n. 105 il Fermento - WebDiocesi · Cari fratelli e sorelle, buongiorno! ... dono è la preghiera....

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n. 105 IL FERMENTO C a s e d e l l a C a r i t à i n v i s i t a a R o m a d a p a p a F r a n c e s c o 5 - 6 - 7 m a g g i o 2 0 1 4 SPECIALE ROMA 2014

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SPECIALE ROMA 2014

Riportiamo quanto detto da Papa Francesco nell’udienza generale di Mercoledì, 7 maggio 2014 inPiazza San Pietro

I doni dello Spirito Santo: 3. Il Consiglio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Abbiamo sentito nella lettura di quel brano del libro dei Salmi che dice: «Il Signore mi hadato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 16, 7). E questo è un altro donodello Spirito Santo: il dono del consiglio. Sappiamo quanto è importante, nei momenti piùdelicati, poter contare sui suggerimenti di persone sagge e che ci vogliono bene. Ora,attraverso il dono del consiglio, è Dio stesso, con il suo Spirito, a illuminare il nostro cuore,così da farci comprendere il modo giusto di parlare e di comportarsi e la via da seguire.Ma come agisce questo dono in noi?1. Nel momento in cui lo accogliamo e lo ospitiamo nel nostro cuore, lo Spirito Santocomincia subito a renderci sensibili alla sua voce e a orientare i nostri pensieri, i nostrisentimenti e le nostre intenzioni secondo il cuore di Dio. Nello stesso tempo, ci portasempre più a rivolgere lo sguardo interiore su Gesù, come modello del nostro modo diagire e di relazionarci con Dio Padre e con i fratelli. Il consiglio, allora, è il dono con cui loSpirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione conDio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo. In questo modo, lo Spirito ci fa crescereinteriormente, ci fa crescere positivamente, ci fa crescere nella comunità e ci aiuta a noncadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose. Così lo Spirito ci aiuta acrescere e anche a vivere in comunità. La condizione essenziale per conservare questodono è la preghiera. Sempre torniamo sullo stesso tema: la preghiera! Ma è tantoimportante la preghiera. Pregare con le preghiere che tutti noi sappiamo da bambini, maanche pregare con le nostre parole. Pregare il Signore: “Signore, aiutami, consigliami, cosadevo fare adesso?”. E con la preghiera facciamo spazio, affinché lo Spirito venga e ci aiutiin quel momento, ci consigli su quello che tutti noi dobbiamo fare. La preghiera! Maidimenticare la preghiera. Mai! Nessuno, nessuno, se ne accorge quando noi preghiamo nelbus, nella strada: preghiamo in silenzio col cuore. Approfittiamo di questi momenti perpregare, pregare perché lo Spirito ci dia il dono del consiglio.

2. Nell’intimità con Dio e nell’ascolto della sua Parola, pian piano mettiamo da parte lanostra logica personale, dettata il più delle volte dalle nostre chiusure, dai nostri

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pregiudizi e dalle nostre ambizioni, e impariamo invece a chiedere al Signore: qual è il tuodesiderio?, qual è la tua volontà?, che cosa piace a te? In questo modo matura in noi unasintonia profonda, quasi connaturale nello Spirito e si sperimenta quanto siano vere leparole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: «Non preoccupatevi di come o di che cosadirete, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare,ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19-20).

È lo Spirito che ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito, perché ci possaconsigliare. E dare spazio è pregare, pregare perché Lui venga e ci aiuti sempre.

3. Come tutti gli altri doni dello Spirito, poi, anche il consiglio costituisce un tesoro pertutta la comunità cristiana. Il Signore non ci parla soltanto nell’intimità del cuore, ci parlasì, ma non soltanto lì, ma ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. Èdavvero un dono grande poter incontrare degli uomini e delle donne di fede che,soprattutto nei passaggi più complicati e importanti della nostra vita, ci aiutano a fare lucenel nostro cuore a riconoscere la volontà del Signore!

Io ricordo una volta nel santuario di Luján ero nel confessionale, davanti al quale c’era unacoda lunga. C’era anche un ragazzotto tutto moderno, con gli orecchini, i tatuaggi, tuttequeste cose… Ed è venuto per dirmi cosa gli succedeva. Era un problema grosso, difficile.E mi ha detto: io ho raccontato tutto questo alla mia mamma e mia mamma mi ha detto:vai dalla Madonna e lei ti dirà cosa devi fare. Ecco una donna che aveva il dono delconsiglio. Non sapeva come uscire dal problema del figlio, ma ha indicato la strada giusta:vai dalla Madonna e lei ti dirà. Questo è il dono del consiglio. Quella donna umile,semplice, ha dato al figlio il consiglio più vero. Infatti questo ragazzo mi ha detto: hoguardato la Madonna e ho sentito che devo fare questo, questo e questo... Io non hodovuto parlare, avevano già detto tutto la sua mamma e il ragazzo stesso. Questo è il donodel consiglio. Voi mamme che avete questo dono, chiedetelo per i vostri figli, Il dono diconsigliare i figli è un dono di Dio.

