Navimagazine

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Navimagazine ANNO III - NUMERO 14 AUTUNNO 2006 IL VELAIO VOLANTE 6 LA NAUTICA SUL TERRITORIO 10 PERINI NAVI CUP 11 L’ESPERTO RACCONTA 13 IL PUZZLE METEOROLOGICO 5 IN BARCA CON... 4 LA STAMPA DA COLLEZIONE 15 LA STAMPA DA COLLEZIONE 15 IL VELAIO VOLANTE 6 LA NAUTICA SUL TERRITORIO 10 PERINI NAVI CUP 11 L’ESPERTO RACCONTA 13 IL PUZZLE METEOROLOGICO 5 IN BARCA CON... 4

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A magazine created by Claudio Maria Lerario for Aurora Assicurazione, an Unipol Group insurance company. For this magazine Aliaperte's members provided editorial strategy, graphic design, photo-reportages and many articles.

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NavimagazineA N N O I I I - N U M E R O 1 4

A U T U N N O 2 0 0 6

IL VELAIO VOLANTE 6

LA NAUTICA SUL TERRITORIO 10

PERINI NAVI CUP 11

L’ESPERTO RACCONTA 13

IL PUZZLE METEOROLOGICO 5

IN BARCA CON... 4

LA STAMPA DA COLLEZIONE 15LA STAMPA DA COLLEZIONE 15

IL VELAIO VOLANTE 6

LA NAUTICA SUL TERRITORIO 10

PERINI NAVI CUP 11

L’ESPERTO RACCONTA 13

IL PUZZLE METEOROLOGICO 5

IN BARCA CON... 4

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Il sogno

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L ’ E D I T O R I A L E

N E W S

A ciascuno il proprio sogno.

Alcuni dicono che l’estate e il mare sono ormai un ricordo lontano, ma io – che vivo a Napoli e vedo il mare tutti i giorni – non sento mai il taglio netto con l’am-biente marino. I più audaci – velisti, subacquei, pescatori – continuano ad avere un contatto diretto con l’acqua, anche in inverno e con temperature proibitive. Io mi limito a guardarlo e a godere del relax che la vista dell’orizzonte mi offre, sempre, d’estate e d’inverno, in ogni stagione.

In questo istante un pensiero va a chi ha trascorso le vacanze estive in barca, con un continuo e permanente dondolio, più evidente e fastidioso che mai. Un po’ perché le barche che sfrecciano aumentano numericamente sempre di più, un po’ per il tempo, non proprio clemente, specialmente nel mese di agosto. Anch’io c’ero. Per fortuna ho scoperto che i braccialetti che si acquistano in farmacia fun-zionano davvero, ti proteggono dal mal di mare.

E così, rollando più o meno dolcemente, ho ammirato la sfilata delle modelle del mare, loro, le barche. Da quelle a vela a quelle a motore, fino ai gommoni di proporzioni solo qualche anno fa impensabili. Le barche: uno status simbol che fa quasi parte del DNA di qualcuno, uno strumento di ostentazione per altri. Tenda-lini all’ultima moda, motoscooter sempre più tecnologici, prendisole con ragazze della porta accanto trasformate in modelle traslucide e accattivanti: questo è il vero divertimento. Osservare. Sorridere e sognare un po’.

E noi continueremo a sognare, guardando i modelli superaccessoriati esposti al Salone di Genova o quelli ormeggiati in qualche porto o ancora ci accontentere-mo di osservare, sfogliando qualche rivista, quelli immortalati dal sapiente scatto di fotografi specializzati. E, per la prossima estate, ci prepareremo, se saremo for-tunati, a fare un giro sulla barca di un amico che, magari dopo aver sognato per anni, sarà finalmente riuscito ad acquistare il suo oggetto del desiderio. In fondo, se il vero amore è il mare, la barca non è altro che il mezzo che ci consente di vi-verlo più intensamente, di conoscerlo e scoprirlo nei suoi tanti aspetti e colori. Ma forse, per cominciare, si è può essere felici anche a bordo di un un piccolo gozzo.

Cesarina [email protected]

Aurora Navimeteo

INAUGURATO IL PRIMO “SÉMAPHORE” DELLE COSTE ITALIA-NE: NAVIMETEO - TORRE MARINA CHIAVARI. La più impor-tante di queste riguarda l’avviamento del centro situato nella Torre Marina Chiavari, un osservatorio che, primo in Italia, si ispira all’attività di monitoraggio meteo costiero svolta dai sémaphores delle coste francesi, in Atlantico e nel Mediterra-neo. Basti pensare a Capo Corso, a Capo Pertusato sulle Boc-che di Bonifacio o a Cap Camarat in prossimità di St. Tropez. La Torre è un simbolo marittimo, proprio come lo sono i fari delle coste italiane e il progetto è la creazione di una rete di osservatori collegati tra loro. Con circa 800 yacht d’altura affi-liati al servizio, Navimeteo è oggi una realtà importante dello yachting cui si stanno rivolgendo alcune tra le più prestigiose unità da diporto. La presentazione, svoltasi il 12 luglio scorso ha avuto come testimonial un diportista d’eccezione: Davide Mengacci che ama definirsi “un viaggiatore innamorato del mare”. Mengacci, che naviga a bordo del Drago, ha parlato in qualità di utilizzatore del servizio Aurora Navimeteo del-l’importanza della comprensione del tempo sul mare per una navigazione sicura.

Nell’ottica di stabilire un sempre più efficiente e diversifi-cato sistema di collegamento tra gli operatori Navimeteo e i naviganti e con l’intento di rispondere in modo accurato alla domanda informativa del comprensorio nautico (Marina, Porti, Yacht Club, Circoli Nautici ed Enti locali), Navimeteo, in aggiunta al servizio telefonico personalizzato, propone oggi anche una serie di moderni servizi specifici diffusi con diver-se modalità di comunicazione e localizzati sulle diverse aree marittime di interesse.

