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Natura 2000 nella regione alpina

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Lussemburgo: Uffi cio delle pubblicazioni uffi ciali

dell’Unione europea, 2010

© Comunità europee, 2010

20 — 16 pagg. — 21 x 29,7 cm

ISBN 978-92-79-13255-1

doi:10.2779/68353

La riproduzione è autorizzata con citazione della fonte.

Le fotografi e sono protette da copyright e non possono

essere utilizzate senza la previa autorizzazione scritta dei

fotografi .

Printed in Belgium

Stampato su carta riciclata che ha ottenuto il

marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel

per la carta grafi ca

http://ec.europa.eu/environment/ecolabel

IndiceLa regione alpina: il tetto d’Europa ..................................... pag. 3

I Pirenei............................................................. ............................. pag. 5

Le Alpi.................................................................. .......................... pag. 6

Mappa dei siti Natura 2000 nella regione alpina. .......... pag. 8

Gli Appennini .............................................................................. pag. 10

Le Alpi scandinave .................................................................... pag. 11

I Carpazi ........................................................................................ pag. 12

I monti Balcani e i monti Rodopi .......................................... pag. 14

Problematiche legate alla gestione del territorio nella regione alpina. ................................................................. pag. 15

Commissione europea

Direzione generale dell’Ambiente

Autore: Kerstin Sundseth, Ecosystems LTD, Bruxelles.

Direttore: Susanne Wegefelt, Commissione europea,

unità B2 «Natura e biodiversità», 1049 Bruxelles, Belgio.

Contributi a cura di: Angelika Rubin, Mats Eriksson,

Marco Fritz, Ivaylo Zafi rov

Ringraziamenti:

Desideriamo ringraziare il Centro tematico europeo per

la biodiversità e l’Università cattolica di Lovanio, divisione

SADL, per aver fornito i dati per le tabelle e le mappe.

Grafi ca: NatureBureau International

Crediti fotografi ci:

Copertina: fotografi a principale: Parco nazionale del

Triglav, Slovenia, Joze Mihelic; riquadri, dall’alto in basso:

Daphne, J. Hlasek, R Hoelzl/4nature, J. Hlasek

Retro copertina: camoscio d’Abruzzo, Appennini,

Gino Damiani

Per ulteriori informazioni su Natura 2000 si rimanda

all’indirizzo http://ec.europa.eu/environment/nature

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L’Europa possiede alcune importanti catene montuose che

si estendono sulla maggior parte dei paesi. Nell’Unione

europea sette delle catene montuose più lunghe ed elevate

sono comprese nella regione biogeografi ca alpina, vale a

dire le Alpi, nel cuore del continente europeo, gli Appennini,

che corrono lungo la dorsale italiana, i Pirenei sul confi ne

tra Spagna e Francia, le Alpi scandinave, a cavallo tra Svezia,

Finlandia e Norvegia, e i Carpazi, che si estendono ad arco

dalla Slovacchia alla Romania. Con l’adesione della Bulgaria

all’Unione europea nel 2007 altre due catene montuose si

sono aggiunte alla regione alpina: i Balcani e i Rodopi.

A prescindere dalla loro posizione geografi ca, questi massicci

sono tutti caratterizzati da un clima relativamente freddo e

rigido, da altitudini elevate e da una topografi a varia e spesso

complessa. Mentre le pendici più basse sono solitamente

ammantate da foreste e formazioni erbose seminaturali,

man mano che l’altitudine sale e la temperatura diminuisce

gli alberi si diradano sempre più fi no a cedere il passo a prati

alpini, lande e brughiere. Sulla cima, tra le rocce e la neve, la

vegetazione si riduce a una manciata di piante perfettamente

adattate e in grado di tollerare queste condizioni estreme.

Su tutti i rilievi della regione si trovano fasce di vegetazione

simili, ma ad altezze diverse. Sulle Alpi scandinave, per

esempio, il limite della vegetazione arborea si trova al di

sotto dei 1 000 metri, mentre sui Pirenei è ben al di sopra dei

2 000 metri.

A causa dei forti dislivelli, le montagne sono caratterizzate da

fasce latitudinali estremamente esigue, dove la distribuzione

di habitat e specie cambia drasticamente con il variare

dell’altitudine. Salire 100 metri in montagna equivale a

percorrere 100 km verso nord in pianura. La topografi a

complessa e le diverse esposizioni (pendii riparati esposti

a sud, sacche di neve, dirupi esposti al vento e ghiaioni

irregolari ecc.) contribuiscono a creare una miriade di diversi

microclimi.

È per questa ragione che la regione alpina possiede una

biodiversità così ricca e varia. Essa ospita quasi due terzi

delle piante del continente europeo. Le cime elevate danno

rifugio a molti endemismi, mentre sui versanti a bassa quota

la diversità è fortemente infl uenzata dal passaggio verso

altre regioni biogeografi che e dalla lunga storia di pratiche

antropiche sostenibili di sfruttamento del suolo. In tutto

si possono trovare nella regione alpina 119 tipi di habitat,

107 specie di piante e 161 specie di animali presenti nella

direttiva Habitat.

Per quanto riguarda la fauna, la zona è diventata un rifugio

importante per molte specie che, un tempo, erano più diff use

nelle pianure. I grandi carnivori (lupi, orsi, linci) e gli uccelli

rapaci (aquile, falchi e avvoltoi) sono stati costretti a migrare

verso le montagne perché qui, a diff erenza di altre regioni,

sopravvivono ancora ampie zone non frammentate dove

l’infl usso antropico è scarso.

Non mancano le specie tipiche delle aree alpine tra cui alcuni

roditori (per esempio, l’arvicola delle nevi, Microtus nivalis),

ungulati (come lo stambecco, Capra ibex) e molti invertebrati.

La regione alpina è particolarmente ricca di coleotteri e

farfalle: soltanto in Italia circa la metà delle specie di farfalle è

presente al di sopra del limite della vegetazione arborea.

Per quanto riguarda la gestione del territorio e l’impatto

umano, le catene montuose sono per la maggior parte

scarsamente popolate, in particolare sopra i 1 000 metri

(o i 500 metri nel caso delle Alpi scandinave) a causa del clima

rigido, delle diffi coltà di accesso e dei brevi periodi vegetativi.

Le tradizionali pratiche della pastorizia e dell’agricoltura,

che da secoli rappresentano il punto cardine dell’economia

montana, hanno contribuito enormemente alla già ricca

biodiversità della regione. Tuttavia, queste pratiche agricole

stanno rapidamente scomparendo a causa delle pressioni

esercitate dall’abbandono delle terre e dall’agricoltura

intensiva.