Cari amici, il Salmo 16, che abbiamo sentito, ci invita a pregare con queste parole:«Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Iopongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare» (vv. 7-8).Che lo Spirito possa sempre infondere nel nostro cuore questa certezza e ricolmarci cosìdella sua consolazione e della sua pace! Chiedete sempre il dono del consiglio.

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Saluti:

(…)Cari pellegrini di lingua italiana, benvenuti! Sono lieto di accogliere il pellegrinaggiopromosso dai Padri Vocazionisti per il centenario di Ordinazione Sacerdotale delFondatore, i fedeli dell’Arcidiocesi di Pisa e l’Istituto Mater Misericordiae che celebrerà ilcapitolo generale. Saluto le religiose infermiere di diverse Congregazioni; i pellegrini e gliammalati della Congregazione Mariana delle Case di Carità; i detenuti di Viterbo; ivolontari della Croce Rossa a 150 anni dalla fondazione; l’Opera Don Guanella di Napolinel cinquantesimo anniversario; e i familiari dei ragazzi di San Patrignano, ai quali miunisco nel dire no ad ogni tipo di droga. E questo, forse farà bene che lo dicano tutti,semplicemente: no a ogni tipo di droga! Saluto inoltre il Gruppo Confcommercio Ascom diPadova e li incoraggio in questo momento di difficoltà economica. Che la difficoltàeconomica non ci tolga la vita! La visita alle Tombe degli Apostoli accresca in tutti la gioiapasquale della Risurrezione che si manifesta anche in concrete opere di carità.

Affido in particolare alla nostra Madre i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli che oggisono qui presenti, ed esorto tutti a valorizzare in questo mese di maggio la preghiera delsanto Rosario.

Omelia di Don Romano 06/05/2014E’ veramente bello, grande, essere qui tutti insieme. Sembriamo proprio quella folla che,cercando Gesù, non lo trova, e si pone sulle barche e va in cerca di Lui. Noi siamo montatisui tanti pullman e siamo tutti qui con il Signore, perché lo vogliamo incontrare, perché lovogliamo vedere, perché vogliamo che il Signore continui a nutrirci. Non so da dove partire, sono tanti pensieri e le emozioni che mi passano nel cuore e nellamente e rischio sempre, in questi momenti, di non reggere... Se gnolo non è che sto male,sono contento! Se mi vedete piangere stare tranquilli, è solo la vecchiaia che mi rende unpo' più debole. Dicevo allora siamo qui, siamo venuti per incontrare il Signore ed è questa la cosaimportante. Siamo venuti anche per incontrare il Papa Francesco che ci rappresenta il

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Signore, ma già qui in questa chiesa così bella e spaziosa, ci siamo perché vogliamoincontrare il Signore; e questa credo che sia la cosa importante da cui partiamo:dall'Eucaristia, da quel pane spezzato. Stiamo leggendo il capitolo sei di Giovanni, che tutti noi ben sappiamo essere l'istituzionedell'Eucarestia nel Vangelo di Giovanni, nel segno della moltiplicazione dei pani di cuiquesta folla si è nutrita e del lungo discorso sul pane di vita che Gesù appunto fa aCafarnao, iniziando proprio dal brano che abbiamo ascoltato. Ecco allora che siamo quiperché abbiamo già assaporato il pane, il pane della parola, il pane dell'Eucaristia, il panedella carità dei fratelli più piccoli. Siamo già stati nutriti e, se siamo qui, è perché abbiamogustato di questo pane, di una presenza forte viva del Signore, che ci chiama tutti alla suamensa, all’unità delle tre mense per cui noi viviamo ogni nostra giornata in questonutrimento, ci immergiamo in questa triade ché è sempre Lui che si dona a noi: si donanella parola, si dona nel pane eucaristico, si dona nella carità nei fratelli più piccoli e sidona a noi che siamo così ipernutriti. Ipernutriti da Gesù stesso! Quale grazia più grande potremmo chiedere? Ecco allora siamoqui per dire un grande grazie al Signore che, senza alcun merito nostro, ci ha chiamati avivere questa esperienza della Casa della Carità: un'esperienza di amore, un'esperienza didono, l'esperienza di un nutrimento che accompagna tutti i giorni della nostra vita. Mi vorrei fermare su due versetti del Vangelo: “Vanno in cerca di Gesù ma non hannocapito poi bene..” Vanno in cerca di Gesù perché Gesù li ha sfamati, e tornano da Gesùperché un profeta che ti dà da mangiare senza chiederti niente è una bella attrattiva è unbel profeta anzi… Cercheranno addirittura di farlo re, perché un re che ti nutre, che ti dàda mangiare senza lavorare… beh insomma direi “venissero tutti i giorni di questi re!” Ma Gesù mette in guardia: “in verità in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avetevisto dei segni ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati, avete riempito lapancia, aveva soddisfatto il vostro bisogno di cibo… datevi da fare non per il cibo che nondura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'Uomo vi darà”. Datevi da fare per quel cibo che è la quotidianità della nostra vita, ma vissuta nella unitàdelle tre mense, vissuta nella fede, nell'amore, vissuta nella libertà senza cercare il nostrotornaconto, senza cercare il plauso, il ringraziamento, senza cercare che qualcuno ti dicabravo! Perché se cerchi questo non cerchi il Signore, ma cerchi te stesso. Datti da fare nonper te, non per il tuo onore, per la tua gloria, la tua soddisfazione e la tua compensazione;datevi da fare per un cibo che rimane per la vita eterna.Che cosa è che rimane per la vita eterna se non l'amore? Dice Paolo nella lettera ai Corinzitre sono le virtù: fede, speranza e carità, ma di queste la più grande è la carità, perché la