1. BOLLETTINO NAVIMETEO GIORNALIERO. Il bollettino viene elaborato quotidianamente dagli operatori di Navimeteo e inviato per via telematica ai porti del comprensorio che aderi-scono al progetto. L’informazione, circoscritta all’area marina dell’ente che ne fa richiesta, è relativa alle condizioni meteo marine in atto e previste per la giornata stessa e con la ten-denza per quella successiva.

2. NAVIMETEO SMS. Sebbene il servizio telefonico persona-lizzato Navimeteo sia richiesto prevalentemente dalle imbar-cazioni d’altura, Navimeteo ha studiato per i diportisti un Servizio via SMS con brevi ma essenziali informazioni meteo-marine riguardanti la giornata stessa e la tendenza per quella successiva oltre a eventuali aggiornamenti relativi a situazio-ni meteomarine particolarmente critiche. Gli SMS vengono inviati alle utenze telefoniche dei clienti che, per il tramite dell’ente (Marina, Club, Circoli nautici, ecc.) sono fruitori del servizio. Mentre la sala operativa del servizio Navimeteo ope-ra quindi dalla Torre di Chiavari, il centro didattico per la me-teorologia marina, oltre a collaborare con i principali centri di formazione nautica quali Viareggio Fucina, propone i pro-pri corsi nelle sale di Palazzo Negrotto Cambiaso, affacciate sulla Baia del Silenzio a Sestri Levante.

Per ricevere maggiori informazioni sui servizi e sui corsi, tele-fonare al 0185.456128 o scrivere a: [email protected]

Anno III – n° 14 – Autunno 2006

Direttore responsabileCesarina Tavani

Hanno collaboratoAlessandro BenoniAlessandro CasarinoNicolai CiannameaBeatrice FregaAntonella GalbiatiLuciana IngrassiaClaudio Maria LerarioGianfranco MeggiorinVincenzo MelidonaMauro PaisMaurizio Rigazzi

Web: www.navimagazine.itE-mail: [email protected]

EditoreAurora Assicurazioni S.p.a.Via della Unione Europea, �/b20097 San Donato Milanese (MI)Telefono: 02 518.15.199Telefax: 02 518.15.252www.auroraassicurazioni.it

Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 284 del 06.05.200�

Immagini. Copertina, pag. 2, �, 5, 14, 15: Claudio Maria Lerario. Pag. 4: Raffaele Portinaio. Pag. 6, 8, 9: Ma-nuel Vaccari. Pag. 10: Archivio Aurora Assicurazioni. Pag. 11: Perini Navi

www.navimagazine.it

Aurora Assicurazioni, con la polizza Na-viblu, ha saputo richiamare l’interesse dei diportisti e, più in generale, del mon-do della nautica.

Nell’ottica di rendere sempre più effi-ciente la comunicazione con gli appas-sionati di mare, prendendo spunto dalla realizzazione del periodico trimestrale Navimagazine, si è arrivati alla creazio-ne di un sito internet dedicato.

Il sito, oltre a proporre le informazioni sui servizi assicurativi per chi naviga, permette di scaricare in formato pdf tutti i numeri della rivista Navimagazine con una serie di schede tematiche con contenuti utili, raccomandazioni e consi-gli per una navigazione più consapevole e sicura.

Il sito, oltre ad offrire ai navigatori del web un nuovo strumento di dialogo e di richiesta di informazioni, intende svi-luppare, in collegamento con i principali musei marittimi, una sezione dedicata alla cultura marinara. Il percorso è inizia-to con una serie di stampe da collezione che presentano le imbarcazioni e gli uo-mini di mare che hanno fatto la storia della navigazione.

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L E N T E D ’ I N G R A N D I M E N T O

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I L M E T E O

Come accade da alcuni anni, anche questa stagione esti-va ha assunto, dal punto di vista meteorologico, un carattere per certi versi inconsueto. Ci si aspetta il caratteristico promontorio di alta pressione, ovvero l’estensione dall’Anticiclo-ne delle Azzorre verso il Mediterraneo ed invece le situazioni appaiono deci-samente più complesse e talvolta più difficili da in-terpretare. Il Mediterraneo sembra ogni volta contrad-dire i dati statistici che lo vorrebbero particolarmen-te mite in estate.

In effetti, mentre il mese di luglio è scivolato via con condizioni debolmente an-ticicloniche e qualche epi-sodio temporalesco, il mese di agosto ha proposto un regime di Mistral intermit-tente accompagnato da ripetuti fronti. I fronti non sono altro che l’espressione visibile dell’aria, di un ven-to di temperatura diversa, direi per esemplificare che le nubi sono il “vestito del vento”. Dense e tempora-lesche se i venti sono più freddi, grigie e stratificate se si tratta di un vento più caldo, ogni volta che vi è l’incursione di aria più fred-da sulla superficie calda. Anche l’Adriatico, seppur protetto a ovest dall’Ap-pennino, ha subito ad ago-sto frequenti cambiamenti meteo con temporali e raf-fiche di vento.

Il Mediterraneo, durante il mese di agosto, e a dif-ferenza dei più miti mesi di luglio e inizio settembre, nello svolgimento del servi-zio Navimeteo ci è apparso un intricato puzzle com-posto da piccoli tasselli di

colore diverso, ognuno dei quali rappresentava una diversa situazione meteo. A poche decine di miglia di distanza da un punto al-l’altro abbiamo osservato spesso condizioni meteo-marine radicalmente diver-se, a volte contrapposte, e ciò ha richiesto ai naviganti una maggiore attenzione nella scelta delle rotte e del momento più oppor-tuno per le traversate più lunghe. In una situazione meteo di questo tipo il di-portista, per poter naviga-re in sicurezza cercando di evitare le condizioni avver-se, deve avere ben chiari tre punti fondamentali: 1. egli deve osservare diretta-mente la situazione meteo locale in relazione all’evo-luzione generale; 2. deve poter contare su informa-zioni molto aggiornate e su previsioni a breve ter-mine (6 – 12 – 18 – 24 ore) poiché quelle a medio (�6

– 48 ore) e a lungo termine (60 ore in poi) vanno intese come semplici indicazio-ni da verificare sempre; �. deve avere la disponibilità e la determinazione a cam-biare rotta e programma di navigazione.