La regione alpinail tetto d’Europa

In cima al Kleinglockner, Parco nazionale degli Alti Tauri. Fotografi a © Parco nazionale degli Alti Tauri

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Catene montuose nella regione

biogeografi ca alpina dell’UE:

Lunghezza della catena Cima più alta

Pirenei 430 km 3,404 m

Alpi 1 200 km 4 807 m

Appennini 1 350 km 2 912 m

Alpi scandinave 1 400 km 2 469 m

Carpazi 1 450 km 2 665 m

Balcani 550 km 2 376 m

Monti Rodopi 240 km 2 191 m

NB: I Rodopi sono costituiti da un massiccio con tre montagne vicine l’unaall’altra: Rhodopes, Rila, Pirin. La prima si estende al di là della frontiera inGrecia ma solo la parte bulgara è inclusa nella regione biogeografi ca alpina.

Altre attività antropiche più recenti stanno compromettendo

questo ambiente particolarmente fragile. Tra queste è

suffi ciente menzionare il turismo di massa, le pratiche

di imboschimento e disboscamento su vasta scala, la

costruzione di dighe e la canalizzazione dei fi umi alpini, e la

costruzione di strade.

Anche i cambiamenti climatici rappresentano un’importante

minaccia. Per l’esiguità delle fasce ecologiche e climatiche

dell’ambiente montano un piccolo cambiamento potrebbe

produrre eff etti devastanti sulla capacità delle montagne di

assorbire e trattenere l’acqua. I segni del ritiro dei ghiacciai

sono già sotto gli occhi di tutti; se questa tendenza dovesse

proseguire, si potrebbero avere un forte incremento

della siccità in pianura e cambiamenti signifi cativi nella

vegetazione, soprattutto ad alta quota.

Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente) http://biodiversity.eionet.europa.eu, ottobre 2008.

% of EU

Region Countries involved territory

Atlantic Belgium, Germany, Denmark, 18.4 Spain, France, Ireland, Portugal, Netherlands, United Kingdom

Boreal Estonia, Finland, Latvia, 18.8 Lithuania, Sweden

Continental Austria, Belgium, Bulgaria, Czech 29.3 Republic, Germany, Denmark, France, Italy, Luxembourg, Poland, Romania, Sweden, Slovenia

Alpine Austria, Bulgaria, Germany, Spain, 8.6 Finland, France, Italy, Poland, Romania, Sweden, Slovenia, Slovakia

Pannonian Czech Republic, Hungary, 3.0 Romania, Slovakia

Steppic Romania 0.9

Black Sea Bulgaria, Romania 0.3

Mediterranean Cyprus, Spain, France, Greece, 20.6 Italy, Malta, Portugal

Macaronesian Spain, Portugal 0.2

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Natura 2000 nella regione alpina4

Regione Paesi interessati% del

territorio UE

Atlantica Belgio, Germania, Danimarca, Spagna, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito

18,4

Boreale Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Svezia

18,8

Continentale Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Francia, Italia, Lussemburgo, Polonia, Romania, Svezia, Slovenia

29,3

Alpina Austria, Bulgaria, Germania, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Svezia

8,6

Pannonica Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia

3,0

Steppica Romania 0,9

Mar Nero Bulgaria, Romania 0,3

Mediterranea Cipro, Spagna, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo

20,6

Macaronesica Spagna, Portogallo 0,2

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I versanti alberati di Le Canigou, Pirenei orientali. Fotografi a © Peter Creed

Desman pirenaico.

Fotografi a © Daniel

Heuclin/NHPA

I Pirenei, che si estendono dalle coste del Mediterraneo fi no

all’Oceano Atlantico, sono tra le catene montuose più piccole

della regione alpina. Lunga appena 430 km e larga 10 km alla

sua estremità orientale, la catena si espande fi no a 150 km

nella fascia centrale. La vetta più alta è il Picco d’Aneto, che

raggiunge un’altitudine di 3 404 metri.

Al crocevia tra varie infl uenze climatiche, questi rilievi

off rono una complessa gamma di paesaggi. A nord

scendono a strapiombo verso le vaste pianure dell’Aquitania

e della Linguadoca in Francia, dove le precipitazioni sono

abbondanti a causa del costante infl usso dell’Oceano

Atlantico, per cui i versanti montuosi sono in buona parte

ricoperti da faggi e abeti.

I pendii meridionali, al contrario, sono molto più aridi

e presentano dislivelli più moderati. Qui attecchiscono

soprattutto il pino silvestre e il pino uncinato, il ginepro e, più

in basso, la quercia sempreverde, ma si trovano anche vaste

aree di macchia mediterranea e di Cytisus purgans.

Oltre il limite della vegetazione arborea (2 400-2 900 m) la

vegetazione è molto simile a quella alpina, sia pur meno

diversifi cata. Il paesaggio è dominato da salici nani, lande

alpine, cespugli di rosa delle Alpi (Rhododendron ferrugineum)

e prati esposti al vento.

Nei Pirenei si concentrano complessivamente 60 tipologie

di habitat menzionate nella direttiva Habitat, tra cui un tipo

di formazione erbosa silicicola a Festuca eskia, che cresce

esclusivamente in questa zona. I Pirenei vantano anche

un’abbondanza di torrenti, cascate e laghi. Si contano, infatti,

più di 1 500 laghi sopra i 1 000 metri.

Come nelle Alpi, la diversità vegetale è molto elevata. Nei

Pirenei sono state registrate circa 3 000 specie di piante

vascolari, di cui almeno 120 endemiche, come l’Alyssum

pyrenaicum e l’Aster pyrenaeus, entrambe menzionate nella

direttiva Habitat.

Altrettanto straordinaria è la biodiversità di uccelli e altri

animali: sono, infatti, presenti oltre 40 specie di mammiferi,

tra cui rari endemismi come il curioso desman pirenaico

(Galemys pyrenaicus) e lo stambecco dei Pirenei (Capra

pyrenaica pyrenaica). Quest’ultimo, perseguitato da attività

venatorie abusive, dopo il fallimento delle operazioni di

recupero, che non sono state abbastanza tempestive, detiene

oggi il triste primato di essere la prima specie ormai estinta

tra quelle menzionate nella direttiva Habitat.