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carità rimane per sempre! E allora darci da fare per un cibo che rimane per la vita eternavuol dire per ciascuno di noi: “vivi l'amore, vivi la carità!” Vivila ma non solo nella Casadella Carità! Vivila nella tua quotidianità con tua moglie, tuo marito, i tuoi figli… con gliamici compagni di lavoro. Vivila con le persone della tua comunità, simpatiche oantipatiche che siano… anzi, vivi e lavora per un cibo che non marcisce e che ti conducealla vita eterna. Questo è il messaggio del Vangelo di oggi, che è pure il messaggio delleCase: vivere nell'amore perché Dio è amore e quando noi andremo in paradiso nonavremo altro che Dio; e il nostro entrare in paradiso è entrare nell'amore di Dio, nella suapienezza. Ma se qui non abbiamo amato è dura! Se qui non abbiamo vissuto quella caritàpiena, quell'amore pieno, quell’amore che ci insegna Gesù, quel cibo che rimane per la vitaeterna, corriamo il rischio di udire quella parola terribile di Gesù, nella parabola delle 10vergini e in altri testi del Vangelo, quando dice: “quel giorno busserete, ma io dirò non viconosco!” Non vi conosco perché non avete amato; non vi conosco perché non avetevissuto quel dono d'amore che io ho portato con la mia incarnazione. Che io vi homanifestato con la mia vita, con la mia passione, morte e risurrezione. Dove eravate?Dov’era il tuo cuore? Hai lavorato per te, hai lavorato per la tua gloria, hai lavorato per lamanifestazione di te stesso, non ti conosco, non ti conosco perché io conosco l'amoregratuito, l'amore che viene dal Padre, quell'amore che ti ho mostrato nella mia morte, nellamia risurrezione” Sarebbe terribile fratelli che noi udissimo queste parole! Loscongiuriamo dal Signore che ciò non avvenga, ma che possiamo sentire quelle parolebellissime: “venite benedetti dal padre mio perché avevo fame, avevo sete, eccetera”.Questo è quel cibo che rimane per la vita eterna.Allora quelli che ascoltano Gesù dicono: “che cosa dobbiamo compiere per fare le opere diDio?” E Gesù rispose loro: ”questa è l'opera di Dio che crediate in colui che egli hamandato”. Credere non è un’adesione intellettuale, filosofica di pensiero, ma, comerecitava la lettera di San Paolo nella lettura breve delle lodi di stamattina, che avete tuttirecitato, è la fede del cuore. Credete con il cuore che, ancora una volta, vuol dire aderire a Cristo col nostro sentimentoprofondo di amore, che vuol dire fare della nostra vita un abbraccio pieno totale al Cristo.Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato: crederlo con la vita, crederlocon i gesti, crederlo con una profonda intimità di unità e d'amore con il Cristo morto erisorto per noi.Allora fratelli, ringraziamo il Signore chi ci ha chiamati a vivere nella carità, anche sesiamo dei poveretti… dei peccatori. Anche se tante volte perdiamo la pazienza, anche setante volte ci viene la tentazione di dire: “visto che non riesco a portar pazienza è meglio

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che non lo faccia”. Nooo! A me piace tanto quella parola di Papa Bergoglio quando glichiedono: “chi è il Papa, chi è Bergoglio?” Lui risponde: “un peccatore che Dio haguardato”. Bene noi siamo tutti dei gran peccatori, ma che Dio ha guardato; e questo ci deve riempireil cuore di gioia. Ecco la gioia a cui ci chiama il Papa, a cui ci chiama il Vangelo.Accogliamo allora questo dono meraviglioso che Dio ci fa e chiediamogli di poter esserefedeli come ci invita oggi il vangelo di Giovanni.

