Catechesi preghiera

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PICCOLA CATECHESI SULLA PREGHIERA Don Giuseppe Rigo

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Catechesi preghiera di Don Orione

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PICCOLACATECHESI

SULLA PREGHIERA

Don Giuseppe Rigo

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PRESENTAZIONE

Non ho cercato grandi nomi per presentare questo mo-desto e semplice lavoro.

Non è neppure il caso di dare alcuna importanza a ciòche è solo frutto di meditazione e ricerca personale.

Si tratta di un cammino sperimentato con un gruppo difedeli di buona volontà. L’esperienza vissuta è stata mes-sa per iscritto e pubblicata nel giornalino quadrimestrale“La Madonna della Guardia” e offerta ai devoti che fre-quentano il nostro Santuario.

Da parecchie persone è stata richiesta la pubblicazio-ne in un unico volumetto perché potesse servire comevademecum.

La realizzazione è dovuta unicamente alla bontà e ge-nerosità dell’editrice Marconi, che già era in possesso deltesto, e in particolare alla perseveranza del signor ClaudioBianchi.

A tutti un vivo ringraziamento.Se un po’ di bene ne deriverà, vada a gloria e lode del

nostro Signore Gesù e della Vergine santissima.

Don Giuseppe Rigo

29 Agosto 2000Solennità della B. V. della Guardia

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I - PERCHÉ PREGARE

La preghiera è, per sua natura, un incontrarsi con Dio chechiama tutti alla comunione di vita con sé, nello Spirito Santoper mezzo del Figlio suo. Perciò pregare non serve tantoper “avere” di più ma per essere “di più”: per presentarci alPadre come Gesù stesso ci ha insegnato, con la familiarità esemplicità dei bambini, per lasciarci crescere da Lui.

Perciò chi non prega, si chiude in se stesso, non si mettenella condizione di questa crescita. Non potrà mai realizza-re l’ideale cui deve tendere ogni cristiano: la pienezza dellavita di Cristo.

La preghiera è dunque, per l’uomo un’esigenza insosti-tuibile.

Come e quando pregare

Esiste un metodo che introduce alla preghiera?Bisogna ammettere che l’uomo arriva alla preghiera più

per grazia del Signore che per sforzo umano.Tuttavia l’azione educativa è rivolta, in concreto, all’uo-

mo per renderlo disponibile all’azione dello Spirito, ad ac-cogliere il dono della preghiera ed a corrispondervi respon-sabilmente. Ecco perché non si devono moltiplicare le pa-role, ma occorrono momenti di silenzio in cui lasciarci pe-netrare da Dio... lasciarci riempire da Dio... fino a trabocca-re di Dio.

E per imparare a pregare, bisogna semplicemente prega-re: pregare molto e saper ricominciare senza stancarsi: an-che se non vi è risposta, anche se non vediamo nessun risul-tato pratico.

E per non scoraggiarsi dovremmo mettere in pratica quantoci suggerisce Paolo VI. Dovremmo innanzi tutto tentare,per conto nostro, di coniare per uso personale una defini-zione della preghiera...

E vediamo subito che essa dipende dal senso di presenzadi Dio nella nostra vita.

E poi mettere questa affermazione fra le certezzeindiscutibili della realtà in cui viviamo.

Perciò quale definizione posso dare io della mia preghie-ra?

Ossia: che cosa è la preghiera per me e nella mia vita?

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Alcuni Santi che, prima di essere tali, erano come noi: per-sone in cammino e alla ricerca di Dio, si espressero così:

S. Teresa d’Avila: Pregare è lasciarsi trasportare da Dioin Dio.

S. Giovanni della Croce: Pregare è stare con Dio.

S. Teresina del Bambino Gesù: Pregare è parlare con Dio.

Paolo VI: Pregare è dialogare con Dio.

Anch’io ho tentato una definizione che coinvolga tutta lamia vita: Pregare è mettermi a disposizione di Dio.

Come si vede, le varie definizioni di preghiera ci possonoaiutare ad inventarne una che leghi il nostro essere a Dio.Solo così possiamo essere certi che il nostro pellegrinaggioterreno avrà il suo significato profondo, perché qui non ver-rà una parte di noi, ma tutto il nostro essere.

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II - LA PREGHIERA CONDUCEL’UOMO A DIO

Se è vero che la preghiera conduce a Dio, uno che non sapregare o non prega affatto non potrà mai incontrarlo?

Vediamo di rispondere.

1 - Che cosa significa pregare?

Spesso pensiamo che pregare voglia dire solo parlare conDio e ci fermiamo lì. Parliamo sempre noi, chiediamo tuttoe spesso in modo sbagliato e non lasciamo mai a Dio iltempo di parlare al nostro cuore. Dobbiamo tenere presenteche l’iniziativa è sempre di Dio. E “pregare” vuol dire pren-dere coscienza della chiamata di Dio e aderire ai suoi co-mandi, cioè offrirsi a Dio nel silenzio perché possa realiz-zare in noi ciò che da sempre ha stabilito di fare.

Pertanto, l’uomo prega realmente quando si raccoglie peraprirsi a Dio e per ascoltarlo quando Dio gli parla attraversoil mondo sensibile: circostanze, fatti, persone, che sono sem-pre segno della sua paternità e della sua infinita sapienza.

L’uomo prega quando risponde a Dio e gli parla per glorifi-carlo e fargli dono di se stesso. In questo modo tra la nostravita e la vita divina, tra la nostra impotenza e la potenza di Dio,si stabilisce un contatto nuovo. Questo contatto diventa perso-nale, amoroso e riversa in noi qualcosa di divino che riempie ilnostro vuoto. E noi possiamo sperimentare una nuova presen-za che ci invade di gioia e serenità. Ed è questo il momento incui non si trova difficoltà a capire e a fare la volontà di Dio.

2 - È necessario usare le “formule” tradizionali?

Le formule tradizionali: Padre nostro, Ave Maria, Salve Re-gina ecc... servono molto, sono utili e necessarie. L’uomo in-fatti è una realtà vivente e ha bisogno di questi mezzi per espri-mersi. Ma perché la preghiera diventi storia viva è necessarioche si incarni in modo tale da impegnare tutto il dinamismoumano: pensieri, cuore, voce, gesti, tutta la persona. Infatti spes-so recitiamo l’Ave Maria e la nostra mente è altrove.

Perciò è bene subito chiarire, per consolazione di molti,che le formule tradizionali sono uno strumento, un modo, unmezzo per pregare, ma non sono “la” preghiera. Ossia non

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possiamo confondere la preghiera che è un rapporto perso-nale con Dio, un incontro di ascolto e risposta, che coinvol-ge tutta la nostra persona, con le formule. Perciò questeformule così belle ed espressive sono sostegno e mezzo chedevono portarmi alla preghiera personale del cuore. Ossiadopo aver recitato il Padre nostro, l’Ave Maria o altre pre-ghiere debbo arrivare a sostare da solo davanti al Taberna-colo dove c’è Gesù che mi attende per parlare al mio cuore.

Debbo riuscire a creare uno spazio di silenzio e ascoltoper permettere a Gesù di entrare in me. Ma se io scapposubito, tutto diventa inutile. La mia preghiera è solo iniziatae molte volte io me ne vado oppresso e triste come prima.

3 - Che cosa dire quando si prega?

Pregare significa aprirsi a Dio, ascoltarlo e parlargli. Spessola nostra preghiera è fatta tutta di parole, senza ascolto e senzaapertura a Dio. Chiusi in noi stessi, nei nostri interessi, siamosolo preoccupati di informare Dio del nostro problema. Cosìfacendo abbiamo capovolto l’iter della preghiera che è:a) aprirsi a Dio: adorazione e lode;b) ascolto: ascolterò che cosa mi dice il Signore (salmo 85, 9);c) parlare a Dio. E a questo riguardo va tenuto p r e s e n t e

che la conversazione fra due persone dipende molto dal rap-porto che regna tra loro. E quanto più è fatto di amore efamiliarità, tanto più facile sgorga il dialogo. Per esempioquando c’è un vero rapporto di paternità, maternità e figlio-lanza in una famiglia, il problema per loro non sarà tantoquello di trovare le parole giuste o gli argomenti più o menoconvincenti, ma il vero problema sarà quello di trovare iltempo di dirsi tutto quello che vorrebbero. Se il pregare èun dialogo tra due persone che si amano (noi e Dio, Dio enoi) allora non dobbiamo preoccuparci di cercare le parolee le cose da dire. Per parlare con mia madre non sono anda-to a scuola perché mi insegnassero che cosa dovevo dire.Nessuno mi ha insegnato nulla per avere un rapporto cuorea cuore con lei. Tutto andava bene anche i balbettamenti,tutto era autentico. Se tra me e Dio c’è un vero rapporto diamore “ama Dio con tutto il cuore...” (Lc 10, 27), allora ildiscorso è sempre qualcosa di vitale e di immediato, mai diastratto e tanto meno di studiato, “Il Padre vostro sa giàtutto...” (Mt. 6, 8). Perciò sosta davanti a lui e lasciati guida-re, e subito sentirai una profonda pace.

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III - L’IDEALE DEL CRISTIANOÈ LA PREGHIERA

Ci domandiamo subito: come possiamo realizzare que-sto ideale? Gesù dice che dobbiamo pregare sempre sen-za mai stancarci (Lc. 21, 36). Da ciò appare chiaro che unodei caratteri fondamentali della preghiera cristiana è la suacontinuità.

Le difficoltà che tante volte incontriamo nell’adempiereil comando di Gesù: “Vigilate e pregate in ogni tempo” (Lc21, 36) pare che derivino in gran parte dall’idea sbagliatache ci facciamo della vita e della preghiera.

Pensiamo che la vita consista nell’agitarsi e ci pare di vi-vere maggiormente per il fatto che corriamo sempre, anchequando, non potendo, ci trasciniamo in qualche modo purdi poter dire: anch’io vivo!

Così pure pensiamo che la preghiera consista solo nel-l’andarsene in disparte, dimenticando il prossimo, e forse inostri stessi doveri, senza tener conto della nostra situazio-ne umana.

Mentre va tenuto presente che tutto è grazia, e tutto puòaiutare a entrare in contatto con Dio: il lavoro, il dolore, lafolla, tutto può darci un aiuto per salire a Dio.

Non possiamo dimenticare che siamo creature, e dobbia-mo metterci in dialogo con Dio e cercare di vivere in questodialogo.

Ma il dialogo è fonte di salvezza solo se è fondato sullatrasparenza di rapporti umani, perché solo questo fornisceuna immagine esatta di noi e dell’altro con il quale ci met-tiamo in contatto.

E quando preghiamo ci mettiamo in dialogo con Gesù cheintercede per noi presso il Padre. Ma sappiamo veramen-te chi è Gesù? E sappiamo bene chi siamo noi? Il dialogocon Gesù (cioè la preghiera) esige chiarezza su questo pun-to. Perciò siamo invitati a dare una risposta.

Se siamo preoccupati di dire sempre e solo l’aspetto bel-lo di noi; se ci presentiamo sempre come cristiani dallemani pulite; se i peccatori sono sempre gli altri... noi de-sautorizziamo Gesù, gli togliamo ogni iniziativa e ci pre-sentiamo in modo sbagliato, perché nessun uomo è im-peccabile.

Così pure se diciamo sempre e solo male, se vediamo sem-

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pre nero nella nostra vita, perché ci riteniamo buoni a nullae pensiamo di non riuscire in nessuna cosa... anche in que-sto caso noi sbagliamo, perché in nessun uomo ci sono soloaspetti negativi.

Ci vuole l’uno e l’altro aspetto. Si esige un concetto esat-to di noi stessi, una onesta capacità di accettarci così comesiamo; solo così avremo anche una conoscenza esatta diGesù. E lo stare davanti a Lui non ci stancherà. E tutta lanostra vita può essere trasformata in preghiera. Perciò cichiediamo:

1 - In che senso la preghiera può essere ampia quanto la vita?

Il cristiano deve fare tutto per la gloria di Dio: “sia chemangiate, sia che beviate, o facciate qualunque altracosa, fate tutto per la gloria di Dio” (Rm 10, 31).

Perciò la nostra preghiera non ha nulla da temere dallenostre occupazioni, ma dovrà temere non poco, dalripiegamento su noi stessi.

La preghiera, dunque può e deve essere vissuta in funzio-ne della vita e questa, a sua volta, con tutte le sue preoccu-pazioni giornaliere, può e deve entrare nella preghiera.

Per giungere a questa unità tra preghiera e vita, occorreun intenso lavoro spirituale e un tempo consacrato esclusi-vamente alla preghiera.

Per vedere e trovare Dio nelle cose, nella nostra storia,nelle persone che incontriamo, bisogna prima aver cercatoil volto di Dio ed averne lungamente gustato la presenza nelsilenzio della meditazione e della preghiera.

2 - La nostra preghiera ha bisogno di orari?

Si! Per giungere a questa unità tra preghiera e vita bi-sogna non cedere mai alla tentazione di sopprimere i mo-menti di intimità con Dio, le pause di preghiera, le zone disilenzio e di raccoglimento anche contemplativo. Sarebbeuna grande illusione pensare che basti lo spirito di pre-ghiera o solo il desiderio, o l’intenzione perché tutto di-venti preghiera.

Tutto può diventare preghiera, soltanto a condizioneche, nella giornata, ci siano momenti intensi di esclusivodialogo con Dio.

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Anzi, quanto più uno è immerso nelle realtà profane, tan-to più deve uscirne fuori creandosi delle oasi di silenzio eritemprare il suo spirito in un contatto purificante con Dio.

L’identificazione grossolana della preghiera con il lavoroe con la vita in genere, non ha certo origini bibbliche. Anzic’è il pericolo che la sorgente interiore della vita si inaridi-sca e la carità si svuoti dei suoi elementi soprannaturali.Già nell’Antico Testamento, la preghiera è chiamata a scan-dire i momenti principali della giornata: mattino, mezzo-giorno, sera: “A sera, al mattino, a mezzogiorno gemo esospiro, ma egli ascolterà la mia voce” (Sl 119, 62).

E nell’esperienza cristiana abbiamo l’esempio di Gesù:“... la mattina, avanti giorno, si alzò, uscì e si recò in unluogo deserto, e là si mise a pregare” (Mc 1, 35).

E ancora: “In quei giorni, Gesù si recò sul monte a prega-re, e trascorse tutta la notte in orazione a Dio” (Lc 6, 12).

Naturalmente va tenuto presente che non si può pregaresenza un certo sforzo. L’inutile illusione di trovare una pre-ghiera facile, inganna non pochi.

La stessa fedeltà ad un orario esige costanza, volontà esacrificio. Ma l’impegno, lo sforzo e l’atteggiamentopenitenziale per poter pregare, anche nel più semplice espontaneo dei modi, è indiscutibile. Poi ci sarà la grandegioia di gustare la preghiera diventata nostra vita, e la no-stra vita trasformata in preghiera.

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IV - IL CONTENUTO DELLA PREGHIERA

Spesso ci domandiamo:1) Come pregare: “in segreto” o “in comunità”?2) Perché la nostra preghiera è fatta quasi sempre di do-

mande?

1 - Come pregare: “in segreto” o “in comunità”?

La Chiesa educa i fedeli alla preghiera, ponendoli in ascol-to della parola di Dio.

Dio rivela se stesso per mezzo di Gesù nello Spirito San-to, per farsi conoscere e per far conoscere il suo piano divi-no sugli uomini e sul mondo.

All’ascolto segue la risposta, e la risposta è dire “si” alPadre nella fede; è una interpretazione di tutta la nostra vitae di tutti gli avvenimenti alla luce di quanto Gesù ci ha inse-gnato e rivelato.

Il Cristiano, tenuto ad entrare nella sua camera per pregare ilPadre che è nel segreto (Mt. 6, 6), è anche chiamato alla preghie-ra liturgica mediante la quale la Chiesa attualizza la preghierastessa di Gesù e i gesti salvifici operati da Dio verso di noi.

Nasce così il corpo mistico di Cristo, ossia il nuovo popo-lo di Dio che esprime unitamente al Cristo la sua adorazio-ne al Padre.

La preghiera comunitaria, liturgica o non liturgica, è unaespressione della propria “coscienza di Chiesa”; essa ci com-promette nella testimonianza di fede, costituisce un aiuto fra-terno vicendevole e realizza una particolare presenza di Cristo.

La preghiera personale invece, realizza spesso un contat-to più intimo e spontaneo con Dio; personalizza così la pre-ghiera comunitaria che altrimenti rischierebbe di restare for-malistica e generica; mi ricorda che ho una mia vocazione,dei miei carismi e delle mie responsabilità, una mia coscien-za da confrontare con Lui.

C’è chi preferisce la preghiera personale e la ritiene comeunica possibilità autentica di preghiera; e ci sono coloro in-vece, che optano per la preghiera liturgica e la giudicanol’unica preghiera veramente necessaria ed efficace per lavita cristiana.

Esasperare le posizioni sarebbe un errore.È bene ricordare che la preghiera tacita o solitaria, oppure

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fatta di parole esteriormente e pubblicamente proferite, siache raggiunga la dignità di preghiera liturgica e diventi il cantoe l’implorazione della Chiesa, e sia ogni altra sincera invoca-zione a Dio trova sempre nell’essere personale la sua espres-sione di fede, speranza e carità nella vita di ogni creatura.

2 - Qual’è il valore principaledella preghiera di domanda?

Quando l’uomo prende coscienza della sua radicale pover-tà, si rivolge spontaneamente a Dio. Lo vede come la sorgen-te di ogni bene. Scopre Dio, lo ama e a lui ricorre. Capisceche dipendere da lui, diventa un bisogno e una gioia.

Nel Vangelo è proprio questa la forma di preghiera che hamaggior rilievo. La preghiera di cui parla Gesù è quasi sem-pre di domanda.

E anche quando, richiesto dai discepoli, propone una formu-la, ci offre il “Padre Nostro” che è una sequela di domande.

La liturgia stessa è intessuta di richieste, di intercessioni,di domande. La stessa riforma liturgica ha, in certo senso,rivalutato ed ampliato la preghiera di domanda, introducen-do nella celebrazione eucaristica una preghiera litanica, detta“preghiera universale”, che è una preghiera di domanda, unapreghiera che raccoglie e riassume i desideri, i bisogni, lepreoccupazioni, le miserie, le angosce di tutta la comunità.

La preghiera di domanda prima di tutto è il riconoscimentodell’onnipotenza di Dio, tanto è vero che a Lui ci rivolgiamo;e poi è il riconoscimento e l’espressione della nostra povertà,della nostra “storicità”, del nostro essere ancora “in cammi-no” verso il Regno, del nostro non essere ancora “arrivati”.

Per questo, la preghiera è sempre qualche cosa di più delledomande che contiene, è la presa di coscienza che non siamoabitanti “stabili” del Regno promesso da Gesù, che ancoraviviamo nell’attesa della sua definitiva manifestazione.

La preghiera di domanda deve essere, poi, una scuola di“altruismo”. Gesù ce ne ha dato l’esempio. Ha detto a Pie-tro: “ho pregato per te”. Gli ha rivelato anche l’oggetto dellasua preghiera: “perché non venga meno la tua fede” (Lc 22,32). Ha pregato per gli apostoli: “pregherò il Padre perché vimandi un altro consolatore” (Gv 14, 16). Ha pregato, infine,per tutti quelli che crederanno in Lui.Anche se Dio, conosceciò di cui abbiamo bisogno, perseveriamo nel chiedere, comeci suggerisce Gesù: “Chiedete e vi sarà dato” (Mt 7, 7).

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V - L’ONNIPOTENZADELLA PREGHIERA CRISTIANA

1 - Gesù garantisce l’onnipotenza della preghiera

“Chiedete e vi sarà dato...” (Mt. 7,7-8)

“Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lootterrete” (Mt. 21,22)

“Abbiate fede in Dio... tutto quello che domandate nellapreghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accor-dato” (Mc. 11,22-24)

“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chie-dete quel che volete, e vi sarà dato”. (Gv. 15,7)

La preghiera non è efficace nel senso che arriva a persua-dere Dio a fare qualche cosa che Egli diversamente non vor-rebbe fare, ma in quanto è un nuovo modo di manifestareche la volontà di chi prega è unita intimamente alla volontàdi Dio.

E l’onnipotenza della preghiera cristiana consiste appun-to nel fatto che il vero seguace di Cristo intende chiederesolo quelle grazie che sono veramente utili alla salvezzaeterna. Dio non va scomodato per quelle cose che noi stessipotremmo risolvere.

Perciò l’onnipotenza della preghiera è uguale allaonnipotenza di Dio ed è condizionata alla volontà dell’uo-mo se questa è conforme alla volontà di Dio.

La preghiera perciò non è tanto rifugiarci in Dio per tro-vare consolazione al nostro spirito, quanto per conoscere ilsuo disegno su di noi, che potrebbe anche essere disegno dimartirio, che ci farà profondamente soffrire; la consolazio-ne nascerà solo dal sapere che tale è la volontà del Padre enoi l’abbracciamo anche se è una volontà che ci crocifigge.

2 - Come spiegare il “fallimento”di tante preghiereche pur sembrano autentiche?

Quelli che noi chiamiamo “fallimenti” e che al contrario

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ci delineano il senso profondo della preghiera, sono presen-ti nel Vangelo. Classico quello di Gesù stesso che noi leg-giamo in Matteo:

“Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice; tut-tavia non quello che io voglio, ma quello che vuoi tu” (Mt.26,39).

Dove è vera preghiera, dunque, i “fallimenti” non sono inrealtà che concessioni secondo piani più grandi, per unasalvezza dell’uomo “a misura divina” e non “a misura d’uo-mo”. Ossia: non secondo le nostre piccole e ristrette misureumane.

Naturalmente in questi casi, occorre aver fede per saperleggere la volontà divina più ampia e più utile per noi.

Ed è necessario aver capito che è più importante “essere”che “avere” per lasciarci “crescere” da lui, al suo livellodivino.

3 - Quando la preghiera è autentica?

La preghiera è autentica, è vera, solamente se ci converte,se trasforma la nostra vita, realizzando, così, quanto predi-ce il Profeta:

“Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spiri-to nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuo-re di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò viveresecondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pra-tica le mie leggi” (Ez. 36, 25-27).

Ossia la preghiera è vera quando Dio può veramente rea-lizzare i suoi piani in noi.

Gesù denuncia spesso il pericolo di far consistere la reli-giosità nella preghiera separata dalla vita. Secondo Gesù, ilvero cristiano, non è tanto colui che moltiplica le preghiere,ma colui che fa la volontà del Padre. Diversamente anche lapreghiera devota non sarebbe che una menzogna.

