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PAGINE DI VITA DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE N° 35 - 01/12/2015 Care sorelle e cari fratelli, la festa di Natale che si rinnova ha al centro il dono della nascita di Gesù, il figlio del Dio vivente, nella nostra umanità, dentro il cammi- no della storia di questo mondo. A questo annuncio rischiamo, nonostante la festa, di porgere unattenzione un pofrettolo- sa e passeggera, perché queste cose le sappiamogià. Per questo, abbiamo bisogno di metterci ancora in cammino con i pastori, di rivivere lavventura, laccoglienza e la fiducia di Maria e Giuseppe, di camminare alla luce di una stellacome i Magi, di contempla- re nuovamente, guidati dal Soffio di Dio, la verità piena di amore del Verbo fatto carne. Auguro a tutti, credenti e lontani dalla fede, cristiani e uomini e donne di altre religioni, davanti al presepio, attorno allalbero, nellintimità della famiglia e degli affetti, di trovare una misura sufficientedi tempo e di spazio del cuore, per ascoltare la voce del Signore che parla attraverso i racconti del Vangelo (Matteo, cap. 1-2; Luca, cap. 1-2). Forse vorremmo sentirci raccon- tare che Dio finalmente si decide a cambiare e a sostituire questo vecchio mondo con un altro e la nostra sgangherata e malmessa famiglia uma- na con unaltra. Il racconto della nascita di Gesù, invece, narra che Dio ama proprio questo mondo, è solidale con la nostra umanità a tal punto da diventare uomo tra gli uomini, nel venire al mondo di Gesù diventa carne della nostra carnee lega, come non mai e per sempre, il suo desti- no al nostro. Forse vorremmo un racconto che parli di forza, ricchezza, potere, invincibilità, trionfo e successoMa la storia del Natale, con sempli- cità disarmante, continua a raccontare di E’ il Natale del Signore Gesù! piccolezza, debolezza, povertà, nascondimen- to, solidarietà, condivisione, fiducia, speranza, benevolenza di Dio in Gesù per noi. Forse ci aspettiamo grandi personaggi capaci di farela storia per davvero. La storia di Dio, però, è fatta da Maria, Giuseppe e Gesù: da una donna, un uomo, una madre e un padre e un piccolo figlio, per tutti. Dio fa la storia così. Questo racconto del Natale non resta esterno alla nostra vita. Promette di penetrare nel cuo- re e nellesistenza, fino ad arrivare a sentire la nostra vita unita a quella di Gesù e a vedere fiorire nellumanità di ciascuno il volto luminoso di Lui, pieno di misericordia, mi- tezza e umiltà. Allora si sbriciola in noi lumanità orgogliosa, pau- rosa, codarda, ipocritae venia- mo trasformati dalla forza disar- mata dellumanità di Dio. Allora diremo, con lapostolo Pao- lo: non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me(Lettera ai Galati 2, 20). Comè grande e sapiente Dio e come fa le cose per bene! Lui, Gesù, è la narrazione di Dio per ogni uomo, è il volto della misericordia. Lasciamoci toccare da questo racconto che si rinnova in mezzo a noi, nelle nostre case, nel nostro quartiere, nella nostra parrocchia, nella nostra Milano, nel mondo in- teroA tutti un caro abbraccio di vita e di pace nel Signore, don Pino

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PAGINE DI VITA DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE

