n° 70 anno XXV - marzo 2010

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GIORNALE CULTURALE INFORMATIVO A CURA DEGLI “AMICI DELL’EREMO DI VALLECAMONICA” 70 LETTERE DALL’EREMO

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GIORNALECULTURALE

INFORMATIVOA CURA DEGLI

“AMICI DELL’EREMODI VALLECAMONICA”

70LETTEREDALL’EREMO

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È IN INTERNET AL SITO:www.eremodibienno.it

(pubblicazioni)

LETTEREDALL’EREMO

LETTEREDALL’EREMOMARZO 2010ANNO XXVDirettore ResponsabileDon Gabriele Filippini

Autorizzazione n. 4/89del Tribunale di Brescia

EREMO DEI SANTI APOSTOLIPIETRO E PAOLO25040 BIENNO (Brescia)Telefono 0364/[email protected]

ABBONAMENTO:Ordinario € 30,00Sostenitore € 50,00C.C. Postale n. 17738253int. a Alma Tovini Domus

Stampa: Tip. Camuna S.p.A. - BrenoTel. 0364/22007

Si ringrazia la

che, condividendone le finalità, contribuisce alla stampa e spedizione di questa rivista.

Dall’Eremo Storia di fede e di cultura pag. 01Il nuovo bisogno di spiritualità pag. 02Attività e notizie pag. 04I sacerdoti mantovani all’Eremo pag. 07Se vuoi la pace pag. 09Le persone impegnate nel politico pag. 12Un tempo di esercizi pag. 14La scuola di preghiera pag. 15Settimana teologico-pastorale pag. 17Per la giornata della vita pag. 19Cori all’Eremo pag. 21Festa di Santa Dorotea pag. 22

Un “seme” di spiritualità pag. 23

Tipografia Camuna pag. 24Via Pacis pag. 26Valcamonica: una terra di Santi pag. 27Festa di S. Siro pag. 29

Gruppo di riferimento pag. 30

Una restituzione pag. 32

La “funsciù” di Gianico pag. 34

Gli appuntamenti all’Eremo pag. 35

Dal MonasteroDalla Valle

Letture

Calendario

Gruppi

Testimonianze

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Con il numero 70 di Lettere dall’Eremo prosegue il racconto della vita e delle opere dell’Eremo, pagine scritte, prima che sulla carta, nei cuori e nella vita di chi è salito su questo monte del Signore (Sal 23,3). La nostra rivista giunge nel 2010 al venticinquesimo anno di pub-blicazione. Dal numero zero, edito quasi ad experimentum - seppur con scadenze diverse - Lettere dall’Eremo ha cercato di essere la voce e il diario dei passi di questa “Casa”. Ma non solo. Si è anche sempre scritto della Valle, della Diocesi e della Chiesa. Scelta dettata dall’apertura dell’Eremo alle grandi tematiche umane, cristiane, culturali e sociali che, talvolta, trovano qui punto di riferimento. Let-tere dall’Eremo ha raccontato per venti-cinque anni e settanta fascicoli la storia dell’Eremo. L’Eremo ha una storia. Storia di scelte ecclesiali condivise nella sua ori-gine. Storia di multiforme dedizione sin-cera. Storia di fede e di cultura. L’Eremo ha un’identità. Identità diocesana e squi-sitamente camuna. Un aggancio al terri-torio singolarmente caratterizzante. Una forte connotazione spirituale, anche negli orientamenti formativi e sociali. L’Eremo è frutto ecclesiale di convergenza di forze, idee, risorse: ha un’anima che respira la dimensione della comunità e quindi della varietà, seppur in una chiara convergenza di intenti. L’Eremo ha una vita dinamica grazie all’apporto vivace di coloro che lo frequentano. E sono molti. Sono diversi nella provenienza, nell’età, nelle attese. Sono sacerdoti e religiosi che vengono per i ritiri e gli esercizi, ma anche per momenti di ristoro personale. Frequentemente ac-

compagnano gruppi di fedeli. Anche le Suore giungono all’Eremo con gruppi di donne che si concedono momenti per l’anima. I giovani arrivano per pregare: in gruppo, ma anche da soli. Vengono a cer-care il perdono di Dio e un orientamento di vita con la confessione. I fedeli laici trovano qui, in diverse occasioni, la for-mazione culturale e spirituale per essere sale della terra e luce del mondo (Mt 5, 13-14). L’antico convento di San Pietro si è trasformato, nel suo quasi mezzo se-colo di nuova vita, in spazio per la cre-scita di tutti. Se un tempo vi si conduceva vita stabile, ora diventa luogo propulsivo per la testimonianza cristiana nel tessuto umano ove ciascuno è chiamato a vivere. All’Eremo la struttura e l’organizzazione si prefiggono una meta oltremodo elevata: favorire l’incontro dell’uomo con Dio. Questo incontro è personalissimo, ma sfocia naturalmente nella dimensione co-munitaria del credere e del vivere la fede. L’incontro con Cristo conduce alla Chiesa e la Chiesa - corpo di Cristo - opera nel mondo mediante le sue membra. Solo Cristo ha le parole di vita eterna (Gv 6, 68) indispensabili all’umanità. Solo grazie a questa Comunione si può giovare alla “città degli uomini”. L’Eremo esiste come luogo dell’incontro degli uomini con Dio. Questa è la vita spirituale che ha, in ogni tempo, le parole da dire al mondo, cioè le parole del Vangelo. E questa è l’eredità che ricevo anche come sacerdote dell’Eremo e che affido alla misericordia di Dio e alla condiscendenza dei fratelli.

DON ROBERTO DOMENIGHINI

STORIA DI FEDE E DI CULTURAIDENTITÀ DIOCESANA E CAMUNA

Dall’Eremo

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A partire da questo fascicolo, Lettere dall’Eremo si arricchisce di una firma prestigiosa, quella di padre Giandome-nico Mucci. Nato a Benevento il 2 dicem-bre 1938, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1958, ed è stato ordinato sacer-dote dieci anni dopo. Ha studiato filoso-fia e teologia conseguendo il dottorato in teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1972. Ha in-segnato ecclesiologia a Napoli e a Roma. Nel 2005 ha pubblicato con Jaka Book “I cattolici nella temperie del relativismo”, una lettura acuta dei tempi attuali. Ha curato, per le edizioni della Civiltà Cat-tolica, una edizione degli “Esercizi Spi-rituali” di Sant’Ignazio con riferimenti alla “Dottrina Spirituale” del gesuita francese Lallemand. È autore di nume-rosi saggi sul cattolicesimo nel secondo Ottocento e sulla storia della spiritualità cattolica. È membro della redazione della rivista «La Civiltà Cattolica», nella quale si occupa della relazione tra Chiesa e cultura contemporanea. Sulla prestigiosa rivista dei gesuiti italiani si possono tro-vare regolarmente i suoi contributi. È un esperto conoscitore della letteratura antica, italiana e tedesca, della musica classica e dell’arte. È Padre spirituale alla Pontificia Accademia Ecclesiastica e collaboratore - a diverso titolo - della Santa Sede.Ha benevolmente accettato di prepa-rare per Lettere dall’Eremo testi inediti, conducendo un itinerario sul tema della

spiritualità. In questo modo Egli offre ulteriore luce sulla missione e sul signi-ficato di una “Casa” che è riferimento per l’anima e la cultura della Valle e della diocesi. A Lui la gratitudine della redazione, degli Amici e dei lettori, e segnatamente del direttore dell’Eremo, grato a Padre Mucci per la sua condi-scendenza.

Se guardiamo panoramicamente al catto-licesimo contemporaneo, ci accorgiamo facilmente che esistono al suo interno due grandi correnti. L’una ha la tendenza a diluire nel secolarismo la fede cattolica. L’altra lavora a inserire la fede nella so-cietà e nella cultura secolare. Un cattolico autentico saprà a quale corrente aderire e appartenere per dare un senso alla sua vita e alla sua testimonianza. La tormen-tata anima contemporanea annaspa nella ricerca di un senso della vita, di una ri-sposta alle sue domande più profonde. Esistono modi migliori e peggiori di vita? Come possono riconoscersi? Quali sono i modi più utili al singolo e alla co-munità alla quale appartiene? Qual è il fondamento della dignità della persona? Le cose umane hanno un senso diverso dal significato meramente linguistico ri-conosciuto dalla ragione? È davvero un valore per il mondo essersi “disincan-tato”, cioè essersi liberato di Dio? Questo “disincanto” è avvertito oggi come pro-gresso dell’uomo. È una mentalità diffusa che si è venuta formando per effetto del

IL NUOVO BISOGNO DI SPIRITUALITA'

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vecchio razionalismo rinforzato dal mito della scienza. Da essa sono derivati i fe-nomeni che sono sotto gli occhi di tutti: la svalutazione dei sentimenti, degli affetti e delle valutazioni etiche. Infatti, quando si tolgono all’uomo i fini superiori, quelli per i quali vale la pena di vivere e di morire, l’uomo si abbandona ai piaceri spiccioli e volgari, che Tacqueville disse propri delle età democratiche, o al culto del benessere, senza guardare verso le al-tre. Così, l’uomo si concentra su se stesso, restringe la sua vita all’individualismo o al narcisismo, oscura in sé l’interesse per gli altri. Rientra in qualche modo all’in-dividualismo l’abitudine a privilegiare in ogni circostanza l’aspetto economico, a danno degli aspetti spirituali. Un esempio evidente. La vita umana è un valore sacro per se stesso? Dipende. In astratto, lo è. Nella pratica, lo si condiziona al gioco dei costi e dei profitti, ossia a quanto bisogna spendere per difenderla e salvaguardarla. Questo tipo di valutazione è a monte del disinteresse e della noncuranza per i va-lori della tradizione in ogni campo, per la cura dell’ambiente naturale e del pa-trimonio artistico e culturale, per i doveri ispirati dalla solidarietà umana. E non è che, così vivendo e regolandosi, l’uomo di oggi sia e viva contento e sereno. C’è in lui l’anelito a una pienezza, a capire il senso delle cose, ad andare altre “quel punto acerbo che di vita ha nome”, come

dice Leopardi. L’uomo non si rassegna a ignorare il suo significato e il suo cuore è ancora l’“inquietum cor” agostiniano. In questo tempo, in questa cultura, il cat-tolico scorge motivi nuovi per aprirsi al dono della fede, per rivitalizzarla e soste-nerla al’interno della comunità cristiana. Ma, attenzione! La cultura dominante, quella che ha come suoi strumenti la grande editoria, la TV, i giornali, inter-net, si sforza polemicamente, ogni giorno, di convincerci che la religione è ormai scomparsa sotto i colpi della secolarizza-zione e la fede è estinta, tranne che nel privato di poca gente passatista. Non è vero. Le stesse continue indagini socio-logiche smentiscono questa tesi, in Italia e all’estero. La fede e la morale cristiane non sono certo più il collante della mo-dernità, come lo furono nelle società più antiche. Tuttavia, esse conoscono oggi una sotterranea primavera, man mano che si acutizza il problema del senso, da un lato, e, dall’altro, il convincimento che la cultura presente non è una realtà assoluta e si evolve. Al discepolo di Gesù spetta il compito di amare il Maestro, praticare la dottrina, cioè i Comandamenti e la carità fraterna, supplicarlo affinché il suo Regno fecondi anche il nostro tempo. Preghiera e carità. “Clama, ne cesses”.

GIANDOMENICO MUCCI, S.J.Roma - La Civiltà Cattolica

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L’Eremo continua a scrivere pagine fitte di attività. Nelle continue presenze si co-struiscono relazioni, si dona e si riceve. La casa di spiritualità della Valle si con-ferma come luogo di incontro fra le per-sone e luogo di quell’incontro misterioso e reale tra Dio, in Cristo, e gli uomini.