Il cristiano, poi, nella sua vita deve osservare un precet-to che è tra i più difficili: il perdono dei nemici. Per questoGesù, non si è stancato di inculcarlo con la parola e conl’esempio. Nel discorso della montagna dice: “Amerai iltuo prossimo.” E il prossimo era uno della sua parentela,del suo clan... E Gesù aggiunge: “Amate i vostri nemici,pregate per coloro che vi perseguitano, affinché siate figlidel Padre vostro che è nei cieli...” (Mt. 5, 43). Per aiutarcia vivere questo precetto, Gesù lo lega alla preghiera. “Se

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dunque, tu stai presentando la tua offerta all’altare ed iviti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te,lascia la tua offerta lì davanti all’altare, e va prima a ri-conciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tuaofferta” (Mt. 5, 23-24). Ecco la preghiera che diventa vita,amore, perdono. Se prego anche solo con un po’ di buonavolontà, la preghiera mi costringe all’atto vitale di perdo-nare chi ha qualche cosa contro di me. Infatti, pregare co-lui che è l’Amore significa essere trasformati in creatured’Amore.

E non si può essere che così. Gesù ci dice che non si puòamare Dio, senza amare il prossimo, nemici compresi. Nelprossimo c’è Dio. “In verità vi dico: ogni volta che avetefatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più picco-lo, l’avete fatto a me” (Mt. 25, 40). La vera preghiera spin-ge, meglio costringe ad amare.

4 - È bene ricorrere anchea Maria santissima e ai santi?

Si! Infatti Maria è la strada che ci conduce a Gesù e affi-dando a lei la nostra preghiera siamo certi di non perderlalungo la via.

Così pure la preghiera rivolta ai santi, come intercessoripresso Dio, ci rende coscienti del nostro “essere Chiesa”,ossia di essere uniti a loro nel mistero della “Comunionedei santi”. Naturalmente il vero destinatario della preghieraè sempre Dio, ma Dio vuole che per la loro intercessionenoi riceviamo gli aiuti necessari alla salvezza. Dice infattisan Tommaso che i santi, in proporzione al loro merito concui si guadagnarono le grazie, possono salvare molti altri. Esan Bernardo, parlando della Madonna dice: “Per te abbia-mo accesso al Figlio, o inventrice di grazia, madre di salu-te, affinché per tuo mezzo ci riceva colui che per tuo mezzofu dato a noi”. Quindi san Bernardo ci esorta di ricorreresempre a questa divina Madre, perché le sue preghiere sonocertamente esaudite dal Figlio: “Fa’ ricorso a Maria: lodico francamente, certo il Figlio esaudirà la Madre”.

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VI - SIGNIFICATO DELLA PREGHIERA

1 - Nell’attuale contesto culturale

Il clima in cui viviamo non è certo favorevole alla pre-ghiera, sia perché la società, appagando i bisogni dell’uo-mo, spegne ogni desiderio, sia perché suscita un’azione ri-voluzionaria che tende a collocare la preghiera tra le attivi-tà inutili.

Si dice:- Il tempo e lo sforzo che si spendono per la preghiera e la

meditazione sono perduti “per il regno di Dio”.- Dio si deve cercare solo nei poveri, nella lotta per essi e

perciò nelle sofferenze e nei pericoli.- È inutile cercarlo nel comodo rifugio di una stanzetta

tranquilla.

Rispondo:Il tempo e lo sforzo impiegati nella preghiera sono vera-

mente perduti per Dio, ma non in senso negativo come si vuo-le far credere, bensì in senso positivo. Ossia ci si consumadavanti a Dio come la lampada che arde giorno e notte e dàluce davanti al Tabernacolo. Il credente immergendosi nellacontemplazione si inserisce in Cristo che è continuamente unitoal Padre. E il cristiano in questo sforzo scopre la sua identità ela sua vera dimensione; e si può subito affermare che il cre-dente tanto vale quanto prega.

2 - Dio si deve cercare nei poveri

È certo che Dio è nei poveri e i cristiani possono e devonoincontrarlo nei poveri, negli oppressi, nei sofferenti; ma peressere capaci di vederlo e incontrarlo in essi, prima di tuttobisogna essere liberi. Liberi da se stessi, da interessi priva-ti, da punti di vista personali, da egoismi, sicurezze e ric-chezze; cose tutte che ci incatenano e ci allontanano da Dio.

Inoltre per scoprire Dio nei poveri bisogna farsi poveri.Non possiamo starcene sul trono che ci siamo costruito, go-dere e disattendere sempre il loro grido, perché così facen-do non giungeremo mai alla scoperta di Dio in essi. Inoltreè vero che i poveri sono lo specchio di Dio, ma solo chi ha

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occhi allenati a vedere Dio riuscirà a scoprirlo in essi. E noisappiamo che solo la preghiera, pone il cristiano faccia a fac-cia con Dio, per il mistero della sua presenza, e apre in lui gliocchi della fede, che permettono di vedere Dio nei poveri enei sofferenti. La fede si alimenta nella preghiera e il creden-te è abilitato anche per evangelizzarli. Ma per arrivare a que-sto deve esercitarsi nella preghiera silenziosa e solitaria.

3 - Nel comodo rifugio di una stanzetta

Avvenuta questa conversione di mentalità, di modo diagire e di vedere le cose, ma soprattutto convertiti al gustodel soprannaturale, incontreremo Dio e lo pregheremo an-che nel comodo rifugio di una stanzetta.

Gesù dice:“Tu quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la

porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo che vedenel segreto, ti ricompenserà” (Mt. 6, 6).

4 - La casa è luogo privilegiato

Resta sempre vero che si può pregare dappertutto: lungo lastrada, in macchina, sul bus, davanti al creato...

Tuttavia la preghiera ha i suoi luoghi privilegiati, dove sitrova a suo agio e respira pienamente. E qui attinge la vita-lità che le è indispensabile per dilagare e vivere anche inaltri ambienti e in altri momenti. Questi ambienti sono comela sua sorgente e la forza che la rianimano e la rinnovanocontinuamente.

Tra questi luoghi uno è particolarmente importante.Qual’è? È la casa.

Infatti dobbiamo ricordare che la prima chiesa fu una casa,dove si riunivano i primi cristiani per pregare, ascoltare laparola di Dio e per celebrare l’Eucaristia (cfr. At. 2,47; 12,12).

E non pare che fosse una decisione suggerita dall’urgen-za di reperire un ambiente per il culto cristiano. Pare inveceche si sia voluto, con tale scelta, indicare nella casa il luogoprimario e naturale della preghiera.

È un principio che ogni casa dovrebbe conservare ancoracome una sua caratteristica indispensabile. E questo non solonelle case di campagna ma dovunque.

Ai genitori, infatti, spetta il compito di tramandare ai fi-

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gli, con gioia e con amore, anche questa dimensione dellavita familiare, perché il ricordo non si spenga. Infatti siamoormai tutti consapevoli che alle nostre famiglie cominciagià a mancare qualcosa di essenziale e di indispensabile;ossia manca la preghiera quasi per intero, perché manca lafede nel soprannaturale; e non si pensa che la casaa - è un dono di Dio per l’uomo,b - è tempio del Signore,c - è luogo di esperienza dell’intimità con Dio.

a - La casa è un dono di Dio per l’uomoInfatti abitare la casa è sempre un dono, che reca gioia,

suscita meraviglia e invita alla riconoscenza. E questa espe-rienza educa a saper riconoscere che tutto ciò che avvienein famiglia ha il sapore del dono: l’incontro fra i compo-nenti della famiglia, il dialogo, la comunione vicendevole.E così i figli imparano a crescere nella vera libertà di fronteai beni materiali, con uno stile di vita semplice e austero.

Allora la casa spalanca la sua porta ai fratelli per condivi-dere con loro quanto dispone e si apre anche al Signore, persvolgere con Lui un dialogo cordiale e riconoscente.

La casa, quindi, essendo un dono di Dio per l’uomo è chia-mata a trasformarsi in luogo di preghiera. E pregando incasa si diventa sempre più consapevoli della presenza diDio in mezzo a noi. Tutto questo però, può sembrare poe-sia, perché la realtà, spesso, ci appare diversa. Se, infatti, lacasa è un dono di Dio come mai molti non ce l’hanno? Cisono troppe soluzioni facili e non è così semplice risponde-re in maniera adeguata. Ecco le risposte facili: non è veroche è un dono! Dio non si prende cura di noi! Dio castiga,Dio si dimentica!

Ma non è così. Dio c’è e si prende cura di tutti noi. Pur-troppo la sua azione d’amore è intralciata dall’inerzia dialcuni, dal rifiuto di altri, dall’abuso della libertà e dall’ego-ismo di molti. L’uomo senza Dio non può accorgersi chevicino a lui c’è un fratello, perché dove non c’è Dio, l’ego-ismo acceca. Perciò la verità è questa: la casa è dono di Dioper l’uomo, ma l’uomo deve lasciare che questo dono arrivia destinazione, e sia usato in conformità al volere di Dio.

b - La casa è il tempio del SignoreVa tenuto presente che la casa non si identifica con un

luogo qualunque di preghiera ma diventa tempio del Signore,

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quando è abitata da una famiglia che crede e vive la sua fede.Infatti in virtù del sacramento del matrimonio la vita co-

niugale manifesta il mistero della presenza del Signore. Equi Dio si rivela come Padre, come sposo, come comunionedi amore mediante la bontà, la generosità, il perdono e ladedizione del padre e della madre con una comunione divita tra genitori e figli.

Ed allora nella casa, come in un tempio, ognuno può esserela gloria di Dio, e può gustare la sua presenza di salvezza.

La casa non è quindi solo abitazione per l’uomo, ma an-che dimora di Dio. Perciò diventa importante glorificare Diocon la preghiera e con la Chiesa, in cui, un giorno, gli sposisi sono uniti nel Signore. Possiamo affermare che la casa èun tempio da costruire ogni giorno mediante la guida delloSpirito Santo, e da restaurare con la preghiera. E così lapreghiera ridona alla casa la sua identità di tempio del Si-gnore. Da qui nasce il compito di ogni credente di impe-gnarsi, per evitare il degrado di questa opera meravigliosache è la famiglia.

Va ricordato, dunque, che la casa è tempio del Signore, enel tempio si viene per incontrarsi con Dio mediante la pre-ghiera. Da qui nasce il rinnovo della società.

c - La casa è luogo di esperienza dell’intimità con DioSappiamo tutti che l’esperienza umana è legata all’am-

biente in cui si vive. In casa, infatti, gli sposi accolgono ildono della comunione che il Signore dona loro e lo espri-mono a vicenda nella reciproca donazione totale di se stes-si. Perciò la casa diventa luogo dell’intimità ove gli sposirealizzano la loro esperienza. Dio stesso, infatti, rivela an-che la sua alleanza con l’uomo in termini matrimoniali. Evuole che la preghiera si configuri come esperienza sponsale,perciò invita a vivere l’intimità spirituale che richiami il rap-porto oblativo, gioioso e totale proprio del matrimonio.

In tal modo la preghiera assume una originalità inconfondibile,perché è suggerita dal desiderio e dalla sete di incontrarsi con ilSignore come sposo. E questo incontro ci aiuta a pregare comefamiliari di Dio e a sentirci fratelli di Gesù, figli del Padre e incomunione reciproca nello Spirito Santo.

Concludendo possiamo dire che se non si prega in casa,viene meno non un semplice luogo di preghiera, ma unaesperienza tipica della preghiera che difficilmente si potràvivere altrove con l’identica intensità.

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VII - LA PREGHIERA:GRIDO CHE NASCE DALLA NOSTRA POVERTÀ

Secondo il piano di Dio la nostra vita dovrebbe esseretempo di fede e di preghiera in attesa dell’ultima venuta diGesù. Infatti Lc. 18,8 dice “Il figlio dell’uomo, quando ver-rà troverà fede sulla terra?” Immagino che ogni uomo siaconvinto che tra fede e preghiera esiste una circolarità. In-fatti se è vero che per pregare bisogna credere è anche veroche per credere bisogna pregare. La preghiera perserveranteè espressione e nutrimento della fede in Dio. Rivolgersi aDio esplicitamente è un atto di fede in lui come personasempre presente e distinta da ogni altra realtà.

Perciò la preghiera diventa il nostro respiro, il nostro ane-lito, il nostro grido che nasce dalla nostra povertà.

Pregare e sintonizzare la nostra vita con Dio. Pregare nonè un’azione staccata dalla nostra vita, ma è il nostro stessovivere. E questo nuovo modo di vivere pregando e pregarevivendo si può sviluppare in tre atteggiamenti.

1 - Pregare è fare silenzio per ascoltare Dio

La preghiera cristiana prima che parola implorante è si-lenzio per ascoltare e accogliere la parola di Dio. Le perso-ne entrano in comunione ascoltandosi. Così pure noi en-triamo in comunione con Dio e ci disponiamo a fare la suavolontà ascoltandolo.

Come la fede anche la preghiera nasce dall’ascolto, e di-venta una risposta vitale e verbale; e si sviluppa progressi-vamente come:- ringraziamento per quello che Dio ha compiuto;- contemplazione, come immersione in lui e conoscen-

za intima;- professione di fede, come atteggiamento di apertura

a lui e ai fratelli;- dichiarazione di impegno, come testimonianza conla nostra vita;- domanda, ossia esposizione delle nostre necessità.

Non dimentichiamo che la preghiera di domanda è unarisposta a Gesù che ci invita a “pregare sempre, senza maistancarsi”. Domandare una cosa a Dio non è certamentepretendere che egli faccia al nostro posto, quello che dovre-

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mo fare noi, ma lui farà sempre quello che non possiamofare noi.

Perciò la preghiera di domanda è:a) riconoscere il limite della nostra condizione umana;b) constatare che la liberazione totale e la piena realizza-

zione di sé non dipendono unicamente dall’uomo, perchél’uomo non può salvare sé stesso;

c) manifestare a Dio le proprie necessità e desideri,s o t -toponendoli alla sua luce per vedere se sono legittimi o no.Ed allora si scopre che l’uomo è veramente ciò che doman-da; le richieste gli vengono spontanee ed esporle a Dio èvagliarle e purificarle.

2 - Pregare è un atto di verità e di fede

La preghiera di domanda è segno di fiducia in Dio. Infattiquando siamo certi che una persona ci vuole veramente bene,con molta facilità e spontaneità le chiediamo tutto ciò di cuiabbiamo bisogno. S. Giovanni dice che la fede è credereall’amore che Dio ha per noi.

Ebbene, quando il credente ha grande fiducia nel suo Dio,gli domanda tutto con semplicità.

La parabola del giudice iniquo e della vedova ostinata (cfr.Lc. 18,1ss) richiama la necessità di pregare senza mai stan-carsi, anche se il Signore tarda o sembra sordo a tutte lenostre suppliche. E l’argomento di Gesù è semplice: se ungiudice iniquo finisce per darla vinta alla vedova, quantopiù Dio che è giusto ascolterà il nostro grido di aiuto.

In pratica Gesù ci rivela che non si deve minimamente du-bitare di Dio, perché ascolta e concede sempre.

3 - Pregare non è forzare Dio a fare la nostra volontà

La preghiera cristiana non deve essere una richiesta di in-tervento immediato di Dio; non si deve credere che sia unaformula magica che risolve i problemi, ma aderisce e accet-ta la libertà e la pazienza di Dio. Nel Vangelo di Luca, Gesùci dice che Dio Padre ci darà non tanto quello che chiedia-mo, ma lo Spirito Santo per comprendere il significato diquello che ci capita e per essere i suoi testimoni:

“... se voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vo-stri figli, quanto più il Padre vostro darà lo Spirito Santo acoloro che glielo chiedono.” (Lc. 11,13)

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Gesù stesso ce ne dà l’esempio. Infatti la preghiera di do-manda tipica, perfetta ed esemplare è proprio quella di Gesùnel Getsemani:

“Padre, se vuoi allontana da me questo calice. Tuttavianon sia fatta la mia ma la tua volontà” (Lc. 22,42).

Il credente perciò non deve pretendere né pensare di pie-gare Dio a fare la propria volontà, i propri desideri, ma solodi ottenere la grazia di conformare la propria volontà allasua. Lui solo sa ciò che veramente è nostro bene. Inoltre lapreghiera di domanda, quando è autentica e giusta, è sor-gente di impegno per cominciare a fare quello che chiedia-mo.

Pregare per la pace, spinge ad impegnarci per costruire lapace; pregare perché cessino le sofferenze, spinge ad aiuta-re chi soffre...

Il solo fatto di metterci a pregare deve spingerci ad impie-gare la nostra vita per risolvere il problema stesso per cui cisiamo rivolti a Dio. Solo così la preghiera è autentica, ilnostro contegno è quello voluto da Dio, e l’impegno da noiassunto è già segno che Dio ci ha esauditi. E il contenutogiusto e completo della preghiera è quello che si trova nelPadre nostro:

“Sia santificato il tuo nome...”con la mia vita...

“Venga il tuo regno...”la tua presenza sia viva e operante in me...

“Sia fatta la tua volontà...”accettazione completa del disegno di Dio su di me...

“Dacci il pane e liberaci dal male...”perché io viva sempre da figlio di Dio.

Solo così il grido che nasce dalla nostra povertà sarà lapreghiera gradita a Dio e la sua efficacia sarà dimostrata dalnostro vivere da creature nuove.

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VIII - CRISI DELLA PREGHIERA

“Prego poco...Non so pregare...Sono distratto...non ho tempo...”

Queste ed altre espressioni sono sulla bocca di molti. Oggiconstatiamo la triste realtà di una progressiva agonia dellapreghiera e dello spirito di contemplazione. Più volte il Papaha lanciato il grido d’allarme, richiamando i cristiani sullanecessità di ritornare alla preghiera personale.

Perché ritornare?Già Paolo VI diceva: “Perché oggi i buoni, i fedeli, e an-

che coloro che sono consacrati al Signore, pregano menodi un tempo...”.

Perciò con coraggio ci guardiamo dentro e ci domandia-mo: si prega oggi? L’uomo moderno sa pregare? Ne sentel’obbligo? Ne sente il bisogno? E il cristiano ha ancora ilgusto e l’impegno per l’orazione?

Con facilità si constata che in molti ambienti cristiani facapolino un deprezzamento della preghiera, con il pretestodi reagire contro le falsificazioni in atto: formalismi,esibizionismi, proiezioni esterne solo per adempiere a certeesteriorità. Infatti oggi si parla di dialogo, ma non si accettapiù il dialogo con Dio, proposto dal Vangelo. Si compionogli atti esterni ma manca l’anima. Infatti Gesù in Mt. 15,8citando Is. 29,13 dice: “Questo popolo mi onora con le lab-bra ma il suo cuore è lontano da me”.

La crisi della preghiera è senza dubbio un aspetto dellapiù generale crisi religiosa del nostro tempo: “la morte diDio” nel cuore dell’uomo che conduce necessariamente allamorte della preghiera.

1 - Le cause della crisi

a - È venuto meno il senso del “sacro”C’è tanto da fare, perciò non ho tempo di pregare...” Così

si dice. E si vede la vita solo sotto l’aspetto materiale: lavo-ro, guadagno, impegni, divertimenti... Molti vivono ancoracon l’errata idea: “chi lavora prega”. E si vede “l’azione”come “orazione” e non si sente il bisogno di consacrare al-

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tro tempo alla preghiera. Questa semmai la si vede comemissione propria dei contemplativi, dei sacerdoti e altri - sidice - che non hanno nulla da fare. Mentre la preghieradeve essere per tutti un momento di comunione con Dio.

b - Un errato senso di comunioneOggi si manifesta il bisogno di mettere tutto in comu-

ne; e questa è una dimensione autenticamente cristiana.Ma spesso da questo presupposto nasce l’esigenza di unapreghiera solamente comunitaria; e la si ritiene l’unicavalida. Per molti, anzi, la preghiera privata rappresente-rebbe una sopravvivenza della pietà individualistica eintimistica del secolo scorso.

Va tenuto presente invece che la preghiera comunitaria eliturgica deve essere considerata come il risultato dell’in-contro individuale, silenzioso e prolungato con Dio. Quan-do si prega assieme, ognuno dovrebbe portare il valore del-la propria esperienza con Dio. Solo così la preghiera comu-nitaria diventa viva e trascinante.

c - Mancanza di raccoglimentoPerché oggi la vita di orazione è meno facile per gli uomini del

nostro tempo? Perché siamo educati alla vita esteriore. Infattiper pregare abbiamo bisogno di entrare in noi stessi, mettendo atacere le infinite voci che sollecitano dal di fuori il cuore. Ciòcostituisce una difficoltà. Ma la difficoltà del silenzio interiore,sempre viva in ogni tempo, è aggravata, ai giorni nostri,- dal ritmo vertiginoso della vita moderna, che non lasciatempo per riflettere e meditare;- dai suoni e dai rumori che giorno e notte ci perseguitano esono divenuti parte così integrante della nostra vita che ilsilenzio ci fa paura e ci opprime;- dalle immagini di ogni genere che giungono dalla TV,dal cinema, dai rotocalchi e turbinano la nostra fantasia.

In queste condizioni è estremamente difficile seguire ilcomando di Gesù Mt. 6,6 “...quando preghi, entra nella tuacamera, e chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto...”

Il silenzio diventa sempre più difficile per tutti e ciò non èsenza dannose conseguenze sulla vita di preghiera.

d - Mentalità materialisticaNel nostro tempo il valore delle attività umane, e il valore

stesso delle persone, è misurato dalla loro efficacia produttiva.

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Siamo dominati più dal culto del “fare” che dal culto “dell’es-sere”. La produzione delle cose. Così pensano e così agisconomolti cristiani ormai disimpegnati e per nulla praticanti.

e - La psicologia della frettaÈ caratteristica della nostra epoca e nasce dalla smania di

produrre. Si tratta in realtà di una abitudine che ci spinge a faretutte le cose in fretta, nel minimo tempo possibile, per potercidedicare ad altro lavoro; e teniamo sempre d’occhio l’orolo-gio, anche durante la preghiera. Ebbene questa fretta cidisaffeziona dalla preghiera, la quale richiede calma interiore.

2 - Le conseguenze

a - Crisi di fedeDalla crisi della preghiera traggono origine altre crisi.Anzitutto la crisi di fede. La sua causa va cercata nel fatto

che tutti noi oggi preghiamo meno di un tempo. Non a casoGesù ha detto ai suoi discepoli in un’ora drammatica: “Ve-gliate e pregate per non cadere nella tentazione” (Mt. 26,41).

