n. · Fr∴ Leuviah - Cavaliere d’Occidente Aggiornamenti Il 26 ottobre 2013 Era Volgare, presso...

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INDICE

- Editoriale Fr∴ Leuviah - Cavaliere d’Occidente pag. 3

- Custodi dell’Arca venerata - Allocuzione del Gran Hyerofante per il II Convento Nazionale dell’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim Il Gran Hyerophante Ser∴ Fr∴ Akira pag. 4

- Relazione morale per il II Convento Nazionale dell’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim Il Grande Oratore M∴S∴ Fr∴ Retziel pag. 9

- Considerazioni sul IV grado Fr∴ Parzival - Sublime Scozzese pag. 14

- Da dove deriva la filiazione apostolica vantata dall'Ordine dei Riti Uniti di

Memphis e Misraim da “Table Apostolique et Constitutions” del Fr∴ Robert Ambelain tradotto in italiano dal dal Sostituto Gran Hyerophante M∴ S∴Fr∴ Purusha pag. 17

Mauro Cascio

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Nota editoriale

L’idea di creare uno spazio di diffusione dei Lavori dei Fratelli dell’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim era già nell’aria da tempo. Il II Convento Nazionale del Nostro Venerabile Rito ha dato lo stimolo definitivo: il Convento è stata un’occasione di incontro e scambio con Fratelli provenienti dalla Logge di Perfezione di tutta Italia. Il Convento non è stato infatti un mero “appuntamento” istituzionale, bensì un momento importante per i Fratelli che oltre due anni fa portarono in Italia l’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim e per i Fratelli che da poco si sono uniti al nostro Cammino. Da questo evento nasce l’idea di dar vita a HORUS, Quaderni di studio aperiodici del Sovrano Santuario d'Italia dei Riti Uniti. La pubblicazione è rivolta a tutti i Fratelli del Rito: è un luogo comune di incontro e confronto. Uno strumento che potrà tenere in contatto e unite le Logge di Perfezione, al di là dei confini geografici.

Fr∴ Leuviah - Cavaliere d’Occidente

Aggiornamenti

Il 26 ottobre 2013 Era Volgare, presso la Casa massonica della Gran Loggia Tradizionale d’Italia, si è tenuto il II Convento Nazionale dell'Ordine dei Riti Uniti di Memphis Misraim. Preceduto dalla solenne Messa gnostica, il Convento in 4° grado ha visto la partecipazione dei Fratelli di tutte le Logge di Perfezione sparse sul territorio nazionale, al Nord come al Sud è si è svolto in un clima di perfetta unione e di alta spiritualità. Dopo l'agape, i lavori sono ripresi con elevazioni nelle Logge Magistrali di Cagliostro appositamente convocate, prima di essere chiuse dalla riunione rituale del Sovrano Santuario, in 95° grado.

Mauro Cascio

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Custodi dell’Arca Venerata

Allocuzione de l Grande Hyerophante per i l II Convento Nazionale de l l ’Ordine de i Rit i Unit i d i Memphis e Misraim

Il 26 ottobre 2013 dell’Era Volgare, a Roma, si è tenuto il II Convento nazionale dell’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim che ha visto la partecipazioni di numerosi Fratelli. Erano presenti delegazioni del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, del Lazio, della Campania, della Calabria e della Puglia. Riportiamo di seguito l’allocuzione che il Serenissimo Gran Hyerophante ha illustrato ai presenti.

A tutti i Massoni sparsi sui due emisferi del globo terrestre.

Un raggio divino apprende al M:.

che per vincere la notte dei tempi è necessario aprire il libro delle rivelazioni.

L'occhio umano, aiutato dalla Luce e dalla Verità,

penetra le profondità degli Alti Misteri. Premessa Carissimi Fratelli, la data del 23 settembre 1881 è decisiva nella storia del Nostro Venerabile Rito: è il giorno in cui Giuseppe Garibaldi, patriota e artefice dell'unità d'Italia, unifica i Riti di Memphis e Misraim: la denominazione che è stata utilizzata dal Fr. Garibaldi è stata correttamente ripristinata a distanza di oltre un secolo dal Fr. Gerard Kloppel, suo successore quale Gran Maestro Mondiale. Da italiano, e da Massone, è per me un onore e un privilegio proseguire nel cammino di questi grandi Maestri Passati.

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La Massoneria del Vecchio Egitto, che pratichiamo con amore e con fervore, non è una Massoneria per tutti, non è una Libera Muratoria in smoking: è la Massoneria dei pochi, dei felici pochi che hanno il coraggio di incamminarsi nelle sabbie di Memphis, in cerca del proprio Santuario interiore1: chi lo dimentica e cerca soddisfazione in falsi idoli, facendosi ingannare dal luccichio dei metalli, non è adatto a questa Via, e la sua Opera al Nero è lungi dall'essere intrapresa. Fratelli miei, il cammino di osirificazione del nostro Venerabile Rito si compie nell'arco di ben trenta camere di lavoro, praticate dal Maestro d'Arte in un arco temporale di oltre dieci anni; e un decennio può non bastare se l'iniziato denota uno scarso interesse verso l'Arte o peggio mostra di non avere le qualificazioni necessarie a pervenire infine alla realizzazione. Il raggiungimento del culmine della sapienza che il nostro Grande Oriente Egizio trasmette ai meritevoli richiede, anzi esige, una purificazione costante, da cui discende la possibilità, dopo tanto operare, di scrutare con timore e tremore il Sole di mezzanotte, per comprendere infine la necessità di superare ogni approccio speculativo o dialettico alla Via iniziatica, che è Fuoco vivo. Leggiamo infatti nei Testi dei Sarcofagi "Io sono Heka, quello che il Signore unico creò prima che esistesse una dualità su questa terra, quando inviò il suo occhio ed era solo con ciò che usciva dalla sua bocca, mentre mandava fuori la forza delle sue parole, l'HU. Io sono davvero il figlio di colui che ha generato l'universo, che era nato prima che sua madre fosse là. Io sono il protettore di tutto ciò che ordina il Signore unico. Io sono colui che anima l'Enneade divina, io sono colui che se vuole fa, il padre degli dei. Tutto era mio prima del vostro sorgere, o dei che seguendomi siete discesi. Io sono la magia". Il deposito occulto che è affidato ai Riti Uniti di Memphis e Misraim è infatti il culmine della Via iniziatica occidentale: le vicende storiche, assai confuse, che hanno consentito la trasmissione fino ai giorni nostri della Scala di Napoli, ovvero del sistema teurgico noto

1 Dall'Orazione del Principe di Sansevero così come è riportata nell'opera del Barone Tschudy: "Sono molto lusingato Accettati, per il vostro medesimo desiderio e per un suffragio che vi assicurano le vostre qualità personali, nella

nostra rispettabile società, dopo aver sfidato i pregiudizi del secolo, le opinioni del profano, dopo aver superato con costanza precisa le prove differenti che vi hanno condotto nell’augusto santuario della massoneria, è infine giusto che vi metta a parte della luce che avete cercato con tanta cura, e non contento di aver colpito i vostri occhi con il vivo fulgore dei suoi raggi, che io vi riscaldi il cuore, lo animi, illumini la vostra anima e il vostro spirito, svelandovi i misteri delle nostre logge, facendovi conoscere il vero oggetto dei lavori, lo scopo vero della nostra associazione, le regole per la nostra condotta ed i principi della nostra morale.

