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Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna
DOTTORATO DI RICERCA
CHIMICA INDUSTRIALE
Ciclo XXII
Settore scientifico disciplinare: Chim/04
MULTILAMINATI PIEZOELETTRICI A GRADIENTE
FUNZIONALE
PRESENTATA DA: ELISA MERCADELLI
Coordinatore:
PROF. FABRIZIO CAVANI
Relatore:
PROF. ANGELO VACCARI
Correlatori:
DOTT.SSA CARMEN GALASSI
DOTT.SSA ALESSANDRA SANSON
Esame finale anno 2010
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Siamo chimici, cioè cacciatori: nostre sono “le due esperienze della vita adulta”
di cui parlava Pavese, il successo e l’insuccesso, uccidere la balena bianca o
sfasciare la nave; non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile, non ci si
deve sedere. Siamo qui per questo, per sbagliare e correggerci, per incassare
colpi e renderli. Non ci si deve mai sentire disarmati: la natura è immensa e
complessa , ma non è impermeabile all’intelligenza; devi girarle intorno,
pungere, sondare, cercare il varco o fartelo.
Primo Levi, Il sistema periodico
A Giulia,
Gian Luca
Alla mia famiglia
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PAROLE CHIAVE
o Multilaminati piezoelettrici
o PZTN
o Ceramici porosi
o Gradiente funzionale
o Colaggio su nastro
o Serigrafia
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INDICE
SCOPO DEL LAVORO DI TESI 1
Capitolo 1 MATERIALI PIEZOELETTRICI 3
1.1 Cenni storici 3
1.2 L’effetto piezoelettrico 4
1.3 Piroelettricità 8
1.4 Ferroelettricità 8
1.5 Proprietà fisiche e costanti piezoelettriche 10
1.6 Ceramici piezoelettrici 15
1.7 La struttura perovskitica 18
1.8 Materiali PZT 20
1.9 Produzione di un campione piezoelettrico 24
1.9.1 Calcinazione 26
1.9.2 Macinazione 26
1.9.3 Formatura 26
1.9.4 Sinterizzazione 28
1.9.5 Applicazione degli elettrodi 29
1.9.6 Polarizzazione 30
1.10 Caratterizzazione delle ceramiche piezoelettriche 32
1.11 Principali applicazioni 33
1.12 Ruolo della porosità 35
Capitolo 2 MATERIALI PIEZOELETTRICI POROSI 37
2.1 Introduzione 37
2.2 Tecniche di produzione di un materiale ceramico poroso 38
2.3 Ceramici porosi mediante agenti porizzanti: stato dell’arte 41
2.4 Caratteristiche ed applicazioni dei ceramici
piezoelettrici porosi 46
2.4.1 Ceramici porosi come materiali compositi 46
2.4.2 Caratteristiche 48
2.4.3 Ceramici piezoelettrici come trasduttori ultrasonici 50
2.4.4 Trasduttori per la diagnostica medica ad ultrasuoni 51
2.5 Ceramici piezoelettrici a gradiente di porosità 55
Capitolo 3 COLAGGIO SU NASTRO 65
3.1 Introduzione 65
3.2 Colaggio 67
3.2.1 Polveri ceramiche 67
3.2.2 Solventi 68
3.2.3 Omogeneizzanti 69
3.2.4 Deflocculanti 69
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3.2.5 Leganti 71
3.2.6 Plastificanti 75
3.2.7 Surfattanti 79
3.2.8 Interazioni fra componenti organici 79
3.2.9 Preparazione della sospensione 81
3.2.10 Colaggio su nastro della sospensione 84
3.3 Laminazione (o termocompressione) 94
3.4 Trattamento termico di “debonding” e sinterizzazione 95
Capitolo 4 SERIGRAFIA 99
4.1 Introduzione 99
4.2 Il processo serigrafico 100
4.3 Macchina serigrafica 102
4.3.1 La racla 104
4.3.2 Il retino serigrafico 105
4.4 Variabili di processo 111
4.5 Inchiostri serigrafici 113
4.5.1 Preparazione di un inchiostro serigrafico 115
4.6 Serifrafia di PZT 119
Capitolo 5 PARTE SPERIMENTALE 121
5.1 Introduzione 121
5.2 Sintesi della polvere piezoelettrica 121
5.3 Colaggio su nastro 122
5.3.1 Colaggio 122
5.3.2 Laminazione (o termocompressione) 124
5.3.3 Trattamento termico di debonding e sinterizzazione 124
5.3.4 Deposizione degli elettrodi e polarizzazione 125
5.4 Serigrafia 126
5.5 Tecniche di caratterizzazione 127
5.5.1 Diffrazione di raggi X 127
5.5.2 Determinazione della superficie specifica 129
5.5.3 Granulometria 129
5.5.4 Analisi termiche 130
5.5.5 Spettroscopia a plasma di argon accoppiato
induttivamente (ICP) 133
5.5.6 Misura della densità in verde 134
5.5.7 Misura della densità e della porosità nei
campioni sinterizzati 134
5.5.8 Microscopia elettronica a scansione (SEM) 135
5.5.9 Spettroscopia elettroacustica 137
5.5.10 Misure reologiche 138
5.5.11 Prove di sedimentazione 140
5.5.12 Misure di porosimetria 141
5.5.13 Misure elettriche 143
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Capitolo 6 RISULTATI E DISCUSSIONE 145
6.1 Introduzione 145
6.2 Produzione di multilaminati piezoelettrici
mediante colaggio su nastro 147
6.2.1 Ottimizzazione della sospensione senza porizzante 147
6.2.1.1 Scelta dei materiali componenti la sospensione 148
6.2.1.2 Formulazioni delle sospensioni senza porizzante 157
6.2.1.3 Colate a doppio legante 163
6.2.1.4 Colate a singolo legante 164
6.2.2 Ottimizzazione delle sospensioni con agente porizzante 177
6.2.2.1 Agenti porizzanti 177
6.2.2.2 Formulazioni delle sospensioni con il porizzante 180
6.2.2.3 Ottimizzazione delle sospensioni con Carbon Black 188
6.2.3 Processo di laminazione 199
6.2.3.1 Multilaminati bulk 210
6.2.3.2 Multilaminati a gradiente 212
6.2.4 Trattamento termico di debonding 217
6.2.4.1 Analisi termiche di nastri a singolo o doppio legante 217
6.2.4.2 Analisi termiche dei nastri a contenuto
crescente di CB 219
6.2.4.3 Debonding dei multilaminati bulk 221
6.2.4.4 Debonding dei multilaminati a gradiente 223
6.2.5 Sinterizzazione 229
6.2.5.1 Ottimizzazione della temperatura di sinterizzazione 229
6.2.5.2 Effetto agente porizzante 234
6.2.5.3 Sinterizzazione multilaminati bulk 235
6.2.5.4 Sinterizzazione multilaminati a gradiente di porosità 238
6.2.6 Caratterizzazioni elettriche 242
6.2.6.1 Applicazione del multilaminato a gradiente
come attuatore 243
6.2.7 Evoluzione del processo di colaggio su nastro:
sostituzione del solvente organico con acqua 245
6.2.7.1 Preparazione di sospensioni acquose di PZT:
stato dell’arte 245
6.2.7.2 Studio sistema acqua – PZTN 253
6.2.7.3 Scelta dei materiali componenti la
sospensione acquosa 256
6.2.7.4 Formulazione sospensioni di PZTN senza porizzante 262
6.2.7.5 Formulazione sospensioni di PZTN con porizzante 270
6.3 Produzione di films spessi di PZTN mediante serigrafia 274
6.3.1 Formulazione degli inchiostri serigrafici di PZTN
in terpineolo 274
6.3.2 Deposizione serigrafica degli inchiostri in terpineolo 281
6.3.3 Trattamenti termici dei films 286
6.3.4 Formulazione degli inchiostri per substrati in verde 293
Capitolo 7 CONCLUSIONI 303
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1
SCOPO DEL LAVORO DI TESI
Nell’ambito della ricerca e sviluppo di materiali adatti a funzioni sempre
più specifiche legate al continuo evolversi della tecnologia, le ceramiche
rappresentano un settore di punta, grazie alla facilità di sintesi, di
implementazione delle proprietà e di economicità delle materie prime. La
crescente esigenza di materiali ad elevate prestazioni meccaniche, termiche,
elettriche ed anticorrosive, con proprietà ottimizzate e finalizzate alle specifiche
applicazioni, ha portato ad un notevole sviluppo del settore dei ceramici avanzati,
che esibiscono proprietà idonee ad applicazioni in settori ad alta tecnologia.
Nel caso dei ceramici piezoelettrici accanto all’esigenza di sviluppare
nuovi materiali ad alte prestazioni, la crescente necessità di controllarne
geometria, dimensioni e microstruttura, ha reso ancora più attuale lo studio di
processi ceramici affidabili e facilmente industrializzabili. Il successo delle
ceramiche a base di titanato zirconato di piombo (PZT) per applicazioni
piezoelettriche, se da una parte è ascrivibile alla loro flessibilità composizionale
(variazione del rapporto Zr/Ti, o facilità di drogaggio con altri elementi), dall’altra
è fortemente connessa alla possibilità di controllarne la microstruttura. In
particolare, quando il PZT viene drogato con Nb (PZTN o
Pb0.988(Zr0.52Ti0.48)0.976Nb0.024O3) e prodotto con una porosità controllata, diventa
un eccellente candidato per applicazioni come trasduttore ultrasonico. Se inoltre
viene realizzato con un gradiente di porosità e con spessori inferiori al millimetro,
diventa promettente come dispositivo per la diagnostica medica ad alte frequenze
(sonde ecografiche per pelle, occhi, ecc.).
Oggetto di questa tesi di dottorato è stata la produzione di manufatti
piezoelettrici porosi a gradiente di porosità per applicazioni in campo ultrasonico
mediante colaggio su nastro e serigrafia. Queste tecniche si prestano alla
realizzazione da una parte di multilaminati di spessori compresi tra i 50 e i 1000
μm (colaggio su nastro), dall’altra consentono la produzione di multistrati (o films
spessi ottenuti per serigrafia) di spessori compresi tra i 1 e 100 μm con possibilità
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Scopo del lavoro di tesi
2
di integrazione in substrati tipici della microelettronica. La possibilità di
sovrapporre/impilare strati a composizione diversa permette inoltre di realizzare
strutture a gradiente funzionale particolarmente adatte a massimizzare la risposta
elettrica.
