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Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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INDICE:
1 PREMESSA ................................................................................................................................................ 2
2 OBIETTIVI DEL PIANO D’AMBITO ............................................................................................................ 3
2.1 Riferimenti normativi .............................................................................................................................. 3
2.1.1 Riferimenti normativi e materiale utilizzato per la redazione del Piano d’Ambito .................. 3
2.1.2 Piano di tutela delle acque ..................................................................................................... 5
2.1.3 Procedure di infrazione comunitaria per non conformità agglomerati alle prescrizioni
direttiva 91/271/CEE............................................................................................................... 8
2.2 Lista degli obiettivi del Piano d’Ambito ................................................................................................ 12
2.2.1 Rispetto delle prescrizioni normative fognatura-depurazione .............................................. 12
2.2.2 Adeguamento antisismico dei torrini piezometrici del servizio acquedotto .......................... 12
2.2.3 Incremento del livello di conoscenza delle infrastrutture del S.I.I. ....................................... 13
2.2.4 Attività di ricerca perdite ....................................................................................................... 13
2.2.5 Miglioramento interconnessione tra vari sistemi idrici .......................................................... 13
2.2.6 Razionalizzazione del sistema depurativo ........................................................................... 14
2.2.7 Interventi per garantire funzionamento in qualità e sicurezza .............................................. 14
2.2.8 Manutenzioni straordinarie ................................................................................................... 14
2.2.9 Nuove fonti di approvvigionamento per i sistemi acquedottistici .......................................... 15
3 PIANO DI RAGGIUNGIMENTO DEI LIVELLI DI SERVIZIO OBIETTIVO ................................................ 16
3.1 Metodologia generale .......................................................................................................................... 16
3.2 Livelli di servizio ................................................................................................................................... 16
3.2.1 Livelli di servizio del servizio acquedotto ............................................................................. 17
3.2.2 Livelli di servizio del servizio fognatura ................................................................................ 19
3.2.3 Livelli di servizio del servizio depurazione ........................................................................... 20
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1 PREMESSA
Il Piano d’Ambito rappresenta gli interventi da prevedere sul territorio del CATO Centrale
Friuli finalizzati a ridurre al minimo, e possibilmente ad annullare, le situazioni di criticità e
prevedere soluzioni alle esigenze attuali e future del Servizio Idrico Integrato, garantendo il
raggiungimento gli obbiettivi di qualità progettuali previsti dai livelli di servizio.
La determinazione degli interventi è stata fatta prendendo come punto di partenza il rispetto
degli obiettivi previsti dalla precedente pianificazione, riportati nell’elaborato “Linee guida per la
stesura del Piano d’Ambito” del 22.09.2010, deliberato dall’ATO Centrale Friuli (oggi CATO
Centrale Friuli) nell’assemblea del 29.09.2010 n.23/10.
L’intero lavoro è stato svolto verificando che gli interventi proposti garantissero: il rispetto
delle prescrizioni previste per il S.I.I. dalle normative vigenti a livello nazionale e regionale, la
risoluzione delle criticità rilevate durante la fase di ricognizione (vedi relazione GN-001) e il
raggiungimento di quanto previsto dai livelli di servizio obiettivo.
Nella presente relazione si riportano indicazioni relative alla normativa di riferimento
considerata nella redazione del piano, la definizione degli obiettivi considerati nella redazione del
Piano e le motivazioni che ne hanno definito la scelta ed il piano di raggiungimento dei livelli di
servizio obiettivo.
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2 OBIETTIVI DEL PIANO D’AMBITO
Si riportano di seguito le indicazioni relative alle normative di riferimento e i documenti
utilizzati per la redazione del Piano d’Ambito allo scopo di individuare, anche alla luce delle criticità
del sistema, gli obiettivi da raggiungere per efficientare e rendere a norma il S.I.I.
2.1 Riferimenti normativi
Si riportano in breve i riferimenti normativi utilizzati per la redazione del Piano d’Ambito del
CATO Centrale Friuli. Si riporta una descrizione più dettagliata relativa alle prescrizioni previste dal
Piano di Tutela delle Acque (documento adottato dalla Giunta regionale con delibera n. 2000 /2012
ottobre 2012) e alle prescrizioni previste dal D.Lgs 152/2006 e le relative norme europee in merito
agli standard richiesti per il servizio fognatura e depurazione.
2.1.1 Riferimenti normativi e materiale utilizzato per la redazione del Piano
d’Ambito
Si riportano di seguito le principali normative di riferimento utilizzate per la redazione del
Piano d’Ambito:
- D.Lgs. 03.04.2006 n.152 "Norme in materia ambientale"
- D.P.C.M. 04.03.1996 “Disposizioni in materia di risorse idriche”
- Legge n. 36 05.01.1994 “Disposizioni in materia di risorse idriche”
- D.M. n. 99/1997 “Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite
degli acquedotti e delle fognature”
- Direttiva 21.05.1991 n. 271 "Concernente il trattamento delle acque reflue urbane"
- D.P.R. n. 236 del 24/05/1988 “Attuazione della direttiva 80/778/CEE concernente la
qualità delle acque destinate al consumo umano”
- Direttiva 2000/60/CE del 23.10.2000 (istituisce un quadro per l’azione comunitaria in
materia di acque)
- Progetto del Piano Regionale di Tutela delle Acque – adozione con delibera della Giunta
Regionale n.2000 del 15.11.2012
-Misure di salvaguardia del Progetto di Piano Regionale di Tutela delle Acque – come
definito da comma 10 bis del art 13 della LR 16/2008 (aggiunto dall’art. 2, comma 3, L. R. 5/2013)
– “ […] Le misure di salvaguardia del Piano, con esclusione di quelle concernenti il deflusso
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minimo vitale, sono definite con la deliberazione della Giunta regionale di adozione del progetto del
Piano”
- L.R. 5 dicembre 2008 n° 16, 4 giugno 2009 n° 11 e 23 luglio 2009 n° 12
- L.R. 26 luglio 2013 n°6 art. 4 commi 22- 29 – pro cedimento di individuazione e
approvazione della perimetrazione degli agglomerati ad opera delle Consulte d’Ambito
- Delibera n.33/13 dell’Assemblea d’ambito del 28.11.2013 inerente l’approvazione della
perimetrazione degli agglomerati di cui sopra.