Sono partita da Cagnola molto stanca per tante fatiche che sto vivendo a livello familiare,l’accoglienza e l’entusiasmo degli Ospiti mi hanno fatto entrare subito nel clima delpellegrinaggio.Ci siamo fermati in prossimità di Arezzo per pranzare e lì abbiamo incontrato altre Caseche stavano viaggiando verso Roma.

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Siamo arrivati nella capitale verso le 17,00 e l’accoglienza di chi già era sul posto è statagrande (la stessa di quando si torna dopo un viaggio di vacanza trascorso lontano da casa,i famigliari sono felici di riabbracciarti e di accoglierti, così è per tutti noi).Riabbracciamo persone che da tempo non si incontravano, sorrisi e gioia, inizia così unatre giorni straordinaria.La prima giornata si conclude con il S. Rosario preceduto dalla celebrazione Eucaristica inuna atmosfera intensa, partecipata, carica di emozioni e gioia; gioia contagiosa come recitail canto del pellegrinaggio; è una festa meravigliosa dove i nostri piccoli sono al centro erendono tutto molto famigliare.

Il secondo giorno, altrettanto fantastico, inizia con la celebrazione Eucaristica nella BasilicaSan Paolo Fuori le Mura, celebrata dal nostro Vescovo Massimo; in questa celebrazionedue coppie di sposi festeggiano con tutti noi i loro rispettivi anniversari; questo sottolineail clima di famiglia e di condivisione che si vive e respira. La Basilica gremita, il Vescovo fauna bella omelia sui tre pani“… abbiamo poi il pane dei poveri, e Gesù ci insegna oggi, proprioattraverso le parole che ha detto: a non dividere mai i poveri da Cristo e a non dividere mai Cristodai poveri; non dobbiamo mai dividere Cristo dai poveri, non dobbiamo mai dimenticare che essisono Cristo: ci rivelano la realtà del Signore che da ricco che era si è fatto povero, non solo si è fattopovero perché ha smesso la gloria della sua divinità assumendo la povertà della nostra umanità, maproprio per questo ha assunto anche la nostra debolezza, la nostra fragilità, le nostre sofferenze; èentrato a portare su di sé le sofferenze di ogni uomo come soltanto Dio poteva fare e portare e alloraveramente il povero per noi è Cristo; dobbiamo prestare a lui l’attenzione, la riverenza, l’affetto chepresteremmo a Cristo … ” e la conclude svelandoci un segreto: “sono stato per 27 annisuperiore di un istituto da me fondato, La Fraternità San Carlo, negli ultimi anni sentendomiparticolarmente stanco ho chiesto ai miei collaboratori, eleggete un altro Superiore, naturalmenteresistevano a questa idea, e mi dicevano che cosa vuoi fare? Io voglio occuparmi di un’opera di

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Celebrazione Eucaristicanella

Basilica S. PaoloFuori le Mura

carità, voglio andare a vivere in un ospedale, voglio andare a vivere in un quartiere poverodell’Africa, voglio andare a vivere e spendere gli ultimi anni della mia vita in un’opera di carità,naturalmente mi hanno detto di no, e ora, adesso, sento le Case della Carità dunque come ilrealizzarsi di questo mio desiderio, anche se posso stare con voi poco tempo, meno di quanto vorrei edesidererei, la mia presenza in mezzo a voi è percepita da me come un segno che Dio mi manda:“esaudisco sempre quello che chiedi” e dunque sento di essere particolarmente vicino alla vostravita, sono desideroso di immergermi sempre di più nella vostra realtà, di imparare dalla vostrastoria e anche di comunicarvi la mia in una comunione e scambio di doni che ci porti tutti ad esseresempre più consapevoli del Regno di Dio e del suo posto nel mondo. Sia Lodato Gesù Cristo”.Si pranza nei giardini circostanti la Basilica e si va alla ricerca di coloro che si conoscono e,che nella moltitudine dei partecipanti, non abbiamo ancora incontrato (prosegue la gioiadel ritrovarsi, dello stare insieme). Prima del rientro alla Fraterna Domus, struttura che ciospita, si fa un tour della città con il pullman. La festa prosegue con uno spettacolo pressol’Auditorium della struttura, al centro ci sono i nostri Ospiti; c’è chi danza, chi canta, chiracconta barzellette e recita poesie nella semplicità e spontaneità che solo loro sannotrasmettere. Grande entusiasmo, lo spettacolo termina con la visione del dvd preparatoper Papa Francesco dove ogni Ospite spiega che cos’è la Casa della Carità; simpatico ecommovente. Anche questa giornata termina con la recita del S. Rosario poi tutti a lettoperché ci aspetta una levataccia. Gli organizzatori ci fanno tante raccomandazioni per lagiornata seguente, definita la più impegnativa e importante. Essenziali per vivereintensamente la giornata successiva sono state le precedenti, senza queste non sarebbestata tanto straordinaria. Siamo tutti in ansiosa attesa di incontrare Papa Francesco, finalmente arriva il momento,si arriva molto presto in Piazza San Pietro, l’attesa è lunga ma serena, paziente e gioiosa.Un grande boato accoglie l’ingresso del Papa, inizia il giro in papa-mobile, quando arrivavicino provo una grande emozione, scendono le lacrime, è una gioia “contagiosa” la sua ela nostra; si ferma a baciare e salutare bambini e altri, benedice tutti: è un momentoindimenticabile poi, eccolo a pronunciare il suo discorso sul “consiglio” uno dei 7 donidello Spirito Santo. Vengono letti alcuni versetti del Salmo 16 e tra le tante cose dice “Voimamme che avete questo dono, chiedetelo per i vostri figli. Il dono di consigliare i figli è un dono diDio”. Conclude con i saluti e quando saluta i pellegrini e gli ammalati della CongregazioneMariana delle Case della Carità fa una pausa e con la mano fa un cenno di saluto, esplodeun grande boato di gioia da parte di tutti noi.Grande Papa Francesco, grazie Signore per tutto questo.Sono stata un po’ lunga ma il desiderio di far partecipare a questa gioia anche chi non era

