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n.4 ott_dic 2010 Una città antica alla ricerca di una mobilità moderna Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia? Le associazioni del centro storico dicono la loro Arte millenaria nell’acropoli perugina

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n.4ott_dic 2010

Una città antica alla ricerca di una mobilità moderna

Forum

Quale futuro per il centro storico di Perugia?

Le associazioni del centro storico dicono la loro

Arte millenaria nell’acropoli perugina

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L’anno 2010 è trascorso senza che si sia consolidata

una ripresa forte, diffusa e omogenea in tutti i settori

produttivi. Questo è un dato di fatto, che tuttavia non

significa che non siano stati compiuti passi avanti verso

l’uscita da una crisi che è stata tra le peggiori di sempre.

I risultati dell’ultima indagine trimestrale Banca

d’Italia - Il Sole 24 sulle aspettative di inflazione e cre-

scita delle imprese mostrano come, nell’ultimo scorcio

del 2010, l’economia internazionale e anche l’attività

produttiva in Italia abbiano rallentato il ritmo di cre-

scita.

Certo gli effetti della recessione sulla nostra strut-

tura produttiva devono essere ancora valutati. Come ha

recentemente affermato il governatore della Banca d’Ita-

lia, “è possibile che la crisi abbia accelerato la ristrut-

turazione almeno di parti del sistema, accrescendone

efficienza e competitività; è possibile un semplice, lento

ritorno al passo ridotto degli anni pre-crisi; è anche pos-

sibile un percorso più negativo”.

Il punto di vista dell’osservatorio camerale, attesta-

to sull’orizzonte del territorio provinciale e regionale,

non si discosta in verità dal quadro nazionale e inter-

nazionale. Nonostante ciò il sistema produttivo umbro

si mostra tuttora complessivamente sano e fonda su un

desiderio di intraprendere e una determinazione che la

crisi per ora non è riuscita a sfibrare.

La crisi e la progressiva erosione delle risorse del-

le amministrazioni pubbliche impongono in modo non

rinviabile che si agisca con la massima concretezza per

il rilancio economico e sociale dei territori, per non di-

sperdere le energie vitali del nostro sistema d’impre-

sa. Per questo motivo le politiche di intervento della

Camera di Commercio di Perugia per l’anno 2011, cui

abbiamo dato spazio in questo numero della rivista,

tenderanno a sostenere in modo attivo e partecipato la

crescita del sistema economico provinciale, ripartendo

dalla centralità dell’impresa, dai temi della valorizza-

zione del territorio, del sostegno alle imprese e all’occu-

pazione, dell’innovazione.

L’ultimo Forum del 2010 è dedicato al futuro pre-

vedibile del centro storico della città di Perugia, un

tema che senza dubbio appassiona e divide l’opinione

pubblica: ne abbiamo chiamato a discutere Nilo Arcudi,

vicesindaco di Perugia, Paolo Belardi, professore asso-

ciato della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pe-

rugia, Michele Bilancia, architetto perugino che da oltre

trent’anni studia le cinte murarie della città di Perugia,

Nicola Minelli e Ivano Ruscelli, entrambi consulenti di

marketing urbano e territoriale, e Angelo Patrizio, archi-

tetto e autore di decine di progetti di riqualificazione

urbana.

Ne è emersa, fra i tanti interventi, i progetti auspi-

cati e il dibattito vivace col pubblico che ha fatto se-

guito, l’opportunità di seguire la strada della partecipa-

zione di tutti i differenti portatori di interesse per poter

affrontare efficacemente i problemi del centro storico,

tenendo conto che “la città è di tutti”.

Senza dimenticare che la grande industria di Peru-

gia è la sua storia millenaria, il suo giacimento cultu-

rale: una città con le “radici di pietra”, ovvero quindici

chilometri di mura medievali e tre di mura etrusche,

a fare da testimoni tangibili e irripetibili di un popo-

lo straordinario, queste ultime candidate a patrimonio

mondiale dell’umanità.

Siamo certi che gli spunti emersi durante il Forum

saranno di aiuto agli amministratori pubblici e a tutti

coloro che sono impegnati a rendere il centro storico

della città un’attrattiva per la cittadinanza e per gli

operatori economici.

Mario Pera

Editoriale

2

Direttore editorialeMario Pera

Direttore responsabileGiuseppe Occhioni

Comitato di RedazioneGiuseppe Occhioni, Federico Fioravanti, Paola Buonomo, Egidio Urbanella, Roberto Vitali, Massimo Duranti

Segreteria di RedazioneRoberto Vitali

RedazioneVia Cacciatori delle Alpi, 42 – 06121 Perugia Tel. 075/5748312 - Fax 5748205

Autorizzazione del Tribunale di Perugia N. 319 del 7 maggio 1963

ISSN 1824 - 887X

Abbonamento annuo (quattro numeri) Euro 25,00 con versamento su CCP. n. 134064 – Una copia Euro 7,00Spedizione in abb. post. 70% - Filiale di Perugia

04 Quale futuro per il centro storico di Perugia?

> Nilo Arcudi

> Paolo Belardi

> Michele Bilancia

> Giorgio Mencaroni

> Nicola Minelli

> Angelo Patrizio

> Ivano Ruscelli

22 Rocca Paolina crocevia di un rinascimento

> Urbano Barelli

24 La città di tutti > Renzo Massarelli

26 Una mobilità non vessatoria > Gerardo Gatti

30 L’Umbria dei ventidue gioielli > Laura Buco

32 Notizie dall’Europa > Lorenzo Robustelli

34 Le imprese sotto la lente > Pietro Aimetti

36 Parole d’ordine 2011: valorizzazione del territorio, innovazione e occupazione

Forum Economia&Territorio

Sommarioanno 120 n. 4 ottobre_dicembre 2010

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Progetto grafico e impaginazioneArchi’s Comunicazione, Pg

FotografieArchivio Camera di Commercio di Perugia, Archivio Archi’s Comunicazione Lorenzo Sonaglia

StampaLitograf, Todi

Foto di copertina Archivio Archi’s Comunicazione

Le opinioni espresse impegnano soltanto gli autori. La riproduzione, anche parziale, dei testi è consentita solo citando la fonte. La collaborazione è per invito. I materiali non si restituiscono.

42 Alla ricerca dell’identità > Silvia Angelici

46 “Gimo ‘n zu” > Giuseppe Occhioni

50 Il pittore e la sua città > Anna Lia Sabelli Fioretti

54 Le sentinelle del Corso > Antonio Carlo Ponti

58 Perugia un centro storico di musei

> Massimo Duranti

Marchi&Brevetti63 > a cura di Michele Caforio

CameraNotizie65 > a cura della Redazione

Note di legislazione regionale69 > a cura di Massimo Duranti

Lo scaffale71 > a cura di Antonio Carlo Ponti

Punti di vista

Arte

n.4ott_dic 2010

Una città antica alla ricerca di una mobilità moderna

Forum

Quale futuro per il centro storico di Perugia?

Le associazioni del centro storico dicono la loro

Arte millenaria nell’acropoli perugina

rubriche

Forum

Quale futuro per il centro storico di Perugia?

Il rischio museificazione. Il rapporto con la

contemporaneità. La sicurezza. I progetti futuri.

Le polemiche. Ztl, telecamere e parcheggi. Le cifre

sui residenti. Il commercio che langue. Le idee per il

rilancio. E un nuovo, grande sogno: le mura etrusche

patrimonio mondiale dell’Unesco.

NILO ARCUDI. Vicesindaco di Perugia dal 2004, nella giunta guidata da Renato Locchi, ha mantenuto lo stesso incarico con il sindaco Vladimiro Boccali. Ha la delega al Centro storico, alla Protezione ci-vile, alle Relazioni internazionali ed alle Città gemellate. È stato di recente nominato vicepresidente dell’Anci Umbria. Nato a Cassano dello Ionio (Cosenza) nel 1973, è residente da molti anni a Perugia dove ha studiato. È laureato in Economia e commercio con specializzazione in Marketing alla Luiss di Roma. Nel 1998 ha lavorato a Parma per Banca Intesa nella direzione marketing.Dal 1999 lavora nella filiale di un istituto di credito perugino di cui dal 2003 è vice titolare.

I protagonisti al forum

PAOLO BELARDI. Professore associato nella Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Peru-gia, dove è coordinatore della Sezione Interdisciplinare di Disegno e Architettura del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale. Attualmente insegna “Rilievo dell’architettura” e “Architettura e com-posizione architettonica II” nell’ambito del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile-Architettura. Ha insegnato anche nella Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e nella Facoltà di Architettura della Seconda Università degli Studi di Napoli. Ha ottenuto menzioni e riconoscimenti in importanti premi di architettura. È autore e curatore di volumi monografici tra cui: Camminare nella storia. Nuovi spazi pedonali per la Perugia del terzo millennio, Perugia 2009.

MICHELE BILANCIA. Michele Bilancia è un architetto perugino che da a oltre trenta anni studia la cinta muraria della sua città. Perugia vanta tre chilometri di mura etrusche e quindici chilometri di mura medievali. Bilancia ha scritto il libro “Il muro etrusco di Perugia. La Cupa”. E ha fondato con il docente universitario Franco Ivan Nucciarelli ed altri professionisti perugini “Radici di pietra”, una associazione che vuole conservare e valorizzare l’identità storica della città. La loro battaglia è far riconoscere la cinta muraria di Perugia come “patrimonio dell’umanità” da parte dell’Unesco.

NICOLA MINELLI. Coordinatore di Iscom Group, si è laureato in Economia Aziendale con una tesi sul venture capital. Dal 2001 al 2005 ha lavorato nel settore delle ricerche e valutazioni economiche e finanziarie. Ha seguito la predisposizione di diversi piani di marketing urbano e territoriale a Brescia, Perugia, Pordenone, Città di Castello, Terni e La Spezia. È associato all’IPM (Institute of Place Manage-ment) di Londra, istituto di ricerca internazionale per la riqualificazione e gestione degli ambiti urbani nato nel 2006 con il supporto della Manchester Metropolitan University e della Associazione dei Town Centre Manager inglesi). Ha scritto, con altri autori, “Gli interventi di rivitalizzazione commerciale dei centro storici e delle aree urbane” (Maggioli editore) e “Il project finance in Italia” (edizioni il Mulino).

ANGELO PATRIZIO. Architetto e urbanista, Iscritto all’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano. Dirige dal 2009 il Settore Urbanistica e Progettazione Urbana della Confcommercio. Intensa attività saggistica e didattica. Ha diretto dal 1992 al 2008 la Direzione Servizi Urbanistici dell’Unione del Commercio del turismo dei Servizi e delle Professioni delle Provincia di Milano. Intensa attività sag-gistica e didattica. Ha firmato molti ed importanti progetti. Fra i tanti il progetto per L’Aquila dopo il terremoto del 2009 e il progetto partecipato di riqualificazione urbana e rivitalizzazione economica per Mantova. Decine di progetti di riqualificazione urbanistica e architettonica e di rivitalizzazione commerciale. Numerosi piani urbani per il commercio in varie città italiane.

IVANO RUSCELLI. Town centre manager della città di Parma dal 2009. Dal 1991 è stato incaricato della direzione dell’Istituto per lo sviluppo del Commercio e del Turismo dell’Emilia Romagna dove ha svolto anche la funzione di direttore consulenze e ricerche fino al 2001. Dal 2001 è stato direttore di Iscom Group, società specializzata nella consulenza e ricerca nei settori commercio, turismo e servizi fino al 2005, a partire da quando ha mantenuto una collaborazione permanente con Iscom Group come re-sponsabile dello sviluppo e come responsabile tecnico scientifico, attivando inoltre una propria società “Ruscelli sviluppo impresa & territorio”. Ha sviluppato numerosi piani di marketing urbano per città di medie dimensioni.

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Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

BELARDI. Prima di tutto voglio ringraziare gli organizzatori

per avermi invitato a partecipare a questo forum. Il che mi

ha gratificato moltissimo, visto il prestigio dell’iniziativa,

ma ad onor del vero mi ha anche un po’ preoccupato. Que-

sto per tre ragioni. Prima di tutto perché non sono né un

futurologo né un veggente. Poi perché sono consapevole di

poter facilmente andare fuori tema, in quanto ho sempre

creduto e credo tuttora che non ha senso parlare del futuro

del centro storico di Perugia in particolare (ma ha senso

parlare del futuro dei centri storici italiani in generale, visto

che si tratta di un caso del tutto singolare; e meno ancora

ha senso parlare del centro storico di Perugia senza con-

siderare l’intera città). Infine perché il centro storico è un

tema talmente vasto che gran parte dei dibattiti ad esso

dedicati rimangono ineffettuali ovvero finiscono in una

bolla di sapone, producendo un elenco di slogan retorici

(tipo: “riportiamo i residenti nel centro storico” piuttosto

che “restituiamo il centro storico ai pedoni”).

Al massimo, infatti, i dibattiti sul centro storico ispirano

qualche suggestione metaforica, come ad esempio quelle

tratteggiate recentemente da Mario Botta (“il centro stori-

co è un albero dalle radici antiche”) e da Renzo Piano (“chi

vive nel centro storico è un nano portato a spalla da un

gigante”). Ma io non ho né la sensibilità di Mario Botta né

la saggezza di Renzo Piano.

Di conseguenza, temendo di non avere nulla d’interessan-

te da dire sul futuro del centro storico della nostra città,

ero un po’ preoccupato. Poi però, navigando in internet,

mi sono imbattuto in un illuminante aforisma di Alan Kay

(uno dei pionieri dell’informatica statunitense) secondo

cui “il modo migliore di predire il futuro è inventarlo”.

E allora mi sono sentito più a mio agio, perché la mia

missione di docente è proprio quella di formare cittadini

del mondo capaci d’inventare il futuro. Rimaneva un’ulti-

ma perplessità: la vastità del tema. Ora sono molto meno

preoccupato, perchè, come mossiere, posso orientare la

discussione.

In tal senso, ho pensato di sollevare il dibattito su tre temi

precisi: il rapporto del centro storico con la contempora-

neità; il rischio di museificazione del centro storico; il ruo-

lo della ricerca nel rilancio del centro storico. Ma andiamo

per ordine.

Il rapporto dei centri storici con la contempora-neità alimenta polemiche continue.

BELARDI. Parto da un esempio concreto. Quando, qual-

che anno fa, il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, decretò

l’abbattimento delle famigerate “Gocce”, realizzate nella

piazza centrale del capoluogo emiliano da Mario Cucinella,

ricevette un plauso generale. La gran parte dei bolognesi

(di destra, di centro e di sinistra) non tollerava che proprio

nel cuore della città potessero sorgere due strutture high-

tech di forma e materiali schiettamente contemporanei. E

ai pochi che sottolineavano che l’intervento di Cucinella

era di dimensioni modeste, rimovibile e tale da risolve-

re brillantemente la penosa storia di un sottopasso ab-

bandonato, si rispondeva che mai nessuno aveva osato

accostare forme tanto stridenti alla piazza simbolo della

storia della città e sede del palazzo di Re Enzo. Dimen-

ticando, ovviamente, che questo edificio apparentemen-

te medievale è in realtà il frutto di successivi rifacimenti,

peraltro molto fantasiosi, condotti nel Settecento da Gio-

vanni Giacomo Dotti e nel Novecento da Alfonso Rubbia-

ni. L’episodio è emblematico. Perché, al giorno d’oggi,

l’intolleranza per l’architettura contemporanea è l’unico

argomento capace di coalizzare una maggioranza trasver-

sale. Maggioranza che crede ancora al mito del Belpaese,

che gode nell’acquistare un sorbetto della “Antica Gela-

teria del Corso” e il cui sogno proibito è abitare nella casa

del “Mulino Bianco”. E che suggella con orgoglio l’insegna

della propria attività commerciale “dal 1898”, dal “1956”

o addirittura “dal 1988”: come se il tempo passato fosse

di per sé sinonimo di qualità. Il risultato di questa insi-

curezza (se non addirittura di questa paura della contem-

poraneità) è sotto gli occhi di tutti: il nostro paese si sta

proponendo come un luogo vecchio e ammuffito. Lo testi-

monia la recente proliferazione di campagne pubblicitarie

che vantano i centri storici italiani come luoghi in cui il

tempo si è fermato. Penso in particolare a quella promossa

recentemente dalla città di Ferrara, dove si mostra la foto

di una strada del centro storico senza persone e senza vei-

coli. Proprio per questo quindi, sarebbe utile ripensare la

comunicazione dei nostri centri storici umbri (a cominciare

da quello di Perugia), rinnovandone l’identità pur senza

sradicare le radici tradizionali. Così come è avvenuto con

le scale mobili, ma come forse non è ancora avvenuto con

il minimetrò.

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E il rischio di museificazione del centro storico?

BELARDI. Dico subito con chiarezza che questa prospetti-

va, che dai più viene considerata “tombale”, non mi spa-

venta. Tuttaltro. Quando ero bambino (correvano i mitici

anni Sessanta), mio padre Mario, che peraltro cinquant’an-

ni fa è stato uno dei firmatari della “Carta di Gubbio”, mi

ha spesso portato con sé in occasione dei tanti convegni

in cui si dibatteva in modo sistematico su questo tema. E

ricordo distintamente le violente battaglie volte a riven-

dicare la necessità di mantenere la vita nel centro storico.

Cosa che peraltro ho vissuto in prima persona, perché i

miei nonni materni abitavano a Gubbio nel quartiere di

San Martino, che come noto è stato teatro di uno dei pochi

interventi di recupero edilizio in cui nei primi anni Settan-

ta (con finanziamento Gescal) si è anteposta la tutela della

popolazione alla tutela dei reperti. Peraltro con successo:

perché se è vero che molte delle arcate gotiche sono state

occluse in nome dell’adeguamento tipologico e tecnolo-

gico (con grande scandalo dei nostalgici antiquari), è al-

trettanto vero che oggi il quartiere di San Martino è ancora

abitato dai sanmartinari. Tuttavia, dopo cinquant’anni di

battaglie feroci, nonostante questo precedente felice, mi

sento di poter dire che è inutile continuare a battersi con-

tro i mulini a vento. La guerra è persa e, di fatto, i centri

storici hanno ormai intrapreso la via della museificazione.

Soprattutto perché, come risponde il Marco Polo di Italo

Calvino al Kublai Kahn: “Di una città non godi le sette o

le settantasette meraviglie, ma godi le risposte che dà alle

tue domande”. E il centro storico, con la sua intagibilità,

non può dare risposte soddisfacenti a chi intende viverci

con le stesse comodità garantite dalla villetta individuale.

In tal senso, invece di disperarsi e perdere tempo, occorre

adoperarsi per orientarli verso le forme museali più inte-

ressanti e utili. In fondo, nel resto dell’Europa (ma anche

e soprattutto negli Stati Uniti) i musei sono tra i luoghi più

vivaci e più frequentati delle città. Questa, in ogni caso,

è una tendenza mondiale. Pochi giorni fa sono stato alla

conferenza conclusiva della Biennale di Venezia. Laddove

la curatrice Kazuyo Sejima ha presentato un progetto che

sta realizzando in Giappone e che è volto a rivitalizzare il

villaggio dell’isola di Inujima, che negli ultimi trent’anni

è passato da 3000 abitanti a 52 abitanti. E, guarda caso, il

progetto prevede la trasformazione del villaggio in un mu-

seo diffuso, in cui cioè il museo non è ricavato nel palazzo

più bello e più nobile del villaggio, ma nella rete di molti

piccoli edifici minori (per lo più case di pescatori) ricom-

posti in nuove forme dalla mano della Sejima. Secondo

me non poteva esserci conclusione migliore per una Bien-

nale intitolata People meet in architecture. Forse, anche

nei nostri centri storici, è necessario che si torni a credere

nella capacità dell’architettura di far incontrare la gente.

Perché, citando un celebre scritto di Aldo Rossi (Che fare

delle vecchie città?) “non credo che il problema sia come

rendere abitabile Venezia. Anzi credo che il problema vero

sia come abbandonarla e ridurla a una città monumento.

Al pari dell’Alcazaba a Granada e del Cremlino a Mosca. Il

problema è costruire nuovi monumenti, capaci di assurge-

re a punti fissi della città nuova”.

C’è un problema estetico della città...

BELARDI. Nel caso di Perugia, penso che architetture di

qualità come la biblioteca di Italo Rota a San Sisto siano

fondamentali. Non a caso, negli ultimi anni, l’ecceziona-

lità figurativa dell’astronave rosa è assurta a protagonista

delle locandine con cui viene propagandata la “Sagra del-

le sagre” ovvero è stata eletta a vero e proprio landmark di

San Sisto. In altre parole, ciò che oggi più dovrebbe pre-

occuparci non è lo spopolamento di corso Vannucci, ma è

lo squallore estetico dei luoghi più frequentati dai giova-

ni: penso a Collestrada e al Gherlinda. Difficile coltivare il

senso del bello in luoghi tanto mediocri dal punto di vista

figurativo.

Belardi: “La centralità dei nostri centri storici dipenderà dalla nostra

capacità di amplificarne l’attrattività. Ovvero, come vado dicendo da

tempo, dipenderà dalla nostra capacità di mettere da parte la gomma,

evitando di cancellare parti importanti della città di cui magari non

abbiamo ancora compreso appieno l’importanza, per riprendere in mano la penna e la matita. Ovvero per tornare a studiare

e a progettare”.

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Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

Per quanto riguarda, infine, il ruolo della ricerca nel rilancio

del centro storico, credo che questo sia un tema centra-

le, perché gran parte dei problemi che affliggono i nostri

centri storici derivano dalla nostra inadeguatezza culturale.

Sia come cittadini che come progettisti. Come cittadini per-

ché, a differenza degli stranieri che si trasferiscono nelle

nostre città, la maggior parte degli italiani non sono pronti

ad accettare le scomodità del centro storico a fronte del-

la piacevolezza di vivere sotto una volta affrescata. Come

progettisti perché, come ha vaticinato tanti anni fa Mario

Ridolfi, “a forza di progettare in periferia siamo diventati

degli architetti cafoni”. Nel senso che, invece di esportare in

periferia la bellezza del centro storico, abbiamo importato

nel centro storico la “deregulation” della periferia. E allora,

possiamo fare qualcosa per rimediare? Secondo me mol-

to. Sia con l’attività conoscitiva che con l’attività ideativa.

Soprattutto possiamo smontare con i fatti il convincimen-

to (a mio avviso opinabile) secondo cui il

centro storico è un bene finito e limitato.

Con l’attività conoscitiva, infatti, possia-

mo ampliare il centro storico dal punto

di vista immateriale, annettendovi a pie-

no titolo nuove componenti: ad esempio

quelle realizzate nel Novecento. Penso,

nel caso di Perugia, all’acropoli moderna

realizzata da architetti del calibro di An-

nibale Vitellozzi, Dino Lilli e Mario Ciarlini

a Piazza dei Partigiani (che meriterebbe

maggiore attenzione oltre che un’adeguata valorizzazione).

D’altra parte non si può rimanere con le mani in mano,

perché la competizione tra le città turistiche è spietata: chi

mai avrebbe pensato, trent’anni fa, di trascorrere un fine

settimana in città-fabbrica come Torino, Bilbao o Glasgow?

Eppure oggi questo avviene ed è stata proprio la realizzazio-

ne di nuove architetture all’interno della città consolidata

ad attrarre fiumi di turisti. Così come: chi potrebbe pensare

che la tutela del patrimonio storico-artistico è più avanzata

nell’Azerbaijan che in Italia? Eppure, mentre la mia équipe

non riesce ad ottenere neppure il finanziamento per il ri-

lievo digitale di uno dei tanti monumenti del centro storico

di Perugia, all’università di Baku è stato commissionato il

rilievo digitale della città murata. Ma non è tutto. Con l’at-

tività ideativa, infatti, possiamo ampliare il centro storico

anche dal punto di vista materiale: possiamo ad esempio

svuotare il sottosuolo delle piazze, ricavando spazi pubblici

ipogei capaci di mettere in luce le vestigia archeologiche, e

possiamo coprire le vie, riparandole con strutture leggere

capaci di creare nuovi luoghi per la socializzazione, magari

contribuendo alla produzione di energia. E qui il cerchio

del mio discorso si chiude. Perché, tornando nuovamen-

te a Perugia (e, in particolare, venendo dalle parti di via

Mazzini), questo è proprio quanto abbiamo proposto con il

progetto di ricerca Camminare nella storia, allorquando la

mia équipe (insieme allo studio viennese “Coop Himmelb(l)

au), grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio

di Perugia (oltre che della società Nova Oberdan e della Ca-

mera di Commercio di Perugia), ha ipotizzato di svuotare la

piazza del Sopramuro, ricavando una galleria archeologica

ipogea, e di coprire via Mazzini, introducendo una galleria

energetica vetrata. Sapete tutti come è andata: il resto del

mondo ha guardato con interesse e ammirazione all’ini-

ziativa, mentre in città è stato addirittura creato un blog

(talora anche offensivo) contro il sogno trasparente di Wolf

Prix. Il che è abbastanza deprimente, ancorpiù se si pensa

che nessuno ha mai alzato la voce contro la devastazione

ambientale prodotta a Magione dalla lottizzazione intitola-

ta pomposamente “Collina del sole”. Così come nessuno ha

mai detto niente contro le tante case bifamiliari disegnate

con un improbabile stile neopalladiano.

Per concludere: io non so quale sarà il futuro dei nostri

centri storici. Ho premesso che non sono né un futuro-

logo né un veggente. Tuttavia, volendovi lasciare con un

messaggio, penso che, nei prossimi anni, la centralità

dei nostri centri storici dipenderà dalla nostra capacità di

amplificarne l’attrattività. Ovvero, come vado dicendo da

tempo, dipenderà dalla nostra capacità di mettere da par-

te la gomma, evitando di cancellare parti importanti della

città di cui magari non abbiamo ancora compreso appieno

l’importanza, per riprendere in mano la penna e la mati-

ta. Ovvero per tornare a studiare e a progettare.

Angelo Patrizio, architetto, urbanista, è respon-sabile del settore Urbanistica e progettazione urbana della Confcommercio. Ha un’intensa saggistica didattica. A L’Aquila ha firmato un grande progetto per il dopo terremoto. E si è oc-cupato della rivitalizzazione dei centri storici di

Patrizio: “Per affrontare e risolvere i problemi

dei centri storici c’è solo la strada della

partecipazione. Le città non vivono solo di commercio e non vivono solo di residenti. Bisogna lavorare insieme”.

9

molte città italiane, tra le quali Mantova: una città d’arte, come Perugia, ma dalla struttura urbanistica completamente diversa.

PATRIZIO. Intanto sottoscrivo in pieno l’intervento

dell’ingegner Belardi, per rimarcare che è tempo di spo-

salizio tra discipline diverse. Diciamo subito che un tema

così interessante non è un tema solo perugino. E mi pre-

occupa chi, su questo argomento, ha un metodo da calare

in ogni situazione, a Palermo come a Rotterdam. Quindi,

passo qui oggi non per dire come dovete fare, ma per dire

come si è fatto in altre realtà, seppure diverse da Perugia.

Mi occupo di questi temi, per conto di Confcommercio da

oltre venti anni. I commercianti, la mia gente, sono spesso

identificati come i “signori del no”. Si fa il piano regola-

tore? No. E iI piano urbano del traffico? No. Poi, quando si

arriva al litigio a mezzo stampa, si ricordano di avere un

architetto in casa e mi scaraventano sulla pubblica piazza.

E quasi si aspettano- mi perdonino le signore- che io arri-

vi per dire “pirla” al sindaco di turno. Non può essere così.

Non è così. La Confcommercio, nell’ambito della Commis-

sione politica aree urbane, ha elaborato sui temi relativi

ai centri storici posizioni che non sono solo del commercio

ma che caratterizzano la vita di tutta la città.

Quando Guttuso, pittore ormai ricco e famoso, pensa ad un

omaggio da fare alla sua città, non trova nulla che pos-

sa raccontare meglio Palermo della “Vucciria”, un grande,

profumato e colorato mercato. Un posto dove si vive, ci si

vede, che ci rappresenta. Come i caffè dei nostri centri sto-

rici: luoghi di scambio e di incontro di culture diverse. È

questo il senso e il ruolo di un pubblico esercizio. Non solo

nel centro storico, ma nella città. La città dei mercati, dei

bar, dei caffè. La città che forse stiamo perdendo. Una città

fatta di relazioni tra le persone. È questa relazione che ci

porta al centro storico. È l’insula, è l’unità edilizia minima

di costruzione della città romana. Millenni di storia hanno

costruito la città così. Botteghe artigiane, commerciali, ser-

vizi. E i piani superiori destinati alla residenza. Me ne sono

andato in giro per Perugia, a guardare i vicoli, le strade e

i palazzi. Splendida, ma con qualche punta di scricchiolio.

Allora dobbiamo affrontare quello che accade alla quota

superiore al primo piano, nel luogo della residenza.

Con che tipo di interventi da un punto di vista urbanistico?

PATRIZIO. Si tende a occuparsi sempre di grandi progetti,

grandi infrastrutture, perché è interessante, per mille mo-

tivi. Vorrei fare un ragionamento all’insegna di una cosa

che amo definire “l’urbanistica degli ultimi cinquecento

metri”, l’ultimo miglio, quella che mi porta in relazione

diretta con la gente in carne e ossa, e non solo i commer-

cianti. Penso ad un progetto innovativo di partecipazione

a Desio, con l’idea di una nursery da realizzare nel piano

di riqualificazione della via principale della città. Oppu-

re, a proposito dei “signori del No”, l’esempio di Binasco,

un piccolissimo borgo, 7 mila abitanti a sud di Milano. Il

presidente dell’associazione dei commercianti e il sindaco

erano già alle male parole a mezzo stampa per la chiusura

al traffico della via commerciale della città, ridotta a ca-

mera a gas e intasata dalle doppie file per il carico/scarico

merci. L’idea proposta è stata quella di affidare il carico

e scarico delle merci a piccoli mezzi elettrici, non ingom-

branti e non inquinanti, che partivano a 300 metri dalla

via congestionata, da una “piattaforma merci di vicinato”.

La strada, faticosa, è quindi quella di costruire percorsi

condivisi tra amministrazione e mondo del commercio. Ho

vissuto situazioni simili anche a Cinisello Balsamo dove

sono stato anche chiamato a fare l’assessore alla “Riqua-

lificazione urbana”.