In merito alle metodologie per la determinazione della tariffa del S.I.I. si riportano:
- Decreto-legge n. 201/11 (il cosiddetto "Salva-Italia"), convertito nella legge n. 214/11,
all'Autorità per l'energia elettrica e il gas (di seguito AEEG) sono state attribuite competenze anche
in materia di servizi idrici. Infatti, l'articolo 21, comma 19, prevede in particolare che: "con riguardo
all'Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, sono trasferite
all'Autorità per l'energia elettrica e il gas le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei
servizi idrici, che vengono esercitate con i medesimi poteri attribuiti all'Autorità stessa dalla legge
14 novembre 1995, n. 481";
- Deliberazione 28 dicembre 2012 n.585/2012/R/IDR “Regolazione dei servizi idrici:
approvazione del metodo tariffario transitorio (MTT) per la determinazione delle tariffe negli anni
2012 e 2013” – versione integrata e modificata con deliberazioni 73/2013/R/idr, 88/2013/R/idr e
109/2013/R/idr - approvazione Metodo Tariffario Transitorio (MTT) per il calcolo delle tariffe per gli
anni 2012 e 2013 e definito la procedura di approvazione delle tariffe. La succitata delibera
determina le componenti di costo del servizio per l’aggiornamento delle tariffe applicate, fino alla
definizione da parte dell’Autorità del metodo tariffario definitivo che dovrebbe decorrere dal 2014. A
tal fine, gli Enti d’Ambito (nel nostro caso la Consulta d’Ambito) sulla base della metodologia
proposta dall’AEEG e dei dati già inviati dai gestori nell’ambito del procedimento di raccolta dati
disposto dalla precedente deliberazione AEEG n. 347/2012/R/IDR, predispongono la tariffa per gli
anni 2012 e 2013, previa verifica della validità delle informazioni ricevute, procedendo, se
necessario, a integrare o modificare tali dati secondo criteri funzionali ai principi di recupero
integrale dei costi e di riconoscimento dei costi efficienti di investimento e di esercizio;
- Documenti in consultazione e delibere dell’Agenzia per l’energia elettrica e il gas (AEEG)
per i Servizi Idrici – consultazione 356/2013/R/idr e consultazione 339/2013/R/idr.
- Delibera dell’Agenzia per l’energia elettrica e il gas (AEEG) per i Servizi Idrici –
643/2013/R/idr inerente metodo tariffario idrico (MTI) per gli anni 2014 e 2015 e Determina
n.3/2014 del 07/03/2014
E’ stata considerata la seguente documentazione:
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- materiale dell’attività di predisposizione del Piano Tutela Acque tra CATO e Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia per l’ “Individuazione degli agglomerati e stima degli abitanti
equivalenti totali potenziali” redatto facendo riferimento alla distribuzione dei centri/nuclei abitati
individuati dall’ISTAT per il 14° Censimento genera le della popolazione e delle abitazioni – anno
2001;
- Materiale fornito dal CATO relativo alle procedure di infrazione comunitaria in atto che
coinvolgono il territorio dell’ATO Centrale Friuli per gli agglomerati con >15.000 AE recapitanti in
aree sensibili e non – documentazione e precisazioni richieste dalla Regione FVG e risposte
ufficiali dei gestori del SII relative alle informazioni e chiarimenti richiesti;
- BlueBook 2011: I dati sul Servizio Idrico Integrato in Italia – Utilitatis pro acqua energia
ambiente;
- Tesi di Laurea ‘Realizzazione e taratura del modello di simulazione dell’acquedotto
consortile Valle del But’ di Alessio Burelli, relatore Prof. Ing. Matteo Nicolini, correlatori ing. Paolo
Martinis e ing. Daniele Vattolo – A.A. 2011-12 Università degli Studi di Udine;
- Tesi di Laurea ‘Analisi preliminare del funzionamento idraulico della rete di distribuzione di
Tolmezzo’ di Fior Francesco, relatore Prof. Ing. Matteo Nicolini, correlatore ing. Paolo Martinis –
A.A. 2011-12 Università degli Studi di Udine.
2.1.2 Piano di tutela delle acque
Il Piano Regionale di Tutela delle Acque è lo strumento tramite il quale le Regioni, in un
quadro pianificatorio coerente con la direttiva comunitaria 2000/60/CE, individuano gli interventi
volti a garantire il mantenimento e il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale per i corpi
idrici superficiali e sotterranei, nonché le misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del
sistema idrico.
L’iter procedurale seguito per l’adozione del Piano di Tutela delle Acque ha seguito le
seguenti fase:
- adozione del documento in via preliminare con delibera della Giunta Regionale n.588 del
13 aprile 2012
- Parere sul “Progetto di piano regionale di tutela delle acque” da parte del Consiglio delle
Autonomie Locali – riunione n. 6 del 20.06.2012
- accoglimento di alcune osservazioni e proposte formulate dal Consiglio delle Autonomie
Locali, adozione del documento in via definitiva con delibera della Giunta Regionale n.2000 del
15.11.2012 e successiva trasmissione al Consiglio Regionale.