Nel mese di ottobre 2009 l’appuntamento tradizionale con il corso biblico ha avuto come guida il professor don Flavio Dalla Vecchia che ha letto, per oltre cento partecipanti, la pagina evangelica delle beatitudini.Sabato 17 ottobre molti amici dell’Eremo hanno accompagnato don Renato Musatti a Ospitaletto ove è stato accolto come Parroco.Ottobre è stato anche il mese della ripresa delle molte proposte “da calendario”: i ritiri per categorie (sacerdoti, religiose, donne), il corso per i fidanzati, la Santa Messa per i figli in Cielo, l’incontro per le ragazze, l’incontro di spiritualità per i giovani, le congregazioni vicariali, l’as-semblea mensile dell’Ucid, il gruppo Ga-lilea, l’incontro dell’Unione Apostolica del Clero. Molte anche le presenze di singole persone per momenti, giornate, settimane di preghiera personaleDomenica 18 ottobre, in collaborazione con l’ufficio diocesano della scuola, si è tenuto il primo incontro di ascolto della Parola: laici giovani e adulti, insegnanti di religione, sacerdoti e religiose hanno impegnato la mattinata nell’esercizio

della lectio divina. Venerdì 23 ottobre l’Eremo ha accolto fedeli da tutta la Valle per la Veglia in preparazione alla visita del Santo Padre Benedetto (ne abbiamo già dato relazione sul numero 69 di Let-tere dall’Eremo a pag. 47).I sacerdoti della diocesi di Mantova hanno scelto l’Eremo per il loro annuale corso di esercizi spirituali e sono stati ospiti dal 9 al 13 novembre (vedi pagg. 7 e 8).Mercoledì 11 novembre si è avuta la con-vocazione del “Comitato dell’Eremo” al quale don Renato ha dato relazione dell’attività svolta e della situazione. A lui si è espresso plauso e gratitudine.Venerdì 13 novembre si è riunita la com-missione zonale per le unità pastorali, presieduta dal Provicario Generale, Mon-signor Cesare Polvara.La settimana seguente (dal 16 al 20 novembre) un gruppo di sacerdoti (di diversa provenienza, dalla Svizzera all’Albania) ha partecipato agli esercizi spirituali proposti dalla Casa e guidati da don Francesco Cattadori della diocesi di Piacenza sulla Lettera di san Paolo Apo-stolo ai Filippesi, ne diamo relazione nella rivista a pag. 14.Sabato 21 e domenica 22 novembre l’Eremo sì è animato con la presenza di circa 120 giovani dell’Opera per l’Edu-cazione Cristiana che hanno riflettuto sul tema: “I social network e le nuove forme di relazione sociale tra reale e virtuale”. Le giornate sono state scandite dalle re-lazioni di esperti del settore, dai lavori

ATTIVITA' E NOTIZIE

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di gruppo e hanno avuto come cardini la veglia di preghiera al monastero e la santa Messa festiva animata dai seminaristi, presenti in buon numero, e celebrata dal direttore dell’Eremo.Dal 22 al 28 novembre hanno vissuto la settimana degli esercizi spirituali i gio-vani postulanti dei frati della Chiesa di san Francesco a Brescia, accompagnati da Padre Giancarlo Paris.Dal 27 al 29 novembre è stata ospite per una “convivenza” la comunità neocate-cumenale di Vallecamonica: catechesi, preghiera, la celebrazione penitenziale e la solenne Eucaristia festiva hanno carat-terizzato il loro soggiorno all’Eremo.Giovedì 3 dicembre i sacerdoti della Valle si sono radunati in forma straordinaria per riflettere sul tema della crisi e confermare l’intenzione del clero di essere vicino ai fratelli anche in questo tempo di congiun-tura economica e sociale incerta.Sabato 5 dicembre il Gruppo di riferi-mento dell’Eremo si è incontrato per una revisione del cammino trascorso e per programmare il cammino del nuovo anno pastorale: cuore della giornata la Santa Messa.Il tradizionale ritiro dei politici si è svolto la mattina del giorno di santa Lucia, do-menica 13 dicembre. L’esordio è stato offerto dalla pianista Francesca Olga Cocchi attraverso una meditazione mu-sicale dell’enciclica Caritas in Veritate. La proposta di riflessione: “Dal Natale di Cristo, la dignità di ogni uomo. Spunti dall’Enciclica Caritas in Veritate di Bene-detto XVI” è stata guidata da Monsignor Serafino Corti, già direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale (relazione alle pagg. 12 e 13).Nello stesso giorno il curato di Villa Car-cina ha accompagnato un nutrito gruppo di cresimandi per il ritiro di avvento: am-

mirevoli nell’impegno, hanno trascorso la mattina di meditazione nel chiostro, incu-ranti del freddo e zelanti nel silenzio.La fine settimana della IV domenica di avvento ha visto presenti all’Eremo un gruppo di Famiglie dell’Equipe notre Dame con il loro assistente spirituale, le suore dorotee della scuola di Cemmo per il ritiro mensile, il gruppo Galilea per il ritiro in preparazione al Natale.La tradizionale Veglia di fine anno ha mantenuto la sua significatività: oltre cento persone hanno riflettuto sull’anno trascorso in un lungo esame di coscienza individuale e sociale ripercorrendo gli eventi significativi del 2009. La proces-sione silenziosa al monastero ha favorito la preghiera personale. Insieme alle so-relle Clarisse si è celebrato l’ufficio delle letture della solennità mariana che apre l’anno civile. Ha, poi, presieduto l’Eucari-stia don Renato Musatti, direttore emerito dell’Eremo, la cui omelia è riportata in questo numero della rivista. Alcuni ospiti, venuti da lontano, hanno potuto pernot-tare all’Eremo.Domenica 11 gennaio, festa del Batte-simo del Signore, i volontari e gli amici dell’Eremo si sono dati appuntamento all’Accademia arte e vita di Breno per condividere la gratitudine per il loro ser-vizio. Nel pomeriggio il grazie si è fatto preghiera nella celebrazione eucaristica cantata dal coro a voci bianche “Gli ambrogini”, nel primo appuntamento dell’iniziativa liturgica “Cori all’Eremo” della quale si dà relazione nella rivista.Le sere della domenica, nel mese di gen-naio, sono state impegnate dalla Scuola di Preghiera: la partecipazione straordinaria di oltre duecento persone e la guida sa-piente dei professori don Marco Busca e don Sergio Passeri confermano la bontà della proposta, voluta dai curati della

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Valle. Nella rivista si dà relazione dell’iti-nerario, dei contenuti e dei frutti.Giovedì 7 gennaio un nutrito gruppo di catechisti ha accolto la presentazione del quinto anno dell’itinerario per l’inizia-zione cristiana. Dal 17 al 23 gennaio i sacerdoti della nostra diocesi ordinati nel 2000 hanno proposto un corso di esercizi spirituali guidato da S.E. Monsignor Giu-lio Sanguineti. Contemporaneamente un gruppetto di frati minori, appoggiandosi al monastero per le meditazioni e ai nostri sacerdoti per la Concelebrazione, ha pure goduto della settimana di ritiro. Venerdì 30 gennaio l’Eremo si è aperto allo sport ospitando il convegno zonale del CSI: don Battista Dassa ha introdotto la me-ditazione, seguita dalla relazione di don Alessio Albertini e dalla testimonianza di Bruno Pizzul. Domenica 30 gennaio la Parrocchia di Calino - con il Parroco don Paolo Salvadori - ha rinnovato la tradizione annuale della visita al Mona-stero come occasione di consegna della “Provvidenza” alle sorelle Clarisse e ha concluso in fraternità all’Eremo. Sabato 6 febbraio, in occasione della giornata na-zionale della vita, ospite gradito e illustre è stato S.E. Mons. Elio Sgreccia - Presi-dente emerito della Pontificia Accademia per la vita - che ha intrattenuto i parteci-panti al Convegno sul tema della dignità umana. L’incontro è recensito all’interno della rivista. Domenica 7 febbraio i fidan-zati che - nella zona III - si preparano al sacramento del matrimonio hanno vissuto una giornata di ritiro. Lo stesso giorno un folto gruppo di pellegrini dalla diocesi di Massa Carrara, dopo aver visitato la chiesa di Santa Maria a Bienno, ha scelto l’Eremo per la riflessione e l’eucaristia, prima di precedere alla visita della Via Crucis di Cerveno. Alla sera sono arri-vati i sacerdoti partecipanti alla “Setti-

mana teologico-pastorale” della diocesi. Era presente anche il Vescovo Luciano. Nella rivista presentiamo una sintesi del simposio sacerdotale. Ancora nella prima domenica di febbraio - giornata di grande fervore per l’Eremo! - alla Santa Messa delle 16.30 si è celebrata la festa di Santa Dorotea, con la presenza di molte suore di Cemmo. Il momento ha voluto esprimere la gratitudine dell’Eremo per la presenza indispensabile delle Suore della Beata Annunziata. Un contributo nella rivista ricorda l’evento. Alla stessa celebrazione - nell’ambito dell’iniziativa “Cori all’Eremo” - la corale Valgrigna di Esine, diretta dal Maestro Vittorio Fede-rici, ha cantato con l’assemblea e ha aiu-tato a pregare e celebrare. I cresimandi della Parrocchia di Castelfranco, guidati dalla nostra Suor Celina, hanno vissuto una giornata di ritiro il 15 febbraio. Anche i loro genitori hanno avuto un momento di formazione, ancora accompagnati dalla nostra Suora. Mercoledì 17 febbraio - primo giorno di Quaresima - l’Eremo ha accolto la reliquia di santa Geltrude Comensoli. Per l’occasione al ritiro delle donne che si è tenuto proprio quel giorno, le Suore Sacramentine hanno offerto la loro testimonianza. Sabato 20 febbraio la Comunità Montana ha chiesto ospitalità all’Eremo per il convegno di studio “A memoria d’uomo”. Domenica 21 febbraio l’Eremo, con la direzione scientifica di Giovanni Gregorini, ha proposto un con-vegno per interrogarsi sulla santità della Valle. “Una terra di santi”, questo il titolo dell’incontro è ripreso all’interno della ri-vista. Domenica 28 febbraio è ricomin-ciato il ciclo degli incontri del gruppo di riferimento con una conferenza della prof. Franca Pezzotti Avancini. Il tema e i contenuti sono presentati nell’articolo del prof. Berardo Branella.

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Tempo donato per ritrovare la verità su se stessi.Gli esercizi spirituali sono un tempo che Dio ci dona affinché a nostra volta lo possiamo donare a Lui ascoltare la sua Parola, custoditi dal silenzio; è un’espe-rienza che ci avvolge, ci trasforma, ci fa conoscere la verità su noi stessi, per divenire sempre più conformi alla sua volontà. Gli esercizi sono un momento fondamentale nella vita del Sacerdote; ma anche una proposta particolarmente adatta all’uomo di oggi che ha tanto bisogno di verità, di ascolto, di lasciarsi scrutare nel profondo dall’unico che può dirgli vera-mente chi è. “Il sacerdozio non è un sem-plice ufficio ecclesiastico, un semplice servizio che è prestato alla comunità: è un sacramento, una santificazione inte-riore, consistente nel conferimento di par-ticolari prodigiose facoltà che abilitano il

Sacerdote ad “agire in persona Christi” e perciò gli danno un carattere, specialis-simo, incancellabile, che lo qualifica di fronte a Cristo come suo vivo strumento e lo mette perciò in relazione partico-lare e inesauribile d’amore con Cristo” (Paolo VI, 26 febbraio 1968). Noi che proclamiamo quotidianamente la Buona Novella agli altri corriamo il rischio di non sentirla mai proclamata per noi. Noi che insegniamo a pregare, noi che siamo medici delle anime, dobbiamo ricordarci di sottoporre, per primi, noi stessi alle cure del medico divino. Viviamo in un momento storico contrassegnato da una evidente crisi di valori e da un’assenza di motivazioni che diventa paralizzante per molte energie e per molti progetti. C’è, nel nostro tempo, una grande carenza di capacità di fidarsi, d’affidarsi e di osare. Da una ripresa interiore del prete, da una

GLI ESERCIZI SPIRITUALI DEI SACERDOTIDELLA DIOCESI DI MANTOVA

Dall’Eremo

Alcuni Sacerdoti Mantovani agli esercizi spirituali

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ritrovata pace del cuore, da una sua parola più illuminata e serena, tutto il popolo di Dio riceve vantaggio. Secondo Antoine Bloom - autore spiri-tuale russo di origine europea, diventato poi metropolita degli Ortodossi in Europa - l’esperienza degli esercizi spirituali è affascinante. La preghiera prolungata è un’avventura pericolosa perché ogni in-contro con Dio è, in un certo senso, un giudizio ultimo (cfr Eb 10,31). Ogni volta che ci presentiamo di fronte a Dio, sia nei Sacramenti che nella preghiera, compiamo qualcosa di molto pericoloso perché, se-condo le parole della scrittura, Dio è fuoco (cfr Prière Vivante). Se l’esperienza spiri-tuale è giudizio e fuoco, una virtù che deve accompagnarci, particolarmente nei giorni degli esercizi spirituali, è quella del corag-gio. E’ quanto hanno tentato di vivere di-ciotto preti della nostra diocesi da lunedì 9 novembre a venerdì 13 nell’Eremo di Bienno. Don Daniele ci ha presi per mano e ci ha condotto alla scuola di S. Paolo nel cuore della lettera ai Romani. Anzi-tutto commentando il saluto e la presen-tazione di Paolo ha messo a fuoco subito la nostra identità: il presbitero è, come Paolo, “servo di Gesù Cristo”. La causa dunque dell’Apostolo non è la sua e nep-pure quella del lettore: è la causa di Cri-sto Gesù. L’identità dell’Apostolo come quella del Presbitero proviene da “altri”: “Apostolo…prescelto per annunziare il Vangelo di Dio”; l’accento non cade tanto sull’opera dell’uomo, quanto sulla mae-stosa oggettività e forza del Vangelo che è “il Vangelo di Dio”. L’argomento centrale che ha sostanziato il corso degli esercizi è enunciato in Rm 1,16-17, e può espri-mersi così: “Il Vangelo è potenza di Dio, capace di salvare chiunque crede, prima il giudeo poi il pagano, perché nel Vangelo viene ad esplodere la potenza salvifica di

