N U M E R O X I V G I U G N O 2 0 1 5 - Oratorio San Giovanni...

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Voci Giovani GIUGNO 2015 NUMERO XIV Voci Giovani a cura dell’Oratorio-Circolo Anspi San Giovanni Elemosiniere

Transcript of N U M E R O X I V G I U G N O 2 0 1 5 - Oratorio San Giovanni...

Voci Giovani

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La redazione al lavoro

Sommario

Redazione Parrocchia Maria Santissima Annunziata

Oratorio-Circolo Anspi “San Giovanni Elemosiniere”

Corte Tancredi, 1 - 73042 Casarano (LE)

Tel/Fax: 0833 501628

E-mail: [email protected]

Sito web: www.oratoriosangiovannielemosiniere.it

Direttore responsabile: Don Agostino Bove

Coordinatori: Don Pierluigi Santo, Emanuela Panico, Alberto Nutricati

Caporedattore: Alberto Nutricati

Impaginazione e grafica: Alberto Nutricati

Redazione: Giorgia Lubello, Marta Fattizzo, Maria Ferrari, Marina Mazze-

o, Chiara Morfea, Rachele Panico, Aurora Primiceri, Federica Primiceri,

Roberta Rizzo, Marco Schito, Isabella Scorrano, Maura Sorrone, Mattia

Stefàno

L’immagine di copertina è stata realizzata dal Prof. Salvatore Mercuri

Pag. 1 Un tempo per l’anima

Pag. 1 L’unità dei cristiani non è un’utopia

Pag. 3 Al Grest con il fantastico mondo di Oz

Pag. 3 Oratorio’s got talent presenta: “Tú sí que vales”

Pag. 3 Il laboratorio di cartapesta e i suoi personaggi…

Pag. 4 Tempo di idee, tempo di progetti

Pag. 5 San Giorgio: occasione unica

Pag. 5 Dal Papa sulle orme di Francesco

Pag. 6 “Non vengo per essere servito, ma per servire”

Pag. 8 Conclusi i festeggiamenti in onore del Santo Patrono

Pag. 8 Tlc, un’esperienza tutta da vivere

Pag. 9 Da Casarano a Roma, nel segno dell’amore

Pag. 10 Expo 205: “Nutrire il pianeta. Energie per la vita”

Pag. 10 E la chiamano “Buona scuola”...

Pag. 11 In viaggio con Dante

Pag. 11 Tutti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri

Pag. 12 C’è un mondo segreto custodito nella roccia

Pag. 12 L’angolo della ricetta

Pag. 13 L’angolo del divertimento

V O C I G I O V A N I

P A G I N A 1

Carissimi fratelli e sorelle, pace e salute

a ciascuno di voi. In questo numero del

giornalino “Voci Giovani”, vogliamo

ringraziare il Signore per questo anno

pastorale che ci ha donato. Desideriamo,

come famiglia parrocchiale, ringraziarlo

per tutto ciò che ha seminato durante

quest’anno attraverso il nostro impegno.

Un grazie poi ai tanti collaboratori che in

vario modo hanno dato la loro disponibi-

lità e si sono prodigati attivamente e

costantemente nei gruppi e nelle diverse

attività proposte. Anche se l’estate è

ormai alle porte, in chiesa l’attività pastorale continua, in

particolar modo attraverso iniziative offerte a ragazzi e giova-

ni, come il Grest dal titolo “Nord Sud Ovest Oz” proposto

dall’Anspi ed elaborato dall’equipe di formatori nazionali con

il contributo anche del nostro Luca Orsini, formatore per

conto della Cooperativa Bethel di Nardò; i campi scuola e

anche le uscite e i pellegrinaggi per gli adulti. L’estate è tempo

di standby che non riguarda solo il riposo, ma anche la libertà

e la serenità interiore. La vacanza deve essere il tempo che

mi concedo per essere quello che sono. Mi distacco dagli

impegni di lavoro e dalla pressione che

le aspettative della gente esercitano su

di me. Essi sono un periodo libero da

impegni e giudizi, sono giorni di quiete.

“Le vacanze sono un tempo propizio

per liberarci da molti nostri fardelli inte-

riori ed esteriori, ma è necessario piani-

ficarle bene” (Alsem Grün, Un tempo per

l’anima). Esse possono essere ritmate

dalla domenica, giorno di festa e di san-

tità come già si evidenzia negli Atti degli

Apostoli: “Il primo giorno della settima-

na ci eravamo riuniti a spezzare il pa-

ne” (atti 2,7). Così si definisce il giorno dell’assemblea dei

discepoli del Risorto in Asia. Oltre a ciò, la condivisione con i

poveri e la gioiosa festa della fede e la lode giubilante devono

colorare il giorno domenicale in cui ogni fedele è convocato

e ricaricare le energie spirituali secondo ciò di cui ha vera-

mente bisogno la nostra anima. Buone vacanze estive a tutti

nel riposo e nella gioia!

Don Agostino e don Pierluigi

Un tempo per l’anima

L’unità dei cristiani non è un’utopia Ne è passata sin troppa di

acqua sotto i ponti da quan-

do, nel lontano 1054, Papa

Leone IX e il Patriarca di

Costantinopoli Michele Ce-

rulario si scomunicarono a

vicenda, sancendo, di fatto, il

Grande Scisma. Oggi, a di-

stanza di quasi un millennio, i

tempi sono maturi per cer-

care di sanare una frattura

che mai si sarebbe dovuta

consumare.

È ora di lasciarsi definitiva-

mente alle spalle e consegna-

re una volta per tutte alla memoria storica gli errori commes-

si da ambo le parti nel corso degli ultimi mille anni. Per farlo è

necessario superare antichi e radicati pregiudizi e pervicaci

luoghi comuni che impediscono un dialogo sereno e costrut-

tivo. È questa l’unica strada

possibile per recuperare

quell’unità smarrita ormai da

così tanto tempo.

È questo il delicato compito

dell’ecumenismo ed è questo

che, con dedizione e impe-

gno, cerca di fare, in Grecia,

uno sparuto numero di frati

domenicani, tra i quali padre

Rosario Scognamiglio e pa-

dre Vladimiro Caroli. Da 35

anni, i frati predicatori hanno

una “casa” – così la chiama-

n o – n e l c u o r e

nell’ortodossa Atene. Si tratta di un appartamento al sesto

piano di un condominio al civico 54 di via Mpoumpoulinas,

divenuto, nel tempo, un centro di cultura e di promozione

concreta dell’unità tra i cristiani.