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Le prescrizioni di maggior peso, in termini di interventi che dovranno essere realizzati per
non incorrere nell’applicazione di sanzioni dovute alla mancato recepimento della norma, sono
quelle di seguito riportate, suddivise per servizio:
Servizio Oggetto dell’intervento Prescrizione impos ta Art. di
riferimento
ACQ
Ogni punto di prelievo a
qualunque uso destinato Installazione di misuratore di portata Art.37
Opera di presa
(portata >5 l/sec)
Dotazione di un regolatore di deflusso dimensionato
per limitare la portata prelevata a quella concessa
(allo scopo di garantire il Minimo Deflusso Vitale)
Art.48
Pozzi artesiani Installazione di valvola di regolazione del flusso Art.50 c 1
Pozzi artesiani ad uso
domestico
Limitazione della portata media giornaliera a 0.1 l/sec Art.50 c 4
FOG
Agglomerati > 2000 AE Interventi prioritari di collettamento e depurazione Art.10
Agglomerati fino a 2000 AE
Dotarsi progressivamente di rete fognaria
(compatibilmente con la sostenibilità economico-finanziaria dei Piani
d’Ambito)
Art.11 c 1
Reti fognarie di nuova
realizzazione Dovranno essere realizzate reti separate Art.12 c 1
Reti fognarie miste esistenti
Dovranno essere progressivamente risanate e
separate
(compatibilmente con la sostenibilità economico-finanziaria dei Piani
d’Ambito)
Art.12 c 2
DEP
Insediamenti, installazioni o
edifici isolati >50 AE
Definizione della tipologia di trattamento appropriata e
dei limiti di emissione allo scarico da rispettare
(con il riferimento ai parametri ritenuti più significativi dall’Autorità
competente al rilascio dell’autorizzazione, sentita al riguardo anche l’Arpa)
Art.14
Scarichi dei depuratori con
>2000 AE
Dotazione di un sistema di disinfezione obbligatoria
con tecniche prive di tossicità residua Art.20
Scaricatori di piena Dotazione di un sistema di grigliatura su almeno 50%
della sezione di scarico (con luci < 50mm) Art.21
Tabella 2-1: Prescrizioni previste dal Piano di Tutela delle Acque
Si ritiene opportuno precisare che con la delibera di cui sopra, n.2000 del 15.11.2012, sono
state individuate le misure di salvaguardia del Piano (comma 10 bis del art 13 della LR 16/2008),
che trovano applicazione dalla data di adozione della delibera stessa (art. 2 DGR 2000/2012), tra
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le quali, ai fini della definizione degli interventi di Piano d’Ambito, quelle di maggior peso,
contenute nelle “Norme di Attuazione” del Piano stesso, risultano:
Art. di
riferimento Argomento Prescrizione imposta
Art.9 individuazione degli agglomerati
Individuazione degli agglomerati effettuata sulla base
della concentrazione areale di AE per ettaro (Analisi
conoscitiva)
Art.10
Individuazione degli investimenti prioritari
in materia di collettamento e depurazione
delle acque reflue urbane
Sono prioritari gli Interventi per il collettamento e la
depurazione di agglomerati con >2000AE
Art.50 c 1 Pozzi artesiani Installazione di valvola di regolazione del flusso
Art.50 c 4 Pozzi artesiani ad uso domestico Limitazione della portata media giornaliera a 0.1 l/sec
Tabella 2-2: Misure di salvaguardia che trovano applicazione dalla DGR 2000/2012
In relazione all’art 9 – individuazione degli agglomerati – si sottolinea che, come previsto
dall’art 4 della L.R. n.6 del 26.07.2013, l’individuazione e l’approvazione della perimetrazione degli
agglomerati e la determinazione del corrispondente carico generato, in abitanti equivalenti, venga
effettuata entro 120 giorni dall’entrata in vigore della L.R. stessa, da parte delle Consulte d’Ambito,
in conformità alle prescrizioni previste dalla norma europea 91/271. Tale azione verrà svolta con il
supporto dei gestori del S.I.I. in quanto conoscono direttamente il territorio.
Relativamente agli interventi prioritari segnalati quali misure di salvaguardia per il
collettamento e la depurazione, si precisa che le tempistiche previste dalla norma per il
raggiungimento degli obiettivi prefissati e l’adeguamento della realtà esistente agli stessi sono
molto ridotti specie se si considerano lo stato e la consistenza attuale degli impianti e delle reti ed il
gap esistente con le richieste del Piano di Tutela. Le tempistiche stringate e l’entità dei lavori da
eseguire comporteranno, inevitabilmente, un incremento della tariffa non sopportabile dal sistema,
e per questo, risulta auspicabile che si faccia riferimento, più che ad anni entro cui tali interventi
dovranno essere realizzati, all’individuazione di priorità di intervento.
In questo senso, la precisazione introdotta nel documento di cui alla delibera n.2000/2012
relativa alla valutazione degli interventi da effettuare per il servizio fognatura ‘compatibilmente con
la sostenibilità economico-finanziaria dei Piani d’Ambito’ mette in luce l’attenzione rivolta
all’effettiva sostenibilità degli interventi previsti in relazione agli standard previsti della norma
stessa, anche se permane, per molti punti, il riferimento alla “scadenza temporale” di 4 anni
dall’entrata in vigore dello stesso Piano di Tutela.
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Inoltre, per quanto riguarda il servizio depurazione, relativamente ai limiti di emissione da
verificare per gli scarichi la norma prescrive di fare ‘riferimento ai parametri ritenuti più significativi
dall’Autorità competente al rilascio dell’autorizzazione, sentita al riguardo anche l’Arpa’ per gli
agglomerati aventi numero di AE compreso tra 50-2000 e ‘controllando solo quelli che le attività
presenti sul territorio possono scaricare in fognatura’ per gli scarichi di acque reflue urbane in
acque superficiali. In questo modo si riduce l’entità dei controlli da eseguire sui limiti di emissione
degli scarichi ai soli valori di interesse, effettuando, quindi, un’indagine mirata.
Si auspica che, soprattutto per quanto riguarda la messa a norma dei depuratori, il
riferimento alle tempistiche che verranno prescritte per il raggiungimento dei livelli previsti dal
P.T.A., sarà definito non tanto come un preciso intervallo temporale ma piuttosto in termini di
priorità che, in ogni caso, saranno opportunamente calibrate non solo in riferimento agli obiettivi di
miglioramento ambientale che comportano ma anche in relazione all’effettiva disponibilità
economica per realizzarli.
L’attenzione ad aumentare il grado di conformità alle normative vigenti della raccolta e del
trattamento delle acque reflue viene esplicitato anche nel documento in consultazione dell’Autorità
per l’energia elettrica e il gas, 339/2013/R/IDR, che, al punto 2.7, sottolineando la necessità di
intervenire tempestivamente ed in via prioritaria, suggerisce una pianificazione a lungo termine
quale strategia di risoluzione della problematica stessa. Si vuole quindi sottolineare come, a fronte
del di un ritardo nel recepimento delle normative, data al situazione di assenza e/o inadeguatezza
delle reti e del relativo sistema di trattamento delle acque reflue, la strategia proposta sia quella di
pianificare gli interventi necessari con accortezza a risolvere nel breve periodo le situazioni di
contingenza, ma predisponendo allo stesso tempo un adeguata pianificazione sul lungo termine, in
grado di eliminare progressivamente le problematiche e disfunzioni esistenti.