Dio allorquando l’uomo accede alla fede, la quale fa accadere per lui la salvezza che mira alla vita”. La salvezza cristiana è pace con Dio; è libertà dal peccato e novità di vita; è libertà dalla legge, che rimane esterna all’uomo e lo lascia nella sua lacerante frustrazione; è liberazione dalla morte non solo per i credenti ma per l’intera creazione. Sulle spalle dei salvati pesa così il compito grave e sublime di questa universale salvezza cosmica. Ma essi non solo soli. Dio è con loro. Cri-sto, come pioniere dei credenti, è giunto personalmente alla meta della storia: “Ri-suscitato, sta alla destra di Dio e inter-cede per noi” (8-34). Noi corriamo sulle sue tracce. La conclusione degli esercizi la possiamo esprimere con questa affer-mazione suggerita dal predicatore: con-templare I’incondizionato. Il Crocifisso contemplato arriva a configurare il volto e la testimonianza del singolo credente e della comunità ecclesiale nel suo insieme. Il contemplativo non è dunque un uomo che fugge la compagnia degli uomini o evade la storia, ma un credente che cerca di discernere nella storia e negli uomini, negli eventi e nella propria persona la pre-senza del Cristo. Ecco il compito del pre-sbitero! E’ colui il cui sguardo è talmente affinato che sa riconoscere che tempio di Dio e dunque dimora dello Spirito Santo e luogo di inabitazione del Cristo, è l’uomo stesso. Sì, il contemplativo è un esperto nell’arte del discernimento della presenza di Dio, presenza che non è relegata in luoghi santi, non è ristretta al religioso, ma è diffusa dappertutto. Sa volgere uno sguardo critico, severo e penetrante ai to-talitarismi e legge la storia con gli occhi di Dio, che è con lo spirito imbevuto dal Vangelo.

MONS. EGIDIO FAGLIONI

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La tradizionale Veglia di fine anno ha visto il gradito ritorno all’altare del Mo-nastero di don Renato Musatti, direttore emerito dell’Eremo e ora arciprete di Ospitaletto. Una presenza apprezzata, anche nelle parole dell’omelia della quale riportiamo ampi stralci.'Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato'. Questo il tema scelto da Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della pace, 01 Gennaio 2010.Il Papa ebbe un passaggio stupendo il 06 agosto 2008 a Bressanone: «Ritengo che il legame inscindibile tra creazione e redenzione debba ricevere nuovo rilievo. ... Il redentore è il Creatore e, se noi non annunciamo Dio in questa sua totale grandezza - di Creatore e di Redentore -, togliamo valore anche alla redenzione.La Redenzione ... l'essere cristiani ... la fede cristiana significano sempre anche responsabilità nei confronti della crea-zione. 'Soggiogate la terra', detto nella Genesi, non è mai stato inteso dai credenti come un ordine di renderla 'schiava', ma piuttosto come compito di essere custodi della creazione e di svilupparne i doni...Se osserviamo quello che è nato attorno ai monasteri ... si rende evidente che la Parola del Creatore è stata letta corretta-mente e, inoltre, c'è stata vita con il Cre-atore e il Redentore ... Oltre al fatto che ogni monastero si è impegnato a salvare la creazione e non a distruggerla».Vi è un profondo rapporto tra Creazione e Redenzione. Tutto ciò che possiamo

dire come credenti anche sul creato ... parte proprio da qui.Perchè è un dovere etico salvaguardare il creato?Certamente salvaguardare il creato è di-fendere il grande dono della pace tra i popoli. Anzi è suscitare una solidarietà tra i popoli.Non si difende il creato solamente per evitare disastri ecologici e distruzione della natura. Anche.Si difende il creato perché il creato è di

SE VUOI LA PACE CUSTODISCI IL CREATO:OMELIA ALLA VEGLIA DI FINE ANNO

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tutta la comunità della famiglia umana, che si costruisce sulla solidarietà, sulla giustizia e sulla pace.L'uomo può negare la solidarietà con il suo simile, difendendo egoisticamente le proprie risorse e non vivendo un atteg-giamento morale. Il Papa scrive che 'la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli' (n. 19). E il Card. Dionigi Tettamanzi ci ricorda in-vece che solo la 'solidarietà rende grande una città'.La custodia del creato, inoltre, impone anche il rispetto delle risorse naturali di ogni popolo. Troppo spesso proprio ai paesi più poveri vengono tolte anche le risorse prime che potrebbero favorire il loro progresso. E questo genera conflitti all'interno delle nazioni e tra di loro.Proteggere l'ambiente è proteggere il diritto dei popoli ad una crescita in-tegrale: l'ambiente è un dono di Dio e, quindi una responsabilità di tutti verso i poveri.Un terzo motivo per cui salvaguardare il creato è dato dal fatto che la natura è am-biente per noi vitale e segno dell'amore di Dio nei nostri confronti. Anche se dobbiamo aver chiaro che al primo posto ci sta sempre la persona umana e, quindi, il rispetto radicale della vita umana.Il Papa riprende il termine 'ecologia umana' per indicare che la pace sarà pos-sibile se si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale... L'uomo non può mai manipolare, anche a fine di ricerca, la vita.Non sempre ciò che è scientificamente possibile è eticamente corretto.Il libro della natura è uno e indivisibile sia sul versante del creato e della natura, sia sul versante della vita, della famiglia, delle relazioni... I doveri verso la natura

non annullano ma richiamano i doveri verso la persona umana.La Chiesa ha il diritto/dovere di difendere non solo il creato ma, ancor più, la dignità di ogni persona iniziando dalla vita stessa della persona.Ecco qui il punto focale di una preghiera e di una riflessione, ancora una volta, sul dono della pace e sulla grandezza del creato.Noi dobbiamo tornare a rimettere la persona al centro.Salvaguardare il creato perché l'uomo ab-bia una qualità di vita degna dell'uomo stesso; salvaguardare il creato per dire che il rischio di un progresso senza limiti morali e che privilegia il primato dell'eco-nomia, dell'avere, del consumare... non è per l'uomo!; salvaguardare il creato per dire che la povertà nel mondo non può dividere sud e nord, o, peggio, paesi ricchi e paesi che rimarranno comunque poveri anche se hanno risorse prime in quantità.E la Chiesa continua a stare dalla parte dell'uomo. Difende il creato perché difende la dignità della vita dell'uomo. E' dalla parte dei po-poli poveri, basterebbe riandare al Sinodo per l'Africa chiuso da pochi mesi; è dalla parte di chi oggi, qui, in Italia fa fatica a vivere la propria quotidianità.La Chiesa è certa che l'annuncio del Van-gelo, un Vangelo incarnato, è dignità per la vita dell'uomo.Il vangelo è una buona notizia: Dio si è incarnato, si è fatto Uomo in Gesù di Na-zareth e chi guarda a Lui incontra la possi-bilità di una vita degna dell'uomo stesso.Mi ritorna sempre alla mente uno dei pas-saggi più significativi del Concilio vati-cano II: 'In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mi-stero dell'uomo'. (GS, 22)Sono consapevole che la cultura di oggi

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vuol negare, anzi annullare questa 'buona notizia'.... non consapevole della dram-maticità di ciò che ne nascerà: un uomo senza volto, senza identità, un uomo te-nuto in piedi unicamente dalla scienza e dalla tecnica e dalla medicina, un uomo che crede possibile tutto con la propria ragione e con le conquiste della scienza. Un uomo che, comunque, non potrà mai dare una verità circa la sua nascita e la sua morte, la sofferenza e la gioia.Perché la strada della vita sia aperta ad ogni uomo il Papa indica due scelte di vita per i credenti: la relazione con l'altro, che si traduce anche nella relazione in-tergenerazionale e un ripensamento sul nostro stile di vita.Perché ogni uomo possa abitare la terra

come luogo di vita non possiamo che aprirci al fratello e costruire ponti di in-contro l'un con l'altro e tra generazioni.Oltre a decidere che adottare stili di vita alternativi vuol dire vivere in modo de-ciso ciò che ci è caro come credenti e optare per una vita sobria, dignitosa, ca-pace dell'essenziale. Infatti, per chi ha già scelto come motivo di vita 'l'unica cosa necessaria' ... tutto il resto è modo di vi-vere la gioia di un incontro con il mio Si-gnore, Gesù di Nazareth.Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia splendere il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace.

DON RENATO MUSATTI

Eucarestia mensile per i “Figli in Cielo”

Molte famiglie vivono il dramma della morte un figlio. La Chiesa, che è Madre, condivide questa grande sofferenza, e non rinuncia a offrire la Parola di Speranza, che è Cristo. Egli, il Signore della vita, ha vinto la soffe-renza e la morte.L’Eremo propone, per il quarto anno, la celebrazione dell’Eucarestia mensile, per-ché, come credenti, ci sentiamo vicini nella condivisione della sofferenza del fratello e proclamiamo la speranza certa che Dio, in Gesù Cristo morto e risorto, abita la nostra sofferenza e apre alla luce del mattino di Pasqua.La Santa Messa è celebrata all’Eremo alle ore 16.30, prima dell’inizio è possibile accostarsi al Sacramento della Riconciliazione.

I prossimi incontri:17 aprile - 22 maggio - 19 giugno

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La celebrazione eucaristica

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Mentre una fitta nevicata rallegrava il mattino di Santa Lucia, domenica 13 di-cembre, un gruppo di persone impegnate nel settore sociale e politico si è ritrovato all’Eremo dei Santi Pietro e Paolo in Bienno per il tradizionale e sentito ritiro “dei politici” in preparazione al Natale.Esordio, originale e gradito con la “me-ditazione musicale” dell’enciclica Cari-tas in veritate: alla lettura antologica di alcuni brani del documento pontificio si sono alternate proposte classiche e con-temporanee, eseguite al pianoforte dalla maestra Francesca Olga Cocchi. Muto da alcuni anni, il pianoforte dell’Eremo - un pregiato Kawai a mezza coda - è stato accordato per l’occasione e ha contribuito a far “entrare nel mistero” e a “favorire la contemplazione” come ha spiegato il direttore della Casa di spiritualità, sottoli-neando che “la musica in sé è elevazione dell’anima”. La proposta di riflessione ha avuto come tema: “Dal Natale di Cristo, la dignità di ogni uomo. Spunti dall’Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI”.Monsignor Serafino Corti, ha aperto la sua meditazione con un’attenta lettura della percezione sociale del Natale, sot-tolineando come sia una festa sentita e conservi una dimensione particolarmente familiare, collocandosi in un periodo in cui il freddo dissuade dall’uscire di casa e invita all’intimità del focolare. Di contro, però, si evidenzia anche l’aspetto spiccatamente commerciale del

Natale: le strade si affollano di persone tutte assorbite dalla preoccupazione e dall’affanno degli acquisti.In questa doppia prospettiva si inserisce l’annuncio del mistero cristiano della na-tività.Dio viene incontro all’uomo e lo fa con divina semplicità.Il mistero dell’incarnazione è mistero dello “sposalizio tra l’umano e il divino”. Da questo evento scaturisce una rilettura approfondita della dignità dell’uomo e di ogni uomo. Nel Dio fatto carne è l’umanità tutta ad essere riscattata e redenta. Il Natale fonda una nuova antropologia.Così, conscio del valore della propria umanità, ciascuno è chiamato a sposare la causa di Dio, comprendendo che è Dio la risposta agli interrogativi dell’uomo. Monsignor Corti ha commentato appro-fonditamente alcuni brani dell’ultima En-ciclica del santo Padre Benedetto XVI. “Lontano da Dio l’uomo è inquieto e ma-lato. L’alienazione sociale e psicologica e le tante nevrosi che caratterizzano le so-cietà opulente rimandano anche a cause di ordine spirituale (…). Non ci sono sviluppo plenario e bene co-mune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e di corpo” (Cari-tas in veritate, 76). In ogni essere umano la dimensione spirituale è una compo-nente radicale. Non è indifferente che Dio esista o meno:

RITIRO PER LE PERSONE IMPEGNATENEL SETTORE POLITICO E SOCIALE

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c’è bisogno di risposte spirituali. “L’uma-nesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano”. Se si dimentica Dio si dimenticano anche i valori umani.Se invece si accoglie Dio - fatto uomo - allora ci si apre alla pienezza del senso della vita, espressa con chiarezza nel co-mandamento dell’amore, composto da due “tavole” inseparabili: l’amore a Dio e l’amore al prossimo.Riscaldati dalla musica e arricchiti dalla meditazione, i partecipanti hanno potuto pregare personalmente e accostarsi al sa-cramento della riconciliazione.

