N.4 Luglio 2017 - EOM Italia · l’osteopatia stessa sia considerata, nel quadro normativo di quel...

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In questo numero N.4 Luglio 2017 02 Articolo: CIOST 2017-Il racconto del Direttore 05 Articolo : Evidenze scientifiche nel trattamento osteopatico craniale 08 Rubrica: Bibliografia Evidenze Scientifiche 13 Rubrica: Il corpo docenti di Eom 15 Report: Attività Pratica Professionalizzante 17 Rubrica: Evidence Based Osteophaty (EBO) Nel numero estivo della newsletter, avremo modo di leggere il racconto del nostro Direttore su quelle che sono state le emozioni vissute al recente Congresso Internazionale di Osteopatia (CIOST) in Brasile. A seguire la continuazione del lavoro sulle evidenze scientifiche, parte dedicata all’osteopatia craniale, dopo aver letto nei numeri precedenti quelle legate a osteopatia strutturale e viscerale. Seguirà a questo articolo di revisione tutta la bibliografia utilizzata dai colleghi spagnoli che hanno prodotto il lavoro. Continuiamo a presentarvi il corpo docente di EOM, con la ligure Valentina Della Peruta ed il bolognese Davide Saracino, neo-presidente di Aifi Emilia Romagna. La partecipazione e collaborazione con gli allievi della scuola prosegue anche in questa edizione con i racconti delle esperienze dei tirocini e con la consueta rubrica di recensione di articoli. Godetevi l’estate ed il meritato riposo #beEOM Newsletter a cura di Paolo Comotti [email protected]

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In questo numero

N.4 Luglio 2017

02 Articolo: CIOST 2017-Il racconto del Direttore

05 Articolo : Evidenze scientifiche nel

trattamento osteopatico craniale

08 Rubrica:Bibliografia Evidenze Scientifiche

13 Rubrica: Il corpo docenti di Eom

15 Report:Attività Pratica Professionalizzante

17 Rubrica: Evidence Based Osteophaty (EBO)

Nel numero estivo della newsletter, avremo

modo di leggere il racconto del nostro

Direttore su quelle che sono state le emozioni

vissute al recente Congresso Internazionale di

Osteopatia (CIOST) in Brasile.

A seguire la continuazione del lavoro sulle

evidenze scientifiche, parte dedicata

all’osteopatia craniale, dopo aver letto nei

numeri precedenti quelle legate a osteopatia

strutturale e viscerale. Seguirà a questo

articolo di revisione tutta la bibliografia

utilizzata dai colleghi spagnoli che hanno

prodotto il lavoro.

Continuiamo a presentarvi il corpo docente di

EOM, con la ligure Valentina Della Peruta ed il

bolognese Davide Saracino, neo-presidente di

Aifi Emilia Romagna.

La partecipazione e collaborazione con gli

allievi della scuola prosegue anche in questa

edizione con i racconti delle esperienze dei

tirocini e con la consueta rubrica di recensione

di articoli.

Godetevi l’estate ed il meritato riposo

#beEOMNewsletter a cura di Paolo [email protected]

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Nel mese di giugno, a San Paolo in Brasile, si è

celebrato il sesto congresso internazionale di

osteopatia (CIOST). In questa occasione la grande

famiglia EOM raduna professionisti proveniente

dall’America del sud, dall’America centrale e

dall’Europa. È un evento speciale per la EOM: la

direzione della scuola, i docenti, gli studenti e molti

fisioterapisti interessati alla osteopatia si incontrano

per vivere da protagonisti quattro intensi giorni di

studio e confronto.

Articolo

CIOST 2017

Il mio congresso è iniziato con qualche giorno di

anticipo: ho passato i primi giorni presso la sede

centrale della EOM Brasile, ospite di Rogerio

Queiroz e di tutta l’equipe didattica e

amministrativa. Per tre giorni ho impartito una

formazione specialistica in valutazione e trattamento

del tessuto connettivo denso (creeping) per docenti

e coordinatori della scuola. Quindi, nei due giorni

successivi al corso ho potuto condividere momenti

di analisi, confronto e progettazione con le persone

che in Brasile coordinano l’attività di 1400 studenti

in 16 sedi. Ho portato con me in Italia riflessioni ed

idee, assieme all’entusiasmo dei colleghi che in

Brasile hanno saputo divulgare l’osteopatia con

tanta efficacia concorrendo a fare in modo che

l’osteopatia stessa sia considerata, nel quadro

normativo di quel paese, una specialità della

fisioterapia.

Il preludio al congresso vero e proprio si è avuto con

la discussione delle tesi per il conseguimento del

diploma in osteopatia (DO). Ho avuto l’onore di

presiedere uno dei due tribunali in cui alcuni colleghi

hanno presentato e difeso il proprio lavoro di ricerca

davanti alla commissione esaminatrice e a circa 300

persone che hanno seguito con interesse tutte le

esposizioni. La cerimonia si è conclusa nel

pomeriggio con il conferimento dei titoli DO e la

lettura del giuramento scritto da Still.

Il CIOST inizia in concomitanza a due eventi: la

giornata mondiale dell’osteopatia ed il centenario

della morte di A.T. Still. La relazione di apertura

del congresso ha avuto come argomento la

biografia del fondatore dell’osteopatia e si è

conclusa con l’apparizione di un attore che ha

interpretato un piacevole monologo nei panni di

Still.

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Gli interventi dei relatori si sono susseguiti a ritmo

serrato in sessione plenaria o in due sale in

contemporanea: i 1000 partecipanti al congresso

hanno avuto quindi la possibilità di scegliere gli

argomenti per loro più interessanti. All’esterno delle

sale conferenze sono proseguiti i momenti di incontro

tra tutti professionisti ma anche la presentazione di

una nuova grande sfida per la EOM. È nata infatti una

ONG che abbiamo chiamato “osteopati senza

frontiere” (OSF) allo scopo di portare la valutazione

ed il trattamento osteopatico anche alle persone che

vivono in aree urbane o rurali del Brasile.

