N U M E R O X I V G I U G N O 2 0 1 5 - Oratorio San Giovanni...
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La redazione al lavoro
Sommario
Redazione Parrocchia Maria Santissima Annunziata
Oratorio-Circolo Anspi “San Giovanni Elemosiniere”
Corte Tancredi, 1 - 73042 Casarano (LE)
Tel/Fax: 0833 501628
E-mail: [email protected]
Sito web: www.oratoriosangiovannielemosiniere.it
Direttore responsabile: Don Agostino Bove
Coordinatori: Don Pierluigi Santo, Emanuela Panico, Alberto Nutricati
Caporedattore: Alberto Nutricati
Impaginazione e grafica: Alberto Nutricati
Redazione: Giorgia Lubello, Marta Fattizzo, Maria Ferrari, Marina Mazze-
o, Chiara Morfea, Rachele Panico, Aurora Primiceri, Federica Primiceri,
Roberta Rizzo, Marco Schito, Isabella Scorrano, Maura Sorrone, Mattia
Stefàno
L’immagine di copertina è stata realizzata dal Prof. Salvatore Mercuri
Pag. 1 Un tempo per l’anima
Pag. 1 L’unità dei cristiani non è un’utopia
Pag. 3 Al Grest con il fantastico mondo di Oz
Pag. 3 Oratorio’s got talent presenta: “Tú sí que vales”
Pag. 3 Il laboratorio di cartapesta e i suoi personaggi…
Pag. 4 Tempo di idee, tempo di progetti
Pag. 5 San Giorgio: occasione unica
Pag. 5 Dal Papa sulle orme di Francesco
Pag. 6 “Non vengo per essere servito, ma per servire”
Pag. 8 Conclusi i festeggiamenti in onore del Santo Patrono
Pag. 8 Tlc, un’esperienza tutta da vivere
Pag. 9 Da Casarano a Roma, nel segno dell’amore
Pag. 10 Expo 205: “Nutrire il pianeta. Energie per la vita”
Pag. 10 E la chiamano “Buona scuola”...
Pag. 11 In viaggio con Dante
Pag. 11 Tutti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri
Pag. 12 C’è un mondo segreto custodito nella roccia
Pag. 12 L’angolo della ricetta
Pag. 13 L’angolo del divertimento
V O C I G I O V A N I
P A G I N A 1
Carissimi fratelli e sorelle, pace e salute
a ciascuno di voi. In questo numero del
giornalino “Voci Giovani”, vogliamo
ringraziare il Signore per questo anno
pastorale che ci ha donato. Desideriamo,
come famiglia parrocchiale, ringraziarlo
per tutto ciò che ha seminato durante
quest’anno attraverso il nostro impegno.
Un grazie poi ai tanti collaboratori che in
vario modo hanno dato la loro disponibi-
lità e si sono prodigati attivamente e
costantemente nei gruppi e nelle diverse
attività proposte. Anche se l’estate è
ormai alle porte, in chiesa l’attività pastorale continua, in
particolar modo attraverso iniziative offerte a ragazzi e giova-
ni, come il Grest dal titolo “Nord Sud Ovest Oz” proposto
dall’Anspi ed elaborato dall’equipe di formatori nazionali con
il contributo anche del nostro Luca Orsini, formatore per
conto della Cooperativa Bethel di Nardò; i campi scuola e
anche le uscite e i pellegrinaggi per gli adulti. L’estate è tempo
di standby che non riguarda solo il riposo, ma anche la libertà
e la serenità interiore. La vacanza deve essere il tempo che
mi concedo per essere quello che sono. Mi distacco dagli
impegni di lavoro e dalla pressione che
le aspettative della gente esercitano su
di me. Essi sono un periodo libero da
impegni e giudizi, sono giorni di quiete.
“Le vacanze sono un tempo propizio
per liberarci da molti nostri fardelli inte-
riori ed esteriori, ma è necessario piani-
ficarle bene” (Alsem Grün, Un tempo per
l’anima). Esse possono essere ritmate
dalla domenica, giorno di festa e di san-
tità come già si evidenzia negli Atti degli
Apostoli: “Il primo giorno della settima-
na ci eravamo riuniti a spezzare il pa-
ne” (atti 2,7). Così si definisce il giorno dell’assemblea dei
discepoli del Risorto in Asia. Oltre a ciò, la condivisione con i
poveri e la gioiosa festa della fede e la lode giubilante devono
colorare il giorno domenicale in cui ogni fedele è convocato
e ricaricare le energie spirituali secondo ciò di cui ha vera-
mente bisogno la nostra anima. Buone vacanze estive a tutti
nel riposo e nella gioia!
Don Agostino e don Pierluigi
Un tempo per l’anima
L’unità dei cristiani non è un’utopia Ne è passata sin troppa di
acqua sotto i ponti da quan-
do, nel lontano 1054, Papa
Leone IX e il Patriarca di
Costantinopoli Michele Ce-
rulario si scomunicarono a
vicenda, sancendo, di fatto, il
Grande Scisma. Oggi, a di-
stanza di quasi un millennio, i
tempi sono maturi per cer-
care di sanare una frattura
che mai si sarebbe dovuta
consumare.
È ora di lasciarsi definitiva-
mente alle spalle e consegna-
re una volta per tutte alla memoria storica gli errori commes-
si da ambo le parti nel corso degli ultimi mille anni. Per farlo è
necessario superare antichi e radicati pregiudizi e pervicaci
luoghi comuni che impediscono un dialogo sereno e costrut-
tivo. È questa l’unica strada
possibile per recuperare
quell’unità smarrita ormai da
così tanto tempo.
È questo il delicato compito
dell’ecumenismo ed è questo
che, con dedizione e impe-
gno, cerca di fare, in Grecia,
uno sparuto numero di frati
domenicani, tra i quali padre
Rosario Scognamiglio e pa-
dre Vladimiro Caroli. Da 35
anni, i frati predicatori hanno
una “casa” – così la chiama-
n o – n e l c u o r e
nell’ortodossa Atene. Si tratta di un appartamento al sesto
piano di un condominio al civico 54 di via Mpoumpoulinas,
divenuto, nel tempo, un centro di cultura e di promozione
concreta dell’unità tra i cristiani.