Tutto ciò che facciamo è relativo alla virtù, è il suo tempio che noi costruiamo, e i semplici e grossolani strumenti di cui facciamo uso non sono che i simboli dell’architettura spirituale di cui ci occupiamo. Voi vedrete, fratelli, avanzando nei gradi dell’Ordine, cosa che il vostro zelo meriterà senza dubbio, fino a che punto l’allegoria ne sia sottilmente sostenuta: io posso, per adesso, rivelarvi solo quei segreti ai quali lo stato di apprendista vi permette di essere iniziati: non traccerò la storia della nostra origine; consultate i libri santi, voi la troverete all’epoca della sublime costruzione che consacrò con la saggezza del più grande dei re, un magnifico monumento alla gloria e al culto dell’Eterno. […] Questa breve spiegazione, fratelli, dissipa il prestigio che vi ha potuto preoccupare prima di conoscervi... noi non ci lasciamo ingannare né dai nostri principi, né dai nostri sentimenti: riuniti dallo stesso zelo noi siamo fratelli e ne facciamo gloria... Opere simili di una stessa provvidenza, siamo tutti uguali, la nascita, i ranghi, la fortuna non ci fanno uscire da questo giusto livello... Uomini semplici, modesti nei piaceri, essenziali nelle amicizie, fermi negli impegni, puntuali nei doveri, sinceri nelle promesse."

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come Arcana Arcanorum, ci permettono di comprendere che dal 1788 ad oggi, l'unione feconda tra la sapienza ermetica di provenienza alessandrina e i Misteri mediterranei, rappresentano il Nec Plus Ultra, com'è scritto nel 91° grado, culmine degli Arcana. Il “nodo napoletano” è la sfida ultima per ogni uomo di desiderio, poiché in esso è racchiusa l'autentica Opera all'Oro, l'Auredo che gli alchimisti di ogni tempo intuiscono ed alla quale sanno di non poter pervenire. La crescita armoniosa del nostro Regime in tutto il territorio nazionale denota il manifestarsi di una volontà di riscatto interiore dei Fratelli, alla quale abbiamo il diritto ed il dovere di dare seguito: noi esistiamo solo e soltanto per poter fare la differenza. Per questa ragione, le Logge che lavorano nei gradi azzurri secondo il nostro rituale hanno il ruolo decisivo di formare nuovi Maestri capaci di capire e sapere quello che fanno e di amare e difendere la Massoneria, che merita di essere amata, difesa e non offesa in modo imbarazzante, come sovente purtroppo avviene in tante Logge: istruzione, cura della ritualità e amore fraterno, questo è l'unico trinomio nel quale credo. La forza dei Riti Uniti che hanno superato i secoli: l'eggregore È questa la prerogativa del Rito egizio, di secolo in secolo: non vi è uno solo dei Maestri Passati che hanno fatto la storia della Massoneria che non abbia lavorato nella terra di Misraim. Aggiungo che alcuni tra loro hanno pagato la loro fedeltà alla Tradizione con la vita, come i Fratelli Constant Chevillon, Georges Delaive e Raul Fructus, rispettivamente Gran Jerofante per la Francia, per il Belgio e Presidente del Consiglio nazionale del Rito di Memphis-Misraim, uccisi dai nazisti sol per essere degli iniziati. Ma prima di loro, negli ultimi duecento anni, altri Fratelli hanno sofferto la loro appartenenza ai Riti Uniti di Memphis e Misraim, a partire dai Fratelli del Rito di Misraim in Francia, denunciati alla polizia dell'epoca e perseguitati dai “Fratelli” della Massoneria regolare del tempo, per essersi rifiutati di chinare la testa e farsi assorbire dalla Comunione dominante. E prima ancora Cagliostro, il fondatore del Rito, finì i suoi giorni in prigionia a San Leo, poiché si rifiutò di rinnegare la Tradizione, quella stessa Tradizione Universale che dà il titolo al testamento spirituale di Constant Chevillon, pubblicato postumo nel 1946. Questo elenco, breve ma significativo, dei martiri del Rito Egizio ha il solo scopo di far percepire a ciascuno dei Fratelli quanto -a discapito di una condizione strutturalmente minoritaria nei numeri e nei rapporti di forza interni alle Gran Logge- è forte l'eggregore che lega chi percorre questo cammino, e con quanta tenacia è stata trasmessa ed è giunta fino a noi l'Arca Venerata della Tradizione. Se nei momenti difficili che la vita ci riserverà, e che affronteremo anche nel Rito, avremo anche solo un grammo della fermezza d'animo di coloro che ci hanno

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preceduto, e di cui indegnamente calpestiamo le orme, allora la nostra Rubedo sarà compiuta2. Custodi dell'Arca Venerata Memori e consapevoli di quanto è avvenuto in passato, incombe su di noi il dovere di dare ai meritevoli un'opportunità, tenendo loro la porta socchiusa, e sbatterla invece in faccia a coloro che hanno fallito nella Via iniziatica e cercano scompostamente di minare le fondamenta della nostra comunità, animati dal risentimento e dall'odio: per simili individui la fine è già scritta, e a scriverla ci penseremo noi, quali custodi dell'Arca Venerata della Tradizione. Diviene dunque sempre più importante il ruolo dei Presidenti delle Logge di perfezione e delle Camere capitolari: un deposito iniziatico così rilevante deve essere trasmesso da chi è in grado di farlo: approssimandosi le scadenze che li riguardano, invito chi ne ha la responsabilità a designare un degno successore, che unisca qualificazioni iniziatiche e umane, e sia capace di prendersi cura dei Fratelli. E' scritto infatti sulla Stele di Ptah-Hotep, e vale in primo luogo per me: "Se sei una guida, incaricata di dare direttive a molte persone, cerca per te ogni occasione di essere efficiente, in modo che la tua maniera di governare sia senza macchia. Se sei una guida,che il tuo modo di governare possa procedere liberamente per mezzo di ciò che tu hai ordinato. Devi compiere, perciò, azioni elevate." Nel rituale dell'82° grado della nostra Scala di perfezione, Cavaliere del Tempio, al nuovo Cavaliere rivestito con il bianco mantello e la croce vermiglia, è detto: “Siete vestito da nuovo uomo. Questo è il segno dell’alleanza che abbiamo contratto con voi: non vi dimenticate mai che la nostra unione fa la forza”. Sono parole in apparenza semplici, e risalgono al 1804, data in cui è stato compilato: eppure risuonano nel mio cuore perché trasmettono una forza straordinaria ed una volontà incrollabile. Le insegne del Rito devono rammentarci che coloro i quali percorrono il cammino misraimitico sono uomini nuovi, e hanno contratto alleanza con la Conoscenza3, con i Fratelli che hanno al fianco e, soprattutto, con la propria anima. 2 "Tu sei il pastore, Ammone, tu conduci le greggi al pascolo. Possa tu, che sei il pastore infaticabile, guidarmi verso