Particolare attenzione è stata focalizzata allo studio ed ottimizzazione delle
correlazioni proprietà/processo necessarie alla produzione di ceramici
piezoelettrici a porosità controllata (con dimensione micrometrica dei pori) e a
gradiente di porosità, nonché alla determinazione delle relazioni
microstruttura/proprietà elettriche.
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3
CAPITOLO 1
MATERIALI PIEZOELETTRICI
1.1 Cenni storici
La piezoelettricità è la proprietà di molti materiali di sviluppare, se
sottoposti a forze meccaniche, cariche elettriche sulla superficie (effetto
piezoelettrico diretto) o, viceversa, di esibire una deformazione meccanica (effetto
piezoelettrico inverso) se sottoposti ad un campo elettrico.
La prima dimostrazione sperimentale della connessione tra i fenomeni
piezoelettrici macroscopici e la struttura cristallografica è stata pubblicata nel
1880 da Pierre e Jacques Curie, i quali misurarono la carica superficiale che
compariva su cristalli opportunamente preparati (tormalina, quarzo e sale di
Rochelle) sottoposti a sforzo meccanico [1]. La prima reale applicazione della
piezoelettricità è stata realizzata durante la prima guerra mondiale da Langevin,
che costruì la prima sorgente ultrasonora subacquea (sonar), con elementi
piezoelettrici di quarzo interposti fra piastre d’acciaio. Il successo del sonar
stimolò un’intensa attività di sviluppo sui vari tipi di dispositivi piezoelettrici.
Il controllo della frequenza del cristallo divenne essenziale per la crescente
industria della radio-diffusione e radio-comunicazione. La maggior parte delle
applicazioni classiche di materiali piezoelettrici (microfoni, accelerometri,
trasduttori ultrasonori, attuatori ad elemento flettente, pick-up di fonografi, filtri di
segnale, ecc.) è stata concepita fra le due guerre mondiali. Tuttavia i materiali
allora disponibili (principalmente monocristalli) spesso limitavano le prestazioni
del dispositivo e, di conseguenza, il suo sfruttamento commerciale a causa delle
basse proprietà piezoelettriche. La scoperta, durante la seconda guerra mondiale,
della possibilità di indurre la piezoelettricità in particolari ossidi metallici
sinterizzati tramite l’applicazione di un forte campo elettrico permise nuove
applicazioni dando il via ad un’intensa ricerca sui piezoceramici. Le principali
direzioni di studio in questi tempi sono indirizzate verso:
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
4
o sviluppo di ceramici piezoelettrici a base di bario titanato e,
successivamente, di piombo zirconato titanato (PZT);
o sviluppo di cristalli a struttura essenzialmente perovskitica e comprensione
della correlazione tra struttura e attività elettro-meccanica;
o sviluppo di un sistema razionale di drogaggio di queste due famiglie di
materiali ceramici, volto ad implementare le caratteristiche desiderate
(costante dielettrica, costante elastica, facilità di polarizzazione ecc.).
Le ricerche, seppure svolte in tutto il mondo, videro la supremazia di gruppi
industriali statunitensi, che si assicurarono la leadership del settore con un’intensa
attività brevettuale. Questa supremazia americana, fu ben presto messa in
discussione dalla nascita di industrie giapponesi, generate dall’attiva cooperazione
tra industria e università e comparse per la prima volta sul mercato mondiale nel
1951. Queste industrie presero ben presto il sopravvento, sviluppando nuovi
materiali, applicazioni, processi ed aprendo nuovi segmenti di mercato [2].
L'accoppiamento dell'energia elettrica e meccanica rende i materiali
piezoelettrici utili per una vasta gamma di applicazioni, raggruppabili nelle
seguenti classi:
• sensori – sfruttano l’effetto diretto (sensori di pressione);
• attuatori – sfruttano l’effetto indiretto (motori ultrasonici);
• risonanza – sfruttano sia l’effetto diretto che quello indiretto (idrofoni,
filtri);
• conversione di energia – conversioni intensive di energia meccanica in
energia elettrica (generatori ad alto voltaggio) [3].
1.2 L’effetto piezoelettrico
Gli effetti piezoelettrici, diretto ed inverso, che si generano in un cristallo
piezoelettrico sottoposto a tensioni di tipo meccanico o elettrico sono
schematizzati in figura 1.1.
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
5
Affinché un cristallo esibisca l’effetto piezoelettrico è necessario che la
sua struttura non abbia un centro di simmetria. Uno stress (di trazione o di
compressione) applicato a questi tipi di cristalli altera la separazione tra i siti
contenenti le cariche positive e negative in ogni cella elementare, portando ad una
polarizzazione netta sulle superfici esterne del cristallo (Fig. 1.1 a, b, c). L’effetto
è praticamente lineare, ovvero la polarizzazione indotta varia proporzionalmente
con lo stress applicato, ed è anche dipendente dalla direzione; secondo questo
principio, stress di compressione o di trazione generano campi elettrici, e quindi
tensioni, di opposta polarità.
Figura 1.1 Cristallo piezoelettrico (a) a riposo; (b) sottoposto ad una compressione; (c)
sottoposto ad una trazione; (d) sottoposto ad una tensione continua positiva; (e)
sottoposto ad una tensione continua negativa; (f) sottoposto ad una tensione alternata.
Come già detto, il fenomeno è anche reciproco, così lo stesso cristallo, se
invece di essere sottoposto ad una forza è esposto ad un campo elettrico, subirà
una deformazione elastica che provoca un incremento o una riduzione della sua
lunghezza, in accordo con la polarità del campo applicato (Fig. 1.1 d, e, f).
(a) (b) (c)
(d) (e) (f)
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
6
I ceramici piezoelettrici sono intrinsecamente costituiti da micro-domini,
cioè da zone di piccole dimensioni, nelle quali i momenti di dipolo elettrici sono
orientati allo stesso modo a causa delle mutue interazioni di tipo elettrico fra gli
ioni del reticolo, che tendono ad allinearsi secondo precise direzioni. A causa
dell’orientazione casuale dei domini all’interno del materiale, la polarità risultante
in un ceramico risulta nulla. Per ottenere proprietà piezoelettriche è quindi
necessario applicare un campo elettrico esterno secondo un processo
comunemente denominato polarizzazione (poling). L’applicazione di un campo
elettrico costante, in condizione di temperatura e tempo note, permette
l’allineamento dei dipoli dei singoli domini lungo direzioni preferenziali che
danno origine ad un dipolo netto totale (e quindi una polarità) non più nulla.
Poiché una ceramica piezoelettrica ha una elevata costante dielettrica, il momento
di dipolo rimane pressoché invariato una volta eliminato il campo elettrico
applicato[4].
Dopo il trattamento di polarizzazione il ceramico policristallino è
assimilabile, agli effetti del comportamento elettrico, ad un cristallo piezoelettrico
che presenta un momento di dipolo netto in condizioni di non distorsione. Si può
avere una spiegazione intuitiva della piezoelettricità analizzando i circuiti riportati
in figura 1.2.
Figura 1.2 Fenomeno piezoelettrico: (a) ceramico a riposo; (b) ceramico sottoposto a
compressione; (c) ceramico sottoposto ad un campo elettrico.
In figura 1.2a sono rappresentate diverse celle unitarie di un cristallo
piezoelettrico a riposo, nelle quali le distanze fra i baricentri delle cariche sono
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
7
volutamente esagerati; la presenza nella struttura di cariche non coincidenti
provoca l’accumulo di cariche di segno opposto su ogni superficie del materiale.
Qualora si comprima la struttura cristallina (Fig. 1.2b), si provoca una riduzione
della distanza fra i centri delle due cariche dei dipoli ed una conseguente
diminuzione del momento dipolare, che genera una modifica delle cariche esterne:
se le due superfici sono collegate, si verifica un flusso di elettroni da quella
negativa a quella positiva oppure, nel caso siano isolate, si ha una diminuzione
della differenza di potenziale fra le due facce. Questa ultima variazione può essere
rilevata ed amplificata mediante un circuito elettrico.
Il processo meccanico-elettrico può essere compiuto in senso opposto,
imponendo dall’esterno una differenza di potenziale tra le due facce (Fig. 1.2c).
Le cariche esterne si accumulano sulle facce costringendo i dipoli a “distendersi”
entro le celle unitarie, che a loro volta si allungano come fossero sollecitate a
trazione. Invertendo la polarità del circuito esterno si ottiene naturalmente una
compressione della cella, mentre una corrente alternata può produrre una
vibrazione meccanica, utilizzata, per esempio, nei generatori di ultrasuoni.
L’effetto piezoelettrico è espresso dalle seguenti relazioni:
jkijkiTdD (effetto diretto) (1.1)
i
'
ijkjkEdS (effetto indiretto) (1.2)
dove Di è la componente dello spostamento elettrico, Ei la componente del campo
elettrico, Sjk la componente di deformazione, Tjk la componente di stress, e dijk la
componente del coefficiente di carica piezoelettrica o di deformazione.
Solitamente dijk è semplicemente chiamato coefficiente piezoelettrico e
considerazioni termodinamiche dimostrano che dijk = d’ijk; nominalmente, i
coefficienti che legano il campo e la deformazione sono gli stessi che legano lo
stress applicato e la polarizzazione [3].
Per capire meglio il fenomeno piezoelettrico è necessario approfondire le
proprietà della piroelettricità e la ferroelettricità, che sono strettamente legate ai
parametri strutturali del materiale.
