MULTILAMINATI PIEZOELETTRICI A GRADIENTE FUNZIONALE › download › pdf › 11012769.pdf5.5.9...

311
Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna DOTTORATO DI RICERCA CHIMICA INDUSTRIALE Ciclo XXII Settore scientifico disciplinare: Chim/04 MULTILAMINATI PIEZOELETTRICI A GRADIENTE FUNZIONALE PRESENTATA DA: ELISA MERCADELLI Coordinatore: PROF. FABRIZIO CAVANI Relatore: PROF. ANGELO VACCARI Correlatori: DOTT.SSA CARMEN GALASSI DOTT.SSA ALESSANDRA SANSON Esame finale anno 2010

Transcript of MULTILAMINATI PIEZOELETTRICI A GRADIENTE FUNZIONALE › download › pdf › 11012769.pdf5.5.9...

  • Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna

    DOTTORATO DI RICERCA

    CHIMICA INDUSTRIALE

    Ciclo XXII

    Settore scientifico disciplinare: Chim/04

    MULTILAMINATI PIEZOELETTRICI A GRADIENTE

    FUNZIONALE

    PRESENTATA DA: ELISA MERCADELLI

    Coordinatore:

    PROF. FABRIZIO CAVANI

    Relatore:

    PROF. ANGELO VACCARI

    Correlatori:

    DOTT.SSA CARMEN GALASSI

    DOTT.SSA ALESSANDRA SANSON

    Esame finale anno 2010

  • Siamo chimici, cioè cacciatori: nostre sono “le due esperienze della vita adulta”

    di cui parlava Pavese, il successo e l’insuccesso, uccidere la balena bianca o

    sfasciare la nave; non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile, non ci si

    deve sedere. Siamo qui per questo, per sbagliare e correggerci, per incassare

    colpi e renderli. Non ci si deve mai sentire disarmati: la natura è immensa e

    complessa , ma non è impermeabile all’intelligenza; devi girarle intorno,

    pungere, sondare, cercare il varco o fartelo.

    Primo Levi, Il sistema periodico

    A Giulia,

    Gian Luca

    Alla mia famiglia

  • PAROLE CHIAVE

    o Multilaminati piezoelettrici

    o PZTN

    o Ceramici porosi

    o Gradiente funzionale

    o Colaggio su nastro

    o Serigrafia

  • INDICE

    SCOPO DEL LAVORO DI TESI 1

    Capitolo 1 MATERIALI PIEZOELETTRICI 3

    1.1 Cenni storici 3

    1.2 L’effetto piezoelettrico 4

    1.3 Piroelettricità 8

    1.4 Ferroelettricità 8

    1.5 Proprietà fisiche e costanti piezoelettriche 10

    1.6 Ceramici piezoelettrici 15

    1.7 La struttura perovskitica 18

    1.8 Materiali PZT 20

    1.9 Produzione di un campione piezoelettrico 24

    1.9.1 Calcinazione 26

    1.9.2 Macinazione 26

    1.9.3 Formatura 26

    1.9.4 Sinterizzazione 28

    1.9.5 Applicazione degli elettrodi 29

    1.9.6 Polarizzazione 30

    1.10 Caratterizzazione delle ceramiche piezoelettriche 32

    1.11 Principali applicazioni 33

    1.12 Ruolo della porosità 35

    Capitolo 2 MATERIALI PIEZOELETTRICI POROSI 37

    2.1 Introduzione 37

    2.2 Tecniche di produzione di un materiale ceramico poroso 38

    2.3 Ceramici porosi mediante agenti porizzanti: stato dell’arte 41

    2.4 Caratteristiche ed applicazioni dei ceramici

    piezoelettrici porosi 46

    2.4.1 Ceramici porosi come materiali compositi 46

    2.4.2 Caratteristiche 48

    2.4.3 Ceramici piezoelettrici come trasduttori ultrasonici 50

    2.4.4 Trasduttori per la diagnostica medica ad ultrasuoni 51

    2.5 Ceramici piezoelettrici a gradiente di porosità 55

    Capitolo 3 COLAGGIO SU NASTRO 65

    3.1 Introduzione 65

    3.2 Colaggio 67

    3.2.1 Polveri ceramiche 67

    3.2.2 Solventi 68

    3.2.3 Omogeneizzanti 69

    3.2.4 Deflocculanti 69

  • 3.2.5 Leganti 71

    3.2.6 Plastificanti 75

    3.2.7 Surfattanti 79

    3.2.8 Interazioni fra componenti organici 79

    3.2.9 Preparazione della sospensione 81

    3.2.10 Colaggio su nastro della sospensione 84

    3.3 Laminazione (o termocompressione) 94

    3.4 Trattamento termico di “debonding” e sinterizzazione 95

    Capitolo 4 SERIGRAFIA 99

    4.1 Introduzione 99

    4.2 Il processo serigrafico 100

    4.3 Macchina serigrafica 102

    4.3.1 La racla 104

    4.3.2 Il retino serigrafico 105

    4.4 Variabili di processo 111

    4.5 Inchiostri serigrafici 113

    4.5.1 Preparazione di un inchiostro serigrafico 115

    4.6 Serifrafia di PZT 119

    Capitolo 5 PARTE SPERIMENTALE 121

    5.1 Introduzione 121

    5.2 Sintesi della polvere piezoelettrica 121

    5.3 Colaggio su nastro 122

    5.3.1 Colaggio 122

    5.3.2 Laminazione (o termocompressione) 124

    5.3.3 Trattamento termico di debonding e sinterizzazione 124

    5.3.4 Deposizione degli elettrodi e polarizzazione 125

    5.4 Serigrafia 126

    5.5 Tecniche di caratterizzazione 127

    5.5.1 Diffrazione di raggi X 127

    5.5.2 Determinazione della superficie specifica 129

    5.5.3 Granulometria 129

    5.5.4 Analisi termiche 130

    5.5.5 Spettroscopia a plasma di argon accoppiato

    induttivamente (ICP) 133

    5.5.6 Misura della densità in verde 134

    5.5.7 Misura della densità e della porosità nei

    campioni sinterizzati 134

    5.5.8 Microscopia elettronica a scansione (SEM) 135

    5.5.9 Spettroscopia elettroacustica 137

    5.5.10 Misure reologiche 138

    5.5.11 Prove di sedimentazione 140

    5.5.12 Misure di porosimetria 141

    5.5.13 Misure elettriche 143

  • Capitolo 6 RISULTATI E DISCUSSIONE 145

    6.1 Introduzione 145

    6.2 Produzione di multilaminati piezoelettrici

    mediante colaggio su nastro 147

    6.2.1 Ottimizzazione della sospensione senza porizzante 147

    6.2.1.1 Scelta dei materiali componenti la sospensione 148

    6.2.1.2 Formulazioni delle sospensioni senza porizzante 157

    6.2.1.3 Colate a doppio legante 163

    6.2.1.4 Colate a singolo legante 164

    6.2.2 Ottimizzazione delle sospensioni con agente porizzante 177

    6.2.2.1 Agenti porizzanti 177

    6.2.2.2 Formulazioni delle sospensioni con il porizzante 180

    6.2.2.3 Ottimizzazione delle sospensioni con Carbon Black 188

    6.2.3 Processo di laminazione 199

    6.2.3.1 Multilaminati bulk 210

    6.2.3.2 Multilaminati a gradiente 212

    6.2.4 Trattamento termico di debonding 217

    6.2.4.1 Analisi termiche di nastri a singolo o doppio legante 217

    6.2.4.2 Analisi termiche dei nastri a contenuto

    crescente di CB 219

    6.2.4.3 Debonding dei multilaminati bulk 221

    6.2.4.4 Debonding dei multilaminati a gradiente 223

    6.2.5 Sinterizzazione 229

    6.2.5.1 Ottimizzazione della temperatura di sinterizzazione 229

    6.2.5.2 Effetto agente porizzante 234

    6.2.5.3 Sinterizzazione multilaminati bulk 235

    6.2.5.4 Sinterizzazione multilaminati a gradiente di porosità 238

    6.2.6 Caratterizzazioni elettriche 242

    6.2.6.1 Applicazione del multilaminato a gradiente

    come attuatore 243

    6.2.7 Evoluzione del processo di colaggio su nastro:

    sostituzione del solvente organico con acqua 245

    6.2.7.1 Preparazione di sospensioni acquose di PZT:

    stato dell’arte 245

    6.2.7.2 Studio sistema acqua – PZTN 253

    6.2.7.3 Scelta dei materiali componenti la

    sospensione acquosa 256

    6.2.7.4 Formulazione sospensioni di PZTN senza porizzante 262

    6.2.7.5 Formulazione sospensioni di PZTN con porizzante 270

    6.3 Produzione di films spessi di PZTN mediante serigrafia 274

    6.3.1 Formulazione degli inchiostri serigrafici di PZTN

    in terpineolo 274

    6.3.2 Deposizione serigrafica degli inchiostri in terpineolo 281

    6.3.3 Trattamenti termici dei films 286

    6.3.4 Formulazione degli inchiostri per substrati in verde 293

    Capitolo 7 CONCLUSIONI 303

  • 1

    SCOPO DEL LAVORO DI TESI

    Nell’ambito della ricerca e sviluppo di materiali adatti a funzioni sempre

    più specifiche legate al continuo evolversi della tecnologia, le ceramiche

    rappresentano un settore di punta, grazie alla facilità di sintesi, di

    implementazione delle proprietà e di economicità delle materie prime. La

    crescente esigenza di materiali ad elevate prestazioni meccaniche, termiche,

    elettriche ed anticorrosive, con proprietà ottimizzate e finalizzate alle specifiche

    applicazioni, ha portato ad un notevole sviluppo del settore dei ceramici avanzati,

    che esibiscono proprietà idonee ad applicazioni in settori ad alta tecnologia.

    Nel caso dei ceramici piezoelettrici accanto all’esigenza di sviluppare

    nuovi materiali ad alte prestazioni, la crescente necessità di controllarne

    geometria, dimensioni e microstruttura, ha reso ancora più attuale lo studio di

    processi ceramici affidabili e facilmente industrializzabili. Il successo delle

    ceramiche a base di titanato zirconato di piombo (PZT) per applicazioni

    piezoelettriche, se da una parte è ascrivibile alla loro flessibilità composizionale

    (variazione del rapporto Zr/Ti, o facilità di drogaggio con altri elementi), dall’altra

    è fortemente connessa alla possibilità di controllarne la microstruttura. In

    particolare, quando il PZT viene drogato con Nb (PZTN o

    Pb0.988(Zr0.52Ti0.48)0.976Nb0.024O3) e prodotto con una porosità controllata, diventa

    un eccellente candidato per applicazioni come trasduttore ultrasonico. Se inoltre

    viene realizzato con un gradiente di porosità e con spessori inferiori al millimetro,

    diventa promettente come dispositivo per la diagnostica medica ad alte frequenze

    (sonde ecografiche per pelle, occhi, ecc.).

