MOTOGP L'ACQUISIIONE DATI DEI PILOTI Corpo e mente · di una struttura medica che si occupa dei...

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sport MOTOGP - L'ACQUISIZIONE DATI DEI PILOTI Come le moto anche i piloti sono monitorati, per la prima volta, con l'acquisizione dati. Invece di rilevare inclinazioni in curva e slittamento degli pneumatici sono valutati i parametri fisici e mentali. Con la collaborazione di una struttura medica che si occupa dei piloti di F1, il Team Pramac ha messo sotto controllo le "prestazioni" di Petrucci e Redding durante le prove sulla pista austriaca del Red Bull Ring. In esclusiva per Motociclismo i risultati dei test SOTTO ANALISI Corpo e mente di Matteo Aglio - foto Alex Farinelli H anno decine di persone sempre attorno che le coccolano ne curano ogni dettaglio, sia in pista che a casa. La loro è un’evoluzione continua, al- la ricerca del decimo di secondo che possa fare la differenza. Innumerevoli sensori ne registrano ogni reazione, perché nulla venga lasciato al caso. Lo avete capito, sono le moto che corrono in MotoGP, le regine del motociclismo, belle e capricciose come prime donne a cui – quasi - tutto è concesso. Però quei mezzi non vincono da soli, anzi nel motociclismo sono ancora i pilo- ti a fare la differenza. Il pilota di moto, fino a qualche decennio fa, era uno spor- tivo sui generis. Nell’immaginario romantico del moto- ciclismo non si può definirlo un vero e proprio atleta e l’immagine di un Barry Sheene con la sigaretta fra le lab- bra sulla linea di partenza è uno degli esempi più lampanti. I tempi però cambiano, le MotoGP hanno raggiunto pre- stazioni di altissimo livello e mettono a dura prova i fisici di chi deve domarle per più di venti giri. Oggi, i piloti curano la loro preparazione atletica, ma fino a ora questi allena- menti sono stati lasciati alla loro buona volontà. O meglio, in un mondo in cui la scienza è padrona e gli ingegneri so- no i suoi sacerdoti, l’empirismo regna nell’allenamento dei piloti. Abbiamo scritto fino a oggi, ma è meglio corregge- re con fino a ieri. Martedì 19 luglio 2016: per la prima volta, durante i test al Red Bull Ring, le funzioni fisiche e cerebrali di Danilo Pe- trucci e Scott Redding sono state monitorate in tempo reale durante la guida. Come è stato possibile? Facciamo un pas- so indietro. Tutto è nato dall’incontro dei piloti e dei mana- ger del Team Octo Pramac Yakhnich con il dottor Riccardo Ceccarelli che ha fondato nel 1989 la struttura di Formu- la Medicine a Viareggio. Il medico ha iniziato a operare in Formula 1 e in trent’anni di attività ha assistito con la sua equipe 75 piloti e 19 squadre nella massima classe dell’au- tomobilismo, mentre sono 900 i piloti di tutte le categorie, oltre a tennisti e velisti. s MA CHE STAI FACENDO? Scott Redding (a fianco) sembra guardare Danilo Petrucci che si sta allenando per migliorare il suo punto di equilibrio nella struttura di Formula Medicine a Viareggio. Motociclismo / settembre 2016 162

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sportMOTOGP - L'ACQUISIZIONE DATI DEI PILOTI

Come le moto anche i piloti sono monitorati, per la prima volta, con l'acquisizione dati. Invece di rilevare inclinazioni in curva e slittamento degli pneumatici sono valutati i parametri fisici e mentali. Con la collaborazione di una struttura medica che si occupa dei piloti di F1, il Team Pramac ha messo sotto controllo le "prestazioni" di Petrucci e Redding durante le prove sulla pista austriaca del Red Bull Ring. In esclusiva per Motociclismo i risultati dei testsotto analisi