In sostanza, lei propone i commercianti in cabi-na di regia...

PATRIZIO. Per affrontare e risolvere i problemi dei centri

storici c’è solo la strada della partecipazione. Le città non

vivono solo di commercio e non vivono solo di residenti.

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presidente dell’associazione dei commercianti e il sindaco

erano già alle male parole a mezzo stampa per la chiusura

al traffico della via commerciale della città, ridotta a ca-

mera a gas e intasata dalle doppie file per il carico/scarico

merci. L’idea proposta è stata quella di affidare il carico

e scarico delle merci a piccoli mezzi elettrici, non ingom-

branti e non inquinanti, che partivano a 300 metri dalla

via congestionata, da una “piattaforma merci di vicinato”.

La strada, faticosa, è quindi quella di costruire percorsi

condivisi tra amministrazione e mondo del commercio. Ho

vissuto situazioni simili anche a Cinisello Balsamo dove

sono stato anche chiamato a fare l’assessore alla “Riqua-

lificazione urbana”.

In sostanza, lei propone i commercianti in cabi-na di regia...

PATRIZIO. Per affrontare e risolvere i problemi dei centri

storici c’è solo la strada della partecipazione. Le città non

vivono solo di commercio e non vivono solo di residenti.

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Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

Bisogna lavorare insieme. È la sfida che stiamo affrontan-

do a L’Aquila, per cercare di far rinascere il commercio e

l’artigianato in una zona terremotata e ancora “militariz-

zata”. È quello che si è riusciti a fare a Venezia, una città

che ha, in itinere, una serie infinita di progetti. E dove

l’ex sindaco Cacciari e Sangalli, presidente Confcommercio,

hanno firmato insieme l’idea di un laboratorio di proget-

tazione partecipata per il futuro della città.

A Mantova sul tema della accessibilità e della sosta del-

le automobili in centro, l’associazione dei commercianti

e la municipalità erano di fatto allo scontro frontale. La

sintesi è stata questa: Comune di Mantova, Associazione

dei commercianti di Mantova, Confcommercio nazionale e

Università di Mantova si mettono insieme per predisporre

un laboratorio di progettazione partecipata, che non vo-

glio né in casa del comune né in casa dei commercianti ma

all’università per lavorare insieme. È questo l’elemento di

novità: portare in cabina di regia un gruppo di coproget-

tazione composto da artigiani e commercianti, con i quali

confrontarci lungo il percorso.

Non esiste quindi la città dei commercianti e la città dei

cittadini, esiste la città. Per progettare il futuro serve una

unica cabina di regia: dalla panchina alla fioriera, dalla

piazza alle grandi cose, la città si può cambiare insieme, in

un percorso faticoso ma concreto. So poco di Perugia e del

suo centro storico. Ma penso ad una citazione pasoliniana:

“C’è differenza tra il punto di vista del letterato ed il punto

di vista del regista”. Cosa voglio dire? Che il letterato da un

paesaggio, da una sala, dalla descrizione di un ambiente

può decidere di escludere quello che vuole, selezionando

con la sua sensibilità e la sua fantasia. Un regista non può

farlo. Un architetto, un urbanista, nel fare progettazione

urbana, nell’affrontare il tema del centro storico, deve

porre attenzione a tutte le cose che sono presenti. Non

può scartare nessun particolare. Ecco perchè le nostre cit-

tà hanno la necessità di porre l’attenzione all’urbanistica

degli ultimi cinquecento metri. Pennac, con la sensibili-

tà dello scrittore diceva che “all’interno di una comuni-

tà dove il piccolo commerciante non esiste più si spegne

la comunicazione, c’è la desertificazione dell’umanità”.

Vale anche per Perugia: qualunque disegno urbanistico,

richiede la consapevolezza che il mediatore tra la mente e

la mano debba essere il cuore.

Due temi: la necessità, l’obbligo della parteci-pazione, della massima condivisione possibile, intorno al tavolo di progettazione. E il ruolo, centrale dell’università, territorio neutro, valo-re della città e, per questo luogo comune, casa

di tutti. Ivano Ruscelli, è town manager di Par-ma. Una splendida città d’arte, molto diversa da Perugia...

RUSCELLI. Vengo dall’esperienza del consulente, di chi

lavora per dare spunti, idee e suggestioni a chi ha il com-

pito di scegliere ed amministrare. Il problema è poi ren-

dere concreti i progetti e passare alla fase dell’attuazione.

Un percorso che non è semplice. Ho provato ad affrontarlo

passando dall’altra parte del tavolo, come “town mana-

ger” della città di Parma. E adesso, nella stessa città, sono

il direttore del Settore sviluppo economico della città, e il

project manager di una serie di progetti di trasformazione.

Nella mia esperienza, quando ho iniziato a marcare il

cartellino dentro un’amministrazione comunale, la prima

cosa di cui mi sono preoccupato è stata quella di non es-

sere incardinato nella funzione di un solo ufficio, come

quello del commercio. Volevo guardare le cose in modo

più ampio e avere il potere di intervenire per cambiare le

cose. Sono gli strumenti a disposizione quelli che permet-

tono di trasformare la città. Faccio un discorso più che di

progettazione di marketing: abbiamo bisogno che in una

città ci sia effervescenza, che il prodotto sia in sintonia con

le esigenze del consumatore, e le esigenze del consuma-

tore posano essere misurate. Il prodotto città deve essere

fruibile. Occorre quindi studiare il comportamento delle

persone e in base a questo comportamento, creare delle

dinamiche che adeguino il prodotto.

Ma per lei la città è un prodotto da vendere come una merce qualsiasi?

RUSCELLI. Capisco che l’approccio può far discutere. Ma

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

Bisogna lavorare insieme. È la sfida che stiamo affrontan-

do a L’Aquila, per cercare di far rinascere il commercio e

l’artigianato in una zona terremotata e ancora “militariz-

zata”. È quello che si è riusciti a fare a Venezia, una città

che ha, in itinere, una serie infinita di progetti. E dove

l’ex sindaco Cacciari e Sangalli, presidente Confcommercio,

hanno firmato insieme l’idea di un laboratorio di proget-

tazione partecipata per il futuro della città.

A Mantova sul tema della accessibilità e della sosta del-

le automobili in centro, l’associazione dei commercianti

e la municipalità erano di fatto allo scontro frontale. La

sintesi è stata questa: Comune di Mantova, Associazione

dei commercianti di Mantova, Confcommercio nazionale e

Università di Mantova si mettono insieme per predisporre

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il “prodotto città” che proponiamo al cittadino deve es-

sere efficiente, rapido nella fruizione. Perché i paradigmi

di valore riconosciuti dal consumatore, dal cittadino non

sono solo quelli economici. C’è il problema del tempo: se

un prodotto non è facile da fruire rimango fedele ad un

altro. È questa la sfida di marketing che abbiamo davanti

per capire su quali leve agire. Tenendo presente il breve,

il medio ed il lungo termine. Mescolando suggestioni del

passato ed eventi del presente. Quando parliamo di futuro

sappiamo che ci sono cose che hanno un futuro a prescin-

dere da noi. La via Emilia, ad esempio, funziona da due-

mila anni e la mobilità non può prescindere da quell’asse

viario.

Per lasciare il segno, incidere, ce lo insegna la Storia, ser-

vono potere, risorse ed una continuità di tempo. I faraoni,

gli imperatori hanno potuto trasformare la realtà perché

disponevano di risorse e di una catena di comando molto

rapida. Ma il nostro vivaddio, non è più il tempo dei fa-

raoni...

Le risorse sono molto limitate per tutte le pub-bliche amministrazioni...

RUSCELLI. Ecco, è questo il punto: non abbiamo un bec-

co di quattrino. E nel nostro Paese viviamo spesso, una

discontinuità politica che impedisce di pensare a progetti

di grande respiro. Siamo costretti a lavorare sul breve ter-

mine. Se non abbiamo risorse sufficienti, siamo costretti a

ricorrere a forme nuove di finanziamento. Siamo costretti

dalla situazione a rendere reali i meccanismi partecipati-

vi. Il problema non è quindi raccontare come si fa, come

spiegava l’intellettuale organico di una volta. Ma crescere

nella capacità di ascolto di pezzi della società. E scegliere,

fra le tante idee, quella che si può costruire insieme. Tro-

vare quindi disegni condivisi e realistici.

A Parma, per valorizzare un asse stradale che aveva come

perno principale una piazza molto degradata, abbiamo

realizzato un intervento insieme a chi lavora in quel luo-

go: abbiamo deciso la dimensione dei marciapiedi da re-

alizzare insieme ai baristi che lavorano in quell’area. E ab-

biamo recuperato quello spazio pubblico degradato, dove

la gente andava ad ubriacarsi, costruendo una struttura

nuova, in vetro: metà pubblico esercizio, metà luogo di

ritrovo culturale. Così quell’area, per gli abitanti di Parma,

è diventato, la sera, un luogo di ritrovo...

Per noi il problema è un po’ più complicato. Anche nella nostra bellissima piazza IV No-vembre qualcuno la sera va ad ubriacarsi. Un

salotto che la notte sembra abbandonato dai cittadini...

RUSCELLI. Anche noi avevamo una situazione simile in

pieno centro storico. Il problema è rendere vivace e vi-

vibile la piazza per i cittadini. A Parma abbiamo gestito

cinque gare per la ripavimentazione. C’erano antiestetici

cassonetti per l’immondizia che abbiamo eliminato grazie

ad un compattatore. Abbiamo creato una animazione cul-

turale continua dentro questa nuova struttura in vetro. Il

Comune ha messo i soldi per il piano urbanistico, le pavi-

mentazioni e la struttura grezza. Il resto del finanziamento

è arrivato da un privato, che ha completato l’intervento

su un nostro disegno e recupererà nell’arco di trenta anni

l’investimento fatto.

Ma così si potrebbe dire, che avete venduto una piazza...

RUSCELLI. Vendiamo una piazza che prima era un luogo

assolutamente insicuro. Quando la sera si andava a man-

giare Oltretorrente c’era un continuo viavai di volanti della

polizia. Adesso quel luogo è restituito ai cittadini di Par-

ma, ai giovani, alle diverse provenienze culturali ed et-

niche che arricchiscono la città. È diventato un luogo di

socialità, che è stato recuperato in meno di due anni.

È chiaro che bisogna osare. E sfruttare le verticalità. Se noi

pensiamo di poter intervenire anche commercialmente sul

centro storico facendo la riserva indiana dei piccoli, sce-

gliamo una strada di declino. Le medie strutture non spa-

riscono dal mondo, vanno a concentrarsi attorno ai cen-

tri commerciali. A Parma abbiamo permesso l’apertura di

Zara, dalla quale abbiamo monetizzato 250mila euro gra-

zie ai quali finanziamo le politiche di sviluppo dei centri

commerciali naturali. Io ho potuto realizzare tutto il piano

di attività di quest’anno, dell’anno prossimo, dell’anima-

zione del Consorzio di gestione centro città. Attività che

siamo riusciti a finanziare nonostante le ristrettezze di bi-

lancio che angustiano tutte le amministrazioni pubbliche.

In questo modo l’area si valorizza due volte: c’è una at-

tività commerciale attrattiva che se non fosse venuta nel

centro storico avrebbe rafforzato i flussi degli spostamenti

dei cittadini nella periferia della città. E i commercianti del

centro storico di Parma vedono rafforzato il polo del com-

mercio in un’area che si era indebolita. Abbiamo corso il

rischio che Coin lasciasse il centro. Erano tutti preoccupati.

È stata creata una unità di crisi per vedere come risolvere

il problema perché avevamo bisogno della attrattività di

quel marchio.

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ruscelli: “È chiaro che bisogna osare. E sfruttare le

verticalità. Se noi pensiamo di poter intervenire anche

commercialmente sul centro storico facendo la riserva

indiana dei piccoli, scegliamo una strada di declino.

Le medie strutture non spariscono dal mondo, vanno a concentrarsi attorno ai centri commerciali”.

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

13

Il centro urbano di una città suscita passioni che qual-

che volta sconfinano negli isterismi. Spesso non si riesce

a sommare i progetti, le idee, le diverse visioni. È molto

difficile. Mi sono occupato molto di questo problema. La

prima cosa che ho fatto per far partire un processo con-

diviso è stata quella di definire un documento di accor-

do nel quale elencare le criticità da affrontare e le linee

di sviluppo da intraprendere. Su un documento firmato

un anno e mezzo fa stiamo cercando la convergenza dei

progetti operativi. Tenendo presente che il ritorno su un

progetto così articolato non è certo immediato. Quando

si cerca un posizionamento su delle scelte strategiche bi-

sogna perseguire il disegno per tre, quattro anni almeno,

con tenacia e determinazione. Altrimenti succede come

per Bologna: uno spot, una bella mostra. Poi, per alcu-

ni anni, più niente. E l’investimento sul quale sono state

puntate energie e risorse si perde per strada.

Nicola Minelli ha redatto un piano per il centro storico di Perugia. Qui la situazione è diversa: latitano gli investimenti privati e le casse co-munali sono prosciugate. Si tratta di fare uno sforzo di fantasia.

MINELLI. Lo dico ai perugini: a Perugia si sta muovendo

qualcosa. Valorizzare un territorio vuol dire soprattutto ca-

pire che il pubblico ed il privato devono lavorare insieme.

Una partnership sulla quale, come “sistema Paese” dob-

biamo ancora fare grandi passi in avanti. Ho davanti agli

occhi molti esempi sbagliati che hanno portato all’inges-

samento e non alla liberazione delle risorse. Capita ancora

oggi: per spostare un cestino di cinque metri lungo una

strada bisogna mettere d’accordo cinquanta persone. E

interpretare cinquantamila regolamenti... Dobbiamo re-

cuperare responsabilità: lavorare bene, aprirci agli altri

per evitare di ingessare la vita delle città. La ricchezza di

un territorio è, prima di tutto, quella rappresentata dalle

persone. Il compito di chi arriva da fuori per dare consigli

è quello di aiutarle a farle lavorare in squadra. Quindi è

sulle persone che va fatto il primo investimento. Penso a

Barcellona, al progetto “Barcellona Activa”, un programma

nato per attirare investimenti ed imprese nella città cata-

lana. Ma per attrarre investimenti ed imprese, bisogna,

prima di tutto, attrarre persone. Persone vuol dire servizi.

Si chiama un’impresa? L’impresa è fatta di persone. Per

trasferirmi a lavorare devo trovare servizi per la mia fami-

glia, aiuti per trovare una casa, opportunità di vita nel-

la città. Servizi, innanzitutto. E spesso se ne parla troppo

poco. Dopodiché, a proposito di centro storico, sono mol-

tissime le tematiche sulle quali confrontarsi. Alcune inso-

lite e, in apparenza, anche provocatorie. Una delle idee

di città è quella di lavorare sugli odori. Noi abbiamo una

concezione degli odori associata ai rifiuti, al degrado, alla

pulizia. Trasformiamo gli odori in opportunità. Rivaloriz-

ziamo il gusto dell’olfatto, che è tra l’altro uno dei sensi

meno utilizzati. Ci sono città che promuovono i loro odori,

che rendono quell’esperienza del visitatore unica. Penso

MiNelli: “Oggi il Comune sta lavorando sul tema della sicurezza, il progetto del marchio e la qualità urbana”. “Abbiamo avviato una sperimentazione, la prima in Italia, insieme

al Collegio Arti e Mestieri e al Comune di Perugia: è un sistema

di monitoraggio, di rilevazione dei flussi pedonali. Per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, sappiamo quante persone passano e in quali orari, in un determinato punto della città. Abbiamo così un dato

scientifico, oggettivo, sul quale confrontarci”.

14

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

a Grasse, in Francia. Penso a Dancaster che ha realizzato

un “percorso degli odori”: dal mercato all’area ristorati-

va, agli odori etnici. Lo dico come provocazione, come un

ragionamento: magari un punto di debolezza può essere

trasformato in un’opportunità. Oggi, purtroppo, molti pa-

nettieri producono il pane da un’altra parte. Io da bambi-

no, quando passavo di fianco al panettiere, sentivo il pro-

fumo del pane. Come a casa. E il centro è la casa di tutti...

Ma al di là delle provocazioni, c’è un metodo condiviso di lavoro?

MINELLI. Sul centro storico di Perugia non si parte da

zero. C’è un seme che è stato piantato. Con il Comune di

Perugia, con le associazioni di categoria, con i commer-

cianti e insieme ai residenti, abbiamo sviluppato il pro-

getto integrato del PUC 2. L’intento era quello di mettere

insieme tutto. E il progetto ha messo tutto insieme: opere

pubbliche, edilizia residenziale, attività culturale, sviluppo

economico, ecc.ecc. Il piano di marketing urbano è il col-

lante di tutti questi interventi. Sono arrivate anche risorse

dalla Regione: circa 400 mila euro, per la realizzazione del

piano di marketing urbano. Come vanno usate queste ri-

sorse? La sfida è svolgere una funzione da volano, rendere

operative azioni di partnership tra pubblico e privato per

moltiplicare le risorse e realizzare progetti che rimangano

nel tempo. In una logica di sistema. C’è tutto il tema delle

attività economiche. C’è il tema della comunicazione degli

eventi. C’è il tema dei servizi ai city user, l’accessibilità, la

sicurezza e la qualità urbana, con dei progetti individuati.

Anche questi con l’attuazione di momenti partecipativi.

Ma chiariamoci: una volta l’anno ci si può trovare tutti

insieme, come “città ampia” a discutere di linee generali.

Poi c’è un altro livello di partecipazione, sui progetti con-

creti. Ma non possiamo passare la vita a discutere su tutto.

Abbiamo discusso molto nella prima fase del marketing

urbano. Cosa è nato da questo piano di marketing? Prima

di tutto una struttura, un ufficio, che all’interno dell’am-

ministrazione si occupa con continuità del centro storico.

C’è un tavolo di coordinamento che si riunisce in modo

periodico per fare la sintesi, ora del Puc 2 e in futuro, mi

auguro, di altri interventi. A questo tavolo, dove si ragiona

dei progetti e in cui nascono poi gruppi di lavoro su temi

specifici, siedono la parte politica, i tecnici del Comune, le

associazioni di categoria, il rappresentante della Camera di

Commercio, dell’Università di Perugia e, su invito, in base

alle tematiche, altri soggetti vitali per la vita cittadina.

Oggi il Comune sta lavorando sul tema della sicurezza, il

progetto del marchio e la qualità urbana. Faccio solo un

esempio. Quello di una prova sperimentale che abbiamo

avviato insieme al Collegio Arti e Mestieri e al Comune di

Perugia:è un sistema di monitoraggio, di rilevazione dei

flussi pedonali. Per 365 giorni all’anno, 24 ore su 24,

sappiamo quante persone passano e in quali orari, in

un determinato punto della città. Abbiamo così un dato

scientifico, oggettivo, sul quale confrontarci.

È una sperimentazione, la prima in Italia, che abbiamo

sviluppato in partnership con Springboard, una società

britannica che lavora per i “town centre manager” inglesi

in tutto il mondo. Questo sistema di rilevazione ci darà

dati oggettivi e preziosi per fare delle scelte di politica ur-

bana.

Sono fiducioso. Sul centro storico di Perugia si è messo in

moto un meccanismo virtuoso che può migliorare con il

tempo. Pubblico e privato devono sviluppare la partner-

ship e lavorare meglio insieme. Evitando casi di clamorosa

incomunicabilità, come è successo di recente, in un centro

nei pressi di Bologna, dove un vigile ha multato un nego-

ziante colpevole di aver messo un albero di Natale davanti

il proprio negozio.

Si è detto che non va dimenticato che una cit-tà e fatta, prima di tutto di persone. Perugia ha tremila anni di storia e un incredibile gia-cimento culturale. L’architetto Michele Bilancia si aggira da oltre trent’anni tra questi tesori. È tra i fondatori dell’associazione “Le radici di pietra”. Queste radici sono le mura di Perugia: 3 chilometri di mura etrusche e 15 chilometri di mura medievali. Un “unicum” che per quanto riguarda le mura etrusche si vuole valorizzare con la grande iniziativa della richiesta di ri-conoscimento delle mura etrusche di Perugia come patrimonio mondiale dell’Unesco.

BILANCIA. Se parliamo di strategie e suggerimenti per il

centro storico di Perugia, dobbiamo partire da questo. Per

vivificare il centro di Perugia, non c’è bisogno di un salto

eccezionale di “invenzione”. L’eccezionalità di Perugia è

nella sua vita quotidiana, spendibile per 365 giorni l’anno.

Il problema allora è la strategia attraverso la quale mettere

in moto riflessioni e ricette come quelle che sono state fin

qui proposte. Prima di tutto, direi che ogni città deve guar-

dare dentro se stessa, per capire cosa possiede. Mi verrebbe

da dire: guardiamo in soffitta, facciamo una ricognizione

nei luoghi dimenticati della nostra casa comune.

Ma ancora prima di arrivare alla soffitta, che è obiettivo fi-

nale della riscoperta di un luogo, io sostengo che bisogna

15

guardare all’identità di una città. Allora dico che Perugia

deve cercare le radici della propria identità. E mettere in

piedi un processo virtuoso di conoscenza, fatto di due mo-

menti importanti. Il primo è quello dell’orgoglio: una città

motivata, abitata da cittadini orgogliosi, nel nostro caso,

della peruginità, ha una grande forza e può fare molto di

più di qualunque tipo di strategia aziendale. Lo abbiamo

visto quando questa nostra città ha messo in piedi il di-

battito alto e colto sul destino dell’area di Monteluce: un

salto nel futuro davanti al quale non ci si può nascondere

dietro ad affermazioni come “Non so cosa fare, cosa posso

toccare”. No, è una sfida della città nella quale bisogna

sporcarsi le mani con il più alto profilo professionale pos-

sibile. Lo dico da tempo: Perugia ha una

sola grande industria, che è quella della

cultura. Perugia ha l’Università, la grande

istituzione che da 700 anni traina la cit-

tà. Perugia ha le mura etrusche figlie di

una civiltà sulle quali, insieme a Roma, è

nata e cresciuta l’identità di tutto il mon-

do occidentale. Questa è la realtà. Quin-

di una città capace di recuperare dentro

se stessa i valori da mettere in gioco per

poterne fare il capitale del futuro. Ci rie-

scono in Finlandia con una nave vichin-

ga, perchè non possiamo riuscirci noi con

le mura etrusche? Abbiamo il dovere di

andare a guardare dentro il nostro por-

tafoglio per studiare e riscoprire la nostra

identità, la ricchezza che ci accompagna

da secoli. La città è fatta per la gente. Le

mura di questa città, come di qualunque

altra città murata, sono come la pelle di

una mano, capace di contenere tutta l’anima l’identità ab

origine, ma anche di toccare il nuovo, la Perugia vecchia,

la Perugia nuova, l’Umbria, l’Italia, il mondo... Come va-

lorizzare queste nostre mura? Lo stiamo facendo, con l’ini-

ziativa lanciata l’11 dicembre con il forum che si è tenuto

al teatro Pavone sulla valorizzazione dei siti archeologici

urbani, condotto da Philippe Daverio e al quale hanno

partecipato molti eccellenti studiosi e tanti cittadini. Ab-

biamo candidato le mura di Perugia a sito Unesco come

Patrimonio dell’Umanità.

Le mura etrusche di Perugia rappresentano le ultime vesti-

gia tangibili e vive dell’arte costruttiva di un popolo stra-

ordinario. Sono la presenza ancora viva e fruibile di un

mondo conosciuto soprattutto per le sue necropoli. Qui,

da noi, a Perugia, rappresentano invece un monumento

ancora perfettamente spendibile nella quotidianità della

vita sociale e culturale. Viviamo ancora, tutti i giorni, a

contatto con queste mura. Sono sopravvissute all’insulto

del tempo, alla frammentazione, alla marginalizzazione,

alla delocalizzazione. Non sono ruderi inanimati. Vivono.

Oltre l’oblio che ha invece ammantato tutte le altre undici

città storiche della Dodecapoli etrusca. In una parola, le

mura etrusche di Perugia sono testimoni uniche ed irripe-

tibili di un mondo che altrove non esiste più. Per questo

devono essere candidate dall’Unesco a Patrimonio mon-

diale dell’Umanità. È una battaglia culturale, di identità

collettiva, per la quale insieme a “Radici di pietra”, l’as-

sociazione che abbiamo fondato, deve lottare, in modo

convinto tutta la città. Perché possiamo trasmettere al

BilaNcia: “Non c’è bisogno di eventi

eccezionali. Perugia ha una sola grande

industria, che è quella della cultura”.

“Le mura etrusche di Perugia sono testimoni uniche ed irripetibili di un mondo che altrove non esiste più. Per questo devono essere candidate dall’Unesco

a Patrimonio mondiale dell’Umanità. È una battaglia culturale, di identità collettiva, per la quale insieme a “Radici di pietra”, l’associazione che abbiamo fondato, deve lottare, in modo convinto tutta la città”...

15

da noi, a Perugia, rappresentano invece un monumento

ancora perfettamente spendibile nella quotidianità della

vita sociale e culturale. Viviamo ancora, tutti i giorni, a

contatto con queste mura. Sono sopravvissute all’insulto

del tempo, alla frammentazione, alla marginalizzazione,

alla delocalizzazione. Non sono ruderi inanimati. Vivono.

Oltre l’oblio che ha invece ammantato tutte le altre undici

città storiche della Dodecapoli etrusca. In una parola, le

mura etrusche di Perugia sono testimoni uniche ed irripe-

tibili di un mondo che altrove non esiste più. Per questo

devono essere candidate dall’Unesco a Patrimonio mon-

diale dell’Umanità. È una battaglia culturale, di identità

collettiva, per la quale insieme a “Radici di pietra”, l’as-

sociazione che abbiamo fondato, deve lottare, in modo

convinto tutta la città. Perché possiamo trasmettere al

16

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

mondo una immagine di Perugia di alto profilo, quella di

una storia straordinaria, sedimentata nei secoli. Una cit-

tà privilegiata, orgogliosa della sua vera grande industria,

quella della cultura. Che può diventare leva di ricchezza

nella gestione di flussi turistici legati non solo ad eventi

clou ma gestiti nella quotidianità. Le mura possono iden-

tificare la città e darle una visibilità straordinaria in tutto

il mondo. Ripeto: la cultura è la leva del nostro sviluppo.

Spesso rifletto su quanto Shakespeare con il balcone di

Giulietta a Verona abbia reso florida la città di Verona. Le

mura di Perugia sono un monumento unico che è vissuto

ancora ogni giorno dai cittadini in modo spesso incon-

sapevole. Dobbiamo prendere coscienza di questo fatto e

raccontarlo al mondo. Allora, se la città fosse capace di

attrarre l’interesse di tutto il mondo, grazie ad un monu-

mento vivo e secolare, anche i segni di interventi moderni

e innovativi, come il minimetrò diventerebbero una for-

midabile attrazione da valorizzare.

Il Comune di Perugia ha deciso di istituire un apposito ufficio per affrontare i problemi del centro storico. È un segnale politico forte, di interesse per una tematica che segnerà il futu-ro della città. Da circa un mese è anche opera-tivo un Tavolo per il Centro Storico, promosso dall’amministrazione comunale, del quale fan-no parte, insieme alle parti sociali, associazioni di residenti, associazioni di categoria e cultu-rali. Il vicesindaco Nilo Arcudi ha la delega al centro storico. Quali sono le strategie per il pros-simo futuro?

ARCUDI. Le riflessioni di urbanisti, architetti e ingegneri

di così elevata qualità ci consentono di costruire una vi-

sione, un percorso di programmazione e di pianificazione

anche strategico. Il dibattito sul centro storico è assolu-

tamente centrale in questa fase, non solo nel nostro Pa-

ese ma in tutto il mondo occidentale. Alcune dinamiche

sono comuni. Ma il centro storico di Perugia ha particolari

caratteristiche dalle quali non possiamo prescindere. Ne

cito due, su tutte. Il centro storico ha un’orografia stra-

ordinaria perché ci consente di avere dei panorami uni-

ci. Ma questa orografia caratterizza l’identità stessa della

città ed è collegata al tema della accessibilità nel centro

storico. Io invidio molto i miei amici sindaci di Parma, di

Lucca. Sono capitato di recente a Ferrara e a Padova. Cit-

tà con una bellissima pianura che consente ai cittadini di

arrivare in centro a piedi o in bicicletta, magari solo per

comprare pane e salame. Perugia è diversa. Per arriva-

re in centro bisogna arrivare a Pian di Massiano per poi

prendere il minimetro. Oppure utilizzare l’auto e raggiun-

gere i parcheggi. A piedi e in bici, è molto difficile. I vicoli

che salgono verso l’acropoli di Perugia sono un patrimo-

nio straordinario, i panorami che abbiamo sono unici, ma

dobbiamo sempre considerare questa difficoltà di accesso,

che non è naturale.

Secondo punto: Perugia è una città universitaria, che

ha nel centro storico il fulcro della vita di circa 40 mila

studenti dell’Università italiana e 6-7-8.000 studenti

dell’Università per Stranieri. Qualunque analisi e qualun-

que scelta da fare devono partire da questo stato di cose.

Con un problema in più: quello del potere e delle risorse

a disposizione. In Italia, il potere politico è sfilacciato. E

le autonomie locali non sono nelle condizioni di gestire

grandi risorse. Abbiamo quindi il dovere di utilizzare bene

i pochi denari disponibili. In questi anni, la discussione

sul centro storico ha assunto troppo spesso un carattere

ideologico e, in qualche modo, è stata poco approfon-

dita rispetto alle reali dinamiche della città. Faccio due

esempi. Per anni, si è ripetuto che “il centro storico si è

spopolato”. È falso. Nel Duemila avevamo 9700 residenti.