    Oggetto di questa tesi di dottorato è stata la produzione di manufatti

    piezoelettrici porosi a gradiente di porosità per applicazioni in campo ultrasonico

    mediante colaggio su nastro e serigrafia. Queste tecniche si prestano alla

    realizzazione da una parte di multilaminati di spessori compresi tra i 50 e i 1000

    μm (colaggio su nastro), dall’altra consentono la produzione di multistrati (o films

    spessi ottenuti per serigrafia) di spessori compresi tra i 1 e 100 μm con possibilità

  • Scopo del lavoro di tesi

    2

    di integrazione in substrati tipici della microelettronica. La possibilità di

    sovrapporre/impilare strati a composizione diversa permette inoltre di realizzare

    strutture a gradiente funzionale particolarmente adatte a massimizzare la risposta

    elettrica.

    Particolare attenzione è stata focalizzata allo studio ed ottimizzazione delle

    correlazioni proprietà/processo necessarie alla produzione di ceramici

    piezoelettrici a porosità controllata (con dimensione micrometrica dei pori) e a

    gradiente di porosità, nonché alla determinazione delle relazioni

    microstruttura/proprietà elettriche.

  • 3

    CAPITOLO 1

    MATERIALI PIEZOELETTRICI

    1.1 Cenni storici

    La piezoelettricità è la proprietà di molti materiali di sviluppare, se

    sottoposti a forze meccaniche, cariche elettriche sulla superficie (effetto

    piezoelettrico diretto) o, viceversa, di esibire una deformazione meccanica (effetto

    piezoelettrico inverso) se sottoposti ad un campo elettrico.

    La prima dimostrazione sperimentale della connessione tra i fenomeni

    piezoelettrici macroscopici e la struttura cristallografica è stata pubblicata nel

    1880 da Pierre e Jacques Curie, i quali misurarono la carica superficiale che

    compariva su cristalli opportunamente preparati (tormalina, quarzo e sale di

    Rochelle) sottoposti a sforzo meccanico [1]. La prima reale applicazione della

    piezoelettricità è stata realizzata durante la prima guerra mondiale da Langevin,

    che costruì la prima sorgente ultrasonora subacquea (sonar), con elementi

    piezoelettrici di quarzo interposti fra piastre d’acciaio. Il successo del sonar

    stimolò un’intensa attività di sviluppo sui vari tipi di dispositivi piezoelettrici.

    Il controllo della frequenza del cristallo divenne essenziale per la crescente

    industria della radio-diffusione e radio-comunicazione. La maggior parte delle

    applicazioni classiche di materiali piezoelettrici (microfoni, accelerometri,

    trasduttori ultrasonori, attuatori ad elemento flettente, pick-up di fonografi, filtri di

    segnale, ecc.) è stata concepita fra le due guerre mondiali. Tuttavia i materiali

    allora disponibili (principalmente monocristalli) spesso limitavano le prestazioni

    del dispositivo e, di conseguenza, il suo sfruttamento commerciale a causa delle

    basse proprietà piezoelettriche. La scoperta, durante la seconda guerra mondiale,

    della possibilità di indurre la piezoelettricità in particolari ossidi metallici

    sinterizzati tramite l’applicazione di un forte campo elettrico permise nuove

    applicazioni dando il via ad un’intensa ricerca sui piezoceramici. Le principali

    direzioni di studio in questi tempi sono indirizzate verso:

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    4

    o sviluppo di ceramici piezoelettrici a base di bario titanato e,

    successivamente, di piombo zirconato titanato (PZT);

    o sviluppo di cristalli a struttura essenzialmente perovskitica e comprensione

    della correlazione tra struttura e attività elettro-meccanica;

    o sviluppo di un sistema razionale di drogaggio di queste due famiglie di

    materiali ceramici, volto ad implementare le caratteristiche desiderate

    (costante dielettrica, costante elastica, facilità di polarizzazione ecc.).

    Le ricerche, seppure svolte in tutto il mondo, videro la supremazia di gruppi

    industriali statunitensi, che si assicurarono la leadership del settore con un’intensa

    attività brevettuale. Questa supremazia americana, fu ben presto messa in

    discussione dalla nascita di industrie giapponesi, generate dall’attiva cooperazione

    tra industria e università e comparse per la prima volta sul mercato mondiale nel

    1951. Queste industrie presero ben presto il sopravvento, sviluppando nuovi

    materiali, applicazioni, processi ed aprendo nuovi segmenti di mercato [2].

    L'accoppiamento dell'energia elettrica e meccanica rende i materiali

    piezoelettrici utili per una vasta gamma di applicazioni, raggruppabili nelle

    seguenti classi:

    • sensori – sfruttano l’effetto diretto (sensori di pressione);

    • attuatori – sfruttano l’effetto indiretto (motori ultrasonici);

    • risonanza – sfruttano sia l’effetto diretto che quello indiretto (idrofoni,

    filtri);

    • conversione di energia – conversioni intensive di energia meccanica in

    energia elettrica (generatori ad alto voltaggio) [3].

    1.2 L’effetto piezoelettrico

    Gli effetti piezoelettrici, diretto ed inverso, che si generano in un cristallo

    piezoelettrico sottoposto a tensioni di tipo meccanico o elettrico sono

    schematizzati in figura 1.1.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    5

    Affinché un cristallo esibisca l’effetto piezoelettrico è necessario che la

    sua struttura non abbia un centro di simmetria. Uno stress (di trazione o di

    compressione) applicato a questi tipi di cristalli altera la separazione tra i siti

    contenenti le cariche positive e negative in ogni cella elementare, portando ad una

    polarizzazione netta sulle superfici esterne del cristallo (Fig. 1.1 a, b, c). L’effetto

    è praticamente lineare, ovvero la polarizzazione indotta varia proporzionalmente

    con lo stress applicato, ed è anche dipendente dalla direzione; secondo questo

    principio, stress di compressione o di trazione generano campi elettrici, e quindi

    tensioni, di opposta polarità.

    Figura 1.1 Cristallo piezoelettrico (a) a riposo; (b) sottoposto ad una compressione; (c)

    sottoposto ad una trazione; (d) sottoposto ad una tensione continua positiva; (e)

    sottoposto ad una tensione continua negativa; (f) sottoposto ad una tensione alternata.

    Come già detto, il fenomeno è anche reciproco, così lo stesso cristallo, se

    invece di essere sottoposto ad una forza è esposto ad un campo elettrico, subirà

    una deformazione elastica che provoca un incremento o una riduzione della sua

    lunghezza, in accordo con la polarità del campo applicato (Fig. 1.1 d, e, f).

    (a) (b) (c)

    (d) (e) (f)

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    6

    I ceramici piezoelettrici sono intrinsecamente costituiti da micro-domini,

    cioè da zone di piccole dimensioni, nelle quali i momenti di dipolo elettrici sono

    orientati allo stesso modo a causa delle mutue interazioni di tipo elettrico fra gli

    ioni del reticolo, che tendono ad allinearsi secondo precise direzioni. A causa

    dell’orientazione casuale dei domini all’interno del materiale, la polarità risultante

    in un ceramico risulta nulla. Per ottenere proprietà piezoelettriche è quindi

    necessario applicare un campo elettrico esterno secondo un processo

    comunemente denominato polarizzazione (poling). L’applicazione di un campo

    elettrico costante, in condizione di temperatura e tempo note, permette

    l’allineamento dei dipoli dei singoli domini lungo direzioni preferenziali che

    danno origine ad un dipolo netto totale (e quindi una polarità) non più nulla.

    Poiché una ceramica piezoelettrica ha una elevata costante dielettrica, il momento

    di dipolo rimane pressoché invariato una volta eliminato il campo elettrico

    applicato[4].

    Dopo il trattamento di polarizzazione il ceramico policristallino è

    assimilabile, agli effetti del comportamento elettrico, ad un cristallo piezoelettrico

    che presenta un momento di dipolo netto in condizioni di non distorsione. Si può

    avere una spiegazione intuitiva della piezoelettricità analizzando i circuiti riportati

    in figura 1.2.

    Figura 1.2 Fenomeno piezoelettrico: (a) ceramico a riposo; (b) ceramico sottoposto a

    compressione; (c) ceramico sottoposto ad un campo elettrico.

    In figura 1.2a sono rappresentate diverse celle unitarie di un cristallo

    piezoelettrico a riposo, nelle quali le distanze fra i baricentri delle cariche sono

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    7

    volutamente esagerati; la presenza nella struttura di cariche non coincidenti

    provoca l’accumulo di cariche di segno opposto su ogni superficie del materiale.

    Qualora si comprima la struttura cristallina (Fig. 1.2b), si provoca una riduzione

    della distanza fra i centri delle due cariche dei dipoli ed una conseguente

    diminuzione del momento dipolare, che genera una modifica delle cariche esterne:

    se le due superfici sono collegate, si verifica un flusso di elettroni da quella

    negativa a quella positiva oppure, nel caso siano isolate, si ha una diminuzione

    della differenza di potenziale fra le due facce. Questa ultima variazione può essere

    rilevata ed amplificata mediante un circuito elettrico.

    Il processo meccanico-elettrico può essere compiuto in senso opposto,

    imponendo dall’esterno una differenza di potenziale tra le due facce (Fig. 1.2c).

    Le cariche esterne si accumulano sulle facce costringendo i dipoli a “distendersi”

    entro le celle unitarie, che a loro volta si allungano come fossero sollecitate a

    trazione. Invertendo la polarità del circuito esterno si ottiene naturalmente una

    compressione della cella, mentre una corrente alternata può produrre una

    vibrazione meccanica, utilizzata, per esempio, nei generatori di ultrasuoni.

    L’effetto piezoelettrico è espresso dalle seguenti relazioni:

    jkijkiTdD (effetto diretto) (1.1)

    i

    '

    ijkjkEdS (effetto indiretto) (1.2)

    dove Di è la componente dello spostamento elettrico, Ei la componente del campo

    elettrico, Sjk la componente di deformazione, Tjk la componente di stress, e dijk la

    componente del coefficiente di carica piezoelettrica o di deformazione.

    Solitamente dijk è semplicemente chiamato coefficiente piezoelettrico e

    considerazioni termodinamiche dimostrano che dijk = d’ijk; nominalmente, i

    coefficienti che legano il campo e la deformazione sono gli stessi che legano lo

    stress applicato e la polarizzazione [3].

