Motivazione All'esercizio
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Pietro Trabucchi
La motivazione
allesercizio fisico
Lesperienzadi uno psicologo dello sport.
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La motivazioneallesercizio fisico
Lesperienzadi uno psicologo dello sport
Pietro Trabucchi
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Roche D iagnostics S.p.A .
Editing: In Pagina - M ilano
G rafica: w w w .ideogram m a.it
Stam pa: Phasar Book
In copertina: disegno di Sergio Bellotto
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Presentazione di M assim o Balestri
Prefazione di G erardo C origlianoIntroduzione di Pietro Trabucchi
La valutazione cognitiva
Le radici della prestazione di eccellenza
La valutazione cognitiva com e m ediatrice
dello stress
Valutazione cognitiva e funzionam ento corporeo
Personalit ottim aliLa sensazione di auto-efficacia
Ristrutturazione cognitiva e strategie dissociative
C ontrollare i pensieri
Tr a s f o rm a re latteg giam ento nei confro n t i
della fatica
C ontrollare lansia: strategie dissociative
I contesti relazionali: il coaching e linform azione
Il m edico com e coach d el paziente
Sim ilitudini fra coaching, em pow erm ent
ed educazione terapeutica
Stili relazionali nei confronti del paziente
Le conoscenze e le credenze del paziente
La valutazione funzionaleC om battere la culturadella sedentariet
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2023
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I N D I C E
capitol o 1
capitol o 2
capitol o 3
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pag.pag.
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U n m odello interattivo di intervento m otivazionale
D efinizione dellintervento
Esplorazione del sistem a m otivazionale
del paziente
Inform are per coinvolgere
D efinizione degli obiettivi e contrattazione
Bibliografia
capitol o 4 53
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pag.
pag.
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orm ai universalm ente riconosciuto che per una buona
gestione del diabete, oltre alla terapia farm acologica, tresono i pilastri fondam entali: una corretta alim entazione, il
controllo glicem ico e lesercizio fisico.
D i questi lesercizio fisico a porre la sfida pi difficile al
paziente e al Team diabetologico che lo segue.
Il paziente che scopre di essere diabetico, infatti, si concen-
tra inizialm ente sulladesione alla terapia farm acologica e sul-
lim portanza di una corretta alim entazione, considerando
solo m arginalm ente lutilit dellattivit fisica.Lesercizio fisico, inoltre, pone un altro problem a. I suoi effet-
ti sono visibili solo a m edio e lungo term ine, a differenza di
una alim entazione pi sana e m oderata, i cui risultati sono
im m ediati e individuali: il peso si riduce, la glicem ia m igliora
(la possibilit di verificare in tem po reale la glicem ia ha spes-
so una ricaduta im portante sulla m otivazione).
N ellesercizio fisico a breve term ine vengono percepite solole difficolt: stanchezza, dolore ai m uscoli, fiato inaspettata-
m ente corto... inoltre di rado si ottengono rinforzi sociali
dagli am ici o dai parenti (sopratutto per le persone anziane).
M otivare una persona sovrappeso ad abbandonare uno stile
di vita sedentario risulta quindi assai difficile.
N on im possibile per. N on stato im possibile (e qualcuno
tem eva che fosse cos) affidare al paziente lonere di m ettere
in atto la terapia, controllarla e m odificarla. N on statoim possibile aiutarlo a correggere le sue abitudini alim entari.
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P R E S E N TA Z I O N E
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Per raggiungere questi obiettivi per la D iabetologia ha
dovuto uscire dai suoi confini.
LEducazione Terapeutica, per esem pio, ricorsa alla psicolo-
gia, alla pedagogia, e alla form azione aziendale.
Per Roche D iagnostics divenuta una tradizione, una strate-
gia culturale, affiancare i D iabetologi italiani nella ricerca e
nella rielaborazione di input innovativi. Pensiam o a Villa Erba,
pensiam o ai libri di questa collana, che conta due rom anzi,
uno studio sul pensiero narrativo e lautobiografia, il contri-
buto di una psicoanalista...
In questo caso la nostra provocazione culturale consiste nel
chiedere a uno psicologo che allena le persone forse fisica-m ente pi in form a (ultram aratoneti, cam pioni di corse in sali-
ta) com e m otivare le persone m eno in form a che affollano i
C entri di diabetologia.
A bbiam o chiesto a Pietro Trabucchi, psicologo sportivo (nel
duplice senso di applicato allo sport e di appassionato atle-
ta), di aiutarci a capire se com e si scrive in questo libro il
training psicologico proposto allatleta perfettam ente allena-
to per affrontare il 30 chilom etro di corsa pu servire alpaziente diabetico per superare la fatica e il senso di scora-
m ento che lo coglie al prim o chilom etro.
N on si tratta n di un protocollo n di una ricetta, anche se
lautore ha cercato di tradurre il piu possibile in term ini con-
creti la sua esperienza.