E nel 2008 ne sono stati censiti 10.400. Quindi, in 8 anni

i residenti non sono diminuiti ma sono aumentati. Certo,

queste cifre vanno lette. E tutti siamo consapevoli che il

mutamento è stato straordinario: meno perugini, meno

nonni in centro a comprare le paste da Sandri e molti più

stranieri, tanti studenti in più. Uno scenario diverso del

quale bisogna tener conto: il centro di Perugia non si è

spopolato ma è cambiato in modo profondo. Stessa si-

tuazione per quanto riguarda il commercio: 671 operatori

commerciali nel 2000, 673 nel 2008. Ma dove prima c’era

la bottega, il fabbro o l’artigiano, ora insistono negozi di

medie dimensioni e grandi catene internazionali. Una si-

tuazione nuova, ma tipica di tutte le città del mondo occi-

dentale. Quindi, per fare delle scelte, dobbiamo partire da

17

questi dati. Certo, non siamo felici che i perugini vivano

meno di prima in centro e che tante botteghe artigiane

siano scomparse. Come amministrazione comunale abbia-

mo un compito, da affrontare con pragmatismo: definire

quegli assi che ci consentano di invertire una tendenza

che è quella del libero mercato degli affitti e del libero

mercato delle attività commerciali.

Quali sono le iniziative a breve termine?

Lavoriamo su quattro o cinque temi-chiave. Il primo è

quello della accessibilità. Abbiamo fatto una scelta, senza

guerre all’ultimo sangue con le associazioni di categoria,

che, anzi, hanno avuto grande sensibilità e hanno ma-

turato la consapevolezza di costruire insieme un centro

storico più moderno e più europeo: siamo riusciti, in-

sieme, a chiudere il centro storico al traffico, aprendo il

centro storico ai cittadini residenti attra-

verso la Ztl. Alcune cose vanno corrette.

Possiamo riaprire un tavolo di confronto

per migliorare l’accessibilità nel cen-

tro storico. Corso Vannucci e Piazza IV

Novembre, che sono dei posti tra i più

belli al mondo, non possono essere de-

gli spazi occupati, tutto il giorno, dal-

le auto. Chiuderemo a tutti. E nessuno,

dopo il carico e lo scarico delle merci per

i negozi, potrà più parcheggiare in Piazza

IV Novembre e Corso Vannucci. I veico-

li di pubblica utilità potranno transitare

ma non fermarsi. Via Baglioni e Piazza

Matteotti vivono una situazione inaccet-

tabile. Con le associazioni di categoria miglioreremo la

situazione in maniera armonica, graduale e condivisa. Il

carico e lo scarico delle merci parte troppo tardi e finisce

troppo tardi. Va ridotto in termini di orario: non più alle

10.30, ma alle 9.30. E le regole vanno rispettate. Non è

possibile che nel centro storico di Perugia si arrivi alle tre

del pomeriggio per scaricare le merci. Poi, il tema della

residenza. I residenti che vogliamo hanno una identità

precisa: famiglie e giovani coppie. Il Comune, nell’ambito

del PUC 2, nell’ambito del contratto di quartiere, e con

scelte fatte negli anni passati, metterà a disposizione –

intanto partiamo, sono poche – 10 nuovi alloggi in via

Fratti, recupereremo la Torre degli Sciri, 12 nuovi alloggi

per giovani coppie di Perugia, o cittadini, ovviamente,

di Perugia, non solo perugini, ma cittadini di Perugia;

perché tutti sono cittadini di Perugia, quando vivono a

Perugia, hanno residenza a Perugia.

Il rischio è che però comprino senza poi vivere nel centro storico...

ARCUDI. No, devono vivere a Perugia. Non si potrà né

subaffittare né vendere. In via Oberdan, come sapete, c’è

un’asta in corso, altri 12 appartamenti. Saranno 100-150

le nuove coppie che nel giro di pochi mesi potranno venire

a vivere nel centro storico. Insieme alla Regione abbiamo

costruito un tavolo per riaprire il grande tema della resi-

denza. Partendo da tre elementi: noi abbiamo dei con-

tenitori straordinari, inutilizzati. È vero, il governo ci ha

tagliato i fondi ma almeno ci deve consentire di utilizzare

al meglio le strutture che abbiamo. Ci sono due ex caser-

me, due ex aree del demanio, dell’esercito, una in Corso

Garibaldi, una in Via dei Priori, straordinarie, bellissime, e

molto grandi, che ora non sono utilizzate. Riprendiamoci

questi contenitori per far rivivere il centro. La proprietà

rimarrà dell’Esercito. Il Comune è pienamente disponibi-

le a trovare un accordo. Lo abbiamo ripetuto più volte al

ministero del Tesoro, che ha bisogno di rivalorizzare gli

immobili e fare cassa. Per noi, per la città, è prioritario

riportare in centro residenze, servizi e commerci.

Il decoro e la sicurezza del centro storico sono nervi scoperti per tutti i cittadini.

ARCUDI. Non ci nascondiamo: abbiamo bisogno di ordi-

ne ed attenzione per questi temi. A partire dalle piccole

cose come fioriere e marciapiedi. Per questo è nato l’ap-

posito ufficio al decoro urbano. Nelle frazioni di Perugia

c’è un grande presidio sociale da parte delle associazioni.

Il centro, invece, è di tutti e di nessuno. Dovremmo per

primi curare gli elementi di decoro. Per questo vogliamo

potenziare la raccolta differenziata porta a porta dei rifiu-

arcudi: “Qualunque scelta sul grande museo naturale rappresentato dal centro divide la città. Ma noi abbiamo il dovere di fare

delle scelte. Cercando di non fare errori. Ma non scegliere vorrebbe dire arretrare. Forse

non avremo la condivisione totale della

cittadinanza. Ma accettiamo una sfida che va affrontata nell’interesse di tutti”.

questi dati. Certo, non siamo felici che i perugini vivano

meno di prima in centro e che tante botteghe artigiane

siano scomparse. Come amministrazione comunale abbia-

mo un compito, da affrontare con pragmatismo: definire

quegli assi che ci consentano di invertire una tendenza

che è quella del libero mercato degli affitti e del libero

mercato delle attività commerciali.

Quali sono le iniziative a breve termine?

Lavoriamo su quattro o cinque temi-chiave. Il primo è

18

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

ti. Servirà a rendere il servizio più efficiente ma anche ad

eliminare antiestetici cassonetti in vie così belle. La sicu-

rezza è una priorità. L’acropoli è ricca di vicoli nei quali

è facile nascondersi per spacciare droga. Su questo tema

dobbiamo essere molto più decisi e molto più determina-

ti. Guardia di Finanza e Polizia hanno incrementato i con-

trolli. Ma è ovvio che il centro è più sicuro soprattutto se

è vivo e ricco di iniziative. Per questo, è molto importante

migliorare l’illuminazione. Su questo fronte abbiamo fatto

molto. In alcune aree del centro storico le luci prima erano

accese fino alle due: ora sono in funzione tutta la notte.

Ma penso a quanto già detto dall’architetto Bilancia: tutte

queste iniziative hanno senso se saremo capaci di recupe-

rare una identità, il senso delle radici, la storia millenaria

della città della quale dobbiamo avere tutti maggiore con-

sapevolezza. Perugia, con il suo straordinario centro stori-

co, si candida a capitale europea della Cultura. Per questo

ha l’obbligo di continuare ad offrire proposte culturali di

grandissimo livello. Abbiamo ospitato la mostra del Pe-

rugino, quella del Pinturicchio, la rassegna su Arnolfo di

Cambio. Ora la bellissima mostra su “Il teatro del sogno,

da Chagall a Fellini”. E poi l’Università, la Stranieri, il Con-

servatorio, l’Accademia delle Belle Arti. Grandi risorse di

cultura per il nostro centro storico. Come la candidatu-

ra delle mura etrusche di Perugia a patrimonio mondiale

dell’Unesco, un grande obiettivo per tutta la città, che ab-

biamo sposato con forza. Siamo consapevoli, come am-

ministrazione comunale, che le scelte da fare per il cen-

tro storico rischiano di essere impopolari e non portano

consenso elettorale. Qualunque scelta sul grande museo

naturale rappresentato dal centro divide la città. Ma noi

abbiamo il dovere di fare delle scelte. Cercando di non fare

errori. Ma non scegliere vorrebbe dire arretrare. Forse non

avremo la condivisione totale della cittadinanza. Ma ac-

cettiamo una sfida che va affrontata nell’interesse di tutti.

La parola al pubblico, per qualche rapido inter-vento.

ROBERTO BISELLI, residente centro storico, direttore ar-

tistico del Teatro di Sacco.

Stiamo ragionando su temi enormi. E ho ascoltato con in-

teresse progetti innovativi per il futuro. Ma bisogna an-

che fare autocritica per capire i processi. Mi chiedo: chi ha

abbandonato il centro storico? Io? No, i perugini. Chi ha

lasciato le proprie case in centro a dieci, dodici studenti

senza controllo, senza igiene, speculando su questi ra-

gazzi? Io? No, i perugini. Partiamo allora da questo. Dalla

nostra grave responsabilità storica: quella di aver abban-

donato la nostra città a se stessa ed di aver poi chiesto alla

politica di risolvere tutti i problemi che abbiamo causato

anche noi. Quindi smettiamola di essere ipocriti! Smettia-

mo di non affrontare mai il problema che è fondamental-

mente il problema della “nostra città”.

La democrazia non funziona se non è partecipativa. In

questo chiamo in causa anche i commercianti. Il centro

storico di Perugia era il salotto della città, e di fatto era

anche il luogo dove tutti si incontravano. La Fiera dei Mor-

ti non a caso avveniva qui. Che è successo? Che i primi a

non avere consapevolezza del fatto che il centro storico è

il centro commerciale della città sono stati i commercianti

stessi. Non è stato colto il cambiamento in atto rappre-

sentato dai grandi centri commerciali. Per quanto mi ri-

guarda, molte volte, in discussioni come questa, ho pro-

posto di rilanciare il grande centro commerciale e culturale

rappresentato dal centro storico. Perugia ha una unicità

che nessun centro commerciale può offrire. Piuttosto che

vedere famiglie disperate che passano la domenica pome-

riggio in questi contenitori vuoti, allucinanti e deliranti,

il centro storico, con i commercianti in primis, dovrebbe

capire che la domenica pomeriggio è il giorno fondamen-

tale di apertura, gestione e rilancio di iniziative culturali

e spettacoli. Apriamo i negozi la domenica. La gente si

riporta in centro con una potente e coraggiosa operazio-

ne di marketing. Allora, dobbiamo dircelo: in questo, la

città ha completamente fallito. C’è un fatto, emerso nel

recente Think Tanks di Todi che mi ha molto colpito. Uno

degli oratori, esperto in Comunicazione, ha spiegato a me,

perugino, con tutti i pregiudizi di un perugino, che la cosa

italiana più visionata, all’Expo mondiale di Shangai 2010

è stata il minimetrò di Perugia. Ogni giorno 80 mila visita-

tori! I cinesi erano incuriositi da questo giocattolino vero,

che entrava in una vera città. Allora, al di là delle scelte,

qual è stato il problema? La mancanza di un marketing in-

torno al minimetrò, che non è stato fatto vivere in maniera

intelligente rispetto alla città. Tutti abbiamo pensato, so-

gnando: “Ah, la filovia... Ah, se potessi...”.

Ma quando si fa una cosa bisogna anche saperla vendere.

E se i commercianti non sanno vendere i loro prodotti, non

funziona il meccanismo. Allora, qualche domanda dobbia-

mo farcela tutti. Sia chiaro: senza partecipazione, il centro

storico non lo rilanciamo. Senza nuove strategie operative,

senza la vivibilità, il centro chiuderà i battenti. Se i perugini

non dicono, per primi, a se stessi: l’abbiamo ammazzata

noi Perugia... Perché, scusate, vorrei anche sapere: chi ha

concesso la possibilità che in Piazza IV Novembre ci fossero

tre spacciatori di alcol uno vicino all’altro? Poi ci lamentia-

mo che ci sono 5 mila studenti in giro, che urinano dap-

donato la nostra città a se stessa ed di aver poi chiesto alla

politica di risolvere tutti i problemi che abbiamo causato

anche noi. Quindi smettiamola di essere ipocriti! Smettia-

mo di non affrontare mai il problema che è fondamental-

mente il problema della “nostra città”.

La democrazia non funziona se non è partecipativa. In

19

pertutto, senza che venga offerto loro neanche un luogo di

incontro! Scusate, ma chi ha gestito questo?

GIOVANNI CASO, Presidente Collegio Arti e Mestieri Pe-

rugia.

Iniziative come questa, incontri nei quali discutere dei pro-

blemi della città, sono molto importanti. Ci sono due livelli

sui quali lavorare. Dobbiamo sì guardare molto avanti per

progettare il futuro ma dobbiamo anche osservare quello

che, giorno per giorno, accade in città. Guardare anche il

bidone: se cade a terra bisogna tirarlo sù. Non possiamo

permetterci che passino sei vigili e nessuno di loro pensi

di alzare il telefono e chiamare qualcuno. L’ho fatto io, per

una cosa del genere, ma dopo sei giorni: volevo veder con

i miei occhi se qualcuno si degnava di intervenire. La verità

è che i vigili sono stati spesso istruiti solo a fare le multe.

Ma devono anche fare altro, guardarsi in giro, occuparsi

della città. Dobbiamo curare tutti, di più, la nostra Perugia.

Quindi, va bene, compriamo un binocolo e guardiamo lon-

tano, progettiamo. Ma osserviamo anche quello che accade

ogni giorno. Se un turista viene da Hong Kong e spende

chissà che cifra, e trova attorno a sé un degrado diffuso,

tornerà a casa con un brutto ricordo di Perugia.

Come Collegio Arti e Mestieri, insieme al Comune, stiamo

portando avanti questo progetto del PUC, che è molto im-

portante: un’occasione unica per il centro storico. C’è bi-

sogno di dare una sveglia, di muoversi. Siamo in grosso

ritardo. Ogni giorno che passa soffriamo sempre di più. I

commercianti soffrono sempre di più. Va data assistenza a

chi viene in centro, non vanno creati altri problemi a chi

ha voglia di fare ed investire.

C’è un’altra cosa importante da dire: se in una zona della

città più del 50 per cento dei commercianti vuol creare un

consorzio, deve essere obbligatorio per tutti aderire e ver-

sare un tot al mese per la promozione del centro storico.

Come Collegio Arti e Mestieri non posso andare in giro a

chiedere l’elemosina: mi vuoi dare 50 euro per mettere

le luci di Natale e i Babbi Natale? La risposta è desolante:

“Ci devo pensare, passa domani, passate domani...”. Non

possiamo andare avanti in questo modo! Perdiamo tem-

po, perdiamo occasioni. E perdiamo i commercianti che

se ne vanno. Confcommercio e Camera di Commercio, su

questo, ci devono aiutare a risolvere il problema.

GIAN MARIO GUBBIOTTI, presidente della associazione

“Assisi for Peace TV “.

Io mi chiedo perché la Sipa debba avere il monopolio di

tutti i parcheggi. Perché un perugino che abita fuori non

abbia la possibilità di accedere al centro. L’accesso deve

essere garantito a tutti. La possibilità di parcheggio non

va data solo agli impiegati ma anche alla gente che ama

il centro e a chi vuol salire sull’acropoli per viverla. Non è

giusto che solo i residenti abbiano il parcheggio riservato.

Non si può amministrare la città solo nell’interesse di al-

cuni gruppi, la città è di tutti!

ROSETTA ANSIDEI, residente nel centro storico.

Ho quasi 80 anni e vivo nel centro storico. Ho partecipato

attivamente alla vita sociale della città, nelle varie istitu-

zioni, come consultant touring, come presidente di museo

storico, nella Sagra musicale, come consigliere comunale e

chi più ne ha più ne metta.

Volevo complimentarmi con Angelo Patrizio per quella

bellissima frase: “Mediatore fra la mente e la mano deve

essere il cuore”.

La cosa fondamentale è questa: Perugia deve essere amata

dai suoi abitanti, perché si ama e si rispetta quello, però,

che si conosce. Vedo con piacere che c’è finalmente, un

movimento concreto per il futuro del centro storico. In pas-

sato ho partecipato a decine di commissioni, di dibattiti...

Chi si ricorda della Saffa? E dell’altro grande problema

dell’ex carcere, che doveva essere una cerniera fra la parte

alta e quella più bassa della città? Mi ricordo di un bel-

lissimo progetto di un giardino, di un parco dove adesso

c’è il Santa Giuliana. Non se ne è parlato più. Poi il fa-

moso progetto della ferrovia che consentiva di realizzare

una specie di metropolitana in superficie per collegare

alcuni quartieri. Ne ho sentite tante... Si può fare tutto

ma ci vuole la volontà e soprattutto l’amore per la città.

E ricordarsi che la città è lo spazio dell’uomo, perché è

l’uomo che vive nella città. Non ci sono i problemi dei

vecchi o dei bambini. È l’uomo, nelle varie età, nelle varie

condizioni, nei vari momenti. C’è l’aspetto commerciale,

l’aspetto culturale e l’aspetto sanitario. Ma prima di tutto

il centro storico deve essere rapidamente collegato con il

resto della città. Ora mi sembra che si stia imboccando

una strada di concretezza. Facciamo presto. Ma mi racco-

mando: nel Tavolo sul centro storico va affrontato il tema

del parcheggio per i residenti. Perché la residenzialità ha

bisogno dell’automobile.

20

Forum Quale futuro per il centro storico di Perugia?

Il futuro del centro storico appassiona e divide l’opinione pubblica. Abbiamo ascoltato opinio-ni, progetti e notizie di iniziative concrete. La-sciamo le conclusioni a Giorgio Mencaroni, pre-sidente della Camera di Commercio di Perugia.

MENCARONI. Ci sono molti spunti sui quali riflettere. Ho

sentito parlare della “città degli odori”: interessantissimo.

Poco tempo fa al “Think Tanks” di Todi, è stata proposta

anche la “città carbon free”, un centro urbano libero da

energie inquinanti. E indicato, come ideale, il modello um-

bro: una piccola città che promuova l’iniziativa e sviluppi il

progetto. Un’altra provocazione è quella della “città ener-

getica”. Quindi una sorta di pedana che sia nei punti di

accesso della città, o sulla testa del minimetrò, o della scala

mobile, o in qualunque altro passaggio cittadino, produca,

grazie alla pressione di chi passa, quantità di energia che

possano servire, ad esempio per l’illuminazione pubblica.

Tocco un attimo anche l’argomento del PUC 2. Tra l’altro ho

partecipato anche alla stesura del progetto. Interessantis-

simo. Come tutto il resto. Ma attenzione: dobbiamo essere

chiari. Il PUC 2 mi fa tornare alla mente un vecchio concor-

so di architettura pensato per l’ex Perugina, nell’area della

stazione. Era il 1971. Un bel progetto, che piacque a tutti.

Curiosi, indagammo sul vincitore del bando di concorso:

si scoprì che era l’architetto giapponese Kimura. Allora, la

frase che in quegli anni girava a Perugia era:“Kimura l’ab-

biamo trovato, ora dobbiamo trovare chi mette i soldi!”.

Il problema del PUC 2 è lo stesso: abbiamo trovato chi ha

fatto il progetto, adesso dobbiamo trovare i soldi. Questo

tenetelo sempre a mente. La storia, a distanza di anni, si

ripete. Allora non possiamo solo cullarci sul PUC 2. Sappia-

mo che in questo momento scarseggiano i finanziamenti.

Al di là delle analisi, c’è un problema, concreto, di interventi.

MENCARONI. Certo. Ho sentito buone proposte. Ma la

domanda che pongo è: da dove cominciamo? E quando?

Perchè sappiamo tutti che questo famoso PUC 2 non è an-

cora pronto per partire perché non ci sono i fondi.

Da dove partire e quando cominciare: è una domanda alla

quale tutti dobbiamo dare una risposta, sia gli operatori

commerciali che la parte pubblica. Biselli ha ricordato che

una delle immagini più viste all’Expo di Shangai è stato

il minimetrò di Perugia. Ma il minimetro si è dotato di

un proprio folder, di un proprio pieghevole, solo recen-

temente. Stesso discorso per le scale mobili. Allora, qual

è il problema? È il solito: nel 99 per cento dei casi non

sappiamo comunicare quello che facciamo. Poi, spesso

non facciamo: presentiamo piani ma di frequente gli stu-

di rimangono nei cassetti. E se realizziamo un pezzetto di

progetto, la notizia rischia di rimanere tra noi. Ricordo, a

questo proposito, di aver visto a Berlino la prima espe-

rienza di una via coperta. Tornai a casa e dissi al sindaco:

“Dobbiamo studiare anche a Perugia qualcosa del genere,

perché uno dei punti di debolezza della città, quando si

parla dei centri commerciali naturali, è la mancanza di

portici, di coperture, di zone anche di sosta”.

Allora, è fondamentale fare delle scelte chiare e concrete

di politica urbanistica. Pensare a un minimetrò che esce su

Piazza Matteotti è stupendo. Ma rimane una provocazio-

ne. Uno dei tanti, troppi progetti che rimangono solo nei

cassetti. I rilievi dei monumenti, il materiale fotografico, la

città clonata? Bene, ma andiamo avanti. Dobbiamo riusci-

re a fare qualcosa, un pezzo per volta, in modo condiviso,

nell’interesse di tutti. Altrimenti, le provocazioni rimango-

no tali. Oggi abbiamo un compito di concretezza. Dobbiamo

dire: cosa siamo in grado di fare? Dobbiamo arrivare allo

start up di un progetto strategico per il centro. E poi agire...

Bilancia ha toccato il tema della ricettività alberghiera e

dei flussi turistici da incrementare. Entra in crisi la mec-

canica, entra in crisi la ceramica, entra in crisi il mani-

fatturiero. Si fanno manovre di natura economico-politica

per dirottare importanti investimenti in determinati set-

tori che sono in crisi. Il turismo è in crisi da anni, non dal

2008, è in crisi da prima. E se ne parla di continuo, come il

motore dell’economia o di quanto incida sul Pil. Ma quali

politiche sono state messe in atto per questo settore stra-

tegico? E quale manovra economico-politica è stata varata

nella nostra regione? Niente, nulla. Sembra che non im-

porti niente a nessuno. Non ho alcun timore a ripeterlo

in consessi nei quali sono presenti i politici regionali: il

turismo non è nel Dna della nostra classe politica. Forse

è un gene che dovrà essere trapiantato. O forse bisognerà

attendere una nuova generazione di politici.

Sono contento dei dati che oggi ha fornito il vicesindaco

Arcudi, che ci ha spiegato che i residenti nel centro stori-

co di Perugia sono aumentati. Avevo una percezione di-

versa, anche per quanto riguarda le attività commerciali, il

cui numero è invece pressochè lo stesso a distanza di otto

anni. Ma il punto qual è? È che la popolazione residente

è totalmente cambiata. Ed è cambiata totalmente anche

l’attività commerciale. Andavano fatte altre politiche. Ma

non ci siamo mossi con tempestività. In tempi non sospet-

ti sollecitai il Comune perchè si intraprendessero politiche

di incentivo verso delle attività commerciali che erano de-

gli elementi attrattivi per il centro storico. Capisco che di

anni. Ma il punto qual è? È che la popolazione residente

è totalmente cambiata. Ed è cambiata totalmente anche

l’attività commerciale. Andavano fatte altre politiche. Ma

non ci siamo mossi con tempestività. In tempi non sospet-

ti sollecitai il Comune perchè si intraprendessero politiche

di incentivo verso delle attività commerciali che erano de-

gli elementi attrattivi per il centro storico. Capisco che di

21

fronte alla multinazionale che offre all’esercizio commer-

ciale 1 milione di euro o i 2 miliardi delle vecchie lire, le

politiche non reggano. Ma forse bisognava agire prima che

tutto questo avvenisse. Leggo e ho sentito con piacere an-

che degli interventi per favorire nuove residenze nel centro

storico, da via Fratti alla Torre degli Sciri... Ma quali famiglie

andranno ad abitare lì? Voglio spiegarmi con chiarezza e

vorrei che in ambito sociale quello che dico venisse letto

in modo corretto. Né auspico nuove emarginazioni. Ma con

che criterio verranno fatte le graduatorie? Perché se sono

quelle rappresentate dal numero di figli, dall’impossibilità

del reddito e da tutta una serie di fattori, non avremmo

naturalmente portato nel centro storico soggetti che tende-

ranno a migliorare la rete commerciale o la rete residenzia-

le. L’obiettivo da perseguire è che più perugini tornino ad

abitare il centro. Credo che una lettura seria del centro sto-

rico non vada fatta a colpi di spot. E condivido appieno an-

che l’esigenza del presidente Caso, che affronta il problema

dei contributi dei commercianti per il consorzio del centro

storico. Il problema c’è ed è sentito. C’è un altro presidente

dei commercianti, di Foligno, che sostiene che il problema

che hanno i commercianti è quello di avere le loro attività

a un livello troppo basso, a pianoterra, dove tutti vanno a

bussare quando servono soldi. Quando si parla di anima-

zione di un centro storico, non credo che la strategia debba

dipendere dal potere economico dei commercianti.

L’animazione di una città e di un centro storico è un pro-

blema generale, è un problema di tutti: dei residenti,

dei non residenti, degli addetti commerciali, degli ad-

detti ai servizi, degli addetti al turismo, delle banche. E

di chiunque risieda in centro. E quindi anche del nostro

vescovo e di tutta la curia vescovile. Se bisogna amare

il centro devono amarlo tutti, non solo i commercianti

in funzione dei loro portafogli. La lettura della città va

quindi fatta oltre il pianoterra. Deve essere più appro-

fondita, toccare i temi della residenza, degli affitti, dei

servizi e del decoro.

L’accessibiltà al centro storico rimane il proble-ma principale.

MENCARONI. Concordo con le analisi fatte: quello della

accessibilità è un tema cruciale. Quindi, ben venga il mi-

nimetrò. Ma contesto un fatto: il progetto del minimetrò

non era questo: l’impianto doveva essere a croce e toccare

altri punti della città. Oggi è caduto in parte l’interesse

per l’area da Sant’Erminio fino all’ospedale di Monteluce,

ma c’è sempre una parte di città e una zona a nord, dal-

la quale si accede a Perugia. Allora, checché se ne voglia

dire, il progetto è urbanisticamente monco. È poi molto

importante tener presente che oltre al piano della mobili-

tà c’è il piano della sosta. Sappiamo, e ce lo ricordano tutti

gli studi, che un’auto si muove per due ore al giorno e per

ventidue ore sosta. Credo allora che il piano per la sosta

sia più importante che quello per la mobilità. Ma noi ce ne

dimentichiamo spesso.

Ruscelli prima parlava di Zara, di un insediamento dal

quale il Comune di Parma ha ricavato 250mila euro. Dob-

biamo segnalare un limite del nostro mondo, dei com-

mercianti e dei residenti perugini. Quando in centro Coin

chiuse la sua attività, per molti più che una disgrazia fu un

piacere. Su questa miopia credo che tutti dobbiamo riflet-

tere. Guardare cosa fanno gli altri è importante. A Barcel-

lona, nell’asse di San Mateu, l’amministrazione comunale

ha favorito un imprenditore che chiedeva di realizzare un

multisala in centro. Ma contemporaneamente ha costruito

accanto al cinema una biblioteca. Sempre a Barcellona una

importante azienda di materiale elettronico ha annuncia-

to l’apertura di un punto di distribuzione. La risposta forte

dei negozianti concorrenti è stata quella di attrezzarsi per

vendere, sempre in quell’area, prodotti di qualità più ele-

vata. La multinazionale ha svolto la funzione di attrattore

di flussi commerciali dei quali tutti hanno beneficiato. Per

questo ho suggerito ai nostri mobilieri di non fare la guer-

ra all’Ikea che sta per sbarcare a Perugia ma di accettare

la sfida e chiedere al Comune di poter realizzare di fronte

o di fianco all’insediamento, un’esposizione comune dei

migliori mobilieri della provincia.

Ci sarebbero tante altre cose da dire. Se ne dovrà parlare

ancora. Se ne parlerà, in modo diffuso, anche su tavoli

più istituzionali. Per origine e per professione, siamo tut-

ti amici di Perugia. Amiamo questa città, dove abbiamo

scelto di lavorare e vivere. Appoggiamo con forza insieme

la richiesta di iscrizione delle mura etrusche ai siti Une-

sco, per far riconoscere questo straordinario sito archeo-

logico conservato nel tessuto della città, come Patrimo-

nio dell’Umanità. E non abbassiamo i riflettori dal centro

storico di Perugia. Dal suo futuro dipende il destino della

nostra meravigliosa città.

22

Nella società della conoscenza, i centri stori-

ci possono costituire una risorsa e il contesto

ideale per formare, attrarre, ospitare i talenti

e le imprese che operano nel settore dei beni

immateriali e nella produzione di prodotti in

forme sostenibili. Il valore morfologico e fun-

zionale del patrimonio storico può rappre-

sentare un elemento chiave per la definizione

di un nuovo concetto di qualità della vita ur-

bana, che costituisce specificità e quindi fat-

tore di una nuova competitività.

Negli ultimi decenni è cresciuta la consapevo-

lezza che la cultura rappresenta una impor-

tante risorsa per lo sviluppo socio-economico

di città e territori. Nella società della cono-

scenza, la cultura diffusa viene sempre più

spesso riconosciuta come un fondamentale

fattore di rivitalizzazione del territorio anche

in un’ottica di sostegno alla qualità della

vita. Attraverso il recupero del patrimo-

nio culturale e ambientale può essere

supportata l’attrattività di un’area, come

luogo di residenza, come meta di un tu-

rismo di qualità, come luogo privilegiato

in grado di costituire substrato per la for-

mazione di imprese innovative.

Su tale sfondo, la valorizzazione dei centri

storici non viene vista solo come un esi-

to di sviluppo economico in senso stret-

to, ma soprattutto come un substrato di

rafforzamento del senso di appartenenza

della comunità che quel territorio abita e

amministra, nonché della conseguente capa-

cità di produzione d’innovazione e di nuova

elaborazione culturale, come unica strada per

un reale “mantenimento in vita” del patri-

monio storico.

La migliore tutela del nostro patrimonio cul-

turale si fonda su un rinnovato rapporto tra

bene culturale e comunità locali, nel portare

la comunità alla consapevolezza dell’impor-

tanza di questi temi attraverso una parteci-

pazione attiva. Le cifre del Rapporto Figel, il

commissario Ue alla cultura, sono eloquenti:

il fatturato dell’industria culturale e creati-

va europea (654 miliardi di euro in 30 Pae-

si) vale più del doppio della sua industria

automobilistica e rappresenta il 2,6% del PIL

complessivo, con un tasso di crescita che, nel

periodo 1999-2003, ha sfiorato il 20%.

Poste queste premesse, cosa fare per il centro

storico di Perugia?