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
8
1.3 Piroelettricità
L’effetto piroelettrico corrisponde ad una variazione dello stato di
polarizzazione nel materiale (ΔP) sottoposto ad una variazione di temperatura
(Δθ), in assenza di un campo elettrico esterno. Il coefficiente piroelettrico, pi è
espresso come:
ΔθpΔP i (1.3)
Il fenomeno piroelettrico riguarda i cristalli che presentano un asse polare
(e quindi un momento di dipolo elettrico) in condizioni di non distorsione. Tutti i
cristalli polari non-centrosimmetrici, sono piezoelettrici. D’altra parte non tutti i
piezoelettrici mostrano un momento di dipolo a riposo, e quindi non tutti i
materiali piezoelettrici sono piroelettrici. Nelle applicazioni piezoelettriche, la
piroelettricità è un fenomeno di disturbo, tuttavia, operando con un particolare
modo di funzionamento piezoelettrico o shear mode, l'effetto piroelettrico può
essere eliminato.
1.4 Ferroelettricità
Si definisce ferroelettricità la capacità di un cristallo polare di invertire
reversibilmente il proprio dipolo elettrico sotto l’applicazione di un campo
elettrico di intensità opportuna. La presenza di un momento di dipolo in
condizioni di non distorsione è essenziale per la ferroelettricità e quindi i materiali
non piroelettrici non possono essere anche ferroelettrici. La presenza del dipolo
non è sempre sufficiente per avere la ferroelettricità, poiché il campo elettrico da
applicare per ottenere la sua inversione potrebbe essere di intensità tale da
provocare la disgregazione del materiale oppure la disposizione degli atomi
potrebbe essere asimmetrica, ma l’orientazione irreversibile. La ferroelettricità è
quindi la proprietà che permette il processo di polarizzazione dei ceramici
piezoelettrici.
Come già detto, l’esistenza di domini con orientazione casuale all’interno
di una ceramica piezoelettrica, rende la polarità risultante nulla. È possibile
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
9
rendere i materiali ceramici ferroelettrici piezoelettricamente attivi applicando un
campo elettrico con una forza sufficiente per allineare il vettore di polarizzazione
di ogni dominio con la direzione cristallografica più simile alla direzione del
campo applicato. Questo processo è chiamato polarizzazione ed è possibile solo in
materiali ferroelettrici. Per questa ragione, i materiali piezoelettrici non
ferroelettrici possono essere usati solo come cristalli singoli.
Con la polarizzazione la ceramica può essere resa piezoelettrica in una
delle direzione consentite della struttura cristallina mediante l’esposizione ad un
forte campo elettrico ad una temperatura leggermente inferiore alla temperatura di
Curie, temperatura cioè al di sopra della quale il materiale da ferroelettrico diventa
paraelettrico. Il processo è illustrato in figura 1.3: il campo elettrico provoca
l’allineamento dei domini (Fig. 1.3b). In base a quanto detto in precedenza,
durante questa fase il materiale si allunga lungo la direzione del campo elettrico.
Il valore del campo elettrico da applicare e il tempo di permanenza sotto
tensione necessari per avere una corretta polarizzazione del campione ceramico
senza rotture dipendono fortemente dalla composizione: per esempio, due
composizioni commerciali di PZT che differiscano solo per una piccola aggiunta
di drogante, potrebbero polarizzarsi in pochi secondi a 2 kV/mm o richiedere
diversi minuti con un’intensità di campo circa doppia [1]. Ci sono altre ceramiche
che addirittura si polarizzano a temperatura ambiente in qualche microsecondo.
Questo evidenzia che i parametri ottimali per la buona riuscita della
polarizzazione si ricavano dall’esperienza pratica, mediante una continua
sperimentazione, analizzando ogni composizione con accuratezza.
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
10
Figura 1.3 Momenti di dipolo elettrico e polarizzazione: (a) prima della polarizzazione;
(b) durante la polarizzazione; (c) dopo la polarizzazione.
Dopo il trattamento di polarizzazione, il ceramico policristallino è
assimilabile, agli effetti del comportamento elettrico, ad un cristallo piezoelettrico.
Presenta infatti un momento di dipolo netto in assenza di deformazione, che
risponde linearmente ad un campo elettrico applicato o alla pressione meccanica.
Di solito questo processo è il passo finale del lungo procedimento di
fabbricazione di un ceramico piezoelettrico.
1.5 Proprietà fisiche e costanti piezoelettriche
La complessità dello studio dell’effetto piezoelettrico risiede nella
presenza simultanea di più fenomeni diversi, sia meccanici che elettrici. Per poter
interpretare la correlazione esistente tra i vari fenomeni presenti è necessario
introdurre alcune definizioni delle grandezze coinvolte. Le ceramiche
piezoelettriche sono anisotrope, perciò tutte le loro costanti fisiche sono quantità
di tipo tensoriale. In prima approssimazione si possono considerare solo alcune
direzioni fondamentali tra loro ortogonali; per convenzione si assume che la
direzione della polarizzazione coincida sempre con l’asse Z di un sistema
ortogonale di assi cartesiani. Le direzioni X, Y, Z sono per comodità di notazione
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
11
indicate rispettivamente con i numeri 1, 2 e 3, mentre le relative rotazioni attorno
a questi assi (azioni di taglio) sono indicate con i numeri 4, 5 e 6 (Fig. 1.4).
Figura 1.4 Notazione convenzionale degli assi di riferimento.
Le grandezze coinvolte sono:
o Stress meccanico
o Deformazione
o Modulo di Young
o Costante di carica piezoelettrica
o Costante di tensione piezoelettrica
o Costante dielettrica
o Costante di elasticità
o Fattore di accoppiamento elettromagnetico efficace.
Queste grandezze sono generalmente indicate con due indici, riportati come
pedici, che indicano, caso per caso le direzioni delle due quantità correlate
coinvolte (per esempio stress e deformazione per l’elasticità, spostamento e
campo elettrico per la permettività). Un indice maiuscolo, riportato come apice,
X
Y
Z
1
3
2
4
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
12
indica invece una grandezza che è mantenuta costante durante la misura o la
definizione del parametro descritto.
a) Stress meccanico: si intende la pressione uniforme esercitata sul materiale
lungo una o più direzioni; viene espressa in N/m2 e si indica con T.
b) Strain: è la deformazione che si verifica in ogni corpo solido sottoposto a stress
meccanico. È una grandezza adimensionale e si indica con S.
c) Modulo di Young (YE): è la costante di proporzionalità che lega S e T secondo
la relazione:
SYT E (1.4)
Questa costante dipende dalle caratteristiche del materiale.
La relazione inversa è:
TsS (1.5)
dove la costante s è la cedevolezza (o compliance) del materiale.
d) Costante di carica piezoelettrica (o di deformazione): è indicata con d e si
riferisce sia all’effetto piezoelettrico diretto che a quello inverso. Essa esprime
la polarizzazione elettrica generata in un materiale per unità di stress meccanico
applicato (effetto piezoelettrico diretto); viceversa, essa può indicare anche lo
strain meccanico esibito dal materiale per unità di campo elettrico applicato
(effetto piezoelettrico inverso). Questa costante viene solitamente riportata con
due pedici, dei quali il primo si riferisce sempre alla grandezza elettrica in
gioco mentre il secondo riguarda sempre una quantità meccanica,
indipendentemente dall’effetto coinvolto. Per convenzione il primo pedice
indica la direzione della polarizzazione generata nell’elemento piezoelettrico
per effetto piezoelettrico diretto oppure quella dell’intensità di campo applicata
per effetto piezoelettrico inverso; il secondo rappresenta a sua volta la direzione
dello stress applicato oppure quella dello strain indotto. Per esempio:
33d è la polarizzazione indotta in direzione 3 per unità di stress applicato lungo
il medesimo asse; in alternativa, è lo strain per unità di campo elettrico
applicato, entrambi lungo l’asse 3;
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
13
31d è la polarizzazione in direzione 3 per unità di stress applicato in direzione
1; viceversa, è lo strain meccanico indotto nel materiale lungo l’asse 1 per unità
di campo elettrico applicato in direzione 3.
e) Costante di tensione piezoelettrica (g): E’ definita come il campo elettrico
generato in un materiale per unità di stress meccanico applicato.
TgE (1.6)
La costante di tensione piezoelettrica è legata a d, costante di carica
piezoelettrica dalla permettività del mezzo (ε): g = d / ε.
f) Costante dielettrica: La costante dielettrica (assoluta) è definita come lo
spostamento elettrico per unità di campo elettrico:
E
D0rA (1.7)
Di solito la costante dielettrica relativa r (adimensionale) si indica
semplicemente con , come verrà fatto in seguito. Essa può essere misurata in
due condizioni: a stress o a strain costante.
Alcuni esempi:
T
11 è la permettività riferita allo spostamento ed al campo elettrico, entrambi in
direzione 1 in condizioni di stress costante;
S
33 è la permettività riferita allo spostamento ed al campo elettrico in direzione
3 in condizioni di strain costante.
Nei materiali piezoelettrici εT e ε
S possono differire enormemente; la relazione
che le lega è:
εS = ε
T · (1 - keff.
2) (1.8)
Molto interessante per i ceramici piezoelettrici è l’andamento della
costante dielettrica al variare della temperatura, illustrato con una linea
tratteggiata in figura 1.5. Si riportano sull’asse delle ascisse la temperatura di
Curie-Weiss (T0) e la temperatura di Curie (TC), caratteristica di ciascun materiale
ferroelettrico, alla quale avviene il passaggio di fase tra la fase ferroelettrica e
quella paraelettrica, nella quale è nulla la polarizzazione permanente.
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
14
Figura 1.5 Andamento della costante dielettrica al variare della temperatura.
Nella stessa figura sono rappresentati anche la polarizzazione spontanea P
(a tratto grosso) e l’inverso della permettività (a tratto sottile). Si osserva come P
decresca all’aumentare della temperatura fino ad annullarsi per T = Tc. Nella
regione in prossimità del punto di Curie la costante dielettrica tende invece a
divergere, assumendo repentinamente valori molto elevati, mentre il suo inverso
1/ε in questa zona ed in quella paraelettrica sopra Tc é lineare con la temperatura,
in accordo con la legge di Curie-Weiss:
)TT(C0
(1.9)
dove C è una costante, detta di Curie; T è la temperatura e T0 è la cosiddetta
temperatura di Curie-Weiss, leggermente inferiore all’esatta temperatura di
transizione Tc.
g) Costante di elasticità (e): lega lo stress meccanico e il campo elettrico:
T = -e · E (1.10)
Tutte le costanti piezoelettriche finora definite, a causa dell’anisotropia del
materiale piezoelettrico, possono assumere valori diversi lungo i diversi assi del
cristallo, rendendo necessaria un’analisi tensoriale di tutto il fenomeno
piezoelettrico.
