pale d’altare, scene di conversazione eritrae personaggi illustri come il papa Pio VII

o l’arciduca Giovanni d’Austria, ma soprat-tutto realizza un nuovo tipo di ritratto fem-minile, elegante e squisito, derivato da Ca-nova e da esempi delle pittura classica: Ri-tratto della marchesa Bolgeni Selvatico Estense.Muore nel 1831.Il saggio di Nina Gori Bucci traccia un esau-riente e approfondito quadro di non solo diquesto artista, ma di un’epoca di grandisconvolgimenti politici e culturali, vissutinelle città di Roma, Firenze, Milano, Berga-mo e Venezia, divenute teatro della storia.Lo studio comprende: Biografia, Regesto,Catalogo di dipinti, disegni e incisioni, Do-cumenti, Fonti e Bibliografia, Illustrazionie Indice dei nomi. | Marilia Ciampi Righetti |

PAOLO CONTE, Pietro Marchioretto (1761-1828). Un paesaggista tra Veneto e Tirolo, Lamon (BL), Comune di Lamon, 2007, 4°,pp. 269, ill., s.i.p.

La monografia, realizzata con il sostegnodell’Amministrazione comunale di Lamon,propone una sistematica ricostruzione dellabiografia e dell’attività del paesaggista bel-lunese Pietro Marchioretto, oggetto sino alpresente lavoro di studi sporadici e perlopiùlacunosi. I saggi introduttivi, a cura di Pao-lo Conte, sono corredati da un ricco appara-to illustrativo. Segue il catalogo delle opereche racchiude le prove pittoriche e grafichedell’artista, ognuna delle quali accompa-gnata da un’ampia scheda storico-critica. Ilvolume presenta inoltre, in chiusura, unasezione dedicata ai documenti utili alla ri-costruzione delle vicende.Nato a Lamon nel 1761, appena tredicennetrasferisce la sua dimora a Bassano, dove simantiene vendendo le copie da lui eseguitedi alcune immagini sacre stampate dall’edi-tore Remondini. Poco dopo lo ritroviamo aservizio presso un contadino di Ramòn diLòria, piccolo centro vicino a Bassano. Quiha inizio la sua fortuna allorché viene nota-

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to dal nobile veneziano Pietro Civran. Il gio-vane Marchioretto è affidato per cinqueanni agli insegnamenti del bellunese Gio-van Battista Lazzarini, artista al seguito del-la famiglia Civran. A partire dal 1791 è testi-moniata la sua presenza a Venezia dove, af-fascinato dalle opere di Marco Ricci, grandeinnovatore della pittura di paesaggio, diGiuseppe Zais e Antonio Diziani, assecon-da la sua inclinazione verso tale genere,contravvenendo, in un certo qual modo, allalezione impartitagli dal maestro Lazzariniche prediligeva i soggetti sacri e le scenestoriche. Assai importante per la sua for-mazione è l’incontro con il pittore gorizianoFrancesco Caucig, giunto a Venezia dopoaver trascorso un lungo periodo a Roma,città in cui aveva maturato un’approfonditaconoscenza dell’antico, come evidenzianole sue opere improntate a un rigoroso clas-sicismo. Il vero e proprio esordio artistico diPietro Marchioretto risale al 1796, anno incui inizia a collaborare con il bassaneseGaetano Zancon, la cui attività incisoria sirivelerà fondamentale per la diffusione del-la conoscenza del pittore lamonese.Lasciata Venezia, probabilmente verso lafine del 1797, inizia per Marchioretto un pe-riodo d’inarrestabile attività: è a Verona, aBressanone – alle dipendenze dell’impren-ditore e illuminato collezionista LeopoldoBisdomini –, a Vienna e nuovamente aBressanone nella primavera del 1804. Finoal 1808 risiede a Borgo Valsugana per tra-sferirsi poi a Trento e, dal 1811, a Telve Val-sugana, dove i contatti con le famiglie nota-bili del luogo gli fruttano numerose com-missioni per una serie di dipinti che contri-buiranno alla diffusione della conoscenzadel paesaggio tirolese. La tubercolosi afflig-ge i suoi ultimi anni di vita: Pietro si spegnenel 1828, lasciando alla moglie e ai figli unacospicua eredità. | Clara Pagnacco |

Teodoro Wolf Ferrari. Diario di un paesaggi-sta, a cura di Federica Luser, Lionello Pup-pi, Mario Guderzo, Marino Barovier e CarlaSonego, Dolo (VE), Edizioni Trart, 2006, 4°,pp. 176, ill., s.i.p.

Teodoro Wolf Ferrari. Diario di un paesaggistaè il secondo volume della collana “Novecen-toedintorni” (il primo è dedicato a DiegoValeri) promossa dall’Assessorato alla Cul-tura di Bassano del Grappa per diffondere evalorizzare i protagonisti della cultura vene-ta. Il volume è illustrato da quasi quattro-cento opere raccolte in tutta Italia. Teodoro Wolf Ferrari (Venezia, 1878 - SanZenone degli Ezzelini, 1945) è indirizzato

alla carriera artistica dal padre pittore, in-sieme al fratello Ermanno, futuro musici-sta. All’Accademia assimila la lezione diGuglielmo Ciardi, ma è desideroso di altristimoli e a diciassette anni si reca a Mona-co, capitale ricca di fermenti e di iniziative,dove nel 1893 inizia la Secessione e nel1896 nascono le riviste “Jugend” e “Simpli-cissimus”. Nel clima romantico-simbolicodi Bòcklin e Von Stuck, attinge ispirazioni eprincipi nuovi che poi trasferisce nella cittàlagunare. Nel 1910 presenta a Ca’ Pesarocinquantadue opere di segno post-impres-sionista e l’anno successivo costituisce ilmovimento “L’Aratro” con l’intento di crea-re un “ambiente armonico” attraverso l’usodell’arte decorativa. L’impegno per le artiapplicate accompagna sempre la sua produ-zione pittorica: nel 1902 un progetto per ve-trata dipinta all’Esposizione di Torino; nel1912 a Ca’ Pesaro pannelli decorativi, vetra-te, mobili e cuscini; negli anni successivi la-strine, coppe, piatti e vasi con la tecnica delvetro a murrine dei Barovier di Murano.A Venezia Wolf Ferrari non frequenta solole mostre “secessioniste” di Ca’ Pesaro pro-mosse da Nico Barbantini, ma partecipa an-che alle manifestazioni più tradizionali del-la Biennale. È un artista eclettico che, purrestando nell’ambito della Secessione,muta tavolozza e caratteri, alterna tecnichediverse: pittura a olio, arte decorativa per il-lustrazioni e manifesti, mobili e vetri. Dopo la guerra si fa promotore della ripresaartistica insieme ad associazioni giovanili,presto lacerate da dissidi interni. Il cipresso ele rose (1919), è forse l’opera più alta dellasua produzione, ancora memore di fermen-ti secessionisti, poi nel 1920 si trasferisce aSan Zenone degli Ezzelini e arresta la suaricerca, ripiegando sull’imitazione della na-tura “ottenendo così ‘l’immagine sacra’ allaquale non è possibile, poi togliere o aggiun-gere una linea, senza deturparla”. Tra il1925-1926 soggiorna in Libia e dipinge iluoghi della Tripolitania, ma sono soprat-tutto i dintorni di Bassano che Wolf Ferrarirappresenta, annotando l’ora e le condizio-ni atmosferiche, come documenti di unviaggio in cui il paesaggio diviene testimo-ne dell’interiorità e usa questo sistema intutta la produzione successiva fino alla mor-te nel 1945. | Marilia Ciampi Righetti |

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letteratura

memorialistica

ANDREA CALMO, Il Saltuzza, a cura di LucaD’Onghia, Padova, Esedra, 2006, 8°, pp. 302,e 28,00.

Della biografia di Andrea Calmo si sa poco:nato a Venezia attorno al 1510 e decedutonel 1571, forse proveniente da una famigliadi poveri pescatori ma più probabilmentedalla piccola borghesia, amico di pittori escrittori, divenne infine autore e attore tea-trale, godendo i favori di un’epoca amantedelle opere dialettali, fino al ritiro dalle sce-ne nel 1560. Questa edizione critica del Saltuzza curatada Luca D’Onghia, specializzando in Italia-nistica presso la Scuola Superiore Normaledi Pisa, priva della traduzione a fronte maricca di note in corrispondenza dei lemmicaratterizzanti l’espressionismo veneto,chiarisce nell’apparato introduttivo gli in-flussi, i modelli e gli intrecci che hannodato vita al teatro calmiano. Il Saltuzza godedi una sola edizione cinquecentesca, lastampa Alessi del 1551, e rappresenta unpunto di svolta nella produzione del dram-maturgo veneziano, il quale alla stagionesperimentale degli anni quaranta, caratte-rizzata dalla triade Spagnolas, Rodiana eTravaglia, fa succedere un’espressione arti-stica più misurata e con meno influenzedialettali al suo interno, accostabile allacommedia regolare veneziana, i cui espo-nenti sono Ludovico Dolce, incline al classi-cismo e a un semplificato bembismo, e Gi-rolamo Parabosco, che conserva invece l’in-teresse per il dialetto e rientra nei modellidel Calmo insieme all’Aretino. La lingua delSaltuzza pertanto si presenta piuttosto tem-perata in relazione alla precedente speri-mentazione, collocandosi in linea con l’An-conitana del Ruzante con cui condivide l’en-troterra pavano, toscano e veneziano, sup-portato da un sistema dei personaggi cheprevede l’azione di diversi “tipi” con altret-tante relative parlate. Nonostante certe perplessità attorno allefonti toscane proposte da Ludovico Zorzi,D’Onghia evidenzia alcuni echi rintraccia-bili nelle novelle boccaccesche e nella Man-dragola di Machiavelli, parodizzata dallostesso Calmo nel 1552, mentre sono lam-panti i richiami tra il Saltuzza e le altre ope-re di Calmo, trasfigurati in uno sviluppopiù ordinato e meno caotico. L’apparato in-troduttivo prepara quindi i lettori all’opera,evidenziando come il Saltuzza rappresentiun adattamento ai moduli della commediaregolare attraverso il mantenimento diun’unità di tempo, una struttura simmetri-ca, la diminuzione degli attori e soprattutto

l’eliminazione di espedienti romanzeschi,ammiccamenti parodici e stratificazioni lin-guistiche dialettali ardite e multiformi.Chiudono la panoramica due riflessioni sul-la datazione dell’opera e l’ipotesi smasche-rata di un Calmo predecessore del teatrodell’Arte, motivata, secondo il critico Vitto-rio Rossi, dall’ultima battuta pronunciatanel Saltuzza che con l’espressione “all’im-provviso” ha creato una certa confusione ditermini e contenuto. | Alice Briscese |

In Venice and in the Veneto with Henry Ja-mes, edited by Rosella Mamoli Zorzi, Vene-zia, Dipartimento di Americanistica, Iberi-stica e Slavistica, Università di Ca’ Foscari -Supernova, 2005, 8°, pp. 71, ill., e 12,00.

Henry James (1843-1916), il grande scritto-re americano, autore di libri indimentica-bili come Ritratto di signora, Il CarteggioAspern e Giro di vite, è stato oggetto di unagrande mole di studi e indagini specialisti-che. Tra i temi affrontati nei libri di James,il rapporto con l’Europa ha sempre rivestitoun significato centrale e, all’interno della“vecchia” Europa, il rapporto con l’Italia eVenezia, con la loro storia e la loro arte, maanche con la loro gente, e con usanze, co-stumi, abitudini. Come viene ricordato nella presentazione diquesto volumetto, curato da Rosella MamoliZorzi e redatto interamente in lingua ingle-se, sarebbe probabilmente molto più sem-plice soffermarsi ad enumerare e descriverei luoghi veneziani cui Henry James non siriferì direttamente nella sua vastissima pro-duzione letteraria, che spaziò dai romanzi aisaggi, dai taccuini di viaggio agli epistolari eai racconti, piuttosto che elencare l’insiemecomposito di tutti i luoghi – palazzi, calli,campi, chiese, ponti, dipinti ecc. – che loscrittore volle, in forma di breve notazione opiù diffusamente, inserire nei propri scrittie nelle proprie corrispondenze.Di questi suggestivi itinerari jamesiani edei successivi pellegrinaggi, avvenuti in unarco di tempo che si estende dal 1869 al1907, rende conto questo lavoro: da unaparte vengono isolati sei diversi itinerari in-dividuati all’interno della città marciana edei suoi luoghi più famosi, mentre dall’al-tra, sempre seguendo le orme di James, sisegnalano cinque percorsi, cinque diversiviaggi “di esplorazione” condotti in lagunae nell’entroterra veneto: il Lido, Torcello eBurano, Chioggia, e poi Castelfranco, Trevi-so, Asolo, Padova. Chiudono la ricognizio-ne della terra veneta alcune note e sugge-stioni relative a musei e monumenti vene-

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ziani (Gallerie dell’Accademia, Museo Cor-rer, Palazzo Ducale ecc.), accompagnate dauna vivida descrizione della tradizionale Fe-sta del Redentore. Queste pagine restitui-scono, nelle loro forme originali, lo stile ni-tido e lo sguardo spesso ammirato di HenryJames su Venezia e sul Veneto, sguardo checertamente potrà rivelare anche al lettore dioggi un modo nuovo, diverso di vedere e co-noscere questo territorio e le sue bellezze. | Diego Crivellari |

Gli strumenti del poeta. Notizie dal fondo Cal-zavara, a cura di Anna Rinaldini, introd. diSilvana Tamiozzo Goldmann, Roma-Pado-va, Antenore, 2006, 8°, pp. 142, ill., s.i.p.

Nel 2004 il Centro Interuniversitario di Stu-di Veneti è entrato in possesso delle carte diErnesto Calzavara, poeta in dialetto, grazie auna donazione degli eredi Marco Calzavara ePervinca Rizzo. In tale occasione è sembratoopportuno, come spiega nella premessa il di-rettore del Centro, Francesco Bruni, dare allestampe questo catalogo, che permette una vi-sione dall’interno del lavoro di Calzavaracome poeta. Della figura e dell’opera di Cal-zavara, avvocato-poeta (“l’avvocato devemantenere il poeta”, diceva Calzavara di sé)e della composizione del suo archivio (anchenella sua materialità di cartelline, buste, fo-glietti di “riciclo”) rende conto Silvana Ta-miozzo Goldmann nell’introduzione, che ri-flette anche su come già la conformazione diquesto catalogo offra numerose suggestionie percorsi di ricerca per gli studiosi.Dell’intero fondo, il cui inventario comple-to è consultabile nell’apposita sezione delsito del Cisve (www.cisve.it), Anna Rinaldi-ni, curatrice del catalogo, fornisce una sele-zione ragionata, composta per ovvie ragioniin buona parte da una scelta di testi poetici,sempre preceduti da una scheda che indicai testimoni della poesia raccolti nel fondo, lamaterialità del supporto che li conserva(tipo di carta e scrittura) e tutte le indicazio-ni d’autore; la poesia, riportata secondo unadelle versioni sempre espressamente indi-cata, è corredata dalle varianti e note d’auto-re e spesso anche dalla riproduzione facsi-milare (particolarmente utile per le “poesievisive” contenute in Cembalo scrivano. Eser-cizi per dattilogrammi). I testi poetici sonodivisi in base alle raccolte alle quali appar-tengono. La sezione si conclude con unapoesia inedita, Ti te crede che baste...?, segui-ta da una scheda dattiloscritta che riportaun gran numero di possibili versi finali.Una seconda sezione è dedicata a pochi te-sti in prosa inediti: Sceneggiatura per Ernesto

Calzavara. Un poeta della nostra terra, scrittada Calzavara per un filmato trasmesso dallaterza rete Rai nell’ottobre 1985, l’interventoal convegno “Dialetto e letteratura in Italia enell’area veneta”, tenutosi a Noventa di Pia-ve nel dicembre 1983, nel quale Calzavarariflette brevemente sulle motivazioni e lemodalità della sua scelta dialettale, infine iltesto Ultimi giorni di guerra. Fogli di diario,trascrizione e riadattamento di appunti pre-si negli ultimi giorni della Seconda Guerramondiale a Milano. Il primo testo è com-pletato da alcune foto dell’autore contenutenell’archivio, scelte dalla curatrice.In appendice si trovano tre tavole, che indi-cizzano le poesie per raccolta, in ordine alfa-betico e infine in ordine cronologico; si trovainoltre la lista dei corrispondenti di Calzava-ra le cui missive sono conservate nel fondo,lista che mette in luce le sue relazioni con ilmondo della cultura e della letteratura. Delcarteggio, Anna Rinaldini si occuperà piùdiffusamente in un articolo per la rivista“Quaderni Veneti”. | Chiara Schiavon |

MAURIZIO CASAGRANDE, In un gorgo di fe-deltà. Dialoghi con venti poeti italiani, Rovi-go, Il Ponte del Sale, 2006, 8°, pp. 312, ill.,e 29,50.

Come scrive Luigi Bressan nella prefazione,In un gorgo di fedeltà. Dialoghi con venti poe-ti italiani non va considerato “una collezio-ne di venti interviste, ma una partitura inventi canti. Ciascuno dei quali, prima diaprirsi alla parola, sosta su un’immagine fo-tografica di luogo”. È qui che il poeta rac-conta la propria storia e ne ripercorre le tap-pe in un viaggio di ritorno all’origine.Maurizio Casagrande pone a ciascun autorele domande “giuste”, che aiutano a definirele diverse personalità e i percorsi esistenzia-li e artistici. La poesia di Sebastiano Agliecoaffonda le radici in un complesso rapportocon la terra madre, la Sicilia, ritrovata dopoanni di lontananza attraverso il dialetto.L’immagine dell’ansa nebbiosa di un fiumepresso Conegliano introduce alla poesia diLuciano Caniato che usa tre dialetti, polesa-no, coneglianese e alto bellunese intesicome “sintesi di tre diverse sensibilità e cul-ture, apprese insieme alla cultura e alla lin-gua nazionale”. Pierluigi Cappello usa codi-ci linguistici diversi, italiano e friulano per-ché avverte l’urgenza di salvare quanto èpossibile della civiltà contadina ormaiscomparsa e la lingua dei padri diventa perlui “una sorta di patria interiore”. AncheLuciano Cecchinel usa il dialetto per ridarevoce a un mondo arcaico di fatiche e di pene

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e alterna italiano e l’americano maternodell’Ohio in preziose raccolte ispirate a unaforte passione civile.Forte tensione caratterizza i versi di TizianaCera Rosco, improntati a sensualità e a mi-sticismo, nel solco di una tradizione plato-nico/cristiana. Azzurra D’Agostino si servedel dialetto della natia Porretta per parlaredel passato dove affondano le sue radici, mausa líitaliano per dirsi il presente, non an-cora elaborato. La natura ispira Nelvia diMonte e Pasquale Di Palmo, l’erotismoAnna Maria Farabbi, la religiosità e l’ammi-razione per gli scrittori classici AlessandroFo, l’amore per la vita in ogni forma Ma-riangela Gualtieri, il gusto del mistero e delgioco Gianfranco Maretti Tregiardini. Inparticolare emergono la passione per lapoesia e il senso religioso della vita in TinoMinetto, la precarietà dell’esistenza e il rim-pianto per un mondo scomparso in cuiuomo e natura vivevano in profonda conso-nanza in Marco Molinari, l’importanza deiluoghi della formazione in Marco Munaro.I temi sono i più vari: la fede interpretata se-condo registri diversi in italiano e in dialet-to piemontese in Gianno Priano, l’aperturaal mondo, agli incontri e alla diversità in IdaVallerugo, il bisogno di dare un senso all’e-sperienza in Gian Mario Villalta, la magiadel dialetto applicata alla poesia in EdoardoZuccato.Dalle testimonianze emerge l’immagine lu-minosa della poesia che custodisce i senti-menti e le memorie, rinforza l’identità conla coscienza delle radici, crea legami con lanatura, è messaggio universale tra gli uo-mini, ma soprattutto è strumento indispen-sabile nella nostra disperata ricerca di verità.| Marilia Ciampi Righetti |

ANTONIO DANIELE, Magnaboschi. Storie di guer-ra, di scrittori e d’altopiano, Sommacampagna(VR), Cierre, 2006, 8°, pp. 204, e 12,50.

Di vivo interesse quest’opera di AntonioDaniele, tra la storia e il saggio, con prezio-se testimonianze di scrittori che partecipa-rono alla guerra del 1915-1918 sull’Altopia-no di Asiago. Ognuno visse l’esperienza asuo modo. La guerra in diretta: ce la rendo-no i Taccuini di Gabriele D’Annunzio, giun-to sull’Altopiano di Asiago il 19 settembre1915 per il volo su Trento, dove lanciò i mes-saggi avvolti in nastri tricolori. Compiuto ilcelebre volo, il poeta volle visitare le primelinee, parlare con i soldati e fraternizzarecon loro, mentre raccoglieva sul suo qua-dernetto veloci annotazioni che avrebbe poirielaborato in forma letteraria.

La successiva testimonianza del maggio1916 è di Carlo Stuparich, arruolatosi vo-lontario con il fratello Giani e con ScipioSlataper, autore del Mio Carso. Mandato inprima linea, in una grotta del Monte Cengioscrisse le ultime lettere prima di togliersi lavita per non cadere in mano al nemico.Anche Carlo Emilio Gadda fu testimone del-la Strafexpedition del 1916, quando gli eserci-ti italiano e austriaco si fronteggiarono sulbordo estremo dell’Altopiano, ultimo baluar-do a difesa della pianura. Tra i monti Zovet-to, Magnaboschi e Lèmerle si combatté di-speratamente per tutto il mese di giugno e loscrittore partecipò agli assalti mortali con or-rore e felicità. Gadda, ammiratore di D’An-nunzio, aveva il mito del gesto eroico e, fattoprigioniero dopo Caporetto, rimpianse l’a-zione e le intense sensazioni vissute in trin-cea (Giornale di Guerra e di prigionia).Giani Stuparich tornò sull’Altopiano nel1922, ma la ripresa in atto gli fece sentire inmodo più aspro il dolore per la perdita delfratello. Tentò allora di elaborare la soffe-renza attraverso la scrittura nei Colloqui chefurono pubblicati nel 1924.Anche Camillo Sbarbaro si arruolò volonta-rio, ma nella Croce Rossa e senza l’esaltazio-ne nazionalista e interventista di Stuparich eGadda. L’autore era sostanzialmente inadattoalla guerra, non riusciva a sostenerne gli or-rori e cercava di esorcizzarla bevendo, leg-gendo, scrivendo e contemplando lo spettaco-lo della natura innocente. Infine il disagio di-venne troppo forte e Sbarbaro tornò dal con-flitto integro nel corpo, ma mutilato irrepara-bilmente nello spirito. Cartoline in franchigia,Trucioli e Fuochi fatui, rievocano esperienzebelliche in modo non narrativo e realistico,ma frammentario e essenzialmente lirico.L’ultima testimonianza è di Nicolò Caran-dini, a cinquant’anni dal conflitto; il me-moriale e le lettere sulle sue esperienze pri-ma in un campo di prigionieri austrounga-rici all’Asinara, poi in prima linea, rifletto-no un atteggiamento pacato che considerala guerra una dolorosa necessità, una provafondante della personalità di un uomo. | Marilia Ciampi Righetti |

ANONIMO, Diario di un dopoguerra (1918-1922), a cura di Enzo Mandruzzato, nota diGiorgio Segato, Padova, Panda, 2005, 8°,pp. 171, e 15,00.

Sono passati pochi giorni dall’armistizio diVilla Giusti presso Padova (4 novembre 1918)quando l’anonimo protagonista di questoDiario esprime la sua gioia, paragonando ilcelebre Bollettino della Vittoria di Armando

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Diaz a un altrettanto noto passo di Tucidide(il discorso di Pericle per i morti del primoanno della guerra del Peloponneso tra Spar-ta e Atene). Una gioia che però non dovevadurare molto nell’animo del protagonista,che è anonimo per modo di dire, in quanto ilcuratore di questa pubblicazione, Enzo Man-druzzato, illustre uomo di cultura padovano,poeta, saggista e traduttore, sa benissimo chiè l’autore, un certo zio Eugenio, parente disua madre, che cominciò a compilarlo, ap-punto, alla fine della Prima Guerra mondia-le per concluderlo il 30 ottobre 1922, subitodopo la marcia su Roma. Mandruzzato spie-ga perché ha pubblicato solo ora, dopo più dicinquant’anni, il manoscritto, redatto in duequaderni azzurri: glielo aveva consegnato lacompagna dello zio, Luisa, con l’impegno dinon renderlo noto almeno per qualche tem-po; circa l’anonimato la spiegazione vienedalla nota introduttiva di Giorgio Segato, chesostiene che un diario di questo genereavrebbe potuto essere steso da qualunque in-tellettuale (l’autore è stato in effetti docentedi latino e greco) che si fosse trovato a vivereun’esperienza di questo tipo, lontana neglianni, ma appunto per questo interessanteperché densa di riferimenti al mondo con-temporaneo e vissuta in prima persona sen-za pregiudizi. Dalla lettura si intuisce che l’autore proba-bilmente è veneto di origine o per lo menoha agito molto nella nostra regione: egli te-stimonia la drammaticità dei quattro anniche hanno cambiato l’Italia, dove la guerra inrealtà non è mai finita e dove la confusioneregna sovrana in quanto il vecchio Stato libe-rale è in fase di dissoluzione e il Parlamentoè un fantasma. Così quando Giovanni Giolit-ti alla fine di dicembre del 1920 pronunciaun discorso carico di pessimismo all’alloragiovane docente (che morirà nel corso del se-condo conflitto mondiale seguendo il capodel fascismo nella Repubblica di Salò) vienespontaneo parafrasare la frase con cui Fo-scolo inizia Le ultime lettere di Jacopo Ortis: “Ilsacrificio della Patria è consumato. Lo so.Giolitti ha ragione”. E mancano ancora dueanni alla resa dello Stato alla dittatura: pur-troppo la premonizione era destinata ad av-verarsi. | Giuseppe Iori |

BENITO BUOSI, Dietro le linee del Grappa e delMontello. (I diari di don Antonio Dal Colle edi padre Giovanni D’Ambrosi), Montebellu-na (TV), s.e., 2004, 8°, pp. 39, s.i.p.

Questo breve lavoro ripercorre la storia didue “diari di guerra” di sacerdoti veneti checonsentono di gettare lo sguardo dagli avve-

nimenti del fronte bellico durante il Primoconflitto mondiale alle “sofferenze delle re-trovie e del Paese, dove un’altra guerra ve-niva combattuta, senza armi, per la soprav-vivenza materiale e morale dei civili”. Sin-tomo di un ampliamento della ricerca che,in tempi più recenti, ha potuto contare suun rinnovato interesse della storiografia eche riveste particolare importanza per unaregione come il Veneto, dove le popolazionicivili furono direttamente investite dagli ef-fetti della Grande guerra e dove, infine, puòrisultare utile indagare quelli che erano gliorientamenti espressi dalla Chiesa sul terri-torio e la quotidianità vissuta nelle parroc-chie di campagna.Il primo di questi documenti è il Diario diGuerra durante l’Offensiva sul Piave di donAntonio Dal Colle, allora ventottenne cappel-lano a Montebelluna, che copre un arco ditempo compreso tra il 24 ottobre 1917 e il 4 novembre 1918, offrendo una cronaca pre-cisa dei bombardamenti e della situazionesociale di Montebelluna che assume un sa-pore decisamente antimilitarista e pacifista.Un diario “senza guerra” è invece quello dipadre Giovanni D’Ambrosi, redatto tra il 21febbraio 1918 e il 19 gennaio 1919: è questo,soprattutto, il racconto della guerra “disar-mata” dei civili, che si sofferma sull’esodo esulle peripezie di oltre un migliaio di perso-ne che, da Possagno, raggiunsero la Siciliacome “profughi”. Pagine in cui padre D’Am-brosi espone problemi e difficoltà legati alsuo impegno in favore degli sfollati, le ri-strettezze dovute al conflitto ma anche l’ottu-sità della burocrazia statale. | Diego Crivellari |

Nervesa della Battaglia. I luoghi della memo-ria, testo di Paolo Ruffilli, immagini di CliveHenderson, Nervesa della Battaglia (TV), Co-mune di Nervesa della Battaglia - Veneto Co-municazione, 2007, 4°, pp. 125, ill., e 25,00.

La storia di Nervesa della Battaglia, centrodi settemila abitanti del Trevigiano situatoai piedi del Montello e sulla riva del Piave,viene raccontata in queste pagine da unpoeta come Paolo Ruffilli, pluripremiatoautore di raccolte come Diario di Norman-dia (premio Montale 1990) o La gioia e il lut-to (prix Européen 2001), ma anche narrato-re e saggista, coadiuvato nell’impresa dauna ricca sezione fotografica, con immaginia colori opera di Clive Henderson.I luoghi della memoria ripercorre dunqueuna storia molto antica: già in epoca roma-na la zona era sede di un abitato stabilepiuttosto noto se è vero che un autore comePlinio il Vecchio nella sua celeberrima Na-

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turalis Historia poteva citare il toponimo vi-cus Nervesiae. In epoche successive a quellaromana non mancheranno eventi e perso-naggi di spicco che legheranno il proprionome a Nervesa, entrata in seguito nell’or-bita della Serenissima, come ad esempiol’umanista Gerolamo da Bologna (1454-1517), autore delle Laudi di Narvesa, Collalti-no di Collalto e la consorte, Gaspara Stam-pa, morta a soli ventinove anni dopo averscritto le famose Rime. Durante un soggior-no in questi luoghi, a metà del Cinquecen-to, monsignor della Casa compie la stesuradel suo Galateo. Sul territorio sorgono in-tanto sontuose dimore patrizie come VillaSoderini-Berti, dove operano Giambattista eGiandomenico Tiepolo e il Canaletto, VillaVolpato-Panigai, Villa Sfoglio-Antolini, Vil-la “La Rotonda” Bidasio. Nel Settecento,Nervesa darà i natali ai fratelli Lasinio, gliincisori Carlo e Basilio, e al pittore e inciso-re Gaetano Zompini, che sarà molto attivo aVenezia e poi in Europa. Le vicende più tragiche della storia di Ner-vesa saranno quelle della Prima Guerramondiale: è ai primi di novembre del 1917che, dopo la disfatta di Caporetto, il paeseentra a far parte della linea di difesa dalloStelvio al mare, mentre la popolazione vie-ne sfollata. Qui tra il 15 e il 23 giugno del1918 (Battaglia del Solstizio) si svolge unodei più cruenti scontri di tutta la guerra, altermine del quale il paese sarà praticamen-te distrutto. Ruffilli fa rivivere quei momen-ti riproponendo un brano di Giorni di guer-ra dello scrittore Giovanni Comisso (1895-1969) e ampi stralci del drammatico diariodi Giuseppe Manca, sergente del 215° Reg-gimento di fanteria. Nel 2004, come è ricordato all’inizio del li-bro, al Comune di Nervesa della Battaglia èstata conferita la Medaglia d’oro al Meritocivile da parte del Capo dello Stato, rievo-cando lo “spirito di sacrificio” dimostratodalla gente di Nervesa durante il conflitto. | Diego Crivellari |

Ad Orientes. Viaggiatori veneti lungo le vied’Oriente, a cura di Giovanni Pedrini, Mon-tecchio Precalcino (VI), AmministrazioneComunale, 2006, 8°, pp. 256, ill., s.i.p.

Il convegno “Viaggiatori veneti lungo le vied’Oriente”, svoltosi a Montecchio Petralci-no, illustra un aspetto fondamentale dell’i-dentità veneta, la sua vocazione a guardaread Oriente. Gli interventi degli studiosi Da-ria Perocco, Giampiero Bellingeri, Giovan-ni Pedrini e Piero Falchetta, accompagnatida un suggestivo apparato iconografico, of-

frono al lettore preziose testimonianze diviaggi ed esplorazioni.Nel Rinascimento i viaggiatori erano “va-lent’huomini”, mercanti ed ambasciatori.Non viaggiavano per esotismo o per sete diavventura, come avverrà dal Seicento in poi.I viaggiatori veneziani del Cinquecento ub-bidivano ad esigenze pratiche: aprire nuovevie commerciali e garantirle con rapporti di-plomatici, accrescere il capitale e tornare aVenezia, punto di partenza e di arrivo di ognispedizione. Il loro atteggiamento verso l’am-biente era aperto, curioso, lucido, desiderosodi capire per poter poi essere creduti. I testi,inizialmente manoscritti e in veneziano, fu-rono raccolti, ordinati per aree geografiche eriscritti da G.B. Ramusio, ispirandosi al to-scano per raggiungere un pubblico più vastoin Navigazioni e viaggi, 1559. Di particolareinteresse è Viaggio d’un mercante che fu nellaPersia di cui rimane anche il manoscritto ori-ginale assai utile per un confronto.Oltre agli itinerari “classici” tra Venezia el’Oriente, ve ne sono altri, meno noti, attra-verso l’Asia centrale, territorio variegato dipopoli e culture, su cui restano frammenta-rie testimonianze di viaggiatori.Assai esauriente è il Viaggio e giornale perparte dell’Asia... del nobile veneziano Am-brogio Bembo, che partì nel 1671 al seguitodello zio Marco, eroe della guerra di Candia,e descrisse con vivacità e accuratezza luo-ghi, usi e costumi dei popoli in un lungo iti-nerario attraverso Aleppo, Goa, la Persia, ilKurdistan fino a Venezia nel 1675.Si deve a studiosi stranieri la riscoperta del veneziano Nicolò Manuzzi e della suaStoria del Mogol in cinque libri, un enormeaffresco sull’India dove visse sessantacin-que anni e morì nel 1717. L’opera, scritta in italiano, portoghese e francese, subì unalunga serie di vicissitudini e finì a lungo dimenticata nella libreria di San Marco. | Marilia Ciampi Righetti |

RUGGERO STOLFO, La mia ritirata di Russia.Con la Julia in Albania, Grecia e sul Don,prefaz. di Sante Rossetto, Salgareda (VI), Si-smondi, 2006, 16°, pp. 94, ill., e 10,00.

La collana “Memoranda”, che si propone diaccogliere i fatti di guerra del secolo scorsocon lo scopo di mantenerne viva la memoriastorica, esordisce con un diario che testimo-nia tutta la durezza della campagna di Russia.L’autore, Ruggero Stolfo, è uno delle mi-gliaia di giovani che allora furono spediti adaffrontare tale impresa inadeguatamente at-trezzati ad un simile conflitto, ma che, a dif-ferenza della maggior parte dei suoi compa-

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gni, riuscì a sopravvivere e a lasciare una te-stimonianza tanto preziosa quanto accorata.Ruggero Stolfo, originario di Ponzano, natonel 1920, giunge nelle steppe del Don dopoventisette mesi passati tra Albania e Grecia.È però in Russia che sperimenta tutta la tra-gicità della guerra: la disperazione, il freddo,la mancanza di sonno, le centinaia di chilo-metri fatti a piedi; l’unico obiettivo diventasalvarsi e tornare alla propria vita. La vita cheRuggero Stolfo ha lasciato a diciannove annie mezzo, quando è stato reclutato, è una vitacaratterizzata dal lavoro di contadino prima edi muratore poi, e da una fitta rete di affetti. Il diario, rimasto nel cassetto per sessan-t’anni, viene oggi pubblicato come docu-mento storico di grande immediatezza, pro-prio perché scritto da chi, avendo avuto po-che opportunità scolastiche, riesce a descri-vere in modo concreto e diretto tutto unmondo di sentimenti, facendo emergere ununiverso ricco di umanità. | Martina Ceron |

CARLA BETTEI, E noi ancora, introd., note stori-che e dichiarative di Pierpaolo Brugnoli, post-fazione di Lorenzo Rocca, Sommacampa-gna (VR), Cierre, 2006, 8°, pp. 139, ill., e 11,50.

L’autrice di questo libro, Carla Bettei, è nataa Padova nel 1908 ed è morta a Fumane, unpiccolo paese della Valpolicella in provinciadi Verona, nel 1964. Nel 1958 pubblica que-sto diario, che racconta le vicende dei dueanni conclusivi della Seconda Guerra mon-diale, precisamente dall’estate del 1943, finoalla Liberazione alla fine di aprile del 1945.Ora a distanza di quasi cinquant’anni dallasua prima pubblicazione, il diario viene ri-presentato non solo in segno di celebrazionedel sessantennio della riconquistata libertàdella nazione, ma perché si tratta di un’ope-ra particolare, che permette di farsi un’ideadiversa e, forse, più autentica di una guerrasanguinosa e atroce, che ha diviso il paeseprima dell’inizio della ricostruzione. InfattiPierpaolo Brugnoli, nella sua Introduzione,ricorda che ogni guerra può essere vista davari punti di vista, da chi sta al fronte o da chivive in un campo di prigionia o, peggio, inun campo di sterminio; c’è poi la guerra deibollettini ufficiali degli eserciti belligerantioppure quella delle memorie di qualche illu-stre uomo politico, come pure ci sono i diaridi parroci o di funzionari dello Stato.Ma c’è anche il caso della “contemplazionedella guerra vista nelle sue quotidianeespressioni in un qualsiasi sperduto angolodel Veneto, un evento abbastanza raro: que-sta è una storia scritta da una gentile signo-ra della buona borghesia sfollata come altri

in campagna, nella quale si intreccianograndi eventi con la cronaca dell’affannoquotidiano, è la storia di una donna che aiu-ta la sorella nella cura dei numerosi figli,ma anche la cognata che ha il marito lonta-no al fronte, e che infine deve accudire lamamma invalida e malata”.In definitiva il diario di Carla Bettei provie-ne da un osservatorio particolare, tanto piùvalido perché personale e non inficiato innessun modo da pregiudizi o da prese diposizione preconcette, che descrive l’uma-nità nella sua realtà effettiva, dove si alter-nano atteggiamenti diversi e contrastanti,che offrono uno spaccato concreto, fatto diattese, di sofferenze, di sopraffazioni e digesti eroici, del tedesco invasore che maga-ri si comporta meglio delle squadracce fa-sciste, di persone che cercano di sopravvive-re e di credere ancora in una società piùgiusta e migliore. | Giuseppe Iori |

LUISA TOSI, È finita la guerra... tutti a casa. 25 aprile 1945: la Liberazione nei ricordi deitrevigiani, Treviso, Università Popolare diTreviso - Auser - ISTRESCO - Comune di Tre-viso, 2006, 8°, pp. 94, ill., e 10,00.

Con questa raccolta di testimonianze l’Isti-tuto per la Storia della Resistenza e della So-cietà Contemporanea di Treviso ha intesoricordare, attraverso le voci (protagonistinelle file partigiane ma anche gente comu-ne) dell’epoca, alcuni momenti cruciali del-la liberazione di Treviso. Ne esce un quadroche contribuisce alla ricostruzione di unamemoria collettiva che per tanti anni e percerti aspetti ha tardato ad emergere e astrutturarsi, complici remore psicologiche erimozioni che gli studiosi ben conoscono.Odio, terrore, angoscia per il futuro, fame,stenti, povertà, rancori vecchi e nuovi, maanche amicizie nate o rinsaldate, tempratedai tempi di ferro e fuoco, attese e speranze,parole di cristiana carità per tutti. Non man-cano le testimonianze di comandanti parti-giani come Aldo Tognana e Dorino Bertelli.Di grande interesse il breve saggio finale diFederico Maistrello “La liberazione di Tre-viso: 25-30 aprile 1945”. Ciò che rende pre-gevole questo scritto è proprio l’efficacia ri-assuntiva che lo rende un compendio chia-ro, dettagliato, privo di fronzoli e attendibi-le degli ultimi giorni della dominazione na-zifascista sulla Marca trevigiana. Maistrellorende conto del contributo dato dalla Resi-stenza alla liberazione della città con tutte lecomponenti militari e politiche in una par-tecipazione corale e condivisa nell’essenzia-le. L’autore fa i nomi di molti dei circa due-

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immagine tratta da E noi ancora...