Continua a pag. 2
P A G I N A 2
L’ecumenismo
non
progredisce
nel chiuso
delle sacrestie,
ma nelle
occasioni reali
di incontro e
di confronto
V O C I G I O V A N I
«Ut unum sint» è l’appello evangelico che continua ad
interpellare ogni singolo cristiano, sin dalle origini del
cristianesimo. Oggi più che mai. La responsabilità è e-
norme, in quanto da esso dipende l’accoglimento del
messaggio di salvezza di Cristo: «Perché tutti siano una
sola cosa, come tu, o Padre, sei in me e io in te,
anch’essi siano uno in noi, cosicché il mondo creda che
tu mi hai mandato» (Gv 17, 21).
L’ecumenismo, però, non progredisce nel chiuso delle
sacrestie, bensì nelle occasioni reali di incontro e di
confronto; quelle che padre Rosario, la cui cultura e la
cui profondità sono pari alla sua giovialità e alla sua ama-
bilità, promuove da oltre tre decenni in terra ellenica.
Una di queste occasioni, destinata a lasciare il segno
nelle coscienze e nei cuori di tanti giovani, è stata la
conferenza che il professore Fernando Fiorentino, do-
cente emerito di Filosofia teoretica all’Università del
Salento e uno dei massimi conoscitori del pensiero di
San Tommaso D’Aquino, ha tenuto in Grecia lo scorso
26 febbraio. Chi scrive ha avuto il privilegio di prendervi
parte. Il docente salentino ha tenuto una lectio magistralis
sul cattolicissimo Doctor Angelicus nell’anfiteatro
dell’Università di Atene, dinanzi a circa 800 studenti. Il
giorno prima, l’accademico italiano aveva incontrato
alcuni dottorandi, per un laboratorio sulle fonti latine,
all’interno dell’Istituto di scienze antropologiche diretto
dai padri gesuiti. Ed è proprio in collaborazione con
questo Istituto e con l’Università di Atene che sono
stati organizzati i due incontri, grazie al coinvolgimento
e all’impegno di padre Sebastien Freris e del docente di
filologia latina all’ateneo greco Dionysios Benetos.
«I vostri padri – ha esordito Fiorentino, parlando agli
studenti ellenici – ci hanno insegnato che la convivenza
civile e pacifica tra i popoli non si può fondare sulla
forza fisica, simbolicamente rappresentata dall’antica
Sparta, ma dalla forza intellettuale, rappresentata da
Atene, da quella bella città che portava e porta lo stesso
nome della dea della sapienza. Ma il più grande insegna-
mento che ci deriva dalla Grecia classica si trova
nell’Etica Nicomachea, dove Aristotele insegna che tutta
l’organizzazione dello Stato e l’attività legislativa devono
mirare a formare i giovani alle virtù civili. Se vogliamo
costruire una società giusta che valorizzi le differenze
senza omologarle, dob-
biamo dapprima iniziare
a costruire una comunità
a partire dall’educazione
dei giovani».
Il passo dal livello più
genericamente culturale
a quello più specifica-
mente religioso è breve.
Del resto, unità ecume-
nica non vuol dire assimilare confessioni diverse e inglo-
barle all’interno di una Chiesa egemonica. Significa, inve-
ce, valorizzare i tesori che esse custodiscono.
«I cattolici sono una ricchezza, allo stesso modo in cui
gli ortodossi sono una ricchezza – chiarisce Fiorentino –
Non si tratta di sostituire gli uni con gli altri, ma di met-
terli insieme per avere una ricchezza ancora più gran-
de».
Con espressioni quasi analoghe si esprime il decreto
sull’ecumenismo Unitatis redintegratio promulgato il 21
novembre 1964 dal Concilio Vaticano II.
«Le Chiese d’Oriente – si legge nel decreto – hanno fin
dall’origine un tesoro, dal quale la Chiesa d’Occidente
molte cose ha preso nel campo della liturgia, della tradi-
zione spirituale e dell’ordine giuridico. Né si deve sotto-
valutare il fatto che i dogmi fondamentali della fede
cristiana […] sono stati definiti in Concili ecumenici
celebrati in Oriente» (UR, 14).
I Padri conciliari insistono particolarmente sugli aspetti
che uniscono Cattolici e Ortodossi. «Tutti sappiamo –
avvertono i Padri – che il conoscere, venerare, conser-
vare e sostenere il ricchissimo patrimonio liturgico e
spirituale degli Orientali è di somma importanza per la
fedele custodia dell’integra tradizione cristiana e per la
riconci l iazione dei Crist iani d’Oriente e
d’Occidente» (UR, 15).
Il decreto, poi, parla di «legittima diversità» in relazione
alle discipline proprie e alle formule teologiche. Ancora
una volta, in entrambi i casi non sussiste alcuna rottura,
ma una forte complementarità. «Una certa diversità di
usi e consuetudini – recita il decreto – non si oppone
minimamente all’unità della Chiesa, anzi ne accresce il
decoro e non poco contribuisce al compimento della
sua missione» (UR, 16). E, poco più avanti, si legge che
«nell’indagare la verità rivelata, in Oriente e in Occiden-
te furono usati metodi e cammini diversi […], cosicché
si può dire, allora, che quelle varie formule teologiche
non di rado si completino, piuttosto che opporsi» (UR,
17). La conseguenza di tali premesse è chiara e inequivocabi-
le.
«Questo Sacro Concilio […] desidera pure ardente-
mente che d’ora in poi, nelle varie istituzioni e forme
della vita della Chiesa, tutti gli sforzi – ammoniscono i
Padri – tendano passo passo al conseguimento di essa
[dell’unità], specialmente con la preghiera e il dialogo
fraterno circa la dottrina e le più urgenti necessità pa-
storali del nostro tempo» (UR, 18).
È esattamente ciò che fanno i frati domenicani in Grecia,
con la loro pluridecennale presenza; una presenza di-
screta, ma efficace. Tanti semi sono già stati gettati. È
necessario, però, che la messe non venga abbandonata
proprio ora, per non vanificare l’encomiabile lavoro che
Padre Rosario e tanti altri suoi confratelli continuano a
svolgere in prima linea, come testimoni credibili di unità.
Quello dei padri domenicani di Atene è solo un esem-
pio. Tanti altri se ne potrebbero fare.
Anche noi, però, dobbiamo fare la nostra parte, evitan-
do divisioni all’interno delle nostre comunità e pregando
per l’unità.