È bene fare chiarezza sulle previsioni meteo marine: esse hanno lo scopo di in-dicare in un determinato periodo, su una data area, la direzione dei flussi domi-nanti dei venti, la loro in-tensità indicativa, l’altezza del moto ondoso, i probabi-li fenomeni meteorologici. Sono delle indicazioni che vanno verificate, costante-mente, ben sapendo che vi è anche la possibilità che le cose non vadano esatta-mente così. L’importante è che esse non si discostino

troppo dalla realtà. Dopo tanti anni dedicati alla na-vigazione meteorologica vi confesso che ci sono situa-zioni inattese, complicate, fenomeni che sfuggono ai bollettini… Il diportista vorrebbe di più, io credo che molto di più si potreb-be ancora fare, va anche sottolineato però che il ri-schio di essere sorpresi da una burrasca imprevista si è radicalmente abbassato negli ultimi 10 anni.

Il navigante deve essere attento, prudente e anche pronto all’errore della pre-visione che può talvolta so-vrastimare o sottostimare l’intensità di un fenomeno. Diffido da sempre di chi ci dice che tempo farà tra una settimana, o quanto meno non navigherei mai sulla base un’informazione generica diffusa sui tele-schermi, fatta di nuvolette e spicchi di sole. La navi-gazione meteorologica è un’indicazione sul vento e le onde in un punto speci-fico del mare, in un dato momento, lungo la nostra rotta. Da essa dipende la nostra andatura, la velocità, lo stato d’animo, il confort e soprattutto la sicurezza del mezzo e dell’equipag-gio. Anche il personal com-puter e internet non sono abbastanza, bisogna saper dedurre, capire, ragionare, osservare, decidere… Chi si aspetta una meteorologia sempre puntuale, dichiara-ta e chiara resterà inevita-bilmente deluso; il modelli matematici utilizzati dai previsori sono utili ma sba-gliano anch’essi. Il meteo-rologo, come il navigante, ha bisogno di dati, numeri, indicazioni così come i mo-delli di previsione vanno

letti con esperienza, me-todo e attenzione. Talvol-ta – addirittura – il meteo è talmente ingarbugliato da risultare sorprendente. Talvolta è difficile spiegare in un bollettino un mare caotico e un vento che va-ria costantemente in forza e direzione, come quando transita un minimo depres-sionario. Può anche succe-dere di avere tutti gli indi-catori del miglioramento, il vento che cala, le nubi che si allontanano, l’onda in diminuzione e bollettini tutti favorevoli e ritrovarsi poi, con il mare sbiancato dal soffio del vento da un improvviso temporale.

La previsione resta un au-silio, non una certezza. Il dato meteo è un prodotto assai deperibile che va ag-giornato di continuo. Un piccolo errore nella pre-visione a breve termine si amplifica e diventa gros-solano nella previsione a medio-lungo termine; ecco allora che il ragionamento va reimpostato.

Ecco il valore dell’osserva-zione, dell’esperienza, del-l’intuito di un uomo; saper cogliere quell’elemento di disturbo che da solo, ina-spettatamente, può falsare la precisione del bollettino.

Tutti si aspettavano il pas-saggio del fronte in nottata, ma il marinaio, quella sera, non si fece sorprendere dall’enorme cumulonembo all’orizzonte e anticipando il rientro si ridossò sfug-gendo il forte temporale.

Gianfranco MeggiorinResponsabile Navimeteo

Da quando e come è nata la sua passione per il mare?

Nasce nel 199� dalla passione per la velocità e gli offshore. La mia prima barca è stata un offshore di 12 metri equipag-giata con un motore di 800 CV.

Come si chiama la sua barca e quando la utilizza principal-mente?

Si chiama “Mister Ego” e la uso tutte le volte che posso.

Con chi condivide questo amore per la vita marina?

La mia famiglia insieme a un gruppo di professionisti del mare amanti di rade e navigazioni avventurose.

L’esperienza nautica più adrenalinica?

L’ho vissuta nel 1994 durante la traversata dalla Sardegna verso Civitavecchia con mare forza 6 e vento di libeccio.

La situazione più strana che le è capitata in barca?

Ancora nessuna.

Ci racconti una giornata tipo in barca.

Sveglia alle 8.00. Caffè, cornetto e giornale. Pianificazio-ne della rotta. Cambusa, pieno di gasolio e tanta voglia di mare pulito.

Quale piatto le piace cucinare o offrire in barca ai suoi amici?

Pasta al forno o bistecche ai ferri accompagnati da una buona birra.

Che musica ascolta quando è in mare?

Red Hot Chili Peppers.

Perché ha scelto proprio Aurora Assicurazioni?

Perchè il mio assicuratore è un valido professionista.

Una polizza d’assicurazione per imbarcazioni da diporto è uno strumento per...? Navigare sempre in tranquillità.

Qual è il suo sogno segreto di navigatore?

Vedere realizzati tanti altri porti turistici con posti barca offerti a prezzi più equi.

Andar per mare è una passione da condividere con parenti ed amici. Ognuno vive questa emozione in modo diverso. Cer-chiamo di vivere questa avventura attraverso l’esperienza di Raffaele Portinaio, imprenditore romano, sposato e con due fi-gli. La sua barca, Mister Ego, è assicurata dall’agenzia C.A.D. Assicurazioni s.n.c., i cui titolari sono Capitani d’Aurora 2006.