Oggi il mondo è caduto nella tentazione, ama il peccato,deride Dio e disprezza tutto ciò che è sacro.

b - Crisi di carità e apostolatoSenza la preghiera le opere di carità perdono l’animazio-

ne soprannaturale della grazia e si riducono a pura filantro-pia; e l’apostolato decade a puro attivismo, quando non sirisolve in una ricerca della propria affermazione, come aisuoi tempi constatava S. Paolo: “Tutti cercano i propri in-teressi non quelli di Gesù Cristo” (Fil. 2,21.).

c - Crisi di vocazioneMolte crisi spirituali e morali sono dovute a indifferenza e

a mancanza di una regolare e intensa vita di orazione, soste-nuta fino a ieri da sagge abitudini esterne, abbandonate lequali, l’orazione si è spenta e con essa la fedeltà e la gioia.Penso si possa affermare che tutte le defezioni, le mancanze,le colpe, gli sbandamenti dal retto sentiero abbiano una solaorigine: mancanza di preghiera perseverante.

Paolo VI disse: “si può affermare che i religiosi, la cuivita spirituale fiorisce ed è feconda per gli altri, sono i reli-giosi oranti, mentre quelli la cui vita spirituale langue oabbandonano tristemente il loro stato, sono questi sempre

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pigri nel pregare” (25-5-73).“Non dimenticate la testimonianza della storia: la fedel-

tà alla preghiera o il suo abbandono sono il paradigma dellavitalità o della decadenza della vita religiosa” (E.T. 42).

“Chi non fa orazione fallirà: tradirà la sua vocazione mi-seramente (Don Orione L. II,267).

3 - Come risolvere il problema

Per non stancare il lettore, accenno solo alla possibile so-luzione del problema, riservandomi di svilupparlo nel pros-simo capitolo. Per pregare bisogna:

a - Conoscere DioE il segno che tu cominci a conoscere Dio è il desiderio di

conoscerlo di più. Infatti il segno che cominci a conoscereDio non sta nelle belle idee che tu hai su di Lui, non nelgodimento che ti procura la preghiera, ma nel desiderio diconoscerlo sempre più.

Non dimenticare che Dio è mistero: si rivela a te progres-sivamente e ti introduce progressivamente nel suo mistero.

b - Esistere e vivere nell’amore di DioQuesto è lo scopo per cui ti ha creato.

c - Vivere in un rapporto di amicizia con DioNell’amicizia i due esseri si guardano. Tu sai bene che lo

sguardo di un uomo è una porta aperta sul fondo del suocuore. È nello sguardo dei tuoi amici che ti scopri compre-so e amato da loro. Pregare è penetrare sotto lo sguardo diDio e desiderare di essere visto da lui fin dalle profonditàpiù segrete del tuo essere.

d - Lasciarti amare e trasformare da DioSentirai sorgere una grande pace nel più profondo del tuo

essere; e in relazione agli altri ti accorgerai di essere porta-tore di gioia.

e - Vivere un’esperienza tutta nuova con DioTi chiamerà per nome ed allora tu stai davanti a Dio, tu

sei con Dio, tu sei in Dio. Ed è sempre lui che ti supplica diaprirgli il tuo cuore. Finalmente conoscerai che pregare èsemplicemente lasciarti cercare, trovare e amare da Dio.

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IX - COME RISOLVERELA CRISI DELLA PREGHIERA

Riprendiamo lo schema annunciato nel capitolo precedentee lo sviluppiamo. Ed ecco subito alcune condizioni. Per ri-solvere la crisi della preghiera, ci vuole:a) un decisivo ritorno alla preghierab) riscoprire il gusto della preghiera.

Per questo è necessario:

1 - Conoscere Dio

Ognuno di noi deve cercare di sapere se avanza nella co-noscenza di Dio. Questo non ci deve meravigliare perché laconoscenza non è mai abbastanza.

Pensiamo a Mosè che ha contemplato Dio ed è divenuto unsuo intimo, un suo familiare. E pur essendo arrivato a questagrande esperienza domanda una conoscenza sempre più pro-fonda e si rivolge a Dio con questa triplice domanda:“Indicami la tua via,così che io ti conosca,e trovi grazia ai tuoi occhi” (Es. 33,12-13).

Ma come faccio a sapere se ho cominciato a conoscereDio? Sono sufficienti le belle idee su di lui, e il godimentoche mi procura la preghiera? No!

Il vero segno che comincio a conoscere Dio sta nel desi-derio ardente di conoscerlo sempre più. Infatti uno non puòdesiderare Dio se non sa chi è. Così pure se non avessimoDio in noi, non potremmo sentirne l’assenza quando com-mettiamo un peccato. Ed è proprio nel vuoto del desiderioche si svela la necessità della sua presenza. Dio si rivela anoi progressivamente, e più andiamo avanti nel processodella conoscenza e più ci accorgiamo che il mistero rimane,e il desiderio di conoscerlo sarà sempre più forte.

2 - Conoscere la qualità della nostra vita di preghiera

Ci chiediamo: qual’è la qualità delle nostre aspirazioni edei nostri desideri? S. Paolo ai Romani 8,5 “Quelli infattiche vivono secondo la carne, pensano alle cose della car-ne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cosedello Spirito”.

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Perciò se lo Spirito è presente in noi, più i nostri desidericorrispondono a quelli dello Spirito. Ma bisogna che questidesideri siano effettivi e si realizzino almeno in parte.

Ed allora ci domandiamo: ho sete di Dio? Tutte le mie aspi-razioni sono protese verso di lui? Ebbene l’intensità di que-sto desiderio di Dio è segno della qualità del mio amore. Inquesto senso e in questo modo posso dire di conoscere Dio.Ma non dobbiamo dimenticare che tutte le volte che Dio simostra, si rivela come misericordia. L’uomo cade in ginoc-chio, si umilia sempre di più e adora. Allora avremo modo diconoscere anche l’autenticità della nostra orazione:- dall’umiltà di tutta la nostra vita;- dalla premura di servire i nostri fratelli;- e dalla sollecitudine di intercedere per loro.

3 - Esistere e vivere nell’amore di Dio

L’atto creativo di Dio è un atto di amore. Creandoci, Dioci chiama ed è davanti a noi e in noi. Se noi esistiamo èperché siamo opera del suo amore. Perciò pregare è realiz-zare questo dialogo tra Dio e noi e tra Dio e tutti gli uomini.Pregare è riconoscere che Dio è la sorgente della nostrapersona e del nostro esistere. Ora possiamo ben capire chel’empio è colui che non vuole lasciarsi amare e non accettaquesta presenza nella sua vita. E noi diventiamo empi sepretendiamo di realizzarci all’infuori di Dio, o rifiutiamo diricevere Dio o di rispondere alla sua chiamata creatrice.

Rimaniamo sempre liberi ma entriamo in contraddizionecol nostro essere. Perciò dobbiamo tenere sempre presenteil fatto grandioso che avviene in noi: Dio ci fa liberi e poiviene a mendicare il nostro assenso al suo atto d’amore.Ed allora pregare è accettare e desiderare di essere cono-sciuti da Dio e da Lui amati; ma dobbiamo lasciarci amare.

Adamo si nasconde, fugge allo sguardo del creatore. Nonimitiamolo. Accettiamo il nome che ci dà mentre ci chiamaall’esistenza. Se accettiamo di essere opera dello sguar-do di Dio siamo immersi nella preghiera.

4 - Vivere in rapporto di amicizia

Il Salmista ci rivela che Dio vede tutto.“Signore tu mi scruti e mi conosci:

tu sai quando mi seggo e quando mi alzo

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mi scruti quando cammino e quando riposo”(Sal. 138,1).

Sono meravigliose queste immagini. A Dio vengono at-tribuiti atteggiamenti umani: si china verso l’uomo, vede,scruta, conosce, ascolta, comprende, è vicino, accoglie e hapietà. Bene! Questo Dio vuole entrare in comunione con te,ed ha un solo desiderio, quello di condividere ogni cosa conte. Ti vuole amare. Ognuno di noi sa bene che lo sguardo diun amico è una porta aperta sul fondo del proprio cuore. Edè proprio nello sguardo benevolo dei tuoi amici che ti sco-pri compreso e amato da loro. Così è con Dio. Dio è coluiche vede, che scruta, ma il suo sguardo è amore ed esprimela tenerezza infinita del suo cuore. Vede anche il tuo pecca-to e lo giudica; ma è uno sguardo pieno di misericordia e diperdono e ti salva.

Lo sguardo di Dio ti custodisce, ti protegge. Essere vistoda lui non vuol dire essere condannato o abbandonato, maessere protetto; è uno sguardo che dà vita e gioia.

In questo caso, pregare è penetrare sotto lo sguardo diDio e desiderare di essere visto da lui fin nel più profondodel tuo essere. E la vera preghiera comincia proprio ilgiorno in cui tu scopri questo sguardo di amore. Deside-rare di vedere Dio e di essere visti da lui che scruta le pro-fondità dell’uomo.

5 - Lasciati amare e trasformare da lui

Puoi onestamente ammettere di aver fatto l’esperienza diuna vera amicizia con Dio? Ebbene, tu sei nel pieno dellagioia perché ti senti chiamare con il tuo nome. Infatti quan-do avrai la grazia di una vera amicizia ti sentirai cambiatonel più intimo della tua persona. I tuoi problemi, forse, ri-mangono, ma tu li vedi in un modo nuovo.

E l’amore di Dio è così forte, così potente da trasformarti.Sant’Agostino dice: “Dio non ti ama perché sei grazioso,ma ti ama perché tu possa diventarlo”.

Come ogni incontro umano ti cambia, così è l’incontrocon il Signore. E sorge una comunione di essere con Dio,sulla quale si fonda una comunione di “sguardi” e di “amo-re”. Tu sei in Dio.

Allora se tu sei autentico nella tua preghiera, non fare comese tutto andasse bene, ma poni davanti a Dio la tua soffe-

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renza, il tuo rancore, il tuo orgoglio. E se preghi con fedenella verità lui trasformerà questa amarezza in dolcezza.Infatti tu sei qualcuno per Dio, sei prezioso al suo cospettoed egli ti ama. Così facendo ti accorgerai che tutto cambiain te e la tua preghiera sarà desiderata perché ti sentirai guar-dato, amato e chiamato per nome da Dio. E Dio ha per te unnome particolare, un nome che solo lui conosce, e il tuonome è una chiamata. E pregare è, forse, prima di tutto:sapere e credere che tu hai per Dio un nome; e sei invita-to ad una amicizia unica, che dà senso alla tua vita. Tustesso nella preghiera lo riconoscerai e lo chiamerai comeil Dio del tuo nome.

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X - LA PREGHIERA È UN’ESPERIENZADI “ESSERE” E DI “PRESENZA”

L’argomento che assieme vogliamo affrontare può sem-brare difficile, ma un esempio ti può subito ambientare efarti trovare a tuo agio.

Quando incontri un amico sei certamente interessato aquanto dice, a quanto pensa e a quanto fa: ma la tua veragioia è certamente di essere lì, davanti a lui e di sperimenta-re la sua presenza.

E più sarà profonda l’intimità con lui, più le parole diven-teranno inutili, anzi ti accorgerai che spesso sono di impac-cio, e penso si possa affermare tranquillamente che ogniamicizia che non abbia conosciuto questa esperienza di si-lenzio possa considerarsi incompleta: tanto è vero che cilascia insoddisfatti. Saper tacere insieme, ecco il grandesegreto. Quando cessano le parole, l’amore vive. E subitoti accorgerai che l’altro è diventato qualcuno per te e lasua presenza ti dà gioia.

Questa riflessione ti può aiutare a capire un poco il mi-stero della preghiera. Infatti finché non ti sei allenato dipensare a Dio, e di contemplare il suo volto sostando insilenzio, la tua preghiera sarà sempre un qualcosa di este-riore: sarà impostata dal di fuori; non sarà quel faccia afaccia nel quale Dio è diventato qualcuno per te. Quandofarai veramente l’esperienza di Dio, allora la preghierasarà aperta per te.

Però potresti correre il rischio di ridurre la presenza diDio a uno “stare lì” fatto solo di curiosità: essa invece è unacomunione! Ossia devi uscire da te verso l’altro; la tua con-divisione deve diventare una “Pasqua” un passaggio in Dioche diventa insieme dono e accoglienza.

1 - Pregare è accedere alla presenza di Dio

Accedere alla presenza di Dio comporta:- posare lo sguardo su di te- penetrare il tuo io- aprirti a Dio.

Làsciati, dunque, guardare dentro da Dio. S. Giovanni dellacroce nel Cantico spirituale (33,4) dice che guardare è ama-re. Perciò nell’orazione làsciati conquistare dalla sua pre-

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senza. Ricorda (Ef. 1,4) che sei stato “scelto per essere santoe immacolato al suo cospetto nella carità”. Anche se nonhai coscienza di tutto questo, tu sei stato creato per essere

- “Santo”, ossia separato dal peccato;- “Immacolato”, senza alcun impedimento per poter stare

al cospetto di Dio;- “nella Carità”, guardandoti ti ama e ti insegna ad amare,

e le parole diventano sempre più rare. Così ti accorgerai chenon serve ricordare a Dio quello che lui già conosce, perchéti vede nell’intimo e ti ama. Perciò la preghiera è vivereintensamente questa presenza, e le abituali quotidiane ba-nalità della vita non avranno più la precedenza. Qui nasce ildialogo con Dio, che può diventare contemplazione. Ma nondevi dimenticare che tu puoi dialogare con Dio solo perchélui lo ha voluto.

2 - Dialogando tu stai davanti a Dio

Da questo momento Dio cessa di essere per te un oggetto,un anonimo, per diventare un “Tu”. E per dialogare effetti-vamente devi metterti davanti ad una presenza diversa, a unaltro. Non puoi metterti subito al posto dell’altro, e inoltredevi essere te stesso. Richiama alla tua mente l’esperienzadi Mosè, Elia, Isaia (Es. 35,18 - 23; Is. 6) e tutti i profeti;essi hanno la missione di stare davanti a Dio, perché sonocerti che Dio li conosce. “Prima di formarti nel grembomaterno, ti conoscevo” (Ger. 5). Conoscere Dio ed essereda lui conosciuti è entrare in relazione con lui, comunicarealla sua vita. E ciò implica due cose:- Tu stai a distanza. Fra te e Dio c’è un abisso. Dio è sempre

distinto dalla sua creatura.- Tu sei vicino. Nonostante la grande differenza, tu hai la

convinzione che non vi è distanza. Anzi, Dio ti è vicinis-simo, ti vede, è attento al tuo lamento, ti ascolta, ti com-prende, ti accoglie e ti risponde:“Il Signore ascolta la mia supplica,

il Signore accoglie la mia preghiera.” (Sal. 6,9 - 10)

3 - Dialogando tu sei con Dio

Inizia così una vita con Dio. E questo comporta tre cose:a) Essere d’accordo con lui. Gesù dira: “Chi non è con me

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è contro di me” (Mt. 12,30). Si tratta di accettare il modo dipensare, di parlare e di agire di Dio. E ciò con la tua vita.Non ti chiede di riferire ciò che hai sentito dire di lui, né diparlare di lui, quanto di farlo parlare con la tua vita.b) Essere uniti a lui. Quando tu desideri di non essere piùseparato da Gesù, e aspiri di trovarti faccia a faccia con luiper sempre, allora la tua preghiera non può fare a meno diquesto amore e diventa così una preghiera cordiale, serena,attenta e affettiva. Sorge in te una profonda serenità e unacalma non comune che si traduce nelle tue azioni gentili,buone e rispettose.c) Essere al lavoro con lui. “Egli ne costituì dodici che stesse-ro con lui” (Mc. 3,14). Qui nasce la vera amicizia con Gesù.Infatti lui che sa tutto, che conosce la nostra debolezza, lafacilità al tradimento, il rischio di fargli fare anche bruttafigura, ci dà tutta la sua fiducia e dice: “voi siete miei amici,se farete ciò che io vi comando” (Giov. 15,14). E così titrovi ad essere l’uomo dell’amicizia con Dio. Ora puoi chia-marlo, invocarlo con questa unione di volontà, di amicizia edi lavoro.

4 - Dialogando tu sei in Dio

Avrai certamente sperimentato, se hai avuto la grazia diuna vera amicizia, che rimanere con qualcuno in una unio-ne di amicizia è l’inizio di una intimità. E le tue cose non leconfiderai al primo che incontri, né a un gruppo di gentedisattenta, ma alla persona che senti vivere in te. Così èl’amicizia di Dio con l’uomo. Dio fa realmente del tuo cuo-re la sua dimora, e tu partecipi alle relazioni d’amore checircolano tra le Persone della Trinità. E l’orazione è la pre-sa di coscienza di questa vita divina in te ed è la volontà diessere una sola cosa con Dio, nonostante l’enorme distanzache ti separa da lui. Perciò l’orazione è l’impegno di comu-nione nella presenza e nell’intimità con Dio. Fare orazioneè trovarti davanti a Dio, essere unito a lui, restare con luicon tutto il tuo essere: corpo, intelligenza, volontà, cuore.Così e solo così la preghiera sarà veramente efficace.

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XI - LA PREGHIERA NON È UN INVITO PER ALCUNIMA È VOCAZIONE DI TUTTI

Riaffermiamo con convinzione che pregare è stare davan-ti a Dio, con Dio, in Dio.

E Dio si rivela a te come il “Santo”, l’Amico e l’Ospite.Se tu puoi stare davanti a Dio, è perché ha voluto rivelarsi

a te come il Santo, l’Amico, l’Ospite. Alla tua scelta, - cheè l’atteggiamento di accettazione e di risposta alla propostadi Dio, - corrispondono questi tre momenti:

1 - Dio si mostra “Santo”, e tu stai davanti a lui

“Santo” vuol dire totalmente separato.Anch’io sono chiamato ad essere santo, e lo sarò nella

misura in cui sono staccato dal peccato e unito a lui.Ma ecco la mia realtà: davanti a lui io sono polvere e ce-

nere (Gn. 18,27), e tutto è nulla all’infuori di lui; “A chi potreste paragonarmi quasi che io gli sia pari?”

(Is. 40,25) dice il Santo.“Io sono il Signore, e non v’è alcun altro; fuori di me non

c’è Dio; ti renderò spedito nell’agire, anche se tu non miconosci...” (Is. 45,5).

Ebbene, quando scoprirai che si è manifestato anche a te,tu non farai altro che inginocchiarti per adorarlo.

2 - Egli è totalmente separato per la sua infinita purezza morale

Qui sperimentiamo la nostra naturale impurità:“Ohime! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra

impure io sono” (Is. 6,5).La bibbia ci rivela che colui che prega, se è convinto di

stare davanti a Dio, è perché Dio rivela la sua santità, e au-tomaticamente la creatura riconosce la grandezza di Dio ela propria miseria e spontaneamente sente sorgere in sé ildesiderio di adorare.

3 - Dio mentre rivela la sua grandezza, rivela anche il suo amore

“Non darò sfogo all’ardore della mia ira, perché sono

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Dio e non uomo; Sono il Santo in mezzo a te e non verrònella mia ira” (Os. 11,9).

Dio è colui che ama, che ti ama di un amore personale, tichiama per nome: e se tu puoi stare con lui è perché lui havoluto stare con te. Perciò se rispondi al suo amore, egli tiabilita, ti rende capace di amare: “Se uno mi ama, osserve-rà la mia parola e il Padre mio lo amerà, e noi verremo alui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv.14,23).

Se accetti, vivrai il profondo mistero dell’orazione che èpresenza di Dio in te. Si stabilisce così una profonda inti-mità tra Dio e te e si avvera quanto dice l’Apocalisse 3,20“Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la miavoce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui edegli con me”. Perciò se perseveri nella preghiera, il DioSanto, Amico e Ospite darà un senso alla tua vita.

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XII - PREGARE È ASCOLTARELA SUA VOCE

Pregare non è supplicare Dio di venire da te, ma è ascol-tare la sua voce che ti supplica di aprirgli il tuo cuore. Sipotrebbe dire che spesso noi evidenziamo una mentalitàda scalatori e agiamo di conseguenza con Dio. Infatti, ognivolta che preghiamo lo aggrediamo, andiamo all’assaltodi Dio per conquistarlo a forza. Disposti a qualunque cosapur di averlo a nostra disposizione come colui che risolvetutti i nostri problemi. E con la stessa aggressività a lui ciribelliamo, se non ci concede immediatamente quello chechiediamo.

Gli ricordiamo sempre i suoi doveri, gli addossiamo tuttele colpe, lo riteniamo causa del male che c’è nel mondo edel nostro male... In pratica supplichiamo Dio di venire anoi e di risolvere i nostri problemi. Una simile preghieranon ha alcun senso, né ragion d’essere per un cristiano. In-fatti è Dio che viene verso di te. È lui che ti ha amato perprimo (Gv. 4,19). Tu non devi più affannarti, non devi sfor-zarti di convincere Dio a venire in te; devi solo impegnartiad essere dei suoi. Subito dopo il peccato, Dio ha comincia-to a venire in mezzo ai suoi, ma i suoi non l’hanno accolto(Gv. 1,11).

In che cosa deve consistere dunque la tua preghiera?Pregare è:1) mettere il cuore in pace;2) lasciarti cercare, trovare e amare da Dio. Dio si impe-

gna di ricordarti questa sua presenza. Il mondo non è undeserto, dal quale Dio sia assente, ma ti offre la presenzadel suo figlio Gesù. E tu non devi fare prodezze, ma devicredere che d’ora in poi lui è là, alla tua portata e si offregratuitamente nel Pane della Parola e dell’Eucaristia.

Mettiti in ascolto, senza libri; senza discorsi preparati, sen-za fretta; e ti troverai immerso in una profonda contempla-zione capace di riempire tutta la tua esistenza.

Ripòsati davanti a Lui; e non voler scoprire questo amorea forza di fatiche: ma in una preghiera silenziosa e intensaDio ti manifesterà i tesori d’amore del Cuore Sacratissimodel Figlio suo Gesù.

Se avrai la grazia di fare questa scoperta capirai la durez-za del tuo cuore; e scoprirai che il tuo grande peccato è di

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rifiutare di lasciarti amare da Dio.Nella preghiera non domandare a Dio di cambiare parere

su di te, di venire da te, di amarti, perché questo è compitosuo e lo fa sempre; ma, al contrario, devi guardarti dentro,togliere il tuo cuore di pietra, cambiare modo di pensare edi agire e accettare l’amore di Dio.