2.1.3 Procedure di infrazione comunitaria per non c onformità agglomerati alle
prescrizioni direttiva 91/271/CEE
Il D.Lgs 152/2006 è la legge italiana di attuazione della direttiva europea 91/271/CEE che
impone il conseguimento di obiettivi di qualità e misure di tutela qualitativa dei corpi idrici.
Le prescrizioni previste dalla norma prevedono la realizzazione di reti fognarie che servano
l’intero agglomerato e la realizzazione, negli impianti di depurazione, di trattamenti secondari e più
spinti dove necessario, come riportato negli articoli:
- art.3 che tutti gli agglomerati siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane,
entro 31.12.2000 per quelli con un numero di AE >15.000 e entro 31.12.2005 per quelli con
numero AE compreso tra 2.000 e 15.000;
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- art.4 che le acque reflue urbane che confluiscono nelle reti fognarie siano sottoposte,
prima dello scarico, a trattamento secondario o equivalente entro il 31.12.2000 per quelli con
numero di AE>15.000 e entro 31.12.2005 per quelli con numero AE compreso tra 10.000 e 15.000;
- art. 5 che le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima
dello scarico in aree sensibili, ad un trattamento più spinto di quello descritto all’art. 4 al più tardi
entro il 31.12.1998 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 10.000 AE.
In data 05.05.2010 la Commissione Europea ha comunicato la decisione di deferire l’Italia
alla Corte di Giustizia Europea in merito alle procedure di infrazione 2004/2034 e 2009/2034 per la
non conformità di alcuni agglomerati, aventi >15.000AE, agli obblighi di cui sopra.
Di conseguenza il Ministero dell’Ambiente Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ha
richiesto alla Regione Friuli Venezia Giulia dei chiarimenti specifici in merito alle osservazioni che
sono stati inoltrati al CATO Centrale Friuli per gli agglomerati in infrazione ricadenti nel suo
territorio che, nel dettaglio, sono:
- San Giorgio di Nogaro – prot. n. 2004/2034 relativa agli agglomerati con >15.000 AE
recapitanti in aree non definite sensibili;
- Cividale del Friuli, Codroipo, Latisana, Tolmezzo, e Udine – prot n. 2009/2034 relativa agli
agglomerati con >15.000 AE recapitanti in aree sensibili,
- Rivignano, San Daniele, Tricesimo e Pasian di Prato – agglomerati segnalati non conformi
ai requisiti della direttiva 91/271/CEE a seguito della verifica dei dati del Questionario 2009.
Nella documentazione fornita dal CATO Centrale Friuli sono presenti i chiarimenti richiesti
dalla Regione FVG e le risposte dei gestori del S.I.I. entro il cui territorio si trovano gli agglomerati
in infrazione per i quali riportano gli interventi in corso di realizzazione e quelli programmati (con
relativa tempistica e impegno economico stimato) per l’adeguamento alla normativa vigente.
Si riporta di seguito una tabella nella quale vengono riassunte, per ciascun agglomerato, le
infrazioni contestate e le soluzioni previste dai gestori.
Si rimanda alle relazioni di definizione degli Obiettivi e degli interventi di Piano d’Ambito
(relazione GN-004), per avere maggiori dettagli relativi agli Investimenti previsti per garantire il
recepimento delle prescrizioni di norma in materia di collettamento alla rete fognaria e di
adeguamento degli impianti di depurazione ai fini di evitare future procedure di infrazione
comunitaria per gli agglomerati con >2.000AE.
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PRATICHE di RIF.TO
N.PROT. ATO - DATA
NOME AGGL.
INFRAZIONE
ART.3
%di collettamento
ART.4
assenza di tratt. secondario
X1) Capacità organica di progetto < carico generato
Non totale collettamento
X2) BOD5 COD non conformi
Assenza tratt. secondario
ART 5.
scarico in aree sensibili deve avere trattamento P e N
non conformità (NC) per assenza trattamento P – N
non conformità (NC) ai valori limite di emissione per P – N
Attuale Futuro Mot Descrizione Trattamento FOSFORO (P) Trattamento AZOTO (N)
1810 – 25.10.2010
1851 –
03.11.2010(CDL)
2190 –
31.03.2009(CDL)
164 – 01.02.2011
690 – 18.04.2011
1083 – 06.07.2011
Cervignano
(aggl. costituito
dai comuni di
Cervignano, San
Giorgio,
Marano,
Carlino,
Torviscosa
Muzzana)
96% coll. 99.3% coll. entro 2014
Estensione
fog separata
+
connessione
mista a SGN
X2 4% degli impianti hanno trattamento primario (non
conformi)
- -
Nel Piano d’Ambito sono previsti interventi per lavori sul depuratore in oggetto
1270 - 12.10.2009
1799 – 21.10.2010
864 – 19.05.2011
Cividale del
Friuli
90% coll. 95% coll.
entro
2012
X1 C
I 3 depuratori (Via degli Abeti, Grupignano, Gagliano)
hanno 19.200 AEtot e sono ampiamente sufficienti al
trattamento del carico influente e rispettano VLE
imposti da autorizzazione allo scarico
X NC
Soluzione: realizzazione tratt P
X C
Tutti e 3 hanno linea N dal
2007
- dep. Via degli Abeti e dep. Grupignano
hanno già comparto di tratt. P ma non
attivo in quanto Pout < 10mg/l
- dep. Gagliano prevista installazione
comparto di tratt. P
1257 – 12.10.2009
920 – 30.05.2011
1092 – 07.07.2011
1199 - 28.07.2011
Codroipo,
Sedegliano
Flaibano
95% coll. 98.5% coll.
entro
2014
X1 C X Pout < 2 mg/l
Soluzione: realizzazione tratt P
- PP entro 2012
- PD entro 2013
X
C
1257 - 12.10.2009
920 – 30.05.2011
1092 – 07.07.2011
Latisana 89% coll. 95% coll.
entro
06.2013
- X NC
Soluzione: realizzazione tratt P
- PP entro 2012
- PD-E entro 06.2013
X C
872 – 20.05.2011 Tolmezzo 95% coll. 95% coll.