Continua a pag. 2

P A G I N A 2

L’ecumenismo

non

progredisce

nel chiuso

delle sacrestie,

ma nelle

occasioni reali

di incontro e

di confronto

V O C I G I O V A N I

«Ut unum sint» è l’appello evangelico che continua ad

interpellare ogni singolo cristiano, sin dalle origini del

cristianesimo. Oggi più che mai. La responsabilità è e-

norme, in quanto da esso dipende l’accoglimento del

messaggio di salvezza di Cristo: «Perché tutti siano una

sola cosa, come tu, o Padre, sei in me e io in te,

anch’essi siano uno in noi, cosicché il mondo creda che

tu mi hai mandato» (Gv 17, 21).

L’ecumenismo, però, non progredisce nel chiuso delle

sacrestie, bensì nelle occasioni reali di incontro e di

confronto; quelle che padre Rosario, la cui cultura e la

cui profondità sono pari alla sua giovialità e alla sua ama-

bilità, promuove da oltre tre decenni in terra ellenica.

Una di queste occasioni, destinata a lasciare il segno

nelle coscienze e nei cuori di tanti giovani, è stata la

conferenza che il professore Fernando Fiorentino, do-

cente emerito di Filosofia teoretica all’Università del

Salento e uno dei massimi conoscitori del pensiero di

San Tommaso D’Aquino, ha tenuto in Grecia lo scorso

26 febbraio. Chi scrive ha avuto il privilegio di prendervi

parte. Il docente salentino ha tenuto una lectio magistralis

sul cattolicissimo Doctor Angelicus nell’anfiteatro

dell’Università di Atene, dinanzi a circa 800 studenti. Il

giorno prima, l’accademico italiano aveva incontrato

alcuni dottorandi, per un laboratorio sulle fonti latine,

all’interno dell’Istituto di scienze antropologiche diretto

dai padri gesuiti. Ed è proprio in collaborazione con

questo Istituto e con l’Università di Atene che sono

stati organizzati i due incontri, grazie al coinvolgimento

e all’impegno di padre Sebastien Freris e del docente di

filologia latina all’ateneo greco Dionysios Benetos.

«I vostri padri – ha esordito Fiorentino, parlando agli

studenti ellenici – ci hanno insegnato che la convivenza

civile e pacifica tra i popoli non si può fondare sulla

forza fisica, simbolicamente rappresentata dall’antica

Sparta, ma dalla forza intellettuale, rappresentata da

Atene, da quella bella città che portava e porta lo stesso

nome della dea della sapienza. Ma il più grande insegna-

mento che ci deriva dalla Grecia classica si trova

nell’Etica Nicomachea, dove Aristotele insegna che tutta

l’organizzazione dello Stato e l’attività legislativa devono

mirare a formare i giovani alle virtù civili. Se vogliamo

costruire una società giusta che valorizzi le differenze

senza omologarle, dob-

biamo dapprima iniziare

a costruire una comunità

a partire dall’educazione

dei giovani».

Il passo dal livello più

genericamente culturale

a quello più specifica-

mente religioso è breve.

Del resto, unità ecume-

nica non vuol dire assimilare confessioni diverse e inglo-

barle all’interno di una Chiesa egemonica. Significa, inve-

ce, valorizzare i tesori che esse custodiscono.

«I cattolici sono una ricchezza, allo stesso modo in cui

gli ortodossi sono una ricchezza – chiarisce Fiorentino –

Non si tratta di sostituire gli uni con gli altri, ma di met-

terli insieme per avere una ricchezza ancora più gran-

de».

Con espressioni quasi analoghe si esprime il decreto

sull’ecumenismo Unitatis redintegratio promulgato il 21

novembre 1964 dal Concilio Vaticano II.

«Le Chiese d’Oriente – si legge nel decreto – hanno fin

dall’origine un tesoro, dal quale la Chiesa d’Occidente

molte cose ha preso nel campo della liturgia, della tradi-

zione spirituale e dell’ordine giuridico. Né si deve sotto-

valutare il fatto che i dogmi fondamentali della fede

cristiana […] sono stati definiti in Concili ecumenici

celebrati in Oriente» (UR, 14).

I Padri conciliari insistono particolarmente sugli aspetti

che uniscono Cattolici e Ortodossi. «Tutti sappiamo –

avvertono i Padri – che il conoscere, venerare, conser-

vare e sostenere il ricchissimo patrimonio liturgico e

spirituale degli Orientali è di somma importanza per la

fedele custodia dell’integra tradizione cristiana e per la

riconci l iazione dei Crist iani d’Oriente e

d’Occidente» (UR, 15).

Il decreto, poi, parla di «legittima diversità» in relazione

alle discipline proprie e alle formule teologiche. Ancora

una volta, in entrambi i casi non sussiste alcuna rottura,

ma una forte complementarità. «Una certa diversità di

usi e consuetudini – recita il decreto – non si oppone

minimamente all’unità della Chiesa, anzi ne accresce il

decoro e non poco contribuisce al compimento della

sua missione» (UR, 16). E, poco più avanti, si legge che

«nell’indagare la verità rivelata, in Oriente e in Occiden-

te furono usati metodi e cammini diversi […], cosicché

si può dire, allora, che quelle varie formule teologiche

non di rado si completino, piuttosto che opporsi» (UR,

17). La conseguenza di tali premesse è chiara e inequivocabi-

le.

«Questo Sacro Concilio […] desidera pure ardente-

mente che d’ora in poi, nelle varie istituzioni e forme

della vita della Chiesa, tutti gli sforzi – ammoniscono i

Padri – tendano passo passo al conseguimento di essa

[dell’unità], specialmente con la preghiera e il dialogo

fraterno circa la dottrina e le più urgenti necessità pa-

storali del nostro tempo» (UR, 18).

È esattamente ciò che fanno i frati domenicani in Grecia,

con la loro pluridecennale presenza; una presenza di-

screta, ma efficace. Tanti semi sono già stati gettati. È

necessario, però, che la messe non venga abbandonata

proprio ora, per non vanificare l’encomiabile lavoro che

Padre Rosario e tanti altri suoi confratelli continuano a

svolgere in prima linea, come testimoni credibili di unità.

Quello dei padri domenicani di Atene è solo un esem-

pio. Tanti altri se ne potrebbero fare.

Anche noi, però, dobbiamo fare la nostra parte, evitan-

do divisioni all’interno delle nostre comunità e pregando

per l’unità.