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presente è grande.

Se devo riassumere le tre giornate con poche parole direi: gratitudine, gioia, e festa.

Gratitudine: al Signore e a quanti hanno organizzato il pellegrinaggio che ci hannoconsentito di vivere momenti di preghiera, comunione, festa, gioia, emozione e fraternità.Gioia: per il ritrovarci coi fratelli e vivere in un clima di grande familiarità per i nostriOspiti che sono fonte di questa gioia, per il servizio vicendevole vissuto con amore,tenerezza e gratuità.Festa: i nostri piccoli sono davvero speciali, sono semplici e vivono con naturalezza ognievento trasformando ogni incontro in festa, loro sono i veri protagonisti e artecifici dellariuscita fantastica di questo pellegrinaggio.

Per tutto e per tutti rendiamo grazie a Dio.Maria Pia

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Papa Francesco Gruppo CdC Cagnola

Le Case della Carità a Roma da Papa Francesco

Gli ospiti e gli amici della Casa di carità di Cagnola raccontano la loro esperienza.

Dal 5 al 7 maggio la congregazione mariana delle case della carità si è recata inpellegrinaggio a Roma, partecipando all’udienza del Papa in piazza San Pietro. Numerosipullman hanno portato dal Papa circa 1200 persone, tra suore, frati, ausiliari e soprattuttogli ospiti delle varie case di tutta la regione.

Un ritrovo di portata unica per il numero di partecipanti e per il significato di questoincontro con il Papa, in preparazione del prossimo Capitolo della Congregazione.

Le tre giornate sono state vissute in modo molto intenso e partecipato, tra momenticonviviali e di festa tutti insieme presso una grande struttura poco fuori Roma, lacelebrazione in San Paolo Fuori le Mura presieduta dal Vescovo Massimo e, momentoculminante di tutto il viaggio, l’Udienza del Santo Padre del mercoledì mattina.

Per raccontare l’esperienza vissuta, vogliamo dare spazio direttamente alle impressionidegli ospiti e degli amici della nostra Casa della Carità di Cagnola.

Il pellegrinaggio a Roma è stato un susseguirsi di emozioni indimenticabili: la fraternità, lacondivisione, la preghiera, la pace e anche l’allegria, hanno caratterizzato il nostro arrivo a SanPietro e principalmente da Papa Francesco, con tanta gioia e incredulità! Un grazie sentito a tuttele Case di Carità dove si vive il vero Amore. (Luciana)

Per me questo pellegrinaggio è stato molto bello e prezioso. L’emozione più grande è stata quandomi è apparso davanti il Papa, per un attimo ho visto il Signore Gesù. Questa emozione rimarràsempre nel mio cuore per tutta la vita. (Lorena)

In questi tre giorni ho pensato molto a quelli che sono rimasti a casa con suor Francesca, la nostrabambina Veronica e le nonne, che non sono potute venire con noi a incontrare Papa Francesco, mache abbiamo comunque sentito molto vicine, pregando anche per loro. Papa Francesco ha avuto un

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pensiero per tutti, ha pregato per tutti gli ammalati e i bambini che soffrono… ce ne sono tanti chesoffrono per tutta la loro vita. Quando il Papa ci ha visto, ha accolto tutti gli ammalati nel suocuore con amore, compreso tutti i bambini del mondo che hanno bisogno di lui, ha pregato perché Liaiuti a stare bene di salute. Ci sono tanti bambini e persone ammalate, ma ci sono anche tanti saniche possono aiutare: il Papa vuole che tutte le mamme e i papà e tanti giovani diano una mano a chiha bisogno. Papa Francesco, ti chiediamo tante preghiere perché noi siamo ammalati e abbiamobisogno di aiuto da te tutti i giorni. Papa Francesco mi ha aiutato tanto, grazie di cuore per tuttoquello che fai per noi. (Anna)