Nei tre giorni di congresso non sono mancati momenti

di lavoro intenso tra tutti i coordinatori internazionali,

durante i quali abbiamo discusso principalmente della

situazione relativa all’inquadramento normativo

dell’osteopatia in Europa e America del sud. Finite le

giornate, la voglia di stare insieme veniva appagata

con una buona cena assieme alle persone con le quali

non condividiamo solamente l’ambito professionale

ma anche una profonda amicizia.

Per quanto mi riguarda, ricordo con emozione la mia

relazione al congresso davanti ad una sala gremita.

La domenica infine ho potuto fare un workshop

specialistico davanti a duecento persone circa. Mi ha

colpito molto l’attenzione dei colleghi durante questi

momenti e porto a casa con me le strette di mano, le

pacche sulle spalle e la gratitudine che queste

persone mi hanno regalato, spronandomi a proseguire

in questo lavoro.

Un momento divertente ed originale è stato

l’OSTEOFIGHT: Paulo e Rogerio ci sono confrontati

di fronte all’assemblea plenaria come un vero

combattimento, alternandosi nel presentare nozioni di

anatomia, fisiologia, fisiopatologia, diagnosi e

trattamento osteopatico relative alla cefalea. Tutti

quanti abbiamo partecipato con un entusiastico

interesse salutando i due contendenti con un

entusiasmo da stadio.

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L’invito è per il prossimo congresso, spero qui in

Europa. Oppure chissà: in Italia. Ci proviamo?

Fatecelo sapere rispondendo al sondaggio nel gruppo

FB EOM Italia o mandando suggerimenti e

candidatura per il luogo a questa mail :

segreteria.eom.martina@ gmail.com

Non potevamo in un evento di tale portata non

pensare al futuro dell’osteopatia, ringraziando il

nostro direttore scientifico, promuovendo sessioni di

studio su tecniche strutturali articolari oppure fasciali.

A cura di:

Andrea Turrina

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Articolo

…SEGUE DA NUMERI PRECEDENTI (EVIDENZE SCIENTIFICHE IN

OSTEOPATIA STRUTTURALE E VISCERALE)

OSTEOPATIA CRANIALE

Il trattamento osteopatico craniale si è dimostrato essere efficace nel migliorare l’ossigenazione dei tessuti

cerebrali (Xiangrong et al, 2011).

Questo può essere uno dei motivi per i quali il trattamento osteopatico craniale è capace di migliorare

aspetti del cammino, quali velocità ed inizio della marcia nei soggetti affetti da morbo di Parkinson, fattori

che non miglioravano invece con la riabilitazione (Muller et al, 2013).

Allo stesso tempo, l’inclusione di terapia craniosacrale all’interno di un protocollo di trattamento

manipolativo osteopatico, migliora la funzione endoteliale, la funzionalità e la qualità di vita in pazienti con

arteriopatia periferica e claudicatio intermittens (Lombardini, 2009).

Il trattamento craniosacrale ha conseguito miglioramenti nella sintomatologia urinaria e nella qualità di vita

in pazienti con sclerosi multipla (Raviv et al, 2009).

L’applicazione di differenti tecniche manuali, compreso tecniche di osteopatia craniale come Ear-Pull,

Parietal-lift e altre, durante un periodo di 5 mesi portò alla diminuzione del dolore e miglioramento della

qualità di vita in pazienti con fibromialgia per un periodo di 6 mesi (Castro et al, 2011).

Protocolli di trattamento simili, però con una unica applicazione portarono ad un più rapido recupero della

immunosoppressione transitoria e dei parametri cardiovascolari dopo l’esercizio fisico intenso (Arroyo et

al, 2008; Arroyo et al, 2009).

Oltre al miglioramento dei parametri cardiovascolari, questo tipo di trattamenti si sono dimostrati efficaci per

migliorare i livelli di ansia del paziente (Fernandez et al, 2008). Sulla stessa linea, includendo altre tecniche

di osteopatia craniale come la compressione del quarto ventricolo (CV4), una unica sessione di trattamento

è capace di produrre una diminuzione della tensione e del dolore percepito, cosi come un miglioramento

dello stato d’animo e dei parametri cardiovascolari in pazienti con cefalea tensionale cronica (Toro et al,

2009).

In ambito pediatrico, uno studio epidemiologico sviluppato su 605 bimbi, evidenziò che i disturbi posturali e

della marcia si associano frequentemente alla presenza di disfunzioni osteopatiche craniali in bimbi delle

scuole elementari (Silvestrini et al, 2013).

In un altro studio realizzato su 106 bimbi, si dimostrò la correlazione esistente tra la disfunzione meccanica

dell’osso in questione diagnosticata dall'osteopata con le caratteristiche dismorfologiche dentofacciali

diagnosticate da odontoiatra (Fournier-Bourgier et al, 2016).

Riguardo al trattamento delle disfunzioni osteopatiche craniali, il trattamento craniale applicato nei primi

mesi di vita consegue un importante miglioramento del grado di asimmetria cefalica in bebè con asimmetria

posturale (Philippi et al, 2006), cosi come un miglioramento delle asimmetrie craniali in bebè con

plagiocefalia non sinostosica (Amiel-Tison C et al, 2008; Lessard et al, 2011).

Inoltre il trattamento osteopatico craniale applicato a bimbi con otite media acuta ricorrente portò al

miglioramento del timpanogramma, diminuzione del numero delle recidive e della necessità di procedimenti

chirurgici (Mills te al, 2003).

In ultimo, una revisione sistematica Cochrane (Dobson et al, 2012) evidenziò che le terapie manipolative

per le coliche infantili portano ad una riduzione della durata temporale media del pianto, considerando

studio a basso rischio di selezione, bassa quantità di bias ricorrenti. I miglioramenti riportati furono

statisticamente significativi.