Alberto Nutricati
Continua da pag. 1
P A G I N A 3 N U M E R O X I V
Al Grest con il fantastico mondo di Oz Siete pronti a fare un salto nel fantastico
mondo di Oz? È proprio nel Pianeta di
Oz, ricco di storia e di poesia, che
quest’anno ANSPI ha voluto far tappa
per concentrare le attività estive propo-
ste dagli Oratori su territorio nazionale.
Un viaggio, quello dell’adolescente pro-
tagonista Dorothy e del suo cagnolino
Totò, in un Paese incantato nel quale
ella incontra degli straordinari compagni
di viaggio, seppur bizzarri e diversi tra
loro, come lo Spaventapasseri, il Bosca-
iolo di Latta ed il Leone, tutti vogliosi di
condividere un percorso pieno di colpi
di scena, avventure ed emozioni che li guideranno dritti nei regno
del Mago di Oz, presso la Città di Smeraldo, accomunati
dall’esigenza di chiedere al Grande Mago delle grazie da esaudire.
Questo viaggio offre molteplici tematiche formative opportuna-
mente programmate e sviluppate dall’equipe educativa impegnata,
grazie all’utilizzo del sussidio realizzato dall’equipe nazionale AN-
SPI, che farà da contorno all’esperienza stessa e che comprende,
per ogni giornata di Grest, un percorso di preghiera, la storia, dei
giochi, delle attività, dei laboratori, inni e bans, ed infine delle pagi-
ne su San Filippo Neri in occasione dei 500 anni dalla sua nascita.
Insieme all’amico Oz ci prepariamo con entusiasmo a vivere
un’occasione irripetibile di divertimento e crescita reciproca che si
fondono in un’unica, indimenticabile, esperienza.
Luca Orsini
C’era una volta un paese meraviglioso, dove regnava la fantasia.
Era abitato da personaggi semplici e modesti, ai quali non mancava
niente, né colore né allegria, e tutti insieme formavano una bella
compagnia.
Sin dal primo mattino, l’“oste”, sempre allegro ed ubriaco, invitava
tutti i dì “la massaia” e la “contadina” a bere una grappina.
Gli “imbianchini”, esauriti del paese, volevano colorare tutto di
rosso, giallo, verde, blu e dal “povero spazzino” erano stimolati
sempre più.
Richiamato dal suono del “pianista”, da lontano ecco che arriva il
“viandante”, pensoso, stanco ma sempre aitante.
Quand’ecco che in paese incontra una bella “artista” e attirato
dalla sua bellezza si avvicina con gentilezza.
Lo sguardo vigile del “karateka” punta attento la bella “scout” per
portarla in discoteca.
Ma lo stile glielo impedisce perché la fame l’aggredisce. Guardan-
dosi in giro vede una pizzeria e il bel “pizzaiolo” le prepara un
buon raviolo.
Dalla finestra di una casa si intravede una “vecchina” un po’ tontina
che filava la lana dalla mattina.
La giornata sta per finire ed i “pastori”, stanchi e sudati, tornan a
casa portando con loro formaggi e bestiame.
Ma al calar del sole, nel paese fantasioso, le sorprese non son finite
e tra i simpatici abitanti, ecco l’“egiziana” si fa avanti. E assetata dal
lungo viaggio, la “samaritana” con la brocca come un miraggio.
La notte fonda è arrivata, ma nel paese il buio non regna perché
c’è il “lampadario” della Michela che veglia.
Gli iscritti al laboratorio di cartapesta
Il laboratorio di cartapesta e i suoi personaggi...
Una serata particolarmente entusiasmante quella trascorsa Sabato
09 Maggio in oratorio, un appuntamento ricco di emozioni, di
divertimento, di performance per tutti i gusti che ha visto come
protagonisti bambini, giovani e adulti i quali, esibendosi davanti ad
una grande platea, hanno condiviso i loro talenti coinvolgendo il
pubblico presente.
L’importanza di questa serata, tuttavia, va ben oltre l’evento in sé;
essa è da ricercare nell’idea partita qualche mese fa da un gruppo
di giovani, i quali hanno proposto e minuziosamente sviluppato
questo fantastico talent, esponendosi in prima persona e metten-
doci cuore, anima e fatica, per dar vita ad un oratorio dove i giova-
ni risultano parte attiva, e non solo passivamente esecutiva, di un
Progetto educativo, come ha sottolineato in apertura padre Pier-
luigi Santo, coordinatore dell’oratorio.
I frutti di questo intenso lavoro hanno dato vita ad una serata in
cui tutto è “filato liscio” come da programma e non sono mancati
momenti emozionanti da
ricordare. I partecipanti si
sono impegnati al massimo
e hanno dimostrato i loro
talenti, in particolare i primi
tre classificati nell’ordine:
Matteo Fasano, Matteo
Spinelli e Michele Martina,
tre voci bellissime.
«Con la sicurezza che pro-
prio in questi momenti Don Bosco è insieme a noi, pronto a so-
stenerci e a chiederci di continuare su questa strada, come in una
grande famiglia continueremo a spenderci per gli altri, per la no-
stra comunità!» - dichiarano entusiasti gli organizzatori.
Chiara Legittimo
Oratorio’s got talent presenta: “Tú sí que vales”
P A G I N A 4
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mazione dell'ambiente in sé: l'erba è stata sradicata e i
nostri eroi sono così riusciti ad arare il terreno per pian-
tarvi ortaggi ed erbe aromatiche. I lavori sono continuati
fino al 16 maggio, giorno prestabilito per l'inaugurazione
e la presentazione dell'orto a tutto il gruppo scout.
Il Clan, non da meno, ha in mente un progetto altrettan-
to impegnativo, che è il risultato però di un'idea nata
nell'agosto 2014 durante la route nazionale, dove 30.000
scout provenienti da tutta Italia si sono riuniti con la
ferma convinzione di voler cambiare il loro Paese. Tutti i
loro propositi sono stati trascritti nella “Carta del corag-
gio” con lo scopo di farli arrivare anche a quegli scout
che, come noi, non hanno avuto la possibilità di parteci-
pare all'evento.
In questo documento trovano spazio vari ambiti, dall'e-
ducazione alla politica passando per la cura dell'ambiente
e del territorio, e la richiesta era quella di impegnarsi in
uno di questi settori per portare un piccolo migliora-
mento nella realtà che ci circonda. La nostra scelta, do-
po un'attenta osservazione di quella che è la realtà casa-
ranese, è ricaduta sull'ambito educativo, che si concre-
tizza nella creazione di un ambiente dedicato alla lettura
e allo studio. Crediamo che, mancando a Casarano un
luogo del genere, questa iniziativa possa dimostrarsi un
buon punto di partenza per porre le fondamenta per una
società che crede nel potere della cultura.