il mio nutrimento. La luce di colui che ti pone nel suo cuore risplende alta nel cielo". Stele del British Museum "Ostrakon" 5656a.

3 Veneriamo e acclamiamo il Dio della conoscenza, Thot, filo a piombo che incarna la giustizia nell'ago della bilancia. Egli allontana il male e accoglie l'uomo che ha allontanato da sè le azioni disarmoniche. Egli è il giudice che soppesa le parole, che placa le tempeste, che dona la pace, lo scriba al lavoro che preserva il rotolo del segreto, che punisce il criminale, che accoglie l'uomo obbediente, Colui il cui braccio è efficace, il Saggio nel cuore dell'Enneade, Colui che fa ricordare ciò che è stato dimenticato, Colui che consiglia chi si sente smarrito, Colui che preserva l'istante,che descrive le ore della notte, Colui le cui parole durano in eterno. (Statua di Horemheb, Metropolitan Museum of New York).

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La costruzione del Mito Viviamo in un'era di profonda decadenza, materiale e spirituale, eppure se realizzeremo quest'Opera, un giorno nel Tempio di Memphis invecchiato dal tempo in un futuro incerto, qualcuno dirà di nuovo: "la rettitudine esisteva già all'epoca degli antenati, la giustizia venne dal cielo in quel tempo e si unì a coloro che si trovavano sulla terra. Essa viveva nell'abbondanza, i ventri erano sazi e le Due Terre non conoscevano carestia. I muri non crollavano, la spina non pungeva, al tempo degli Dei primordiali4.” A ciascun Fratello impegnato nell’ORUMM, rivolgo dunque un ringraziamento non formale, poiché sono ben consapevole di quanto sia ardua questa Via; eppure il ringraziamento diviene subito un'esortazione, a fare di più e dare di più, poiché siamo nella fase della costruzione del Mito: tanto è già stato fatto grazie al lavoro e all'impegno di ciascuno di voi; ma tanto ancora resta da fare, per rendere solide le fondamenta del nostro Tempio. Ad uno dei Maestri Passati cui siamo debitori per la fondazione del Nostro Venerabile Rito, per l'emersione degli Arcana Arcanorum e la loro perpetuazione all'interno del Misraim cedo il passo, riportandone infine un frammento: “non so se il destinato a leggere5 questi miei scritti sarà di appartenenza all'età dove la lancetta del quadrante Celeste avrà toccato la costellazione dell'Acquario. Questo non so; voglio però se chicchessia trovasse questo mio testamento di troppa propria coscienza, destini la sua mente alle mie confidenze e poi sia così probo da divulgarle; gli uomini che vegliano, i quali vivono intenderanno. Sarà per essi l'Aleph”.

UNIONE, PROSPERITÀ E CORAGGIO

I l Grande Hyerophante Ser∴ Fr∴ Akira

33∴ 66∴ 90∴ 95∴ 97∴

4 Stele di Urkunden. 5 Raimondo De Sangro, Principe di Sansevero: Testamento Spirituale.

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Relazione morale per i l II Convento Nazionale de l l ’Ordine de i Rit i Unit i

d i Memphis e Misraim

Presentiamo di seguito la Relazione morale presentata dal Grande Oratore dell’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim in occasione del II Convento Nazionale. La relazione è suddivisa in due parti: nella prima il Grande Oratore presenta la situazione del nostro Venerabile Rito ad oggi, mentre nella seconda parte si sofferma sul concetto di Egrégore.

Alla Gloria del Sublime Artefice dei Mondi

Serenissimo Gran Hyerophante, molto Sublimi Fratelli, Fratelli tutti.

Condensare un anno di lavoro in una sintesi di quattro pagine, è da sempre compito, a volte non sempre agevole del Grande Oratore. Da quando nel mese di Gennaio 2013, il nostro Gran Hyerophante, mi ha chiamato a questo incarico, non posso negare che abbia modificato il mio modo di impegno nel nostro Venerabile Rito.