Tuttavia m olto di pi di un paradosso fine a se stesso. Si
tratta di un concreto contributo che sottoponiam o alla valu-
tazione di quella crescente parte della D iabetologia italiana
che oggi si interroga su questi tem i.
M assim o Balestri
Roche D iagnostics
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evidente com e, soprattutto a causa della rivoluzione tec-
nologica, la quantit di attivit fisica nelluom o si sia ridotta inm aniera preoccupante, contribuendo a determ inare un vero
e proprio boom delle m alattie m etaboliche e cardiovascola-
ri tra cui il D iabete M ellito. O ggi la sedentariet vista com e
un vero e proprio fattore di rischio al pari dellobesit, delli-
pertensione arteriosa, delle dislipidem ie ecc.
D a qualche tem po, tuttavia, in D iabetologia si sta faticosa-
m ente arrivando a considerare lattivit fisica uno strum ento
terapeutico insostituibile.N um erose evidenze cliniche e sperim entali hanno sottolinea-
to com e le persone con diabete che praticano unattivit fisi-
ca regolare abbiano un rischio di sviluppare com plicanze o
m alattie cardiovascolari significativam ente inferiore a quelli
che non la praticano.
In D iabetologia lattivit fisica si presenta a tutti gli effetti
com e la vera novit terapeutica degli ultim i anni.Si pone allora il problem a di com e som m inistrare questa
terapia m a, ancor prim a, com e avvicinare il paziente a uno
strum ento terapeutico che egli considera faticoso e i cui risul-
tati non sono im m ediati.
In questa direzione va appunto questo libro. Pietro Trabucchi,
psicologo dello sport, ha visto giusto cercando una proposta
valida sia per il diabetologo che per il diabetico, nellapproc-
cio psicologico allesercizio fisico. C om e egli giustam ente fanotare i prim i risultati di un soggetto che si avvicina alleser-
P R E FA Z I O N E
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cizio fisico sono spesso deludenti e gli inconvenienti (sudore,
fatica, dolore) gli suggerirebbero di lasciar perdere.
Ecco, dunque, il m edico intervenire com e coach pronto a
m otivare e stim olare, a confrontarsi col paziente, inform arlo
ed educarlo.
In conclusione questopera per la sua com pletezza e la sua
chiarezza espositiva si pone com e strum ento assai utile per
quei diabetologi e operatori sanitari che vogliono orientarsi
m eglio nella prescrizione dellesercizio fisico quale strum ento
di prevenzione e di cura della m alattia diabetica e delle sue
com plicanze cardiovascolari.
G erardo C origliano
Presidente A .N .I.A .D .
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Basta essere buoni osservatori dello sport per intuire com e
sia determ inante per arrivare a certi livelli aver sviluppatoalcune specifiche caratteristiche psicologiche e com e acqui-
sirle o perderle, specialm ente negli sport di resistenza influi-
sce sulla carriera sportiva dellatleta.
Perch accade questo? Perch il pi im portante m ediatore
degli effetti fisiologici dello stress la cosiddetta valutazio-
ne cognitiva, cio linsiem e dei nostri atteggiam enti, il nostro
m odo peculiare di elaborare la realt, ci che viene chiam ata
la 'valutazione cognitiva.Q uesto aspetto interessa da anni la m ia attivit di ricerca, di
pubblicistica (diversi libri e num erosi articoli) e la prassi di psi-
cologo della nazionale italiana di Triathlon, trovandosi allin-
crocio fra la m ia professione di psicologo e form atore e la m ia
passione (lo sport di resistenza).
M i ricordo com e rim asi sorpreso quando, m olti anni fa, venni
intervistato daM odus
. C osa posso dire io, abituato a lavora-re con persone dal fisico straordinariam ente efficiente e alle-
nato a una rivista rivolta a un pubblico di persone con il dia-
bete, le quali probabilm ente sono sedentarie o in cattive
condizioni di allenam ento?
Lattenzione con la quale venni ascoltato m i fece riflettere
sulle valenze che le m ie ricerche potevano avere in cam pi lon-
tani dallagonism o. Per questo non trovai cos paradossale
riportare nel m ondo dei non sportivi le riflessioni elaboratenellam bito dei super sportivi.
I N T R O D U Z I O N E
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I colloqui che debbo alla cortesia del D ottor U m bert o
Valentini m i hanno dato la sensazione che esistano paralleli-
sm i e som iglianze non superficiali fra lautocontrollo chiesto
alla persona con diabete e quello chiesto allatleta professio-
nale. Evoluzione delle abitudini, cura della m otivazione, capa-
cit di controllarsi, gestione degli insuccessi... i tem i sono
m olto sim ili.
A questo punto ha senso quindi porsi la dom anda: il training
psicologico proposto allultram aratoneta perfettam ente alle-
nato per affrontare il sessantesim o chilom etro di corsa pu
servire al paziente sovrappeso per superare il prim o?
