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N N E E W WS S L L E E T T T T E E R R 4 4 8 8 - - 2 2 0 0 1 1 4 4 Iscriviti QUI alla Newsletter del Biologico…e non solo! Ora anche in Facebook!! ______________________________________________ NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO NOI, I CUSTODI DEL NOSTRO PIANETA La violenta fase di maltempo che ha interessato per più giorni l’Italia sembra averci dato un po’ di tregua, lasciandoci le immagini della devastazione della forza della natura. Eppure la responsabilità di tutto ciò non può essere attribuita alla natura stessa, ma all’uomo, alla sua superficialità e alla sua avidità. Il 5 Dicembre ci sarà la giornata mondiale del suolo (World Soil Day ) contro la cementificazione del pianeta, un ulteriore occasione per portare all’attenzione la situazione di emergenza in cui versa la Terra. I frequenti episodi degli ultimi anni non fanno altro che confermare che Madre Natura si ribella alla prepotenza dell’uomo, al suo egoismo e alla poca compassione che nutre nei confronti della stessa e della vita, non rispettando le regole e attuando omportamenti generati esclusivamente da meri interessi economici. Costringere i fiumi in letti sempre più piccoli, interrare canali, cementificare dove non si dovrebbe, disboscare selvaggiamente, scarsa o inesistente manutenzione dell’intero territorio sono solo alcuni degli errori che sono stati fatti negli ultimi anni e che continuiamo a fare tutt’ora, ma purtroppo li stiamo pagando a caro prezzo con la perdita di vite umane, di beni realizzati con i sacrifici di una vita intera e di ricordi accumulati in tanti anni. E’ molto doloroso vedere le drammatiche immagini della devastazione, figlia dell’incuria dell’uomo. Il disastro verificatosi a Carrara, che per molti di noi di VeganOK Network è stata o è, casa, ci ha particolarmente toccato. Il nostro pensiero va infatti alle famiglie rimaste senza casa, ai laboratori devastati, ai piccoli commercianti che si sono visti distrutti i loro negozi e agli animali rimasti anche loro vittime di questa tragica esondazione. Non dimenticando però la grave calamità che ha colpito gran parte del nostro Paese. Madre Terra non è una nostra proprietà esclusiva, bensì un posto dell’universo in cui l’uomo e tutti gli altri esseri viventi hanno trovato il loro habitat. E proprio l’uomo avrebbe il compito di custodire e proteggere questo pianeta, ma sciaguratamente questo impegno è stato disatteso. Non c’è più tempo. Dobbiamo riflettere su questa condizione, non possiamo incolpare sempre gli altri, le amministrazioni o le multinazionali, facciamoci un esame di coscienza, anche i nostri piccoli gesti quotidiani, come buttare una carta per terra, possono fare la differenza per tornare ad essere custodi del nostro pianeta. (dalla Newsletter di Promiseland – novembre 2014)

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NOI, I CUSTODI DEL NOSTRO PIANETA La violenta fase di maltempo che ha interessato per più

giorni l’Italia sembra averci dato un po’ di tregua, lasciandoci le immagini della devastazione della forza della natura. Eppure la responsabilità di tutto ciò non può

essere attribuita alla natura stessa, ma all’uomo, alla sua superficialità e alla sua avidità.

Il 5 Dicembre ci sarà la giornata mondiale del suolo (World Soil Day) contro la cementificazione del pianeta, un ulteriore occasione per portare all’attenzione la situazione di emergenza in cui versa la Terra. I frequenti episodi degli ultimi anni non fanno altro che confermare che Madre Natura si ribella alla prepotenza dell’uomo, al suo egoismo e alla poca compassione che nutre nei confronti della stessa e della vita, non rispettando le regole e attuando omportamenti generati esclusivamente da meri interessi economici. Costringere i fiumi in letti sempre più piccoli, interrare canali, cementificare dove non si dovrebbe, disboscare selvaggiamente, scarsa o inesistente manutenzione dell’intero territorio sono solo alcuni degli errori che sono stati fatti negli ultimi anni e che continuiamo a fare tutt’ora, ma purtroppo li stiamo pagando a caro prezzo con la perdita di vite umane, di beni realizzati con i sacrifici di una vita intera e di ricordi accumulati in tanti anni. E’ molto doloroso vedere le drammatiche immagini della devastazione, figlia dell’incuria dell’uomo. Il disastro verificatosi a Carrara, che per molti di noi di VeganOK Network è stata o è, casa, ci ha particolarmente toccato. Il nostro pensiero va infatti alle famiglie rimaste senza casa, ai laboratori devastati, ai piccoli commercianti che si sono visti distrutti i loro negozi e agli animali rimasti anche loro vittime di questa tragica esondazione. Non dimenticando però la grave calamità che ha colpito gran parte del nostro Paese. Madre Terra non è una nostra proprietà esclusiva, bensì un posto dell’universo in cui l’uomo e tutti gli altri esseri viventi hanno trovato il loro habitat. E proprio l’uomo avrebbe il compito di custodire e proteggere questo pianeta, ma sciaguratamente questo impegno è stato disatteso. Non c’è più tempo. Dobbiamo riflettere su questa condizione, non possiamo incolpare sempre gli altri, le amministrazioni o le multinazionali, facciamoci un esame di coscienza, anche i nostri piccoli gesti quotidiani, come buttare una carta per terra, possono fare la differenza per tornare ad essere custodi del nostro pianeta.