X2 Le infrazioni segnalate relativamente al dep. Via degli
Artigiani sono superate perché viene tutto collettato
al dep. CONSORTILE TOL
X C C
Previsto COMPLETAMENTO IMPIANTISTICO (anche con recupero acque ad uso
industriale tot.1.120.000 euro)
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1216– 5.10.2009
1860-04.11.2010
863 - 19.05.2011
Udine 90% coll. 95% coll.
entro
2013
X1 X NC X NC
Soluzione alle NC:
- “Ammodernamento delle linee di ossidazione e aerazione dell’impianto di Udine” realizzata entro 2012
- NB rispetto dei VLE in aree sensibili validi SOLO per carico influente, se si vuole rispetto per potenzialità nominale serve NUOVA LINEA
DEPURATIVA (costo stimato per intervento pari a 10 milioni euro)
920 - 30.05.2011
1092 – 07.07.2011
1199 – 28.07.2011
Rivignano 75 % coll. 98.5% coll.
entro
2014
- NC (ci sono 2 depuratori con solo trattamento
primario)
X NC X NC
Soluzione alle NC:
HP1 attivazione impianto con trattamento secondario (entro 31.12.2013 PP)
HP2 dismissione depuratori e collettamento verso Lignano (proposta Piano Ambito)
920 – 30.05.2011
1092 – 07.07.2011
1199 – 28.07.2011
San Daniele - X2 NC (secondario assente) X NC X NC
Soluzione alle NC: ampliamento e adeguamento impianto VILLANOVA NORD (ultimazione lavori 2012)
1858 – 12.12.2011 Tricesimo
(dep.Soima)
- X2 Valori VLE non conformi BOD5 (nonostante
l’impianto sia dotato di trattamento secondario e
rimozione N)
- -
Soluzione: sono stati richiesti i dati delle analisi 2008-09 al
CID
1858 – 12.12.2011 Pasian di Prato
(dep.
S.Caterina)
- X2 Non conformità BOD5 COD
Capacità Organica insuff: 6000 AEprog < 8033 AEesistenti
- -
Soluzione: già previsto il collettamento a UDINE
[in ogni caso verranno forniti anche i dati delle analisi 2008-
09]
Legenda: C conforme
NC non conforme
PP progetto preliminare
PD progetto definitivo
VLE valori limite di emissione
Tabella 2-3: Agglomerati >2000 AE con procedura di infrazione: denominazione, motivi dell’infrazione e soluzioni proposte
Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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2.2 Lista degli obiettivi del Piano d’Ambito
Alla luce delle normative di riferimento elencate e descritte al paragrafo §2.1 e delle criticità
insite nel S.I.I. relativo al Cato Centrale Friuli (vedi relazione GN-001), si riportano di seguito gli
obiettivi considerati nella redazione del Piano con l’indicazione delle motivazioni e dei fini che si
intende perseguire e raggiungere.
2.2.1 Rispetto delle prescrizioni normative fognatu ra-depurazione
Le normative italiana, regionale ed europea prevedono delle prescrizioni molto stringenti in
materia di protezione e salvaguardia ambientale. Al fine di garantire il rispetto di tali prescrizioni,
sono stati previsti i seguenti interventi:
- installazione grigliatura su scaricatori di piena: grigliatura automatica sugli scaricatori
principali e basculante sui restanti – prescrizione Piano Tutela delle Acque;
- adeguamento degli impianti di depurazione: realizzazione di comparto terziario per gli
impianti di media-grossa taglia (>2000 AE) e di comparto secondario per quelli di piccola taglia
(<2000 AE) – prescrizioni normativa nazionale e Piano Tutela delle Acque;
- estensione della rete fognaria nelle zone sprovviste come previsto obbligatoriamente per
gli agglomerati con >2000 AE sia dalla Direttiva 91/271/CEE che dal Piano Tutela delle Acque. In
riferimento agli agglomerati con <2000 AE, negli anni di validità del Piano, viene previsto la
realizzazione della rete fognaria, ove non presente, compatibilmente con la sostenibilità finanziaria
del piano stesso (art.11 - PTA RAFVG).
Si precisa che l’individuazione precisa e definitiva degli agglomerati, come definito dalla
L.R. 26 luglio 2013 n°6, è stata eseguita dal CATO e approvata con delibera n.33/13
dell’Assemblea d’ambito del 28.11.2013.
2.2.2 Adeguamento antisismico dei torrini piezometr ici del servizio acquedotto
Sul territorio del CATO Centrale Friuli sono presenti 31 torrini piezometrici che garantiscono
l’approvvigionamento nella zona della medio-bassa pianura friulana, realizzati, in gran parte in data
antecedente il 1976 e, quindi, senza l’esistenza di qualsiasi normativa per le costruzioni in zona
sismica. In base ad uno studio effettuato per i torrini presenti in area CAFC SpA al fine di valutare
la sicurezza sismica degli stessi alla luce della normativa sulle costruzioni, D.M. 14.01.2008,
risultano necessari interventi strutturali volti all’adeguamento e all’incremento della sicurezza
strutturale per raggiungere i livelli richiesti dalla norma.
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L’obiettivo che si vuole perseguire con gli interventi di adeguamento antisimico dei torrini è
quello di garantire la continuità del servizio di approvvigionamento che tali infrastrutture
consentono su gran parte del territorio della pianura friulana. Si precisa che, allo stato attuale, in
situazioni eccezionali quali quelle conseguenti ad un evento sismico di intensità equivalente a
quello del 1976, le strutture in analisi potrebbero subire danni strutturali gravi che, inevitabilmente,
si tradurrebbero in ingenti disservizi.
2.2.3 Incremento del livello di conoscenza delle in frastrutture del S.I.I.
Si ritiene necessario prevedere delle attività di rilievo delle reti e la conseguente
realizzazione di progetti generali di acquedotto e fognatura al fine di ottenere una migliore
conoscenza delle infrastrutture esistenti e, di conseguenza, di garantire una migliore gestione delle
stesse. Tale attività deve intendersi come prioritaria e funzionale all’individuazione di eventuali
criticità o problematiche, e alla conseguente definizione degli interventi necessari per eliminarle,
garantendo così un servizio migliore ed efficiente.
2.2.4 Attività di ricerca perdite
Le reti di acquedotto sono caratterizzate da notevoli perdite le cui cause sono dovute a
difetti di costruzione, vetustà e/o erronea manutenzione delle condotte e dei relativi giunti.
Allo scopo di ridurle, secondo quanto imposto dal D.M. 99/1997, viene prevista un attività di
ricerca perdite idriche che verrà realizzata con sistemi di distrettualizzazione delle reti e con
ricerche effettuate con sistemi fonometrici.