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cento caduti stimati fra le file partigiane,delle rappresaglie sanguinose e del clima diterrore che fino all’ultimo gravò sulla città enell’hinterland, sempre in bilico tra la sospi-rata fine delle ostilità e i colpi di coda di uninfido avversario. | Michele Simonetto |

Soldati che si raccontano 1943-1945. Testimo-nianze di Combattenti e reduci, a cura di Pao-lo Bernardini e Giuseppe Trevisan, Monse-lice (PD), Associazione Nazionale Combat-tenti e Reduci - Sezione di Monselice, 2005,8°, pp. 103, ill. s.i.p.

La sezione comunale di Monselice dell’As-sociazione nazionale combattenti e reduci,attiva sul territorio da vari decenni, è la pro-motrice di questa pubblicazione, in cuisono raccolte le testimonianze sparse – al-cune già precedentemente pubblicate altro-ve, altre assolutamente inedite – di una se-rie di combattenti originari del centro pado-vano, i quali si trovarono ad affrontare leconseguenze e i gravi rischi connessi allascelta di non schierarsi con i tedeschi dopol’armistizio dell’8 settembre 1943. Uomini e soldati che furono sottoposti a pa-timenti e prove difficilmente immaginabili,prigionia di guerra, fame, torture, violenzedi ogni tipo, e che tuttavia per intima co-erenza umana e morale, per la fede nutritanella libertà, scelsero di non combattere alfianco degli occupanti nazisti. Questi uomi-ni riuscirono a salvarsi, a sopravvivere,uscendo dalla dolorosa esperienza dellaguerra anche per raccontare quanto aveva-no visto in Germania, in Polonia, nei Balca-ni, per testimoniare il loro sacrificio, che èstato il sacrificio di una intera generazione,e questo libretto ha ora il merito di riunirele loro memorie, i ricordi che intrecciano ilvissuto personale di ognuno dei protagoni-sti ai grandi eventi che determinarono laSeconda Guerra mondiale e segnarano lavita di milioni di uomini. Il filo che tesse in-sieme i vari contributi è quello di una me-moria di guerra intensa, tragica, ancora vivae impossibile da rimuovere, ma anche intri-sa di un profondo senso di umanità: ereditàindelebile per chi ha vissuto sul fronte, cheoggi vuole essere tuttavia non una mera ri-evocazione di un passato irrimediabilmentetrascorso, ma anche, nella sua semplicità edimmediatezza, priva di cornici e di filtri sto-riografici, un ammonimento nei confrontidi tutti i possibili rigurgiti di violenza e neiconfronti di tutte le guerre. | Diego Crivellari |

RAFFAELLO CANTERI, Il ponte sugli oceani. Les-sinia Veneto Italia. Storie di emigranti, Som-macampagna (VR), Cierre, 2006, 8°, pp. 246,ill., e 12,50.

“Montorio è tutto un paese d’acqua, tuttoun delirio d’acque riaffioranti, che si allar-gano in laghetti, attraversano i campi, si in-tersecano [...]. Montorio è un gioco fanta-smagorico della mobilità e della freschezzae della leggerezza e della luce e della rifles-sione e del suono e dell’impalpabilità, finoal punto in cui tutte le acque [...] attraverse-ranno le campagne e i paesi più a sud e an-dranno all’Adige”. Così l’autore di questo li-bro descrive il “suo” paese, nato e cresciutoin questa continua mescolanza di acque cheprecipitano dalla Lessinia, modellando ilpaesaggio e gli abitanti del luogo, che trag-gono le loro radici storiche proprio dall’ac-qua, che spesso si inabissa per poi dar vita arisorgive che vogliono essere alimento e nu-trimento per la popolazione, quasi tutta ro-tolata dai monti circostanti.Montorio appare un paese particolare, le cuiacque diventano una metafora della vita: nonper niente Canteri lo definisce come un pon-te sugli oceani, che assumono anch’essi unaduplice connotazione. La prima è quella spa-zio-temporale che ha riguardato i molti abi-tanti della Lessinia (le quattro generazionidella famiglia dell’autore che si sono succe-dute e vengono colte nelle loro vicissitudini)che nel corso della storia sono emigrati intutto il mondo, attraversando, appunto, glioceani: dall’Italia all’Europa, dall’America delnord a quella del sud fino a spingersi alla lon-tanissima Australia. La seconda è quella del-la memoria di Canteri, che rievoca sul filo delricordo personale e ancestrale la culla da cuii suoi conterranei sono partiti.Poi anche l’autore emigra, a Parigi, a NewYork e in altri posti al di là degli oceani, main ogni luogo resta forte e intatto il legamecon la terra d’origine, proprio tramite il con-tinuo fluire dell’acqua della sua infanzia.Così egli rievoca le varie fasi dell’emigrazio-ne italiana verso l’estero: “si calcola – egliafferma – che siano sette milioni gli italianiche hanno lasciato il nostro paese tra il1946 e il 1975”, senza contare gli altri mi-lioni che dalla seconda metà dell’Ottocentofino alla metà del Novecento si sono spar-pagliati in Europa e nel resto del mondo. Leloro storie si assomigliano, le varie epochesono caratterizzate da diversi atteggiamentie comportamenti anche nei confronti dellamadrepatria, ma gli abitanti di Montorio edella Lessinia assumono una connotazioneparticolare, descritta nel continuo flusso trapassato e presente. | Giuseppe Iori |

immagine tratta da Il ponte sugli oceani...

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GIUSEPPE TREVISAN, Stammlager XVII A. Ricordi dei 733 giorni da prigioniero in Ger-mania, Monselice (PD), Trevisan, 2006, 8°,pp. 176, ill., s.i.p.

La guerra e la prigionia sono esperienze trau-matiche che lacerano il tessuto dell’esisten-za e lasciano spesso nei sopravvissuti il bi-sogno di analizzarne il ricordo e di collegar-lo al passato per comprendere meglio sestessi e la propria vita. Così è per GiuseppeTrevisan, che in Stammler XVII A dedica ilprimo capitolo alle esperienze da soldato,prima dell’arresto da parte dei tedeschi nelsettembre 1943. Segue il racconto dei 733giorni di prigionia presso i tedeschi, i russi egli americani, il difficile ritorno, la morte delfratello Canzio. Il volume si conclude conuna rassegna di immagini che illustranol’infanzia e la prima giovinezza del protago-nista, la propaganda fascista, la vita militareprima del 1943, la corrispondenza di guerra,i documenti della prigionia, i luoghi della re-clusione e dell’internamento, il ritorno.L’autore descrive senza retorica, ma con effi-cacia, la condizione degli internati: la fame,il freddo, la fatica, i soprusi, le malattie, l’ab-brutimento, la solitudine, l’umiliazione e laperenne logorante paura della fine. Emergo-no tuttavia anche altri elementi: l’ingegnosi-tà e l’inventiva dei reclusi, specie degli italia-ni, l’aiuto reciproco, il conforto delle rare let-tere da casa, la capacità di godere di ogni pic-colo bene, fosse anche una patata. Alla disfatta tedesca i prigionieri, usciti dallager, si rifugiano nei boschi, poi intrapren-dono un lungo viaggio verso l’Italia. Quasisubito, però, l’autore è arrestato dai russi e ac-cusato di collaborazionismo coi nazisti. Con-cluso il processo e liberato, trascorre cinquemesi in un accampamento a Wiener Neu-stadt insieme a gente di ogni nazionalità.Nell’agosto del 1945 inizia la marcia versoBratislava, luogo di raduno per gli italiani,prima del ritorno in patria. Qui il tempo tra-scorre lento, con il desiderio sempre più esa-sperato di andarsene. Alla resa dei giappone-si, il 7 settembre arriva l’ordine di partire perLinz e di qui in treno, sotto scorta degli ame-ricani, Giuseppe Trevisan arriva finalmentein Italia, a casa. | Marilia Ciampi Righetti |

Fratelli nella notte. Testimonianze di reducifeltrini della Seconda Guerra mondiale, a curadi Carlo Balestra, Feltre (BL), A.N.A. FeltreEditrice, 2005, 8°, pp. 392, ill, s.i.p.

La citazione da Gorge Santayana “Coloro chenon si ricordano del passato sono condanna-ti a riviverlo” è l’eloquente premessa a Fratel-

li nella notte, testimonianze sulla SecondaGuerra mondiale raccolte da Carlo Balestra.Parlano i reduci feltrini dai deserti dell’Afri-ca, dalle montagne della Grecia, dalle steppedella Russia e raccontano la propria storiaperché i giovani non dimentichino le vite sa-crificate o perdute e si impegnino nella dife-sa della pace. Il libro comprende: La guerra inAfrica Orientale 1935-1941, La Seconda Guerramondiale 1939-1945, La campagna sulle AlpiOccidentali e la campagna di Grecia 1940-1941,Guerra e guerriglia in Jugoslavia 1941-1943, Lacampagna di Russia 1941-1943, La guerra inAfrica Settentrionale 1940-1943, Dall’occupa-zione della Francia all’Armistizio 1942-1943.All’inizio di ogni sezione Italo Riera tracciaun quadro storico riassuntivo per inquadrarele testimonianze, illustrate da fotografie ine-dite. I testi, non “limati” con intenti letterari,riecheggiano il parlato e rievocano con effica-cia un mondo di tenebre, fatto di stenti, pau-ra, solitudine, rabbia, nostalgia, dolore per laperdita degli amici, incertezza del domani.Tra tante sofferenze non c’è posto per la re-torica e, di tanto in tanto, l’uomo ritrova sestesso e si riconosce fratello delle altre vitti-me del conflitto. In ogni paese del mondo, davincitori o da vinti, i soldati soffrono e muoio-no; intorno a loro, colpite dalle stesse violen-ze, le popolazioni “nemiche” svelano la loromiseria e la loro umanità. I sopravvissuti, se-gnati nel corpo e nell’anima dagli orrori dellaguerra, rivolgono ai giovani che non l’hannoprovata una preghiera: “Non dimenticate!”.| Marilia Ciampi Righetti |

FRANCO BUSETTO, Dall’orrore alla speranza.La Shoah nelle scuole tra storia e memoria, Padova, Il Poligrafo, 2007, 8°, pp. 152, e 18,00.

L’autore divide il suo libro in due parti: dopola prefazione di Guido Petter, viene presen-tata una sintetica “storia della scuola” vistanell’ottica dell’Olocausto, perché i giovani dioggi possano capire meglio le vicende chehanno portato alla tragedia e in questo sen-so Busetto racconta di come era la scuola du-rante il fascismo in Italia, tesa cioè a creareil modello del “perfetto fascista”, processoche iniziava fin dalla prima infanzia. Il discorso si sposta poi sulla realtà scolasti-ca durante la Resistenza, per dimostrare chel’istruzione e la serietà della scuola sono sta-ti sempre presenti nella mente di chi lotta-va per restituire al paese la libertà, uno deicui cardini fondamentali era anche alloraconsiderata la cultura e la sua diffusione(interessanti a tal proposito le testimonian-ze di come era organizzata l’istruzione nel-le “repubbliche liberate”).

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Uno spazio maggiore viene riservato allastoria della scuola nell’Italia repubblicana,centrata su due motivi correlati tra di loro, ilvalore della Costituzione come documentodi base per la formazione anche culturaledel cittadino e il problema dell’insegnamen-to dell’Olocausto come presa di coscienza diun dramma che non si deve né si può di-menticare. Ecco allora che Busetto, che è sta-to deportato nel lager di Mauthausen, pro-pone le sue riflessioni su come era la vita neicampi di concentramento, sulle problemati-che che sono sorte nella mente dei pochi so-pravissuti nell’affrontare il reinserimentonon sempre facile (basti pensare alla tristeesperienza di Primo Levi), sulla punizionedei responsabili dello sterminio, con parti-colare riguardo al concetto che si deve parla-re non tanto di vendetta, quanto di ricerca digiustizia e di pace. Le riflessioni dell’autoreche concludono la prima parte del volumesono centrate sulla coscienza che oggi “sonocresciute generazioni nuove”, che c’è unamaggiore consapevolezza sul significato del-la Shoah, che ha portato nel 200 alla crea-zione del 27 gennaio, giorno in cui le avan-guardie dell’esercito sovietico giunsero adAuschwitz, della “giornata della memoria”. La seconda parte dell’opera è costituita daun’Appendice, che presenta dieci documen-ti preziosi e utili per spiegare perché la scuo-la debba continuare a studiare e ad appro-fondire quel periodo, non tanto come unamateria a se stante, quanto perché in pochialtri momenti della storia si è assistito a unocontro così feroce tra tirannia e libertà e an-che perché proprio in quegli anni troviamole vere radici della nostra storia recente. Pro-prio per questo Busetto. | Giuseppe Iori |

VITTORIO PAMPAGNIN, Osteria da Angi. Tac-cuino di memorie dalla Riviera del Brenta,Sommacampagna (VR), Cierre, 2006, 8°,pp. 248, e 12,50.

Come afferma il curatore, Giorgio Roverato,questo non è un libro di memorie come so-litamente si intende, ma un libro denso di ri-evocazioni, di episodi frammentati e raccon-tati alla rinfusa; il sottotitolo è chiaro in pro-posito, quando parla di un taccuino di memo-rie che si ripropongono alla mente, senzanessuna intenzione di assumere una vestedefinita. Sembra che l’autore viaggi con unregistratore in tasca, pronto a trasferire sullacarta gli episodi della sua vita passata.Sulla base di queste premesse Pampagninscrive di un mondo passato che vale la penadi ricordare perché lì ci sono le nostre radi-ci, da lì comincia la nostra storia. In questo

caso l’habitat è quello della Riviera del Bren-ta, che si dipana tra Padova e Venezia pun-teggiata dalle splendide ville tra le anse delfiume, che trasudano la storia dei nobili ve-neziani. Ma sarebbe sbagliato cercare laloro presenza nei diciannove episodi rac-contai sulla falsariga del filò da Pampagnin.Appunto, il filò, che egli ritiene sia giusto ri-proporre, perché si basa su una certezza perlui inoppugnabile: la storia non è opera deigrandi, dei potenti, dei cosiddetti protagoni-sti che finiscono nei libri di storia, perchéper lui la vita e la società si formano e cre-scono tra gli uomini semplici che giornoper giorno lottano per sopravvivere, ma an-che per dare un senso alla loro esistenza.È il caso della Riviera del Brenta, con il suobaricentro visto in Fiesso d’Artico, che dalsecondo dopoguerra agli anni Ottanta delsecolo scorso ha conosciuto profonde tra-sformazioni, contribuendo a creare il mitodel Nord-est, completamente diverso dalvecchio Triveneto, ma che da esso pure de-riva. Origini dimostrate proprio dal filò, chetrovava la sua collocazione alla sera nellastalla, il luogo più caldo della casa, dove siraccontavano le vecchie storie e leggende osi cercava di interpretare la realtà contem-poranea nell’ottica di una semplice ma sal-da saggezza tramandata di padre in figlio.La scena si sposta poi in locali pubblici,come l’Ostaria da Angi, che per la gente delposto sembrava essere il centro del mondo,attorno alla quale ruota tutta la storia, unpo’ come la famosa cucina di Fratta di Ip-polito Nievo o le vicende di Renzo e Lucia. | Giuseppe Iori |

TOMMASINO GIARETTA, Orapronobi, Vicenza,Editrice Veneta, 2005, 8°, pp. 207, ill., e 10,00.

Tommasino Giaretta, insegnante e collabo-ratore del “Giornale di Vicenza”, con Ora-pronobi, raccolta di racconti ambientati nelperiodo che va dalla fine della SecondaGuerra mondiale e dalla caduta del fasci-smo fino al 1968, prosegue nella costruzio-ne di un personalissimo romanzo popolaredel Veneto contadino, in un percorso che,citando la quarta di copertina, si potrebbedefinire di “escursionismo della memoria”. Teatro delle vicende narrate è l’immagina-rio paese delle Tre Marie, simbolo di un Ve-neto arcaico e rurale che, tuttavia, si rivelasoltanto in apparenza immobile, sonnac-chioso e immune rispetto alle nuove sedu-zioni della modernità. Dietro questa patinaconformista si agitano le passioni di una va-riegata “fauna” umana. Il libro presentauna galleria di personaggi alquanto tipici –

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il prete don Spaventa, l’oste comunista BepiCaneva, il possidente Nane Russa, le “ma-triarche” del paese – protagonisti di unanarrazione in cui la quotidianità più omeno ordinaria della vita di paese si mesco-la con la storia politica, sociale e con quelladel costume (la Liberazione, il referendumdel 2 giugno 1946, ma anche le imprese diCoppi e Bartali, il lancio dello Sputnik ecc.). Una scrittura semplice e diretta, quella diGiaretta, in cui il dialetto compare di fre-quente, con esclamazioni e dialoghi colori-ti, e che, nel tracciare i profili dei suoi per-sonaggi, ci introduce in un universo corale,bozzettistico e vagamente “guareschiano”...Un mondo “piccolo” dove però, nonostantetutto, è l’influenza della Chiesa e della suacostellazione di valori a rimanere in una po-sizione dominante rispetto alla contesaideologica e alla dittatura del “progresso”,almeno fino al sopraggiungere degli annidella contestazione e all’avanzamento inar-restabile di quella società dei consumi de-stinata a sradicare secolari usi e costumi,nel nome di una rivoluzione e di una ege-monia ben diverse da quelle che, su frontiopposti, don Spaventa e l’oste comunistaCaneva potevano immaginare alla fine dellaguerra. Orapronobi fa seguito alle preceden-ti opere di Giaretta, Storie in corte (2001) eStoria memoria (2003). | Susanna Falchero |

musica - teatro - cinema

P.S.F. ROSSI, Catalogo tematico delle composi-zioni di Giovanni Legrenzi (1626-1690), par-te III: Le opere vocali profane, Melodrammidalla A alla D, tomo I, Padova, Edizioni de“I Solisti Veneti”, 2005, 8°, pp. 257, CD alle-gato (contiene gli incipit musicali delle Ariee Sinfonie, e lo stesso testo in versione digi-tale per Macintosh, RTF e Word), s.i.p.

“Con Giovanni Legrenzi (Clusone, 1626 -Venezia, 1690) – scrive Massimo Mila – do-tato di grande facilità melodica e caratteriz-zatrice, l’opera veneziana estende la sua in-fluenza in Italia ed in Europa, ma cominciaa cristallizzarsi in schemi convenzionali”.Legrenzi fu Maestro di cappella in San Mar-co, operista e virtuoso di violino.Dell’Achille in Sciro (1663) ci è pervenutauna sola aria, ma la favola drammatica ebbegran successo: ben quattro rappresentazioni(a Ferrara, a Venezia due volte e a Bologna).L’Anarchia dell’Impero, ha sette personaggi,tra cui Lotario e Pipino, ed ebbe due rappre-sentazioni (Venezia, 1683; Milano, 1688).

Ci sono pervenute 14 arie. Antioco il Grande,in cui compaiono Cleopatra e altri otto traprotagonisti e comparse, ebbe un’unica rap-presentazione a Venezia (1681). Ha ben 55arie; i recitativi non sono stati tràditi. Il Cre-so ebbe anch’esso un’unica rappresentazio-ne a Venezia nel 1681: i personaggi sonosette e le arie 23. Il manoscritto è conserva-to presso la Biblioteca Querini Stampaliacon la seguente dicitura: Dell’Opera del Cre-so. In S.Gio.Crisostomo. Del Sig.rD. Gio. Le-grenzi, 1681. La Divisione del Mondo, dram-ma per musica in tre atti, libretto di GiulioCesare Corradi ebbe due “rivestimenti mu-sicali” presentati nello stesso anno (1675) enello stesso Teatro veneziano di San Salva-tore. È interessante notare, ad esempio,ascoltando il CD allegato al Catalogo, la diffe-renza tra le due versioni della prima aria diGiove Non arda del ciglio: una in re maggio-re e allegro moderato; lo stesso testo in famaggiore e adagio. I due Cesari annoveraotto personaggi tra cui una cantatrice. Ildramma per musica in tre atti ebbe due rap-presentazioni (Venezia, 1683 e Milano,1688). È accompagnato dal solo basso con-tinuo; 37 le arie di cui una curiosa, dal tito-lo quasi profetico: Fenice a doppio rogo amormi destinò. Eteocle e Polinice ebbe tre repli-che: Venezia, Napoli e Milano. Nella primaversione del dramma le arie sono 111, nellaseconda 129. L’aria di Eteocle Miei spirtiguerrieri all’armi nella prima versione, e nel-la seconda versione l’aria di Tideo Ho spirtoguerrier, ricordano la chiusa del sonetto “ri-conosciuto” Alla sera del Foscolo. Legrenzitenta anche uno sperimentalismo con unterzetto A battaglia guerrieri, a battaglia conl’orchestra intera. | Antonino Viola |

Libretti per musica dell’Ottocento nella Biblio-teca Universitaria di Padova, a cura di LiaCavaliere, Lucca, Libreria Musicale Italiana -Padova, Biblioteca Universitaria, 2005, 8°,pp. XVI-752, ill., e 65,00.

Il materiale librettistico minuziosamentedescritto da Lia Cavaliere non costituisce unfondo omogeneo e neppure è il frutto di la-sciti di collezionisti melomani, alla streguadi altri presenti nelle biblioteche italiane; sitratta invece di documenti approdati all’Uni-versitaria prevalentemente grazie alla nor-mativa del cosiddetto “diritto di stampa”. Diconseguenza, nessun progetto sorretto daintenti collezionistici o dalle frequentazioniteatrali di chicchessia. L’unico elemento diomogeneità è quello temporale: degli 850 li-bretti disseminati sugli scaffali dell’Univer-sitaria padovana ben 697 (esclusi i duplica-

ti) si riferiscono ad eventi musicali occorsinel XIX secolo. Gli altri 153, di epoca antece-dente, trovano invece spazio e descrizionenella monumentale impresa di Claudio Sar-tori, che ha censito la produzione librettisti-ca dei due secoli precedenti (I Libretti italia-ni a stampa dalle origini al 1800. Catalogoanalitico con 16 indici, 7 voll., Cuneo, Berto-la & Locatelli, 1990-1994), e vengono quin-di esclusi dal volume della Cavaliere.I libretti di rappresentazioni allestite pressoi teatri di Milano, Venezia, Padova e Veronacostituiscono oltre la metà del corpus, cheprevalentemente fa riferimento al mondoteatrale del Veneto, con pochissimi numerinon riferibili comunque all’Italia settentrio-nale, ad eccezione di sei libretti di ambito ro-mano e otto di area parigina. Quello che,dopo il lavoro della Cavaliere, potrebbe a ra-gione definirsi “il fondo librettistico ottocen-tesco della Biblioteca universitaria di Pado-va” dà conto dei più diversi generi teatrali;melodrammi, balli, accademie vocali e stru-mentali (concerti), cantate, oratori, esercita-zioni scolastiche e altre espressioni minori.L’assenza di un repertorio dedicato alla li-brettistica ottocentesca esalta al massimogrado lavori di tale impegno bibliografico,poiché viene progressivamente reso noto ilpatrimonio delle biblioteche italiane etransalpine e, allo stesso tempo, realizzatoun ulteriore tassello alla ricostruzione dellavita teatrale ottocentesca, della quale si samolto meno di quanto si dovrebbe (e si po-trebbe), per l’enorme quantità di fonti diret-te e indirette e per il limitato interesse inquesti ultimi decenni del mondo musicolo-gico ai grandi nomi (Verdi, Bellini, Doni-zetti, Puccini, Ponchielli) e, d’altro canto,per l’indifferenza nei confronti del ricchis-simo sottobosco dei “minori”.Non è lontanissimo il giorno in cui la “fu-sione” degli ormai numerosi cataloghi, astampa e virtuali, di libretti potrà consenti-re la realizzazione di un repertorio com-plessivo dell’Opera italiana.Le schede del catalogo sono redatte secondole più recenti e minuziose regole di descri-zione bibliografica in campo librettistico,con costanti riferimenti ai repertori otto-novecenteschi che consentono di desumerele eventuali date di rappresentazione e se sitratta di una “prima assoluta” o di una “ri-presa”. Ricco, quanto indispensabile a unacompleta fruizione dell’opera, l’apparato diben venti indici: dai poeti ai coreografi, dallefonti storico-letterarie alle rappresentazioniassociate e così via. Interessante e gradito ilcorredo iconografico proveniente dalla colle-zione di stampe ottocentesche della bibliote-ca, che propone una selezione di ritratti diautori e interpreti. | Francesco Passadore |

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Sine musica nulla disciplina. Studi in onore diGiulio Cattin, a cura di Franco Barbieri eAntonio Lovato, Padova, Il Poligrafo, 2006,8°, pp. 275, ill., ess. mus., e 50,00.

Trenta sono gli studiosi che hanno affidatoi loro saggi alla curatela di Franco Barbierie Antonio Lovato per celebrare il settanta-cinquesimo compleanno del musicologo vi-centino con il corposo florilegio Sine musicanulla disciplina. Studi in onore di Giulio Cat-tin. Il titolo viene desunto dall’affermazionedel teologo medievale Isidoro da Siviglia“Sine musica nulla disciplina potest esseperfecta”.L’attività di ricerca di Cattin dette i primifrutti fin dal 1958, come attesta l’elenco(quasi completo) degli scritti del musicolo-go allestito da Lucia Boscolo: un cinquan-tennio di pubblicazioni orientate su Me-dioevo, Rinascimento, canto monodico epolifonia, fonti manoscritte e prime stampemusicali, edizioni critiche e interventi filo-logici, lauda e poesia per musica del Quat-trocento, liturgia e musica.Gli interessi del celebrato si allargarono an-che alle arti figurative, complici l’incaricovescovile, che lo vide in prima linea nell’al-lestimento del Museo diocesano di Vicenza,e la direzione, per ben due tornate, del Di-partimento di Storia delle arti visive e dellamusica dell’Università di Padova, dove hacondotto la gran parte della sua carriera ac-cademica.Molti degli studi ospitati nella pubblicazio-ne sono strettamente correlati agli interessidi Cattin e celebrano sia il cattedratico siagli ambiti di ricerca da lui frequentati e pre-diletti. Ma, si sa, nel corso di una vita molti,vari e imprevedibilmente sorprendentisono stati gli incontri con fonti musicali,colleghi, intellettuali, organizzatori ed isti-tuzioni culturali, e tutti – nel bene e nelmale – hanno lasciato una traccia sulla per-sonalità e sull’attività di ricerca di Cattin.Un patrimonio di esperienze che viene si-gnificativamente concentrato nelle tipolo-gie di presenze, nelle metodologie di ricer-ca e negli ambiti di indagini in questo verdelauro di studi.Appare subito un primo corpus dedicato aicontributi rigorosamente musicologici, dipoco preminente rispetto al secondo, nelquale la musica abdica al ruolo di “primadonna” per fare da comprimaria ad altreespressioni della cultura e dell’arte: miniatu-re, codici liturgici, mosaici, epistolari, pittu-ra, scritti accademici ecc., non senza una si-gnificativa presenza di studi su temi, musi-cali e non, di area vicentina, alla quale Cattinnon ha mancato di dedicare saggi e articoli.Insomma, trenta studiosi italiani e stranieriche con Cattin hanno intessuto rapporti diamicizia, discepolanza, collaborazione, con-

dividendo interessi o intersecandosi in ricer-che su canto liturgico, polifonia dei secoliXV-XVI, civiltà musicale veneta, cultura earte, con frequenti ambientazioni venezia-ne, padovane e vicentine e qualche incursio-ne nei secoli successivi, sino a quello appe-na inaugurato. | Francesco Passadore |

ELENA BIGGI PARODI, Catalogo tematico dellecomposizioni teatrali di Antonio Salieri. Gliautografi, Lucca, Libreria Musicale Italiana,2005, 8°, pp. CLVIII-957, ess. mus., e 90,00(Strumenti della ricerca musicale, collanadella Società Italiana di Musicologia, 8).

Un migliaio di pagine e quarantanove sche-de. Questo è il catalogo delle fonti autogra-fe dedicate al teatro musicale di Antonio Sa-lieri, nato a Legnago (VR) il 18 agosto 1750 etrasferitosi a Vienna il 16 giugno 1766, dovesarebbe morto il 7 maggio 1825. La sua car-riera di musicista si svolse prevalentementea Vienna in qualità di Kammer-compositeur oKapellmeister dell’Opera italiana, al serviziodel Teatro di corte, ma soggiornò frequen-temente anche in Italia e Francia per segui-re “prime assolute” o riprese di proprie par-titure teatrali, adeguando camaleontica-mente la propria creatività ai diversi gustidel pubblico e ai generi melodrammaticidell’Europa secondo settecentesca. Di fattoAntonio Salieri ebbe una formazione euro-pea: oltre all’opera italiana, affrontò generiteatrali legati alla cultura tedesca, come ilSingspiel, e alla cultura francese, come laTragédie-Lyrique. Vale la pena di ricordareche il 3 agosto 1778 si inaugurò il Teatro allaScala di Milano con la sua Europa ricono-sciuta, e che in quegli anni scrisse opere peri teatri di Venezia, Firenze, Roma, Milano,così come, successivamente, scrisse partitu-re per i teatri parigini. Egli si avvalse dei li-brettisti più noti e stimati dell’epoca: Meta-stasio, Mazzolà, Da Ponte, Casti, Coltellini,Verazi, per l’italiano; Beaumarchais, DuRoullet, per il francese; Treitschke (autoredel Fidelio di Beethoven) per il tedesco.Le musiche teatrali costituiscono la partepreponderante della produzione di Salieri,che conta anche musiche sacre, vocali nonrappresentative, e strumentali, e ciascunadi queste composizioni è pervenuta in di-verse tipologie di fonti: partitura autografa,copie manoscritte, arie sciolte, attualmentecustodite in biblioteche e archivi sparsi intutto il mondo.Il catalogo tematico delle composizioni tea-trali di Salieri consente di rintracciare ognisingolo brano di ciascuna opera e tutte lefonti musicali attraverso le quali ci è tra-

smesso. Le prime quarantasei schede de-scrivono altrettante composizioni teatralidel musicista, pervenuteci sotto forma dimanoscritto autografo, identificate attraver-so i propri incipit testuali e musicali. Si trat-ta di schede bipartite: nella prima sezionevengono descritte le composizioni dramma-tiche, così come sono tramandate dalla par-titura autografa, attraverso la riproduzionedegli incipit musicali e testuali, indicazionidelle scene in riferimento al libretto utiliz-zato per la prima rappresentazione; nellaseconda sezione, invece, si dà conto dellesedi di conservazione dei documenti, com-presi arrangiamenti, trascrizioni, pezzisciolti, stampe ecc. Inoltre, ciascuna schedaviene integrata con la descrizione dei libret-ti manoscritti e a stampa sopravvissuti. Le ul-time tre schede si riferiscono ad altrettanteraccolte di arie sciolte, estratte da opere delcompositore legnaghese, custodite pressotre biblioteche viennesi.Il lavoro è preludiato da un’ampia quantoaggiornata introduzione dedicata al teatromusicale di Salieri, e dai Pareri che lo stes-so compositore scrisse su tredici delle suepartiture: note, giudizi, osservazioni su cia-scun pezzo chiuso (aria, cavatina, sinfonia,coro ecc.), sulle loro funzioni drammaturgi-che e sull’esito che riscossero in sede di rap-presentazione. Chiudono il lavoro una ge-nerosa bibliografia, e un apparato di bensette indici che fornisce le diverse chiavi diaccesso al reperimento del patrimonio didati contenute in questa cinquantina di im-mense schede.Il catalogo, voluto nel 1995 dalla FondazioneAntonio Salieri di Legnago, gode del soste-gno e del patrocinio di enti quali la Fondazio-ne Cariverona, la Provincia di Verona, l’Uni-versità degli Studi di Verona e la Società Ita-liana di Musicologia. | Francesco Passadore |

PATRIZIA PAROLIN, Il fondo musicale “Chile-sotti”, “Bollettino del Museo Civico”, n.s.,27, 2006, Bassano del Grappa (VI), Comu-ne - Museo Biblioteca Archivio di Bassano,2007, 8°, pp. 255, ess. mus., s.i.p.

Il fondo musicale “Chilesotti” che non è diChilesotti. Questa, di fatto, è la conclusionecui approda, supportata dalla documentazio-ne archivistica, Patrizia Parolin nella pre-messa al catalogo. È un’ulteriore, e definiti-va, conferma dei dubbi espressi da alcunistudiosi che negli ultimi anni hanno indaga-to la figura e l’opera del musicologo bassa-nese Oscar Chilesotti (1848-1916), che dal1884 al 1891 diresse, a titolo gratuito, il Mu-seo civico della propria città. Da tempo il fon-

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do musicale custodito presso il Museo Bi-blioteca Archivio di Bassano del Grappa erastato attribuito a Oscar Chilesotti, che fu trai primi in Italia a dedicarsi alla riscoperta eallo studio della musica antica, specie perliuto e chitarra, contribuendo alla realizza-zione dei cosiddetti “concerti storici”, neiquali si proponevano in prima esecuzionemoderna (erano gli anni a cavallo fra i secoliXIX e XX) le musiche che venivano riesuma-te in biblioteche e archivi italiani e stranieri.Si pensava che i trentanove faldoni deposita-ti presso il Museo Biblioteca Archivio di Bas-sano costituissero perlomeno una parte deidocumenti e delle fonti musicali raccolte daChilesotti nel corso di una vita di ricerche estudi musicologici. In realtà la sua bibliotecavenne dispersa durante la Prima Guerramondiale, quando la sua famiglia si trasferìa Chieti, e solo negli anni Venti alcuni libriricomparvero sul mercato antiquario e ven-nero riacquistati dalla figlia Noemi ed altriparenti. Così conclude la studiosa: “Analiz-zando la storia del fondo e i relativi docu-menti risulta quindi evidente che la raccoltadi musiche presenti nei 39 faldoni si sia for-mata dall’insieme di più donazioni verifica-tesi in anni diversi e per mani diverse; anninei quali ricopriva la carica di direttore delMuseo civico di Bassano il professor Fran-cesco Trivellini, uomo di grande cultura einsegnante presso il Ginnasio di Bassanodal 1838 al 1865, e ben prima degli anni neiquali lavorò Oscar Chilesotti”.Il catalogo si compone di 402 schede, dedi-cate ad altrettante fonti musicali, prevalente-mente di genere sacro, redatte fra il XVIII egli inizi del XX secolo, il che dimostra che alprimario ceppo sette-ottocentesco si sonosuccessivamente aggiunti ulteriori docu-menti. Un quarto del fondo è costituito dafonti anonime, il resto assomma prevalente-mente musiche di compositori e maestri dicappella locali e veneti. Spiccano BernardoMocellini (nato nel 1795), sacerdote, mae-stro di cappella e organista del duomo diSanta Maria in Colle a Bassano; il trevigiano,violinista e prolifico compositore, GaetanoMares, bassanese di adozione, per moltianni primo violino e direttore dell’orchestradel teatro La Fenice di Venezia. GiuseppeAlessandrini invece afferisce a CastelfrancoVeneto; Pietro Suman, Gaetano Valeri, Mel-chiorre Balbi a Padova e dintorni; Venezia èinvece la patria di elezione di FerdinandoBertoni, Angelo Baldan, Ermagora Fabio,Anselmo Marsand, Bonaventura Furlanetto;Giuseppe Fontebasso, Niccolò Moretti eIgnazio Spergher fanno capo alle istituzuinitrevigiane; ed altri sono collocabili ad Adria,Vicenza e area friulana. Non mancano tutta-via musiche di autori consacrati dalla tradi-zione quali Haydn, Mayr, Mercadante, Ros-sini, Paisiello, Sacchini ed altri.

Le schede sono redatte secondo le regole ormai universalmente acquisite del RISM

(Repértoire International des Sources Musi-cales) ognuna con il relativo incipit musica-le. L’indice dei titoli conclude il lavoro; pur-troppo si deve lamentare l’assenza dell’indi-ce dei nomi, che avrebbe consentito al letto-re di localizzare con maggior agio editori,dedicatari e altri personaggi (pochi, in verità)citati nei frontespizi. | Francesco Passadore |

PIERMARIO VESCOVO, Il villano in scena. Altrisaggi su Ruzante, Padova, Esedra, 2006, 8°,pp. 120, ill., e 18,00.

Piermario Vescovo, professore associato diLetteratura Teatrale Italiana presso la Facol-tà di Lettere dell’Università Cà Foscari diVenezia, si occupa di letteratura teatrale traCinquecento-Settecento e di letteratura Ri-nascimentale. Il volume assembla sette sag-gi incentrati attorno alla produzione del pa-dovano Angelo Beolco detto Ruzante (1496-1542), figlio naturale del medico e docenteGiovan Francesco Beolco, dipendente delmecenate Alvise Cornaro che ne scoprì ledoti teatrali di attore e autore (molto nota LaBetìa del 1524-1525). La prospettiva offerta da Vescovo è mostra-re come, tramite il personaggio-contadino,il Ruzante abbia transitato attraverso unageografia delle occasioni e dei luoghi, ba-sando la messinscena su una diversificazio-ne tra villa e città, sottolineando la strettaconnessione con il paesaggio e la dialetticatra palazzo e cortile. Lo spazio della rappresentazione nel Ru-zante si configura quindi come simbolo del-la dicotomia tra natura e artificio, antici-pando il seicentesco teatro di “verzura” e iltopos letterario della tensione tra città e cam-pagna, fondativa di generi quali la pastoralee la commedia di villeggiatura. Di pari pas-so con il concetto di luogo spettacolare edevoluzione del personaggio, appare fonda-mentale la questione linguistica, il presun-to antipetrarchismo e antibembismo delRuzante in nome di una “naturalezza” pa-vana e dialettale e la contrapposizione tra ilgusto classico e la satira antivillanesca. Ilrapporto con l’antico, tema ricco di sugge-stioni per tutto l’arco del secolo, coinvolgestrettamente tanto Ruzante quanto Machia-velli, dalla cui Clizia il Beolco estrapola al-lusioni e citazioni inserendole nelle cosid-dette “commedie plautine”, la Vaccaria el’Asinaria, le quali smussano l’impietosotono plautino umanizzando la figura del se-nex e presentando un modello di comicitàmeno esuberante.

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in queste pagine Maschere seicentesche che si rifanno ai tipi delle commedie di Ruzante

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L’ultimo capitolo esula dalla materia fino aquesto momento esposta e si concentra suun testo non teatrale ma dotato di una fer-vida immaginazione: la Lettera di Ruzante a Marco Alvarotto, indirizzata all’amico ecompagno di scena, in cui per la prima vol-ta l’autore-attore si scinde ed evoca la pro-pria voce e persona al partner prediletto. Ladensità culturale che emerge racconta unpercorso allegorico di conoscenza attraversola finzione di una visione onirica, in cui ilpavano assume un carattere comico-mime-tico rivestendo il ruolo della lingua del pro-fondo e della naturalità. Questa riletturadella lettera familiare viene generalmenteconsiderata il testamento morale di AngeloBeolco, sintesi di spirito, vitalità e malinco-nia, affresco di vita e arte che ci restituiscein un’unica battuta il villano e l’uomo, ildrammaturgo e l’attore, posta simbolica-mente in chiusura di volume da PiermarioVescovo. | Alice Briscese |

Ruzante sulle scene del ’900, a cura di Simo-na Brunetti e Marzia Maino, progetto e coor-dinamento di Cristina Grazioli, Padova,Esedra, 2006, 8°, pp. 395, ill., s.i.p.