N° 35 - 01/12/2015

Care sorelle e cari fratelli, la festa di Natale che si rinnova ha al centro il dono della nascita di Gesù, il figlio del Dio vivente, nella nostra umanità, dentro il cammi-no della storia di questo mondo. A questo annuncio rischiamo, nonostante la festa, di porgere un’attenzione un po’ frettolo-sa e passeggera, perché queste cose “le sappiamo” già. Per questo, abbiamo bisogno di metterci ancora in cammino con i pastori, di rivivere l’avventura, l’accoglienza e la fiducia di Maria e Giuseppe, di camminare “alla luce di una stella” come i Magi, di contempla-re nuovamente, guidati dal Soffio di Dio, la verità piena di amore del Verbo fatto carne. Auguro a tutti, credenti e lontani dalla fede, cristiani e uomini e donne di altre religioni, davanti al presepio, attorno all’albero, nell’intimità della famiglia e degli affetti, di trovare una misura “sufficiente” di tempo e di spazio del cuore, per ascoltare la voce del Signore che parla attraverso i racconti del Vangelo (Matteo, cap. 1-2; Luca, cap. 1-2). Forse vorremmo sentirci raccon-tare che Dio finalmente si decide a cambiare e a sostituire questo vecchio mondo con un altro e la nostra sgangherata e malmessa famiglia uma-na con un’altra. Il racconto della nascita di Gesù, invece, narra che Dio ama proprio questo mondo, è solidale con la nostra umanità a tal punto da diventare uomo tra gli uomini, nel venire al mondo di Gesù diventa “carne della nostra carne” e lega, come non mai e per sempre, il suo desti-no al nostro. Forse vorremmo un racconto che parli di forza, ricchezza, potere, invincibilità, trionfo e successo…Ma la storia del Natale, con sempli-cità disarmante, continua a raccontare di

E’ il Natale del Signore Gesù! piccolezza, debolezza, povertà, nascondimen-to, solidarietà, condivisione, fiducia, speranza, benevolenza di Dio in Gesù per noi. Forse ci aspettiamo grandi personaggi capaci di “fare” la storia per davvero. La storia di Dio, però, è fatta da Maria, Giuseppe e Gesù: da una donna, un uomo, una madre e un padre e un piccolo figlio, per tutti. Dio fa la storia così. Questo racconto del Natale non resta esterno alla nostra vita. Promette di penetrare nel cuo-re e nell’esistenza, fino ad arrivare a sentire la nostra vita unita a quella di Gesù e a vedere fiorire nell’umanità di ciascuno il volto luminoso

di Lui, pieno di misericordia, mi-tezza e umiltà. Allora si sbriciola in noi l’umanità orgogliosa, pau-rosa, codarda, ipocrita… e venia-mo trasformati dalla forza disar-mata dell’umanità di Dio. Allora diremo, con l’apostolo Pao-lo: “non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Lettera ai Galati 2, 20). Com’è grande e sapiente Dio e come fa le cose per bene! Lui, Gesù, è la narrazione di Dio per ogni uomo, è il volto della misericordia. Lasciamoci toccare da questo

racconto che si rinnova in mezzo a noi, nelle nostre case, nel nostro quartiere, nella nostra parrocchia, nella nostra Milano, nel mondo in-tero…

A tutti un caro abbraccio di vita e di

pace nel Signore,

don Pino

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Dalla Misericordiae Vultus di Papa Francesco:

Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favore-

vole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti.

L’Anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione… Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in que-sta occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’a-

more di Dio che consola, che perdona e dona speranza.

Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, per-

ché a noi per primi è stata usata misericordia.

...Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’a-more…per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così sia-

mo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri.

Altri spunti di riflessione sull’Anno di grazia del Signore:

Gesù ha ricevuto da Dio la missione di portare la salvezza, la liberazione agli uo-mini, e questa sua venuta apre l'anno di grazia del Signore! Ecco il Vangelo, la buona

notizia per i poveri: liberazione e tempo di accoglienza, di grazia da parte di Dio.

L'anno di grazia che Gesù annuncia è aperto da Gesù stesso, ed è anno ultimo, definitivo, valido una volta per sempre (Eb 7,27; 9,12): è quel tempo che va dalla venuta

nell'umanità. È Gesù stesso l'evento di liberazione e di remissione dei peccati, e con lui

è instaurata la logica della grazia, della misericordia, della giustizia, della libertà...