Come altre catene montuose, i Pirenei ospitano un ricco

assortimento di uccelli e farfalle poco comuni, tra cui il raro

gipeto, noto anche con il nome di «avvoltoio degli agnelli»

(Gypaetus barbatus), e la piccola civetta capogrosso (Aegolius

funereus), che nidifi ca nelle cavità di alberi secolari.

È presente inoltre la vistosa Graellsia isabellae, la cui esistenza

è perlopiù confi nata ai Pirenei. Un tempo preda molto ambita

dai collezionisti, che l’hanno portata sull’orlo dell’estinzione,

grazie a severe misure di protezione questa falena si sta

lentamente riprendendo.

Da una prospettiva socioeconomica i Pirenei sono molto

meno popolati rispetto alle Alpi, sebbene anche qui le

pratiche dell’agricoltura e della pastorizia costituissero fi no

a poco tempo fa le attività principali. Anche i Pirenei hanno

subito in passato una massiccia deforestazione. I segni di

questo sfruttamento sono ancora visibili in quasi tutte le

valli. Il legno di faggio, in particolare, è stato usato come

combustibile e per alimentare i forni destinati all’estrazione

dei metalli. Più recentemente si è assistito a una ripresa delle

attività turistiche, soprattutto nelle località sciistiche.

I Pirenei

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Le Alpi sono tra le catene montuose più alte d’Europa. Formano

un arco lungo 1 200 km e largo 200 km che attraversa otto

paesi, a partire dalla Francia, dalla Svizzera e dal Principato di

Monaco, fi no all’Italia, alla Germania, all’Austria e alla Slovenia.

Alcune cime si innalzano al di sopra dei 4 000 metri; tra queste

il Monte Bianco, che con i suoi 4 807 metri è la vetta più alta

d’Europa.

Formatesi originariamente da una potente collisione tra le

placche continentali africana ed eurasiatica, queste affi orazioni

rocciose cristalline sono state nel tempo fortemente

rimodellate e scolpite dai torrenti alpini, dai ghiacciai in ritirata

e dall’implacabile pressione della neve e dei ghiacci durante il

disgelo.

Tutto ciò ha contribuito alla creazione di un labirinto di catene

montuose estremamente complesso, frammezzato da lunghe

valli profonde e fi umi alpini. Dalle Alpi traggono origine

alcuni tra i fi umi più importanti d’Europa come il Reno, il Po

e il Rodano, che costituiscono una fonte vitale di acqua dolce

per la gran parte dei paesi europei e, in quanto tali, off rono un

bene prezioso che si estende ben al di là delle loro immediate

vicinanze.

Le Alpi fungono anche da ponte tra il clima mediterraneo a

sud e quello più temperato a nord, il che si rifl ette ovunque

nella tipologia di habitat e specie presenti. Più della metà delle

Alpi è ricoperta da foreste. Verso nord, i versanti più bassi sono

dominati da alberi a foglie caduche, mentre a sud sono perlopiù

ricoperti da foreste sempreverdi. Le conifere abbondano

alle alte quote e nelle zone più aride dell’entroterra, dove le

precipitazioni sono decisamente meno intense.

In generale, le foreste si trovano ancora in uno stato

relativamente naturale, soprattutto ad altitudini più elevate,

e off rono così un importante rifugio a molte tra le specie più

imponenti, quali orsi e uccelli rapaci, per le quali fungono da

corridoio ecologico.

Prati e pascoli montani costituiscono un ulteriore 25 % della

vegetazione alpina. Si tratta perlopiù di formazioni erbose

seminaturali, infl uenzate per secoli da pratiche agricole a basso

impatto ambientale. Il progressivo abbandono dei terreni ad

uso agricolo costituisce, tuttavia, una grave minaccia per molte

di queste aree.

Nelle Alpi si concentrano complessivamente 84 tipologie di

habitat elencate nella direttiva Habitat, alcuni dei quali situati

sopra il limite della vegetazione arborea, tra cui le lande alpine,

le formazioni erbose silicicole o vari tipi di pareti rocciose e

ghiaioni.

Anemone alpina nelle Alpi. Fotografi a © Attilio Venturato

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Le montagne, il regno dei grandi uccelli rapaciGli uccelli rapaci regnano sovrani nelle montagne della regione alpina, molti si sono

rifugiati qui per sfuggire alla persecuzione dell’uomo e trarre vantaggio dalle poche zone

remote rimaste in Europa. Il caso più emblematico è quello del gipeto (Gypaetus barbatus),

uno dei rapaci più possenti d’Europa, con un’apertura alare di 3 metri. Si ciba quasi

esclusivamente delle ossa degli animali morti, che è solito lasciar cadere da grandi altezze

per frantumarle ed estrarne il midollo con la sottilissima lingua a cucchiaino.

Estintosi nelle Alpi a cavallo del secolo scorso, questo rapace è stato da allora reintrodotto

in questa regione. Finora circa 130 esemplari sono stati rilasciati in natura ed è in corso

un programma coordinato per la conservazione di questa specie a rischio nelle catene

montuose d’Europa.

Le Alpi

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Per quanto riguarda la vegetazione, le Alpi rappresentano

una delle regioni più ricche d’Europa, se si considera che qui è

presente circa il 40 % della fl ora europea. Molte specie si sono

adattate alle condizioni rigide, formando rosette o tappeti

radenti al suolo per proteggersi dal vento e dalla neve, oppure

sviluppando fi lamenti e fi ori a forma di disco per trattenere

meglio il calore. Ne sono un tipico esempio l’anemone alpina

(Pulsatilla alpina) e la stella alpina (Leontopodium alpinum).

Quarantasette specie vegetali sono incluse nella direttiva

Habitat a causa della loro limitata area di diff usione o per lo

stato di conservazione giudicato insoddisfacente. Tra queste si

contano la bella Aquilegia bertolonii, la regina delle Alpi (Eryngium

alpinum) e l’imponente sassifraga dell’Argentera (Saxifraga

fl orulenta).

I mammiferi stanziati nelle Alpi sono in maggioranza piccoli

roditori, pipistrelli o ungulati. Come in altre catene montuose,

alcune specie relittuali dell’era glaciale stanno evolvendo in

sottospecie distinte quali, per esempio, l’arvicola dei pini bavarese

(Microtus bavaricus) o lo stambecco delle Alpi (Capra ibex).

Ma le Alpi ospitano anche un’immensa varietà di invertebrati,

alcuni dei quali talmente rari da essere menzionati nella

direttiva Habitat, come la variopinta rosalia delle Alpi (Rosalia

alpina) o l’iridescente carabo di Olimpia (Carabus olympiae), che

vivono nel legno morto o nelle cavità degli alberi.