Corpo e mente di Matteo Aglio - foto Alex Farinelli

Hanno decine di persone sempre attorno che le coccolano ne curano ogni dettaglio, sia in pista che a casa. La loro è un’evoluzione continua, al-la ricerca del decimo di secondo che possa fare la differenza. Innumerevoli sensori ne registrano

ogni reazione, perché nulla venga lasciato al caso. Lo avete capito, sono le moto che corrono in MotoGP, le regine del motociclismo, belle e capricciose come prime donne a cui – quasi - tutto è concesso. Però quei mezzi non vincono da soli, anzi nel motociclismo sono ancora i pilo-ti a fare la differenza.Il pilota di moto, fino a qualche decennio fa, era uno spor-tivo sui generis. Nell’immaginario romantico del moto-ciclismo non si può definirlo un vero e proprio atleta e l’immagine di un Barry Sheene con la sigaretta fra le lab-bra sulla linea di partenza è uno degli esempi più lampanti. I tempi però cambiano, le MotoGP hanno raggiunto pre-stazioni di altissimo livello e mettono a dura prova i fisici di chi deve domarle per più di venti giri. Oggi, i piloti curano la loro preparazione atletica, ma fino a ora questi allena-menti sono stati lasciati alla loro buona volontà. O meglio, in un mondo in cui la scienza è padrona e gli ingegneri so-no i suoi sacerdoti, l’empirismo regna nell’allenamento dei piloti. Abbiamo scritto fino a oggi, ma è meglio corregge-re con fino a ieri.Martedì 19 luglio 2016: per la prima volta, durante i test al Red Bull Ring, le funzioni fisiche e cerebrali di Danilo Pe-trucci e Scott Redding sono state monitorate in tempo reale durante la guida. Come è stato possibile? Facciamo un pas-so indietro. Tutto è nato dall’incontro dei piloti e dei mana-ger del Team Octo Pramac Yakhnich con il dottor Riccardo Ceccarelli che ha fondato nel 1989 la struttura di Formu-la Medicine a Viareggio. Il medico ha iniziato a operare in Formula 1 e in trent’anni di attività ha assistito con la sua equipe 75 piloti e 19 squadre nella massima classe dell’au-tomobilismo, mentre sono 900 i piloti di tutte le categorie, oltre a tennisti e velisti.

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MA CHE STAI FACENDO?Scott Redding (a fianco) sembra guardare Danilo Petrucci che si sta allenando per migliorare il suo punto di equilibrio nella struttura di Formula Medicine a Viareggio.

Motociclismo / settembre 2016162

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s sportMOTOGP - L'ACQUISIZIONE DATI DEI PILOTI

La sua idea è tanto semplice quanto innovativa: rendere scientifica la preparazione atletica e mentale dei piloti. Si-gnifica affidarsi a uno staff di medici e soprattutto basar-si su dati raccolti tramite test sia in pista sia in laboratorio, cioè nel centro di Formula Medicine e presso altre struttu-re come l’Università e il CNR di Pisa che collaborano nella ricerca. "Sperimentare" è la parola chiave per comprendere al meglio il lavoro del dottor Ceccarelli, perché si è avven-turato in un campo vergine, in cui la strada è stata traccia-ta dalle ricerche giorno dopo giorno.

Impariamo dalla F1 Il preambolo era d’obbligo per introdurre la nuova avventu-ra nelle due ruote che, come abbiamo detto, è iniziata po-che settimane fa in Austria. Il primo problema da affrontare è stato come riuscire a prelevare i segnali del corpo di un motociclista, perché la guida di una moto è dinamica e ser-vono strumenti piccoli e leggeri, che non disturbino il pilota. Nell’automobilismo è tutto più semplice e Formula Medici-ne riuscì nel 1989 a monitorare la frequenza cardiaca di un pilota di F1 in gara, mentre nel GP di Monza del 1995 l’elet-trocardiogramma fu trasmesso in diretta TV.Nelle moto però è tutto diverso: sia Danilo che Scott han-no indossato una fascia toracica con speciali elettrodi in tessuto. Questo strumento è stato realizzato in collabora-zione con Xeos, un’azienda bresciana specializzato in te-lemedicina fondata da Franco Boldi. Per il test a Zeltweg sono stati provati due diversi sistemi: Redding ha indossa-to una fascia che incorporava il data logger (lo strumento dove vengono registrate tutte le informazioni), mentre Da-nilo aveva questo dispositivo inserito nella gobba aerodi-namica della tuta. Per entrambi, i dati acquisiti venivano inviati in tempo reali al box. E sono molti questi dati perché la fascia è in grado di rilevare frequenza cardiaca, eletto-cardiogramma, attività respiratoria, temperatura corporea e variabiltà R-R, che è un indice in grado di fornire indica-zioni sul livello di stress del pilota. In futuro verrà aggiunta la quantità di ossigeno nel sangue.