Mediterraneo: puzzle meteorologicoIn barca con...

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U O M I N I & B A R C H E

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Velocità, silenzio, leggerezza. Manuel Vaccari, velaio, è il primo italiano a navigare su un foiler moth. È un’imbarcazione stretta e leggera, capace di sollevarsi e navigare fuori dall’acqua grazie alla deriva ed al timone muniti di alettoni e flap. È una barca molto tecnologica, lunga �,40 mt e larga 2,20 con le terrazze. Lo scafo invece è molto stretto, solo �0 cm, e pesa 9 kg. Il peso complessivo di un foiler moth costruito con materiali ultraleggeri, anche se armato d’albero e vela, non supera i �0 kg. Un’invenzione straordinaria, made in Australia.

Quando naviga sollevato dall’acqua, la superficie della deriva che rimane immersa non supera le poche decine di centimetri quadrati. Per questo è capace di raggiungere quasi i 20 nodi di velocità con un vento di 9 nodi. Il foiler moth vola! I nu-merosi i video girati dagli appassionati e condivisi nei siti web dedicati a questa barca così innovativa sono molto utili per comprenderne caratteristiche, potenzialità e anche le difficoltà. Ne abbiamo parlato con Manuel Vaccari.

Manuel, raccontaci la tua prima volta.

Un amico mi segnalò un sito internet in cui era descritta quest’imbarcazio-ne straordinaria. Decisi così di andare a vedere di persona questo fenome-no capace di lanciare una vera novi-tà nel mondo della vela. E così due anni fa andai in Australia, a Perth, a conoscere John Illet inventore e co-struttore del foiler moth. Lui e i suoi amici furono molto gentili. Mi accol-sero bene e me la fecero provare. La

prima sensazione fu che si trattasse di una cosa molto difficile. Perché questa barca si muove in uno spazio tridimensionale, nel senso che ha i comandi per andare a destra e sini-stra ma anche in alto e in basso. Dun-que è una barca che funziona come un aeroplano.

Come la conduci?

Si comanda con il timone. Lo stick che si ha in mano e che spingi o tiri come

su tutte le altre barche, su questa ha anche un meccanismo che, ruotato, muove i flap sugli alettoni del timo-ne. E’ questo il comando che si attiva, quando si vuole che la barca si alzi o si abbassi dalla superficie dell’acqua.

Lo stick del timone ha dunque due comandi, destra-sinistra e su-giù.

Esatto. Il movimento della barca ver-so l’alto è dato dai flap che sono sugli alettoni del timone. Proprio come un

aeroplano. Ma il vero sostentamento al “volo” è assicu-rato dagli alettoni che si trovano al termine della pinna di deriva. La deriva va giù verticale per una profondità di circa 120 centimetri e poi si apre con due ali a destra e a sinistra, anche queste fornite di flap. Il comando di questi flap è assicurato, in quasi totale autonomia, dal “wond”, Si tratta di un’asta in carbonio sistemata a prua e che è ri-volta verso il basso. Tocca l’acqua e fa da sensore. Quando la barca galleggia ti chiede di alzarti. Quando la barca è fuori dell’acqua, la mantiene alla quota giusta.

Come funziona il wond?

Quest’asta di carbonio che tocca l’acqua è collegata ad un leveraggio a sua volta collegato ad un cavo, tipo quello dei freni di una bicicletta. Il movimento dell’asta nell’ac-qua tira o spinge questo cavo che a sua volta, passando at-traverso la deriva, fa muovere i flap. Questi funzionano in automatico allo scopo di mantenere costante la distanza scafo-acqua. Certo, secondo le condizioni, forza del vento e onde, si può adattare la sensibilità di questo sensore in modo molto semplice, solo con un elastico.

E che tipo di sensazioni hai provato quella mattina di due anni fa?

Straordinarie. Quando sono arrivato a Perth ho saputo da John Illet di altri italiani arrivati lì per provare questa barca ma che nessuno era riuscito ad andare e ritornare né a sollevarsi dall’acqua. Io invece ero molto preparato all’idea. Poi avevo condotto Laser per molti anni e vantavo una bell’esperienza alle spalle. Faccio agonismo da tantis-simo tempo e, ancora oggi, partecipo ad almeno novanta regate l’anno. Devo aggiungere anche che erano almeno 17 anni che non scuffiavo più. Quella mattina invece, sul foiler moth, ho contato non meno di �4 scuffie. Loro si divertivano a guardarmi dal molo e ridevano come matti. Però poi ce l’ho fatta.

Come si sale a bordo?

Devi rovesciarla e poi, considerato il peso di soli �0 kg, la tiri su facilmente. Ci si aggrappa alla terrazza ed alla scot-ta e si sale su. Oppure si sale sulla deriva e, mentre la bar-ca si raddrizza si monta a bordo. Certo bisogna essere un po’ gatti in quanto lo scafo vero e proprio è largo solo �0 cm, quasi una lama senza molto volume. Da ferma non ha molto galleggiamento.

Ora siamo a bordo. Cosa fa il foiler moth una volta che inizia a prendere vento, si solleva subito?

No. Se si vuole si può navigare in modo tradizionale con la barca sempre in acqua, come su di un Laser. Il momento in cui si sente la necessità di spostarsi sul bordo, di mettersi alle cinghie, allora la barca inizia ad andare veloce. Con un vento di � metri al secondo si può già agire sullo stick del timone per attivare i flap e dare il comando di sollevamen-to. Allora il timoniere sente una forte spinta verso l’alto insieme con un’immediata e fortissima accelerazione. A quel punto occorre dare l’assetto giusto alla barca. Pro-prio come si fa su di un aereo: dopo il decollo si regolano i flap per imporgli il giusto assetto di volo.

E una volta fuori dall’acqua?