Per sottrarre il centro storico all’attuale de-

clino e tentarne il rilancio, la scelta non può

essere quella di snaturarlo con un centro

commerciale come accadrebbe con il progetto

di un centro commerciale al Mercato Coper-

to, né di stravolger-

lo come accadrebbe

con quello di galle-

ria energetica in via

Mazzini dell’architet-

to Prix.

Occorre che il Merca-

to Coperto sia recu-

perato alla sua at-

tività mercatale, alla

vendita di prodotti

tipici e a chilometri

zero, ad una rinno-

vata attività di so-

cializzazione, accoglienza e intrattenimento

per i tanti studenti della nostra città. Occorre

che il progetto della galleria energetica sia

trasferito in una della frazioni che, dopo tanto

cemento e disagio sociale, potrebbero meri-

tare un qualche innesto innovativo.

Occorre invece pensare ad un grande progetto

Economia&Territorio

Rocca Paolina crocevia di un rinascimento culturaledi Urbano Barelli*

23

culturale intorno al quale aggregare e mobi-

litare le intelligenze e le risorse della città.

Apprezzabile è il tentativo che il Comune di

Perugia sta facendo sulle mura etrusche, ma

occorre altro per risalire la china.

Per un nuovo rinascimento della città occorre

un monumento altamente simbolico che possa

diventare il crocevia e l’emblema della nuova

Perugia. La Rocca Paolina è da anni un luogo

di attraversamento per i pedoni. Le scale mo-

bili hanno consentito di apprezzarne le qualità

ed il fascino, finendo, però, per diventare più

importanti del monumento stesso, tanto che

all’ingresso vi è una targa che ricorda i “Venti

anni di mobilità alternativa”, ma non i quasi

cinquecento dalla sua costruzione.

Sottratta da poche settimane alla pericolosità

dei fili elettrici che cadevano da tutte le parti,

con un punto informazioni abbandonato, un

museo in stato di semiabbandono, sale con

vistose infiltrazioni d’acqua piovana e poco

utilizzate se non per le periodiche mostre-

mercato dei prodotti tipici, la Rocca Paolina

potrebbe essere l’occasione per la rinascita

del centro storico e dell’intera città.

Uno straordinario monumento, fatto di mat-

toni e storia, di sottomissione e riscatto, che

sembra perfetto per costruirci un progetto per

l’intera città. Un monumento con spazi impor-

tanti e di grande fascino, che potrebbe essere

riscoperto nella sua interezza con nuovi scavi e

diventare laboratorio di cultura, idee, creativi-

tà e attività di impresa. Un luogo attrattivo per

i residenti e per i turisti, sul modello del MART

di Rovereto senza però limitarsi al centro espo-

sizioni, alla biblioteca e al ristorante-bar, ma

puntando a costruire laboratori di creatività

in collegamento con il mondo delle imprese.

Potrebbero, ad esempio, trovarvi posto labo-

ratori permanenti per il jazz e la musica, per il

restauro urbano, per le energie alternative e la

green economy, per l’artigianato di qualità e,

perché no, anche per il cioccolato.

Un grande progetto che, dal cuore antico del-

la nostra città nel monumento forse più signi-

ficativo e trascurato, possa collocare Perugia

tra le “città illuminate” della società della

conoscenza. [*Urbano Barelli è il presidente

di Italia Nostra di Perugia]

Uno straordinario

monumento, fatto

di mattoni e storia,

di sottomissione e riscatto,

che sembra perfetto per

costruirci un progetto per l’intera città.

24

Una città non è mai di tutti, è un po’ più di qualcuno e

un po’ meno di altri. La città del sole non esiste, anche se

a Perugia c’è qualcosa di simile, una piccola fortezza nel

punto più alto di un colle che è, appunto, del sole. La città

è il luogo dei conflitti e dei diversi interessi che si guar-

dano in cagnesco. Si convive, però c’è sempre il modo,

volendo, di convivere in pace. Poi, c’è anche il modo di vi-

vere ancora meglio, che è quello di cercare interessi comu-

ni e di coltivarli insieme. Le motivazioni per stare insieme

vanno cercate e rinnovate di continuo e non sono mai

scontate una volta per tutte. Per questo la città è un or-

ganismo vivo che si rinnova ogni giorno e che ogni giorno

chiede risposte nuove e diverse. Per questo, vivere in una

Economia&Territorio

La città di tutti

città è più faticoso che stare in campagna dove i ritmi sono

lenti e tutto sembra così immobile, così legato agli eventi

naturali e al cambiare delle stagioni. In città le stagioni

sono quelle dell’uomo, è lui che determina il ritmo della

vita. Volendo, alla fine, si può anche pensare che vivere in

città sia più faticoso solo in apparenza e che, in realtà, sia

più facile perché c’è sempre qualcuno al

quale possiamo rivolgerci, l’artigiano, il

commerciante, il medico, il vigile o, più

semplicemente, il vicino di casa.

Poi ci sono le istituzioni, il Comune prima

di tutte le altre, alle quali noi cittadini

possiamo delegare un sacco di cose, an-

che se non proprio tutte.

Perugia ha conosciuto la sua età dell’oro

nel “fecondissimo secolo XIII” quando il

popolo interveniva e diceva la sua nella

conduzione delle grandi fabbriche, ac-

canto al palazzo comunale o alla fontana

di piazza. Per questo Perugia è così bella. Perché, davvero,

è stata la città di tutti. Adesso, dopo otto secoli, possia-

mo chiederci tranquillamente se abbiamo fatto, da allora,

qualche passo avanti.

Sul piano del potere, intanto, che, come pensava Capiti-

ni, doveva essere anch’esso di tutti e, quindi, della par-

tecipazione popolare. Per questo, il tempo di oggi, non

di Renzo Massarelli*

Perugia ha conosciuto la sua età dell’oro

nel “fecondissimo secolo XIII” quando il

popolo interveniva e diceva la sua nella

conduzione delle grandi fabbriche, accanto

al palazzo comunale o alla fontana di

piazza. Per questo Perugia è così bella.

Perché, davvero, è stata la città di tutti.

sembra molto propizio. Oggi c’è il governo del fare come

una volta c’era l’uomo della provvidenza, cioè c’è chi

pensa a noi che dobbiamo solo votare quando è il tempo

per farlo e per il resto stare a guardare o difendere, al

massimo, il nostro orticello. Questo del fare è un partito

molto trasversale perché è figlio della destra ma, quando

si tratta di banalità, si trovano molti padri anche a sini-

stra. Perugia intanto ha perso questo strumento primario

delle circoscrizioni. È vero, non sono molti coloro che tro-

vano questa assenza particolarmente grave, però qualco-

sa manca a questa città, una presenza sul territorio, un

punto di riferimento per gli stessi cittadini che, dispersi

in uno spazio ormai così vasto, non trovano più interlo-

cutori vicini e, per questo, più affidabili. Dentro questa

realtà di fatto sono nate negli ultimi tempi un sacco di

associazioni, da quelle territoriali a quelle tematiche.

Si tratta di un fenomeno positivo anche se

complesso e con elementi di ambiguità che

ora non è il caso di approfondire. Di sicuro,

l’attenzione ai temi generali della città ri-

schia di perdersi dietro tanti particolarismi,

una specie di provincialismo dentro la pro-

vincia. Invece abbiamo bisogno di discutere

proprio della città tutta intera e di chiederci

quale ruolo possa giocare oggi il centro sto-

rico di fronte alla crescita irrefrenabile del-

la città nuova. Occorre prima di tutto contrastare l’idea,

come suggeriva Raffaele Rossi, che il centro storico “sia

semplicemente un pezzo di città, svalutato in seguito

alla perdita di abitanti e al decadimento delle strutture,

l’idea che debba rappresentare soltanto un valore storico

e non una parte viva dell’intera realtà urbana”, cercando

quindi di evitare il pericolo “di ridurla a spazio pura-

mente scenografico per ricorrenti affollamenti”.

25

Se la città è il luogo dei conflitti, c’è da dire che in tutti

questi anni è restata sempre più marginale la popolazione

dei residenti fatta in maggioranza “di anziani e giovani

studenti che non hanno la forza contrattuale dei ceti eco-

nomicamente e politicamente più forti”. Dei residenti e

anche, per altri versi, degli studenti si parla spesso tanto

che, nella lista delle buone intenzioni, vengono collocati

sempre al primo posto ma poi, quando si devono fare le

scelte, anche quelle minute e di dettaglio, la graduatoria

molto spesso cambia.

Ora si dovrebbe aprire questa fase di confronto dopo un

certo periodo, diciamo, di riflessione dentro il Palazzo.

Staremo a vedere con il disincanto di chi ha conosciuto

tutte le esperienze del passato quando, per dire, i tecnici

del comune arrivavano con i loro progetti e non si riusciva

a cambiare e migliorare nulla perché c’era chi li tirava da

una parte e chi da quella opposta. Figuriamoci poter dire

la propria, prima che questi progetti fossero pronti, e di-

scutere delle priorità reali della città. Del resto, non è fa-

cile costruire visioni condivise, ognuno guarda dal proprio

punto di osservazione. Si dovrà trovare, questa volta, un

metodo diverso di confronto, ma esiste? Dovremo almeno

provare a cercarlo. [*Presidente dell’associazione “La città

di tutti”]

Invece abbiamo bisogno di discutere

proprio della città tutta intera e di

chiederci quale ruolo possa giocare oggi

il centro storico di fronte alla crescita irrefrenabile della città nuova.

Economia&Territorio

2626

I complessi problemi che la particolare situazione storica, ar-

tistica e orografica di Perugia presenta dovranno essere risolti

perché questa antica città possa ancora chiamarsi tale.

Una città nella quale la differenza di quota tra le pianu-

re circostanti e l’acropoli, gioca un ruolo determinante.

A Perugia bisogna salire, e non ci si viene facilmente in

bicicletta o a piedi.

Le vie sono poche, tortuose o impervie. I parcheggi sono

insufficienti e troppo costosi.

La dilatazione della città, con nuovi punti di aggregazione

e di snodo (Fontivegge – Pian di Massiano) sino a ingloba-

re le frazioni staccate (Ponte San Giovanni, Ponte Vallecep-

pi, Ponte Felcino, Ferro di Cavallo, Olmo, Ellera, San Marco,

etc.) senza soluzione di continuità con i vicini comuni di

Corciano, Magione, Torgiano e Deruta, fa sì che geografi-

camente Perugia sia il fulcro di una conurbazione che si

spinge da Magione a Santa Maria degli Angeli, e a nord

risale a Pierantonio per scendere sino a Casalina.

Il nucleo principale, dal VII secolo a.C., è

il centro (appunto, storico) di Perugia. La

nostra città è stata sede di una poten-

te “lucumonia” (ossia città-stato): una

delle dodici città della lega etrusca, che,

come racconta Tito Livio, dette un formi-

dabile aiuto a Roma nelle guerre puni-

che. Sino al bellum perusinum (45 a.C.)

sono passati sette secoli di autonomia

politica e di ruolo egemone di Perugia,

nelle terre che vanno dal Lago Trasimeno

sino all’asta del Tevere.

Momenti di prestigio si ebbero nei secoli successivi alla

Pax Augustea (di Perugia era originario l’imperatore Vibio

Treboniano Gallo). Perugia fu punto di arroccamento e di-

fesa nei confronti delle popolazioni germaniche (prima i

Goti e poi i Longobardi) durante i cosiddetti “secoli bui”.

Da Perugia passava l’antico itinerario romano che congiun-

geva Roma con Ravenna, e poi si spingeva sino ad Aquileia:

era questo il “corridoio bizantino”, itinerario classico, sem-

pre sotto il controllo degli imperatori di Roma, e poi di quelli

Una mobilità non vessatoriadi Gerardo Gatti

di Costantinopoli. Il ruolo strategico, economico e politico

della nostra città, capitale di un ampio territorio, è attestato

dal fatto che a Perugia (al tempo della lotta per le investiture

tra il Papato e l’Impero) si tennero numerosi conclavi tra l’XI e

il XIII secolo. A Perugia sorse, tra le prime al mondo, l’Univer-

sità degli Studi (lo Studium generale, riconosciuto dal Papa

Clemente VII nel 1307), ma già attiva dal 1270 per volere del

nostro libero comune, che pagava i docenti.

A Perugia studiarono futuri re e imperatori, e i più alti

membri della cancelleria vaticana.

Lo splendore e la ricchezza della città sono dimostrate

inconfutabilmente dai tesori artistici e monumentali: tra

tutti emerge la Fontana Maggiore, cui lavorarono Arnolfo

e i Pisano. La pietra della giustizia del 1234 ricorda che

in quell’anno il Comune di Perugia non aveva debiti, e

non era prevista l’imposizione di nuove tasse. I dipinti

dei maestri rinascimentali rendono la Galleria Nazionale

dell’Umbria una tra le più ricche pinacoteche al mondo.

I nobili Collegi del Cambio e della Mercanzia con le loro

opere d’arte comprovano l’opulenza del ceto imprendi-

toriale della nostra città, per i secoli che si spingono sino

all’avvento del dominio di Papa Paolo III Farnese.

Malgrado il declino politico e la limitazione dell’autono-

mia della città, governata dai legati pontifici, proseguiva

l’attività di ricerca e la didattica nella nostra Università,

cui convenivano da ogni parte d’Italia e d’Europa i ram-

polli delle migliori famiglie.

Perugia ha ripreso il suo ruolo di capitale culturale e politica dell’Umbria […] Qui è la

sede della Camera di Commercio. Qui sono

gli uffici compartimentali di innumerevoli

Enti. Qui ha sede la prestigiosa Università per gli Stranieri.

27

A seguito della riscossa suscitata dalla strage del 20 giugno

1859, dopo l’unità d’Italia, Perugia ha ripreso il suo ruolo

di capitale culturale e politica dell’Umbria: fatto attestato

dall’esistenza della Corte d’Appello, del Tribunale Ammi-

nistrativo Regionale e delle sedi dell’assemblea e degli uf-

fici di presidenza della Regione Umbria. Qui è la sede della

Camera di Commercio. Qui sono gli uffici compartimentali

di innumerevoli Enti. Qui ha sede la prestigiosa Università

per gli Stranieri. I perugini sono fieri di appartenere a una

città capoluogo da 2700 anni.

Il futuro di Perugia sta nell’orgoglio dei suoi cittadini, con-

sapevoli di essere nati in un luogo dove ogni pietra racconta

gli splendori del passato, e viene conservata con amore.

Fatte queste premesse è evidente che la vivibilità (e il fu-

turo) del centro storico di Perugia sono legati alla mobilità,

e a un diverso approccio del Comune verso i cittadini e le

loro attività.

Venti anni fa i problemi del traffico furono attenuati con

l’impianto delle scale mobili e con la creazione di par-

cheggi a valle dei versanti del colle. Queste scelte furono

fortemente richieste dal Consorzio degli operatori del cen-

tro storico (presidente Antonio Giorgetti) e dalla Famiglia

Perugina (presidente Dante Magnini), e adottate in parte

dall’Amministrazione comunale.

Era però intuibile che questo sarebbe stato un rimedio non

definitivo.

La vera svolta si è avuta con la realizzazione del minime-

trò, che consente di salire dal Pian di Massiano sino al

centro storico vero e proprio, in breve tempo e comoda-

mente. Però quest’opera non è compiuta, come merite-

rebbero i nuovi punti di aggregazione e di servizio, sorti

lontano, verso i quali la città si è espansa. Sarà necessario

prolungarne il percorso, quantomeno sino all’Ospedale di

Santa Maria della Misericordia, e, dal lato opposto, sino

alla zona di Via del Giochetto, fino al Tempio di San Bevi-

gnate e al Cimitero.

Il progetto “Monteluce”, che nel prossimo decennio vedrà

trasferite negli spazi occupati dal vecchio ospedale le fa-

coltà di Giurisprudenza, di Economia e Scienze Politiche,

e che prevede siano realizzati edifici residenziali, centri

commerciali e di aggregazione, renderà questo tronco

molto utile per evitare gli ingorghi dovuti alle automobili

e agli autobus. Dal lato opposto, le difficoltà di accesso e

di parcheggio intorno al Policlinico di Santa Maria della

Misericordia impongono il completamento della linea del

“metrò” in quella direzione.

Qualcuno, nel contesto del forum sul centro storico pro-

mosso dalla Camera di Commercio di Perugia, ha affermato

che il numero degli abitanti del centro storico è più ele-

La vera svolta si è avuta

con la realizzazione del

minimetrò, che consente di

salire dal Pian di Massiano

sino al centro storico vero

e proprio, in breve tempo

e comodamente.

28

Economia&Territorio Una mobilità non vessatoria

29

vato di quello di dieci anni fa. Questo dato demografico

è fuorviante, perché non si tratta più di famiglie, ma di

singoli, in particolare studenti, molti dei quali, per la pre-

carietà della loro permanenza legata alla durata dei corsi

di studio, non intessono un legame profondo con l’anima

della città. Anche il dato sugli esercizi commerciali aper-

ti da dieci anni a questa parte, sostanzialmente stabile,

è fallace. Infatti sono pochissimi gli esercizi che vendo-

no generi alimentari o frutta o verdura. Resta, con pochi

banchi, il vecchio mercato coperto, mentre in ogni dove,

anche nei piani superiori degli edifici, si sono insediate

attività commerciali del settore della moda, e negozi legati

alle grandi catene mercantili. Gli artigiani sono pressoché

spariti. La spesa per i generi alimentari si deve fare negli

ipermercati. La vecchia città si vuota anche per questo, e

non sono le belle vetrine del Corso Vannucci e delle altre

vie dell’acropoli, o i ristorantini a farla vivere. Né contri-

buiscono alla vivibilità della città le quasi permanenti oc-

cupazioni del suolo pubblico delle vie del centro da parte

di bar e ristoranti, con tavolini e tendoni. Questo giova alla

movida. Ci sono voluti il vento e la pioggia dello scorso

novembre per rendere visibile il Duomo da Piazza Italia,

e perché la maestosa allee fosse resa libera da ingombri e

cartelloni di esagerata dimensione.

La prolungata e consecutiva serie di “eventi” di massa con-

duce a Perugia effimere moltitudini di persone, molte delle

quali non sono motivate dal punto di vista culturale. Quanti

divoratori di cioccolata hanno varcato le soglie della Gal-

leria Nazionale dell’Umbria o del Museo Archeologico? Di

certo le folle non vengono adeguatamente consigliate da

una segnaletica carente, che incanala tutti i visitatori verso

la Rocca Paolina, ma trascura il percorso meccanizzato dalla

Stazione ferroviaria di S. Anna verso Corso Cavour.

Solo un sistema adeguato e modulato della mobilità, non

vessatorio e non punitivo per i residenti, e con una se-

gnaletica chiara e leggibile per i turisti, potrà restituire la

linfa vitale alla nostra antica ed amata città, perché possa

mantenere ancora il suo ruolo nel futuro.

Solo un sistema adeguato e

modulato della mobilità, …,

potrà restituire la linfa vitale

alla nostra antica ed amata città,

perché possa mantenere ancora

il suo ruolo nel futuro.

Economia&Territorio

3030

L’Umbria dei ventidue gioiellidi Laura Buco*

L’Umbria e i suoi borghi storici, una regione che ha il pri-

mato con il più alto numero di comuni certificati come

“Borghi più belli d’Italia”.

Ventidue i Comuni che fanno parte di questo importante

Club di eccellenza, distribuiti sia in provincia di Perugia

che in provincia di Terni, che vedono i loro centri storici

non solo come il cuore cittadino, ma anche come stru-

mento di promozione turistica.

Veduta di Arrone (Tr)

Coscienti della necessità di creare una rete regionale, i Co-

muni Umbri hanno condiviso un programma di iniziative

che sono state presentate alla Presidente della Regione

Umbria Catiuscia Marini e al Commissario dell’Agenzia di

Promozione Turistica dell’Umbria Stefano Cimicchi, per la-

vorare in sinergia e utilizzare al meglio le risorse di promo-

zione che la regione offre.

Nello specifico, il programma prevede la realizzazione di

materiale promozionale, l’organizzazione di educational

tour riservati a Tour Operator e giornalisti specializzati;

una Granfondo di ciclismo che coinvolgerà ogni anno di-

versi Comuni dell’Umbria aderenti al Club, un progetto di

abbellimento dei centri storici con la tradizionale ceramica

di Deruta.

Nel 2010 quattro Comuni umbri, Castiglione del Lago, Deru-

ta, Spello e Trevi, hanno partecipato alla firma a Mosca del

protocollo d’intesa di promozione turistico-commerciale con

l’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni della Russia e

promosso i propri prodotti presso la Camera di Commercio

di Mosca, alla presenza di tour operators, buyers e giornalisti

del settore.

Da quell’esperienza è nata una collaborazione che ha visto

la presenza in Umbria di una delegazione di ventiquattro

sindaci Russi nel mese di settembre, e che vedrà l’organiz-

zazione di un educational tour riservato ad amministratori

russi sulla mobilità umbra, l’ingegneria e l’arredo urbano

in ceramica.

31

Economia&Territorio L’Umbria dei ventidue gioielli

32

Piazza F. Silvestri, Bevagna (Pg)

La rete regionale del Club ha inoltre in programma la pri-ma edizione della “Granfondo di ciclismo”, nei Comuni del Lago Trasimeno, Castiglione del Lago e Panicale, ma coinvolgerà anche i Comuni del Perugino, Corciano, Tor-giano, Deruta e Bettona.Ogni anno verrà previsto un percorso diverso in modo da coinvolgere tutti i ventidue borghi dell’Umbria.In programma poi ci sono presentazioni all’estero dei borghi più belli dell’Umbria, a partire dall’Inghilterra e quindi Lon-dra, direttamente raggiungibile da Perugia grazie al volo che atterra all’Aeroporto Internazionale dell’Umbria Sant’Egidio.Un altro programma di valorizzazione dei Borghi storici è il protocollo di intesa per l’abbellimento dei centri con la ceramica di Deruta, ora al vaglio della Regione Umbria, che prevede il coinvolgimento sia della Regione stessa

che delle due Province di Perugia e di Terni, oltre che dei ventidue Comuni del Club.Il programma della rete umbra prevede anche l’organizza-zione di week-end dedicati alla cultura enogastronomica, da sviluppare, per il 2011, nei comuni della provincia di Ter-ni, tra Arrone, Giove, San Gemini, Lugnano in Teverina.La rete umbra parteciperà anche a fiere di settore, come Ecotour, Nature tourist workshop, importante iniziativa di promozione turistica giunta alla ventunesima edizione che si tiene in Abruzzo.L’Umbria avrà anche una sua rappresentanza nelle inizia-tive portate avanti dal Club de “I Borghi più Belli d’Italia” e che prevedono, per il 2011, presentazioni negli Stati Uni-ti, in Giappone e in Russia (a San Pietroburgo).[*Coordinatrice umbra del club “I borghi più belli d’Italia”]

I centri storici sono entrati nel cuore dell’Europa. Nella Comunicazione della Commissione europea che defini-sce gli obiettivi di crescita per questo decennio (“Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sosteni-bile ed inclusiva”, approvata il 3 marzo 2010) è scritto che “...è importante che le città sviluppino un set completo e integrato di politiche che incoraggino le persone a re-stare o tornare nei centri delle città per vivere, lavorare e investire”.Storicamente l’Ue ha difeso l’importanza dei Centri sto-rici, definendoli patrimoni culturali e sociali di tutti. Vari progetti si sono susseguiti negli anni, esiste ad esempio Eurocities, che riguarda le città più grandi, e molti inter-venti singoli, inseriti all’interno di programmi più ampi. Recentemente l’approccio è diventato più integrato, e la Comunicazione del marzo scorso ha rafforzato il proget-to nato nel programma “Urban”, dal nome “Historicen-tres_Net”.

Lavorare in rete per la sostenibilità dei centri storici”, che concentra il suo interesse in città medie e piccole. In Ita-lia due comuni sono nella rete: Faenza in Emilia Roma-gna e Melissa in Calabria. L’obiettivo è definire interventi specifici, operativi, “tagliati su misura per la gestione dei patrimoni storici urbani, coordinando le politiche pub-bliche e gli investimenti”.Per avere i finanziamenti bisogna rivolgersi a Bruxelles. Come spiega Niccolò Rinaldi, l’eurodeputato forse più at-tivo su questo fronte, “il programma Urban, la rete Urb-Act, il Settimo Programma Quadro, i programmi Progress e Dafne, quelli Youth in Action, sono altrettanti tassel-li che servono per realizzare un centro storico a misu-ra d’uomo. In alcuni casi occorre una collaborazione tra enti locali o imprese e università, in altri la creazione di consorzi internazionali”. Alcune città hanno cambiato la loro “vecchia” faccia, come ha fatto Bari. I soldi ci sono, bisogna creare dei progetti credibili per averli.

NoTIzIE DALL’EURoPA di Lorenzo Robustelli

33

I “Borghi più Belli dell’Umbria” sono: Arrone, Bettona,

Bevagna, Castiglione del Lago, Citerna, Corciano, Deruta,

Giove, Lugnano in Teverina, Massa Martana, Monte

Castello di Bivio, Montefalco, Montone, Norcia, Paciano,

Panicale, San Gemini, Spello, Stroncone, Torgiano, Trevi,

Vallo di Nera.

Presso la sede della Camera di Commercio di Perugia è sta-

to recentemente presentato un innovativo strumento per

l’analisi delle imprese e dell’occupazione in Umbria.

Si tratta di un sistema informativo statistico, denominato

SMAIL – Sistema di Monitoraggio Annuale delle Imprese

e del Lavoro – che nasce valorizzando pienamente il pa-

trimonio informativo camerale integrato da informazioni

disponibili negli archivi amministrativi dell’INPS. Dopo

l’impianto sperimentale condotto nel corso del 2009, lo

sviluppo del progetto consente ormai di avere a disposi-

zione una prima serie temporale di dati, riferita al triennio

2007-2009.

Grazie all’adozione di apposite tecniche statistiche, know-

how specifico della società di ricerca e consulenza Gruppo

Clas di Milano, l’integrazione delle fonti citate assicurerà

d’ora in poi il monitoraggio costante dell’evoluzione delle

imprese e dell’occupazione nel territorio umbro, con ca-

denza almeno semestrale.

Con SMAIL, a differenza di quanto avviene con le fonti tra-

dizionali, il dettaglio informativo si spinge sino a livello

comunale e alla massima disaggregazione delle attività

economiche della classificazione ateco 2007. Le imprese e

le loro unità locali vengono radiografate anche secondo

la loro forma giuridica, l’anzianità, l’eventuale apparte-

nenza al settore artigiano, ma soprattutto in relazione alle

loro caratteristiche occupazionali, aspetto di grande rile-

vanza soprattutto nel periodo attuale.

Oltre alle caratteristiche delle imprese che operano in Um-

bria con almeno un addetto, SMAIL consente così di ana-

lizzare consistenza e dinamica degli addetti stessi, siano

essi lavoratori autonomi (imprenditori) o dipendenti, in

tal caso distinguendone il livello di inquadramento (diri-

genti, impiegati o quadri, operai, apprendisti).

Sono inoltre possibili analisi secondo il genere, l’età e la

nazionalità dei lavoratori, aspetti rilevanti al fine di poter

monitorare – tra l’altro – l’impatto delle politiche di ge-

nere, il ricambio occupazionale determinato dagli aspetti

demografici, le tendenze dei flussi migratori alla luce delle

problematiche di integrazione dei lavoratori stranieri.

I dati già oggi disponibili si prestano a molteplici analisi,

avviate già in occasione del convegno di presentazione del

progetto tenutosi a Perugia il 28 ottobre u.s.. Tra i diversi

aspetti emersi se ne richiama qui per brevità solo qualcuno.

Innanzitutto, grazie a SMAIL si possono conoscere – prima

ancora che in occasione dei prossimi censimenti – le prin-

cipali dinamiche che hanno caratterizzato le unità locali

e il numero degli addetti in Umbria nel corso dell’ultimo

decennio. Il grafico (Fig. 1), ottenuto previa armonizzazio-

ne dei dati censuari al fine di renderli coerenti rispetto al

campo di osservazione di SMAIL, mostra come i settori dei

servizi e delle costruzioni abbiano fatto segnare rilevanti

incrementi, soprattutto in termini di numero di unità loca-

li. Dal punto di vista occupazionale, si segnala soprattutto

lo sviluppo del comparto turistico e della ristorazione, che

in otto anni ha aumentato i propri addetti del 40% circa.

Quasi tutti i settori manifatturieri mostrano invece una

significativa perdita occupazionale, in atto da parecchi

anni, ma intensificatasi nell’ultimo biennio e in partico-

lare nel corso del 2009, con un calo complessivo del 4,6%

(al lordo di personale in Cassa integrazione che risulta

comunque occupato). Soffermandosi in particolare sulle

tendenze dell’ultimo anno, si osserva che il settore edile,

a sua volta, ha perso il 5% degli addetti.

L’andamento dell’occupazione nei servizi ha comunque

consentito di limitare la perdita complessiva. L’aumento de-

gli addetti del terziario, pari a circa l’1% (il 3% in complesso

nel biennio 2007-09), ha infatti determinato un saldo nega-

tivo complessivo dell’economia privata limitato all’1%.

Decisamente meno confortante la dinamica del settore

artigiano – comprendente attività manifatturiere, delle

costruzioni e dei servizi – che nel solo 2009 si stima abbia

perso quasi il 6% degli addetti.

Come detto non mancano comparti, soprattutto nel terzia-

rio, che hanno creato posti di lavoro netti nel periodo più

recente. Oltre al settore della ristorazione e del turismo, si

segnalano in proposito altre attività nel campo dei servizi

alla persona, quali asili e altre attività di assistenza a mino-

ri, servizi nel campo dell’intrattenimento e dei call center.

Economia&Territorio

34

Le imprese sotto la lentedi Pietro Aimetti e Laura Straulino*

Dal punto di vista territoriale, aspetto che può essere in-

dagato in profondità grazie al sistema SMAIL, emergono

differenze significative nelle variazioni occupazionali degli

ultimi anni, come la cartina (Fig. 2) qui riportata consente

di valutare.

