n. 3 - Giugno - Luglio 2016 La Martinella · Una Santa Messa senza discorsi di benvenuto formale,...

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n. 3 - 2016 – 1 PARROCCHIA di FARRA di FELTRE Telefono 0439 302502 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BL La Martinella n. 3 - Giugno - Luglio 2016 U na Concattedrale di Feltre gremita in ogni suo posto, segno anche di un po’ di curiosità, domenica 1° mag- gio ha accolto il vescovo Renato Marangoni per la sua Santa Messa a Feltre. Un’accoglienza caratterizzata dal lungo applauso dei fedeli convenuti alla celebrazione che ha accompa- gnato la processione iniziale. Tanto è l’affetto riscontrato verso il nostro nuovo Vescovo, già da queste sue prime uscite. Una Santa Messa senza discorsi di benvenuto formale, ma celebrata come un grande abbraccio reciproco e un solenne accompagnamento co- rale che esprimeva gioia, speranza, augurio e gratitudine a Dio. I cori, di Feltre e di Farra, sempre in prima linea, con i loro direttori ed organista, hanno messo a frutto in questa celebrazione quanto di meglio fanno in tutte le solennità dell’anno, con con- tinuità di impegno, di passione e di servizio. Anche in questa occasione importante hanno reso più intensa e profonda la preghiera di tutti. Veramente tutto è con- corso a comunicare la pace. Si respirava la pace, come promessa da Gesù ai discepoli nel Vangelo del giorno di Pasqua. Dicono che il buon gior- no si veda dal mattino, e l’impressione lasciata è una scia di luce e di sorriso che fa bene a tutta la Chiesa, ora non ci resta che incontrar- la nella nostra comunità par- rocchiale, nel quotidiano, per percorre- re un pezzo di strada insieme. Un plauso alla cittadi- nanza che ha accolto il nuovo Vescovo con gli onori del palio, dei costumi, dei tamburini, dei trombettisti e degli sban- dieratori. Una sottolineatura storica bella e gradita che ha contribuito a dare, oltre che l’idea della storia, anche la “misura” del cuore della nostra città. Ivan F. BENVENUTO A FELTRE VESCOVO RENATO!

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n. 3 - 2016 – 1

PARROCCHIA di FARRA di FELTRE ● Telefono 0439 302502Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BL

La Martinellan. 3 - Giugno - Luglio 2016

Una Concattedrale di Feltre gremita in ogni suo posto, segno anche di un po’ di curiosità, domenica 1° mag-

gio ha accolto il vescovo Renato Marangoni per la sua Santa Messa a Feltre.

Un’accoglienza caratterizzata dal lungo applauso dei fedeli convenuti alla celebrazione che ha accompa-gnato la processione iniziale. Tanto è l’affetto riscontrato verso il nostro nuovo Vescovo, già da queste sue prime uscite.

Una Santa Messa senza discorsi di benvenuto formale, ma celebrata come un grande abbraccio reciproco e un solenne accompagnamento co-rale che esprimeva gioia, speranza, augurio e gratitudine a Dio. I cori, di Feltre e di Farra, sempre in prima linea, con i loro direttori ed organista, hanno messo a frutto in questa celebrazione quanto di meglio fanno in tutte le solennità dell’anno, con con-

tinuità di impegno, di passione e di servizio. Anche in questa occasione importante hanno reso più intensa e profonda la preghiera di tutti. Veramente tutto è con-corso a comunicare la pace. Si respirava la pace, come promessa da Gesù ai discepoli nel Vangelo del giorno di Pasqua.

Dicono che il buon gior-no si veda dal mattino, e l’impressione lasciata è una scia di luce e di sorriso che fa bene a tutta la Chiesa, ora non ci resta che incontrar-la nella nostra comunità par-rocchiale, nel q u o t i d i a n o , per percorre-re un pezzo di strada insieme.

Un plauso alla cittadi-nanza che ha

accolto il nuovo Vescovo con gli onori del palio, dei costumi, dei tamburini, dei trombettisti e degli sban-dieratori. Una sottolineatura storica bella e gradita che ha contribuito a dare, oltre che l’idea della storia, anche la “misura” del cuore della nostra città.

Ivan F.

BENVENUTO A FELTRE VESCOVO RENATO!

2 – La Martinella – n. 3 - 2016

EL MARANGON

Nel tempo lontano in cui i cognomi trovavano origine da luoghi, professioni, me-

stieri, legami familiari, i falegnami erano chiamati MARANGONI.

Termine molto diffuso nel nostro idioma locale. Esso andava a signifi-care quel bravo artigiano che sapeva trattare con arte la sega, la pialla, lo scalpello, la morsa e, spesso la tena-glia e il martello.

I Marangoni, nei nostri paesi, sa-pevano fare un po’ di tutto, come San Giuseppe: credenze, letti, cas-se per uso comune e casse da mor-to; non disdegnavano di scolpire qualche bassorilievo come il nostro Boscarin Aldo che ci ha realizza-to l’Annunciazione sull’ambone dell’altare.

Era spesso arte povera, semplice. Erano talvolta oggetti di uso co-mune in cucina, posaterie. Ma non solo. C’era anche qualche realizza-zione sulle radici delle piante, qual-che fantasia sugli scherzi di madre natura nelle piante.

Marangoni è anche il cognome del nostro nuovo Vescovo.

Si chiama Renato che significa novità di vita. È un nome augurale per tutti.

Cosa ci aspettiamo da questo “MARANGONI” che la Provvi-denza ha messo sul cammino della nostra storia diocesana locale?

Che lo Spirito Santo lo aiuti a usare bene i ferri del suo “mestiere” di vescovo che il Signore ha posto nelle sue mani.

Che non sprechi il legno che avrà sotto mano, anche se vecchio e no-doso: da un ceppo duro può nasce-re un Pinocchio ma anche un’opera d’arte come quelle dei falcadini o dei lamonesi.

Un bravo falegname si diverte nell’arte dell’intarsio. Arte che ri-chiede di sintonizzare legni di vario colore come è la natura degli agor-dini e dei cadorini, dei feltrini e dei

bellunesi, dell’Alpago e dell’alto-piano Sovramontino lamonese.

Un bravo falegname non getta via mai nulla. Tutto può andare bene in seguito. C’è sempre bisogno di qualche ripiego. I ferri vecchi e le scarpe vecchie vanno bene special-mente quando mancano i sognati rincalzi che stentano ad arrivare. Il generale Petain, nell’ultima guer-ra tra Francia e Germania urlava: “Non abbiamo più uomini: che rin-forzi volete?”

In ogni bottega di falegname non mancano raspe e pialle, colle e chio-di. Potrebbero essere il sinonimo di preghiera, pazienza, lungimiranza e grande fede che il Buon Pastore è sem-pre il Vivente e sa, meglio di tutti, gui-dare il suo gregge.

Don Vittorio

LO STEMMA DEL VESCOVO

Il Vangelo che ap-pare nel capo dello scudo rappresenta l’annuncio pasquale richiamato dalle parole del motto.

La partizione curvilinea dello scudo vuole essere un riferimento al Patrono di Belluno San Martino; infatti essa ricorda i due lembi del mantello che il Santo, secondo la tradizione, tagliò in due per donar-ne una metà al viandante infreddo-lito, incontrato sulla via. Il Vangelo è svelato e si attua in ogni gesto di amore.

Il rosso, colore della carità, è an-che richiamo al sangue dei martiri Vittore e Corona, Santi Patroni di Feltre.

Le montagne, qui rappresentate in foggia araldica, sono un palese riferimento innanzitutto al Monte Grappa, terra d’origine del Vesco-vo, nato a Crespano del Grappa; da questo monte egli ha sempre ammi-rato lo scenario delle Prealpi feltri-ne e delle Dolomiti, anche queste richiamate dal simbolo delle mon-tagne. Nel Massiccio del Grappa è riconosciuto il punto di incontro geografico delle due Chiese sorel-le: il versante Nord è in Diocesi di Belluno-Feltre e il versante Sud è in Diocesi di Padova. Il simbolo delle montagne appare anche nello

stemma del Vescovo emeri-to, mons. Andrich, che lo adottò, prendendolo a sua volta dallo stemma di Albi-no Luciani, Papa Giovanni Paolo I; compare inoltre nello stemma del Vescovo Girolamo Bortignon che ordinò diacono il Vescovo Renato e che fu predeces-sore a Belluno-Feltre.