(dalla Newsletter di Promiseland – novembre 2014)

(da A.Ve.Pro.Bi. – novembre 2014)

COME RISCALDARE CASA A COSTO ZERO: L’ESPERIMENTO DI PETRALIA SOPRANA (con VIDEO)

Riscaldare casa a costo zero è davvero possibile? A Petralia Soprana, in provincia di Palermo, un agricoltore è il protagonista di un esperimento ben riuscito. Il metodo non costa nulla, non inquina e produce compost di qualità. Di cosa si tratta? Calogero D'Alberti è riuscito a riscaldare la sua casa di campagna con energia prodotta da biomassa, senza combustione e a costo zero. Il punto di partenza è un

cumulo di materiali formato principalmente da fieno grosso, canne, fascine e concime di cavalli come attivatore. A partire da questi elementi è possibile dare vita a una precaldaia che serve per scaldare l'acqua per i sanitari e per il riscaldamento. Si tratta di un processo ecologico che avviene senza scarti di produzione. Il ciclo di surriscaldamento della biomassa termina infatti con la creazione di compost di ottima qualità che va benissimo per fertilizzare l'orto e il frutteto della casa di campagna. Un cerchio virtuoso, che si chiude, nel rispetto dell'ambiente e senza sprechi di denaro e di materie prime. D'Alberti ospita volentieri i visitatori incuriositi dalle possibilità di riscaldamento messe a disposizione dalla biomassa e senza combustione. Il suo cumulo è un grado di riscaldare una casa di campagna per 18 mesi a costo zero e senza inquinare. I vantaggi di questo sistema sono numerosi: non produce cattivo odore, riutilizza i materiali di scarto dell'azienda, non vi sono né combustione né produzione di gas. E alla fine del processo il materiale utilizzato si trasforma in compost di qualità utile per migliorare le caratteristiche del terreno agricolo e per arricchirlo. Questo sistema di riscaldamento non dà vita a materiali di scarto. Si basa sul metodo del compost caldo, da ottenere realizzando un cumulo di almeno 1 metro cubo di materiale organico. Nel cumulo sono presenti parti secche e parti verdi a cui viene aggiunto un attivatore carico di batteri, come lo può essere il letame. Il calore viene prodotto da un processo di fermentazione aerobica. Il risultato è dato da acqua calda e compost sempre a disposizione. Ecco un video che vi aiuterà a saperne di più. Leggi anche:

• I 5 modi per riscaldare la casa e risparmiare energia • Riscaldamento: 10 consigli per risparmiare soldi e energia • Impianto di riscaldamento a battiscopa: funzionamento e vantaggi

(da Greenme.it – novembre 2014)

LE CITTÀ POST-CARBONE: UNA STRADA PER AFFRANCARSI DAL DISASTRO C’È MA CI SI OSTINA A NON VOLERLA VEDERE

Sconvolgente, senza controllo, ferite enormi che si aprono a spaccare un paese già piegato, prosciugato, seviziato. E’ quanto sta accadendo al nord, risucchiato dalle

correnti di acque impetuose che cancellano interi borghi. Vogliamo città post-carbone e post-cemento e non sono solo un'utopia.

Ora si affronta l’emergenza, per dare sollievo alla disperazione, ma ci siamo accorti che ogni giorno è diventato un’emergenza? L’eurodeputato dei 5 Stelle Dario Tamburrano non ha dimenticato quel volume che lui stesso ha regalato a tanti amministratori locali italiani, l’edizione italiana di “Post Carbon Cities”.