Hai bisogno di silenzio interiore per ascoltare la voce diDio. In parole semplici e concrete, devi convertirti. Ossiadevi aprire il tuo cuore a questo amore infinito di Dio, deviessere in stato di veglia e di ascolto per non perdere l’ap-puntamento d’amore.

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XIII - PREGARE È LASCIARTI AMAREE TRASFORMARE DA DIO

Una verifica coraggiosa ti può aiutare a risolvere il pro-blema fondamentale della preghiera. Spesso vivi in un maredi difficoltà materiali e spirituali; incomprensioni, solitudi-ni, isolamenti, incapacità di accogliere e di farti accettare...

Perché tutto questo?Perché troppo spesso vuoi costruirti e realizzarti da solo.

Sei troppo convinto che la santità, cioè la tua appartenenzaa Dio, debba essere costruita dalla forza delle tue braccia,che la preghiera sia frutto delle tue ricerche, che la vita fra-terna sia il risultato delle tue conquiste...; mentre devi con-vincerti che tutto dipende dalla presenza dello Spirito cheagisce in te... che prega in te; e la comunione autentica, nel-la vita familiare, religiosa, parrocchiale non è una costru-zione umana, ma opera dell’amore di Dio Padre, Figlio eSpirito Santo. La preghiera e la soluzione di tutti i problemisono doni che vengono dall’alto. Tu devi accoglierli, devipreparare il tuo cuore come terreno capace di farti crescere.

Perciò liberati dalle tue frette, non correre continuamente,costringendo Dio a lasciarti andare; perché fuggi continuamenteinseguito dalla tua stessa paura? Cessa di volerti realizzare se-condo un piano concepito nel tuo piccolo e angusto laborato-rio, perché Dio ha un programma di amore più completo. Ab-bandona la tua pretesa di volerti costruire da solo e lascia farea Dio anche se non comprendi il suo programma. Non voleressere oggi, quello che sarai domani con il tempo e con lagrazia di Dio. Non imporre le tue vedute, le tue volontà, i tuoipiani, senza domandarti se Cristo abbia bisogno di te, perché isuoi piani sono sempre migliori dei tuoi (Paolo VI).

Egli aspetta da te una sola cosa: che tu lo lasci fare.Però attenzione! Lasciar fare a Dio, non vuol dire rimane-

re inerti. Devi attivamente lasciarti amare da lui, abbando-narti a lui per lasciarti da lui trasformare. Dio vuole da teuna fedeltà costante, preferendo la sua volontà alla tua, eimmediatamente scoprirai in te gioia e pace.

Anche il tuo stesso peccato, purché riconosciuto, ti darà unaspinta in avanti. A poco a poco sentirai che questo stare davantia Dio, ti fa penetrare sempre più in lui. Per questo bisogna che latua preghiera intensa e prolungata sfoci nella contemplazione; equesto non è un invito per pochi, ma è la vocazione di tutti.

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XIV - PREGARE È ACCETTAREL’AMORE DI DIO PER TE

Dio non si è accontentato di dire che ti amava: un giorno egliè divenuto uomo, un essere come te.

Non hai bisogno di aver fatto degli studi superiori, per ca-pire che cosa sia un uomo. E non devi neppure dire: sonoanziano, non ricordo più nulla, mi distraggo, sono ignorante.Per capire che Gesù si è fatto uomo, basta sentirsi vivere,amare, piangere. Pensa: un uomo nasce, vive e passa sullaterra, ed è Dio: Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, Figlio diMaria. È un essere totalmente uomo, senza alcuna riserva.Non è solo un uomo che nasce a Betlemme, che muore aGerusalemme: è Dio che si dà un volto, nasce, lavora, parla,si sottopone alla sofferenza e alla morte.

È veramente l’amore di Dio per te che prende corpo in Gesù.Accoglilo nel tuo cuore e cerca di guardare dentro, guardare afondo, ma senza stancarti. Domandagli spesso di immergerti nelsuo cuore e in quello dei fratelli. E quando ti avvicinerai a Gesùcon la fede, scoprirai di essere divenuto dimora di Dio. Da quan-do Gesù ha cominciato a vivere in mezzo a noi, qualcosa è cam-biato nel cuore del mondo. L’umanità è entrata in Dio, e Dio èentrato in ciascuno di noi e ci ama con un amore personale.

Credo fermamente che nessun uomo arrivi al suo pieno svi-luppo di creatura se non si inserisce ogni giorno più profonda-mente nel mistero di Gesù. E in Gesù non incontrerai solo ilPadre ma ti accorgerai di essere in comunione con tutti coloroche hanno aspirazioni come le tue. Troppo spesso mettiamo inopposizione preghiera e vita, servizio di Dio e servizio dei fra-telli, contemplazione e azione. Da quando Dio ha incontrato l’uo-mo in Gesù, per vivere nel cuore della sua creazione, egli è pre-sente nel quotidiano di ogni sua creatura. Perciò quando preghi,piega le ginocchia alla presenza del Padre e domandagli di farticomprendere che Gesù abita nel tuo cuore per la fede (Ef. 3,17)

Ma per pregare e quindi per accettare l’amore di Dio per te, ènecessario che tu sia consapevole della presenza di Gesù in te.Questo è l’oggetto e il fine della tua preghiera. Se passassitutto il tempo della tua orazione a domandare questa grazia, tuavresti scoperto i disegni di Dio su di te. Sappi che quantodomandi così con insistenza corrisponde al desiderio di DioPadre. Egli aspetta che tu abbia le mani aperte e imploranti perdeporvi il suo Figlio.

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XV - PREGARE È LASCIARTI CONDURREDA DIO

ALLA CONOSCENZA DEL TUO PECCATO

Conoscere Dio è opera della sua rivelazione; è un suo dono.E questo dono non si ottiene al termine di un cammino pie-no di ragionamenti e ricerche, ma mediante l’umile pro-strazione del tuo essere di fronte a Dio. Pertanto se cessi dipregare e ti perdi nei ragionamenti seguendo le varie cor-renti di pensiero, non ti accorgerai di questa presenza. Po-trai anche avere piena coscienza degli sbagli commessi manon per questo avrai il senso del peccato. E questa scopertadelle tue colpe farà nascere in te la cattiva coscienza o ilsenso di colpa, ma non il vero pentimento e non riuscirai acorrispondere all’amore che Dio ha per te.

Devi scoprire che sei in relazione con Dio. Infatti, mentrela preghiera è una presenza di Dio, il peccato appare comeun’assenza, un rifiuto, un ostacolo al suo amore.

Non puoi dunque avere la conoscenza del tuo peccato, seDio non te lo rivela. Ed ecco delinearsi un principio fonda-mentale: quando vuoi scoprire il tuo peccato è importantenon tanto esaminarti, quando pregare intensamente. S. Ago-stino dice: “Signore, fa che ti conosca e che mi conosca”.Allora capirai che ciò che conta non è tanto un elenco esat-to delle colpe, come fosse una nota per gli acquisti quoti-diani, ma la conoscenza soprannaturale di una cosa nasco-sta. E scoprirai anche che confessare il tuo peccato, non èdirlo a un sacerdote perché lo conosca, ma aprirti a Dio, cheper primo si è aperto a te, dichiarandoti il suo amore. Ilpeccato è la privazione della grazia; è l’uomo dinanzi a Dioin stato di rottura, di rifiuto, di allontanamento. E il pecca-tore è colui che volta le spalle a Dio e rifiuta di ricevere dalui il suo amore. Ed è proprio con la luce del suo amoreche Dio aprirà i tuoi occhi e ti farà il dono della conoscen-za del tuo peccato.

Prega tutto il tempo che sarà necessario per ricevere que-sta rivelazione. E sorgerà in te una forte pace interiore cheti unirà alla fiducia nell’amore misericordioso del Dio cheperdona.

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XVI - PREGARE È UNO SGUARDOD’AMORE DI GESÙ

L’ esperienza insegna che se perseveri nella preghiera pertutto il tempo necessario, sentirai sorgere in te una fortepace interiore e grande fiducia nell’amore misericordiosodel Signore.

Ebbene in questa preghiera intensa non sei abbandonato ate stesso. Se poi ti applichi a leggere con calma la preghieradegli esiliati (Baruc 1,15 - 3,8) oppure i salmi 25 e 51 tiritroverai in una storia di peccato che proviene da molto piùlontano di te, e soprattutto scoprirai come satana ne sia l’au-tore.

Dopo Adamo l’umanità intera si è trovata immersa in que-sto peccato, e anche tu fai l’esperienza della tua profondamiseria. Ma nello stesso tempo scoprirai una realtà meravi-gliosa. Infatti Dio non rivela mai il peccato dell’uomo per ilgusto di fargli sentire la sua miseria ma gli mostra contem-poraneamente la sua salvezza. E nell’atto stesso che tu sco-pri il tuo peccato ne ricevi anche il perdono. Nella lettera aiRomani (5,12 - 30) non si parla mai di Adamo senza parlareanche di Gesù Salvatore. E quando ricevi il perdono del tuopeccato, contemporaneamente ne scopri anche la malizia eil veleno. Infatti quando un tuo amico ti perdona i tuoi com-portamenti antipatici, cogli insieme il suo amore e la tuaingratitudine.

Cessa pertanto di fermare la tua attenzione solo sul tuopeccato, e affonda il tuo sguardo negli occhi di Dio; perchéquanto più comprendi il suo amore per te, tanto più scopri-rai la tua miseria, e sentirai in te una determinazione straor-dinaria per un cambiamento radicale.

S. Giovanni Crisostomo dice: Dio non ti rivela il tuo malese non quando hai incontrato il tuo Redentore, e per suomezzo ti ha già guarito. Attendi con pazienza la rivelazionedi te stesso che Dio vuole concederti, oggi... Infatti se tuconoscessi subito tutti i tuoi peccati ti perderesti di corag-gio. Man mano che li espierai, li conoscerai, e il Signore tidirà: “Guarda i peccati che ti sono perdonati... non averetimore; la tua conversione riguarda me. Io ti amo più ar-dentemente di quel che tu non abbia amato le tue iniquità”(Pascal).

Perciò tu devi accusare proprio questo, perché è quello

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che Dio vuole perdonarti, gli altri peccati non ne sono chela sua conseguenza. Ricorda Pietro quando incontra Gesùdurante la Passione. Pietro crede di conoscere e di amareGesù ma non ha ancora coscienza del suo triplicerinnegamento e non supera il livello della sua colpa. Il Signo-re voltatosi guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle paroleche il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggimi rinnegherai tre volte”E uscito, pianse amaramente (Lc.22,61 - 62).

Ormai tutto è chiaro.In questo sguardo, Pietro riceve insieme la rivelazione del-

l’amore di Gesù per lui e quella del suo peccato. E il Signo-re agisce sempre così: prima ci rivela il suo amore, poi ci facapire e rinnegare il nostro peccato.

S. Teresina che aveva scoperto il grande amore di Gesùper lei, giunse a dire: anche se avessi commesso tutti i pec-cati possibili nel mondo, che cosa possono mai essere a con-fronto del grande amore che Gesù ha per me? Sarebberocome una goccia d’acqua (i miei peccati) in un mare di fuo-co (l’amore di Gesù) che subito viene distrutta.

Ma tutto questo si può capire solo mediante l’intensifi-cazione della tua preghiera, perché solo questa ti unisceintimamente al Signore. E ti convincerai che la ragioneper cui conosci il tuo peccato non risulta dall’introspezio-ne, ma dalla contemplazione di Cristo in Croce. E S. Tere-sa d’Avila consiglia all’incipiente nella via della perfezio-ne di meditare sulla passione di Gesù perché nel suo voltopiagato, intravede l’amore infinito di Dio per il peccatore.Ma non ti è possibile scoprire questo volto, senza scoprirenello stesso tempo che nel tuo cuore, tu lo respingi. È que-sto il tuo vero peccato. Ma la scoperta del tuo peccato, èsempre molto meno importante della scoperta di Gesù-Amore.

Ed allora, come Pietro, anche tu sei vicino al dono dellelacrime. E questo sguardo d’amore di Gesù che scopri men-tre preghi contemplando il suo volto, ti rivelerà la profondi-tà del suo cuore e come il tuo peccato si perda nel suo im-menso amore.

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XVII - PREGARE È APRIRTI ALL’AMORE (DIO)E CHIUDERTI ALL’INIQUITÀ (SATANA)

Forse anche tu non credi all’azione di satana. È segno chesei ancora lontano da Dio. Non devi fare alcun sforzo; devisolo lasciarti guardare, amare e chiamare dal Signore. Met-titi su questa strada che è l’unica per avvicinarti al Signore;e più entrerai nella sua intimità, più scoprirai il mistero del-l’iniquità.

Oggi, chi osa parlare di satana, fa la figura di un sorpassa-to o di un antiquato; eppure i fatti ci dimostrano gli abissinei quali sono sprofondate regioni intere della vecchia Eu-ropa.

Ancora oggi si pratica da alcuni uomini l’oppressione, latortura, la crudeltà e per mascherare il tutto la si pratica innome dell’ordine stabilito.

E oltre alle violenze fisiche, ci sono anche tutte le conse-guenze della società dei consumi. Come spiegare, infatti, labassezza di certi libri, giornali, spettacoli, senza la volontàprecisa di pervertimento? E quali altre tecniche inventeràl’uomo per gettare il mondo nelle tenebre? Sì, vi è nel mon-do un mistero di iniquità e lo stesso Gesù ne ha rivelatol’autore: satana.

E la sua astuzia, la sua menzogna - poiché è “il padredella menzogna” (Gv. 8,44) - è di persuaderti che non esi-ste. Satana non lo si scopre se non in presenza della grazia.Nel Vangelo, gli indemoniati non possono sopportare la pre-senza del Figlio di Dio. Lo stesso puoi sperimentare oggi esempre quando uno vive la verità, l’amore, la purezza, quantiostacoli trova! E chi ha negato Dio e abbracciato la depra-vazione morale non sopporta la vicinanza di Gesù, lo rifiu-ta, lo disprezza, lo oltraggia e se potesse (succede ancoraoggi) lo ucciderebbe per evitarne la presenza.

Sappilo bene: più sarai invaso dalla presenza di Dio e piùti accorgerai della presenza del peccato e del male. E quan-to più uno è lontano da Dio, tanto più dirà: io non ho pecca-to; così pure quanto più uno si avvicina a Dio tanto più siscopre peccatore.

La presenza di Gesù smaschera la presenza di satana per-ché sono totalmente opposti.

Comprendi ora perché satana scatena una lotta senza tre-gua a Gesù e ai figli della luce.

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Per sconfiggerlo è necessario avvicinarsi sempre più alSignore, vivere in lui e farlo vivere in noi. Oggi con estre-ma facilità c’è gente che pensa di essere indemoniata o og-getto di “fatture” da parte degli altri, e vive in un tormentocontinuo. È necessario domandarsi: da quanto tempo nonmi confesso e non faccio la comunione? Che cosa vedo,che cosa dico, qual’è l’oggetto dei miei pensieri e dei mieidiscorsi? Quale posto occupa nella mia giornata la preghie-ra, il raccoglimento? Quanto penso a Dio? Non si darà for-se il caso che invece di aprire la porta del tuo cuore a Gesù,l’hai aperta proprio tu stesso a satana? Devi sapere che Gesùè totalmente “Eucaristia” perché è totalmente donato al Pa-dre. Satana invece è “assenza totale di Eucaristia” perché èrinchiuso in sé. E così ti accorgerai che il segno della pre-senza di satana non è l’ignoranza, né la debolezza, né lacattiveria degli altri nei tuoi riguardi, ma è la tua chiusuraa Dio per realizzarti da solo.

Satana è capace di presentarsi come angelo di luce e dipresentarti un bene che trova in te, come fine unico dellatua vita. Ma questo è un inganno perché il fine unico dellanostra vita è Dio.

Così ha agito con Gesù nella tentazione del deserto. Eccoallora l’utilità della preghiera che ti apre sempre di più al-l’amore e ti chiude al mistero d’iniquità.

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XVIII - PREGARE INSIEME PER CREAREUNA NUOVA PRESENZA DEL SIGNORE

È viva convinzione che la preghiera ci apre all’amore e cichiude all’iniquità. Infatti per sconfiggere l’iniquità è ne-cessario avvicinarsi al Signore creando spazi nuovi inizian-do dalla famiglia, cioè pregando insieme.

Oggi, forse come non mai, si teme la presenza del mali-gno in seno alla propria famiglia. Infatti tutti desideriamovivere all’insegna di una comunione profonda che uniscetutti nelle attese, nelle gioie, nelle prove... e non dovrebbeessere diversamente; ma questa comunione, che dovrebbeessere il segreto di ogni famiglia, la sua novità e la sua for-za, si raggiunge solo pregando insieme.

Con ciò non si deve ritenere che sia solo una conquista deigenitori, ma prima di tutto è un dono dello Spirito che rendei membri della famiglia una “Chiesa domestica”. E alla basedi questa comunione non c’è solo il vincolo affettivo e diparentela, ma c’è il legame di amore che unisce tutti i mem-bri a Cristo e alla sua Chiesa. È una realtà che supera l’espe-rienza umana ed è una risposta ad un mistero di fede. Ma cidomandiamo: come tenere viva questa realtà, e come rinno-varla continuamente? Questo si realizza mediante la preghieracomune. Pregare insieme è la vocazione di ogni famiglia.Forse questa affermazione ci sembrerà troppo lontana dallarealtà, perché l’azione martellante del materialismo tenta disoffocare ogni aspirazione dell’anima. Ora bisogna ricupera-re questi valori e armonizzarli con i nostri interessi dando lagiusta precedenza. Per pregare insieme bisogna dimenticaremomentaneamente se stessi e aprirsi agli altri; e si potrà pre-gare insieme se si prega gli uni per gli altri. E così in famiglianon sarà più solo la singola persona che prega, ma l’interafamiglia, che non somma la preghiera dei singoli ma creauna forte comunione fra tutti i membri che saranno un cuorsolo e un’anima sola. Ecco come si realizza la comunione infamiglia mediante la preghiera: c’è la preghiera sponsale, lapreghiera di padre e madre e la preghiera familiare.

1 - La preghiera sponsale

Pregare insieme per gli sposi diventa un’occasione per ap-profondire la loro comunione. Infatti per vivere pienamente

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il loro matrimonio, gli sposi hanno bisogno di pregare. “Lapreghiera rafforza, purifica e aiuta a trovare luce e appro-fondisce il rispetto che particolarmente i coniugi devononutrire reciprocamente verso il loro cuore, verso il loro cor-po, mediante il quale essi sono così vicini l’uno all’altro”(Giovanni Paolo II 3-5-81).

Ma la preghiera dei coniugi deve essere un bisogno primadi un dovere; un’esigenza prima di un comando perché sca-turisce dalla vita di comunione. Infatti sono già uniti per unreciproco impegno di fedeltà, e pregando insieme realizza-no la perfetta comunione coinvolgendo tutte le dimensioniumane. Questa è la novità della preghiera sponsale.

2 - La preghiera di padre e madre

Questa arricchisce e qualifica la preghiera sponsale. In-fatti non tutti gli sposi sono padre e madre; ma quando lodiventano, se pregano insieme non possono mai separare laloro identità di genitori.

Il padre ispira la fermezza, la fortezza; la madre è più in-cline alla affettività, al sentimento, alla misericordia. E an-che nel dialogo con il Signore ogni problema familiare sipresenta con risvolti differenti. E Giovanni Paolo II racco-manda ai genitori: “Pronunciate spesso la parola Abbà erecitate il Padre nostro, per imparare incessantemente daDio stesso che cosa vuol dire sostituire il Padre celeste eportare in sé la sua autorità” (3-5-81).

E così la finalità della preghiera si allarga: infatti gli sposiche sono diventati padre e madre non potranno mai disgiun-gere dalla loro preghiera i loro figli. Ben presto scoprirannoche la preghiera è diventata più fervorosa, più continua, piùmotivata, perché pregano e fanno pregare per i loro figli.

3 - La preghiera familiare

Quando ognuno accoglie come un dono i desideri, le at-tenzioni e la sensibilità dell’altro, la preghiera crea una for-te comunione. Nessuno dei due si impone, né condizional’altro, perché sarebbe la preghiera di uno solo, ripetuta dal-l’altro. Quando si prega insieme, ognuno deve sentirsi cosìpovero da aver bisogno dell’altro per purificare il propriomodo di incontrarsi con Dio, e così la preghiera comune sirealizza nel suo significato più pieno: genera la presenza di

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Dio in famiglia: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome,io sono in mezzo a loro” (Mt. 18,20).

E così nella lode comune al Signore i genitori riconosco-no che non è possibile parlare a Dio, senza la presenza del-l’altro. Con ciò non si vuole sacrificare la preghiera perso-nale che conserva i suoi spazi e conosce un suo tempo diesprimersi. Anzi, quanto più uno perfeziona il suo modopersonale di pregare, tanto maggior contributo darà alla pre-ghiera comune.

Perciò il marito non può fare a meno della preghiera dellamoglie, della sua sensibilità e della sua fede. Senza la pre-senza dell’altra comparte, la sua preghiera sarebbe più po-vera e priva della sua originalità.

Si tratta di condividere un’esperienza di fede maturata evissuta lungo tutta la propria vita con i segni della fanciul-lezza e del proprio ambiente familiare. La preghiera deglisposi non può essere “celibe” o “nubile” perché il Signoreli ha uniti in matrimonio e li attende uniti in dialogo con lui.Nessuno dei due può andare per suo conto, né rimanerebuona parte della giornata ritirato nella sua cameretta o inchiesa, trascurando l’altro. Se la sua preghiera è autentica,riuscirà certamente a coinvolgere l’altro. La preghiera del-l’uno deve passare attraverso l’altro; questo è il primo ef-fetto della buona preghiera personale. E così questa comu-nione fra i genitori, per sua natura, è destinata ad estendersiai figli. Se i genitori pregano con i figli, ogni forma di co-munione si tradurrà in una lode comunitaria a Dio. Se ciònon avvenisse, il nostro vivere in famiglia mancherebbe diuna dimensione umana. E l’anima ha le sue esigenze chedebbono essere rispettate. Perciò il legame genitori e figli,e il rapporto figli-genitori, si esprime anche attraverso lapreghiera. Se questa manca, si priverebbe la parte spiritualedelle sue esigenze e aspirazioni e il nostro vivere in fami-glia non realizzerebbe il piano di Dio che ha scelto comesua nuova dimora il cuore dell’uomo.