Alberto Nutricati

Continua da pag. 1

P A G I N A 3 N U M E R O X I V

Al Grest con il fantastico mondo di Oz Siete pronti a fare un salto nel fantastico

mondo di Oz? È proprio nel Pianeta di

Oz, ricco di storia e di poesia, che

quest’anno ANSPI ha voluto far tappa

per concentrare le attività estive propo-

ste dagli Oratori su territorio nazionale.

Un viaggio, quello dell’adolescente pro-

tagonista Dorothy e del suo cagnolino

Totò, in un Paese incantato nel quale

ella incontra degli straordinari compagni

di viaggio, seppur bizzarri e diversi tra

loro, come lo Spaventapasseri, il Bosca-

iolo di Latta ed il Leone, tutti vogliosi di

condividere un percorso pieno di colpi

di scena, avventure ed emozioni che li guideranno dritti nei regno

del Mago di Oz, presso la Città di Smeraldo, accomunati

dall’esigenza di chiedere al Grande Mago delle grazie da esaudire.

Questo viaggio offre molteplici tematiche formative opportuna-

mente programmate e sviluppate dall’equipe educativa impegnata,

grazie all’utilizzo del sussidio realizzato dall’equipe nazionale AN-

SPI, che farà da contorno all’esperienza stessa e che comprende,

per ogni giornata di Grest, un percorso di preghiera, la storia, dei

giochi, delle attività, dei laboratori, inni e bans, ed infine delle pagi-

ne su San Filippo Neri in occasione dei 500 anni dalla sua nascita.

Insieme all’amico Oz ci prepariamo con entusiasmo a vivere

un’occasione irripetibile di divertimento e crescita reciproca che si

fondono in un’unica, indimenticabile, esperienza.

Luca Orsini

C’era una volta un paese meraviglioso, dove regnava la fantasia.

Era abitato da personaggi semplici e modesti, ai quali non mancava

niente, né colore né allegria, e tutti insieme formavano una bella

compagnia.

Sin dal primo mattino, l’“oste”, sempre allegro ed ubriaco, invitava

tutti i dì “la massaia” e la “contadina” a bere una grappina.

Gli “imbianchini”, esauriti del paese, volevano colorare tutto di

rosso, giallo, verde, blu e dal “povero spazzino” erano stimolati

sempre più.

Richiamato dal suono del “pianista”, da lontano ecco che arriva il

“viandante”, pensoso, stanco ma sempre aitante.

Quand’ecco che in paese incontra una bella “artista” e attirato

dalla sua bellezza si avvicina con gentilezza.

Lo sguardo vigile del “karateka” punta attento la bella “scout” per

portarla in discoteca.

Ma lo stile glielo impedisce perché la fame l’aggredisce. Guardan-

dosi in giro vede una pizzeria e il bel “pizzaiolo” le prepara un

buon raviolo.

Dalla finestra di una casa si intravede una “vecchina” un po’ tontina

che filava la lana dalla mattina.

La giornata sta per finire ed i “pastori”, stanchi e sudati, tornan a

casa portando con loro formaggi e bestiame.

Ma al calar del sole, nel paese fantasioso, le sorprese non son finite

e tra i simpatici abitanti, ecco l’“egiziana” si fa avanti. E assetata dal

lungo viaggio, la “samaritana” con la brocca come un miraggio.

La notte fonda è arrivata, ma nel paese il buio non regna perché

c’è il “lampadario” della Michela che veglia.

Gli iscritti al laboratorio di cartapesta

Il laboratorio di cartapesta e i suoi personaggi...

Una serata particolarmente entusiasmante quella trascorsa Sabato

09 Maggio in oratorio, un appuntamento ricco di emozioni, di

divertimento, di performance per tutti i gusti che ha visto come

protagonisti bambini, giovani e adulti i quali, esibendosi davanti ad

una grande platea, hanno condiviso i loro talenti coinvolgendo il

pubblico presente.

L’importanza di questa serata, tuttavia, va ben oltre l’evento in sé;

essa è da ricercare nell’idea partita qualche mese fa da un gruppo

di giovani, i quali hanno proposto e minuziosamente sviluppato

questo fantastico talent, esponendosi in prima persona e metten-

doci cuore, anima e fatica, per dar vita ad un oratorio dove i giova-

ni risultano parte attiva, e non solo passivamente esecutiva, di un

Progetto educativo, come ha sottolineato in apertura padre Pier-

luigi Santo, coordinatore dell’oratorio.

I frutti di questo intenso lavoro hanno dato vita ad una serata in

cui tutto è “filato liscio” come da programma e non sono mancati

momenti emozionanti da

ricordare. I partecipanti si

sono impegnati al massimo

e hanno dimostrato i loro

talenti, in particolare i primi

tre classificati nell’ordine:

Matteo Fasano, Matteo

Spinelli e Michele Martina,

tre voci bellissime.

«Con la sicurezza che pro-

prio in questi momenti Don Bosco è insieme a noi, pronto a so-

stenerci e a chiederci di continuare su questa strada, come in una

grande famiglia continueremo a spenderci per gli altri, per la no-

stra comunità!» - dichiarano entusiasti gli organizzatori.

Chiara Legittimo

Oratorio’s got talent presenta: “Tú sí que vales”

P A G I N A 4

V O C I G I O V A N I

mazione dell'ambiente in sé: l'erba è stata sradicata e i

nostri eroi sono così riusciti ad arare il terreno per pian-

tarvi ortaggi ed erbe aromatiche. I lavori sono continuati

fino al 16 maggio, giorno prestabilito per l'inaugurazione

e la presentazione dell'orto a tutto il gruppo scout.

Il Clan, non da meno, ha in mente un progetto altrettan-

to impegnativo, che è il risultato però di un'idea nata

nell'agosto 2014 durante la route nazionale, dove 30.000

scout provenienti da tutta Italia si sono riuniti con la

ferma convinzione di voler cambiare il loro Paese. Tutti i

loro propositi sono stati trascritti nella “Carta del corag-

gio” con lo scopo di farli arrivare anche a quegli scout

che, come noi, non hanno avuto la possibilità di parteci-

pare all'evento.

In questo documento trovano spazio vari ambiti, dall'e-

ducazione alla politica passando per la cura dell'ambiente

e del territorio, e la richiesta era quella di impegnarsi in

uno di questi settori per portare un piccolo migliora-

mento nella realtà che ci circonda. La nostra scelta, do-

po un'attenta osservazione di quella che è la realtà casa-

ranese, è ricaduta sull'ambito educativo, che si concre-

tizza nella creazione di un ambiente dedicato alla lettura

e allo studio. Crediamo che, mancando a Casarano un

luogo del genere, questa iniziativa possa dimostrarsi un

buon punto di partenza per porre le fondamenta per una

società che crede nel potere della cultura.