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
15
h) Fattore di accoppiamento elettromagnetico efficace (keff.): questo coefficiente
può fornire una misura globale dell’entità dell’effetto piezoelettrico. Esso
rappresenta, dato un campo elettrico applicato, la frazione di energia elettrica
convertita in energia meccanica (o viceversa) per effetto piezoelettrico. Dal
punto di vista energetico si può definire la seguente relazione:
keff. = energia convertita / energia applicata
Poichè non è possibile avere la conversione completa dell’energia, il fattore di
accoppiamento elettromeccanico è sempre minore dell’unità:
keff.2 < 1
Questo fattore può essere utile per confrontare direttamente, dal punto di vista
piezoelettrico, materiali con valori molto diversi di permettività e cedevolezza.
g) Impedenza acustica Za
L’impedenza acustica di un materiale (Za) si usa nella valutazione della
propagazione delle onde acustiche attraverso mezzi diversi. Il trasferimento da
un mezzo ad un altro dell’energia acustica, è massima quando essi hanno la
stessa impedenza acustica. Maggiore è la differenza di impedenza tra i mezzi e
maggiore è la frazione di onde acustiche che si riflettono all’interfaccia.
L’impedenza acustica del materiale è definita come:
cZa (1.11)
dove è la densità e c è la rigidità elastica del materiale. L’impedenza
acustica è importante nelle applicazioni piezoelettriche dove contano le onde
acustiche, come nei trasduttori ad ultrasuoni [3].
1.6 Ceramici piezoelettrici
I ceramici piezoelettrici sono materiali ceramici avanzati, ossia materiali
inorganici, essenzialmente non metallici, provvisti di rilevanti requisiti funzionali,
prodotti per consolidamento ad alta temperatura ed ottenuti da materie prime di
sintesi che richiedono un’accurata progettazione composizionale, strutturale e
produttiva. Come i materiali ceramici in genere, possono essere distinti in base a
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
16
struttura cristallina, microstruttura, proprietà chimico–fisiche, tecnologie di
fabbricazione ed applicazioni. Le principali classi di ceramiche piezoelettriche si
distinguono in base alla struttura cristallina e prendono nome dai materiali di
riferimento per ogni struttura (Fig. 1.6).
Figura 1.6 Principali classi di materiali ceramici piezoelettrici.
Le ceramiche perovskitiche possiedono la struttura policristallina più
importante per le applicazioni piezoelettriche, grazie ai valori particolarmente
elevati delle relative costanti piezoelettriche (Tabella 1.1 e Fig. 1.7) [5].
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
17
Tabella 1.1 Costanti piezoelettriche di alcuni piezoceramici; PZT A e PZT B indicano
due composizioni diverse di piombo zirconato titanato (PZT).
Materiale
Piezoelettrico TC d33
(°C) (pC/N)
BaTiO3 130 190
PbTiO3 430 58
PZT A 315 268
PZT B 220 480
(Na,K)NbO3 420 160
PbNb2O6 570 73
Cd2NbO7 - 88 Trascurabile
Bi4Ti3O12 675 20
Figura 1.7 Distribuzione dell’ attività piezoelettrica e della temperatura di Curie per
diversi materiali piezoceramici.
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
18
1.7 La struttura perovskitica
Gli ossidi perovskitici hanno come formula di struttura generale ABO3
dove A è un catione generalmente bivalente, come Ba2+
o Pb2+
(raggio ionico 134
– 120 pm), e B è un catione tetra- o pentavalente, come Ti4+
o Zr4+
(raggio ionico
68 – 79 pm). Questi ultimi cationi si trovano rispettivamente ai vertici e al centro
di un reticolo nel quale gli anioni ossigeno (raggio ionico 132 pm) occupano il
centro della faccia. Tantissimi cationi hanno dimensioni idonee per potersi
inserire nel reticolo costituito dagli ossigeni, e questo giustifica l'abbondanza delle
perovskiti, sia naturali (minerali) che sintetiche.
Se consideriamo il titanato di bario (Fig. 1.8) vediamo come la grande
polarizzabilità di questo materiale, responsabile del suo comportamento
piezoelettrico, sia dovuta all’ottaedro TiO6. Questo determina essenzialmente le
proprietà elettriche dell’intera cella: all’interno degli ottaedri formati dagli
ossigeni infatti, gli ioni Ti4+
, molto più piccoli, possono facilmente muoversi
causando una conseguente distorsione cristallografica.
(a) (b)
Figura 1.8 Struttura del BaTiO3: (a) cella elementare di tipo cubico (T>TC) e (b) cella
tetragonale (T
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
19
di sotto della TC (per il titanato di bario circa 120°C), avviene la transizione di
fase da cubica a tetragonale. La conseguente distorsione della cella, porta alla
contemporanea comparsa di polarizzazione, nelle sei possibili direzioni
corrispondenti alla notazione (Fig. 1.9).
Figura 1.9 Possibili deformazioni della cella cubica a seguito della transizione di fase
cubica-tetragonale.
Altre trasformazioni di fase avvengono a circa 5°C (dalla fase tetragonale
alla fase ortorombica con polarizzazione diretta nelle direzioni e, di
conseguenza, 12 possibili stati per i domini) e a circa -90°C (dalla fase
ortorombica a quella romboedrica, con polarizzazione nella direzione e,
quindi, 8 possibili stati dei domini) [6]. E’ importante notare come alle
temperature tipiche delle varie transizioni di fase corrispondono dei picchi nei
valori della costante dielettrica (Fig. 1.10). A causa dell’accoppiamento del
fenomeno elettrico con quello elastico, i materiali ferroelettrici sono anche
ferroelastici; quindi, l’applicazione di uno stress al di sopra di un valore critico
può causare il riorientamento del dominio.
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
20
Figura 1.10 Trasformazioni di fase del BaTiO3; a e c rappresentano i valori di costante
dielettrica lungo gli assi cristallografici a e c rispettivamente.
1.8 Materiali PZT
Con piombo zirconato titanato (PZT), Pb(ZrxTi1-x)O3 con x = 0.52–0.54 si
indica la classe di soluzioni solide di piombo titanato e di piombo zirconato più
utilizzate per applicazioni piezoelettriche. Il rapporto tra titanio e zirconio e la
possibilità di introdurre vari droganti permettono una grande flessibilità in termini
di composizione e quindi di caratteristiche funzionali in queste ceramiche. Il
diagramma di stato (Figura 1.11) mostra le varie strutture cristalline assunte dal
PZT al variare di composizione e temperatura.
La sostituzione degli ioni Ti+4
con gli ioni Zr+4
riduce la distorsione
tetragonale tipica del PbTiO3, portando alla formazione di un’altra fase
ferroelettrica a simmetria romboedrica. La presenza di queste due fasi è prevista
sulla base della composizione chimica del sistema e confermata tramite un’analisi
qualitativa di diffrazione ai raggi X (XRD).
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
21
Figura 1.11 Diagramma di stato del sistema PbTiO3 – PbZrO3.
I diffrattogrammi corrispondenti alle due fasi evidenziano picchi di
intensità diffratte ad uguali valori di 2 distinguendosi solo nell’aspetto; come si
nota in figura 1.12 alcuni dei picchi relativi alla fase tetragonale sono sdoppiati
rispetto ai picchi della fase romboedrica.
Figura 1.12 Diffrattogramma delle fasi romboedrica e tetragonale della struttura
perovskitica PZT.
20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50 52 54 56 58 60
Fase tetragonale
Fase romboedrica
2 (gradi)
PbTiO3 PbZrO3
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
22
La linea di confine tra la fase tetragonale (ricca di titanio) e quella
romboedrica (ricca di zirconio) è quasi indipendente dalla temperatura: a
temperatura ambiente corrisponde ad un rapporto zirconio/titanio di 53:47. La
regione nella quale si nota un brusco cambiamento strutturale all’interno di una
soluzione solida, associato alla variazione della composizione, viene definita
come bordo di fase morfotropico o, in inglese, “morphotropic phase boundary”
(MPB). I PZT con una composizione nella quale il rapporto tra titanio e zirconio
dà origine all’esistenza simultanea della fase tetragonale e di quella romboedrica
in quantità uguali (MPB), mostrano i valori più elevati della costante
piezoelettrica (d33), della costante dielettrica ( ) e del fattore di accoppiamento
elettromeccanico (kp). Nella figura 1.13 si evidenzia l’andamento delle due
grandezze caratteristiche ( e kp) al variare della rapporto Zr/Ti [1].
Figura 1.13 Costante dielettrica ( ) e coefficiente di accoppiamento planare(kp) in
funzione della composizione per il sistema PbTiO3-PbZrO3.
PbZrO3 PbTiO3
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
23
Il picco delle proprietà elettriche in corrispondenza della MPB viene
tradizionalmente attribuito alla presenza contemporanea delle due fasi
cristallografiche. Infatti, la presenza di un numero maggiore di direzioni
consentite per l’orientamento dei domini permette a questi ultimi di orientarsi
meglio con la direzione del campo elettrico esterno. In questo modo si realizza un
grado di polarizzazione del materiale più elevato rispetto al caso di una singola
fase, con conseguente incremento di tutte le proprietà [2]. Recentemente, è stato
sperimentalmente osservato che un ceramico PZT molto puro, preparato facendo
attenzione alla composizione del bordo di fase morfotrofico, è monoclino a
temperatura ambiente [3], giustificando il massimo nelle proprietà dielettriche e
piezoelettriche osservato per questa composizione. Infatti, il vettore di
polarizzazione può facilmente subire un’orientazione particolare fra tutti gli
orientamenti di polarizzazione permessi per la fase monoclina (24 orientamenti),
oltre a quelli permessi per le vicine fasi romboedrica e tetragonale. Questa
interpretazione non è ancora stata completamente accettata, ma le proprietà
eccellenti per composizioni prossime al rapporto Zr/Ti = 53:47 sono conosciute ed
ampiamente utilizzate, in particolare per i sensori [7].