L’acqua della brocca di San Prosdocimo, Patrono di Padova, ne richiama l’azione bat-tesimale che sia Padova che Feltre e Belluno riconoscono all’inizio del-

la loro storia di fede: inoltre costituisce richiamo geo-grafico al Piave che attra-versa la Diocesi di Belluno-Feltre.

Anche in queste due rap-presentazioni — le monta-gne e la brocca del Battesi-mo — oltre a quella della carità, vi è un richiamo all’universalità del Vangelo, veicolato dal creato e attua-

to nella vita ecclesiale. n

Date da ricordare in giugno

La Martinella – n. 3 - 2016 – 3

SiAmoi RAGAzzi dELLA CRESiMA,

da settembre, ogni settimana, ci siamo riuniti in canonica per l’in-contro di catechismo guidati dal don. Spesso eravamo presi da molti altri impegni e da tante attività che un po’ ci distraevano dagli argo-menti più importanti che, invece, dovremmo imparare a mettere al centro della nostra vita.

Il 2 aprile, finalmente, è arrivato il grande giorno e abbiamo ricevu-to l’importante dono della Con-fermazione. Ora, lo Spirito Santo è ancora più vivo in noi e il seme che è stato gettato dovrà presto germo-gliare.

Vogliamo, attraverso la Martinel-la, ringraziare tante persone che in diversi modi ci sono state vicine: Dio prima di ogni altro, Lui che ci ama ed è ricco di pazienza e di Mi-sericordia saprà aspettare i nostri tempi per giungere a Lui. Grazie ai nostri genitori che ci hanno dato la vita e che spesso si sacrificano per-ché nulla ci venga a mancare. Ma un grande grazie lo vogliamo dire anche a tutte quelle persone, cate-chiste e catechisti, che nel silenzio hanno pregato per noi. Quelle che, senza clamore, dalle loro case han-no saputo offrire le proprie soffe-renze e i pensieri a Dio, affinché il suo Santo Spirito continui ad agire, a toccare e a curare i nostri cuori.

Sono persone che fanno vivere la comunità, che sono attente ai beni primari dell’uomo, come una vera comunione di santi poi che ci vede tutti, riuniti dallo Spirito Santo, in un unico corpo, per la stessa missione.

Catechiste e cresimati

Diario liturgico di giugnoNOTA: Le intenzioni applicabili nelle Sante Messe sono legate al numero dei sacerdoti presenti, in quanto ogni sacerdote può applicare una intenzione per ogni Santa Messa celebrata o concelebrata.

4 – La Martinella – n. 3 - 2016

Date importanti di luglio

PREGHiERA Di SAN BENEDETTO 11 luglio

Degnati di concedermi, Padre buono e santo, una intelligenza che Ti comprenda, un sentimento che Ti senta, un animo che Ti gusti, una diligenza che Ti cerchi, una sapienza che Ti trovi, uno spirito che Ti conosca, un cuore che Ti ami, un pensiero che sia rivolto a Te, un’azione che Ti dia gloria, un udito che Ti ascolti, degli occhi che Ti guardino, una lingua che Ti confessi, una parola che Ti piaccia, una pazienza che Ti segua, una perseveranza che Ti aspetti, una fine perfetta, e la tua santa presenza, la resurrezione, la ricompensa e la vita eterna.

Diario liturgico di luglioNOTA: Le intenzioni applicabili nelle Sante Messe sono legate al numero dei sacerdoti presenti, in quanto ogni sacerdote può applicare una intenzione per ogni Santa Messa celebrata o concelebrata.

La Martinella – n. 3 - 2016 – 5

Un giorno, prima che il ter-remoto devastasse L’Aqui-la, ricevetti nel corridoio

del Liceo dove insegnavo religio-ne, una serie di fogli di quaderno-ne, ripiegati con cura. Me li aveva dati fugacemente un ragazzo delle mie classi.

Era uno di quelli che ci tenevano ad esonerarsi dall’ora di religione puntualmente, dopo la prima volta che ci eravamo conosciuti, non la-sciavano mai la classe chiedendomi ogni volta il permesso di restare.

“Caro prof.ti scrivo perché mi è più facile

mettere ordine con le parole quello che non riesco mai a spiegarti bene a voce. È molto tardi ma volevo solo dirti grazie.

Ti volevo dire grazie perché da quando ti conosco ho cominciato a sentire un dolore più profondo nel dolore che provo. Lo so che ora an-che tu penserai che le mie sono solo fisime di un adolescente di sedici anni, ma prima il mio dolore era muto, terribile. Mi sentivo solo ar-rabbiato. Ho dato sempre la colpa a mio padre che è un padre di m****. È lui che ci ha ridotti tutti al lastri-co giocandosi tutto con le macchi-nette. Ma ho sempre pensato che la colpa era anche di mia madre perché non ha mai avuto la forza di cacciarlo via, di dirgli con forza che non poteva andare avanti così. Vo-levo proteggerla tutte le volte che la vedevo piangere in silenzio facendo finta di niente. Così non abbiamo mai i soldi per arrivare alla fine del mese e mia sorella deve andare a lavare le scale dei condomini per mantenersi all’università, io lavora-

re tutti i fine settimana come came-riere per aiutare a pagare le bollette, e lui continua a buttare tutti i soldi che gli passano per le mani nelle macchinette.

Tu dici che Dio esiste, ma come può esistere un Dio che ti dà un pa-dre così. Il prete della parrocchia, quando ci andai a parlare, mi disse che dovevo pregare. Ma che me ne faccio io della preghiera se non ho una soluzione a tutta questa roba.

Ma ho pregato. Ho pregato con tutto me stesso. Poi ho smesso per-ché è assurdo dover convincere Dio che vuoi solo essere un po’ più tranquillo, avere solo una famiglia normale come gli altri. Se io devo convincere Dio di una cosa così semplice allora preferisco che non esista, perché se esiste non è meglio di mio padre.

Poi arrivi tu. E io non lo so che cosa mi è successo. Quando ho co-minciato a tartassarti con tutte le mie domande, perché volevo met-terti in ridicolo, e tu hai cercato di rispondere senza paroloni, ho capi-to che non mi stavi fregando. E l’ho capito quando ti ho detto: “Perché Dio permette il dolore degli inno-centi?”. Tu mi hai risposto guar-dandomi negli occhi: “Non lo so perché lo permette”. Uno che trova il coraggio di dire “non lo so”, non può fregarti. Io l’ho capito che non stavi giocando con noi. Non volevi convincerci. Che tu eri come noi. Per questo sei degno di essere ascol-tato, perché non bari, perché giochi a carte scoperte.

Da quel giorno in poi non ho più smesso di ascoltarti. Devo con-fessarti che, a volte, la domenica vengo nella tua Chiesa. Mi metto

dietro dietro. L’ultima colonna è la mia. Ascolto il Vangelo e le tue pa-role, poi scappo prima che Rober-ta si accorga che ci sono anche io e lo dica a tutta la classe. Non lo so perché ti cerco. So solo che il mio dolore si è trasformato. Mi fa male in un modo diverso. Dentro tutta la mia rabbia è nata una mancanza. Mi manca essere felice. Prima non mi permettevo di provare questa mancanza. Sento una nostalgia infi-nita per come le cose erano quando eravamo piccoli. Quando eravamo felici. Quando spingevo il carrel-lo per andare a fare la spesa e mio padre mi diceva che ero forte. Ma sento anche la nostalgia di qualcosa che non c’è ancora. Si può sentire nostalgia del futuro? Non lo so, ma io la sento. Mi manca qualcosa che non c’è ancora. Per questo ti cerco prof, perché è per colpa tua che mi succede questo. E per quanto mi possa far male tutto ciò, io mi sen-to vivo. C’è ancora speranza. Mia nonna mi diceva sempre: “Ci sono ancora molti giorni dietro il Gran Sasso”. Per me prima la speranza era un muro contro cui andavo a sbat-tere. Ora sento in me che c’è.

Dio per me non esiste e mio padre rimane uno s******. Ma ti prego al-meno tu dimmi che esiste. Almeno tu dimmi che non mi stai fregando. Dimmi che è tutto vero quello che sto provando.

Non rileggo nulla, perché tanto non mi metterai mica un voto se ho fatto degli errori di grammatica.