Le accelerazioni sono spaventose. Ma quando la barca decolla non si sente più nessun rumore, solo un leggero sibilo. Non ci si rende più conto di essere su di una barca perché si è molto fuori dell’acqua e si ha una sensazione di pace e di tranquillità. Non è un’esperienza violenta, anzi, la sensazione è di velocità, silenzio, leggerezza.

Eppure le forze in gioco devono essere notevoli.

Certamente! La spinta verso l’alto è tale da sollevare un peso di oltre cento chili sommando timoniere, peso della barca e spinta delle vele verso il basso! Eppure le ali sulla deriva non sono più grandi di quelle di un aeromodello.

Come si svolge la virata?

A quella velocità il timone ha una sensibilità incredibile. Ogni movimento anche di pochi millimetri ha molto effetto sulla barca. Poi lo scafo è così leggero che manca totalmen-te d’inerzia. Se si vira di prua ritorna per un attimo a gal-leggiare per poi decollare nuovamente sul nuovo bordo. La strambata invece si fa in velocità restando fuori dell’acqua.

Le andature funzionano come per i catamarani?

Date le alte velocità il vento apparente è sempre di prua e quindi si va sempre di bolina. Si lavora molto con il timone e con la scotta che è diretta e che serve anche per tenerti in equilibrio.

E sotto raffica?

Più si è veloci, meno si sente. Al doppio della velocità del vento la raffica si sente pochissimo.

Di quali velocità stiamo parlando?

Con 8 nodi di vento ho raggiunto i 19,8 nodi. In pratica poco oltre il doppio della velocità del vento. E’ per questo che credo molto al futuro di queste barche.

È una barca da lago o da mare?

Ormai questa barca è stata messa a punto bene. Il bello di questo meraviglioso oggetto è che, nonostante le inno-vazioni, rimane una barca a tutti gli effetti. Anche se uno dice “sembra un surf” io rispondo che non è assolutamen-te vero. E’ proprio una barca.

E se c’è onda?

Io la prima volta l’ho portata proprio con vento forte ed onda. Se un’onda tende a far saltare la barca, la sua pinna di deriva con gli alettoni e i flap l’aiuta a mantenere la quota giusta. Poi lo scafo è molto stretto e quindi entra nell’onda. In ogni modo ne risente quanto un catamara-no.

Sono necessarie doti fisiche particolari?

Se puoi portare un Laser, puoi portare un foiler moth.

Il velaio volantedi Nicolai Ciannamea

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Qual è la storia di questa barca, a quali disegni s’ispira?

Il moth come classe è nata nel 1926. E’ una classe a re-strizione. In pratica si sono limitati a dare una misura di scafo, una lunghezza massima e una superficie velica. E l’evoluzione è andata avanti fin quando, negli anni 70, è nato il moth Europa, la famosa classe olimpica. Molti autocostruttori hanno continuato a sperimentare nuovi materiali di costruzione per raggiungere il massimo del-la leggerezza, per farle planare. Poiché non c’era nelle specifiche di classe un peso limitatore, l’uso di materiali compositi ha reso possibile la nascita di barche sempre più leggere e strette. Per planare una barca pesante deve essere larga. Invece una barca leggera può essere stret-ta ottenendo uno scafo che va bene con tanto o poco vento. Poi John Illet, insieme con un amico ha pensato di farla navigare fuori dell’acqua. Nel ’99 hanno comincia-to a sperimentare vari sistemi. La loro prima barca è ora esposta al museo della marineria di Fremontle accanto alle barche australiane di coppa America. Prima avevano provato con due foiler. Poi due anni fa, dopo vari tenta-tivi, hanno scelto la soluzione di un solo foiler. Sembra-va impossibile mantenersi in equilibrio. “Se ci stanno le moto ci possiamo stare anche noi” hanno detto. Eccoci così sull’attuale foiler moth su cui oggi possiamo naviga-re e volare. Infatti, io penso che questa barca sia proprio come una moto da pista, come quella di Valentino Rossi. Va in acqua facilmente, è leggera e acquista subito velo-cità. Ci puoi fare acrobazie. E’ una moto a vela!

Quanto costa?

Costa circa 1�.000 euro. Ci sono solo due costruttori, in Australia e in Inghilterra. Sono entrambi personaggi un po’ strani. Lavorano con molta passione ma senza preoc-cuparsi molto dei tempi di produzione. Mettono molta

cura nell’esecuzione e i risultati ci mostrano oggetti fatti molto bene. Sono tecnici molto preparati che conoscono i materiali compositi. Alcuni hanno lavorato alla McLaren. Però non è gente che si ammazza di lavoro. Fanno le loro bellissime barchette, una al mese e basta.

Quanti foiler moth ci sono oggi in Italia?

Cinque in tutto. Due a Trieste e tre li ho io.

E in Europa?

Sono attive una ventina di barche, in Inghilterra, Germa-nia e ora in Italia.

A quando qualche regata?

Molti si sono autocostruite le barche comprando timoni e derive a T-foiler e stanno già regatando. L’anno scorso c’è stato un europeo organizzato dai tedeschi sul lago di Garda. Poi ci sarà un mondiale in Danimarca a cui parte-ciperò anche con la mia barca. Abbiamo costituito anche l’associazione di classe italiana, l’International Moth Class Association Italy, già riconosciuta dall’assemblea delle altre associazioni nazionali. Come Associazione italiana stiamo organizzando un mondiale a Torbole, sempre sul Garda.

E poi, visto che sei un velaio…

Mi sono fatto la vela per il mio foiler moth adattando a questa barca e alle sue caratteristiche i miei profili aero-dinamici. Utilizzo tessuti ultraleggeri. Ha una forma che piace molto, tanto che la stanno ordinando anche dal-l’estero. Una bella soddisfazione!

E per il futuro?