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Sono numerosissimi i campi di applicazione

dell’osteopatia. La mancanza di studi in alcuni ambiti

dell’osteopatia non implica l’evidenza di assenza di

effetto, visto che non è la stessa cosa parlare di

assenza di evidenza che di evidenza di assenza.

(Mendez- Gonzalez et al, 2016; Sanchez-Ramon et

al, 2016; Godfroid et al, 2016; Van Schil et al, 2015;

Nadal-Ginard et al, 2014; Sedgwick, 2014; Schmidt

et al, 2014; Bunce et al, 2014; Hicks et al, 2014;

Bhartiya et al, 2013; Sedgwick, 2011; Schiffl, 2008;

Aly, 2007)

Bisogna essere presuntuosi a pretendere di screditare

quella che in molti paesi è una professione, mentre è

parte di una professione in altri, soprattutto quando

esistono numerosi studi che mostrano la sua efficacia

e la grande quantità di studi che esistono attualmente

su questo tema, anche se tuttavia non così numerosi

da avere revisioni sistematiche di altissima qualità in

tutti i suoi ambiti. Se qualche studio non mostra

efficacia in una situazione precisa non può implicare

l’assenza di utilità in altri ambiti o situazioni cliniche.

Senza dubbio, non è arrivato il momento di dire che

l’osteopatia non è efficace. Al contrario è il momento

di continuare a scommettere sulla ricerca per

conoscere meglio in quali patologie e condizioni sia di

maggior interesse la sua applicazione, come per il

resto dei suoi approcci terapeutici già in essere. Già in

questo modo si pronunciò Sir James Paget, dicendo

che si doveva studiare quello che facevano i

“bonesetter”, per copiare gli aspetti positivi e

abbandonare quelli negativi (Paget, 1867). Questa è

la situazione.

Inoltre, si deve anche considerare che ci sono molti

studi che utilizzano tecniche osteopatiche senza

nominarle apertamente come tali, come ad esempio

le tecniche di ear-pull, frontal lift, CV4…(Castro et al,

2011; Arroyo et al, 2008; Arroyo et al, 2009;

Fernandez et al, 2008; Toro et al, 2009).

D’altro canto, se applichiamo alle evidenze in

fisioterapia lo stesso metro di giudizio applicato

all’osteopatia, valutando ciò che indicano le revisioni

di alta qualità, si può osservare che i risultati sono

chiaramente deficitari per la fisioterapia. Se ad

esempio osserviamo le revisioni sistematiche

pubblicate da Cochrane sulla fisioterapia durante il

2016, i risultati non sono molto rassicuranti per la

fisioterapia. Le prove di efficacia della fisioterapia

multimodale, la elettroterapia ed il drenaggio linfatico

manuale per il trattamento della sindrome da dolore

regionale complesso, sono assenti o incerte. La

qualità delle prove che appoggiano la utilità della

immagine motoria graduale e della terapia a specchio

è molto bassa (Smart KM, et al. 2016)

I supposti effetti benefici dell’ultrasuono vs placebo in

pazienti con tendinite calcifica, così come il laser a

bassa intensità vs placebo in pazienti con

problematiche della cuffia dei rotatori, sono basati su

studi di qualità molto bassa, e di breve durata. La

terapia con campi elettromagnetici pulsatili non sembra

mostrare benefici rispetto ad altri interventi fisioterapici,

secondo studi di qualità molto bassa. Non vi è sicurezza

se l’utilizzo della TENS sia superiore al placebo, ne se

alcuna modalità di elettroterapia sia benefica rispetto a

qualsiasi altro intervento attivo, grazie alla cattiva

qualità delle prove (Page MJ et al. 2016).

Non è chiaro se i trattamenti alla colonna siano efficaci

sul dolore lombare inespecifico acuto e subacuto

perché esistono solamente prove di qualità molto

bassa. (Poquet N, et al. 2016)

Nessuna delle tecniche di fisioterapia toracica

(convenzionale, tecniche espiratorie lente passive o

tecniche espiratorie forzate) hanno dimostrato una

riduzione della gravità della patologia, cosicché non si

possono utilizzare come pratica clinica standard nei

pazienti ospedalizzati con bronchite grave. Esistono

prove di alta qualità sul fatto che le tecniche espiratorie

forzate in pazienti con patologia grave, non migliorano

lo stato di salute e possono provocare eventi avversi

gravi. Le tecniche espiratorie lente non conseguono più

che un sollievo immediato senza ripercussione sulla

durata della patologia. (Roqué i Figuls M, et al. 2016)

Riguardo agli interventi sulle patologie della cuffia dei

rotatori, solo uno studio riflette la consueta pratica

clinica attuale e lo compara con il placebo. Pur essendo

un lavoro clinico di alta qualità, non si registrarono

differenze clinicamente importanti tra i gruppi in nessun

risultato. Inclusi gli eventi avversi associati con la

terapia manuale e l’esercizio sono più frequenti che con

il placebo, anche se lievi. Si critica anche il fatto che i

placebo utilizzati nei distinti studi siano poco realisti

(Page MJ et al. 2016)

Se per esempio analizziamo tutte le revisioni Cochrane

esistenti su un tema concreto della fisioterapia come lo

è quello dell’elettroterapia, i risultati sono francamente

sconfortanti per l’elettroterapia. (Page MJ et al. 2016),

(Smart KM, et al. 2016), (Boldt I, et al. 2014),(Almeida

M, et al. 2013) , (Chung-Wei CL, et al. 2012),

(Kroeling P, et al. 2013).

Perciò, bisogna tener conto delle difficoltà e limitazioni

esistenti per la ricerca riguardo all’efficacia delle terapie

fisiche, incluso l’osteopatia, allo stesso modo di quanto

avviene per la fisioterapia.