È il catalogo delle messinscene ruzzantinenel corso del Novecento. Frutto di attente ri-cerche d’archivio condotte su varie fonti,alla cui origine sta lo stimolo provocato daun precedente lavoro dovuto allo storico delteatro Giovanni Calendoli (che a Ruzanteavrebbe anche offerto una sua partecipazio-ne come regista, nel 1978, con Prima Ora-zione al Barco della Regina Corsaro di Alti-vole, nel padovano). Un percorso che dove-va anche portare all’incontro con lo studiodi Mario Baratto Da Ruzante a Pirandello econ la pubblicazione degli “scavi d’archivio”di Paolo Sambin, Per le biografie di AngeloBeolco, il Ruzante, e di Alvise Cornaro.Avventura scenica che, tra le mille sfaccetta-ture e rivisitazioni della straordinaria produ-zione del Beolco, operate da una folta rap-presentanza di teatranti di differente radiceculturale e con esperienze sceniche le più di-verse (Cesco Baseggio, Renato Simoni, Da-rio Fo, Gianfranco De Bosio, quest’ultimoimpegnato in un continuum “confidenziale”tanto da portarlo anche alla sperimentazionecinematografica nel 1972 con il film La Be-tìa) vide al debutto nel XX secolo (1902) lamessinscena di Bilora a Parigi, “sull’onda –scrive Simona Brunetti – di un vivo interes-se letterario e di letture poetiche di fram-menti di traduzione”. Mentre la prima ita-liana dello stesso testo avvenne nel 1927, adopera di Gianfranco Giochetti. Ma al teatro

ruzantino si sarebbero accostati anche gran-di protagonisti delle regia europea di iniziosecolo quali i francesi Coupeau e Dullin.Intellettuale attento, con sarcasmo aspro eamaro, alla condizione miserrima del “villa-no” del suo secolo, il Cinquecento, AngeloBeolco detto Ruzante conta dunque nellequasi 400 pagine del volume centosessantaschede che illustrano altrettanti spettacolidatati fino al 2005. Un percorso minuziosoche tocca ovviamente la varietà di interpre-tazioni di testi – talora in chiave anche epi-dermicamente “comica”, altre volte di serioscrupoloso impegno, “come si addice ai piùfortunati testi dei classici”.Le schede dettagliate del catalogo informa-no sui diversi allestimenti fornendo di ognispettacolo anche la testimonianza di sintesicritiche. | Piero Zanotto |

GIUSEPPINA SCOGNAMIGLIO, Ritratti di donnanel teatro di Carlo Goldoni, present. di DanteDella Terza, Napoli, Edizioni ScientificheItaliane, 2002, 8°, pp. 160, e 11,00.

Sono quarantatré (è facile accertarsene, mala fonte è sicura) le commedie di Goldoninel cui titolo compare la donna. Se ad essesi aggiunge la miriade di personaggi fem-minili secondari che popolano sia le com-medie che il resto della sua sterminata pro-duzione, si ottiene una galleria prodigiosadi ritratti muliebri, che testimonia l’interes-se del grande commediografo per la donnanonché la forza con cui la figura femminilesi affacciava alla ribalta sociale, e teatrale,del Settecento. Il volume di Giuseppina Scognamiglio pro-pone una mappa dei modi d’essere donnanell’universo goldoniano, che è anche ri-flesso del mondo veneziano e italiano deltempo. L’autrice si prefigge inizialmente diesplorare e comprendere le ragioni perso-nali dell’ampio spazio riservato da Goldonialle donne nelle sue commedie, e cerca, conla guida dei Mémoires, i collegamenti tra ledonne che più hanno contato nella vita delgrande veneziano e i personaggi teatrali chele rispecchiano, visti attraverso quel partico-lare rapporto, tra vita e fictio, che li lega alloro autore. Ampliando la ricerca dalla sfera privata aquella pubblica, l’autrice ci porta ancor piùdentro la materia prescelta, cominciandocol ricordare come il Settecento sia il secolodell’emancipazione della donna, la qualeinizia ad allargare la sua influenza sociale ea conquistare maggiore indipendenza. Diqui una delle ragioni del proliferare, nellecommedie del Veneziano, di personaggi

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femminili volitivi, a disagio con le conven-zioni sociali che subordinano la donna al-l’universo maschile. A riprova di ciò il librooffre, nel secondo capitolo, un ampio e arti-colato quadro della presenza della donnanella letteratura teatrale del Settecento inItalia, da cui emerge il potente movente del-l’emancipazione, del tutto evidente nelleprotagoniste di Goldoni. Fattore, peraltro,essenzialmente positivo, che si riscontra fra“serve padrone, castalde, cameriere brillan-ti”, vale a dire fra i ceti non nobili (della no-biltà Goldoni indicherà soprattutto i difetti)e che dinamizza, in generale, la vita delladonna nella Venezia e nell’Italia del tempo.A mostrare il vario manifestarsi di questaspinta verso l’affrancamento provvede il ter-zo, denso capitolo, “Poetica sociale e dina-mismo morale del femminile”, particolar-mente convincente laddove individua mo-venti quali la “volontà moralizzatrice” all’o-rigine dell’agire sociale e dell’atteggiamentopsicologico di molte protagoniste del teatrodi Goldoni, e che sembra caratterizzare ladinamica rivendicativa all’interno delle clas-si inferiori. Attraverso questo meccanismo,che è il leit motiv dell’indagine della Scogna-miglio, l’autrice rischiara il comportamentodi donne Immorali e amorali, e quello delleprotagoniste Virtuose, in pagine che confer-mano peraltro l’essenziale ruolo pedagogicoche Goldoni assegnava al suo teatro.Il lungo capitolo “Mirandolina e le altre”conclude in crescendo il volume, con unaserrata analisi de La locandiera, vista anchecome spartiacque nell’ambito della produ-zione goldoniana. Lo strumento usato daMirandolina per punire, con la civetteria, lamisoginia del Cavaliere è la finzione, mez-zo prediletto anche da altre protagoniste dicommedie celebri e meno note, che l’autri-ce approfondisce sotto il profilo morale,proponendo una schiera di False e ipocrite,Pettegole e maldicenti, Avide e venali, Vanito-se e mondane, e ricostruendo in tal modouna sorta di campionario al femminile diuna straordinaria Commedia pienamenteumana. | Giuseppe De Meo |

PAOLA BROLATI, Bosco da remi. Racconto tea-trale delle vicende degli zattieri della Piave, Venezia, Centro Internazionale della Grafi-ca, 2006, 8°, pp. 96, ill., s.i.p.

Il prezioso libretto di Paola Brolati, illustra-to da Fabio Santin, tratta argomenti diversi:i rapporti tra i monti e la laguna veneta, lafluitazione del legname lungo il fiume Pia-ve, il mestiere degli “zattieri”, il ruolo delladonna nelle comunità montane e la storia

straordinaria di una zattiera. Il ritratto diSerafina Sommavilla è sconcertante per ilcontrasto tra i caratteri maschili e femmini-li: da un lato i rudi lineamenti, il cilindro, lacorda di ormeggio sulla spalla e la carta dicredito in mano, dall’altro gli orecchini, lacollana di perle e l’acconciatura che attesta-no una insospettata femminilità. Quello degli zattieri è un mestiere antico,legato alla costante necessità di legnamedella Serenissima per rassodare il labile ter-reno lagunare, per gli arredi, ma soprattut-to per le navi che assicuravano i commercie la supremazia sul mare. Erano preziosi iboschi “da remi” delle Dolomiti che forni-vano tronchi “lunghi e grossi a sufficienza,dritti di corpo e di vene”. I tronchi erano fatti scivolare lungo un ca-nalone, raccolti e segnati dalle ditte, poi av-viati sulla corrente sotto la sorveglianza deimenadàs che con una lunga asta facilitavanola discesa. A una chiusa cìdolo i tronchi era-no segati in tavoloni e legati con rami dinocciolo a formare zattere, munite di lun-ghi remi. Gli zattieri compivano il percorso da Pera-rolo a Venezia in tappe successive, dandosiil cambio, ma spesso la corrente veloce e ca-pricciosa trascinava l’imbarcazione sullerocce, mandandola in frantumi. Al terminedel viaggio i zatèr tornavano a casa a piedi,attraverso Follina e il Passo San Boldo, fer-mandosi spesso nelle osterie. Dal Cadore scendevano a Venezia non solozattieri, ma squeraroli, marangoni e fabbri,mentre le ragazze andavano a servizio pres-so le famiglie.Dopo la ricostruzione dell’ambiente, l’autri-ce presenta il racconto teatrale “Bosco daremi”, scritto in una specie di grammelotbellunese-italiano. Lo interpreta la “Rossa”,l’unica donna che sa portare una zattera,che conosce il fiume come un uomo e rac-conta avvincenti storie della sua gente. | Marilia Ciampi Righetti |

GAETANO MIGLIORANZI, Dal colore alla luce.Beni Montresor: un protagonista del teatro in-ternazionale, a cura e con un saggio di An-drea Mancini, prefazione di Natalia Aspesi,scritti di Beni Montresor, Cecilia Gasdia,Vittoria Ottolenghi, Gloriana Ferlini, Paoli-no Libralato, Alessio Rigetti, Paolo Micci-ché, Corazzano (PI), Titivillus Edizioni,2004, 8°, pp. 302, ill., e 20,00.

È difficile riassumere in poche righe l’av-ventura di Beni Montresor, artista che hadedicato cinquant’anni al teatro, al balletto,

al cinema, all’opera lirica, alla letteraturaper l’infanzia. Ci ha provato Gaetano Mi-glioranzi nel volume Dal colore alla luce.Beni Montresor: un protagonista del teatro in-ternazionale. Miglioranzi, coadiuvato dal fratello di Mon-tresor, Ferdinando, è in buona compagnia:il suo contributo si articola secondo i variambiti dell’attività dell’artista veronese(nato a Bussolengo nel 1926: suo padre eraun artigiano e questa matrice familiare ri-marrà la cifra stilistica di tutta la produzio-ne del precoce Beni). Queste sono le paro-le che Montresor stesso rivolse agli studen-ti della Fashion School of Technology diNew York il 7 febbraio 2001, otto mesi pri-ma di morire, una sorta di testamento spi-rituale intitolato Be Yourself!: “Non copiatemai ciò che fanno gli altri... Siate voi stessi,ascoltate voi stessi, ciò che il vostro Io vidice di fare, e non abbiate paura... Sononato col desiderio di stare in palcoscenico,di essere coinvolto con il teatro – poi confi-da – penso che la mia prima formazionemi sia venuta dalla chiesa... decorazioni,fiori, candele, musica...”. Così si esprime colui che ha fatto di ognisua regia una liturgia panica (è stato il pri-mo a riunire in un’unica persona le figuredi scenografo e costumista). Da Verona, aRoma (nel 1953 assistente di Fellini per I Vitelloni: in otto anni trenta film), poi tren-t’anni a New York, nel West Side. Raccon-tano le cronache che un mattino di novem-bre salpò da Napoli alla volta del Met, senzasapere una parola di inglese. Negli States conosce Fernanda Pivano chelo aiutò presentandolo a Giancarlo Menotti,il quale aveva appena creato il Festival deiDue Mondi. Così commenta Montresor:“Un paradosso: per restare in America devotornare in Italia”, ma il suo “cuore” resta aNew York: “Non mi è mai successo di ama-re così impetuosamente un luogo. Le gran-di dimensioni, la consistenza eterea (comeVenezia, sembra fatta di sole facciate), laluce wagneriana... e onde, onde impetuosedi culture le più disparate...”. Nel 1973 torna nella sua Verona per firma-re le scene e i costumi del balletto Ceneren-tola di Prokof’ev per la regia di Beppe Me-negatti, con la Fracci e Bortoluzzi : scriveLorenzo Arruga su “Il Giorno” del 12 ago-sto: “C’era una scenografia affascinante [...]con cambiamenti a vista nella massima dis-involtura”. Cambiamenti a vista, questa unadelle novità che Montresor introdusse in unteatro che oggi ha perso la sua aura, e so-prattutto un pubblico. | Antonino Viola |

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Scrivere per il cinema, Atti dei convegni (Padova, 18-19 novembre 2003; 25-26 novem-bre 2004), a cura di Beatrice Bartolomeo eFarah Polato, “Studi Novecenteschi”, XXX,1-2, 2004, numero monografico, Roma, Isti-tuti Editoriali e Poligrafici Internazionali,2005, 8°, pp. 276, e 125,00.

Nell’arco di quattro giorni separati, tra loroda quattro stagioni (18-19 novembre 2003;25-26 novembre 2004), il convegno pado-vano Scrivere per il cinema ha cercato di illu-minare da diverse angolazioni il rapportoche dall’apparire della settima arte ha lega-to lo schermo alla pagina scritta. Ci si è do-mandati cosa è stata, cos’è, cosa sarà e a cosaè servita e servirà la sceneggiatura: essa, ciavvisa Giorgio Tinazzi nella breve introdu-zione, scivola in confini non facilmente de-finibili; il suo stesso essere, pur “apparte-nendo al mondo dei testi letterari per la suanatura fisica di segno grafico”, sembra ne-gare o impoverire la letterarietà; calzandosia pennello la definizione data da Pasolini inEmpirismo eretico di “essere una forma chesi muove verso un’altra forma”. Oggetto diuna totale ibridazione fin dalla nascita, inquel suo essere “originale” o “adattamen-to”, nell’esser spesso parto di più menti pertrovarsi in definitiva senza padre, una natu-ra in cui sembra esser scritta una sorte dipredestinazione all’esser tradita, soprattuttonella parte didascalica e non dialogica.Lo specifico della sceneggiatura sembraperciò venir tirato per la manica da tutti co-loro che il film lo fanno, senza dimenticare,che “il girato” è in ultima istanza opera delregista; perciò: “l’autore d’una sceneggiatu-ra deve possedere una techné diversa daquella utilizzata per la scrittura, e che tutta-via è necessaria per scrivere [...] perché lastruttura della sceneggiatura consiste inquesto passaggio dallo stato letterario allostato cinema”. Originale punto di vista lo sipuò cogliere proprio in Pasolini nel proget-to Teorema: pellicola e testo in sinergicaspecularità; quasi pesante e metaforico Te-soretto medievale, come afferma Bernardinel suo intervento.Uno scrivere per il cinema che in questi 110anni è stato materia di mestieranti come digran letterati: negli atti si ricordano sia i pri-mi che i secondi (D’Annunzio, Moravia,Pratolini, La Capria ecc.); curiosamente seArrigo Frusta riusciva negli anni Dieci delsecolo appresso ad essere “padrone” delfilm senza esserne il regista (scorreva infat-ti sulla pellicola il titolo di metteur en scène),Ennio Flaiano comprendeva di dover, unavolta scritta, abbandonare la “creatura” aldivenire immagine. Ma dal letterato abruz-zese ci viene anche una seconda considera-zione derivante dalla diversa specificità deimezzi artistici: la possibilità che un roman-

zo non possa essere adattato (se non an-dando incontro ad un depauperamento deltesto): il non visibile della parola.“Il cinematografo è l’arte del non dicibile” ciricorda Mario Brenta citando Robert Bres-son. E il regista ragiona sulle “soluzioni” chespesso permettono alla ripresa del concretodi esternare l’astrazione letteraria; chiosan-do in una scelta di “libertà visiva” o megliopossibilità inespressa d’un cammino in soli-taria, affermando che dove il linguaggio delcinema (fra cui preponderante, il montag-gio: esterno o interno all’inquadratura) si fasempre più specifico, lì viene a ridursi ilpeso e il ruolo della sceneggiatura come oggiviene conosciuta. | Gianluca Barp |

Luci sulla città. Rovigo. Sogno di un paesaggiotra cielo e acqua, a cura di Giancarlo Beltra-me, Ferdinando De Laurentis, Paolo Roma-no, Venezia, Regione del Veneto - Marsilio,2007, 8°, pp. 221, ill., s.i.p.

È il quarto volume – dopo quelli su Verona,Padova e Treviso – della collana “Luci sullacittà” che la Regione del Veneto pubblica incollaborazione con il Comune di Verona inappendice al Verona Film Festival “Scher-mi d’amore”, nell’intento di indagare e do-cumentare storicamente attraverso saggi,schede filmografiche complete e ragionate,fotografie, gli apporti recati al territorio dalcinema. Ogni volume è in questo senso insé concluso. Quindi una realtà sezionata inun ventaglio di visioni che nulla trascura. “Viaggio di esplorazione” lo definiscono itre curatori nella nota introduttiva. E sotto-lineano come ogni provincia possegga unasua inconfondibile caratterizzazione am-bientale. In proposito Rovigo e il Polesinecontano un notevole numero di film, nellagran parte di importante rilievo poiché aporvi mano sono stati, a partire da LuchinoVisconti con Ossessione (1942) che aprì leporte al neorealismo, autori rivelatisi auten-tici maestri. Dopo Visconti, MichelangeloAntonioni con Il grido, ma anche AlbertoLattuada, Pupi Avati, Florestano Vancini,Mario Soldati, Giuliano Montaldo, CarloMazzacurati e altri, insieme alla somma didocumentari che hanno analizzato nel pro-fondo, con il territorio, la sua gente. In gior-ni “difficili”, non troppo lontani, costrettitalvolta per la loro sincerità ritenuta scomo-da ad affrontare rilievi censori.L’apertura è riservata alla storia anche av-venturosa delle sale cinematografiche. I ca-pitoli successivi penetrano nel vivo delle“nebbie” del Delta. Vi sono anche le defini-te “schegge” di cronaca locale e un capitolo,

Il filone dei fatti, rievoca le lotte dei brac-cianti dall’inizio del secolo all’alluvione del1951. Prima di arrivare alla schedatura cro-nologica dei lungometraggi a soggetto se-guita da quella dei documentari e delle co-siddette fiction televisive, l’analisi si soffermasu alcune pellicole in particolare e sui loroautori. Comprese quelle che vengono defi-nite le provocazioni di Tinto Brass, in Pole-sine due volte per i film La vacanza e Mi-randa. Attraverso brani di dialogo si dà ri-lievo pure ad una campionatura di stereoti-pi. Si giunge quindi alla “zona di frontieradell’immaginario”, ovvero agli sperimenta-lismi anche attraverso l’uso “elettronico”degli ultimi anni. | Piero Zanotto |

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Annibale Carracci, Paesaggio fluviale romano

con castello e ponte,part., 1600 ca

Berlino, Gemäldegalerie

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Vetri artistici del primo Ottocento. Museo delvetro di Murano, a cura di Aldo Bova, AttiliaDorigato, Puccio Migliaccio, con la collabo-razione di Vladimiro Rusca, Venezia, Regio-ne del Veneto - Marsilio, 2006, 4°, pp. 168,ill., s.i.p.

L’arte del vetro a Venezia è antica, ma poconote sono le sue vicende nei secoli e in par-ticolare nella prima metà dell’Ottocento,quando la caduta della Serenissima permano di Napoleone e l’alternarsi di France-si e Austriaci al potere condizionò pesante-mente anche l’industria del vetro.Già nel Settecento i vetri di Murano aveva-no subito la concorrenza dei cristalli inglesie boemi, ma l’abolizione delle corporazionidel 1806 aggravò la crisi, le fornaci chiuse-ro e l’isola si spopolò. Per reagire alla situa-zione si pensò a un’istituzione che racco-gliesse le memorie gloriose del passato enel 1861 nacque l’archivio-museo per docu-menti storici, letterari e artistici, ad operadell’abate Vincenzo Zanetti, coadiuvato daAntonio Colleoni e Angelo Guadagnini.Dopo il “Corpus delle Collezioni Archeolo-giche del vetro nel Veneto” in otto volumi, il“Corpus delle Collezioni del vetro post-classi-co del Veneto” (diretto da Francesca Seguso)inizia con il presente catalogo, che esamina ivetri artistici lavorati a Murano nella primametà dell’Ottocento presenti nel Museo. Il nu-cleo principale delle collezioni è costituito daidoni degli imprenditori e maestri DomenicoBussolin, Pietro Bigaglia, Lorenzo Graziati(vetri a filigrana) e Lorenzo Radi (vetri a imi-tazione del calcedonio e tessere musive) chedocumentano la produzione prima della ri-nascita del vetro soffiato nel 1866, quando fuaperta la fornace di Antonio Salviati.Dopo l’introduzione di Attilia Dorigato,Aldo Bova e Puccio Migliaccio tracciano lastoria del vetro di Murano nella prima metàdel secolo, impresa non facile per la lacuno-sa documentazione e l’intreccio di tecnichee stili. Tra gli elementi più significativi sonoil persistere della tradizione settecentesca,l’industria dei falsi per accontentare le ri-chieste degli antiquari, l’imitazione di pro-dotti europei, le sperimentazioni e le conti-nue innovazioni delle tecniche e dei sogget-ti per assecondare i mutamenti del gusto. La rassegna delle opere comprende 259

schede con fotografie, accurate descrizio-ni e note bibliografiche, storiche, tecniche.Seguono le immagini coloratissime diDettagli delle filigrane e dei calcedoni, le bio-grafie degli ideatori del museo e dei più ri-nomati imprenditori e infine un affasci-nante Glossario con termini evocativi diun’arte che esalta la fantasia e la creativitàdell’uomo. | Marilia Ciampi Righetti |

MARIA GRAZIA ROSIN, Gelatine Lux, catalogodella mostra (Venezia, Palazzo Fortuny 15 dicembre 2007 - 17 febbraio 2008), Padova, Il Poligrafo, 2007, 8°, pp. 93, ill., e 25,00.

Il catalogo ripercorre l’omonima esposizio-ne recentemente ospitata nella prestigiosacornice veneziana di Palazzo Fortuny. Unamostra che ha avuto come protagonista in-discussa l’arte del vetro e le sue molteplicideclinazioni espressive nell’opera di MariaGrazia Rosin. L’avventura artistica di MariaGrazia (Mery) Rosin si è sviluppata seguen-do una pluralità di itinerari tra pittura, de-sign, pubblicità e moda, per poi accostarsicon successo e originalità al mondo del ve-tro, universo che è ovviamente anche al cen-tro di questo libro – accompagnato dagliscritti di Silvio Fuso e Lia Durante – in cuiè possibile ammirare una lunga serie disculture luminose, oggetti, lampadari, so-spensioni dalle forme fluttuanti e liquide,colorate e ironiche ad un tempo. Nel vetroMaria Grazia Rosin trova le ragioni per fon-dare un nobile eclettismo di stili, di funzio-ni, di prodotti, che per la loro necessaria efinale materialità si disfano di ogni arzigo-golato e manieristico ricorso al concetto.Naturale e artificiale, in questa galleria direalizzazioni, non sembrano avere soluzio-ne di continuità, si fondono, vivono all’uni-sono fedeli ad una identica e profonda esi-genza di armonia. Nata a Cortina d’Ampez-zo nel 1958 e formata presso l’Accademiadelle Belle Arti di Venezia, sotto la supervi-sione di Emilio Vedova, la Rosin incontròl’arte del vetro nel 1992, con “Progetto Ve-tro”, evento organizzato dalla Fondazione

Bevilacqua la Masa, con l’intento di inco-raggiare l’attività di giovani artisti. La sceltasi rivelò particolarmente felice e le immagi-ni del catalogo testimoniano della vitalità diuna ricerca originale, che trae spunti e indi-cazioni preziose e fantastiche dai soggettipiù disparati, da realtà e da colori di ognigiorno, quasi – come è stato detto – a volerdelineare la forma possibile di un incontro“armonioso” tra la secolare sapienza artigia-na di Murano e la contemporanea Pop Art.| Susanna Falchero |

Omaggio a Vedova - Tribute to Vedova. Dialo-go con Baselitz - Dialogue with Baselitz, Unosguardo Internazionale dalla collezione Vi-deo art/tapes/22 dell’ASAC (Archivio Storicodelle Arti Contemporanee) della Biennaledi Venezia (Venezia, 52. Esposizione Inter-nazionale d’Arte, Padiglione Venezia, Giar-dini della Biennale, 10 giugno - 21 novem-bre 2007), a cura di Luca Massimo Barbero,Chiara Bertola e Angela Vettese, Venezia,Marsilio, 2007, 8°, pp. 101, ill., s.i.p.

Scomparso nell’ottobre del 2006, all’età diottantasette anni, Emilio Vedova, oltre adinnovare profondamente il mondo dell’ar-te, diventò per la sua Venezia “un elemen-to del paesaggio come San Marco e l’isoladi San Giorgio”, come fu scritto all’indo-mani della morte. E da “nume tutelare”,come testimoniano la mostra e la pubblica-zione di questo catalogo, Vedova continuaad agire nonostante tutto, accompagnandocon un omaggio alla sua arte il rilancio delPadiglione Venezia. Concepito nel 1932 come luogo in cui farconfluire gli esiti delle arti figurative pro-dotti in area veneziana e poi passato, lungole diverse epoche storiche e artistiche chehanno segnato il Novecento, tra alterne vi-cende, usi talvolta incongrui e periodi di re-lativo “vuoto” espositivo, il Padiglione Ve-nezia, situato nell’isola di Sant’Elena e co-struito su progetto di Brenno Del Giudice, è tornato a riproporsi in occasione della LII Esposizione Internazionale d’arte 2007come luogo simbolico, realtà destinata ad

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immagini tratte daVetri artistici del primo Ottocento... (in alto)Gelatine Lux (in basso)

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cataloghi di mostre e musei

ospitare la produzione degli artisti vene-ziani – veneziani di nascita oppure, direm-mo, per elezione, artisti che con la loro pre-senza più o meno prolungata o episodicanella città lagunare hanno, comunque, sapu-to lasciare una traccia significativa. Per que-sto battesimo del fuoco, la scelta di LucaMassimo Barbero, Chiara Bertola e AngelaVettese, curatori del catalogo e responsabilidel Padiglione per conto del Comune di Ve-nezia (proprietario della struttura), dellaProvincia di Venezia e della Regione del Ve-neto, è stata quella di esporre un’opera uni-ca e fondamentale dell’itinerario umano eartistico di Vedova, Senza titolo (Als ob), chegli valse il Leone d’oro alla carriera nel 1997ed è da considerarsi tra i vertici della matu-rità espressiva di Vedova. Accanto a que-st’opera, a sottolineare il legame intimo trai due artisti, compaiono sei straordinari “te-leri” inediti di Georg Baselitz, pensati e rea-lizzati dall’artista tedesco come “omaggio aVedova” e proseguimento di un dialogonon ancora interrotto con l’arte del pittoreveneziano. | Diego Crivellari |

Fulvio Pendini. I volti di Padova, catalogodella mostra (Padova, Musei Civici agli Ere-mitani, 19 maggio - 4 novembre 2007), a cura di Davide Banzato, Virginia Baradel,Franca Pellegrini, Milano, Skira, 2007, 8°,pp. 184, ill., s.i.p.

Il volume Fulvio Pendini. I volti di Padova il-lustra la mostra dei Musei Civici agli Eremi-tani dedicata all’artista che negli anni 1930-1970 divenne il simbolo della pittura pado-vana. La vasta rassegna propone un’eccezio-nale testimonianza delle sue opere più signi-ficative, organizzate per epoche e per temi,dal primitivismo degli esordi all’elaborazio-ne di uno stile personalissimo attraverso leesperienze del cubismo e dell’astrattismo,con memoria costante dei grandi maestridel Trecento e Quattrocento. La mostra ri-manda inoltre agli affreschi dell’Università,di chiese, istituti, ville, palazzi, portici e stra-de dove Pendini lascia vedute di città, ritrat-ti, interni domestici, paesaggi, nature morte,stemmi, scene di storia sacra.Nel decennio 1935-1945 egli dipinge nellostile naïf scene ingenue e gioconde, ricche difigure disposte con teatrale sapienza e ritmodi girotondo: Mercato a Torreglia, Prato dellaValle, Le madri, Le ricamatrici, Festa delle ma-tricole. Come il Doganiere Rousseau, al qua-le si ispira, trasfigura la realtà, toglie disso-nanze, clamori, volgarità e restituisce un’im-magine poetica, tenera, festosa. Le composi-zioni si snodano con ritmo musicale, alter-

nando colori e chiaroscuri, in una sorta di vi-sione ingenua e stupefatta della vita. Ricor-rono i temi dei mercati, delle piazze, dei ca-valli, delle regate, intrecciati spesso a sugge-stioni della pittura rinascimentale.Dal 1938 Pendini è tra gli artisti chiamati adecorare i palazzi del Liviano e del Bo, doveoperano Campigli, Carrà, De Pisis, Funi,Martini, Messina, Ponti, Saetti, Santomaso,Severini, Sironi, Soffici, Strazzabosco, Zan-canaro. Nel 1941 decora la finestra e la por-ta-finestra dello studio del Rettore, nel 1942collabora con Gio Ponti all’affresco dello sca-lone del Rettorato, insieme a Giovanni Dan-dolo. Nel 1956 completa la decorazione del-la Galleria del Rettorato, iniziata nel 1942 einterrotta dalla guerra. Pendini rappresentasui piloni centrali i Santi studenti dell’Ateneo,sui pilastri centrali vari simboli accademici,sulle lunette sopra le finestre edifici univer-sitari con nature morte in primo piano,L’osservatorio astronomico di Asiago, Le sediuniversitarie Artista e Giurista in Piazza delSanto, Il Collegio Pratense e La Specola.L’artista vive intensamente le idee del suotempo, partecipa a mostre e convegni, ela-bora la lezione dei vari movimenti artisti-ci: cubismo, postcubismo, postimpressioni-smo, neocubismo in uno stile originale einconfondibile: Natura morta, Due pagliacci,La cucitrice, Il maniscalco, Oggetti in soffitta,Il sogno del pescatore. Per un breve perio-do aderisce all’astrattismo, ma, come scrive G. Lorenzoni, non intende “rinunciare alsuo linguaggio, ma solo... rinnovare il suolessico”, restando fedele a se stesso.Non mancano i paesaggi dove si accostano,stridendo, tradizione e modernità (Macchineagricole), ma l’artista preferisce le vedute dicittà, rappresentate “come in una mappamedievale”, circondate da mura difensive,irte di torri e campanili. Sono ritratti stiliz-zati, bidimensionali della realtà, puri intarsidi tessere colorate che riflettono la grande le-zione trecentesca di Giusto de’ Menabuoi. Anche nei soggetti sacri Pendini si ispira aipittori toscani del Trecento e Quattrocentoin affreschi e disegni per vetrate caratteriz-zati da una modesta semplicità, segno di unintimo e profondo sentimento religioso. | Marilia Ciampi Righetti |

Orizzonti d’arte. Padova-Friburgo, catalogodella mostra (Friburgo 16 ottobre - 7 no-vembre 2007), a cura di Maria Beatrice Ri-gobello Autizi, Padova, Il Poligrafo, 2007,4°, pp. 95, ill., e 25,00.

Questo libro-catalogo è anche un ponte get-tato tra due storiche città europee come Pa-

immagini tratte daOmaggio a Vedova... (in alto)Fulvio Pendini... (in basso)

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dova e Friburgo, in Germania. Due città“gemellate” da quattro decenni e che colgo-no l’occasione di celebrare questa particola-re ricorrenza nel nome della cultura e del-l’arte, organizzando una significativa espo-sizione che ha portato oltralpe le opere diventi artisti padovani, alcuni dei quali giànoti a livello internazionale. La mostra friburghese ha offerto una signi-ficativa panoramica della vitalità artistica diuna città come Padova, che nel corso dellapropria storia è stata sempre aperta alle in-novazioni e alle sperimentazioni culturali(non a caso, come ricorda la curatrice delvolume, il sottofondo musicale della mostraha alternato brani del Centro di SonologiaComputazionale dell’Università di Padovacon la musica de I Solisti Veneti del maestroClaudio Scimone). Cinquant’anni di pittura e scultura padova-ne sono stati così rivissuti e riattraversatitramite l’opera di autori come Alberto Biasi(tra i fondatori del gruppo N), Donato Sar-tori ed Elio Armano. E ancora con gli esiti diBruno Gorlato, Giampietro Cudin, PaoloFailla, Ferdinando Bittante, Erica Anesi,Maria Rocca, Isabella Bertocco, Emilio Ba-racco, Lea Molfese, Maria Grazia Petrone,Gabriella Santuari, Gigliola Bessega, GuidoLiviero, Leda Guerra, Roberto Cremesini,Sergio Rodella, Mario Iral. Una antologiainteressante e segnata dall’utilizzo di unapluralità di mezzi e di forme espressive. In-troduce idealmente l’esposizione un capola-voro medievale come la Madonna con ilBambino attribuita a Jacopo da Verona e di-pinta presumibilmente verso il 1355, prove-niente dal Chiostro del Capitolo della Basi-lica di Sant’Antonio. | Susanna Falchero |

Il Castello carrarese. Sotto il segno del tempo,catalogo della Mostra (Padova, Palazzo del-la Ragione, 14 settembre - 14 ottobre 2007),a cura di Maria Beatrice Rigobello Autizi,Padova, Il Poligrafo, 2007, 4°, pp. 123, ill., e 25,00 (Quaderni del Castello, 1).

Esistono pezzi di storia che per lungo tem-po sembrano essere consegnati ad un oblioindeterminato, a perdere progressivamentequalsiasi rediduo vivo legame con la storia econ la memoria dei luoghi in cui si inseri-scono (e che per anni, o addirittura secoli,hanno “rappresentato” davanti al resto delmondo). Il Castello carrarese, che era statoin passato il vanto della potente signoriadella Padova medievale, è diventato uno diquesti pezzi di storia negletti, abbandonatial degrado, ad una rimozione che è duratafino a tempi recentissimi. La sua trasforma-

zione in carcere lo aveva infatti condottoverso una permanente condizione di invisi-bilità di fronte agli occhi degli stessi pado-vani. Ora questo catalogo vuole testimonia-re l’avvio di una nuova fase, quella della re-stituzione del Castello carrarese alla città diPadova e documenta l’impresa di sette foto-grafi, chiamati a fissare lo stato di incuria eabbandono cui era stato ridotto lo storicoedificio. La sfida è stata raccolta dalle elo-quenti immagini di Alessandro Bellon,Marco Fogarolo, Ornella Francou, Donatel-lo Mancusi, Bruno Maran, Alessandro Na-lin e Prosdocimo Terrassan, penetrati neglispazi del Castello ancora accessibili. Per lasua particolare centralità e per la sua “com-plessa stratificazione simbolica”, il Castellooggi può finalmente aspirare a compiereuna nuova e più funzionale trasformazionein “Fabbrica della cultura”: Museo della cit-tà, ma anche luogo in grado di ospitare almeglio mostre d’arte contemporanea, labo-ratorio dove poter collegare tutela del patri-monio culturale cittadino e nuove applica-zioni tecnologiche. Il compito fondamenta-le, ricorda il sindaco di Padova Flavio Zano-nato in apertura del volume, è di riuscirenell’opera di “far rivivere nel XXI secolo unaarchitettura cittadina fondamentale che ri-sale ai tempi più splendidi di Padova, ilDuecento e il Trecento”. | Barbara Da Forno |

cataloghi di mostre e musei

immagini tratte daOrizzonti d’arte... (in alto)Il Castello carrarese... (in basso)

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Giovanni Bellini,Estasi di San Francesco,part., 1475-1478 caNew York, The Frick Collection

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Marco e Sebastiano Ricci, Paesaggio con lavandaie, part., inizio sec. XVIIITrieste, Civici Musei di Storia ed Arte

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nb 56l’editoria nel venetonb

l’eredità culturale

di andrea palladio

Patrimonio veneto e del mondo

Barbara Da Forno

Il cinquecentesimo anniversario della nasci-ta di Andrea Palladio è stata l’occasione cheha consentito, una volta di più, di poter con-cretamente verificare non soltanto l’interes-se accademico e specialistico esistente intor-no alla figura e all’opera dell’architetto vene-to, ma anche la sua persistente “popolarità”,il suo rimandare – come per pochi altri au-tori della sua grandezza – ad una appartenen-za universale e, insieme, al suo essere patri-monio culturale condiviso, presenza profon-damente radicata nella realtà veneta, esito diun’esperienza umana e creativa tuttora im-mediatamente leggibile nelle linee delle ar-chitetture e dei progetti originali, o in un ric-chissimo dibattito teorico, ma anche nell’im-maginario, in maniera magari meno tangibi-le, meno univocamente riconoscibile, ma co-munque fondamentale per una piena com-prensione dell’eredità palladiana e del suoruolo centrale nella storia dell’architettura. L’architettura di Palladio è apparsa lungo isecoli come la compiuta incarnazione dellatradizione classica, ci ricorda James Acker-man, decano degli studiosi palladiani, re-centemente premiato con il Leone specialedella Biennale veneziana di architettura:essa è stata il frutto di un’esperienza note-volissima e, nella sostanza, irripetibile, ca-pace di rileggere e di rielaborare i modelliantichi alla luce delle grandi questioni, deinodi problematici e delle novità tecnologi-che del suo tempo, dimostrando un livellodi eleganza e di finezza stilistica sempreunito all’indiscutibile competenza e allapratica concretezza dell’uomo di cantiere.“Che cosa resta da dire su Palladio?”, ci si èdomandati in qualche caso. L’ampiezza delterritorio da esplorare non è però da sotto-valutare: le nuove pubblicazioni e i nuovicontributi offrono sempre più spesso per-corsi differenti dalla canonica monografia odalla tipologia del saggio accademico sic etsimpliciter. Soprattutto, come ha sottolinea-

to Lionello Puppi, gli incontri e le iniziativedel cinquecentenario hanno spesso potuto,oltre gli intenti meramente retorici o “d’oc-casione”, porsi domande nuove, approfon-dire o mettere in rilievo aspetti inediti, mo-dificare approcci critici consolidati, uscireda taluni luoghi comuni. Molti dei ritratti edei profili che emergono all’interno della bi-bliografia palladiana più recente sono ovvia-mente lo spunto o la premessa anche per il-luminanti letture del contesto geografico estilistico entro cui operò il Maestro: la cul-tura del Rinascimento, Vicenza, Venezia eil Veneto, la tipologia della “villa”, l’elabora-zione e lo studio dei modelli classici, il ri-mando costante tra teoria e prassi architet-tonica. Altri significativi contributi, senzatrascurare il dato storico e scientifico, cerca-no di analizzare e ricostruire la biografia diPalladio, la sua trasformazione da “anoni-mo scalpellino” a celebrato interprete diuna rinascente classicità. Di sicuro interes-se è notare come questo periodo di celebra-zioni e di simposi, di convegni e di relativeimprese editoriali, si sia accompagnato allavolontà di riscoprire da più parti, di riacco-starsi “fisicamente”, concretamente all’uni-verso palladiano, proponendo o ripropo-nendo itinerari, visite, viaggi ed esperienzeportate sul territorio, incroci geografici – come viene testimoniato dallo stesso di-panarsi del programma del “Simposio delCinquecentenario” tra Padova, Vicenza, Ve-rona e Venezia e, anche, dal fiorire di pub-blicazioni specifiche dedicate, nella formadella guida e dell’itinerario, all’esplorazionedi ville, palazzi, chiese, architetture. Unapluralità di voci e di esiti che dimostra la vi-talità di Andrea, del giovane e geniale “figliodel mugnaio”, il futuro inventore di “mac-chine architettoniche” asceso alle glorie del-l’arte e alle più prestigiose committenze, ilcui nome – Palladio – sarà destinato ad ave-re una universale risonanza e una duraturainfluenza, estese ben oltre i confini storici etemporali del Veneto e del Rinascimento.I volumi realizzati, e che di seguito presen-tiamo, costituiscono quindi una preziosachiave d’accesso all’universo composito diAndrea Palladio e della sua arte, alle genialirealizzazioni che da secoli nobilitano città ecampagne del Veneto, ma consentono an-che di inquadrare il più ampio contesto in-

ternazionale del fenomeno palladianesimo edi comprendere con quali modalità l’operadel maestro veneto si propagò rapidamentein Europa e in America, marchiando inde-lebilmente con la sua impronta l’architettu-ra moderna.

LIONELLO PUPPI, Palladio. Introduzione alleArchitetture e al Pensiero teorico, fotografie diPiero Codato e Massimo Venchierutti, Ve-nezia, Regione del Veneto - San GiovanniLupatoto (VR), Arsenale Editrice, 2005, 4°,pp. 463, ill., s.i.p.