Io immagino il futuro con i nostri ragazzini, figli e nipoti, che in cerca di emozioni, invece di correre con il motorino, indossato il caschetto si lanceranno in acqua con quelle barche lì. Inizi a navigare, bordi la randa e poi, quando sei pronto, cominci a volare.

Manuel Vaccari Perez è nato a Varallo (Valsesia) nel 1961 da pa-dre italiano e madre canaria. Ha iniziato a regatare all’età di 8 anni a bordo di un Flying Junior ed in windsurf in Class 1. A 18 anni ha partecipato al Circuito Nazionale 470 e a 21 alla Swan World Cup di Porto Cervo a bordo di un 65’ swan. Grazie al fra-tello Carlitos, Manuel inizia la sua nuova carriera sui catamarani a bordo del Mattia Esse. Il suo inizio a bordo del 18’ è segnato da molte vittorie, nel 1984 compra il suo primo Classe A e da allora non si è mai fermato: ha partecipato a 10 campionati del mondo, 8 Europei ed oltre a 40 Campionati Nazionali in 9 diversi paesi. Ha concluso al 2° posto alle Vele di Pasqua 2005. Nel 1986 fonda la veleria Oxo di cui è il titolare.

Nicolai Ciannamea, nato a Bari nel 1951, giornalista professio-nista, lavora come reporter televisivo presso la redazione TGR Rai della Puglia. Appassionato di mare e di vela, collabora con la rivista nautica Bolina.

International Moth Class Associations Italy www.moth.it

International Moth Class Association World www.moth-sailing.org

IMCA United Kingdomwww.int-moth.org.uk

IMCA Germanyhttp://www.imoth.de

IMCA Switzerland http://www.moth.ch

IMCA Hollandwww.moth.nl

Classic Moth sailing in Francehttp://perso.wanadoo.fr/louis.pillon/moth

Moth sailing in the USAwww.mothboat.com

*Elenco gentilmente segnalato dall’associa-zione di classe italiana

Tra acqua e aria: �0 kg di peso con una su-perficie velica di 8 metri quadri, l’uso di tec-niche di costruzione avanzate e materiali di costruzione come i compositi ed il carbonio, l’ottimizzazione dei profili di timoni e derive e degli scafi, tutto questo porta a risultati da vera Formula Uno delle derive.

Lunghezza fuori tutto: �.�55 m. Larghezza: 2.250 m. Max. altezza d’albero: 6.250 m. Randa: 8 m.q. Stick: 104 Peso ottimale dello skipper: 60-80 kg

Evoluzione di una barca. L’introduzione degli Hydrofoil sugli International Moth (il moth nasce nel 1926) ha portato ad una rivoluzio-ne della classe. Dopo varie discussioni, nello spirito della classe, che vuole sempre l’innova-zione e la ricerca esasperata delle prestazioni come obiettivo, si è permesso l’introduzione dei foil. Il risultato è una barca che letteral-mente decolla con 6-7 nodi di vento ed accele-ra in maniera impressionante, dando al velista che la porta delle sensazioni inimmaginabili. In Australia, dove lo sviluppo dei foil ha rag-giunto un livello elevatissimo, è possibile ac-quistare un kit per il proprio standard Moth; deriva con T foil, timone con T foil e sistema di controllo dell’altezza sull’acqua dell’imbar-cazione. Anche in Europa si sta diffondendo l’hydrofoil e praticamente in tutti i Paesi dove esiste una associazione di classe qualcuno è già passato su questi nuovi mostri.

SITI WEB UTILI*

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L A N A U T I C A S U L T E R R I T O R I O

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Nella suggestiva cornice di Porto Rotondo in Sardegna, dal 7 al 10 settembre 2006, si è tenuta la seconda edizione di Perini Navi Cup, la regata di flotta riservata ai velieri Perini, cantiere leader mondia-le nel settore dei megasailer. L’appuntamento è un vero e proprio evento per gli appassionati delle grandi prestazioni veliche e per gli amanti dello stile Perini Navi e del suo modo di concepire la naviga-zione a vela.

Giganti del mare di oltre 40 metri, sintesi estrema di eleganza e per-formances veliche, si sono affrontati in spettacolari regate costiere, consentendo a barche ed equipaggi di esprimere tutto il loro spirito agonistico.

Aurora è stata “first sponsor” della manifestazione, da un lato per accrescere la visibilità del brand Aurora e, dall’altro, per intessere e rinsaldare le relazioni con gli armatori, gli equipaggi e gli appas-sionati di vela ai quali la nostra compagnia si rivolge con prodotti studiati ad hoc per soddisfare tutte le esigenze di chi va per mare. Prodotti arricchiti da servizi garantiti da partner selezionati e forniti da un numeroso gruppo di agenti.

Studio Marketing & Services - Vicenza

Sono anni che Odino Baù, consulente dell’agenzia di Vicenza “Studio Marke-ting & Services” per la nicchia della nautica, coltiva la passione della vela. Da buon conoscitore del mare quale è, ha organizzato anche diverse serate a tema molto apprezzate dai diportisti, in collaborazione con lo staff Navimeteo. Con la sua imbarcazione Grand Soleil 46.� sponsorizzata Aurora e denominata

“OGIGIA” come la mitologica isola di Ulisse, dimora della Ninfa Calipso, ha par-tecipato a numerose competizioni. Tra queste la prestigiosa ed impegnativa �2^ regata “La Cinquecento”. E’ partito con OGIGIA da Caorle (VE) fino alle isole Tremiti e ritorno, passando per Sansego (Susak-Croazia), con un avvio di regata condizionato da un tempo pessimo. Navimeteo è stato sempre al suo fianco fornendo informazioni personalizzate sulle condizioni del mare e dei venti e così ha potuto chiudere la gara con buoni piazzamenti: �^ posizione della classe 2 e 6^ posizione in classe IRC.