Anche numerose farfalle rare hanno trovato il modo di

sopravvivere ad altitudini elevate. Alcune sono endemiche,

come l’erebia dei ghiacciai (Erebia christi), presenti unicamente

in una dozzina di località in Svizzera e in Italia. I suoi habitat

prediletti sono i pascoli alpini soleggiati tra i 1 300 e i 2 100 metri.

Le Alpi sono altrettanto importanti per l’avifauna, considerato

che almeno 200 specie nidifi cano nelle montagne, mentre altre

200 vi fanno tappa o trascorrono qui l’inverno. Alcuni esemplari

si sono adattati particolarmente bene all’ambiente montano

e ormai vivono prevalentemente in quota, come la pernice

bianca comune (Lagopus muta), il gracchio corallino (Pyrrhocorax

pyrrhocorax) e il piviere tortolino (Charadrius morinellus). Molti

altri uccelli sostano nelle Alpi durante la loro lunga migrazione.

Le Alpi, oltre a essere considerate tra le catene montuose più

ricche d’Europa in termini di biodiversità, sono anche tra le

più intensamente sfruttate. Più di 11 milioni di persone sono

insediate in questa regione, concentrate perlopiù nelle valli,

dove l’urbanizzazione rappresenta un fenomeno in continua

espansione. A queste si aggiungono gli altri 100 milioni di

persone che visitano le montagne a scopo turistico e ricreativo.

Il fattore della massiccia presenza umana esercita un’enorme

pressione sull’ambiente fragile e vulnerabile.

Alpe Veglia, Italia. Fotografi a © Stazione alpina, Joseph Faurier

La rosalia delle Alpi (Rosalia alpina)Le Alpi sono la dimora di uno dei coleotteri più belli d’Europa, la rosalia delle Alpi. Questo piccolo

insetto è caratterizzato da un’inconfondibile colorazione azzurro-cenere, con tre grandi macchie

nere sulla livrea e antenne a strisce, di lunghezza talvolta superiore al corpo. Pur non essendo

circoscritta alla regione alpina, questa specie è praticamente esclusiva di regioni montane ricoperte

da faggete con una volta abbastanza aperta che lascia fi ltrare i raggi del sole.

La sua presenza rappresenta un chiaro segnale del fatto che la foresta si trova in un buono stato di

conservazione, dal momento che la rosalia delle Alpi riesce a sopravvivere soltanto in aree con alberi

maturi, morti e morenti. Purtroppo, l’alternarsi di pratiche forestali mutevoli, la deforestazione su

larga scala e la scarsità di legno morto o di grossi alberi maturi hanno messo a repentaglio la specie,

che è elencata nella direttiva Habitat per via del suo stato di conservazione insoddisfacente.

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Mappa dei siti Natura 2000nella regione alpinaL’elenco dei siti Natura 2000 nella regione alpina è stato adottato

per la prima volta nel dicembre 2003 e successivamente

aggiornato nel gennaio e nel dicembre 2008. Nel complesso, la

regione alpina comprende 1 496 siti di importanza comunitaria

(SIC) ai sensi della direttiva Habitat e altre 365 zone di

protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva Uccelli. Poiché

spesso vi è una notevole sovrapposizione tra alcuni siti di

importanza comunitaria e alcune zone di protezione speciale,

le cifre riferite non sono cumulative. Ciò nonostante, si stima

che, assieme, queste aree ricoprano circa il 40 % del territorio

complessivo della regione alpina.

Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente) http://biodiversity.eionet.europa.eu

Le cifre non sono cumulative perché molti habitat e specie si ritrovano in due o più –regioni biogeografi che.Gli uccelli di cui all’allegato I della direttiva sugli uccelli selvatici non sono calcolati –perché non sono classifi cati in base alla regione biogeografi ca.

Region Habitat types Animals Plants

Atlantic 117 80 52

Boreal 88 70 61

Continental 159 184 102

Alpine 119 161 107

Pannonian 56 118 46

Steppic 25 25 14

Black Sea 58 79 6

Mediterranean 146 158 270

Macaronesian 38 22 159

Numero di tipi di habitat dell’allegato I e specie

o sottospecie dell’allegato II della direttiva Habitat

Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente) http://biodiversity.eionet.europa.eu, ottobre 2008Le cifre sulle ZPS e sui SIC non sono cumulative viste che si registrano notevoli sovrapposizioni. –Alcuni siti si trovano al confi ne tra due regioni e il database non consente di suddividerli tra le regioni interessate; per questo può accadere che alcuni siti risultino conteggiati due volte. –La percentuale delle zone marine non è disponibile. –Le ZPS non sono selezionate in base alla regione biogeografi ca. –

(*) La superfi cie delle ZPS nella regione steppica è calcolata sulla base dei dati del Sistema informativo territoriale (SIT) disponibili.

SIC

ZPS

SIC e ZPS

Mappa basata sulle coordinate

dei siti fornite dalla Commissione

europea attraverso l’Università

di Lovanio, divisione SADL,

ottobre 2008

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Fotografia © Majella

National Park

12 Parco nazionale del Mercantour

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Fotografia © Peter Creed

14Parco nazionale di Aigues Tortes Fo

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Fotografi a © Alejandro Torés

13 Vallée d’Eyne

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Regione Tipi di habitat Animali Piante

Atlantica 117 80 52

Boreale 88 70 61

Continentale 159 184 102

Alpina 119 161 107

Pannonica 56 118 46

Steppica 25 25 14

Mar Nero 58 79 6

Mediterranea 146 158 270

Macaronesica 38 22 159

Regione N. SIC

Superfi cie

totale

(km²)

Superfi cie

terrestre

(km²)

% della

superfi cie

terrestre totale N. ZPS

Superfi cie

totale

(km²)

Superfi cie

terrestre

(km²)

% della

superfi cie

terrestre totale

Atlantica 2 747 109 684 68 794 8,7 882 76 572 50 572 6,4

Boreale 6 266 111 278 96 549 12,0 1 165 70 341 54 904 6,8

Continentale 7 475 150 014 135 120 10,8 1 478 147 559 128 432 12,4

Alpina 1 496 145 643 145 643 39,7 365 93 397 93 397 31,1

Pannonica 756 15 858 15 858 12,3 100 19 965 19 965 17,5

Steppica 34 7 210 7 210 19,4 40 8 628 (*) 8 628 (*) 24,4

Mar Nero 40 10 243 8 298 71,8 27 4 100 3 561 30,8

Mediterranea 2 928 188 580 174 930 19,8 999 147 358 142 350 16,0

Macaronesica 211 5 385 3 516 33,5 65 3 448 3 388 32,3

Totale 21 612 655 968 568 463 13,3 5 004 486 571 429 615 10,5

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Fotografia © Lars Lilijemark