Il nostro obiettivo è quello di creare uno spazio disponi-

bile a tutti, dove chi entra abbia la possibilità di rilassarsi

in compagnia di un buon libro e sorseggiando caffè.

Anche se, purtroppo, la primavera finisce nel mese di

giugno, noi ci impegneremo per far sì che non accada lo

stesso con i nostri progetti e speriamo che questa voglia

di fare diventi contagiosa, che tante altre persone possa-

no sentirsi ispirate dalle nostre idee per realizzarne di

altre e che il nostro paese diventi così un paese più atti-

vo, propositivo e sempre aperto ai miglioramenti, so-

prattutto se a proporli sono i giovani.

Marta Fattizzo

Maria Ferrari

Aurora Primiceri

È arrivata la bella stagione… tempo di darsi da fare! E

tra armadi da rinnovare e pulizie di primavera, il clan e

il noviziato del Casarano1 pensano a qualcosa di più

grande.

Il noviziato “Vela Bianca”, infatti, ha iniziato a occuparsi,

da qualche mese a questa parte, del giardino parroc-

chiale, situato nella zona laterale della nostra chiesa e

da un po' di tempo inutilizzato. Volenterosi di attuare

un cambiamento pratico nell'ambiente parrocchiale e

allo stesso tempo lavorare insieme per lasciare un se-

gno tangibile del loro impegno, si sono rimboccati le

maniche per ridare vita ad un luogo che, anche se pic-

colo, crediamo possa rivelarsi una grande risorsa.

I novizi, a partire dal mese di gennaio, hanno attuato

una rigorosa opera di risanamento del terreno e siste-

Tempo di idee, tempo di progetti

Il nostro

obiettivo è

quello di

creare uno

spazio

disponibile a

tutti, dove chi

entra abbia

la possibilità

di rilassarsi in

compagnia di

un buon libro

e

sorseggiando

caffè

P A G I N A 5 N U M E R O X I V

Se per la branca E/G

la parola chiave di

ogni uscita è “av-

ventura”, quella del

San Giorgio, che ogni

anno ricorre il 23

aprile, è un’occasione

unica e irripetibile,

per ricordare il santo

protettore di guide ed

esploratori.

Quest’anno l’avventu-

ra per il reparto La Campana del gruppo scout Casarano 1 è

stata cercata e vissuta nell’incontro con altri tre gruppi: Casara-

no 2, Presicce 1 e Corsano 1. Lungo le strade che da Ugento

portano al mare, passando dalla Madonna del Casale, nella gran-

de pineta del camping Riva di Ugento, sulla spiaggia del vicino

mare, abbiamo trascorso due giorni intensi di giochi, esperienze

e momenti di riflessione e preghiera. Aver fatto incontrare quasi

cento ragazzi ha dato ai giovani scout l’opportunità di confron-

tarsi, fare nuove amicizie e mettersi in gioco in tutte le situazioni

che un campo del genere presenta. Loro stessi, attraverso i

propri capi squadriglia, hanno ideato e realizzato dei tornei in

cui si giocava in pattuglie formate da ragazzi appartenenti ai

quattro reparti. Tutti contro tutti e tutti giocando per un unico

obiettivo: trovare in loro stessi la forza per vivere lo scoutismo

ogni momento della loro giornata, con gli strumenti che il Signo-

re ha dato loro. In questa occasione erano come Davide che

con una piccola fionda ha affrontato il temibile Golia. I ragazzi

hanno messo a nudo le loro capacità e le loro personalità che,

se orientate nella direzione giusta, permetteranno loro di affron-

tare qualsiasi problematica che incontreranno nella vita quotidia-

na. Per concludere, come in ogni San Giorgio, tutti noi, capi e

ragazzi, abbiamo ricordato i valori impressi nella legge scout e

abbiamo rinnovato la nostra Promessa.

Donato Isernia

Cinzia Sabato

Il 13 giugno il gruppo scout della nostra parrocchia parteciperà

all’udienza generale del Papa per l’Agesci (Associazione Guide e

Scout Italiani). È un appuntamento importante che tutti noi aspet-

tiamo con gioia. L’ultima volta che il Santo Padre ha voluto incon-

trare gli scout risale al 2004 per ricordare i 30 anni

dell’Associazione.

Tutti noi viviamo con impazienza questo tempo di attesa che ci

separa dall’incontro con papa Francesco e con tantissimi altri

guide e scout e ci prepariamo a questo importante appuntamento

con la gioia dei pellegrini:

«Andrò da Papa Francesco per sentire cosa ha da dirmi. Andrò dal

Papa, come aveva fatto anche il santo di Assisi, che voleva sentire la

sua parola per capire se quello che stava facendo fosse una cosa buo-

na… prima di tutto voglio prendere con me il bastone del pellegrino e

la bisaccia del cercatore… Bisogna venirci con quello che anche noi

scegliamo di mettere nella nostra bisaccia, con quello che può fare più

bella la chiesa, con quello che abbiamo da raccontarci e da raccontare

a papa Francesco, e per ascoltare quello che lui ha da dirci!».

Maura Sorrone

San Giorgio: occasione unica Dal Papa sulle orme di Francesco

P A G I N A 6

V O C I G I O V A N I

“Promettici che

continuerai a far

brillare i tuoi

occhi della luce di

Dio, perché le

persone, le

comunità tutte,

hanno un gran

bisogno di uomini

forti nella fede,

con la speranza

che, come te,

anche altri giovani

possano

interrogare il loro

cuore e magari,

chissà, seguire il

tuo esempio”

Grande gioia per la nostra comunità e per l’intera

diocesi di Nardò-Gallipoli venerdì 15 maggio quando

S.E. Mons. Fernando Filograna ha celebrato

l’ordinazione diaconale di Angelo Casarano, attual-

mente studente di Patristica presso il Seminario pon-

tificio di Roma. Una gioia nel cuore di tutti coloro

che in questi anni di vita e formazione lo hanno ac-

compagnato con la preghiera, con l'amicizia, con

l'affetto.