Nell’omelia della Santa Messa, Monsi-gnor Corti ha messo in risalto - a partire dai testi biblici proclamati - la virtù della speranza come caratteristica del cristiano impegnato al servizio dei fratelli.La presenza al ritiro, seppur numerica-mente dimessa, è stata rappresentativa delle diverse realtà della Valle. Sono in-tervenuti alcuni sindaci, fra i quali è da sottolineare la presenza dei due sindaci più giovani della Valle. C’erano poi diversi amministratori e as-sessori, rappresentanti del mondo della sanità, del sindacato, delle cooperative e del notariato.

GIORNATE DI RITIRO SPIRITUALE PER LE DONNEMamme, spose, vedove, collaboratrici parrocchiali...

Il ritiro mensile è un momento di incontro con Dio attraverso la meditazione della Sua Parola e la preghiera personale e comunitaria. L'Eremo offre la possibilità di trascorrere una giornata di serenità a tutte le donne che desiderano proseguire o iniziare un cammino di fede.

I prossimi appuntamenti

21 aprile e 19 maggio

Il ritiro inizia alle ore 9,15 e comprende preghiera comunitaria, meditazione della Parola di Dio con la guida di don Martino Borghetti, tempo per la riflessione per-sonale e l'adorazione, disponibilità per la confessione, celebrazione eucaristica, il pranzo. Il termine è previsto intorno alle 15.00. Si auspica la presenza per l'intera giornata.

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L’Eremo di Bienno, incuneato tra il verde e le cime già innevate della Valle Camo-nica, è il luogo naturale dove raccogliersi in preghiera, in ascolto della Parola e nel silenzio interrotto solo dai lontani rintoc-chi delle campane della valle.La Casa è accogliente e discreta nel ri-spettare le tue esigenze di pace interiore. Ho trascorso insieme ad altri quindici sacerdoti un tempo di esercizi spirituali, lasciando che ad accompagnarci fosse la lettera di Paolo ai Filippesi. Cosa abbiamo accolto nel cuore del suo insegnamento; da cosa ci siamo lasciati afferrare?E’ una comunità, Filippi, nata da un so-gno. Paolo aveva progettato di attraver-sare l’Asia Minore, ma un sogno gli fa cambiare rotta ed ecco che il Vangelo per la prima volta giunge in Europa. E’ la freschezza della Chiesa degli inizi, sgan-ciata da sovrastrutture e obbediente allo Spirito. Paolo è obbediente alla mozione dello Spirito e volentieri tralascia le sue vie per seguire quelle di Dio. Che fascino questa libertà! Libertà che non è il “fai da te”, ma scaturisce da un’obbedienza e, come sempre l’obbedienza ti regala una libertà interiore impagabile. Ma forse la sorpresa che più ci ha colpiti è stata la scoperta della grande affettività di Paolo verso i Filippesi.Noi, sempre schiavi degli stereotipi pen-siamo all’Apostolo delle Genti come a una persona austera e inflessibile, men-tre la lettera ai Filippesi ci ha rivelato un Paolo carico di affetto e di tenerezza

verso questa Comunità, tanto che gli escono dalla penna parole che dicono la sua gioia nella prospettiva che il suo sangue possa essere versato per rendere più forte e coraggiosa la loro fede. Come anche: “ vi porto nel cuore…ricerco ar-dentemente tutti voi con le viscere di Cri-sto Gesù”. C’è però una parola ricorrente nell’epi-stola che dà un po’ il tono a tutta la let-tera ed è la parola “gioia”. Paolo invita incessantemente i cristiani di Filippi ad accogliersi nel Signore con piena gioia. La gioia di Paolo non nasce dall’euforia o da sporadici momenti di allegria con-viviale, bensì dalla fede in Cristo Gesù e dalla diffusione del Vangelo. La sua vita è tutta orientata a Cristo e per lui non ci sono altri motivi che possano giustificare l’esistenza. Per lui Cristo è tutto e quando Cristo è il ciò per cui tutto prende valore allora la gioia scaturisce anche nei mo-menti difficili e di sofferenza.Questa sobria traccia del nostro itinera-rio paolino in quel di Bienno è stata per noi efficace perché il piccolo numero dei partecipanti, il silenzio quasi totale e la liturgia sobria e nel contempo ricca hanno fatto nascere un clima fraterno che ab-biamo potuto sperimentare nelle relazioni e nei gesti quotidiani; la Parola è andata incarnandosi tra di noi e alla partenza era visibile la gioia dell’aver condiviso un tratto di strada insieme.

DON FRANCESCO CATTADORI

UN TEMPO DI ESERCIZI SPIRITUALI

Dall’Eremo

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Da anni l'Eremo ha l'onore di accogliere per gli esercizi il Vescovo emerito di Brescia. La sua testimonianza: Mi è sempre gradito ritornare, da alcuni anni, all’Eremo dei santi Pietro e Paolo in Bienno, luogo panoramicamente stupendo e soprattutto ambiente di amabile accoglienza per chi desidera immergersi – tra i monti – nel silenzio della contem-plazione, sotto la guida di maestri esperti e appassionati.Quest’anno l’alternarsi del clima, inizialmente nuvoloso e poi sereno, non ha tur-bato la continuità del raccoglimento, anzi, ha come accompagnato e simboleggiato la progressiva apertura dello spirito alle realtà celesti.Il numero dei partecipanti e il calore del “predicatore” hanno favorito la fraternità tra i sacerdoti provenienti da diverse esperienze. Bienno, 20.XI.2009

+ BRUNO FORESTI

LA SCUOLA DI PREGHIERA

Dall’Eremo

Oltre 200 iscritti, la maggior parte dei quali giovani, al corso “Scuola di pre-ghiera” condotto da don Marco Brusca e don Sergio Passeri. Quattro domeni-che sera per meditare ed esercitarsi. La prima parte degli appuntamenti s’è svolta nella chiesa gremita all’inverosimile, la seconda nell’aula magna. E’ stato su-bito sottolineato che - contrariamente al solito - era più opportuno far precedere la “pratica” alla “grammatica”, cioè era necessario prima pregare, poi dissertare sull’orazione. Nel corso di tutti gli incon-tri, lo spunto iniziale è stato offerto dalla riproduzione di un’icona: i tre pellegrini apparsi ad Abramo (Gn 18, 1-13) che siedono ad una mensa, lasciando libero il quarto posto (che potrebbe essere il nostro); la Vergine (come la Chiesa) che accoglie il Verbo e lo porge all’umanità;

la Trasfigurazione, ovvero il luogo in cui lo Spirito ci trasfigura; Gesù è l’amico: pregare è parlare all’Amico buono. Poi preghiere, canti, meditazioni, letture. Sempre suggestivo il transito di tutto il gruppo dalla chiesa all’aula magna: un cammino in silenzio, immerso nella pe-nombra e punteggiato da una lunga teoria di lumini, ordinati per terra ad indicare l’itinerario. Nelle seconde parti vien su-bito chiarito perché sia importante pre-gare: per il fatto che si crea l’arte di una relazione con Dio, che è il Vivente. Stare insomma alla presenza di Dio e dargli del “tu”. Una motivazione di fondo: Dio ci desidera e ci aspetta. Ed ancora: pregare è possibile ed anche facile perché c’è lo Spirito che prega dentro di noi, la Spirito del Figlio che grida “Abbà Padre” (Gal 4, 4-6). Da ricordare sempre: non si prega

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soltanto con la mente: è opportuno che anche il corpo sia coinvolto: sarà bene prepararsi sempre all’incontro con calma, predisponendosi. E’ importante imparare a comprendere, nel silenzio, il linguaggio di Dio nella vita e poi istruirsi a rispon-dere con le grandi preghiere dei Salmi. I diversi modi della preghiera (supplica, promesse, domande, pura lode) sono se-guiti da uno stato ancor più elevato. E’ uno sguardo su Dio solo, un immenso fuoco d’amore. L’anima vi si fonde e vi si inabissa, si intrattiene con Dio come con suo Padre, molto familiarmente, con una tenerezza tutta speciale. Mentre si prega occorre lottare contro la distrazione, ma senza farsene un’ossessione: sovente oc-corre saper integrare le deconcentrazioni, gettarle in Dio, cioè trasformarle in occa-sioni di preghiera. Don Busca e don Pas-seri, citando sovente i Padri del deserto, o i mistici, hanno esaminato attentamente modalità e regole dell’orazione; le preoc-cupazioni, per esempio, sono il pericolo che, senza essere invitato, fa capolino ac-

compagnandosi con l’ansia in ordine al nostro domani. Ma ancora: l’aridità che toglie il sapore alla devozione e la tiepi-dezza che magari insegue “le consolazioni di Dio”, piuttosto che “il Dio delle conso-lazioni”. Da ultimo, ospite indesiderato, può addirittura introdursi quel “corpo estraneo” che si chiama tentazione. Que-sta comunque è un segno tangibile che siamo sulla buona strada, anche perché qualcuno o qualcosa ci contrasta remando contro. Non sono mancati, in questo corso, i “compiti per casa”: ogni giorno della set-timana si dovevano trovare almeno dieci minuti (dei 1.440 di ogni giornata!) per incontrarsi con la Trinità. Per il proprio momento di raccoglimento, ciascuno doveva scegliere un “luogo deputato” in casa. Educare infine il proprio corpo a pregare non è cosa spontanea: implica un apprendistato che, soprattutto agli inizi, richiede a se stessi quella dolce violenza che conquista il Regno (Mt 11,12).

ERMETE GIORGI

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PERCHÈ UNA SCUOLA DI PREGHIERA?

Giovanni Paolo II ha tenuto per mano la Chiesa fino ad accompagnarla agli albori del terzo millennio. L’ultima stretta di mano, prima di congedarsi da lei, è stata una forte esortazione a contemplare il volto del Signore. Questo è esercizio sublime concesso al cristiano ed è il vero segreto della santità. Ma il Papa non si limitò a raccomandare, offrì anche una pista concreta: «Per una pedagogia della santità c'è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della preghiera. Sappiamo bene che anche la preghiera non va data per scontata. È necessario imparare a pregare. La grande tradizione mistica della Chiesa, sia in Oriente che in Occidente, può dire molto a tal proposito. Le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche scuole di preghiera. Ci si sbaglierebbe a pensare che i "comuni" cristiani si possano acconten-tare di una preghiera superficiale, incapace di riempire la loro vita. Occorre allora che 1'educazione alla preghiera diventi un punto qualificante di ogni programmazione pastorale» (Novo millennio ineunte 32-34). Queste voci dei nostri Pastori interpretano quelle di parecchi cristiani che, come un giorno fecero gli apostoli col Maestro, rivol-gono oggi alla Chiesa la medesima richiesta: «Insegnaci a pregare» (Lc 11,1). Proprio dentro questo movimento corale ha preso vita e fisionomia questa Scuola di preghiera, frequentata per alcuni anni da un gruppo considerevole di giovani e giovani-adulti della diocesi di Brescia, alla ricerca di un salto di qualità nella loro vita cristiana. (Da M. BUSCA, S. PASSERI, Vieni alla mensa, Milano 2008)