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Fotografia © Keijo Taskinen

4Parco nazionale

degli Alti Tatra

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Fotografia © Fero Bednar

3Kilpisjärvi

Fotografia © Mats Eriksson

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Fotografia © Archiv der AbteilungUmweltschutz,Amt der Titoler Landesregierung

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C. Čwikowski

6Piatra

Craiului

Fotografia © J. Hlasek

Fotografia © PCNC/Spencer Coca

8Monte Pirin

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Fotografia © Stoyan Beshkov

7Stara Planina Fotografia

© Keijo Taskinen

10Parco nazionale della Maiella

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Fotografia © Jože Mihelič

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Gli Appennini costituiscono la spina dorsale dell’Italia. Si tratta

perlopiù di una catena montuosa, anche se soltanto le fasce

centrali raggiungono altitudini tali da giustifi care l’inclusione

nella regione biogeografi ca alpina. Alcune cime svettano

oltre i 2 000 metri. Tra queste la più alta è il Corno Grande

(2 912 metri). Qui si trova anche il ghiacciaio più meridionale

d’Europa, il Calderone.

Gli Appennini sono formati in prevalenza da rocce calcaree e

dolomitiche, che danno origine a numerosi fenomeni carsici

come cavità, caverne, corsi d’acqua sotterranei e profonde

gole. Il risultato è un paesaggio particolarmente suggestivo,

contraddistinto da cime arrotondate e vasti pianori alpini,

interrotti qua e là da dirupi scoscesi e pareti rocciose

vertiginose.

Il clima è fortemente infl uenzato dai bassipiani mediterranei e

dai venti provenienti dall’Adriatico, creando così le condizioni

ideali per la crescita dei caratteristici faggeti degli Appennini,

che ricoprono gran parte delle montagne a un’altitudine

compresa tra i 1 000 e i 1 800 metri. Spesso il faggio si alterna

ad altre piante, come l’abete bianco (Abies alba), l’agrifoglio (Ilex

sp.) e il tasso (Taxus baccata). La maggior parte di queste foreste

si trova ancora praticamente allo stato naturale. Più in alto, oltre

il limite della vegetazione arborea, tra gli estesi prati alpini e le

boscaglie, crescono arbusteti di pino mugo (Pinus mugo) e di

ginepro nano (Juniperus nana).

Qui si concentrano complessivamente 44 tipologie di habitat

menzionati nella direttiva Habitat. Il valore fl oristico è pertanto

molto elevato. Negli Appennini sono state registrate più di

2 000 specie vegetali, tra cui molti endemismi come l’androsace

abruzzese (Androsace mathildae) e l’adonide curvata (Adonis

distorta), entrambe citate nella direttiva Habitat in quanto rare.

Gli AppenniniGli Appennini off rono inoltre rifugio a popolazioni isolate del

lupo degli Appennini e dell’orso marsicano. Queste specie

furono spinte in Italia dall’avanzata dei ghiacciai durante

l’ultima era glaciale; con il ritiro dei ghiacciai, tuttavia, piccole

popolazioni rimasero separate dai loro cugini più a nord e

iniziarono a evolversi in sottospecie indipendenti.

Una di esse, il camoscio d’Abruzzo (Rupicapra pyrenaica ornata),

ha rischiato l’estinzione all’inizio del XX secolo a causa delle

attività venatorie, ma si sta lentamente riprendendo grazie

all’introduzione di severe leggi a tutela della specie. Negli

anni trenta la sua popolazione si è drasticamente ridotta

a soli 20 esemplari, il che ha indotto le autorità preposte

alla conservazione ad avviare un programma intensivo di

riproduzione in cattività e di reinserimento. Attualmente

si contano in natura circa 450 esemplari; tuttavia, per le

dimensioni ridotte delle popolazioni, il camoscio d’Abruzzo è

estremamente vulnerabile all’inincrocio e ad eventi catastrofi ci

come le malattie.

Altre specie tipiche degli Appennini includono l’endemica

salamandrina terdigitata (Salamandra terdigitata) e la rara vipera

dell’Orsini (Vipera ursinii), che vive nei prati di alta quota sopra i

1 700 metri.

Come in altre regioni montane diffi cilmente accessibili, anche

sugli Appennini la presenza umana è modesta e in costante

declino, il che sta provocando una rapida scomparsa delle

tradizionali attività agricole e pastorizie. Tuttavia, ora che la

maggior parte degli Appennini centrali è stata inserita in una

rete di parchi nazionali collegati tra loro, si stanno compiendo

sforzi per rilanciare i paesi di montagna, attraverso iniziative

ecoturistiche accuratamente pianifi cate.

Camoscio d’Abruzzo sul Gran Sasso. Fotografi a © Gino Damiani

Salamandrina terdigitata

Fotografi a © Leonardo Ancillotto

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Le Alpi scandinaveModellate dalle ere glaciali che si sono susseguite nel tempo, le

Alpi scandinave sono tra le montagne più antiche della regione

alpina. Si estendono per 1 400 km lungo la spina dorsale della

Scandinavia, dalle regioni più settentrionali della Finlandia fi no

alle coste meridionali della Svezia e della Norvegia. L’altitudine

media è pari a 500 metri con alcune vette che si innalzano oltre i

1 000 metri e, talvolta, superano i 2 000 metri. Qui si trova anche

il più grande altopiano d’Europa, lo Hardangervidda, che copre

una superfi cie di oltre 8 000 km².

Le condizioni atmosferiche sono generalmente molto rigide, con

temperature vicine allo zero per la maggior parte dell’anno. Il

lato occidentale è infl uenzato dalla presenza dell’oceano e della

Corrente del Golfo, mentre la parte orientale è a carattere più

continentale, meno esposta al vento e con precipitazioni meno

abbondanti. A causa di queste diffi cili condizioni climatiche, più

della metà delle Alpi scandinave è priva di alberi, mentre vaste

aree sono ricoperte da una vegetazione bassa e dominate da

tipiche specie palustri come brughi, praterie e falaschi.