Il nostro obiettivo è quello di creare uno spazio disponi-
bile a tutti, dove chi entra abbia la possibilità di rilassarsi
in compagnia di un buon libro e sorseggiando caffè.
Anche se, purtroppo, la primavera finisce nel mese di
giugno, noi ci impegneremo per far sì che non accada lo
stesso con i nostri progetti e speriamo che questa voglia
di fare diventi contagiosa, che tante altre persone possa-
no sentirsi ispirate dalle nostre idee per realizzarne di
altre e che il nostro paese diventi così un paese più atti-
vo, propositivo e sempre aperto ai miglioramenti, so-
prattutto se a proporli sono i giovani.
Marta Fattizzo
Maria Ferrari
Aurora Primiceri
È arrivata la bella stagione… tempo di darsi da fare! E
tra armadi da rinnovare e pulizie di primavera, il clan e
il noviziato del Casarano1 pensano a qualcosa di più
grande.
Il noviziato “Vela Bianca”, infatti, ha iniziato a occuparsi,
da qualche mese a questa parte, del giardino parroc-
chiale, situato nella zona laterale della nostra chiesa e
da un po' di tempo inutilizzato. Volenterosi di attuare
un cambiamento pratico nell'ambiente parrocchiale e
allo stesso tempo lavorare insieme per lasciare un se-
gno tangibile del loro impegno, si sono rimboccati le
maniche per ridare vita ad un luogo che, anche se pic-
colo, crediamo possa rivelarsi una grande risorsa.
I novizi, a partire dal mese di gennaio, hanno attuato
una rigorosa opera di risanamento del terreno e siste-
Tempo di idee, tempo di progetti
Il nostro
obiettivo è
quello di
creare uno
spazio
disponibile a
tutti, dove chi
entra abbia
la possibilità
di rilassarsi in
compagnia di
un buon libro
e
sorseggiando
caffè
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Se per la branca E/G
la parola chiave di
ogni uscita è “av-
ventura”, quella del
San Giorgio, che ogni
anno ricorre il 23
aprile, è un’occasione
unica e irripetibile,
per ricordare il santo
protettore di guide ed
esploratori.
Quest’anno l’avventu-
ra per il reparto La Campana del gruppo scout Casarano 1 è
stata cercata e vissuta nell’incontro con altri tre gruppi: Casara-
no 2, Presicce 1 e Corsano 1. Lungo le strade che da Ugento
portano al mare, passando dalla Madonna del Casale, nella gran-
de pineta del camping Riva di Ugento, sulla spiaggia del vicino
mare, abbiamo trascorso due giorni intensi di giochi, esperienze
e momenti di riflessione e preghiera. Aver fatto incontrare quasi
cento ragazzi ha dato ai giovani scout l’opportunità di confron-
tarsi, fare nuove amicizie e mettersi in gioco in tutte le situazioni
che un campo del genere presenta. Loro stessi, attraverso i
propri capi squadriglia, hanno ideato e realizzato dei tornei in
cui si giocava in pattuglie formate da ragazzi appartenenti ai
quattro reparti. Tutti contro tutti e tutti giocando per un unico
obiettivo: trovare in loro stessi la forza per vivere lo scoutismo
ogni momento della loro giornata, con gli strumenti che il Signo-
re ha dato loro. In questa occasione erano come Davide che
con una piccola fionda ha affrontato il temibile Golia. I ragazzi
hanno messo a nudo le loro capacità e le loro personalità che,
se orientate nella direzione giusta, permetteranno loro di affron-
tare qualsiasi problematica che incontreranno nella vita quotidia-
na. Per concludere, come in ogni San Giorgio, tutti noi, capi e
ragazzi, abbiamo ricordato i valori impressi nella legge scout e
abbiamo rinnovato la nostra Promessa.
Donato Isernia
Cinzia Sabato
Il 13 giugno il gruppo scout della nostra parrocchia parteciperà
all’udienza generale del Papa per l’Agesci (Associazione Guide e
Scout Italiani). È un appuntamento importante che tutti noi aspet-
tiamo con gioia. L’ultima volta che il Santo Padre ha voluto incon-
trare gli scout risale al 2004 per ricordare i 30 anni
dell’Associazione.
Tutti noi viviamo con impazienza questo tempo di attesa che ci
separa dall’incontro con papa Francesco e con tantissimi altri
guide e scout e ci prepariamo a questo importante appuntamento
con la gioia dei pellegrini:
«Andrò da Papa Francesco per sentire cosa ha da dirmi. Andrò dal
Papa, come aveva fatto anche il santo di Assisi, che voleva sentire la
sua parola per capire se quello che stava facendo fosse una cosa buo-
na… prima di tutto voglio prendere con me il bastone del pellegrino e
la bisaccia del cercatore… Bisogna venirci con quello che anche noi
scegliamo di mettere nella nostra bisaccia, con quello che può fare più
bella la chiesa, con quello che abbiamo da raccontarci e da raccontare
a papa Francesco, e per ascoltare quello che lui ha da dirci!».
Maura Sorrone
San Giorgio: occasione unica Dal Papa sulle orme di Francesco
P A G I N A 6
V O C I G I O V A N I
“Promettici che
continuerai a far
brillare i tuoi
occhi della luce di
Dio, perché le
persone, le
comunità tutte,
hanno un gran
bisogno di uomini
forti nella fede,
con la speranza
che, come te,
anche altri giovani
possano
interrogare il loro
cuore e magari,
chissà, seguire il
tuo esempio”
Grande gioia per la nostra comunità e per l’intera
diocesi di Nardò-Gallipoli venerdì 15 maggio quando
S.E. Mons. Fernando Filograna ha celebrato
l’ordinazione diaconale di Angelo Casarano, attual-
mente studente di Patristica presso il Seminario pon-
tificio di Roma. Una gioia nel cuore di tutti coloro
che in questi anni di vita e formazione lo hanno ac-
compagnato con la preghiera, con l'amicizia, con
l'affetto.