Tali interventi consentono il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
- sostenibilità ambientale in quanto riducono la quantità di risorsa idrica che viene
attualmente persa;
- sostenibilità economica in quanto, riducendo le perdite, si risparmia sui costi di
sollevamento perché, di fatto, viene sollevato solo il volume di risorsa effettivamente necessario
alle utenze, risparmiando quello che invece viene perso lungo la rete.
2.2.5 Miglioramento interconnessione tra vari siste mi idrici
Gli interventi in analisi prevedono:
- la sostituzione di condotte adduttrici giunte a fine vita con condotte di diametro superiore
volte a garantire livelli di servizio migliori;
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- la realizzazione di nuove condotte adduttrici volte a garantire la ridondanza dei punti di
approvvigionamento per le zone caratterizzate da unico punto di approvvigionamento e
l’estensione di rete dove questa non è presente.
Gli obiettivi di tali interventi sono quelli di garantire:
- il miglioramento del servizio di approvvigionamento sostituendo le condotte vetuste e
caratterizzate da perdite (con i conseguenti costi diretti e indiretti) e la realizzazione di condotte in
zone sprovviste;
- la ridondanza dei punti di approvvigionamento per le aree che attualmente risultano
caratterizzate da un unico punto di approvvigionamento, e per le quali, in caso di guasti, non
sarebbe garantita la continuità del servizio.
2.2.6 Razionalizzazione del sistema depurativo
Gli interventi in oggetto perseguono gli obiettivi di tutela ambientale previsti dalle normative
vigenti prevedendo, di fatto, una riduzione del numero di scarichi in ambiente e, quindi, dei punti di
potenziale “inquinamento”. Con gli interventi in oggetto, realizzabili attraverso l’interconnessione
delle reti fognarie, il potenziamento di un numero ristretto di impianti di depurazione e la
dismissione degli impianti minori, si riescono ad ottenere i vantaggi di:
- riduzione del numero di punti di scarico in ambiente
- adeguamento e messa a norma degli impianti di depurazione
- una riduzione delle spese gestionali necessarie per la conduzione degli impianti di
depurazione visto il notevole numero di impianti che vengono dismessi.
2.2.7 Interventi per garantire funzionamento in qua lità e sicurezza
Tale gruppo di interventi prevede la realizzazione e l’implementazione di sistemi volti a
facilitare l’accesso agli impianti e ad efficentarne la gestione attraverso l’installazione un sistema di
telecontrollo. Con tali sistemi si perseguono gli obiettivi di efficientamento del sistema in quanto i
sistemi di telecontrollo consentono di riscontrare i problemi al loro insorgere (tempo reale)
velocizzandone la risoluzione e, allo stesso tempo, consentono di ridurre il personale necessario a
svolgere le attività di controllo.
2.2.8 Manutenzioni straordinarie
Gli interventi di manutenzione straordinaria sono quelli che devono essere effettuati sulle
infrastrutture a rete e sugli impianti puntuali nel momento in cui la vita utile di tali elementi giunge al
Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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termine, al fine di garantire continuità e efficienza nell’erogazione dei servizi e limitando i costi e gli
sprechi che, inevitabilmente, una struttura “vetusta” comporta.
Tali interventi vanno intesi sia come rifacimenti e sostituzioni delle infrastrutture esistenti sia
come una loro sostituzione con potenziamento nel caso in cui, a fine vita utile, si riscontri che il
fabbisogno considerato per la precedente progettazione risulti inferiore alle richieste attuali.
2.2.9 Nuove fonti di approvvigionamento per i siste mi acquedottistici
L’attuale sistema di approvvigionamento idrico della medio-bassa pianura friulana è per la
maggior parte caratterizzato da sollevamento dai campi pozzi (~77%), con i conseguenti costi
energetici necessari per il sollevamento.
Allo scopo di abbattere tali costi energetici e garantire, allo stesso tempo, la garanzia di
soddisfacimento del fabbisogno idrico si propongono gli interventi relativi allo sfruttamento di nuove
fonti di approvvigionamento a gravità da sorgenti poste in quota che consentirebbero anche la
produzione di energia idroelettrica in quanto si prevede l’installazione di una turbina micro-idro
lungo la condotta di adduzione.
Tali interventi, che consentono uno sgravio dei costi energetici, possono essere considerati
come soluzione complementare alla realizzazione di un impianto solare termodinamico che
permetterebbe di sopperire ai costi di sollevamento residui sostenendo dei costi di acquisto
inferiori rispetto quelli del normale mercato elettrico.
Si precisa che, allo stato attuale di definizione dell’articolazione tariffaria, tali interventi non
sono riconducibili nella stessa tariffa, in quanto l’ingente costo necessario per la loro realizzazione
determinerebbe un incremento tariffario del tutto insostenibile nei primi anni di piano. Sarà quindi
necessario considerare sistemi alternativi per la gestione “economica” di tali interventi (project
financing, leasing in-costruendo) al fine di garantirne la realizzazione, alla luce della valenza
strategica e dei benefici che comportano sul sistema.
Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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3 PIANO DI RAGGIUNGIMENTO DEI LIVELLI DI SERVIZIO O BIETTIVO
3.1 Metodologia generale
Il Livello di Servizio rappresenta quel valore che esprime la qualità di una certa
infrastruttura e corrisponde, quindi, a un metodo di misurazione delle prestazioni del sistema
stesso.
I Livelli di Servizio Obiettivo (LSO) rappresentano le qualità con cui il servizio è erogato agli
utenti e il livello di protezione dell’ambiente che il CATO decide di fissare nel rispetto della
normativa vigente (ad esempio D.Lgs. 152/2006 per gli obiettivi di qualità ambientale, D.P.C.M.
4/3/96 per gli standard di erogazione all’utenza) e/o di vincoli non obbligatori ma ritenuti importanti
dal progettista.
Nella situazione attuale, la qualità del servizio è rappresentata dai Livelli di Servizio Attuale
(LSA) che possono essere inferiori, pari o superiori ai LSO da cui è necessario prevederne un
adeguamento o garantire, invece un mantenimento. Inoltre, visto che il Piano d’Ambito prevede
interventi di pianificazione a lungo termine, si deve tenere conto del fatto che negli anni esiste
un’evoluzione della domanda del servizio e pertanto saranno necessarie degli aggiornamenti
successivi relativi alle analisi della domanda e dei fabbisogni, da effettuarsi con cadenze regolari.