CONSIDERAZIONI FINALI

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La mancanza di studi esistenti per molte delle situazioni cliniche che possono essere trattate con

la terapia fisica, deve essere uno stimolo per produrre un maggior numero di ricerche e di qualità

maggiore. Questo deve essere il cammino per tutte le scienze della salute, incluse le terapie

fisiche. Tutte

Inoltre vogliamo sottolineare che consideriamo interessante la formazione del fisioterapista

osteopata sulla pratica basata sull’evidenza, affinché sia pienamente cosciente in ogni momento

di quello che è dimostrato e di quello che non lo è, fattore interessante per tutti i professionisti

della salute e non solo per gli osteopati.

Per questo il programma di studi della EOM include la formazione in pratica basata sull’evidenza,

cosi come l’obbligo di realizzare lavori che richiedono la lettura di articoli di riviste scientifiche.

Inoltre i professori della EOM sono formati in Metodologia della Ricerca e Pratica Basata

sull’evidenza, ed hanno dovuto fare lavori di ricerca. Molti di questi sono docenti universitari (più di

40) e molti di loro sono dottori (più di 40). I professori della EOM hanno più di 115 pubblicazioni in

riviste scientifiche, ed i loro lavori sono stati citati quasi 1000 volte, contando su un indice H pari

a 18.

Inoltre, gli alunni formati nella EOM sono al corrente della evidenza scientifica, fattore dimostrato

da quasi 500 pubblicazioni scientifiche che hanno, essendo stati citati i loro lavori più di 4300

volte, un indice H di 33. Tutto ciò mostra l’ eccellenza della formazione che la EOM impartisce,

nonché del gruppo docenti e del programma di studi.

In ultimo, la validità del placebo negli studi di osteopatia non presuppone nessuna novità rispetto

al resto delle terapie fisiche. L’ uso del placebo e la sua validità negli studi è sottoposto a dibatto

scientifico anche nella fisioterapia (Maddocks et al, 2016), nella terapia manuale (Testa et al,

2016), e nella medicina in generale (Enck et al, 2011) .

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8N.4 Luglio 2017

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Curatori della revisione e autori del testo originale

Dr. CleofásRodríguez BlancoPT DO PhD

Docente EOM -Responsabile Ricerca EOM

Presidente de SEFITMA

Dr. ÁngelOliva Pascual-Vaca PT DO PhD

Docente EOM -Responsabile Ricerca EOM

Secretario de SEFITMA

Il documento è stato scritto con la collaborazione di tutti i

membri della Sociedad Española de Fisioterapeutas

Investigadores en Terapia Manual

http://www.sefitma.com

Adattamento e traduzione a cura di

Paolo Comotti

[email protected]

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N.4 Luglio 2017

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Rubrica

Il corpo docenti EOM

Dott. Davide Saracino

Mi sono laureato in Fisioterapia presso l’Università

di Bologna nel 2006, ho lavorato per tre anni in una

casa di cura privata accreditata per poi, dal 2009,

iniziare l’attività di libero professionista presso il mio

studio privato a Bologna.

La mia formazione post‐laurea è stata mirata al

miglioramento delle mie conoscenze e competenze

nell’ambito della terapia manuale e dell’osteopatia

attraverso:

-Primo livello formazione Kaltenborn-Evjenth

-Primo e secondo livello formazione in

Mobilizzazione del Sistema Nervoso periferico

(Butler)

-Formazione completa in osteopatia presso

l’Escuela de Osteopatia de Madrid

Dal 2013 sono impegnato come docente presso le

sedi italiane dell’Escuela de Osteopatia de Madrid

oltre che nel Master in Osteopatia nelle disfunzioni

neuromuscoloscheletriche dell’Università di Verona.

Il mondo EOM mi ha permesso di entrare a contatto

con professionisti preparati che mi hanno trasmesso

la loro passione per l'osteopatia. Ho apprezzato

molto la serietà della formazione che ho l'onore di

portare avanti con il ruolo di docente e soprattutto

l'integrità intellettuale e la coerenza di chi da anni

dirige la scuola cercando di tutelare la figura del

fisioterapista come destinatario del percorso di studi

oltre a mantenere un livello formativo d'eccellenza.

La mia passione per la professione e per

l’associazionismo mi ha portato, nel 2011, ad

entrare nel direttivo di AIFI Emilia‐Romagna

ricoprendo il ruolo di responsabile dell’ufficio libera

professione e da Maggio 2017 ricopro il ruolo di

Presidente Regionale.

Nel 2014 ho avuto l’onore di essere tra i soci

fondatori del ROFI (Registro Fisioterapisti Diplomati

in Osteopatia d’Italia) associazione nata con lo

scopo di tutelare i numerosi fisioterapisti che hanno

scelto, nel loro percorso post-graduate, la

formazione in osteopatia. Ricopro il ruolo di Vice-

Presidente del registro che vanta già, un numero

sempre crescente di iscritti.

13N.4 Luglio 2017

M’impegnerò a mantenere e migliorare gli obiettivi

professionali raggiunti attraverso un costante

impegno nel ruolo di docente in maniera da poter

contribuire anche alla ricerca scientifica in

osteopatia. Ho l’obiettivo di proseguire nel mio

impegno associativo in maniera da continuare a

dare un contributo allo sviluppo e tutela della

professione del fisioterapista.

LEGGI IL MIO PROFILO PROFESSIONALE SUL

SITO DI EOM ITALIA

http://www.osteopatia-eomitalia.eu/it/eom-

italia/corpo-docente/docenti-italiani/davide-

saracino

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Vivo ad Albenga, provincia di Savona da quando

sono nata.

Mi guardo indietro e vedo una bambina molto,

troppo timida che diventa adolescente dividendosi

tra studio e sport. La pallavolo mi ha insegnato

quella che definisco educazione sportiva, il

condividere, rispettare le regole e siccome ero un

palleggiatore a saper prendere decisioni importanti

ed assumermene la responsabilità.

A 22 anni giocavo a livello professionistico, ma

decisi di concentrarmi maggiormente sulla tesi e

laurearmi.