    Per capire meglio il fenomeno piezoelettrico è necessario approfondire le

    proprietà della piroelettricità e la ferroelettricità, che sono strettamente legate ai

    parametri strutturali del materiale.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    8

    1.3 Piroelettricità

    L’effetto piroelettrico corrisponde ad una variazione dello stato di

    polarizzazione nel materiale (ΔP) sottoposto ad una variazione di temperatura

    (Δθ), in assenza di un campo elettrico esterno. Il coefficiente piroelettrico, pi è

    espresso come:

    ΔθpΔP i (1.3)

    Il fenomeno piroelettrico riguarda i cristalli che presentano un asse polare

    (e quindi un momento di dipolo elettrico) in condizioni di non distorsione. Tutti i

    cristalli polari non-centrosimmetrici, sono piezoelettrici. D’altra parte non tutti i

    piezoelettrici mostrano un momento di dipolo a riposo, e quindi non tutti i

    materiali piezoelettrici sono piroelettrici. Nelle applicazioni piezoelettriche, la

    piroelettricità è un fenomeno di disturbo, tuttavia, operando con un particolare

    modo di funzionamento piezoelettrico o shear mode, l'effetto piroelettrico può

    essere eliminato.

    1.4 Ferroelettricità

    Si definisce ferroelettricità la capacità di un cristallo polare di invertire

    reversibilmente il proprio dipolo elettrico sotto l’applicazione di un campo

    elettrico di intensità opportuna. La presenza di un momento di dipolo in

    condizioni di non distorsione è essenziale per la ferroelettricità e quindi i materiali

    non piroelettrici non possono essere anche ferroelettrici. La presenza del dipolo

    non è sempre sufficiente per avere la ferroelettricità, poiché il campo elettrico da

    applicare per ottenere la sua inversione potrebbe essere di intensità tale da

    provocare la disgregazione del materiale oppure la disposizione degli atomi

    potrebbe essere asimmetrica, ma l’orientazione irreversibile. La ferroelettricità è

    quindi la proprietà che permette il processo di polarizzazione dei ceramici

    piezoelettrici.

    Come già detto, l’esistenza di domini con orientazione casuale all’interno

    di una ceramica piezoelettrica, rende la polarità risultante nulla. È possibile

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    9

    rendere i materiali ceramici ferroelettrici piezoelettricamente attivi applicando un

    campo elettrico con una forza sufficiente per allineare il vettore di polarizzazione

    di ogni dominio con la direzione cristallografica più simile alla direzione del

    campo applicato. Questo processo è chiamato polarizzazione ed è possibile solo in

    materiali ferroelettrici. Per questa ragione, i materiali piezoelettrici non

    ferroelettrici possono essere usati solo come cristalli singoli.

    Con la polarizzazione la ceramica può essere resa piezoelettrica in una

    delle direzione consentite della struttura cristallina mediante l’esposizione ad un

    forte campo elettrico ad una temperatura leggermente inferiore alla temperatura di

    Curie, temperatura cioè al di sopra della quale il materiale da ferroelettrico diventa

    paraelettrico. Il processo è illustrato in figura 1.3: il campo elettrico provoca

    l’allineamento dei domini (Fig. 1.3b). In base a quanto detto in precedenza,

    durante questa fase il materiale si allunga lungo la direzione del campo elettrico.

    Il valore del campo elettrico da applicare e il tempo di permanenza sotto

    tensione necessari per avere una corretta polarizzazione del campione ceramico

    senza rotture dipendono fortemente dalla composizione: per esempio, due

    composizioni commerciali di PZT che differiscano solo per una piccola aggiunta

    di drogante, potrebbero polarizzarsi in pochi secondi a 2 kV/mm o richiedere

    diversi minuti con un’intensità di campo circa doppia [1]. Ci sono altre ceramiche

    che addirittura si polarizzano a temperatura ambiente in qualche microsecondo.

    Questo evidenzia che i parametri ottimali per la buona riuscita della

    polarizzazione si ricavano dall’esperienza pratica, mediante una continua

    sperimentazione, analizzando ogni composizione con accuratezza.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    10

    Figura 1.3 Momenti di dipolo elettrico e polarizzazione: (a) prima della polarizzazione;

    (b) durante la polarizzazione; (c) dopo la polarizzazione.

    Dopo il trattamento di polarizzazione, il ceramico policristallino è

    assimilabile, agli effetti del comportamento elettrico, ad un cristallo piezoelettrico.

    Presenta infatti un momento di dipolo netto in assenza di deformazione, che

    risponde linearmente ad un campo elettrico applicato o alla pressione meccanica.

    Di solito questo processo è il passo finale del lungo procedimento di

    fabbricazione di un ceramico piezoelettrico.

    1.5 Proprietà fisiche e costanti piezoelettriche

    La complessità dello studio dell’effetto piezoelettrico risiede nella

    presenza simultanea di più fenomeni diversi, sia meccanici che elettrici. Per poter

    interpretare la correlazione esistente tra i vari fenomeni presenti è necessario

    introdurre alcune definizioni delle grandezze coinvolte. Le ceramiche

    piezoelettriche sono anisotrope, perciò tutte le loro costanti fisiche sono quantità

    di tipo tensoriale. In prima approssimazione si possono considerare solo alcune

    direzioni fondamentali tra loro ortogonali; per convenzione si assume che la

    direzione della polarizzazione coincida sempre con l’asse Z di un sistema

    ortogonale di assi cartesiani. Le direzioni X, Y, Z sono per comodità di notazione

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    11

    indicate rispettivamente con i numeri 1, 2 e 3, mentre le relative rotazioni attorno

    a questi assi (azioni di taglio) sono indicate con i numeri 4, 5 e 6 (Fig. 1.4).

    Figura 1.4 Notazione convenzionale degli assi di riferimento.

    Le grandezze coinvolte sono:

    o Stress meccanico

    o Deformazione

    o Modulo di Young

    o Costante di carica piezoelettrica

    o Costante di tensione piezoelettrica

    o Costante dielettrica

    o Costante di elasticità

    o Fattore di accoppiamento elettromagnetico efficace.

    Queste grandezze sono generalmente indicate con due indici, riportati come

    pedici, che indicano, caso per caso le direzioni delle due quantità correlate

    coinvolte (per esempio stress e deformazione per l’elasticità, spostamento e

    campo elettrico per la permettività). Un indice maiuscolo, riportato come apice,

    X

    Y

    Z

    1

    3

    2

    4

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    12

    indica invece una grandezza che è mantenuta costante durante la misura o la

    definizione del parametro descritto.

    a) Stress meccanico: si intende la pressione uniforme esercitata sul materiale

    lungo una o più direzioni; viene espressa in N/m2 e si indica con T.

    b) Strain: è la deformazione che si verifica in ogni corpo solido sottoposto a stress

    meccanico. È una grandezza adimensionale e si indica con S.

    c) Modulo di Young (YE): è la costante di proporzionalità che lega S e T secondo

    la relazione:

    SYT E (1.4)

    Questa costante dipende dalle caratteristiche del materiale.

    La relazione inversa è:

    TsS (1.5)

    dove la costante s è la cedevolezza (o compliance) del materiale.

    d) Costante di carica piezoelettrica (o di deformazione): è indicata con d e si

    riferisce sia all’effetto piezoelettrico diretto che a quello inverso. Essa esprime

    la polarizzazione elettrica generata in un materiale per unità di stress meccanico

    applicato (effetto piezoelettrico diretto); viceversa, essa può indicare anche lo

    strain meccanico esibito dal materiale per unità di campo elettrico applicato

    (effetto piezoelettrico inverso). Questa costante viene solitamente riportata con

    due pedici, dei quali il primo si riferisce sempre alla grandezza elettrica in

    gioco mentre il secondo riguarda sempre una quantità meccanica,

    indipendentemente dall’effetto coinvolto. Per convenzione il primo pedice

    indica la direzione della polarizzazione generata nell’elemento piezoelettrico

    per effetto piezoelettrico diretto oppure quella dell’intensità di campo applicata

    per effetto piezoelettrico inverso; il secondo rappresenta a sua volta la direzione

    dello stress applicato oppure quella dello strain indotto. Per esempio:

    33d è la polarizzazione indotta in direzione 3 per unità di stress applicato lungo

    il medesimo asse; in alternativa, è lo strain per unità di campo elettrico

    applicato, entrambi lungo l’asse 3;

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    13

    31d è la polarizzazione in direzione 3 per unità di stress applicato in direzione

    1; viceversa, è lo strain meccanico indotto nel materiale lungo l’asse 1 per unità

    di campo elettrico applicato in direzione 3.

    e) Costante di tensione piezoelettrica (g): E’ definita come il campo elettrico

    generato in un materiale per unità di stress meccanico applicato.

    TgE (1.6)

    La costante di tensione piezoelettrica è legata a d, costante di carica

    piezoelettrica dalla permettività del mezzo (ε): g = d / ε.

    f) Costante dielettrica: La costante dielettrica (assoluta) è definita come lo

    spostamento elettrico per unità di campo elettrico:

    E

    D0rA (1.7)

    Di solito la costante dielettrica relativa r (adimensionale) si indica

    semplicemente con , come verrà fatto in seguito. Essa può essere misurata in

    due condizioni: a stress o a strain costante.

    Alcuni esempi:

    T

    11 è la permettività riferita allo spostamento ed al campo elettrico, entrambi in

    direzione 1 in condizioni di stress costante;

    S

    33 è la permettività riferita allo spostamento ed al campo elettrico in direzione

    3 in condizioni di strain costante.

    Nei materiali piezoelettrici εT e ε

    S possono differire enormemente; la relazione

    che le lega è:

    εS = ε

    T · (1 - keff.

    2) (1.8)

    Molto interessante per i ceramici piezoelettrici è l’andamento della

    costante dielettrica al variare della temperatura, illustrato con una linea

    tratteggiata in figura 1.5. Si riportano sull’asse delle ascisse la temperatura di

    Curie-Weiss (T0) e la temperatura di Curie (TC), caratteristica di ciascun materiale

    ferroelettrico, alla quale avviene il passaggio di fase tra la fase ferroelettrica e

    quella paraelettrica, nella quale è nulla la polarizzazione permanente.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    14

    Figura 1.5 Andamento della costante dielettrica al variare della temperatura.