«In questi giorni ci sentiamo tutti in festa per una

mèta tanto attesa e finalmente raggiunta e celebrata

proprio nella parrocchia nella quale sei cresciuto, ti

sei formato e che tu hai sempre amato» testimonia-

no con una mal celata emozione i suoi amici, nonché

parrocchiani, in una lettera a lui dedicata durante la

veglia di preghiera in preparazione al diaconato pre-

sieduta da don Quintino Venneri, rettore del semina-

rio minore e responsabile diocesano di pastorale

vocazionale. Ad accompagnarlo, gli altri cinque diaco-

ni della diocesi e i suoi compagni del seminario ponti-

ficio.

Visibilmente commosso e grato a Dio per questo

immenso dono anche il vescovo che nella sua omelia

ha voluto richiamare alcune parole del santo di Ippo-

na, Agostino.

Dopo anni di formazione nel seminario minore e nel

seminario pontificio, l'ammissione e i ministeri, per

Angelo il "grande passo": con l'ordinazione diaconale

“Non vengo per essere servito, ma per servire”

Foto di Giovanni De Micheli

P A G I N A 7 N U M E R O X I V

“Non vengo per essere servito, ma per servire” il giovane ha fatto promessa del celibato, in preparazione al presbi-

terato. Animato dal desiderio di un sincero amore per Cristo e

vivendo con totale dedizione in questo stato di vita, Angelo si con-

sacra al Signore: aderendo a lui con cuore indiviso, sarà più libero

di dedicarsi al servizio di Dio e dei fratelli e più disponibile all'opera

della salvezza.

Un impegno forte, che comporterà un nuovo stato di vita. Dalla

piccola alla grande famiglia, da un rapporto di figliolanza frutto della

natura, a un rapporto di figliolanza con il vescovo, cui ha promesso

obbedienza, fondato sulla fede e sulla grazia. Cambieranno tante

cose nella vita e nella giornata di Angelo da questo momento, ma

non meno in quella della sua famiglia e dei suoi amici.

«Il tuo modo di essere e di fare ci ha arricchito tanto perché attra-

verso il tuo cammino abbiamo potuto vedere che Dio è capace di

opere grandi, è capace di conquistare il cuore delle persone sem-

plici e umili, servendosi di loro e agendo attraverso la loro vita e le

loro scelte coraggiose, rendendole testimonianza autentica di valori

e di messaggi importanti racchiusi e custoditi nel Vangelo. E tu,

Angelo, hai saputo ascoltare il tuo cuore e soprattutto hai saputo

rispondere a quella dolce chiamata che Dio ti ha sussurrato chie-

dendoti di seguirLo. Promettici – chiedono gli amici di sempre –

che continuerai a far brillare i tuoi occhi della luce di Dio, perché le

persone, le comunità tutte, hanno un gran bisogno di uomini forti

nella fede, con la speranza che, come te, anche altri giovani possa-

no interrogare il loro cuore e magari, chissà, seguire il tuo esem-

pio».

M. Emanuela Panico

P A G I N A 8

V O C I G I O V A N I

Il Tlc nasce in Brasile nel 1967. Il suo fondatore è il

padre gesuita Haroldo Rahm.

Il Tlc è presente in Italia dal 1975 e nella nostra diocesi

dal primo novembre 2005, giorno in cui mons. Domeni-

co Caliandro emanò il decreto di riconoscimento dello

statuto.

La sigla del movimento indica le tre parole portoghesi

“Treinamento de Liderança Cristã” (Allenamento di

Leaders per Cristo).

Padre Haroldo aveva intui-

to che solo mossi

dall’esempio di Cristo, i

giovani sarebbero stati

nelle condizioni migliori

per intervenire nelle strut-

ture del mondo con il

desiderio di consacrarglie-

lo.

Il movimento può essere

definito come uno stru-

mento di allenamento per

imparare un modo di vive-

re: il vivere da leader al

servizio della Chiesa.

Dal punto di vista pratico,

il corso è diviso in tre

tappe: una tappa basata sul

concetto di Tlc, una sul rinnovamento e l’ultima sulla

persona e sull’opera dello Spirito Santo.

Completando le tre tappe è possibile giungere ad una

maturazione spirituale. Nella comunità, il leader sarà

colui che si impegnerà in prima persona, se necessario,

ma sempre con umiltà.

Isabella Scorrano

Conclusi i festeggiamenti in onore del Santo Patrono

Il Tlc: uno

strumento di

allenamento

per imparare

a vivere da

leader al

servizio della

Chiesa

Si sono appena conclusi i tre giorni di festeggiamenti in

onore del nostro santo patrono san Giovanni Elemosi-

niere.

I preparativi dei festeggiamenti civili non sono stati sem-

plici, ma, come ogni anno, irti di difficoltà.

Il nostro impegno iniziato a fine novembre è stato carat-

terizzato dalla voglia e dalla tenacia di raggiungere un

obiettivo che non si presentava affatto facile.

Per noi del comitato feste, le scelte da compiere, nel

tentativo di soddisfare i desideri di tutti, sono sempre

meno semplici e le responsabilità sempre più amplifica-

te, ma il prezioso intreccio di fede, tradizione e storia ci

guida nell’impegno per questo bene che, insieme a tanti

altri, si deve tutelare: “I festeggiamenti dei Nostri Santi

Patroni”.

Viviamo in un mondo globalizzato ed individualista, in

cui tutto sembra insegnarci che per «vivere o sopravvi-

vere» sia necessario lottare per il solo raggiungimento

dei propri interessi e dove è estremamente facile, attra-

verso una tastiera ed un monitor o ancora prima attra-

verso un touch screen, sentirsi liberi di esprimere le

proprie opinioni (molto spesso distruttive) sull’operato

altrui.

Ringrazio ancora una volta tutti i miei amici componenti

del comitato, sempre entusiasti e disponibili e, per me,

grande fonte di entusiasmo.

Concludo con un invito a tutti coloro che hanno a cuo-

re la festa patronale, affinché si avvicinino al comitato e

si rendano disponibili a farne parte.

Dario Primiceri

Foto di Giovanni De Micheli

Tlc, un’esperienza tutta da vivere

P A G I N A 9 N U M E R O X I V

Da Casarano a Roma, nel segno dell’amore

«Benedici le coppie di Casarano che sognano di realizzare cose

grandi». Questo è il messaggio che i fidanzati che hanno seguito

l’intero percorso di preparazione al matrimonio svoltosi nella

nostra parrocchia hanno voluto comunicare a papa Francesco in

occasione del loro pellegrinaggio a Roma, accompagnati dal vice

parroco don Pierluigi Santo e da noi coppie animatrici.