Scelsi fisioterapia per caso, in alternativa a

medicina, ai tempi ero giovane e pensavo che mi

sarei sposata e sarei diventata mamma presto ( ciò

è successo a 35 anni, mi sono sposata e ho 2

gemellini di pochi mesi).

Ora credo che non potrei fare altro, il mio lavoro è

anche una grande passione, durante il corso di

laurea in fisioterapia andai da un fisioterapista-

osteopata e lì il mio percorso cambiò, lasciai la

neuroriabilitazione ed iniziai il mio percorso come

allieva EOM.

Durante il percorso iniziai a rifrequentare i corsi

come monitore, opportunità per imparare e

confrontarsi continuamente con docenti; fino a

quando la stessa persona che mi portò sulla strada

dell’osteopatia mi disse : “ Sono anni che fai da

monitore perché non provi a fare l’esame da

docente?” Il primo pensiero fu “assolutamente no”;

invece andai a Madrid a fare il corso docenti dove

con la mia collega/amica abbiamo vissuto momenti

davvero unici.

Guardo il presente… ora ho 36 anni, ho la mia

famiglia inclusi i miei due adorati cani, il mio lavoro-

passione in studio, insegno cercando di trasmettere

curiosità ed entusiasmo, ma soprattutto ricevendo

grossi stimoli a non fermarmi mai e migliorarmi

sempre.

LEGGI IL MIO PROFILO PROFESSIONALE SUL

SITO DI EOM ITALIA

http://www.osteopatia-eomitalia.eu/it/eom-

italia/corpo-docente/docenti-italiani/valentina-

dellaperuta

Dott. ssa Valentina Della Peruta

14N.4 Luglio 2017

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15

Report

N.4 Luglio 2017

ESPERIENZA N 1

Con l’istituzione due anni fa del Master Universitario in Osteopatia nelle Disfunzioni Neuro-Muscolo-

Scheletriche, la formazione dei futuri osteopati EOM deve necessariamente passare (anche) attraverso

duecentocinquanta ore accademiche di Attività Pratica Professionalizzante, volgarmente detta tirocinio. Lo

scopo è quello di permettere allo studente di carpire i più piccoli particolari relativi ad un trattamento effettuato

su un “paziente vero”. Vedere al lavoro svariati professionisti, cioè “mani” diverse con differenti background

formativi, è il lato più arricchente di tutta l’attività. Perché certo, il percorso che abbiamo scelto fa della

profonda conoscenza dell’anatomia il proprio punto di forza, ma verrà il giorno in cui le mani sul paziente

dovremo mettercele, ed affiancare chi ne sa più di te è un ottimo modo per iniziare a mettere insieme le

informazioni acquisite durante i seminari. Nella mia ancora parziale esperienza, ho avuto modo di vedere

trattamenti fasciali, fibrolisori, valutazioni iniziali più o meno complesse, reazioni somato-emozionali,

cambiamenti radicali prima e dopo una tecnica, pazienti inviati in pronto soccorso per controindicazione al

trattamento osteopatico, osteopatia craniale e viscerale, trattamenti di cui ho capito tutto ed altri di cui ho

capito niente o quasi. Sta poi nella bravura del tutor saper gestire la successiva spiegazione, rapportandola a

quelle che sono le conoscenze di uno studente del secondo anno. Tutti questi sono piccoli elementi che

aggiungiamo al nostro bagaglio di conoscenze, elementi di cui dobbiamo fare tesoro per la nostra pratica

quotidiana, e di cui dovremo ricordarci un giorno, se decideremo di offrire il nostro lavoro all’attività di

tutoraggio negli anni a venire. Perché se è vero che noi abbiamo bisogno della scuola, per crescere nel

migliore dei modi nella nostra professione e professionalità, è anche vero che la scuola avrà bisogno di noi, o

meglio, i futuri studenti avranno bisogno di noi. E qui mi metto nei panni di chi verrà dopo di me, di chi si

ritroverà con i tempi stretti per scrivere la tesi, con poche ore di permesso al lavoro per svolgere il tirocinio, di

conseguenza con poche possibilità di spostarsi. Più siamo e meglio è, più saremo sparsi sul territorio

nazionale e più possibilità daremo ai nostri futuri colleghi di effettuare una APP di qualità e senza grossi disagi

dovuti ai lunghi spostamenti per raggiungere la sede scelta. Da nessuna parte sta scritto che il tirocinio debba

essere svolto obbligatoriamente in sedi diverse, anche se credo che come studenti siamo i primi a rendercene

conto. E allora via, ad organizzare trasferte a Bergamo, Verona, Bologna, Udine, a prendere giorni di ferie al

lavoro, a macinare kilometri in autostrada, a prenotare treni ed AirB&b. E mi trovo a pensare che tutto

sommato a me non va neanche male, visto che ho una collega che è un’amica con cui viaggio e questo ci

permette almeno di ridurre parzialmente i costi. Penso che i colleghi di Roma non siano così fortunati, dal

momento che a sud dell’Emilia-Romagna e della Toscana non ci sono tutor disponibili, ed i primi osteopati

EOM a Roma completeranno il percorso formativo appena tra 3 anni. Posso pensare, in tutta onestà, “ho

voluto la bici, ora pedalo”, ma la strada non è sempre in discesa, e da Trieste a Trescore Balneario, per

esempio, sono 424 km, che non sono proprio pochi.