«In questi giorni ci sentiamo tutti in festa per una
mèta tanto attesa e finalmente raggiunta e celebrata
proprio nella parrocchia nella quale sei cresciuto, ti
sei formato e che tu hai sempre amato» testimonia-
no con una mal celata emozione i suoi amici, nonché
parrocchiani, in una lettera a lui dedicata durante la
veglia di preghiera in preparazione al diaconato pre-
sieduta da don Quintino Venneri, rettore del semina-
rio minore e responsabile diocesano di pastorale
vocazionale. Ad accompagnarlo, gli altri cinque diaco-
ni della diocesi e i suoi compagni del seminario ponti-
ficio.
Visibilmente commosso e grato a Dio per questo
immenso dono anche il vescovo che nella sua omelia
ha voluto richiamare alcune parole del santo di Ippo-
na, Agostino.
Dopo anni di formazione nel seminario minore e nel
seminario pontificio, l'ammissione e i ministeri, per
Angelo il "grande passo": con l'ordinazione diaconale
“Non vengo per essere servito, ma per servire”
Foto di Giovanni De Micheli
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“Non vengo per essere servito, ma per servire” il giovane ha fatto promessa del celibato, in preparazione al presbi-
terato. Animato dal desiderio di un sincero amore per Cristo e
vivendo con totale dedizione in questo stato di vita, Angelo si con-
sacra al Signore: aderendo a lui con cuore indiviso, sarà più libero
di dedicarsi al servizio di Dio e dei fratelli e più disponibile all'opera
della salvezza.
Un impegno forte, che comporterà un nuovo stato di vita. Dalla
piccola alla grande famiglia, da un rapporto di figliolanza frutto della
natura, a un rapporto di figliolanza con il vescovo, cui ha promesso
obbedienza, fondato sulla fede e sulla grazia. Cambieranno tante
cose nella vita e nella giornata di Angelo da questo momento, ma
non meno in quella della sua famiglia e dei suoi amici.
«Il tuo modo di essere e di fare ci ha arricchito tanto perché attra-
verso il tuo cammino abbiamo potuto vedere che Dio è capace di
opere grandi, è capace di conquistare il cuore delle persone sem-
plici e umili, servendosi di loro e agendo attraverso la loro vita e le
loro scelte coraggiose, rendendole testimonianza autentica di valori
e di messaggi importanti racchiusi e custoditi nel Vangelo. E tu,
Angelo, hai saputo ascoltare il tuo cuore e soprattutto hai saputo
rispondere a quella dolce chiamata che Dio ti ha sussurrato chie-
dendoti di seguirLo. Promettici – chiedono gli amici di sempre –
che continuerai a far brillare i tuoi occhi della luce di Dio, perché le
persone, le comunità tutte, hanno un gran bisogno di uomini forti
nella fede, con la speranza che, come te, anche altri giovani possa-
no interrogare il loro cuore e magari, chissà, seguire il tuo esem-
pio».
M. Emanuela Panico
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V O C I G I O V A N I
Il Tlc nasce in Brasile nel 1967. Il suo fondatore è il
padre gesuita Haroldo Rahm.
Il Tlc è presente in Italia dal 1975 e nella nostra diocesi
dal primo novembre 2005, giorno in cui mons. Domeni-
co Caliandro emanò il decreto di riconoscimento dello
statuto.
La sigla del movimento indica le tre parole portoghesi
“Treinamento de Liderança Cristã” (Allenamento di
Leaders per Cristo).
Padre Haroldo aveva intui-
to che solo mossi
dall’esempio di Cristo, i
giovani sarebbero stati
nelle condizioni migliori
per intervenire nelle strut-
ture del mondo con il
desiderio di consacrarglie-
lo.
Il movimento può essere
definito come uno stru-
mento di allenamento per
imparare un modo di vive-
re: il vivere da leader al
servizio della Chiesa.
Dal punto di vista pratico,
il corso è diviso in tre
tappe: una tappa basata sul
concetto di Tlc, una sul rinnovamento e l’ultima sulla
persona e sull’opera dello Spirito Santo.
Completando le tre tappe è possibile giungere ad una
maturazione spirituale. Nella comunità, il leader sarà
colui che si impegnerà in prima persona, se necessario,
ma sempre con umiltà.
Isabella Scorrano
Conclusi i festeggiamenti in onore del Santo Patrono
Il Tlc: uno
strumento di
allenamento
per imparare
a vivere da
leader al
servizio della
Chiesa
Si sono appena conclusi i tre giorni di festeggiamenti in
onore del nostro santo patrono san Giovanni Elemosi-
niere.
I preparativi dei festeggiamenti civili non sono stati sem-
plici, ma, come ogni anno, irti di difficoltà.
Il nostro impegno iniziato a fine novembre è stato carat-
terizzato dalla voglia e dalla tenacia di raggiungere un
obiettivo che non si presentava affatto facile.
Per noi del comitato feste, le scelte da compiere, nel
tentativo di soddisfare i desideri di tutti, sono sempre
meno semplici e le responsabilità sempre più amplifica-
te, ma il prezioso intreccio di fede, tradizione e storia ci
guida nell’impegno per questo bene che, insieme a tanti
altri, si deve tutelare: “I festeggiamenti dei Nostri Santi
Patroni”.
Viviamo in un mondo globalizzato ed individualista, in
cui tutto sembra insegnarci che per «vivere o sopravvi-
vere» sia necessario lottare per il solo raggiungimento
dei propri interessi e dove è estremamente facile, attra-
verso una tastiera ed un monitor o ancora prima attra-
verso un touch screen, sentirsi liberi di esprimere le
proprie opinioni (molto spesso distruttive) sull’operato
altrui.
Ringrazio ancora una volta tutti i miei amici componenti
del comitato, sempre entusiasti e disponibili e, per me,
grande fonte di entusiasmo.
Concludo con un invito a tutti coloro che hanno a cuo-
re la festa patronale, affinché si avvicinino al comitato e
si rendano disponibili a farne parte.
Dario Primiceri
Foto di Giovanni De Micheli
Tlc, un’esperienza tutta da vivere
P A G I N A 9 N U M E R O X I V
Da Casarano a Roma, nel segno dell’amore
«Benedici le coppie di Casarano che sognano di realizzare cose
grandi». Questo è il messaggio che i fidanzati che hanno seguito
l’intero percorso di preparazione al matrimonio svoltosi nella
nostra parrocchia hanno voluto comunicare a papa Francesco in
occasione del loro pellegrinaggio a Roma, accompagnati dal vice
parroco don Pierluigi Santo e da noi coppie animatrici.