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Aperta la porta della stanza n. 118, il mio sguardo è rimasto colpito dalla bellezza del paesaggio, grazie ai due finestroni della stanza, come due grandi occhi aperti sulla valle che raccontavano la storia di un territorio e la vita dei suoi abitanti: il fiume, la tangenziale, le case, la chiesa, l’oratorio, i campi sportivi, le fabbriche, il traffico.Ma non era solo il paesaggio a rendere bello il soggiorno di 5 giorni all’Eremo di Bienno, c’era un altro evento che stavo per iniziare: la settimana telogico-pastorale in compagnia di una trentina di sacerdoti con il nostro vescovo Luciano. Al termine della settimana, come il fiume e la tangenziale che raccontano la vita di un popolo, due parole hanno fortemente risuonato nei cuori di tutti noi: PRESBI-TERIO–FORMAZIONE, due parole che vogliono raccontare la storia di noi sa-cerdoti.Ma come sono nate queste due parole? Come sono diventate un ritornello che ogni giorno veniva cantato, pregato, di-scusso, proposto alla memoria perché non cadesse nell’oblio, preoccupati delle in-numerevoli incombenze pastorali?Il nostro vescovo Luciano nelle sue me-ditazioni già metteva dentro di noi la no-stalgia delle due parole: “… Siamo servi del vangelo, servi della comunità, ma lo siamo insieme, come un solo corpo, non siamo servi isolati, solitari, il valore del nostro essere servi sta proprio nell’essere insieme nel sentirci insieme, nel promuo-

vere insieme…siamo un PRESBITE-RIO…” Questi pensieri provocatori del vescovo hanno guidato tutti i lavori di gruppo, fa-cendo emergere da una parte la grande generosità pastorale dei sacerdoti, ma an-che la fatica nel comprenderci PRESBI-TERIO insieme con il nostro vescovo.C’è ancora molta tentazione di lavorare “soli”, da qui la necessità di ricostruire uno stile di lavoro più comunionale, uno stile di lavoro più fraterno che concorren-ziale. Ecco un bel passaggio emerso nei lavori di gruppo: “…Costruire un presbi-terio dove si condivide la stima reciproca, l’aiuto e il sostegno vicendevole…”Anche i vari relatori che si sono succeduti ci hanno aiutato a rafforzare le due parole: PRESBITERIO – FORMAZIONE.Tutto il percorso delle relazioni lo rias-sumo così:• dentro un mondo che cambia vertigino-

samente, non solo la chiesa, ma anche l’intero presbiterio devono ridefinirsi continuamente, questo diventa motivo di crisi;

• il ministero ordinato è una funzione, ha un carattere radicalmente strumentale, è un servizio da vivere insieme;

• ogni sacerdote è ordinato al presbiterio e l’unico stile di vita è la comunione;

• la metafora del pescatore è di aiuto per comprendere lo stile comunionale dei sacerdoti – la rete, strumento di lavoro del pescatore, deve diventare l’imma-gine del lavoro pastorale;

SETTIMANA TEOLOGICO-PASTORALE 2010

Dall’Eremo

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• spiritualità diocesana dei presbiteri: ogni diocesi ha il suo volto spirituale e in questa spiritualità il presbitero è chia-mato a muoversi;

• spiritualità del prete diocesano: il pre-sbiterio prende la linfa dalla diocesi, ma è chiamato ad arricchirla con la sua storia;

Anche i lavori di gruppo hanno dato un forte contributo alle due parole chiave: PRESBITERIO – FORMAZIONE, alcuni passaggi significativi:• in noi c’è poca consapevolezza di essere

PRESBITERIO, è urgente recuperare questa consapevolezza;

• la gente apprezza molto i sacerdoti quando vivono la comunione sacerdo-tale e pastorale;

• riscoprire la fraternità non solo come “ricevere” ma anche come “donare”;

• è nel DNA del sacerdote l’essere comu-nione, l’essere PRESBITERIO;

• la formazione permanente come stru-mento indispensabile alla crescita del PRESBITERIO;

• creare una mentalità di: trasmissione, ascolto, confronto, collegialità, colla-borazione, le diversità vanno vissute come valore.

Al vescovo abbiamo affidato tutte le no-stre preoccupazioni, ma anche i nostri sogni, le nostre speranze, i nostri pro-getti in ordine alle due parole chiave: PRESBITERIO – FORMAZIONE.

Il vescovo come pastore ci ha indicato alcuni sentieri da percorrere.

• “…La chiesa è un pezzettino di mondo che vive dentro questo mondo, ma gui-dato, orientato, perdonato, sostenuto, plasmato dalla forza del Signore risorto. E’ Cristo che edifica la sua chiesa, che le dà forma, che suscita i ministeri, che dona i carismi, è lui il protagonista e l’attore principale del cammino della

chiesa…”.• “...Io come vescovo, voi come unico

presbiterio, dobbiamo essere attentis-simi a quello che il Signore fa nella chiesa, a valorizzare i doni e i carismi che il Signore suscita, a orientarli in una logica di comunione, di correspon-sabilità, di condivisione, di vivere gli uni per gli altri, del portare insieme le gioie e le sofferenze, del trasformare in lode e ringraziamento quello che vi-viamo…”.

• “…Ai preti cosa chiedo: di pensare e immaginare la nostra attività come una attività comune, perché noi siamo il sa-cramento dell’unico Gesù Cristo. Que-sto non significa solo un volerci bene a vicenda, ma dobbiamo riuscire a con-dividere le esperienza diverse, comuni-carci a vicenda i diversi lavori pastorali in modo che l’esperienza di uno, diventi esperienza di tutti.

Dobbiamo imparare a valutare, a capire il mondo in cui viviamo, imparare a condividere i giudizi, le valutazioni sui fatti e sulla storia, sulla chiesa. Se vo-gliamo fare un presbiterio unito ci deve essere una corrente di comunicazione la più ampia possibile, per condividere pensieri, desideri, decisioni, comporta-menti, arrivare a prendere delle deci-sioni insieme…”.

Grazie vescovo Luciano.Ho chiuso la porta della stanza 118, ma quei due grandi occhi sulla valle che mi hanno fatto vedere la vita dell’uomo racchiusa tra il fiume e la tangenziale, rimarranno per me un pro-memoria vivo e palpitante delle due grandi vie che noi sacerdoti dobbiamo imparare a percorrere insieme per ESSERE PRESBITERIO in continua FORMAZIONE.

DON GIOVANNI LAMBERTI

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CONVEGNO PER LA GIORNATA DELLA VITA

Dall’Eremo

Sabato 6 febbraio, incontro con mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della pontificia Accademia per la Vita. Ha scritto un celebre “Manuale” tra credo, filosofia e biotecnologie. I temi scottanti della nostra società inerenti al rapporto tra fede e scienza (dalla fecondazione artificiale, all’aborto ed all’eutanasia) sono da sempre al centro del suo lavoro. Marchigiano, ha 82 anni, ben portati. Tra i promotori dell’Istituto di Bioetica dell’Università cattolica del Sacro Cuore, presso il policlinico “Gemelli” di Roma, Sgreccia è stato segretario del pontificio Consiglio della Famiglia. Organismi tutti creati da Giovanni Paolo II tra il 1981 ed il ’94 proprio per dare maggior impulso alla posizione della Chiesa su tematiche etiche, sociali e giuridiche in una società in forte trasformazione. L’Accademia pontificia ha più di 50 membri ordinari, con competenze in diversi settori delle scienze biomediche. L’oratore prende le mosse dal Documento vaticano “Di-gnitatis Personae” di Benedetto XVI (8 settembre 2008). “E una guida per la vita” esordisce il presule e subito spe-cifica che lo scritto papale implica due questioni fondamentali: il problema del rispetto della vita nascente e la dignità della procreazione umana. Quindi il rela-tore fredda l’uditorio con le ultime stati-stiche: a livello mondiale gli aborti lega-lizzati sono dai 40 ai 50 milioni all’anno. E commenta: “Una strage! Come pos-siamo dormire tranquilli?” All’embrione

umano si deve portare lo stesso rispetto che alla persona (affermazione d’indole morale che sottintende un’asserzione di ordine ontologico). Da qualche tempo a questa parte, forse per la prima volta, il corpo umano è divenuto materia di le-gislazione: occorre però ben chiarire: la dignità dell’essere umano nella fase di concepimento; quand’è che la procrea-zione umana è degna dell’uomo? Quali sono gli interventi legittimi ed illegit-timi? E subito un’altra provocazione: a circa un solo mese dal concepimento, nel feto, il cuoricino incomincia già a bat-tere! Ed ancora: la procreazione umana ha la sua dignità quando è segno e frutto dell’unione tra i due coniugi. Si è cer-cato, nel tempo, di scindere la dimensione che unisce nella sessualità procreazione e piacere, isolando e valorizzando il solo elemento della ricerca del piacere. Ed è nata la contraccezione (procreazione in-terrotta), la spirale, la pillola, la pillola del giorno dopo, l’aborto: tutti procedimenti abortivi. Che tipo di interventi, a carattere terapeutico, si possono fare sull’essere umano, una volta concepito? Si può fare qualsiasi intervento se però non si procura il male. Le cellule staminali (vero mira-colo della natura solo di recente scoperto dalla scienza) che producono nel corpo umano miracolosi effetti di riparazione, non vanno prelevate dall’embrione, per-ché mettono in pericolo la sua vita. Ma la Chiesa dice sempre di “no”? Dice sì per il rispetto alla dignità umana: mas-

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simo insulto è appunto la soppressione della vita! “La dignità umana ha nel suo valore intrinseco: un valore di qualità che non può essere paragonata con gli ani-mali. L’unico paragone possibile è con Dio. Questa dignità quindi viene da Dio ed in questo senso il nostro corpo è la sua epifania (manifestazione). Chi offende la dignità umana offende l’umanità del Cri-sto che è in noi”. Alla comunicazione è seguito un vivace

dibattito al quale Sgreccia ha risposto. Qualche affermazione: “Usare la pillola è già l’inizio di un divorzio!” “L’infor-mazione corretta è una forma di evan-gelizzazione, perché è al servizio della carità. Mons. Elio Sgreccia ha concluso invitando medici volontari ad un corso di Bioetica di 3 settimane a Roma, con eventuale sostegno per studio, alloggio e soggiorno.

ERMETE GIORGI

Mons. Elio Sgreccia durante la sua relazione

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Nella Santa Messa dell’Eremo cerchiamo di promuovere il canto del Coro e dell’Assem-blea; da qui è sorta - grazie al suggerimento di cori amici dell’Eremo - l’idea animare alcune sante Messe domenicali con la pre-senza di un gruppo di cantori, in armonia con il canto dell'assemblea liturgica, secondo l'esortazione del Nostro Vescovo Luciano.

“Nella liturgia il canto ha enorme im-portanza. Già il fatto di cantare stacca l’azione liturgica dalla banalità del quo-tidiano e ne esprime una dimensione es-senziale di lode gioiosa, di adorazione in-tensa. Per questo è bello che alcune parti della Messa vengano cantate: il Kyrie, il Gloria, il Sanctus, l’Amen alla dossologia del ‘Per Ipsum’, il Padre Nostro, l’Agnus Dei… Così è bello che altri momenti ven-gano accompagnati dalla musica e dal canto: l’ingresso, la presentazione delle offerte, la processione di comunione e il tempo dopo la comunione, il congedo. È preziosissima, per guidare i canti, una schola cantorum. L’unica avvertenza è che la schola non sostituisca l’assemblea ma la sostenga e la stimoli. L’evento dell’eucaristia è quello che si compie all’ambone e sull’altare; sarebbe un pec-cato se si percepisce come evento quello che la schola canta. Se invece la schola sostiene l’assemblea il risultato è che l’assemblea comprende e celebra meglio il mistero del Signore e questo è l’unico obiettivo che ci dobbiamo proporre. Va da sé, naturalmente, che i canti debbono

essere scelti in rapporto al momento e al tipo di celebrazione per non diventare motivo ulteriore di distrazione (ce ne sono già abbastanza in ogni modo)”.

MONS. LUCIANO MONARI, VESCOVO DI BRESCIA

LETTERA PASTORALE PER L'ANNO 2009-2010UN SOLO PANE, UN UNICO CORPO 24

PROGRAMMA• 10 gennaio 2010, ore 16.30 “Coro: Gli Ambrogini” - Gorzone• 7 febbraio 2010, ore 16.30 “Coro: Valgrigna” - Esine• 7 marzo, ore 16.30 “Coro: Eco dall’Elto” - Sellero• 18 aprile, ore 17 “Coro: S. Filippo Neri” - Cogno• 25 aprile, ore 17 “Coro: Adamello” - Cevo• 9 maggio, ore 17 “Coro: Gabrieli” - Lovere• 30 maggio, ore 17 “Corale: Marco Enrico Bossi” – Salò• 13 giugno, ore 17 “Corale San Gregorio” - Toline• 4 luglio, ore 17 “Coro Voci del Blé” - Ono San Pietro• 1 agosto, ore 17 “Quintetto d’ottoni: “Simply brass” Valle Camonica• 26 Settembre, ore 17 “Coro San Faustino” - Darfo• 24 Ottobre, ore 16.30 “Coro: Voci dalla Rocca” - Breno• 21 Novembre, ore 16.30 “Schola Cantorum: don Pietro Laini” Parrocchia di Breno

CORI ALL'EREMO

Dall’Eremo

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L’annuale appuntamento per la festa di S. Dorotea che si svolge ogni anno a Casa Madre e che vede radunarsi tutte le suore dell’Istituto che risiedono in valle, quest’anno si sposta all’Eremo. Così ci accoglie la comunità religiosa che qui risiede, insieme al suo diret-tore Don Roberto Domenighini, i quali hanno già esteso l’invito a amici, pa-renti, collaboratori, volontari perché così vuole la simpatia che circola fra di loro, così vuole la circostanza perché la storia di S. Dorotea è anche una storia di amicizia, oltre che di fede. Siamo nel terzo secolo, al tempo delle persecuzioni dell’imperatore romano Decio. La terra che vede i natali di questa santa è la Turchia, dove il cristianesimo aveva portato una ventata di freschezza. Una storia come tante, una più bella dell’altra, quando per la fede in Gesù una giovane rinuncia alla sua vita per illuminare chi è nelle tenebre. Così Dorotea viene arrestata, subisce il processo, non rinuncia alla sua fede, viene scaraventata nelle prigioni dove già erano rinchiuse due ragazze che al contrario, per paura, avevano rinnegato. E’ tempo della sconfitta, della sfiducia, della confusione? Non sembra, perché è tale la passione che Dorotea ha negli occhi, nella parola, che sa entusiasmare quelle compagne e le riconquista alla fede.

