Napoli_ Come Sarà La Nuova Città Della Scienza

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    1/9/2015 Napoli: come sarà la nuova città della Scienza

    http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/09/01/news/napoli-ecco-come-sara-la-nuova-citta-della-scienza-1.226852?ref=HEF_RULLO 1/3

    DI ANTONIO ROSSANO 01 settembre 2015

     ARCHITETTURA 

    Napoli: come sarà la nuova città della ScienzaSi prosegue con la seconda fase della progettazione per ricostruire del polo della scienzadistrutto da un incendio nel 2013. Abbiamo incontrato il team d'architettura che faràrinascere Coroglio

    Il rogo di Città della Scienza , nel marzo 2013, è un lut

    una ferita che non può rimarginare, tra le tante che Naha dovuto subire nella sua tormentata storia. Anche q

     volta, però, la città non si arrende: dopo la presentazioscorso 7 luglio, del progetto vincitore del concorsointernazionale per la ricostruzione del Museo della Scii progettisti sono impegnati nella seconda fase, ilcompletamento del progetto preliminare.

    Li abbiamo incontrati, riuniti nello studio di S.Luciadell’impresa capofila del raggruppamento vincitore, laStige & Partners: i due giovani architetti Valerio

    Ciotola e Andrea Guazzeri, che hanno immaginatodisegnato l’edificio, ma anche gli altri ingegneri, archit

    tecnici di lunga e comprovata esperienza. Tutti seduti al tavolo di riunione dove non manca l’entusiasmo e la gioia persuperato e vinto il concorso internazionale, indetto per questa importante opera della città di Napoli.

    Un risultato raggiunto da un raggruppamento partenopeo veleggiando sulle onde del merito, come ci spiega AlfredoPostiglione, ingegnere e direttore tecnico di Stige & Partners, con oltre 15 anni di esperienza nella progettazione di opidrauliche: «Come previsto dal regolamento, il concorso internazionale si è svolto in forma assolutamente anonima, snella fase di preselezione dei migliori 15 progetti, esaurita a gennaio 2015, sia nella fase di aggiudicazione finale. Allafase avevano partecipato 98 concorrenti, provenienti non solo dall’Italia ma da diversi paesi del mondo come GiappoFrancia ed Inghilterra. Alla fine abbiamo vinto noi, tutti napoletani ad eccezione di Andrea Guazzeri, veneziano ma diorigini partenopee». Ed il motivo di quest’incontro di oggi? «Essendo quello approvato un progetto di massima, stiaintegrando la proposta risultata vincitrice di tutti gli allegati necessari per la presentazione del progetto preliminare;

     volta presentato ed approvato il preliminare, avremo 70 giorni per la consegna del progetto definitivo. Sarà poi unaapposita Conferenza dei Servizi, costituita dagli enti finanziatori e territoriali preposti a determinare le modalità di

    affidamento della progettazione esecutiva».

    Per parlare del progetto però intervistiamo chi lo ha disegnato ed ideato, gli architetti Valerio Ciotola, classe 1985, ed Andrea Guazzeri, classe 1984.

    Città della Scienza, ecco come sarà

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    Come avete raggiunto questo obiettivo? Quanto è stato difficile?

    «Questo concorso l’abbiamo preparato lavorando giorno e notte e nei weekend, ininterrottamente. Vincere il premiodato anche una spinta importante perché come giovani architetti avremo la possibilità di avviare finalmente una strutdi progettazione nostra».

    Quali sono stati i criteri che hanno ispirato il progetto?

    «Il nostro approccio progettuale ha tenuto conto di due elementi fondamentali: il sito dove lo Science Center dovràimplementarsi, ovvero la splendida cornice dell’area di Coroglio con la parte sopravvissuta all’incendio di Città dellaScienza e le prescrizioni del bando di concorso. Abbiamo conciliato queste esigenze disegnando una volumetria che fo

    molto semplice, non invasiva, ma al contempo chiara e netta e facesse da unione tra la parte retrostante di Città dellaScienza e il mare che è lì davanti. Sono stati rispettati i requisiti del bando sia in termini di destinazione d’uso eprogrammatici, sia di fabbisogno energetico. Siamo addirittura riusciti a restituire una volumetria inferiore, quindi uminor impatto dell’edificio sui profili circostanti, pur mantenendo le stesse superfici. L’edificio dello Science Center èprogettato non in base ad un concetto predeterminato ed autoreferenziale, bensì attraverso un lavoro di analisi,razionalizzazione e miglioramento progressivi».

    L’ing Marchetti (uno dei progettisti) racconta che lei voleva far "volare" questo edificio e che poi, qua

    ha saputo di aver vinto il concorso, gli ha telefonato dicendo "hai visto che ha volato?"

    «Si, è un aneddoto che narra di una parte importante del nostro lavoro. Volevamo creare una struttura leggera, tanto"volasse" e tale impegno è evidente in tutto il progetto, a partire dalla porzione di edificio prospicente piazza della

    Ciminiera, dove abbiamo creato questa hall di ingresso a tutta altezza, tutta vetrata, che restituisce una continuità trainterni di Città della Scienza, la spiaggia, il mare e la baia di Pozzuoli. Mentre l’edificio precedente creava una separazil progetto attuale crea una permeabilità, una leggerezza».