Modifiche composizionali dei PZT
Per produrre PZT modulabili in funzione delle diverse applicazioni, sono
state studiate modifiche composizionali con l’aggiunta di vari cationi droganti. I
gradi di libertà nella definizione delle caratteristiche piezoelettriche di una
ceramica PZT legati al rapporto Ti/Zr, aumentano notevolmente se si considerano
altri elementi usati come droganti che possono essere aggiunti in differenti
quantità. La sostituzione dei cationi del PZT in piccole frazioni (~1%) con cationi
droganti può comportare una modifica del reticolo, variando di conseguenza la
posizione del MPB e le proprietà elettriche. Secondo le caratteristiche del
drogante aggiunto, queste modifiche si possono suddividere in tre categorie [8]:
• sostituzione isovalente; cationi Ca2+
o Sr2+
per Pb2+
oppure Sn4+
per
Ti4+
/Zr4+
sono utilizzati per abbassare i valori della temperatura di Curie,
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
24
incrementando la permettività a temperatura ambiente. Queste composizioni sono
chiamate “tipo VI” negli USA e “tipo 600” in Europa;
• aggiunta di cationi elettron-accettori; droganti di valenza inferiore, come
cationi Sc3+
o Fe3+
al posto di Ti4+
/Zr4+
oppure Rb1+
al posto di Pb2+
sono
utilizzati per creare delle vacanze di ossigeno, che si collocano nel reticolo
formando dei dipoli. Questi dipoli si allineano nella direzione del vettore di
polarizzazione nel dominio creando campi interni che ne stabilizzano la
configurazione e riducono al mobilità delle sue pareti. Il PZT diventa meno
sensibile alla risposta piezoelettrica, ma più stabile: le costanti piezoelettriche
diminuiscono, mentre il campo coercitivo aumenta (Qm, fattore di qualità
meccanica o inverso della perdita piezoelettrica, aumenta). La costante dielettrica
e la perdita dielettrica diminuiscono così come la resistività elettrica. I ceramici
PZT drogati con cationi accettori sono detti “hard”, essendo anche conosciuti
come di “tipo I” negli USA e di “tipo 100” in Europa, e sono utilizzati per molte
applicazioni, per esempio quelle ad alta potenza e ad alto voltaggio;
• aggiunta di cationi elettron-donatori; cationi droganti a valenza più alta dei
cationi sostituiti come lo ione Nb5+
al posto di Ti4+
/Zr4+
o La3+
al posto di Pb2+
,
sono compensati dalle vacanze di piombo, incrementando la mobilità delle pareti
dei domini. I droganti donatori danno un effetto opposto a quello dei droganti
accettori: i coefficienti piezoelettrici, la permettività e le perdite dielettriche
aumentano, mentre la rigidità elastica, il campo coercitivo ed il fattore di qualità
meccanica diminuisco. I materiali sono elettricamente e meccanicamente “soft”,
trovando applicazione nei trasduttori medici e nei sensori di pressione. Le
classiche composizioni dei PZT “soft” sono conosciute come “Navy tipo II” negli
USA e “tipo 200” in Europa.
1.9 Produzione di un campione piezoelettrico
Per ottenere un campione ceramico piezoelettrico, è necessario compiere
una serie di processi la cui successione è schematizzata in figura 1.14. La
microstruttura e di conseguenza le caratteristiche della ceramica, dipendono
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
25
direttamente da tutte le fasi del processo e, in particolare, dalle caratteristiche
della polvere.
Durante il periodo di Dottorato sono stati prodotti campioni ceramici
piezoelettrici effettuando in laboratorio l’intero processo di produzione dalla
sintesi delle polveri alla caratterizzazione elettrica finale.
Si riporta di seguito la descrizione degli stadi di produzione di un ceramico
piezoelettrico.
Figura 1.14 Schema di produzione di un ceramico piezoelettrico.
Sintesi delle polveri
Calcinazione
Formatura
Sinterizzazione
Metallizzazione
Polarizzazione
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
26
1.9.1 Calcinazione
Nella calcinazione, i precursori (carbonati, nitrati, ossalati, ecc...) del
sistema di interesse sono sottoposti ad un trattamento termico in aria, nella quale
vengono decomposti e fatti reagire per ottenere la fase cristallina di interesse. Una
delle reazioni favorite da un punto di vista termodinamico in presenza di aria e ad
alta temperatura è quella di ossidazione. La miscela dei precursori si trasforma
nella fase perovskitica, se questa é energeticamente favorita [9]. Il meccanismo
proposto per la formazione della fase perovskitica PZT dai singoli ossidi è a due
stadi prevedendo la formazione di titanato di piombo come fase intermedia
seguita dalla sua reazione con l’ossido di zirconio per dare la fase di interesse[10].
1.9.2 Macinazione
Lo stadio di calcinazione comporta un’aggregazione più o meno
irreversibile delle particelle di polvere che rende indispensabile, prima di
effettuare il consolidamento, un passaggio di macinazione della polvere. Tra le
tecniche di macinazione disponibili, la macinazione in giara con sfere di zirconia,
disperdendo la polvere in un mezzo liquido (acqua o etanolo), risulta
particolarmente efficace. Tale tecnica (ball-milling) consente di ridurre
notevolmente le dimensioni degli aggregati più soffici, incrementando così la
superficie specifica e di conseguire la compattabilità della polvere. La migliorata
densità in verde assicura un prodotto finale con densità più elevata.
1.9.3 Formatura
Dopo lo stadio di calcinazione, ha luogo il processo di formatura che
conferisce al materiale una forma simile a quella finale. Il campione consolidato
nella forma desiderata, viene indicato come “verde” fino allo stadio successivo di
sinterizzazione. Il metodo di formatura ottimale dipende dalle caratteristiche finali
desiderate; i principali processi di formatura possono essere suddivisi in tre
categorie fondamentali:
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
27
- consolidamento allo stato secco; è realizzato mediante un trattamento di
pressatura, di tipo uniassiale o isostatico, a freddo ed é utilizzato quando si
vogliono ottenere dischi, parallelepipedi o comunque forme piene;
- consolidamento in dispersione (sia acquosa sia non acquosa); consiste in un
colaggio su uno stampo poroso, per l’ottenimento di forme con varie
geometrie, o su nastro, per ottenere fogli di spessore inferiore al millimetro;
- consolidamento allo stato plastico; prevede un’estrusione, per ottenere forme
cave come tubi.
In particolare, in questo lavoro di dottorato è stata approfondita
l’ottimizzazione di due differenti tecniche di formatura: 1) il colaggio su nastro
per la realizzazione di multilaminati; 2) la serigrafia per la deposizione di film
spessi su differenti substrati, che verranno ampliamente descritte nei successivi
capitoli.
1.9.4 Sinterizzazione
La sinterizzazione è il processo di consolidamento a caldo di un
agglomerato di polveri pre-consolidato nel processo di formatura. Attraverso la
sinterizzazione viene rafforzato il legame fra i grani (aumentando la superficie di
contatto tra essi) e diminuita la porosità (trasferendo materia dalle particelle agli
spazi vuoti). La spinta termodinamica (driving force) che promuove la
sinterizzazione è la diminuzione dell’energia libera superficiale attraverso la
riduzione dell’interfaccia solido–vapore. L’elevata energia superficiale dei grani è
sostituita da una minore energia a bordo grano, con una variazione data da:
PdVdAdAdGbbssTOT (1.12)
dove
dAb: variazione dell’area superficiale totale del bordo grano;
dAs: variazione dell’area totale dei pori;
γs e γb : energia specifica ed energia libera superficiale del bordo grano;
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
28
PdV: contributo alla variazione negativa dell’energia libera derivante dalla
contrazione di volume causata dall’applicazione di una pressione esterna P
nei processi di sinterizzazione sotto pressione.
Da un punto di vista microscopico, queste trasformazioni si realizzano
attraverso un trasferimento di massa dalle particelle all’area di contatto tra esse, a
causa della differenza di energia libera delle particelle in funzione del loro raggio
di curvatura. Il raggio di curvatura delle particelle, da convesso diventa concavo
nell’area di contatto, determinando un passaggio di atomi dalle particelle all’area
di contatto. Pertanto, più le particelle sono piccole minore è il raggio di curvatura,
rendendo significativa ai fini del processo la differenza di energia libera attraverso
la superficie curva. Per questo, l’utilizzo di particelle molto fini (di dimensioni
almeno micrometriche) favorisce il processo di sinterizzazione (Fig. 1.15). Le
considerazioni termodinamiche sono comuni a tutti i processi di sinterizzazione
(in fase vapore, in fase liquida, allo stato solido, in fase vetrosa), mentre cambiano
i meccanismi di trasporto delle particelle, che però possono essere
contemporaneamente presenti [9]. Si possono identificare tre tipi di
sinterizzazione:
1. vetrificazione; durante la cottura si forma una fase liquida che riempie le
porosità e, successivamente, vetrifica per raffreddamento. Questo metodo è in
genere evitato perchè porta a disomogeneità strutturali e modeste proprietà
meccaniche;
2. Sinterizzazione in fase liquida; alla temperatura di cottura, è presente la
minima quantità di liquido viscoso che permette il trasporto di massa per
capillarità, incrementando la densificazione. I requisiti fondamentali sono
quindi la presenza di un liquido alla temperatura di sinterizzazione, una buona
bagnabilità del solido ed il controllo della solubilità nel liquido. Si
evidenziano tre stadi: i) riarrangiamento, ii) soluzione-riprecipitazione, iii)
rimozione della porosità residua. I materiali densificati per sinterizzazione in
fase liquida presentano fasi a bordo grano vetrose o parzialmente cristalline;
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
29
3. Sinterizzazione alla stato solido: il trasporto di materia avviene per
diffusione attraverso dislocazioni o bordi di grano. La velocità di
sinterizzazione aumenta con la temperatura ed al diminuire delle dimensioni
delle particelle. L’elevato grado di covalenza nei legami delle strutture
ceramiche ostacola i moti delle dislocazioni e la sinterizzazione può risultare
incompleta: in questo caso la densificazione viene favorita dall’aggiunta di
opportuni additivi di sinterizzazione.