Infatti da Adamo in poi, il mondo ha sempre cercato dicontestare o soppiantare Dio. Eppure, cosa strana, nessunargomento ha mai interessato tanto, quanto il rapporto conDio, cioè la preghiera. Si trovano testimonianze chiarissi-me in ogni religione e ogni popolo: e l’archeologia ce loconferma.

La letteratura cristiana inizia con i vangeli per poi molti-plicarsi ininterrottamente di secolo in secolo, negli scritti

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dei Padri per arrivare ai nostri giorni e constatare che tutti sicimentano su questo argomento. E proprio in questi tempiin cui l’umanità sazia del proprio benessere, dopo i vari ten-tativi falliti di celebrare le esequie per la “morte di Dio” esembra proprio voler rompere i rapporti “diplomatici” conil regno dei cieli, questa stessa umanità, sente invece unforte desiderio della preghiera. E si dice con insistenza: ionon so pregare... mi aiuti... sento il bisogno di imparare apregare, ecc. Perciò questo piccolo contributo vuole venireincontro al forte desiderio di facilitare e rendere spontaneaper tutti la preghiera vissuta come incontro consapevole eamichevole con il “Tu” di Dio. Dobbiamo convincerci peròche se la famiglia crede nella preghiera e si impegna perattuarla, la società cambierà volto, e le attese della Verginesantissima avranno finalmente la loro realizzazione.

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XIX - LA PREGHIERA IN FAMIGLIA

Data la vertiginosità della vita familiare sorgono subitoalcune domande: come pregare in famiglia? Che cosa direal Signore? Quali preghiere recitare? ecc. Infatti pensiamoquasi sempre che l’unico modo di pregare sia cessare ogniattività e impegnarci a dire alcune formule. Gesù disse:“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore èlontano da me” (Mt. 15,8).

Condizioni richieste

Condizione indispensabile per pregare in casa è saper con-templare la vita quotidiana che si conduce in famiglia e im-parare a respirare Dio in ogni avvenimento. Da qui derivala novità della preghiera in famiglia. Dobbiamo imparare ariflettere sulle varie espressioni della nostra vita per risalirea Dio. Ci sarà sempre la tentazione di trasportare in casa,forme, mentalità, stili di dialogo non confacenti con la vitacristiana e più atte alla vita materialistica che si conduceoggi.

E se si cede a questa tentazione ne deriverà una preghierapovera, ripetitiva, statica. Che fare? Non uscire mai dallapropria esperienza domestica, ma assumere uno sguardocontemplativo su ciò che avviene ogni giorno nella vita co-niugale e familiare. Contemplare significa sostare sugli av-venimenti, sui fatti per vederli alla luce di Dio.

È una contemplazione di fede. È un dono che Dio elargiscenon ai sapienti, ma agli umili e ai semplici. Fuori da questocontesto diventa difficile pregare in casa. Infatti come è possi-bile pregare il Signore se non lo si incontra nella realtà familia-re o peggio lo si escludesse?

Contemplando ci si scopre al centro di un progetto di amoreche si realizza anche attraverso la sofferenza, il sacrificio,la fatica; così infatti è stata la vita di Gesù, ma poi tuttoporta al suo incontro nella risurrezione, ossia nella soluzio-ne di ogni problema.

Perciò è necessario:

a - RicordareGli sposi rivolgendo lo sguardo al loro quotidiano trova-

no motivo per alimentare il loro dialogo con Dio. Devono

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ricordare che nulla di ciò che avviene nella loro vita è estra-neo al progetto di Dio.

Infatti, né marito né moglie possono abbandonare la pro-pria casa, né estraniarsi da questo dinamismo di vita coniu-gale pensando di dover lodare Dio dando spazio esageratoad assenze ingiustificate e seguendo attività di gruppi di pre-ghiera e altre iniziative in sé buone, ma che possono disto-gliere dal quotidiano familiare, portando all’esasperazionequeste occupazioni in sé buone, ma devianti, se inducono atrascurare il marito o la moglie o i figli.

Infatti Gesù insegna a preferire lui (Lc. 14,26 ss.) ad ogniaffetto anche il più sacro, ma perché ci vuole insegnare luiad amare. Il preferire lui, il dargli la precedenza non vuoldire che si debba trascurare doveri così sacrosanti. Gesù, enon il mondo insegna ad amare e i coniugi scopriranno nelquotidiano del loro matrimonio il modo per vivere i loroimpegni e per pregare.

b - AscoltareGli sposi sono chiamati a ricordare l’alleanza che Dio ha

stabilito con loro nel giorno del loro matrimonio. Infatti laF.C. 127 ci dice che Dio per suo dono rende la loro esisten-za immagine e simbolo dell’alleanza che unisce Dio e ilsuo popolo, simbolo reale della nuova ed eterna alleanzasancita dal sangue di Cristo. Siamo stati scelti per inaugu-rare in famiglia uno stile di vita che diventi annuncio dellacomunione che è in Dio. Dico di più: il Signore non accettal’amore dei coniugi quando è separato, isolato, ma solo se èespressione di comunione. La loro espressione di amore sa-lirà a Dio se sarà espressa e comunicata fra di loro. Solocosì è in Dio e diventa annuncio della comunione.

Quando i coniugi dimenticano questo, anche la preghieraconiugale ben presto si spegne nel loro cuore e subentra ilsilenzio di Dio perché si è spento il dialogo fra di loro. Oggiè la televisione che parla in famiglia e non ci si educa ad unequilibrato discernimento. C’è sempre chi disprezza ad ol-tranza il mezzo di comunicazione e chi è sempre e soloteledipendente. Mentre è assolutamente necessario che i co-niugi imparino dentro la loro vita a discernere e saper ascol-tare. Ma bisogna scoprire l’ascolto come una chiamata per-ché il tutto sia vissuto come una risposta.

In questa luce gli sposi si educano all’adesione di fedealla parola di Dio. Si trasforma cioè in preghiera per espri-

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mere la propria gioia, invocare aiuto, chiedere perdono. Ecosì i genitori pregano Dio come creatore della vita; lo in-vocano come Padre e nell’agire si lasciano guidare dall’amo-re fedele. Quando i coniugi vivono la vita di ogni giornoalla luce del matrimonio scoprono il Signore che è amantedella vita, che è comunione, ed è fedele all’alleanza.

c - Rendere grazieLa preghiera dei coniugi deve avere come atteggiamento

fondamentale il senso di riconoscenza verso il Signore per idoni che continua ad elargire ad ogni famiglia. E qui biso-gna sapersi meravigliare e gioire insieme per tutto ciò cheaccade in famiglia.

Bisogna nutrire profonda speranza e fiducia di fronte al-l’ambiguità dell’esistenza, alla conflittualità, al mistero deldolore, della prova, dell’attesa che non sembra risolversi.Nella vita di coppia non dovrebbe mai mancare una visionepasquale di ogni avvenimento; cioè una continua attesa nellafiduciosa speranza che tutto può essere risolto perché pur inmezzo a tante difficoltà e alla morte stessa, la presenza diDio cresce; e cresce in modo nascosto, ma profondo epreannuncia sempre un modo nuovo. Tutto si apre alla spe-ranza; la sofferenza alla gioia; la sconfitta alla vittoria; lamorte alla resurrezione.

d - SoluzioneCome dar vita alla preghiera coniugale?Ci vuole un cammino paziente e graduale. E vorrei fer-

mamente credere che stia sorgendo una grande speranza.Perché? Perché sono già molte le coppie che non sono con-trarie a pregare insieme. È di grande conforto il passaggiocontinuo di anziani, giovani, fidanzati, sposi con i bambini,presi per mano che salgono ai piedi della Madonna e sosta-no in preghiera.

È commovente l’atteggiamento dei bambini educati allapreghiera. Si tratta di rispondere con buona volontà all’in-vito del Signore.

Il cammino sia graduale. Si inizia a recitare insieme lepreghiere comuni; poi si impara a porre insieme alcune in-tenzioni, e si finisce per realizzare insieme il progetto diDio sulla famiglia che è quello di educare bene i figli.

Tutti ce la possono fare.Ogni coppia se è docile all’azione dello Spirito, sa inven-

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tare le forme migliori per rivolgersi a Dio. E anche quandouno non dovesse condividere la sensibilità dell’altro, o ri-manere indifferente, o si rifiutasse perché trovasse inutilepregare insieme, non ci si deve mai scoraggiare.Si deve aiu-tare il coniuge a pregare, pregando per lui e invitarlo a met-tere insieme il suo disagio per offrire anche questo comedono, come suo apporto alla preghiera dell’intera famiglia.

Poi lo si inviti solo a pensare a Dio, a nutrire la sua mentecon il pensiero che Dio lo vede, lo conosce, lo ama; e poicontinuare a pregare per lui o per lei senza mai perdere lafiducia nella capacità della preghiera che lo Spirito del Si-gnore suscita in ogni cristiano.

Qualcosa di nuovo nascerà e l’ultimo a vincere è sempreil Signore.

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XX - COME REALIZZARELA PREGHIERA IN FAMIGLIA

La preghiera familiare deve nascere dalla vita quotidiana,e la sua riuscita dipende dal modo con cui si guardano lerealtà che si vivono.

Spesso si lamenta l’incapacità di pregare in famiglia e ciòpuò essere vero per il fatto che si ha spesso uno sguardoopaco alla luce della fede, e per di più si resiste alla graziadello Spirito Santo. Perciò prima di cercare il modo di rea-lizzare la preghiera in famiglia è necessario verificare comesi vive la propria esperienza di fede. Se uno è attaccato abi-tualmente alle cose materiali, ad esse pensa e tutto program-ma in vista di esse, non riesce a credere alle verità sopran-naturali. E se non crede non riesce a vivere bene. Infatti ilsuo sguardo fermo ai beni terreni, è distolto alle esigenzedello spirito, e le sue aspirazioni non vengono assecondate.

È necessaria una educazione

La preghiera familiare è intimamente legata all’educazio-ne alla fede e scaturisce nei momenti più importanti e vita-li:- in occasione della nascita di un figlio,- per interpretare una difficoltà e imparare a superarla,- per ringraziare Dio dei suoi doni,- per accettare il dolore e la morte,- per sostenere ogni speranza.

Considerato tutto questo, come realizzare la preghiera fa-miliare?

La preghiera è familiare per il suo contenuto:1 - La vita di famiglia in tutti i suoi aspetti va assunta come

contenuto del colloquio con Dio.2 - L’armonia, l’unità e la comunione familiare uniscono

tutti i membri che pregano assieme e ne condividono imotivi anche se a volte non sono presenti fisicamentealla preghiera. Ogni membro prega come padre, comemadre, come figlio; ossia come appartenente ad un de-terminato nucleo familiare.

3 - Il luogo stesso della famiglia richiama l’aspetto familia-re, perché la casa è un ambiente di vita, gioia, fatica,comunione, dialogo e scambio di valori.

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Ed ora si può capire meglio l’espressione tanto comune:la famiglia è la prima Chiesa domestica. Ed è proprio inquesta prima Chiesa che noi impariamo a far diventarepreghiera tutte le nostre situazioni. Ma come?

a - Ognuno di noi al termine di ogni settimana condividainsieme con gli altri membri della famiglia l’avvenimentoo l’esperienza che più lo ha colpito per scoprire in essola presenza del Signore.

b - Elevi a Dio una preghiera di lode, di ringraziamento, dipetizione e di perdono in rapporto a ciò che si è messo incomune.E un po’ alla volta questa esperienza diventerà abitualenell’ambito della famiglia, sempre protesa alla ricercadei doni che il Signore ci offre ogni giorno.

c - Alla sera si riveda la giornata trascorsa, esaminandolasotto lo sguardo di Dio.Si può tracciarne il bilancio passando in rassegna i donidi Dio: la salute, il lavoro, la scuola, la gioia, e insiemeringraziare il Signore. Ma facendo il bilancio balzano inevidenza anche i risvolti negativi: le nostre infedeltà,l’egoismo, la pigriza; e insieme chiedere perdono.

d - In ogni famiglia è necessaria anche la preghiera dei figli.È utile che preghino per i genitori, ma è altrettanto salu-tare che i genitori vedano pregare i loro figli... sentano laloro voce, ascoltino le loro invocazioni e così potrannocapire il loro stato d’animo. In questo modo tutti si arric-chiscono della fede degli altri e mantengono vivo l’im-pegno per una condotta degna del credente.

e - Ci può essere un ostacolo: la TV. È vero, molte volte la TVpuò essere un vero ostacolo alla preghiera in famiglia per-ché ognuno di noi ha qualche trasmissione cui non sa ri-nunciare. A volte, però, potrebbe darsi il caso che qualcheprogramma possa anche arricchire la nostra preghiera.Ed allora dopo la trasmissione si può cercare insiemel’interpretazione cristiana; ossia rileggere la trasmissio-ne alla luce della fede per scoprire qualche valore e met-terlo in evidenza.Condividerlo e tradurlo in preghiera, rivolgendo qualchedomanda al Signore, sostando in silenzio per lodarlo e chie-dergli l’aiuto necessario per contribuire a rendere miglio-re il mondo in cui viviamo tramite la testimonianza nel-l’amore, e nel servizio gratuito verso chi sta peggio di noi.

Ma per arrivare a realizzare questo tipo di preghiera è ne-

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cessaria una vera conversione. E la conversione sarà vera quan-do il tuo cuore sarà letteralmente riempito dell’amore di Dio.Tuttavia devi evitare un grave equivoco. Potresti essere tor-mentato dal desiderio di seguire Cristo più da vicino, oppuredal desiderio di uscire dal peccato che ti opprime, ma non perquesto puoi dire di avere il pentimento del tuo peccato.

Tutto questo può alimentare il tuo pentimento, ma la veracontrizione è altra cosa: è il frutto di un dono meraviglioso cheDio ti offre purificandoti con il sangue di Cristo nel sacramen-to della penitenza mediante la tua confessione. Non puoi pro-curarti da solo questa beatitudine. Devi supplicare il Signoredi far sgorgare dal tuo cuore di pietra le lacrime della contri-zione. Il vero dolore del peccato è opera della grazia, quindidella preghiera e nasce dalla scoperta di Dio che è presente echiama. Tale incontro darà un senso nuovo alla tua vita.

Ricorda che l’impenitente è un vero cieco, non ha cono-sciuto né il Padre né il suo Figlio, e non riconosce il suopeccato. Mentre il penitente è un veggente: ha conosciutola venuta e la chiamata di Dio in Gesù Cristo, e i suoi occhisi sono aperti. Perciò più conoscerai Dio, più ti riconosce-rai peccatore, ma peccatore perdonato.

Va sempre coltivato il sentimento del peccato perché que-sto è incoraggiante e tonificante, mentre il sentimento dellacolpa ti immerge nella depressione, nello scoraggiamento,nell’orgoglio. Il peccatore ha bisogno di Gesù, ma non vi èposto per lo scoraggiamento; e se questo vi fosse è segnoevidente che non hai ancora scoperto né incontrato Gesù; esenza di lui la tua vita è priva di senso.

Perciò nella preghiera liberati dalle paure infantili e ste-rili del peccato, che sono caricature della vera contrizio-ne. Infatti il nostro vero peccato è di avre un cuore di pie-tra (Ez. 36,26), e si diventa insensibili alla tenerezza infi-nita di Dio. Se accettiamo di riconoscere il nostro cuore dipietra, e cesserà il nostro rifiuto a lasciarci amare da Dio,allora stiamo per essere invasi dalla carità. E nella misurache cessa in noi l’amore al peccato cessiamo di essere “pec-catori poveri”, incapaci cioè, di riconoscerci tali; e diven-tiamo un po’ alla volta “poveri peccatori”, ossia fiduciosinell’amore di Dio.

Qui sta la vera conversione e di qui comincia la realizza-zione di quel tipo di “preghiera in famiglia” che ci farà gu-stare la presenza di Gesù, portatore di pace, unità e gioia,proprie del credente.

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XXI - EDUCARE ALLA PREGHIERA

A chi spetta il compito?Se non si sente la necessità di pregare in famiglia, se la

preghiera ci sembra una cosa superflua, se non si riesce apregare insieme perché non c’è mai un momento in cui ci sitrovi tutti uniti... che cosa fare? Se veramente ci sentiamoincapaci di pregare e si riconosce il bisogno di farlo, è giàquesta un’esperienza di fede.

Il semplice desiderio di pregare è già una grazia, un donodi Dio. Infatti S. Paolo in Gal. 4,6 dice: “Dio ha mandatonei nostri cuori lo Spiritto del suo Figlio che grida: AbbàPadre!” Perciò anche nella vita familiare è sempre lo Spiri-to Santo il vero educatore alla preghiera. È lui che ispira edalimenta la preghiera e ne suggerisce i contenuti. I membridella famiglia devono solo lasciarsi guidare dalla sua azio-ne e sentirsi animati dalla sua presenza.

In casa non si deve pregare solo quando si può o se nesente il bisogno, ma il ritmo della preghiera deve diventareil respiro abituale di ogni membro della famiglia. Tutti deb-bono convincersi che pregare è respirare Dio.

Infatti se ci si lascia prendere dall’azione non sarà maipossibile programmare in modo dettagliato gli incontri dipreghiera in famiglia, perciò è doveroso proprio in virtù delnostro Battesimo scandire alcuni tempi e momenti di lodeche devono avere la precedenza su ogni cosa.

1 - Scandire il quotidiano con la preghiera

In famiglia si deve innestare la preghiera nella vita quotidianain modo abituale e sereno. Ossia, è cosa buona legare la preghie-ra ad alcuni impegni vitali che scandiscano la nostra giornata.

Tre possono essere i momenti di preghiera comunitaria infamiglia:a) La preghiera del mattinob) La preghiera del ristoro (quando si va a tavola)c) La preghiera del riposo.

2 - La preghiera del mattino

Questa preghiera è ricca di significati biblici e liturgi-ci, e invita alla lode e al ringraziamento. Per pregare al

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mattino il cristiano deve rinnovare la volontà di essereservitore fedele e collaboratore gioioso santificando ilsuo lavoro e con l’intento di collaborare nell’azionecreativa di Dio.

3 - La preghiera del ristoro

Essere a tavola per il cristiano comporta:1) Vivere un avvenimento ricco di richiami di fede da espri-

mere con la benedizione del Signore che si invoca. Diamoper scontato che oggi non è facile consumare i pasti tuttiinsieme in famiglia, ma dovremmo impegnarci in questoatto che può diventare vivificante. Facciamo il sacrificio dimangiare insieme e nascerà il dialogo e l’unità.

2) Ringraziare il Signore con la benedizione della mensa.È questo un gesto con cui si può realizzare e vivere il pro-prio sacerdozio battesimale. Infatti benedire la mensa si-gnifica riconoscere Dio principio della vita, creatore,provvidente, datore di ogni bene. Con la benedizione c’èsempre la lode e il ringraziamento.

3) Essere a tavola per il cristiano, è l’occasione per richia-mare l’immagine di Gesù nel cenacolo.

4) Sedersi al banchetto ricorda la celebrazione dell’Euca-ristia; perciò è il momento di spegnere la TV, leggere qual-che pensiero del Vangelo, prendere cibo, dialogare e realiz-zare la comunione reciproca. Prendendo cibo si riconosce esi partecipa al sacrificio dei genitori, al dono della vita, del-la fatica, del loro amore.

Ecco i valori che vengono trasmessi; e per viverli in pro-fondità ti offro alcune preghiere che possono scandire mo-menti lieti e meno lieti che si vivono quotidianamente e coin-volgono tutti i membri della famiglia.

4 - Ai pasti

Quando ci sediamo a mensa e quando ci alziamo da essa,rendiamo grazie alla Provvidenza di Dio, per il pane quoti-diano.G. Benedici, Padre,

noi e questi doni che stiamo per ricevere come segnodella tua bontà.

Per Cristo nostro Signore.T. Amen.

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5 - Dopo il pasto

G. Ti rendiamo grazie, per tutti i tuoi benefici, Dio onnipo-tente. Tu vivi e regni nei secoli dei secoli.

T. AmenG. Provvedi, o Signore, il cibo necessario a tutti gli uomini

che vivono sulla terra perché si uniscano a noi nel ren-derti grazie.

T. Amen.oppureG. Ti ringraziamo, Signore,

per i cibo che ci hai dato;rendici disponibiliverso quanti hanno famedi pane, di amore e di pace.

T. Amen.

6 - Preghiera del papà

O san Giuseppe, tu sei il modello di ogni vero papà.Quando il Signore ti ha rivolto l’invito a mantenere ed

educare un figlio che non era tuo non ti sei posto problemidi dignità.

Con semplicità ti sei rimboccate le maniche perché que-sta era la collaborazione che il Signore voleva da te.

Aiuta ogni papà del mondo a capire che val la pena spor-carsi le mani per un mondo più pulito e che la fatica quoti-diana per procurare il pane non rende servi se giova all’uo-mo, ai figli, a Dio che ogni giorno sfama gli uccelli del-l’aria e i suoi figli. Amen.

7 - Preghiera della mamma

Vengo a te, o Signore,con una giornata pesante sulle spalle.Ho eseguito il mio umile compito, non ho potuto stare

molto in ginocchio ma ho camminato e lavorato.Ti offro tutti questi umili lavori che ogni giorno ripeto.Ti offro questa mia vita che passa, le amarezze e le conso-

lazioni.Ti ricordo coloro che mi hai affidato e che oggi ho incon-

trato.Ti prego perché la pace regni in mezzo a noi e la mia anima

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sia una casa pulita per te e tu mi assista domani come oggi.

8 - Preghiera dei figli

(Quando c’è sempre la solita zuppa)PreghiamoRit.: Grazie, Signore, per i doni della terra e del tuo

amore.

Signore, tu stai alla porta e bussi: fa’ che sentiamo la tuavoce e ti apriamo. Tu cenerai con noi e noi con te infonden-doci gioia nel cuore. (Rit).

Grazie, o Signore, per il cibo che ogni giorno ci concedinel tuo amore. Fa’ che sappiamo procurare del pane a quelliche hanno fame affinché conosciamo come è bello che ifratelli si amino. (Rit).

Signore Dio nostro accetta il nostro ringraziamento e man-tienici nell’amore fraterno. (Rit).

9 - Nei periodi no!