Marco Starri

II anno EOM Udine

MASTER IN OSTEOPATIA

ATTIVITA’ PRATICA PROFESSIONALIZZANTE (TIROCINIO)TRA VIAGGI, FERIE E CRESCITA PROFESSIONALE

ESPERIENZA N 2

Iniziare una scuola di osteopatia penso non sia mai così semplice per nessuno. O meglio, iniziare forse è

facile, ma una volta entrati bisogna fare i conti con i “dubbi esistenziali” che ti crea e che solo andando avanti

si potranno piano piano risolvere. È un percorso lungo, utile a dare il tempo ad ognuno di imparare a

ragionare, non più come si è abituati da “fisioterapisti” ma in un’altra ottica, con una visione più globale che

non considera il paziente un sintomo, un’articolazione o un muscolo, bensì un corpo e una mente, un insieme

di sistemi che si concatenano e si influenzano a vicenda. Naturamente c’è bisogno di anni per far propria

questa visione ma, giunta quasi al termine del secondo anno, posso dire che grazie alla EOM, sto iniziando a

considerare tanti aspetti del paziente che prima non consideravo. Un aiuto importante in questa prima parte

del percorso mi è stato offerto dalla possibilità di fare tirocinio. Personalmente parlando ho preferito svolgere

l’attività in più sedi per osservare i diversi metodi di approccio al paziente che ogni professionista adotta in

base alla propria esperienza e alla propria formazione

CONTINUA…..

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16

Report

N.4 Luglio 2017

Capitare a far tirocinio in un giorno ricco di pazienti “nuovi” è una fortuna perchè si ha la possibilità di seguire

dall’inizio l’accurata valutazione del paziente e il ragionamento che porta ad impostare il trattamento (che di

fatto è la parte più difficile di questo lavoro). Dal mio punto di vista è un’esperienza molto stimolante e

motivante che da una parte porta a farsi molte domande e dall’altra, dà la possibilità di risolvere molti dubbi.

Un’ultima considerazione riguarda la disponibilità dei tutor che mettono a disposizione tempo ed esperienza,

permettendoci di seguire i trattamenti e di chiarire i nostri dubbi; il loro è un prezioso aiuto che aumenta il

valore e l’utilità del tirocinio.

MASTER IN OSTEOPATIA

ATTIVITA’ PRATICA PROFESSIONALIZZANTE (TIROCINIO)

TRA VIAGGI, FERIE E CRESCITA PROFESSIONALE

Dadà Federica

II anno EOM Mozzecane-VR

ESPERIENZA N 3

Se la preparazione teorica è fondamentale, altrettanto importante è la possibilità di fare pratica, di

attualizzare le proprie conoscenze su pazienti veri, con problematiche tanto uniche quanto specifiche. E

ancora più interessante è poter cominciare a integrare in modo dinamico ed esperienziale il proprio bagaglio

professionale e formativo con le nuove competenze, sotto l’occhio vigile di tutor, momenti preziosi di

confronto e di crescita.

Questa è la possibilità che viene concessa agli studenti del Master in Osteopatia nelle disfunzioni neuro-

muscolo-scheletriche della Università di Verona/EOM Italia, in occasione delle Attività Pratiche

Professionalizzanti, il tirocinio pratico.

Nel corso degli stage ho avuto la possibilità di entrare direttamente a contatto con la realtà lavorativa

osteopatica e di vedere in pratica quanto esposto teoricamente nel corso delle lezioni.

E’ da sottolineare come, sin da subito, mi sia trovato spesso in ambienti sereni ed accoglienti. Ho avuto la

possibilità non solo di osservare la valutazione osteopatica ed i trattamenti ma anche di visionare soprattutto

in alcuni Studi, una vasta biblioteca riguardante letteratura osteopatica, fisioterapica, etc.

Questa esperienza di stage ha rispecchiato a pieno le aspettative che avevo prima di iniziare e ha contribuito

a rafforzare le mie competenze e quindi il mio bagaglio di informazioni personali, offrendo nuovi elementi di

riflessione rispetto alla mia professione.

Ringrazio tutti i professionisti che mi hanno accolto per la disponibilità e professionalità e tutta la EOM nel

suo insieme. Mi state dando la possibilità di vedere le cose sempre in modo diverso, di approfondire concetti,

di crescere professionalmente insieme ad altri ragazzi che oggi sono studenti, ma domani saranno colleghi,

amici. GRAZIE

Emanuel Stabile

II Anno EOM Roma

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Rubrica

Evidenze Based

Osteopathy (EBO)

Articolo 1

GENERE: Narrative Review

TITOLO: Regional interdependence and manual

therapy directed at the thoracic spine

AUTORI: McDevitt A, Young J, Mintken P, Cleland

J.

TITOLO RIVISTA:

Journal of Manual and Manipulative Therapy

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2015

RIFERIMENTI:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26309384

SCOPO:

Descrivere le conoscenze disponibili in letteratura a

supporto del concetto di interdipendenza regionale

(RI) e l’efficacia dell’approccio RI nel trattamento del

neck pain (NP) e delle sindromi dolorose di spalla.

RECENSIONE:

Tecniche manipolative sul rachide toracico sono

comunemente utilizzate dai fisioterapisti nel

trattamento di pazienti con sindromi dolorose del

quadrante superiore. Tale scelta terapeutica con i

suoi meccanismi d’azione trova il razionale d’uso in

quella che viene definita interdipendenza regionale

(RI). Il concetto di RI è stato proposto da Wainner

(2007) in riferimento alla condizione in cui una

disfunzione, in una regione remota del corpo ed

apparentemente non collegata, possa invece

contribuire o essere associata al problema principale

del paziente. Tale concetto sposta l’attenzione

dall’individuazione della struttura pato-anatomica

sorgente del dolore alle disfunzioni che possono

causare o contribuire al movimento doloroso,

richiedendo di fatto all’operatore di focalizzarsi

sull’esame e il trattamento dei segmenti prossimali o

distali rispetto al distretto dolente (Cibulka, 2009).

Il concetto di RI riprende quello di

Facilitazione Metamerica, evidenziato da

Denslow (1941/47), Korr (1948) e Pickar

(2002), concetto che rappresenta un

costrutto teorico proprio dell ’osteopatia.

Siete pregati di inviare le recensioni degli

articoli a:

Paolo Comotti

[email protected]

N.4 Luglio 2017

Negli ultimi anni, diversi studi hanno dimostrato

miglioramenti significativi degli outcomes di pazienti

trattati con tecniche di terapia manuale applicate

sia prossimalmente che distalmente alla sede del

sintomo primario, secondo quello che è definito

l’approccio RI.