Tutto è nato da una richiesta fatta dagli stessi ragazzi di avere la
possibilità di incontrare il Santo Padre alla fine del corso prematri-
moniale. Così, spinti dall’entusiasmo e da un pizzico di curiosità, si
sono impegnati loro stessi ad organizzare la parte logistica del
viaggio, mentre il vice parroco ha ottenuto i pass di accesso
all’udienza. Così, il 15 aprile, ci siamo presentati alle 7,00 del mat-
tino agli ingressi controllati che permettono l’accesso in piazza San
Pietro per assistere all’udienza generale del mercoledì, dove papa
Francesco riceve i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
Nostro intento era quello di farci salutare dal Papa, ma per riuscir-
ci dovevamo conquistare una zona periferica della piazza, a ridos-
so delle transenne che delimitano il percorso che il Santo Padre
effettua a bordo della papa mobile. Conquistata la posizione, ab-
biamo legato lo striscione ed atteso l’arrivo del Papa verso le
9,45. Al primo passaggio non siamo riusciti ad attirare la sua atten-
zione nonostante lo sventolio dello striscione.
Su consiglio di uno dei gendarmi addetti alla sicurezza del Papa
abbiamo aspettato di lì a poco un nuovo passaggio per lanciare
sulla papa mobile lo striscione arrotolato in modo che il Papa
avesse la possibilità di leggerlo una volta finita l’udienza. In questo
secondo passaggio il Papa è passato vicino a noi e nel passaggio ha
persino toccato con la mano la piccola Margherita che era la ma-
scotte del gruppo.
Questo momento è stato il culmine della visita, con quel gesto il
Santo Padre è come se avesse toccato ognuno di noi, felici di aver
attirato anche per un solo istante la sua attenzione.
Il Papa ha poi raggiunto la sua postazione, ha salutato tutti i gruppi
di pellegrini presenti all’udienza, passando poi al tema della giorna-
ta, la figura della donna nel progetto di Dio. Con nostra sorpresa,
il Papa ha parlato proprio di un tema fondamentale per le coppie
presenti: l’uomo e la donna che insieme sono stati creati a immagi-
ne e somiglianza di Dio; è sbagliato, quindi, considerare la figura
maschile prevalente sulla donna, in quanto insieme rappresentano
il progetto di Dio. Ha parlato della donna che porta in grembo il
frutto dell’amore della coppia nella procreazione e di come nei
secoli la donna sia invece stata relegata ai margini, come una figura
minoritaria e di come, purtroppo, ancora oggi alcune culture la
rendono schiava di pregiudizi e di emarginazione. In tal senso, ha
voluto parlare di come la teoria di Gender non sia valida, in quan-
to sostiene la non differenza genetica tra uomo e donna, per cui
secondo la stessa teoria sia l’uomo che la donna possono essere
educati sin da piccoli a comportarsi e ad assumere un genere che
può essere diverso rispetto a quello di appartenenza. In tal senso,
il Papa ha voluto sottolineare in realtà che nel progetto di Dio
l’uomo e la donna, essendo geneticamente diversi, si completano e
danno i loro frutti attraverso l’unione e la condivisione dei due
generi maschile e femminile.
Sergio ed Elena e le coppie animatrici
L’idea di partire per Roma a far visita al nostro Papa Francesco è
nata per caso, mentre seguivamo gli incontri del corso prematri-
moniale. Uno di noi, al termine di una degli ultimi appuntamenti,
ha detto: “sarebbe bello concludere questa esperienza ricevendo
la benedizione del Papa su noi e sulle nostre future famiglie!”.
Abbiamo così deciso che la fine del corso non avrebbe interrotto
quel legame di amicizia che si era creato tra noi - coppie di
“promessi sposi” (ebbene sì, non abbiamo resistito alla tentazione
di creare un gruppo whatsApp con questo nome…) - e tra noi e
le coppie guida. Al termine del corso ci siamo ritrovati a program-
mare il viaggio nei dettagli – partenza, voli, pernottamento, ecc… -
ma quando tutto era sistemato, sentivamo che mancava qualcosa:
avremmo voluto lasciare al Papa un segno, un ricordo di questa
esperienza. Ma cosa? Uno striscione con una frase che richiamasse
le nostre origini e uno dei tanti messaggi lanciati da papa France-
sco ai giovani. Dopo un breve consulto, abbiamo scelto la frase:
“Benedici le giovani coppie di Casarano che sognano di realizzare
cose grandi”.
Il giorno dell’udienza arriviamo in piazza San Pietro di buon matti-
no, in modo da sistemarci nei posti più vicini ad uno dei viali che,
da lì a poco, il Papa avrebbe percorso per salutare le migliaia di
persone che ogni settimana si radunano per questo evento. Vede-
re il papa da vicino è stata un’esperienza indescrivibile, anche se
questo incontro ravvicinato è durato solo pochi attimi. Avremmo
voluto parlargli, guardarlo negli occhi, magari stringergli la ma-
no…. ma non sapevamo che il bello doveva ancora venire: il tema
dell’udienza era, infatti, “La Famiglia - Maschio e Femmina Dio li
creò”. Troppo vicino ai nostri sogni per pensare che fosse solo
una coincidenza: ascoltando le parole del Papa, infatti, è stato co-
me se quel messaggio fosse rivolto a noi. Così pur non avendo
potuto toccare con le mani il nostro Papa, è stato lui che ha sapu-
to toccare i nostri cuori e lasciarci un segno indelebile.
Davide e Maria Rita e le altre coppie
P A G I N A 1 0
V O C I G I O V A N I
L’Esposizione Universale, sin dalla sua prima edizione a Lon-
dra nel 1851 fino ad oggi a Milano nel 2015, è sempre stata il
punto di incontro di innovazioni, avanzamenti tecnologici,
grandi scoperte, progetti architettonici. Inoltre ha creato
luoghi che sono diventati simboli per la cultura. Basti pensare
alla Torre Eiffel, costruita a Parigi per l’Esposizione del 1889,
all’Atomium di Bruxelles o allo Space Needle di Seattle. Non
solo: l’Expo è un’opportunità par cambiare il volto della città,
per migliorare la qualità della vita dei cittadini, per attirare più
turisti. Le Esposizioni di Shanghai, Lisbona, Brisbane, Spokane
e di tante altre città hanno lasciato in eredità quartieri mo-
derni, nuove infrastrutture, parchi e musei. “Nutrire il Piane-
ta, Energia per la Vita” è il tema dell’ Expo 2015, che permet-
te di riflettere e confrontarsi sui tentativi di trovare una solu-
zione per il nostro mondo pieno di contraddizioni: se da una
parte c’è chi soffre la fame (870 milioni di persone hanno
sofferto di malnutrizione cronica nel biennio 2010-2012),
dall’altra c’è chi muore per disturbi legati al troppo cibo o
alla scorretta alimentazione (2,8 milioni di decessi annui).