    Guazzeri, un napoletano ed un veneziano insieme non è cosa di tutti i giorni…

    «Con Valerio ci siamo conosciuti all’università, grazie ad un Erasmus in Francia nel 2005, iniziando fin da allora aconfrontarci sui temi dell’architettura. Lì costituivano dei gruppi di lavoro e così ci siamo conosciuti».

    Napoli è una città particolare, con una miscellanea di stili e di monumenti come forse poche altre citt

    italiane. Inoltre di contemporaneo, a parte il Centro Direzionale e le stazioni della metro c’è poco. Co

    si inserisce questo progetto in questo scenario?

    «Innanzitutto, rispetto a quello che è avvenuto ultimamente in Italia, il fatto che Napoli abbia investito in manieraimportante nelle stazioni della metropolitana, chiamando architetti di notevole importanza e rilevanza internazionalequalcosa che non è accaduto in nessuna altra città italiana.

     Avere bandito questo concorso a Napoli per dare una svolta in un’area molto complicata è sintomo che in Italia c’ècomunque una volontà di rompere questa tradizione di estrema conservazione per andare verso una mentalità europedove il rapporto con l’esistente non è più solo di tipo conservativo ma è in permanente dialogo, come lo era in passatoanalizzano le architetture precedenti, dal periodo romano al medioevo, per esempio, sono architetture che si sonorinnovate implementando sempre ciò che già c’era.

    È normalissimo trovare un edificio medioevale costruito in parte su rovine romane: questo crea una sorta di armonia bellezza che accomuna tutto quello che vediamo. Il fatto di avere un approccio che sia meno conservativo del patrimostorico porta ad una nozione di architettura che non è più un fatto "finito", da giudicare esclusivamente per quello chema aggiunge la dimensione dinamica del tempo. Una architettura come una storia di continue aggiunte che, nel loroinsieme, restituiscono una immagine finita».

    Questo edificio è anche un simbolo ed un luogo della memoria, che voi avete voluto celebrare

    trasformandolo in quella che è stata chiamata "lanterna della memoria", ci spiega in che modo?

    «Città della Scienza ha subito un incendio nel 2013 che ha lasciato rovine all’interno del sito. Ciò che restava, queste ravevano una importanza ed un significato reali e simbolici ed era importante che fosse preservato nel miglior modopossibile.

    La planimetria della nuova Città della Scienza di Napoli

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    © RIPRODUZIONE RI01 settembre 2015

    Uno dei punti fondamentali del progetto è quindi stata la volontà di mantenere il legame con quello che c’era e quelloera accaduto, realizzando un edificio che mantenesse una sorta di dialogo con l’esistente e permettesse di leggere nuo

     vecchio in una coesione unica e leggibile. Il fatto che il sito si sviluppa lungo la spiaggia e fosse da essa confinato hasuggerito la forma di questo parallelepipedo lungo quasi 200 metri. Da questo bisogno di unire vecchio e nuovo e nondimenticare, nasce l’idea dell’edificio come "lanterna della memoria". Di giorno si vedrà il volume finito, questo grandparallelepipedo. Di notte invece il cemento si confonderà con lo sfondo e si vedranno solo le luci che emergeranno daldella facciata e che richiameranno l’immagine dell’incendio».

    Un parallelepipedo davanti al mare… piacerà ai napoletani?

    Il Museo della Scienza è stato progettato immaginandolo e vedendolo, prima di tutto, dal mare. Immaginando quali f le volumetrie ed i migliori profili per seguire la linea di costa. Tutto l’edificio è stato progettato pensando al mare. Larelazione tra interno ed esterno, alla base del progetto, è stata realizzata in funzione del mare.

    Il museo sarà un luogo di aggregazione dove il visitatore sarà protagonista: non è un luogo passivo dove le personeandranno per vedere, andranno al Museo della Scienza per fare! E facendo entreranno in contatto con altre persone:un momento di dialogo, di scambio. In questo senso è anche la scelta di ridurre la volumetria per lasciare ampi spaziesterni ove potranno svolgersi diverse tipologie di eventi, concerti, installazioni all’aperto».

    Per la parte tecnologica, l’ing. Sergio Puorto, amministratore della Icaro srl, impresa del raggruppamento (tra i proge

    del vecchio edificio distrutto) e l’ing. De Lucia ci spiegano che l’edificio è caratterizzato da un significativo contenimeenergetico. Sia dal punto di vista degli impianti elettrici che di quelli termici, con ampio utilizzo di energie rinnovabilicapacità dell’edificio di provvedere al suo fabbisogno energetico sarà superiore al 50%.

    Ricordiamo che per la realizzazione dell’edificio, la sistemazione dell’area e l’avviamento dello Science Center sono ststanziati quasi 70 milioni di euro, inclusivi dei costi per la progettazione esecutiva ed iva, sostenuti da Regione Camp(con fondi europei pari ad oltre € 34mln), Ministero Infrastrutture e trasporti (€ 5 mln), Ministero Università e Ricer(oltre € 3 mln) e Fondazione IDIS – Città della Scienza (oltre € 27 mln).Resta quindi solo da sperare che questo progetto, simbolo della speranza e del riscatto di una città, partito così bene,essere realizzato nei tempi minimi possibili progettuali e non diventi un faldone burocratico, oggetto di strumentalizzpolitiche o incapacità amministrative.