Grazie perché resti davanti alle mie domande.

F.”

La notte del 6 aprile 2009, alle 3.32, ci fu il grande terremoto che devastò L’Aquila.

F. si salvò quella notte perché il padre durante la fuga lo spinse fuori prima del crollo. In quel ge-sto estremo di protezione il padre perse la vita.

Il giorno dei funerali del padre, F. era vicino alla bara. Non pian-geva. Era come smarrito. Mi dis-se: “Non sono riuscito a dirgli che lo avevo perdonato”. Gli risposi: “Tuo padre ti ha salvato la vita perché tu lo perdonavi”. Mi ab-bracciò e scoppiò in pianto. n

Santuario della Madonna di Pietralba (BZ). Meta del pellegrinaggio del 12 giugno.

Direttore di redazione: Don Virginio De Martin, ParrocoResp. ai sensi di legge Don Lorenzo Dell’Andrea

Iscrizione Tribunale di Belluno n. 14/2001Stampa: Tipografia Piave S.r.l. (BL)Grafico: www.gerardocarnimeo.it

FiGLi, PADRi emAcchinE dA GiOCO

6 – La Martinella – n. 3 - 2016

Gli anni in cui possiamo plasmare maggiormente i figli sono gli anni più decisivi di tutta la vita: gli anni delle radici. Ormai è certissimo: l’infanzia la si porta per sempre in sé! Aveva ragione il grande psichiatra austriaco Bruno Bettleheim (1903-1990) a ripetere: “Datemi i primi sette anni e tenetevi tutti gli altri!” A questo punto il nostro ragionamento si chiude se gli anni più importanti della vita sono quelli nei quali gli interventi del papà e della mamma sono decisivi, i genitori non possono non “improntare” i figli!

iL MiNiGREST è iN CANTiERE

Le iscrizioni sono arrivate a raffi-ca. E probabilmente, all’uscita della Martinella sono al completo. Nu-mero chiuso per esigenze di spazi e di gestibilità.

La storia che il MiniGrest svi-lupperà con i piccoli, sarà quella di EDELON. In pieno Medio Evo, nella signoria di Edelon, un ragaz-zo cammina felice con i suoi pochi zecchini duramente guadagnati dal mugnaio: si chiama Martino e il suo più grande sogno è diventare cavaliere. Una strana coppia di sal-timbanchi, Anita e il drago nano Piccardo, gli si avvicinano e, dopo averlo distratto con i loro giochi, ri-escono a rubargli il denaro e a scap-pare….”

Comincerà così l’avventura che per tutto il mese di luglio accompa-

gnerà i bambini dai 3 ai 6 anni che parteciperan-no al MiniGrest persso la Scuola dell’Infanzia “Don Bosco”. Con loro ci sarà anche un bel gruppo di adulti e di giovani ani-matori. Assieme ad Ani-ta, Martino e Piccardo, tutti cercheranno di scoprire il gusto dell’amicizia vera e di sperimentare i diversi aspetti della misericordia e di come la sua forza, sia la linfa vitale in grado di cambiare il mondo.

LE iSCRiziONi PER L’ANNO PROSSiMO

Sono quasi al completo per quan-to riguarda l’infanzia, cioè dai tre anni in su. Vi sono ancora alcuni posti per la sezione Primavera (dai 24 ai 36 mesi). È sempre possibile

iscriversi, contattando la Scuola personalmente, telefonicamente 0439 302985; oppure anche con la posta elettronica: indirizzo mail [email protected]. Molte altre informazioni ag-giornate e contatti, si trovano sul sito WEB:

www.infanziadonboscofeltre.it Sito rivelatosi molto ultile. Anche

per questo si deve un grazie speciale, oltre che meritato, al suo ideatore e consulente, il sig. Remo Malacarne, informatico e genitore.

LE NOTiziE dELLA ScuoLA DON BOSCO

Gioiosa eccitazione anche per i carabinieri.

Il corpo insegnante.

Entusiasmo per la professione pompieri.

BiLANCiO ECONOMiCO 2015I dati del bilancio della Scuola dell’Infanzia Don Bosco possono così riassumersi:

entrate per rette ed iscrizioni per euro 118.755,86entrate per contributi enti per euro 51.680,16 entrate per offerte privati per euro 12.941,78 Totale entrate euro 183.377,80uscite per utenze e servizi per euro 19.010,27uscite per costo personale per euro 118.877,00uscite per spese generali per euro 26.319,50uscite per altre spese per euro 10.509,52Totale uscite euro 174.716,29

Da ciò risulta un utile di esercizio di euro 8.661,51 che è in controtendenza rispetto alle perdite registrate negli anni precedenti. Il risultato positivo è dovuto al maggior numero di iscrizioni, all’adeguamento delle rette, alle quote del minigrest e al volonta-riato dei suoi animatori, alle varie iniziative di sostegno dei genitori, all’adeguamento della retta di favore per la prima iscrizione alla scuola materna, mantenuta per i due anni scolastici precedenti come incentivo alle iscrizioni e,non ultimo, all’aiuto non in-differente di alcuni benefattori.

A questo punto merita un grazie speciale il ns economo, il sig. Gianni Zannin, per l’oculatezza nelle spese e la competenza contabile, fatta non solo di registrazioni ma anche di previsioni e di progettazione. Lo ringraziamo da questo foglio a nome di tutta la comunità parrocchiale.

La Martinella – n. 3 - 2016 – 7

LA FESTA dELLA FAMiGLiA

Nella splendi-da giornata di sabato 7 mag-gio la nostra

scuola dell’Infanzia si è animata ancor più del so-lito per l’arrivo dei piccoli assieme alle loro fami-glie. Ormai da tre anni in questo periodo si attende con gioia e con trepidante prepara-zione l’appuntamento della “Festa della Famiglia”. Questo piacevole momento di incontro ci permette, grazie ai bambini, di percepire la grandezza di tanti doni che genera-no gioia, speranza e voglia di condi-visione che non sempre riusciamo a cogliere nel frettoloso scorrere delle nostre giornate. Come ogni anno in questa occasione viene presentata anche l’attività svolta attraverso il progetto di musica e canto tenu-to dall’insegnante Lara Garlet. Il corso si inserisce sempre nella pro-grammazione annuale della scuola: quest’anno essa prevedeva l’avvi-cinamento al mondo dei mestieri di ieri e di oggi. Con canto, mimi e danze quindi pesciolini, pulcini, raggi di sole e orsetti sono diven-tati contadini, cuochi, panettieri, vigili... e naturalmente non poteva mancare un affettuoso e gioioso tri-buto a tutte le mamme in occasione della loro festa. Alcuni genitori poi si sono trasformati per l’occasione in scoppiettanti pop-corn.

Dopo la merenda è stato bel-

lo ritrovarsi insieme anche per la celebrazione della Santa Messa di ringraziamento e condividere la gioia di sapere che nessuno, piccolo o grande, è mai solo nel cammino sempre impegnativo della vita.

La festa è quindi proseguita nei locali della Casa Don Bosco con la cena comunitaria preparata grazie alla collaborazione di molte fami-glie.

Monica

viTA di COPPiAPer molte coppie la vita sembra

essere un continuo supplizio. Gemono sotto il peso della fatica

e delle preoccupazioni.Ci sono i figli, il lavoro domesti-

co, le bollette, il doversi guadagnare la vita, le malattie, le contrarietà, una insoddisfazione generale.

Ci sono però delle coppie che sanno gustare con riconoscenza la loro vita insieme. Affrontano sere-namente le esperienze e gli impre-visti, si rallegrano per i figli, sono

tranquilli perché riescono comun-que a soddisfare gli impegni, sanno godersi anche un po’ di tempo libe-ro.

Con gratitudine accettano ogni giornata dalla mano di Dio.

Godi la vita con la donna che ami,

giorno per giorno,nel tempo che ti è dato sotto il

sole.Poiché questo è ciò che solo ti

spettamentre ti affatichi sotto il sole.(Qohelet 9,9)

PREGHiERA di unA MADRE

O Signore della vita, che chiamandomi alla maternità mi volesti partecipe della tua potenza, io ti prego per i miei figli.