“Abbiamo inviato il link del testo a migliaia di amministratori locali italiani. Nessuno ci ha risposto – spiega – L’ho regalato anche ad Ignazio Marino quando ancora non era sindaco di Roma. In questi anni l'insicurezza energetica e i danni causati dalla contemporanea incuria del territorio e dai cambiamenti climatici sono aumentati esponenzialmente. Mentre le città (non solo italiane) si alluvionano una volta a settimana e i rischi di una crisi Russa ci portano a seri rischi di approvvigionamento energetico, quello che sento in Commissione Energia Ricerca e Industria e in Seduta Plenaria al Parlamento Europeo mi fa cascare le braccia: i decisori politici vivono davvero in un altro pianeta e in un altro secolo. Anche a Bruxelles, infatti, la stragrande maggioranza degli Eurodeputati sembra stare in una bolla di sapone; sono convinti della possibilità di mantenere in piedi e risanare un sistema economico completamente fallito e dalle fondamenta marce. Ma non è mai troppo tardi per scaricare e diffondere questo testo ed agire, almeno per limitare (ormai) i danni nel futuro”. Scarica QUI: “POST CARBON CITIES - COME AFFRONTARE L’INCERTEZZA CLIMATICA ED ENERGETICA: UNA GUIDA AL PICCO DEL PETROLIO E AL RISCALDAMENTO GLOBALE PER GLI AMMINISTRATORI LOCALI". (da Il Cambiamento – novembre 2014)

IL BUSINESS DELL’OLIO DI PALMA È il grasso principale di molti biscotti e merendine ma i suoi effetti sulle economie

dei Paesi emergenti fanno discutere.

Si chiama olio di palma, ma nelle etichette dei prodotti alimentari spesso si nasconde dietro la dicitura generica di "olii e grassi vegetali". E' una materia prima poco costosa con caratteristiche simili a quelle del burro. Utile per la preparazione di dolci e snack industriali, viene anche impiegata nel mercato della cosmetica per saponi e detergenti. Il prodotto si ottiene dai frutti della pianta originaria dell’Africa Occidentale e poi esportata in tutta l’Africa, Asia, Nord America e Sud America. Quando fu introdotta nelle regioni del Sud-Est asiatico, venivano esportate 250mila tonnellate di olio di palma. Oggi, la richiesta è salita a 60 milioni. L’uso massiccio delle piante comporta grandi costi ambientali ed etici. La richiesta di olio di palma è talmente alta che, per stare al passo con gli ordini dell’industria alimentare, centinaia di ettari di foreste vengono abbattute e convertite in monoculture. In questo modo non solo si mettono a rischio gli habitat naturali, ma si compromette la biodiversità. La ricerca continua di aree per allargare la coltura ha portato allo sfratto di indigeni in Indonesia e Malesia (oggi principali produttori). A questo si aggiunge il rischio per la salute: l’olio di palma, infatti, assunto quotidianamente è dannoso per l’organismo per via dell’alta presenza di grassi saturi. Essendo utilizzato per merendine, biscotti e snack, la quantità pro capite consumata da ogni individuo è considerevole – in particolar modo tra i bambini. L’impatto sull’ambiente L’industria dell’olio di palma è una tra le maggiori responsabili della deforestazione nel Sud Est Asiatico. In Indonesia, tra il 1967 e il 2000, l'area dei territori destinati alla coltivazione di palme è cresciuta da poco meno di 2mila chilometri quadrati a oltre 30mila.

Il Wwf ha calcolato che ogni ora nel mondo vengono abbattute porzioni di foreste tropicali della grandezza di 300 campi da calcio. Secondo Forest Trends, tra il 2000 e il 2010 l’80% del taglio è avvenuto illegalmente. Anche a causa della forte domanda per la produzione di olio di palma, negli ultimi vent’anni oltre il 90% dell’habitat degli orangotango, specie di primati caratteristica del sudest asiatico, è stato distrutto. Questo ha compromesso la crescita di semi della foresta pluviale indonesiana, che possono crescere soltanto attraverso l’intestino dell’animale. L’abbattimento delle foreste pluviali ha anche comportato il cambiamento del clima e l’inquinamento dell’aria: gli alberi abbattuti vengono bruciati e sprigionano quantità di fumo tali da rendere l’Indonesia il terzo paese per emissione di gas serra al mondo. Il costo umano L’insediamento di grandi produttori e la costruzione di piantagioni di olio di palma vengono spesso promossi come nuove opportunità di lavoro per i poveri nelle regioni rurali come quelle di Borneo e Sumatra. In realtà l’industria spesso contribuisce ad aumentare i problemi delle popolazioni. L’industria dell’olio di palma si associa infatti a violazioni dei diritti umani come lo sfruttamento dei minori. Nelle zone più remote di Indonesia e Malesia, sono i bambini a raccogliere i frutti dagli alberi in cambio di pochi spiccioli o niente. Le piantagioni sono presto diventate l’unico mercato per la popolazione locale, che non ha altra scelta se non quella di accettare le condizioni di lavoro offerte dall’industria, che approfitta del suo monopolio per sottopagare i raccoglitori. La petizione italiana In Italia è partita il 20 novembre una campagna contro il prodotto. La petizione è stata promossa dalla rivista indipendente Il Fatto Alimentare e intende chiedere al ministero della Salute di ostacolare l’utilizzo del prodotto e la vendita di alimenti che lo contengano. (da The Post Internazionale – novembre 2014)