    Nella stessa figura sono rappresentati anche la polarizzazione spontanea P

    (a tratto grosso) e l’inverso della permettività (a tratto sottile). Si osserva come P

    decresca all’aumentare della temperatura fino ad annullarsi per T = Tc. Nella

    regione in prossimità del punto di Curie la costante dielettrica tende invece a

    divergere, assumendo repentinamente valori molto elevati, mentre il suo inverso

    1/ε in questa zona ed in quella paraelettrica sopra Tc é lineare con la temperatura,

    in accordo con la legge di Curie-Weiss:

    )TT(C0

    (1.9)

    dove C è una costante, detta di Curie; T è la temperatura e T0 è la cosiddetta

    temperatura di Curie-Weiss, leggermente inferiore all’esatta temperatura di

    transizione Tc.

    g) Costante di elasticità (e): lega lo stress meccanico e il campo elettrico:

    T = -e · E (1.10)

    Tutte le costanti piezoelettriche finora definite, a causa dell’anisotropia del

    materiale piezoelettrico, possono assumere valori diversi lungo i diversi assi del

    cristallo, rendendo necessaria un’analisi tensoriale di tutto il fenomeno

    piezoelettrico.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    15

    h) Fattore di accoppiamento elettromagnetico efficace (keff.): questo coefficiente

    può fornire una misura globale dell’entità dell’effetto piezoelettrico. Esso

    rappresenta, dato un campo elettrico applicato, la frazione di energia elettrica

    convertita in energia meccanica (o viceversa) per effetto piezoelettrico. Dal

    punto di vista energetico si può definire la seguente relazione:

    keff. = energia convertita / energia applicata

    Poichè non è possibile avere la conversione completa dell’energia, il fattore di

    accoppiamento elettromeccanico è sempre minore dell’unità:

    keff.2 < 1

    Questo fattore può essere utile per confrontare direttamente, dal punto di vista

    piezoelettrico, materiali con valori molto diversi di permettività e cedevolezza.

    g) Impedenza acustica Za

    L’impedenza acustica di un materiale (Za) si usa nella valutazione della

    propagazione delle onde acustiche attraverso mezzi diversi. Il trasferimento da

    un mezzo ad un altro dell’energia acustica, è massima quando essi hanno la

    stessa impedenza acustica. Maggiore è la differenza di impedenza tra i mezzi e

    maggiore è la frazione di onde acustiche che si riflettono all’interfaccia.

    L’impedenza acustica del materiale è definita come:

    cZa (1.11)

    dove è la densità e c è la rigidità elastica del materiale. L’impedenza

    acustica è importante nelle applicazioni piezoelettriche dove contano le onde

    acustiche, come nei trasduttori ad ultrasuoni [3].

    1.6 Ceramici piezoelettrici

    I ceramici piezoelettrici sono materiali ceramici avanzati, ossia materiali

    inorganici, essenzialmente non metallici, provvisti di rilevanti requisiti funzionali,

    prodotti per consolidamento ad alta temperatura ed ottenuti da materie prime di

    sintesi che richiedono un’accurata progettazione composizionale, strutturale e

    produttiva. Come i materiali ceramici in genere, possono essere distinti in base a

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    16

    struttura cristallina, microstruttura, proprietà chimico–fisiche, tecnologie di

    fabbricazione ed applicazioni. Le principali classi di ceramiche piezoelettriche si

    distinguono in base alla struttura cristallina e prendono nome dai materiali di

    riferimento per ogni struttura (Fig. 1.6).

    Figura 1.6 Principali classi di materiali ceramici piezoelettrici.

    Le ceramiche perovskitiche possiedono la struttura policristallina più

    importante per le applicazioni piezoelettriche, grazie ai valori particolarmente

    elevati delle relative costanti piezoelettriche (Tabella 1.1 e Fig. 1.7) [5].

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    17

    Tabella 1.1 Costanti piezoelettriche di alcuni piezoceramici; PZT A e PZT B indicano

    due composizioni diverse di piombo zirconato titanato (PZT).

    Materiale

    Piezoelettrico TC d33

    (°C) (pC/N)

    BaTiO3 130 190

    PbTiO3 430 58

    PZT A 315 268

    PZT B 220 480

    (Na,K)NbO3 420 160

    PbNb2O6 570 73

    Cd2NbO7 - 88 Trascurabile

    Bi4Ti3O12 675 20

    Figura 1.7 Distribuzione dell’ attività piezoelettrica e della temperatura di Curie per

    diversi materiali piezoceramici.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    18

    1.7 La struttura perovskitica

    Gli ossidi perovskitici hanno come formula di struttura generale ABO3

    dove A è un catione generalmente bivalente, come Ba2+

    o Pb2+

    (raggio ionico 134

    – 120 pm), e B è un catione tetra- o pentavalente, come Ti4+

    o Zr4+

    (raggio ionico

    68 – 79 pm). Questi ultimi cationi si trovano rispettivamente ai vertici e al centro

    di un reticolo nel quale gli anioni ossigeno (raggio ionico 132 pm) occupano il

    centro della faccia. Tantissimi cationi hanno dimensioni idonee per potersi

    inserire nel reticolo costituito dagli ossigeni, e questo giustifica l'abbondanza delle

    perovskiti, sia naturali (minerali) che sintetiche.

    Se consideriamo il titanato di bario (Fig. 1.8) vediamo come la grande

    polarizzabilità di questo materiale, responsabile del suo comportamento

    piezoelettrico, sia dovuta all’ottaedro TiO6. Questo determina essenzialmente le

    proprietà elettriche dell’intera cella: all’interno degli ottaedri formati dagli

    ossigeni infatti, gli ioni Ti4+

    , molto più piccoli, possono facilmente muoversi

    causando una conseguente distorsione cristallografica.

    (a) (b)

    Figura 1.8 Struttura del BaTiO3: (a) cella elementare di tipo cubico (T>TC) e (b) cella

    tetragonale (T

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    19

    di sotto della TC (per il titanato di bario circa 120°C), avviene la transizione di

    fase da cubica a tetragonale. La conseguente distorsione della cella, porta alla

    contemporanea comparsa di polarizzazione, nelle sei possibili direzioni

    corrispondenti alla notazione (Fig. 1.9).

    Figura 1.9 Possibili deformazioni della cella cubica a seguito della transizione di fase

    cubica-tetragonale.

    Altre trasformazioni di fase avvengono a circa 5°C (dalla fase tetragonale

    alla fase ortorombica con polarizzazione diretta nelle direzioni e, di

    conseguenza, 12 possibili stati per i domini) e a circa -90°C (dalla fase

    ortorombica a quella romboedrica, con polarizzazione nella direzione e,

    quindi, 8 possibili stati dei domini) [6]. E’ importante notare come alle

    temperature tipiche delle varie transizioni di fase corrispondono dei picchi nei

    valori della costante dielettrica (Fig. 1.10). A causa dell’accoppiamento del

    fenomeno elettrico con quello elastico, i materiali ferroelettrici sono anche

    ferroelastici; quindi, l’applicazione di uno stress al di sopra di un valore critico

    può causare il riorientamento del dominio.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    20

    Figura 1.10 Trasformazioni di fase del BaTiO3; a e c rappresentano i valori di costante

    dielettrica lungo gli assi cristallografici a e c rispettivamente.

    1.8 Materiali PZT

    Con piombo zirconato titanato (PZT), Pb(ZrxTi1-x)O3 con x = 0.52–0.54 si

    indica la classe di soluzioni solide di piombo titanato e di piombo zirconato più

    utilizzate per applicazioni piezoelettriche. Il rapporto tra titanio e zirconio e la

    possibilità di introdurre vari droganti permettono una grande flessibilità in termini

    di composizione e quindi di caratteristiche funzionali in queste ceramiche. Il

    diagramma di stato (Figura 1.11) mostra le varie strutture cristalline assunte dal

    PZT al variare di composizione e temperatura.

    La sostituzione degli ioni Ti+4

    con gli ioni Zr+4

    riduce la distorsione

    tetragonale tipica del PbTiO3, portando alla formazione di un’altra fase

    ferroelettrica a simmetria romboedrica. La presenza di queste due fasi è prevista

    sulla base della composizione chimica del sistema e confermata tramite un’analisi

    qualitativa di diffrazione ai raggi X (XRD).

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    21

    Figura 1.11 Diagramma di stato del sistema PbTiO3 – PbZrO3.

    I diffrattogrammi corrispondenti alle due fasi evidenziano picchi di

    intensità diffratte ad uguali valori di 2 distinguendosi solo nell’aspetto; come si

    nota in figura 1.12 alcuni dei picchi relativi alla fase tetragonale sono sdoppiati

    rispetto ai picchi della fase romboedrica.

    Figura 1.12 Diffrattogramma delle fasi romboedrica e tetragonale della struttura

    perovskitica PZT.

    20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50 52 54 56 58 60

    Fase tetragonale

    Fase romboedrica

    2 (gradi)

    PbTiO3 PbZrO3

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    22

    La linea di confine tra la fase tetragonale (ricca di titanio) e quella

    romboedrica (ricca di zirconio) è quasi indipendente dalla temperatura: a

    temperatura ambiente corrisponde ad un rapporto zirconio/titanio di 53:47. La

    regione nella quale si nota un brusco cambiamento strutturale all’interno di una

    soluzione solida, associato alla variazione della composizione, viene definita

    come bordo di fase morfotropico o, in inglese, “morphotropic phase boundary”

    (MPB). I PZT con una composizione nella quale il rapporto tra titanio e zirconio

    dà origine all’esistenza simultanea della fase tetragonale e di quella romboedrica

    in quantità uguali (MPB), mostrano i valori più elevati della costante

    piezoelettrica (d33), della costante dielettrica ( ) e del fattore di accoppiamento

    elettromeccanico (kp). Nella figura 1.13 si evidenzia l’andamento delle due

    grandezze caratteristiche ( e kp) al variare della rapporto Zr/Ti [1].

    Figura 1.13 Costante dielettrica ( ) e coefficiente di accoppiamento planare(kp) in

    funzione della composizione per il sistema PbTiO3-PbZrO3.

    PbZrO3 PbTiO3

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    23

    Il picco delle proprietà elettriche in corrispondenza della MPB viene

    tradizionalmente attribuito alla presenza contemporanea delle due fasi

    cristallografiche. Infatti, la presenza di un numero maggiore di direzioni

    consentite per l’orientamento dei domini permette a questi ultimi di orientarsi

    meglio con la direzione del campo elettrico esterno. In questo modo si realizza un

    grado di polarizzazione del materiale più elevato rispetto al caso di una singola

    fase, con conseguente incremento di tutte le proprietà [2]. Recentemente, è stato

    sperimentalmente osservato che un ceramico PZT molto puro, preparato facendo

    attenzione alla composizione del bordo di fase morfotrofico, è monoclino a

    temperatura ambiente [3], giustificando il massimo nelle proprietà dielettriche e

    piezoelettriche osservato per questa composizione. Infatti, il vettore di

    polarizzazione può facilmente subire un’orientazione particolare fra tutti gli

    orientamenti di polarizzazione permessi per la fase monoclina (24 orientamenti),

    oltre a quelli permessi per le vicine fasi romboedrica e tetragonale. Questa

    interpretazione non è ancora stata completamente accettata, ma le proprietà

    eccellenti per composizioni prossime al rapporto Zr/Ti = 53:47 sono conosciute ed

    ampiamente utilizzate, in particolare per i sensori [7].