Tu pure li ami, ma di un amore più grande, più puro, più potente del mio. Tu hai per

loro silenziose parole e forze soavi a noi sconosciute. Tu sei con loro ogni ora e ne scruti le mente. A te dunque affido la loro inesperta e insidiata, giovinezza.

Sii tu per loro la via, la verità e la vita, l’amico che non tradisce nell’ora del dolore.

Fa che essi credano, perché la vita senza fede è notte disperata.

Fa che siano puri di cuore, perché senza purezza non c’è amore, ma solo egoismo.

Ascolta, o Signore, la mia preghiera accorata di madre, rendimi esempio di virtù ai miei figli e guida sicura nella difficile vita.

Dona efficacia alle mie parole e forza costante alla mia opera.

Consola le pene segrete del mio cuore materno e le ansie per il loro domani.

Conduci infine le loro anime care dal combattimento terreno alla salvezza del Cielo, dove, riuniti con loro canteremo in eterno la tua misericordia.

n

8 – La Martinella – n. 3 - 2016

SE BRUSA LA VECiA

Era l’inizio di marzo, ma la preparazione era cominciata tempo prima, perché le cose, perché ri-escano bene, van prepa-rate bene. Questo anno il tempo ci ha fatto “dan-nare” tantoché siamo stati costretti a posticiparla di una settimana (con tanto di ordinanza dalla deroga di accensione fuochi con primo firmatario il giova-ne Marco De Riz!!!). C’è stato bisogno di tutti per realizzare questo secon-do appuntamento: da chi ha procurato la legna per il falò, a chi ha realizzato la struttura portante, pas-sando per chi ha creato la faccia della Vecia con i suoi accessori, tra i quali spiccava un tagliere che forse ha svelato un miste-ro irrisolto da tempo…

Bambini, giovani, qual-che volenteroso adulto, e ognuno ha fatto la sua parte. Tutti si sono impe-gnati, secondo le proprie capacità, realizzando que-sto simpatico ed apprez-zato momento di aggre-gazione che unisce nella semplicità e nella vera bellezza dello stare insie-me, fraternamente. I. F.

LA coRSA D’ALTRi TEMPi

Domenica 17 aprile, nonostante il tempo in-certo, più di 1300 per-sone hanno partecipato alla Corsa d’altri tempi, manifestazione organiz-zata dai genitori ed alun-ni della Scuola di Mugnai con la collaborazione del Centro diurno La Birola e i donatori di Sangue, che

si è svolta tra Farra e Mu-gnai. Una corsa, o meglio dire camminata, adatta a tutti, a discrezione di partecipante, dove la so-lidarietà e la beneficenza hanno fatto da traino.

Caratteristica principa-le di questa bella iniziativa era l’abbigliamento, a vol-te sgargiante e divertente, per dare colore e sorrisi, per sbizzarrire la fantasia dei partecipanti.

Tra le tante persone che hanno partecipato, meri-tano di essere segnalati il gruppo degli amici della Birola ed un gruppetto di messicani canterini (pare giunti dalla lonta-na Acapulco!), che hanno sicuramente ben figurato nella goliardia della mani-festazione.

Ivan

SERviZio CiViLE

Ciao! Sono un ragazzo che in questo momento sta svolgendo il Servizio Civile Nazionale e volevo raccontarvi un po’ la mia esperienza.

Il Servizio Civile Na-zionale ha la durata di 12 mesi e lo si può fare in diverse strutture: io sono stato destinato all’Unio-ne Montana Feltrina. Du-rante questo periodo sono svariati i lavori che pos-sono venire dati, in base alle esigenze della strut-tura nella quale si viene assegnati: io, ad esempio, svolgo mansioni come l’inventario di vari tipi di documenti (libri, cassette,

etc…), l’inserimento di dati al computer, aiutare ad allestire una mostra, …

Inoltre, durante i primi mesi di servizio si svolge un incontro settimanale di formazione nel quale si trattano svariate tipo-logie di argomenti molto interessanti e utili come, ad esempio, delle lezioni riguardanti il territorio bellunese, oppure sul pri-mo soccorso.

Io personalmente sto vivendo questo servizio come un’ottima esperien-za che consiglio vivamen-te di fare.

Inoltre sono molto con-tento di aver conosciuto in questo ambito lavorati-vo delle persone veramen-te straordinarie.

Se qualcuno mi chie-desse se vale la pena far-lo, non avrei dubbi nel rispondere Sì. Chi vo-lesse altre informazioni può richiederle diretta-mente anche a me (cel. 3460835722).

Riccardo Lagunaz

LE NOTiziE dAL gRuppo GiOVANi

La Martinella – n. 3 - 2016 – 9

L’inconTRo di SOLiDARiETÀ CON GREGOiRE

“Mentre abbiamo una società dove ciascuno pensa a se stesso, ci sono ancora persone che arri-vano a comprendere che vivere è anche condivide-re, è anche donare e rico-noscersi nell’altro”

È questa una frase di Gregoire.

Avere l’opportunità di poter conoscere, e stare a contatto con chi della propria vita ha fatto una missione verso l’altro,

verso l’uomo più abban-donato e spinto faccia a terra dalla sofferenza e della malattia, dimen-ticato a sé stesso, non è roba da tutti i giorni in un mondo dove tanti ascol-tano solo se stessi, con le cuffie alle orecchie (come a volte capita di vedere in giro), quasi ad avere paura dell’esterno.

Noi di Farra, conoscia-

mo bene Gregoire per-ché tante volte è stato in mezzo a noi portandoci la sua appassionata testi-

m o n i a n z a d’amore. E per aiutare la sua cre-scente opera nel mondo, con il Grup-po Giovani a b b i a m o organizzato una cena di solidarietà che ha

visto la partecipazio-ne di una settantina di persone, prima della testimonianza svolta in chiesa per questioni di spazio.

Nei giorni di per-manenza tra di noi, ha potuto incontra-re gli studenti delle classi quinte dell’Itis Negrelli, la gente di Cesiomaggiore, quella

dell’Alpago, oltre a noi di Farra di Feltre.

Un plauso ed un “bra-vi!” meritano i giovani che si sono impegnati per portare e consegnare il proprio aiuto, e quello dei partecipanti alla cena, il cui ricavato è stato conse-gnato interamente a Gre-goire stesso, impegnato, in quest’Anno Santo del-la Misericordia, ad aprire altri due centri di prima accoglienza in Benin e in Togo, che si vanno ad aggiungere agli altri 14, per manifestare l’amore di Dio attraverso le opere di misericordia sulle quali siamo chiamati a riflette-re, ed attuare, quest’anno in modo particolare: “ave-vo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete… ero forestiero… ero malato…” Attraverso di noi, col no-stro aiuto, la Provvidenza opera, proprio servendosi di persone che guardano con occhi nuovi il mo-mento attuale e si sanno

chinare ad aiutare l’altro senza superiorità, ma sen-tendosi uomini in parità con chi soffre in diversi modi.

Per arrotondare la no-stra offerta, oltre ad offer-te private, nella giornata di domenica era allestito un mercatino dell’usato con tanti prodotti utili e funzionanti. In totale noi giovani abbiamo potuto consegnare € 1.035,00. Grazie Gregoire, e grazie

a chi permette questi in-contri che lasciano il se-gno su chi partecipa e ci danno di che riflettere.

IvandAL 20 giugnoiL GREST di FARRA

La nostra parrocchia, durante l’estate, grazie all’opera volontaria di molte persone, offre a bambini, ragazzi e gio-vani, un’opportunità di crescere insieme speri-mentando cosa significhi vivere con gli altri e per gli altri.

Il Grest è un’esperienza comunitaria fatta di gio-chi, animazione, labora-tori, passeggiate. Il Grest matura nel tempo, fa ma-turare, è un’esperienza di vita e di amicizia che non ha eguali. Peccato che sia breve. Una opportunità dunque da non perdere.

La storia scelta come guida è quella di re Artù: La spada nella roccia.