Di Martile Assicurazioni - Pescara

Anche quest’anno, dopo il successo delle due edizioni precedenti, si è svolta nelle acque adiacenti al porto “Marina di Pescara” la manifestazione “Velan-diamo”, sponsorizzata dall’agenzia di Pescara “Di Martile Assicurazioni”. No-nostante le proibitive condizioni del mare causate da vento e pioggia, molti equipaggi si sono presentati comunque alla partenza sfidando un “tempo da lupi”. Nei primi minuti di gara qualche imbarcazione si è dovuta ritirare per problemi di salute dei membri dell’equipaggio. Per un’ora il vento ha cam-biato direzione ogni cinque minuti poi, quasi per magia, il cielo è tornato improvvisamente azzurro permettendo una competizione spettacolare. L’uni-co rammarico degli agenti Alessandro e Francesco Di Martile è stato il piazza-mento dello loro imbarcazione, vestita con i colori Aurora, che non è riuscita ad arrivare tra le prime.

Scala Assicurazioni - Siracusa Sulle splendide acque dell’isola di capo Passero, presso la vecchia tonnara di Marzamemi si è svolta la “Prima Regata dei 2 Mari”, organizzata dalla Lega Navale di Pachino, che ha visto in gara ben 55 equipaggi. E’ stata una bella competizione, combattuta sino all’ultimo nodo, che ha attirato numerosi spet-tatori. Piero Scala e i suoi collaboratori hanno regalato a tutti i partecipanti il kit per gli amanti dell’andar per mare: il libro “Pronti a navigare”, il numero estivo di Navimagazine e il materiale di comunicazione del prodotto Naviblu.

Abbiamo domandato a Odino Baù (Studio Marketing & Services) quale sia stato, secondo lui, l’aspetto più interessante delle iniziative organizzate sul territorio.

“L’iniziativa più interessante realizzata nel territorio è stata sicuramente quella di aver intrattenuto presso il nostro salone Dalmata un notevole numero di appassionati della nautica da diporto, tutti iscritti alla sezione vicentina della Lega Navale Italiana ai quali, Gianfranco Meggiorin di Navimeteo con la sua professionalità e disponibilità, ha dato lezione di meteoro-logia pratica di chi va per mare. Con l’occasione l’agenzia ha consegnato ed io ho illustrato il materiale informativo delle nostre polizze Naviblu suscitando così anche l’interesse di diversi Armatori per i nostri prodotti che ci hanno permesso di raccogliere affari anche in altri rami, oltre ovviamente alle coperture per diverse imbarcazioni. Ho quindi coinvolto il presidente della Lega Navale di Vicenza, Comandante Piergiorgio Xodo, ed alcuni consiglieri alla partecipazione nella �2° edizione de La Cinquecento. Il successo dell’iniziativa è stato notevole tanto che ho avuto già un incontro con il Presidente con lo Yacht Club Vicenza per fissare una serata dove andrò a spiegare ai Soci la bontà delle offerte che Aurora Assicura-zioni riserva alla nautica. Sicuramente anche quest’occasione produrrà dei benefici alla nostra attività”.

Perini Navi C

up

Page 7: Navimagazine

LA SECCA NASCOSTA

L’imperizia e la disattenzione di alcuni naviganti può talvolta cagionare danni consistenti all’unità da dipor-to. E’ questo il caso dell’evento dannoso capitato ad una imbarcazione a motore di ingente valore la quale, durante la navigazione, ha urtato una secca con fon-dale scoglioso provocando un danno consistente per rottura dello scafo e conseguente allagamento della sala motori e dell’imbarcazione stessa.

Causa dell’allagamento: ingresso di acqua dallo spec-chio di poppa e più precisamente dal passaggio a sca-fo dei timoni destro e sinistro letteralmente sradicati dagli alloggi, in conseguenza del violento impatto sulla secca, e dal passaggio a scafo dell’asse portae-lica sinistro, sfilatosi dal manicone dell’accoppiatoio all’invertitore.

Conseguenza: a seguito dell’incaglio fu lanciato il “may-day” e sul luogo intervennero più soccorritori oltre alla Guardia Costiera e dopo un primo sopral-luogo effettuato dai sommozzatori sono iniziate le onerose operazioni di salvataggio. È questo un evento verificatosi in conseguenza di col-pa nautica del conducente dell’unità da diporto pre-visto all’Art. 524 del Codice della Navigazione e rece-pito nella nostra polizza NAVIBLU che prevede anche l’indennità e il compenso per assistenza e salvataggio in quanto conseguenti all’evento assicurato.

LA STUFETTA ELETTRICA

È considerata navigazione da diporto quella effettua-ta a scopi sportivi o ricreativi dai quali esuli il fine di lucro: è quindi evidente che le unità da diporto ven-gono utilizzate prevalentemente durante la bella sta-gione, ma, nulla vieta ai loro proprietari di farne un più ampio utilizzo e quindi navigare anche durante il periodo invernale.

Il caso di seguito riportato si è verificato proprio du-rante la stagione invernale. Mentre l’imbarcazione si trovava ormeggiata presso il consueto posto barca, si è sviluppato un incendio a bordo che, oltre a dan-neggiare gravemente gran parte degli arredamenti interni, ha causato seri problemi di salute alle perso-ne presenti sulla barca e sopraffatte, nel sonno, dal fumo acre sviluppatosi in seguito all’incendio.

In seguito all’intervento dei Vigili del Fuoco, il Perito chiamato ad accertare i danni certificò che l’incendio fu causato da una stufetta elettrica che era stata ac-cesa per riscaldare la dinette e che aveva provocato l’incendio di un divano propagandosi subito dopo ai restanti arredi del salone.

INNOVAZIONE

InfortuniPersonaAurora risponde alle esigenze di sicurezza, con una formula aperta a più soluzioni che raccolgono, in un’unica polizza le garanzie pre-cedentemente contenute in 4 diversi prodotti.