CHIAMATA A RACCOLTO 2014...ORMAI CI SIAMO!!! Mancano davvero pochi giorni a CHIAMATA A RACCOLTO la giornata organizzata dal Gruppo Coltivare Condividendo e dedicata alla biodiversità, al coltivare senza chimica di sintesi, al condividere conoscenze, saperi, pratiche..al costruire relazioni Infatti DOMENICA 30 NOVEMBRE presso il BOCCIODROMO al Foro Boario a FELTRE (in Via 14 agosto 1866 - spazio coperto e riscaldato, con ingresso libero), dalle ore 10, sarà possibile incontrare una serie di gruppi, associazioni, realtà locali e non, che esporranno, scambieranno e DONERANNO le loro sementi antiche e riproducibili. proporranno percorsi, iniziative, laboratori all'insegna dell'auto produzione, del coltivare e acquistare sano, della difesa di territorio, di ambiente, biodiversità e salute.

Protagonisti della giornata i “bambini pirata” circa un centinaio di alunni di alcune scuole che porteranno il loro prezioso forziere pieno di sementi auto prodotte, I bimbi doneranno “sementi per l'orto”, “sementi per il campo” e “sementi per l'animo”. Assieme a loro la più grande associazione di salvatori di sementi austriaca “Arche noah” che, oltre a donare sementi, non mancherà di elargire consigli, suggerimenti e idee frutti di decenni di esperienza e di lavoro sul campo. Sempre dal nord” giungeranno anche “gli Orticoltori del Sud Tirolo/Alto Adige” (Sortengarten Südtirol) con tantissime sementi alpine e tanta voglia di costruire collaborazioni con la nostra zona.

Un' altra organizzazione di levatura internazionale è anche “Seed Vicious” che esporrà, scambierà e donerà sementi da tutto il mondo. Tornano anche quest'anno degli ospiti ormai fissi della manifestazione: il Consorzio della quarantina con le sue quasi 300 varietà di patate, Antonio cantele con i suoi semi dell'Altopiano di Asiago, i ragazzi di Altro mercato di Mogliano, gli amici trentini della Pimpinella (con semi e frutti) e Diego che da Marano (VI) ci farà conoscere e offrirà una miriade di varietà di mais. Immancabili anche gli amici di Bassano, un bel ragruppamento di associazioni, gruppi realtà con le quali collaboriamo da tempo (Agrincolti, No OGM Bassano, Adotta un terrazzamento, Gas Canova, Nutrire significa educare..) “Chiamata a raccolto” è oramai diventato un appuntamento molto significativo dal punto di vista della biodiversità, dello scambio semi e della condivisione, pertanto sono molti i nuovi gruppi, associazioni, persone che porteranno a Feltre loro sementi, materiale e conoscenze. L'associazione “SeMI scambi”, Amici dell'orto, AdiPa (con semi di fiori, pomodori e ortaggi), Civiltà contadina con salvatori di semi veneti e lombardi. Ma anche importanti realtà locali come Dolomiti bio e l'Associazione per la tutela del fagiolo gialet (che ci farà conoscere i suoi straordinari successi in ambito di selezione in campo e ottenimento di fagioli virus esenti, un qualcosa di veramente straordinario)

Le adesioni e le richieste di partecipazione stanno giungendo anche in queste ore e in questi giorni, da Bergamo, da vari seed seavers sia veneti che di altre realtà italiane. Di sicuro ci sarà un banchetto di coltivatori di canapa che ci mostrerà prodotti per l'edilizia e l'alimentazione ottenuti da questa pianta. Non mancherà uno spazio dedicato alle associazioni che denunciano i danni provocati dalla viticoltura intensiva (in primis quella del prosecco) e dagli OGM, con particolare riferimento alla mangimistica (anche per piccoli allevatori domestici) spesso infestata da mais e soia OGM. A “Chiamata a raccolto” non mancheranno poi i laboratori per bambini e adulti, i punti informativi di associazioni e realtà inerenti la sostenibilità e gli stili di vita, dall'Asilo staineriano all'Associazione