Inoltre ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ven-
gono sprecate. Perciò, gli organizzatori del Padiglione Svizze-
ro, per esempio, che avrà come “cuore” delle torri piene di
prodotti alimentari come rondelle di mele essiccate, sale
delle loro miniere e caffè, dicono che i visitatori potranno
prendere i prodotti ma, una volta esauriti, non saranno sosti-
tuiti perché sarà il consumo responsabile delle persone a
stabilire quanto resterà per chi viene dopo. Lo scopo di E-
XPO 2015 è quello di far vivere al visitatore un’esperienza
unica, creando consapevolezza e partecipazione in merito ad
un’alimentazione sana, sicura e sufficiente che coinvolga,
oltre ai 145 Paesi presenti, l’intera umanità.
Roberta Rizzo
Expo 2015: “Nutrire il pianeta. Energie per la vita”
La Camera ha approvato,
lo scorso 20 maggio, il ddl
sulla “Buona scuola”. La
parola ora passa al Senato,
ma la tensione tra gover-
no, sindacati e opposizioni
resta alta. Per il ministro
dell’istruzione Giannini, i
cardini della riforma sono
merito, eguaglianza, valuta-
zione, formazione costan-
te. Il ministro ritiene, inol-
tre, che l'obiettivo è quello
di "assumere tutti i docenti di
cui la scuola ha bisogno, modificare e/o potenziare l'offerta forma-
tiva, con un concetto di flessibilità che entra per la prima volta
nella reale autonomia scolastica italiana". Il mondo della scuola
considera questo ddl non certamente orientato verso una
buona scuola; al contrario ne critica il potere assoluto che
assegna al dirigente scolastico; la fine degli organi collegiali
che diventano consultivi; la soppressione delle graduatorie e
l’eliminazione dei punteggi di anzianità e continuità per le
insegnanti in ruolo e l’elenco potrebbe continuare a lungo…
Effettivamente la scuola italiana necessita di una riforma che
metta ordine tra gli innumerevoli provvedimenti legislativi, ma
quella in esame è ben lontana dal consegnare alla società
italiana una scuola pubblica basata sulla meritocrazia,
sull’eguaglianza, sulla valu-
tazione e formazione co-
stante. Ha il sapore di un
progetto che va solo nella
direzione di “non guardare
in faccia nessuno”, di fare
le cose di fretta e non
bene, di imporre un cam-
biamento per certi versi
anticostituzionale. Affidare
l’accertamento del merito
di un docente e la valuta-
zione del suo operato
nelle mani del “Dirigente
scolastico-Sindaco” significa fare degli istituti scolastici delle
corti, incrementare i rapporti clientelari, inasprire conflitti di
interesse già esistenti.
La vera buona scuola non è quella che fa propria la logica
aziendale e manageriale. Chi intende realizzare questo perde
di vista un punto essenziale: la scuola non deve sfornare pro-
dotti a buon mercato, ma perseguire una finalità nobile che è
quella di formare l’uomo e il cittadino. Pertanto, ben vengano
i provvedimenti legislativi che premino anche la creatività, lo
spirito di sacrificio, la passione dei docenti sulla base però di
criteri oggettivi e comuni a tutto il corpo insegnanti.
Chiara Morfea
E la chiamano “Buona scuola”...
P A G I N A 1 1 N U M E R O X I V
Esattamente 750 anni fa, in questo periodo, nasceva a Firenze
colui che diede alla lingua volgare una dignità mai vista prima,
ritenuto addirittura il padre della lingua italiana. È Dante Alighieri,
battezzato precisamente Durante di Alighiero degli Alighieri. Egli
visse a Firenze e fu molto attivo politicamente. Proprio per que-
sto passò la fine della sua vita in esilio, chiedendo asilo alle diver-
se corti italiane. Pur essendo universalmente conosciuto per la
celeberrima Divina Commedia, Dante è autore di numerosi altri
scritti, non solo poetici ma anche politici come il De Monarchia. In
gioventù aderì al movimento stilnovista, allora molto diffuso
nell’Italia delle corti signorili. Lo Stilnovo prendeva a modello la
poetica cortese provenzale. Esempio di questa esperienza sono le
numerose Rime, come Dante stesso le definisce, e la Vita Nova.
Torniamo, però, alla Commedia. A molti potrebbe sembrare che
la Divina Commedia sia solo un viaggio avventuroso e fantasioso
attraverso l’inferno, il purgatorio e il paradiso, ed è facile pensare
in questo modo, in quanto nelle tre cantiche ci sono tantissimi
angeli, demoni, personaggi famosi, pene tremende, scenari spa-
ventosi. Dante, però, ha pensato per noi un viaggio ancora più
interessante di quello che appare. Egli percorre il suo incredibile
viaggio perché aveva perso la “retta via” e l’unico modo per ri-
trovare se stesso era intraprendere quell’arduo cammino. Non
scrive un’avventura di fantasia, ci dà uno strumento di salvezza.
Egli usa la sua esperienza per dare una guida.
Ecco allora che leggere la Divina Commedia, non significa leggere
del viaggio dantesco, ma vuol dire viaggiare insieme a lui, verso la
riscoperta di sé e della propria spiritualità, per ritornar “a riveder
le stelle”.
Marco Schito
In viaggio con Dante
Dopo aver partecipato nel 1936
alla guerra civile Spagnola e aver
constatato il fallimento della
rivoluzione comunista in Russia,
George Orwell pubblicò un
libricino dal titolo “Animal
Farm”, conosciuto in Italia con il
titolo “La fattoria degli animali”.
La storia parla delle bestie della
fattoria di Mr. Jones che, ormai
esauste per via delle sfiancanti
giornate di lavoro e stanche di
ricevere razioni ridotte di cibo,
un giorno in cui il loro padrone
si è ubriacato, dimenticandosi di
nutrirle, decidono di ribellarsi;
dopo aver mandato via Jones e la
moglie, prendono possesso della
fattoria e iniziano a gestire auto-
nomamente tutte le attività ne-
cessarie alla loro sopravvivenza,
dipingendo sul muro esterno di
un edificio i 7 comandamenti che
da allora in poi tutti avrebbero
dovuto rispettare. Il più importate: tutti gli animali sono uguali.