Di tanto in tanto, nei punti in cui il suolo è ricco e l’umidità

elevata, si possono ammirare rari ranuncoli come il Ranunculus

lapponicus e il Papaver laestadianum. Talvolta capita di vederli

crescere accanto a piccole piante di Rhododendron lapponicum,

che misura solo 5-15 cm di altezza. Nelle regioni del permafrost

fanno la loro comparsa qua e là le torbiere di Palsa. A causa delle

condizioni climatiche estreme, queste torbiere presentano un

nucleo perennemente congelato, che continua a crescere nel

corso degli anni, fi no alla rottura dello strato di torba e al collasso

della torbiera affi orata.

Ad altitudini più elevate la vegetazione diviene così rara che il

paesaggio è dominato in prevalenza da rocce spoglie e scogli.

Solo un paio di piante vascolari, come il ranuncolo dei ghiacciai

(Ranunculus glacialis), è in grado di sopravvivere in queste zone.

Più in basso, macchie di betulle nane e boscaglie subartiche

di salici fanno la loro comparsa oltre il limite della vegetazione

arborea. Scendendo ancora, i versanti sono avvolti da Betula

pubescens ssp. czerepanowii, il tipo di foresta dominante nelle Alpi

scandinave.

Rispetto ad altri rilievi alpini, le Alpi scandinave presentano un

numero relativamente basso di specie. Eppure, queste montagne

costituiscono una componente vitale della biodiversità in Europa

per le dimensioni immense e la natura incontaminata, e sono una

delle rare zone selvagge ancora rimaste in Europa.

L’area ospita complessivamente 44 tipologie di habitat, 29 specie

vegetali e 18 specie animali menzionate nella direttiva Habitat.

Molti degli animali insediati in questa regione sono circoscritti

alla fascia circumpolare, come la volpe artica (Alopex lagopus), il

ghiottone (Gulo gulo), la civetta delle nevi (Nyctea scandiaca) e il

girifalco (Falco rusticolus).

All’interno dell’Unione europea, la volpe artica si incontra

unicamente in Svezia e in Finlandia, dove la sua popolazione

rimane precariamente modesta (conta solo 150 esemplari). Il suo

ciclo vitale è legato all’abbondanza della sua preda principale, il

lemming (Lemmus lemmus), che ogni 3-5 anni va incontro a vere e

proprie esplosioni demografi che. Negli anni di sovraff ollamento

dei lemming, la volpe artica può allevare cucciolate di

12-20 volpacchiotti, mentre in altri periodi la mancanza di cibo

riduce il successo riproduttivo e solo pochi cuccioli riescono

a sopravvivere ai primi mesi. Questi dati sono ancor più

preoccupanti se si considera che la specie potrebbe fortemente

risentire dei cambiamenti climatici negli anni a venire.

Non c’è da stupirsi che la presenza umana nelle Alpi scandinave

sia molto modesta. Alcune attività, quali lo sbarramento dei

fi umi per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica, l’incremento

registrato nell’allevamento delle renne o la carenza di pascoli

estivi stanno causando danni su scala localizzata. Tuttavia,

la maggior parte delle montagne rimane indisturbata dalle

infl uenze dell’uomo, per cui

questi rilievi rappresentano una

delle maggiori aree naturali

incontaminate d’Europa.

Fotografi a principale: Sarek, Svezia del nord; primo piano: pernice. Fotografi e © Keijo Taskinen

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Ranuncolo dei ghiacciai

Fotografi a © Keijo Taskinen

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Daphne arbusculaLa Daphne arbuscula, che deve il suo nome a una ninfa che si trasformò in un meraviglioso

albero per sfuggire al dio greco Apollo, è una pianta molto inusuale. Tra le poche specie antiche

a essersi evoluta prima ancora della formazione dei Carpazi, questo aff ascinante arbusto dai

germogli rosso corallini e dai fi ori sgargianti è confi nato oggi in una piccola sacca dei Carpazi

slovacchi. A causa delle sue origini antiche, la specie è morfologicamente e geneticamente molto

isolata dalle altre piante della regione ed è estremamente sensibile alla distruzione ambientale e

ai cambiamenti climatici. Pur essendo una specie rigorosamente protetta dalla direttiva Habitat,

è ancora gravemente minacciata dal calpestio, da turisti e collezionisti, dall’attacco dei funghi e

dai cambiamenti ambientali.

I Carpazi sono i rilievi più giovani e più orientali tra le

montagne della regione alpina. Si estendono a formare un

arco di oltre 1 450 km, dalla Slovacchia alla Romania. Per

estensione questo sistema è due volte inferiore rispetto

alle Alpi, mentre le sue cime sono alte la metà. Le vette più

elevate si trovano nei Tatra, nei Carpazi occidentali.

Sui versanti più periferici, il tipo di roccia dominante è

costituito da arenaria e marna (fl ysch), mentre quelli più

interni comprendono una catena di rilievi vulcanici. L’intera

area è molto infl uenzata dal clima continentale circostante,

responsabile delle forti escursioni termiche tra inverno ed

estate (da –21 °C a +35 °C).

Poiché i Carpazi non hanno un’altitudine elevata, su queste

montagne generalmente non si trovano le fasce alpine più

alte coperte da nevi perenni. Infatti, solo il 5 % del territorio si

trova al di sopra della linea degli alberi. Le foreste montane,

invece, ricoprono in alcuni punti più della metà della catena

montuosa. Le fasce pedemontane sono dominate da

querce come il rovere (Quercus petraea), mentre le faggete

prevalgono ad altitudine media.

I CarpaziA quote più elevate si riscontrano formazioni miste di

faggio e abete oppure di faggio, abete e picea, che alla fi ne

lasciano spazio a nuclei di larice e pino cembro. Queste

foreste montane naturali sono tra le più estese dell’Unione

europea e ospitano i più grandi ecosistemi naturali rimasti

nel continente di faggeti e di foreste miste di faggi e conifere,

oltre che la più vasta distesa di foresta vergine al di fuori

della Russia. Sopravvissute fi no a oggi senza aver subito

l’intervento dell’uomo, queste foreste vergini presentano

una struttura molto diversa, in cui alberi di tutte le età si

contendono lo spazio tra accumuli di legna secca o marcia

ammassati sul suolo.

I Carpazi sono inoltre ricchi degli habitat tipici delle zone

umide. Fiumi importanti come il Nistro, la Vistola e il Tibisco

nascono tutti in queste montagne. Come la maggior parte

dei fi umi alpini, si ingrossano all’inizio della primavera

e in estate, con il disgelo, causando talvolta pericolose

inondazioni nelle pianure circostanti. Nell’area si contano

anche 450 laghetti di montagna, perlopiù di origine glaciale,

posti a un’altitudine compresa tra 1 350 e 1 970 metri.