Non può nulla la paura quando si è stati “conquistati” da Cristo. Ce lo dicono i testimoni di ogni se-colo. E’ la storia di un’amicizia che sa ve-dere il bene nell’altro al di là delle apparenze; è un contagio nel bene che conquista al coraggio e alla libertà. Certo oggi suore, sacerdoti, laici sono ancora chiamati a creare amicizia fra loro e con tutti perché la parola del Vangelo abbia lo spazio per penetrare in ogni ambiente e possa portare quella verità che apre agli orizzonti. Sì, Dorotea subirà alla fine il martirio, ma a due passi dalla morte conquisterà a Cristo anche l’avvocato che presie-deva al suo processo e che aveva ironiz-zato sulla sua decisione di offrire la sua vita a quello che per lui era un futuro inesistente. Crediamo che abbia vinto Dorotea: la vita è preziosa, ma non finisce qui. Il nostro è il Dio della vita e dal Para-diso vengono a noi continuamente fiori e frutti, speranze vere, anche se siamo nel freddo di un’esistenza che sembra gelare ogni cosa. Dorotea vuol dire “dono di Dio”. Così ciascuno di noi può essere questo dono per gli altri; un dono che non si impone, come quello di un cestino di mele e di rose, ma che parla di Dio.

SUOR ELVIRA ZANINI

FESTA DI S. DOROTEA ALL'EREMO

Dall’Eremo

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Carissimi amici dell’eremo, quando nel 1988 si è aperto, sul colle del Barberino, il monastero delle Clarisse, è stato posto un altro seme di spiritualità francescana in Valle Camonica. Un piccolo seme della (quasi millenaria) pianta della “famiglia francescana”, nata dall’obbedienza allo Spirito di Francesco e Chiara d’Assisi. Un piccolo seme, come piccolo (e idiota, cioè ignorante, ma delle cose del mondo, non certo della realtà di Dio) amava definirsi Francesco e come desiderava rimanessero i suoi frati, minori cioè soggetti a tutti e di tutti a servizio, attaccati all’unico sostegno sicuro, la roccia che è Dio. Una pianticella, come amava definirsi Chiara rispetto a Francesco, che, pur crescendo con gli anni, rimane sempre una pianta piccola e povera, un segno, spesso nascosto. Viene facile pensare ai paragoni con cui Gesù cercava di far cogliere la realtà del “mondo di Dio” ai suoi ascoltatori: una manciata di lievito, un granello di senapa, se vogliamo, anche una lampada su un lucerniere. Realtà pic-cole, insignificanti quasi, eppure capaci di cambiare ciò che li circonda: una grande quantità di farina, l’orto in cui germoglia, la casa in cui è posta. Il nostro esserci non è diverso da questi piccoli, poveri, nascosti segni. E, nella fede nel Dio a cui abbiamo affidato la nostra vita interamente, siamo certe che anche la realtà che ci circonda (che è la realtà del mondo intero) cambia, tra-sformata dal nostro paziente, costante “os-servare il Santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo”. Perché la realtà è cambiata

solo dal Vangelo (che è Gesù Cristo, morto e risorto per noi). E perché questo cambia-mento si attui è necessario che il Vangelo sia vissuto, cioè prenda carne. È lo stesso modo in cui la pienezza dell’amore di Dio ci ha raggiunto: Gesù, il Figlio, si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi. Vivere il Vangelo non è altro che seguire le orme di Gesù, imparare da lui ad essere figli, af-fidarci a Dio come ad un padre, perché lo è. Tutto questo è possibile, però, nella forza dello Spirito. È lo Spirito il nostro maestro (interiore), come già diceva sant’Agostino, è lui che fa di noi dei figli nel Figlio. E lo Spirito è “amore/carità”. Ma, vivere il Van-gelo, non è quello che fanno tutti i cristiani? L’obiezione è immediata. Come anche la risposta: sì, è ciò che fanno tutti i cristiani. Chiara, infatti, veniva chiamata da Fran-cesco, semplicemente, la “cristiana”. Che è il nome della nostra vera, unica e piena identità. E il nostro continuare a vivere da sorelle povere, in clausura, è per rimanere un segno, “stabile”, della strada verso la piena identità di ogni uomo.

SORELLE CLARISSE

UN “SEME” DELLA SPIRITUALITA' FRANCESCANA IN VALLE CAMONICA

Dal Monastero

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Una messa solenne, martedì 3 novembre 2009, nel Duomo di Breno per ricordare i cent’anni della Tipografia Camuna che ha la sua sede storica nella cittadina della media Valle. A presiedere la celebrazione è stato monsignor Luciano Monari, ve-scovo della nostra Diocesi. E’ stato un solenne atto di ringraziamento per un traguardo che premia l’intraprendenza di sacerdoti e laici che nel corso di questi cento anni hanno messo a disposizione della comunità della Vallecamonica uno strumento prezioso di diffusione di idee e di arricchimento culturale e spirituale. Prima della messa monsignor Monari ha visitato la sede della Tipografia Camuna dove ad accoglierlo ha trovato il presi-dente della società, Pier Paolo Camadini, un gruppo di consiglieri e una nutrita rap-presentanza dei dipendenti. Il Vescovo ha espresso il suo apprezzamento per il tra-guardo raggiunto, mettendo soprattutto in evidenza il ruolo che hanno avuto i laici nella nascita e nella crescita della società tipografica camuna fin dai primi anni del secolo scorso. Monsignor Monari ha poi visitato le at-tigue sedi della Fondazione Camunitas, di Radio Voce Camuna e di Teletutto, compiacendosi per il lavoro sinergico di queste realtà che operano sul territo-rio valligiano con uno sguardo attento al contesto diocesano e provinciale. La Tipografia Camuna ha raggiunto il traguardo dei cent’anni in buona salute, ben salda entro l’alveo ideale segnato un

secolo fa dai fondatori. Era infatti il 6 ottobre del 1909 quando nella casa canonica di Cividate Camuno veniva steso l’atto costitutivo alla pre-senza del notaio Daniele Tovini, figlio di Giuseppe Tovini, il grande “apostolo” dell’educazione cristiana. L’iniziativa na-sceva per volontà di ventinove soci ani-mati “da ideali di impegno religioso, etico

MONS. MONARI PRESIEDE LA SOLENNE CELEBRAZIONE PER I CENTO ANNI DELLA TIPOGRAFIA CAMUNA

Dalla Valle

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e civile nel contesto sociale dell’epoca”. Tra le finalità della nuova società vi era anche quella di pubblicare il periodico settimanale “La Valcamonica” oltre che l’esercizio “dell’industria e commercio ti-pografico in genere”, come si può leggere nell’articolo 2 dello statuto. Iniziava così un’esperienza che continua ancora oggi con intenti e finalità sostan-zialmente immutate anche se con mezzi e metodi che certo non possono essere rapportati a quelli dell’inizio del secolo scorso. E’ chiaro che in questo arco di tempo sono stati messi in atto tutti gli adeguamenti tecnologici richiesti dalle nuove esigenze, mantenendo però sempre l’ispirazione originaria, intesa soprattutto come servizio alla comunità valligiana e alle sue tradizioni civili e religiose. Nell’arco di un secolo l’attività tipogra-fica, ed inizialmente anche editoriale, della società brenese è stata intensa. Nu-merose le pubblicazioni che portano stam-pato il marchio della Tipografia Camuna. Si tratta in prevalenza di volumi di storia

e cultura locale che hanno segnato il pa-norama editoriale del Novecento e che rappresentano ancora oggi un imprescin-dibile punto di riferimento per gli studiosi ma anche per il pubblico più vasto dei cul-tori delle tradizioni locali. In questo contesto non si può non ricor-dare la stampa di Lettere dall'Eremo e dei tanti bollettini parrocchiali che nel corso del tempo sono entrati nelle case delle per-sone comuni e che spesso hanno costituito un nutrimento intellettuale e spirituale di fondamentale importanza.Nel contesto delle celebrazioni per il cen-tenario va ricordata anche la pubblica-zione della nuova guida verde del Touring dedicata alla Vallecamonica, che la Tipo-grafia Camuna ha voluto e sostenuto con uno sforzo economico non indifferente. Anche con iniziative simili la Tipografia contribuisce a far conoscere ed apprezzare il grande patrimonio artistico, culturale, spirituale e naturale di cui la Vallecamo-nica può giustamente andare fiera.

GIAN MARIO MARTINAZZOLI

Dalla Valle25

In cammino nel lutto. Rielaborare... per tornare a vivere.

Da sabato 8 maggio 2010 alle ore 9.00,

a domenica 9 maggio, ore 18.00INCONTRO RESIDENZIALE ALL’EREMO

Con padre Peter Gruber ofmc

Il laboratorio si propone come favorevole opportunità in grado di aprire finestre di luce e sentieri di speranza sulle sofferenze legate a un lutto, le ricadute delle quali si rivelano sempre tanto dure e difficili per tutti. L’inizio è previsto alle ore 9.00 del sabato 8 maggio 2010, fino alla successiva dome-nica 9 maggio, alle 18.00.

Si può risiedere all’Eremo o rincasare per la notte.

Occorre dare adesione quanto prima. Iscrizioni e informazioni: 036440081—www.eremodibienno.it

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“... Per far qualcosa di bene bisogna sforzarsi di far qualcosa di grande, poi-ché noi abbiamo una natura così fiacca che facciamo sempre poco, anche quando crediamo di far molto. E per riuscirvi tie-niti a mente che il mezzo più potente è la preghiera! Solo coll'aiuto di Dio si può far qualcosa di bene, e quando l'uomo vi pone tutta la sua fiducia può fare tutto, anche i miracoli... ” (Giuseppe Tovini)Sabato 23 Gennaio a Cividate Camuno, nonostante la temperatura quasi polare (-2!) un gruppo di persone si è ritrovato a invocare nuovamente la pace per il mondo intero nella ormai tradizionale Via Pacis, organizzata dalla Consulta di Pastorale Giovanile della Zona II (quest’anno in collaborazione con la Commissione Fa-miglia e l’Eremo “Santi Pietro e Paolo”), sul tema “Se vuoi coltivare la pace, custo-disci il creato” (Messaggio di Benedetto XVI per la XLIII Giornata Mondiale della Pace). La partenza è stata fissata nella zona in-dustriale (davanti alle Forge Monchieri) per far sentire la nostra vicinanza anche a tutti coloro che, in questo periodo critico, sono in crisi o hanno perso il posto di lavoro. Il direttore dell’Eremo ha guidato il cammino. Le soste per riflettere lungo il percorso erano tre: sul fiume Oglio, al confine con la zona agricola e davanti alle scuole. In queste tappe abbiamo ascoltato la te-stimonianza di alcuni rappresentanti di varie istituzioni, don Gabriele Scalmana

(responsabile dell’Ufficio per la Pasto-rale del Creato della Diocesi di Brescia), Giovanna Davini (esperta in Scienze Fo-restali, in passato guardaparco del Parco del Gran Paradiso) e due educatori della Scuola Cattolica di Cogno, che hanno proferito in maniera diretta, illustrando la cura per l’ambiente e riprendendo il monito di Benedetto XVI a custodire il creato che ci circonda, mantenendolo sano e curato anche come eredità per le generazioni future. Nel suo messaggio, infatti, il papa dice che “Quando ci si avvale delle risorse naturali, occorre preoccuparsi della loro salvaguardia, prevedendone anche i co-sti - in termini ambientali e sociali - da valutare come una voce essenziale degli stessi costi dell’attività economica. L’ultima tappa (quella più calda) era in chiesa parrocchiale, dove, con effetti speciali e voce narrante, è stato messo in scena dai giovani della Consulta, il “Cantico delle Creature” di san France-sco. Come segno è stato consegnato ai partecipanti un vaso di fiori e una perga-mena con un invito: “Vai nel mondo e fai germogliare i doni che Dio ti ha dato!” “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, quasi a far risuonare le parole della canzone: “Semina la pace e tu ve-drai che la tua speranza rivivrà, spine tra le mani piangerai, ma un mondo nuovo nascerà”.