Fantastica, da Liberamente Valbelluna a SOS anfibi, senza dimenticare l'importante presenza di “genuino clandestino” e Altra Economia. Ci sarà poi l'opportunità di visitare la città di Feltre accompagnati da personale qualificato, si potrà passeggiare per le vie della cittadina ammirandone le bellezze: ma le sorprese dell'ultimo momento...non mancheranno!! Un bel mix di entusiasmo e della energia vitale dei bambini e di passione, conoscenza ed esperienza di tanti gruppi e realtà di tante zone diverse. Ma soprattutto tanto amore per la Terra, per i semi….vitali e riproducibili, per il costruire assieme agli altri, per il condividere. Invitiamo tutti a costruire assieme a noi questa giornata che non mancherà di fornire spunti e proposte. Speriamo siano in molti a voler diventare dei “Custodi della biodiversità” Iniziando a prendersi cura di un seme, un seme vitale e riproducibile, un seme antico, tramandato di generazione in generazione, adattato a climi e terreni, tutt'altra cosa di un cosidetto “super ibrido” non riproducibili, che si devono acquistare anno dopo anno. Diventare custode delle biodiversità significa ricevere in dono dei semi e coltivarli, avendo l'aiuto, l'assistenza tecnica e il supporto non solo del gruppo coltivare condividendo ma anche di una serie di altre importanti realtà italiane ed europee con le quali siamo in contatto e collaboriamo. Molti dei nostri progetti, di nostre iniziative e i protocolli coi quali riproduciamo le sementi antiche e locali sono concordate e supportate da associazioni importanti quali Rete semi rurali, A.Ve.Pro.Bi., Arche Noah, e da genetisti di livello mondiale, come ad esempio Salvatore Ceccarelli.

Troppo spesso i “salvatori di sementi” vengono accusati di fare un lavoro approssimativo e assai poco scientifico. Vere bugie dato che spesso dietro a questo lavoro basato su passione e volontariato ci sono conoscenze e saperi affinati nel tempo e condivisi Vi aspettiamo a Feltre (BL) domenica 30 novembre, ricordando che nello spazio adiacente il bocciodromo si terrà il secondo Mercatino del baratto delle auto produzioni genuine”, organizzato dal “magazzini prensili”, che vedrà una trentina tra coltivatori ed artigiani proporre le loro produzioni e creazioni “sane e genuine” (da Coltivare Condividendo – novembre 2014) «SE L’APE SCOMPARISSE DALLA FACCIA DELLA TERRA, ALL’UOMO

NON RESTEREBBERO CHE QUATTRO ANNI DI VITA» La frase attribuita a Einstein contiene un avvertimento da non sottovalutare. Senza il lavoro delle api le coltivazioni agrarie non avrebbero modo di perpetuarsi e la nostra stessa sopravvivenza sarebbe in pericolo, visto che buona parte del cibo che consumiamo dipende, direttamente o indirettamente, dall’opera di impollinazione. A settembre, in Calabria e più di recente in Sicilia, sono stati rilevati in alcuni alveari esemplari di Aethina tumida. Si tratta di un coleottero originario dell’Africa che si è diffuso in varie zone del mondo. L’Aethina si insedia nell’alveare e vi deposita le uova. Alla schiusa le larve si nutrono di tutto quel che trovano: miele, polline e larve di api. Alla maturità il parassita si lascia cadere nel terreno e qui rimane fino a quando non riemerge allo stadio adulto e ricomincia il ciclo. Il danno causato da questo scarabeo è sostanzialmente di tipo economico, poiché riduce le produzioni degli alveari attaccati, alterandone la qualità. In Calabria è la campagna di eradicazione prevede come unica misura la bruciatura degli apiari in cui venga rinvenuto il parassita. Così non solo il danno economico causato dai roghi di alveari ha ampiamente superato quello che il coleottero avrebbe mai potuto causare, ma la politica di contrasto prescelta rischia di distruggere ciò che si vuole proteggere (le api) prima di debellare ciò che si vuole combattere (il parassita). Come è stato sottolineato da molte associazioni del settore, è urgente ripensare la strategia adottata, puntando sui metodi meno distruttivi e più efficaci, già individuati nelle zone in cui l’insetto è presente. La situazione rischia di danneggiare un settore, quello apistico, già messo in crisi da altre gravi avversità e di alterare gli ecosistemi naturali che basano i loro delicati equilibri anche sulla presenza delle api e del loro incessante lavorio. (dalla Newsletter di Slow Food – novembre 2014)

JUST EAT IT, IL DOCUMENTARIO SUGLI SPRECHI ALIMENTARI Vivere sei mesi nutrendosi solo di avanzi e scarti alimentari. E’ quanto dimostrano

Grant Baldwin e Jenny Rustemeyer nel lungometraggio di 75 minuti, che sta facendo il giro del mondo. «Vi stupirete di quanti alimenti buoni vengono buttati via ogni giorno. In questo periodo abbiamo mangiato benissimo spendendo solo

200 dollari».