PreghiamoQuando le cose non girano bene, Signore, la prima cosa a

venirci in mente è che è colpa degli altri.Raramente ci viene il sospetto che siamo noi ad essere

fuori giro.È comodo fare lo scarica barili.Ricordaci, Signore, che non è debolezza il lasciarci anda-

re, ma lo è il non voler riprendere con nuovo slancio.O Dio, evitaci la meschinità di stare a calcolare a chi toc-

ca fare il primo passo per ricucire i rapporti.Dacci amore sufficiente a perdere la faccia, se occorre, e

chiedere perdono.E se tra noi sorgono periodi di tensione, fa’, o Signore,

che cresca la tensione a volerci sempre più bene.

10 - Per la festa di compleanno

(anche Dio fa gli auguri)PreghiamoSignore, grazie

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per tutti i compleanni che ci hai dato e grazie per la sere-nità con cui li viviamo.

Aiutaci a viverli con tutti e per tutti, e grazie per la sereni-tà con cui li contiamo.

Lontano da noi c’è gente che non ha compleanni, non saneppure quando è nata e poi deve pensare ad altro, a viverefino a domani.

Gente che non ha onomastico perché non sa neppure sec’è, per il suo nome, un santo che preghi Dio per lui.

Se oggi facciamo un po’ festa è perché sei tu che hai datovita a noi.

Se oggi facciamo un po’ festa è perché dalla festa dellanostra vita con te non vogliamo escludere nessuno.

11 - Preghiera dei nonni

Signore,Metti in me un amore più grande, una semplicità più sere-

na, una delicatezza più profonda.Al posto dell’entusiasmo, metti in me un sorriso di bontà

per tutti, aiutami a comprendere il mio prossimo, a interes-sarmi dei suoi problemi.

Fa’, o Signore, che la mia volontà si pieghi amorevolmen-te ai giusti desideri di coloro che mi stanno intorno, che lamia fede umilmente e discretamente s’irradi con la testimo-nianza e non venga meno.

Fa’, o Signore, che la mia intelligenza accetti con umiltàdi sentirsi meno attiva, brillante e rapida; fa’ però che siapplichi sempre a cercarti e conoscerti, così che possa com-prendere meglio la vita eterna in cui spero ardentemente.

Amen.

12 - La preghiera del riposo

La preghiera della sera diventaa- Ringraziamento a Dio perché si è degnato di chiamarci

a collaborare con lui per rendere il mondo più bello e piùabitabile. E qui sorgono le difficoltà: il papà deve uscireperché ha un incontro; la mamma deve lavare le stoviglie...i figli sono attesi dagli amici... i nonni, se ci sono ancora,vengono lasciati come custodi della casa... e non si pensaminimamente che il valore più grande è lo stare insiemeperché solo questo comunica la vita; mentre la solitudine,

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l’isolamento procura la morte.b - Richiamo a Cristo luce del mondo.c - Invito a riconoscere con umiltà che la presenza di Gesù

allontana le tenebre del cuore.d - È occasione per aprirsi a Dio ricco di misericordia;

quel Dio-amore che attende sempre i suoi figli per regalareil perdono.

e - Ed infine il silenzio della sera invita sempre ad esserepronti nell’attesa del Signore che viene improvvisamente eci tiene pronti ad accoglierlo con gioia.

Forse siamo ancora molto lontani dalla realizzazione diqueste proposte e tutto può sembrare estraneo al modo divivere della società moderna. Ma come realizzare questa“Chiesa domestica” di cui tanto si parla? Non resterà sem-pre disattesa questa verità, se non si prega ogni giorno in-sieme? Non verrà forse a mancare il dialogo che unisce iconiugi, i figli e li costituisce segno visibile della presenzadi Dio?

Un suggerimento.La realizzazione di questo progetto richiede la disponibi-

lità da parte di tutti all’incontro con Cristo.In tutte le età della tua vita devi scoprire Gesù come una

persona viva che unifica i tuoi desideri e dà un senso allatua storia. Quando non si cerca più il Cristo vivo con tutte leforze del proprio essere, la vita diviene insopportabile.

Dostojeskij in una lettera alla moglie nel 1854 scrive: “Semi dicessero e mi dimostrassero che Cristo è al di fuoridella verità preferirei stare con Cristo piuttosto che con laverità, perché la pace che mi dà è insuperabile”.

Devi dunque incontrarlo e frequentarlo ad ogni ora delgiorno, per poter diventare un solo essere con lui. Gesù nonè solo un personaggio storico, né un puro avvenimento delpassato, ma con la sua risurrezione è divenuto un misterovivo, è vicino a te, in te; cammina con te e ti guida perchéabita nel tuo cuore.

Non pensare dunque di incontrare Gesù se non accetti didedicare lunghi momenti a contemplarlo nella preghiera co-munitaria e silenziosa. Non sei tu a cercarlo, l’iniziativa èsempre sua, è lui che vuole rivelarsi a te. C’è troppa genteche parla di Gesù senza viverlo e sperimentarlo nell’inti-mo. Lasciati dunque trovare e sosta con lui; lascia che tiami, lasciati incontrare e gusterai la sua presenza e la sua

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amicizia.Gesù non ci trattiene in sé e per sé, ma ci trascina nel seno

del Padre. Lì comprenderai chi sei e sarai contento di vive-re.

Riprendi la bella e antica tradizione di benedire i tuoi figliprima del riposo e il Signore benedirà te.

13 - Benedizione dei figli

(prima del riposo)Figlio. Benedicimi, papà (mamma)Genitore. (ponendo la mano sulla testa del figlio). Il Si-gnore ti benedica e ti protegga.F. Amen.G. Faccia splendere il suo volto su di te e ti doni la suamisericordia.F. Amen.G. Rivolga su di te il suo sguardo e ti doni la sua pace.F. Amen.Tutti - fanno il segno della croce dicendo:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Amen.

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XXII - LA VOCAZIONE ALLA PREGHIERA

È verità acquisita che la preghiera è un rapporto persona-le con Dio.

Dio si interessa di te. L’iniziativa è sempre sua. Vuole sta-bilire un dialogo con te; e la preghiera diventa risposta aDio che chiama. Deve diventare la vocazione di ogni perso-na come risultato di un incontro con il Signore. Infatti la tuavita è un dialogo. Ma il dialogo vero, l’uomo lo stabilisceunicamente con un “tu” assoluto; e da questo nasce anche ildialogo con le altre persone.

Ebbene per conoscere la mia situazione mi chiedo fino ache punto esista il dialogo con gli altri e dalla mia rispostavengo a conoscere come vivo il dialogo con Dio. Infatti ioposso comunicare tutto quello che sono solo con Dio. Semanca questo, rimango nella nebbia e gli altri non possononemmeno ricevermi così come sono.

La vita dell’uomo è rapporto con un altro che lo ascolta econ uno che gli parla. Allora scopri che la tua vita è acco-gliere uno che si rivela e ti ama. E la vera comunione è unrapporto con Dio, perché lui solo è l’amore, che si apre eaccoglie l’uomo, si dona perché l’uomo lo accolga.

Da qui nasce la scoperta di accogliere e donarmi. Infattidice S. Giovanni che Dio ci ha amati per primo, per inse-gnarci ad amare ed entrare in comunione con gli altri. Se mimanca questo rapporto con Dio, a nessuno posso donarmiperché nessuno può ricevermi dal momento che Dio mi hafatto per sé. La vera comunione è con Dio e la preghiera èquesto stare con Dio. Di conseguenza posso affermare chela preghiera è la vita dell’uomo in Dio. E l’uomo così co-m’è nella realtà non vive a pieno la sua vita se non quandovive la sua preghiera.

Non dimenticare che la preghiera suppone sempre che tuprima possa aver ascoltato. Da qui nasce il dialogo. Infattiil dialogo stabilisce un profondo rapporto con l’altro; maperché vi sia un vero rapporto bisogna che Dio si manifesti,si riveli come “essere” personale.

E qui la tua fede è seriamente messa in discussione, per-ché ti sentirai immerso con la maggioranza degli increduliche ti circondano e non ammettono che questa rivelazionedi Dio come “essere” personale, sia possibile. Sentirai direche questo tipo di fede è il prodotto di una civiltà sorpassata

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che ha inventato Dio per assopire i poveri. Scoprirai ancheche la tua fede è condizionata da molte realtà:- da un infantilismo mai cresciuto;- da paure inspiegabili;- da desideri di sfuggire alla tua solitudine.

E così ti sembrerà di aver edificato la tua vita in un sognopuramente idealistico; di perdere il tuo tempo pregando odi sprecarlo nel vivere per gli altri. E quanto più avrai pun-tato tutte le tue forze sulla persona di Gesù, tanto più lanci-nante sarà questa tentazione.

1 - Un suggerimento importante

Non respingere mai questi interrogativi. Lasciati metterein dubbio dagli increduli e anche dalle interpretazioni chevengono dall’intimo. È bene partecipare all’angoscia degliuomini di fronte al loro destino. Perciò, non fare lo spirito-so con le conoscenze religiose; e non crederti autorizzato aparlare di Dio come se l’avessi visto, o del cielo come se loavessi visitato.

Solo così la tua fede si purifica di tutti i suoi idoli e deifalsi dèi che tu inventi durante la tua esistenza per proteg-gerti dal vero Dio.

E così arrivi al punto critico in cui tutte le ragioni di cre-dere divengono ragioni di dubbio. Allora scoprirai nel pro-fondo del tuo cuore una convinzione che non ti ha mai ab-bandonato. Per essa infatti hai lasciato tutto, hai accettatodi conoscere la povertà e la solitudine e attorno ad essa haivoluto polarizzare tutta la tua esistenza.

2 - La tua vocazione alla preghiera

Prova a scavare ancora più in profondità e scoprirai cheun giorno Gesù ti ha rivelato il suo volto; che ti ha affasci-nato fino a non lasciarti più riposo.

Naturalmente non l’hai ancora visto con gli occhi del cor-po, ma ha lasciato la sua traccia nel tuo cuore, e solo dopomolti anni lo riconoscerai, tanto che la tua vita non avrebbealcun senso senza di lui.

È qui che bisogna cercare la fonte della tua vocazione allapreghiera. Qui sta la sorgente del mistero. In realtà ci sonodegli esseri che hanno la passione dell’orazione; e questo èun vero mistero, ma è così! Sono divorati da questa sete di

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preghiera e di cercare ad ogni costo il volto di Gesù.Attento! Non sono migliori degli altri, anzi hanno mag-

gior coscienza del loro peccato; ma è proprio nel fondo del-la loro miseria e della loro povertà che non possono distac-carsi dal volto di gloria e dalla persona di Gesù.

Una falsa lettura di tutta questa realtà porta molte anime atralasciare i propri doveri; impegni di famiglia, figli, coniu-gi e doveri di carità col pretesto che devono pregare, che sisentono attratti, che non possono farne a meno; e vivono inuna tensione e asprezza di atteggiamenti da gettare lo scon-certo nelle persone con le quali vivono.

Hanno fretta di passare ore interminabili di preghiera vo-cale e di soste prolungate; in realtà pensano che questa siala volontà di Dio. Persino durante il sonno questa occupa-zione li affascina, e risale alla superficie.

Abbiamo l’esempio di grandi santi che non hanno mailasciato la loro attività caritativa, il loro dovere per darsiunicamente alla preghiera. Hanno saputo ottemperare ognicosa.

San Vincenzo de’ Paoli, sapeva lasciare Dio per Iddio!Così lui prendeva le sue decisioni per dedicarsi ai suoi do-veri senza tralasciare la preghiera che ne era il principale. Ilbeato don Luigi Orione dopo giornate di intensa carità pas-sava la notte accanto al Tabernacolo e più di una volta futrovato addormentato ai piedi dell’altare.

Se ricevi una tale grazia: equilibrio e sana ottemperanzatra doveri umani e vocazione alla preghiera sei veramentebeato. Ma sappi anche che porti un segreto che deve irra-diarsi alle dimensioni dell’universo. Non ne avere alcunorgoglio poiché è un dono gratuito di Dio.

Allora- di giorno o di notte,- nelle sofferenze del deserto e della solitudine,- nelle gioie dell’amicizia,- solo o con i fratelli e i familiari,- attento o distratto, ti sentirai attratto da questa presenza

del volto di Gesù.E il cuore di Gesù non cesserà di esercitare su di te una

irresistibile attrattiva e tu non potrai mai più dimenticareGesù.

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XXIII - LASCIA LE PAROLEE ASCOLTA LA “PAROLA”

Per realizzare la tua vocazione alla preghiera devi farequesta scelta: lasciare le parole e ascoltare la “parola”. In-fatti l’apostolo San Giovanni nella sua prima lettera (5, 1-9)dice che la comunione perfetta con Dio può essere raggiun-ta solo vivendo nell’amore. E solo chi è nato da Dio vivequesto nuovo stile di vita. Ed è nato da Dio colui che credein Gesù... e crede veramente in Gesù colui che vive nel-l’amore. Infatti solo chi crede in Gesù e vive nell’amore,vince il mondo. In che modo? Gesù vinse il mondo river-sando nel mondo (che è la volontà perversa dell’uomo chesi oppone alla volontà di Dio) una quantità tale di amore dasuperare la quantità di male che c’era. Perciò ogni persona,ogni famiglia può dare il suo apporto. Spesso ci si chiude aquesta novità, ci si lascia addottrinare da mamma TV e nonsi legge né si ascolta la parola di Dio. È necessario creareuno spazio dignitoso all’ascolto della Parola; e fra i variinteressi dare spazio anche alle esigenze dello spirito che èin noi.

Dopo l’esperienza del peccato che ti permette di prenderecoscienza della tua povertà, se sei veramente pentito ti trovisempre a dire: il mio peccato mi rende ancora più innamo-rato di Gesù. Infatti ti trovi sempre a scegliere nuovamenteCristo, e così non puoi mai abituarti di essere cristiano, per-ché il cristianesimo è di natura sua dinamismo; è un incon-trare Cristo ogni giorno, scegliendo continuamente.

A volte si pensa che basti sceglierlo al momento delle gran-di tappe della vita: sappi che non è così, ma ogni giorno seiin stato di “evangelizzazione” e di scelta.

Che cosa dunque si richiede?1. Rinnovare la tua fede in Cristo. È lui lo scopo e la sor-

gente della tua vita. Per questo devi riconoscerlo ognigiorno.

2. Dare a tutta la tua esistenza un orientamento che ti con-formi al modo di pensare, di agire e di amare di Gesù.

Ci sono certamente delle tappe nelle quali la scelta è piùimpegnativa e più profonda; tappe che toccano il tuo esseree il tuo destino:

È il momento dell’adolescenza, della giovinezza o verso i40 o 50 anni, quando vuoi dare alla tua vita una intensità

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particolare di amore e di libertà.È il momento della crisi di crescita nella tua storia perso-nale; e questa scelta è sempre possibile per dare un’im-pronta più profonda alla tua personalità.

Sarà sempre Gesù che dà un senso nuovo alla tua vita, equello che tu chiedi con una preghiera intensa è sempre ildesiderio e la volontà di rispondere all’amore di Gesù. Per-ciò nella preghiera devi metterti davanti alla persona di Gesù.Gesù è un essere vivo che abita nel tuo cuore con la fede.Non importa che tu non senta la sua presenza, basta che cisia, il resto è sentimento e letteratura.

Ma come faccio a sapere che lui è in me? Lasciati inter-pellare da lui: “Che cerchi?” (Gv. 1,38) E tu ripeti semprecon Andrea e Giovanni (il discepolo non nominato): “Mae-stro dove abiti?” E poi segui il Cristo, entra nel misterodella sua conoscenza, della sua persona, e rimani con luitutta la giornata.

Ma tieni presente che pregare è restare con Gesù; è met-tersi umilmente, con semplicità e con rispettosa confidenzaa parlare con lui. Se rimani orgoglioso, duro, se anteponi iltuo parere, il tuo sentire, allora il mistero ti resiste. Se saistare in silenzio ad attenderlo, ti farà fare l’esperienza dellasua presenza.

Per riuscirci devi solo leggere il Vangelo lasciando le pa-role e facendo cadere la “Parola” nel tuo cuore, allora losentirai farti una richiesta: dammi il tuo cuore! E potrai direil tuo “sì” come Maria all’Angelo: “Eccomi sono la tuaserva!” Quale onore! Prestare un servizio al Signore; esse-re suo collaboratore! Ma per arrivare a questo non e suffi-ciente conoscere il fatto “Gesù Cristo”, ma bisogna che Gesùsia per te il “Salvatore”. Se questo non accade, tu non hai lafede.

Ricorda che il primo a cercarti è sempre Gesù; e la primavolta che Gesù si rivolge ad un uomo, è per dirgli: “Checerchi?” E quando Gesù incontra degli uomini che non cer-cano più nulla, egli li rende inquieti e li rimette alla ricerca.

Certamente bisognerà ascoltare anche le voci del mondomoderno e capire le sue aspirazioni: anelito dei giovani allalibertà, alla comunione, all’esperienza profonda, alla pace,alla dignità, alla giustizia. Ascolta sempre quello che l’altroti dice senza giudicarlo. Infatti l’uomo di oggi ha più famedi significati profondi che di pane; ha più bisogno di sicu-rezza che di potenza. Così capirai che sei fatto per l’incon-

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tro, il sorriso, lo sguardo, per entrare in comunione. Vuoisfuggire alla tua solitudine? Hai bisogno di essere ricono-sciuto da un altro per non soffocare tutto solo.

In seguito desideri la libertà: libertà fisica, libertà psico-logica che ti liberi da ogni determinismo, e libertà moraleche ti strappi dal peccato. Infine, hai sete di Dio, anche sequesta sete e il desiderio di vedere Dio è soffocato dal be-nessere. Sei fatto per Dio e ti accorgerai di esserlo, special-mente quando gridi ad alta voce che Dio non esiste. E logridi perché non sei convinto. Lo senti dentro di te. E saibene che non trovi vera felicità se non riposi in lui. Infatti ilvero problema per l’uomo di oggi è voler esistere senza Dio.E questo è impossibile. Ma c’è Gesù... che ripete ad ognu-no: “Che cerchi?” Ed allora come incontrarlo? Lasciandole parole e cercando la “Parola”.

È ormai luogo comune sentir dire: io non dico quasi maile preghiere... prego un po’ a modo mio... non so pregare.Ed allora io suggerirei di pensare sovente a Dio; nutrire lamente con questo pensiero nel lavoro, nel riposo, nella gio-ia, nel dolore e ti troverai a dialogare con il Signore comepersona viva accanto a te. Infatti il pregare non consiste solonel dire formule pur belle e utili, ma stabilire un rapportopersonale con Dio. Gesù infatti lamentava questa recita diformule: “questo popolo mi onora con le labbra ma il suocuore è lontano da me” (Mt. 15,8; Mc. 7,6; e cfr. Is. 29,13).

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XXIV - IL GIORNO DEL SIGNORE

Se coltivi questo modo di pregare in famiglia, nel lavoro,nei tuoi viaggi e lo comunichi ai vari membri della famigliasarà un’ottima preparazione alla celebrazione Eucaristicanel giorno del Signore.

Infatti il culto a Dio vissuto in famiglia si ispira al ritmofestivo settimanale. La preghiera familiare non si può maiseparare dal culto celebrato dalla comunità cristiana, madiventa una preparazione, e un prolungamento. E la dome-nica sarà il giorno in cui la famiglia riscopre questo legameprofondo con la celebrazione Eucaristica.

Quando ti troverai assieme agli altri membri della comu-nità cristiana rivivrai la memoria della salvezza e ti sentiraiparte della storia della salvezza dell’intero popolo di Dio.Condizione indispensabile per questo salutare incontro co-munitario è il clima di gioia con cui in casa si prega.

Perciò i gesti di fede in famiglia devono essere lieti, sem-plici, spontanei e voluti da tutti i membri della famiglia; ein questo modo la preghiera della famiglia apporterà unfruttuoso contributo alla preghiera comunitaria domenica-le.

Celebrare la domenica in famiglia significherà accoglierela salvezza che si è inaugurata con la Pasqua e che si rinno-va nell’Eucaristia. Vivere la domenica in famiglia vorrà direrendersi disponibili agli inviti di Dio che convoca il suo po-polo per rinnovare la “comunione” con ogni uomo.

Perciò per tutta la famiglia, padre, madre e figli, sarà unmomento in cui nel ricordo della Pasqua consolidano la co-munione reciproca e celebrano la domenica in famiglia.

Tuttavia va tenuto presente che la ricorrenza festiva in fa-miglia assume toni e forme diverse sul piano religioso eumano.

In casa la preghiera del sabato può ispirarsi ai testi liturgi-ci della Messa domenicale. In ogni famiglia è bene averealmeno il messalino festivo, e i genitori possono prenderespunto dalle letture per introdursi con i figli all’ascolto del-la parola di Dio e disporsi alla partecipazione dell’Eucari-stia.

La domenica sera si può condividere ciò che più ha colpi-to durante l’omelia ed esprimerlo nella preghiera comune.La parola di Dio ascoltata e tradotta in un impegno familia-

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re per tutta la settimana può essere la chiave per risolveremolti problemi. Infatti con i mezzi di comunicazione cheabbiamo oggi non c’è altra possibilità di catechesi. Il nostroSantuario è dotato di una radio privata e molti seguono lanostra preghiera liturgica; alcuni registrano l’omelia, la com-mentano insieme e ne fanno oggetto di un fruttuoso esamedi coscienza e di preparazione alla confessione.

A molti può sembrare tutto fuori della realtà e molto uto-pistico, perché il sabato sera è destinato ad ogni tipo di sva-go e la domenica al rientro dalla gita o dall’incontro avutocon gli amici in pizzeria a notte inoltrata non permette que-sta sosta per la preghiera.

Anche questo è tutto vero! Ma quanto tempo si trascorrein oziosa attesa di questi momenti di svago? Perché nonoccupare alcuni minuti anche per questo incontro salutare?Le controversie, le tensioni, gli scatti di impazienza un po’alla volta troverebbero la soluzione. Basta un po’ di buonavolontà e programmare qualche momento anche per il Si-gnore. Non è giusto, né umanamente accettabile che coluiche è il principio della nostra esistenza e il segreto dellanostra pace, resti sempre il grande escluso.

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XXV - LA FEDE GENERA LA PREGHIERA

La fede ti svela il senso della vita, partendo dai problemiche ti poni.

Essa non viene dall’esterno a proporti soluzioni possibilima suscita in te l’amore alla preghiera e ti fa capire che puòdiventare:

1 - Risposta a Dio che chiama

Se la preghiera è un rapporto vero, personale, salvifico,questo è iniziativa di Dio. È lui che entra in rapporto con te.