Tutto è nato da una richiesta fatta dagli stessi ragazzi di avere la

possibilità di incontrare il Santo Padre alla fine del corso prematri-

moniale. Così, spinti dall’entusiasmo e da un pizzico di curiosità, si

sono impegnati loro stessi ad organizzare la parte logistica del

viaggio, mentre il vice parroco ha ottenuto i pass di accesso

all’udienza. Così, il 15 aprile, ci siamo presentati alle 7,00 del mat-

tino agli ingressi controllati che permettono l’accesso in piazza San

Pietro per assistere all’udienza generale del mercoledì, dove papa

Francesco riceve i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.

Nostro intento era quello di farci salutare dal Papa, ma per riuscir-

ci dovevamo conquistare una zona periferica della piazza, a ridos-

so delle transenne che delimitano il percorso che il Santo Padre

effettua a bordo della papa mobile. Conquistata la posizione, ab-

biamo legato lo striscione ed atteso l’arrivo del Papa verso le

9,45. Al primo passaggio non siamo riusciti ad attirare la sua atten-

zione nonostante lo sventolio dello striscione.

Su consiglio di uno dei gendarmi addetti alla sicurezza del Papa

abbiamo aspettato di lì a poco un nuovo passaggio per lanciare

sulla papa mobile lo striscione arrotolato in modo che il Papa

avesse la possibilità di leggerlo una volta finita l’udienza. In questo

secondo passaggio il Papa è passato vicino a noi e nel passaggio ha

persino toccato con la mano la piccola Margherita che era la ma-

scotte del gruppo.

Questo momento è stato il culmine della visita, con quel gesto il

Santo Padre è come se avesse toccato ognuno di noi, felici di aver

attirato anche per un solo istante la sua attenzione.

Il Papa ha poi raggiunto la sua postazione, ha salutato tutti i gruppi

di pellegrini presenti all’udienza, passando poi al tema della giorna-

ta, la figura della donna nel progetto di Dio. Con nostra sorpresa,

il Papa ha parlato proprio di un tema fondamentale per le coppie

presenti: l’uomo e la donna che insieme sono stati creati a immagi-

ne e somiglianza di Dio; è sbagliato, quindi, considerare la figura

maschile prevalente sulla donna, in quanto insieme rappresentano

il progetto di Dio. Ha parlato della donna che porta in grembo il

frutto dell’amore della coppia nella procreazione e di come nei

secoli la donna sia invece stata relegata ai margini, come una figura

minoritaria e di come, purtroppo, ancora oggi alcune culture la

rendono schiava di pregiudizi e di emarginazione. In tal senso, ha

voluto parlare di come la teoria di Gender non sia valida, in quan-

to sostiene la non differenza genetica tra uomo e donna, per cui

secondo la stessa teoria sia l’uomo che la donna possono essere

educati sin da piccoli a comportarsi e ad assumere un genere che

può essere diverso rispetto a quello di appartenenza. In tal senso,

il Papa ha voluto sottolineare in realtà che nel progetto di Dio

l’uomo e la donna, essendo geneticamente diversi, si completano e

danno i loro frutti attraverso l’unione e la condivisione dei due

generi maschile e femminile.

Sergio ed Elena e le coppie animatrici

L’idea di partire per Roma a far visita al nostro Papa Francesco è

nata per caso, mentre seguivamo gli incontri del corso prematri-

moniale. Uno di noi, al termine di una degli ultimi appuntamenti,

ha detto: “sarebbe bello concludere questa esperienza ricevendo

la benedizione del Papa su noi e sulle nostre future famiglie!”.

Abbiamo così deciso che la fine del corso non avrebbe interrotto

quel legame di amicizia che si era creato tra noi - coppie di

“promessi sposi” (ebbene sì, non abbiamo resistito alla tentazione

di creare un gruppo whatsApp con questo nome…) - e tra noi e

le coppie guida. Al termine del corso ci siamo ritrovati a program-

mare il viaggio nei dettagli – partenza, voli, pernottamento, ecc… -

ma quando tutto era sistemato, sentivamo che mancava qualcosa:

avremmo voluto lasciare al Papa un segno, un ricordo di questa

esperienza. Ma cosa? Uno striscione con una frase che richiamasse

le nostre origini e uno dei tanti messaggi lanciati da papa France-

sco ai giovani. Dopo un breve consulto, abbiamo scelto la frase:

“Benedici le giovani coppie di Casarano che sognano di realizzare

cose grandi”.

Il giorno dell’udienza arriviamo in piazza San Pietro di buon matti-

no, in modo da sistemarci nei posti più vicini ad uno dei viali che,

da lì a poco, il Papa avrebbe percorso per salutare le migliaia di

persone che ogni settimana si radunano per questo evento. Vede-

re il papa da vicino è stata un’esperienza indescrivibile, anche se

questo incontro ravvicinato è durato solo pochi attimi. Avremmo

voluto parlargli, guardarlo negli occhi, magari stringergli la ma-

no…. ma non sapevamo che il bello doveva ancora venire: il tema

dell’udienza era, infatti, “La Famiglia - Maschio e Femmina Dio li

creò”. Troppo vicino ai nostri sogni per pensare che fosse solo

una coincidenza: ascoltando le parole del Papa, infatti, è stato co-

me se quel messaggio fosse rivolto a noi. Così pur non avendo

potuto toccare con le mani il nostro Papa, è stato lui che ha sapu-

to toccare i nostri cuori e lasciarci un segno indelebile.

Davide e Maria Rita e le altre coppie

P A G I N A 1 0

V O C I G I O V A N I

L’Esposizione Universale, sin dalla sua prima edizione a Lon-

dra nel 1851 fino ad oggi a Milano nel 2015, è sempre stata il

punto di incontro di innovazioni, avanzamenti tecnologici,

grandi scoperte, progetti architettonici. Inoltre ha creato

luoghi che sono diventati simboli per la cultura. Basti pensare

alla Torre Eiffel, costruita a Parigi per l’Esposizione del 1889,

all’Atomium di Bruxelles o allo Space Needle di Seattle. Non

solo: l’Expo è un’opportunità par cambiare il volto della città,

per migliorare la qualità della vita dei cittadini, per attirare più

turisti. Le Esposizioni di Shanghai, Lisbona, Brisbane, Spokane

e di tante altre città hanno lasciato in eredità quartieri mo-

derni, nuove infrastrutture, parchi e musei. “Nutrire il Piane-

ta, Energia per la Vita” è il tema dell’ Expo 2015, che permet-

te di riflettere e confrontarsi sui tentativi di trovare una solu-

zione per il nostro mondo pieno di contraddizioni: se da una

parte c’è chi soffre la fame (870 milioni di persone hanno

sofferto di malnutrizione cronica nel biennio 2010-2012),

dall’altra c’è chi muore per disturbi legati al troppo cibo o

alla scorretta alimentazione (2,8 milioni di decessi annui).