Molti altri aspetti, qui neppure accennati per brevità, si

prestano ad essere indagati grazie a SMAIL. L’accessibilità

al sistema è garantita all’interno dei siti web delle Camere

di Commercio di Perugia e di Terni – che ha pure ospita-

to un convegno di presentazione dell’iniziativa ai primi

di novembre – e dell’Unione regionale, che ha promos-

so il progetto per conto delle Camere associate. Dati più

dettagliati rispetto a quelli diffusi su web potranno esse-

re richiesti direttamente agli uffici studi e statistica delle

strutture camerali.

Oltre all’imminente rilascio dei dati SMAIL relativi al primo

semestre 2010, nel prossimo futuro si prevedono aggior-

namenti periodici più tempestivi, sino a poter presentare

dati definitivi entro 5-6 mesi dalla data di riferimento e

a ottenere dati di tendenza generale aggiornati ancor più

rapidamente.

Con questa iniziativa l’Umbria si affianca – prima regione

del Centro Italia – alle altre realtà territoriali che già di-

spongono di questo sistema informativo (Emilia Romagna,

Lombardia e Valle d’Aosta tra le altre).

[*Ricercatori di Gruppo Clas]

Città di Castello-1,7%

Umbertide -6,2%Umbertide -6,2% Gubbio -5,1%

Cortona -7,1% Gualdo Tadino -3,4%

Perugia -0,3%Perugia -0,3%

Assisi -1,4%

Cortona -7,1%

Castiglione delLago +0,4%

Chiusi -0,4%Marsciano -1,0% Foligno -0,2%

Fabro -1,5%Fabro -1,5%

Orvieto +2,1%

Magliano Sab. +0,9%

Terni +1,3%Terni +1,3%

Cascia +2,0%

Norcia -2,8%

Orvieto +2,1%

Todi +0,1%

Cascia +2,0%

Norcia -2,8%Spoleto +0,6%

Norcia -2,8%Todi +0,1%

Norcia -2,8%Todi +0,1%

Gualdo Cattan. +3,6%

50

40

30

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10

0

-10

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-30

-40

-30 -10 10 30 50 70 90

Variazioni % unità locali

Vari

azio

ni %

add

etti

Elettr.-elettroniche

Tess.-abbigliamento

Altre industrie

Chimica-plastica

Lavorazione minerali

Alim-bev.

Metallurgia

Commercio

Legno-mobili

Trasporti Altri servizi

Cred-assic Serv. puliz., vigil.,immob.,nol.

Serv. leg., cont., consul. az

Turismo-ristor.-barServ. ricreat-cult.

Costruzioni

Metalmeccanica

Serv. inform-comunic.

35

Fig. 1. Variazione % delle unità locali e degli addetti nel periodo 2001-2009

Fig. 2. Variazione % degli addetti nel periodo dic. 2007-dic. 2009 per le aree di riferimento dei Centri per l’impiego

Fonte: elaborazioni Gruppo Clas su dati Censimento delle attività produttive ISTAT e SMAIL

Fonte: elaborazioni Gruppo Clas su dati SMAIL

Fine anno, tempo di bilanci. A 18 mesi dall’insediamento dei nuovi

organi la Camera di commercio ha tirato le somme delle azioni fin qui

intraprese e ha presentato le linee programmatiche per il 2011.

La policy camerale, i primi risultati conseguiti e gli interventi economici

pianificati a favore del sistema economico-produttivo per il nuovo anno

sono stati presentati in conferenza stampa dal presidente Giorgio Menca-

roni. Ne pubblichiamo di seguito i passaggi fondamentali.

Economia&Territorio

36

Parole d’ordine 2011: valorizzazione del territorio, innovazione e occupazione

Bilancio di 1 anno e mezzo di attività Nel luglio 2009 il Consiglio e la Giunta della Camera di commercio di Perugia hanno approvato il documento programmatico pluriennale 2009-2014, che rappresenta il quadro di riferimento strategico per l’azione del mandato dei nuovi organi. Le linee guida che hanno ispirato il do-cumento possono essere sintetizzate in tre parole chiave: trasversalità delle azioni, approccio strategico e logica di sistema.In sostanza gli amministratori hanno voluto mettere la Camera in condizione di trovare le migliori soluzioni per il bene comune delle imprese e dell’intera collettività; la strada maestra è stata individuata in un metodo di ge-stione che privilegi le iniziative inserite in programmi di sviluppo organici e gli interventi promozionali organizzati in collaborazione con altri enti pubblici o congiuntamen-te da più associazioni di categoria.

LA POLITICA DI ACCORDO STRATEGICO CON LA REGIONE PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE, LA COMUNICAZIONE TURISTICA E IL CREDITO. Il contesto congiunturale particolarmente cri-tico per l’economia ha indotto l’amministrazione came-rale a mettere in campo strategie condivise per sostenere lo sviluppo e l’innovazione, con particolare riguardo alle prospettive di internazionalizzazione del sistema produt-

tivo umbro. Ancora oggi infatti la provincia di Perugia è caratterizzata da una limitata propensione all’export, per quanto la situazione stia evolvendo positivamente. Anche per questo motivo l’aggregazione di soggetti istituziona-li operanti per l’internazionalizzazione è una condizione decisiva per il superamento di questi limiti. Un primo traguardo messo a segno in questa direzione è dato dalla costituzione del nuovo Centro per la Promo-zione dell’Internazionalizzazione delle imprese umbre – Centro Estero Umbria, di cui sono soci la Regione Umbria e le Camere di Commercio di Perugia e Terni, nato con l’obiettivo di programmare, coordinare e monitorare le politiche pubbliche e gli strumenti di intervento a soste-gno dell’export e dell’internazionalizzazione. Nel corso del 2010 è stato messo a punto l’assetto com-plessivo di governance del Centro e la dotazione finan-ziaria, determinata per il primo anno di operatività in 2 milioni di euro, è stata assicurata sia dal sistema camera-le che dalla Regione. L’intera operazione ha visto le imprese e l’imprendito-rialità al centro delle politiche camerali, a partire dalla scelta, quale presidente del Centro, di un imprenditore di provata capacità quale Gianluigi Angelantoni. L’ impegno più grande che attende oggi la nuova struttu-ra è di trovare soluzioni alla crisi strutturale che condizio-na il sistema locale umbro, in cui operano imprese troppo

piccole e spesso incapaci di aggregarsi e fare innovazione. Con questo nuovo assetto, e grazie all’aggregazione di al-tri soggetti operanti con l’estero, quali ICE, SACE, Simest e lo sportello Sprint, il Centro dovrebbe essere in condizio-ne di rappresentare il principale terminale di contatto del sistema dell’export umbro nel mondo. La politica di accordo strategico con la Regione Umbria ha trovato sbocchi concreti anche in materia di comunicazio-ne turistica. Il quadro d’intervento è stato definito attra-verso un Protocollo d’intesa, il cui obiettivo è di potenzia-re il territorio e l’attrattività turistica dell’Umbria grazie a un piano integrato di comunicazione, per il triennio 2010 – 2012, che sia in grado di valorizzare tutte le risorse cul-turali, ambientali, enogastronomiche, artigianali e rurali nonché l’immagine complessiva della regione. L’importanza di elaborare una politica organica di pro-mozione dell’Umbria è opinione ormai condivisa da tutte le componenti del sistema istituzionale e imprenditoria-le. Per la Camera di commercio il punto di partenza sta nella valorizzazione delle risorse strategiche ovvero nella promozione dei “prodotti” di punta più rappresentativi dell’identità del territorio e della qualità che essi espri-mono.Col medesimo strumento del Protocollo d’intesa sono state messe a sistema le risorse per facilitare l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese in tutti i settori economici e rafforzare l’operatività dei Consorzi di Garanzia Fidi e delle Cooperative Artigiane di Garanzia, attraverso contributi annuali ai fondi rischi.

L’ULTIMA RIFORMA DEL SISTEMA CAMERALE. Nel corso del 2010 è intervenuta una novità normativa rilevante, che cambierà, e sta già cambiando, la “geografia” dell’azio-ne camerale: con l’approvazione del decreto legislativo 25 febbraio 2010 n.23, infatti, è entrata in vigore l’ultima ri-forma delle Camere di commercio, una riforma che raffor-za l’autonomia delle Camere, valorizza il raccordo con le Regioni e promuove la funzione di indirizzo del Ministero dello Sviluppo Economico per garantire uniformità delle funzioni fondamentali su tutto il territorio nazionale.

37

Questi i punti salienti:1. viene inserita la rappresentanza dei professionisti nei

Consigli camerali e vengono semplificate le modalità di composizione degli organi;

2. si rafforzano le competenze delle Camere su tre linee di intervento:

- internazionalizzazione e promozione all’estero delle aziende, in raccordo con le strategie del Governo;

- semplificazione per le attività delle imprese attraverso la telematica;

- promozione dell’innovazione e del trasferimento tec-nologico;

3. si prevede che le Camere più piccole debbano accorpare i propri servizi;

4. non si potranno istituire nuove Camere di Commercio se non in presenza di un numero minimo di aziende (40.000).

LO SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTURE, PER USCIRE DALL’ISO-LAMENTO. Anche per gli interventi infrastrutturali la Ca-mera ha ispirato la propria azione alla massima condivi-sione e selezione delle scelte strategiche, per concentrare le risorse disponibili sulle priorità definite anche a livello governativo. La parola d’ordine quindi è: cambiare rotta, verso un approccio di integrazione e sinergia.Per quanto riguarda l’Aeroporto di S. Egidio la Camera, oltre a mantenere il proprio sostegno nella SASE (la so-cietà di gestione aeroportuale), ha attivato un tavolo di confronto con i rappresentanti delle Camere di Commercio azioniste nelle società di gestione degli aeroporti di An-cona, Pescara e Forlì-Cesena, e con i presidenti e direttori delle stesse società: ne è emersa una comune volontà di convergere verso obiettivi ritenuti prioritari per la crescita degli scali interessati. Quali? Ad esempio, la razionalizza-zione delle tratte di collegamento aereo tra gli aeroporti interessati, per facilitare il collegamento con destinazioni comuni quali Londra, la Germania e alcuni scali di paesi dell’Est Europa, o la realizzazione di pacchetti turistici in-tegrati fra regioni e province limitrofe.

La parola d’ordine quindi è:

cambiare rotta, verso un approccio

di integrazione e sinergia.

Economia&Territorio Parole d’ordine 2011: valorizzazione del territorio, innovazione e occupazione

Per il sistema viario, invece, l’impegno più significativo è rappresentato dalla realizzazione dell’asse Quadrilatero Umbria-Marche: attraverso l’Accordo di Programma pre-visto dal Piano di Area Vasta e sottoscritto nel 2008, la Camera si è impegnata a corrispondere un finanziamento complessivo tra i 35 e i 40 milioni di euro in 30 anni. Le altre priorità considerate strategiche per il sistema in-frastrutturale umbro sono date dal Nodo di Perugia, dal collegamento con l’Alta Velocità sull’Asse Roma- Firenze e dalla E78.

POLITICHE DI FILIERA E RETI DI IMPRESE. Gli interventi a sostegno dello sviluppo imprenditoriale sono stati inoltre caratterizzati da politiche di filiera e reti di imprese. Ri-entra in questo ambito, ad esempio, la costituzione del “Distretto del cioccolato”, un progetto di promozione e valorizzazione delle aziende del settore cioccolatiero, la cui comune identità si fonda sulla tradizione e l’eccel-lenza produttiva. In Umbria esiste infatti un tessuto pro-duttivo molto vivace, composto principalmente da piccole imprese e laboratori artigianali che assicurano un pro-dotto genuino di alta qualità. Il progetto ha riunito le imprese del settore che realizzano processi di produzione, trasformazione e commercializza-zione del cioccolato, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo del comparto e rafforzare un’identità comune e un im-mediato riconoscimento tra prodotto e territorio. Parallelamente la Camera di commercio di Perugia ha aderito all’iniziativa del sistema camerale “Cioccolati d’Italia”, un progetto di promozione del cioccolato ar-tigianale italiano nato per valorizzare le tipicità locali, a partire dal cioccolato, ed esportare nel mondo prodotti italiani di qualità. Il settore arredo-casa è stato invece la forza trainante del progetto “ILU - Italian Living Umbria”, iniziativa che ha preso il via nel 2009 con l’inaugurazione ufficiale di una showroom presso il Pacific Design Center di Los Angeles - California.

38

La disponibilità combinata dello spazio espositivo in una posizione di grande prestigio e dei servizi di assistenza e di promozione assicurati dalla Camera di Commercio Ita-liana di Los Angeles costituiscono per le imprese umbre un’occasione unica per verificare la loro concreta poten-zialità di ingresso in un mercato molto interessante dal punto di vista economico ma di difficile penetrazione.La showroom è stata progettata e allestita, piuttosto che come un tradizionale spazio espositivo, come luogo di in-contro di professionisti, una lounge nella quale architetti e interior designers hanno a disposizione le campionatu-re di prodotti emblematici della tradizione e della crea-tività umbre.Fondamentale da questo punto di vista il rapporto che “Italian Living Umbria” ha attivato con l’Associazione de-gli Architetti Californiani, in grado di garantire l’impor-tantissima funzione di raccordo tra le imprese produttrici e il mercato.Nato dalla collaborazione fra Regione Umbria, Svilup-pumbria, Istituto per il Commercio Estero, Centro Estero Umbria e Camera di Commercio di Perugia, con il supporto della Camera di Commercio italiana a Los Angeles e l’ICE di Atlanta, ILU conta oggi l’adesione di 42 imprese umbre. Il potenziale del progetto, al di là degli aspetti commer-ciali, sta senza dubbio anche nell’esportazione, attra-verso il singolo prodotto o la filiera, di “una certa idea dell’Umbria”, il che contribuisce a rafforzarne l’identità e l’attrattività. Un ulteriore progetto di filiera con enormi potenzialità di successo è quello che la Camera ha lanciato con il marchio ITF – Italian Textile Fashion, il sistema di tracciabilità vo-lontaria per la valorizzazione e la tutela dell’intera filiera Tessile – Moda. La certificazione ITF, volontaria, ha già portato alla etichettatura di centinaia di migliaia di capi in Italia. Tramite un sistema semplice quale quello propo-sto da Italian Textile Fashion è possibile quindi coniugare l’etica di impresa, in cui rientra la corretta informazione nei confronti del consumatore, con l’efficacia della comu-nicazione attraverso la riconoscibilità dei nostri prodotti.

Il settore arredo-casa è stato invece la forza trainante del

progetto “ILU - Italian Living Umbria”, iniziativa che ha

preso il via nel 2009 con l’inaugurazione ufficiale di una

showroom presso il Pacific Design Center di Los Angeles

Il consumatore acquista la certezza che il capo ha viag-giato con documenti regolari e non da clandestino. Da parte sua il produttore realizza un vantaggio competitivo puntando sulla qualità e sull’etica. Un approccio strate-gico, soprattutto se guarda alle difficoltà che incontrano in questo momento le imprese del tessile-abbigliamento umbro.

SEMPLIFICAZIONE E SERVIZI ALLE IMPRESE. Da tempo i go-verni centrali hanno posto in essere un impianto di nor-me volto ad accelerare il processo di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche: le politiche in tema di e-government sono state finalizzate prioritariamente a un dialogo più immediato e semplice con cittadini e imprese, ma anche a innalzare il livello di produttività, di efficien-za e di efficacia dell’attività amministrativa, con l’obiet-tivo ultimo di contribuire all’aumento di produttività del sistema economico nel suo complesso. Rientra in questo quadro di interventi il processo di sem-plificazione e informatizzazione dei procedimenti per la nascita delle imprese, di cui sono state protagoniste le Camere di commercio italiane. L’avvio della Comunica-zione Unica, la nuova procedura conosciuta anche con lo slogan “l’impresa in 1 giorno”, è una realtà dal 1° aprile 2010. “ComUnica” oggi è l’unica modalità, interamente telematica, per creare una nuova impresa o comunicare variazioni di imprese già esistenti. Sul territorio questo risultato è anche frutto di un tenace lavoro di formazio-ne svolto dalla Camera perugina insieme a Inps, Inail e Agenzia delle Entrate, nonché della stretta collaborazio-ne con il mondo dei professionisti e delle associazioni di categoria. Allo stesso modo con l’avvio del SISTRI - Sistema Integra-to di Controllo per la Tracciabilità dei Rifiuti – la Camera si è impegnata fortemente, negli ultimi mesi del 2010, per assicurare un supporto alle oltre 8mila imprese locali chiamate ad aderire al nuovo sistema, come produttori o trasportatori di rifiuti.Dal SISTRI si attendono vantaggi notevoli sia per lo Stato,

39

in termini di legalità, prevenzione, trasparenza, efficien-za, semplificazione normativa, modernizzazione, sia per le imprese, che potranno contare su un sistema più sicu-ro, affidabile ed economico.

Linee programmatiche e risorse finanziarie per il sistema economico nel 2011

Coerentemente con quanto stabilito in sede di program-mazione pluriennale, gli interventi della Camera di Com-mercio nel 2011 saranno indirizzati a favorire azioni di sistema per il mondo delle imprese nelle sue diverse arti-colazioni, privilegiando le iniziative in grado di produrre effetti trasversali su tutti i settori produttivi.Partendo dalla centralità dell’impresa, la politica di pro-grammazione dell’ente camerale terrà conto dei bisogni espressi dal territorio e delle politiche di sostegno intra-prese dagli altri enti locali, per contribuire in modo attivo e partecipato alla crescita del sistema economico provin-ciale nel suo complesso. In questa ottica gli interventi camerali si innesteranno nel più ampio quadro di riferi-mento dell’Alleanza per lo Sviluppo - Umbria 2015. Inoltre sarà rafforzato il sostegno diretto alle imprese, attraver-so un intervento strutturato di concessione di contributi per l’accesso al credito, per agevolare l’occupazione, per realizzare progetti di penetrazione commerciale in Italia e all’estero, per favorire i processi di aggregazione delle piccole e micro imprese, per il sostegno di azioni di liqui-dità aziendale e di progetti di investimento.Le risorse destinate complessivamente dalla Camera nel bilancio 2011 allo sviluppo del sistema economico provin-ciale ammontano a oltre 7,6 milioni di euro.Esse sono state appostate su cinque Macrolinee di inter-vento, cui saranno destinati 4 milioni 483mila euro, alle quali vanno ad aggiungersi le risorse destinate agli inter-venti attuati attraverso gli enti di sistema, agli interventi infrastrutturali e ad altri enti non di sistema, per arrivare ad un totale di 7 milioni 624mila euro.

“ComUnica” oggi è l’unica modalità,

interamente telematica, per creare una

nuova impresa o comunicare variazioni

di imprese già esistenti.

Economia&Territorio Parole d’ordine 2011: valorizzazione del territorio, innovazione e occupazione

Nel dettaglio, queste le cinque macrolinee di intervento

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MACRoLINEA 2 VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE IN ITALIA E ALL’ESTERO.È la Macrolinea che potrà contare sullo stanzia-mento più rilevante, 1.970.000 euro, da destina-re a: • iniziative di promozione del territorio; • interventi a sostegno del settore Arredo-Ca-

sa, in collaborazione con Promocamera e as-sociazioni di categoria e in partenariato con Regione e Centro Estero Umbria;

• interventi a sostegno del settore Moda, in collaborazione con Regione, Centro Estero Umbria e associazioni di categoria;

• interventi a sostegno del settore Enogastro-nomico in collaborazione con Promocamera e associazioni di categoria ed in partenariato con Regione e Centro Estero Umbria;

• interventi a sostegno del settore dell’arti-gianato artistico in collaborazione con Pro-mocamera e associazioni di categoria e in partenariato con Regione e Centro Estero Umbria;

• sostegno alla quarta fase del progetto “Abi-tare il territorio”;

• creazione, promozione e animazione di un centro espositivo permanente presso il Cen-tro Servizi camerali “Galeazzo Alessi” di Pe-rugia;

• sviluppo dell’attività legata a “Unica Um-bria”, per la promozione degli eventi e del territorio;

• azioni di comunicazione eventi del territo-rio provinciale anche in collaborazione con l’Azienda di promozione turistica regionale e la Regione;

• prosecuzione del “Progetto Turismo”; • azioni a sostegno dell’animazione dei centri

storici e dei piccoli borghi.

MACRoLINEA 1 INCENTIVI ALLE IMPRESE. Sostegno al credito, all’occupazione e sviluppo delle potenzialità competitive. Lo stanziamento destinato alla Macrolinea 1 è di 1.475.000 euro, da utilizzare per: • sostegno ai Consorzi fidi e alle attività in

materia di credito concordate con la Regione Umbria;

• partecipazione alle misure di contrasto dell’usura attraverso il contributo ordinario 2011 alla Fondazione Umbria contro l’Usura;

• contributi in conto abbattimento interessi (investimenti in energie rinnovabili, nuove imprese, acquisto macchinari);

• contributi in conto capitale (partecipazione a fiere, assunzione di neolaureati, spese per formazione e aggiornamento, processi di aggregazione e crescita dimensionale...);

• iniziative a sostegno dell’occupazione (borse di studio o contributi per l’accesso al lavoro ovvero iniziative destinate a facilitare l’in-contro fra domanda ed offerta di lavoro).

MACRoLINEA 3INNOVAZIONE, RICERCA e FORMAZIONE. Ammontano a 390.000 euro le risorse messe a disposizione di questo settore di intervento. Vi rientrano: progetti da sviluppare ai tavoli di concertazione regionale sui principali temi di in-teresse per le imprese del territorio (green eco-nomy, innovazione di processo, trasferimento tecnologico); attività di studio e ricerca gestite in collaborazione con Unioncamere Umbria; forma-zione.

41

5 Macrolinee per complessivi

4.483.000 euro

Asse viario Quadrilatero Umbria-Marche

1.290.000 euro

Progetti Fondo Perequativo

200.000 euro

Azienda Speciale Promocamera

261.000 euro

Centro Estero Umbria

750.000 euro

Unione regionale Umbria

525.000 euro

Quote associative enti non di sistema

115.000 euro

7 milioni 624 mila euro

MACRoLINEA 4 SERVIZI ALLE IMPRESE. I fondi stanziati su questa macrolinea, pari a 198.000 euro, saranno destinati a: attività e i progetti del Consorzio Assonet, manifestazione di Premiazione del Lavoro e dell’Impresa, servizi di conciliazione e arbitrato, attività in materia bre-vettuale, sportelli per l’imprenditoria giovanile e femminile, sportello per l’impresa sociale.

MACRoLINEA 5 VALORIZZAZIONE E SVILUPPO DELLE INFRASTRUTTU-RE DEL TERRITORIO. Per il 2011 sono stati riservati agli interventi came-

rali sulle infrastrutture 450.000 euro, cui vanno a

sommarsi le risorse stanziate per gli interventi a

favore del Quadrilatero e dell’Aeroporto di S. Egi-

dio.

Ulteriori campi di azione riguarderanno il Centro

fieristico di Bastia Umbra e nuovi progetti,da va-

lutare, per migliorare le infrastrutture immateria-

li, a partire dalla banda larga, nonché per dare

vita a iniziative di promozione e valorizzazione

del traffico ferroviario (in particolare Intercity, Eu-

rostar ed Alta Velocità), in sinergia con le province

limitrofe.

Punti di vista

42

di Silvia Angelici

Due perugini di lungo corso, orfeo Ambrosi e Galeno Scattini, rispettivamente presidenti dell’associazione

“Borgobello” e dell’associazione “Porta Santa Susanna” spiegano la loro ricetta per ridare anima

e contenuti al centro storico.

Alla ricerca dell’identità

“Quando nei nostri centri sparisce il piccolo

commerciante, si spegne la comunicazione:

allora c’è la desertificazione dell’umanità”.

Frasi che architetti e urbanisti amano pren-

dere in prestito da Daniel Pennac per riassu-

mere il contesto sociale, urbano, commercia-

le e culturale di molti centri storici d’Italia.

L’acropoli perugina non poteva sfuggire a

questa metafora. Dunque quale futuro per il

cuore vecchio della città? Come ridargli con-

tenuti e appeal? Quale il ruolo degli esperti e

dei city manager per evitare la desertificazio-

ne delle città vecchie? E che funzione hanno

le associazioni culturali in questa operazione

di rivitalizzazione dei quartieri. Lo abbiamo

chiesto a due perugini di lungo corso, Orfeo

Ambrosi e Galeno Scattini, rispettivamente

presidenti dell’associazione “Borgobello” e

dell’associazione “Porta Santa Susanna”.

«La Borgobello – spiega Ambrosi – fin dal

2005, anno della costituzione, si è impegna-

ta, secondo la sua mission, a rivitalizzare il

quartiere, sia migliorandone le condizioni di

vivibilità, sia sostenendo le varie attività com-

merciali presenti. Tra gli strumenti messi in

campo: l’organizzazione di eventi ed iniziative

43

che potessero richiamare nel Borgo più gente

possibile e creando anche un tessuto di vita

sociale che fosse in grado di controllare e de-

nunciare ogni eventuale minaccia alla quiete

pubblica. L’Associazione – prosegue Ambrosi

– è diventata nel tempo una presenza vigile

ed attenta delle esigenze del quartiere, atti-

vando anche una sorta di controllo sociale.

Ci siamo resi conto però che, affinché questo

obiettivo possa conseguirsi completamente,

sarebbe auspicabile una collaborazione quan-

to più stretta possibile tra tutte le associazioni

presenti nel centro storico. Di questo coordi-

namento dovrebbero farsi carico gli assessora-

ti competenti del Comune di Perugia, ai quali

spetterebbe anche stabilire le linee guida di

ogni manifestazione pubblica che interes-

si il centro storico, che poi ogni associazione

di quartiere dovrebbe rispettare e tradurre in

azioni autonome. Un altro aspetto importan-

te da sottolineare: sarebbe necessario che gli

uffici di Palazzo si mettessero a disposizione

delle varie associazioni non tanto per soste-

nerle economicamente, quanto fornendo loro

competenze e professionalità per comunicare

e promuovere al meglio le varie iniziative che

ciascun club intraprende. Dal punto di vista

strettamente commerciale ogni quartiere do-

vrebbe intraprendere un percorso che lo pos-

sa portare a costituire dei veri e propri centri

commerciali “naturali” affrontando il proble-

ma dei parcheggi, stipulando convenzioni di

Punti di vista Alla ricerca dell’identità

44

L’associazione, “Borgobello”, è tra la chiesa di San Domenico e la Basilica di San Pietro (foto), punto di riferimento per operatori e commercianti.

La “Madonna del Fuoco”

Sul fornice di ingresso di via Degli Archi, prima via sulla destra per chi entra a Perugia da Porta San Pietro, c’è una piccola edicola chiusa con una cornice di legno dipinta di marrone. «All’inizio di febbraio dello scorso anno – racconta il presidente dell’ass.ne Borgo Bello Orfeo Ambrosi – volendo ispezionarla e fotografarla in previsione della pulizia e del recupero, si è visto come essa fosse posta su di una facciata e una nicchia precedenti. In questa nicchia interna dipinta di grigio-azzurro sbucò una immagine: si intravedevano i tratti di una Madonna con Bambino; il dipinto, completamente abraso, conservava due corone in lamierino sbalzato, e due spille che reggevano una collana. Gli esperti non ebbero dubbi: si trattava della Madonnina del Fuoco. Tutto giaceva a pezzi in una buca ricolma di guano dei piccioni». Ma i residenti del Borgo dissero «no» a questo degrado e decisero di mettere mano al portafoglio per riportare l’edicola all’antico splendore. Ora la bellissima Madonnina, il cui culto risale alla metà del ’700, è tornata a nuova vita. «Il restauro dell’antica edicola della Madonna del Fuoco in via degli Archi – prosegue Ambrosi con orgoglio – fa parte delle iniziative, nell’ambito del Progetto “Piccoli tesori da riscoprire”, con il quale si intende recuperare monumenti e manufatti del borgo, degradati o abban-donati a se stessi». In altre parole, il nostro operato, vuole essere un modo per dimostrare la sensibilità della gente di questo quartiere, che ha realmente a cuore il suo patrimonio storico ed artistico, tanto da riuscire ad ottenere questo positivo risultato con mezzi propri, senza alcun contributo esterno. Ma l’associazione “Borgo bello”, un’invenzione appunto del professor Ambrosi non è soltanto cura e restauro del patrimonio artistico. La sede dell’as-sociazione, nata negli anni ‘90, è tra la chiesa di San Domenico e la Basilica di San Pietro, a due passi dalla Caserma ed è punto di riferimento per operatori e commercianti. Tante le iniziative firmate dalla “Borgo Bello”: dai corsi di ricamo, alle manifestazioni culturali che si dipanano durante tutto l’anno. Ed ancora: teatro in piazza, mercatini, concerti, Babbo Natale con la slitta, Befana. Tra i momenti forti, la notte di San Lorenzo, quando centinaia e centinaia di perugini, non solo del Borgo, si riuniscono per il consueto convivio sotto le stel-le, dando luogo alla maxi tavolata nel loggiato di San Domenico. Si prosegue con gli eventi estivi: ed allora cinema al Frontone con dibattiti e conferenze a tema, cocomerata d’agosto, bancarelle a Sant’Ercolano, mostre a Palazzo Penna. Silvia Angelici

45

Punti di vista

favore con il soggetto gestore degli stessi. In

sintesi, quindi, si dovrebbe raggiungere: un

recupero di identità culturale-storica del pro-

prio quartiere, un coordinamento efficace fra

le varie associazioni, una campagna promo-

zionale e di comunicazione quanto più effica-

ce possibile, la definizione dei centri commer-

ciali “naturali” propri di ogni borgo».

Anche Galeno Scattini, “inventore” dell’ass.

ne. “Porta Santa Susanna”, collante cultu-

rale e sociale del vecchio quartiere ai piedi

dell’acropoli, ha la sua ricetta per ridare ani-

ma e contenuti al centro storico.

«La formuletta – dice – è molto semplice.

Basterebbe applicare alla lettera il documen-

to sul centro storico approvato dal Comune.

Sicurezza, decoro e rilancio commerciale:

ecco di che cosa ha bisogno Perugia. La no-

stra associazione, nata nel 1980 come punto

d’aggregazione e riferimento culturale, si è

sempre battuta, ad esempio, per riportare i

cinema in centro. Nel 1915 si contavano ben

cinque sale (la Grifo, l’Etrusco, il Pavone, il

Turreno e l’ex Carmine), ora cosa rimane? Il

Pavone, per esempio, perché, oltre all’ope-

retta e al teatro, non torna ad essere anche

una mini multi sala? E il Turreno che aspetta

a riaprire? In questo modo avremmo una città

più vivibile e a misura d’uomo. Dove la de-

sertificazione e la criminalità sarebbero sol-

tanto un ricordo».