Il profeta prega: "Signore, fa' che ritorniamo!" (Sal 80,4.8.20), e ancora: "Facci ri-tornare a te, Si­gnore, e noi ritorneremo" (Lam 5,21; Ger 31,18). Si potrebbe dire che la

conversione im­plica un esodo, un'uscita da e un andare verso che ha come meta Dio

stesso.

Si tratta quindi di scoprire che siamo prigio­nieri di tutto ciò che non è Dio, pri-

gionieri e schiavi degli idoli.

Nell'Antico come nel Nuovo Testamento è impressionante la volontà di Dio, il suo desiderio ardente della comunione con noi. Amore folle che lo spinge a perdonarci men-tre siamo ancora peccatori, che lo spinge ad amarci a tal punto da prendere su di sé il

L’Anno Santo della Misericordia

8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016

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male, il peccato, la morte per salvarci e riconciliarci con lui (Rm 5,6-11). Per questo Ge-

sù chiede la conversione: non per sfuggire a un castigo che incombe, ma perché "il re-

gno di Dio si è avvicinato" (Mc 1,15).

Non è il peccato ad aver l'ultima parola nella vita dell'uomo: il peccato non è una prigione in cui si resta rinchiusi per sempre, ma è possibili­tà di ritorno-conversione. Beata debolezza, beata fragilità, felix culpa che ci fa conoscere il vero volto del Padre! Lo dice anche Gesù nella parabola dei due figli (Lc 15,11-32): Chi dei due fratelli ha co-

nosciuto veramente il volto del padre? Il figlio prodigo che è ritornato dal padre o l'altro

che non se ne era mai allontanato ma che non ne aveva conosciuto la misericordia?

La vera grandezza spirituale dell'uomo non consiste in una condizione di impec-cabilità - irreale secondo il messaggio biblico! -, ma nella forza di ritornare al Signore

che "moltiplica il perdono" (Is 55,7), e che addirittura prende su di sé il peccato del suo

popolo per cancellarne la colpa (Sal 85,3).

L’indulgenza ha questo significato: il Signore cancella il peccato, non lo ricorda

più: di esso non restano tracce! Annuncio, questo, che reca beatitudine, apre la speran-za a un vero ricominciare il cammino del ritorno, fa guardare al futuro dimenticando il

passato per correre verso la meta (Fil 3,13-14): la comunione con Dio nella vita eterna.

L’Anno santo si può vivere

sia nella nostra chiesa diocesana

sia andando in pellegrinaggio a Roma.

Come parrocchia della Certosa,

daremo comunicazione di qualche appuntamento diocesano,

ma abbiamo messo in programma anche

due pellegrinaggi a Roma:

Per i ragazzi di II e III media, nella settimana di Pasqua,

dal 31 marzo al 2 aprile 2016

Per gli adulti, il 16 e 17 settembre 2016.

Presto comunicheremo le indicazioni pratiche per l’adesione

a questo pellegrinaggio parrocchiale.

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Dalla Misericordiae Vultus di Papa Francesco:

È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericor-dia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possia-mo capire se viviamo o no come suoi discepoli.

Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da be-re agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppelli-re i morti.

E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le per-sone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: « Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore ».

Il Nuovo Testamento trova nella pagina del giudizio universale di Matteo 25,31-46 una esemplifi-

cazio-ne e un elenco di sei gesti di carità che, fatti a un povero, a un piccolo, sono in verità fatti a Gesù

stesso: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestie-

ro e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a tro-

varmi" (Mt 25,35-36).

Su queste basi bibliche e soprattutto sul fondamento evangelico e sull'esempio di Gesù, si sviluppa pre-

sto nella coscienza cristiana il senso dell'importanza della traduzione pratica dell'amore di Dio. La miseri-

cordia trova un'infinità di espressioni e di manifestazioni assolutamente non racchiudibile in un elenco.