Ogni anno in Italia quintali di cibo vengono buttati via nella spazzatura. Per un valore di 8,1 miliardi di euro. I dati non cambiano di molto se ci spostiamo a casa di altri. In Nord America, il 40% del cibo prodotto viene sprecato, per un ammontare di 50 miliardi di dollari. A fronte di 805 milioni di persone che soffrono la fame, secondo gli ultimi dati dell’ONU. E’ in questo contesto che viene ad inserirsi il fenomeno mediatico del momento. Il regista Grant Baldwin e la produttrice Jenny Rustemeyer, entrambi canadesi, hanno messo alla prova se stessi, nutrendosi per sei mesi di avanzi e scarti alimentari e spendendo solo 200 dollari.

Il tutto è stato documentato nel video Just eat it (clicca QUI per visualizzare il trailer del video), un lungometraggio di 75 minuti, prodotto dalla Peg Leg Films in collaborazione con il British Columbia's Knowledge Network. I due autori si tuffano nella questione degli scarti alimentari, partendo dalla produzione dei prodotti agricoli e della loro vendita al dettaglio fino al loro arrivo nel nostro frigorifero. Dopo aver constatato che diversi miliardi di dollari vengono gettati nei rifiuti attraverso del buon cibo, i due decidono di smettere di fare la spesa e di sopravvivere solo con quegli alimenti che sarebbero stati scartati. «Vedendo il film e la nostra avventura – afferma Grant Baldwin – vi stupirete di quanti alimenti buoni vengono buttati via ogni giorno. In questi sei mesi abbiamo mangiato benissimo ed io sono ingrassato anche di qualche chilo». In una nazione, come quella canadese, in cui una persona su 10 soffre la fame, le immagini di sprechi, studiati e voluti dalle aziende, filmati dagli autori, risultano scioccanti ed eloquenti. Ma, agendo così come hanno fatto gli autori, si vive veramente bene o è solo puro cinema? «In realtà era come andare a fare la spesa – continua il regista – Siamo arrivati ad un punto in cui molte persone venivano a casa nostra offrendoci il cibo che loro avrebbero gettato. E la stessa cosa si è verificata con i grossisti: avevano talmente tanto surplus di cibo che non sarebbe stato venduto e ce lo hanno donato». Per sei mesi gli autori hanno mangiato di tutto: «E’ capitato di mangiare del latte scaduto da 17 giorni, secondo quanto riportava la data sull’etichetta. In realtà era buono. Ma è stato un caso limite. Abbiamo sempre trovato cibi non scaduti. Oppure abbiamo mangiato dei cibi confezionati, che vengono distribuiti dal Whole Foods a 7 dollari, e che non venivano venduti perché presentavano dei difetti. E molte barrette di cioccolato, per un ammontare di 15.000 dollari, condivise con un nostro amico, che sarebbero rimaste invendute perché prive di un’etichetta». Il documentario non racconta solamente l’esperienza dei due autori, ma si caratterizza anche di interviste ad esperti del settore, come lo scrittore e attivista londinese Tristram Stuart, il giornalista statunitense Jonathan Bloom, e la scienziata Dana Gunders, della Natural Resources Defense Council di San Francisco. Si scopre così che in Sud America molte banane vengono gettate via, anche se buone, perché non rispettano determinati canoni di bellezza. Ma l’aspetto più scioccante per gli autori è stato il comportamento dei consumatori: «Anche se nel documentario puntiamo il dito contro l’industria, la metà del cibo sprecato proviene da noi, dai consumatori, sia nelle nostre case sia quando andiamo a mangiare fuori – afferma Baldwin – Alla fine penso che dobbiamo tenere a mente ciò che mi diceva mio nonno: “Non sai cosa significa vivere durante la guerra e cosa vuol dire razionare lo zucchero”. In un altro film parlavo di biologico e di cibo a km zero, importantissimi sia per la qualità alimentare sia per la riduzione di inquinamento legato al trasporto del cibo stesso. Ma oggi tutti parlano di biologico, e pochi di rifiuti alimentari. Credo sarà un argomento futuro, perché è inutile coltivare biologico se alla fine lo buttiamo via». (da Il Cambiamento – novembre 2014)