Figura 1.15 Stadi successivi della sinterizzazione.
1.9.5 Applicazione degli elettrodi
Lo stadio di metallizzazione è essenziale per polarizzare il campione
ceramico e renderlo piezoelettrico, essendo infatti necessario applicare degli
elettrodi sulle facce del campione. L’applicazione viene effettuata mediante
serigrafia sui campioni più resistenti e spessi, o con la tecnica a pennello o per
sputtering su quelli più sottili (spessori inferiori al millimetro) o fragili (campioni
porosi), in quanto la pressione applicata nella serigrafia ne provocherebbe la
rottura.
particelle
Stadio
iniziale
Stadio
finale
Stadio
intermedio
pori
grani
particelle
Stadio
iniziale
Stadio
finale
Stadio
intermedio
pori
grani
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CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
30
1.9.6 Polarizzazione
Il processo di polarizzazione è necessario per conferire proprietà
piezoelettriche ad una ceramica ed è possibile grazie al fenomeno di isteresi
dielettrica, illustrato in figura 1.16, caratteristico dei materiali ferroelettrici. Il
campo elettrico E e la polarizzazione P sono collegati, in un mezzo isolante o
dielettrico, dalla relazione:
EPED00
(1.13)
dove:
0 è la permettività del vuoto
è la costante dielettrica relativa del mezzo (semplicemente anche chiamata
permettività o costante dielettrica)
D è lo spostamento elettrico, una grandezza fisica che rappresenta la quantità di
carica elettrica immagazzinata per unità di area.
Per una ceramica ferroelettrica, P è a sua volta funzione del campo E.
Figura 1.16 Ciclo di isteresi in un materiale ceramico ferroelettrico.
Osservando la figura del ciclo di isteresi nel diagramma campo elettrico -
polarizzazione indotta, si deduce che il campo da applicare al campione per avere
una polarizzazione ottimale è quello corrispondente a Psat (o polarizzazione di
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
31
saturazione). Applicando un campo elettrico inferiore, il materiale si polarizza
solo in parte e, di conseguenza, le sue proprietà piezoelettriche risultano inferiori.
Un’altra relazione che lega il campo elettrico alla polarizzazione è:
E)1(Pr0
(1.14)
Tenendo conto dell’andamento crescente della costante dielettrica con la
temperatura, risulta chiaro come aumentando la temperatura, diminuisce il campo
elettrico necessario per polarizzare un materiale. Si possono così distinguere due
diversi modi di polarizzazione di un ceramico piezoelettrico: 1) a temperatura
relativamente bassa (50-150°C), mediante l’applicazione di forti campi elettrici;
2) ad alta temperatura (prossima a quella di Curie del materiale, 300-400°C),
impiegando campi elettrici di entità modesta. Nella polarizzazione a bassa
temperatura, il campione viene inserito in un dispositivo porta campioni, immerso
in un bagno di olio di silicone e portato a circa 120°C, utilizzando un agitatore
magnetico riscaldante sul quale è posto il becher che contiene il portacampioni. Il
sistema riscaldante dotato di termostato mantiene costante la temperatura, mentre
una barretta magnetica mantiene in movimento il bagno, garantendone
l’uniformità (Fig. 1.17).
Figura 1.17 Schema del sistema per la polarizzazione a bassa temperatura.
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
32
Una volta raggiunta la temperatura impostata, viene applicata la tensione
desiderata per un intervallo ben definito di tempo, alla fine del quale il sistema è
lasciato raffreddare mantenendo applicata la tensione. A causa delle elevate
tensioni in gioco, tutto il sistema di polarizzazione è contenuto in una gabbia di
Faraday che confina il campo elettrico all’interno del polarizzatore proteggendo
così l’operatore.
1.10 Caratterizzazione delle ceramiche piezoelettriche
Lo studio delle caratteristiche elastiche, piezoelettriche e dielettriche di un
materiale piezoelettrico consiste nella determinazione dei valori delle numerose
costanti che lo definiscono. A seconda delle costanti fondamentali che si vogliono
determinare, è richiesta una serie di misure su campioni di diverse geometrie e
dimensioni, in funzione di quanto previsto dagli standard adottati. Poiché le
tecniche di misura possono essere diverse, la scelta va fatta in relazione alla
strumentazione disponibile ed alla tipologia dei campioni. Le grandezze misurate
o calcolate nell’ambito di questa tesi di Dottorato sono elencate nella Tabella 1.2.
Tabella 1.2 Grandezze e relative unità di misura determinate nei materiali piezoelettrici
Principali grandezze Descrizione Unità di misura
kp kt k31 Accoppiamento elettromeccanico
d31 d33 Costante piezoelettrica di deformazione m/V
33 33S
Permettività F/m
s11 s12E
Cedevolezza elastica m2/N
Qm Fattore di qualità meccanica
p Coefficiente di Poisson
Vtr Velocità dell’onda acustica m/s
Za Impedenza acustica g/(m2s)
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
33
1.11 Principali applicazioni [11]
Grazie all’accoppiamento reciproco fra energia meccanica ed elettrica, i
materiali piezoelettrici sono utilizzati in una vasta gamma di applicazioni, che sta
continuamente espandendosi con il miglioramento delle proprietà dei materiali
esistenti e lo sviluppo di nuovi materiali. Per esempio, possono essere usati come
sensori, convertendo l’energia meccanica in elettrica (in un intervallo di frequenza
da 1 Hz a parecchi MHz), come attuatori, convertendo l’energia elettrica in
meccanica (in un intervallo di forza da mN a kN) o funzionare sia come sensori
che attuatori. Alcuni esempi delle più comuni applicazioni sono riportati in
Tabella 1.3.
Tabella 1.3 Principali applicazioni dei materiali ceramici piezoelettrici.
Nella vita quotidiana, l’effetto piezoelettrico è sfruttato nei riscaldatori,
negli accendini (nei quali una leva applica una pressione ad un materiale
piezoceramico, inducendo un campo elettrico abbastanza forte da generare una
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
34
scintilla) o nei filtri di segnale nei telecomandi. Nell’ingegneria automobilistica, i
materiali piezosensori sono usati per la sicurezza dei passeggeri e le soluzioni di
controllo intelligente del motore, quali i sensori parcheggio o quelli di battito in
testa, che controllano le vibrazioni del motore.
Nelle applicazioni sottomarine, gli “echo sounder” variano dai piccoli
trasmettitori individuali per i battelli da diporto ai sistemi professionali usati dalle
grandi navi per misurare la profondità o individuare i banchi di pesci. Nei motori
aeronautici, i sensori ultrasonori delle turbine a gas e dei generatori di potenza
sono utilizzati per il controllo dinamico. I sensori, montati strategicamente sulla
macchina, rilevano eventuali condizioni distruttive di sbilanciamento o un carico
disuguale del rotore, consentendo di attuare le idonee misure correttive.
I dispositivi piezoceramici possono generare potenti onde ultrasonore
utilizzate per pulire, forare, saldare oppure per accelerare i processi chimici.
Inoltre, essi fungono da trasmettitori e ricevitori di onde ultrasonore in
apparecchiature diagnostiche mediche e di controllo non distruttivo dei materiali,
rappresentando uno strumento importante per la localizzazione dei difetti interni o
di una struttura. Durante il controllo non distruttivo, un trasduttore piezoceramico
genera un segnale acustico a frequenze ultrasonore, che è trasmesso attraverso il
campione sotto indagine. Quando l’onda acustica raggiunge un’interfaccia del
campione, è retro-riflessa al trasmettitore/sensore, che quindi funge da ricevitore.
Tuttavia, se l’onda acustica incontra un difetto, una sua parte è riflessa
raggiungendo il sensore prima dell’onda originale.
L’effetto piezoelettrico inverso è usato nel microposizionamento, nel quale
un campo elettrico applicato ad un materiale piezoceramico è utilizzato per
ottenere un movimento molto preciso. Gli esempi di applicazioni sono
l’allineamento di fibre ottiche o di macchine utensili, lo smorzamento attivo, il
miglioramento di immagine tramite inclinazione di specchi, ecc. Gli attuatori
piezoceramici sono utilizzati inoltre in valvole idrauliche e pneumatiche ed in
dispositivi medicali quali i litotritori, le lame chirurgiche o gli inalatori con
nebulizzatori ultrasonori.
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
35
1.12 Ruolo della porosità
Nello sviluppo dei materiali piezoelettrici si opera generalmente per
limitare al massimo la presenza di pori; infatti, la porosità viene spesso
considerata un difetto del materiale, in quanto ne riduce la proprietà
piezoelettriche e meccaniche. Tuttavia, in alcune applicazioni, in particolare
quelle di tipo acustico, l’introduzione di una porosità controllata permette di
implementare le prestazioni anche di diversi ordini di grandezza. Per esempio, una
porosità isotropa del 40% riduce l’impedenza acustica del materiale ceramico del
65%, avendo come effetto principale l’ottimizzazione del trasferimento
dell’energia acustica dal trasduttore al mezzo in esame (a più bassa impedenza),
migliorando notevolmente le prestazioni del dispositivo.
-
CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici
36
Bibliografia
[1] B.Jaffe,W. R. Cook Jr., H.Jaffe, Piezoelectric Ceramics, Academic Press,
London, 1971.
[2] A.Ballato, Piezoelectricity: History and new thrusts, IEEE Symposium, 1996,
pp. 575-583.
[3] N. Setter, Piezoelectric Materials in Devices, Nava Setter Ceramics
Laboratory, EPFL, Lausanne (Switzerland), 2002.
[4] C. –W. Nan, D. R. Clarcke, Piezoeletric Moduli of Piezoeletric Ceramics, J.
Am. Ceram. Soc. 79 (1996) 2563-66.
[5] F. Lionetto, A. Licciulli, F. Montagna, A. Maffezzoli, Piezoceramics: an
introductive guide to their practical applications, Materials & Processes 3-4
(2004) 107-127.
[6] www.americanpiezo.com
[7] G. H. Haertling, Ferroelectric ceramics: History and Tecnology, J. Am.
Ceram. Soc. 82 (1999) 797-818.