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E quantunque la mia inesperienza a svolgere il ruolo sia evidente, non vorrei, tuttavia, che questo mio primo documento, fosse soltanto un mero elenco di quanto è stato fatto, ma piuttosto un momento di riflessione sull’anno appena trascorso. Pur tuttavia credo che almeno una volta all’anno sia indispensabile riconsiderare i progressi fatti, se ce ne sono stati, ricomponendoli in un unico mosaico completo. Ed è, quindi, con gioia profonda che comunico a tutti voi la costante crescita qualitativa del nostro Venerabile Rito e la decisa partecipazione giovanile. Credo questo un dato degno di interesse, non soltanto perché l’adagio popolare recita che il «Futuro appartiene ai giovani», ma considerato come il momento storico registri una diffusa disaffezione degli «anziani» verso l’impegno esoterico; il nostro Venerabile Rito, al contrario, si presenta in controtendenza riuscendo a catalizzare l’interesse e l’adesione di qualificate forze giovanili; adesioni che scaturiscono da aspettative ampiamente soddisfatte dai contenuti esoterici che il nostro Venerabile Rito gelosamente conserva e trasmette. La situazione interna si presenta, quindi, ad una analisi approfondita sostanzialmente positiva e ricca di prospettive per il futuro. I dati ci informano della nostra presenza in tutta Italia, al nord come al sud da Torino a Latina, da Milano a Roma da Taranto a Cosenza a Savona e varcando i confini nazionali siamo presenti anche Springfield. Pratichiamo dal 1° al 97° grado. Ben 31 Camere Rituali, avvalendoci di una scala di perfezione che ricomprende nel suo seno le principali correnti dell’esoterismo occidentale: i gradi Adoniramiti, i gradi Gnostici, il grado Rosacroce, i gradi di Vendetta, i gradi Gioanniti, i gradi Alchemici, quelli di Cagliostro e quelli Templari, ed infine gli Arcana Arcanorum con tutta l’operatività che ne è parte integrante. I risultati conseguiti parlano più e meglio di qualsiasi relazione morale; e forti di questi dati possiamo continuare a dare vita a momenti che potranno contribuire al miglioramento di tutti in armonia e serenità. Se saremo capaci di mantenere l’impegno che ci ha caratterizzato fino ad oggi, se saremo capaci di conservare quella onestà intellettuale e materiale, che ci ha caratterizzato, se persevereremo nella costante ricerca della verità, allora Fratelli Miei, come catena di pensiero ed azione saremo in grado di portare «doni» al tavolo dell’Umanità. Il gallo che canta ai primi raggi del sole che appare ad Est sarà il simbolo di tutti quei Fratelli che cercheranno di dar voce a quello che è ancora in matrice ma che è per generarsi. Ignoriamo quando tutto ciò accadrà e il materialismo oggi imperante, finalmente sconfitto, certo è però che non dovremo mancare al nostro compito, al nostro dovere di preparar il Tempio come «centro di luce» per mantenere alta la visione dei figli degli uomini. Ma per far questo è necessario conoscere e comprendere la natura delle energie che condizionano il nostro ambiente, vedendole non più come eventi e circostanze, ma come energia in azione. Soltanto allora si comprenderanno anche le motivazioni sottili che rendono così forte e saldo il nostro Venerabile Rito.

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Si, è vero e non possiamo dimenticarlo che grande merito va anche riconosciuto al nostro Gran Hierophante; ma c’è una energia sottile potente che ci sovrasta ci guida e ci protegge, intendo il nostro Egrégore. A volte l’ho sentito citato in varie Camere Rituali, ma non so con quanta consapevolezza, per tale motivo, carissimi Fratelli, perdonatemi se indugerò ora, per qualche riga di questa relazione sulla nozione di Egrégori, presentando le mie scuse a quanti di voi già sanno. Inizierei dal termine, Egrégore, la cui origine è abbastanza difficile da individuare. Si pensa che provenga dai testi sacri degli Hittiti o dalla Cilicia e considerato che in queste aree le lingue di riferimento erano l’aramaico e il greco, ecco che alcuni lo fanno derivare dal greco «To Grigoreion», che significa «vegliare». Per questo a volte li sentiamo citati come i Veglianti, ma più abitualmente li conosciamo come i Girigori, gli Eggregora, gli Egrégori. È dal greco la derivazione più consolidata, poiché stranamente, per ciò che concerne l’ebarico-aramaico non c’è una parola che gli corrisponda esplicitamente, la più prossima sembrerebbe «Malakh» (לחמ), parola che normalmente sottintende un angelo e letteralmente significa messaggero, infatti è proprio con tale significato, quello di angelo ribelle, che lo troviamo utilizzato per la prima volta nel libro di Enoch, un testo apocrifo di origine giudaica la cui redazione definitiva risale al I secolo a.C. Tale attribuzione, quella di angelo, è andata, con il tempo, a modificarsi fino a significare con il Guenon, «la creazione umana di una forma di pensiero che assume una individualità potente da cui si può attingere in seguito forza e vigore». È oggi, in ambito esoterico, generalmente accettato, che con la parola Egrégore sia da intendersi una creatura psichica artificiale, creata con l’energia di un pensiero unanime in una riunione di individualità, vitalizzata e tenuta in vita tramite l'uso di riti, a volte anche con dei sacrifici, la quale acquisisce un potere occulto di azione in rapporto con quello degli impulsi che sono ispirati dagli animatori. Una convinzione che deriva dalla Tradizione Cabalista la quale istruisce che quando almeno dieci persone si riuniscono per compiere un rito, queste creano un Malakh, un angelo (לחמ). Queste dieci persone, o più esattamente questo piccolo gruppo operativo, è chiamato «Minyan» (מנין). Così, il rito eseguito da un Minyan, ossia da un gruppo di dieci persone, forma un Malakh (חלמ) (un Angelo un Egrégore) la cui vocazione e l'energia sono motivate dalla Kawanah ossia dall’intenzione di questo gruppo. Quindi, anche per la Qabalah, un cerchio di convinzione, sigilla con la sua azione rituale un'energia alimentata dalla forma-pensiero di tutti i propri membri. E tutti i pensieri emessi costituiscono, nei piani sottili, energie che gravitano intorno alle loro ragioni di essere. Tutti i pensieri in armonia e diretti verso un stesso scopo non sommandosi ma moltiplicandosi geometricamente all’infinito si uniscono per formarne uno soltanto. Non si pensi tuttavia che un Egrégore sia costituito esclusivamente dalle forme-pensiero umane, anche delle entità più o meno elevate vi sono incluse, numerosi Elementali dei differenti regni della natura ne fanno parte.