Inoltre ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ven-

gono sprecate. Perciò, gli organizzatori del Padiglione Svizze-

ro, per esempio, che avrà come “cuore” delle torri piene di

prodotti alimentari come rondelle di mele essiccate, sale

delle loro miniere e caffè, dicono che i visitatori potranno

prendere i prodotti ma, una volta esauriti, non saranno sosti-

tuiti perché sarà il consumo responsabile delle persone a

stabilire quanto resterà per chi viene dopo. Lo scopo di E-

XPO 2015 è quello di far vivere al visitatore un’esperienza

unica, creando consapevolezza e partecipazione in merito ad

un’alimentazione sana, sicura e sufficiente che coinvolga,

oltre ai 145 Paesi presenti, l’intera umanità.

Roberta Rizzo

Expo 2015: “Nutrire il pianeta. Energie per la vita”

La Camera ha approvato,

lo scorso 20 maggio, il ddl

sulla “Buona scuola”. La

parola ora passa al Senato,

ma la tensione tra gover-

no, sindacati e opposizioni

resta alta. Per il ministro

dell’istruzione Giannini, i

cardini della riforma sono

merito, eguaglianza, valuta-

zione, formazione costan-

te. Il ministro ritiene, inol-

tre, che l'obiettivo è quello

di "assumere tutti i docenti di

cui la scuola ha bisogno, modificare e/o potenziare l'offerta forma-

tiva, con un concetto di flessibilità che entra per la prima volta

nella reale autonomia scolastica italiana". Il mondo della scuola

considera questo ddl non certamente orientato verso una

buona scuola; al contrario ne critica il potere assoluto che

assegna al dirigente scolastico; la fine degli organi collegiali

che diventano consultivi; la soppressione delle graduatorie e

l’eliminazione dei punteggi di anzianità e continuità per le

insegnanti in ruolo e l’elenco potrebbe continuare a lungo…

Effettivamente la scuola italiana necessita di una riforma che

metta ordine tra gli innumerevoli provvedimenti legislativi, ma

quella in esame è ben lontana dal consegnare alla società

italiana una scuola pubblica basata sulla meritocrazia,

sull’eguaglianza, sulla valu-

tazione e formazione co-

stante. Ha il sapore di un

progetto che va solo nella

direzione di “non guardare

in faccia nessuno”, di fare

le cose di fretta e non

bene, di imporre un cam-

biamento per certi versi

anticostituzionale. Affidare

l’accertamento del merito

di un docente e la valuta-

zione del suo operato

nelle mani del “Dirigente

scolastico-Sindaco” significa fare degli istituti scolastici delle

corti, incrementare i rapporti clientelari, inasprire conflitti di

interesse già esistenti.

La vera buona scuola non è quella che fa propria la logica

aziendale e manageriale. Chi intende realizzare questo perde

di vista un punto essenziale: la scuola non deve sfornare pro-

dotti a buon mercato, ma perseguire una finalità nobile che è

quella di formare l’uomo e il cittadino. Pertanto, ben vengano

i provvedimenti legislativi che premino anche la creatività, lo

spirito di sacrificio, la passione dei docenti sulla base però di

criteri oggettivi e comuni a tutto il corpo insegnanti.

Chiara Morfea

E la chiamano “Buona scuola”...

P A G I N A 1 1 N U M E R O X I V

Esattamente 750 anni fa, in questo periodo, nasceva a Firenze

colui che diede alla lingua volgare una dignità mai vista prima,

ritenuto addirittura il padre della lingua italiana. È Dante Alighieri,

battezzato precisamente Durante di Alighiero degli Alighieri. Egli

visse a Firenze e fu molto attivo politicamente. Proprio per que-

sto passò la fine della sua vita in esilio, chiedendo asilo alle diver-

se corti italiane. Pur essendo universalmente conosciuto per la

celeberrima Divina Commedia, Dante è autore di numerosi altri

scritti, non solo poetici ma anche politici come il De Monarchia. In

gioventù aderì al movimento stilnovista, allora molto diffuso

nell’Italia delle corti signorili. Lo Stilnovo prendeva a modello la

poetica cortese provenzale. Esempio di questa esperienza sono le

numerose Rime, come Dante stesso le definisce, e la Vita Nova.

Torniamo, però, alla Commedia. A molti potrebbe sembrare che

la Divina Commedia sia solo un viaggio avventuroso e fantasioso

attraverso l’inferno, il purgatorio e il paradiso, ed è facile pensare

in questo modo, in quanto nelle tre cantiche ci sono tantissimi

angeli, demoni, personaggi famosi, pene tremende, scenari spa-

ventosi. Dante, però, ha pensato per noi un viaggio ancora più

interessante di quello che appare. Egli percorre il suo incredibile

viaggio perché aveva perso la “retta via” e l’unico modo per ri-

trovare se stesso era intraprendere quell’arduo cammino. Non

scrive un’avventura di fantasia, ci dà uno strumento di salvezza.

Egli usa la sua esperienza per dare una guida.

Ecco allora che leggere la Divina Commedia, non significa leggere

del viaggio dantesco, ma vuol dire viaggiare insieme a lui, verso la

riscoperta di sé e della propria spiritualità, per ritornar “a riveder

le stelle”.

Marco Schito

In viaggio con Dante

Dopo aver partecipato nel 1936

alla guerra civile Spagnola e aver

constatato il fallimento della

rivoluzione comunista in Russia,

George Orwell pubblicò un

libricino dal titolo “Animal

Farm”, conosciuto in Italia con il

titolo “La fattoria degli animali”.

La storia parla delle bestie della

fattoria di Mr. Jones che, ormai

esauste per via delle sfiancanti

giornate di lavoro e stanche di

ricevere razioni ridotte di cibo,

un giorno in cui il loro padrone

si è ubriacato, dimenticandosi di

nutrirle, decidono di ribellarsi;

dopo aver mandato via Jones e la

moglie, prendono possesso della

fattoria e iniziano a gestire auto-

nomamente tutte le attività ne-

cessarie alla loro sopravvivenza,

dipingendo sul muro esterno di

un edificio i 7 comandamenti che

da allora in poi tutti avrebbero

dovuto rispettare. Il più importate: tutti gli animali sono uguali.