Su Andrea di Pietro della Gondola, detto ilPalladio, esiste una bibliografia ormai ster-minata, che spazia da una fitta produzioneper addetti ai lavori ad una ancor più note-vole mole di volumi di pura divulgazione,spesso intrisa di rappresentazioni somma-rie o non del tutto esenti da stereotipi.In un simile panorama critico, spicca perqualità e originalità questo Palladio. Introdu-zione alle Architetture e al pensiero teorico, diLionello Puppi, tra i massimi esperti inter-nazionali dell’architetto veneto. Il volume èil frutto di quarant’anni di ricerche e studi – testimoniato da decine di saggi e di con-tributi dello stesso Puppi sull’argomento –e cerca di colmare un vuoto nella pur ab-bondante produzione su Palladio, offrendoa un più ampio pubblico gli strumenti criti-ci e concettuali per la comprensione dellasua “poetica architettonica”. Puppi conducela propria impresa critica agendo su due li-velli differenti: da una parte indagando laduplice, e per certi aspetti anche contraddit-toria, attività progettuale-architettonica etrattatistica di Palladio. Dall’altra, sceglien-do di studiare gli interessi e la produzione atorto ritenuta marginale ed eccentrica dellostesso: in particolar modo analizzando iltentativo di restituzione dell’“antica mili-zia”. È infatti attingendo a fonti storiche,specialmente a Cesare e Polibio, che Palla-dio studia l’arte della guerra, l’architetturamilitare e fortificatoria antica, guidato dauna sincera aspirazione al rinascimento del-l’antica milizia, come parte integrante dellasua generale “teoria dell’Antico”.Molto interessante e dettagliata la parte del li-bro relativa alla biografia, suffragata dalle

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fonti dei contemporanei di Palladio – in par-ticolare Giorgio Vasari e Gualdo – in cui sipunta l’accento sul contesto sociale, politico eculturale che vede la formazione del protago-nista. L’apprendistato a Vicenza fu caratte-rizzato da un particolare groviglio di relazio-ni e protezioni: qui Palladio assorbe le aspi-razioni del ceto nobiliare berico ed è in con-tatto con la figura del letterato Gian GiorgioTrissino; si avvicina ai testi classici, a Vitru-vio, comincia a studiare l’architettura roma-na, prima in Veneto poi direttamente a Ro-ma, dove spesso si recherà a studiare i reper-ti antichi e dove inizierà la stesura di quel-l’immensa mole di appunti e di note che con-fluirono nei Quattro Libri dell’Architettura.Il suo primo incarico professionale di rilie-vo fu la ricostruzione del palazzo della Ra-gione di Vicenza, nel 1549, esito che sancìla sua nuova posizione di architetto ufficia-le dell’aristocrazia veneta. Sarà il vero iniziodella sua carriera. Seguirono ben presto nu-merose e importanti commissioni a Vene-zia, ancora a Vicenza e poi in tutto il Veneto,specialmente per la progettazione delle splen-dide ville di campagna destinate all’aristo-crazia della Serenissima.L’intera opera palladiana è indagata da Pup-pi in approfonditi saggi che scelgono preli-minarmente di suddividerla secondo tipolo-gie architettoniche diversificate: l’architet-tura civile; quella religiosa; strade, archi ur-bani e ponti; l’architettura teatrale. Si ana-lizza e si documenta da vicino il panoramaculturale ed economico da cui scaturisconole opere, con una particolare attenzione al“processo” che conduce alla loro realizza-zione materiale: dall’elaborazione teorica egrafica, fino ad entrare nel vivo della produ-zione, del cantiere.Nella seconda parte del volume, le operepiù importanti di Palladio vengono passatein rassegna e illustrate in ordine cronologi-co, con le bellissime immagini di Piero Co-dato e Massimo Venchierutti, riprodotte conla tecnica del duotone (bicromia): villa Godia Lonedo di Lonigo, villa Pisani a Bagnoli diLonigo, villa Thiene a Quinto Vicentino, epoi la Basilica palladiana, palazzo Thiene,palazzo Chiericati, palazzo Valmarana, laLoggia del Capitaniato, la villa la Rotonda,palazzo Barbarano da Porto, il Teatro Olim-pico – tutti a Vicenza – e ancora villa Cor-naro di Piombino Dese, villa Foscari di Mal-contenta, villa Badoer di Fratta Polesine, ilPonte coperto a Bassano, San Giorgio Mag-giore, San Francesco della Vigna e il Re-dentore a Venezia, più una serie di altre ce-lebri e spettacolari costruzioni. Da questeimmagini salta agli occhi una percezionedello spazio luministica e tonale che rimanetipica del Rinascimento veneto e che cono-sce il suo equivalente in pittura nei grandimaestri veneti del colore.

Completa il volume di Puppi un’ampia gal-leria di disegni, progetti, piante e rilievi,tratti dai Quattro Libri dell’Architettura; ma-teriali che rappresentano altrettanti utilissi-mi supporti per una comprensione pienadell’opera di Palladio e della sua poetica. Inultima istanza resta da stabilire in cosa real-mente sia consistita l’eredità più rilevantelasciata da una personalità come quella diPalladio: un’eredità che – per Puppi – con-siste essenzialmente in una lezione di me-todo che “attende ancora, temo, di essereraccolta”. Una lezione di architettura che re-sta comunque per noi “sovrana” e “ineludi-bile”. Affermava lo stesso maestro: “di menon posso promettere altro che una lungafatica, e gran diligenza et amore, ch’io hoposto per intendere e praticare quanto pro-metto”. Il classicismo palladiano di radicivenete sembra recare in sé la volontà di sov-vertire ogni preconcetta idea di classicismoistituzionale e ogni visione convenzionale,attraverso il libero confronto creativo con iluoghi su cui esso interviene e in cui si ma-nifesta, attraverso il dialogo profondo e ori-ginale stabilito con le realtà concrete urbanedi Venezia e di Vicenza, così come con l’u-niverso delle campagne “bonificate e irriga-te” della sua terra.

WERNER OECHSLIN, Palladianesimo. Teoria eprassi, traduzione e cura dell’edizione italia-na di Elena Filippi, Venezia, Regione delVeneto - San Giovanni Lupatoto (VR), Arse-nale Editrice, 2006, 4°, pp. 327, ill., s.i.p.

L’opera di Andrea Palladio, che pure visse eoperò sempre dentro i confini di quella cheera la gloriosa Repubblica Veneta, conobbedopo la sua morte – anche grazie alla vastaeco conosciuta dal trattato dei Quattro Libridell’Architettura, che venne stampato a Ve-nezia nel 1570 – una rapida diffusione, este-sa tra Sei e Settecento al Nord-Europa e alleAmeriche. Per gli inglesi il maestro venetodivenne in breve tempo il “Newton dell’ar-chitettura”. Per altri sarà il “Raffaello” diquesta disciplina. Una fama e una fortunaampiamente meritate e notevoli, e che, tut-tavia, rischiando di venire fraintese almenoin alcuni punti, necessitano di un’indagineapprofondita, di una ricostruzione che siaeffettivamente capace di svelarle in tutta laloro pregnanza.Il termine Palladianesimo, che dà il titolo aquesto libro di Werner Oechslin, indica ilnodo inestricabile di teoria e prassi che con-nota l’essenza dello stile palladiano: la ge-neralizzazione che avviene nella forma con-creta dell’architettura. Nessuno di questi

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Villa Foscari detta La Malcontenta, 1558-1559Mira Gambarare (Venezia),veduta aerea da sud

Villa Foscari detta La Malcontenta, 1558-1559Mira Gambarare (Venezia),facciata verso il fiume Brenta

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Villa Emo, ante 1564Fanzolo di Vedelago (Treviso),veduta aerea

Villa Almerico Capra, detta La Rotonda, 1566Vicenza

Villa Badoer, 1555Fratta Polesine (Rovigo),facciata principale

Villa Barbaro, 1550-1560Maser (Treviso)

Villa Godi Malinverni, 1537Lonedo di Lugo (Vicenza),veduta aerea

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due aspetti risulta, infatti, pensabile separa-tamente dall’altro, ma entrambi cooperanoalla definizione di una identità artistica chenon è mai fissa o immutabile e deve essereosservata da occhio “notturno, vigile edesercitato”. La necessità di spingersi oltrealcuni stereotipi e oltre alcuni radicati luo-ghi comuni è testimoniata, una volta di più,da una contraddizione di fondo rilevata nel-le pagine finali del volume, secondo la qua-le la letteratura sul Palladianesimo sarebbetalmente ampia da apparire “strabordante”,ma al tempo stesso anche “stranamente li-mitata”. Da qui l’esigenza di abbandonarecerti schemi consolidati.Che rapporto esiste, in definitiva, tra Palla-dio e il Palladianesimo? L’autore del libro lospiega chiaramente: “Nel caso di Palladio èaccaduto che uno ‘stile’ – con tutti i conno-tati della generalizzabilità, e anzi con unaprecisa pretesa in tal senso – si sia formatoattraverso l’opera di un singolo. D’altro can-to nello ‘stile’ palladiano è sempre possibilericonoscere la presenza del modello concre-to dell’opera di Palladio. Da questa peculia-rità di uno ‘stile’ orientato all’opera di unsingolo insorgono tuttavia anche certe irrita-zioni. Sul fatto che il palladianesimo non èequiparabile al ‘classicismo’, siamo d’accor-do tutti, proprio perché i connotati palladia-ni restano sempre riconoscibili, per quantoclassiche e riconoscibili possano apparire lesue opere”. E ancora: “Per converso, è sem-pre necessario sottolineare che l’idea delpalladianesimo assai spesso si allontanadalla concreta realtà e soprattutto dalla riccavarietà degli edifici di Palladio, tendendoalla banalizzazione e tipizzazione”.Lo scopo dell’autore del volume è, da unlato, di compiere una lettura finalizzata aoltrepassare il mito Palladio, revisionandocriticamente il panorama delle interpreta-zioni e delle conseguenti stratificazioni sto-riche, ricostruendo pazientemente la fittis-sima rete di rimandi e connessioni di cui sicompone l’influenza del palladianesimo inEuropa e nel mondo, e, dall’altro, di riusci-re a delineare una “teoria della prassi” cheveicoli con chiarezza l’essenza di un’arteunica. Pertanto, l’erudizione di Oechslin –l’intreccio affascinante di citazioni e di rife-rimenti che definiscono il percorso conte-nuto in ogni singolo capitolo – non rimanemai qualcosa di fine a se stesso, né suonacome un vago artificio retorico, ma rispon-de all’esigenza di modulare sapientementeun simile disegno d’insieme, esaminandonello specifico la complessa relazione cheintercorre tra la rappresentazione architet-tonica concreta e gli elementi “generalizza-bili” (e tuttavia non riducibili, questi ultimi,a mere norme astratte).L’architettura di Palladio – e della tradizioneche da essa si dipana – è quindi, a tutti gli ef-

fetti, una realtà mediana, che appare ad untempo concreta e universale, particolare egenerale, storica e idealizzabile. E questofondamentale equilibrio tra i due poli del-l’arte palladiana si avverte soprattutto neiluoghi che, come Vicenza, videro l’architet-to veneto diretto protagonista di una rivolu-zione architettonica a riverberarsi nei secolisuccessivi in tutto l’Occidente.Esiste poi una differenza di approccio a Pal-ladio nei diversi ambienti culturali che al suoesempio si sono rifatti; per questo motivoOechslin sceglie di trattare il rapporto traPalladio e “i moderni” senza confinarlo inun ambito delimitato della sua trattazione esenza ricorrere a una scolastica compilazio-ne di nomi e di luoghi. Tracce, apporti e de-rivazioni successive riaffiorano in più puntidel libro, talvolta carsicamente, anche in ma-niera inaspettata, evidenziando come su talequestione non possa darsi una lettura univo-ca e onnicomprensiva, e come si dia semprelo spazio per sorprese e scoperte ulteriori.Scrive Elena Filippi, nella Nota all’edizioneitaliana, che “il periodare di Oechslin è unaascesa per ampi tornanti fino a sommità chel’autore tiene consapevolmente celate, sinoa quando, voilà, il panorama è disvelato, e ciaccorgiamo di non esserci mossi dal cuorepulsante del problema, e di esservi anzi pe-netrati all’interno”. Quello che Oechslin –docente al Mit di Cambridge, a Berlino,Bonn, Ginevra, Zurigo, autore di vari con-tributi sulla storia dell’arte e dell’architettu-ra dal XV al XX secolo, nonché di numerosistudi specifici su problemi inerenti le disci-pline affini – istituisce con la figura di Pal-ladio, e con la storia della sua complessa ere-dità culturale, è un dialogo ricco, intenso,pieno di sfaccettature e di possibili livelli dilettura; un caleidoscopio che, grazie anchealla monumentale veste della monografia eal suo apparato iconografico, restituisce lamultiforme costellazione palladiana nellesue molteplici declinazioni e traduzioni.

Palladio 1508-2008. Il simposio del cinquecen-tenario, a cura di Franco Barbieri, DonataBattilotti, Guido Beltramini, Arnaldo Bru-schi, Howard Burns, Francesco Paolo Fiore,Christoph Luitpold Frommel, Marco Gaiani,Pierre Gros, Charles Hind, Deborah Ho-ward, Fernando Marias, Werner Oechslin,Lionello Puppi, Vicenza, Centro Internazio-nale di Studi di Architettura Andrea Palladio -Venezia, Marsilio, 2008, 4°, pp. 420, ill., s.i.p.

Se, nel corso della sua esistenza terrena,Andrea Palladio – come è già stato ricorda-to – ha raramente oltrepassato i confini del-

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la Repubblica Veneta, la sua architettura èstata per secoli la protagonista e la promotri-ce di una “rivoluzione” dell’architettura sen-za precendenti, che ha segnato in profonditàil volto dell’Europa e quindi dell’America.Palladio, straordinario figlio della culturaveneta e italiana, è diventato nel tempo unpatrimonio condiviso della cultura mondia-le, come sembra dimostrare una volta di piùl’attenzione ricevuta in occasione del cin-quecentenario della nascita (1508-2008).Questo ponderoso volume di oltre quattro-cento pagine raccoglie i contributi di criticie studiosi, realizzati proprio nel corso del“Simposio del cinquecentenario” di Palla-dio, sotto l’egida dell’omonimo Centro In-ternazionale di Studi di Architettura: pagi-ne che presentano un bilancio complessivo,davvero ricco e articolato, “polifonico”, si di-rebbe, degli studi palladiani. Diverse, inquesto “Simposio itinerante”, sono anche lenovità che emergono dalle relazioni di bensettantaquattro esperti provenienti da tuttoil mondo: basterebbe, in tal senso, almenoper un primo sguardo più superficiale, ri-farsi direttamente ai nomi dei curatori dellapubblicazione, per avere un’idea di massi-ma della pluralità di voci e della ricchezzaeffettiva dei punti di vista presenti nel volu-me. L’apertura, forse quasi obbligata, è peril saggio del decano degli studiosi palladia-ni, James S. Ackerman, Palladio tra licenzae decoro – Ackerman ha infatti ottenuto unospeciale Leone d’oro alla carriera durante laquindicesima Mostra internazionale di ar-chitettura della Biennale di Venezia. Nel“Simposio” i massimi specialisti di storiadell’architettura hanno analizzato e riper-corso criticamente i multiformi aspetti del-l’opera palladiana. Tra questi: ChristophFrommel (Biblioteca Hertziana) ha selezio-nato gli specialisti che hanno approfondito irapporti fra Palladio e i grandi maestri dellaRoma di Giulio II e Leone X, da Bramante aRaffaello; Lionello Puppi (Università di Ve-nezia) gli aspetti della biografia; Pierre Gros(Université de Provence, Aix-en-Provence) i suoi rapporti con l’architettura romana an-tica; Fernando Marias (Universidad Auto-noma Madrid) quelli con l’Europa e CharlesHind (Royal Institute of British Architects)quelli con la Gran Bretagna; Howard Burns(Scuola Normale Superiore di Pisa) gliaspetti più strettamente legati al disegno ealla progettazione; Arnaldo Bruschi (Uni-versità la Sapienza di Roma) quelli con isuoi grandi contemporanei, da Vignola aMichelangelo; Paola Marini (Museo di Ca-stelvecchio) quelli con gli artisti figurativi;Guido Beltramini (CISA Andrea Palladio) ilPalladio “scrittore”; Marco Gaiani (Univer-sità di Bologna) i nuovi strumenti tecnolo-gici per lo studio di Palladio; Paolo Fiore(Università la Sapienza di Roma) i progetti

per l’edilizia residenziale; Donata Battilotti(Università di Udine) quelli per il territorio;Deborah Howard (Università di Cambridge)i progetti per Venezia.

Andrea Palladio. Atlante delle architetture, fotografie di Pino Guidolotti, a cura di GuidoBeltramini e Antonio Padoan, introduzionedi Howard Burns, testo di Guido Beltramini,Venezia, Istituto regionale per le ville venete -Marsilio, 20082, 4°, pp. 309, ill., e 46,48.

A guidare la costruzione di questo affasci-nante atlante palladiano, edito da Marsilio edall’Istituto Regionale per le Ville Venete,sono principalmente i criteri e l’approccioche avevano già ispirato l’architetto venetonel Secondo dei suoi celeberrimi Quattro li-bri dell’architettura: la scelta deliberata deicuratori è cioè stata quella di lasciar parlaresoprattutto le illustrazioni, le immagini, ri-ducendo il testo, il commento scritto all’es-senzialità di brani che fungono da raccordoe consentono di approfondire, a piacimentodel lettore, le varie opere catturate dall’o-biettivo. A parlare nel libro sono così le ol-tre 250 fotografie realizzate da Pino Guido-lotti, una ricchissima galleria di immaginidi grande bellezza ed eleganza che accom-pagna all’interno di quello che è stato defi-nito come “un vero e proprio ritratto dell’o-pera palladiana”, attraverso il puntuale cen-simento di tutte le opere (quelle più famose,ma anche quelle meno conosciute dal largopubblico o meno studiate dalla critica) auto-grafe o riconosciute come tali da una tradi-zione consolidata di studi palladiani.Dopo la presentazione ad opera di GuidoBeltramini e Antonio Padoan, spicca il sag-gio introduttivo di Howard Burns: “AndreaPalladio 1508-1580. La creazione di un’ar-chitettura sistematica e comunicabile”. Se-guono, quindi, le fotografie, che risultanoessere articolate in quattro distinte sezioni:“Vicenza”, “Le ville”, “La terraferma”, “Ve-nezia”. La bibliografia finale è opera di Al-mut Goldhahn.L’autore delle fotografie, Pino Guidolotti, ènato a Verona nel 1947 e la sua formazioneartistica è avvenuta negli anni Settanta acontatto con figure quali Paolo Monti, Ro-meo Martinez, Ernst Gombrich. Oggi Gui-dolotti ha al suo attivo collaborazioni chespaziano dalla moda all’arte e diverse opere,tra le quali occupano un posto di rilievo leillustrazioni di monografie dedicate ad arti-sti come Donatello e Bernini.

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Villa Cornaro, 1552Piombino Dese (Padova)facciata meridionale verso il giardino

Villa Caldogno, 1545 ca - 1570Caldogno (Vicenza)facciata principale

Villa Contarini, 1540-1550Piazzola sul Brenta (Padova)facciata principale

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Villa Trissino, 1536-1537Cricoli (Vicenza)scorcio della facciata principale

Villa Poiana, 1550 ca - 1563Poiana Maggiore (Vicenza)facciata principale

Villa Poiana, 1550 ca - 1563Poiana Maggiore (Vicenza)particolare della facciata principale

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FRITZ BURGER, Le ville di Andrea Palladio.Contributo alla storia dell’evoluzione dell’ar-chitettura rinascimentale (1909), a cura diElena Filippi e Lionello Puppi, trad. di Ele-na Filippi, Torino - Londra - Venezia - NewYork, Umberto Allemandi - Venezia, IstitutoRegionale Ville Venete, 2004, 8°, pp. 218,ill., e 28,00.

Pubblicata dall’editore torinese Allemandiall’interno di una collana specificamente de-dicata alla cultura e all’arte veneta del “vivere in villa”, quest’opera presenta la ri-edizione del Die Villen des Andrea Palladio diFritz Burger (1877-1916), “giovane e genia-le” storico dell’arte di origine tedesca, desti-nato purtroppo a conoscere una morte pre-matura nel corso della Prima Guerra mon-diale. Die Villen des Andrea Palladio è un li-bro che, dopo essere apparso per la primavolta a Lipsia, nel 1909, in tiratura limitata,non era stato più ristampato (né del restofino ad oggi era esistita una sua traduzioneitaliana): ma la riedizione attuale è per il let-tore qualcosa di diverso dalla semplice cu-riosità erudita. Le ville di Andrea Palladio.Contributo all’evoluzione dell’architettura ri-nascimentale, questo il titolo completo del-l’opera, non è infatti un semplice omaggioretorico all’arte palladiana, ma è un libro di“problemi”, una ricostruzione “scientifica”del percorso artistico dell’architetto veneto edel ruolo delle ville palladiane all’internodell’architettura rinascimentale. Seguendoil filo di un ragionamento rigoroso e, insie-me, competente e appassionato, Fritz Bur-ger si propone di far emergere, di enuclea-re, di raccogliere in una sintesi unitaria leidee e i progetti elaborati da Palladio circa larealizzazione delle numerose ville situatefuori città o in aperta campagna, nel varie-gato territorio della Serenissima Repubbli-ca, stabilendo nella premessa che il propriolibro “non si rivolge solo agli storici, mavuol essere anche un invito a vedere e acomprendere certi problemi architettonici”.Un libro prezioso che – viene detto – nondovrebbe mancare “nella biblioteca di ogniappassionato, esperto od operatore profes-sionale di architettura”. Il volume di Burger,curato da Elena Filippi e Lionello Puppi, èstato tradotto dal tedesco da Elena Filippi.

ALBERTO WEISSMÜLLER, Palladio a Venezia,Ponzano (TV), Vianello Libri, 2005, 4°, pp. 166, ill., s.i.p.

L’autore, veneziano trapiantato oltreoceano,nel Maryland, rende omaggio al Palladiocon questa ricca pubblicazione dedicata al

“grande ciclo” dei progetti e delle opere ve-neziane del Maestro. L’analisi dell’itinera-rio umano e artistico del geniale architettosi concentra, in particolar modo, sugli ulti-mi tre decenni della sua esistenza, decenniche sono caratterizzati proprio da una pre-senza e da un impegno crescenti nella cittàlagunare, nonostante un primo approcciodecisamente non facile con la grande com-mittenza veneta. Decisivi, per il supera-mento delle iniziali battute d’arresto pro-fessionali e per i futuri sviluppi dell’arte del Palladio, che culmineranno con la rea-lizzazione di San Francesco della Vigna, epoi soprattutto di San Giorgio Maggiore edel Redentore, saranno i contatti e quindil’amicizia con i fratelli Barbaro (Daniele eMarcantonio, “versatili umanisti” apparte-nenti ad una delle più autorevoli famiglieveneziane): i due Barbaro costituiranno unviatico per l’inserimento nel milieu socialeveneziano e, insieme, per la piena realizza-zione artistica e professionale del Palladio.Questi i titoli dei capitoli che scandiscono lamonografia di Weissmueller, che può inol-tre contare su di un vasto apparato icono-grafico: “I precursori: Alberti, Bramante,Sangallo e la ‘Soave Armonia’ del Palladio”;“Da tagliapietre ad architetto di talento”; “I rapporti del Palladio con il patriziato ve-neziano. I progetti per il ponte di Rialto edil Palazzo Ducale”; “Il primo lavoro a Vene-zia: San Pietro di Castello”; “I tre capolavo-ri palladiani: San Francesco della Vigna,San Giorgio Maggiore e il Redentore”; “Le facciate veneziane del Palladio”.

ANDREA PALLADIO, I quattro libri dell’architet-tura, a cura di Marco Biraghi, Studio Tesi,20082, 8°, pp. 432, ill., e 34,50.

“Da naturale inclinazione guidato, mi diedinei miei primi anni allo studio dell’architet-tura”, così esordisce Andrea Palladio nelProemio per i lettori. Una delle più signifi-cative creazioni del genio del Palladio èun’opera che non ha un carattere squisita-mente architettonico, bensì letterario, e chepure sarà un punto di riferimento e unasuggestione costante per generazioni di stu-diosi e di “professionisti” dell’architettura: I quattro libri, sorta di testamento artistico osumma del Palladio, in cui l’architetto vene-to espone le proprie formule per gli ordini,per le misure delle stanze, per la proget-tazione delle scale, per il disegno dei detta-gli ecc.: in queste dense pagine, ripropostedalle romane Edizioni Studio Tesi, a cura diMarco Biraghi, sono indicate serie di regolesistematiche per il costruire insieme ad

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esempi concreti di progetti – un fatto, que-sto, all’epoca assolutamente non usuale eche tuttavia è consustanziale alla novità rap-presentata da questo trattato e alla duraturainfluenza esercitata ben oltre i confini italia-ni ed europei. Le differenti tipologie archi-tettoniche si presentano nell’opera palladia-na non come modelli da copiare, ma con lafisionomia di altrettanti “schemi compositi-vi”, schemi che consentono di immaginare edi calibrare le possibili varianti realizzative.Nel Primo libro Palladio si dedica all’illu-strazione di un “Breve trattato de’ cinqueordini e di quelli avertimenti che sono piùnecessari nel fabricare”. Nel Secondo e nelTerzo libro offre (altra cosa inedita per isuoi tempi) una specie di retrospettiva deidisegni da lui stesso realizzati per palazzi,ville, edifici pubblici e ponti, mentre nelQuarto libro Palladio propone le ricostru-zioni dei templi romani che aveva studiatopiù attentamente nel corso della sua vita. La prima edizione de I quattro libri dell’ar-chitettura vide la luce a Venezia – da semprefiorente centro editoriale – nel 1570. Segui-ranno poi varie edizioni e rifacimenti, oltre a traduzioni in francese, olandese, inglese.Il trattato riscosse da subito un notevolesuccesso di pubblico, contribuendo alla lar-ga diffusione dell’architettura palladiana inEuropa e, poco più tardi, anche nel Nuovocontinente.

PIERRE GROS, Palladio e l’Antico, introd. diHoward Burns, Vicenza, Centro Internazio-nale di Studi di Architettura Andrea Palla-dio - Venezia, Marsilio, 2006, 4°, pp. 97,ill., s.i.p.

Scrive Howard Burns nel presentare il vo-lume (e riferendosi immediatamente allasingolarità dei Quattro libri palladiani): “Il terreno su cui Palladio introduce subitoi suoi lettori è lo stesso che Pierre Grosesplora nelle pagine di questo libro, allaluce delle attuali conoscenze su Vitruvio esull’architettura romana, cui Gros stesso hacontribuito molto. Palladio e l’Antico è sen-za dubbio il più approfondito, il più illumi-nante studio mai dedicato al tema”. Dun-que: Palladio e Vitruvio, Palladio e l’antichi-tà romana, una rielaborazione dello sguar-do attento, curioso, geniale, con cui l’archi-tetto veneto si volse al passato glorioso diRoma, e del legame inscindibile tra studiodell’antico e attività progettuale nella suaopera. In questo testo, Pierre Gros, studiosofrancese, sembra voler riprendere critica-mente e, in qualche modo, riattualizzare lalezione del Palladio pionieristico interprete

delle cose dell’antichità e in particolare del-l’opera vitruviana, concentrandosi sulle piùrilevanti pubblicazioni in cui lo stesso Pal-ladio fu coinvolto – in veste diretta di auto-re come, appunto, nei famosi Quattro librio in veste di illustratore e di vero e proprio“collaboratore scientifico” per la traduzionedi Vitruvio realizzata dall’amico umanistaDaniele Barbaro. Di seguito, ecco i titoli dei contributi di Gros raccolti nel volume:“Il problema delle stilobate e l’interpreta-zione degli scamilli inpares da Alberti a Pal-ladio”; “La riflessione palladiana sul tempioromano nel Quarto libro”; La domus romanae la casa di città secondo Andrea Palladio”; “Il teatro vitruviano secondo Palladio: rilie-vo, interpretazione, restituzione teorica erealizzazione”. Palladio e l’Antico si presen-ta come un utilissimo strumento per chiun-que desideri approfondire l’universo com-posito dei rapporti tra Palladio e la classici-tà vitruviana.

PAOLO PORTOGHESI - LORENZO CAPELLINI, Lamano di Palladio, fotografie di Lorenzo Ca-pellini, Torino - Londra - Venezia - New York,Umberto Allemandi, 2008, 4°, pp. 262, ill.,e 60,00.

“Vi è davvero alcunché di divino nei suoiprogetti, né più né meno della forza delgrande poeta, che dalla verità e dalla finzio-ne trae una terza realtà, affascinante nellasua fittizia esistenza”: così scriveva Goethedi Palladio. In questo corposo ed elegantevolume, Portoghesi e Capellini, un architet-to e un fotografo, entrambi con un riccocursus honorum alle spalle, si propongono diindagare e di spiegare proprio la singolaritàdi questa “terza realtà” creata o ricreata exnovo che emerge nelle linee delle raffinatearchitetture palladiane. Desiderano far ve-dere e percepire la mano e la calligrafia delMaestro, senza tuttavia rimanere ingabbiatinelle regole editoriali e nelle scansioni giàprestabilite di una sistematica monografia o di una puntuale rassegna della critica. Il progetto del libro – dichiarato dagli stessiautori nell’Introduzione – è piuttosto quellodi cercare di condurre il lettore interessatoverso una conoscenza il più possibile “dal didentro” del modo stesso di pensare e di agi-re del Palladio, obiettivo forse più ambizio-so di altri, e che si vuole raggiungere in que-ste pagine attraverso le successive tappe diun itinerario critico “curvilineo e avvolgen-te”, non preordinato, non scontato, dettatosecondo i temi e i problemi che avevano oc-cupato la mente (e la mano, appunto) delPalladio durante l’intero arco di un’esisten-

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Palazzo Chiericati, Vicenza, 1550prospetto su piazza dell’Isola e fianco su corso Palladio

Basilica Palladiana, Vicenza, 1546-1549particolare delle logge su piazza dei Signori

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Teatro Olimpico, Vicenza, 1580-1585veduta del proscenio

Basilica Palladiana, Vicenza, 1546-1549veduta aerea da nord

La Basilica Palladiana in un’incisione(da Francesco Antonio Muttoni, Architettura di Andrea Palladio..., Venezia 1740-1748, vol. I, tav. VII)

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za così intensa e piena di esperienze. Ecco,allora, spiegati anche i titoli dei capitoli checompongono il volume, come “Ragione esenso”, “Il numero, la musica, l’assoluto” oancora “La gioia del cantiere”: in quest’ulti-mo contributo, ad esempio, viene descrittae rievocata sapientemente l’abilità del Palla-dio “uomo di cantiere”, inventore geniale disoluzioni creative ma anche tecnico esper-to, attento ai dettagli, agli ambienti, all’e-sposizione e alla divulgazione delle proprieidee progettuali, coinvolto nei più difficiliproblemi costruttivi.

La raccolta palladiana di Guglielmo Cappel-letti del Centro Internazionale di Studi di Ar-chitettura Andrea Palladio di Vicenza, a curadi Giovanni Maria Fara e Daniela Tovo, Vicenza, Centro Internazionale di Studi diArchitettura Andrea Palladio, 2001, 4°, pp. XXII-479, ill., s.i.p.

Guglielmo Cappelletti è stato uno dei prota-gonisti centrali della società vicentina nelcorso del Novecento, una figura poliedricache con la propria presenza ha segnato lavita civile e amministrativa del capoluogoberico: professionista e uomo d’affari, am-ministratore pubblico e politico, Cappellettifu una personalità che conservò semprenella propria febbrile attività i tratti dell’uma-nista, dell’uomo di cultura, del bibliofilo – una bibliofilia assorbita per intero dal pa-dre libraio e stampatore, il cui interesse peri libri superava di gran lunga i limiti di unamera adesione professionale alla materia. La raccolta palladiana, che Cappelletti volle,ancora vivente, donare al Centro Interna-zionale di Studi di Architettura Andrea Pal-ladio, e che è l’oggetto di questo catalogo cu-rato dallo studioso Giovanni Maria Fara,rappresenta una collezione di grandissimoprestigio culturale e di altissimo valore anti-quario e commerciale; una collezione tuttadedicata a Palladio che Cappelletti iniziò aconcepire appena giunto a Roma, quando,da neodeputato all’Assemblea costituentenel primissimo dopoguerra, “aveva incomin-ciato a frequentare le librerie antiquarie delvecchio centro rinascimentale della Romadei papi, non disdegnando le bancarelle dipiazza Fontanella Borghese e lo stesso mer-cato di Porta Portese”. L’idea di una colle-zione palladiana era, inoltre, scaturita da unaltro ambizioso progetto, quello con cuiCappelletti mirava a realizzare (come poi ef-fettivamente fece) una biblioteca vicentinacomprendente “tutto ciò che nei secoli dellibro è stato scritto, descritto e illustrato at-torno a Vicenza e alla vicentinità”. Comin-

ciando con l’acquisizione delle edizioni ori-ginali delle opere del Palladio, e poi con l’ac-quisizione di ristampe, di riduzioni e tradu-zioni, di interpretazioni e commenti, di ma-nuali e fonti classiche come Vitruvio, Cap-pelletti intensifica negli anni la propria pa-ziente e ostinata opera di accumulazione dimateriali e documenti (un ruolo fondamen-tale di “consulenza” su questo versante è ri-vestito dall’allora bibliotecario della Biblio-teca Marciana di Venezia, Giorgio Emanue-le Ferrari, insieme allo storico Renato Cevese)e, già nel 1960, la sua raccolta viene ad as-sumere dimensioni che sono ormai prossi-me a quello che sarà il suo definitivo “asset-to”. Al 1960 risale anche la prima esposi-zione bibliografica tenuta a Vicenza, pressola casa Cogollo, detta “del Palladio”. In que-sto stesso periodo il mecenate Cappelletti ètra i promotori e fondatori del Centro Inter-nazionale di Studi di Architettura AndreaPalladio, con altri vicentini illustri quali Ro-dolfo Pallucchini e Renato Cevese. Il lavoro critico svolto da Giovanni MariaFara nell’organizzare questo nuovo volumeprende spunto dall’opera di catalogazione,rimasta incompiuta, di Giorgio EmanueleFerrari – che si dedicò per vent’anni allastesura del catalogo di tutti i volumi, riu-scendo a pubblicare soltanto 195 delle oltre650 schede divise in 16 sezioni – ma se nedistanzia nel metodo seguito, in modo dapoter rendere pienamente evidente come lacollezione di Guglielmo Cappelletti, pur es-sendo incentrata sulla figura di Palladio, siaqualcosa di più plurale e composito, e siasoprattutto una “splendida raccolta” di libridi architettura. Occorreva, per Fara, renderefinalmente ragione di un vasto materiale re-lativo non solo a Palladio, in primis sosti-tuendo “il carattere ambivalente e sostan-zialmente aperto della sua catalogazione[di Ferrari], come abbiamo cercato breve-mente di rammentare, con un modello piùchiuso e definito, comune ai cataloghi dianaloghe importanti raccolte di trattatisticaarchitettonica”.

LIONELLO PUPPI, Il giovane Palladio, Ginevra-Milano, Skira, 2008, 8°, pp. 96, e 15,00.

Lionello Puppi, storico dell’arte e dell’archi-tettura, membro di prestigiose istituzioniscientifiche in Italia e all’estero, ha al pro-prio attivo una serie di fondamentali contri-buti sul Palladio – tra i più significativi: An-drea Palladio. Opera completa (1999), AndreaPalladio. “Delle case di villa” (2005), Palladio:introduzione alle architetture e al pensiero teo-rico (2005) – che hanno variamente tematiz-

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zato e affrontato da un punto di vista scien-tifico il pensiero e l’opera del Maestro. ConIl giovane Palladio Puppi sembra ora seguireuna strada diversa, quella cioè che al fiancodella rigorosa documentazione storica ponel’elemento vivificatore della creatività lettera-ria o, meglio, sceglie di articolare un eserci-zio di originale “immaginazione storica” ingrado di restituire, anche attraverso sugge-stioni, evocazioni, letture incrociate, una vi-cenda umana nella sua complessità – e nel-le sue reticenze o zone d’ombra. Nel casodel Palladio, come viene ricordato nella “No-tarella a margine” che conclude il volume, sitratta di ricomporre i frammenti di unaesperienza giovanile senz’altro intensa, mache lo stesso Palladio, una volta consacratoalla propria storica missione architettonica,ha cercato in qualche modo di occultare,cancellando quelle tracce autobiograficheche rimandavano ad una modesta condizio-ne sociale e ad un tirocinio artigianale e“meccanico” conosciuto dal “fiolo del muna-ro”. Missione riuscita quella di Lionello Pup-pi che, senza distaccarsi dal dato storico edallo sfondo documentale, opera una rico-struzione affascinante e consente al lettoredi avvicinare un Palladio per certi versi più“umano”, più simile a noi.

GUIDO BELTRAMINI, Palladio privato, Vene-zia, Marsilio, 2008, 16°, pp. 106, ill., e 9,00.

“Quando il lapicida, figlio di Pietro da Pado-va, diventa Andrea Palladio? Stando alle car-te in nostro possesso, il soprannome desti-nato a diventare mito compare per la primavolta il 25 febbraio e il 10 marzo 1540, quan-do fra i presenti a due atti del notaio BartoloCarpo è registrato ‘Andrea Paladio q. Petriscultore’”. Questo interessantissimo librettodi Guido Beltramini parte da un assunto difondo: del grande Palladio oggi sappiamomolto come progettista, come autore di ca-polavori che hanno lasciato un segno decisi-vo nella storia dell’architettura; pochissimo,invece, sappiamo dell’uomo – dell’uomo chedivenne Palladio. Per dirla ancora in altri ter-mini: come avviene la trasformazione del“brillante capomastro” di provincia, che nonpoteva vantare nobili natali né una particola-re formazione artistica, nell’architetto dalnome classicheggiante che diventerà mae-stro per generazioni di colleghi e di amatoridella bellezza e che sarà già in vita ammiratoper le sue notevoli doti? Il volume di Beltra-mini può essere letto come una sorta di rap-sodia biografica che, incaricandosi di gettareluce su diversi aspetti della vita del Palladio – la nascita, le condizioni materiali di vita,

l’ambiente familiare, l’autorappresentazio-ne di se stesso, il matrimonio, i rapporti di amicizia ecc. – ci conduce, partendo daun semplice documento, da una lettera, da un ritratto, a riflettere sulle vicende uma-ne e familiari di un grande artista, ma an-che in qualche modo a riflettere intorno aquell’enigma che è sempre celato dietro ilrapporto tra “vita” e “arte”.

FERNANDO RIGON, Palladio, Ginevra-Milano,Skira, 2008, 16°, pp. 96, ill., e 5,90.

Questa pubblicazione tascabile, curata daFernando Rigon per Skira, costituisce unaagile introduzione, visiva ancora prima chescritta, al mondo palladiano, in particolarealle principali opere dell’architetto, dissemi-nate tra Vicenza, Venezia e il Veneto (sullacopertina del volume spicca la Villa Badoerdi Fratta Polesine). Così, ad una prima (sin-tetica) parte di carattere biografico che elen-ca le tappe della vicenda umana e artisticadi Palladio, segue nelle successive pagineuna più corposa parte centrale caratterizza-ta da immagini e fotografie relative alle“Opere”. Queste le opere che sono presen-tate nella guida: Villa Godi Malinverni, Vil-la Pisani, Palazzo Thiene, Basilica Palladia-na, Palazzo Chiericati, Villa Caldogno, VillaCornaro, Villa Badoer, Villa Barbaro Volpi,La Malcontenta, Palazzo Barbaran Da Por-to, La Rotonda, Il Redentore, Teatro Olim-pico, Villa Gazzotti Grimani Curti, PalazzoIseppo da Porto Festa, Villa Saraceno, VillaPoiana, Villa Emo, Palazzo Valmarana, Log-gia del Capitaniato, San Giorgio Maggiore,Villa Sarego, Convento della Carità. Chiudeil libro la sezione degli “Apparati”, con la ta-vola cronologica, una breve antologia critica(citazioni dello stesso Palladio, di Vasari, diPaolo Gualdo, di Goethe, fino ai massimicritici contemporanei) e le relative indica-zioni bibliografiche.