Dalla tradizione cristiana

La duplice dimensione materiale e spirituale delle opere di misericordia è espressa da Agostino di Ippona

(IV- V secolo) con il binomio "dare e condonare: dare dei beni che possiedi, e condonare i mali che subi-

sci". Egli aggiunge: "Su queste due specie di opere di misericordia ascoltate come seppe ben compen-

diarle in una breve massima il Signore, maestro buono ... [Egli] disse: Perdonate e vi sarà perdonato, date

e vi sarà dato (Le 6,37-38)".

Scrive ancora Sant’Agostino:

Fa elemosina non soltanto chi dà da mangiare all'affamato, dà da bere all'assetato, chi veste l'i-

gnudo, chi accoglie il pellegrino, chi nasconde il fuggitivo, chi visita l'infermo o il carcerato, chi riscatta il

prigioniero, chi corregge il debole, chi accompagna il cieco, chi consola l'afflitto, chi cura l'ammalato, chi

orienta l'errante, chi consiglia il dubbioso, chi dà il necessario a chiunque ne abbia bisogno, ma anche chi

è indulgente con il peccatore. Chi, perdonando la colpa, rimette a chi l'ha commessa contro di lui, senza

dubbio f a l'elemosina.

Cesario, vescovo di Arles (V-VI secolo) insegna:

Tu puoi dirmi: "Non ho nulla da dare al povero: non posso digiunare di frequente né astenermi dal vino e dalla carne". Ma puoi forse dirmi che non puoi avere la carità? Essa il cui possesso aumenta quanto più viene donata . . . [Infatti] ci sono due forme di elemosina: una del cuore, l'altra del denaro. L'elemosina del cuore consiste nel perdonare l'offesa subita. A volte tu vorresti dare qualcosa a un povero, ma non hai niente; invece perdonare al peccatore lo puoi sempre fare, se solo lo vuoi. Può avvenire che tu non abbia da dare ai poveri né oro, né argento né vesti né grano né vino e neppure olio; ma quanto ad amare tutti gli uomini, a volere per gli altri ciò che vuoi per te e perdonare ai tuoi nemici, non potrai mai trovare giustifica-zioni per non farlo. Se, infatti, nella tua cantina o nel tuo granaio non hai nulla da poter dare, puoi sempre trarre fuori dal buon tesoro del tuo cuore qualcosa da offrire.

Più tardi (IX secolo) Rabano Mauro, ispirandosi ad Agostino, afferma:

Fa elemosina chi riconduce l'errante sulla via della verità; f a elemosina chi istruisce l'ignorante, chi annun-cia la parola di Dio ai suoi vicini; f a elemosina chi non cessa di condividere i propri beni materiali

Le opere di Misericordia

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con i propri fratelli, cioè con gli altri uomini; f a elemosina chi offre cibo e vesti ai bisognosi, li ospita, visita gli infermi, sostiene con i propri beni i carcerati e i tribolati, e non manca di liberare i condannati a morte e ai supplizi. Infatti tutte le opere buone che ogni giusto compie in questa vita possono essere comprese con questo unico nome.

Quindi prosegue parlando del fare misericordia verso se stessi: Quando ci convertiamo dai peccati alle opere buone, dalla superbia all'umiltà, dalla lussuria alla tempe-

ranza, dall'astio e dall'invidia alla carità e all'amore, dall'ira e dalla contesa alla mansuetudine e alla pa-zienza, dalla gola alla sobrietà, dall'avarizia alla generosità, dalla tristezza mondana alla gioia dello spirito, dall'accidia temporale allo zelo del bene, che altro facciamo se non elargire elemosine a noi stessi, poiché abbiamo pietà di noi stessi? . . . Esercita dunque bene e con ordine l'arte della misericordia chi non lascia mancare innanzitutto a se stesso le buone opere, una santa condotta e i frutti delle virtù. da Luciano Manicardi, La fatica della carità, Edizioni Qiqajon, Bose, 2010