[8] C. Galassi, E. Roncari, C. Capiani, Produzione e caratterizzazione di materiali
piezoelettrici, CNR-IRTEC rapporto interno N° 3/95, Faenza RA, 1995.
[9] W.D. Kingery, H.K.Bowen, D.R. Uhlmann, Introduction to Ceramics, Wiley-
Interscience, New York, 1976.
[10] O. Babushkin, T. Lindback, J. C. Luc and J. Y. M. Leblais, Kinects Aspects
of the Formation of Lead Zirconium Titanate, J. Am. Ceram. Soc. 16 (1996)
1293-1298.
-
37
CAPITOLO 2
MATERIALI PIEZOELETTRICI POROSI
2.1 Introduzione [1]
I materiali porosi hanno conquistato significativi ambiti di applicazione,
per le proprietà e caratteristiche esclusive rispetto ai corrispondenti materiali
densi. Materiali macroporosi a natura polimerica, ad esempio, sono largamente
impiegati nell’industria del packaging; strutture porose in alluminio a nido d’ape
(“honeycomb”) trovano applicazioni in campo automobilistico, aeronautico ed
aerospaziale; materiali porosi di diversa natura trovano impiego nei caschi per
ciclisti e motociclisti e per lo svolgimento di altre attività sportive e professionali,
soprattutto in virtù dell’alto assorbimento di energia in caso di impatto.
Contrariamente ai materiali metallici e polimerici, la porosità nei ceramici
è stata tradizionalmente considerata detrimentale a causa della intrinseca fragilità
che genera in questo tipo di materiali. Tuttavia negli ultimi quarant’anni la
domanda di ceramici a struttura porosa è significativamente aumentata, in modo
particolare in quelle applicazioni in cui i materiali sono esposti a temperature
elevate, ad atmosfere corrosive e a mezzi erosivi/abrasivi, condizioni inaccessibili
alle altre classi di materiali. Trovano di conseguenza un largo impiego come
barriere/isolanti termici, scambiatori di calore, isolanti acustici per elevate
temperature operative, strutture leggere, supporti interni per forni, catalizzatori e
sistemi filtranti per metalli fusi, particolato atmosferico e gas esausti di origine
automobilistica e industriale.
Caratteristiche importanti dei ceramici porosi sono un alto punto di
fusione, modulabili proprietà elettriche, bassa capacità e conduzione termica,
controllata permeabilità, alta superficie specifica, bassa densità, bassa costante
dielettrica e alta resistenza specifica. La figura 2.1 illustra la variazione di alcune
proprietà fisiche e meccaniche in funzione del tenore di porosità nei materiali
ceramici. Queste proprietà possono essere inoltre modulate controllando
opportunamente composizione e microstruttura del ceramico poroso. Il tipo di
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
38
porosità (aperta o chiusa, cioè comunicante o meno con l’esterno), distribuzione
dimensionale e morfologia dei pori possono essere variabili chiave nella
progettazione delle proprietà di un materiale. D’altra parte, tutte queste
caratteristiche microstrutturali sono fortemente influenzate dal processo di
formatura utilizzato per la produzione del manufatto poroso di interesse.
Figura 2.1 Variazione di alcuni parametri fisici e meccanici dei materiali ceramici in
funzione della porosità [2].
2.2 Tecniche di produzione di un materiale ceramico poroso
I ceramici porosi vengono classificati (IUPAC) in base al diametro medio
dei pori (d) in:
o macroporosi (d > 50 nm),
o mesoporosi (2 nm < d < 50 nm),
o microporosi (d < 2 nm)
oppure a seconda del tipo di porosità: aperta o chiusa, a schiuma, interconnessa,
isotropa o anisotropa, interparticellare o intraparticellare, dimensione del network
poroso, ecc [3].
Il processo più diretto per ottenere un ceramico poroso sfrutta una parziale
sinterizzazione dove il grado di porosità è controllato da temperatura e/o tempo di
sinterizzazione. Questa tecnica non assicura però un accurato controllo della
microstruttura e porta ad una scarsa stabilità meccanica del poroso ottenuto.
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
39
Oltre a questo metodo, le tecniche di formatura più ampiamente utilizzate
per la realizzazione di ceramici porosi possono essere classificate in [1]:
Tecniche di “replica”.
Tecniche che sfruttano agenti porizzanti.
Tecniche per la formazione diretta di schiume.
In figura 2.2 sono schematizzati questi tre processi.
Figura 2.2 Schema dei possibili processi per la produzione di ceramici macroporosi [1].
Tecniche di replica
Il metodo di replica si basa sull’impregnazione di una struttura cellulare
(spugna) con una sospensione ceramica: a seguito di processi termici ben
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
40
controllati la preforma organica viene eliminata generando un componente poroso
che riproduce la morfologia della struttura sacrificale. In questo metodo possono
essere utilizzate come templanti spugne naturali o sintetiche diverse a seconda del
tipo di network poroso che si vuole ottenere.
Generalmente i manufatti ottenuti mediante questa tecnica raggiungono
livelli di porosità aperta, interconnessa e reticolata nell’intervallo compreso tra 40
e 95% e con dimensioni tra i 200 μm e i 3 mm. Le dimensioni minime della cella
del poroso (200 μm) sono però limitate proprio dalla tecnica di formatura stessa:
l’impregnazione di spugne polimeriche con aperture cellulari troppo strette risulta
impedita proprio dal fatto che queste non sono accessibili alla sospensione
ceramica.
Agenti porizzanti
Questa tecnica consiste nella preparazione di un composito bifasico
costituito da una matrice continua di particelle ceramiche e di una fase dispersa
sacrificale. Quest’ultima viene inizialmente distribuita uniformemente all’interno
della matrice e poi eliminata per generare pori. L’aspetto più critico di questa
tecnica è la rimozione della fase sacrificale che può avvenire via pirolisi,
evaporazione o sublimazione. Questi processi devono essere attentamente
controllati per non indurre la rottura della matrice ceramica. Gli agenti porizzanti
più ampiamente utilizzati possono essere così classificati:
Organici sintetici: granuli di polivinilcloruro (PVC), polistirene (PS),
polietilenossido (PEO), polivinilbutirrale (PVB), polimetilmetacrilato
(PMMA) o copolimeri metilmetacrilato-etilenglicole (PMMA-PEG),
resine fenoliche, nylon, cellulosa acetato, gel polimerici, naftalene.
Organici naturali: gelatina, cellulose, glucidi, saccarosio, destrina, cera,
alginato, amido.
Liquidi: acqua, canfene, emulsioni-oli.
Sali: sodio cloruro, bario solfato, potassio solfato.
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
41
Metalli/ceramici: nichel, carbone (grafite, fibra, nanotubi), silice
(particelle, fibre), zinco ossido.
I composti organici, di origine naturale o sintetica, sono rimossi
essenzialmente attraverso processi termici di decomposizione/combustione,
mentre gli agenti inorganici (sali, composti metallici e ceramici) sono in genere
estratti attraverso processi chimici. Ad esempio, la rimozione di sali avviene
attraverso ripetuti lavaggi in acqua, mentre solventi più aggressivi (soluzioni
acide) sono necessari per solubilizzare le particelle ceramiche o metalliche.
Formazione diretta di schiume
In questo caso la porosità viene prodotta incorporando direttamente bolle
d’aria nella sospensione ceramica: in questo modo è possibile eliminare gli stadi
di pirolisi/decomposizione necessari negli altri metodi.
Il passaggio chiave di questa tecnica è la stabilizzazione è la
stabilizzazione delle bolle incorporate all’interno della sospensione. La porosità
totale del ceramico è direttamente correlata alla quantità di gas incorporata nella
sospensione o nel mezzo liquido durante il processo di schiumatura e può
raggiungere valori compresi tra il 45 e il 95%. La dimensione dei pori invece è
determinata dalla stabilità della schiuma stessa: le schiume infatti sono sistemi
termodinamicamente instabili a causa dell’alta area interfacciale aria-liquido. Se
l’interfaccia collassa le bolle coalescono dando origine ad una microstruttura
cellulare finale formata da pori di grandi dimensioni. L’utilizzo di particolari
agenti surfattanti consente di controllare e stabilizzare le schiume permettendo di
realizzare ceramiche con dimensione media dei pori da 10 μm a 1.2 mm.
2.3 Ceramici porosi mediante agenti porizzanti: stato dell’arte
Le tre tecniche prima descritte mostrano un’ampia versatilità in termini di
diametro medio dei pori e percentuale di porosità (Fig. 2.3).
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
42
Le schiume sono più indicate per fare macroporosità connessa in alta
percentuale, mentre la tecnica di replica permette di raggiungere alti livelli di
porosità ma con dimensioni di pori modulabili tra 10 µm e 1.2 mm a seconda del
templante utilizzato (polimeri o legno). D’altra parte gli agenti porizzanti
permettono un maggior controllo in termini di frazione, dimensione e morfologia
della porosità indotta. Questa maggiore versatilità della tecnica permette di avere
più ampi spettri di porosità e dimensioni ed è l’unico metodo in grado di produrre
pori di piccole dimensioni (< 10 µm).
Figura 2.3 Distribuzione della porosità percentuale e della dimensione media dei pori
ottenibile attraverso replica, formazione di schiume o uso di porizzanti [1].
Obiettivo della tesi è la produzione di un ceramico piezoelettrico con
porosità massima del 30 % e pori isotropi di dimensioni micrometriche. La
tecnica più idonea per produrre materiali con queste specifiche caratteristiche
deve quindi prevedere l’utilizzo di agenti formatori di porosità.
In Tabella 2.1 sono stati riassunti i risultati di un’accurata ricerca
bibliografica sui possibili agenti porizzanti e tecniche di formatura considerate per
la produzione di materiali ceramici porosi con particolare attenzione a quelli di
tipo piezoelettrico.
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CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
43
Tabella 2.1 Stato dell’arte in termini di agenti porizzanti e tecniche di formatura per la
realizzazione di ceramici porosi.