Andrea Palladio. Nel V centenario della nascita(1508-2008). Itinerari palladiani tra ville e pa-lazzi, testi di Lionello Puppi, Alessandra Ar-tale, Marilia Ciampi Righetti, Claudio Bellina-ti, Luigi Robuschi, Walter Stefani, fotografiedi Cesare Gerolimetto, Padova, EditorialeProgramma, 2008, 8°, pp. 142, ill., e 12,00.

Con il quinto centenario della nascita diPalladio non poteva mancare, oltre alla fio-ritura di ricostruzioni critiche e anche bio-

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Chiesa di San Pietro di Castello, Veneziafacciata

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Chiesa di San Giorgio Maggiore, 1565-1566Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

Chiesa del Redentore, 1577Venezia

Chiesa di San Francesco della Vigna, 1562Venezia, facciata

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grafiche sull’autore, un revival – ammessoche possa essersi mai data una fase di rela-tiva stasi nella ormai sterminata bibliografiaincentrata sulla figura del Palladio – di pub-blicazioni dedicate alla presenza palladianasul territorio: ecco, allora, le guide, le mini-guide, gli itinerari, le introduzioni storico-artistiche di vario genere all’opera e all’uo-mo. Il libro della padovana Editoriale Pro-gramma appartiene a questa seconda cate-goria di contributi e conduce il lettore attra-verso un itinerario che, per citare il titolodel volume, si snoda “tra ville e palazzi”,come in un viaggio alla scoperta dell’imma-gine più genuina del Veneto di Palladio:dalla vicentina Piazza dei Signori, alle villesparse nella campagna, fino alle maturerealizzazioni veneziane, come il Redentoree San Giorgio Maggiore. Il libro-guida siapre con un’ampia intervista di AlessandraArtale a Lionello Puppi. Gli altri interventicritici sono di mons. Claudio Bellinati, Ma-rilia Ciampi Righetti, Luigi Robuschi e Wal-ter Stefani. Le fotografie sono di Cesare Ge-rolimetto.

Padova e Andrea Palladio. Magnum in parvo(1508-2008), a cura dell’Assessorato alla Cul-tura della Provincia di Padova, coordinamen-to di Claudio Bellinati, foto di Gianpaolo DiClaudio, Padova, Provincia di Padova - As-sessorato alla Cultura, 2008, 8°, pp. 70, ill.

L’opuscolo, patrocinato dalla Provincia diPadova in occasione del cinquecentenariodella nascita di Palladio, assembla in realtàquattro diversi contributi che – in partico-lare gli ultimi tre – pongono al centro del-l’attenzione il complesso rapporto tra Palla-dio e il territorio padovano. Se, infatti, Lio-nello Puppi segue criticamente le vicendedei Quattro Libri dell’architettura, cioè quel-le che vengono definite come la genesi e leambizioni di un “trattato incompiuto”, ilsuccessivo contributo di mons. Claudio Bel-linati è dedicato ad una indagine erudita re-lativa alla patavinitas del giovane Andrea diPietro “della Gondola” (poi detto Palladio,appunto), mentre Stefano Zaggia scrive su“L’architettura a Padova e nel territorio nel-l’età di Palladio” e Fabrizio Magani si sof-ferma su “Architettura e decorazione. Palla-dio e i progetti per le ville nel padovano”.Nell’insieme, questo libretto si presenta dun-que quale utile introduzione – un’introdu-zione “didattica” in senso lato – all’universoumano e creativo del grande veneto.

Bibliografia palladiana

La bibliografia che segue include le principalipubblicazioni uscite, o riproposte, in concomi-tanza delle celebrazioni del quinto centenariodella nascita di Andrea Palladio, e non si propo-ne quindi come critica o esaustiva.

La raccolta palladiana Guglielmo Cappelletti del Cen-tro Internazionale di Studi di Architettura AndreaPalladio di Vicenza, a cura di Giovanni Maria Farae Daniela Tovo, Vicenza, Centro Internazionale diStudi di Architettura Andrea Palladio, 2001.

Burger F., Le ville di Andrea Palladio. Contributoalla storia dell’evoluzione dell’architettura rinasci-mentale (1909), a cura di Elena Filippi e Lionel-lo Puppi, trad. di Elena Filippi, Torino - Londra -Venezia - New York, Umberto Allemandi - Vene-zia, Istituto Regionale Ville Venete, 2004.

Andrea Palladio e la villa veneta da Petrarca aCarlo Scarpa, catalogo della mostra (Vicenza,Museo Palladio in palazzo Barbaran da Porto, 5 marzo - 3 luglio 2005), a cura di Guido Beltra-mini e Howard Burns, fotografie di Paolo Gui-dolotti, Venezia, Marsilio, 2005.

Cooper T.E., Palladio’s Venice. Architecture andsociety in a Renaissance Republic, New Haven-London, Yale Univeristy Press, 2005.

Modesti P., Il convento della Carità e Andrea Pal-ladio: storie, progetti, immagini, Sommacampa-gna (VR), Cierre, 2005.

Palladio A., Delle case di villa (1556 circa-1570),con un’appendice su luoghi, materiali e tecni-che del costruire, a cura di Lionello Puppi, Tori-no, Allemandi, 2005.

Palladio e il Veneto, a cura di Henry A. Millon,Vicenza, Centro Internazionale di Studi di Ar-chitettura Andrea Palladio, 2005.

Puppi L., Palladio. Introduzione alle Architetturee al Pensiero teorico, fotografie di Piero Codato eMassimo Venchierutti, Venezia, Regione delVeneto - Arsenale, 2005.

Sdegno A., Geometrie romane a Venezia: il dise-gno del Convento palladiano della carità, Venezia,Cafoscarina, 2005.

Weissmüller A., Palladio a Venezia, PonzanoVeneto (TV), Vianello Libri, 2005.

Andrea Palladio: Villa Cornaro in Piombino Dese,a cura di Branko Mitrovic e Stephen R. Wassel,New York, Acanthus Press, 2006.

Gros P., Palladio e l’antico, Vicenza, Centro In-ternazionale di Studi di Architettura AndreaPalladio - Venezia, Marsilio, 2006.

Hart V., Hicks P., Palladio’s Rome. A translationof Andrea Palladio’s two guidebooks to Rome, NewHaven-London, Yale University Press, 2006.

Oechslin W., Filippi E., Palladianesimo, Teoria eprassi, trad. e cura dell’ed. it. di Elena Filippi,Venezia, Regione del Veneto, Arsenale, 2006.

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Palladio A., L’antichità di Roma. 1567, presentazionedi Francesco Paolo Fiore, Milano, Il Polifilo, 2006.

Puppi L., Battilotti D., Andrea Palladio, Milano,Electa, 2006.

Zaupa G., Sole, Luna, Andrea Palladio, Terra eFortuna, Vicenza, La Serenissima, 2006.

Bacchi A., Alessandro Vittoria e Palladio: un mo-dello per le statue della Rotonda, Milano, WalterPadovani antiquario, 2007.

Gabinetto dei disegni e stampe dei Musei Civici diVicenza, vol. I: I disegni di Andrea Palladio, acura di Maria Elisa Avagnina, Giovanni CarloFederico Villa, Musei Civici di Vicenza, Cinisel-lo Balsamo(MI), Silvana, 2007.

Semenzato C., La rotonda, Valdagno (VI), Rossa-to, 2007.

Wittkower R., Palladio e il palladianesimo, Tori-no, Einaudi, 2007.

Andrea Palladio, atlante delle architetture, a curadi Guido Beltramini e Antonio Padoan, fotogra-fie di Paolo Guidolotti, introduzione di HowardBurns, testi di Guido Beltramini, Venezia, Mar-silio, 20082 (1a ed. 2000).

Andrea Palladio e la costruzione dell’architettura,a cura di Aldo De Poli e Chiara Visentin, Pa-dova, Il Poligrafo, 2008.

Andrea Palladio. Nel V centenario della nascita(1508-2008). Itinerari palladiani tra ville e palazzi,testi di Lionello Puppi, Alessandra Artale, MariliaCiampi Righetti, Claudio Bellinati, Luigi Robu-schi, Walter Stefani, fotografie di Cesare Geroli-metto, Padova, Editoriale Programma, 2008.

Buscemi C., Il sigillo del Palladio, Caselle diSommacampagna (VR), Cierre, 2008.

Beltramini G., Palladio privato, Venezia, Marsi-lio, 2008.

Dal Cin L., Andrea Palladio. La vita, l’arte, la sto-ria, illustrazioni di Cristina Pieropan, Campo-doro (Padova), Kite, 2008.

Gioseffi D., Andrea Palladio, Empoli (FI), Ibi-skos, 2008.

Marangoni A., Robusti Xavier A., L’album ritro-vato. Omaggio alla memoria di Andrea Palladionel IV centenario dalla nascita, Cittadella (PD), Bi-blos, 2008.

Marton P., Wundram M., Pape Th., Andrea Pal-ladio. 1508-1580. Un architetto tra Rinascimento eBarocco, Hong Kong [etc.], Taschen, 2008.

Moriani G., Palladio architetto della villa fattoria,Caselle di Sommacampagna (VR), Cierre, 2008.

Padova e Andrea Palladio. Magnum in parvo.1508-2008, Padova Provincia di Padova - Asses-sorato alla Cultura, 2008.

Palladio, catalogo della mostra “Palladio 500anni” (Vicenza-Londra, 2008-2009), a cura diGuido Beltramini e Howard Burns, con la colla-borazione di Centro Internazionale di Studi diArchitettura Andrea Palladio, Royal Academy ofArts, Royal Institute of British Architects, Vene-zia, Marsilio, 2008.

Palladio. 1508-2008. Il simposio del cinquecentena-rio, Atti del Simposio itinerante (Padova-Vicen-za-Verona-Venezia, 2008), a cura di Franco Bar-bieri [et al.], Venezia, Marsilio, 2008.

Palladio A., I quattro libri dell’architettura, a curadi Marco Biraghi, Roma, Studio Tesi, 20082

(1a ed. 1992).

Portoghesi P., Capellini L., La mano di Palladio,fotografie di L. Capellini, Torino, Allemandi, 2008.

Puppi L., Il giovane Palladio, Ginevra-Milano,Skira, 2008.

Rigon F., Palladio, Ginevra-Milano, Skira, 2008.

Sgarbi V., Sgarbi E., Andrea Palladio. La luce del-la ragione, Milano, Rizzoli, 2008.

Tomasi L., Architettura dell’anima. Omaggio aPalladio, 1508-2008, a cura di Enzo Santese, s.l.,Alari, 2008.

Trevisan L., Puppi L., Palladio. Le ville, Schio(VI), Sassi, 2008.

Una Biblioteca per Palladio. Antichi libri di archi-tettura della Biblioteca Universitaria di Padova, acura di Renzo Fontana, Pietro Gnan, StefanoTosato, Padova, Biblioteca Universitaria, 2008.

Zaupa G., Pallade armata: nel contesto di AndreaPalladio, Vicenza, La Serenissima, 2008.

l’editoria nel veneto

Tavole tratte da I quattro libri dell’architettura di Andrea Palladio, Venezia 1570

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soggetti rivelati

Ritratti, storie, scritture di donne

Chiara Finesso

La collana “Soggetti rivelati. Ritratti, storie,scritture di donne”, coordinata da SaveriaChemotti, docente di Letteratura italiana al-l’Università di Padova, e nata dalla collabo-razione tra la casa editrice Il Poligrafo e laRegione del Veneto, prosegue nella propriaopera di scavo e di approfondimento criticodella scrittura femminile e si prepara, giànei prossimi mesi, ad ampliare ulterior-mente il proprio bacino, ospitando nuovi ti-toli e allargando il quadro delle collabora-zioni fin qui avviate con diverse realtà.La scommessa iniziale era stata quella direalizzare, con il sostegno dell’ente regiona-le, una specifica collana che fosse dedicataagli woman studies, tenendo debitamenteconto di un retroterra internazionale assaiarticolato in materia, carpendone suggestio-ni, orientamenti e possibili direzioni di ri-cerca, senza tuttavia cadere in tentazioniautoreferenziali o nella scontata reiterazio-ne di specialismi accademici, quasi semprechiusi all’interno di linguaggi rigidamentesettoriali, e di nicchie sostanzialmente im-permeabili allo sviluppo di un più ampio di-battito di idee. Che la scommessa sia poi stata vinta, dalpunto di vista metodologico e da quello del-la validità e dello spessore culturale dei con-tenuti presentati, è oggi testimoniato anchedalla varietà e ricchezza delle proposte finqui accolte nel catalogo della collana. Nonc’è stato bisogno, in effetti, di alcuna pre-ventiva fase di rodaggio o di escogitare “ag-giustamenti” in corso d’opera rispetto ai li-neamenti essenziali del progetto e alla suaarticolazione complessiva, poiché il cre-scente favore incontrato dalla collana, in di-versi contesti, universitari e non, ha con-sentito di ampliare rapidamente la rete direlazioni e di collaborazioni sviluppata in-torno ai vari testi e ha permesso di pro-muovere “Soggetti rivelati” come iniziativaorganica e coerente, ma anche aperta a unconfronto reale con la società e con l’uni-verso femminile, come hanno ugualmentedimostrato le tante presentazioni, gli incon-tri, i momenti di riflessione collaterali chehanno accompagnato i singoli volumi e lacollana di studi nel suo insieme.Pur prendendo spunto dalla condivisione diun particolare orizzonte ideale, i titoli finqui apparsi hanno voluto intenzionalmentelasciare da parte qualsiasi pretesa di esausti-vità o di univocità nelle analisi e nelle inter-pretazioni, mantenendo la propria origina-

ria apertura e la propria connotazione plu-ralistica. Nessuna volontà di delineare ilprofilo di canoni alternativi, né di ragionareseguendo un’ottica meramente risarcitorianei confronti delle donne e della loro pro-duzione culturale; la molla, o meglio l’am-bizione fondamentale, che ha sorretto e gui-dato l’intero progetto di “Soggetti rivelati” èstata quella di poter lavorare liberando ilcampo intellettuale da una trama fittissimadi equivoci e di tenaci pregiudizi sedimen-tati nel corso del tempo, dal peso di “vulga-te” talvolta assurte al rango di verità intocca-bili, senza che da qualche parte si avvertisseil bisogno di sottoporle a quella revisionecritica che rimane la base di ogni seria ipo-tesi scientifica e di ogni possibile rinnova-mento del panorama della nostra cultura. E,naturalmente, molte di queste “vulgate” ri-guardavano proprio la letteratura e le scrit-ture femminili, traducendosi in stigmatiz-zazioni, repentini accantonamenti, ciclici“ripescaggi” destinati semplicemente a san-cire e a riconoscere uno stato di minorità.I nuovi volumi pubblicati nell’ambito dellacollana hanno dunque continuato a posizio-narsi lungo la medesima linea editoriale,con un programma calibrato sulla base diun’impostazione culturale e scientifica chegià aveva fortemente improntato e caratte-rizzato i primi titoli, editi a partire dal 2005,all’insegna della contaminazione e dell’in-contro di tradizioni, generi, itinerari biogra-fici e intellettuali, pubblicando testi e autriciappartenenti a diverse discipline, ma anchea realtà extra-accademiche e al mondo dellasocietà civile e delle professioni, ad associa-zioni e gruppi di ricerca indipendenti, e re-cuperando nel contempo opere, narrazionie testimonianze variegate, singoli frammen-ti di quel vasto patrimonio costituito dallaletteratura e dalle scritture femminili.I nuovi volumi hanno visto la riproposizio-ne dei testi di due autrici fortemente legateal Veneto, ma che avevano goduto in passa-to di una solida fama a livello nazionale eche soltanto negli ultimi anni sono state ri-valutate dalla critica, preludendo a iniziativeeditoriali come questa di “Soggetti rivelati”.Si tratta dei Racconti di Paola Drigo e del ro-manzo I Brusaz di Giovanna Zangrandi. Adesempio, un nome come quello di PaolaDrigo (1876-1938), scrittrice originaria diCastelfranco Veneto, era stato per un certoperiodo dimenticato, o piuttosto “rimosso”,dal panorama delle nostre lettere. Cresciutain un ambiente colto e raffinato, la Drigoaveva condotto per lo più un’esistenza ap-partata, diventando comunque la voce piùrappresentativa tra le scrittrici venete dellaprima metà del Novecento, con opere comeFine d’Anno e Maria Zef, che si inseriscononel vasto reticolo di temi e figure della scrit-tura femminile tra i due secoli. Il volume

dei Racconti, curato da Patrizia Zambon, ri-unisce insieme un’ampia selezione dellaprosa drighiana, in cui è possibile rintrac-ciare gli elementi e i caratteri che segneran-no gli esiti più maturi della sua attività let-teraria, nel segno di una evidente continui-tà con una linea veneta – o veneto-friulana –della nostra narrativa. Allo stesso modo, Giovanna Zangrandi(1910-1988), pseudonimo della scrittriceemiliana Alma Bevilacqua, sembra oggi de-stinata a occupare un posto di riguardo nel-la letteratura novecentesca tout court. Perso-nalità complessa, la Zangrandi, dopo averpartecipato alla Resistenza nel bellunese, sitrasformerà in “cadorina di adozione”.“Soggetti rivelati” ha riedito il suo libro for-se più importante, I Brusaz. Pubblicato nel1954 per la prima volta, nella collana “La Medusa degli Italiani” di Mondadori,questo romanzo della montagna, della pover-tà, della solidarietà femminile (ma soprattut-to il romanzo di Sabina, figura di arcaica ma-dre-regina, che balza fuori vigorosa – comericorda la curatrice Antonia Arslan – da unastoria “di miseria, fame, disonore”) avrebbeottenuto il Premio Deledda.La successiva uscita è stata il volume collet-taneo Donne tra arte, tradizione e cultura.Mediterraneo e oltre, a cura di Isabella Loio-dice e Franca Pinto Minerva, dell’Universi-tà di Foggia, raccolta di saggi e interventi incui il sapere e l’esperienza al femminilesono stati messi in discussione tramite lenarrazioni e le rappresentazioni – delle artie della scienza, del cinema, del teatro e del-la televisione – con uno sguardo attento ailuoghi di vita, della cura e della formazione,lungo un percorso storico che dall’antichitàarriva fino ai giorni nostri. Un incontro, unconfronto e un dialogo a partire dalle don-ne, in una prospettiva che dal Mediterraneoha attraversato le differenti regioni delmondo, con il contributo di studiosi, acca-demici, ma anche di artisti, registi, fotogra-fi, critici d’arte. Un’altra miscellanea, L’orgia estetica: il corpofemminile tra armonia ed esasperazione, acura di Saveria Chemotti con la collabora-zione di Raffaella Failla, ha invece esploratoil rapporto tra il corpo femminile e l’idealedella bellezza, complessa relazione che hainfluito notevolmente sulla composizionedi un modello di “armonia” della persona.Nel mondo contemporaneo, la progressivaspettacolarizzazione della vita sociale e lacancellazione dei tratti originari in favore diun’immagine della donna sempre più omo-logata e stereotipata hanno messo in crisil’identità psicologica della persona e la suairriducibile unicità, assegnando un ruolopreponderante nella costruzione della per-sonalità a una sorta di interventismo sfre-nato e ossessivo sul corpo: su questi feno-

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meni e sui loro risvolti culturali, creativi,sociali, comunicativi e psicologici si sonoconcentrati i contributi di studiosi, ma an-che di esperti e “addetti ai lavori”.Le case, le cose, le carte. Diari 1948-1950 diElena Carandini, a cura di Oddone Longo,ha restituito al pubblico una pagina impor-tante della storia dell’Italia contemporanea,ma anche, per l’appunto, una “cronaca pri-vata” di rara eleganza espressiva. I diaricompresi in questo volume rappresentanouna piccola parte di una ininterrotta attivitàdi scrittura che Elena Carandini – figlia diLuigi Albertini, già direttore del “Corrieredella Sera” e oppositore del fascismo, e poimoglie di un esponente di spicco del libera-lismo come il conte Nicolò Carandini, pri-mo ambasciatore italiano a Londra dopo lafine della Seconda Guerra mondiale – con-dusse durante l’intero arco della propriaesistenza, e consentono di ripercorrere unafase decisiva per la storia italiana comequella del dopoguerra. L’autrice mescolaabilmente i registri e gli stili, rivolgendo lapropria attenzione al microcosmo domesti-co e agli eventi particolari che lo scandisco-no, ma anche dedicando un ampio spazioalle vicende pubbliche che vedono coinvol-to il clan Albertini-Carandini. I diari caran-diniani non assomigliano quasi mai a unasemplice ricostruzione autobiografica, maraccontano la complessità di un’epoca e deisuoi personaggi, che vediamo sfilare in unagalleria insieme pubblica e privata: i massi-mi protagonisti della vita politica, Sforza,Einaudi, Croce, Salvemini..., ma anche del-la vita artistica e culturale come Toscanini,Berenson, Montale e molti altri, a compor-re il variegato affresco dell’opera.Donne mitiche – mitiche donne, a cura di Eli-sa Avezzù e Saveria Chemotti, è un’ulterio-re miscellanea che, partendo dall’esame diuna serie di figure archetipiche del mondogreco – Medea, Clitennestra, Antigone –,cerca di delineare come avvenga la mitizza-zione di donne appartenenti a differentiepoche, fissando il momento, le cause, ilgesto che contribuiscono a formare quellasorta di aura indescrivibile in grado di con-segnare un personaggio all’eternità. Il mi-to, come viene spiegato in queste pagine,non nasce da una ritualità, dalla ripetitivitàdi un gesto, ma da un atto, più o meno ecla-tante, da una presa di posizione, dall’impo-sizione ferma di una scelta che esprime ilpersonaggio stesso nella sua volontà di agi-re, ma anche di subire le conseguenze del-le sue azioni.Una riscoperta squisitamente letteraria èinvece fornita da La semplicità ingannata diArcangela Tarabotti (1604-1652), che entrògiovanissima nel monastero di Sant’Annadi Venezia, dove passò il resto della vita instretta clausura, scoprendo in realtà ben

presto come la propria vera vocazione fossequella della scrittura. Autodidatta, impiegòil proprio ingegno per rilevare i motivi cheerano alla base della monacazione forzata,giungendo ad analizzare il più ampio con-testo politico ed economico in cui maturaval’oppressione delle donne e denunciando leingiustizie perpetrate a loro danno dagli uo-mini. La semplicità ingannata – presentatain queste pagine in una nuova edizione cri-tica curata da Simona Bortot – pur essendoun’opera giovanile, il “libro dei vent’anni”,è un prodotto maturo e adulto, probabil-mente la più completa e articolata tra leopere che formano il corpus di ArcangelaTarabotti: una dura accusa che vide la lucesoltanto postuma, ma anche un libro-guidaper tutte le successive deviazioni intellet-tuali ed elaborazioni dell’autrice, in cui con-vivono tematica claustrale e tematica fem-minista, denuncia degli abusi dell’autoritàfamiliare nel decidere la sorte della donnae, insieme, piena rivendicazione della sualibertà e della sua dignità, di una emanci-pazione laica e mondana.Navigazioni. Verso una teologia dei sentimen-ti è un saggio di Giuliana Fabris in cui tro-va spazio un complesso itinerario di ricercache, partendo dall’analisi delle emozioni edei sentimenti, si addentra – facendo teso-ro degli strumenti offerti dalla psicoanalisi,dalla filosofia e dalla teologia – nel concettodel Sé, percependone la finitezza e, al con-tempo, la peculiare apertura verso l’Altro everso l’Oltre. Questo sporgersi proprio del-la coscienza sollevata dall’emozione vieneesemplificato, nel testo della Fabris, dalle fi-gure di Sabina Spielrein, Etty Hillesum eEdith Stein. Tre donne accomunate, oltreche dalle origini ebraiche e dalla terribilesorte della Shoah, dalla capacità di fare del-la propria situazione di dolore una “infinitaelevazione”.Marguerite Duras, narratrice, ma soprattut-to artista a tutto tondo, intellettuale nomadee inquieta, capace con la propria personali-tà di sconvolgere le convenzioni e di conta-minare i generi, forgiando un universo as-solutamente inimitabile, emerge come fi-gura chiave del Novecento nei diversi con-tributi raccolti in Marguerite Duras. Visioniveneziane, curato da Chiara Bertola e EddaMelon. A poco più di dieci anni dalla mortedella Duras, i saggi qui presentati, oltre adesaminare criticamente singoli aspetti dellasua opera, la proiettano sullo sfondo più va-sto delle pratiche letterarie e artistiche con-temporanee. Una sperimentazione aperta estratificata, che avviene nel segno di unacontinuità esistenziale intessuta di echi e dirimandi di vario genere (dai libri al cinema)e che trova la propria ragion d’essere nel-l’indagine su un soggetto umano che si pre-senta come costitutivamente frammentato,

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in queste pagine ritratti di Marguerite Duras

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disarticolato, scisso, nello scandaglio di unarealtà storica mutevole e incompiuta, doveabbondano vuoti, assenze, rimpianti. Infine, il volume Diorami lombardi. Carteg-gio 1896-1944, curato da Barbara Stagnitti,presenta il ricco scambio epistolare tra lapoetessa Ada Negri e il futurista milanesePaolo Buzzi: una lunga e feconda corri-spondenza, destinata a protrarsi lungo unarco di oltre quarant’anni. Questo legameepistolare nasce e si sviluppa nel segno diuna poesia liberata e liberatrice, accomu-nando la donna “volitiva” di estrazione po-polare e l’aristocratico goliardico nella di-versità di origini, formazione, inclinazionie scelte artistiche. Le lettere scambiate conil poeta futurista Paolo Buzzi, che dediche-rà pagine e pagine di recensioni alle raccol-te di Ada Negri, evidenziano la singolaritàdella proiezione pubblica dell’autrice, oscil-lante tra desiderio di consenso e ricerca dipace, di solitudine, come pure il suo perso-nale modo di intendere e vivere l’arte, l’a-micizia, la famiglia. La poesia rimane co-munque, per entrambi, il centro e il moto-re di tutto, tra fasi di disinvolta confessionee momenti di sfogo.Anche le nuove pubblicazioni – pur nellavarietà dei contenuti – dimostrano dunquela continuità di una linea che risulta essereben espressa e incarnata dal progetto edito-riale costruito in questi anni intorno all’i-dea conduttrice di “Soggetti rivelati”: offrireun nuovo luogo di confronto relativo aglistudi di genere e uno sguardo “altro” sulfemminile. Ciò che ne emerge finora è undisegno attento e multiforme, che ricrea co-stantemente il proprio oggetto e ridefinisceliberamente i propri confini, senza accon-tentarsi di dare alcunché per scontato nellapropria analisi, né di cedere alla tentazionedi seguire i percorsi suggeriti e stabiliti al-trove da visioni totalizzanti o più semplice-mente “alla moda”. I volumi destinati aduscire nei prossimi mesi e ad arricchire lacollana si inseriranno lungo un cammino in progress, secondo quella stessa metaforainiziale che ha fin qui guidato l’esperienzadi “Soggetti rivelati” e che vuole, in qual-che modo, rappresentare l’incontro sempre necessario tra mondi, autrici, scritture,“sguardi” sulla realtà.

Soggetti rivelatiritratti, storie, scritture di donne

1. Lo spazio della scrittura. Letterature compara-te al femminile, a cura di Tiziana Agostini, Adria-na Chemello, Ilaria Crotti, Luisa Ricaldone, Ricciarda Ricorda

2. Corpi di identità. Codici e immagini del corpofemminile nella cultura e nella società, a cura diSaveria Chemotti

3. Donne in filosofia. Percorsi della riflessione fem-minile contemporanea, a cura di Bruna Giacomi-ni, Saveria Chemotti

4. Giuliana Fabris, Lo spazio di Sara. Per unafenomenologia del “femminile”

5. Tre donne d’eccezione. Vittoria Aganoor, SilviaAlbertoni Tagliavini, Sofia Bisi Albini. Dai carteg-gi inediti con Antonio Fogazzaro, a cura di Adria-na Chemello, Donatella Alesi

6. Federica Negri, La passione della purezza. Si-mone Weil e Cristina Campo

7. Donne in-fedeli. Testi, modelli, interpretazioni della religiosità femminile, a cura di Anna CalapajBurlini, Saveria Chemotti

8. Paola Drigo, Racconti, a cura di PatriziaZambon

9. Giovanna Zangrandi, I Brusaz, a cura di An-tonia Arslan

10. Donne tra arte, tradizione e cultura. Mediter-raneo e oltre, a cura di Isabella Loiodice, FrancaPinto Minervai

11. L’orgia estetica. Il corpo femminile tra armoniaed esasperazione, a cura di Saveria Chemotti

12. Elena Carandini Albertini, Le case, le cose, lecarte. Diari 1948-1950, a cura di Oddone Longo

13. Donne mitiche - mitiche donne, a cura di ElisaAvezzù, Saveria Chemotti

14. Arcangela Tarabotti, La semplicità ingan-nata, edizione critica e commentata di Simona Bortot

15. Giuliana Fabris, Navigazioni. Verso una teolo-gia dei sentimenti

16. Marguerite Duras. Visioni veneziane, a curadi Chiara Bertola, Edda Melon

17. Ada Negri - Paolo Buzzi, Diorami lombar-di. Carteggio (1896-1944), a cura di Barbara Stagnitti

18. La galassia sommersa. Suggestioni sulla scrit-tura femminile italiana, a cura di Antonia Ar-slan, Saveria Chemotti

19. Contaminazioni. Il pensiero della differenza inFrancia, a cura di Alessandra Pantano

20.Donne al lavoro. Ieri oggi domani, a cura diSaveria Chemotti

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l’arrivo in porto

di una galea di parole

Il Dizionario venezianodi Manlio Cortelazzo

Luciano Morbiato

Il resoconto di lettura o recensione di un vo-lume di oltre 1500 fitte pagine di testo, alli-neato su due colonne, non può ovviamenteessere esemplato su quello di un romanzo:in questo caso il recensore non riesce a “leg-gerlo” dalla prima all’ultima pagina (anchese ne ha tentato un doppio sondaggio, ca-suale e sistematico), poiché si tratta di un di-zionario contenente circa 12.000 lemmi,vero monumento eretto dal dialettologo elessicografo Manlio Cortelazzo alla linguaparlata e scritta a Venezia nel Cinquecento.Le note che seguono, più che il frutto di unasevera interrogazione lessicologica, risulta-no dal confronto tra l’articolazione delle sin-gole voci del dizionario (stampate in modochiaro: il lemma impresso in color blu e laglossa in nero) e i vari repertori linguistici,letterari e documentari, interrogati nel ten-tativo di ricostituire la cultura popolare e lepratiche della vita materiale, così come sitrovano sedimentate negli scritti dei tantiautori noti, dal diarista Marin Sanudo aicommediografi Angelo Beolco e Andrea Cal-mo, e meno noti, dai mercanti epistolografifino agli anonimi estensori di inventari no-tarili. Proprio le opere di questi scrittori escriventi, di diversa formazione e provenien-za, costituiscono infatti l’enorme (e sempreincompleto) corpus testuale di circa 200 tito-li (dal Capitolo della Academia de Altin, dittala Sgionfa, al Testamento di Zuan Pollo allaschiavonesca), esplorato e annotato, scompo-sto in schede (per lungo tempo manoscritte)e ricomposto in sequenze lessicali durantemigliaia di ore trascorse in biblioteche e ar-chivi veneti, e non solo, nell’arco di oltre cin-quant’anni da Manlio Cortelazzo (un eserci-zio intellettuale che l’ha mantenuto in for-ma splendida a novant’anni!).Di questa familiarità erano già testimonian-za i primi titoli della sua ricchissima biblio-grafia: da Arabismi di Pisa e arabismi di Vene-zia a Italianismi nel greco di Cefalonia e L’ele-mento romanzo nei portolani greci (1959), sag-gi che esploravano minuziosamente, in vistadella costituzione di un Atlante linguistico delMediterraneo, il costante interscambio lessi-cale tra le diverse sponde del mare, presup-posto come un naturale flusso e riflusso lin-guistico e culturale, di parole e di cose, al dilà e nonostante rivalità commerciali e con-trasti e scontri, anche militari (nonostante lavittoria di Lepanto nel 1571 sul Turco, sintesi

per “l’impero ottomano”, il secolo XVI eratuttavia segnato dalla definitiva perdita diterritori a lungo veneziani nell’Egeo).A partire dagli apporti anche minimi di lin-guistica storica (Corrispondenze italo-balca-niche nei prestiti dal turco, 1965) fino all’or-dinamento sistematico di manuali (Linea-menti di italiano popolare, 1972) e bibliogra-fie (I dialetti e la dialettologia in Italia, 1980),dalla ricerca solitaria al coordinamento dimolti specialisti si sono sviluppate anche leimprese lessicografiche di Cortelazzo, cheappartengono ormai alla strumentazione diuso quotidiano nello studio della lingua ita-liana, come il fortunato DELI, ossia i 5 volu-mi del Dizionario etimologico della lingua ita-liana (1979-1985; in collaborazione conPaolo Zolli), o dei suoi dialetti, come il Di-zionario etimologico dei dialetti italiani(1992; in collaborazione con Carla Marca-to). Ora si aggiunge quest’ultima impresa(per il momento) del Dizionario venezianodella lingua e della cultura popolare del XVI se-colo, patrocinata come altre dalla Regionedel Veneto, frutto del lavoro iniziato decen-ni fa per impulso di Gianfranco Folena, cheda parte sua aveva curato un Vocabolario ve-neziano di Carlo Goldoni (pubblicato solonel 1993, un anno dopo la morte), dedicatoal lessico di un autore che aveva fatto coin-cidere la lingua del suo teatro con quelladella società veneziana del XVIII secolo.Ancora era in vita Goldoni, quando nel 1775la padovana stamperia Conzatti pubblicavail Vocabolario veneziano e padovano dell’aba-te Gasparo Patriarchi, ristampato nel 1796e nel 1821 (dalla Tipografia del Seminario),solo pochi anni avanti la prima edizione delDizionario del dialetto veneziano di GiuseppeBoerio (1827-1829). Ed è quest’ultimo, ri-stampato nel 1856 e nel 1867, a far da de-posito delle definizioni dei singoli lemmi(p.e. marangón, s.m. “maestro d’ascia”, “fa-legname”), dalle quali prende avvio Corte-lazzo, prima di tuffarsi come uno smergonel mare del veneziano cinquecentesco e ri-emergerne trionfante con un bottino di fra-si datate in cui campeggia la parola (1500:“Et è a saper, che in una nave vi va tutti que-sti officij, videlicet: ... penese, parom zurado,calafao, marangon, homo di conseio”, Sanu-do, Diari; 1550: “diè dar per li balconi de lefinestre ... chiodi centaroli, bolognini 4, almarangon”, Lotto, Libro dei conti; 1586:“Mai fiché marangon tante brochete, / Nébarbier tagié mai tanti cavei”, Maffio Ve-nier, Poesie diverse).Al di là della similitudine lagunare, lo spo-glio e la collazione sistematici permettono aCortelazzo di allestire per ogni lemma un re-pertorio di citazioni contestualizzate, alcunedelle quali si ritrovano perciò in altri lemmi,che vengono riportate in ordine cronologico(di stesura o di stampa) all’interno del XVI

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in queste pagine immagini tratte da Dizionario veneziano...

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secolo (salvo piccoli sforamenti all’indietro,nel XV, e in avanti, nel XVII), con una varietàdi fonti tanto documentarie che letterarie,oggettive e soggettive, tutte dialoganti e con-correnti a delineare insieme “la lingua e lacultura”, cioè la vita del cronotopo Venezia-nel-Cinquecento, illustrato in un romanzoenciclopedico, strutturato alfabeticamenteinvece che in capitoli. Prendiamo l’esempiominimo di un lemma particolare, cóncolo:dopo la definizione che ne dà il Boerio, “ta-vola su cui si fa o si porta il pane a cuocere”e l’aggiunta sull’uso “anche in senso figura-to”, viene la sequenza di otto te-stimonianze,dal 1521 al 1604, tra cui si trovano tre inven-tari (Badoer, Correr, Marcello), una raccoltadi lettere (del mercante Andrea Berengo), trecommedie (del Calmo, del Fenarolo, di Bia-gio Maggi) e una traduzione (dall’OrlandoFurioso del Clario, che trasforma la “perticalunga”, brandita da un cavaliere nel poemadell’Ariosto, in un comico “concolo de pan”);e riportiamo la citazione della commedia“nova ma non meno piacevole che ridiculo-sa” di Maggi, Il tradimento amoroso, stampa-ta a Padova nel 1604: “Vedeu quella portafatta in concolo? mo ben cotal de là vegne lapesta, così adesso, che ve farave veder l’aierepien e folto d’aneme desperae, che insiravede i corpi criando: – Rado misericordia” (lastessa citazione si ritrova s.v. aiere e pesta).La ricchezza esemplificativa per le voci zio-gàr e ziògo – con le varianti zugàr, zuogàr, ezuògo, normali tanto nell’ancora guizzantelinguaggio del tempo che nelle varietà ve-nete odierne, difficili da ricondurre a unanorma – arriva, come già nel Boerio (s.v. zo-gàr), a costituire un trattatello di oltre sei co-lonne con centinaia di citazioni che rinvia-no all’uso, proprio e figurato, di ‘giocare’ ea decine di giochi particolari (“a bagolo, acorer, a descarga l’aseno, a i ossi, a i pugni... a zuca rota, de man, de pe, de scrimia”).Oltre ai modi di dire, come “El zugar deman despiase in fin a i pedochi”, “Chi zuo-ga de pe, paga de borsa” (entrambi dalleDieci tavole de’ proverbi... del 1535, ristampa-te dallo stesso Cortelazzo nel 1995, sempreper conto della Regione del Veneto), è regi-strato un gustoso florilegio di passatempiinfantili senza tempo (o, comunque, in usofino alla metà del secolo scorso), tratto dallacommedia La pace (1561) di Marin Negro eintrodotto da una formula dialettale ancorain uso: “me arecordo quando ad infanzia, covegniva a zuogar a le cilele, al mureto, noghe giera ningun, che me l’impatasse, chesempre feva spechieto, a i ossi sempre devain capellina, a palma megio ca megio, a ba-golo mi giera sempre il capo”. Qui, e altro-ve, il lessicografo finisce per dare una manoall’antropologo storico, mentre gli amar-cord si susseguono per colui che è statoadolescente nel secolo scorso, perché il ma-

raiòlo (‘guastatore’, non testimoniato dalBoerio; con un’unica attestazione: “1498:gran numero de comandati e zernide e gua-stadori, over usando il vocabolo lhoro, ma-rajoli”, Sanudo, Diari) potrebbe essere so-pravvissuto nel marajón, che era un espertoin sotterfugi, nel gergo della periferia pado-vana (salvo conferma, per via del cambio diaccento, da parte del titolare della rubrica“Parole padovane”, nella rivista “Padova e ilsuo territorio”: Cortelazzo, of course); perchésbampolàr (‘muoversi, agitarsi’, attestato an-cora nella Pace di Negro: “con un sberlar deocchi, e un buttar via de testa, un storzer decolo, un sbampolar de brazze, un traghettarde buelle, un storzer de membri”) si trovagià nel pavano Secondo mariazo, stampatoprima del 1515 ed edito in ultimo da MarisaMilani nel 1997: “I se porà ben sbampolare”(gli sposi, nel letto “de bona piuma”), ma siè inteso fino a metà Novecento, sempre inquella zona grigia, tra campagna padovanae città, con gli stessi significati.Alla fine di un lavoro di decenni, che si è in-trecciato con la redazione dei già ricordatistrumenti di consultazione e ricerca lingui-stica, richiedendo numerose collaborazioni,nella conclusione della sua stringata Presen-tazione, scritta in realtà per ultima, come unpassaggio di testimone e un viatico per illettore che intraprenda a sua volta il cam-mino di scoperta, il lessicografo Cortelazzosi abbandona alla visione poetica e panora-mica – dettata da uno stato d’animo “dolcee sereno” di personale soddisfazione e diesaurimento che evolve in fantasticheria,nella “luce mite e velata di un crepuscolo diperla di tarda estate” – di “una possente ga-lìa del tràfego, colma di prodotti levantini,[che] sta per gettare l’ancora davanti al Pa-lazzo Ducale”. È ovviamente la stessa visio-ne speculare che si presenta agli occhi dellettore che consulti, legga, si perda e si ri-trovi nelle pagine di questo Dizionario:quella di una ‘galea’, che esce a vele spiega-te dal bacino di San Marco e torna a percor-rere trionfalmente il gran mare delle lin-gue, carica delle parole che hanno inscena-to per secoli, in particolare nel XVI, la vitadella grande città, con i suoi traffici e lavorie chiacchiere, lungo i canali e attraverso lecalli e le piazze di Venezia e delle altre iso-le, nei suoi mercati e squeri, fino ai confinidello Stato da terra, in bergamasca, e sullerotte dei fónteghi, in Adriatico e oltre, nelleterre del Turco.