Sullo schermo ai box era possibile monitorare in tempo re-ale le condizioni psicofisiche del pilota, conoscendo an-che la sua posizione in pista. Questo però non è stato che il primo passo, perché una tale mole di dati deve essere poi analizzata in dettaglio e per farlo ha collaborato l'Assistive Robotics Lab dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Su-periore Sant'Anna di Pisa, supervisionato dal ricercatore dottor Filippo Cavallo. L’equipe di Formula Medicine, a pochi giorni dal test, ha for-nito in esclusiva a Motociclismo i primi dati risultati da que-sta ricerca mai tentata prima nel motociclismo. Siamo così pronti a effettuare i nostri giri sul Red Bull Ring, ma questa volta non parleremo di apertura dell’acceleratore, tempi di frenata o escursione delle sospensioni, bensì di cosa suc-cede al pilota. In questa pagine trovate due diversi grafici, sono il risultato dell’analisi dei dati raccolti in tre diverse uscite effettuate da Petrucci e Redding. "L’analisi è da con-siderare puramente preliminare e indicativa perché rappre-senta l’inizio di una ricerca scientifica del tutto innovativa e senza precedenti – spiega Ceccarelli - Non esistono anco-ra termini di paragone, in quanto si tratta infatti di una del-le prime volte che viene eseguita un’analisi che rapporta la performance di un pilota ad una serie di parametri corporei integrati tra loro, ed è la prima volta in assoluto che viene effettuata con piloti motociclistici". Per arrivare a risultati scientifici, che siano supportati da validità statistica, servirà raccogliere una gran numero di dati in condizioni diverse.

La prima volta in AustriaPer Petrucci e Redding quella del Red Bull Ring era una pista sconosciuta, vista solo in televisione. Questo ha si-gnificato introdurre una ulteriore variante di stress al mo-mento dell’acquisizione di dati, avvenuta proprio nel primo giorno delle prove. I grafici RUN1 (nelle pagine seguenti) sono riferiti alla prima uscita in assoluto, in cui la tensione psico-fisica è quella massima: il pilota non ha ancora piena confidenza con la moto, le gomme e soprattutto con il trac-ciato. Nel grafico 1 (serie RUN 1) le frequenze cardiache

ALLA RICERCA DELL'EQUILIBRIO

I piloti del team Pramac si allenano

in palestra non solo per migliorare

la resistenza del fisico, ma per perfezionare

l'equilibrio,i tempi di reazione,

la capacità di concentrazione.

Qui sopra e nell'altra pagina,

Redding alle prese con i vari

esercizi e, nel box a destra, Petrucci

alla ricerca della migliore

coordinazione motoria e di un

corretto equilibrio dinamico.

DANILO PETRUCCI – PILOTA TEAM OCTO PRAMAC YAKHNICH

Come ti sei avvicinato a questo nuovo approccio di allenamento fisico e mentale?"Alberto Vergani, il mio manager, conosce il dottor Ceccarelli dal 1989, da quando seguiva Ivan Capelli in F1. Avevo fissato un incontro al ritorno dai test invernali in Australia, ma mi ero infortunato e ho dovuto rimandare. Anche il nostro team manager Francesco Guidotti ha avuto la stessa idea e abbiamo organizzato una prima seduta".È stato facile convincerti?"Era qualcosa di cui parlavo spesso con il mio preparatore, Marco Baglioni. Lui sostiene, a ragione, che si spendono tantissimi soldi per lo sviluppo della moto e nulla per quello del pilota. Così può succedere che il mezzo vada fortissimo, ma chi lo guida non ce la faccia più dopo 15 giri e non si sa nemmeno il perché".Qual è il tuo obiettivo?"Io ho una struttura fisica particolare, mi porto dietro 10 kg più degli altri, sono a un buon livello ma voglio migliorare. L'obiettivo è guidare all’ultimo giro di una gara come fosse il primo. È impossibile riuscirci, ma si può arrivarci vicino. Allenare la mente, parlo dei riflessi o della velocità di reazione, non è facile. Il dottor Ceccarelli fornisce dei dati oggettivi con cui confrontarsi".Una specie di telemetria del pilota?"Esatto, si vede come il cervello reagisce agli stimoli esterni. In quelle sessioni di allenamento ti sembra di non fare niente e invece arrivi a sera che sei cotto. In un