Scattini spiega che l’associazione ha sempre

detto “no” ad alcuni progetti che avrebbero

snaturato il centro: la Vela su viale Pellini, il

piano urbano di mobilità, la trasformazione

del Turreno in un maxi parcheggio.

«Idee – chiarisce il presidente – che non

hanno niente a che vedere con l’assetto ur-

banistico e la richiesta di socialità di Perugia.

E che fortunatamente sono state riviste e cor-

rette anche dall’amministrazione».

Ambrosi osserva che in molte città italiane

progettisti e amministratori illuminati hanno

fatto uscire dal cilindro piazze rilette in base

alle mutate esigenze e strappate al degrado,

joint venture pubblico-privato con imprendi-

tori lungimiranti che hanno rimesso in circolo

beni, servizi e ricchezza per il bene dell’intera

collettività.

Punti di vista

46

Io ho un grande dubbio. Da ormai “consumato” citta-dino quale sono ed avendo vissuto, non certo con parti-colare entusiasmo, l’infinito dibattito sulla depaupera-zione sociale e commerciale del centro storico di Perugia e sulle maniera di andare verso una sua rivitalizza-zione, ho la sensazione, ma anche qualche cosa di più,

che troppo si è parlato, con pochissimi fatti, e che ancora si continui a parlare più di una ristrutturazione urbanisti-ca che non della primaria salvaguardia delle radici, del-la storia, delle tradizioni, della cultura, del senso civico e della funzione sociale di quel nucleo più antico della nostra città che resta compreso e racchiuso nelle vec-chie mura etrusche e medioevali. Per questo, trattando un tema di così grande complessità ma anche così vicino ai profondi sentimenti di ogni perugino, abbiamo inter-pellato il prof. Sandro Allegrini, un perugino DOC amante della propria città, della quale per decenni ha vissuto in-tensamente e profondamente la vita, e studioso appas-sionato della peruginità in tutte le sue forme della storia, della lingua, dell’antropologia e del modo di vivere, della

“Gimo ‘n zu”

di Giuseppe Occhioni

Abbiamo interpellato il prof.

Sandro Allegrini, studioso

appassionato della peruginità

in tutte le sue forme: della storia,

della lingua, dell’antropologia

e del modo di vivere,

della cultura e dell’arte.

Rimbocco degli Scutellari (via Guglielmo Calderini), disegno di Claudio Ferracci

Sandro Allegrini

47

cultura e dell’arte. Il tutto racchiuso negli ultimi anni in una prolifica attività pubblicistica e nell’Accademia del Dónca della quale è ideatore, fondatore e presidente.

Professore Allegrini quale è l’idea di centro storico di un

“vecchio “perugino?

Per chi, come me, ha vissuto da sempre nei Borghi (Por-

ta Pesa) e al Centro (via della Viola), è impossibile far a

meno della frequentazione quasi quotidiana dell’Acropo-

li. Certo, la realtà è cambiata, il Centro è stato svuotato di

funzioni e va rivitalizzato. Niente cinema, è rimasto solo il

Teatro Morlacchi (con spettacoli e incontri) come luogo di

vivacità culturale. Troppo poco!

Secondo Lei a quali funzioni va richiamata l’Acropoli?

Innanzi tutto a una funzione socializzante e poi è prio-

ritaria quella culturale. Non bastano più le “vasche” di

Corso Vannucci, occorrono luoghi di aggregazione che uni-

scano socialità e cultura. In tal senso è valido l’esempio

di Palazzo della Penna, come realtà museale moderna e

contemporanea, luogo di mostre e conferenze. Ma anche

qui occorre ricavare uno spazio per la lettura e il confronto,

un “caffè letterario“ gestito da terzi. Il Caffè di Perugia, ad

esempio, con le sue iniziative corrisponde a questa esi-

genza. Lo spazio “Combo” di via Cartolari unisce mostre

d’arte e socialità giovanile. Gli esempi non mancano. An-

che la Galleria Nazionale dovrebbe avere uno spazio re-

lazionale e ricreativo, per avvicinare anche i perugini che

non la frequentano per difetto di conoscenza.

E i cittadini cosa possono fare?

Quello che stanno già facendo: associarsi, creare cultu-

ra “dal basso”, prospettare agli Enti le proprie iniziative

e cercare non soldi, ma servizi, sollecitare collaborazione,

utilizzare gli spazi pubblici come contenitori per le proprie

proposte. Personalmente posso rappresentare l’esperienza

dell’Accademia del Dónca che, dato il successo francamen-

te inimmaginabile, costituisce un paradigma positivo in

questo senso: una fame di socialità e di cultura, una ricerca

di aggregazione e identità.

Punti di vista “Gimo ‘n zu”

48

Quanti scrittori, che tenevano poesie o prose nel cassetto,

avete contribuito a far uscire allo scoperto?

Attualmente, nell’antologia “democratica” che pubblichia-

mo annualmente, sono oltre cento gli scrittori in lingua

perugina dell’Officina del Dialetto: un record mai prece-

dentemente registrato. Inoltre editiamo volumi a tema mo-

nografico, come quello sul Minimetro (Minimetro… che pas-

sion!) o sui 150 anni dalla scoperta dell’Ipogeo dei Volumni

(L’Etrusco colpisce ancora). Per non parlare delle decine di

libri di soci usciti presso gli editori locali. Per limitarmi al

2010, i miei Stradario (in) Perugino (editore Aguaplano), i

Frammenti di lingua perugina (Editore Morlacchi, per un

progetto di un dizionario della lingua perugina in 5 volu-

mi), il Mercante in Fiera in Perugino (Editore Futura), sono

tutte opere che senza l’Accademia non avrebbero mai visto

la luce. Anche perché il successo di vendite li fa ripagare da

soli, superando la tendenza a un’editoria assistita o autofi-

nanziata, come abitualmente accade.

Dunque, soltanto dialetto?

Tutt’altro. Ormai il dialetto costituisce solo il 10% della

presente attività. Ci occupiamo di storia cittadina, di per-

sonaggi identitari, di musica e letteratura, di cucina, di

archeologia, d’arte, di economia e società. Insomma di

peruginità antropologicamente intesa.

Dove vi vedete?

I nostri incontri (dopo la Sala Lippi, l’Auditorium di Santa

Cecilia e la Biblioteca di Palazzo della Penna) devono te-

nersi al teatro Morlacchi, l’unico spazio cittadino (insieme

Come è nata l’Accademia del Dónca e che tipo di realtà as-

sociativa rappresenta oggi nel contesto culturale cittadino?

L’Accademia del Dónca nasce, nel 2006, da un’intuizione

mia e di Walter Pilini, concretamente supportati dalla fi-

ducia dell’assessore alla cultura Andrea Cernicchi (il Comu-

ne ci fornisce logistica e comunicazione). L’idea era quella

di creare un presidio stabile della lingua perugina e, nel

contempo, un osservatorio permanente che fosse in grado

di monitorare “che lingua fa”. Insomma, qualcosa che va

ben oltre uno sguardo semplicemente rivolto al passato.

Sì, dunque, allo scopo di tutelare personalità eccellenti

che si contano sulle dita di una mano (Claudio Spinelli e

Federico Berardi per la poesia, Artemio Giovagnoni e Fran-

co Bicini per il teatro, Giovanni Moretti per la dialettologia,

Giacomo Santucci per la “peruginitudine”). Ma anche, e

soprattutto, un occhio attento al presente e l’apertura di

un laboratorio di creatività nella lingua del Grifo.

Avete raggiunto gli obiettivi perseguiti? Chi sono i vostri

soci?

Siamo la più grossa realtà associativa culturale della re-

gione, con circa 2500 iscritti. Iscrizione libera e gratuita

per tutti: gente comune, laureati, pensionati, casalinghe,

intellettuali e artisti come lo scrittore Enrico Vaime e l’at-

tore Filippo Timi. Abbiamo soci di altre regioni e anche

stranieri: credo per un bisogno di appartenenza. L’acca-

demia è infatti inclusiva, ben lontana dall’idea leghista di

un dialetto esclusivo ed escludente. Non a caso, siamo la

città di Aldo Capitini, nella cui opera ricorre costantemente

l’aggettivo “aperto”.

Le carte del Mercante in Fiera alla perugina, disegni di Claudio Ferracci.

49

Per limitarmi al 2010, i miei Stradario (in) Perugino,

i Frammenti di lingua perugina, il Mercante in Fiera in Perugino, sono tutte opere che senza l’Accademia

non avrebbero mai visto la luce.

alla Sala dei Notari, che pure usiamo) in grado di accoglie-

re i soci e la cittadinanza che settimanalmente affollano i

nostri incontri.

Scelta casuale, quella della location al Centro storico?

Tutt’altro. L’Accademia intende riportare la gente al Cen-

tro. Ogni lunedì vi facciamo convergere oltre trecento

persone, che si muovono tra piazza Morlacchi e il Corso

Vannucci. Per non parlare di iniziative come “I Cammina-

perugia” del socio Renzo Zuccherini, il quale

organizza frequentatissime escursioni guidate

per la città, rigorosamente a piedi.

Di cosa parlate nei vostri incontri?

Cerchiamo di intercettare le coordinate del-

la peruginità attraverso una serie di eventi

e personaggi nei quali può riassumersi un

modo di stare al mondo. Un’idea di città che

è quella di Walter Binni e Aldo Capitini, di

Raffaele Rossi e di Giacomo Santucci. La città

come “stato d’animo, identità e appartenen-

za”, con radici di pietra

e cuore aperto, capace

di unire riservatezza ap-

penninica e generosità,

tradizione e modernità.

In che modo contribui-

te alla riscoperta degli

spazi urbani?

L’Accademia del Dónca sta anche producendo una serie di

documentari intitolati “Raccontare Perugia: i viaggi della

memoria”. I dvd, della durata di un’ora, hanno fin qui il-

lustrato la Conca, il Borgo Bello, San Sisto. Poi toccherà a

Borgo S. Antonio, a Porta Santa Susanna, con una puntata al

contado di Porta Sole, ossia a Ponte Felcino. Questo il piano

editoriale della prima serie. Ma tutti i Borghi stanno chie-

dendo di essere rappresentati. Ci pare un modo di riportare

i perugini alla consapevolezza della propria storia.

Punti di vista

50

Alla festa a sorpresa per i suoi 75 anni, a Palazzo della

Penna di Perugia, è stato definito più volte “il simbolo

della citta”, figuriamoci ora che di anni ne ha 80 e conti-

nua a produrre eventi, come la mostra “Entropia” oppure

i “Sessant’anni in mostra” dedicata al suo lavoro artistico

dagli esordi all’oggi mettendolo però a confronto con gli

artisti di altre regioni. È con grande sofferenza che assiste

allo scomparire lento ma inesorabile dei perugini migliori,

dei cittadini “veri” della sua città, amatissima, al punto

da aver scardinato la sua atavica pigrizia per tentare di

passare dai mugugnii ai fatti sedendosi negli scranni del

consiglio comunale. Un percorso “politico-amministrati-

vo” breve che lo ha profondamente deluso perché, dice,

“lì dentro ci sono poche persone che pontificano e tutti

gli altri vengono considerati degli imbecilli”.

Di Franco Venanti è limitativo dire semplice-

mente: è un pittore. È anche un bastian con-

trario, un collezionista, un dandy, un uomo

controcorrente, uno scrittore, un eccentrico,

un accentratore, un perugino doc che ha fatto

e fa molto per la sua città e per i suoi abitanti,

un innamorato cotto di Perugia. L’ha amata

e l’ama ancora con ardore giovanile e ovvia-

mente anche con gelosia e senso di posses-

so, nonostante i tempi siano cambiati e pur-

troppo non sempre in meglio. “Non sono un

nostalgico, sia ben chiaro” dice sventolando

in aria una bella fotografia d’epoca della sua

ricca collezione dal titolo “Viva l’Italia” rea-

lizzata, pare, agli inizi del ‘900 proprio in oc-

casione della fondazione della Provincia di Perugia, con

tre bambini, otto fanciulle in bianco con la bandierina in

mano e un’Italia turrita appoggiata al tricolore. L’ha in-

viata in dono, al posto dei soliti scontati bigliettini au-

gurali con le renne e Babbo Natale, ai suoi amici migliori,

agli intellettuali della città e agli uomini politici perché

non dimentichino neanche un’istante che l’Italia è una e

la sua unità va difesa allo spasimo.

“Non sono un nostalgico” ripete “però non posso nascon-

dere che tante belle cose a Perugia si potevano salvare. Per

esempio i lampioni di ghisa di Corso Vannucci. Splendidi.

Li ha comprati tutti Mario Spagnoli e li ha messi alla Città

della Domenica. Si potevano salvare anche tanti negozi e

bar storici. Il caffè Falci, il Caffè Vitalesta, straordinario, in

legno, tutto in stile liberty. Il Caffè del Cambio frequentato

dall’elite perugina, dalla borghesia, dalle signore all’ora

del the”.

Cos’altro rimpiange?

“I rifiuti interrati. Passava lo scopino casa per casa e suo-

nava la trombetta. Le signore scendevano in strada con i

loro sacchetti e lui li metteva nei contenitori interrati. Poi

la mattina passava il camioncino con la gru, tirava fuori

i contenitori e li svuotava. In giro di immondizia non ce

n’era, né sacchetti, né campane, nè secchi strabordanti e

puzzolenti”.

Altri tempi e altri consumi. Oggi non sarebbe possibile,

così come i tram sono stati sostituiti dalle scale mobili e

dal minimetrò.

“Un peccato perché il tram negli anni ’30-’40 partiva dalla

Stazione e arrivava a piazza Danti. Si faceva tante fermate e

portava su e giù molta gente. Oggi il minimetro, badi bene

io non sono contro il minimetrò, lo trovo utile ma solo per

Il pittore e la sua cittàdi Anna Lia Sabelli Fioretti

Di Franco Venanti è limitativo dire

semplicemente: è un pittore. È anche

un bastian contrario, un collezionista,

un dandy, un uomo controcorrente, uno

scrittore, un eccentrico, un accentratore,

un perugino doc che ha fatto e fa molto

per la sua città e per i suoi abitanti, un

innamorato cotto di Perugia.

51

una parte della popolazione: viene su sparato, ha poche

stazioni, non ha tappe intermedie lungo Via XX Settembre

e Via Indipendenza. Il più grosso problema dello svuota-

mento del centro storico sono proprio i trasporti. Sono usati

male, non sono agili, non corrispondono ai bisogni dei cit-

tadini. Che senso hanno, ad esempio, quegli enormi bus

che si debbono infilare a fatica nelle stradine del centro? Al

loro posto meglio due o tre buxi più frequenti”.

Lei si ricorda del tram in centro?

“Ricordo che ci giocavo. Chissà perché quando sono andati

in disuso li hanno parcheggiati in piazza Italia, davanti

al palazzo della Regione. Noi ragazzini ci divertivamo un

mondo a salire e scendere dalle vetture.”

Quindi i bambini scorrazzavano per la città?

“Non proprio. Stavamo ai Giardini Carducci e nei giardi-

netti di piazza Italia. Si giocava a nascondino, a muffa, i

più grandi facevano filetto prendendo l’erba del pratino

e facendo un quadrato. Le bambine spingevano il cerchio

con una bacchetta. Le madri sedute nelle panchine face-

vano la maglia. C’erano anche tanti anziani, quasi tutti

dei nonni. La sera invece arrivavano le coppiette che si da-

vano furtivamente qualche bacetto. Di nascosto perché era

proibito. Allora i vigili erano severissimi, non come oggi.

Se sporcavi una panchina di ghisa o di pietra ti facevano

pagare 10 lire e 10 centesimi. La volta che ne ho sporcata

una un vigile mi ha preso per un orecchio e mi ha portato

a negozio di mio padre, in via Bonazzi, senza mollarlo. Per

giorni l’ho avuto gonfio e rosso. Se fosse successo oggi il

vigile sarebbe stato deferito.. C’era una certa serietà, un

certa vigilanza sul rispetto delle cose pubbliche”.

Che attività commerciale aveva suo padre?

“Nel suo negozietto faceva delle straordinarie

scarpe sportive. Ha servito anche l’imperatore

Guglielmone, il Comandante Nobile, Carne-

ra, Binda. A Perugia, sempre nel campo delle

scarpe, c’erano anche Buonumori (donna) e

Bianchi (uomo elegante). In Via Caporali c’era

Marinelli che si vantava di aver fatto le scar-

pe a Segni e ad altri ministri. Le sartorie ec-

cellenti erano Forghieri, Paccoi. In Via Larga

c’era il convento delle suore Paoletti dove si

insegnava alle giovani a ricamare e la bian-

cheria veniva venduta in un negozio vicino a

Lemmi. Per acquistare i corredi ci venivano

da tutta Italia.”

I giovani cosa facevano?

“Si incontravano con le ragazze in Corso Van-

nucci, poi si passava ai Giardini Carducci. I

primi approcci avvenivano lì. Molte chiacchie-

re e pochi bacetti. Poi si an-

davano a fare le passeggiate

fuori Perugia, verso il Fronto-

ne. Non era come adesso che

c’è il branco. Allora quando

si corteggiava una ragazza

si andavano a fare lunghe

camminate da soli, oppure si

andava ai concerti, alle mo-

stre. Poi si facevano le feste

in casa. La gioventù di allora

pensava soprattutto a studia-

re e lavorare”

Lei ha scritto “Quando una

rondine faceva primave-

ra” sulla vita perugina degli

anni ’30 e ’40. Cosa rimpian-

ge di allora?

“Io non sono un tipo che ha

molti rimpianti. Sto bene

persino con la mia onorevole età. Il punto dolens è che la

società è cambiata”

E il centro storico?

“Il centro storico non è cambiato, è morto. Non c’è più la

peruginità. Non sto parlando delle radici sto parlando di

famiglie residenti. Sono rimasti solo gli studenti e gli ex-

tracomunitari. E i ricchi, quelli con i quattrini, quelli che

hanno ristrutturato i loro attici o le loro case terra-cielo e

non vogliono essere disturbati, cercano di impossessarsi

del centro storico per fare il loro comodo. L’acropoli, se-

condo me, deve essere popolata non soltanto

da chi ha gli attici e i giardini ma anche dalla

piccola e media borghesia e dal proletariato.

Deve tornare ad essere una vera città, una cit-

tà viva. Con tutti i suoi esercizi commerciali. In

Via Bonazzi, dove abitavo con la mia famiglia,

c’era tutto: il sarto, la trattoria, il pizzicagno-

lo, il fruttivendolo, il falegname, l’idraulico.

Ora non c’è più nessuno e non si fa niente per

Punti di vista Il pittore e la sua città

52

“Il centro storico non è cambiato, è

morto. Non c’è più la peruginità. Non

sto parlando delle radici sto parlando di

famiglie residenti. Sono rimasti solo gli

studenti e gli extracomunitari...”

aiutare i giovani artigiani a tornare in

centro. Oltretutto i proprietari dei negozi

invece di abbassare gli affitti, chiedono

delle somme enormi. Ma nemmeno il

Comune fa niente per agevolare questo

ritorno perché chi si appresta ad aprire

una attività ha spese enormi. E il Co-

mune li salassa. Se appena appena devi

mettere un’insegna ti toglie le mutande.

Così i negozi stanno chiudendo a catena,

cadono come i birilli”

Qualche idea su come attivare una controtendenza?

“Bisogna dare agevolazioni per rimettere a posto le case.

Far tornare gli artigiani, riaprire negozi un po’ ovunque.

Perugia continua ad essere una gran bella città, una delle

più belle d’Italia, ma va rivitalizzata e valorizzata. Valo-

rizzarla non vuol dire organizzare feste, fiere, festival. Ci

debbono tornare a vivere le famiglie. È ora di smettere di

pensare solo alle periferie è arrivata l’ora di riqualificare

un centro storico dove non c’è più neppure un cinema. Il

triangolo delle Bermude (Piazza Italia, Corso Vannucci e

Piazza Matteotti) si è riempito di bancarelle che non sono

più neanche tanto belle, con paccottiglia, stracci, fon-

di di bicchiere. Mentre a via Oberdan nei giorni di festa

non c’è andato nessuno. Il resto della città è un cimite-

ro, con le luci basse e le strade maltenute. Le zone pe-

riferiche dell’acropoli sono state abbandonate, eppure ci

sono delle piazzette bellissime, perfettamente adatte per i

mercatini come piazza Ansidei, Piazza Cavallotti, piazzetta

del Drago. E tante altre. È stato un errore,

secondo me, togliere il mercatino di Na-

tale da piazza del Circo. La vita del centro

non si può circoscrivere a pochi centinaia

di metri. Secondo me si sta cercando di

mettere lo smoking ad un barbone, senza

neanche pulirlo e lavarlo. Si sono lustrate

le strade principali e si sono abbandona-

te quelle secondarie”.

Dicevamo però che il mondo sta cambiando e anche le

città si debbono adeguare...

“Il mondo cambia ma le capocce sono rimaste quelle di

50 anni fa. L’amministrazione pubblica si è occupata solo

della periferia ed ha abbandonato il centro storico che,

praticamente, è abitato da gente di passaggio. E dei così

detti writhers che insozzano i muri ne vogliamo parlare?

Perché non vengono multati come avviene in tante altre

città? Perugia è una città con luoghi ed edifici bellissi-

mi che molti ci invidiano. San Pietro, per esempio, è una

bomboniera piena di opere d’arte eppure è poco pubbli-

cizzata. Ci sono chiese bellissime, come Santa Maria Nuova

o quella del Carmine, che sono chiuse. L’unico teatrino

dell’Arcadia esistente in Italia, al Frontone, ha il grifo che

sta cadendo a pezzi, si sta sbriciolando. La storica fornace

Biscarini di Corso Cavour è crollata e ora si piange sul latte

versato. Dia retta a me, stanno mettendo lo smoking ad un

barbone. Per salvare la faccia”.

53

Il triangolo delle Bermude (Piazza Italia,

Corso Vannucci e Piazza Matteotti) si è

riempito di bancarelle che non sono più

neanche tanto belle, con paccottiglia,

stracci, fondi di bicchiere.

Veduta di Perugia, 70x100 (Olio).

Corso Vannucci è, per usare una metafora consumata ma

espressiva, il salotto buono della città. Di Perugia. Non

esiste chi possa confutare questo dato, basta passeggiarvi

e notare la differenza con via Baglioni che gli corre ac-

canto parallela a poche decine di metri. Frettolosamente

percorsa.

Per paradosso, sembra che quel che non accade a, uso la

maiuscola, Corso Vannucci non transita nella percezione

dei residenti o dei perugini e forse di qualche turista. È

altro, è un altrove, perfino se gravita a San Francesco al

Prato dove vive l’Accademia di Belle Arti o al Borgo Bello o

a via Pinturicchio.

La strada più importante di Perugia, dunque, è sinonimo

di centro storico, cioè, come recita un buon vocabolario, il

nucleo di città o paese formatosi prima dell’età industria-

le, generalmente circoscritto in passato da una cerchia di

mura, dove si possono riconoscere i valori monumentali,

edilizi e ambientali tradizionali.

Il centro storico è un luogo, prima di tutto, nel quale si

concentrano storia, architettura, urbanistica, scultura,

memoria, arte, tradizione e gusto. È un posto antropolo-

gico, relazionale, storico, dove uno nasceva in casa, cre-

sceva dopo la scuola per strada, e conosceva ogni ango-

lo del proprio quartiere. Oggi al contrario, la storia, dice

l’antropologo della “surmodernità” Marc Augé, c’insegue,

la storia accelera, invecchiamo solo un po’ e già il nostro

passato è diventato storia, nella globalizzazione e nell’in-

distinto. I centri storici sono uccisi dai “nonluoghi”, il

testo che lo ha reso famoso, come li chiama lo studioso

francese, che non sono solo le autostrade o le stazioni, ma

soprattutto gli outlet dove si va di sabato per passare ore

di totale alienazione, luoghi non antropologici ma consu-

mistici, piazze virtuali, senza radici e senza cuore.

Nella società complessa e liquida in cui viviamo, il centro

storico, al contrario, può davvero risanare le città in balia

del popolo della notte che non è la movida ma il buio del-

la malavita e dello spaccio; Augé non a caso ha scritto un

libretto che s’intitola Il bello della bicicletta, ma certo Pe-

rugia non può aspirarvi data la conformazione orografica,

tuttavia è difficile condividere il parere dei nostri testimo-

ni quando invocano automobili private 24/24. Eppure c’è

un seme di verità, il traffico di Perugia va ridisegnato e in-

ventato ex novo, occorre un’utopia concreta, suggeriscono

quattro operatori commerciali del Centro Storico del capo-

luogo umbro: Giuseppe Capaccioni, titolare della ditta An-

drei Abbigliamento; Alessio Fagioli, titolare dell’omonimo

punto di vendita di moda; Alberto Mori, titolare de L’Altra

Libreria, che è in verità in via Ulisse Rocchi; Carla Schucani,

titolare della Pasticceria Sandri.

Punti di vista

54

Le sentinelle del CorsoA colloquio con alcuni

storici commercianti

di Antonio Carlo Ponti

Le domande che sono state rivolte a queste sentinelle che

fanno la guardia al Centro Storico, quattro baluardi che

resistono, sono state, senza pretesa di originalità, le solite,

e la prima ha riguardato se sia un privilegio essere sulla

cima dell’iceberg.

Per Capaccioni, giovane e attivissimo imprenditore, il fat-

to di poter vantare una data di nascita aziendale prima

dell’Unità d’Italia, il 1832, ne ha frenato tentazioni di tra-

sferimento, legittime, ma ha prevalso la volontà di non

abbandonare la trincea, insomma la consapevolezza di

lavorare nel cuore di una delle più belle città del mondo

e di doversi confrontare di continuo con i cambiamenti di

mercato; tradizione nell’innovazione per Capaccioni è la

sintesi della filosofia e della scommessa commerciale.

Alessio Fagioli, intellettuale e grande lettore, forse di ven-

timila libri, una vita spesa a immagazzinare storie e paro-

le, l’ubicazione a Corso Vannucci è puro privilegio morale

e soprattutto una fedeltà al ricordo del bel tempo che fu,

quello dei genitori e della sua infanzia. Ma senza nostal-

gia, la saudade portoghese che sicuramente avrà trovato

in qualche libro lusitano, magari Pessoa o Saramago. Al-

berto Mori racconta che avere la libreria in pieno sugge-

stivo centro di Perugia, fino a poco fa vicinissima a un

cinema-teatro illustre che è morto, è stata una felice, for-

tunata opportunità, e anche lui, la cui merce è pregiata

ma non popolare, è orgoglioso di resistere, e di continua-

re, da libraio colto, a sfornare idee di promozione.

Dire Carla Schucani è dire la grande pasticceria, dal 1860

sulla cresta dell’onda, celebrata non solo dalle sue inven-

tive (è pittrice affermata) vetrine di attualità e di cronaca

55

Punti di vista

La strada più importante

di Perugia, dunque, è sinonimo di centro storico, cioè, come recita

un buon vocabolario, il nucleo

di città o paese formatosi prima

dell’età industriale, generalmente

circoscritto in passato da una

cerchia di mura, dove si possono

riconoscere i valori monumentali,

edilizi e ambientali tradizionali.

Punti di vista Le sentinelle del Corso

56

culturale, ma da una qualità che

il tempo non sembra aver omo-

geneizzato; quest’anno Sandri

ha celebrato con un anno d’anti-

cipo – e con un bel catalogo che

in queste pagine si segnala – la

propria appartenenza alla Na-

zione italiana. E Carla Schucani

ci dice subito, con la consueta e

proverbiale schiettezza, che per rivitalizzare il centro sto-

rico occorre diminuire il costo dei parcheggi e dei mezzi

pubblici, ahimè in perfetta sintonia con gli aumenti re-

centissimi; ma, aggiunge, è come per le tasse, se ci fossero

controlli, si avrebbero più opere pubbliche e i biglietti co-

sterebbero meno. Mentre parla, le rammento che in taluni

bus, così mi pare, hanno installato la barriera, un braccio

che fa passare soltanto dopo aver timbrato il biglietto. Fi-

nalmente, è il suo commento. Anche Mori denuncia l’eso-

sità specie delle tariffe notturne, e Capaccioni e Fagioli

aggiungono che il Minimetrò chiude troppo presto. Ma il

nodo che tutti e quattro segnalano con forza, è il pro-

blema dei residenti, che fuggono e non rientrano, perché

le strade sono piene di buche, male illuminate, dominio

dello spaccio e della violenza, insicure, dove vedi una vol-

ta al mese magari due coppie di vigili di quartiere che

passeggiano come in passerella e poi per settimane non li

vedi più. E vigili urbani rari, o assembrati, o numerosi solo

quando c’è qualche evento macroscopico.

È tempo d’incentivi da inventare al più presto, perché da

novembre a maggio il centro è drammaticamente deserto,

con danni morali ed economici veramente incalcolabili,

lamenta Fagioli.

Inoltre, questo è un pensiero

comune a tutti gli intervistati,

bisogna che l’Umbria sia

promossa turisticamente davvero

nel mondo, quale meraviglia

naturale e culturale, come fanno

altre regioni, e i centri storici

diventeranno più visibili e più accattivanti.

Foto

di Ad

rian

o Sc

ogn

amig

lio

Giuseppe Capaccioni, titolare della ditta Andrei

Abbigliamento.

Sotto: Carla Schucani, titolare della

Pasticceria Sandri.

Se, così pensano gli intervistati, non si fa nulla per la sicurez-

za, forse la maniera migliore è di riportare gente ad abitare e

a vivere nel centro, intra moenia, sì da riattivare artigianato

e botteghe, cinema e altri mezzi d’intrattenimento. Fermare

l’emorragia che conduce alle zone virtuali del vivere, spez-

zando la catena virtuosa della relazionalità quotidiana.

Inoltre, questo è un pensiero comune a

tutti gli intervistati, bisogna che l’Umbria

sia promossa turisticamente davvero nel

mondo, quale meraviglia naturale e cul-

turale, come fanno altre regioni, e i centri

storici diventeranno più visibili e più ac-

cattivanti.