Sotto le sembianze di una favoletta per bambini, in cui i protago-

nisti sono gli animali, Orwell, attraverso uno stile scorrevole e un

linguaggio semplice dà una rappresentazione di quella che era

stata, dal 1917, la rivoluzione in Russia, condotta dai comunisti

appena dopo l’uscita dello Stato dalla prima guerra mondiale:

allora appare evidente che gli ideali che conducono gli animali a

ribellarsi sono i principi marxisti riguardo al comunismo e ogni

animale, dai cavalli ai maiali, assume un valore simbolico.

Tuttavia, come avvenne in Rus-

sia, e come avviene ancora oggi

senza che noi ce ne accorgiamo,

quella che sembrava essere la

promessa di un nuovo mondo

per gli animali, presto si trasfor-

ma in un inferno: mentre Squea-

ler, il messaggero dei maiali,

continua ad irretire la mente dei

compagni animali, convincendoli

con le sue parole che i coman-

damenti vengono ancora rispet-

tati, Napoleone (come fece

Stalin) riesce attraverso una

serie di raggiri e sotterfugi a

prendere il potere. Quella ribel-

lione che per tutti era stata il

simbolo del raggiungimento di

una società in cui ognuno era

uguale agli altri, diventa addirit-

tura peggiore della tirannia di

Jones ( simbolo dello zar), il cui

nuovo comandamento è “tutti

gli animali sono uguali, ma alcuni

sono più uguali degli altri”: una società in cui, mentre alcuni conti-

nuano a combattere per un ideale, i più furbi approfittano della

stupidità e dell’ignoranza generale per imporre il proprio pote-

re… e chi lavora e lotta non si rende conto che i propri sforzi

servono solo a mantenere al potere una mandria di parassiti che

sopravvivono a loro spese.

Marina Mazzeo

Tutti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri...

V O C I G I O V A N I

P A G I N A 1 2

L’angolo della ricetta Tiramisù alle fragole

Secondo una definizione in uso nella meteorologia, non legata

alla data dell'equinozio, la primavera è il periodo di tre mesi

intermedio tra la stagione più fredda e quella più calda. La

primavera è il mese in cui tutto riprende colore. La natura

regala paesaggi suggestivi, fiori bellissimi e frutti buonissimi.

Resta a noi saperne fare ‘buon’

uso!

Ingredienti:

Fragole 1kg

3 tuorli d’uovo

Mascarpone 500 g

Panna da montare 500 g

Un pacco di Pavesini

Zucchero q.b.

Procedimento:

Tagliare a piccoli pezzettini tutte le fragole.

In un recipiente porre i 3 tuorli e dello zucchero e mescolare

fino ad ottenere un composto liquido. Successivamente, ag-

giungere 500 g di mascarpone e mescolare.

In un altro recipiente montare 500 g di panna.

Aggiungere la panna montata alla crema precedentemente

ottenuta. Amalgamare bene i due composti, ma con molta

cautela in modo da non smontare la panna.

In un vassoio, comporre il primo strato di Pavesini, ponendoli

uno affianco all’altro, facendo attenzione a coprire tutto il

fondo del vassoio.

Porre, sullo strato di Pavesini, un primo strato di crema e

successivamente uno strato di fragole.

Ripetere la sequenza (pavesini-crema-fragole) fino ad esauri-

mento ingredienti.

Lasciar freddare in frigo.

Federica Primiceri

«Ora andando verso Matera, appena la strada comincia ad al-

zarsi, cominciano anche dei verdi più uniti, meno punteggiati di

alberi, e un certo che di sconsolato e riposto, nelle curve di

colline sempre più spopolate. Finché gli alberi cessarono del

tutto. Si era già in Basilicata, né valse a riportare il pensiero in

Puglia, il fatto che, prima di arrivare a Matera, si spalanchi una di

quelle cave di pietra tenera, come nel Salento». Così Cesare

Brandi descriveva i dintorni di Matera nel suo racconto Pellegri-

no di Puglia. E proprio queste cave di pietra, le gravine, come

scrigni preziosi, custodiscono inestimabili tesori d’arte. Cripte e

chiese rupestri che dall’alto Medioevo furono scelte

come luoghi di culto dai monaci eremiti. Essi, per age-

volare la meditazione e la preghiera, hanno lasciato sulle

antiche rocce dipinti straordinari, purtroppo ancora

oggi sconosciuti ai più. Durante la gita di primavera,

abbiamo potuto visitare la Cripta dei Cento Santi o del

Peccato Originale così chiamata per la scena omonima

raffigurata. Situata a pochi chilometri dalla città, è rag-

giungibile dopo una breve e piacevole camminata lungo

un antico tratturo. Varcare la soglia della roccia scavata

e incontrare un ambiente completamente buio, ha stuz-

zicato la curiosità di noi tutti, alimentata dal diffondersi

di un suadente canto gregoriano che ci ha riportato al

momento in cui la cripta fu abitata dai monaci benedet-

tini. È stato affascinante scoprire tra la nuda roccia un

ciclo di affreschi così importante e raro, un unicum in

tutto il bacino del Mediterraneo. Esempio di pittura

della civiltà longobarda che nei racconti dell’antico e

nuovo testamento, tra le figure degli apostoli e degli

arcangeli, poneva al centro del ciclo pittorico Maria, venerata

come Vergine Regina. Figura ieratica ed elegante, ma calata,

come tutte le altre rappresentate, nella realtà circostante.

L’ignoto pittore, ricordato come il Pittore dei fiori di Matera, ha

infatti decorato tutte le scene con una particolare varietà di

fiori che ancora oggi si vedono fuori dalla cripta.

Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito

www.criptadelpeccatooriginale.it.

Maura Sorrone

C’è un mondo segreto custodito nella roccia

P A G I N A 1 3 N U M E R O X I V

L’angolo del divertimento

A cura di Marco Schito

P E R I L P R E S E N T E N U M E R O E P E R I P R O S S I M I S I C H I E D E U N ' O F F E R T A

A L L ’ U N I C O S C O P O D I C O P R I R E L E O N E R O S E S P E S E D I S T A M P A

W W W . O R A T O R I O S A N G I O V A N N I E L E M O S I N I E R E . I T

dalla Redazione di Voci Giovani

Buone vacanze