    Modifiche composizionali dei PZT

    Per produrre PZT modulabili in funzione delle diverse applicazioni, sono

    state studiate modifiche composizionali con l’aggiunta di vari cationi droganti. I

    gradi di libertà nella definizione delle caratteristiche piezoelettriche di una

    ceramica PZT legati al rapporto Ti/Zr, aumentano notevolmente se si considerano

    altri elementi usati come droganti che possono essere aggiunti in differenti

    quantità. La sostituzione dei cationi del PZT in piccole frazioni (~1%) con cationi

    droganti può comportare una modifica del reticolo, variando di conseguenza la

    posizione del MPB e le proprietà elettriche. Secondo le caratteristiche del

    drogante aggiunto, queste modifiche si possono suddividere in tre categorie [8]:

    • sostituzione isovalente; cationi Ca2+

    o Sr2+

    per Pb2+

    oppure Sn4+

    per

    Ti4+

    /Zr4+

    sono utilizzati per abbassare i valori della temperatura di Curie,

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    24

    incrementando la permettività a temperatura ambiente. Queste composizioni sono

    chiamate “tipo VI” negli USA e “tipo 600” in Europa;

    • aggiunta di cationi elettron-accettori; droganti di valenza inferiore, come

    cationi Sc3+

    o Fe3+

    al posto di Ti4+

    /Zr4+

    oppure Rb1+

    al posto di Pb2+

    sono

    utilizzati per creare delle vacanze di ossigeno, che si collocano nel reticolo

    formando dei dipoli. Questi dipoli si allineano nella direzione del vettore di

    polarizzazione nel dominio creando campi interni che ne stabilizzano la

    configurazione e riducono al mobilità delle sue pareti. Il PZT diventa meno

    sensibile alla risposta piezoelettrica, ma più stabile: le costanti piezoelettriche

    diminuiscono, mentre il campo coercitivo aumenta (Qm, fattore di qualità

    meccanica o inverso della perdita piezoelettrica, aumenta). La costante dielettrica

    e la perdita dielettrica diminuiscono così come la resistività elettrica. I ceramici

    PZT drogati con cationi accettori sono detti “hard”, essendo anche conosciuti

    come di “tipo I” negli USA e di “tipo 100” in Europa, e sono utilizzati per molte

    applicazioni, per esempio quelle ad alta potenza e ad alto voltaggio;

    • aggiunta di cationi elettron-donatori; cationi droganti a valenza più alta dei

    cationi sostituiti come lo ione Nb5+

    al posto di Ti4+

    /Zr4+

    o La3+

    al posto di Pb2+

    ,

    sono compensati dalle vacanze di piombo, incrementando la mobilità delle pareti

    dei domini. I droganti donatori danno un effetto opposto a quello dei droganti

    accettori: i coefficienti piezoelettrici, la permettività e le perdite dielettriche

    aumentano, mentre la rigidità elastica, il campo coercitivo ed il fattore di qualità

    meccanica diminuisco. I materiali sono elettricamente e meccanicamente “soft”,

    trovando applicazione nei trasduttori medici e nei sensori di pressione. Le

    classiche composizioni dei PZT “soft” sono conosciute come “Navy tipo II” negli

    USA e “tipo 200” in Europa.

    1.9 Produzione di un campione piezoelettrico

    Per ottenere un campione ceramico piezoelettrico, è necessario compiere

    una serie di processi la cui successione è schematizzata in figura 1.14. La

    microstruttura e di conseguenza le caratteristiche della ceramica, dipendono

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    25

    direttamente da tutte le fasi del processo e, in particolare, dalle caratteristiche

    della polvere.

    Durante il periodo di Dottorato sono stati prodotti campioni ceramici

    piezoelettrici effettuando in laboratorio l’intero processo di produzione dalla

    sintesi delle polveri alla caratterizzazione elettrica finale.

    Si riporta di seguito la descrizione degli stadi di produzione di un ceramico

    piezoelettrico.

    Figura 1.14 Schema di produzione di un ceramico piezoelettrico.

    Sintesi delle polveri

    Calcinazione

    Formatura

    Sinterizzazione

    Metallizzazione

    Polarizzazione

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    26

    1.9.1 Calcinazione

    Nella calcinazione, i precursori (carbonati, nitrati, ossalati, ecc...) del

    sistema di interesse sono sottoposti ad un trattamento termico in aria, nella quale

    vengono decomposti e fatti reagire per ottenere la fase cristallina di interesse. Una

    delle reazioni favorite da un punto di vista termodinamico in presenza di aria e ad

    alta temperatura è quella di ossidazione. La miscela dei precursori si trasforma

    nella fase perovskitica, se questa é energeticamente favorita [9]. Il meccanismo

    proposto per la formazione della fase perovskitica PZT dai singoli ossidi è a due

    stadi prevedendo la formazione di titanato di piombo come fase intermedia

    seguita dalla sua reazione con l’ossido di zirconio per dare la fase di interesse[10].

    1.9.2 Macinazione

    Lo stadio di calcinazione comporta un’aggregazione più o meno

    irreversibile delle particelle di polvere che rende indispensabile, prima di

    effettuare il consolidamento, un passaggio di macinazione della polvere. Tra le

    tecniche di macinazione disponibili, la macinazione in giara con sfere di zirconia,

    disperdendo la polvere in un mezzo liquido (acqua o etanolo), risulta

    particolarmente efficace. Tale tecnica (ball-milling) consente di ridurre

    notevolmente le dimensioni degli aggregati più soffici, incrementando così la

    superficie specifica e di conseguire la compattabilità della polvere. La migliorata

    densità in verde assicura un prodotto finale con densità più elevata.

    1.9.3 Formatura

    Dopo lo stadio di calcinazione, ha luogo il processo di formatura che

    conferisce al materiale una forma simile a quella finale. Il campione consolidato

    nella forma desiderata, viene indicato come “verde” fino allo stadio successivo di

    sinterizzazione. Il metodo di formatura ottimale dipende dalle caratteristiche finali

    desiderate; i principali processi di formatura possono essere suddivisi in tre

    categorie fondamentali:

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    27

    - consolidamento allo stato secco; è realizzato mediante un trattamento di

    pressatura, di tipo uniassiale o isostatico, a freddo ed é utilizzato quando si

    vogliono ottenere dischi, parallelepipedi o comunque forme piene;

    - consolidamento in dispersione (sia acquosa sia non acquosa); consiste in un

    colaggio su uno stampo poroso, per l’ottenimento di forme con varie

    geometrie, o su nastro, per ottenere fogli di spessore inferiore al millimetro;

    - consolidamento allo stato plastico; prevede un’estrusione, per ottenere forme

    cave come tubi.

    In particolare, in questo lavoro di dottorato è stata approfondita

    l’ottimizzazione di due differenti tecniche di formatura: 1) il colaggio su nastro

    per la realizzazione di multilaminati; 2) la serigrafia per la deposizione di film

    spessi su differenti substrati, che verranno ampliamente descritte nei successivi

    capitoli.

    1.9.4 Sinterizzazione

    La sinterizzazione è il processo di consolidamento a caldo di un

    agglomerato di polveri pre-consolidato nel processo di formatura. Attraverso la

    sinterizzazione viene rafforzato il legame fra i grani (aumentando la superficie di

    contatto tra essi) e diminuita la porosità (trasferendo materia dalle particelle agli

    spazi vuoti). La spinta termodinamica (driving force) che promuove la

    sinterizzazione è la diminuzione dell’energia libera superficiale attraverso la

    riduzione dell’interfaccia solido–vapore. L’elevata energia superficiale dei grani è

    sostituita da una minore energia a bordo grano, con una variazione data da:

    PdVdAdAdGbbssTOT (1.12)

    dove

    dAb: variazione dell’area superficiale totale del bordo grano;

    dAs: variazione dell’area totale dei pori;

    γs e γb : energia specifica ed energia libera superficiale del bordo grano;

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    28

    PdV: contributo alla variazione negativa dell’energia libera derivante dalla

    contrazione di volume causata dall’applicazione di una pressione esterna P

    nei processi di sinterizzazione sotto pressione.

    Da un punto di vista microscopico, queste trasformazioni si realizzano

    attraverso un trasferimento di massa dalle particelle all’area di contatto tra esse, a

    causa della differenza di energia libera delle particelle in funzione del loro raggio

    di curvatura. Il raggio di curvatura delle particelle, da convesso diventa concavo

    nell’area di contatto, determinando un passaggio di atomi dalle particelle all’area

    di contatto. Pertanto, più le particelle sono piccole minore è il raggio di curvatura,

    rendendo significativa ai fini del processo la differenza di energia libera attraverso

    la superficie curva. Per questo, l’utilizzo di particelle molto fini (di dimensioni

    almeno micrometriche) favorisce il processo di sinterizzazione (Fig. 1.15). Le

    considerazioni termodinamiche sono comuni a tutti i processi di sinterizzazione

    (in fase vapore, in fase liquida, allo stato solido, in fase vetrosa), mentre cambiano

    i meccanismi di trasporto delle particelle, che però possono essere

    contemporaneamente presenti [9]. Si possono identificare tre tipi di

    sinterizzazione:

    1. vetrificazione; durante la cottura si forma una fase liquida che riempie le

    porosità e, successivamente, vetrifica per raffreddamento. Questo metodo è in

    genere evitato perchè porta a disomogeneità strutturali e modeste proprietà

    meccaniche;

    2. Sinterizzazione in fase liquida; alla temperatura di cottura, è presente la

    minima quantità di liquido viscoso che permette il trasporto di massa per

    capillarità, incrementando la densificazione. I requisiti fondamentali sono

    quindi la presenza di un liquido alla temperatura di sinterizzazione, una buona

    bagnabilità del solido ed il controllo della solubilità nel liquido. Si

    evidenziano tre stadi: i) riarrangiamento, ii) soluzione-riprecipitazione, iii)

    rimozione della porosità residua. I materiali densificati per sinterizzazione in

    fase liquida presentano fasi a bordo grano vetrose o parzialmente cristalline;

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    29

    3. Sinterizzazione alla stato solido: il trasporto di materia avviene per

    diffusione attraverso dislocazioni o bordi di grano. La velocità di

    sinterizzazione aumenta con la temperatura ed al diminuire delle dimensioni

    delle particelle. L’elevato grado di covalenza nei legami delle strutture

    ceramiche ostacola i moti delle dislocazioni e la sinterizzazione può risultare

    incompleta: in questo caso la densificazione viene favorita dall’aggiunta di

    opportuni additivi di sinterizzazione.