Secondo Bialosky et al. (2009), il concetto di RI

sarebbe guidato da meccanismi neurofisiologici

periferici, spinali e sopraspinali, dalla combinazione

tra questi e meccanismi biomeccanici,senza

dimenticare il ruolo dei fattori biopsicosociali.

In letteratura è ampiamente dimostrato l’effetto

neurofisiologico della terapia manuale e delle

manipolazioni spinali, non necessariamente

specifico sulla regione in cui la tecnica è stata

effettuata. La maggior parte degli studi che usano

l’approccio RI riguardano il trattamento del rachide

toracico nel NP e nelle sindromi algiche di spalla,

dimostrando riduzioni nella sensibilità dolorifica,

aumento del ROM e miglioramento della funzione

Diversi autori hanno utilizzato la manipolazione

toracica da sola, confrontandola con altri interventi

o in associazione con altri trattamenti nella gestione

del NP. La manipolazione toracica HVLA è risultata

avere un effetto maggiore rispetto alla

manipolazione non-thrust, mentre non c’è

concordanza tra gli studi sulla maggiore efficacia

della manipolazione HVLA cervicale rispetto a

quella toracica, che sembrerebbe avere effetto

simile alla prima in termini di riduzione del dolore

nel vantaggio di lavorare su un distretto a minor

rischio manipolativo rispetto a quello cervicale.

Inoltre tutti gli studi che hanno incluso

nell’approccio multimodale la manipolazione

toracica hanno rilevato un maggiore e

statisticamente significativo miglioramento di tutti gli

outcomes. Sembrerebbe inoltre che la

manipolazione toracica possa avere un’efficacia

differente a seconda della posizione fatta assumere

al paziente per la sua esecuzione: lo studio di

Karas e Hunt (2014) ha mostrato una maggiore e

significativa riduzione del dolore con la tecnica

eseguita da supino nel confronto con la posizione

seduta, mentre lo studio di Casanova-Mendez

(2014) ha valutato un maggiore e significativo

miglioramento del ROM cervicale nella

manipolazione toracica eseguita da prono nel

confronto con la posizione supina.

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Rubrica

Evidenze Based Osteopathy (EBO)

L’uso dell’approccio RI nelle sindromi dolorose della spalla trova il suo razionale nelle evidenze di

letteratura: il 40% dei pazienti con dolore alla spalla presenta disfunzioni cervico-toraciche e costali (Sobel,

1996 e Picavet 2003) che possono essere fattori di rischio aggravativi o prognostici negativi, oltre che causa

primaria del dolore. Inoltre l’ipomobilità toracica sarebbe responsabile dell’alterazione della meccanica della

spalla e della conseguente perdita di funzionalità (Crosbie, 2008). Diversi studi concordano sull’efficacia

dell’intervento manipolativo toracico nel soggetto con sindrome algica di spalla, come dimostrato dalla

riduzione della sensibilità dolorifica e della disabilità e dall’aumento del ROM, soprattutto quando il dolore

non ha origine dall’articolazione subacromiale, acromioclaveare o glenomerale. Nessun cambiamento sulla

meccanica della spalla e sul ritmo scapolo-omerale è emerso dall’uso della manipolazione toracica, che

farebbe escludere l’azione puramente meccanica dell’intervento, a favore dell’azione neurofisiologica che,

potenziando la forza e funzione muscolare, potrebbe migliorare la risposta dei tessuti all’esercizio

terapeutico.

Sebbene l’uso della manipolazione secondo l’approccio RI nel NP e nel dolore di spalla ha mostrato avere

un’azione positiva sugli outcomes, molti degli articoli menzionati hanno un periodo di follow-up

relativamente breve, pertanto la questione rimane aperta su quali possano essere gli effetti nel lungo

periodo. Se da un lato gli studi a disposizione sostengo l’approccio RI, dall’altro ne costituiscono un limite

alla pratica clinica, in quanto si tratta per lo più di trials di tipo esplicativo, cioè valutano l’efficacia del

trattamento in condizioni ideali. In futuro sarà pertanto necessario programmare trials clinici pragmatici che,

valutando l’efficacia dell’intervento in condizioni reali, permettano di applicare i risultati in popolazioni e

contesti assistenziali diversi da quelli dello studio. Definire ulteriormente i rapporti che intercorrono tra i vari

distretti e i risultati attesi dai trattamenti potrebbe gettare le basi per un’implementazione dell’RI nei modelli

valutativi-interpretativi e di gestione attuali delle problematiche muscoloscheletriche.

Cosa fare nella pratica clinica? Sicuramente la regione principale del disturbo non deve essere ignorata, ma

valutata e trattata, in accordo con le migliori evidenze disponibili. Comunque è del tutto pertinente e fondato

sulle evidenze valutare le regioni sotto e sovrastanti l’area della disfunzione primaria, definendo le priorità

degli interventi in queste regioni durante il percorso terapeutico. Se il quadro clinico del paziente appare non

chiaro o se la risposta al trattamento è inferiore alle aspettative, l’applicazione del concetto di RI potrebbe

fare maggiore chiarezza e guidare nei successivi interventi clinici. Indagare ulteriormente questo concetto in

modo sistematico potrebbe contribuire a comprendere la natura di molti disturbi muscoloscheletrici e

aiuterebbe nel guidare il decision making nell’impostazione dell’intervento terapeutico (Wainner, 2007).