GUENDALINA FONTANA

«VIA PACIS» DALLA ZONA INDUSTRIALE ALLA CHIESA DI CIVIDATE

Dalla Valle

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Domenica 21 febbraio scorso si è svolto all’Eremo un incontro di studio e di ri-flessione dall’emblematico titolo “Una terra di santi. Realtà e ipotesi per riflet-tere sulla Val Camonica alla luce della canonizzazione di Caterina Geltrude Co-mensoli”. Nella circostanza - mediante il coordinamento scientifico di Giovanni Gregorini dell’Associazione Simoni Fé di Bienno - sono intervenuti autorevoli studiosi moderati da Gianmario Marti-nazzoli, mentre le conclusioni sono state affidate significativamente a mons. Gian-franco Mascher, Vicario generale della diocesi di Brescia. Il momento, rivolto e aperto a tutte le componenti ecclesiali e territoriali della Valle, si è peraltro in-serito nelle celebrazioni che a Bienno hanno accompagnato il pellegrinaggio in terra bresciana della reliquia della nuova santa camuna, Caterina Geltrude Comensoli (1847-1903), canonizzata lo scorso 26 aprile 2009. Tra l’altro, l’ini-ziativa rientrava nel programma degli appuntamenti programmati in tutta Italia dalle Suore Sacramentine di Bergamo, nel corso dell’anno celebrativo seguito alla canonizzazione della madre fonda-trice, un anno scandito dagli altrettanto importanti appuntamenti di Bergamo (casa madre, 3 ottobre 2009) e di Roma (palazzo Rospigliosi-Pallavicini, del 21 novembre 2009). La realtà alla quale si voleva alludere nel titolo del’incontro camuno è quella di una regione prealpina nella quale si evidenzia

un concentrato geografico e cronologico di santità senza eguali, mentre le ipo-tesi sono quelle che bisogna cominciare a fare per cercare di spiegarci, tutti in-sieme, questo originale fenomeno. Per ragionare nelle direzioni indicate si sono dunque spesi Mario Taccolini e Luciano Caimi, dell’Università Cattolica del Sa-cro Cuore, e don Ezio Bolis, della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Nel primo caso Taccolini - amico di sem-pre dell’Eremo - ha evidenziato soprat-tutto l’importanza della riflessione condi-visa sulla santità cristiana, citando spesso precise espressioni di mons. Enzo Giam-mancheri volte a rompere lo schema, ormai stantio, di una pastorale ordinaria che rifiuta di impegnarsi nello studio e nel confronto con le figure dei santi an-che e soprattutto locali. In questo senso davvero le figure di santità camuna del secondo Ottocento, brevemente evocate, costituiscono un tratto distintivo della stessa Diocesi bresciana, andando a co-stituirne ed influenzarne i contorni iden-titari storici ma anche attuali, nel senso della profonda spiritualità e dell’impegno economico, sociale, specie educativo re-alizzato a tutto campo. Dal canto suo Caimi, noto storico della pedagogia, ha ripreso alcune specifica-zioni dell’intervento precedente, concen-trandosi su quello che è stato definito il carisma educativo della chiesa bresciana. Tale carisma veniva incarnato, specie tra XIX e XX secolo, da figure straordinarie

VAL CAMONICA: UNA TERRA DI SANTI

Dalla Valle

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come quella di Lodovico Pavoni, con le prime intuizioni oratoriane popolari e di massa, come pure da quelle delle grandi fondatrici di congregazioni religiose de-dite alla scuola ed all’educazione, tra le quali sono state ricordate non solo Gel-trude Comensoli ma anche Annunciata Cocchetti, Bartolomea Capitanio Vin-cenza Gerosa. Comunque pure nel beato Innocenzo da Berzo è possibile scorgere un lucido pensiero in campo educativo e morale. Tutto ciò anche passando attra-verso la straordinaria testimonianza di Giuseppe Tovini, fino al XX secolo con la fulgida operosità e feconda spiritualità di Vittorino Chizzolini. Come aveva già sostenuto in altra sede, Caimi ha con-fermato l’idea per la quale già nei primi vent’anni del secondo dopoguerra “Bre-scia mostrava, con il concorso di molte e, in ultima analisi, convergenti forze, di predisporre un ricco tessuto d’iniziative nel campo della formazione, capaci di far fronte alle sfide, più o meno nuove, sul tappeto. Tale impegno verso i problemi educativi del periodo rinsaldava, a ben guardare, un’attitudine di sagace ope-rosità e di fattiva concretezza, costante-

mente presente nella tradizione educativa bresciana degli ultimi due secoli”. Infine don Ezio Bolis, autore pochi anni fa di un apprezzatissimo profilo spirituale di Santa Geltrude Comensoli, ha brevemente ricordato il percorso biografico della santa bresciana dalla sua partenza da Bienno al suo arrivo a Bergamo, cogliendo gli sti-moli e gli apporti soprattutto carismatici che la stessa ha incontrato transitando da Lovere a Chiari, fino a Milano, S. Gerva-sio d’Adda e Bergamo. Nel suo ricchis-simo e complesso intervento don Bolis non ha disdegnato di rimarcare la mistica eucaristica di santa Geltrude, riconoscendo soprattutto la dimensione politica, e dun-que di testimonianza pubblica, con la quale tutti i santi camuni hanno vissuto il loro rapporto con Gesù sacramentato. Anche per quanto detto si tratta di una riflessione che dovrà ancora impegnare le comunità della Val Camonica in iniziative di appro-fondimento, divulgazione, studio, ricerca e preghiera, comunitaria e personale.

CATERINA BETTONI

ADA MICHELI

Dalla Valle 28

Un momento del Convegno

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Lo scorso 9 dicembre 2009, come è ormai tradizione nel giorno in cui ricorre la fe-sta di S. Siro, patrono della nostra Valle, i seminaristi camuni del Seminario di Bre-scia si sono ritrovati a festeggiare il santo Vescovo insieme a tutti i sacerdoti della Valle Camonica. La festa quest’anno si è tenuta a Breno, in occasione del 25° anniversario della morte di mons. Vitto-rio Bonomelli, che fu parroco in questa comunità. L’occasione, poi, è stata anche quella di festeggiare il 70° di ordinazione sacerdotale di don Giuseppe Garatti, che ha partecipato alle celebrazioni. Non è poi mancata la preghiera per le vocazioni al presbiterato, sia di tutta la Chiesa, sia, in particolare, della nostra Valle che vede in questi anni una crisi anche da questo punto di vista. Le celebrazioni hanno visto diversi momenti: dall’adorazione eucaristica, presso il duomo di Breno, per le vocazioni sacerdotali e per tutti i sacerdoti, soprattutto in quest’anno loro dedicato; successivamente i solenni Ve-spri presieduti da don Giuseppe Garatti, che ha anche impartito la benedizione eucaristica al termine della celebrazione. Terminati i Vespri, è stata celebrata la S. Messa, concelebrata da parecchi sacerdoti della Valle e presieduta dall’arcivescovo camuno mons. Giovanni Battista Moran-dini, che da un paio d’anni a questa parte, essendosi ritirato in Valle, ci onora della sua presenza. Quest’anno, poi è stato reintrodotto anche un breve momento culturale: presso il centro parrocchiale S.

Siro il prof. Eugenio Fontana ci ha illu-strato, in modo molto brillante, la figura di mons. Vittorio Bonomelli, soprattutto negli anni del suo ministero a Breno. Il tutto si è concluso con un momento di fraternità tra seminaristi e preti, presso le Suore Messicane che ci hanno ospitato.Questa giornata, è stata, certo un mo-mento di festa, ma anche un intenso momento di preghiera e di riflessione sul ministero del sacerdote, sia per noi seminaristi in formazione, sia per chi è già prete. Inoltre, lo scorso 16 febbraio, in occasione della giornata di comunità del Seminario, la comunità di teologia si è re-cata a Pavia. Qui abbiamo potuto vedere il corpo di S. Siro, patrono della diocesi di Pavia. Anche questa breve e fugace ve-nerazione, è stato un momento molto forte e sentito da noi seminaristi camuni.Tutto, comunque, è già proteso verso il prossimo 9 dicembre 2010 quando, solennemente, festeggeremo il 70° anniversario di fonda-zione del “patriarcato di S. Siro”.

MARCO MONDININI

FESTA DI S. SIRO 2009

Dalla Valle

Foto ricordo al termine della celebrazione

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Dal 16 al 23 agosto il Gruppo di Riferi-mento dell'Eremo di Bienno ha compiuto, come ogni anno, un viaggio in Europa per conoscere da vicino i luoghi dove vissero i protagonisti e dove si svolsero tanti eventi della travagliatissima e ricchissima storia della civiltà europea; un viaggio alla ri-cerca dei legami fittissimi che gli Europei hanno intessuto fra loro dalla preistoria ai giorni nostri in campo artistico, culturale, in campo scientifico; e alla ricerca delle cause delle loro inimicizie, delle ostilità che li hanno contrapposti per millenni, in campo politico, commerciale, econo-mico, persino religioso, in una tragica

serie di scontri, di massacri e distruzioni che hanno portato gli Europei alle stesse condizioni in cui si trovarono i Greci dopo la assurda e fratricida guerra del Pe-loponneso: prostrati economicamente e moralmente, poveri di speranze, disillusi. Molti Europei oggi si sentono distaccati quasi da un passato in cui non si ricono-scono, ma è un passato che pesa sì per le atrocità di cui nel tempo gli Europei sono stati responsabili, ma un passato in cui sono stati capaci di elaborare livelli altissimi di civiltà, e a questi con fervore si devono oggi riallacciare. In ogni viag-gio si ricercano e si trovano i segni della volontà di ripresa, dell'entusiasmo nella

GRUPPO DI RIFERIMENTO

Gruppi

Foto di gruppo davanti alla Cattedrale di Lussemburgo

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ricostruzione, soprattutto nei Paesi che da poco hanno conosciuto la libertà; e intanto si aggiungono tasselli importanti alla co-noscenza dell'Europa e degli Europei, alla comprensione di ciò che ci differenzia e ci lega in ogni campo. Quest'anno il viag-gio prevedeva come meta i Paesi Bassi e il Lussemburgo, ma poiché il percorso si è svolto in pullman, si sono effettuate so-ste molto significative anche in Svizzera, in Germania e in Francia: praticamente abbiamo attraversato e ammirato terre che costituivano la parte centrale dell'Im-pero Carolingio, interessate dal corso del Reno, e che proprio per la loro posizione geografica di cerniera tra Nazioni diverse, hanno visto negli ultimi decenni realizzarsi i primi passi del progetto grandioso di una Europa Unita. Dopo Lucerna abbiamo vi-sitato Basilea, città svizzera emblematica della necessità degli Europei di collabo-rare fra di loro, infatti la sua regione si estende anche in Germania e in Francia, e l'aeroporto è gestito dai tre Paesi. Già qui è avvenuto per noi l'incontro con Erasmo da Rotterdam, che qui ha insegnato ed è sepolto. Attraverso l'Alsazia siamo giunti a Bingen sul Reno, e in battello, ammirando le sponde del fiume ricche di vigneti, paesi e castelli, abbiamo raggiunto la splendida Boppard; il pullman ci ha condotti a Co-

blenza. In Olanda abbiamo visitato Am-sterdam, villaggi di pescatori e mulini ri-masti intatti nel tempo, le grandiose dighe, e poi Utrecht e Rotterdam con il suo porto e la parte modernissima con i suoi gratta-cieli, la Manhattan sul Maas; ma ci sono rimasti nel cuore soprattutto quei paesaggi affascinanti dove canali, prati e boschi si intersecano a creare oasi di incontaminata bellezza, che richiamano alla mente i sog-getti dei pittori di questa terra. Non si può non ammirare in questo Paese la tenacia con cui l'uomo ha strappato al mare e ha difeso tante terre; il senso dell'ordine. La guida ci ha illustrato tanti aspetti della loro vita, il loro rapporto con gli immi-grati, così diverso dal nostro. Nel Gran-ducato di Lussemburgo abbiamo visitato i palazzi delle istituzioni giurisdizionali e finanziarie della Comunità Europea, prima di giungere nella capitale. Una sosta è stata dedicata all'imponente castello di Vian-den. Sulla via del ritorno ci siamo fermati a Mulhouse, città di origine tedesca, ora in Francia, a testimoniare che le antiche dispute territoriali si sanano soltanto con l'affievolirsi graduale del concetto di con-fine di Stato. Un pranzo sul terrazzo di un lus-suoso albergo di Montreux con vista stupenda sul lago di Ginevra ha costituito l'ultima tappa del nostro viaggio prima del rientro in Italia.