Sotto le sembianze di una favoletta per bambini, in cui i protago-
nisti sono gli animali, Orwell, attraverso uno stile scorrevole e un
linguaggio semplice dà una rappresentazione di quella che era
stata, dal 1917, la rivoluzione in Russia, condotta dai comunisti
appena dopo l’uscita dello Stato dalla prima guerra mondiale:
allora appare evidente che gli ideali che conducono gli animali a
ribellarsi sono i principi marxisti riguardo al comunismo e ogni
animale, dai cavalli ai maiali, assume un valore simbolico.
Tuttavia, come avvenne in Rus-
sia, e come avviene ancora oggi
senza che noi ce ne accorgiamo,
quella che sembrava essere la
promessa di un nuovo mondo
per gli animali, presto si trasfor-
ma in un inferno: mentre Squea-
ler, il messaggero dei maiali,
continua ad irretire la mente dei
compagni animali, convincendoli
con le sue parole che i coman-
damenti vengono ancora rispet-
tati, Napoleone (come fece
Stalin) riesce attraverso una
serie di raggiri e sotterfugi a
prendere il potere. Quella ribel-
lione che per tutti era stata il
simbolo del raggiungimento di
una società in cui ognuno era
uguale agli altri, diventa addirit-
tura peggiore della tirannia di
Jones ( simbolo dello zar), il cui
nuovo comandamento è “tutti
gli animali sono uguali, ma alcuni
sono più uguali degli altri”: una società in cui, mentre alcuni conti-
nuano a combattere per un ideale, i più furbi approfittano della
stupidità e dell’ignoranza generale per imporre il proprio pote-
re… e chi lavora e lotta non si rende conto che i propri sforzi
servono solo a mantenere al potere una mandria di parassiti che
sopravvivono a loro spese.
Marina Mazzeo
Tutti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri...
V O C I G I O V A N I
P A G I N A 1 2
L’angolo della ricetta Tiramisù alle fragole
Secondo una definizione in uso nella meteorologia, non legata
alla data dell'equinozio, la primavera è il periodo di tre mesi
intermedio tra la stagione più fredda e quella più calda. La
primavera è il mese in cui tutto riprende colore. La natura
regala paesaggi suggestivi, fiori bellissimi e frutti buonissimi.
Resta a noi saperne fare ‘buon’
uso!
Ingredienti:
Fragole 1kg
3 tuorli d’uovo
Mascarpone 500 g
Panna da montare 500 g
Un pacco di Pavesini
Zucchero q.b.
Procedimento:
Tagliare a piccoli pezzettini tutte le fragole.
In un recipiente porre i 3 tuorli e dello zucchero e mescolare
fino ad ottenere un composto liquido. Successivamente, ag-
giungere 500 g di mascarpone e mescolare.
In un altro recipiente montare 500 g di panna.
Aggiungere la panna montata alla crema precedentemente
ottenuta. Amalgamare bene i due composti, ma con molta
cautela in modo da non smontare la panna.
In un vassoio, comporre il primo strato di Pavesini, ponendoli
uno affianco all’altro, facendo attenzione a coprire tutto il
fondo del vassoio.
Porre, sullo strato di Pavesini, un primo strato di crema e
successivamente uno strato di fragole.
Ripetere la sequenza (pavesini-crema-fragole) fino ad esauri-
mento ingredienti.
Lasciar freddare in frigo.
Federica Primiceri
«Ora andando verso Matera, appena la strada comincia ad al-
zarsi, cominciano anche dei verdi più uniti, meno punteggiati di
alberi, e un certo che di sconsolato e riposto, nelle curve di
colline sempre più spopolate. Finché gli alberi cessarono del
tutto. Si era già in Basilicata, né valse a riportare il pensiero in
Puglia, il fatto che, prima di arrivare a Matera, si spalanchi una di
quelle cave di pietra tenera, come nel Salento». Così Cesare
Brandi descriveva i dintorni di Matera nel suo racconto Pellegri-
no di Puglia. E proprio queste cave di pietra, le gravine, come
scrigni preziosi, custodiscono inestimabili tesori d’arte. Cripte e
chiese rupestri che dall’alto Medioevo furono scelte
come luoghi di culto dai monaci eremiti. Essi, per age-
volare la meditazione e la preghiera, hanno lasciato sulle
antiche rocce dipinti straordinari, purtroppo ancora
oggi sconosciuti ai più. Durante la gita di primavera,
abbiamo potuto visitare la Cripta dei Cento Santi o del
Peccato Originale così chiamata per la scena omonima
raffigurata. Situata a pochi chilometri dalla città, è rag-
giungibile dopo una breve e piacevole camminata lungo
un antico tratturo. Varcare la soglia della roccia scavata
e incontrare un ambiente completamente buio, ha stuz-
zicato la curiosità di noi tutti, alimentata dal diffondersi
di un suadente canto gregoriano che ci ha riportato al
momento in cui la cripta fu abitata dai monaci benedet-
tini. È stato affascinante scoprire tra la nuda roccia un
ciclo di affreschi così importante e raro, un unicum in
tutto il bacino del Mediterraneo. Esempio di pittura
della civiltà longobarda che nei racconti dell’antico e
nuovo testamento, tra le figure degli apostoli e degli
arcangeli, poneva al centro del ciclo pittorico Maria, venerata
come Vergine Regina. Figura ieratica ed elegante, ma calata,
come tutte le altre rappresentate, nella realtà circostante.
L’ignoto pittore, ricordato come il Pittore dei fiori di Matera, ha
infatti decorato tutte le scene con una particolare varietà di
fiori che ancora oggi si vedono fuori dalla cripta.
Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito
www.criptadelpeccatooriginale.it.
Maura Sorrone
C’è un mondo segreto custodito nella roccia
P E R I L P R E S E N T E N U M E R O E P E R I P R O S S I M I S I C H I E D E U N ' O F F E R T A
A L L ’ U N I C O S C O P O D I C O P R I R E L E O N E R O S E S P E S E D I S T A M P A
W W W . O R A T O R I O S A N G I O V A N N I E L E M O S I N I E R E . I T
dalla Redazione di Voci Giovani
Buone vacanze