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Da questo punto di vista, un Egrégore può essere quindi anche considerato una vera a propria comunità occulta la cui vita è, al tempo stesso, fisica (grazie i suoi membri umani) e sottile (grazie alla compartecipazione delle sue entità celesti). Essi possono acquisire anche una certa indipendenza, o addirittura, liberarsi da ogni suggestione, e ciò avviene quando hanno acquisito il massimo del potere. Al contrario, a volte, si indeboliscono, declinano e si decompongono, e ciò accade quando la loro vitalizzazione non è più garantita dai riti. Sono costituiti ad immagine «dell'Uomo Totale», ossia come principio di pluralità nell'unità, tramite un «arkai», (l’idea eterna del sistema platonico) che ne costituisce lo spirito, il noùs, il pneuma. Queste creature artificiali hanno per anima, l'anima collettiva dei loro «creatori»; ne ricevono le caratteristiche inclinazioni tramite le preghiere, le invocazioni, le parole di potenza, le litanie ecc., e sono capaci di infondere a loro volta e ad insaputa dei loro procreatori, le stesse tendenze, le stesse inclinazioni, per via di osmosi psichica. Hanno naturalmente un «corpo astrale», una specie di «guscio», costituito dai simboli, (pentacli), e dalle immagini, (icone, idoli téraphim, statue ecc.), e l’anima intuitiva e passionale dei loro «creatori» che ne è l'ipostasi, il veicolo. Quando una di queste creature artificiali viene a morire psichicamente, l'arkai ossia il suo spirito, il suo noùs, il suo ruah, ritorna al piano delle «Idee Eterne». La sua anima, ovvero il suo nephesh, psychée, soggiorna per un tempo più o meno lungo, si dice a volte per dei secoli, associata al «corpo astrale», al «guscio»; poi si disgrega e la creatura «muore»; ma il «corpo astrale» continuerà a sussistere, come larva, per periodi lunghissimi. Ecco perché è possibile «risvegliare» un Egrégore, anche dopo molto tempo, «riempiendo» il «corpo astrale», il «guscio» richiamando lo «arkai» originale tramite una particolare pratica magica. L’operazione non è né facile né semplice sebbene possibile ma il contatto dei nuovi «animatori» con questo «guscio» presenta dei seri pericoli. Si tratta, in verità, di una specie di spiritismo il cui pericolo concreto è rapportato alla potenza dell'Egrégore originale. Se il contatto con un semplice «guscio» umano (seduta spiritica) è già di per sé molto pericoloso, a maggior ragione, quindi, lo sarà quello con un «guscio» egregorico la cui potenza magnetica occulta è ancora presente, ma non è più controllata dall'elemento superiore iniziale, l’arkai, che lo ha abbandonato da molto tempo. Georges Lahy ci ricorda che essere annesso ad un Egrégore comporta certamente dei vantaggi, ma anche degli inconvenienti che non bisogna trascurare; non potendosi accettare gli uni senza prendere anche gli altri. Tra i vantaggi possiamo annoverare che il membro approfitta dello slancio dinamico delle generazioni passate, e, talvolta, di una forza ascensionale determinante, ovviamente tutto dipende dalla qualità dell' Egrégore, beneficia di una protezione su tutti i piani ed in caso di bisogno approfitta dell'aiuto energetico di tutti i membri; come dire … il fatto di essere iniziato rende le chiavi magiche attive. Ma, come detto, esistono anche dei detrimenti, dal momento che il membro perde la propria autarchia, subendo i movimenti di debolezza del proprio Egrégore.

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È spesso difficile lasciare un Egrégore, a meno di non farsi espellere, scomunicare, o come si dice in Massoneria bruciare fra le colonne, e le persone che le subiscono, spesso si trovano esposte a grossi problemi. Esistono fortunatamente dei metodi magici per lasciare un Egrégore senza subire troppi contraccolpi. Vorrei terminare questa Relazione riprendendo da «Il giardino dell’Amato» di Robert Way: “Arrivò nel Giardino un giovane vestito di abiti lussuosi, con al fianco uno spadino dorato tempestato di gioielli, sul cui volto aggraziato c’era però un’espressione di pena e grande struggimento. «Signore», disse, «ho sentito dire che siete un valentissimo artefice nell’arte dell’Amore, e io desidero sopra ogni cosa diventare esperto e competente in quest’arte. Mi domandavo se forse avreste la carità di prendere come apprendista uno così ignorante e maldestro come me. Qualunque somma costi tale apprendistato sarò lieto di pagarla.» L’Amatore smise di zappare e guardò il giovane a lungo e con sguardo inquisitore; poi, trovato di suo gradimento ciò che vide, rispose: «Straniero, per me io non desidero niente … ma all’Amato dovrai pagare una somma così alta, che quasi tutti quelli che cercano tale servizio la trovano offensiva. Essa consiste in questo: che tu dia tutto quello che hai e tutto quello che sei, così che non ti rimanga nulla e tu custodisca tutto solo per conto dell’Amato.» «Se,» domandò lo straniero, «ti pagherò, cosa guadagnerò?» Rispose l’Amatore: «Guadagnerai alla fine la conoscenza dell’amore dell’Amato». A quel punto lo Straniero che dal profondo dell’anima vi aspirava fortemente, con gioia pagò l’intera somma, togliendosi i ricchi abiti che indossava, abiti che gli uomini chiamano Conoscenza e Orgoglio, vestì il rozzo saio del giardiniere, chiamato Umiltà, e gettò via lo spadino ingioiellato che portava, che gli uomini chiamano Erudizione, prendendo al suo posto la vanga del giardiniere, il cui nome è Ricerca.”

Il Grande Oratore

Fr∴ Retziel 33∴ 66∴ 90∴95∴

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Considerazioni sul IV Grado

Il primo scalino del Nostro Rito è il Grado di Maestro Discreto. Questo Grado rappresenta una peculiarità rispetto ad altri Riti di ispirazione egizia che praticano, almeno sino al XXXIII Grado, la scala del Rito Scozzese Antico e Accettato. Il R.S.A.A. pratica al IV grado il Maestro Segreto e al V il Maestro Perfetto, due gradi che non vanno confusi con quello di Maestro Discreto da noi praticato. Il Maestro Discreto è infatti un grado fondamentale per i Riti di Memphis e Misraim ed è la base della Nostra Piramide. Questo Grado si ritrova nella scala del Rito di Memphis, che lo pone in apertura della I Classe, al IV Grado. Il Rito di Memphis apparve in Francia nel 1839, per opera del Fr:. Etienne Marconis de Négre, che rielaborò i gradi praticati dal Rito Scozzese, dal Rito di Misraïm e dalla Loggia di Montauban, fondata dal padre di Marconis nel 1814, che praticava il cosiddetto Rito dei discepoli di Memphis Il Maestro Discreto riprende elementi dei primi tre gradi dell’Ordine, in particolare quelli di Maestro Libero Muratore, creando un ponte, attraverso la leggenda hiramitica, che ci condurrà sino al XX Grado, Scozzese della Volta Sacra di San Giacomo VI. Leggendo le istruzioni al grado di Maestro Discreto, sono sorti in modo naturale alcuni pensieri e quesiti d’ordine simbolico ed esperienziale, il primo di questi riguarda la figura dello stesso Hiram, quale tipo o prototipo dell’uomo ideale, cosciente della sua vera essenza e del mistero incomunicabile in essa celato alla base di ogni vera iniziazione. Ed è proprio nel rifiuto di quest’ultimo di comunicare la “Parola” del maestro ai suoi assassini che a mio avviso, risiede un importante chiave interpretativa legata alla vicenda, nonché all’intima conoscenza del “segreto” e della sua incomunicabilità con i comuni mezzi che l’uomo temporale possiede nel suo limitato stato materiale. Da questo punto nasce la necessità del simbolo e dell’allegoria, tramite l’ingegno umano nel formulare sofisticati metodi di comunicazione “alternativa” che siano i più efficaci possibili. Ed è da questo ingegno che nei secoli hanno preso forma i riti iniziatici giunti fino a noi. Ebbene con il raggiungimento della maestranza ci troviamo di fronte al mistero della resurrezione, tant’è che il candidato dopo aver sperimentato la morte simbolica viene per così dire “risvegliato” a nuova vita, quindi la ciclicità delle cose trova un efficace espressione simbolica nel mito stesso, umanizzandone le caratteristiche universali. “Hiram è risorto! Egli ha calpestato il Re dei terrori sotto i suoi piedi ed il suo spirito brilla di luce invincibile per l’eternità”.