    Figura 1.15 Stadi successivi della sinterizzazione.

    1.9.5 Applicazione degli elettrodi

    Lo stadio di metallizzazione è essenziale per polarizzare il campione

    ceramico e renderlo piezoelettrico, essendo infatti necessario applicare degli

    elettrodi sulle facce del campione. L’applicazione viene effettuata mediante

    serigrafia sui campioni più resistenti e spessi, o con la tecnica a pennello o per

    sputtering su quelli più sottili (spessori inferiori al millimetro) o fragili (campioni

    porosi), in quanto la pressione applicata nella serigrafia ne provocherebbe la

    rottura.

    particelle

    Stadio

    iniziale

    Stadio

    finale

    Stadio

    intermedio

    pori

    grani

    particelle

    Stadio

    iniziale

    Stadio

    finale

    Stadio

    intermedio

    pori

    grani

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    30

    1.9.6 Polarizzazione

    Il processo di polarizzazione è necessario per conferire proprietà

    piezoelettriche ad una ceramica ed è possibile grazie al fenomeno di isteresi

    dielettrica, illustrato in figura 1.16, caratteristico dei materiali ferroelettrici. Il

    campo elettrico E e la polarizzazione P sono collegati, in un mezzo isolante o

    dielettrico, dalla relazione:

    EPED00

    (1.13)

    dove:

    0 è la permettività del vuoto

    è la costante dielettrica relativa del mezzo (semplicemente anche chiamata

    permettività o costante dielettrica)

    D è lo spostamento elettrico, una grandezza fisica che rappresenta la quantità di

    carica elettrica immagazzinata per unità di area.

    Per una ceramica ferroelettrica, P è a sua volta funzione del campo E.

    Figura 1.16 Ciclo di isteresi in un materiale ceramico ferroelettrico.

    Osservando la figura del ciclo di isteresi nel diagramma campo elettrico -

    polarizzazione indotta, si deduce che il campo da applicare al campione per avere

    una polarizzazione ottimale è quello corrispondente a Psat (o polarizzazione di

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    31

    saturazione). Applicando un campo elettrico inferiore, il materiale si polarizza

    solo in parte e, di conseguenza, le sue proprietà piezoelettriche risultano inferiori.

    Un’altra relazione che lega il campo elettrico alla polarizzazione è:

    E)1(Pr0

    (1.14)

    Tenendo conto dell’andamento crescente della costante dielettrica con la

    temperatura, risulta chiaro come aumentando la temperatura, diminuisce il campo

    elettrico necessario per polarizzare un materiale. Si possono così distinguere due

    diversi modi di polarizzazione di un ceramico piezoelettrico: 1) a temperatura

    relativamente bassa (50-150°C), mediante l’applicazione di forti campi elettrici;

    2) ad alta temperatura (prossima a quella di Curie del materiale, 300-400°C),

    impiegando campi elettrici di entità modesta. Nella polarizzazione a bassa

    temperatura, il campione viene inserito in un dispositivo porta campioni, immerso

    in un bagno di olio di silicone e portato a circa 120°C, utilizzando un agitatore

    magnetico riscaldante sul quale è posto il becher che contiene il portacampioni. Il

    sistema riscaldante dotato di termostato mantiene costante la temperatura, mentre

    una barretta magnetica mantiene in movimento il bagno, garantendone

    l’uniformità (Fig. 1.17).

    Figura 1.17 Schema del sistema per la polarizzazione a bassa temperatura.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    32

    Una volta raggiunta la temperatura impostata, viene applicata la tensione

    desiderata per un intervallo ben definito di tempo, alla fine del quale il sistema è

    lasciato raffreddare mantenendo applicata la tensione. A causa delle elevate

    tensioni in gioco, tutto il sistema di polarizzazione è contenuto in una gabbia di

    Faraday che confina il campo elettrico all’interno del polarizzatore proteggendo

    così l’operatore.

    1.10 Caratterizzazione delle ceramiche piezoelettriche

    Lo studio delle caratteristiche elastiche, piezoelettriche e dielettriche di un

    materiale piezoelettrico consiste nella determinazione dei valori delle numerose

    costanti che lo definiscono. A seconda delle costanti fondamentali che si vogliono

    determinare, è richiesta una serie di misure su campioni di diverse geometrie e

    dimensioni, in funzione di quanto previsto dagli standard adottati. Poiché le

    tecniche di misura possono essere diverse, la scelta va fatta in relazione alla

    strumentazione disponibile ed alla tipologia dei campioni. Le grandezze misurate

    o calcolate nell’ambito di questa tesi di Dottorato sono elencate nella Tabella 1.2.

    Tabella 1.2 Grandezze e relative unità di misura determinate nei materiali piezoelettrici

    Principali grandezze Descrizione Unità di misura

    kp kt k31 Accoppiamento elettromeccanico

    d31 d33 Costante piezoelettrica di deformazione m/V

    33 33S

    Permettività F/m

    s11 s12E

    Cedevolezza elastica m2/N

    Qm Fattore di qualità meccanica

    p Coefficiente di Poisson

    Vtr Velocità dell’onda acustica m/s

    Za Impedenza acustica g/(m2s)

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    33

    1.11 Principali applicazioni [11]

    Grazie all’accoppiamento reciproco fra energia meccanica ed elettrica, i

    materiali piezoelettrici sono utilizzati in una vasta gamma di applicazioni, che sta

    continuamente espandendosi con il miglioramento delle proprietà dei materiali

    esistenti e lo sviluppo di nuovi materiali. Per esempio, possono essere usati come

    sensori, convertendo l’energia meccanica in elettrica (in un intervallo di frequenza

    da 1 Hz a parecchi MHz), come attuatori, convertendo l’energia elettrica in

    meccanica (in un intervallo di forza da mN a kN) o funzionare sia come sensori

    che attuatori. Alcuni esempi delle più comuni applicazioni sono riportati in

    Tabella 1.3.

    Tabella 1.3 Principali applicazioni dei materiali ceramici piezoelettrici.

    Nella vita quotidiana, l’effetto piezoelettrico è sfruttato nei riscaldatori,

    negli accendini (nei quali una leva applica una pressione ad un materiale

    piezoceramico, inducendo un campo elettrico abbastanza forte da generare una

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    34

    scintilla) o nei filtri di segnale nei telecomandi. Nell’ingegneria automobilistica, i

    materiali piezosensori sono usati per la sicurezza dei passeggeri e le soluzioni di

    controllo intelligente del motore, quali i sensori parcheggio o quelli di battito in

    testa, che controllano le vibrazioni del motore.

    Nelle applicazioni sottomarine, gli “echo sounder” variano dai piccoli

    trasmettitori individuali per i battelli da diporto ai sistemi professionali usati dalle

    grandi navi per misurare la profondità o individuare i banchi di pesci. Nei motori

    aeronautici, i sensori ultrasonori delle turbine a gas e dei generatori di potenza

    sono utilizzati per il controllo dinamico. I sensori, montati strategicamente sulla

    macchina, rilevano eventuali condizioni distruttive di sbilanciamento o un carico

    disuguale del rotore, consentendo di attuare le idonee misure correttive.

    I dispositivi piezoceramici possono generare potenti onde ultrasonore

    utilizzate per pulire, forare, saldare oppure per accelerare i processi chimici.

    Inoltre, essi fungono da trasmettitori e ricevitori di onde ultrasonore in

    apparecchiature diagnostiche mediche e di controllo non distruttivo dei materiali,

    rappresentando uno strumento importante per la localizzazione dei difetti interni o

    di una struttura. Durante il controllo non distruttivo, un trasduttore piezoceramico

    genera un segnale acustico a frequenze ultrasonore, che è trasmesso attraverso il

    campione sotto indagine. Quando l’onda acustica raggiunge un’interfaccia del

    campione, è retro-riflessa al trasmettitore/sensore, che quindi funge da ricevitore.

    Tuttavia, se l’onda acustica incontra un difetto, una sua parte è riflessa

    raggiungendo il sensore prima dell’onda originale.

    L’effetto piezoelettrico inverso è usato nel microposizionamento, nel quale

    un campo elettrico applicato ad un materiale piezoceramico è utilizzato per

    ottenere un movimento molto preciso. Gli esempi di applicazioni sono

    l’allineamento di fibre ottiche o di macchine utensili, lo smorzamento attivo, il

    miglioramento di immagine tramite inclinazione di specchi, ecc. Gli attuatori

    piezoceramici sono utilizzati inoltre in valvole idrauliche e pneumatiche ed in

    dispositivi medicali quali i litotritori, le lame chirurgiche o gli inalatori con

    nebulizzatori ultrasonori.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    35

    1.12 Ruolo della porosità

    Nello sviluppo dei materiali piezoelettrici si opera generalmente per

    limitare al massimo la presenza di pori; infatti, la porosità viene spesso

    considerata un difetto del materiale, in quanto ne riduce la proprietà

    piezoelettriche e meccaniche. Tuttavia, in alcune applicazioni, in particolare

    quelle di tipo acustico, l’introduzione di una porosità controllata permette di

    implementare le prestazioni anche di diversi ordini di grandezza. Per esempio, una

    porosità isotropa del 40% riduce l’impedenza acustica del materiale ceramico del

    65%, avendo come effetto principale l’ottimizzazione del trasferimento

    dell’energia acustica dal trasduttore al mezzo in esame (a più bassa impedenza),

    migliorando notevolmente le prestazioni del dispositivo.

  • CAPITOLO 1 Materiali piezoelettrici

    36

    Bibliografia

    [1] B.Jaffe,W. R. Cook Jr., H.Jaffe, Piezoelectric Ceramics, Academic Press,

    London, 1971.

    [2] A.Ballato, Piezoelectricity: History and new thrusts, IEEE Symposium, 1996,

    pp. 575-583.

    [3] N. Setter, Piezoelectric Materials in Devices, Nava Setter Ceramics

    Laboratory, EPFL, Lausanne (Switzerland), 2002.

    [4] C. –W. Nan, D. R. Clarcke, Piezoeletric Moduli of Piezoeletric Ceramics, J.

    Am. Ceram. Soc. 79 (1996) 2563-66.

    [5] F. Lionetto, A. Licciulli, F. Montagna, A. Maffezzoli, Piezoceramics: an

    introductive guide to their practical applications, Materials & Processes 3-4

    (2004) 107-127.

    [6] www.americanpiezo.com

    [7] G. H. Haertling, Ferroelectric ceramics: History and Tecnology, J. Am.

    Ceram. Soc. 82 (1999) 797-818.