weekend di gara, passo meno tempo in moto di quanto non faccia in certe settimane in cui mi alleno, ma sono più stanco".Questi rilevamenti ti hanno fatto capire qualcosa in più di te stesso?"Il mio problema principale è che quando faccio un errore mi serve tempo per riuscire a riprendere il ritmo. I test condotti con il dottor Ceccarelli hanno mostrato che faccio fatica a essere reattivo in queste condizioni".Sei già riuscito a tradurre queste scoperte nel weekend di gara?"Ho notato dei piccoli miglioramenti sia ad Assen che al Sachsenring, soprattutto in qualifica. Solitamente, al primo giro

con gomme nuove sono molto veloce, ma quando incomincio a pensare di dovere spingere mi capita di andare più piano. Quando me ne accorgo, spingo ancora di più con il risultato, spesso, di essere solo più lento. È un aspetto in cui sto progredendo e riesco a recuperare anche più velocemente da un errore. Sto diventando più metodico".Che ne pensi della presenza di un medico al tuo fianco nel box?"È qualcosa che in F1 succede già. Magari saremo i pionieri nel motociclismo. Allenarsi, per un pilota, è come fare la carburazione a un motore a 2 tempi: è difficile, ma se non lo fai bene poi fai schifo".

"GRAZIE A QUESTO nUOvO TRAInInG hO mIGLIORATO LA QUALIFICA"

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sportMOTOGP - L'ACQUISIZIONE DATI DEI PILOTIs

LO STRESS dI mOTO E pILOTA vIEnE mOnITORATO In TEmpO REALE

medie sono messe in rapporto con i tempi sul giro. È norma-le che la frequenza salga in proporzione allo sforzo e quindi all’abbassarsi dei tempi sul giro, ma al quarto giro succe-de qualcosa di particolare. Il pilota fa un errore, rallenta, e deve riordinare le idee anche nel giro successivo (il tem-po è ancora relativamente alto) ma la frequenza continua a salire. È la prima differenza fra un pilota di moto e uno di F1 che in "una dinamica di questo genere, in riferimento ai tempi sul giro, si sarebbe associata ad una netta diminu-zione del ritmo cardiaco, imputabile soprattutto alla riduzio-ne del carico di lavoro cerebrale. Nei piloti di moto questo non succede, probabilmente a causa di un fattore prevalen-temente fisico poiché l’impegno muscolare per guidare la moto permane su livelli importanti anche a velocità ridotte". Da una parte c’è quindi una tensione muscolare importan-te che è legata anche a un fattore mentale: il pilota deve compiere un gesto atletico senza avere raggiunto le mas-sime sicurezza e confidenza (la pista è ancora sconosciu-ta) e nella guida di una moto non bisogna considerare solo la pura prestazione ma anche l’incolumità fisica in caso di errore. Il grafico 2, ancora relativo alla prima uscita, pren-de un esame il parametro dello stress emotivo. In questo caso, al momento dell’errore, il suo indice si abbassa, una chiara testimonianza del fatto che sta guidando lontano dal limite. Queste informazioni forniscono però anche un altro dato interessato e cioè che la fase di apprendimento del circuito sembra concludersi fra il settimo e l’ottavo giro, da quel momento in poi infatti la forbice tra i valori massimi e minimi dei parametri registrati si riduce significativamente.

Il respiro del pilotaLa seconda parte delle prove presa in esame (grafico RUN 2 in basso) è molto più breve, solo 5 giri di pista, ma presenta molte analogie con la precedente. Questa vol-ta viene inoltre introdotto un altro parametro, quello del-la frequenza respiratoria del pilota. Interessante è anche esaminare l’andamento della frequenza respiratoria che aumenta giro dopo giro. Guidare una moto – soprattutto una pesante e veloce come una MotoGP - è un’operazio-ne complicata che coinvolge i muscoli del tutto il corpo e quindi anche quelli di addome, torace e respiratori. "Com-piere atti respiratori profondi e completi diventa difficile e quindi la richiesta di ossigeno viene soddisfatta con respi-ri più superficiali che però devono diventare più frequenti di numero", spiega il medico, che nell’analisi di questi dati è stato affiancato dall’ingegnere Stefano Betti della Scuo-la Superiore Sant’Anna.L'acquisizione dati del test in Austra ha evidenziato che anche il numero dei battiti cardiaci al minuto risulta ave-re un andamento crescente al passare dei giri in pista. Tutto questo, a differenza dello stress mentale che si ri-duce continuamente, nonostante i tempi migliorino. Sem-bra una contraddizione, perché solitamente la tensione dovrebbe crescere mano a mano che il pilota si avvicina al proprio limite. Per spiegare questa "anomalia", il dot-tor Ceccarelli ipotizza che: "Giro dopo giro il pilota tro-vi sempre più confidenza con il circuito e con le reazioni del mezzo meccanico e quindi, in un certo senso, avven-ga un relativo rilassamento".