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Certamente questo passaggio ci indica in modo inequivocabile la similitudine con il mito degli Dei morti e risorti, presenti in ogni cultura religiosa ed è il tipo stesso del Riparatore. Ma nel grado di Maestro Discreto ritroviamo Hiram “diciamo” ancora nello stato mortifero, ed il nuovo Maestro Discreto assurge allo status di guardiano della sua tomba, ove risiede la parte più intima dello stesso Hiram, ovvero il suo cuore, il suo centro, quindi il grande insegnamento che se ne trae è che oltre alla vicenda “umana”, che funge da mediatore del concetto, da struttura simbolica, in realtà ci si riferisce all’essenza intima dell’uomo stesso, ovvero la parte occulta, propulsiva che contiene la Scintilla Divina. Il colore verde è chiaramente indicativo, il nuovo Maestro diviene come terra novae, la speranza di una semina abbondante, difatti troviamo successivamente la stessa lettera IOD, quale principio fecondante oltre che omnicomprensivo, in quanto racchiude nel suo numero ; l’unità, il binario, il ternario ed il quaternario, che sommati 1+2+3+4 ci rendono esattamente il valore ghematrico della lettera, ovvero il 10 che ridotto teosoficamente 1+0 ci restituisce l’unità. Luois Claude de Saint-Martin ci ricorda che: “L’Eterno è Uno. E uno essenzialmente è semplice, ma nell’immensità Divina, se non in seno a Dio, il tempo ha fatto eco. A causa della creazione e delle sue cause”. Lo stesso passo regolare che forma la quadratura, ci regala altri lumi sul concetto di come i primi 4 numeri ci riconducano alla decade prima che li contiene e li risolve nell’unità primordiale. I misteri del quaternario sono espressi in tutto il cerimoniale, la parola stessa, se si considera scritta in questo modo: I EVE ci riconduce al Sacro Tetragrama, dove I è il seme creativo mente EVE è la sua “posterità” o meglio la possibilità. Se prendessimo I come Adamo ed EVE come Eva, non ci sarebbe difficile ritrovarci... Sempre il Filosofo Incognito afferma: “L’affermazione dell’Unità suppone il numero 4, se l’unità non rientra in se stessa come in un circolo vizioso, e pure il ternario, si spiega col binario e si risolve con il quaternario che è l’unità quadrata dei numeri pari e la base quadrata del cubo, unità di costruzione, di solidità e di misura”. IOD il padre, HE la madre, VAV il figlio, HE la figlia, i 4 elementi che compongono il mondo fenomenico. È interessante notare che le due lettere “attive” sono diverse tra loro (IOD-VAV) mentre le due lettere “passive”(HE-HE) sono identiche, mi viene in mente a proposito quel che accade nelle coppie di cromosomi XY maschile, XX femminile. Pater et Mater Unus Deus, Mater et Filus Unus Deus, Filius et Filia Unus Deus, Filia et Pater Unus Deus. A.R.A.R.I.T.A. * Se sommiamo il valore delle lettere che compongono il nome ineffabile, il nostro risultato sarà 26 che ridotto 2+6 ci darà 8 lo spirito doppiamente forte appartenente al Cristo, ovvero l’Uomo-Dio, il Riparatore che allegoricamente sconfigge la morte, il

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Figlio, dunque Hiram risorto come il Cristo che non muore più, il Sole Invitto, Horus che procede dal Padre. Il mistero del Tetragramma, il 4 come numero fondante di infinite combinazioni, ma che sempre ritornano all’unità, il processo reintegrativo nell’UNO, ecco a mio avviso la chiave della resurrezione simbolica di Hiram, che è l’umanità resa perfetta dalla Gnosi, questo è il concetto che cominciamo sin da questo grado a custodire. L’uomo fisicamente muore o meglio cambia stato trascorso il suo periodo terreno, quando il suo abito diviene logoro, o viene brutalmente “distrutto” dall’ignoranza del profano, ma il suo principio essendo eterno ed immutabile senza inizio ne fine si manifesta immanente in tutto ciò che esiste. Ed è solo Lui, L’Uomo tra tutte le creature, che mediante il suo intelletto, ponendosi i grandi quesiti di Coscienza Divina che ha il potere di rigenerarsi, poiché è l’immagine microcosmica stessa di questa Coscienza, evolvendosi e cambiando nei secoli dei secoli rimanendo lo stesso. Credo fermamente che il lavoro di ogni buon iniziato debba fondarsi sull’impegno di fare del complesso il semplice, mediante le proprie capacità lavorare assiduamente per il suo perfezionamento, in modo da scoprire la propria vera essenza, per potersi ri-conoscere e ri-trovare in un matrimonio indissolubile con la Verità. “Sii Israele il tabernacolo che ho fatto costruire a Bezael, in tua presenza ,e nel Quale ho rinchiuso la legge divina che il creatore mi ha donato faccia a faccia, è il vero tipo e la vera somiglianza del corpo dell’uomo o della forma corporea di materia apparente, nella quale sta il minore o l’Anima Spirituale Divina.” * Achad Rayshelethoh, Achad Resh Iechidathoh, Temurathoh Achad (che significa: Uno è il suo Principio, Una è la sua Individualità, la sua Permutazione è Una).