N.4 Luglio 2017

A cura di Cosimo Leuzzi

[email protected]

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Rubrica

Evidenze Based Osteopathy (EBO)

Articolo 2

QUESITO DI RICERCA: Terapeutico

GENERE: Revisione sistematica con metanalisi

TITOLO:

Osteopathic manipulative treatment for nonspecific

low back pain: a systematic review and meta-analysis

AUTORI: Helge Franke, Jan-David Franke, Gary Fryer

TITOLO RIVISTA: Musculoskeletal Disorders

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2014

PAGINE: 18

RIFERIMENTI: http://www.biomedcentral.com/1471-2474/15/286

N.4 Luglio 2017

RECENSIONE

La lombalgia aspecifica è un problema comune,

disabilitante e costoso. Per questo motivo,

nell’ottobre 2013 è stata condotta una revisione

sistematica della letteratura con l’obiettivo di

valutare l’efficacia del trattamento manipolativo

osteopatico (OMT) nella gestione della lombalgia

aspecifica (LBP), relativamente al dolore e allo

stato funzionale.

Sono stati inclusi solo studi clinici randomizzati;

sono stati esclusi studi riguardanti lombalgia

specifica o trattamenti che includevano un’unica

tecnica. Sono stati analizzati come outcomes

dolore e stato funzionale. Per il calcolo di

differenza media (MD), differenza media

standardizzata (SMD) ed effect size sono stati

presi in considerazione i valori di outcome a 3

mesi dal trattamento. Per valutare la qualità delle

evidenze sono state utilizzate le raccomandazioni

GRADE.

Risultati: sono stati selezionati 15 studi su 307. Di

questi, 10 investigavano l’efficacia dell’OMT nel

LBP, 3 ne valutavano l’effetto nel LBP in

gravidanza e 2 nel LBP post parto. La

maggioranza degli studi aveva un basso rischio di

errore sistematico (12 su 15), anche se per lo più

presentava un campione ridotto di pazienti. I

risultati suggeriscono che il trattamento

manipolativo osteopatico abbia

un’efficacia significativa nella risoluzione del dolore e

nel miglioramento dello stato funzionale nel LBP

acuto e cronico (evidenze di qualità moderata), nel

LBP aspecifico cronico (evidenze di qualità

moderata), nel LBP in gravidanza (evidenze di

qualità bassa) e in quello post-parto (evidenze di

qualità moderata). Sarebbe comunque necessario

condurre ulteriori studi clinici randomizzati controllati

di qualità alta, con più solidi confronti tra gruppi e

con misurazioni a lungo termine per confermare

l’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico.

NOTE

Gli autori della revisione sottolineano la difficoltà

metodologica nell’affrontare questo tipo di studi (es.

triplo cieco, risultati a lungo termine, etc.). A nostro

avviso il punto di forza di questa revisione coincide

con il suo punto debole: considera solo studi che

applicano un reale approccio osteopatico,

personalizzato quindi sulle necessità di ogni singolo

paziente e non standardizzato (non prevedendo un

protocollo di tecniche). Sebbene questo approccio

sia più realistico e rispecchi la natura olistica

dell’osteopatia, rende difficoltoso capire cosa sia

realmente efficace, ad esempio se alcune singole

tecniche o una combinazione specifica di alcune di

esse. Ci auguriamo che futuri studi possano

approfondire anche questo aspetto.

A cura di Rossi Monica e Valli Corinne

[email protected]

[email protected]

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Rubrica

Evidenze Based Osteopathy (EBO)

Articolo 3

QUESITO DI RICERCA: Prognostico

GENERE: Studio Trasversale o di Prevalenza

TITOLO: Relationship between cranial mechanisms and dysmorphic dentofacial characteristics: a cross-

sectional study

AUTORI: S.Bourgier, R. Fournier, M. Garet, P.Feval, S. Gebel-Chauty

TITOLO RIVISTA: The journal of Craniomandibular & Sleep Practice

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2016

PAGINE: 9

RIFERIMENTI: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25390737

N.4 Luglio 2017

RECENSIONE:

Lo scopo dello studio è stato quello di verificare

se il riscontro di una disfunzione craniale può

essere correlato a un dismorfismo dento-facciale.

Ai 106 pz reclutati tra coloro che accedevano al

servizio di Odontoiatria sono stati somministrati

test di mobilità osteopatici riguardanti la

sincondrosi sfeno-basilare, le ossa temporali,

l'osso mascellare e la mandibola con l'obiettivo di

valutare se il movimento era più facile in flessione

od estensione. Questi test sono stati comparati

alle immagini radiografiche che hanno permesso

di determinare se fosse presente o meno un

dismorfismo e quale fosse l'angolo descritto

dall'articolazione sfeno-basilare. Il dismorfismo è

stato valutato attraverso l'analisi dell'angolo ANB

che descrive l'allineamento tra osso mascellare e

mandibola sul piano sagittale. In 27 pazienti i test

osteopatici sono stati ripetuti a distanza di 1 mese

per verificare il grado di affidabilità intra-operatore.

I risultati mostrano che esiste una relazione

significativa dal punto di vista statistico tra le

differenze riscontrate nell'angolo ANB e le classi

di Angle. Esiste inoltre una relazione tra la classe

di Angle e la lesione osteopatica riscontrata: nei

soggetti di classe II (retrognatismo) era presente

in modo significativamente maggiore una facilità

nei movimenti craniali di estensione mentre nei

soggetti di classe III (prognatismo) nei movimenti

di flessione.

Anche il grado di affidabilità intra-operatore si è

dimostrato buono come si evince dal fatto che nel

78% dei casi il riscontro del tipo di lesione ha dato lo

stesso esito.

Non c'è invece relazione statisticamente significativa

tra l'angolo della sfeno-basilare e l'angolo ANB.

NOTE

I risultati sembrano confermare l'ipotesi formulata

dagli autori dello studio secondo i quali una

disfunzione in flessione della sfeno-basilare

faciliterebbe una rotazione esterna dei temporali e

delle ossa mascellari con un avanzamento della

mandibola a favorire una condizione di prognatismo.

All'opposto invece una disfunzione in estensione

provocherebbe il movimento contrario nelle ossa

valutate facilitando una condizione di retrognatismo.

A cura di Simone Govetto

[email protected]