Il Piano di Raggiungimento dei Livelli di Servizio Obiettivo consiste quindi, una volta
individuati con chiarezza gli obiettivi del Piano d’Ambito, nell’individuare il gap esistente tra LSA e
LSO e nello stabilire i tempi di raggiungimento degli stessi. Si precisa che le indicazioni previste
verranno adottate entro gli anni di validità del piano.
Si riportano di seguito, suddivisi per il servizio acquedotto, fognatura e depurazione, i livelli
di servizio assunti per la redazione del Piano.
3.2 Livelli di servizio
Si riportano di seguito le tabelle con l’indicazione dei LSO per i differenti servizi:
acquedotto, fognatura e depurazione.
Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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3.2.1 Livelli di servizio del servizio acquedotto
Livello di servizio Fonte normativa Indicatore Valore limite Valore obbiettivo Commento
Dotazione minima per abitazione DPCM 96 d [l/ab/giorno] 150 Livello normativo Dotazione pro capite giornaliera da intendersi come
volume attingibile all’utente nelle 24 ore
Portata minima per abitazione DPCM 96 Q [l/s] 0.10 Livello normativo -
Pressioni limiti di esercizio DM 96 8.2.10 P [m] Min 5m
Max 70m Livello normativo
Le pressioni di esercizio sono riferite al punto di
consegna e garantiscono, al livello minimo, la naturale
erogazione dell’acqua alle utenze mentre al livello
massimo evitano la rottura delle tubazioni per l’elevata
pressione
Qualità della risorsa idrica
D.Lgs. n 152/2006
DPR 236/1998
DM 174/2004
Vari Tabelle di riferimento Livello normativo
I parametri di qualità devono rientrare nei limiti imposti
dalla normativa
Tutti le tipologie di impianti puntuali e
a rete: stato di conservazione
Giudizio Max (sufficiente; attuale)
Lo stato di conservazione di impianti puntuali e a rete
deve essere tale da garantire funzionalità ed efficienza
e, nel tempo, deve essere garantito un livello di servizio
superiore/migliore
Tutti le tipologie di impianti puntuali:
rete di telerilevamento
Si/No - Si
La presenza di sistemi di telecontrollo garantisce un
ottimale gestione del servizio. Si prevede la
realizzazione su un numero di impianti compatibile con
la sostenibilità economico-finanziaria del Piano
d’Ambito
Condotte: vita media ponderata DCO – 290/2012/R/IDR Età media ponderata [anni] - 40 Anni di vita utile del cespite - VITA UTILE
REGOLATORIA
Serbatoi: vita media ponderata DCO – 290/2012/R/IDR Età media ponderata [anni] - 50 Anni di vita utile del cespite
Stazioni di sollevamento: vita media
ponderata DCO – 290/2012/R/IDR Età media ponderata [anni] - 8
Anni di vita utile del cespite
Contatori: vita media ponderata DCO – 290/2012/R/IDR Età media ponderata [anni] - 15
La sostituzione dei contatori viene prevista sull’intero
territorio servito, a partire dalle zone con i contatori più
datati
Captazioni: delimitazione delle zone
di tutela assoluta D.Lgs. n 152/2006 Si/No Si Si
La normativa prevede una zona maggiore o uguale a
10m intorno alla sorgente da proteggere in modo
adeguato e adibita esclusivamente ad opere di
captazione
Potabilizzatori: installazione DPCM 96 Si/No Si Si
Si prevede l’installazione di potabilizzatori per gli
schemi acquedottistici che ne fossero sprovvisti, da
realizzarsi a monte della rete di distribuzione
Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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Esistenza telecontrollo nei
sollevamenti
Si/No Si
Si prevede l’installazione del telecontrollo sui
sollevamenti principali (20% totale). Si prevede la
realizzazione su un numero di impianti compatibile con
la sostenibilità economico-finanziaria del Piano
d’Ambito
Esistenza di gruppi elettrogeni nelle
stazioni di sollevamento
Si/No Si
Si prevede l’installazione di gruppi elettrogeni sul 50%
delle stazioni di sollevamento che ne sono prive. Si
prevede la realizzazione su un numero di impianti
compatibile con la sostenibilità economico-finanziaria
del Piano d’Ambito
Esistenza di utenze non allacciate
alla rete DPCM 96 Si/No Si
Tutte le utenze, anche di tipo agricolo ed industriale,
devono poter essere allacciate alla rete
Rilievo di dettaglio delle reti
idropotabili - Si/No - Si
Al fine di garantire un adeguato livello di conoscenza
delle reti acquedottistiche si prevede di eseguire, per
ogni schema funzionale della rete: rilievo planimetrico,
conoscenza diametri e materiali delle tubazioni e
posizione dei principali impianti
Esistenza del modello numerico della
rete (distrettualizzazione, monitoraggio
delle portate e pressioni)
- Si/No - Si
Il modello numerico delle reti (livello comunale e/o
comprensoriale) deve essere in grado di simulare il
funzionamento della rete
Ricerca e mitigazione delle perdite DPCM 96
D.M. 99/1997 % 20%
Si ritengono perdite tecnicamente accettabili nelle reti di
adduzione e distribuzione quelle corrispondenti al
massimo al 20% del volume immesso in rete
Esistenza progetto generale - Si/No - Si -
Esistenza piano di emergenza per
crisi idriche DPCM 96 Si
-
Numero di punti di
approvvigionamento e di condotte di
adduzione
DPCM 96 - - -
Per ciascuna rete di distribuzione, l’approvvigionamento
deve essere garantito da almeno 2 punti differenti
(ridondanza punti e sistemi di approvvigionamento)
Tutti le tipologie di impianti puntuali e
a rete: certificazioni di sicurezza D.Lgs 626/94 e s.m. Si/No Si Si
Tutti gli impianti devono essere adeguati secondo la
normativa di riferimento in materia di sicurezza
Pozzi artesiani (misure per il
risparmio idrico) PTA RAFVG – ottobre 2012 Si/No Si Si
Installazione di valvola di regolazione del flusso atta ad
impedire l’esercizio a getto continuo per i pozzi esistenti
e limitazione della portata media giornaliera a 0.1 l/sec
per quelli ad uso domestico