Fr∴ Parzival - Sublime Scozzese

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Da dove deriva la filiazione apostolica vantata dal l 'Ordine de i Rit i Unit i d i Memphis e Misraim

Presentiamo un articolo del Ser∴ Fr∴ Robert Ambelain, Gran Maestro Mondiale dell’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim, estratto dal suo scritto: “Table Apostolique et Constitutions” e tradotto dal Sostituto Gran Hyerophante del Sovrano Santuario d'Italia dei Riti Uniti, Fr∴ Purusha. Ci è parso opportuno presentare questo documento che illustra la filiazione apostolica del nostro Venerabile Rito, attraverso prove storiche inconfutabili; come sostiene infatti il Fr∴ Purusha: “La nostra filiazione apostolica non discende certo dalla Chiesa Gnostica Valentiniana di J. Doinel (di discendenza spiritica), bensì dalla Chiesa di Antiochia, secondo la seguente, incontestata filiazione”. Leggiamo negli Atti degli Apostoli: "Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorchè ai Giudei. Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la Buona Novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia"(Atti XI, 19 - 22). "Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani" (Atti XI, 25 - 26) . "C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno di infanzia di Erode

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tetrarca e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati" . Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono" (Atti XIII, 1 - 3) . In tal modo Antiochia fu catechizzata da Barnaba e da Saulo e contò subito dopo - oltre a questi apostoli - Simone Pietro. E' probabile che durante il loro soggiorno ad Antiochia, Barnaba e Saulo vi abbiano costituito un Vescovo. Gli Atti , ci dicono solo che istruirono un gran numero di persone; successivamente con essi troviamo Pietro (Simone) e gli Atti di Antiochia ci tramandano la tradizione che Pietro fu il consacratore del primo Vescovo di questa Chiesa: Evode. Dalla Cronologia tradizionale della Chiesa riportata da Lemaistre de Sacy (1613 - 1684), scrittore, storico e teologo cattolico (in seguito diventerà giansenista): "L'anno 38 dell'era volgare, nel II° anno del regno di Caligola imperatore, Pietro venne ad Antiochia e vi stabilì la sua sede. L'anno II° di Claudio imperatore egli andò a Lydia ..." Questo lo troviamo anche nella Storia Ecclesiastica di Eusebio, Vescovo di Cesarea (265 - 340) . Pietro si ferma circa un anno ad Antiochia ed è nel 38 (altri dicono nel 40) della nostra era, che consacra, prima di partire, Evode che è quindi il suo primo successore. In effetti Antiochia, come scrive il Crivelli "...fu durante i primi tre secoli del Cristianesimo non soltanto la capitale della Siria e la città principale dell'oriente asiatico ma anche il centro piu' importante dei cristiani d'Asia, soprattutto dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.). Per essere stata la prima sede del Principe degli Apostoli, e per avere i suoi missionari portata la Buona Novella oltre i confini dell'Impero romano, nella Persia e nella Georgia, la giurisdizione del suo Vescovo si estendeva a quasi tutta l'Asia romana e ne varcava i confini. La fondazione della nuova capitale dell'oriente, Costantinopoli, al principio del IV secolo, diminuì l'importanza di Antiochia" . I primi Patriarchi di Antiochia furono : Pietro Apostolo, Evode, San Ignazio e via di seguito, secondo la cronologia tradizionale, sino a Severo detto il Grande, che nel 519 fu cacciato in Egitto per ordine di Giustino Imperatore, attraverso una successione ininterrotta di 37 Vescovi attraverso i quali i poteri dell'Apostolo di trasmisero regolarmente. "La prima scissione permanente - prosegue il Crivelli - del Patriarcato di Antiochia avvenne in occasione del Monofisismo. Dopo la condanna dei monofisiti nel Concilio di Calcedonia (451) gran parte di Siri accettò l'eresia. Il propagatore principale fu Giacobbe Baradeo, da cui il nome di Giacobiti, quelli invece che rimasero fedeli al Concilio e al Imperatore si chiamarono Melkiti (da Melek - re ). Da allora cominciarono a delinearsi ad Antiochia due patriarcati, uno dei Giacobiti (monofisita) e l'altro dei Melkiti (cattolico)". La Chiesa Giacobita nacque nelle ceneri di Bisanzio. Il Dizionario delle eresie, degli errori e degli scismi così dice: "Giacobiti, Eutichiani o Monofisiti, così chiamati da un

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famoso Eutichiano GIacobbe Baradeo o Zanzale e che resuscitò l'Eutichianismo quasi spento nel Concilio di Calcedonia dalle leggi dell'Imperatore e dalla divisioni degli Eutichiani. Le elezioni dei Vescovi e le loro dispute avevano diviso questa Chiesa in una infinità di piccole sette che si distruggevano a vicena, essi erano d'altra parte senza pastori, senza Vescovi e i capi di questo partito, chiusi nelle prigioni, prevedevano quello che sarebbe stato l'Eutichianismo se non avessero ordinasso un Patriarca che riunisse gli Eutichiani e sostenesse il loro coraggio in mezzo alle disgrazie in cui erano oppressi. Severo, Patriarca di Antiochia e i Vescovi opposti come lui al Concilio di Calcedonia, scelsero a questo scopo Giacobbe Baradeo detto Zanzale, monaco semplice e senza cultura, ma bruciante di zelo, e lo ordinarono Vescovo di Emesa, confermandogli la dignità di Metropolita Ecumenico. Coperto di stracci e sotto un'aspetto esteriore umile, egli percorse così impunemente tutto l'oriente, riunì tutte le Sette Eutichiane e riaccese il fanatismo in tutti gli Spiriti. Ordinò dei preti e dei Vescovi e fu il restauratore del Eutichianismo in tutto l'oriente... ... ... Dopo la morte di Severo, Giacomo Zenzale ordinò Paolo detto il cammelliere, come Vescovo di Antiochia al quale altri sono succeduti sino al nostro secolo. I Vescovi ordinati da Giacobbe non risiedettero in questa città, ma in Amida, fino a che gli Imperatori romani furono padroni della Siria. Il numero degli Eutichiani nel patriarcato di Antiochia era allora molto superiore a quello dei cattolici ... ". Attualmente ve ne sono i Siria, nell'Iraq, ma il gruppo piu' numeroso è nel Malabar. Attraverso i Patriarchi della Chiesa Giacobita di Antiochia dal 544, giungiamo al 1877, data in cui Paolo Atanasio, capo dei Giacobini del Malabar, viene consacrato da S.B. Ignazio Pietro III° Patriarca di Antiochia. Mar Paolo Atanasio, Vescovo di Kottayaym e Metropolita del Malabar, consacra il 29 Luglio 1889 Antoine- Francois-Xavier Alvarez, Vescovo di Ceylon e delle Indie orientali che prese il nome di Mar Giulio I°. I cristiani del Malabar detti anche cristiani di San Tommaso - secondo la tradizione che attribuisce l'evangelizzazione di quella regione all'Apostolo Tommaso - abbracciarono ben presto il Nestorianesimo, successivamente, in seguito la conquista da parte del Portogallo delle coste del Malabar nel XVI secolo, si ebbe l'unificazione con la Chiesa Romana che fallì però in occasione del Sinodo di Diamper a causa dei tentativi di latinizzazione operati dai cattolici (1599) . Questi cristiani ebbero da allora due Chiese, l'una cattolica con circa 400 fedeli, l'altra nestoriana . Tuttavia i nestoriani non riuscirono a ricollegarsi al gruppo originario e chiesero aiuto al Patriarca Giacobita di Antiochia (1665) che inviò loro il Metropolita di Gerusalemme, Mar Gregorius che riuscì a portare i Cristiani di Tommaso nella Chiesa Giacobita di Antiochia. Questa a grandi linee la storia dei Cristiani di San Tommaso che tuttavia ebbe vicende alterne e instabili. Mons. Francois-Xavier Alvarez, Mar Giulio I°, Arcivescovo di Ceylon, su autorizzazione del Patriarca della Chiesa di Antiochia S.B. Ignazio Pietro III° (Bolla del 29 Dicembre 1891) e assistito da Mar Athanasius e da Mar Gregorius, consacra il 29 Maggio del 1892 nella Cattedrale di Nostra Signora della Buona Morte a Colombo (Ceylon) Joseph-René Vilatte, con il nome di Mar Timotheus, che aveva fondato negli Stati Uniti una Chiesa