Si racconta che nel VI secolo, il re è morto senza lasciare ere-di, ed il pae-se rischia di essere lacera-to da guerre civili. Finché non accade un miraco-lo e dal cielo appare una spada pianta-

ta saldamente in un’incu-dine. Solo chi riuscirà ad estrarla potrà diventare il nuovo re d’Inghilterra. Un destino che spetta al giovane Artù, solo che lui non lo sa. Artù, detto ‘se-mola’ lavora come sguat-tero in un castello di un nobile. Un giorno incon-tra Merlino, un mago che conosce il futuro e decide di istruirlo in modo che sia pronto alla sua respon-sabilità e creda in se stesso quel tanto che basta per estrarre la spada dalla roc-cia. n

LAUREA

CECCHET ANNA, di Alberto e Antonella Ca-razzai, residente in via Ma-rio Luciani 17A ha conse-guito la laurea specialistica in “Conservazione dei beni culturali” presso la facoltà di lettere dell’Università di Trento lo scorso 23 marzo con votazione 110 e lode. Titolo della tesi: “Dario Di Giovanni, un pittore ‘vagabundus’ al tempo di An-drea Mantegna”.

Scena dal Grest del sabato.

10 – La Martinella – n. 3 - 2016

iL Buon CUORELa comunità ringrazia le tante

persone che vengono incontro alle ne-cessità della chiesa, delle opere par-rocchiali e della Scuola don Bosco, oltre che dei poveri. Ci scusiamo se vi fosse qualche dimenticanza. Dio, in ogni caso, registra perfettamente tutto.

Hanno sostenuto la parrocchia con offerte: Forato Palmira; la mo-glie in memoria del marito Maschio Enzo; Centa Dina; la famiglia Cer-cenà in ricordo della mamma Luisa; i figli in memoria del papà Giulio Dal Zotto in occasione della festa del papà; famiglia Bolzan Giuliano; persona riconoscente al Padreterno in occasione del proprio complean-no; famiglia De Boni; Masocco Lu-ciano e Rosa Maria in occasione del 52° di matrimonio; i nonni Collavo in occasione della Prima Comunio-ne di Aurora Cassan; la moglie An-gela Maria in memoria del marito Cecchet Orazio; famiglia Maoret Eros; la famiglia in ricordo di Co-bello Attilio; Anna Maria Padovan De Marco in occasione del suo 106° compleanno; un amico; vari NN. n

NOi CON VOi è onLuS

È stata registrata alla Regione del Veneto ed è diventata giuridicamen-te ONLUS. Pertanto può essere de-stinataria del 5xmille, con il n di CF che si legge nella foto; e dà diritto allo scarico fiscale delle offerte do-nate ad essa. È bene però fare il ver-

samento eventuale via on-line. Verrà rilasciata ricevuta.

L’Iban può essere richiesto a Noi con voi o alla parrocchia.

PASTI RIMANENTI A DISPOSIZIONE. Come già a conoscenza, alcuni volonta-ri ritirano ogni giorno il cibo rimanente dalla Serenissima e dalla Vipa, perfettamente con-fezionati, a beneficio di chiun-que ne abbia bisogno anche saltuario. Il cibo può essere ritirato quotidianamente presso la parrocchia di Farra oppure, fornen-do l’indirizzo, viene recapitato di-rettamente a domicilio. Il servizio chiede la collaborazione dei letto-ri che segnalino tale iniziativa ad eventuali persone che ne potrebbe-ro usufruire. È sufficiente segnalarsi o segnalare al parroco, nome, indi-rizzo e numero di telefono. n

FRANCESCO REGALA UN AMBULATORiO Ai SENzA DiMORA

Dopo le docce e la barberia, i senza tetto che stazionano nel-le vicinanze del colonnato di San Pietro, in Vaticano, potranno con-tare su un ambulatorio medico-

sanitario. A prendersi cura dei clochard (che si legge closciar, cioè barboni senza fissa dimo-ra) saranno medici specialisti e personale sanitario della San-ta Sede, dell’università di Tor Vergata e dell’associazione di volontariato “Medicina soli-dale”. È il nuovo dono di papa Francesco che conferma la sua predilezione per questa uma-nità disperata e spesso disprez-zata. A breve, arriverà anche un servizio di podologia, offerto dall’Associazione italiana po-dologi. Perché – ha spiegato Konrad Krajewski, l’elemosi-niere del Papa – i piedi sono la parte più colpita delle persone che vivono per la strada. n

Il tuo Cristo è Israeliano,il tuo scooter è giapponese,la tua pizza è italiana,il tuo couscous è algerino,la tua democrazia è greca,il tuo caffè è brasiliano,il tuo orologio è svizzero,la tua camicia è hawaiana,Il tuo portatile è coreano,le tue vacanze sono turche,tunisine o marocchine,Le tue cifre sono arabe,La tua scrittura è latina.

E… tu rinfacci al tuo vicinodi essere straniero !

La Martinella – n. 3 - 2016 – 11

100 Anni FAè SUCCESSO A NOi Ottobre 1912.Testo tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso Americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti.

“Generalmente (gli Italiani) sono piccoli di statura e scuri di pelle. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e lamiera nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro, affittano a caro prezzo ap-partamenti fatiscenti.

Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cu-cina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, pro-babilmente antichi dialetti. Mol-ti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; ma sovente davanti alle chiese, donne vestite di scuro e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulan-ti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al fur-to e, se ostacolati, violenti. […]

I nostri governanti hanno aper-to troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali. […] Proponiamo che si controllino i documenti di provenienza e a rimpa-triare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.”

Come si vede, la storia si ripete. Ma dopo 100 anni, avendo cono-sciuto la sofferenza dei nostri avi, la storia dovrebbe insegnare a cerca-re soluzioni diverse da quelle di un rifiuto indiscriminato, indifferente alla situazione di sofferenza di milio-ni di persone, quali tocca vedere in tanti governi che si credono civili e anche in non pochi settori della gen-te comune, forse anche cristiani. n

poESiA SuFiTANella generosità e nell’aiuto agli altrisii come un fiume.

Nella compassione e nella graziasii come il sole.

Nel nascondere le mancanze altruisii come la notte.

Nell’ira e nella furiasii come la morte.

Nella modestia e nell’umiltàsii come la terra.

Nella tolleranza sii come il mare.

Esisti come sei, oppure,sii come appari.

Sufi: Gialal al Din Rumi

I Sufi appartengono ad una cor-rente mistica musulmana, assai vici-na alla mistica cristiana. Si trovano prevalentemente in Egitto, nel Se-negal e dintorni. n

conSEgnA dEL DiSCOBOLO D’ORO

Il Discobolo d’oro rappresenta uno dei più alti attestati di stima per tutti coloro che nel corso degli anni hanno generosamente dedica-to un’ampia parte della loro vita al CSI ed ai suoi ideali, favorendone lo sviluppo e promuovendo la sua proposta sportivo-educativa. Tra i premiati nell’ultima edizione dal CSI di Feltre, il 9 aprile scorso, in una sala degli stemmi stracolma di persone, anche un nostro parroc-chiano, Vettorel Francesco, per il suo impegno profuso negli anni sia nel mondo arbitrale che nel volon-tariato del CSI come custode ed anima dell’impianto sportivo del Foro Boario. n

Foto sotto: da sinistra a destra: Brambilla Alberto (presidente CSI Feltre); Vettorel Francesco, Pizzin Dario (Virtus Nemeggio) Reghin Cesare (presidente Sci Club Feltre) e Perenzin Paolo (Sindaco di Feltre).

In contemplazione sul Monte Grappa.

12 – La Martinella – n. 3 - 2016

Seconda puntata

iL PENTATEUCO è LA COSTiTUziONE D’iSRAELE

I primi cinque libri della Bibbia contengono la costituzione del po-polo d’Israele. Formano il Penta-teuco cioè “cinque libri”, che sono: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Presi insieme sono paragonabili per un certo verso, alle attuali costituzioni che fondano la convivenza dei popoli moderni. Il contenuto a cui si riferisce il Penta-teuco risale per la maggior parte a 3000 anni fa. Contiene delle leggi e delle storie fondanti, alcune più an-tiche e altre più recenti e il legisla-tore principale è considerato Mosè, vissuto attorno al 1250 a. C.

Non pensate però che i cinque libri del Pentateuco siano un testo barboso, come un codice di leggi. Tutto il contrario! Ci sono, in que-sti libri, dei testi narrativi bellissimi, di grande valore prima di tutto re-ligioso (valore assoluto), ma anche letterario, che restano nella memo-ria del lettore come racconti indi-menticabili.