Misuratori di portata PTA RAFVG – ottobre 2012 Si/No Si Si Installazione di un misuratore della portata prelevata
per ciascun punto di prelievo
Tabella 3-1: Livello di servizio acquedotto: riferimenti normativi, valore limite e valori obiettivo
Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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3.2.2 Livelli di servizio del servizio fognatura
Livello di servizio Fonte normativa Indicatore Valore limite Valore obbiettivo Commento
Numero di abitanti non collegato alla
rete fognaria
D.Lgs 152/2006
Direttiva 91/271 CEE
PTA RAFVG – ottobre 2012
AE - 0
Investimenti prioritari sono il collettamento delle acque
reflue urbane provenienti da agglomerati superiori a
2000 AE e successivamente, compatibilmente con la
sostenibilità economico-finanziaria del Piano d’Ambito,
saranno progressivamente dotati di rete anche gli
agglomerati fino a 2000 AE
Nuove reti fognarie PTA RAFVG – ottobre 2012 - - - Le reti fognarie di nuova realizzazione sono di tipo
separato
Reti fognarie miste esistenti PTA RAFVG – ottobre 2012 - - -
Le reti miste esistenti devono essere progressivamente
separate e risanate, compatibilmente con la
sostenibilità economico-finanziaria dei Piani d’Ambito
Tutti le tipologie di impianti puntuali e
a rete: stato di conservazione
Giudizio Max (sufficiente; attuale)
Lo stato di conservazione di impianti puntuali e a rete
deve essere tale da garantire funzionalità ed efficienza
e, nel tempo, deve essere garantito un livello di servizio
superiore/migliore
Tutti le tipologie di impianti puntuali:
rete di telerilevamento
Si/No - Si
La presenza di sistemi di telecontrollo garantisce un
ottimale gestione del servizio. Si prevede la
realizzazione su un numero di impianti compatibile con
la sostenibilità economico-finanziaria del Piano
d’Ambito
Sollevamenti fognari: esistenza
pompe di riserva PTA RAFVG – ottobre 2012 Si/No - Si
Le stazioni di sollevamento delle acque reflue sono
munite di un numero di macchine tali da assicurare
un’adeguata riserva
Sfioratori: corretto dimensionamento PTA RAFVG – ottobre 2012 n Qm
con n grado di diluizione > 6 Qm > 6 Qm
Lo sfioratore deve garantire la prosecuzione di portate
con grado di diluizione pari o superiore a quello di
legge. Il rapporto di diluizione può essere ridotto a 4 per
l’ultimo sfioro in prossimità dell’impianto di depurazione
Griglia su scaricatori di piena PTA RAFVG – ottobre 2012 Si/No - Si
Gli scaricatori di piena sono dotati di un sistema di
grigliatura su almeno il 50% della sezione di scarico
con luci non superiori a 50mm. Altrimenti devono
essere adottate soluzioni che garantiscano un
equivalente grado di protezione ambientale del corpo
ricettore, compresa la pulizia periodica dell’ambiente
circostante
Telerilevamento scaricatori di piena PTA RAFVG – ottobre 2012 Si/No - Si
Ove tecnicamente possibile e economicamente
sostenibile, è installato sistema di telerilevamento che
segnali l’attivazione dello scaricatore
Obiettivi del Piano d’Ambito Piano d’Ambito CATO “Centrale Friuli” Piano di raggiungimento dei livelli di servizio obiettivo
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Impermeabilità delle condotte Si/No - Si
Le condotte delle acque reflue devono essere a tenuta:
caratteristica che risulta tanto più necessaria nelle zone
di risorgiva per evitare ingresso di acque parassite
Esistenza di progetto generale - Si/No - Si -
Rilievo di dettaglio delle reti - Si/No - Si
Al fine di garantire un adeguato livello di conoscenza
delle reti fognarie si prevede di eseguire, per ogni
schema funzionale della rete: rilievo planimetrico,
conoscenza diametri e materiali delle tubazioni e
posizione dei principali impianti
Esistenza piano di emergenza DPCM 96 Si/No Si
Tabella 3-2: Livello di servizio fognatura: riferimenti normativi, valore limite e valori obiettivo
3.2.3 Livelli di servizio del servizio depurazione
Livello di servizio Fonte normativa Indicatore Valore limite Valore obbiettivo Commento
Numero di impianti di depurazione e
interconnessione reti fognarie
(razionalizzazione servizio
depurazione)
DPCM 96 - - -
Obbiettivi per il servizio delle acque reflue: sistema
fognari ragionevolmente estesi e interconnessi,
ottimizzazione della gestione degli impianti di
depurazione anche attraverso la scelta di impianti
consortili
Rispetto dei limiti allo scarico
(e delle tipologie di trattamento
previste)
D.Lgs 152/2006
PTA RAFVG – ottobre 2012 BOD5 , COD, ecc. Vari <= valore limite
I limiti allo scarico sono definiti in funzione della
dimensione dell’agglomerato servito (superiore o
inferiore a 2000AE), della tipologia di acque trattate e
del corpo idrico ricettore (acque superficiali, suolo,
acque marino costiere). Le tipologie di trattamento
previste devono essere conformi alle prescrizioni
minime di norma
Potenzialità residua Direttiva 91/271 CEE
La potenzialità residua del depuratore deve essere
superiore a quella prevista computando tutte le nuove
utenze previste nei collettamenti
Impianti di depurazione: stato di
conservazione Giudizio Max (sufficiente; attuale)
Il giudizio è volto ad assicurare che nessuna impianto di
depurazione sia mai in stato di conservazione
insufficiente, e nel tempo deve essere garantito un
livello superiore
Gruppo elettrogeno a servizio degli
impianti di depurazione Si/No - Si -
Sistema di telecontrollo per impianti
di depurazione DPCM 96 Si/No - Si
Sistema da prevedere, per legge, solo per i depuratori
con potenzialità >100.000 AE
Sistemi di disinfezione per impianti di
depurazione PTA RAFVG – ottobre 2012 Si/No - Si
Disinfezione con tecniche prive di tossicità residua
obbligatoria per tutti gli impianti >2000AE, disinfezione
obbligatoria per tutti impianti di cui al comma 2 art.20
Tabella 3-3: Livello di servizio depurazione: riferimenti normativi, valore limite e valori obiettivo