LA TELEMETRIA COME IN MOTOGPSopra, il dottor Ceccarelli di Formula Medicine installa sul torace di Scott Redding la banda che raccoglie i dati psico-fisici del pilota inglese. A destra, nella "gobba" della tuta di Danilo Petrucci c'è il computer per l'acquisizione dei dati che vengono inviati in tempo reali al box del Team Pramac. Sotto, i grafici correlano i tempi sul giro con la frequenza cardiaca, quella respiratoria e il livello di stress del pilota.

RICCARDO CECCARELLI – FORMULA MEDICINE

Il vostro metodo si chiama Mental Economy Training, qual è l'obiettivo che cercate?"Facendo un paragone con i motori, vogliamo dare al pilota più CV facendogli consumare meno benzina. Il pilota professionista non ha bisogno di crearsi problemi e non ha contrazione spasmodica e diffusa di tutti i muscoli, è quello che fa perdere coordinazione e affaticare. L'attivazione di quei muscoli è energia sprecata".Come si fa?"Innanzitutto con un approccio scientifico, che quando ho iniziato non c'era su questi temi. Infatti abbiamo dovuto realizzare da noi tutti gli strumenti mano a mano che proseguiva la nostra ricerca, è stato un percorso difficile perché negli sport motoristici non si fanno investimenti in queste aree".I piloti sono supereroi?"Spesso nascono leggende, perché non ci sono studi a riguardo. Senna diceva di potere fare un giro di qualifica in apnea, ma non è funzionale alla prestazione. Schumacher, invece, mentre stava disputando un giro in qualifica comunicava con i box per dire quali modifiche fare sulla macchina. Era capace di usare solo i muscoli che servivano alla guida e non andava in uno stato di tensione: è quello che chiamiamo il pilota economico".C’entra la mente oltre che il corpo?"Un pilota si stanca di più il venerdì, perché è come iniziasse da zero, fatica di più perché c'è maggiore tensione, manca ancora confidenza con la moto. Ci è capitato di seguire piloti che salendo di categoria non riuscivano a fare più di 5 giri di seguito, non era un fattore fisico ma mentale".Si può allenare il cervello?"Usiamo una fascia che misura l’attività cerebrale e insegniamo agli atleti a controllare il proprio cervello per migliorare la concentrazione. È una ginnastica cerebrale, non è facile né automatico".Si possono anche migliorare le sue prestazioni?"Abbiamo realizzato cinque software, chiamati Formula Test, con cui andiamo a indagare altrettante funzionalità cerebrali: tempi di reazione, capacità di concentrazione, capacità viso-spaziale, memoria, capacità viso-coordinativa. Avere dati oggettivi è fondamentale per dare la consapevolezza, il pilota si rivede nelle informazioni e a quel punto la mente si apre al miglioramento. In questo sono stato colpito dalle doti di autoanalisi di Danilo Petrucci e Scott Redding".

"ALLEnIAmO IL CERvELLO"

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PRIMO RING Danilo Petrucci

durante le prove in luglio sul circuito

austriaco Red Bull Ring di Zeltweg. Sotto a sinistra, Francesco

Guidotti, responsabile del Team Pramac e

promotore di questa iniziativa. Sotto, il pilota ternano

commenta con i suoi tecnici i risultati del

test in Austria.