MANLIO CORTELAZZO, Dizionario venezianodella lingua e della cultura popolare nel XVI se-colo, Venezia, Regione del Veneto - Fonda-zione Giorgio Cini (“Collana di studi e ri-cerche sulle culture popolari venete”, Seriespeciale) - Limena (PD), La Linea Editrice,2007, 8°, pp. 1557, ill., s.i.p.

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Giorgione, Giudizio di Salomone,

part., 1504-1505Firenze, Galleria

degli Uffizi

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spoglio dei periodici

di storia e archeologia

(2005-2007)

Il precedente spoglio dei periodici di “Storiae archeologia” era stato presentato sul “Noti-ziario Bibliografico” n. 50 e prendeva in con-siderazione gli anni 2004-2005. Il presenteaggiornamento si riferisce quindi alle nuoveuscite a partire dall’ultimo fascicolo segnalatosul “Notiziario” n. 50.

Alta Padovanastoria, cultura, società

direttore responsabile: Ruggiero Marconatocomitato di redazione: Ruggiero Marconato (presidente), Sante Bortolami, Brunello Gentile, Ferruccio Ruzzanteperiodicità: semestraleeditore: Fondazione “Alta Padovana Leone Wollemborg” - via Caltana, 7 - 35011 Campodarsego (PD) - tel. 049/9290107sede della redazione: via Aurelia, 56 - 35010 Loreggia (PD) - tel. 049/5790077

n. 7, giugno 2006Mario Costa, Presentazione | Simonetta Bo-nomi, Rinvenimenti archeologici di età romananel cantiere per la costruzione della variantealla S.R. 307 “Del Santo” | Gruppo Paleografi-co Cittadellese, Paesaggio e uomini nel territo-rio cittadellese ai tempi di Andrea Mantegna |Vilma Scalco, Un ventennio di amministrazio-ne agraria della nobile famiglia Fontaniva (pro-prietari terrieri a Carturo) | Luciano Bon -Rossella Consiglio, I conti Porcellini (proprie-tari terrieri a Carturo) | Elda Martellozzo Fo-rin, Sui cittadellesi Ovetari e particolarmente suAntonio, per la cui volontà testamentaria fu af-frescata la cappella di famiglia | Paolo Miotto,Don Giuseppe M. Sarto (Pio X), ad AbbaziaPisani (1858-1867): una pagina di storia scono-sciuta | Furio Gallina, S. Giorgio delle Pertiche:un toponimo dall’origine controversa | Anto-nietta Curci, Acque, agricoltura e manifatturea Galliera: il caso della famiglia Cappello |Franco De Cecchi, L’emigrazione nell’agropontino durante il periodo fascista nella corri-spondenza dei coloni padovani, tra cronaca e

propaganda | Alberto Golin, Il Tezzone da sal-nitro di Cittadella | Pietro Casetta, Una stranatraccia sull’argine del Muson dei Sassi | Rug-giero Marconato, In ricordo di Nino Agosti-netti | Recensioni | Biblioteca.

n. 8, dicembre 2006Mario Costa, Presentazione | Giovanni To-nellotto - Egidio Caporello - Flavio Rode-ghiero - Guglielmo Monti, Convegno “Man-tegna e Cittadella” | Ruggiero Marconato, Re-lazione storica | Adriana Malatesta, AndreaMantegna e le mura di Cittadella | PaoloBrentel, Mantegna e Isola | Elda MartellozzoForin, Appunti su Nicolò e Leone Lazara, suiloro rapporti con Francesco Squarcione e suibeni immobili della famiglia a Isola di Carturo |Cristina Mengotti, L’Alta Padovana in età ro-mana, fra ricerca storica e geografica | Ivo Cal-legari, Memorie storiche sulla Chiesa di SantaColomba a Piazzola sul Brenta | DanieleRampazzo, Uno scienziato nell’Alta Padova-na: Fortunio Liceti e i suoi legami con Piazzo-la sul Brenta | Ivone Cacciavillani, L’ordina-mento della giustizia nelle “Terre” della Repub-blica di Venezia | Rossella Consiglio, MicheleFanoli, litografo cittadellese dell’Ottocento | Re-censioni | Biblioteca.

n. 9, giugno 2007Mario Costa, Presentazione | Pierino Silve-strini, Camposampiero, storia araldica civica |Franco De Cecchi, I progetti di Pasquale Cop-pin per lo sviluppo agricolo e la sistemazioneidraulica dell’Alta Padovana nel primo Otto-cento | Antonietta Curci, La lunga vita deiConsorzi. Dove parla di adacquationi e di boni-fiche, illustrando leggi antiche e recenti, si riferi-sce di conflitti e rubamenti d’acque, il tutto perdescrivere l’antica istituzione dei Consorzi |Alda Michielotto Gasparini, Fiumi, uomini,storie. La costruzione dei ponti “de piera” sullaTergola e sul Muson in due contratti della Vica-ria di Mirano (1585-1586) | Rossella Consiglio,Giuseppe Comino tipografo cittadellese del ’700 |Ivone Cacciavillani, La formazione dello “Sta-to da Terra” | Pietro Casetta, Il castello di Vi-gonza | Alberto Golin, Il “tenimento di Giara-bassa” dagli Obizzi alla casa d’Este d’Austria ela gestione Busetto | Biblioteca.

n. 10, dicembre 2007Ruggiero Marconato, Presentazione | FrancoDe Cecchi, Territorio, economia e società nel-

l’alta padovana al principio della Restaurazio-ne, secondo la “Statistica” di MarcantonioSanfermo (1817-18) | Furio Gallina, L’idroni-mo Orcone | Sonia Zanon, Un pittore da risco-prire: Giacomo Manzoni | Antonietta Curci, Il Quadretto, ovvero quando si dice “due pesi edue misure” | Antonio Diano, Lo “spedale” diS. Giuliano a S. Michele delle Badesse. Unascheda sulle vestigia di architettura medievale |Raffaele Roncato, Schede d’archivio per la sto-ria di Borgoricco nel medioevo | Paolo Miotto,Giambattista Pasinato da S. Martino di Lupa-ri e il dibattito agrario di fine ’700 | RenatoMartinello, L’oratorio di S. Francesco di Cur-tarolo. Una testimonianza di fede e di arte nelmedioevo padovano | Alberto Golin, I signori(da) Fontaniva dal Trecento al Cinquecento |Recensioni | Biblioteca.

Annuario Storico della Valpolicella

direttore: Pierpaolo Brugnolicoordinatore redazionale: Andrea Brugnoliredazione: Cristina Bassi, Andrea Brugnoli,Ezio Buchi, Alfredo Buonopane, Giovanni Castiglioni, Libero Cecchini, Giorgio Chelidonio, Bruno Chiappa, Valeria Chilese, Marianna Cipriani, Giannantonio Conati, Giuseppe Conforti, Ettore Curi, Dario Degani, Pio Degani, Massimo Donisi, Andrea Fedrighi, Silvia Ferrari, Maria Paola Guarienti, Stefano Lodi, Giorgio Lucchini, Emanuele Luciani, Renzo Nicolis, Uranio Perbellini, Maria Antonietta Polati,Marina Repetto, Luciano Rognini, Paolo Rossignoli, Giuliano Sala,Luciano Salzani, Paola Salzani, Andrea Silvestroni, Vito Solieri, Gigi Speri, Michele Suppi, Sergio Testi, Flavia Ugolini, Anna Vaccari, Gian Maria Varanini, Mattia Vinco, Giovanni Viviani, Paolo Zanchetta, Silvana Zanolliperiodicità: annualeeditore: Centro di Documentazione per la Storia della Valpolicella - Fumane ( VR)sede della redazione: Centro di Documentazioneper la Storia della Valpolicella - viale Verona, 27 (c/o Biblioteca Civica) - recapito: via Vajo, 25 - 37022 Fumane (VR)

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tel. 045/7701868e-mail: [email protected]

2005-2006Andrea Brugnoli - Pierpaolo Brugnoli, Pre-sentazione | Gaetano Pellegrini geologo,astronomo e paletnologo nell’Ottocento ve-ronese: Ezio Vaccari, Gaetano Pellegrini nellacultura scientifica del suo tempo: note introdut-tive | Vasco Senatore Gondola, Gaetano Pelle-grini, la famiglia e il patrimonio | Vito Solieri,Aspetti dell’agricoltura veronese nella secondametà dell’Ottocento | Ettore Curi, Gaetano Pellegrini e la nascita dell’enologia veronese |Andrea Brugnoli, Gaetano Pellegrini e gli studisull’olivicoltura veronese tra XVIII e XIX secolo |Valeria Chilese, Gaetano Pellegrini e il Viaggiodella Romagna e della Toscana pel seme dabaco da seta (1858) | Roberto Zorzin - AnnaVaccari, Il contributo di Gaetano Pellegrini allageologia e paleontologia veronese | Ezio Filippi,Gaetano Pellegrini e la geologia applicata: i marmi e le pietre del Veronese | Luciano Sal-zani - Paola Salzani, Gaetano Pellegrini e lapaletnologia veronese | Andrea Brugnoli, Stefa-no De Stefani, Gaetano Pellegrini e l’Ordinedella Croce di Sant’Anna | Luca Ciancio, Dal-lo studio degli individui all’analisi delle colletti-vità scientifiche: conclusioni provvisorie e pro-spettive d’indagine | Chiara Contri, Bibliogra-fia di Gaetano Pellegrini | Laboratorio: MattiaVinco, La chiesa romanica di San Lorenzo aPescantina | Giuliano Sala, Gli affreschi dellachiesa di San Micheletto di Bure | AlessandraZampierini, Oltre l’effimero: la Porta deiBombardieri a Verona | Pierpaolo Brugnoli,Il muraro Pietro Visetti e la parrocchiale diSant’Ambrogio (1602) | Bruno Chiappa, VillaPrini oggi Fedrigoni e Chiaia in località Castel-lo di Arbizzano | Ismaele Chignola, Ascesa edeclino del conte Giacomo Fattori fautore dellavilla di Novare | Francesca Santoni, Il giardi-no di villa Rizzardi a Poiega di Negrar: l’icono-grafia del complesso scultoreo | Pierpaolo Bru-gnoli, Le case Trivelli Zavarise a Sant’Ambro-gio poi villa Volpini Brenzoni Bassani | DavidePadovani, Una cava in galleria a Caranzanopresso San Giorgio Ingannapoltron | Alessan-dro Domenichini, Un’impresa lapidea di San-t’Ambrogio: la ditta Ferrari dal 1934 al 1951 |Osservatorio: Recensioni | Iniziative: Un ciclodi incontri sulle ville in Valpolicella | Premi: Il premio Gianfranco Policante 2005 | Il premioMasi 2006 | Attività: L’Associazione “Amici delCentro di Documentazione per la Storia dellaValpolicella” | In memoriam: Arturo Sandri-ni (1955-2006) | Pubblicazioni: L’attività delCentro di Documentazione per la Storia dellaValpolicella.

2006-2007Pierpaolo Brugnoli, Presentazione | Laborato-rio: Giulio Zavatta, “Giardini e fontane mera-vigliose”: la mappa di Giovan Francesco Galesie la villa di Santa Sofia | Claudio Bismara,

Lapicidi veronesi e tecniche di lavorazione delmarmo in una controversia alla metà del XVI

secolo | Alberto Totolo, Villa Lavezzola DelBene ad Avesa: un esempio cinquecentesco delsistema a portico e loggia | Pierpaolo Brugnoli,Villa Giona Saletti a Cengia di Negarine | Giu-seppe Conforti, Villa Saibante Monga tra Ma-nierismo e Neoclassicismo | Davide Simonetto,Villa Montanari a Bure | Pierpaolo Brugnoli,Casa da Broilo, Brentarolo, Terzi, ora Vaona aNovaia di Marano di Valpolicella | Paolo Ros-signoli, Vicende ottocentesche del complesso diVilla Porta a Marano di Valpolicella | ValeriaChilese, “Non dubitare che l’è mia moier”: unmatrimonio in dubbio nella Valpolicella delCinquecento | Maria Antonietta Polati, Buli,farinelli, sasini: una vicenda di banditismo nel-la Valpolicella del Seicento | Ettore Curi, Storiedi vino nella Valpolicella dell’Ottocento | LinoCattabianchi, Don Luigi Castagna, il fascismoe l’edificazione delle scuole di religione a Pe-scantina (1939-1940) | Osservatorio: Conve-gni, Flaminio Pellegrini accademico e filologo |Recensioni | Restauri: I restauri alla parroc-chiale di Sant’Ambrogio dopo il terremoto del 14 novembre 2004 | La fontana del Mosè di Pia-cenza ritorna a nuova vita | Attività: Un ciclodi visite guidate alle chiese della Valpolicella |Premi: Il Premio Gianfranco Policante 2005-2006 | Il Premio Masi 2007 | In memoriam: Il contributo di Lanfranco Franzoni agli studisull’archeologia della Valpolicella | Pubblica-zioni: L’attività del Centro di Documentazioneper la storia della Valpolicella.

Archeologia Uomo Territoriorivista del gruppo archeologico milanese

direttore responsabile: Andrea Perinconsiglio di direzione: Ettore Bianchi, Gino Carraro, Daniela De Giovanni, Luigi Di Cosmo, Alessandro Pratesi, Ernesto De Carolis, Andrea Perin, Pietro Ramella, Claudio Zicariredazione: Paolo M. Galimberti, Gianluca Groppelli, Fabio Malaspina, Alberto Rovida, Gianni Zecchinisegreteria di redazione: Laura Comelliperiodicità: annualeeditore: Gruppo Archeologico Milanese, Milanosede della redazione: c/o Gruppo ArcheologicoMilanese - via Bagutta, 12 - 20121 Milanotel./fax 02/796372

n. 25-26, 2006-2007Luigi Di Cosmo, S. Angelo d’Alife (CE). Il vil-laggio abbandonato di Rupecanina o Ravecani-na | Ettore A. Bianchi, Il castello bizantino diPerti. Revisione critica | Notizie dagli scavi:Stefano Campana - Cristina Felici - Lorenzo

rivisteria veneta

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Giorgione, Tramonto (opera dubbia), part., 1503 caLondra, National Gallery

Giorgione, La Prova di Mosè, part., 1504 Firenze, Galleria degli Uffizi

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Giorgione, Il giudizio di Salomone, part., 1504-1505Firenze, Galleria degli Uffizi

Giorgione, Omaggio ad un poeta, part., 1495 ca Londra, National Gallery

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rivisteria veneta

Marasco, Indagini archeologiche sul sito del-la pieve di Pava (Siena) | Giulio Vallarino, La fondazione del santuario repubblicano diTrebula Mutuesca | Note di ricerca: Rosa Ma-ria Carinci - Giovanna Chisu - Graziella Chi-su - Giorgio Fumagalli - Dario Savoia, Ma-nufatti di pietra verde da Rivanazzano (PV).

Archeologia veneta

direttore responsabile: Francesco Cozzaredazione: Simonetta Bonomi, Gian Pietro Brogiolo, Gianpaolo Candiani,Francesco Cozza, Giovanni Gorini, Michelangelo Munarini, Marisa Rigoni, Angela Ruta Serafini, Giovanna Tosi, Paola Zanovelloperiodicità: annualeeditore: Società Archeologica Veneta Onlus- Padovasede della redazione: c/o Società ArcheologicaVeneta Onlus - corso Garibaldi, 41 - C.P. 722 - 35100 Padovatel. 347/9179129

XXV-XXVI, 2002-2003Rossana Gragnanin, Un nucleo di tombe dellanecropoli meridionale di Este dallo scavo diG.B. Frescura del 1959 | Marcella Giulia Pavo-ni, Monete romane nelle villae rusticae: alcuneosservazioni sul settore settentrionale della pro-vincia veronese | Alessandra Toniolo, Uso ecommercio di oggetti da riutilizzare nell’anti-chità. Un caso nordadriatico | Chiara Malagu-ti - Nicola Mancassola - Beatrice Mancini -Fabio Saggioro - Paolo Verger, Il sito altome-dievale in località Castello di Castion Veronese |Silvia Pascale, Nuove acquisizioni di cerami-che medievali a Treviso | Otto Mazzucato, Unaparticolare lavorazione dell’osso nel periodo ri-nascimentale a Padova | Andrea Cozza, Unatestimonianza archeologica della presenza diGalileo Galilei a Padova | Atto costitutivo dellaSocietà Archeologica Veneta | Statuto della So-cietà Archeologica Veneta-Onlus.

XXVII-XXVIII, 2004-2005I colori della terra. Storia stratificata nell’areaurbana del Collegio Ravenna a Padova, a curadi Francesco Cozza e Angela Ruta Serafini,con il contributo di Silvia Cipriano, StefaniaMazzocchin, Cinzia Rossignoli Angela Ruta Serafini, Prefazione | CinziaRossignoli, Premesse e modalità dello scavo ar-cheologico | Cinzia Rossignoli, Inquadramen-to storico-topografico | I. L’età antica: dalla ne-cropoli all’attività artigianale di età romana:1. La prima occupazione del sito: la necropoli |2. L’area artigianale per la produzione della ce-ramica | 3. Le ultime evidenze di età romana |II. L’età medievale-moderna: dal fossato al

pozzo alla veneziana: 4. I rinvenimenti dal se-dime della casa padronale | 5. I rinvenimentinel cortile | Bibliografia.

Archivio Storicodi Belluno Feltre e Cadore

direttore responsabile: Massimo De Grassidirezione scientifica: Paolo Pellegrini, Claudio Comelcomitato di consulenza scientifica: Luisa Alpago-Novello Ferrerio, Ester Cason Angelini, Orietta Ceiner Viel,Sergio Claut, Paolo Conte, Grazioso Fabbiani,Antonio Genova, Giovanni Grazioli, Cesare Lasen, Giorgio Maggioni, Carlo Mondini, Giancarlo Pagogna, Gregorio Piaia, Ugo Pistoia, Sante Rossetto, Bianca Simonato, Eurigio Tonetti, Flavio Vizzutticomitato di redazione: Nicoletta Comar, Gabriella Dalla Vestra, Luigi Guglielmi, Silvia Miscellaneo, Marco Perale, Loris Santomasosegreteria di redazione: Francesco Barichelloperiodicità: quadrimestraleeditore: Associazione Culturale Amicidell’“Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore”, Bellunosede della redazione: c/o Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore - piazza del Mercato, 26 - 32100 Belluno -C.P. 34 - 32100 Belluno Castelloe-mail: [email protected]: www.asbfc.it

a. LXXVII, fasc. 331, maggio-agosto 2006Attività dell’associazione | Studi e ricerche:Bianca Simonato, Hospicium Clusie sanctivictoris | Orietta Ceiner, Materiali quattrocen-teschi per la costruzione delle mura di Cividàl diBelluno | Marco Perale, Le fonti iconografichedi Andrea Bellunello: monete antiche e meda-glie nei decori a fresco | Comunicazioni: LidiaBartolucci, Intorno a un manoscritto di originebellunese | Giuliano Dal Mas, “Da GiovanniDe Min a Emilio Greco” novità e conferme diuna mostra | Mostre - Incontri - Notizie: Gior-gio Maggioni, Il restauro del casino nobile di villa Torlonia e le pitture di Pietro Paoletti | La Redazione, Araldica minore nelle carte d’ar-chivio: territori di Belluno, Cadore e Feltre secc.XVI-XVIII | Recensioni e segnalazioni | Rasse-gna bibliografica bellunese, a cura di Bianca Si-monato.

a. LXXVII, fasc. 332, settembre-dicembre 2006Giorgio Maggioni, Un anniversario: 400 annidalla Historia di Giorgio Piloni (1607-2007) |La Redazione, Quarta edizione del premio“Enrico De Nard” | Studi e ricerche: Marta

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Mazza, Per una nuova datazione della Ma-donna con il bambino e i Santi Rocco, Fabia-no, Sebastiano e Giovanni Battista, di Fran-cesco Da Milano in San Martino di Valle diCadore | Claudio Comel, Per un censimentodei documenti inquisitoriali conservati negli ar-chivi vescovili di Feltre e Belluno | RaffaelloVergani, Lavoro e salute: i minatori di ValleImperina nel Settecento | Giorgio Maggioni -Livia Maggioni, Gregorio XVI nelle memorie enella corrispondenza diplomatica del principeKlemens Von Metternich | Mostre - Incontri -Notizie: Umberto Olivier, “Da Bolzano Bellu-nese alla corte di Roma. Pietro Valeriano Bolzanio”. Studi e passioni di un umanista delXVI secolo | Ester Cason Angelini, Note sulconvegno del 26 agosto 2006 di Borca di Cado-re “Cento anni di cultura alpina” | La Reda-zione, Antiquaria ed epigrafica nelle Veneziedall’età napoleonica all’unità, Udine | Nicolet-ta Comar, Novecento Bellunese. Le collezioni ci-viche del secondo dopoguerra | Attività dell’as-sociazione: Rassegna bibliografica bellunese, acura di Bianca Simonato.

a. LXXVIII, fasc. 333, gennaio-aprile 2007Luigi Guglielmi, Ricordo di Giovan BattistaPellegrini | Studi e ricerche: Gian Maria Va-ranini, I ghibellini di Belluno e la cancelleria gon-zaghesca al momento della prima dedizione aVenezia (maggio 1404) | Benito Buosi, IppolitoCaffi e Antonio Pavan, un’amicizia in esilio |Davide Faoro, Carteggio Francesco Pellegrini -Theodor Mommsen | Franco Polettini, LuigiAlpago Novello medico condotto a Cison di Val-marino alla fine dell’Ottocento | Comunicazio-ni: Antonello Cesareo, Un bozzetto per La lottadelle Spartane di Giovanni De Min | Mostre -Incontri - Notizie: Nicoletta Comar, Artisti del’900. La collezione d’Arte Contemporanea Lia-na Bortolon | Recensioni e segnalazioni.

a. LXXVIII, fasc. 334, maggio-agosto 2007Studi e ricerche: Maria Cristina Bellato Buz-zatti, L’ospedale di Santa Caterina di Feltre.Notizie da un registro vescovile quattrocentesco| Massimo De Grassi, Giuseppe Sordina e lascultura del Settecento nel bellunese | FrancescoLaveder, Gli autoctoni romanizzati dell’agordi-no (VI-VII sec.): origini, usi e costumi, rapporticon i Longobardi del bellunese e feltrino | Co-municazioni: Paolo Conte, Certosa di Verda-na: due affreschi perduti di Ippolito Caffi | Giu-liano Dal Mas, Opere inedite di Pietro Paoletti |Paolo Pellegrini, Recensioni e segnalazioni.

a. LXXVIII, fasc. 335, settembre-dicembre 2007Studi e ricerche: Marco Perale, Sulle traccedei crociati bellunesi: note per l’identificazioneprosopografica e araldica del gran maestro ospe-daliere Goffredo de Donjon | György Domokos,Una cinquecentina del Petrarca appartenuta aLuigi Alpago Novello? | Paolo Pellegrini, An-cora sul codex bellunensis: London, British Li-brary add. 41623. Appunti linguistici e codicolo-

gici | Antonio Genova - Marco Maierotti, No-tizie storiche riguardanti una scomparsa chie-setta campestre nel territorio di Valmontina(Perarolo di Cadore) | Comunicazioni: Massi-mo De Grassi, Una terracotta di Andrea Bru-stolon | Massimo De Grassi - Giorgio Mag-gioni - Loris Santomaso - Lino Sief, Recensio-ni e segnalazioni.

suppl. al fasc. 335, settembre-dicembre 2007(a. LXXVIII)Bianca Simonato Zasio, Le rendite beneficiariedel clero feltrino (1481-1486)Presentazione | Introduzione | Descrizione deldocumento | Benefici della Chiesa feltrina neltardo Quattrocento | Note su chiese, conventi epriorati di Feltre nel tardo Quattrocento | Ren-dite beneficiarie: denari contanti e prodotti agri-coli | Conclusione | Appendice.

Archivio Veneto

direttore responsabile: Giovanni Pillininicomitato di redazione: Federico Seneca (presidente), Maria Silvia Bassignano, Sante Bortolami,Paolo Pecorari, Giovanni Zalinperiodicità: semestraleeditore: Deputazione di Storia patria per le Veneziesede della redazione: c/o Deputazione di Storia patria per le Venezie - S. Croce, 1583 -Calle del Tintor - 30135 Venezia tel. 041/5241009

a. CXXXVII, vol. CLXVI (2006), V serie, n. 201Maria Silvia Bassignano, Fruizione e cultodelle acque salutari nel Veneto | Keiko Takada,“Commissarii mei procuratores Sancti Marci”.Ricerche sulle competenze dell’ufficio della Pro-curatia di San Marco (1204-1270) | François-Xavier Leduc, Les Séquences du Rédemp-teur: Deux suites d’actes du Grand Conseil deVenise inédits ou méconnus | Massimo Galta-rossa, La cultura giuridica ed economica del se-gretario veneziano nel secondo Settecento | An-tonello Nave, Il ginnasio asburgico di Rovigo(1860-1866) | Note e documenti: Carlo OdoPavese, La più antica iscrizione in veneziano |Maria Pia Pedani, Il leone di San Marco o SanMarco in forma di leone? | Pietro Scarpa, Rice-vitori e rappresentanti dell’Ordine di Malta a Ve-nezia in epoca moderna nelle Esposizioni delCollegio | Recensioni | Notizie | Atti della depu-tazione di Storia Patria per le Venezie: Verba-le dell’assemblea dei soci del 23 aprile 2006 | Con-corso “Fondazione Premio Roberto Cessi” 2006.

a. CXXXVII, vol. CLXVII (2006), V serie, n. 202Remy Simonetti, Un episodio nella costruzio-ne del distretto trevigiano nel Duecento. La con-

rivisteria veneta

Domenico Campagnola, Paesaggio con il buon Sama-ritano, part., sec. XVIWashington, National Gallery of Art

Marco Basaiti, Vocazione dei figli di Zebedeo, part., 1510Venezia, Gallerie dell’Accademia

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rivisteria veneta

troversia del 1292-1297 con il Patriarcato diAquileia | Sergio Perini, Aristocrazie e crisiistituzionali a Genova e Venezia nel secondoCinquecento | Lorena Mazzucco, Bellunesi inLaguna (dei contratti di garzonato, sec. XVIII) |Annamria Picariello Foralosso, I “figli snatu-rati della chiesa” dopo il congresso di Vienna: lavicenda di don Luigi Rossetto sacerdote liberalepadovano | Note e documenti: Paolo Galli, I ri-svolti diplomatici del triste caso delle galee diFiandra veneziane (1521-1523) | Claudio Chian-cone, Le lettere d’amore di Alba Corner Ven-dramin al Bertola (1793-1795) | Recensioni | No-tizie | Atti della deputazione di Storia Patriaper le Venezie: Verbale dell’assemblea dei socidell’8 Ottobre 2006 | Parole del Presidente |Giuliano Simionato, Risorgimento e melo-dramma nel contesto veneto | Elenco dei soci.

Biblioteca dell’“Archivio Veneto”vol. XII (2006)saggi pubblicati nei voll. CLVIII (2002), CLXIV(2005), CLXVI (2006)Massimo Galtarossa, La preparazione buro-cratica dei segretari e notai ducali a Venezia(sec. XVI-XVIII)La formazione burocratica del segretario vene-ziano: il caso di Antonio Milledonne | La pre-parazione burocratica del segretario venezianonel Settecento | La cultura giuridica ed econo-mica del segretario veneziano nel secondo Sette-cento | Indice dei nomi di persona e luogo.

a. CXXXVIII, vol. CLXVIII (2007), V serie, n. 203Giovanni Silvano, Padova e il Monte. Dalle ri-forme settecentesche all’arrivo dei Francesi nel1797 | Dino Bressan, La Deputazione ad piascausas e la comunità benedettina: soppressioni evendite (1768-1793) | Annamaria Picariello Fo-ralosso, La “Società dei Volontari Veterani1848-49 della città e provincia di Padova” e i li-berali moderati veneti | Ferruccio Vendramini,Roberto Cessi e lo studio della Resistenza bellu-nese | Note e documenti: Marco Pozza, La tra-dizione del privilegio di Lucio III del 1182 in fa-vore del patriarca grandese Enrico Dandolo |Paola Sfameni, Il monastero di Sant’Antoniodi Torcello. Nuovi elementi per lo studio dellasua origine | Davide Trivellato, Una disputapresso i giudici dell’Esaminador per una dona-zione di Pietro Ziani al monastero di San Ser-volo | Federico Pigozzo, Note su un documentodella zecca di Francesco II da Carrara | Cateri-na Crestani, Una biblioteca veronese della pri-ma metà del Quattrocento. I libri di GuidottoMonselice | Recensioni | Notizie: Atti della De-putazione di Storia Patria per le Venezie, Ver-bale dell’assemblea dei soci del 15 aprile 2007 |Concorso “Premio Arnaldo Segarizzi - VittorioLazzarini” 2007 | Pubblicazioni ricevute.

a. CXXXVIII, vol. CLXIX (2007), V serie, n. 204Evangelia Skoufari, L’Ordine della spada: Isti-tuzioni e cerimonie cavalleresche nel Regno diCipro (secoli XVI-XV) | Sergio Lavarda, Il Cor-

pus Domini di Vicenza. Anatomia di una festad’antico regime | Stefania Cavallaro, Gelsi e ba-chicoltura nel Settecento. Un manoscritto inedi-to di Girolamo Bruni, parroco di Mansué | An-tonello Nave, Vittorio Piva e il settimanale so-cialista “L’eco dei lavoratori” di Padova | Notee documenti: Filippo Boscolo, Formulario pa-gano in un epitaffio cristiano del Settecento aPadova | Giuseppe Franco Viviani, Fonti bio-grafiche veronesi | Christian Spagnol, Il vero-nese Francesco Pona e le accademie letterarienel ’600 | Recensioni | Notizie: Atti della De-putazione di Storia Patria per le Venezie, Ver-bale dell’assemblea dei soci del 7 ottobre 2007 | Parole del Presidente | Gianpaolo Romanato, Il Veneto e l’Africa nel XIX secolo: esploratori,amministratori, missionari | Elenco dei soci.

Atti e Memorie della Società dalmata di storia patriafondata in Zara nel 1926

direttore responsabile: Nicolò Luxardo De Franchi (presidente)a norma dello Statuto sociale il consiglio direttivodella società funge da comitato di redazioneeditore: Scuola Dalmata dei Ss. Giorgio e Trifone - Castello, 3259/a - 30122 Veneziadirezione: via Romana, 36 - 35038 Torreglia (PD) - tel. 049/9934811e-mail: [email protected]

vol. XXXII, 2005Giuseppe Maria Pilo, The Fruitful Impact.The Venetian Heritage in the art of Dalmatia“In sto amaro momento...”, the final farewellof Giuseppe Viscovich, the last “Podestà” of Pe-rasto, to the standard of St Mark on 23rd Au-gust 1797 | Forewords: Giancarlo Galan, Mas-simo Cacciari, Franco Luxardo, Giuseppe DeVergottini | Preface: “Festa della Sensa”: amillennium, why? | Introduction: The Vene-tian heritage in the art of Dalmatia | Zara, “A wing of Italy on the sea” or meeting point ofdifferent cultures and civilizations? | Sebenico,a powerful Castrum fortified by the coalition ofall social classes as a defence against the Turks |Traù, “a miniature Venice” | An ancient pala-ce that turned into city. Spalato, the amazingproduct of historical stratification | Lesina, awelcoming and well-protected harbour | Curzo-la, the faithful “Black Stone” of the VenetianAdriatic | “Non bene pro toto libertas venditurauro”: the pride of Ragusa, the fifth maritimerepublic of Italy | Afterword: Lucio Toth, Bet-ween myth and history. The Venetian Koinè inthe Adriatic | Bibliographic notes | Indexes.

vol. XXXIII, 2006Lorenzo Benevenia, Il comune di Zara nelMedioevo (dal V al XII secolo)

Giovanni Bellini, Madonna del Prato, part., 1505 ca Londra, The National Gallery Picture Library

Bartolomeo Montagna, San Girolamo, part.,1500 ca Milano, Pinacoteca di Brera

Page 66: nb 56 - Il Poligrafo casa editrice · 34 P. Vescovo, Il villano in scena. Altri saggi su Ruzante Alice Briscese 35 Ruzante sulle scene del ’900, a cura di S. Brunetti e M. Maino

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Atti: Albo sociale | Scambi | Rendiconto finan-ziario 2003-2005 | Franco Luxardo, Introdu-zione | Tullio Vallery, Lorenzo Benevenia | Me-morie: Il comune di Zara nel Medioevo (dal Val XII secolo) | Capitolo I. L’influenza di Romain Adriatico | La Dalmazia anello di congiun-zione tra Oriente ed Occidente | L’organizza-zione politica e sociale, il diffondersi del cristia-nesimo ed il ruolo del clero nel V secolo | L’inva-sione degli Unni in Italia | Le autonomie citta-dine e lo sviluppo delle municipalità di Zara |L’invasione avaroslava del VII secolo e l’ImperoRomano d’Oriente | Le prime lotte di Zara perla difesa delle autonomie contro Bisanzio e Ve-nezia | Legati dalmati alla corte di Carlo Ma-gno (805) | I re croati in Dalmazia | Zara ca-pitale della Dalmazia bizantina | Capitolo II.La debolezza dell’Impero Romano d’Oriente el’autonomia politica di Zara al centro delle lottetra veneziani e ungheresi | Colomano I d’Unghe-ria, sconfitto l’ultimo dei Terpimiridi, diviene Redi Croazia | Assunto anche il titolo di Re di Dal-mazia riconosce a Zara i “privilegi delle libertà” |Zara e la prima crociata | Il primato e l’influen-za del papato in Dalmazia | Capitolo III. Zararivale di Venezia | Il riscatto delle città dalmatealla morte di Colomano | Le lotte di Venezia con-tro l’Ungheria per l’egemonia sull’Adriatico | Or-delafo Faliero alla conquista di Zara (1116) |Zara diviene sede arcivescovile con Bolla (1154)di Papa Anastasio IV | Capitolo IV. Veneziaestende il dominio sulle isole di Veglia, Ossero,Arbe e Pago e afferma la propria supremaziaanche su Zara (1174) | Papa Alessandro III ap-proda a Zara (1177) | Allontanato il conte Do-menico Morosini, Zara si dà spontaneamenteall’Ungheria (1180) | L’Arcivescovado di Zarasottoposto al diritto di ratifica del Patriarca diGrado | La tregua tra Venezia e l’Ungheria nel-l’imminenza della quarta Crociata | La quartaCrociata (1202) | L’accordo tra Venezia e i Cro-ciati per il pagamento del trasporto delle truppein Terrasanta | Le difficoltà economiche dell’ar-mata crociata e la conseguente richiesta di Vene-zia di conquistare Zara | L’opposizione di PapaInnocenzo III e la riluttanza dei Crociati allaconquista della città | Zara viene attaccata e resi-ste, ma deve arrendersi e riconoscere il dominio diVenezia | Il Doge Enrico Dandolo concede aZara l’autonomia politica | Indice dei nomi deiluoghi | Indice dei nomi di persona | Indice noteper autore | Indice degli imperatori d’Oriente dalV al XII sec. | Indice dei Papi dal V al XII sec. | In-dice dei Dogi fino al XII sec. | Pubblicazioni.