Leggi anche un articolo di Slow Food sugli sprechi di cibo…. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Il Gruppo Pastorale per i Nuovi Stili di Vita della Diocesi di Venezia

vi invita alla giornata

"RISORSE, SPRECHI, verso ZERO RIFIUTI"

sabato 29 novembre presso il PalaPlip

a Mestre in via San Donà 195/c che si svolgerà con metodologia

“Open Space Technology”

in concomitanza con: • la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti

• la Giornata del Non Acquisto (>>scarica QUI il volantino completo della manifestazione<<)

(segnalato da Aeres Venezia – novembre 2014)

IL FUTURO DEL VENETO È QUELLO DELLA TERRA

Se andassimo dal medico per una tosse persistente e ci venisse diagnosticato un tumore ai polmoni come reagiremmo? Penso che la salute, usata come mezzo per vivere, diventerebbe il fine principale delle nostre attività e del nostro impegno. La nostra vita non sarebbe più la stessa. Fuori metafora. I 772 scienziati di tutto il mondo dell' IPCC (Gruppo intergovernativo per i cambiamenti climatici) voluto dall'ONU, il WMO (Organizzazione Mondiale della Metereologia) il PNUA (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) e l'IPSO (Programma Internazionale sullo stato degli Oceani) non riescono a capacitarsi perché né Governi né popoli vogliono prestare attenzione e preoccuparsi per la gravissima situazione in cui versa la Terra. La diagnosi è drammatica non in base agli allarmi, ma in base ai dati. Siamo testimoni già oggi delle conseguenze del cambiamento climatico. Si parla di bombe d’acqua, clima impazzito, disastri ambientali…nessuno dei responsabili politici ed economici ha mai nominato i cambiamenti climatici. Ci comportiamo come se il pianeta Terra fosse quello di 30-40 anni fa; invece è vicino alla metastasi. Siamo già in presenza di fenomeni atmosferici sempre più estremi. L’aumento della produzione di anidride carbonica procede in forma lineare; le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno già raggiunto i più alti livelli in 800 mila anni, gli oceani sono più acidi ora di quanto lo siano stati per almeno 300 milioni di anni. “Stiamo per entrare in un territorio sconosciuto di cambiamento dell’ecosistema marino e stiamo esponendo degli organismi a una pressione evolutiva intollerabile. La prossima estinzione di massa potrebbe già essere iniziata”(fonte IPSO). La più grande discarica del mondo oggi è l’Oceano Pacifico con la formazione di arcipelaghi compatti di rifiuti, principalmente plastica, portati dalle correnti marine ed estesi per più di 15 milioni di chilometri quadrati. Secondo il PNUA ogni miglio quadrato di oceano ospita 46 mila pezzi di plastica galleggiante. Nel Mediterraneo galleggiano 500 tonnellate di plastica. Molti pesci si nutrono come plancton di molte particelle fotodegradate di plastica, assieme a tutti gli altri inquinanti, prodotti dall’attività dell’uomo: un mix micidiale di perdita di specie in particolare coralli e crostacei e di aumento di pesci inquinati. L’aumento della temperatura procede inesorabile provocando lo scioglimento delle calotte polari, con conseguenze imprevedibili. Venendo più vicino a noi: la pianura padana è tra le zone più inquinate e inquinanti d’Europa. Le polveri ultrafini, cento volte inferiori alle particelle di Pm 10, e non inserite in nessuna normativa , soffocano la pianura padana; sono connesse con le patologie polmonari e cardiovascolari. Negli ultimi 20 anni per abbandono, o per invasione di cemento e asfalto, nel Veneto abbiamo avuto un consumo di suolo pari a 38 ettari al giorno. Il Veneto ha una “bio-capacità” di 1.62 ettari/abitante. Abbiamo un tenore di vita che ha bisogno di 6.43 ettari di terreni “biologicamente attivi” pro capite. Per questo, per gli interessi privati di pochi, stiamo perdendo in continuazione autonomia alimentare. Si continua con perversione a perseguire progetti di ulteriore consumo di suolo agricolo. Tutti come un mantra riportano la parola “crescita”, ma crescita di che cosa e per chi? Nessuno, proprio nessuno, risponde a questa domanda. Non si vuol prendere atto che i conti non tornano comunque e continuiamo ad accelerare la distruzione del territorio e del pianeta. A presiedere le nostre scelte non può più essere il criterio della crescita economica.