La tradizione delle opere di misericordia trova oggi una rinnovata attualità proprio nel farsi memoria dell'essenziale, e di un essenziale che rischia di perdersi: il fatto cioè che la carità è incontro di volti, con-creto discernimento dei bisogni del corpo e dell'anima, storia quotidiana, gesto e parola, capacità di rela-zione, di ascolto e attenzione. E attività eminentemente spirituale proprio nel suo avvenire nel corpo e gra-zie al corpo. E cura dell'altro e azione per l'altro e al contempo cura di sé e azione e lavoro su di sé. Fare il bene è anche farsi del bene. Fare il bene coopera al benessere della persona.

"Tu amerai il prossimo tuo come te stesso" (Lv 19,18; Mt 19,19), cioè, amando l'altro tu amerai te stes-so e scoprirai che il tuo vero "te stesso" è quello che osa amare. Si comprende così la stretta connessione fra comando e promessa insita nell'espressione "fa' questo e vivrai": amando, mettendo in pratica i gesti della carità, tu sarai finalmente te stesso.

La Prima lettera di Giovanni afferma che vi è un messaggio che è risuonato fin da principio: "Che ci amiamo gli uni gli altri" (1Gv 3,11. Questo messaggio dunque, ben prima che in una confessione di fede o in una chiesa, è risuonato fin dalla creazione nel cuore di ogni uomo. E il luogo in cui ancora e sempre risuona questo messaggio è l'umanità dell'uomo creato a immagine di Dio, è il volto dell'altro uomo, volto che è l'unica visibilità del Dio invisibile: "Hai visto il tuo fratello, hai visto il tuo Dio". Quel messaggio è in-scritto nel profondo del cuore di ciascuno, nel desiderio di ciascuno.

Ed è proprio dal nostro desiderio che possiamo imparare a fare il bene dell'altro. Lo rivela Gesù dicen-do di fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi (cf. Mt 7 ,12 ) . E il nostro desiderio è di essere ama-ti, visti, raggiunti e toccati nel nostro bisogno, nella nostra povertà, in una parola, nella nostra unicità. Ecco la paradossale realizzazione del desiderio per i cristiani. L'ha espressa bene Antonio, il padre dei monaci: "Chi f a del bene al prossimo f a del bene a se stesso" e dunque, prosegue Antonio, "chi ha imparato ad amare se stesso ama tutti".

Questo messaggio così universale significa che, per la Bibbia stessa, anche al non credente è possibile un'etica, anche un'etica teologica, perché amando concretamente l'altro avviene, pur senza averne l'inten-zione, di imitare ciò che Dio stesso ha compiuto creando: dare il cibo, dare da bere, vestire, pazientare, perdonare, consolare. Anche un'etica cristologica, perché, dice Gesù, ciò che è stato fatto all'altro perché altro, è stato fatto a Cristo, anche senza averne la coscienza. E anche un'etica escatologica, se è vero che il giudizio sarà misurato sulla concreta carità e sarà una sorpresa inattesa e sconcertante.

La tradizione delle opere di misericordia rinvia dunque a una prassi di umanità che travalica le fedi e le credenze e che può unire ogni uomo, anche chi non si professa credente. Essa chiede all'uomo di farsi carico di chi è nel bisogno, di prendere sul serio la sofferenza dell'altro e afferma che l'uomo è uomo se crede l'umanità dell'altro anche quando questa è ferita o menomata e se osa fare all'altro ciò che egli vor-rebbe fatto a sé. L'altro che è malato, in prigione, nudo, affamato, senza casa, f a appello alla coscienza dell'uomo e può ridestarla a quella solidarietà e condivisione che libera chi la mette in pratica ancor prima di chi ne beneficia.

In questi tempi difficili, richiamare la tradizione delle opere di misericordia significa cogliere la carità co-me arte dell'incontro, come arte della relazione, come arte del vivere, ma significa soprattutto sollecitare un soprassalto di umanità per non permettere al cinismo, alla barbarie e all'indifferenza di avere la meglio.