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Vecchio Cattolica e che successivamente fonderà la Chiesa Cattolica Apostolica Francese (meglio conosciuta come Gallicana . La validità della successione apostolica dei Vescovi della Chiesa Giacobita non è stata mai loro contestata dalle autorità vaticane nè da quelle ortodosse quando alla validità della consacrazione di Mons. Vilatte, possiamo riportare queste note. 1 - Il Rev. Padre William, benedettino, nella sua brochure dal titolo La Genesi del Rito Vecchio-Cattolico in America (Buffalo 1898) scrive a giustificazione della validità apostolica della filiazione giacobita: "La validità degli atti episcopali di Mar Timotheus (alias Mons. Vilatte), è stata riconosciuta da Roma. Un prete da lui ordinato è entrato nella Chiesa Romana. Questo prete è venuto a Roma e la sua ordinazione, dopo attento esame della Sacra Congregrazione dei Riti, è stata dichiarata valida ed è stato ammesso a celebrare sugli altari del Papa." 2 - Il Rev. Padre David Fleming, consulente del Santo Ufficio e definitore generale dell'Ordine dei Frati Minori nel 1889 dichiarava che "il Santo Ufficio ritiene che le ordinazioni dei Gianseniti e dei Giacobiti sono valide". 3 - Il Cardinale Richard, Arcivescovo di Parigi, nella sua lettera del 17 - 04 - 1900 ed il Vescovo di Evreux nella Settimana religiosa edita nella stessa città dopo aver protestato per le ordinazioni fatte da Mons. Vilatte a Parigi nello stesso anno (1900) dichiarano che se sono irregolari (dal punto di vista cattolico) "esse tuttavia non potrebbero essere inficiate di nullità ..." . 4 - Nel 1935 Mons. Vilatte si riconciliò con la Chiesa Romana. Sulla validità della sua consacrazione il Sant'Ufficio non sollevò alcuna obiezione e Pio XI gli accordò una pensione annuale. Per far tacere voci interessate che spargevano il dubbio sulla sua consacrazione, Mons. Ceretti, Nunzio Apostolico fece stampare sul Corriere di Baviera di Monaco il 6 e l' 11 Luglio 1925 la seguente nota: " ...Mons. Vilatte ha ricevuto gli Ordini minori e il suddiaconato il 05 / 06 / 1885, il Diaconato il 6 Giugno dello stesso anno e il Presbiterato il 7 Giugno 1885. Questi differenti ordini gli furono conferiti da Mons. Herzog, Vescovo Vecchio-Cattolico nella Chiesa Vecchio-Cattolica di Berna. I documenti che ne fanno fede, portano la data, la firma e il nome di Mons. Herzog. 5 - Quanto alla sua consacrazione Episcopale essa ebbe luogo il 25 / 05 / 1892 . Mons. Vilatte venne consacrato da tre Vescovi Giacobiti, nella Cattedrale dell'Arcivescovo Alvarez (Giulio I°) ossia nella Chiesa di Nostra Signora della Buona Morte a Colombo (Isola di Ceylon) . Mons. Vilatte è in possesso della Bolla di Consacrazione firmata dai tre Vescovi e dal Console Americano che assisteva alla cerimonia. F.to B.Ceretti, Arcivescovo di Corinto e Nunzio Apostolico". + + + Le successive consacrazioni avvennero in questo modo:

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Mons. Vilatte consacra nella sua Chiesa di Piacenza (Italia) Paolo Miraglia Gulotti il 06/05/1900 come Vescovo della Chiesa Cattolica Indipendente in Italia, con il nome di Paolo. Mons. Miraglia consacra nella Chiesa Vecchio-Cattolica di Thienghen (Ducato di Baden) il 04/12/1904 Mons. Julienne-Ernest Houssay, Arcivescovo della Chiesa Cattolica Francece con il nome di Julio (meglio conosciuto come Abbé Julio). Mons. Houssay consacra ad Aire (Ginevra) il 21/06/1911 Louis-Francois Giraud che fu in seguito Patriarca della Chiesa Gallicana, con il nome di Francois. Mons. Giraud consacra il 21/07/1913 Jean Bricaud fondatore con il nome di Tau Jean II, della Chiesa Gnostica Apostolica che sino ad allora non era in possesso della filiazione apostolica diretta. Mons. Bricaud consacra a Parigi il 05/05/1918 Victor Blanchard, con il nome di Tau Targelius. Mons. Blanchard consacra a Parigi il 07/01/1945 Roger Ménard, con il nome di Tau Eon II Mons. Ménard consacra a Parigi il 10/06/1946 Robert Ambelain, con il nome di Tau Robert, come Vescovo di Samaria . Diventato Patriarca della Chiesa Gnostica Apostolica Universale (E.G.A.U.) assunse il nome di Jean III ". Egli ha consacrato il Fr:. G. Kloppel, che a sua volta ha consacrato il Fr:. J. Castelli, nostro Gran Maestro Mondiale. Da notare infatti che, a partire da quasi un secolo, l'episcopato gnostico è inserito nella scala dei Riti di Memphis Misraim di filiazione franco-belga, dopo il 33° grado o equivalente. Tanto si doveva per esigenze di chiarezza.

da “Table Apostolique et Constitutions” del Fr∴ Robert Ambelain tradotto in italiano dal

Sost i tuto Gran Hyerophante Fr∴ Purusha

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HORUS, Quaderni di studio aperiodici del Sovrano Santuario d'Italia dei Riti Uniti. La pubblicazione è diretta dal Fr∴ Leuviah.

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