Altri habitat presenti nei Carpazi, come i prati alpini e i pascoli

di alta quota, sono caratterizzati da una lunga tradizione di

sfruttamento antropico del territorio, essendo stati destinati

per secoli a ospitare mandrie di bovini e ovini. Benché queste

distese ricoprano una superfi cie minore rispetto alle foreste,

Mala Fatra, Slovacchia. Fotografi a © Josef Šibik

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sono altrettanto importanti dal punto di vista naturalistico,

soprattutto per il patrimonio di piante e invertebrati.

In generale, i Carpazi presentano un’estrema ricchezza di

specie. Parte della loro straordinaria biodiversità è dovuta

al fatto che le montagne rappresentano un corridoio vitale

per la dispersione e la migrazione tra nord e sud e tra est e

ovest. Qui sono documentate più di 3 500 specie di piante,

di cui 481 endemiche come la Daphne arbuscula, che è

annoverata tra le 48 specie vegetali dei Carpazi menzionate

nella direttiva Habitat per le sue condizioni precarie. I Carpazi

costituiscono inoltre il rifugio di grandi carnivori nonché di

un’intera serie di piccoli mammiferi come l’endemica arvicola

dei Tatra (Microtus tatricus) e la marmotta (Marmota marmota

latirostris).

Più di 300 specie di uccelli nidifi cano, svernano o migrano

nei Carpazi, tra cui l’allocco degli Urali (Strix uralensis), il

picchio dorsobianco (Dendrocopus leucotus) e la cicogna nera

(Ciconia nigra). In quest’area è insediato il 30 % dell’intera

popolazione europea di picchio dorsobianco, assieme al 40 %

della popolazione europea di aquila anatraia minore (Aquila

pomarina).

Lago glaciale, monti Tatra. Fotografi a © Jan Šeff er

Grandi carnivoriIl ruolo dei Carpazi come rifugio dei grandi carnivori è forse uno degli aspetti più importanti

della sua biodiversità. Questo sistema montuoso è tra le ultime zone d’Europa a off rire riparo

a popolazioni autosuffi cienti e vitali di grandi carnivori. Circa 8 000 orsi bruni (Ursus arctos),

4 000 lupi (Canis lupus) e 3 000 linci europee (Lynx lynx) vagano ancora nelle foreste, pari a oltre

il 40 % dell’intera popolazione europea. La loro relativa abbondanza è senza dubbio legata alle

vaste superfi ci ininterrotte di foreste naturali presenti su questo territorio, che forniscono anche

un collegamento vitale tra le popolazioni a nord e quelle a ovest e sud-ovest. Queste foreste

rappresentano senz’altro la principale fonte di grandi carnivori nel resto d’Europa oltre che un

corridoio ecologico di primaria importanza.

Tipiche specie montane comprendono il sordone (Prunella

collaris) e il picchio muraiolo (Tichodroma muraria). Come

le Alpi, anche i Carpazi sono popolati da una varietà di

culture e nazionalità. Qui vivono infatti circa 16-18 milioni di

persone, di cui la maggior parte è attivamente impegnata

in attività pastorizie estensive. Tuttavia, il recente passaggio

a un’economia di mercato costituisce una seria minaccia

all’autosuffi cienza delle fattorie e dei paesi di montagna.

Marmotta.

Fotografi a

© Paval Ballo

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I monti Balcani e i monti Rodopi

L’altitudine media dei Balcani è di 900 metri sopra il livello del

mare, mentre l’ampiezza varia dai 19 ai 32 km. Nonostante

la sua posizione strategica e la vicinanza a Sofi a (da cui dista

soltanto 100 km), la catena montuosa ha preservato il suo

stato relativamente incontaminato, senza sviluppi di rilievo.

Più a sud, il massiccio dei Rodopi è composto da tre

montagne distinte, disposte una accanto all’altra: il monte

Rila, il monte Pirin e i monti Rodopi. Questi ultimi trapassano

il confi ne per estendersi nel territorio greco, ma solo la parte

bulgara della catena è compresa nella regione alpina. Il monte

Pirin vanta un paesaggio prevalentemente alpino, con più

di 80 cime innevate che si innalzano sopra i 2 500 metri,

176 laghi color smeraldo e un susseguirsi di splendide valli

e circhi glaciali di alta quota.

I Rodopi, invece, malgrado abbiano la stessa altitudine, sono

fortemente infl uenzati dal clima mediterraneo in termini

di composizione delle specie. Rappresentano inoltre un

luogo particolarmente selvaggio e remoto, solo scarsamente

popolato dall’uomo.

In queste due catene montuose si trovano più di 60 tipologie

di habitat menzionate nella direttiva Habitat. Le foreste sono

ben rappresentate e formano enormi distese ininterrotte

di boschi secolari naturali che attraversano gran parte della

catena. Queste foreste ospitano molti endemismi dei Balcani

come il pino di Macedonia (Pinus peuce), l’abete di re Boris

(Abies borisii regis) e il pino loricato (Pinus heldreichii).

Queste montagne sono inoltre uno dei punti nevralgici per

la diversità vegetale. Solo nei Rodopi sono state individuate

fi nora oltre 1 900 specie. Molte piante, come il Lilium

rhodopaeum o l’Haberlea rhodopensis, sono endemismi. Grazie

al loro stato naturale, tutte queste montagne ospitano

signifi cative popolazioni di grandi carnivori e di numerosi rari

uccelli rapaci. Sembra che nei Rodopi orientali si concentri

la più grande aggregazione di rapaci diurni d’Europa, tra cui

importanti popolazioni di aquila imperiale (Aquila heliaca),

falco pellegrino (Falco peregrinus), grifone (Gyps fulvus) e capo

vaccaio (Neophron percnopterus).

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Stara Planina, Monti Balcani. Fotografi e: fotografi a principale © Evgeni Dinev/www.evgenidinev.com; riquadro: picchio muraiolo © Mladen Vasilev/www.neophron.com

Con l’adesione della Bulgaria all’Unione europea nel 2007

due nuovi sistemi montuosi sono stati inseriti nella regione

biogeografi ca alpina: i Balcani e i Rodopi.