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Ecco come ci prepariamo al Natale del Signore 2015.

Visite, preghiere, benedizione, Novena, sostegno alle necessità della Comunità parrocchiale...: un pro-gramma intenso che raccoglie la tradizione e la rinnova attraverso varie modalità nelle quali invitiamo tutti a camminare per entrare nel senso cristiano e spirituale del Natale. Ricordiamo le proposte del nostro cammino prenatalizio:

la preghiera nei caseggiati il 9, 10, 11, 12,14,15 e 16 dicembre.

la visita alle persone anziane e malate, che ci segnalano il proprio nome.

la benedizione della famiglia, attraverso la consegna del mandato in chiesa nei giorni : 5-6, 12-13, 19-20 dicembre.

la Novena di Natale, in particolare nelle celebrazioni delle Ss. Messe del 17 ,18, 21 e 22 dicembre. Oltre che alle 18.00, ogni sera la chiesa sarà aperta e alle 21.00 ci sarà la celebrazione dell’Eucarestia nella Novena.

la celebrazione delle Confessioni nel contesto dell’Adorazione eucaristica.

la condivisione con la Parrocchia attraverso la busta di Natale.

l’informatore parrocchiale e l’immagine-ricordo di questo Santo Natale.

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BENEDIZIONE in FAMIGLIA PORTATE LA BENEDIZIONE NATALIZIA ALLA VOSTRA FAMIGLIA

La proposta del mandato per la benedizione della famiglia mette in luce il compito comune dei battezzati di farsi portatori della benedizione del Signore.

Per questo, a una persona per famiglia affidiamo il MANDATO.

Chiediamo a tutte le famiglie cristiane della nostra parrocchia di accogliere con attenzione e disponibilità questo invito alla Benedizione della famiglia in occasione del prossimo Natale e, per questo, di venire in parrocchia per ricevere il mandato della Benedizione.

La CONSEGNA DEL MANDATO per portare la benedizione nella propria casa sarà ad ogni Messa festiva dei giorni 6, 12-13, 19-20, 24 (ore 18).

OFFERTA NATALIZIA A nome della parrocchia, in occasione del Natale, tendo la mano e chiedo ad ogni famiglia un aiuto, un contributo, un gesto di condivisione, destinati alle necessità e alla carità della Certosa, occasione concre-ta di sostegno e di solidale partecipazione alla vita della Comunità parrocchiale. Le necessità di gestione e di manutenzione della Certosa e dell’Oratorio, lo sapete, sono tante e i bisogni della Carità, in questi anni di crisi economica, sono parecchio cresciuti. In queste pagine, richiamando le opere della misericordia, avete potuto leggere vari inviti alla solidarietà e alla condivisione, secondo le possibilità di ciascuno. L’offerta natalizia alla parrocchia è uno di questi gesti di condivisione per il bene comune e verso i poveri. La nostra parrocchia vive delle offerte che riceve. E quello che riceve riconsegna. Siate generosi nel condividere risorse e tempo. Il Signore vi dia pace e vi benedica, don Pino

Portate, per favore, la vostra offerta in chiesa o in segreteria parrocchiale.

Altra modalità: bonifico bancario, intestato a Parrocchia S. Maria Assunta in Certosa Banca Popolare Emilia Romagna

IBAN IT06S0538701604000001142221

Ricordo che nessuno è incaricato di raccogliere offerte nelle vostre case a nome della parrocchia.

Ci prepariamo al Natale

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17 ,18, 21 e 22 dicembre

alle 21.00

la chiesa sarà aperta in queste sere

per celebrare l’Eucaristia nella Novena di Natale.

Viviamo con fede più intensa l’attesa della grande Festa.