È un passaggio culturale urgente e ineludibile “ci troviamo nel mezzo di una convulsione senza precedenti, una scossa di proporzioni geologiche – afferma David Molineaux – Di fronte a questa sfida suprema è impossibile esagerare la grandezza dei cambiamenti che saranno necessari…Sarà necessario un riorientamento del che fare dell’essere umano, …, bisogna niente di meno che reinventarci come specie. Essenziale sarà un profondo cambiamento di prospettiva: il riconoscimento (o meglio la riscoperta) del fatto che la Terra, la biosfera vivente, è primaria. E tutto ciò che è umano, nonostante tutta la sua nobiltà e trascendenza, è un derivato.” e tutta la progettazione delle grandi opere in cantiere da anni va fermata non perché non possano essere utili e non abbiano una ricaduta sulla crescita economica, ma semplicemente perché non si può più sottrarre un metro quadro di suolo in più per restituire alla Terra la capacità di rigenerarsi per poter espletare la sua funzione di sostegno a tutta la vita, la Terra da mezzo di produzione a fine principale dell’attività umana. Don Albino Bizzotto Sabato 29 novembre presso il Patronato della Parrocchia di San Carlo a Padova si

terrà su questi importanti temi la Convention NOI SIAMO TERRA: IL VENETO DA VIVERE (per tutte le informazioni sull’evento cliccate QUI)

(da Beati i Costruttori di Pace – novembre 2014)

ORTAGGI BIOLOGICI A KM ZERO? TUTTO FALSO: SMASCHERATO DALLE IENE

"Quando il cibo biologico contiene pesticidi": questo il titolo del servizio andato in onda ieri sera nella puntata de Le Iene che ha smascherato un presunto produttore di ortofrutta biologica che vende direttamente nell'azienda agricola e ha un banco in un mercatino a km zero. La vicenda si svolge a Verona. Il servizio inizia con la "Iena" Andrea Agresti che mangia dei finocchi; parte un video in cui la donna che ha venduto l'ortaggio a un complice della Iena assicura, dal banco di un mercatino km Zero della periferia di Verona, che sono "biologici e certificati, della mia terra". E davanti alla telecamera nascosta aggiunge: "E' 35 anni che ho il banco, che ho campagna e che vendiamo a casa".

Ma poco dopo le immagini si spostano all'Ortomercato di Verona, dove, racconta Agresti, "il socio della signora sta acquistando cassette di ortaggi, ne fa una gran catasta e li carica sul pick up. E qui non c'è nessuno che vende produzioni biologiche". Insomma, commenta Agresti "non solo non è tutta roba dell'orto, ma non è neppure biologica". La scena si sposta quindi nell'azienda agricola

dove è parcheggiato il pick up visto al Mercato e dove i titolari mostrano al complice della "Iena" quella che dovrebbe essere produzione propria, rigorosamente "bio" ma di fatto non lo è: "Per il biologico abbiamo il disciplinare che dimostra che non ci sono trattamenti", garantisce la titolare. Il complice di Agresti acquista i finocchi spacciati per biologici. Vengono fatti analizzare. Risultato: vengono trovate tracce di due pesticidi in dosi tali da non arrecare danno alla salute ma che escludono si tratti di prodotto biologico.

A questo punto Agresti si presenta personalmente al mercatino km zero con telecamera e microfono chiedendo se l'azienda venda prodotto biologico: atteggiamento imbarazzato e nessuna risposta, con la titolare che "disconosce" il socio che fa acquisti al Mercato.

La donna chiede ad Agresti di dimostrare l'affermazione secondo cui i prodotti venduti non sarebbero biologici, lui mostra le analisi effettuate in laboratorio e a questo punto scatta il parapiglia, con parole grosse e tentativo di far spegnere la telecamera con le buone e con le cattive. La titolare nega che i prodotti non siano biologici e provengano da fuori dell'azienda agricola ma Agresti conclude: le analisi parlano chiaro.

Cliccare QUI per vedere il video integrale (segnalato da FederBio – novembre 2014)

A tutti gli amici ed interessati: Sentenza storica in Italia: un viticultore è stato condannato - in Toscana - per aver contaminato con pesticidi l'abitazione e le piante del vicino. (Notizia segnalata, con un abbraccio, da Johannes de Mals/Malles) PS: Per favore girate questa sentenza a tutti gli uomini/donne di buona volontà Elezioni per l’assemblea del Consorzio di bonifica

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