Prima di tutto entra in te attraverso la creazione, segno diuna sua presenza; poi esce in qualche modo dal suo silen-zio, si fa conoscere come persona, stabilisce con l’uomo unrapporto, e questo rapporto è voluto da lui. E l’uomo perce-pisce che Dio esce dal suo mistero e si comunica con luimediante la “Parola”.

La Rivelazione certamente implica un rapporto nuovo del-l’uomo con Dio: un rapporto personale. Vedi i Profeti nel-l’Antico Testamento. Ma tieni presente che la religione delpopolo d’Israele è una religione nazionale prima di esserepersonale. E prima di impegnare l’uomo nel suo camminoche lo porta a Dio lo impegna ad un cammino di storia, adelle realizzazioni su un piano storico e nazionale. Ma quelloche ha vissuto Israele, perché non dovremmo viverlo noicome nuovo popolo di Dio?

Certo è molto difficile e a noi fa paura perché siamo deipoveri uomini. Ma se Dio ci chiama per questa via, nondobbiamo dubitare perché Dio sarà con noi, ci farà viverenel tempo e nel mondo. Ed allora questo Dio che spesso cisembra così lontano, si fa presente in mezzo a noi nella per-sona di Gesù.

Gesù infatti è colui che appaga tutte le tue aspirazioni, enella preghiera capirai che è il Salvatore e ti svela il sensodi quello che vivi, partendo dai problemi che ti poni.

La salvezza che Gesù ti porta è soprannaturale, trascendele tue attese, ma non è estranea alla tua vita umana, anzi neè lo sviluppo.

Non è qualcosa di appiccicato dall’estremo ma appartie-ne alla tua vocazione di uomo. Perciò credere in Gesù èincontrarlo come sorgente della vera vita, è riconoscere in

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lui il significato della tua esistenza.

2 - Mezzo per incontrare Dio nella tua intimità

La comunione, la gioia e la santità che Dio ti dà, sorpas-sano infinitamente la tua attesa di uomo. Ma in che modoGesù viene a colmare le tue aspirazioni?- Alla tua fame di vivere, egli dà un pane che nutre e sazia:“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vitaeterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv. 6,54).- Al tuo desiderio di conoscere, Gesù porta la sua luce: “Iosono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelletenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv. 8,12).- Alla tua sete di amore e di comunione egli dà l’acqua vivadella grazia: “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avràmai più sete” (Gv. 4,14).- Al tuo desiderio di libertà egli dà una santità che libera edona la pienezza della gioia.- Infine al tuo desiderio di Dio, egli risponde conducendotial Padre. E qui avviene la verifica della tua fede.

Ma in che cosa consiste la tua fede in Gesù? È una pienez-za dell’uomo con il Dio vivo e santo. “Non sono venuto perabolire ma per dare compimento” (Mt. 5,17).

3 - Le tue attese si realizzano nella preghiera

Nell’orazione lasciati interpellare da Gesù, il quale ti faun’unica domanda: “Chi sono io per te?”.

L’hai incontrato veramente? È un personaggio del passa-to, oppure un essere che vive oggi? Che senso dà alla tuavita?

Per sapere chi è Gesù e per conoscerlo sempre più pro-fondamente è necessario:1) Essere nati da Dio. E tu sei nato da Dio con il battesimo,

ma devi viverlo con coerenza.2) Credere in Gesù. Vivere in lui e farlo vivere in te.3) Vivere nell’amore. Chi non lo conosce non può amare.

(cfr. Gv. 5,1-6).Ma per credere in Gesù bisogna conoscerlo, incontrarlo

personalmente e convertirci.1) Conoscerlo - cioè possederlo, farlo parlare con la nostra

vita.

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2) Incontrarlo personalmente:- nell’ascolto della parola- nella confessione- nell’Eucaristia: stare con lui fino allo spezzare del pane.

(cfr. Lc. 24,13-35).- nell’uomo; in ogni uomo: “Saper vedere e sentire nel-l’uomo il figlio di Dio” (don Orione).3) Convertirci - cioè passare dalla sua parte, rivoluzionarci

mentalmente. E per giungere ad una vera conversione ènecessario pentirci e cambiare vita. (Atti 3,19).

a) Pentirci: riconoscere il nostro peccato e confessarlo.b) Cambiare vita: impostare una vita a due: noi e Gesù in

unità di intenti e di sentimenti. Nuovi nell’essere e nel-l’agire.

Se ti sei lasciato evangelizzare così, certamente nessunaparte di te sarà sottratta all’azione della tua grazia, e confacilità capirai che pregare è rispondere a Gesù con san Pie-tro: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”(Gv. 68).

Inoltre non potrai più vivere tranquillo e in pace finché visaranno sulla terra degli uomini che non sono stati ancorapresi da Cristo. Perciò tu devi manifestare il Salvatore, per-ché non vi è evangelizzazione se non vi è manifestazione.

Tu sai infatti che un contemplativo santifica il mondo, manon lo evangelizza; la sua azione è certamente insostituibile,ma occorrono anche i testimoni. Devi far vedere con la tuaesistenza il Salvatore. Devi trasmettere la tua contempla-zione, la tua gioia, il tuo amore e la tua libertà. In ultimaanalisi devi condurre i tuoi fratelli a entrare in questa con-templazione del Cristo che ti ha afferrato e ha cambiato latua vita. Infine devi mostrare Gesù con le tue parole. Non sitratta di trasmettere una formula o una ideologia, ma unapersona: Gesù fonte di gioia, di pace, di luce e di amore.Dovrai dire ai tuoi fratelli che il Salvatore è Gesù. E perfare questo non è necessario che tu sia un eroe, né un sa-piente, ma un santo. Ossia un appassionato di Gesù, un ap-partenente a lui, introdotto nella sua intimità mediante lapreghiera perché solo questa è la vera risposta a Dio chechiama; e non sarà solo una risposta tua come singolo, mauna risposta ecclesiale, perché pregando ti metti automati-camente in comunione con i tuoi fratelli.

Lasciati dunque chiamare e interpellare da Gesù, e tutti siaccorgeranno che sei testimone.

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XXVI - LA PREGHIERA NELLA TUA VITA

Rivivere la propria storia è compito di tutti. E il primoluogo dove rivivere questa storia è la famiglia. È questo unmodo con cui riscoprire la propria vocazione originaria, ri-vivere la propria esperienza, ristabilire l’unità ed alimenta-re la comunione.

Sono diversi i fatti di cui la famiglia può rivivere il ricor-do. Alcuni riguardano la storia umana, altri invece sono av-venimenti che fondano la propria esperienza cristiana.

La famiglia non può fare a meno di rivivere le varie tappedella sua storia per non smarrire la memoria del passato cheorienta le scelte del presente ed apre all’avvenire con spe-ranza.

Ogni famiglia cristiana nello scorrere dell’anno celebra isuoi anniversari nei sacramenti. Ma un conto è celebrare unanniversario e altra cosa è la semplice commemorazione. In-fatti celebrare un anniversario vuol dire riattivare l’evento disalvezza che un giorno si è compiuto. È Dio stesso che, perprimo si rende presente con la sua azione santificante. Perciòè una memoria che rivela il volto di Dio e l’identità dellafamiglia.

Ogni anniversario è distribuito in tempi diversi lungo l’an-no e appartiene ad alcuni momenti determinati dall’esisten-za familiare. Iniziamo fermando la nostra riflessione su diessi e proviamo ad esercitarci per scoprire il modo di cele-brarli con la preghiera: il matrimonio e il battesimo.

1 - L’anniversario del matrimonio

Questa ricorrenza va celebrata come la festa della nasci-ta della famiglia. Nel rivivere tale circostanza, i genitorinarrano ai figli ciò che il Signore ha compiuto in quel gior-no. Cosa buona sarebbe sfogliare l’album fotografico, ba-ciare gli anelli che sono un segno permanente di fedeltà,di donazione e di amore reciproco. Visitare la chiesa dovesi è celebrato il matrimonio, pregare insieme in casa, erinnovare davanti ai figli le promesse del matrimonio. Ecosì i figli diventano testimoni e aiuteranno i genitori arealizzare la loro unità e fedeltà nella concretezza dellavita di ogni giorno.

Con questo principio assume particolare rilievo anche la

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celebrazione del quinquennio, del decennio, del 25o e del50o. Nessuno può permettersi di essere leggero e superfi-ciale su questa realtà. Se non si celebra né si ricorda maiquesto anniversario non si rivive una tappa importante dellapropria storia, un po’ alla volta si raffreddano i rapporti econ il trascorrere del tempo si potrebbe giungere a celebrar-ne la morte.

2 - L’anniversario del battesimo

Questa ricorrenza si rivela molto utile per rivivere il pro-fondo valore di questo sacramento e per sottolineare chetale evento non è stato celebrato solo per tradizione. Perciòcelebrare l’anniversario del battesimo equivale a celebrarela festa di Dio in noi. Far memoria del battesimo significaesprimere la propria riconoscenza al Signore, rivedere ilproprio atteggiamento filiale e rinnovare le promesse batte-simali.

In questa circostanza i genitori sono chiamati a rifletteresulla propria responsabilità di “primi annunciatori dellafede”. (L.G. 11)

Si possono leggere alcuni brani del rito del battesimo perrichiamare i propri impegni assunti davanti al sacerdote eper garantire la crescita e l’educazione dei figli.

In tale circostanza è bene esporre davanti a tutti i segniconsegnati durante il battesimo: la veste bianca e la candelae ripresentarli perché, un po’ alla volta, i figli prendano co-scienza di questa realtà e crescendo siano in grado di assu-mersi le responsabilità e testimoniare la loro fede... Si puòbaciare la veste bianca, recitando il “Padre nostro” e rinno-vando le promesse con la candela accesa.

Celebrando questi avvenimenti ci si mette in comunionecon il Signore; ossia si pregano e si rivivono alla presenzadel Signore. Infatti pregando questi avvenimenti siripercorrono le tappe più importanti della storia della pro-pria vita. E quando capitasse di desiderare una vita nellaquale vi siano lunghi momenti di solitudine per pregare, sicapirà che sono questi i momenti più opportuni. Infatti quan-do hai del tempo libero c’è il pericolo di disperderlo nelledistrazioni. Spesso si soffre di un conflitto tra le molteplicioccupazioni e il desiderio di possedere la vita nelle propriemani. C’è il pericolo di accusare le circostanze esterne, lamancanza di tempo o le numerose relazioni; allora devi pren-

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dere coscienza che il vero malessere è in te. Sei tu che devirealizzare la sintesi tra il tuo essere intimo e il tuo essereper gli altri. Ogni giorno fai l’esperienza del tempo perdutosenza un progetto.

Fatichi a trovare la tua identità, perché sei disperso e vivinella superficie di te stesso.

Senti il desiderio di unificare la tua vita nella presenza ate stesso, nell’accoglienza degli altri e delle cose esteriori.Devi essere presente a te stesso per essere in grado di acco-gliere nel tuo essere l’apporto esterno delle persone, dellecose o delle idee ricevute. Ma c’è un’unificazione superio-re, quella che si opera alla presenza di Dio in Gesù. Ma nonpuoi pretendere di vivere questa presenza in maniera abi-tuale, se non prendi il tempo di consacrare lunghi momentiper essere là, alla sua presenza nell’attesa della sua visita aldi là delle idee, delle parole e dei sentimenti. Un po’ allavolta, sarai penetrato e invaso da questa esperienza di Dioreso presente e chiamato in causa da questo nuovo modo dipregare, celebrando questi momenti di capitale importanzaper la tua vita. Solo così ti accorgerai che la tua vita prendeconsistenza e solidità in Gesù Cristo. Allora scoprirai che lapreghiera nella tua vita ha trasformato la tua vita in pre-ghiera.

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XXVII - LA PREGHIERA NELLA VITA DI GESÙ

Esaminiamo un breve itinerario della preghiera di Gesùche ci viene fornito dai Vangeli.

Non è esauriente, ma è una proposta che potrebbe diven-tare indispensabile per aiutarti a trovare la strada giusta.

1 - Gesù si ritira solo a pregare

1) Mc. 1,35-36: “Al mattino si alzò quando era ancorabuio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pre-gava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sullesue tracce...”

Se tu starai solo con Dio, saranno gli altri a cercarti: non ènecessario che tu ti affanni per mostrarti.

2) Lc. 6,12: “In quei giorni Gesù se ne andò sulla monta-gna a pregare e passò la notte in orazione e poi scelse idodici”.

Prima delle grandi scelte, ritirati solo a tu per tu con Dio.Chi è svogliato, nel chiasso, non può scegliere bene.

3) Lc. 5,16: la sua fama si diffondeva...Le folle lo cercavano.“... ma Gesù si ritirava in luoghi solitari e pregava...”Se tu corri dietro a chi ti cerca e ascolti il plauso degli

uomini... andrai solo in cerca di farfalle con il rischio dinon avere nulla in mano... ritirati solo con Dio.

4) Mc. 6,46 (dopo la moltiplicazione dei pani... la gente èin delirio, lo cerca)

“Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare”.Non cercare il plauso che ti svuota e deruba, ma Dio che

ti riempie.5) Mt. 14,23: (sempre dopo la moltiplicazione dei pani)“Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare.Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù”.

2 - Gesù persevera nella preghiera

Non si tratta di un solo atto, ma di un cammino da farsiquotidianamente.

1) Gv. 6,15: (dopo la moltiplicazione dei pani)“Ma Gesù sapendo che stavano per venire a prenderlo

per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo”.

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Fuggi le attrattive del mondo.2) Mc. 14,35: “Poi, andò un po’ innanzi, si gettò a terra e

pregava che, se fosse possibile, passare da lui quell’ora...”.Nelle difficoltà, nell’ora della morte... della solitudine...

perché solo di questa ha avuto paura anche Gesù...devi lasciare ogni sicurezza, buttarti a terra, e fidarti di

Gesù...3) Lc. 9,28-29: (la trasfigurazione)“... prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul

monte a pregare... E mentre pregava, il suo volto cambiòd’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”.

Solo la preghiera è capace di portarci alle altezze di Dio,di trasfigurarci... ricorda S. Teresa d’Avila: pregare è lasciarcitrasportare da Dio in Dio.

Tutto questo può diventare un cammino anche per te: pri-ma o dopo un grande avvenimento, quando la folla ti assaleo ti cerca per cose futili e materiali ritirati solo a pregare.

Fa tuo il programma di Gesù. Non dimenticare che c’èuna solitudine messianica: unicità con Dio;

e una solitudine apostolica-vocazionale. Non aspettare chealtri (il mondo che ti circonda) ti capiscano; queste cose, glialtri non le capiranno!

Ascolta Gesù che ti raccomanda: Mt. 6,6 “Tu invece, quan-do preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, pregail Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto,ti ricompenserà”.Pensa alle tue aspirazioni, speranze, certezze, ideali,realtà che tu vivi e che alla massa non interessano.Perciò bisogna essere capaci di- volere (diventare uomini),- pregare (stare con Dio),- decidere (dare un volto nuovo alla propria vita).

Ma non devi mai aspettare l’imbeccata altrui o la presen-za e partecipazione degli altri; devi essere capace tu delletue scelte, e mai disimpegnarti perché eventualmente altrinon si impegnano.

3 - Gesù insegna a pregare

Mt. 6,5 “Quando pregate, non siate simili agli ipocritiche amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli an-goli delle piazze per essere visti dagli uomini. In verità vidico: hanno già ricevuto la loro ricompensa”.

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Mc. 11,25 “Quando vi mettete a pregare, se avete qual-cosa contro qualcuno perdonate, perché anche il Padre vo-stro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati”.

Lc. 11,1-5; “... uno dei discepoli gli disse: Signore, inse-gnaci a pregare... ed egli disse loro. ‘Quando pregate dite:

Padre sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno;dacci ogni giornoil nostro pane quotidiano,e perdonaci i nostri peccati,perché anche noi perdoniamoad ogni nostro debitore,e non ci indurre in tentazione’.Se segui questa strada e penetri abbastanza profondamen-

te nel mistero della persona di Gesù comprenderai che egliè venuto a liberarci creandoci nuovamente a immagine diDio.

Ma egli non realizza questa nuova creazione in modospettacolare: lo fa alla maniera del servo sofferente di Isaia(c. 53).

Gesù ti salva mediante l’amore con l’umiliazione e l’ob-bedienza al Padre. Perciò non rifiutare troppo presto la pro-posta e il modo di pregare di Gesù pensando che sia troppodifficile, ma accetta di essere associato alla follia della cro-ce. Sappi che non puoi conoscere veramente Gesù se nonpenetri nel mistero della sua croce.

Guardati da una conoscenza superficiale, puramentenozionale, ma cerca di raggiungere quella vitale ed esisten-ziale, pregando come ha pregato Gesù.

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XXVIII - PREGARE COME HA PREGATO GESÙ

1 - Lasciati condurre da Gesù

Gesù ti ha insegnato a pregare.Ora per lasciarti condurre devi darti a lui con tutte le forze

del tuo essere e tutto l’amore del tuo cuore e accettare di esserecondotto dove non vorresti andare, ossia nella passione. InfattiGesù ha conosciuto realmente il Padre quando diede la suavita. E così è per te. La vera conoscenza di Dio culmina nellavolontà di sacrificio perché Dio è essenzialmente amore e dono.

Quando Gesù ti invita a seguirlo e a portare la tua croce(Lc. 9,23-26) ti propone di rinunciare ai sogni e ai progettidella tua vita per darti davvero a lui. Sei invitato a dare latua vita non a una ideologia ma ad una persona - “a causamia...” dirà Gesù; e tutti i dubbi che sorgono sui tuoi pro-getti non sono altro che lentezze nel donarti e abbandonartia lui. È chiaro che puoi sottrarti al suo invito come già feceil giovane ricco, ma allora Gesù ti guarderà con tristezzamentre te ne vai. Puoi anche dire come i figli di Zebedeo:“Sì, noi possiamo bere al tuo calice” (Mt. 20,22) e questo“sì” è nella linea del tuo battesimo e della tua offerta; maciò implica che tu segua Gesù ovunque egli andrà, condivi-dendo la sua morte gloriosa.

Però non basta accettare di seguire Gesù a parole, perché ilmistero della croce deve essere vissuto in tutta la sua esisten-za di uomo con una assimilazione sempre più vera al SignoreGesù. Il mistero della croce che spaventa tanto l’uomo mo-derno, non può essere compreso che nell’amore; altrimentila croce è piantata sull’assurdo e diviene un falso scandalo edallora devi, prima di tutto, accettare la tua realtà di uomo.

Infatti molte difficoltà vengono dal fatto che tu rifiuti diaccettarti quale sei. Rinuncia pertanto ad accettare le tueidee a questo proposito e accetta l’imprevisto della personadi Gesù. Però non fabbricarti una croce nel tuo laboratorioprivato ma lascia che il Cristo ti carichi della sua croce.Solo così perderai la tua vita per salvarla.

2 - Vivi nel mondo in un modo nuovo

Se accetti di seguire Gesù, sarai obbligato a contestareogni giorno il mondo nel quale vivi; non perché il mondo

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sia tutto cattivo, anzi è il luogo della presenza di Dio, ma èanche il luogo della presenza di satana. Infatti per Giovanniil mondo è anche la volontà perversa dell’uomo che si op-pone al piano di Dio.

Il mondo che devi contestare è quello nel quale regnanoda padroni prepotenti il denaro, la potenza e l’impurità; dovei piccoli e i deboli sono oppressi. Ma fa’ attenzione! La tuacontestazione del mondo sarà vera se accetti di contestarete stesso ogni giorno perché spesso sei solidale con il pec-cato del mondo, quando ti opponi al piano di Dio.

Ebbene in mezzo a questa generazione devi essere comeil povero di Dio che vive lo spirito delle Beatitudini. Solocosì sarai in grado di evangelizzare, nella misura in cui laluce delle Beatitudini illumina il tuo volto.

Per vivere così dovrai agire in maniera contraria alla men-talità dell’ambiente, accettare di essere povero, umile e puro.

Il mondo così inteso, non ti capirà, né ti accetterà, perchéil nuovo modo di vivere sa di contestazione. Infatti portarela tua croce vuol dire entrare in questa sapienza misteriosache è incomprensibile ai potenti e alle persone per bene.

Ed allora nell’orazione mettiti davanti a Gesù e supplica-lo di riprodurre in te i sentimenti che animavano le comuni-tà cristiane rivestendoti della sua povertà. La Vergine san-tissima ti aiuterà a farti entrare nella stirpe dei poveri diJahvé, della quale essa era il prototipo vivente.

Le Beatitudini mirano a formare in te un cuore di povero,aperto, disponibile, dimentico di te e capace di donarsi. Lapovertà è un frutto che nasce dall’albero dell’amore. Tuttavianon dimenticare che la ricchezza in sé non è un male, anzi èutile, ma se non sei prudente, essa sviluppa in te un processodi appropriazioni che ti rende schiavo e favorisce la crescitadel tuo io. Mentre il povero evangelico non deve fare proget-ti, deve solo fidarsi di Dio. Lascia dunque che il Signore sca-vi nel tuo cuore e strappi a uno a uno tutti i tuoi beni. Lascialoagire, egli ti renderà povero, estirpando un poco alla voltaquei beni che ti incatenano e che tu non vedi.

La preghiera scava in te un cuore povero, ti da’ un’animadi attesa e di desiderio capace di discernere la vera salvezzada quelle false e di riconoscere nella croce di Gesù la sal-vezza dell’umanità.

Allora capirai che non sei tu il vero artefice della tua santità.Dio fa meraviglie con i poveri perché non si appropriano

nulla della sua gloria, anzi gliela rendono intera.

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Nella preghiera chiedi a Gesù che ti ammetta al suo se-guito nell’umiltà dei veri poveri che attendono tutto dal Pa-dre e nulla da loro stessi.

3 - Conserva il tuo cuore libero

Se segui Gesù povero, sei nel cuore del vangelo e sei cer-tamente disponibile per essere afferrato dallo Spirito che tiapre all’amore di Dio.

Ma ecco un problema.Quale deve essere il tuo atteggiamento di fronte alle cose

che galvanizzano i tuoi interessi e costituiscono l’elementobase della tua vita? Dovrai abbandonarle oppure usarle inmaniera saggia?

Troppi cristiani ed anche religiosi si fermano al puro aspet-to moralistico quando ricercano un modo esistenziale di es-sere poveri.

Quando si inizia questo cammino non ci si deve situare allivello pratico ma entrare nella profondità dell’essere e del-la libertà del cuore.