Chioggiarivista di studi e ricerche

direttore responsabile: Cinzio Gibincomitato direttivo: Alberto Elia, Cinzio Gibin, Dino Memmo

redazione: Erminio Boscolo Bibi, Fabrizio Boscolo, Federica Boscolo Chio,Giorgio Boscolo Femek, Marta Boscolo, Nicola Boscolo Pecchie (assessore alla cultura), Luigi De Perini, Franco Frizziero, Alberto Naccari, Angelo Padoan, Sergio Ravagnan, Anton Maria Scarpa, Davide Scarpa, Gianni Scarpa, Nico Sibour Vianello, Stefano Spagnolo, Gianfranco Tiozzo, Loris Tiozzo, Giorgio Vianellocomitato scientifico: Ulderico Bernardi, Giorgetta Bonfiglio Dosio, Manlio Brusatin,Ennio Concina, Manlio Cortelazzo, Dino De Antoni, Pierluigi Fantelli, Jean-Claude Hocquet, Bianca Lanfranchi Strina, Elvidio Surian, Pier Giorgio Tiozzo, Marcello Zunicasegreteria: Marialisa Freguggia (responsabile ufficio cultura), Achille Voltolina, Anna Voltolinaperiodicità: semestraleeditore: Città di Chioggia - Il leggio libreria editrice - viale Padova, 5 -30019 Sottomarina (VE) - tel. 041/5540099 -fax 041/5548616sede della redazione: Biblioteca civica “Cristoforo Sabbadino” - campo Marconi, 108 -30015 Chioggia (VE)tel. 041/5501110 - fax 041/5509308e-mail: [email protected]: www.chioggia.org

n. 28, aprile 2006Saggi e interventi. Storia della cultura: Enri-co Berti, Giovanni Dondi Dall’Orologio | Dia-letto e Dialettologia: Gianna Marcato, Osser-vazioni in margine al Saggio di dizionariochioggiotto di Iginio Tiozzo | Iginio Tiozzo,Saggio di dizionario chioggiotto: La Gramma-tica | Manlio Cortelazzo - Flavia Ursini - PierGiorgio Tiozzo, Secondo Supplemento al Sag-gio di bibliografia italiana, Chioggia 1996 |Prospettive: Francesco Lusciano, Chioggiacittà d’arte | Ricerca Scientifica e Ambiente:Otello Giovanardi - Rossella Boscolo - Gian-luca Franceschini - Mirco Casale, Lo sbilan-ciamento indotto dall’introduzione della vongo-la filippina, Tapes Philippinarum, nella lagu-na di Venezia | Materiali d’Archivio Familia-re: Storia del Novecento, Anton Maria Scarpa,Colloqui epistolari con i Merlin di Chioggia |Sergio Ravagnan, Il memoriale del colonnelloSmeraldi sulla resa dei tedeschi e la liberazionedi Chioggia | Immagine Chioggia. Iconogra-fia: Lorenzo Vianello, Il restauro del Forte SanFelice | Itinerari didattici: Cinzio Gibin, Pro-getto Galileo. Le alghe della laguna di Chioggia |Tesi di Laurea: Enrica Favero, Sottomarina:proposte per un turismo all’insegna della soste-nibilità | Recensioni e Mostre.

n. 29, ottobre 2006Saggi e interventi. Storia della Sanità: Gian-stefano Negri - Anna Pambianchi, La figura

rivisteria veneta

in questa pagina

Geertgen Tot Sint Jans, San Giovanni Battista nel deserto, part., 1490 caBerlino, Gemäldegalerie

Giovanni Bellini, San Francesco riceve le stigmate, part., 1480-1485New York, The Frick Collection

nella pagina di destra

Andrea Mantegna, Polittico di San Zeno, Preghiera nell’orto, part., 1456-1459Tours, Musée des Beaux-Arts

Andrea Mantegna, Preghiera nell’orto, part. 1450-1452Londra, National Gallery

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rivisteria veneta

del medico a Chioggia dalla nascita dello statounitario alla vigilia della 1° Guerra mondiale |La cultura dell’Arte e della Musica: France-sco Lusciano, Palazzo Granaio: una pinacote-ca intitolata a Rosalba Carriera | Franca Cal-tarossa, Rosalba Carriera chioggiotta? Un’ipo-tesi | Gina Duse, Pastelli e riproducibilità del-l’arte | Cinzio Gibin, Lumi veneti a Parigi |Antonio Diano, Sullo specchio della grande la-guna. Renato Polacco: un uomo attraverso isuoi scritti | Gontrano Tesserin, La tradizionemusicale dell’Oratorio filippino chioggiotto |Botanica/Ricerca applicata/Storia della pe-sca: Elisa Rosa Vianello, Il carciofo violetto diChioggia | Flavio Vendramin, Sull’allevamen-to di gamberi | Lisa Botter - Otello Giovanardi -Sa∫a Raicevich, L’attività della pesca della ma-rineria di Chioggia in Adriatico tra la fine delXIX e l’inizio del XX secolo | Fatti e protagoni-sti della seconda guerra mondiale: SergioRavagnan, Ferragosto 1944: sangue e morte trai lavoratori coatti della Todt | Materiali della“Sabbadino”: Iginio Tiozzo, Saggio di dizio-nario chioggiotto: La Grammatica | ImmagineChioggia. Iconografia: Dino Memmo, Ap-punti sulla pittura veneta. Achille Bozzato | Iti-nerari didattici: Maria Dolfin, Un Progetto In-terdisciplinare: la presenza della rondine nel no-stro territorio | Tesi di Laurea: Arianna Duoc-cio, Realtà e prospettive del porto di Chioggianel sistema relazionale Europeo ed internazio-nale | Recensioni e Mostre.

n. 30, aprile 2007Saggi e interventi. Società e teatro: Piero DelNegro, Carlo Goldoni massone? | Storia del-l’Arte: Marta Boscolo, Giuseppe Cherubini aChioggia. Produzione religiosa e caratteri Li-berty d’inizio Novecento | Matteo Boscolo An-zoletti, L’Estasi di San Tommaso d’Aquinodel Tintoretto nella Chioggia della seconda metàdel Cinquecento | Antonello Nave, Notizie sulpittore Gino Albieri, tra orientalismo e liberty |Storia della matematica e della tecnica: Pao-la Cantù, Il carteggio Padoa-Vailati. Un’intro-duzione alle lettere inviate da Chioggia | Moni-ca Sambo, Dalla geometria non archimedea diGiuseppe Veronese ai fondamenti di David Hil-bert | Aldo Bullo - Marisa Addomine - EttorePennestrì - Roberto Stefanelli, Cronistoria emeccanica della torre di Sant’Andrea di Chiog-gia | Famiglie di Chioggia: Angelo Padoan, I Poli, una famiglia di costruttori | Vito Giu-seppe Fuggiano, L’impresa di dragaggi e lavo-ri marittimi della famiglia Boscolo Cucco | Ma-teriali d’archivio: Loriano Ballarin, Gli ortola-ni di Pellestrina | Immagine Chioggia. Icono-grafia: Girolama Borella, Viaggio Lagunare: idipinti della Sala della Laguna. Storia dellaCorte Benedettina di Correzzola e della fami-glia Melzi d’Eril | Itinerari didattici: RobertaPredonzan, Subacquei per conoscere e rispetta-re il Mare. Un parco marino per Chioggia: “Le legnùe” | Tesi di Laurea: Laura Bertotto,Immigrazione e scuole elementari nel Comune

di Chioggia | Iniziative e ricordi: FrancescoLusciano, Chioggia e Goldoni nel tricentenariodella nascita | Angelo Padoan, Ricordando Ni-cola Mangini, primo regista de “Le Baruffe” |Gli autori di questo numero.

n. 31, ottobre 2007Saggi e interventi. Storia: Sergio Perini, Dazie contrabbandi a Chioggia nel secondo Sette-cento | Memorie: Gianfranco Tiozzo, Da incale in cà | Fatti, uomini, destini: Sergio Ra-vagnan, Dopo il “tutti a casa!” dell’8 settem-bre 1943. Le storie dei piroscafi “Dubrovnik” e“Scarpanto” | Giuliano Marangon, MicheleHöck e Giorgio Vianello: l’incrocio di due vite aDachau | Pensiero veneto: Elio Franzin, L’au-togoverno del Veneto nel pensiero e nell’azionepolitica di Silvio Trentin fino alle elezioni politi-che del maggio 1921 | Sandra Casellato, Il co-rallo: minerale, pianta, animale? | Materialid’archivio: Loriano Ballarin, La celebrazionedel matrimonio a San Pietro in Volta nel XVII

secolo | Immagine Chioggia. Iconografia: DinoMemmo, Il mistero di Margarete L. Pollak pit-trice di Praga | Itinerari didattici. Roberta Bo-scolo - Francesca Dissette - Claudia Varagnolo -Ilaria Voltolina, La Biblioteca scolastica e diquartiere della “De’ Conti”. L’esperienza di unastage | Cinzio Gibin, La Biblioteca della “De’Conti” | Tesi di Laurea - Iniziative Culturali:Susanna Cadel, La costruzione delle barche inlegno nella laguna di Venezia | Gina Duse, Se-gnalibro | Pier Giorgio Tiozzo Gobetto, Gari-baldi “uomo di mare” | Indici generali.

Quaderni 4 e 5 (2006)I manoscritti della Biblioteca Civica “CristoforoSabbadino”, a cura di Patrizia Desolei e SilviaRapisardaPresentazione del Sindaco di Chioggia e del-l’Assessore alla Cultura | Il fondo Sabbadino:storia e consistenza | Storia della Biblioteca Ci-vica “Cristoforo Sabbadino” di Chioggia | Il Ca-talogo | Iconografia | Indice dei fondi | Indicedei nomi.

Ludicaannali di storia e civiltà del gioco

direttore: Gherardo Ortallicomitato scientifico: Maurice Aymard, Gherardo Ortalli, Bernd Roeckart direction: Domenico Lucianiredazione scientifica e segreteria: Patrizia Boschiero, Alessandra Rizzi, collaborazione di Chiara Condò, Andrea Filippin, Nicoletta Tesserperiodicità: annualeeditore: Fondazione Benetton Studi Ricerche,Treviso - Viella, Romasede della redazione: Fondazione Benetton

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Studi Ricerche - via Cornarotta, 9 - 31100Treviso - tel. 0422/5121 - fax 0422/579483e-mail: [email protected]: www.fbrs.it

n. 11, 2005Franco Pratesi, Comments on the Early Historyof Draugths | Laura Genovese, Dadi scacchi etric-trac: la ludicità nel mezzogiorno normanno |Patrizia Grimaldi Pizzorno, Law sports, Politicsand Science at Gray’s Inn (1594-1595) | JoseVincenzo Molle, La moresca, danza teatrale“armata” dei secoli XV e XVI: iconografia e rap-porti con lo “charivari” | Gianna Paola Tomasi-na, “La piazza che incanta” nella Bologna dei se-coli XIII-XVIII: governo delle apparenze e control-lo sociale | Diego D’Elia, Le Muse alla scacchiera.Una poesia veneziana inedita del XVIII secolo sulgioco degli scacchi | Gioco e piccole comunità:Jean-Michel Mehl, Jeux de hasard at violence àla fin du Moyen Age: une alliance éternelle? |Gherardo Ortalli, Games, feasts, markets. Thelifting of bans in small medieval communities |Federico Pigozzo, “Palio”, open-air gaming andfairs in a rural centre in the XIV century | Ales-sandra Rizzi, La regolamentazione del gioconelle comunità italiane minori alla fine del me-dioevo | Manfred Zollinger, Nundinae ludentes.Bemerkungen zum Zusammenhang zwischenökonomie, Emotion und Glücksspiel auf Messen,Jahrmärkten und Kirchweihfesten vom 15. biszum 18. Jahrhundert | Schede: Roberto Cam-pagner, L’archeologia al servizio dello sport nellaGrecia antica | Gherardo Ortalli, Maschio ofemmina. Una scommessa fiorentina del secoloXVI per un gioco sospetto | Libri | Notizie.

La mainardaquaderno annuale di studi storici del territorio colognese

direttore responsabile: Luca Fiorindirettore editoriale: Guerrino Maccagnancomitato di redazione: Antonio Lora, Nino Ambrosini, Beppino Dal Ceroperiodicità: annualeeditore: Centro Studi “Giulio Cardo” - Cologna Veneta (VR)consiglio direttivo del Centro Studi “Giulio Cardo”: Guerrino Maccagnan, Guglielmo Ferretto, Loredana Battaglia, Silvano Marcati, Mario Castagnaro, Claudio Soprana, Costantino Boliandisede della redazione: Centro Studi “Giulio Cardo” - piazza Mazzini, 11 - 37044 Cologna Veneta (VR)

s. II, a. III, n. 3, 2006Il documento | Guerrino Maccagnan, Edito-riale | Remo Schiavo, La Natività di Monte-mezzano | Ernesto Santi, Il culto mariano e una

scultura lignea della Madonna con Bambino |Nicoletta Nicolin Tonelato, La Madonna dellaCintola, una popolare devozione | Antonio Caldeo - Giovanna De Finis, L’icona della Ma-dre di Dio nella chiesa di S. Felice di Cologna | P. Nereo Venturini s.j., La Madonna della Tor-re Civica | Guerrino Maccagnan, Note storichesulla statua | Beppino Dal Cero, La villa Queri-ni all’epoca del Mantegna | Beppino Dal Cero,Restaurata la statua della Madonna col Bambino | Loredana Battaglia, L’oratorio di SanGaetano a Roveredo di Guà | Guerrino Macca-gnan, Madonna con Bambino | Remo Schiavo,Madonna della cintura con i santi Agostino, An-tonio Abate e Bernardino | Antonio Lora, La palad’altare di Serafino de’ Serafini nella parrocchia-le di Zimella | Vico Calabrò, Le sentenze latine |Cologna la Venezianissima: VI centenario della“deditio” 1406-2006 | Loredana Battaglia, L’Ac-cademia dei Riposti di Cologna Veneta | VivianaMarcati - Silvano Marcati, L’armonia dell’ar-chittetura | Simona Tozzo, Ex voto colognesi alsantuario della Madonna dei Miracoli a Lonigo |Mario Visentin, L’origine e lo sviluppo delle villevenete, disseminate anche nel Colognese | ChiaraFriso, Il personaggio: Vincenzo Benini | ClaudioSoprana, Interruptae voces: La barchessa Otto-lini | Biblioteca di storia locale | Corrispon-denza | Luciana Gatti, De arte potica: A cantarCologna | Res gestae: fatti, cronache, notizie |Paride Maccafani, Il tratto e la voce nelle paginedi Rinaldo Caffarena | Centro Studi “GiulioCardo” | La tavola di Giorgio Scarato.

s. II, a. IV, n. 4, 2007Il documento | Guerrino Maccagnan, Edito-riale | Matteo Guidorizzi - Ernesto Santi, S. Tomio di Coriano | Claudio Soprana, Ca-valli e Bevilacqua Lazise | Silvano Marcati,Sguardo sull’orologio della torre civica | Beppi-no Dal Cero, Villa Cainacqua di Caselle | Lo-redana Battaglia, Vie e località di Roveredo diGuà | Luciana Gatti, Il Palladio e i Serego |Antonio Corain, Oratori scomparsi o abban-donati nel comune di Zimella | Vico Calabrò, Le sentenze latine | Varia. Ricerche sul Colo-gnese: Giorgio Chiericato, La ferrovia a Co-logna Veneta, Antonio Lora, Mina Anselmi aBaldaria | Giorgio Chelidonio, Appunti sullatransumanza dai VII comuni “Cimbri” | Il per-sonaggio: Marina Bassotto, Camillo Bassotto:una vita per gli altri | Testimonianze: CarloDian, Dall’Azione Cattolica all’impegno so-ciale | Fiorenzo Viscidi, Un amico, un cre-dente, un operatore di cultura | Giuseppe Bar-banti, Uomo di cinema, aperto al confronte eal dialogo | Olinto Brugnoli, Cineforum: unapassione comune | Pubblicazioni, a cura diMarina Bassotto | Biblioteca di storia locale |Corrispondenza | De arte poetica | Res gestae:fatti, cronache, notizie | Centro Studi “GiulioCardo” | La tavola di Giorgio Scarato.

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Materiali di storiadel movimento operaio e popolare veneto

direttore responsabile: Simonetta Pentodirettore editoriale: Giorgio Roveratocomitato di redazione: Bianca Bianchi Balduino, Vittorio Marangon, Tiziano Merlin, Giovanni Nalesso, Giorgio Roverato, Dario Verdicchioperiodicità: trimestraleeditore: Centro Studi Ettore Luccini - Padovasede della redazione: via Beato Pellegrino, 16 -35137 Padova - tel./fax 049/8755698e-mail: [email protected]

I numeri 27 e 28 della rivista sono in corsodi stampa.L’ultimo fascicolo giunto in redazione è il n. 29, 2006, di cui si è dato lo spoglio sul“Notiziario Bibliografico” n. 50.

Padusabollettino del centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici

direttore responsabile: Paolo Bellintanicomitato di redazione: Giovanna Bermond Montanari, Simonetta Bonomi, Pier Luigi Dall’Aglio, Armando De Guio, Raffaele Peretto, Luciano Salzani, Enrico Zerbinatiperiodicità: annualesegreteria di redazione: Maria Cristina Vallicellieditore: Fabrizio Serra Editore, Pisa - Romasede della redazione: c/o C.P.S.S.A.E. - C.P. 196 - 45100 Rovigo - tel. 0425/21021e-mail: [email protected]

a. XLII, n.s. 2006Mauro Cremaschi - Paolo Ferrari - ChiaraPizzi - Silvia Di Martino, La piccola terrama-ra collinare di Ca’ Manzini, Motta di San Bar-tolomeo (Codemondo, Reggio Emilia) | IreneLambertini, Il castelliere di Rividischia (Ud): il materiale ceramico nel quadro dell’età delBronzo dell’Italia nord-orientale | La fine dell’e-tà del Bronzo ed i processi di degrado dei suoliinnescati dai reinsediamenti della prima età delFerro e dai deterioramenti climatici del sub-At-lantico al margine settentrionale delle ValliGrandi Veronesi (il caso-studio del sito di Perte-ghelle di Cerea, Vr), a cura di Caudio Balista -Armando De Guio - Alessandro Vanzetti -Andrea Betto - Gaspare De Angeli - France-sco Sartor | Angela Zampieri, Manufatti liticinei corredi funebri dell’età del Ferro nell’Italianord orientale | Gabriella Petrucci, Il ruolo del-le risorse faunistiche nell’economia di Padovanel I millennio a.C. Nuovi dati archeozoologicidagli scavi di Palazzo Zabarella | Claudio

Giardino - Livio Pontieri, Gli Etruschi sapeva-no fondere in sabbia? Esperimenti per la realiz-zazione di uno specchio | Milena Mimmo, Ana-lisi della viabilità per la ricostruzione della to-pografia di Adria. Revisione dei dati d’archi-vio | Recensioni.

Pataviumrivista veneta di scienze dell’antichità e dell’alto medioevo

direttore: Giovanni Ramillidirettore responsabile: Giovanni Battista Lanfranchiredazione: Michela Andreani, Silvia Beltrame,Cristina Danesin, Marcella Massari, Annarosa Masier, Alessandra Possamai Vita,Marzia Sartellicomitato scientifico: Luigi Bessone, Ezio Buchi, Silvana Collodo, Alessandra Coppola, Italo Furlan, Francesca Ghedini, Giovanna Gianola Ramat,Daniela Goldin Folena, Antonella Nicoletti,Lucia Ronconi, Guido Rosada, Rita Scuderi, Fabio Turatoperiodicità: semestraleeditore: Imprimitur, Padovasede della redazione: c/o Imprimitur Editrice -via P. Canal, 15 - 35137 Padovatel./fax 049/8723730e-mail: [email protected]: www.imprimitur.it

a. XII, n. 24, luglio-dicembre 2004Monica Marchini, Cleta, l’Amazzone di Cau-lonia | Alessandra Coppola, A proposito di unlibro recente su culti e miti in Adriatico | LuigiBessone, Sallustio e Cicerone in Floro | MarcoRocco, Druso e la successione di Augusto | En-rica Leda - Rossetta Zanon, Pontefici munici-pali di Patavium | Gabriele Marasco, L’eroi-smo di Nisibeni | Vera Ribaudo, Achille filai-de? | Monica Marchini, Aristofane e l’uccellofasianico | Cristina Mengotti, Note sulla viaAurelia nel padovano: l’Hospitale S. Iacobi diVigodarzere.

a. XIII, n. 25, gennaio-giugno 2005Luigi Bessone, Fonti anonime nel De CivitateDei e nell’Historia Augusta | Lucia Ronconi,A proposito di cibo | Maria Giovanna La Con-te, Caes., Bell. civ. 3, 22, 2 Cosam, in agro Thu-rino | Annarosa Masier, I Ragonii, una fami-glia senatoria di Oderzo | Enrica Leda RosettaZanon, Pontefici municipali di Vicetia | LuigiBessone, Oltre la follia (a proposito di Caligo-la e di altri).

in questa pagina

Vittore Carpaccio, Preparazione del sepolcro, part., 1505-1507Berlino, Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz

Lorenzo Lotto, Assunzione della Vergine, part., 1506 Asolo (Treviso), Duomo

nella pagina di sinistra

Giovanni Bellini, L’orazione nell’orto, part., 1465-1470 caLondra, National Gallery

Giovanni Bellini, Allegoria sacra, part., 1490Firenze, Galleria degli Uffizi

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Protagonistirivista bellunese di storia e cultura contemporanea

direzione: Ferruccio Vendramini (responsabile), Paola Salomoncomitato scientifico: Dino Bridda, Diego Cason, Silvano Cavallet, Vincenzo D’Alberto, Valter Deon, Adriana Lotto, Luciana Palla, Mario Neri, Mario Battocchio, Francesco Piero Franchi, Gianmario Dal Molin, Alberto Toscanisegreteria di redazione: Agostino Amantiaperiodicità: semestraleeditore: Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età contemporanea, Belluno - Cleup, Padovasede della redazione: piazza Mercato, 26 -32100 Belluno - tel. 0437/944929 - fax 0437/958520e-mail: [email protected]

a. XXVI, n. 89, dicembre 2005Tendenze: Francesco De Bon, La tratta dellepersone, schiavitù del mondo moderno. Note sulprotocollo di Palermo | Biografia e memoria:Ferruccio Vendramini, Giuseppe Fiammoi,volontario alpino bellunese ed antifascista | Ma-rina Vida Marchetti, Il partigiano Mich. Ri-cordo di un sudafricano caduto per la libertàd’Italia | Diari: Paola Salomon, Diario di Ago-stino Pierobon, bersagliere della Divisione “Sa-baudia” in Africa Orientale | Archivi e docu-mentazione: Giorgetta Bonfiglio Dosio,Orientarsi nella selva della normativa in mate-ria di accesso, consultabilità e protezione deldato personale | Dibattiti e discussioni: Il PCI

e il Vajont | Presentazione di libri: Un ragaz-zo nel lager. Memorie dal campo di Bolzano, acura di Brunello Mantelli | La montagna ve-neta tra Otto e Novecento. Nuovi studi e pro-spettive di ricerca, a cura di Antonio Lazzarinie Luigi Lorenzetti | Lettere: Giovanni Bortot,Ancora su Eliseo Dal Pont | Schede.

a. XXVII, nn. 90-91, gennaio-dicembre 2006Speciale Metallurgica Feltrina, edito in occa-sione del centenario della CGIL con il contri-buto dello SPI CGIL e il patrocinio del Comu-ne di Feltre.Luigi Da Corte, Il valore della memoria | Lu-dovico Bellini, Saluto | Maurizio Arnoffi,Dalla Metallurgica Feltrina all’Alcoa | PaolaSalomon, Storie di lavoratori e di sindacalistidella Metallurgica Feltrina | Interviste, a curadi Paola Salomon | Ferruccio Vendramini,La Metallurgica Feltrina e il sindacalista Erne-sto Corso | Notizie sull’attività dell’Istituto.

a. XXVIII, n. 92, giugno 2007Ricerche e proposte di studio: VincenzoD’Alberto, Note sulla crisi dell’antifascismo |Paolo Savegnago, La Missione dell’esercitogiapponese in Italia (1940-45) | Biografia e

memoria: Giorgio Vicchi, Questi sono i ribel-li. Ritratto di “Montagna” | Giovanna Doglio-ni Turchetto, Ri-scoprire un’amica. Ricordo diCaterina Serragiotto Bergoglio | FerruccioVendramini, Il contributo di una donna nellaResistenza bellunese | Archivi e documenta-zione: Un diario inedito sulla strage della ValBiois, a cura di Ferruccio Vendramini | Fran-cesco Piero Franchi, Un anno dopo, sessanta-tré anni dopo. Riflessioni sull’epopea partigianadi Eugenio Girardi | Incontri: Giancarlo Ca-selli, Mafia e politica | Storia e didattica: Il gior-no della memoria: esperienze di lavoro nellescuole bellunesi | Presentazione di libri: Anto-nio Lazzarini, Contadini, emigranti, “colonos” |Paolo Valente, In fuga dal confine | QuintoAntonelli, Un alpinista politicamente irrequieto:Tita Piaz fuori dal mito | Lettere: Lettera diMaurizio Reberschak alla redazione | Schede.

Quaderni di archeologia del Veneto

coordinamento scientifico: Guido Rosadaredazione scientifica: Paolo Biagi, Elodia Bianchin Citton, Ezio Buchi, Alfredo Buonopane, Loredana Capuis, Margherita Tirelli, Annapaola Zaccaria Ruggiusegreteria di redazione: Giovanna Gambacurta,Maria Teresa Lachin, Alessandra Menegazziper la Regione Veneto: Fausta Bressani, Francesco Ceselin, Maria Teresa De Gregorio,Romano Toninperiodicità: annualeeditore: Giunta Regionale del Veneto, Venezia - Edizioni Quasar-Canovasede della redazione: Giunta Regionale del Veneto - Palazzo Sceriman - Lista di Spagna - Cannaregio, 168 - 30121 VeneziaRivista promossa dalla Giunta Regionale del Veneto (Segreteria Regionale Cultura -Direzione Beni Culturali - Unità di ProgettoAttività Culturali e Spettacolo) - Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto - Università di Padova (Dipartimento di Archeologia, Archeologia delle Venezie e Topografia antica) - Università di Venezia (Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del vicino Oriente) - Università di Verona (Dipartimento di Discipline Storiche, Artistiche e Geografiche)

a. XXII, 2006Giancarlo Galan, Presidente della RegioneVeneto, Introduzione | Francesco Ceselin,Breve nota sugli interventi regionali nel settorearcheologico realizzati nel corso del 2006 | No-tiziario degli scavi e dei ritrovamenti. Bellu-no: Belluno, Col del Buson nella Valle dell’Ar-do: un sito a lunga frequentazione, dal tardo

Neolitico agli inizi dell’età del Bronzo. Notapreliminare, a cura di Elodia Bianchin Citton |Padova: Este: la strada e l’approdo fluviale del-l’età del ferro di via Principe Umberto, a cura diAngela Ruta Serafini e Rosario Salerno |Montegrotto Terme. Il Progetto “Aquae Pata-vinae”, a cura di Paola Zanovello e Patri-zia Basso | Rovigo: Giuliana M. Facchini, Aggiornamento sugli scavi dell’Università degliStudi di Verona nella villa rustica di Villadose,loc. Cà Motte | Treviso: Stefano Boaro, Il san-tuario di Villa di Villa di Cordignano. Scavi2005 | Francesco Cozza - Riccardo Ercolino,Lo scavo in estensione dell’ex convento di S. Francesco a Conegliano | Riccardo Ercolino -Matteo Frassine, Onigo (Treviso): Mura dellaBastia. Campagna 2005 | Venezia: Isola diSan Giacomo in Paludo (Laguna Nord, Vene-zia): gli scavi della campagna 2004, a cura diSauro Gelichi | Verona: Dario Calomino, Ritrovamenti monetali nel teatro romano di Verona: una proposta interpretativa | Rinveni-menti archeologici nel veronese, a cura di Lu-ciano Salzani | Notiziario degli scavi fuori re-gione: Progetto “l’Istria e il mare”: Lorun-Lo-ron (Porec-Parenzo, Istria). Lo scavo di uncomplesso costiero di età romana nell’agro pa-rentino. Il 2005, a cura di Guido Rosada | Ja-copo Bonetto - Francesca Ghedini, Ricerchearcheologiche dell’Università di Padova in Gre-cia. La campagna di indagine 2005 al teatro di Pythion in Gortina | Antivari, Montenegro.Campagna 2004, a cura di Sauro Gelichi |Contributi di archeologia topografica e areale:Lara Stalliviere, I percorsi della via ClaudiaAugusta: i tracciati tra Feltre e il Cadore-Co-melico in epoca post-classica | Lo scavo urbanopluristratificato di Piazza Castello n. 18 a Pa-dova, a cura di Angela Ruta Serafini - Camil-la Sainati - Alberto Vigoni | Cinzia Tagliafer-ro, Anelli e gemme del Museo Nazionale Atesti-no | Indagini nell’agro atestino: un insediamen-to rustico di età romana a S. Elena, a cura diSilvia Cipriano - Angela Ruta Serafini | Chia-ra Destro, La via Annia per Padova: tradizio-ni, credo, analisi | Marcella Giulia Pavoni, Vil-la di Villa di Cordignano (Treviso): monete dalsantuario. Campagna di scavo 1997 | FrancoLuciani, La “tazza” di bronzo di Canizzano(Treviso): il nome del dedicante | A propositodelle gemme “incise a perfezione” del MuseoNazionale Concordiese di Portogruaro | Pie-rangela Croce Da Villa, Considerazioni sul-l’architettura degli horrea di Iulia Concordia |Elisa Mazzetta, Alcune spade latèniane dal ter-ritorio veronese | Miscellanea: EpigraphicaQuaedam, II, a cura di Alfredo Buonopane |Guido Rosada, Le terre dalla frontiera ambi-gua. Alcune note rileggendo Massimiliano Pa-van | Servizi didattici del museo e aspettativedell’utenza. Un’indagine sul pubblico scolasticoa Padova, a cura di Alessandra Menegazzi |Fabio Martini, Pitture paleolitiche nelle Preal-pi Venete. Grotta di Fumane e Riparo Dalmeri |Andrea Cardarelli, La necropoli dell’età del

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rivisteria veneta

bronzo all’Olmo di Nogara | Loredana Capuis -Jacopo Ortalli, Fragmenta. Altino tra Veneti eRomani. Scavo-scuola dell’Università Cà Fo-scari Venezia 2000-2002 | Francesca Ghedini -Gino Bandelli, Terminavit sepulcrum. I recin-ti funerari nelle necropoli di Altino | Irene Bra-gantini, Verona | Guido Rosada, Kriegskarte1798-1805. Il Ducato di Venezia nella cartaAnton von Zach/Das Herzogtum Venedig aufder Karte Antons von Zach.

a. XXIII, 2007Giancarlo Galan, Presidente della RegioneVeneto, Presentazione | Francesco Ceselin,Alcune considerazioni sulla gestione della L.R.

17/1986, “Disciplina degli interventi regionalinel settore archeologico”, nel triennio 2005-2007 |Notiziario degli scavi e dei rinvenimenti.Belluno: Marco Peresani - Silvia Ferrari -Sara Ziggiotti, Primi dati sul sito mesolitico diCasera Lissandri XVII (Altipiano del Cansiglio)e sull’industria in selce e cristallo di rocca | Pa-dova: Montegrotto Terme, via Neroniana. In-dagine archeologica 2006, a cura di Paola Za-novello e Patrizia Basso | Rovigo: Ricerche ar-cheologiche nel Polesine, a cura di Luciano Salzani | Treviso: Marco Peresani - RiccardoMiolo, Presentazione del sito Neolitico tardo edell’età del Rame di Monte Doc nelle PrealpiTrevigiane | Stefano Boaro, Il santuario di Vil-la di Villa di Cordignano. Scavi 2006 | Marcel-la Giulia Pavoni, Villa di Villa di Cordignano(Treviso): monete dal santuario. Campagne discavo 2004-2005 | Progetto Ca’ Tron (Roncade-Treviso/Meolo-Venezia): indagini nell’agroorientale di Altino, a cura di Maria Stella Busana | Onigo (Treviso): Mura della Bastia.Campagna 2006, a cura di Guido Rosada |Verona: Giorgio Chelidonio, Concentrazionie tracce di officine litiche tardo-preistoriche neiMonti Lessini | Rinvenimenti archeologici nelVeronese, a cura di Luciano Salzani | Vicenza:Elena Pettenò - Stefano Tuzzato - SebastianoLora - Paolo Paganotto - Rita Giacomello -Nicoletta Onisto, Per un aggiornamento delleindagini presso la chiesetta di San Pietro diRosà (Vicenza) | Notiziario fuori regione:Progetto “l’Istria e il mare”: Lorun-Loron (Po-rec-Parenzo, Croazia). Lo scavo di un comples-so costiero di età romana nell’agro parentino.Anno 2006, a cura di Guido Rosada e FrancisTassaux | Contributi: Guido Rosada - JacopoTurchetto, La questione del possibile assettoagrario nei territori di Feltria e Belunum | SilviaRossi, Padova, la “stipe del Liviano” | Padova,via Acquette 9: nuovi dati dal settore meridio-nale della città romana, a cura di Stefania Maz-zocchin e Stefano Tuzzato | Elena Di FilippoBalestrazzi - Francesca Veronese - AlbertoVigoni, Un recinto funerario di epoca romanaa Palazzo Maldura a Padova | Stefania Pesa-vento Mattioli - Mariolina Gamba - CeciliaRossi, Per un’analisi sistematica delle necropo-li di Padova romana: le tombe di via R. Marine di via A. Cavalletto | Cristina Mengotti, Dal-

l’analisi di uno statuto medievale ad alcuneconsiderazioni sulla via Annia a sud di Padova |Marco Zabeo, Da Livio a Venanzio, sulle trac-ce del Brenta antico | Mariolina Gamba - Ele-na Pettenò, Una statuetta in argento di Martedal Monte Summano. Nota preliminare | Ales-sandra Toniolo, Una “bolla di consegna” perun trasporto di anfore di I secolo a.C. in altoAdriatico | Miscellanea: Epigraphica Quae-dam III, a cura di Alfredo Buonopane | Fran-cesca Veronese - Alberto Vigoni - Matteo An-nibaletto, Il progetto Vasa Rubra | Elena Pet-tenò - Michelangelo Dal Pos - Marcella DePaoli, Forma urbis. Percorsi archeologici a Iu-lia Concordia. Parte prima | Recensioni | Al-berto Zamboni, Ricordo di Giovan BattistaPellegrini | Guido Rosada, Luigi Polacco.

Quaderni di oplologiadel circolo culturale “Armigeri del Piave”

direttore responsabile: Sergio Zannolcomitato di redazione: Ennio Barbarotta,Edoardo Giambartolomei, Marco Morinsede della redazione: Circolo Culturale “Armigeri del Piave” - via Brenta, 50 - 31030 Dosson (TV)

n. 22, giugno 2006Marco Morin, La battaglia di Lepanto: alcuneconsiderazioni su una vittoria veneziana |Enzo Fortunati, Lo sviluppo della Marina ita-liana dopo la proclamazione del Regno d’Italia |Giorgio Calore, I revolver Smith & Wesson neidecenni 1860-1870 | Roberto Perin - LucianoZoppellaro, 10,4 x 38 R (.41 Swiss Rimfire) (ricostruzione e ricarica della cartuccia) | Giu-seppe Ciampitti, La Chamelot Delvigne modello1874 | Livio Pierallini, I Fucili ’91 “Tubata” |Paolo Gardi, La baionetta No. 7 Mk I.

n. 23, dicembre 2006Marco Morin, Artiglierie navali in ambito ve-neziano: tipologia e tecniche di realizzazione |Roberto Avati, La battaglia di Maida | GiorgioCalore, Colt New Navy Double Action Salf-Cocking Revolver cal .38 | Livio Pierallini, Ttus’è peggio di Gnicche.

n. 24, giugno 2007Gabriele Bosazzi, La partecipazione istrianaai Moti veneziani del 1848 | Gianfranco Mar-zin, Un milanese tenente dell’Imperiale RegioEsercito austriaco Francesca Scanagatta (1776-1864) | Livio Pierallini, Joslyn Carbine | Ales-sandro Bison, L’ultimo Vetterli. Nasce una piccola grande cartuccia... | Vittorio Bobba, SIG-PE Sturmgewehr 57. La storia e la tenaciadi un’arma affascinante, un capolavoro di mec-canica destinato ad un esercito tra i meglio ar-mati al mondo.

Giovan Gerolamo Savoldo, Ritratto di gentildonna in veste di Santa Margherita, part., 1505 Roma, Pinacoteca Capitolina

Giorgione, Natività (Natività Allendale), part., 1497-1499Washington, National Gallery of Art

Page 72: nb 56 - Il Poligrafo casa editrice · 34 P. Vescovo, Il villano in scena. Altri saggi su Ruzante Alice Briscese 35 Ruzante sulle scene del ’900, a cura di S. Brunetti e M. Maino

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n. 25, dicembre 2007P. Ronco, Due inventori del Regno Lombardo-Veneto | M. Morin, Le mitragliatrici Perino | F.Cabrio, La prima mitragliatrice automaticaitaliana: la mitragliatrice Perino.

Quaderni IstreviIstituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea “Ettore Gallo”

direttore responsabile: Simonetta Pentodirettore editoriale: Giorgio Roveratoperiodicità: trimestraleeditore: Istituto Storico della Resistenza e del-l’Età Contemporanea “Ettore Gallo” - Vicenza, in collaborazione con Centro Studi “EttoreLuccini” - Padovasede della redazione: viale X giugno, 115 - c/o Museo del Risorgimento e della Resistenza -36100 Vicenza - tel. 0444/322998e-mail: [email protected]: www.istrevi.it

n. 1, ottobre 2006suppl. al n. 29, 2006 di “Materiali di storia”Resistenza, società e istituzioni nella crisi del1943-1945 (seminario Istrevi, 7 febbraio 2004)Gianni A. Cisotto, Presentazione | BrunoMantelli, Gli italiani in Germania 1938-1945:un universo ricco di sfumature | Denis Vidale,Tra internamento e deportazione: albanesi,ebrei, soldati | Marco Borghi, Poteri, funziona-ri e apparati della RSI nel vicentino | Luca Va-lente, La repressione militare tedesca nel vicen-tino | Maurizio Dal Lago, Reparti tedeschi aValdagno (agosto 1943-aprile 1945) | Luca Va-lente, La Decima Mas nel vicentino: una primaricognizione | Paolo Pezzino, Le stragi nazifa-sciste | Gianni A. Cisotto, La stragi nazifascistenel vicentino: prima ricostruzione | Sonia Resi-dori, Donne violente e donne lacerate. L’identi-tà femminile durante il secondo conflitto mon-diale | Alessandro Massignani, La guerra sen-za limiti: soldati e popolazione nel vicentino |Mario Mirri, L’8 settembre a Vicenza: i soldatisulle giostre.

Quaderni per la storiadell’Università di Padova

direttore responsabile: Pietro Del Negrodirezione: Pietro Del Negro, Gregorio Piaiacomitato scientifico: Girolamo Arnaldi, Gian Paolo Brizzi, Luciano Gargan, Domenico Maffei, Antonello Mattone, Aldo Mazzacane, Giuliano Pancaldi, Andrea Romano

redazione: Maria Chiara Billanovich, Donato Gallo, Maria Cecilia Ghetti, Gilda P. Mantovani, Francesco Piovan, Luciana Sitran Rea, Emilia Veronese Ceseracciu, Francesca Zen Benettiperiodicità: annualeeditore: Antenore, Roma-Padovasede della redazione: c/o Centro per la storia dell’Università di Padova - Palazzo del Bo - via VIII Febbraio, 2 - 35122 Padova - tel. 049/8273290 -fax 049/8273291e-mail: [email protected]

n. 39, 2006Articoli: F. Benucci, Il Collegium Tonacium eil suo fondatore Antonio Francesco Tonazzi diThiene (1606?-1669) | C. Chiancone, AntonioMarsand (1765-1842). Vita, opere e carteggi diun professore padovano | E. Berti, Emilio Bo-drero storico della filosofia antica | M. Miche-lon, Il lascito “Emilio Bodrero” all’Universitàdi Padova. Il riordino e l’inventariazione delfondo archivistico | Miscellanea: P. Griguolo,Per la biografia di Giovanni Francesco Brusati(1433-1477): il testamento e i libri | F. Piovan,Antonio Francesco Dottori, Pierre Maufer euna progettata edizione (1483) del De testa-mentis di Angelo Gambiglioni | Schede d’ar-chivio: G.M. Varanini, “Nonulli presump-tuosi”. Due ducali ai rettori veronesi a proposi-to di studi universitari (1454-1455) | Fontes: D. Bartolini, Diplomi di laurea degli Amalteonella Biblioteca Nazionale Marciana di Vene-zia (1533-1569) | Analisi di lavori dell’ultimodecennio | Bibliografia dell’Università di Pa-dova: Bibliografia retrospettiva e corrente (dal1921) | Notiziario: G. Peruzzi - S. Talas, Per ilcentenario della nascita di Bruno BenedettoRossi (febbraio-settembre 2005) | O. Longo,Luigi Carraro (1916-1984). Il giurista, il politi-co, il senatore (5 marzo 2005) | D. Corrado,Omaggio a un maestro. Ricordo di Enrico Opo-cher (18 aprile 2005) | R. Battocchio, Il Cin-quecento nella Biblioteca del Seminario vescovi-le di Padova: dalle sale storiche alla rete (29 aprile 2005) | M. Negrini, Il magistero diGiuseppe Fiocco (6 giugno 2005) | M.S. Bassi-gnano, In ricordo di Franco Sartori (13 ottobre2005) | M.C. Ghetti, Storia delle scienze e delletecniche nell’Ottocento veneto: le scienze astro-nomiche (20-21 ottobre 2005) | M.C. Ghetti, Almerico da Schio scienziato e uomo pubblico (15 dicembre 2005) | Indici.

n. 40, 2007Articoli: A. Pontani, Dall’archivio di SimoneAssemani (1752-1821): documenti e carteggi | C. Minnaja, L’Università di Padova e la linguainternazionale | F. Bernardinello, Un’inchie-sta sessuale fra gli studenti dell’Università diPadova negli anni Trenta: il caso Pellegrini-Burin | Miscellanea: C. Gemma Brenzoni, Il ritratto marmoreo del medico veronese Gio-

rivisteria veneta

Marco Ricci, Paesaggio con ponte e torre, part., fine sec. XVIIVarsavia, Muzeum Narodowe

Luca Carlevarijs, Veduta ideata con una fontana ornata da una statua del Tevere, part., prima metà sec. XVIIIWindsor Castle, Royal Collections

Page 73: nb 56 - Il Poligrafo casa editrice · 34 P. Vescovo, Il villano in scena. Altri saggi su Ruzante Alice Briscese 35 Ruzante sulle scene del ’900, a cura di S. Brunetti e M. Maino

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rivisteria veneta

vanni Arcolano (1494 c.) | L. Rognini - G.M. Va-ranini, Da Verona a Parigi. “Paulus Aemilius”autore del De rebus gestis Francorum e la suafamiglia | L. Puppi, Daniele Danieletti per l’Uni-versità di Padova. Qualche nuova spigolaturad’archivio | C. Saonara, Diego Valeri dal “Gaz-zettino” al Movimento federalista europeo | Sche-de d’archivio: F. Piovan, Una società di stam-pa tra Pierre Maufer e Zaccaria Zaccarotto | E. Veronese Caseracciu, Juan Almenar a Pa-dova | C. Marcon, Alcune ducali per FrancescoFrigimelica | Fontes: F. Zen Benetti, Diplomidi laurea cinquecenteschi nell’archivio privatoArrigoni degli Oddi | Analisi di lavori dell’ulti-mo decennio | Bibliografia dell’Università diPadova, Bibliografia retrospettiva e corrente(dal 1921) | Notiziario: M. Negrini, Ricor-dando Sergio Bettini (26 gennaio 2006) | A. Frison, Costituzione del Centro Studi “Pro-spero Alpini” (5 maggio 2006) | A. Rotella, Le Università Napoleoniche. Uno spartiacquenella storia italiana ed europea dell’istruzionesuperiore (13-15 settembre 2006) | L. Buson, Libri e tradizione scientifica nelle bibliotechestoriche dell’Università degli studi di Padova(26 settembre 2006) | G. Peruzzi - S. Talas, La ri-nascita della fisica in Italia dal secondo dopo-guerra ai primi anni 1960 (26-27 settembre2006) | G. Ongaro, Girolamo Mercuriale e lospazio scientifico e culturale europeo del ’500(8-11 novembre 2006) | L. Sitran Rea, Unghe-ria 1956-2006. Cinquant’anni dalla rivoluzio-ne ungherese (10 novembre 2006) | E. Cuttini,Aristotele e la tradizione aristotelica (11-13 dicem-bre 2006) | G. Thiene, Johann Wesling, 1598-1649 (19 gennaio 2007) | Indici.