A domande sui prezzi, forse da taluno

sentiti alti, Capaccioni e Fagioli rispon-

dono che molto spesso sono imposti dai

produttori, quindi lasciando pochi mar-

gini di manovra. E per quanto concerne

proposte concrete, per liberare il centro

dalla sensazione che sia area chiusa,

blindata, diminuire le tariffe, allargare

gli orari delle soste, liberalizzare la ztl, la

realizzazione di aree pedonali e di politiche commerciali

per rimborsare i clienti dei costi di parcheggi e di mezzi

pubblici.

Infine, è quasi lapalissiano, occorre un coinvolgimento

costruttivo tra pubblica amministrazione, residenti, com-

mercianti e proprietari immobiliari. Su questo punto con-

cordano anche Schucani, Mori e Fagioli.

Come è avvenuto in altre città, incentivando nuovi inse-

diamenti commerciali, non avendo paura del nuovo e del

grande, non si ledono diritti acquisiti, ma si determinano

altri panorami di movimento commerciale. Ad esempio

pretendendo somme da destinare al restauro d’immobili

o per iniziative socio-culturali durevoli.

Per quanto concerne i libri, la politica non chiara degli sconti

e del prezzo di copertina, annosa questione, si annida insi-

diosa nella vita delle librerie indipendenti qual è L’Altra di

Mori, che potranno sopravivere all’assedio delle catene se

specializzandosi, basandosi sulla cortesia e sulla conoscenza,

sulla personalizzazione del rapporto cliente-libraio, su pro-

mozione e presentazioni di novità, incontri con gli autori.

Un’opinione comune concerne anche i grandi eventi,

come Umbria Jazz. Ve ne sono davvero di credibili e utili,

e altri effimeri e senza ritorni d’immagine o finanziari di

segno positivo, commentano. La chiusura di esercizi com-

merciali storici è un vulnus drammatico, perché sostituiti

da griffe che non hanno legami con il territorio e la storia

della città. Dunque la materia di contrasto con la realtà e

l’attualità della città e del suo centro storico resta fluida,

da parte dei quattro

testimoni, come si

dice nelle ricerche

sociologiche, privi-

legiati. I quali han-

no ragione quasi su

tutto perché amano

Perugia nonostante

tutto.

I temi fin qui tratta-

ti sono inquietanti

e incerti, ma non

sono scienza esatta;

finché le possibilità

di risveglio sono li-

mitate, la crisi è alle

porte, anzi ha varcato la soglia. Ma si resiste al presente,

sembrano dire Fagioli, Mori, Schucani, Capaccioni, senza

domandarsi, altrimenti si deprimerebbero oltre misura,

che fine ha fatto il futuro.

57

Alessio Fagioli, titolare dell’omonimo punto di vendita di moda.

Un’opinione comune

concerne anche i grandi eventi, come Umbria Jazz. Ve ne sono davvero di

credibili e utili, e altri

effimeri e senza ritorni d’immagine o finanziari di

segno positivo, commentano.

Ci sarà una ragione, anzi più d’una, se il pur

malandato e multinazionalizzato centro sto-

rico di Perugia continua ad aver un appeal

formidabile per turisti e sponsor delle più

varie manifestazioni tant’è – detto senza iro-

nia – che il Comune ha incaricato un esperto

di misurare e monitorare questo appeal. Sa-

ranno certo le sue architetture: il Palazzo dei

Priori, la Fontana Maggiore e il Duomo e la

loro eccezionale combinazione in una platea

di qualche irripetibile genio urbanista; sarà il

colore delle pietre, magari riscaldate dal sole,

con le quali sono state costruite, o al contrario

l’effetto della tramontana quando le si osser-

va per molti giorni all’anno. Sarà qualche al-

tra percezione alla quale i perugini sono dis-

suefatti, ma questa nostra acropoli di faticosa

ascesa, lenita per i turisti dal minimetro, ma

inacidita dalla progressiva inaccessibilità tra-

dizionale che i pigri perugini non accettano

rifiutandosi di abitarci, anche perché nessuno

può andarli a trovare (ragione per la quale,

forse, qualcuno vi trova rifugio isolato); acro-

poli lasciata dunque a stranieri o a personaggi

facoltosi che vi hanno investito molti soldi e

vi abitano ogni tanto, quest’acropoli ti strega

come in un sortilegio. Misteriosa anche la sua

condizione economica perché pur, appun-

to, malandato – parliamo sempre del centro

storico, anzi del centro del centro storico: da

Piazza IV novembre, al massimo da Porta Sole,

ai Giardini Carducci, tutt’al più via Baglioni e

la risvegliata via Oberdan – i prezzi di affitto

e viepiù quelli di vendita dei suoi immobili

sono ostinatamente alle stelle.

Il preambolo dalle tinte molto contrastate

introduce a una panoramichetta forse ple-

onastica sui musei e le altre emergenze che

insistono nell’acropoli e dintorni. Pleonastica

perché tutti i possibili lettori di questa rivista

li dovrebbero conoscere e invece, forse, no o

poco. Dunque un promemoria provocatorio

che è un invito a visitare o rivisitare, magari

dopo anni o decenni, un museo, più musei,

a soffermarsi su un’architettura accanto alla

quale passiamo magari quotidianamente

senza osservarla. Un camminare e un guarda-

re slow che fa tanto bene allo spirito e quindi

anche alla salute.

In cima all’acropoli c’è il Palazzo dei Priori,

edificio imponente di lunga e felice edifica-

zione, considerato fra le massime espressioni

di architettura medievale, realizzato fra i pri-

mi del Trecento e metà del Quattrocento con

lo zampino iniziale di Fra Bevignate, dove agli

ultimi piani c’è la Galleria Nazionale dell’Um-

bria, progressivamente ampliata dal 2002

sottraendo spazi agli uffici comunali, che

contiene centinaia di capolavori di pittura su

tavola, tela e murale, scultura, oreficeria, arti

applicate di fattura centro italiana datati dal

Duecento all’Ottocento. Nella Sala Podiani,

sovrastante la stupefacente Sala dei Notari, si

svolgono salutari (per l’aumento dei visita-

tori) mostre temporanee come quelle famose

su Perugino, Pintoricchio ecc., ma anche sulla

pittura moderna e contemporanea (in corso

c’è Il Teatro del Sogno: da Chagall a Fellini

che ha già totalizzato una ventina di miglia-

ia di visitatori). È uno dei musei più ricchi

d’Italia dove si possono vedere, partendo dal

Duecento, una scultura del Cristo deposto del

1236, cinque marmi di Arnolfo di Cambio del

1280 ca. che adornavano una fontana che non

Arte

58

Perugia un centro storico di musei di Massimo Duranti

Dagli Etruschi a Beuys,

passando per Perugino,

arte e cultura di duemila

anni nell’acropoli

e dintorni.

Pietro Perugino, L’Adorazione dei Magi (1504).

59

Nella Sala Podiani, sovrastante la stupefacente Sala dei Notari, si svolgono salutari (per l’aumento dei visitatori)

mostre temporanee come quelle famose su Perugino, Pintoricchio ecc...

Arte Perugia un centro storico di musei

60

c’è più, situata nella zona del Pavone e per la

pittura espone un paliotto e una croce opere

del Maestro di San Francesco. Del primo Tre-

cento – fra gli altri – ci sono la Madonna col

Bambino di Duccio di Boninsegna e di Meo da

Siena il Polittico di Montelabate. E poi lavo-

ri del Caporali del Quattrocento e di Fiorenzo

di Lorenzo, gran pittore di santi. Non poteva

mancare Perugino con la splendida Adorazio-

ne dei Magi e la celeberrima tavoletta con S.

Bernardino che risana da un’ulcera la figlia

di Giovanni Antonio Petrazio da Rieti del 1473

e poi l’ancor più celeberrimo Cristo morto e il

suo capolavoro: quel Polittico di sant’Agosti-

no tanto ammirato nella mostra dell’artista di

qualche anno fa, a due facce, del quale man-

cano alcune parti requisite da Napoleone, i

cui emissari se ne intendevano. E poi il Pin-

turicchio con la Pala di Santa Maria dei Fossi

e siamo così alla fine del Quattrocento, ma

del primo Cinquecento ci sono L’adorazione

dei Magi di Eusebio da San Giorgio e di Berto

di Giovanni la Pala di sant’Agnese e di Berto

di Giovanni la Pala di San Girolamo. Ancora,

opere del pieno Cinquecento e poi il Seicento

e il Settecento e l’Ottocento con glorie locali,

ma di qualità. Uscendo da Palazzo dei Priori

si può prendere un cioccolato e gustare al-

tre delizie da Sandri, locale storico italiano

affrescato, una delle più antiche pasticcerie

italiane, i cui proprietari svizzeri sono qui da

un secolo e mezzo. A sinistra, attraversando

la piazza con la Fontana Maggiore della se-

conda metà del Duecento (una delle più belle

d’Italia, progettata da Fra Bevignate e deco-

rata con bassorilievi dai fratelli Pisano), c’è il

Pozzo Etrusco (o Sorbello, dal nome dei pro-

prietari che hanno, adiacente, un importante

palazzo sede della Fondazione, con decora-

zioni importanti spesso visibili al pubblico),

proprio davanti alla facciata laterale, incom-

piuta, della Cattedrale di San Lorenzo (iniziata

a costruire nel 1473, bellissima, che nei sot-

terranei nasconde un’altra città a breve visi-

tabile), eccezionale manufatto di ingegneria

idraulica per concezione e per le inusitate di-

mensioni, della seconda metà del III secolo

a.c. Proseguendo verso Porta Sole pochi visi-

tano la Chiesa di San Severo dove c’è un affre-

61

sco (l’unico a Perugia) giovanile di Raffaello

con la Trinità dipinto circa nel 1505 e in parte

completato da Perugino, il suo maestro.

Tornando un attimo indietro, nel chiostro

della cattedrale c’è il Museo Capitolare con

una venticinquina di sale dove sono raccolte

opere di varia natura (tavole con fondi oro,

altri dipinti fra cui una tavola del Signorelli

del 1484, antifonari miniati, preziose orefi-

cerie sacre, paramenti) soprattutto del Tre-

Quattrocento, ma con qualche accenno di

contemporaneo (sculture di Artemio Giova-

gnoni), un piccolo, ma poi non tanto, museo

in gran parte da scoprire dagli stessi umbri.

Lungo il corso ci sono il Nobile Collegio del

Cambio (seconda metà del Quattrocento) e

il Nobile Collegio della Mercanzia (fine Tre-

cento). Non sono musei, ma antiche sedi di

corporazioni perugine con arredi del tutto

speciali. Al Cambio c’è la Sala delle Udienze

affrescata da Perugino, compreso un autori-

tratto e con arredi lignei di Domenico del Tas-

so. La Mercanzia è importante per i preziosi e

pressoché unici arredi lignei con i quali volle

distinguersi dal Cambio.

Per trovare altri musei – non consideran-

do tale la Rocca Paolina che è, in realtà, un

grande museo di architettura sotterranea,

unico nel suo genere, né palazzi come quello

dei Baldeschi dove la Fondazione Cassa di Ri-

sparmio allestisce periodicamente mostre di

arte antica e moderna, che contiene sale con

importanti decorazioni –, occorre scendere

un poco dall’acropoli. Ai piedi della Rocca

Paolina c’è Palazzo della Penna, destinato a

diventare un polo per le arti, dove il Comune

che ne è proprietario ha sistemato raccolte e

donazioni e dove organizza mostre tempora-

nee di arte, fotografia ecc. Notevoli seppu-

re eterogenee queste raccolte: la Collezione

Martinelli (opere barocche soprattutto) nella

quale spicca un crocefisso del Bernini e poi

un piccolo museo (una quarantina di opere)

dedicato alle opere e alla documentazione

sul grande futurista perugino Gerardo Dottori,

maestro dell’Aeropittura, con i capolavori che

donò negli anni Cinquanta al Comune. Infine,

ci sono le “Lavagne” di J. Beuys, lavori mol-

to ricercati dagli specialisti del grande artista

Gerardo Dottori, Trittico della velocità, Il via, (1925-1927) particolare. Museo di Palazzo della Penna, Perugia.

Ai piedi

della Rocca

Paolina c’è

Palazzo della Penna,

destinato a

diventare

un polo per le arti, dove il

Comune

che ne è

proprietario

ha

sistemato

raccolte e

donazioni

e dove

organizza

mostre

temporanee

di arte, fotografia

ecc.

Arte Perugia un centro storico di musei

62

tedesco che nel 1980 disegnò durante un lun-

go incontro pubblico alla Rocca Paolina con

Alberto Burri illustrandovi tutta la sua filoso-

fia estetica. Da tutt’altra parte, verso l’impo-

nente Convento di Monteripido, dove peraltro

c’è un piccolo museo delle opere grafiche di

Diego Donati, frate incisore di rare qualità, c’è

il Museo delle Porte e delle Mura Urbiche al-

lestito nel Cassero di Porta sant’Angelo (sec.

XIII), museo poco visitato in realtà, con un

percorso didattico sullo sviluppo urbanistico

della città e, soprattutto, scorci panoramici da

mozzafiato.

Scendendo invece da Corso Vannucci in via dei

Priori si arriva a san Francesco al Prato dove

accanto alla chiesa rinascimentale di San Ber-

nardino, architettonicamente spettacolare,

vicino alla monumentale San Francesco del

1230 eternamente in restauro, c’è l’Accademia

di Belle Arti, intitolata a Pietro Vannucci, dove

è in fase di riallestimento una porzione del

museo “che sarà” (quando saranno termina-

ti i lavori di ristrutturazione post terremoto e

post frana) con opere pregevoli di varie epo-

che, soprattutto Ottocento, con un’eccellenza

costituita dalla vastissima collezione dei gessi

fra cui spicca quello delle Tre Grazie del Cano-

va, donato dall’artista stesso.

Il tour finisce qui, ma non certamente le cose

da vedere che sono tante, ma che necessitano

di essere più godute: dai perugini stessi, dagli

umbri, dai turisti italiani e stranieri, verso i

quali dobbiamo farci ambasciatori, ricomin-

ciando per primi, noi stessi, a fruirne.

Nella foto: Beuys e Burri,Perugia, 1980.

Infine, ci sono le “Lavagne” di J. Beuys, … che nel 1980 disegnò

durante un lungo incontro pubblico alla Rocca Paolina con Alberto Burri illustrandovi tutta la sua filosofia estetica.

63

Il marchio collettivo svolge una funzio-ne diversa da quella tipica del marchio d’impresa: il primo, infatti, non ser-ve a contraddistinguere il prodotto di un imprenditore, ma è uno strumento collettivo di identificazione, che ha la finalità di garantire l’origine, la quali-tà o la natura di un prodotto o di un servizio. I marchi collettivi sono sog-getti ad una disciplina specifica che si differenzia da quella dei marchi indi-viduali, sia sotto il profilo dei soggetti cui è attribuita la titolarità, che in rela-zione ai presupposti cui è legato il rico-noscimento, sia rispetto alla disciplina applicativa ed agli strumenti attuativi. Per marchio collettivo, secondo la defi-nizione dell’art. 2570 cod. civ. e art. 11 del Codice della Proprietà Industriale, si intende il marchio la cui registrazione viene richiesta non già da un singolo imprenditore che lo utilizza per con-traddistinguere i prodotti provenientidalla propria azienda, bensì da “sog-getti che svolgono la funzione di garan-tire l’origine, la natura o la qualità di determinati prodotti e servizi”, al fine di “concederne l’uso, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, a produtto-ri e commercianti”. Al riguardo, vanno opportunamente evidenziate alcune peculiarità del marchio collettivo.Legittimati a registrare il marchio col-lettivo sono dunque i soggetti, compre-se le persone fisiche, il cui compito non è quello d produrre e commercializzare, quanto piuttosto controllare e garantire gli standard qualitativi, la provenienza e la composizione di un prodotto, re-golando l’uso del marchio collettivo e concedendolo solo ai prodotti che ri-spettino i criteri stabiliti.La titolarità dei marchi collettivi è estesa

anche ai soggetti pubblici (amministra-zioni dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni) che, proprio in ragione delle funzioni di interesse ge-nerale e di garanzia di qualità che nel sistema vigente sono attribuite a tali strumenti, possono ottenere registra-zioni di marchio. A differenza di quan-to accadeva in passato, la legislazione vigente in materia di marchi collettivi rimarca non tanto il legame tra il segno e le imprese utilizzatrici - anzi viene meno ogni riferimento a rapporti di ap-partenenza, comunque configurati, tra l’utilizzatore ed il titolare del marchio - bensì il legame tra il segno e la ga-ranzia della sua conformità alle regole d’uso (circa natura, qualità o origine) che il titolare è tenuto a fornire. L’uso del marchio può infatti essere concesso dal titolare a soggetti definiti generi-camente “produttori o commercianti”, in grado di fornire beni dotati delle ca-ratteristiche richieste dal regolamento del marchio, ma non necessariamente associati al titolare o a questi legati da un rapporto di appartenenza. In tal senso, il nostro ordinamento differisce da quello di altri Stati dell’UE e dalle stesse norme comunitarie. In alcune le-gislazioni europee (es. Francia, Spagna, Inghilterra), così come nella disciplina dei marchi comunitari, la connotazione del marchio collettivo è, infatti, quella di segno distintivo della provenienza aziendale dei prodotti. La funzione di garantire la qualità ed origine di una certa merce è affidata invece ad altre figure giuridiche appositamente de-finite “marchi di garanzia” o “marchi di certificazione”. Al contrario, la legge italiana non traccia alcuna linea di de-marcazione tra marchi collettivi e mar-

Marchi&Brevetti a cura di Giuseppe Caforio *

La tutela delle tipicità e il marchio collettivo geografico

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chi di garanzia o certificazione, facen-do convergere nell’unica categoria del marchio collettivo le distinte tipologie di segni menzionate nella normativa comunitaria.Poiché la funzione del marchio collet-tivo è principalmente di garanzia per il consumatore, questo può anche es-sere costituito da un segno che indichi la provenienza geografica dei prodotti o servizi: si tratta del c.d. marchio col-lettivo geografico. In ciò, il marchio collettivo si differenzia ancora una volta dal marchio d’impresa. Il com-ma 4 dell’ art. 11 del Codice chiarisce: “In deroga all’articolo 13, comma 1, un marchio collettivo può consistere in segni o indicazioni che nel com-mercio possono servire per designare la provenienza geografica dei prodotti o servizi. In tal caso, peraltro, l’Ufficio italiano brevetti e marchi può rifiu-tare, con provvedimento motivato, la registrazione quando i marchi richiesti possano creare situazioni di ingiustifi-cato privilegio o comunque recare pre-giudizio allo sviluppo di altre analoghe iniziative nella regione. L’Ufficio italia-no brevetti e marchi ha facoltà di chie-dere al riguardo l’avviso delle ammini-strazioni pubbliche, categorie e organi interessati o competenti. L’avvenuta registrazione del marchio collettivo co-stituito da nome geografico non au-torizza il titolare a vietare a terzi l’uso nel commercio del nome stesso, purché quest’uso sia conforme ai principi del-la correttezza professionale”. In altri termini, un’indicazione di provenienza non può costituire, di per sé, oggetto di un marchio privato d’impresa. L’uti-lizzo del marchio collettivo geografico è invece consentito a condizione che non crei situazioni di ingiustificato privile-gio o rechi pregiudizio allo sviluppo di analoghe iniziative nella stessa regione e sempre che non vi sia opposizione da parte degli enti pubblici interessati.Per quel che concerne la tutela, la materia dei marchi collettivi è regola-ta dalle stesse disposizioni della legge marchi riguardanti il marchio privato d’impresa. Una particolarità concerne il marchio collettivo geografico: il suo

64

Marchi&Brevetti

utilizzo non può, infatti, impedire che imprenditori terzi indichino la prove-nienza geografica dei propri prodotti, purché nell’ambito della correttezza professionale e quindi limitatamente alla funzione di indicazione di prove-nienza (pertanto, solo a fini meramen-te descrittivi del prodotto in etichetta e non invece con funzione distintiva come toponimo componente del mar-chio stesso). Per tutte le caratteristiche innanzi de-scritte, il marchio collettivo può rappre-sentare uno strumento valido poiché:- è perfettamente compatibile con la

normativa comunitaria in materia di denominazione di origine;

- può certificare sia la qualità che l’ori-gine del prodotto;

- può essere richiesto anche da associa-zioni di più Comuni, nei casi in cui la zona di origine del prodotto risulti es-sere più estesa del territorio comunale;

- garantisce, attraverso i regolamenti d’uso, alcuni elementi importanti;

- la tutela legale sotto il profilo del di-ritto esclusivo all’uso, di repressione delle imitazioni e delle contraffazioni;

- il sistema di controlli esterni nei con-fronti dei soggetti autorizzati all’uso del marchio e di sanzioni per i casi di riscontrata difformità dal regola-mento.

Una denominazione comunale che cer-tifica la qualità di origine dei prodotti agroalimentari – è tale da provocare procedure d’infrazione e contenziosi innanzi alla Corte di giustizia. I marchi collettivi geografici, infatti, a condizio-ne che non contengano indicazioni di provenienza geografica già oggetto di registrazione come DOP o IGP presenta-no i seguenti vantaggi:- sono perfettamente compatibili con

la normativa comunitaria in materia di denominazione di origine;

- possono certificare sia la qualità che l’origine del prodotto;

- possono essere richiesti anche da as-sociazioni di più Comuni, nei casi in cui la zona di origine del prodotto risulti essere più estesa del territorio comunale;

- tutela legale sotto il profilo del diritto

esclusivo all’uso, di repressione delle imitazioni e delle contraffazioni;

- sistema di controlli esterni nei con-fronti dei soggetti autorizzati all’uso del marchio e sanzioni per i casi di ri-scontrata difformità dal regolamento.

Il marchio collettivo – in particolare, il marchio collettivo geografico – può essere considerato, una valida oppor-tunità. Il marchio collettivo, infatti, ove registrato ed applicato conformemente alle vigenti disposizioni e nel rispetto della disciplina comunitaria, costituisce uno strumento di immediata utilizza-zione, suscettibile di rispondere ad una serie di esigenze e di domande dei pro-duttori e dei consumatori. I principi essenziali per la messa a pun-to di un marchio collettivo geografico possono essere così riassunti:a) le caratteristiche intrinseche del pro-

dotto (natura, qualità, origine) pos-sono costituire, in generale, requisi-to per la concessione di un marchio collettivo;

b) il marchio collettivo c.d. geografico è costituito, in particolare, da un se-gno che indica la provenienza geo-grafica dei prodotti;

c) le caratteristiche qualitative prescritte per la concessione del marchio non possono risolversi nei meri requisiti obbligatori imposti dalla legislazione alimentare comunitaria o nazionale (ad es. tracciabilità o sicurezza ali-mentare), bensì devono rappresen-tare un quid pluris che distingua il prodotto da altri della medesima ca-tegoria;

d) il marchio può essere registrato da un’associazione, un consorzio, un qua-lunque organismo collettivo dei pro-duttori, o anche da “Amministrazioni dello Stato, delle Regioni, delle Province o dei Comuni”; anche il Comune può dunque procedere alla registrazione di un marchio collettivo geografico, con un semplice atto amministrativo (de-libera di Giunta) e senza necessità di adottare alcun regolamento;

e) il marchio deve offrire esplicite ga-ranzie attraverso il disciplinare, ov-vero il “regolamento concernente l’uso del marchio collettivo”, che

deve essere depositato unitamente alla domanda di registrazione;

f) il marchio deve essere garantito di-rettamente o indirettamente dal ti-tolare (nel caso di specie, il Comu-ne), il quale deve attivare i necessari controlli e procedure ed applicare le previste sanzioni per l’uso del mar-chio conformemente al regolamento d’uso, pena la decadenza.

Con particolare riferimento ai marchi collettivi geografici, va precisato che marchi collettivi di questo tipo sono stati più volte sottoposti al vaglio della Commissione europea, la quale esercita da tempo un’attenta vigilanza sull’uso delle denominazioni commerciali negli Stati membri sotto il profilo della loro compatibilità con le norme del Trattato.In varie occasioni, la Commissione eu-ropea ha invitato i Governi degli Stati membri ad adeguare la disciplina dei marchi collettivi nazionali o regionali di qualità e di origine ad una serie di rego-le, fra cui le principali sono le seguenti:a) la registrazione e l’uso di marchi col-

lettivi di qualità e di origine da parte di organizzazioni di produttori non sono sottoposti a particolari limita-zioni;

b) ove la registrazione sia invece opera di un soggetto “pubblico” (inteso nel senso ampio e non formale), occor-rerebbe distinguere a seconda delle diverse ipotesi:b.l) non sarebbero ammissibili indi-cazioni di provenienza riferite all’in-tero territorio di uno Stato membro e all’intero territorio di una regione, ma potrebbero essere invece ammes-se indicazioni di provenienza riferite ad aree di minore estensione;b.2) non sarebbero ammissibili indi-cazioni di provenienza nazionale rife-rite indistintamente a tutti i prodotti agroalimentari dello Stato membro, ma potrebbero essere invece ammesse indicazioni specifiche, riferite a speci-fici prodotti.

Anche tali indicazioni vanno dunque tenute presenti nella messa a punto di un marchio collettivo geografico.[* Docente di Diritto Industriale Univer-sità Perugia]

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CameraNotizie a cura della Redazione

Premio giornalistico “Raccontami l’Umbria”, edizione 2011

Sono ancora aperti i termini per partecipare all’edizione 2011 del Concorso internazionale di giornalismo “Raccontami l’Umbria”, indetto dalle Camere di commercio di Perugia e Terni. Il Premio giornalistico, istituito nel 2009 dalla Camera di commercio di Perugia in collaborazione con il Festival Internazionale di Giornalismo, è riservato agli articoli e ai servizi televisivi che abbiano trattato le eccellenze artistico-culturali-ambientali e il sistema economico-produttivo di qualità della regione, contribuendo a dare visibilità in Italia e nel mondo all’Umbria e al suo territorio.“Amo l’Umbria e scrivendo di questa splendida terra ho sempre cercato di coglierne gli aspetti più segreti, più intimi e discreti, caratteri che la distinguono e la rendono qualcosa di unico e speciale”. Con queste parole il giornalista catalano Josep Palau ave-va ritirato il Premio di giornalismo 2010.E infatti ogni articolo, ogni servizio televisivo partecipante al Premio rappresenterà un particolare punto di vista sul territorio umbro, sulle sue produzioni e il suo stile di vita, contribuendo a costruire, nel tempo, un lungo e coinvolgente “racconto” dell’Umbria.L’edizione 2011 del Premio presenta alcune novità rispetto alla precedente; saranno infatti tre le sezioni del concorso: Stampa, Televisione e Web. Gli elaborati saranno esaminati da una apposita Commissione di esperti e la proclamazione dei vincitori avverrà nel corso dell’edizione 2011 del Festival Internazionale di Giornalismo, a Perugia. L’entità del premio è determinata, per le rispettive se-zioni, in: euro 2.500 per la stampa, euro 2.500 per la tv, euro 1.500 per il web.La partecipazione al Premio “Raccontami l’Umbria” è totalmente gratuita e gli elaborati – articoli e servizi televisivi – dovranno essere inviati entro il 13 marzo 2011 alla Segretaria organizzativa del concorso presso la Camera di Commercio di Perugia, Ufficio Stampa e Comunicazione, via Cacciatori delle Alpi 42, 06121 Perugia. Per scaricare il bando e la modulistica consultare il sito: www.pg.camcom.gov.it.

Premiazione del Lavoro e dell’Impresa

Bandito per l’anno 2011 il Concorso per

la Premiazione del Lavoro e dell’Impre-

sa. La premiazione è una manifestazio-

ne “storica” della Camera di Commercio

con la quale ogni anno, sin dal 1952, si

intende segnalare alla pubblica opinio-

ne quei cittadini che con la loro lunga

attività lavorativa hanno dimostrato

doti di dedizione e spiccata professio-

nalità, e quegli imprenditori che con

le loro doti hanno saputo imporsi sul

mercato contribuendo alla crescita eco-

nomica della comunità. Il premio con-

siste in un attestato di benemerenza e

in una medaglia, che vengono conse-

gnati ai vincitori nell’ambito della Ce-

rimonia di premiazione. Edizione 2011. La partecipazione al concorso per la se-zione “Lavoro” è riservata a 10 dipen-denti di aziende private che abbiano prestato lodevole servizio per un perio-do di almeno 30 anni, con un minimo di 25 anni, presso la stessa azienda, o che si siano resi benemeriti con parti-colari e segnalati servizi resi all’azienda o che abbiano contribuito ad apportare notevoli miglioramenti tecnici a favore della stessa, o infine che abbiano con-seguito bevetti industriali di particolare interesse per l’attività aziendale. Posso-no aspirare alla premiazione del lavoro i lavoratori che non abbiano ottenuto riconoscimenti analoghi da altri enti, e tuttora in servizio, delle seguenti catego-rie: Agricoltura, Artigianato, Commercio,

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in una medaglia, che vengono conse-

gnati ai vincitori nell’ambito della Ce-

tuttora in servizio, delle seguenti catego-rie: Agricoltura, Artigianato, Commercio,

Industria, Pesca, Trasporti, Turismo, non-ché i dipendenti delle Aziende di Credito, delle Imprese di Servizi e delle Organiz-zazioni Imprenditoriali e Sindacali.La partecipazione al concorso per la sezione “Impresa” è invece riservata a 35 aziende, individuali o società, che nell’ambito della tradizione aziendale abbiano raggiunto almeno uno dei se-guenti obiettivi: abbiano incrementato il fatturato e/o l’occupazione; si siano particolarmente affermate sui mercati esteri; abbiano conseguito particolari risultati nel settore di appartenenza. I premi saranno così ripartiti: 8 al setto-re Industria; 8 al settore Artigianato; 8 al settore Agricoltura; 3 imprese da sce-gliere fra: imprese “giovani”, “sociali”, “innovative”.

Sarà la Giunta camerale, sulla base di un parere espresso da una commissio-ne appositamente costituita, a premiare lavoratori e imprese validi.Il concorso prevede, inoltre, 3 Premi al Merito a favore di Persone, Aziende, Enti ed Organismi della provincia che si siano particolarmente distinti nei campi del-la scienza, della cultura, dell’arte, dello sport e della solidarietà sociale e umana.Le domande vanno presentate entro il 31 gennaio 2011 a: Camera di Com-mercio di Perugia, Via Cacciatori del-le Alpi 42, 06121 Perugia (per fax al n. 075 5748203). Per scaricare il bando e la modulistica consultare il sito: www.pg.camcom.gov.it.