Si tratta dei racconti delle origi-ni dell’universo (Genesi, capitoli da 1 a 11) e delle origini del po-polo d’Israele (dal capitolo12 fino al Deuteronomio capitolo 34). Questa seconda parte, molto più lunga della prima, racchiude la sto-ria dei capostipiti del popolo ebreo, chiamati appunto patriarchi: Abra-mo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe; e poi la storia, l’azione e persona di Mosé, che si trova soprattutto nei libri dell’Esodo e del Deu-teronomio.

i LEGAMi Di SANGUELasciamo da parte gli 11

capitoli iniziali, che parlano della creazione e afferma-no che il Creatore dell’u-niverso è proprio lo stesso Dio del popolo d’Israele e che l’umanità si è persa per causa sua, e passiamo alle narrazioni riguardanti gli antenati di questo popolo.

La carta d’identità degli Ebrei si definisce innanzitutto in base ai le-gami di sangue. Gli Ebrei sono di-scendenti di sangue di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Sono membri delle dodici tribù d’Israele nate dai dodici figli di Giacobbe.

Le saga dei patriarchi spiega an-che la differenza tra Israeliti e Isma-eliti, Edomiti, Moabiti e Ammoni-ti. Sono i cugini che appartengono a linee collaterali: Ismaele è figlio della schiava di Abramo, Edom è gemello di Giacobbe che però ha perso la primogenitura e la bene-dizione, Ammon e Moab sono di-scendenti di Lot nipote di Abramo.

UNA STORiA COMUNEOltre agli antenati comuni, il

popolo d’Israele ha in comune una storia fondamentale: la storia dell’Esodo, la storia della liberazio-ne dalla schiavitù.

UNA LEGGE COMUNEIn terzo luogo, esso ha una legi-

slazione comune: è la legge di Mosè con il suo diritto civile e quello sacro delle leggi religiose. Gli antenati del popolo hanno accettato la legge in-segnata da Dio e scritta da Mosè in una cerimonia di alleanza. La prima generazione, uscita dalla schiavitù d’Egitto, conclude un’alleanza con Dio presso il monte Sinai, come si legge al capitolo 24 dell’Esodo. La seconda generazione, nata nel lun-go cammino di 40 anni nel deserto alla ricerca della Terra promessa, ne conclude un’altra nelle pianu-re di Moab, prima di entrare nella terra promessa. Questa alleanza è

raccontata nel Deuteronomio al capitolo 28.

Il Pentateuco dunque può es-sere paragonato ad una «Costi-tuzione» d’Isra-ele, perché spie-ga come il popo-lo si costituisce sulla base di tre requisiti comu-ni: genealogia, storia e legge.

GLi AUTORi SONO ANONiMi

Il Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia, non porta la firma di nessun autore, essi sono rimasti anonimi, così come nelle costitu-zioni degli stati moderni, che sono anonime perché rappresentano la volontà collettiva di una nazione la quale vuol vivere insieme su uno stesso territorio, sulla base di mede-simi principi.

Il Pentateuco, che la tradizione antica attribuisce a Mosè, ha anche altre mani che l’hanno riscritto. Mosè non è esattamente neppure l’autore della cosiddetta “Legge di Mosè”. Perché egli la riceve da Dio, da un’autorità superiore, ricono-sciuta dal popolo stesso. Mosè non è l’autore della legge, ma ne è lo scrivano o il redattore.

LA COSCiENzA Di ESSERE UNA NAziONE

È un po’ complicato discutere il valore storico dei vari racconti come vorrebbe la concezione moderna di storia. Eppure sono una miniera storica. Essi non hanno l’intenzio-ne di informare sui fatti del passato, come farebbe un giornalista moder-no. Scopo di quei primi cinque libri della Bibbia è di mettere per iscritto e raccontare le tradizioni orali più importanti delle varie famiglie in modo da conservare e formare la coscienza di appartenere all’unica nazione, di avere una storia comune e nello stesso tempo una storia di eccezione, di origine divina.

È un fatto storico che molte genti antiche, contemporanee di Israele, e più potenti, sono scom-parse, assorbite da altri grandi imperi. Nemmeno Israele è stato risparmiato dalle conquiste assire, babilonesi, persiane, greche e ro-mane, ma è sopravvissuto a tutte le vicissitudini di una storia tormen-tata senza esserne cancellata. Anzi! Con l’avvento di Cristo questo po-polo unico si è impossessato (nel senso spirituale) del mondo. Come ha potuto accadere ciò? Il segreto di questa sopravvivenza si trova già annunciata e chiaramente segnata già nel Pentateuco. Una Storia uni-ca, che merita riflessione per quan-to ha generato poi, e per l’irradia-zione inspiegabile, che continua su tutta l’umanità. n

A chi dELLA BiBBiA ... voRREBBE SAPERNE Di Più

La Martinella – n. 3 - 2016 – 13

VACANzE pER FAMiGLiE

Dal 14 al 20 agosto a Passo Cereda. Si tratta di un’of-ferta diocesana: una set-

timana di vacanza in montagna per famiglie, ricca di gioco, di pas-seggiate a contatto con la natura, di momenti di approfondimento e di condivisione; di momenti di semplice comunione, di preghiera insieme, per riscoprire la bellezza della propria “vocazione” alla vita familiare.

Per le iscrizioni, contattare la fam. Della Lucia Spiro e Cristi-na tel. 0437 922836 – cell. 347 8308008; e-mail: [email protected].

Le quote giornaliere: da 3 a 8 anni € 5; Da 9 a 14 anni € 10; adulti € 20

“ho impARATo A PERDONARMi”

Spesso la gioia scompare anche se economicamente si sta bene. Pro-blemi di coscienza, più che psicolo-gici. Si può guarire.

Ho conosciuto La Vigna di Ra-chele quattro anni fa, dopo aver letto su “Noi Genitori & Figli” un articolo su quest’apostolato che era da poco approdato in Italia. Era un periodo buio della mia vita che si trascinava ormai da otto lunghi anni dopo aver “subito” un aborto tera-peutico. Anni di grande sofferenza vissuta nel silenzio, nella solitudine, nell’ipocrisia. Nessuno intorno a me voleva parlare di quanto accadu-to, tutti volevano solo dimenticare

un bambino mai esistito e scomodo per le coscienze. Per me, sua madre, invece, era un figlio perduto. Nes-suno riconosceva il mio lutto. Non c’era stata nemmeno la possibili-tà di dargli un riconoscimento ed una degna sepoltura. Quando lessi quell’articolo mi pareva impossibi-le che in ambito cattolico qualcuno affrontasse questo scandaloso ar-gomento, ma ho capito che questa era l’ancora di salvataggio che tanto cercavo. Partecipai ai tre giorni di ritiro con grande fiducia. In quel fine settimana, in un ambiente se-reno, accogliente e non giudican-te, con la possibilità di condividere con altre persone la mia esperienza ed il mio dolore che sapevo essere compresi perché comuni anche agli altri, ho conosciuto la misericordia di Dio, il suo perdono, ma soprat-tutto ho imparato a perdonare me stessa. (A. Ma.)

Su internet è possibile consultare il sito La Vigna di Rachele all’indi-rizzo:

http://www.vignadirachele.org/

Noi – famiglia & vita; gennaio 2016)

CURiOSiTÀda Popotus 1820

UN GENE PER CAPELLODopo il gene che provoca la cal-

vizie e quello che determina il co-lore dei capelli, oggi ha un nome anche il gene responsabile dell’in-grigimento delle chiome: si chiama Irf4 e lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell’University College di Londra. Scovati anche PRSS53, il gene che garantisce a chi lo pos-siede una cascata di ricci, ed EDAR che regola lo spessore della barba e la forma dei capelli. Ma anche FOXL2, responsabile dello spesso-re e della densità delle sopracciglia, e PAX3 che determina le sopracci-glia unite. n

RiAPRE L’EVEREST

Lo scorso anno, il 25 aprile, un terremoto violentissimo provo-cò un altrettanto violenta valanga sull’Everest, causando la morte di venti scalatori. Da allora, scalare la vetta più ambita dagli appassionati era diventato impossibile: le autori-tà del Nepal, però, hanno deciso di prolungare di due anni i permessi di scalata a tutte le spedizioni, com-plessivamente 103, per un totale di 700 persone. La porta per la vetta dell’Everest è aperta da metà mag-gio fino alla fine del mese ma la preparazione per l’arrampicata co-mincia mesi prima, con gli sherpa – portatori e guide – che iniziano fin da marzo a trasportare i rifor-nimenti fino alla montagna. Per il permesso di arrampicata ogni scala-tore paga 11 mila dollari. n

14 – La Martinella – n. 3 - 2016

AmoRiS LAETiTiA

L’Esortazione Apostolica post sinodale del Santo Padre Francesco diretta ai Vescovi, ai Presbiteri, dia-coni, alle persone consacrate, agli sposi cristiani e a tutti i fedeli laici sul tema dell’Amore nella famiglia.