Mi sono piaciuti tutti e tre i giorni. Il primo giorno, appena arrivati a Roma, don Romano hacelebrato la Messa con tutti noi: mi è rimasto molto impresso il senso di paternità che ha espressonei confronti delle Case di Carità. Il secondo giorno ci siamo sentiti parte della Chiesa con ilVescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca: mi ha colpito il suo profondo desiderio di farequalcosa per gli altri, cosa che, non essendogli possibile partire in missione, potrà realizzarsi quivisitando e vivendo le Case di Carità. Il terzo giorno è stata una gioia grande vedere il Santo Padre,successore di Pietro e vescovo di Roma. Mi ha molto colpito come sia andato in mezzo a tutta lagente, senza farsi sfuggire neanche una persona. Suor Margherita è riuscita anche a baciargli lamano! Mi è dispiaciuto non essere riuscita a salutarlo anch’io personalmente, ma non c’è statotempo. Ha preso in braccio tutti i bambini! (Patrizia)

Il pellegrinaggio a Roma è stato una grande gioia, molto sentita. Essere andati nella Basilica di SanPaolo Fuori le Mura e vedere tante Case della Carità di tutta l’Emilia Romagna è stata una grandeemozione. Dopo la Messa abbiamo fatto una grande festa tutti insieme nella struttura dove eravamoalloggiati: vedere tanti disabili e ammalati che si impegnavano a esibirsi in qualcosa secondo le lorocapacità mi ha fatto commuovere anche in questa occasione. In particolare mi ha commosso quelragazzino che ha scritto poesie da donare al Papa. Quando sono arrivata in S. Pietro, vedere lamarea di gente presente è stata una grande gioia. Mi sono detta: quanta gente crede in Dio e Gesù!Questi tre giorni che ho trascorso a Roma, rimarranno sempre nei miei pensieri (Colombina)

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Dopo un lungo viaggio siamo arrivati finalmente a Roma, tutti insieme cantando e pregando:un’esperienza indimenticabile. Prima di tutto siamo eravamo in un grande complesso per il pranzoe la notte, serviti benissimo, il pranzo ottimo e abbondante, una chiesa spaziosa per il raccoglimentoe un auditorium dove abbiamo fatto uno spettacolo: con filmini, canti e balli; finito il tutto abbiamofatto un tour per Roma: la città eterna (caos!). Siamo andati alla cattedrale di San Paolo dove ilVescovo Camisasca ha celebrato la S. Messa e ho avuto l’onore di fare la Santa Comunione dalVescovo, e ammirando le meraviglie di questa cattedrale. Usciti dalla cattedrale, ci siamo riunititutti insieme in un campo vicino a pranzare. Con il pullman abbiamo iniziato il tour per Roma:abbiamo iniziato ammirando una piramide, le mura romane che erano lunghissime e abbastanzaalte, continuando nel nostro itinerario siamo arrivati al Colosseo: grandioso, maestoso. Piano pianosiamo arrivati alla meta preferita: San Pietro. La residenza del Papa. E piano piano siamo tornati a“casa” per la cena (succulenta). Ottima compagnia durante il pasto, infine il Rosario la sera nellaparrocchia del centro. Ultimo grande giorno dell’Udienza, sveglia alle 4:00, preparati i bagagli,partenza! San Pietro: partenza alle 5:00, arrivo in piazza ore 6:00, attesa 3-4 ore, poi dalle colonnesiamo entrati in piazza davanti alla Cattedrale; trovato il posto giusto, abbiamo atteso la visita delPapa, un’organizzazione della sicurezza perfetta, guardie svizzere, e abbiamo ancora atteso ilPontefice. Dopo lunga attesa finalmente piano piano sulla “papamobile” avanzava sempre di piùsorridente, baciando e accarezzando i bambini e poi a pochi passi da noi è passato salutando, si èrecato al suo “trono” dove ha salutato in tutte le lingue del mondo. Una grande emozione cheporterò sempre nel cuore. (Angela)

CdC di Cagnola (con la concessione di Redacon)

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Penso di essere stata molto fortunata ad avere la possibilità di fare il viaggio a Roma con leCase della Carità.Ammetto che sono partita solo per divertirmi con una mia amica e per visitare questasplendida città, ma in realtà è stato molto di più: tutto quello che ho visto mi ha fattoriflettere, mi ha fatto capire che la vita è qualcosa di troppo bello per sprecarla in tristezzee dolori inutili e quanto sia bello aiutare chi ha più bisogno.Ho capito tutto questo solo grazie a persone con problemi di salute o di altro tipo che,nonostante i loro dolori, hanno la forza di affrontare tutto con un sorriso.Il mio viaggio si è concluso con l’incontro con il Papa. Non so, ma quando era così vicino ame, ho provato forti emozioni, non riesco a spiegare bene cosa. Mi ha trasmesso moltasemplicità e amore.Credo che i miei ideali, in questo momento, li prenderei proprio da questo incontro: mihanno colpito le sue parole, i suoi modi di fare e il fatto che con il suo sguardo è come seriuscisse a baciare e trasmettere il suo amore a chiunque.