Rivista di archeologia

direttore: Gustavo Traversaricondirettore: Adriano Maggianicomitato di redazione: Giorgio Bejor, Paolo Biagi, Filippo Carinci, Ninina Cuomo di Caprio, Sauro Gelichi, Sandro Salvatori, Luigi Sperti, Annapaola Zaccaria Ruggiuredazione: Manuela Fano Santieditore: Giorgio Bretschneider Editore, Romasede della redazione: Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Scienze dell’Antichità e delVicino Oriente, Sezione di Archeologia - palazzo Bernardo - San Polo, 1977 - 30125 Venezia tel. 041/2346311 - fax 041/5242605

a. XXVIII, 2004Paolo Biagi, New radiocarbon dates for the Pre-history of the Arabian Sea coasts of LowerSindh and Las Bela in Balochistan (Pakistan) |Giulio Paolucci, Due tombe tardo-arcaiche daCetona nel Museo Archeologico di Perugia |

Yuri B. Tsetlin, Main principles of ancient Pot-tery Decoration | Alla Kushnir-Stein, Inscribedlead weights of Roman Raphia | Binnur Gür-ler, A few Hellenistic and Roman Vessels fromthe Kaystros Valley (Çamlica, Ovakent-Öde-mis) | Chiara Baratto, Le tabernae nei fora del-le città romane tra l’età repubblicana e il perio-do imperiale | Raffaella Bortolin, Il dio leonto-cefalo dei Misteri Mitriaci | Daniela Cottica,Pavimenti in opus sectile dall’Insula 104 aHierapolis di Frigia | Carmelo C. Malacrino,L’approvvigionamento idrico di Nicopoli e l’ac-quedotto presso Haghios Georghios. Una nuovaattestazione di Opus reticulatum in Grecia |Vanessa Gagliardi, Le lucerne africane in Ca-labria: circolazione e distribuzione attraverso ilrepertorio dei motivi decorativi | AlessandraCianciosi, L’insediamento post-antico nel terri-torio del comune di Formigine | Tecnologianell’Antichità n. 23: Michela Spataro, Potteryproduction in the Thar Desert (Sindh, Paki-stan): three case-studies (Hindwari, Pir Cheboand Hingorja) | Recensioni e segnalazioni bi-bliografiche | Ricordo di Anna Sadurska | Elen-co dei libri ricevuti | Tavole.

a. XXIX, 2005Corneliu Beldiman, Aux origines des manife-stations symboliques dans l’Europe de sud-est:art mobilier au Paléolithique supérieur en Ro-manie | Bruna Nardelli, Intagli ellenistici delMuseo Archeologico di Venezia | Gustavo Tra-versari, Piccolo torso maschile trovato a Kemer-hisar, l’antica Tyana di Cappadocia | AsherOvadiah, Wall paintings of the Herodian Pe-riod. Circulation and Meaning | EmanuelaMurgia, La cultura artistica a Verona: le testi-monianze pittoriche di alcune domus | Fran-cesca Fornasier, Tipologie pavimentali di Alti-no romana | Yehudit Turnheim, Architectureand Architectural Ornamentation in Beth-She’arim | Carmelo Malacrino, Il teatro roma-no di Scolacium. Contributo per una rilettu-ra architettonica e topografica | GiandomenicaDe Tommaso, Il canto del gallo: nota sulla cop-pa di vetro inciso dalla villa di Desenzano | Tecnologia dell’Antichità n. 24: Daniele Maras,ÉÄEgracen vs. ÉEpoiÄhsen nelle firme di Euphro-nios: rapporti di prestigio tra le arti del pittore edel vasaio | Ricerche d’archivio e materiali ar-cheologici: Giulio Paolucci, Ricomposizionedi una tomba con vasi di bucchero da Chiusi |Recensioni e segnalazioni bibliografiche | Elen-co dei libri ricevuti | Tavole.

a. XXX, 2006Dmytro Kiosak, Blank Selection Strategies inthe Mesolithic of southwestern Ukraine | IlariaCaloi, The Quarter to the West of the West Co-urt at Phaistos: a Revision of Levi’s Excavation |Martino Gottardo, La collezione egizia del mu-seo provinciale di Torcello | Ergün Lafti - Mau-rizio Buora, Fibule antiche dalla Cilicia costie-ra | Adriano Maggiani, Vita effimera di unmostro etrusco | Alessandro Sanavia, Eracle in

Marco Ricci, Paesaggio con strada sul colle, part. fine sec. XVIIVarsavia, Muzeum Narodowe

Marco Ricci, Paesaggio con torrente, monaci ed altre figure, part., 1720 caVenezia, Gallerie dell’Accademia

Page 74: nb 56 - Il Poligrafo casa editrice · 34 P. Vescovo, Il villano in scena. Altri saggi su Ruzante Alice Briscese 35 Ruzante sulle scene del ’900, a cura di S. Brunetti e M. Maino

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absentia. Una kylix attica con il ratto di Deia-nira dal Foro di Pompei | Antonio Corso, Ob-servations about a New Book on Praxiteles |Flavia Morandini, Una testimonianza del cul-to mitriaco a Colle Arsiccio di Magione (PG) |Paolo Bonini, Riflessi di romanità in Grecia: leabitazioni e l’arte del giardino | AlessandraForti, Plant Remains from the Excavation atthe Late Roman villae rusticae of Burgwein-ting, Bavaria, Germany | Elena Pettenò, Del“prezioso vetro” raffigurante Daniel de laculeonum: considerazioni sulla coppa vitrea delMuseo Nazionale Concordiese di Portogruaro |Ilaria Turetta, Alle origini del piedistallo cilin-drico decorato nell’architettuta veneziana delprimo Rinascimento | Tecnologia dell’Antichi-tà n. 25: Fabrizio Antonelli, Sulla presenza dipietre e marmi colorati di tradizione romananell’isola di Cipro: note preliminari | Recensio-ni e segnalazioni bibliografiche | Elenco dei libriricevuti | Tavole.

Storiadentro nuova serierivista di studi storici

direttore: Luciano Caniatocondirettori: Pier Carlo Begotti, Giuliano Gallettiredazione: Lina Baldissin Sonego, Giuseppe Paluganeditore: Comune di Conegliano, con il contributo della Regione Veneto

n.1, 2002Conegliano e il Coneglianese nel XVI secolo.Parte primaPresentazione | Luciano Caniato, Hunglim tragli ulivi | Giuliano Galletti, I Salatin di Cordi-gnano: sei generazioni di proprietari, pievani enotai nel ’500 | Mauro Pitteri, Il paesaggioagrario coneglianese del primo ’500 e le opere diG.B. Cima da Conegliano | Renato Ponzin, Di alcuni monumenti sul Monastero di SanPolo in Conegliano (1501-1509) | Renato Pon-zin, Contratti dotali nel Distretto di Conegliano(1500-1527) | Giuliano Galletti, Gli atti delProcesso agli eretici coneglianesi (1549) | PierCarlo Begotti, Nel Campardo vicino a Cuniano.Echi coneglianesi e d’altri luoghi in culti agrarifriulani del XVI secolo | Cristina Ziani, Pelle-grini per protesta: l’arrabbiata devozione deiConeglianesi tra il 1575 e il 1581 | Indici.

n. 2, 2003Il Convento di San Francesco di Conegliano.Vita spirituale e materiale. Secoli XIII-XX

Presentazione | Pier Carlo Begotti, Le comuni-tà del sacro. Monasteri e conventi nella storiadella Conegliano “ancien régime” | GiovannaBaldissin Molli, Frati coneglianesi, studenti,scuole e sfondi culturali nella Conegliano del

tardo Trecento | Giuliano Galletti, Nel Con-vento durante i secoli: alcune liste di religiosi vis-suti (o passati) a Conegliano | Mauro Pitteri,Le proprietà del Convento di San Francesco diConegliano (secoli XV-XVIII) | Giuliano Gallet-ti, Il Convento di San Francesco a Conegliano:tre profili biografici di religiosi | Antonio Soli-gon, Alcune considerazioni sulla pala di F. Bec-caruzzi per l’Altar Maggiore di San Francescodi Conegliano | Mariuccia Baldissin, France-sco Beccaruzzi e i Santi Minori della Pala del-l’Altar Maggiore di San Francesco di Coneglia-no | Marisa Zanussi, La Scuola dell’Immaco-lata Concezione di Conegliano: carità, arte e af-fari | Giuliano Galletti, Vita materiale nelConvento di San Francesco tra Cinque e Sei-cento | Luciano Caniato, Se un giorno di di-cembre un Generale. La visita di Padre CarloGiacomo Romilli al Convento di San Francescodi Conegliano (7-26 dicembre 1720) | LucianoCaniato, Il Casino Gentili e San FrancescoNuovo. Incroci di storie parallele (1758-1764) |Orietta Lanzarini, Il Convento di San France-sco a Conegliano dall’alienazione napoleonicaagli anni Settanta del XX secolo | Indici.

n. 3, 2004Foto di famiglia con città. Conegliano e il suoterritorio (1872-1954). Catalogo della mostraPresentazione del Sindaco | Presentazione del-l’Assessore alla Cultura | Tra storia e fotogra-fia. La città per sfondo: Luciano Caniato, Peruna storia di Conegliano dal 1797 al 1954 | Lastoria in nuleri: Giuliano Galletti, Statistichedemografiche famigliari (Otto-Novecento) | Foto-grafia come documento: Pier Carlo Begotti,L’immagine e la storia | Fermare il tempo, co-struire la memoria: Roberto Ros, Canovaccioper una storia di fotografi e fotografie nel Trevi-giano | Artigiani o artisti?: Laura Armellin,Appunti per una storia dei fotografi Da Rios aConegliano | La storia in album: GiuseppePalugan, Note e pensieri di un collezionista |Tra fotografia e racconto. Vero e verisimile:Ernesto Brunetta, Volti di donne | Memoria difamiglia: Giuliano Galletti, Fotografie raccon-tate | Introduzione alla mostra. Foto di fami-glia con città. Conegliano e il suo territorio(1872-1954) | Luciano Caniato, Testi di pre-sentazione.

n. 4, 2006Conegliano e il Coneglianese nel XVI secolo.Parte secondaPresentazione | Luciano Caniato, Fortune dipietra e carta: le alterne vicende di Bernardino eGiacomo da Parma | Luigi Floriani, Gli annidi Cambrai a Conegliano (1509-1516): l’inva-sione degli eserciti stranieri nel triennio 1509-1511 ed i ribelli alla Serenissima Repubblica |Antonio Soligon, Una guerra tra santi: proble-mi di presenze e identità nel polittico di SanFior di G.B. Cima da Conegliano | FrancescaPiovan, Popolo e nobiltà: sistemi vestimentarifemminili a confronto nella Conegliano del

rivisteria veneta

in questa pagina

Marco Ricci, Paesaggio con cavalli che s’abbeverano, part., 1720Venezia, Gallerie dell’Accademia

Giovan Battista Cimaroli, Paesaggio arcadico, part., secc. XVII-XVIIIVenezia, Collezione Cini

nella pagina di destra

Giovan Battista Cimaroli, Paesaggio arcadico, part., secc. XVII-XVIIIVenezia, Collezione Cini

Marco Ricci, Paesaggio con una donna ed un bimbo nei pressi di un fiume, part., primo quarto sec. XVIIIWindsor Castle, Royal Collections

Page 75: nb 56 - Il Poligrafo casa editrice · 34 P. Vescovo, Il villano in scena. Altri saggi su Ruzante Alice Briscese 35 Ruzante sulle scene del ’900, a cura di S. Brunetti e M. Maino

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rivisteria veneta

XVI secolo | Giuseppe Palugan, Marco Mon-talbano: un nobile coneglianese tra letteratura,famiglia e sospetti di eresia | Giuliano Galletti,Vini di clausura: la cantina del monastero diSanta Maria Mater Domini a Conegliano nel-la seconda metà del Cinquecento | Daniela Fol-tran, Notabili in rima: un poemetto in terzinesull’élite coneglianese di fine Cinquecento.

Studi e ricerche

direttore responsabile: Elisabetta Carlotticomitato di redazione: Claudio Beschin, Matteo Boscardin, Annachiara Bruttomesso,Viviana Frisonecomitato scientifico: Giuseppe Busnardo, Armando De Guio, Giampaolo De Vecchi,Alessandro Garassino, Paolo Mietto, Erminio Piva, Benedetto Salaeditore: Comune di Montecchio Maggiore -Museo Civico “G. Zannato” - AssociazioneAmici del Museo Zannatosede della redazione: Comune di Montecchio -Museo Civico “G. Zannato” - piazza Marconi, 15 - 36075 Montecchio Maggiore (VI) - tel./fax 0444/492565e-mail: [email protected]

vol. 13, 2006Andrea Cecchi, L’eredità del maestro GiovanniBrunello | Luciano Chilese, Festa grande | Ro-berto Ghiotto, Uno sforzo condiviso, un risul-tato di tutti | Claudio Beschin - Antonio DeAngeli, Il genere Paleocarpilius A. Milne Ed-wards, 1862 (Decapoda, Brachyura, Carpilii-dae) nel Terziario del vicentino (Italia setten-trionale) | Antonio De Angeli - Claudio Be-schin, Stomatopodi terziari nel Veneto (Italiasettentrionale) | Antonio Zordan - Matteo Bo-scardin, Aggiornamenti di mineralogia nel Vi-centino. Determinazioni 2006 | Anna Carraro -Dario Visonà - Silvia Bettin - Matteo Boscar-din, Noduli ultramafici e megacristalli nellelave basaltiche di Salcedo (Marosticano, Vicen-za) | Silvia Ferrari - Stefano Bertola, Industrielitiche dal territorio di Montecchio Maggiore(Vicenza) | Erminio Piva, Indagini faunistichenei Covoli dei Castelli (Montecchio Maggiore,Monti Lessini vicentini) | Segnalazioni biblio-grafiche | Attività dell’associazione, anno 2006.

vol. 14, 2007Roberto Ghiotto - Annachiara Bruttomesso -Luciano Chilese - Viviana Frisone, Il riallesti-mento del Museo di Archeologia e Scienze Na-turali “G. Zannato” | Claudio Beschin - Anto-nio De Angeli - Andrea Cecchi, Crostacei del-l’Eocene inferiore di Cava “Rossi” di Monte diMalo (Vicenza - Italia settentrionale) | Anto-nio De Angeli - Claudio Beschin, I crostacei

Notopodinae (Brachyura, Raninidae) del Ter-ziario del Vicentino (Italia settentrionale) |Paolo Monaco - Jesus E. Caracuel, Il valorestratinomico delle tracce fossili negli strati even-to (event bed) del registro geologico: esempi si-gnificativi da Italia e Spagna | Sante Ghizzoni -Guido Mazzoleni - Matteo Boscardin - Vivia-na Frisone, Le zeoliti delle Isole Føroyar | Gui-do Mazzoleni, Il vulcanismo delle Isole Føro-yar | Anna Carraro - Dario Visonà - Paolo Ni-mis - Matteo Boscardin, I granati delle Fossedi Novale (Vicenza) | Giuseppe Busnardo,Un piccolo erbario di Pio Bolzon (1867-1940)conservato al Museo civico di Asolo (TV) | Vivia-na Frisone, 3rd Symposium on Mesozoic andCenozoic Decapod Crustaceans e visita del prof.Rodney Feldmann al Museo di Montecchio |Andrea Cecchi, In ricordo di un naturalista:Isidoro Antonio Rossi | Segnalazioni bibliografi-che | Attività dell’Associazione, anno 2007.

Studi Storici Luigi Simeoni

direttore: Giorgio Borellicomitato scientifico: Francesco Barbarani, Carlo Marco Belfanti, Giuliana Biagioli, Giorgio Borelli, Michele Cassandro, Andrea Castagnetti, Tommaso Fanfani, Bernardino Farolfi, Laurence Fontaine, Angela Girelli, Alberto Grohmann, Alberto Guenzi, Giuseppe Gullino, Pier Luigi Laita, Miguel Angel Ladero Quesada, Paola Lanaro Sartori, Gian Paolo Marchini, Paola Massa Piergiovanni, Giuliana Mazzi, Angelo Moioli, Giampiero Nigro, Achille Olivieri, Alessandro Pastore, Paolo Pecorari, Maurizio Pegrari, Hans Pohl,Paolo Preto, Enrico Stumpo, Mario Taccolini, Giovanni Vigo, Gloria Vivenza, Giovanni Zalinsegreteria di redazione: Renzo Nardinperiodicità: annualeeditore: Istituto per gli Studi Storici Veronesi, Veronasede della redazione: c/o Istituto per gli Studi Storici Veronesi - via Leoncino, 6 - C.P. 180 - 37100 Verona

vol. LVI, 2006Saggi: Andrea Castagnetti, Il conte Anselmo I:l’invenzione di un conte carolingio | Miguel-Angel Ladero Quesada, Ciudades y poblamien-to en la Corona de Castilla (siglos XI-XVIII) | Mi-chele Cassandro, Istruzione tecnica e culturaumanistica. Per una psicologia del mercante traMedioevo e prima età moderna | Achille Oli-vieri, Mercanti e “scrittoi” in Marino Berengo.Letture e metodologie | Edoardo Demo, Gli af-fari mercantili di dimensione internazionale didue nobili della Terraferma veneta del secondoCinquecento: Alessandro Guagnini e Vicenzo

Page 76: nb 56 - Il Poligrafo casa editrice · 34 P. Vescovo, Il villano in scena. Altri saggi su Ruzante Alice Briscese 35 Ruzante sulle scene del ’900, a cura di S. Brunetti e M. Maino

76 notiziariobibliografico56

Scroffa | Omar Mazzotti, Sulle fonti per lo stu-dio del paesaggio agrario in età moderna: esti-mi, catasti e cabrei | Valeria Chilese, La retedei mercanti della Repubblica veneta nell’Euro-pa dell’età moderna. Il caso di Verona e di al-cune città della Terraferma veneta nel Seicento |Martina Frank, Strategie residenziali nella Ve-nezia seicentesca: Baldassarre Longhena a Pa-lazzo Gradenigo in Rio Marin e nel giardinodei vicini | Francesco Barbarani, Bovini e con-sumi di carne nelle Riduzioni del Paraguay traSei e Settecento (Parte seconda) | GermanoMaifreda, Culture popolari e culture delloscambio in età preindustriale: idee per una ri-cerca | Gloria Vivenza, Tra antropologia e filo-sofia: l’origine della moneta in Grecia secondoR. Seaford | Maria Luisa Ferrari, Una fonte perla storia economica e demografica del secondoSettecento: le Anagrafi venete. Riflessioni e noted’archivio | Donatella Strangio, “Facilitare algoverno il mezzo di conoscere e di soddisfare iveri bisogni del commercio e delle arti”. La disci-plina della Borsa di Roma nella prima metà delXIX secolo | Andrea Ferrarese, Il dibattito parla-mentare sull’abolizione delle decime nell’Italia li-berale (1862-1887) | Alberto Castaldini, Il car-teggio (1956-1981) tra lo storico dell’economiaC.M. Cipolla e Ottorino Murari | FrancescaFauri, Dall’anarchia al controllo: la politicaeconomica dello Stato italiano dalla crisi del1973 a Maastricht | Direzioni di ricerca: Gior-gio Borelli, Un paradigma storiografico | Archi-vio Minore: Gianni Peretti, Prime indagini suNicolò de’ Medici (1425 circa-1511) | Paolo Gal-lina, Pietro Lugato (1470-1550?) notaio e archi-tetto asolano | Lavinia Parziale, “Discorso so-pra le provisioni necessarie per vietare i sfrosi”.Aspetti economici e istituzionali dell’Annonanella Lombardia dell’età moderna | PierpaoloBrugnoli, I de Piceis Burlandi lapicidi e mura-ri da Valsoldo e il mondo dell’edilizia veronesefra ’500 e ’600 | Francesca Pastro, I contadinie l’ospedale della Ca’ di Dio di Padova nel Sei-cento | Claudio Bargelli, Un’alchimia casearia.Le vaccherie del cenobio di S. Giovanni Evange-lista di Parma tra Sei e Settecento | CarmeloFerlito, Per un’analisi del costo della vita nellaVerona del Settecento | Linda Coppi, Esporta-zione d’oggetti d’arte: il mercato nella Firenzegranducale tra Sette e Ottocento | Schede Bi-bliografiche.

vol. LVII, 2007Saggi: Andrea Castagnetti, Locopositi, gastal-di e visconti a Milano in età carolingia | Fede-rico Bauce, Un caso di pluriattività economicain un centro minore dell’Italia settentrionale delQuattrocento | Davide Santarelli, Eresia, Rifor-ma e Inquisizione nella Repubblica di Veneziadel Cinquecento | Andrea Ferrarese, Una “eco-nomia d’acqua” nella Terraferma veneta. Pro-prietà fondiaria, forme di conduzione ed episodidi bonifica a Roverchiara tra ’400 e ’500 (Par-te prima) | Emanuele C. Colombo, Alla ricer-ca del mercato. Mercati rurali del Lodigiano e

del Cremonese nel Seicento | Maurizio Roma-no, Il Regio Ducal Magistrato Camerale e la“provincia di boschi e miniere”: la riforma dellasiderurgia dello Stato di Milano sul finire del-l’Ancien Régime (Parte Prima) | Maurizio Pe-grari, Le ricchezze della Chiesa, la Chiesa dellericchezze. Economia e ordini regolari nella Re-pubblica di Venezia alla fine del Settecento |Ugo Pavan Della Torre, Weber e Troeltsch: unconfronto sull’apporto dell’irrazionale | AchilleOlivieri, Delio Cantimori e Marino Berengo:sulla concettualizzazione delle eresie | Massi-mo Fornasari, Il “fund raising” degli istituti as-sistenziali in Italia tra unificazione e anni Cin-quanta del Novecento | Roberta Rio, Capitali erisorse idriche agli inizi del ’900 in Valle d’Ao-sta | Direzioni di ricerca: Giorgio Borelli, Ancora sulla presunta decadenza italiana nel Sei-Settecento | In margine: Andrea Ferrare-se, Le sfaccettate eredità del Rinascimento: nuo-vi approcci storiografici e indirizzi di ricerca |Archivio minore: Giulio Zavatta, Nuovi docu-menti riguardanti la posizione e la costruzionedella villa palladiana della Miega | PierpaoloBrugnoli, Nuovi documenti sui restauri del1588 all’anfiteatro di Verona e sui lapicidi iviimpegnati | Ettore Curi, Clavio e l’eclisse fatale(1700) | Silvio Pozzani, Un ufficiale scrittorenella Verona di fine Ottocento: Giovani Ruffoni |Schede bibliografiche.

Studi Veneziani

a cura dell’“Istituto di Storia della Società e dello Stato Veneziano” e dell’“Istituto Venezia e l’Oriente” della Fondazione Giorgio Cini onlusdirettore responsabile: Gilberto Pizzamigliodirettore scientifico: Gino Benzoniperiodicità: semestraleeditore: Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali - Pisa-Romasede della redazione: c/o Fondazione Giorgio Cini - Isola di San Giorgio Maggiore - 30125 Venezia - tel. 041/5289900

n.s., LI, 2006Scritti sull’infanziaPresentazione | Marc Fumaroli, L’invention del’enfance chez Rousseau et Chateaubriand |Gino Benzoni, A proposito d’infanzia: guar-dando un po’ all’indietro | Gianfranco Ravasi,Il vangelo di un bambino | Giovanni B. Sgrit-ta, Mitologie d’infanzia | Cléopâtre Montan-don, Les pratiques éducatives parentales et lepoint de vue des enfantes | Egle Becchi, Bambi-ni illustrati e il loro pubblico | Jens Qvortrup,Il lavoro dei bambini | Cinzia Conti, Bambininella metropoli: la città straniera e la città deglistranieri | Studi: Jean-Claude Hocquet, Le cré-dit dans l’economie du sel à Venise à la fin du

Moyen age: crédit à la consommation, investis-sement et crédit public | Alberto Spinazzi, Liber-tà di culto e architettura nella Scuola Grande diS. Giovanni Evangelista: scontro fra poteri aVenezia alla fine del Quattrocento | Emma-nuelle Pujeau, La Préveza (1538) entre idéolo-gie et histoire | Aldo Stella, Lepanto nella storiae nella storiografia alla luce di nuovi documen-ti | Dorit Raines, Strategie d’ascesa sociale egiochi di potere a Venezia nel Seicento: le ag-gregazioni alla nobiltà | Thomas Freller, Thefall of Candia and the ‘Padre Ottomano’. Factsand fiction | Note e documenti: Paolo Zecchin,Un presunto privilegio dei vetrai muranesi |Luigi Griva, La fraglia degli intagliatori e la co-struzione di navi lusorie nel primo Settecento aVenezia | Virgilio Giormani, I collegi dei me-dici fisici e dei medici chirurghi a Venezia nelSettecento | Elena Granuzzo, Gaetano Pinati aVenezia (1805-1815): alcune puntualizzazionisul suo progetto di Palazzo Reale in Piazza S. Marco | Recensioni.

n.s., LII, 2006Il meridione per Gaetano CozziAurelio Cernigliaro, Per Gaetano Cozzi | Au-relio Cernigliaro, Civitas et insula de Yscla.Un centro marinaro tra Aragonesi e Asburgo |Marianna Pignata, “Da terra fortificata a cam-po di grano”. Ridefinizione territoriale ed iden-tità cittadina | Gianfranco Stanco, Magnificacittà di Ariano: dal castrum alla fiera. Forzecentripete e tendenze centrifughe, elementi diformazione e linee di sviluppo della città diAriano Irpino | Enzo Navazio, Melfi da caputApuliae a ‘gioiello’ dei Doria | Ileana del Ba-gno, Vivere in città. Nobili napoletani e proces-si di naturalizzazione tra Cinque e Seicento |Marco Nicola Miletti, Artisti della misura. I ta-volari nella Napoli d’età moderna | FrancescoEriberto D’Ippolito, Disincagliare l’economiaper “governare la nazione” | Studi: GherardoOrtalli, Cultura, scuole, università in Veneziatra Medioevo e Rinascimento | Gino Benzoni,Il rustico maledetto: qualche appunto di corsa |Barbara Boccazzi Mazza, Gli infiniti nomi diDio: la decorazione dello ‘studiolo’ Grimani aFratta Polesine | Fabiana Veronese, ‘L’orroredel sacrilegio’. Abusi di sacramenti, pratichemagiche e condanne a morte a Venezia nel pri-mo ventennio del Settecento | Dino Bressan,Alla vigilia del crollo. Il riformismo venezianodella seconda metà del Settecento | BarbaraBoccazzi Mazza, Tra Rivoluzione e Restaura-zione: i luoghi per la società civile | Note e do-cumenti: Lucia Collavo, Venezia 1444: la cro-ciata dei fanciulli. La pala della chiesa di S. Pantalon e l’iconografia dei putti della Pas-sione tra devozione, teologia e storia | Kostas G. Tsiknakis, Provvedimenti contro la circola-zione di libri ebraici nel XVI sec. Il rogo del Tal-mud nei territori greci sotto dominio venezianonel 1554 | Daniele Santarelli, Chiesa e Statonelle relazioni tra la repubblica di Venezia e laSanta Sede negli anni del papato di Carlo IV

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rivisteria veneta

Carafa (1555-1559) | Maria Teresa PasqualiniCanato, Una terra di confine: il Polesine du-rante l’interdetto | Carla Boccato, Contrattimatrimoniali ebraici del XVII sec. negli archividi magistrature veneziane | Diego Lucci, Ebrai-smo e grecità nell’Italia tardomoderna. Studiosul Saggio sugli Ebrei e sui Greci di GiuseppeCompagnoni.

Terra d’Esterivista di storia e cultura

direzione: Francesco Selmindirettore responsabile: Giovanni Cappellarisegreteria di redazione: Mario Vencocomitato di redazione: Giovanna Cappelletto,Luigi Contegiacomo, Lorena Favaretto, Felice Gambarin, Claudio Grandis, Tiziano Merlin, Claudio Povolo, Luigi Urettini, Mauro Vigatoperiodicità: semestraleeditore: Gabinetto di Lettura - Este (PD)sede della redazione: c/o Gabinetto di Lettura di Este - piazza Maggiore, 12 - 35042 Este ( PD) - tel. 0429/2301 - fax 0429/610483e-mail: [email protected]

a. XVI, n. 31, gennaio-giugno 2006Studi e ricerche: Silvana Collodo, Ricerche su-gli assetti territoriali dei Colli Euganei nel me-dioevo | Daniele Ceschin, “Una nuova e piùrussa Siberia”. Gli internati socialisti e anar-chici nella Grande Guerra | Luigi Urettini, Lascoperta dei “sentimenti”. Giovanni Comisso in“Primato” | Raffaello Vergani, Fonti e proble-mi di storia delle cave nel Veneto | Simone Gu-seo, Il mito dei Grimani nella villa di FrattaPolesine. Suggestioni esoteriche per una rilettu-ra dei soggetti pittorici ermetici | Biografie: Be-niamino Bettio, Bepe Badèle, Vita e pensiero diun bracciante-folosofo | Schede di archeologia:Anna Bondini, L’eleganza dei Veneti antichi alMuseo Nazionale Atestino.

a. XVI, n. 32, luglio-dicembre 2006Studi e ricerche: Valentino Zaghi, “Adesoche se canta Giovinesa”. Culture e identità antagonistiche nel Polesine sotto il fascismo | Tiziano Merlin, Luci ed ombre di una storiapartigiana della Bassa. Fabio Bellini commissa-rio politico del Battaglione garibaldino Falco |Vittorio Tomasin, Caduti polesani nella guerradi Spagna (1936-1939) | Gianni Buganza, Lascienza strumento dell’interesse. Avvocatura, me-dicina e produzione di certezza nella Padovagiudiziaria del secondo Settecento | Prime boz-ze: Francesco Selmin, Le origini della Demo-crazia Cristiana nell’Estense. I sopralluoghi delmaggio-giugno 1945 nei paesi del mandamentoe la genesi dell’organizzazione | Liviana Gaz-

zetta, L’“Ape”. Un'esperienza femminista adEste nel primo Novecento | Luigi Urettini, Pagi-ne metafisiche di Filippo De Pisis | Convegni:“Camminare. Storia e cultura dell’andare apiedi” | Santo Peli, In cammino con Aldo | Se-gnalazioni.

a. XVII, n. 33, gennaio-giugno 2007Studi e ricerche: Luigi Urettini, Giovanni Co-misso giornalista nella Repubblica Sociale | Pie-rantonio Gios, Alle origini della scelta resisten-ziale di Lanfranco Zancan | Tiziano Merlin,Storia di una formazione partigiana “inesisten-te”: il Battaglione Aquila di Monselice | MauroVigato, Un nuovo approccio ad estimi e catastidi età moderna: l’esempio dell’antico comunecensuario di Salvarosa (Castelfranco Veneto) |Michele Simonetto, Itinerari storiografici delNovecento: Roberto Cessi e il problema delle ori-gini del Risorgimento | Discussioni: TizianoMerlin, Note sul caso Freccia | Egidio Ceccato,Freccia, una morte sempre più sospetta | Tesi dilaurea: Irene Mazzetti, Un “festival senzadivi”. Il Premio dei Colli per l’inchiesta filmata(1960-1971) | Convegni: Francesco Selmin,Eutanasia di un teatro. Per una storia del Tea-tro Sociale di Este nel Novecento | Segnalazioni.

a. XVII, n. 34, luglio-dicembre 2007Studi e ricerche: Francesco Selmin, La forzadi un mito. Garibaldi a Este e nella Bassa pa-dovana | Luigi Urettini, L'invenzione del ne-mico. L'antisemitismo nella stampa trevigianadal clerico-integralismo alla Repubblica sociale |Valentino Zaghi, Una provincia all’estero. L’e-migrazione politica in Polesine durante il fasci-smo | Vittorio Tomasin, Vincenzo De Lazzer,un veneto fucilato in URSS | Gianni Buganza,Le osterie della morte. La notte, il vino, l’uccide-re nelle campagne padovane del secondo sette-cento | Discussioni: Pierluigi Giovannucci,Guerra e Resistenza negli scritti dei parroci pa-dovani | Michele Simonetto, Frontiere, limiti,futuro della ragione | Segnalazioni.

Veneticarivista di storia contemporanea

direttore: Mario Isnenghidirettore responsabile: Ferruccio Vendraminiredazione: Renato Camurri, Alessandro Casellato, Laura Cerasi, Marco Fincardi, Amerigo Manessoconsulenti scientifici: Piero Brunello, Ilvo Diamanti, Emilio Franzina, Silvio Lanaro, Luisa Mangoni, Rolf Petri, Gianni Riccamboni, Giorgio Roverato, Livio Vanzettoperiodicità: semestraleeditore: Istresco, Treviso - Cierre Edizioni via Ciro Ferrari, 5 - 37060

Marco Ricci, Marina, part., fine sec. XVII - inizio sec. XVIIIMilano, collezione Pier Luigi Corvi Mora

Francesco Guardi, L’isola della Madonnetta, part., 1785-1790Cambridge, Fogg Art Museum

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Caselle di Sommacampagna (VR) - tel. 045/8581572 - fax 045/8589883redazione: c/o Istresco - via sant’Ambrogio di Fiera, 60 - Treviso - tel./fax 0422/410928e-mail: [email protected]: www.istresco.org

XX, terza serie, n. 13, 2006Cent’anni di sindacato nel Veneto. Lavoro, lotta,organizzazione, a cura di Laura CerasiLaura Cerasi, Cent’anni di sindacato nel Vene-to | Saggi: Giovanni Sbordone, Un secolo e ol-tre. Il sindacato veneto dalle Camere del Lavoroalla Cgil | Denis Vidale, “Lindo! Sara ’a por-ta”. Le proteste della trecciaiole marosticensi nelprimo Novecento | Alberto Trentini, Lo scio-pero “legalitario” dell’agosto 1922 nelle provincevenete | Elisabetta Novello - David Celetti, Lotte e rivendicazioni bracciantili nel Padovano(1945-1957) | Omar Favaro, Le conferenze diproduzione a Porto Marghera (1950-1953): trasindacalismo e “sapere di fabbrica” | GiovanniFavero, Il sindacato alle smalterie di Bassano(1945-1975) | Simone Selva, L’azione sindaca-le in un’economia arretrata. La Cgil nella mo-dernizzazione italiana del Novecento | Inter-venti: Elena Petrosino, Anita Mezzalira, unprofilo | Laura Cerasi, Passato e futuro di Por-to Marghera. Colloquio con Francesco Indovi-na, aprile 2006 | Mirko Romanato, L’archiviofotografico del Centro Studi Ettore Luccini | In-formazioni e notizie: Il Centenario della Cgilnel Veneto.

XX, terza serie, n. 14, 2006Notabili, sfrattati, intellettuali, cantantiSaggi: Fabrizio Borin, Comitati e associazionielettorali nella Verona liberale (1866-1877) |Tommy Pizzolato, Metamorfosi del Leone. Lanascita del Reggimento San Marco | Propostedi ricerca: Carmen Santi, Farsi la casa. Mar-ginalità sociale e autocostruzione abitativa nelVeneto rurale | Il canzoniere popolare del Ve-neto: Gualtiero Bertelli, Venezia, canzoni e po-litica, intervista di Elvis Lucchese | AmarcordVenezia ’60. Luisa Ronchino nel ricordo di Ma-rio Isnenghi, a cura di Alessandro Casellato |Archivi del tempo presente: “È uomo piutto-sto selvatico”. Lettere di Egidio Meneghetti a Piero Calamandrei (1950-1956), a cura diAlessandro Casellato | Note e discussioni:

Livio Vanzetto, Partigiani e storici. Considera-zioni su “Botta e risposta sulla morte del co-mandante Maso” | Fabio Todero, Un libro re-cente sul CLN di Pirano d’Istria | Gigetta Riz-zo, Su Tina Merlin.

XXI, terza serie, n. 15, 2007Veneto sommerso e storie riaffiorateCommiato: Mario Isnenghi - Fernando Ban-dini - Paolo Lanaro, Tre ricordi di Luigi Mene-ghello | Saggi: Giorgio Crovato, Una festa lai-ca tra Ottocento e Novecento a Venezia. La re-gata di Castello o del XX settembre | ElisabettaBenetti, Da liberale a fascista: il percorso di Al-berto De Stefani | Carlo Monaco, Uno schizzodi sangue dei vinti. Morte e trasfigurazione diun consigliere di prefettura | Storici in Regio-ne: C’era una volta la storia locale. Alcune pa-gine del diario di Camillo Pavan (1982-1986),a cura di Alessandro Casellato | Proposte diricerca: Marco Fincardi, Le “battarelle” nelTriveneto | Archivi del tempo presente: Amo-re, emigrazione, anarchia. Frammenti di letteredi Michele Schirru a Santina Pilati, a cura diFederico Bernardinello | Inchiesta: GiuseppeSorge, Il territorio veneto a 40 anni dalla allu-vione del 4 novembre 1966.

ALTRE RIVISTE SEGNALATE

Veneto Archeologicobimestrale di informazione archeologica

direttore responsabile: Adriana Martinicollaboratori: Magali Boureux, Roberto Cavallini, Bruno Crevato-Selvaggi, Livia Cesarin, Raffaella Gerola, Giorgio Mastella, Enzo De Canio, Marco Perissinotto, Ferdinando Valleperiodicità: bimestralesede della redazione: via Ca’ Magno, 49 - 35133 Padova - tel./fax 049/604526e-mail: [email protected]: www.gruppiarcheologicidelveneto.it

rivisteria veneta

Giambattista Tiepolo, Riposo durante la fuga in Egitto,part., 1767-1769 caStoccarda, Staatsgalerie

Camille Pissarro, Louvéciennes con il monte Valérien, part., 1879Berlino, Nationalgalerie

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rivisteria veneta

Marcello Fogolino, Adorazione dei Magi,

part., 1516 Vicenza, Museo Civico

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periodico della Giunta regionale del Veneto

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Giunta regionale del VenetoCentro culturale di Villa Settembrini 30171 Mestre Venezia - via Carducci 32

periodicità quadrimestralespedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padovain caso di mancato recapito restituire al mittenteif undeliverable return to Padova CMP - Italy

ISSN 1593-2869

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L’anno palladiano: un viaggio attraverso il mito.Le celebrazioni promosse in occasione del quinto centenariodella nascita di Andrea Palladio (1508-2008) Maria Teresa De Gregorio

recensioni e segnalazioni

cataloghi di mostre

l’editoria nel venetoL’eredità culturale di Andrea Palladio Soggetti rivelati. Ritratti, storie, scritture di donneIl Dizionario veneziano di Manlio Cortelazzo

rivisteria venetaStoria e archeologia

in copertinaGiovanni Bellini (Venezia 1430 - 1516),

San Gerolamo nel deserto, 1482-1485 ca, tempera su tavola,

Firenze, Galleria degli Uffizi

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