    [8] C. Galassi, E. Roncari, C. Capiani, Produzione e caratterizzazione di materiali

    piezoelettrici, CNR-IRTEC rapporto interno N° 3/95, Faenza RA, 1995.

    [9] W.D. Kingery, H.K.Bowen, D.R. Uhlmann, Introduction to Ceramics, Wiley-

    Interscience, New York, 1976.

    [10] O. Babushkin, T. Lindback, J. C. Luc and J. Y. M. Leblais, Kinects Aspects

    of the Formation of Lead Zirconium Titanate, J. Am. Ceram. Soc. 16 (1996)

    1293-1298.

  • 37

    CAPITOLO 2

    MATERIALI PIEZOELETTRICI POROSI

    2.1 Introduzione [1]

    I materiali porosi hanno conquistato significativi ambiti di applicazione,

    per le proprietà e caratteristiche esclusive rispetto ai corrispondenti materiali

    densi. Materiali macroporosi a natura polimerica, ad esempio, sono largamente

    impiegati nell’industria del packaging; strutture porose in alluminio a nido d’ape

    (“honeycomb”) trovano applicazioni in campo automobilistico, aeronautico ed

    aerospaziale; materiali porosi di diversa natura trovano impiego nei caschi per

    ciclisti e motociclisti e per lo svolgimento di altre attività sportive e professionali,

    soprattutto in virtù dell’alto assorbimento di energia in caso di impatto.

    Contrariamente ai materiali metallici e polimerici, la porosità nei ceramici

    è stata tradizionalmente considerata detrimentale a causa della intrinseca fragilità

    che genera in questo tipo di materiali. Tuttavia negli ultimi quarant’anni la

    domanda di ceramici a struttura porosa è significativamente aumentata, in modo

    particolare in quelle applicazioni in cui i materiali sono esposti a temperature

    elevate, ad atmosfere corrosive e a mezzi erosivi/abrasivi, condizioni inaccessibili

    alle altre classi di materiali. Trovano di conseguenza un largo impiego come

    barriere/isolanti termici, scambiatori di calore, isolanti acustici per elevate

    temperature operative, strutture leggere, supporti interni per forni, catalizzatori e

    sistemi filtranti per metalli fusi, particolato atmosferico e gas esausti di origine

    automobilistica e industriale.

    Caratteristiche importanti dei ceramici porosi sono un alto punto di

    fusione, modulabili proprietà elettriche, bassa capacità e conduzione termica,

    controllata permeabilità, alta superficie specifica, bassa densità, bassa costante

    dielettrica e alta resistenza specifica. La figura 2.1 illustra la variazione di alcune

    proprietà fisiche e meccaniche in funzione del tenore di porosità nei materiali

    ceramici. Queste proprietà possono essere inoltre modulate controllando

    opportunamente composizione e microstruttura del ceramico poroso. Il tipo di

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    38

    porosità (aperta o chiusa, cioè comunicante o meno con l’esterno), distribuzione

    dimensionale e morfologia dei pori possono essere variabili chiave nella

    progettazione delle proprietà di un materiale. D’altra parte, tutte queste

    caratteristiche microstrutturali sono fortemente influenzate dal processo di

    formatura utilizzato per la produzione del manufatto poroso di interesse.

    Figura 2.1 Variazione di alcuni parametri fisici e meccanici dei materiali ceramici in

    funzione della porosità [2].

    2.2 Tecniche di produzione di un materiale ceramico poroso

    I ceramici porosi vengono classificati (IUPAC) in base al diametro medio

    dei pori (d) in:

    o macroporosi (d > 50 nm),

    o mesoporosi (2 nm < d < 50 nm),

    o microporosi (d < 2 nm)

    oppure a seconda del tipo di porosità: aperta o chiusa, a schiuma, interconnessa,

    isotropa o anisotropa, interparticellare o intraparticellare, dimensione del network

    poroso, ecc [3].

    Il processo più diretto per ottenere un ceramico poroso sfrutta una parziale

    sinterizzazione dove il grado di porosità è controllato da temperatura e/o tempo di

    sinterizzazione. Questa tecnica non assicura però un accurato controllo della

    microstruttura e porta ad una scarsa stabilità meccanica del poroso ottenuto.

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    39

    Oltre a questo metodo, le tecniche di formatura più ampiamente utilizzate

    per la realizzazione di ceramici porosi possono essere classificate in [1]:

    Tecniche di “replica”.

    Tecniche che sfruttano agenti porizzanti.

    Tecniche per la formazione diretta di schiume.

    In figura 2.2 sono schematizzati questi tre processi.

    Figura 2.2 Schema dei possibili processi per la produzione di ceramici macroporosi [1].

    Tecniche di replica

    Il metodo di replica si basa sull’impregnazione di una struttura cellulare

    (spugna) con una sospensione ceramica: a seguito di processi termici ben

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    40

    controllati la preforma organica viene eliminata generando un componente poroso

    che riproduce la morfologia della struttura sacrificale. In questo metodo possono

    essere utilizzate come templanti spugne naturali o sintetiche diverse a seconda del

    tipo di network poroso che si vuole ottenere.

    Generalmente i manufatti ottenuti mediante questa tecnica raggiungono

    livelli di porosità aperta, interconnessa e reticolata nell’intervallo compreso tra 40

    e 95% e con dimensioni tra i 200 μm e i 3 mm. Le dimensioni minime della cella

    del poroso (200 μm) sono però limitate proprio dalla tecnica di formatura stessa:

    l’impregnazione di spugne polimeriche con aperture cellulari troppo strette risulta

    impedita proprio dal fatto che queste non sono accessibili alla sospensione

    ceramica.

    Agenti porizzanti

    Questa tecnica consiste nella preparazione di un composito bifasico

    costituito da una matrice continua di particelle ceramiche e di una fase dispersa

    sacrificale. Quest’ultima viene inizialmente distribuita uniformemente all’interno

    della matrice e poi eliminata per generare pori. L’aspetto più critico di questa

    tecnica è la rimozione della fase sacrificale che può avvenire via pirolisi,

    evaporazione o sublimazione. Questi processi devono essere attentamente

    controllati per non indurre la rottura della matrice ceramica. Gli agenti porizzanti

    più ampiamente utilizzati possono essere così classificati:

    Organici sintetici: granuli di polivinilcloruro (PVC), polistirene (PS),

    polietilenossido (PEO), polivinilbutirrale (PVB), polimetilmetacrilato

    (PMMA) o copolimeri metilmetacrilato-etilenglicole (PMMA-PEG),

    resine fenoliche, nylon, cellulosa acetato, gel polimerici, naftalene.

    Organici naturali: gelatina, cellulose, glucidi, saccarosio, destrina, cera,

    alginato, amido.

    Liquidi: acqua, canfene, emulsioni-oli.

    Sali: sodio cloruro, bario solfato, potassio solfato.

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    41

    Metalli/ceramici: nichel, carbone (grafite, fibra, nanotubi), silice

    (particelle, fibre), zinco ossido.

    I composti organici, di origine naturale o sintetica, sono rimossi

    essenzialmente attraverso processi termici di decomposizione/combustione,

    mentre gli agenti inorganici (sali, composti metallici e ceramici) sono in genere

    estratti attraverso processi chimici. Ad esempio, la rimozione di sali avviene

    attraverso ripetuti lavaggi in acqua, mentre solventi più aggressivi (soluzioni

    acide) sono necessari per solubilizzare le particelle ceramiche o metalliche.

    Formazione diretta di schiume

    In questo caso la porosità viene prodotta incorporando direttamente bolle

    d’aria nella sospensione ceramica: in questo modo è possibile eliminare gli stadi

    di pirolisi/decomposizione necessari negli altri metodi.

    Il passaggio chiave di questa tecnica è la stabilizzazione è la

    stabilizzazione delle bolle incorporate all’interno della sospensione. La porosità

    totale del ceramico è direttamente correlata alla quantità di gas incorporata nella

    sospensione o nel mezzo liquido durante il processo di schiumatura e può

    raggiungere valori compresi tra il 45 e il 95%. La dimensione dei pori invece è

    determinata dalla stabilità della schiuma stessa: le schiume infatti sono sistemi

    termodinamicamente instabili a causa dell’alta area interfacciale aria-liquido. Se

    l’interfaccia collassa le bolle coalescono dando origine ad una microstruttura

    cellulare finale formata da pori di grandi dimensioni. L’utilizzo di particolari

    agenti surfattanti consente di controllare e stabilizzare le schiume permettendo di

    realizzare ceramiche con dimensione media dei pori da 10 μm a 1.2 mm.

    2.3 Ceramici porosi mediante agenti porizzanti: stato dell’arte

    Le tre tecniche prima descritte mostrano un’ampia versatilità in termini di

    diametro medio dei pori e percentuale di porosità (Fig. 2.3).

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    42

    Le schiume sono più indicate per fare macroporosità connessa in alta

    percentuale, mentre la tecnica di replica permette di raggiungere alti livelli di

    porosità ma con dimensioni di pori modulabili tra 10 µm e 1.2 mm a seconda del

    templante utilizzato (polimeri o legno). D’altra parte gli agenti porizzanti

    permettono un maggior controllo in termini di frazione, dimensione e morfologia

    della porosità indotta. Questa maggiore versatilità della tecnica permette di avere

    più ampi spettri di porosità e dimensioni ed è l’unico metodo in grado di produrre

    pori di piccole dimensioni (< 10 µm).

    Figura 2.3 Distribuzione della porosità percentuale e della dimensione media dei pori

    ottenibile attraverso replica, formazione di schiume o uso di porizzanti [1].

    Obiettivo della tesi è la produzione di un ceramico piezoelettrico con

    porosità massima del 30 % e pori isotropi di dimensioni micrometriche. La

    tecnica più idonea per produrre materiali con queste specifiche caratteristiche

    deve quindi prevedere l’utilizzo di agenti formatori di porosità.

    In Tabella 2.1 sono stati riassunti i risultati di un’accurata ricerca

    bibliografica sui possibili agenti porizzanti e tecniche di formatura considerate per

    la produzione di materiali ceramici porosi con particolare attenzione a quelli di

    tipo piezoelettrico.

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    43

    Tabella 2.1 Stato dell’arte in termini di agenti porizzanti e tecniche di formatura per la

    realizzazione di ceramici porosi.