I monti Balcani si trovano nel centro della Bulgaria. Benché

non collegati fi sicamente con i Carpazi, essi costituiscono

una sorta di proseguimento di questo sistema montuoso,

che inizia all’estremità occidentale delle Alpi transilvaniche,

in corrispondenza dell’imponente gola nota come «Porte di

ferro», lungo il confi ne tra la Serbia e la Romania. La catena

attraversa quindi la parte centrale della Bulgaria, dividendo

a metà il paese, e si estende per 560 km fi no a raggiungere il

Mar Nero.

Cascata di Skakavitsa, monti Rila

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Natura 2000 nella regione alpina

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Le zone montane europee, nonostante le diffi cili e inospitali

condizioni climatiche e topografi che, sono abitate fi n dal

periodo neolitico. Le pratiche agricole estensive, la transumanza

e le attività forestali su scala ridotta hanno contribuito alla

formazione di un complesso mosaico di culture e paesaggi

diversi, che hanno notevolmente accresciuto la già ricca

biodiversità della regione. Fino a tempi recenti, tali attività

costituivano il caposaldo delle economie montane in Europa.

Queste tradizioni, tuttavia, stanno rapidamente scomparendo.

Incapaci di espandersi o di intensifi care le proprie attività, le

fattorie di alta montagna vengono perlopiù progressivamente

abbandonate. Il turismo, pur essendo un importante settore

economico, sottopone gli ambienti montani a enormi pressioni.

Attualmente, la maggior parte delle attività si focalizza sugli

sport invernali, che richiedono massicci interventi infrastrutturali.

Almeno il 10 % del territorio delle Alpi è stato trasformato fi nora

in stazioni sciistiche, ma l’impatto di questa trasformazione, in

termini di inquinamento, compattazione del suolo, cambiamenti

nella vegetazione locale ecc. si fa sentire ben oltre i loro confi ni.

Sviluppi simili si cominciano a registrare anche nei Pirenei, nei

Carpazi e sulle catene dei monti Pirin e Rila in Bulgaria.

L’incremento del traffi co rappresenta un altro grave fenomeno.

La rete viaria, di vecchia e nuova costruzione, funge da

importante barriera alla migrazione delle specie. Secondo

le stime, oltre 150 milioni di persone viaggiano ogni anno

attraverso le Alpi, l’83 % delle quali su strada. Le catene

montuose costituiscono importanti corridoi di trasporto in

Europa.

Problematiche legate alla gestione del territorio nella regione alpina

Un’altra grave fonte di preoccupazione nelle regioni montane

è rappresentata dallo sbarramento e dalla canalizzazione della

maggior parte dei grandi fi umi alpini, a scopo idroelettrico o

per l’intensifi cazione agricola. Tutto ciò non solo ha prodotto

conseguenze devastanti sull’ambiente naturale, sia all’interno

che al di fuori della regione alpina, ma ha anche generato tutta

una serie di eff etti collaterali indesiderati per quanto riguarda i

livelli delle acque freatiche, l’erosione e la sedimentazione degli

argini.

Molte di queste problematiche sono ulteriormente aggravate

dalla generale mancanza di coordinamento nello sviluppo della

gestione del territorio montano nella sua interezza. La maggior

parte dei rilievi montuosi traccia il confi ne tra paesi diversi ed è

spesso considerata periferica o marginale. In considerazione di

questi problemi, di recente sono state lanciate alcune iniziative

volte a promuovere un approccio gestionale più coerente a

livello di singole catene montuose come le convenzioni delle

Alpi e dei Carpazi.

Le montagne, il serbatoio idrico d’EuropaI rilievi europei forniscono al nostro continente gran parte delle

sue risorse di acqua dolce. Essi intercettano l’acqua dalle masse

d’aria e la immagazzinano sotto forma di neve oppure nei laghi

e nei ghiacciai, prima di riversarla nelle pianure attraverso alcuni

dei principali fi umi europei (Reno, Po, Tibisco ecc.). Specialmente

in primavera e in estate, le montagne svolgono una funzione

vitale nel rifornire gran parte d’Europa con acqua a scopo irriguo o

destinata al consumo umano.

I fi umi di montagna, tuttavia, sono stati in buona parte incanalati,

sbarrati o smeandrizzati oppure il loro letto è stato abbassato per

controllare le inondazioni, per produrre energia elettrica o per

creare o proteggere i terreni agricoli nelle valli. Queste attività

non solo hanno avuto ripercussioni devastanti sull’ambiente

naturale, ma hanno anche generato tutta una serie di eff etti

negativi sull’economia locale. L’alterazione dei processi naturali

ha comportato, per esempio, un calo inatteso nei livelli delle falde

freatiche, condizioni di siccità nei terreni agricoli, piene impreviste,

smottamenti ecc. Per risolvere questi problemi alcune autorità

responsabili dei servizi idrici sono attualmente impegnate nella

ricerca di soluzioni ingegneristiche a minor impatto sui fi umi di

montagna.

Parco naturale della Lechtal, Austria. Fotografi a © www.lechtal.at

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Page 16: Natura 2000 nella regione alpina - European Commissionec.europa.eu/environment/nature/info/pubs/docs/biogeos/Alpine/KH... · e della Linguadoca in Francia, dove le precipitazioni

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In questa serie:

L’Unione europea è suddivisa in nove regioni biogeografi che, ciascuna caratterizzata da una particolare

combinazione di vegetazione, clima e lineamenti geologici. I siti di importanza comunitaria vengono

selezionati per ciascuna regione sulla base di elenchi nazionali presentati da ciascuno Stato membro incluso

in quella regione. Questo tipo di collaborazione permette di conservare specie e tipologie di habitat con

condizioni naturali analoghe attraverso più paesi, senza tenere conto dei confi ni politici e amministrativi.

Assieme alle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva Uccelli, i siti di importanza

comunitaria scelti per ciascuna regione biogeografi ca costituiscono la rete Natura 2000, una rete ecologica

che interessa tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea.

Natura 2000 in the Alpine Region

Natura 2000 nella regione alpina

Natura 2000 in theAtlantic Region

Natura 2000 nella regione atlantica

European Commission

Natura 2000 in the Black Sea Region

Natura 2000 nella regione del Mar Nero

Natura 2000 in the Boreal Region

Natura 2000 nella regione boreale

Natura 2000 in theContinental Region

Natura 2000 nella regione continentale

Natura 2000 in the Macaronesian Region

Natura 2000 nella regione macaronesica

Natura 2000 nella regione mediterranea

Natura 2000 nella regione pannonica

Natura 2000 nella regione steppica

ISBN 978-92-79-13255-1

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