Pochi leggeranno questo impor-tante documento del Papa sul tema della famiglia.

Pare giusto farne un brevissimo riassunto con le parole di Mons. Paglia, Arcivescovo Presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia.

Risponde così all’intervistato-re di “Avvenire” che gli ha chiesto: “Perché dobbiamo considerare 1’“Amoris laetitia” un passo deci-sivo della Chiesa nell’incontro con le famiglie.” “Quali sono i passag-gi concreti che evidenziano questa trasformazione?”

I segni forti di questo raddrizza-mento di rotta sono almeno due.

Il matrimonio è indissolubile, ma il legame della Chiesa con i figli e le figlie di Dio lo è ancora di più. Per-chè è come quello che Cristo ha sta-bilito con la Chiesa, piena di pec-catori che sono stati amati quando ancora lo erano. E non sono abban-donati quando ci ricascano.

Il secondo segno è la conseguente piena consegna al Vescovo di questa responsabilità ecclesiale sapendo che il supremo principio è la “salus animarum “, la salvezza delle anime. Il Vescovo in quanto pastore è nella posizione più adatta per valutare e decidere. E il pastore ha per scopo quello di pascere, di curare le pecore e di riportarle a casa se si smarrisco-

no. Il buon pastore sente il dovere di curarle e guarirle, mentre non lo può fare se non se ne occupa e le lascia dove sono, abbandonandole al loro destino perché “se lo sono cercato”.

Don Vittorio

LA ROTTA è TRAcciATAIl Papa è un miracolo vivente. Continua a indicare la rotta in maniera concreta, evangelica e convincente e smuove dalle loro poltrone credenti e non-credenti.

La rotta del suo pontificato è tracciata.

1. Fa emergere dall’oblio i po-veri e li include, a pari titolo dei ricchi, nel contesto mondia-le.

2. Obbliga a riconoscere che la terra appartiene a tutti, non a po-chi ricchi. Che la cura dell’ecologia è un obbligo morale e chi inquina compie un crimine contro tutti co-loro che subiscono, impotenti, le conseguenze dell’avvelenamento terrestre, del soffocamento dell’at-mosfera e dell’inquinamento delle acque. Chi lo ha fatto senza scrupo-li, ha l’obbligo di risarcire.

3. Ora muove la chiesa, prima di tutti, a favore della famiglia: opera divina. E’ la prima e assoluta fonte di sicurezza, di amore e scuola per ogni persona che nasce. E’ chiaro che famiglie perfette non ne esi-stono; ma tutte sono perfettibili. L’ultima poderosa fatica del Papa parla di questo e si intitola “Amoris laetitia”.

Dice l’enciclica, che lo sguardo di Dio è lo sguardo di un vero Padre, che si china sulla realtà umana così come si trova ad essere, e la ama. E amandola, la rimette in piedi, la ri-genera.

insegna che la famiglia non è un

modello astratto, ma una realtà di carne. Cioè una realtà imperfetta e sempre mancante, sem-pre desiderosa e aperta alla vita. Una realtà in-efficiente dove si perde tempo e si è sempre in ri-tardo, e perciò un luogo dove si resiste alla logica di dover sempre essere al massimo delle apparen-

ze e dei risultati. La famiglia è un contesto sempre stretto, nel quale vengono a galla i limiti e i peccati di tutti e dove è più facile farsi del male. Ma rassicura e chiarisce, che ogni famiglia, in qualunque situa-zione si trovi, gode sempre della be-nedizione di Dio.

Per famiglia intende uomo, don-na e figli. Non esistono altre fa-miglie che quelle eterosessuali. Vi sono però storicamente molti tipi di famiglia e, dicono i commen-tatori, il Papa “non lascia indietro nessuno”.

Formare e far crescere una fami-glia è una sfida che ha quasi dell’im-possibile: come mantenere fede nel tempo a una parola data, quando inevitabilmente si cambia, quando le circostanze ci mettono alla prova, quando si sperimentano disillusio-ne e solitudine? Come capire che l’avventura non è ‘ fuggire’ l’im-pegno, ma osarlo, non scappare dal deserto, ma attraversarlo? Come trasmettere la fiducia che solo così può esplodere la vita? Non saranno le parole rassicuranti né le retoriche sui valori a salvare l’amore nella fa-miglia, ma la grazia di Dio che pas-sa attraverso l’umiltà, l’accoglienza, il perdono.

“Francesco ci sprona non a pre-tendere di separare il grano dalla zizzania, ma a trovare tutto il buo-no che c’è nelle diverse situazioni, a vedere il “non” come “non ancora”, facendo di tutto per aiutare a cre-scere ciò che di bene c’è nella vita delle persone. Sapendo aspettare, come fa il contadino, il tempo giu-sto del raccolto, con interventi mi-rati e finalizzati al futuro raccolto.

TuTTo BENE?Ci si incontra per strada: “Tutto

bene?”.In un negozio o alle poste. Ci si

incrocia al bar: “Tutto bene?”. È di-ventato il nuovo ritornello che ha

3 aprile 2016, i bambini con le loro catechiste.

La Martinella – n. 3 - 2016 – 15

preso il posto di “Come va?”. “Tutto bene?”. Lo sento spesso

risuonare e indubbiamente provo riconoscenza per le tante persone che hanno a cuore che tutto mi vada bene. Purtroppo si va di fretta e la ri-sposta non può essere approfondita e spesso si risolve in un ritornello ac-comodante. La domanda stessa non prevede un dialogo prolungato e così si glissa con un “sempre avanti”. “la salute - grazie a Dio - è buona’ o “teniamo duro” e così via.

Ma va veramente tutto bene?Non mi riferisco allo scenario

mondiale, neppure a quello nazio-nale, i quali non sono certo inin-fluenti per la nostra vita e per il nostro stato d’animo. Rimanendo nell’orizzonte delle nostre comuni-tà parrocchiali, vi sono due fatti che generano particolare sofferenza: l’indifferenza religiosa dei ragazzi e la divisione delle famiglie.

Indifferenza religiosa dei ragazziIn questo inizio d’anno stiamo

andando casa per casa ad invitare alcuni ragazzi della quinta elemen-tare e delle medie che non si sono più iscritti al catechismo.

Sono state offerte anche possi-bilità di orari diversi, ma spesso i ragazzi manifestano uno scarso in-teresse e comunque anche i molti che partecipano alla catechesi sono poi assenti la domenica. Don Ar-mando Matteo, sacerdote e docen-te di teologia, ha scritto un volume di successo: La prima generazione incredula. Egli sostiene, con un’a-nalisi quasi brutale, che le nuove generazioni sono nate da genitori ampiamente investiti dall’avvento della cultura postmoderna e quindi dal suo lento divenire “estranea” al cristianesimo.

In verità, hanno piano piano disimparato a pregare e quindi a

credere, così non vi hanno potuto avviare la loro prole. Hanno forse ancora mantenuto un legame af-fettivo ai riti ecclesiali, ma privo di ogni consistenza di fede. Hanno addirittura anche favorito l’anda-re in Chiesa dei loro ragazzi, ma di loro, in chiesa, neppure l’ombra, ed è noto che l’educazione passa attra-verso gli occhi più che attraverso i buoni consigli o le imposizioni.

1 piccoli non hanno colto i loro genitori nel gesto della preghiera o nella lettura del vangelo.

Questi adulti hanno imposto, una divergenza netta tra le istruzio-ni per vivere e quelle per credere, una divergenza che, pur non negan-do direttamente Dio, ha avallato l’idea che la frequentazione della vita in parrocchia e all’oratorio e pure la scuola di religione fosse un semplice passo obbligato per l’in-gresso nella società degli adulti e tra gli adulti della società. Più sempli-cemente: se Dio non è importante per mio padre e per mia madre, non lo può essere per me.