Per esempio un religioso che fa il voto di povertà non devedire che osserva la povertà perché ha fatto voto, ma deveandare al perché ha fatto voto. E la risposta diventa ovvia:ho fatto voto di povertà per entrare nell’intimità di Cristo,nel suo atteggiamento di misericordia, ed allora gli atteg-giamenti pratici verranno di conseguenza. Infatti la povertàevangelica non verte solo sull’oggetto ma anche sulla ma-niera di possederlo o di essere liberi a suo riguardo. Se nonraggiungi questa libertà profonda, rischi di disprezzare lacosa o di idolatrarla e sia nell’uno come nell’altro caso nonla ami profondamente. Bisogna avere il coraggio di leggerein profondità, ascoltare il comando del Signore che è moltoesplicito e lasciarti interrogare dal “quanto” devi dare pergiustificare la legittimità stessa dell’avere. Gesù ha dato tutto,e quando non aveva più nulla, ha dato se stesso.

Non è una meta troppo alta ma è la via tracciata da Gesùche dice “imparate da me”.

La vera libertà spirituale presuppone che tu prenda un certadistanza dalle cose, per non identificarti con esse. Le pos-siedi legittimamente, ma come le giustifichi? Infatti nel fon-do del tuo cuore vuoi essere libero davanti a Dio e sei comeil giovane ricco che è in regola di fronte alla legge di Dioma che prova una mancanza di libertà di fronte ai propri

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beni. Non si è mai posto il problema del “quanto” deve dareper giustificare il possedere.

Non si tratta di dare tutto, ma di arrivare a volere quello cheDio vuole per te. Non si deve desiderare il “meglio assoluto”ma il “meglio” per te che corrisponde alla volontà di Dio.

Per il giovane ricco “il meglio” che corrispondeva alla vo-lontà di Dio era: “Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri eavrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mc. 10, 21).

Il meglio per lui era questo.E per me, e per te, quale sarà? Per arrivare a ciò è bene

che tu prenda coscienza di queste cose in rapporto alle qua-li devi prendere una posizione. Non si tratta soltanto di og-getti materiali, di beni, o di persone del tuo ambiente, maanche delle tue attività, delle tue abitudini, dei tuoi deside-ri, pensieri; in una parola del tuo “essere” profondo.

Sarebbe un grave errore considerare queste realtà terrenecome insignificanti, provvisorie e senza valore. Non si puòandare a Dio che per mezzo loro; esse sono il luogo del tuoservizio, del tuo amore e adorazione.

Non dimenticare mai che la presenza di Dio cresce in tesecondo il tuo atteggiamento positivo in rapporto alle cosee alle persone. Il peccato non consiste nell’usarle, ma nel-l’usarle male. Invece di farne dei mezzi, ti rinchiudi su diesse per costruirti il centro del mondo. Devi amarle perchésono buone e preziose per la tua vita cristiana, e sarà pro-prio questo tuo atteggiamento positivo che ti aiuterà ad ab-bandonarle correttamente e senza risentimenti.

Per abbandonare gli esseri e le cose bisogna prima amarlerealmente. Ed allora abbandonandole manterrai con loro deirapporti di grande intensità perché sarai libero e le vorraiveramente per se stesse. Occorre dunque che la rinunciaalle persone e alle cose sia oggetto di una vera scelta e diuna vera decisione.

Se raggiungi questa libertà interiore allora la preghiera di-venta la tua vita. Tuttavia se percorrendo questa strada si anni-da in te anche una minima ombra di pessimismo o di disprezzoper le cose che in sé sono tutte buone e sono l’ambito della tuavita, non riuscirai mai a staccarti da esse, e non sarai mai liberose non apparentemente, ingannerai te stesso e la preghiera re-sterà sempre per te un qualcosa di estraneo, di pesante e spessoanche di insopportabile. Sarai sempre distratto, e sentirai unaprofonda amarezza e il desiderio di confessarti.

Anzi in tutte le tue confessioni dirai sempre per prima cosa:

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prego poco, non ho voglia, mi distraggo... Ricordati: la realtàè molto più profonda: non ami ciò che Dio ha creato e hamesso a tua disposizione; non sei mai sazio di ciò che possie-di, usi il disprezzo oppure un’attaccamento morboso... e nonti accorgi che le cose ti stanno dominando perché le usi malee hai perduto la capacità di dominarle perché non sei libero.Puoi anche continuare così, ma non avrai mai la pace e lapreghiera sarà sempre un qualcosa di irragiungibile per te,perché pregare vuol dire mettersi a disposizione di Dio. Macome fai ad essere a sua disposizione se sei incatenato allecose che non ami e che ti violentano?

La preghiera non è qualcosa che devi fare, ma è un “esse-re” in Dio.

Pregare è respirare Dio. Tendi perciò verso il raggiungi-mento della tua libertà interiore, amando tutto ciò che Dio hacreato e così inserito in Dio, la tua vita diventerà preghiera.

Ricorda sempre che: pregare non è qualcosa che si devefare, ma è un “essere con Dio”.

Se vuoi comprendere bene questo movimento di totalespogliazione e totale libertà per essere completamente inDio leggi nel vangelo il consiglio che Gesù dà al giovanericco (Mt. 19, 16-30) e quello che dice in seguito sul peri-colo delle ricchezze; inoltre contempla la scena del sacrifi-cio di Abramo (Gn. 22, 1-13) e comprenderai allora la di-sponibilità che Dio si aspetta da te.

Al giovane ricco come ad Abramo, Dio chiede ciò che hadi meglio, ciò a cui egli tiene di più: “Dammi il tuo unico”.

Tutto quello che ha è un dono del Signore, ricevuto perrestituirglielo dopo averlo fruttificato (Lc. 19, 11-27). Untale sacrificio è incomprensibile sul piano della ragioneumana; occorre passare nell’ordine della fede e dell’amore.

L’atteggiamento di Abramo, come quello degli Apostolie della Vergine, è una consegna totale di sé a Dio nella fede,e la parola che esprime meglio questa disponibilità fiduciosaè: “Eccomi”!

Nella preghiera chiediti se hai veramente l’intenzione diappartenere totalmente a Dio, di esserti dato e consacrato alui attraverso la tua stessa libertà.

In questa rinuncia a te stesso, ti abbandoni senza calcolisapendo che Dio provvederà a tutto. È un atto di totale fidu-cia a Dio capace di risuscitare i morti; ma devi lasciare an-dare ciò a cui tieni di più. Se così avviene in te, allora seipreparato per la tua opera evangelizzatrice.

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XXIX - COMPITO DEI GENITORI

Insegnare ai figli a parlare con Dio è un compito di tutti igenitori. È un aspetto importante della loro missione educativaperché crea tra di essi e i figli un rapporto di comunione.Infatti l’educazione deve essere completa, ossia deve abbrac-ciare tutte le dimensioni umane: corporali e spirituali. I geni-tori sono chiamati ad insegnare ai figli anche a parlare conDio e ad unire la loro voce di lode prima in casa e poi intro-ducendoli alla pratica religiosa in Chiesa.

Educando a pregare, il padre e la madre permettono al Si-gnore di stabilire un dialogo personale con i figli e li aiutano asuperare la loro solitudine che non può mai essere riempita sol-tanto da relazioni e incontri umani. Perciò devono assicurarealcune condizioni pedagogiche:

1 - Disporsi alla presenza del Signore

È necessario avvertire la sua presenza. La preghiera in-fatti è dialogo che si stabilisce tra persona e persona; macome comportarsi?

a - Il Signore è presente nella sua “Parola”, per questo mo-tivo l’ascolto di un brano biblico può introdurre alla preghierafamiliare perché la preghiera cristiana nasce dall’ascolto dellaparola, e il dialogo con Dio è risposta a quanto si è udito.

b - Per iniziare alla preghiera bisogna educare al senso delsilenzio, e della contemplazione per prendere coscienza cheil proprio essere è davanti al Signore.

2 - Rendersi presenti al Signore

Pregare comporta la presenza di tutta la persona. Infattiè l’uomo intero che si pone davanti al Signore, non solol’anima o l’intelligenza, ma anche l’affettività, il corpo ecc...

Il bambino si rende presente attraverso l’affettività e i gesti.

Il fanciullo comincia a capire gli scopi del dialogo con ilSignore. Perciò ha bisogno di porre delle intenzioni alla pre-ghiera. Egli ama compiere i gesti della fede e apprende ilsignificato delle varie posizioni del corpo: mani giunte, es-sere in ginocchio, fare il segno della croce ecc....

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Il preadolescente personalizza il dialogo con il Signoree lo rende più razionale. Necessita perciò di motivazioniadeguate che rispondano ai problemi del suo sviluppo in-tellettuale. Va tenuto presente che l’adolescente non sem-pre ama pregare con i genitori e con i fratelli, ma cerca altriambienti dove si trova più a suo agio. Perciò bisogna saperconciliare la creatività e la spontaneità con la religiosità.

Educando a parlare con Dio si configura il modo, lo stile ela forma della preghiera, cioè del dialogo con il Signore. Bi-sogna convincerci che i figli non rimangono mai indifferentidi fronte alla preghiera dei genitori. Possono rifiutarne i con-tenuti, contestarne le espressioni, criticarne i modi.... ma re-sterà sempre in loro la consistenza, la stabilità e la profonditàdella loro preghiera. Perciò bisogna perseverare nel:

a - Promuovere il bisogno vitale della preghiera.I genitori devono studiare il modo di integrare il bisogno

vitale della preghiera con le altre esperienze di vita. E per-ché la vita sia preghiera è necessario educarsi a vivere incomunione con il Signore eliminando tutto ciò che disto-glie dall’adesione alla volontà di Dio. E per sentire il biso-gno della preghiera è indispensabile avvertire la propria fra-gilità, sentire l’urgenza del suo aiuto, convinti che senza dilui non si è capaci di fare nulla.

b - Trasmettere il linguaggio della preghiera cristiana.In famiglia i figli sono educati a entrare in relazione con

il Signore- quando imparano a chiamare Dio “Padre”,- in Gesù incontrano il Figlio,- ed infine capiscono che lo Spirito Santo è colui che

crea la comunione reciproca; condizione indispensabile perla preghiera cristiana.

c - Inserirci nella tradizione orante della Chiesa.In famiglia i genitori educano i figli al linguaggio della

tradizione orante attraverso le formule e le professioni di fede,trasmesse dall’intero popolo di Dio. Così la preghiera perso-nale diventa comunitaria e si realizzerà effettivamente se igenitori introdurranno i figli alle assemblee liturgiche fin dallaloro tenera età. Sono circostanze che intensificano la fedefamiliare mediante incontri e veglie di preghiera che sottoli-neano la dimensione religiosa di tali avvenimenti.

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d - Predisporci l’ambiente per la preghiera. Anche la preghiera necessita di uno spazio e di un am-

biente. Si richiedono delle condizioni esteriori, dei segni,degli oggetti significativi che invitano alla lode al Signore.In casa sarebbe cosa buona pregare rivolti nella direzioneindicata sulla parete da una croce o da altra immagine.

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XXX - IL LUOGO DELLA PREGHIERA

In ogni casa c’è un angolo silenzioso raccolto e signifi-cativo. Il luogo aiuta a ripararsi dall’agitazione e favorisceil raccoglimento. Può essere l’angolo di una parete, adorna-to con immagini religiose: un cero, un crocifisso, una ico-na, oppure una frase biblica. E la famiglia, qui celebra lalode e la preghiera. In casa tutti possono collaborare perallestire un angolo adatto. Nell’anniversario del matrimo-nio, saranno i figli, mentre per ricordare il battesimo o lacresima, il compleanno, l’onomastico, una promozioneecc.... saranno i genitori. Ti offro alcune indicazioni:

1 - I segni religiosi

Le immagini religiose, appese alla parete della casa de-vono esprimere la nostra fede. Bisogna però curare bene laloro collocazione. Rivolgere lo sguardo ad una immaginediventa una preghiera spontanea ed immediata, se è espres-sione di fede e di amore.

2 - I libri della fede

Il primo libro è la bibbia che contiene la parola di Dioda leggere insieme.

- C’è il messalino che aiuta a preparare la liturgia delladomenica.

- Il catechismo della Chiesa cattolica; ed è cosa buona chetutti, ognuno in rapporto alla propria età, dispongano di unproprio catechismo: bambini, giovani, adulti.

3 - Prima parlare di Dio, poi parlare a Dio.

Ci si chiede sempre: come educare a pregare? Ed alloraci chiediamo anche: come parlare di Dio in famiglia?

- Ricordando spesso la sua presenza.- Scoprirlo nella propria vita, facendolo parlare con la

nostra condotta.

4 - Non far dire le preghiere, ma educare a pregare.

L’educazione viene dall’esempio:

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- quando i genitori stabiliscono un dialogo gioioso e spon-taneo con il Signore, rinunciando ad una trasmissione tele-visiva richiamano l’attenzione dei figli;

- e quando mirano non alla quantità ma alla qualità dellapreghiera.

5 - Pregare è anche saper lottare con Dio.

Spesso si sente dire: Dio non ha ascoltato la mia pre-ghiera, perché il nonno non è guarito. È l’occasione di chia-rire che la preghiera non è una formula magica, ma è chie-dere luce per conoscere nella fede la sua volontà e adem-pierla con amore. Così si impara ad essere al servizio diDio.

6 - Pregare è esercitarsi al dialogo per l’eternità.

Metterci in dialogo con il Signore è già anticipare quiun colloquio destinato a prolungarsi per sempre. E cosìla preghiera è il mezzo più efficace che ci tiene vicini aDio e ci dice chiaramente che un domani saremo per sem-pre in Dio, nella misura in cui lo siamo oggi su questaterra.

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XXXI - MODELLO DA IMITARE

È ormai una verità acquisita ed ogni anima lo può verifi-care quando riesce a realizzare questo momento di intimitàe di forte comunione con il Signore.

Ed allora mi chiedo: perché questo “essere con Dio” di-venti il mio modo abituale di pregare c’è qualche modelloda imitare e da invocare?

Certamente in qualche casa non mancherà un quadro oun’ immagine della Madonna. Infatti ogni famiglia cristia-na invoca Maria come madre e grazie al suo aiuto scoprenella Madonna la propria vocazione di appartenenza allagrande famiglia che è la Chiesa.

Maria, si presenta come modello di preghiera da imitareperché in ogni famiglia riprenda vita il dialogo con Dio.

I primi capitoli dei Vangeli di Luca e Matteo detti Van-geli dell’infanzia sottolineano l’esperienza di preghiera cheMaria ha vissuto come sposa e madre, e mettono in luce ildialogo che si è stabilito tra la Madonna e il Signore all’in-terno degli avvenimenti familiari.

Evidenziamo alcune occasioni, luoghi e lo stile di pre-ghiera della Madonna, richiamando l’originalità del dialo-go di Maria con il Signore.

Il Vangelo ci presenta la preghiera di Maria in modo par-ticolare come ascolto, meditazione e riflessione. Ci vienesottolineato, infatti, che Maria meditava e conservava tuttonel suo cuore.

La preghiera di Maria e pure di Giuseppe conosce ancheil mistero e si apre alla grandezza straordinaria del disegnodi Dio. La preghiera di Maria nel Vangelo inizia con uninterrogativo: “come è possibile?” (Lc. 1, 34) , culminanella lode: “l’anima mia magnifica il Signore” (Lc. 1, 46-55) e diventa contemplazione del mistero del Figlio: “suaMadre conservava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc. 2,51) e servizio al suo progetto cioè alla sua ora: “Fate quelloche vi dirà” (Gv. 2, 1-12) che si attua sulla croce: “Tutto ècompiuto. E chinato il suo capo spirò”. (Gv. 19, 28-30).

In Maria contempli un essere povero, ma ricolmo dellaricchezza di Dio. Mettiti, dunque, davanti alla Vergine nelmomento dell’annunciazione quando si trova sola davantia Dio e dice “Eccomi!”.

Essa è là, senza complicazione nella verità del suo “es-

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sere” povero che riceve da Dio, e si lascia trasformare eamare da lui. Dopo Gesù, essa fu la prima ad entrare nelregno della beatitudine per questo è sorgente e modello digrazia per tutti noi.

Proviamo ad ascoltare la parola di Maria, guardiamo epenetriamo il suo atteggiamento profondo, e contemplan-dola lungamente diventiamo somiglianti a lei: un cuore di-sponibile e povero pronto ad essere invaso da Dio. Pensia-mo alla gioia di Maria, quando scoprì di essere amata daDio: “Rallegrati piena di grazia”.

Noi spesso siamo sconvolti quando una persona ci in-contra e ci dice:“ Ti amo”. Anche Maria all’inizio non com-prende, ma lo capirà a fondo quando si scopre come operadell’amore di Dio.

Rileggendo il “Magnificat” si può scoprire Maria nellasua interezza. Si comprende la sua umiltà e povertà. Comeognuno di noi, Maria, ha fame e sete di luce, di amore, difelicità, ma non accetta di saziarsi di ciò che è passeggero evano. Essa è là, povera con le mani vuote, dinanzi a Dio chela riempie della sua stessa presenza. E dal momento che hariconosciuto la chiamata di Dio non fa più alcuna riserva e sidona totalmente alla fede. Ma va ancora più lontano dandocompleta fiducia a Dio nella sua situazione attuale e credeche “nulla è impossibile a Dio”.

Crede all’onnipotenza creatrice della sua Parola, chepuò generare in lei il Verbo. Così Dio cambia la sterilitàdei poveri in fecondità di una ricchezza inaudita.

Nell’orazione chiedi a Maria questa grazia della povertàtotale, per essere colmata da Dio che sazia gli affanni e re-spinge i ricchi a mani vuote. E così Maria resta il modellodel dono del suo “essere” a Dio. Anche noi vorremmo fardono della nostra persona ma finché poniamo dei limiti sia-mo ancora troppo padroni della nostra offerta. Dio ci chie-de una disponibilità assoluta e ci invita spesso ad abbando-nare quanto non avevamo previsto. Maria non pensava mi-nimamente di diventare la madre del “Promesso”, ma poi-ché era disponibile e aperta niente la sorprende nella chia-mata di Dio. È da allora che diventa la madre del Salvatore.

Puoi contemplare così la disponibilità di Maria, ripren-dendo il racconto del “magnificat”. Puoi anche recitare sem-plicemente il rosario, ripassando nella tua memoria le paro-le della Vergine perché ella possa riprodurre in te i suoi pro-fondi sentimenti.

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Puoi anche fermarti su una parola dell’Ave Maria, chepiù ti piace, o contemplare il mistero della Trinità e il com-pito di Maria nella storia della salvezza.

Il rosario è una forma di preghiera contempletiva moltoelevata, nella quale impari ad uscire da te stesso per unirti aGesù nei suoi misteri ed essere disponibile fino al più pro-fondo del tuo cuore.

Altri imitarono così Maria e raggiunsero la santità. DonOrione che amava stringere sempre la corona del rosario trale mani, nell’ottobre del 1899 ci lasciò questo messaggio:“Si dirà che la preghiera del rosario è una ripetizione diparole sempre uguali, la quale deve finire per cagionarenoia... e quali parole più belle a ripetersi di quelle dell’ “AveMaria”? Ma oltre alle parole, vi sono nel rosario i misterisantissimi da contemplare... Ah! Tutto è bello, tutto è istrut-tivo, tutto è commovente in questa amabile catena di misti-che rose che lega l’anima fedele a Maria. E quando mi di-cono che il rosario è la devozione dei fanciulli, io mi conso-lo con le parole del Vangelo: “Se non diventerete come fan-ciulli non entrerete nel regno di Dio”.

Come vedi, cercavamo un modello da imitare e da invo-care e senza dubbio volevamo conoscerne anche il risulta-to. Ora sta a noi operare la nostra scelta. Impareremo a pre-gare e saremo certi di ottenere se ci lasciamo condurre permano dalla Vergine Santissima; sarà lei che ci metterà incomunione con Gesù e questo potrà diventare il nostro modoabituale di pregare.

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INDICE

PRESENTAZIONE .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 3

I PERCHÉ PREGARE .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 5

II LA PREGHIERA CONDUCE L’UOMO A DIO .. .. .. .. .. .. pag. 7

III L’IDEALE DEL CRISTIANO È LA PREGHIERA.. .. .. .. .. pag. 9

IV IL CONTENUTO DELLA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 12

V L’ONNIPOTENZA DELLAPREGHIERA CRISTIANA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 14

VI SIGNIFICATO DELLA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 17

VII LA PREGHIERA: GRIDO CHE NASCEDALLA NOSTRA POVERTÀ .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 21

VIII CRISI DELLA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 24

IX COME RISOLVERE LA CRISIDELLA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 28

X LA PREGHIERA È UN’ESPERIENZADI “ESSERE E DI “PRESENZA” .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 32

XI LA PREGHIERA NON È UN INVITO PER ALCUNIMA È VOCAZIONE DI TUTTI .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 35

XII PREGARE È ASCOLTARE LA SUA VOCE .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 37

XIII PREGARE È LASCIARTI AMAREE TRASFORMARE DA DIO .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 39

XIV PREGARE È ACCETTARE L’AMOREDI DIO PER TE .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 40

XV PREGARE È LASCIARTI CONDURRE DA DIOALLA CONOSCENZA DEL TUO PECCATO .. .. .. .. .. .. .. pag. 41

XVI PREGARE È UNO SGUARDO D’AMORE DI GESÙ.. .. .. pag. 42

XVII PREGARE È APRIRTI ALL’AMORE (DIO)E CHIUDERTI ALL’INIQUITÀ (SATANA) .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 44

XVIII PREGARE INSIEME PER CREAREUNA NUOVA PRESENZA DEL SIGNORE .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 46

XIX LA PREGHIERA IN FAMIGLIA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 50

XX COME REALIZZARE LA PREGHIERAIN FAMIGLIA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 54

XXI EDUCARE ALLA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 57

XXII LA VOCAZIONE ALLA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 64

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XXIII LASCIA LE PAROLE E ASCOLTA LA “PAROLA”.. .. .. .. pag. 67

XXIV IL GIORNO DEL SIGNORE .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 70

XXV LA FEDE GENERA LA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 72

XXVI LA PREGHIERA NELLA TUA VITA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 75

XXVII LA PREGHIERA NELLA VITA DI GESÙ .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 78

XXVIII PREGARE COME HA PREGATO GESÙ .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 81

XXIX COMPITO DEI GENITORI .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 86

XXX IL LUOGO DELLA PREGHIERA .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 89

XXXI MODELLO DA IMITARE .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. .. pag. 91