Premio regionale dell’olio DoP “Umbria” 2011

C’è tempo fino al 24 gennaio per par-tecipare alla 12esima edizione del Con-corso per l’assegnazione dei Premi ai migliori oli a denominazione di origi-ne protetta (DOP) Umbria e del Premio “Qualità e immagine”, una manife-stazione che nasce per valorizzare e promuovere la qualità dell’olio umbro, per favorirne la conoscenza e l’apprez-zamento presso i consumatori, nonché per rafforzarne la presenza nei mercati italiani ed esteri.Il Concorso è promosso dall’Unione Regionale delle Camere di Commercio dell’Umbria, in collaborazione con le Camere di Commercio di Perugia e Ter-ni, la Regione dell’Umbria, il Parco Tec-nologico Agroalimentare dell’Umbria, il Consorzio di Tutela Olio Extravergine Dop “Umbria”, la Coldiretti, la Confa-gricoltura, la Cia, l’Accademia Nazionale dell’olivo e dell’olio, la Facoltà di Agra-ria dell’Università degli Studi di Peru-gia, l’Istituto per il commercio Estero, l’Associazione Strada dell’Olio Extraver-gine d’oliva Dop Umbria e l’Associazio-ne Città dell’Olio.Al Concorso possono partecipare, con una sola denominazione, i detentori di prodotto pronto per l’immissione al consumo con certificazione a denomi-nazione di origine protetta “Umbria”. I campioni di olio ammessi al concorso

CameraNotizie

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saranno sottoposti ad un esame orga-nolettico a cura di una giuria regiona-le appositamente nominata. Verranno premiati gli oli che si classificheranno al primo posto per ogni sottozona.È prevista inoltre l’assegnazione del Pre-mio “Qualità e immagine”. I campioni di olio già confezionato, che supereran-no il punteggio di 75/100 all’esame or-ganolettico, verranno esaminati da una giuria di esperti, appositamente nomi-nata, che procederà ad una valutazione assegnando a ciascuna confezione fino ad un massimo di 100 punti valutando: completezza, chiarezza e contenuto, nel rispetto della normativa, delle informa-zioni al consumatore indicate nell’eti-chetta e nella retroetichetta (70% della valutazione finale); design e funziona-lità della bottiglia (20% della valutazio-ne finale); materiali innovativi impie-gati per la confezione, che valorizzano la qualità e l’origine del prodotto (10% della valutazione finale).Per incentivare l’adozione dei sistemi di certificazione e dare maggiore visibi-lità alle realtà imprenditoriali che certi-ficano quantitativi minori, per il 2011 è istituito anche un Premio Piccole Pro-duzioni certificate, riservato ai produt-tori che assicurano la commercializza-zione in proprio di un lotto omogeneo di almeno 10 hl.Le domande di partecipazione possono essere recapitate alla Segreteria del con-corso, presso la Camera di Commercio di Perugia, al n. fax 075 6309826. Per scari-care il bando e la modulistica consultare il sito: www.pg.camcom.gov.it.Il Concorso regionale DOP Umbria, nel rispetto delle modalità previste dalla competizione nazionale, seleziona gli oli che parteciperanno alle finali del Concorso Nazionale “Ercole Olivario” che si terrà dal 21 al 26 Marzo 2011.

SISTRI, Sistema di Tracciabilità dei Rifiuti. L’entrata in vigore prorogata al 1° giugno 2011

Mai come in questo momento la gestio-ne dei rifiuti è stata al centro dell’atten-

zione generale. Una vera emergenza na-zionale, che coinvolge non solo la tutela dell’ambiente ma anche la difesa della legalità. Questo vale in special modo per i rifiuti pericolosi che sono spesso og-getto di traffici illegali che causano gravi danni al territorio e possono mettere in pericolo la salute pubblica.Il SISTRI – Sistema Integrato di Controllo per la Tracciabilità dei Rifiuti, istituito con DM 17/12/2009 – entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio 2011 e consenti-rà di seguire elettronicamente tutte le fasi della gestione dei rifiuti e in par-ticolare di quelli speciali e pericolosi, eliminando di fatto ogni possibilità di occultamento. Con l’obiettivo di ren-dere più incisive le azioni di contrasto dei fenomeni illegali e al tempo stesso migliorare e semplificare le procedure a carico delle imprese, fino ad oggi svolte in modalità cartacea (Modello dichia-razione Ambientale, registri di carico e scarico, Formulari di identificazioni). Il SISTRI è basato su un sistema infor-matico estremamente sofisticato, che collega tutte le imprese del settore ri-fiuti attraverso una chiavetta USB e un dispositivo GPS “Black Box” per la loca-lizzazione satellitare dei veicoli.In provincia di Perugia sono circa 8.000 le imprese che operano nel settore ri-fiuti e che pertanto dovranno obbliga-toriamente aderire al SISTRI e dare corso dal 1° gennaio prossimo a tutte le novi-tà normative.Per quanto si riferisce alle consegne alle imprese dei 6.123 dispositivi USB inviati dal Ministero dell’Ambiente, la Camera di Commercio di Perugia ha già coperto circa il 50% delle esigenze. Nel frattempo il 28 dicembre è inter-venuta una proroga che differisce al 1° giugno 2011 l’entrata in vigore del Si-stri. Il provvedimento prevede inoltre: la proroga al 30 aprile 2011 del termine ultimo per la presentazione della di-chiarazione che produttori, smaltitori e recuperatori di rifiuti devono inviare al Ministero dell’Ambiente, in relazio-ne ai rifiuti prodotti e gestiti nel 2010 sulla base dei dati inseriti nel registro di carico e scarico; il termine del 31 di-cembre 2011 per presentare la suddetta

dichiarazione con riferimento alle in-formazioni relative all’anno 2011.Dal nuovo sistema si attendono van-taggi notevoli sia per lo Stato in termini di legalità, prevenzione, trasparenza, efficienza, semplificazione normativa, modernizzazione, ma anche per il si-stema delle imprese, che potrà contare su un sistema più sicuro, affidabile ed economico.

Partecipazione di imprese agroalimentari umbre alla rassegna fieristica di Shanghai

La Camera di Commercio di Perugia e il Centro Estero dell’Umbria, con la colla-borazione tecnica del Consorzio Umbria Export, hanno organizzato la parteci-pazione di imprese regionali del settore agroalimentare a FHC China 2010, la prin-cipale rassegna fieristica dell’area asiati-ca per i settori Food, Ospitalità e Catering, che da 14 anni si tiene a Shanghai.La rassegna, che si è tenuta nel mese di novembre, è stata inaugurata con numeri da primato: circa 1.000 aziende espositrici di 61 paesi, 28 padiglioni na-zionali, 20.000 i buyers di ogni regione della Cina e oltre 30.000 operatori pro-fessionali dei paesi dell’area asiatica.L’FHC China di Shanghai è un appun-tamento irrinunciabile per le imprese agro alimentari che intendono lavorare sui mercati asiatici e cinese in partico-lare. Il mercato cinese offre interessanti opportunità per l’agroalimentare ita-liano e anche le piccole e medie impre-se umbre hanno tutte le carte in regola per guadagnarsi un loro spazio, soprat-tutto per l’alto standard qualitativo dei prodotti che offrono. La Camera di Commercio e il Centro Estero dell’Umbria hanno inserito que-sta manifestazione nei rispettivi pro-grammi promozionali a sostegno di un comparto di primaria importanza nel sistema produttivo locale. Nell’open space allestito all’interno New Interna-tional Expo Centre di Shanghai trovano posto le eccellenze della produzione agroalimentare umbra: olio extravergi-ne di oliva, vini, prodotti dolciari, che

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i consumatori cinesi hanno già dimo-strato di apprezzare. Queste le azien-de umbre partecipanti: Azienda Agri-cola Dionigi Bevagna, Cantine Novelli Srl, Coldibetto Soc. Semplice, Cufrol Srl Spoleto, Di Lorenzo Srl, Gatti France-sco & Figli Snc, Industria Alimentare Filiberto Bianconi 1947 S.p.a., Molini Spigadoro S.p.a., Muzzi Srl, Terre Mar-garitelli Srl.Negli ultimi cinque anni, l’agroalimen-tare Made in Italy ha realizzato incre-menti costanti delle proprie esporta-zioni verso la Cina per molti prodotti di punta: vino (31%), olio d’oliva (64%), formaggi (43%), pasta (22). La Cina, dun-que, può essere vista come opportunità e non solo come competitor agguerrito e spregiudicato su scala mondiale. All’ FHC China 2010 si specchia una realtà nuova, rappresentata da centinaia di milioni di nuovi consumatori che han-no raggiunto una capacità di acquisto che nelle principali aree urbane cinesi è confrontabile con quella della media europea. Peraltro le produzioni agro alimentari umbre sembra siano molto apprezzate dai cinesi, che vi riconosco-no qualità e anche un forte contenuto di immagine e tradizione. La presenza

dell’Umbria alla FHC guarda pragmati-camente ad una crescente importanza della Cina nella geografia dell’export italiano di prodotti agroalimentari, che soltanto nei primi sette mesi del 2010 è cresciuto di quasi il 150%.

In arrivo nuovi contributi in conto interessi a favore di piccole e medie imprese per programmi di investimento, ristrutturazione finanziaria e liquidità aziendale.

La Camera di Commercio di Perugia ha di recente approvato nuovi interventi a sostegno delle piccole e medie impre-se della provincia. Nel difficile periodo congiunturale che attraversa l’econo-mia regionale e nazionale è infatti di primaria importanza sostenere quelle imprese che intraprendano operazioni di investimento e sviluppo azienda-le, portino avanti progetti di ristruttu-razione finanziaria oppure necessitino di ricorrere al credito per sostenere la propria liquidità. Per questo motivo sono state indivi-

duate due distinte linee di azione: in-terventi in conto interessi a sostegno delle PMI su programmi di investimen-to; interventi in conto interessi a soste-gno delle PMI per progetti di razionaliz-zazione della struttura finanziaria o per liquidità aziendale.La somma stanziata a disposizione del-le imprese ammonta, per ciascuna li-nea di contributo, a 150mila euro, della quale una quota pari al 50% costituirà una riserva a vantaggio delle microim-prese. Il contributo camerale consiste nell’abbattimento del tasso di inte-resse applicato alle imprese dagli isti-tuti di credito per i finanziamenti ero-gati dal 1° luglio 2010 al 31 marzo 2011.L’agevolazione consiste nell’assegnazio-ne a ciascuna impresa di un contributo pari all’abbattimento di 2,00 punti del costo del finanziamento erogato.Il contributo è concesso in forma at-tualizzata e in unica soluzione in base ai tassi determinati periodicamente dagli organi dell’Unione Europea.Per scaricare i bandi consultare il sito

www.pg.camcom.gov.it.

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Note di legislazione regionale a cura di Massimo Duranti

Leggi e regolamenti, decreti e determinazioni pubblicati dal 20 ottobre al 15 dicembre 2010

In questa rubrica vengono riportati le leggi regionali, i regolamenti regionali e i testi coordinati delle leggi regionali pubblicati nell’ultimo periodo sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria con una sintesi del loro contenuto. Vengono altresì riportate le più rilevanti deliberazioni della Giunta regionale, del Consiglio regionale, i Decreti del Presidente della Giunta regionale e le Determinazioni dirigenziali di interesse generale riferiti al medesimo periodo di pubblicazione, aventi per lo più riflessi di na-tura economica. In particolare sono citati i Regolamenti Comunitari dei quali la Regione prende atto con proprie deliberazioni riguardo alle provvidenze riferite all’Umbria. Per ogni legge, regolamento e ogni altro atto citato vengono indicati il numero e la data del Bollettino Ufficiale nel quale sono pubblicati, ciò al fine della eventuale consultazione possibile – fra l’altro – presso l’Ufficio Documentazione del Consiglio regionale dell’Umbria (Piazza Italia, 2).Dal 1° gennaio 2005 i Bollettini Ufficiali della Regione dell’Umbria degli ultimi 60 giorni sono consultabili gratuitamente su Internet alla pagina http: www.regione.umbria.it L’archivio integrale delle annate dal 2001 sarà invece disponibile per i soli abbonati.

Legge regionale del 25 novembre 2010, n. 23Assestamento di bilanci odi previsione per l’esercizio finanziario 2010, ai sen-si della legge regionale di contabilità 28 febbraio 2000, n.13, artt. 45 e 82, e provvedimenti collegati in materia di entrata di spesa. Modificazioni ed in-tegrazioni di leggi regionali (supplemento straordinario al Bollettino Ufficiale n.56 del 26 novembre 2010)

La legge accerta il saldo finanziario negativo alla chiusura dell’esercizio fi-nanziario 2009 in euro 206.549.349,84 – dovuta a mancata stipulazione di mutui deliberati –, alla cui copertura, la medesima legge provvede preveden-do la stipula di mutui trentennali di pari importo. La legge prevede anche variazioni di bilancio in relazione a leggi già ap-provate. Inoltre, sono state apportate alcune modifiche a leggi di bilancio (previsione 2010 e pluriennale), alla legge sulla valutazione ambientale, sul patrimonio ittico (modifiche margina-li), sull’attività di estetista, sull’ATER (gettoni ai revisori dei conti e scadenze per adempimenti), precisazioni varie e, riguardo alla cooperazione, viene stabilito che la Regione concede aiu-ti a cooperative agricole di cui è socio esercitando il diritto di recesso dalla compagine societaria.

Legge regionale del 10 dicembre 2010, n. 24Modificazioni delle leggi regionali 18 ottobre 2006, n.13 (Istituzione del Ga-rante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà per-sonale), 29 luglio 2009, n. 18 (Istituzio-ne del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza) e 27 novembre 2007, n.30 (nuova disciplina del Difensore ci-vico regionale. Abrogazione della legge regionale 30 novembre 1995, n.45)(supplemento ordinario n.1 al Bollettino Ufficiale n.59 del 15 dicembre 2010)

Oltre a modifiche marginali, la legge in questione prevede che il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, se risultasse dipendente regionale o di al-tro ente pubblico, dovrà essere colloca-to in aspettativa (senza assegni). L’in-dennità prevista è pari al 20% di quella del consigliere regionale. Alle strutture e al personale necessari provvederà la Giunta, ma il Garante potrà avvalersi dell’Osservatorio regionale sulla condi-zione penitenziaria e di altre organiz-zazioni del settore. La legge, per ciò che riguarda il Garante per l’infanzia, ne prevede l’incompatibilità con attività che possano configgere. Per il medesi-mo è prevista una indennità pari al 10% di quella del consigliere regionale. Ri-guardo invece al Difensore civico, viene

stabilito che l’indennità sia pari al 35% di quella del consigliere regionale.

Legge regionale del 10 dicembre 2010, n. 25Riduzione della spesa per gli apparati politici della Regione – Modificazioni di leggi regionali(supplemento ordinario n.1 al Bolletti-no Ufficiale n.59 del 15 dicembre 2010)

Sempre nell’ambito del contenimento della spesa pubblica, la legge in ogget-to riduce gli stanziamenti previsti per gli apparati politici della Regione. Le riduzioni riguardano le indennità spet-tanti ai Consiglieri regionali (meno 10% della parte eccedente gli 80.000 euro), ma anche dei membri della Giunta re-gionale non consiglieri regionali (ana-loghe riduzioni percentuali) e le spese per il funzionamento dei gruppi consi-liari (personale e dotazioni finanziarie). I nuovi importi sono previsti a valere fino al 2013. Ridotti anche i rimborsi delle spese di permanenza e di missione dei consiglieri e membri di Giunta.

Legge regionale del 10 dicembre 2010, n. 26Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l’anno 2011.(supplemento ordinario n.1 al Bolletti-no Ufficiale n.59 del 15 dicembre 2010)

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Note di legislazione regionale

Come per ogni nuovo anno finanziario, anche per il 2011, apposita legge come quella in oggetto, prevede l’autorizza-zione alla Giunta regionale all’esercizio provvisorio del bilancio per il primo tri-mestre. Autorizzazione che vale, ovvia-mente, per la riscossione delle entrate, l’impegno e il pagamento delle spese limitatamente a un dodicesimo di quan-to stanziato per il 2010. Non soggette ai limiti di cui sopra sono le spese obbliga-torie o finanziate da assegnazioni statali.

Deliberazione della Giunta regionale del 18 ottobre 2010, n.1434P.S.R. Umbria 2007/2013 – Asse 3. Misura 3.2.1 – Azione b) – tipologia b2). Rea-lizzazione di infrastrutture in fibra otti-ca a banda larga. Procedura di consul-tazione pubblica. Cod. A2010321BB201(Bollettino Ufficiale n.50 del 27 ottobre 2010)

Determinazione dirigenziale 5 ottobre 2010, n.8467Bando per il finanziamento di inter-venti volti alla promo-commercializ-zazione turistica di prodotti tematici e prodotti d’area mediante la realiz-zazione di progetti integrati collettivi. Integrazioni e proroga termini. Appro-vazione e pubblicazione protocollo per valutazione progetti componente E) ENERGIA E AMBIENTE (Supplemento ordinario n.1 al Bolletti-no Ufficiale n. 50 del 27 ottobre 2010)

Deliberazione della Giunta regionale 18 ottobre 2010, n.1445Reg. (CE) n.1234/2007 e n. 555/2008 – OCM vino. Programma nazionale di sostegno del settore vino. Decreto ministeriale n.7160 del 26 luglio 2010. Rimodulazione delle risorse finanziarie tra le misure per la campagna 2010/2011.(Bollettino Ufficiale n.51 del 3 novembre 2010)

Determinazione dirigenziale 11 ottobre 2010, n.8626 Direzione regionale sviluppo economico e attività produttive, istruzione, formazione e lavoro – servizio commercio e tutela dei consumatori

L.R. 12/1997 – Agevolazioni finanziarie a favore delle piccole e medie imprese del commercio e dei servizi – Approvazione graduatorie mesi di agosto e settembre 2010.(Bollettino Ufficiale n.51 del 3 novembre 2010)

Determinazioni dirigenziali 2 novembre 2010, n.9339 Direzione regionale Agricoltura e foreste, aree protette, valorizzazione dei sistemi naturalistici e paesaggistici, beni e attività culturali, sport e spettacolo Servizio Sviluppo sostenibile delle produzione agricoleDisciplinari di produzione integrata, sezioni pratiche agronomiche, per le colture agricole nella regione Umbria.(Supplemento ordinario n.2 al Bolletti-no Ufficiale n. 52 del 10 novembre 2010)

Deliberazione della Giunta regionale 25 ottobre 2010, n.1485 Programma di Sviluppo Rurale per l’Umbria 2007/2013 – Asse 1. Misura 1.2.5. – azione c) Tipologia 2 – D.G.R. n.1905/2009 – Approvazione Piano at-tuativo 2010 – euro 7.500.000,00(Bollettino Ufficiale n.53 del 17 novem-bre 2010)

Deliberazione della Giunta regionale 18 ottobre 2010, n.1431Certificazione della produzione dei ri-fiuti urbani e della raccolta differenzia-ta nell’anno 2009.(Supplemento ordinario n.1 al Bolletti-no Ufficiale n. 53 del 17 novembre 2010)

Determinazione dirigenziale 29 ottobre 2010, n. 9299 Direzione regionale agricoltura e foreste, aree protette, valorizzazione dei sistemi naturalistici e paesaggistici, beni e attività culturali, sport e spettacolo Servizio Sviluppo sostenibile delle produzione agricoleProgetto “Le strade del Bio: percorsi edu-cativi ed eno-gastronomici alla scoperta delle eccellenze biologiche dell’Umbria” azioni 3.1 e 3.2 dell’asse 3 del “PAN-BIO

2008 e 2009”. Norme procedurali per la selezione dei soggetti attuatori e moda-lità di concessione del finanziamento.(Supplemento ordinario n.2 al Bolletti-no Ufficiale n. 53 del 17 novembre 2010)

G.A.L Media Valle del Tevere TorgianoPSR Umbria 2007-2013 Asse 4 – Azione A – Tipologia 2 creazione e sviluppo di centri di servizi collegati all’attività turistica (Codice SIAN 413.0008.0002). Estratto avviso pubblico.(Bollettino Ufficiale n.54 del 24 novem-bre 2010)

Determinazione dirigenziale 8 novembre 2010, n. 9473Reg. (CE) n.1198/2006 – FEP (Fondo Eu-ropeo per la Pesca) 2007/2010 Determi-nazioni.(Supplemento ordinario n.1 al Bolletti-no Ufficiale n. 57 del 1 dicembre 2010)

Deliberazione della Giunta regionale 4 novembre 2010, n. 1545L.R. 17/2004. Programma annuale per lo spettacolo – anno 2010.(Bollettino Ufficiale n.58 del 7 dicembre 2010)

Determinazioni dirigenziali 24 novembre 2010, n. 10018L.R. 24/2003. “Sistema museale regio-nale – Salvaguardia e valorizzazione dei Beni culturali connessi”. Program-ma annuale 2010.(Supplemento ordinario n.2 al Bolletti-no Ufficiale n. 58 del 7 dicembre 2010)

Leggi e Decreti dello Stato Istituto Nazionale di StatisticaIndici dei prezzi al consumo per le fa-miglie di operai e impiegati, relativi al 2010, che si pubblicano ai sensi dell’ar-ticolo 81 della legge 27 luglio 1978, n. 392 (Disciplina delle locazioni di immobili urbani), ed ai sensi dell’articolo 54 della legge del 27 dicembre 1997, n. 449 (Mi-sure per la stabilizzazione della finanza pubblica).(Bollettino Ufficiale n.54 del 24 novem-bre 2010)

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Scaffale a cura di Antonio Carlo PontiScaffale a cura di Antonio Carlo Ponti

Massimo Duranti (a cura di)Centocinquant’anni di delizie a Perugia: dal 1860 Sandri, in collaborazione con Andrea Baffoni, Francesca Duranti. EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2010, pp. 80, ill. bn e colore, euro 18.

Curato con le consuete competenza e passione da Massimo Duranti, lo storico della ditta San-dri e critico d’arte della pittrice Carla Schucani, discendente dei fondatori e attuale titolare dell’antica e prestigiosa pasticceria, il quaderno-rivista che celebra la ricorrenza è ammirevole per eleganza grafica e diligenza redazionale. Ed è di grande leggibilità, infatti racconta per im-magini soprattutto la storia di un negozio e di un laboratorio che hanno accompagnato per un secolo e mezzo la crescita di Perugia, città civile e splendida. Risale al 1860 la discesa dall’Enga-dina in Italia, anzi in Umbria, a Perugia per la precisione, di Jachen Schucan, commerciante che italianizzerà il nome in Giacomo Schucani, che gestirà il caffè più noto della città, frequentato presumo da Benedetto Croce e da Nathaniel Hawthorne e da altri viaggiatori italiani e stranieri. Il nome Sandri deriva dal cognome di Nicola Zonder, un cugino svizzero che dopo la morte di Giacomo gestirà la ditta per conto dei quattro figli minorenni. L’album contiene anche scritti interessanti di Andrea Baffoni, Francesca Duranti, Clara Cutini e Jacopo Manna.

Michele Chierico Guido Pompilj. 1954-1910. L’uomo, il politico, le lettere, Perugia, EFFE Fabrizio Fabbri Editore, 2010, pp. 246, ill. bn, euro 22.

Vita, morte e miracoli (politici, diplomatici, imprenditoriali) del più grande uomo politico umbro fra i due secoli, deputato per un quarto di secolo, sottosegretario in due governi, presidente della Provincia dell’Umbria, due volte delegato plenipotenziario del re d’Italia alle Conferenze interna-zionali della pace dell’ Aja. Notissimo e stimato quale sobrio, onesto e rigido servitore dello Stato, in Umbria (era nato a Monte del Lago sul Trasimeno), si oppose con tutte le forze ai tentativi – frutto di bieco egoismo degli agrari – di prosciugamento del cosiddetto Lago di Perugia, caro alle comunità e alla natura e al clima, promuovendo la nascita di un Consorzio di bonifica. Innamoratosi profon-damente della famosa poetessa d’origine armena Vittoria Aganoor, la sposò nel 1901, dando vita a un’armonia di coppia di struggente intensità; alla morte di lei, alla mezzanotte inoltrata dell’8 maggio 1910, non superò lo sgomento e alle undici della mattina del medesimo giorno si sparò alla tempia, suscitando dolore, sentimenti, e “scandalo”. Un libro molto ben condotto, una perfetta biografia, con un eccesso se mai di note e notizie, ma manca l’indice dei nomi e dei luoghi.

Patrizia Trivisonno (a cura di) La Pressa di Terni. Cronaca di un salvataggio, Terni, Società delle Fucine, 2010, pp. 106, ill. bn, s.i.p.

Dedicato all’ingegner Gino Papuli, da poco scomparso e ”motore inesauribile di idee” – cui si deve in massima parte il salvataggio dell’immensa pressa (da 12.000 tonnellate), destinata alla demolizione e al contrario oggi posta davanti alla stazione ferroviaria, icona del lavoro operaio di più generazioni -, il cospicuo libro non è solo il racconto, avventuroso e coraggioso, faticoso e costoso, di come si sia riusciti nell’impresa, ma anche la storia dell’industria pesante a Terni, detta non molto lontano dal vero la “Manchester d’Italia” (Fabbrica d’Armi, Fonderia, Acciaierie, grazie alla forza motrice delle acque molto copiose). Ampiamente documentato, lo studio a più mani si avvale, dopo la presentazione dell’amministratore della Società delle Fucine Massimo Calderini e la prefazione informata di Renato Covino, grande conoscitore del-la realtà industriale ternana, dell’introduzione della curatrice, e dei saggi di Gino Papuli: La Pressa; la biografia di un protagonista: Ingegnere Domenico Mascio scritta dal figlio Giuseppe; Il ciclo di produzione dell’acciaio di Bruno Baroni; Lo smontaggio e il rimontaggio di P. Trevi-

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Scaffale Scaffale

sonno; Divagazioni sulla “bellezza” della macchina di Mario Panizza. Chiude la Postfazione di Bruno Toscano. Qualche data e qualche dato. La Pressa venne installata nel 1935, sostituita nel 1989, smontata e rimontata nel periodo 1992-1999, anno dell’inaugurazione della collocazione all’aperto. Agli inizi del Novecento Terni vantava la presenza di un immenso Maglio per fucinare grandi lingotti d’acciaio, che purtroppo subì l’onta della distruzione.

AUR Dentro l’Umbria due. Riflessioni e piste di ricerca. Rapporto Economico e Sociale 2008-2009, Perugia, Agenzia Umbria Ricerche, Aur Rapporti, 2010, pp. 769, s.i.p.

Seguendo una tradizione consolidata, che in ultima istanza si può dire sia la ragion d’essere dell’istituto di ricerca della Regione Umbria, anche questo Rapporto fa sue indagini e analisi di conio recente e fa salve questioni sul tappeto sia in ambito europeo-nazionale sia regionale. Insomma, sembra dire: penso globale e agisco locale. Aperto, al solito, da una Introduzione intelligente e circostanziata del presidente Claudio Carnieri, il denso, ampio, sfaccettato volu-me, fitto di commenti, statistica, grafici, è una fotografia in movimento dell’Umbria economica e sociale, con ombre e luci, limiti e proiezioni, esiti e piccole utopie con le quali andare avanti, guardare oltre, travalicare l’immediato pieno di incertezze e delusioni. Partendo dalla “grande crisi“, a causa della quale nulla sarà più come prima, secondo il pen-siero di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, questi tempi difficili, scrive Carnieri, mettono a repentaglio lo sviluppo. Circa 65 mila imprese delle imprese e dei servizi con almeno 20 addetti sono state coinvolte nel processo di ristrutturazione, subendo sbandamenti e oscil-lazioni. Ma questo è solo uno dei dati presi in esame dalla corposa ed esaustiva radiografia del rapporto odierno, che viene dopo i due precedenti: L’Umbria nell’Italia mediana, del 2006 e Dentro l’Umbria, del 2007, nei quali la regione era studiata con pari acribìa e in profondità. Per dare un panorama di questa accuratezza e completezza, si dà qui l’indice delle sezioni e i relativi autori: I. Il quadro economico: Il quadro macro economico e l’evoluzione del modello umbro (Elisabetta Tondini) - II. Le imprese: Piccole imprese, competitività e crescita economica (Luca Ferrucci); L’artigianato (Sergio Sacchi); Il sostegno all’imprenditoria giovanile (Giacomo Frau, Meri Ripalvella) – III. L’ambiente per lo sviluppo: Capacità, luoghi, reti della ricerca (Mau-ro Casavecchia); Servizi alle imprese (Elena Bartocci, Davide Castellani); Politiche occupazionali difensive e recessione (Lorenzo Birindelli); Le aree produttive: Diffusione, frantumazione, qua-lità (Marco Storelli, Donatella Venti) – IV. Profili sociali: Caratteri socio-demografici (Luca Cal-zola); Culture della partecipazione e forme di aggregazione negli anziani (Paolo Montesperelli, Riccardo Cruzzolin, Federica De Lauso, Elisa Fuschi, Rosa Rinadi) – V. La finanza locale: Finanza locale dei Comuni umbri: Uno studio ricognitivo (Loris Nadotti). Come si evince dalla trattazione e dalle firme, il Rapporto è strumento basilare per capire l’Um-bria e dove sta andando.

Provincia di PerugiaOtto Regine. Storia e storie del Risorgimento umbro, Perugia, 2010, pp. nn., ill. colore, cartonato, s.i.p.

In occasione delle prossime celebrazioni dell’Unità nazionale, la Provincia di Perugia ha orga-nizzato una nutrita serie di eventi, fra i quali il libro che qui si segnala. Si tratta di un album a fumetti dove si racconta la storia degli “affreschi” che Domenico Bruschi (1840-1910), di cui ricorrono infatti i cento anni della morte, dipinse nel Palazzo del Governo o della Provincia, in Piazza Italia a Perugia, nella Sala del Consiglio. Il fumetto (disegnato da Giuseppe Palumbo e sceneggiato da Francesco Antibagni) si apre con le otto regine del titolo: Perugia, Foligno, Terni, Orvieto, Spoleto, Rieti, quindi l’Umbria e l’Italia.