    Porizzante, tecnica di formatura

    Morfologia, dimensione porizzante

    (μm)

    Dimensione pori nel

    ceramico (μm)

    Porosità (%)

    Microstruttura

    Composizione

    Org

    an

    ici s

    inte

    tic

    i

    PMMA, pressatura

    Sferica, 220 120-125

    (connettività 3-3)

    20-50

    PZT[4,5]

    Sferica, 15 10-15 4-18

    PZT[6]

    PMN-PZT

    [7]

    Irregolare, 100-120

    100-120 4-18

    PZT[6]

    Sferica, 5-6 1-7 30-50

    ZrO2, LaGaO3

    [8]

    120-170 > 100 55-35

    PZT [9]

    34-76 10-80 Gradiente

    10-40

    PZT[10]

    Sferica, 150-200

    120-170 10-55

    Y2O3[11]

    PEO, pressatura

    Sferica, 150 100

    (connettività 3-3)

    25-50

    PZT[4]

    PVC, pressatura

    Sferica, 125 6 (connettività

    0-3) 40-50

    PZT[4]

    Metilidrossietilcellulosa (MHEC),

    pressatura

    10-140 01-10 30-60

    PZT [12]

    PVB, colaggio su

    nastro (sosp. in solvente organico)

    - 01-1 45

    PZT [12]

    - 0.8-1.6 60 PZT[13]

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    44

    Porizzante, tecnica di formatura

    Morfologia, dimensione porizzante

    (μm)

    Dimensione pori nel

    ceramico (μm)

    Porosità (%)

    Microstruttura Composizione

    Org

    an

    ici s

    inte

    tic

    i

    Acido stearico, pressatura

    Irregolare 10-100

    (connettività 3-3)

    Gradiente 10-40

    PZT[10]

    - 10-30

    (connettività lungo un asse)

    Gradiente 2.4-21.4

    PZT[14]

    Org

    an

    ici n

    atu

    rali

    Destrina, pressatura

    Irregolare, ~ 15

    - 4-12 PZT[6]

    Glucide, pressatura

    ~ 20 10-1000 60-90

    PZT[15]

    Amido di patata, “starch consolidation”

    45-50 >50 25-50

    Al2O3 [16, 17]

    - 30-40 30-50 PZT[18]

    Amido di patata,

    pressatura 10-20 - -

    ZrO2, LaGaO3

    [8]

    Amido di patata,

    colaggio su nastro

    (sospensione acquosa)

    - ~ 30-40 25

    PZT[19]

    Amido di frumento,

    “starch consolidation”

    ~ 20 ~ 20 25-50

    Al2O3[16, 17]

    Amido di tapioca

    12-14 - - [20]

    Amido di mais, “starch

    consolidation” 12-14 ~ 14 25-50

    Al2O3[16, 17]

    Amido di mais, colaggio su

    nastro (sospensione

    acquosa)

    ~ 15 ~ 5 5-10

    PZT[21]

    Amido di mais, pressatura

    12 10-40

    (connettività 3-3)

    35

    PZT[22, 23]

    Amido di riso, 4-5 - - [20]

    Amido di riso, pressatura

    6 10-20

    (connettività 3-3)

    35

    PZT[22]

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    45

    Porizzante, tecnica di formatura

    Morfologia, dimensione porizzante

    (μm)

    Dimensione pori nel

    ceramico (μm)

    Porosità (%)

    Microstruttura Composizione

    Org

    an

    ici

    natu

    rali

    Ammonio citrato monoidrato, pressatura

    10-50 - - ZrO2, LaGaO3[8]

    Ammonio ossalato

    monoidrato, pressatura

    - 5-30

    (connettività 3-3)

    24-40

    PZT[24]

    K2CO3 (metatesi allo stato solido

    con PbSO4 e TiO2),

    dissoluzione

    - 5-30

    (connettività 3-3)

    - PbTiO3[25, 26]

    Ino

    rga

    nic

    i

    Grafite, pressatura

    Allungata, 200

    5-30 (connettività

    3-3)

    Gradiente 10-40

    PZT [27]

    , YSZ[28]

    Carbone

    Sferica, 5-50 1.4-3.5 Gradiente

    10-40

    Ni-YSZ[29]

    Sferica, 1-30 ≤ 1 48

    Ni-YSZ [30]

    Liq

    uid

    i

    Canfene, sublimazione

    - (connettività

    3-3) 90

    PZT[31, 32]

    L’analisi di questi dati ha permesso di identificare il carbone (“carbon

    black”) e l’amido di riso come possibili agenti porizzanti per la produzione di

    ceramici porosi piezoelettrici per applicazioni ultrasoniche.

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    46

    2.4 Caratteristiche e applicazioni dei ceramici piezoelettrici porosi

    Nello sviluppo dei materiali piezoelettrici si tende generalmente a limitare

    al massimo la presenza di pori; la porosità viene infatti considerata un difetto del

    materiale in quanto ne riduce la proprietà piezoelettriche e meccaniche. Tuttavia,

    in applicazioni di tipo acustico, l’introduzione di una porosità controllata permette

    di implementare le prestazioni anche di diversi ordini di grandezza .

    2.4.1 Ceramici porosi come materiali compositi

    I ceramici porosi possono essere assimilati a materiali compositi costituiti

    da una matrice ceramica e dai pori come fase secondaria. Proprio l’utilizzo di

    materiali compositi ha permesso di ottimizzare peculiari proprietà (elettriche,

    magnetiche, meccaniche, ecc) altrimenti non raggiungibili da materiali a singola

    fase.

    Questo principio è stato applicato, fin dalla fine dagli anni ’70, anche ai

    materiali piezoelettrici combinandoli con fasi polimeriche, metalliche, ecc per

    applicazioni come attuatori e trasduttori. A seconda della struttura da realizzare,

    questi compositi vengono fabbricati mediante stampaggio ad iniezione, colaggio

    su nastro/laminazione, dielettroforesi, coestrusione, reticolazione [33].

    Per il design e la fabbricazione di compositi piezoelettrici risulta critica la

    scelta e l’ottimizzazione della connettività di ciascuna fase, perché direttamente

    responsabile dell’implementazione delle proprietà piezoelettriche [34]. Per

    connettività si intende il modello geometrico secondo il quale sono distribuite le

    diverse fasi all’interno di un composito. Questo concetto è stato introdotto da

    Skinner e altri [35] nel 1978 e risulta molto utile per definire la connessione delle

    fasi all’interno del composito.

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    47

    Figura 2.4 Connettività in un composto bifasico [33].

    Ogni fase in un composito può essere connessa con se stessa in zero, una,

    due o tre dimensioni. Considerando un solido bifasico, le dieci possibili

    connettività che può presentare sono mostrate in figura 2.4. La nomenclatura

    internazionale per descrivere questi compositi è (0-0), (0-1), (0-2), (0-3), (1-1), (1-

    2), (1-3), (2-2), (2-3) e (3-3). Il primo numero all’interno della parentesi si

    riferisce al numero di dimensioni in cui la prima fase (ad esempio quella

    piezoelettrica) è connessa; il secondo numero è invece riferito alla seconda fase

    (ad esempio quella dielettrica).

    Lo sviluppo dei compositi piezoelettrici mira a combinare le proprietà

    tipiche dei materiali singoli, per poter massimizzare la risposta elettromeccanica

    di uno specifico dispositivo. Ad esempio non è possibile, utilizzando un solo tipo

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    48

    di materiale, o meglio un'unica fase, massimizzare la risposta piezoelettrica e al

    contempo minimizzare la densità del materiale per riuscire ad ottenere un buon

    accoppiamento acustico con acqua o un altro mezzo a contatto con un trasduttore.

    In situazioni come queste, dove i requisiti risultano contrastanti, l’unica strategia

    possibile risiede nella realizzazione di un composito che permetta di combinare le

    proprietà di due o più materiali in un unico dispositivo [33].

    2.4.2 Caratteristiche

    I materiali ceramici piezoelettrici compositi, vengono ampliamente

    utilizzati come trasduttori ultrasonici [36] per applicazioni come idrofoni

    subacquei [37] o dispositivi per la diagnostica medica [34]. L’incorporazione

    nella matrice piezoelettrica di fasi secondarie come ceramiche dielettriche [38],

    metalli [39], polimeri [40] o pori [14] consente di raggiungere quelle specifiche

    proprietà necessarie alle applicazioni sopra citate.

    L’inserimento di pori invece di altre fasi secondarie, presenta diversi

    vantaggi. Innanzitutto i materiali così ottenuti sono costituiti da un unico

    composto e questo impedisce la formazione di fasi indesiderate conseguenza della

    reazione tra il ceramico e le altre fasi inorganiche presenti. Infine l’introduzione di

    porosità assicura una maggior leggerezza del prodotto finito e un più basso costo

    produttivo rispetto alla realizzazione di un materiale composito con metalli o

    ceramiche dielettriche [38, 39].

    I ceramici piezoelettrici porosi hanno proprietà facilmente modulabili

    grazie alla relazione pressoché lineare tra porosità e alcunebproprietà elettriche

    [41]; possono essere impiegati in applicazioni ultrasoniche perché presentano:

    o Buona “figura di merito” idrostatica.

    o Valore di impedenza acustica simile al mezzo indagato.

    o Basso valore del fattore di qualità meccanico.

  • CAPITOLO 2 Materiali piezoelettrici porosi

    49

    Figura di merito idrostatica

    L’efficienza di un piezoceramico da utilizzare come trasduttore

    ultrasonico, in particolare se impiegato come idrofono subacqueo, viene valutata

    attraverso la “figura di merito” idrostatica dhgh. Il comportamento in condizioni

    idrostatiche è proporzionale alla figura di merito:

    dhgh = (d33 – 2 |d31|) · (g33 + 2|g31|) (2.1)

    dove, per i piezoelettrici costituiti da piombo zirconato titanato (PZT), d33 ≈ 2 |d31|

    e g33 ≈ 2|g31|. Perciò la figura di merito dei PZT densi tende ad essere nulla. Nei

    piezoelettrici porosi invece, si ha un parziale disaccoppiamento della risposta

    piezoelettrica tra la direzione trasversale e longitudinale, con la conseguenza che

    il |d31| diminuisce maggiormente del d33 al crescere della porosità. Così facendo

    viene massimizzata la risposta nella direzione di interesse (lungo lo spessore, in

    direzione cioè 33) minimizzando il segnale elettrico in direzioni diverse. Si può

    così aumentare la figura di merito anche di tre ordini di grandezza, riducendo

    l’effetto in direzione 31 e mantenendo circa costante quello in 33 [42].

    Impedenza acustica

    L’impedenza acustica di un materiale (Za), si utilizza nella valutazione

    della propagazione delle onde acustiche attraverso le interfacce di mezzi diversi. Il

    trasferimento da un mezzo ad un altro è massimo quando i due mezzi hanno la

    stessa impedenza acustica. Maggiore è la differenza di impedenza tra i mezzi,

    maggiore è la frazione di onde acustiche che si riflettono all’interfaccia.

    L’efficienza del trasduttore è quindi strettamente c