pETRUCCI SpInGE AL mASSImO SE STESSO E LA dUCATI dESmOSEdICI

FRANCESCO GUIDOTTI – TEAM MANAGER OCTO PRAMAC YAKHNICH

Come è nata l'idea di allenare i piloti non solo da un punto di vista fisico ma anche mentale?"È un campo a cui mi sono avvicinato circa una decina di anni fa. Ero venuto a conoscenza dell'esistenza di questi tipi di allenamento che permettono di gestire la tensione, i momenti di stress e di aumentare il livello di concentrazione".Perché è passato tanto tempo prima di mettere in pratica l’idea?"Ci avevamo provato nel 2012, ma non era il momento giusto. Poi, a distanza di qualche anno, siamo entrati in contatto con la struttura del dottor Ceccarelli tramite Paolo Campinoti, il proprietario del Team".Ed è stata la volta buona."I piloti devono essere collaborativi, non devono pensare di sottoporsi a una cura ma a un vero allenamento della mente".Come ha fatto a convincere Petrucci e Redding?"Fin dalla fase di negoziazione del contratto, ho proposto loro l'idea. Sia Danilo sia Scott si sono dimostrati subito interessati e disponibili".

Quando hanno iniziato ad allenarsi con Formula Medicine?"L'anno scorso Danilo ha dovuto affrontare tante novità e non volevamo aggiungerne un’altra. Avrebbe dovuto iniziare a febbraio, ma l’infortunio ha imposto un ritardo. Con Scott abbiamo fissato i primi incontri al ritorno dal GP di Austin " .Ha già notato dei risultati?"Come tutti gli allenamenti non dà risultati immediati. È come se uno iniziasse a correre e pensasse di disputare la maratona alle Olimpiadi dopo qualche settimana. Inoltre Scott e Danilo sono già due atleti di altissimo livello, ci aspettiamo degli affinamenti. Però entrambi, dopo i primi incontri, hanno detto di volere tornare, si sentono meglio e hanno maggiore padronanza di sé nelle difficoltà. L'ho notato con Scott, quando qualcosa va male, ora ha un approccio più riflessivo".Fino a vent'anni fa, i piloti erano tutt'altro che atleti. Qual è stata la svolta?"Il primo a capire l'importanza della preparazione fisica e atletica è stato Virginio Ferrari, poi in tempi più recenti

Max Biaggi. Da lì in poi tutti hanno iniziato a darvi importanza. L’esempio più lampante penso sia quello di Valentino: fino qualche anno fa rideva e scherzava sullo schieramento di partenza, ora invece è concentratissimo. Il livello è molto alto, il talento non basta più".Neanche per i campioni?"Pensiamo alle prestazioni di Lorenzo nei GP di Olanda e Germania, io non credo che abbia chiuso il gas. Semmai per vari motivi, siano tecnici o personali, non è riuscito esprimersi al suo 100%. Il problema è che nella MotoGP se vai all'80% arrivi decimo o anche più indietro. Non si può più fare a meno di un certo tipo di allenamento".Accanto a ingegneri e meccanici vedremo presto anche un medico ai box?«Non mi meraviglierebbe. Più le moto andranno veloci, più i ritmi di gara si alzeranno, più aumenteranno difficoltà, stress e rischio per i piloti. Venti anni fa il limite era dato dal mezzo meccanico, ora non più, e questo significa che il pilota ha in sé la possibilità di aumentare il proprio margine di miglioramento".

"In mOTOGp SI dEvE pORTARE AL LImITE AnChE LA mEnTE"

E adesso cosa succede? Volendo volgarizzare le informazioni sopra presentate, con questo test si è riuscito a slegare e confrontare i parametri fisica da quelli mentali. In questo modo si potranno indaga-re queste funzioni anche in gara, ottenendo informazioni fi-no a oggi non disponibili. Il prossimo passo è appunto quello di investigare in modo più critico ed analitico lo svolgimen-to del tracciato, e delle diverse sezioni di cui esso è compo-sto. Una vera e propria telemetria che non è più applicata al mezzo meccanico, ma al corpo del pilota. Non è una ricerca fine a se stessa, ma è indirizzata al miglioramento delle pre-

stazioni dell’atleta. Le sue debolezze saranno studiate per poi procedere con allenamenti specifici, sia dal punto di vi-sta fisico che da quello mentale. Sintetizza il dottor Cecca-relli: "Una analisi così approfondita potrà essere sfruttata per individuare ogni aspetto psico-fisico del pilota che può esse-re perfezionato e quindi per sviluppare tecniche di training specifiche in grado di aumentarne le performance". L’esperimento condotto dai piloti del Team Pramac è solo la prima esplorazione in un territorio sconosciuto. Forse non bisognerà aspettare per vedere i primi risultati e i piloti non avranno più niente da invidiare alle loro moto.