Gruppi31

Polder, veduta

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Il manoscritto di Stefano Togni Marotta, il cui originale è presso la Queriniana di Brescia nel Fondo Alessandro Sina, che probabilmente lo prese nell’Archivio della Parrocchia di Edolo-Mu e non lo restituì, giace da molti anni in poche co-pie fedeli presso lo stesso Archivio Par-rocchiale di Edolo.Molti ne hanno preso delle parti, quasi un piccolo saccheggio di notizie e spigola-ture varie, senza che si pensasse all’opera integrale in sé. Trattato solo come un cro-nista locale di scarsa rilevanza. Una inte-ressata agnizione.Questo volume è innanzitutto la restitu-zione del testo integrale alla Comunità di Edolo. Un lungo volo della mente dell’Autore a cavallo di molti secoli: man mano che il testo si avvicina al tempo della sua vita, il racconto si am-pia, a volte privilegiando solo le vicende ecclesiastiche ma sempre con passione a farci capire lo svolgersi della vita di quelle popolazioni.Una lettura attenta, infatti, permette di percepire lo svolgersi delle vicende del Comune di Jdulo dentro le leggi e ordi-namenti della Serenissima.Sono società molto chiuse, con scarsa mobilità sociale. Su tutto pesa per quasi 400 anni l’esistenza del balzello medioe-vale del Pedaggio del Ponte, che arricchi-sce di rendite quasi perpetue le famiglie detentrici della sinecura della riscossione del Pedaggio. Su tutte le vicende incombono gli eventi

naturali, le ricorrenti alluvioni e inonda-zioni, o le frequenti epidemie, di peste anzitutto ma non solo, che si abbattono sulle popolazioni inermi. E le carestie e la povertà, cui la Comunità cercherà di dare risposte con l’istituzione del Monte di Pietà, del Monte del sale, della Povertà originaria.E le guerre e passaggi di truppe o eser-citi, nei secoli tormentati del Medioevo di mezzo, nel ‘500 ma soprattutto nella prima metà del ‘600, con la vicenda

UNA RESTITUZIONE

Letture

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valtellinese a seguito della Guerra dei Trent’anni. Stefano Togni Marotta assiste e racconta, e nel gran teatro del mondo che lui con-cepisce, le sciagure sono sempre originate dalla mano di Dio che interviene e colpi-sce, un destino che agisce sugli uomini spesso inconsapevoli di fronte a un grande disegno imperscrutabile. Sono frequenti il ricorso ad immagini tratte dai Sacri Testi, ma talvolta gli prende la mano un certo qual gusto di fare letteratura, con immagini e costruzioni di buon stile.Uno degli esempi del suo buon narrare, sono le pagine in cui parla della grande peste del 1630. E’ la grande Peste di Manzoniana memo-ria: Marotta scrive circa cinquant’anni prima dei Promessi Sposi, ma quale vi-vezza e pathos nel racconto. La sua partecipazione è accorata, con po-che pennellate anche crude, pensiamo ai lupi che d’inverno disseppelliscono i po-veri resti dei morti, ci restituisce la trage-dia immensa che si svolse in quell’anno: su 1750 abitanti di Edolo, ci furono circa 750 morti. Ci pare quasi vederlo aggirarsi sgomento tra le Contrade, a censire le tragedie dei morti e delle famiglie dilaniate.Non è solo una restituzione alla Comunità, è la restituzione di importanza e dignità

allo scrittore Stefano Togni Marotta.Per questo è parso utile integrare gli An-nali con molte informazioni, notizie, ap-profondimenti sulla storia della Comunità di Jdulo. Mentre si svolge il racconto degli Annali, dove c’erano testimonianze dirette, ven-gono illustrati molti documenti, noti e la maggior parte inediti, che servono a com-prendere meglio lo sviluppo di una tipica Comunità.Tra queste ci preme ricordare le tragiche vicende di Zuan Bernardo de Lenziis, condannato per eresia e “sasinato in Vi-negia nel 1570”: una vicenda che merita una prossima ampia rivalutazione.Fedeli solo alla cronaca documentata, o agli approfondimenti e ipotesi di interpre-tazione, dove esistono basi di conoscenza attendibili. Per aiutare la comprensione della vita concreta che si sviluppava in tempi così lontani.Una felice operazione editoriale: le ot-tocento copie numerate sono state tutte prenotate e acquistate dalla popolazione, prima ancora dell’uscita del volume a Na-tale 2009. Il provento è destinato alla realizzazione del Museo di Arte Sacra della Parrocchia Plebana di Edolo-Mu.

PIETRO ANGELO LIETA

Letture33

Grazie alla collaborazione con Teleboario, l'Eremo è presente in tv.

Nella sezione “video” del sito www.eremodibienno.it

si trovano i principali servizi trasmessi.

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Dal 6 maggio 2009 con il Falò sul monte, accanto al Santuario, si avvia l’atteso De-cennale, detto anche ‘La Funsciù’, con la mirata venerazione per la cinquecentesca statua lignea della Madonna in trono con Gesù Bambino. Di quanto è stato realiz-zato ed è tantissimo, in campo religioso, civile e culturale hanno parlato ampia-mente televisioni e giornali. Qui si vuole delineare una riflessione su quelli che sembrano i cardini della manifestazione e del suo strepitoso successo. C’è, anzi tutto, il coefficiente storico, con il ricordo del voto del 1536 fatto dalla popolazione nella tragica circostanza dell’alluvione della Val Vedetta. Giovani e adulti risal-gono, quindi, la storia locale nel tempo e ne acquisiscono il valore di tradizione e di vita comunitaria. Di conseguenza nasce un’emozione affettiva e religiosa nella collettività, che, nel giro di un anno, compie un miracolo artistico, realizzando con rami di pino e fiori di cartapesta uno straordinario paese fiorito, quasi un alve-are nella miriade di vie dall’impianto me-dievale, che verranno percorsi da infiniti pellegrini, con cuore e occhi spalancati.Processioni, presentazione di libri ("Ai piedi di un cipresso morente" di Gian-franco Comella è un meditato saggio di amore e di fede ), concerti ( c’è la prima del mottetto a quattro voci di Giancarlo Facchinetti tratto dal Cantico dei Cantici), corpi musicali, canti e danze, gli imma-ginifici Madonnari, spettacoli di fuochi artificiali, dvd ed altro, tanto altro: sono

segni esterni ma la grazia più grande che si riceve è, per i fedeli e per i meno fedeli, di fare un resoconto personale in una me-ditazione che fa accettare quanto la Festa ha dato e fa chiedere a se stessi una rispo-sta di fede. Molti anziani, a chiusura dei giorni mariani, si chiedono se vedranno un altro Decennale. Chi l’ha visto per la prima volta si augura una vita segnata da questo momento magico decennale.

SEBASTIANO PAPALE

«LA FUNSCIU'», DI GIANICO OASIDI RIFLESSIONE IN PAROLE E OPERE

Testimonianze

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GLI APPUNTAMENTI DELL'EREMO

Calendario

Santa Messa domenicale: Dal Mese di Aprile la Santa Messa do-menicale è alle ore 17, da ottobre è alle ore 16.30. Domenica 27 giugno - Festa Patronale - è alle ore 16.

APRILE 2010Da giovedì 1 a sabato 3: Triduo Pasquale al monastero con le Sorelle Clarisse Ca-techesi e Celebrazioni al Monastero, con possibilità di risiedere all’Eremo; Giovedì Santo: Santa Messa “in Coena Domini”, ore 17.30; Venerdì Santo: Celebrazione della Passione del Signore, ore 15; Sabato santo: Veglia Pasquale, ore 22.

Domenica 4: Santa Messa Pasquale al monastero, ore 8; all’Eremo, ore 17.

Lunedì 5: Santa Messa al Monastero, ore 8 (da domani alle 7).

Giovedì 8: Pellegrinaggio dei sacerdoti della Valle.

Giovedì 15: Incontro dell’Unione aposto-lica del clero (UAC) ore 10.00; Incontro per i catechisti della Valle (Uffi-cio catechesi), ore 20.30.

Venerdì 16: Incontro di Spiritualità per giovani, ore 20.30.

Sabato 17: Messa per i figli in Cielo, ore 16.30 (con momento di fraternità).

Domenica 18: Incontro per le ragazze, ore 14.30; Cori all’Eremo, Santa Messa animata dal Coro San Filippo Neri della Parrocchia di Cogno, ore 17.

Mercoledì 21: ritiro per le donne, ore 9.15.

Giovedì 22: gruppo Galilea, ore 20.15.

Da venerdì 23 a domenica 25: Esercizi spirituali per i giovani con S. E. Mons. Luciano Monari “Un solo pane, un unico corpo”.

Domenica 25: Cori all’Eremo, Santa Messa animata dal Coro “Adamello” di Cevo, ore 17, segue l’incontro del Gruppo di Riferimento sul tema: “La filosofia in Magna Grecia” Prof. Gianluca Falcone.

MAGGIO 2010Sabato 8 e domenica 9: incontro resi-denziale “In cammino nel lutto. Rielabo-rare... per tornare a vivere”, Con padre Peter Gruber ofmc.

Domenica 9: Cori all’Eremo, Santa Messa animata dal Coro “Gabrieli” di Lovere, ore 17.

Giovedì 13: ritiro per i sacerdoti, ore 9.15.

Sabato 15: Incontro – ritiro per le reli-

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giose (USMI), ore 9.00; corso ammini-stratori parrocchiali, ore 9.00.

Domenica 16: incontro di ascolto della Parola per laici giovani e adulti, ore 9.00 (crediti Idrc).

Mercoledì 1: pellegrinaggio per le donne che partecipano al ritiro mensile.

Giovedì 20: Incontro dell’Unione aposto-lica del clero (UAC) ore 10.00.

Venerdì 21: corso amministratori parroc-chiali, ore 20.30.

Sabato 22: Messa per i figli in Cielo, ore 16.30; incontro dell’Ucid, ore 17.

Giovedì 27: Gruppo Galilea, ore 20.15.

Domenica 30: Cori all’Eremo, Santa Messa animata dal Coro “Marco Enrico Bossi” - cappella musicale del Duomo di Salò, ore 17, segue l’incontro del Gruppo di Riferimento sul tema “Introduzione all’arte della Sicilia” con l’Arch. Luigi Cottinelli.

GIUGNO 2010Da giovedì 3, a domenica 13: Corso di iconografia.

Da venerdì 11 a domenica 13: Fine settimana biblico - spirituale con Mons. Mauro Orsatti, (Crediti Idrc).

Sabato 12: ritiro per le religiose, ore 9.00 con il saluto di Mons. Mauro Orsatti, vi-cario episcopale per la vita consacrata.

Domenica 13: Cori all’Eremo, Santa

Messa animata dalla Corale S. Gregorio di Toline, ore 17.

Sabato 19: Messa per i figli in Cielo, ore 16.30.

Sabato 19 e domenica 20: breve corso di Cristologia.

Domenica 20: Gruppo Galilea (verifica), ore 16.00.

Da lunedì 21 a venerdì 25: esercizi spirituali per sacerdoti, ore 9.00 - Card. Silvano Piovanelli “Con San Pietro nell’Anno Sacerdotale”.

Domenica 27 giugno 2010: FESTA PATRONALE DELL’EREMO. Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia, ore 16.00.

ESERCIZI SPIRITUALI:PER I SACERDOTI: dal 21 al 25 giu-gno, S. E. Card. Silvano Piovanelli, Con San Pietro nell’Anno Sacerdotale. Dal 19 al 23 luglio, Mons. Gianni Colzani: Il sacerdote maestro di fede, testimone di carità, servo di Dio tra gli uomini. Una lettura attuale dei vangeli. Dall’8 al 12 novembre, S. E. Mons. Flavio Carraro: Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi.

PER RELIGIOSE E RELIGIOSI: dal 04 al 10 luglio: Padre Vito Mastrantonio: Per me vivere è Cristo.

PER I LAICI: dal 1° agosto al 5 agosto, don Gianmarco Busca, Come mi conosci? (Gv 1,48) La conoscenza che Gesù ha di noi.

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