Giovedì 24 dicembre ore 18.00

S. Messa di Natale con i genitori e i ragazzi delle elementari e delle medie.

Nei giorni che precedono il S. Natale siamo disponibili per le Confessioni.

In particolare, nei giorni:

Sabato 19 dicembre ore 10.00-12.00 adorazione e confessioni

Mercoledì 23 dicembre ore 16.00-18.00 confessioni

Giovedì 24 dicembre ore 10.00-12.00 adorazione e confessioni e ore 16.00-18.00 confessioni

Adorazione eucaristica e

sacramento della riconciliazione

AGLI ANZIANI E AGLI AMMALATI

La visita e la Comunione Noi sacerdoti della Parrocchia e alcuni laici disponibili ci chiediamo quante sono le persone che, per mo-tivi di malattia o perché l’età non lo consente, non escono di casa e desiderano una visita o anche riceve-re l’Eucaristia. A volte incontriamo delle persone anziane, che a fatica, accompagnate o sole, raggiungono la chiesa in orari diversi. Inoltre non sarebbero in grado, fisicamente, di restare alla S. Messa fino a poter ricevere l’Eucaristia, e ne sono molto dispiaciute. La nostra disponibilità di preti e laici a visitare gli anziani e i malati c’è, abbiamo però bisogno di essere aiutati a raccogliere i nominativi delle persone che desiderano essere visitate e, anche, a ricevere i sacra-menti della Confessione e dell’Eucaristia e dell’Unzione degli Infermi. La Festa del prossimo Natale è un appuntamento importante da valorizzare anche per questi scopi. Le persone interessate, anche attraverso i familiari o i vicini di casa, che ne conoscano il desiderio, possono contattarci direttamente, rivolgendosi a me, don Michele oppure segnalando il nome alla se-greteria parrocchiale (02-38006301). A tutti gli anziani e agli ammalati assicuriamo il nostro ricordo nelle preghiere e porgiamo l’augurio sincero di un Santo Natale 2015.

don Michele

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durante la Novena

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Cammino in preparazione al

matrimonio cristiano e

alla Cresima degli Adulti Ci stiamo preparando al percorso per le coppie che sono in cammino verso il matrimonio. Ecco le date e l'orario:

gennaio 2016 lunedì 18 lunedì 25

febbraio 2016 lunedì 01 lunedì 08 lunedì 15 sabato 27 lunedì 29

marzo 2016 lunedì 07 sabato 12

Orario: 21-22.45.

Le coppie interessate, se non l’hanno ancora fatto, segnalino entro Natale la loro richiesta, scriven-do una mail a [email protected] oppure telefonando alla segreteria parrocchiale (02-38006301) e lasciando un proprio recapito telefonico.

Stessa modalità di segnalazione per i giovani e gli adulti che desiderano fare la preparazione per ricevere il Sacramento della Confermazione (o Cresima).

Orario delle S. Messe da Natale all’Epifania

Giovedì 24 dicembre 18.00 invitati i genitori e i ragazzi delle elementari e delle medie

Nel corso del pomeriggio, preparazione della chiesa per la sera di Natale.

22.30 Veglia di Natale

24.00 Messa nella Notte Santa

Natale - venerdì 25 dicembre 10.00 - 11.30 e 18.00

S. Stefano - sabato 26 dicembre 11.00 e 18.00

Domenica 27 dicembre 11.00 e 18.00

Ottava di Natale - venerdì 1° gennaio 11.00 e 18.00

Sabato 2 gennaio 18.00

Domenica 3 gennaio 11.00 e 18.00

Epifania - mercoledì 6 gennaio 10.00 - 11.30 e 18.00

Domenica 10 gennaio 10.00 - 11.30 e 18.00

Nei giorni feriali, dal 28 dicembre al 5 gennaio,

verrà celebrata solo la S. Messa delle 18.00.

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Vi ricordiamo che è in vendita:

IL CALENDARIO ARTISTICO CERTOSA 2016