Lucia, 15 anni, Busana

Ciao, sono stati molto belli e intensi i tre giorni passati a Roma in pellegrinaggio.Ringrazio Suor Paola per avermi invitata. Passarli con Anna è stato bello perché ha unmodo semplice di farmi sentire speciale e credo che sia reciproco. Tutti aspettavano cheabbracciasse il Papa ma qualche minuto prima aveva baciato la mano al segretario delPapa che per lei era già il Papa)Quando finalmente è arrivato il Papa ho cercato di farla alzare ma non c’è stato verso vistoche secondo lei aveva già salutato il Papa). Conoscere le Case è stato molto bello, grazie avoi ho avuto modo di conoscere tante persone speciali e anche il Papa Francesco. Credoche smetterò di pensare troppo e di programmare la mia vita perché per una volta che holasciato fare è andato tutto bene.

Clara Amegee Kougbe (Fosdondo)

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Sul “SUOLO SANTO”Il pellegrinaggio a Roma della nostra Famiglia è sicuramente stato per tutti un momento diGRAZIA, sia perché era un passo comunitario nel cammino di preparazione al Capitolo,sia perché andavamo a chiedere la benedizione del Signore e della Chiesa tutta.Per me, insieme a tutte queste intenzioni profonde, si aggiungeva il desiderio speciale diinvocare lo Spirito come compagno nella preparazione ai voti perpetui.Nel cammino delle tre giornate, che sono state straordinarie ed evidentemente benedettedal Signore, mi è stato regalato un particolare momento di grazia.Udienza generale: ci alziamo presto al mattino, accompagno in piazza San Pietro LongXuan, il cinesino di quattro anni che vive alla CdC di Cella. Dopo tanta attesa ci sistemanovicino ad altri ammalati in carrozzina che non conosciamo, proprio lì a pochi passi didistanza da dove arriverà papa Francesco.Il clima è familiare da subito, gli accompagnatori ci offrono aiuto perché si accorgono cheabbiamo molte necessità e gli ammalati stessi si preoccupano del piccolo Long: ancora unavolta i piccoli si prendono cura del più piccolo! E ritrovarmi immersa in questa fetta diumanità ferita, di vicende familiari dolorose, di condivisioni inattese, di sguardi veri micommuove profondamente…Ecco, finita l’udienza, si accosta anche papa Francesco, vede Long, si fa serio, ha losguardo profondo (di chi sta davanti a Dio),lo prende in braccio, gli dà un bacino, continuaa guardarlo e sorride teneramente… il più grande incontra il più piccolo, si confondono,non è più possibile dire chi sia il più grande e chi il più piccolo…Mi torna alla mente Mosè quel giorno davanti al roveto ardente: “Togliti i sandali daipiedi, perché il luogo sul quale tu stai è SUOLO SANTO”! E mi commuovo fino alleviscere… sento che lì, in quell’incontro, in quegli sguardi, in quei silenzi, in quelladebolezza profonda e in quella forza bruciante c’è…DIO. E non riesco a smettere dipiangere perché stare alla presenza del Signore commuove SENZA MISURA.E infine lo Spirito mi aiuta a dire: questa è la Chiesa che desidero servire PER TUTTA LAVITA!