Per una protezione 24 ore su 24, a casa, al lavoro, in viaggio: la giusta risposta economica anche nei casi più gravi (un indennizzo in caso di invalidità permanente, un capitale agli eredi o a una persona cara in caso di morte).

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FLESSIBILITÀ: LA POSSIBILITÀ DI EFFETTUARE TRE SCELTE.

Scelta persona: per proteggere l’assicurato da ogni eventualità.

Scelta famiglia: una protezione estesa anche alle persone a cui si vuole bene.

Scelta veicolo: la formula studiata per garantire la sicurezza di chiunque salga a bordo del veicolo sce-gliendo di proteggerlo quando è alla guida.

2

PERSONALIZZAZIONE: LA POSSIBILITÀ DI SCEGLIE-RE TRA DIVERSE SOLUZIONI ASSICURATIVE.

Tempo libero & lavoro: per proteggere il tempo li-bero e l’attività professionale.

Tempo libero: per proteggere qualsiasi evento della vita privata: hobby, cura della famiglia, bricolage, palestra, giardinaggio.

Circolazione: per proteggere il conducente e/o il passeggero dagli infortuni connessi alla circolazio-ne stradale.

Con una sicurezza per la persona che va ben oltre lo standard con le garanzie invalidità permanente e inabilità temporanea, che prevedono la superva-lutazione dell’indennizzo in base alla gravità del caso.

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A N C H E C H I V A P E R M A R E H A B I S O G N O D I S I C U R E Z Z A A � 6 0 °

1�

L ’ E S P E R T O R A C C O N T A

Quali sono i principali punti di forza di InfortuniPersonaAurora?

Storie vere in cui non tutto è filato liscio...

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GIPSY MOTH V

Cla

udio

Maria L

erario

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U O M I N I & B A R C H E : L A S T A M P A

Francis Chichester nacque a Barnstaple, Inghilterra. All’età di 18 anni emigrò in Nuova Zelanda dove, in appena 10 anni,

riuscì a sviluppare un lucroso commercio nel campo dello sfruttamento delle foreste, delle miniere e delle speculazioni

immobiliari. La Grande Depressione del ’29 spazzò via ogni cosa. In termini materiali Francis Chichester perse quasi tutto

ciò che possedeva ma, probabilmente, grazie a questo, acquistò una nuova visione della vita che, da quel momento, per lui

significò solo avventure da realizzare, distanze da superare, record da battere.

La prima impresa fu la trasvolata in solitario, compiuta in 41 giorni, dall’Inghilterra all’Australia, a bordo di aereo del tipo

de Havilland Gipsy Moth. La seconda, decisamente ambiziosa, non ebbe altrettanta fortuna: partito dalla Nuova Zelanda

per volare intorno al mondo, l’aereo precipitò nei pressi di Katsuura Harbour Wakayama, piccolo porto giapponese. Nono-

stante avesse riportato gravi ferite, Francis Chichester, se la cavò.

La Seconda Guerra Mondiale lo vide arruolato nell’esercitò inglese in qualità di esperto di navigazione: i metodi di orienta-

mento che aveva sviluppato durante la trasvolata dell’Oceano Pacifico furono infatti adattati dalla RAF nel corso di nume-

rose missioni. Alla fine della guerra si stabilì in Inghilterra dove fondò una casa editrice specializzata nella pubblicazione di

mappe e carte geografiche. Nel 1958 gli venne diagnosticato un tumore ai polmoni in fase terminale. La reazione di Francis

Chichester segnò l’inizio della terza parte della sua vita: quella del navigatore a vela.

Nel 1960, con la sua prima barca, il Gipsy Moth III (in alto), partecipò alla prima regata atlantica in solitario: arrivò quarto.

Quattro anni dopo, nell’edizione successiva, invece giunse secondo. Era pronto per intraprendere l’impresa che lo rese

famoso in tutto il mondo: la circumnavigazione del mondo lungo la rotta dei clipper, da Ovest a Est. L’impresa riuscì: la sua

nuova barca, il Gipsy Moth IV, girò intorno al mondo in soli 226 giorni. In Inghilterra fu accoltò come un eroe e insignito

del titolo di Sir. Nel 1970, anche se molto provato dalla malattia, si inventò una nuova, romantica impresa: navigare 4000

miglia in meno di 20 giorni a bordo della sua nuova barca, il Gipsy Moth V.

Chichester non riuscì mai a percorrere 4000 miglia in 20 giorni. In pieno Atlantico il Gypsy Moth V si capovolse subendo

gravi danni alla struttura, ma nonostante il serio rischio di affondamento, senza alcun aiuto esterno, il navigatore solitario

riuscì a riportare la barca a Plymouth. Non si arrese di fronte a questo insuccesso e, qualche tempo dopo, riprovò: il suo

tempo stava scadendo e lui doveva assolutamente riuscire nella sua Sfida Romantica. A volte anche un’ossessione può

salvare la vita, o almeno allungarla un po’.

La sua ossessione era fatta di calcoli, linee tracciate con le squadrette sulla carta nautica, percentuali, velocità: non poteva

deludere quelli che credevano in lui. Sir Francis Chichester non poteva riposarsi; lui doveva far correre la sua grande, bellis-

sima barca. Questa volta, però, l’elisir di lunga vita, la cura miracolosa, non funzionò: la malattia aveva vinto. Chichester

fu prelevato nell’oceano e portato in Inghilterra dove, poco dopo, morì.

Francis Chichester’s Gipsy Moth V

Page 9: Navimagazine

CONOSCERE LE LEGGI CHE GOVERNANO I VENTI,

ED ESSERE CONSAPEVOLI DI CONOSCERLE, DARà

SICUREZZA AL VOSTRO VIAGGIO SUL MARE E NON

TREPIDERETE ALLA COMPARSA DI OGNI NUBE.

Capitano Joshua Slocum

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