Divisione nelle famiglieNon puntiamo il dito, ne sparia-

mo giudizi nel mucchio. Sola-mente registro la fatica nel cammi-no di tante coppie, le loro incom-prensioni, la divaricazione delle strade di sposi che sono diventati con il matrimonio “una sola carne”.

Motivo di sofferenza e di grande preoccupazione anche per me sa-cerdote, in quanto molti sono or-mai amici, con alcuni ci si conosce da tanti anni e insieme si è cammi-nato nelle varie tappe di prepara-zione al matrimonio, di accoglienza nella nascita dei figli e nel loro cam-mino di iniziazione cristiana.

Una iniziativa vicinaSenza perdere tempo in altre os-

servazioni, segnalo una importante iniziativa a sostegno delle coppie e delle famiglie: l’incontro matrimo-niale al Centro Papa Luciani dal 9 al 11 settembre 2016 al quale è possibile iscriversi al 339.8694172 (Carlin Fabio e Stella) oppure scri-vendo una mail a [email protected].

È a portata di mano, e perciò la caldeggio a tutte le coppie che vi-vono bene in armonia, a quelle che magari festeggiano un anniversario, a chiunque desidera un confronto serio e gioioso insieme.

D. Cesare Larese – Sedico

MARiA AdoLEScEnTE

Chissà perché, Maria, non riusciamo mai ad immaginar-ti bambina vera, impegnata a giocare con qualche bambola di stoffa o a correre sulla piazzetta di Nazareth assieme alle tue pic-cole amiche! Eppure anche tu sei stata bambina … E sei cresciu-ta. E ti sarai guardata anche tu qualche volta allo specchio e ti sarai accorta che stavi diven-tando donna, con un tumulto di sentimenti, che non avevi mai sperimentato prima. Anche il tuo cuore si è aperto al desiderio di un amore vero. Avrai iniziato anche tu a guardare con occhio più attento i giovanotti del tuo paese. E la tua mente e la tua fantasia si saranno riempite di sogni per un futuro felice. E ti sarai chiesta: “Che ne sarà della mia vita?”

Non è un’età facile l’adole-scenza, ma è una bella età, quella in cui si possono mettere le basi per una vita buona, riuscita, so-prattutto se si ha la fortuna di essere guidati da genitori amo-revoli e da educatori illuminati. I nostri adolescenti, oggi, fan-no fatica a vivere serenamente questo periodo così importante della loro vita, o perché frastor-nati e confusi dal cattivo esem-pio degli adulti o perché, in una società che invita a consumare tutto e subito, hanno già avuto tutto, vissuto tutte le esperienze, mangiato il seme prima di averlo seminato. Così insieme, ma così soli, così ricchi di notizie e di messaggi, ma poveri di senso.

Mettiti accanto a tutti gli adolescenti, Maria. Perché i fiori promettenti dell’età non siano abbattuti dal turbine del-le passioni ma maturino in frut-ti di vita buona. E sii accanto ai loro genitori ed insegnanti: li-berali dalla paura di educare e aiutali Tu, sede della sapienza, ad indicare ai giovani, con luci-dità e coraggio, le vie del bene.

Sirio Da Corte - “Maria nostra sorella”

Tip. Piave

Decisivi sono i genitori anche nella trasmissione della fede.

11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, la giornata mondiale della sofferenza sarà celebrata per tutti nella parrocchia di Foen.

16 – La Martinella – n. 3 - 2016

SEMAFORO pRESSo LA CHiESA di FARRA

Scrive il Sindaco: “A causa di novità norma-tive, abbiamo potuto approvare il bilancio solo il 29 aprile scorso. Nel frattempo abbiamo fatto i sopralluoghi e l’i-struttoria. Nei prossimi giorni farò il punto dello stato di attuazione degli interventi. Entro oggi non sono in grado di dare tempi certi, solo ri-badire che abbiamo pre-so l’impegno e che lo fa-remo appena possibile”.

LA viTA nuovA nEL BATTESiMO E nELLA FEDE

Cobbinah Bryan Ofo-su, nato a Feltre il 16 di-cembre 1994, ha ricevuto i sacramenti del Battesi-mo, dell’Eucarestia e del-la Confermazione la not-te della veglia Pasquale dal delegato del Vescovo, mons. Attilio Zanderigo Jona.

hAnno cELEBRATo iL SACRAMENTO dEL MATRiMONiO

Tieppo Paolo e Mores Cristina, abitanti in via On. L. Fusaro 20, hanno celebrato il sacramen-to del matrimonio nella chiesa di S. Pietro aposto-lo a Foen, il 9 aprile 2016.

DECALOGO dELLA cARiTÀ

1 - Portate i pesi gli uni degli altri, così adempi-rete alle legge di Cristo. (Galati VI,21)

2 - Ogni acrimonia e ira, clamore e maldicenza sia bandita.

3 - Siate benigni gli uni verso gli altri e mise-ricordiosi, donandovi a

vicenda, così come Dio, in Cristo, si donò a voi. (Efesini IV, 31)

4 - Non guardi ciascu-no solo alle cose proprie, ma anche a quelle degli altri. (Filippesi 2,4)

5 - Badate che nessuno renda male per male, ma sempre fatevi del bene a vi-cenda. (Tessalonicesi V, 15)

6 - Sostenete i deboli, siate pazienti con tutti (Tessalonicesi V, 14)

7 - Con amore fraterno amatevi gli uni gli altri e, quanto a rispetto, ognuno anteponga ciascuno gli altri a se stesso. (Romani XII,9)

8 - Chi dà, lo faccia con semplicità. (Romani XII,9)

9 - Abbiate una stessa anima, uno stesso senti-re, nulla si faccia per spi-rito di vanagloria ma per umiltà. (Filippesi II,2)

10 - Vivete amandovi così come Cristo amò noi e diede se stesso per noi, in oblazione e sacrificio a Dio (Efesini V,2)

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Lago di Braies: prossima escursione dei giovani

PALENZUELA MARCEL-LE, era nata a Vabre nel midì della Francia; viveva in via Dol-ci con il marito Carlo Valerio, una coppia come se ne vedono poche, sposi da 60 anni. Solare, sempre sorridente e ironica, di compagnia, Marcelle ha avuto 6 figli e 9 nipoti; era profonda-mente credente; aveva fondato il gruppo “Betania” del Rinnova-mento nello Spirito a Feltre ed era parte attiva del Movimento per la Vita: quante volte, mal-grado le intemperie e la non più giovane età, si posizionava con altre volontarie fuori dalle chie-se a distribuire le primule per ricordare il valore della Vita… Con il marito Carlo Valerio aveva partecipato a numerose missioni umanitarie durante la guerra, in ex Jugoslavia, ed era stata attiva per molti anni con la Caritas Feltrina, nel centro di raccolta e distribuzione di abbi-

gliamento e generi alimentari ai bisognosi di Feltre. Così la ri-corda Anna Valerio (una dei sei figli).

TURRO LIVIO, abitante in via Soppelsa 1, è deceduto il giorno 18 marzo. Le esequie sono state celebrate nel Duomo di Feltre.

GALLON ROSINA, nata a Fel-tre il 30 agosto 1921, vedova di Montagna Francesco, è deceduta a Roma il 28 marzo. I funerali sono stati celebrati nella matti-nata del 30 marzo nella nostra chiesa parrocchiale come suo desiderio.

CANDATEN FANNI, nata a Feltre il 7 gennaio 1924, vedova di Furlanetto Bruno, è decedu-ta il 3 aprile 2016 in Ospedale, amorevolmente assistita dai figli Graziano e Maria Lucia. Perso-na conosciuta ed apprezzata da tutti, fino alla pensione gestiva l’edicola-alimentari in via San-guinazzi col marito, ora portato avanti dal figlio. Tante le perso-ne che si sono strette ai figli e ai nipoti Silvia, Erica e Michele, chierichetto per tanti anni e per l’occasione. I funerali si sono celebrati martedì 5 aprile nella chiesa parrocchiale.

CURTO ROSANNA, coniuga-ta con Centa Giorgio, residente in via M. Luciani , 5. Era nata a Feltre il 5 maggio 1929, ed è deceduta all’Ospedale di Feltre mercoledì 11 maggio. Le esequie sono state celebrate in parroc-chia il 13 maggio.

unA PREGHIERA DI SuFFRAGIO