sr Gabriella Chiara

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In mille dalle Case di Carità alla casa di papa FrancescoLa Congregazione mariana delle Case della Carità, in preparazione dei Capitoli, generale edi ramo, che si terranno nell'estate di quest'anno, hanno indetto un pellegrinaggio a Romaper l'udienza generale di papa Francesco di mercoledì 7 maggio.L'appuntamento per la partenza è stato, anche per me, alle 8 di lunedì 5 maggio davantialla Casa della Carità di San Girolamo in città. La mattina è soleggiata e fresca e in meno dimezz'ora si caricano sul pullman bagagli e carrozzine, suore, ospiti e ausiliari. Stessa scenae stessa ora, più o meno, anche nelle altre 22 Case sparse in provincia e oltre, quella dellaMagliana di Roma naturalmente ci aspetta al nostro arrivo.Non è la prima volta che la Congregazione organizza un pellegrinaggio nella città eterna:nel 1975, in 15 giorni, ci va a piedi don Mario Prandi con quattro amici per celebrarel'Anno Santo; nel 1980, in occasione del Sinodo diocesano, raggiungono Roma in milleassieme a oltre 12.000 fedeli della Diocesi e nel 1982 una piccola comitiva di tre pulminiper le celebrazioni del 4° centenario della morte di Santa Teresa d'Avila.Anche in viaggio, per le Case della Carità, il tempo è scandito dalla preghiera e dai bisognidegli ospiti, così il viaggio è tutt'altro che monotono fra la recita della preghiere delmattino, l'immancabile sosta per un piccolo spuntino all'Autogrill, la recita delle lodi e ilpranzo alle porte di Roma.Come in ogni 'gita' che si rispetti al nostro arrivo a Sacrofano, 20 chilometri a nord diRoma sulla via Flaminia, ci si sistema nelle camere e si ha il tempo di ammirare questastruttura immersa nel verde, veramente molto bella e tranquilla. Ma è solo nel tardopomeriggio poco prima della Messa, che mi rendo conto delle dimensioni delpellegrinaggio, la grande distesa dei pullman nel parcheggio ne è il primo segnale, ilsecondo è la grande chiesa circolare strapiena di gente. C'è chi dice mille e chi dice 1200,ma è il colpo d'occhio sull'assemblea riunita che mi lascia senza parole, l'unica che miviene in mente è quella tipica di don Mario Prandi: "La nostra baracca". È don RomanoZanni che presiede la celebrazione, evidentemente commosso: "È veramente bello e grandeessere qui tutti insieme, sembriamo proprio quella folla che cercando Gesù non lo trova, sipone sulle barche e va in cerca di lui. Noi siamo montati su tanti pullman e siamo tutti quicon il Signore perché lo vogliamo incontrare”. Quanta dolcezza scende nel cuore di tuttiuscendo dalla Chiesa e ci si incammina verso la cena, c'è chi aiuta un anziano tenendolo abraccetto o per mano, chi spinge una carrozzina e c'è chi corre dietro ai figli piccoli chescappano e chi li tiene in braccio.Ed è già martedì, alle 8,30 la 'Grande baracca' parte per la Basilica di San Paolo fuori le

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mura, alle 11 il vescovo Massimo celebrerà la Messa. Ed è proprio mons. Camisasca ilsecondo a commuoversi davanti alla grande assemblea che, riunita sotto lo splendidosoffitto a cassettoni, sembra quasi un tappeto che ricopre la grande navata della basilica. Altermine tutti lo vogliono salutare e il vescovo Massimo fa una gran fatica a raggiungere lasagrestia. Al pomeriggio la grande festa e sono gli ospiti a dare spettacolo salendo sulpalco della sala convegni della struttura Fraterna Domus di Sacrofano, regalando le cosepiù impensate: le poesie di Damiano Cabassi, le capriole sul palco dell'Anna di Fosdondo,le semplici barzellette di Maurizio anche lui di Fosdondo, la Patti di San Girolamo facantare tutti con il suo "Che sarà", gli applausi di tutti fanno corona al valzer acrobatico diDavide e Laura di Cognento e lo Waka Waka finale è diretto e comandato dalla Chiara diSan Giuseppe in città.La mattina del grande giorno la sveglia suona alle quattro, e, mentre si cerca di prendereun caffè alla macchietta o al bar affollatissimo, nessuno si lamenta. Si parte con il buio e inpullman si recitano le lodi con l'aurora che illumina da est il profilo di Roma.Usciti dal tunnel del Gianicolo l'appuntamento per tutti è alle sette a fianco del colonnatodi San Pietro, vicino a una tenda dell'Unitalsi. Nell'attesa dell'apertura dei varchi per ilcontrollo la ressa è tanta, a lato la lunga fila delle carrozzine, una suora spinge la suacercando di superare a fatica una larga sconnessione fra i sampietrini: "Sorella, sbotta unadama dell'Unitalsi, lei pensi al suo monastero, ché agli ammalati ci pensiamo noi!", lasuora la squadra e poi le sorride divertita: "Infatti me ne occupo dato che lo sto spingendoil mio monastero!". La prefettura del Vaticano ha riservato al pellegrinaggio un ampiosettore molto vicino a papa Francesco e, con le carrozzine disposte lungo le transenne, neaspettiamo l'arrivo. Non mi resta che descrivere questo, segnalato dalle grida della follaprima di poter vedere la jeep bianca. L'immagine è la stessa che ciascuno di noi porta nelcuore da quando è arrivato questo Papa 'dalla fine del mondo'. È l'immagine di unapersona semplice, ma di una semplicità che sa di cose vere e profonde, che non possonofare a meno di toccare il cuore di tutti, fedeli e non, perciò nulla cambia se il Papa ti haaccarezzato il volto o stretto la mano, per i più basta vederselo passare vicino con il suosorriso sereno e ascoltare le sue parole: "Fratelli e sorelle, buongiorno… chiedete eascoltate il consiglio dello Spirito e per chiederlo e poi ascoltare la sua voce, serve lapreghiera che possiamo dire in ogni momento anche quando siamo per strada o sulbus…". Parole semplici, che però hanno la forza di venire ad abitare dentro di noi!

Giuseppe M. Codazzi

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