Porizzante, tecnica di formatura
Morfologia, dimensione porizzante
(μm)
Dimensione pori nel
ceramico (μm)
Porosità (%)
Microstruttura
Composizione
Org
an
ici s
inte
tic
i
PMMA, pressatura
Sferica, 220 120-125
(connettività 3-3)
20-50
PZT[4,5]
Sferica, 15 10-15 4-18
PZT[6]
PMN-PZT
[7]
Irregolare, 100-120
100-120 4-18
PZT[6]
Sferica, 5-6 1-7 30-50
ZrO2, LaGaO3
[8]
120-170 > 100 55-35
PZT [9]
34-76 10-80 Gradiente
10-40
PZT[10]
Sferica, 150-200
120-170 10-55
Y2O3[11]
PEO, pressatura
Sferica, 150 100
(connettività 3-3)
25-50
PZT[4]
PVC, pressatura
Sferica, 125 6 (connettività
0-3) 40-50
PZT[4]
Metilidrossietilcellulosa (MHEC),
pressatura
10-140 01-10 30-60
PZT [12]
PVB, colaggio su
nastro (sosp. in solvente organico)
- 01-1 45
PZT [12]
- 0.8-1.6 60 PZT[13]
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
44
Porizzante, tecnica di formatura
Morfologia, dimensione porizzante
(μm)
Dimensione pori nel
ceramico (μm)
Porosità (%)
Microstruttura Composizione
Org
an
ici s
inte
tic
i
Acido stearico, pressatura
Irregolare 10-100
(connettività 3-3)
Gradiente 10-40
PZT[10]
- 10-30
(connettività lungo un asse)
Gradiente 2.4-21.4
PZT[14]
Org
an
ici n
atu
rali
Destrina, pressatura
Irregolare, ~ 15
- 4-12 PZT[6]
Glucide, pressatura
~ 20 10-1000 60-90
PZT[15]
Amido di patata, “starch consolidation”
45-50 >50 25-50
Al2O3 [16, 17]
- 30-40 30-50 PZT[18]
Amido di patata,
pressatura 10-20 - -
ZrO2, LaGaO3
[8]
Amido di patata,
colaggio su nastro
(sospensione acquosa)
- ~ 30-40 25
PZT[19]
Amido di frumento,
“starch consolidation”
~ 20 ~ 20 25-50
Al2O3[16, 17]
Amido di tapioca
12-14 - - [20]
Amido di mais, “starch
consolidation” 12-14 ~ 14 25-50
Al2O3[16, 17]
Amido di mais, colaggio su
nastro (sospensione
acquosa)
~ 15 ~ 5 5-10
PZT[21]
Amido di mais, pressatura
12 10-40
(connettività 3-3)
35
PZT[22, 23]
Amido di riso, 4-5 - - [20]
Amido di riso, pressatura
6 10-20
(connettività 3-3)
35
PZT[22]
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
45
Porizzante, tecnica di formatura
Morfologia, dimensione porizzante
(μm)
Dimensione pori nel
ceramico (μm)
Porosità (%)
Microstruttura Composizione
Org
an
ici
natu
rali
Ammonio citrato monoidrato, pressatura
10-50 - - ZrO2, LaGaO3[8]
Ammonio ossalato
monoidrato, pressatura
- 5-30
(connettività 3-3)
24-40
PZT[24]
K2CO3 (metatesi allo stato solido
con PbSO4 e TiO2),
dissoluzione
- 5-30
(connettività 3-3)
- PbTiO3[25, 26]
Ino
rga
nic
i
Grafite, pressatura
Allungata, 200
5-30 (connettività
3-3)
Gradiente 10-40
PZT [27]
, YSZ[28]
Carbone
Sferica, 5-50 1.4-3.5 Gradiente
10-40
Ni-YSZ[29]
Sferica, 1-30 ≤ 1 48
Ni-YSZ [30]
Liq
uid
i
Canfene, sublimazione
- (connettività
3-3) 90
PZT[31, 32]
L’analisi di questi dati ha permesso di identificare il carbone (“carbon
black”) e l’amido di riso come possibili agenti porizzanti per la produzione di
ceramici porosi piezoelettrici per applicazioni ultrasoniche.
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
46
2.4 Caratteristiche e applicazioni dei ceramici piezoelettrici porosi
Nello sviluppo dei materiali piezoelettrici si tende generalmente a limitare
al massimo la presenza di pori; la porosità viene infatti considerata un difetto del
materiale in quanto ne riduce la proprietà piezoelettriche e meccaniche. Tuttavia,
in applicazioni di tipo acustico, l’introduzione di una porosità controllata permette
di implementare le prestazioni anche di diversi ordini di grandezza .
2.4.1 Ceramici porosi come materiali compositi
I ceramici porosi possono essere assimilati a materiali compositi costituiti
da una matrice ceramica e dai pori come fase secondaria. Proprio l’utilizzo di
materiali compositi ha permesso di ottimizzare peculiari proprietà (elettriche,
magnetiche, meccaniche, ecc) altrimenti non raggiungibili da materiali a singola
fase.
Questo principio è stato applicato, fin dalla fine dagli anni ’70, anche ai
materiali piezoelettrici combinandoli con fasi polimeriche, metalliche, ecc per
applicazioni come attuatori e trasduttori. A seconda della struttura da realizzare,
questi compositi vengono fabbricati mediante stampaggio ad iniezione, colaggio
su nastro/laminazione, dielettroforesi, coestrusione, reticolazione [33].
Per il design e la fabbricazione di compositi piezoelettrici risulta critica la
scelta e l’ottimizzazione della connettività di ciascuna fase, perché direttamente
responsabile dell’implementazione delle proprietà piezoelettriche [34]. Per
connettività si intende il modello geometrico secondo il quale sono distribuite le
diverse fasi all’interno di un composito. Questo concetto è stato introdotto da
Skinner e altri [35] nel 1978 e risulta molto utile per definire la connessione delle
fasi all’interno del composito.
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
47
Figura 2.4 Connettività in un composto bifasico [33].
Ogni fase in un composito può essere connessa con se stessa in zero, una,
due o tre dimensioni. Considerando un solido bifasico, le dieci possibili
connettività che può presentare sono mostrate in figura 2.4. La nomenclatura
internazionale per descrivere questi compositi è (0-0), (0-1), (0-2), (0-3), (1-1), (1-
2), (1-3), (2-2), (2-3) e (3-3). Il primo numero all’interno della parentesi si
riferisce al numero di dimensioni in cui la prima fase (ad esempio quella
piezoelettrica) è connessa; il secondo numero è invece riferito alla seconda fase
(ad esempio quella dielettrica).
Lo sviluppo dei compositi piezoelettrici mira a combinare le proprietà
tipiche dei materiali singoli, per poter massimizzare la risposta elettromeccanica
di uno specifico dispositivo. Ad esempio non è possibile, utilizzando un solo tipo
-
CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
48
di materiale, o meglio un'unica fase, massimizzare la risposta piezoelettrica e al
contempo minimizzare la densità del materiale per riuscire ad ottenere un buon
accoppiamento acustico con acqua o un altro mezzo a contatto con un trasduttore.
In situazioni come queste, dove i requisiti risultano contrastanti, l’unica strategia
possibile risiede nella realizzazione di un composito che permetta di combinare le
proprietà di due o più materiali in un unico dispositivo [33].
2.4.2 Caratteristiche
I materiali ceramici piezoelettrici compositi, vengono ampliamente
utilizzati come trasduttori ultrasonici [36] per applicazioni come idrofoni
subacquei [37] o dispositivi per la diagnostica medica [34]. L’incorporazione
nella matrice piezoelettrica di fasi secondarie come ceramiche dielettriche [38],
metalli [39], polimeri [40] o pori [14] consente di raggiungere quelle specifiche
proprietà necessarie alle applicazioni sopra citate.
L’inserimento di pori invece di altre fasi secondarie, presenta diversi
vantaggi. Innanzitutto i materiali così ottenuti sono costituiti da un unico
composto e questo impedisce la formazione di fasi indesiderate conseguenza della
reazione tra il ceramico e le altre fasi inorganiche presenti. Infine l’introduzione di
porosità assicura una maggior leggerezza del prodotto finito e un più basso costo
produttivo rispetto alla realizzazione di un materiale composito con metalli o
ceramiche dielettriche [38, 39].
I ceramici piezoelettrici porosi hanno proprietà facilmente modulabili
grazie alla relazione pressoché lineare tra porosità e alcunebproprietà elettriche
[41]; possono essere impiegati in applicazioni ultrasoniche perché presentano:
o Buona “figura di merito” idrostatica.
o Valore di impedenza acustica simile al mezzo indagato.
o Basso valore del fattore di qualità meccanico.
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CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi
49
Figura di merito idrostatica
L’efficienza di un piezoceramico da utilizzare come trasduttore
ultrasonico, in particolare se impiegato come idrofono subacqueo, viene valutata
attraverso la “figura di merito” idrostatica dhgh. Il comportamento in condizioni
idrostatiche è proporzionale alla figura di merito:
dhgh = (d33 – 2 |d31|) · (g33 + 2|g31|) (2.1)
dove, per i piezoelettrici costituiti da piombo zirconato titanato (PZT), d33 ≈ 2 |d31|
e g33 ≈ 2|g31|. Perciò la figura di merito dei PZT densi tende ad essere nulla. Nei
piezoelettrici porosi invece, si ha un parziale disaccoppiamento della risposta
piezoelettrica tra la direzione trasversale e longitudinale, con la conseguenza che
il |d31| diminuisce maggiormente del d33 al crescere della porosità. Così facendo
viene massimizzata la risposta nella direzione di interesse (lungo lo spessore, in
direzione cioè 33) minimizzando il segnale elettrico in direzioni diverse. Si può
così aumentare la figura di merito anche di tre ordini di grandezza, riducendo
l’effetto in direzione 31 e mantenendo circa costante quello in 33 [42].
Impedenza acustica
L’impedenza acustica di un materiale (Za), si utilizza nella valutazione
della propagazione delle onde acustiche attraverso le interfacce di mezzi diversi. Il
trasferimento da un mezzo ad un altro è massimo quando i due mezzi hanno la
stessa impedenza acustica. Maggiore è la differenza di impedenza tra i mezzi,
maggiore è la frazione di onde acustiche che si riflettono all’interfaccia.
L’efficienza del trasduttore è quindi strettamente c