D etto in altro m odo: alcune caratteristiche psicologiche chesostengono lalta prestazione sono le stesse che favorirebbe-
ro la com pliance del paziente diabetico nel program m a di
attivit fisica. E labilit del curante sta proprio nella capacit
di facilitare laccesso e lutilizzo di queste risorse da parte del
paziente per m otivarlo allesercizio fisico.
C onosco pochissim o della realt della vita di una persona
con il diabete e del lavoro quotidiano di un Team diabetolo-
gico. N on sta dunque certo a m e afferm are se i contributi cheho cercato di portare sono rilevanti per la D iabetologia. La
m ia sensazione, per, di essere sulla strada giusta.
Pietro Trabucchi
Psicologo dello sport
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Le radici della prestazione di eccellenza
Per spiegarele g randi im prese sportive, le carr i e re
s t r a o rdinarie (e anco r pi i cali di prestazione) di cert i
cam pioni, non si pu non re c u p e r a re lim portanza del
m entalee am m ettere che gli atteg giam enti condiziona-
no in m odo decisivo il m od o di allenarsi, d i alim entarsi, di
s u p e r a re i problem i, d i im postare la vita in funzione della
p re s t a z i o n e .
Il pro g resso delle conoscenze in m ateria genetica ci spiegas e m p re di pi il rilievo degli aspetti fisici m a tuttavia ci re n-
diam o conto di com e a questi aspetti si devono accom pa-
g n a re anche com petenze psicologiche part i c o l a r i .
La figura 1 schem atizza i fattorialla base di una pre s t a-
zione di eccellenza: gli aspetti fisici e genetici, le abilit
specifiche psicologiche e m entali richieste dalla disci-
plina e quello che p er ora chiam erem o attegg iam ento
ottim ale necessario non solo in gara m a nei lunghi e con-
tinui p eriodi di allenam ento che per anni d eve essere con-
dotto a livelli alti sia in senso quantitativo che qualitativo.
CAPITOLO 1
La valutazione
cognitiva
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FIGURA 1
La piramide della prestazione sportiva di eccellenza
I nostri attegg iam enti, il nostro m odo peculiare di elab ora-
re la realt, ci che viene chiam ata la valutazione cogniti-
va, rappresentano un aspetto rilevante nella pre s t a z i o n e
fisica co s da essere ritenuto il pi im portante m ediatore
d egli effetti fisiologici dello stress. D erivano da una valuta-
zionela gestione efficace della fatica o del dolore atletico .
La cosa interessante dal nostro punto di vista rap-p resentata dal fatto che alcune di q ueste caratteristiche
p sicologiche che sosteng ono lalta prestazione sono p oi
le stesse che favoriscono la com p liance del paziente dia-
betico ai p rogram m i di attivit fisica. E labilit d el curan-
te sta proprio nella capacit di facilitare laccesso e luti-
lizzo di queste risorse da p arte del p aziente p er m otivarlo
a l l e s e rcizio fisico.
Ved iam o un esem pio sportivo, che ha a che fare con la
p e rcezione d ella fatica. In occasione dellultim o G iubileo,
il celeb re ultram aratoneta M ario C astagnoli raccolse la
sfid a di corre re senza soste d a R avenna a Rom a.
D urante la seconda notte di corsa, noi dello staff che lo
accom pagnavam o con un pulm ino e un cam p er decidem -
m o di fargli perc o rre re strade seco ndarie co llinari, invece
d ella trafficata e p ericolosa sup erstrada prevista dallitine-rario iniziale.
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A B I L I T E S T R AT E G I E
M E N TA L I S P E C I F I C H E
T E C N I C A
A L L E N A M E N T O Q U A N T I TAT I V O
E Q U A L I TAT I V O
C O M P E T E N Z E P S I C O L O G I C H E
C A R AT T E R I S T I C H E F I S I O L O G I C H E E G E N E T I C H E
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A llinizio della deviazionelatleta not un cartello stra-
dale che riportava la dicitura Rom a, 165 km . Passata una
notte d i durissim i su e gi collinari, g iunse finalm ente lal-
ba. M ario non aveva m ai sm esso di corre re, sebb ene a un
ritm o lento; dichiar di sentirsi stanco m a, tutto som m ato,
in ottim o stato. Im p rovvisam ente ved em m o un altro car-
tello. Recava la scritta: Rom a, 155 km . D isperatam ente
c e rcam m o di coprire con la fiancata del p ulm ino il cart e l-
lo, in m od o che latleta non lo vedesse. Purt ropp o M ario
C astagnoli aveva gi adocchiato il cartello. Fu subito chia-
ro che la lung a deviazione che d i fatto aveva co m p ort a-
to una cinquantina di chilom etri di strada in pi avevaserpeg giato tra le colline, prim a verso est e poi verso
ovest, senza avvicinarci a Rom a e app ena lo eb be letto, si
sent im provvisam ente esausto. N ulla era cam b iato nella
sua co ndizione fisica. Q uesta, p er, si era inserita in un
contesto cognitivo com pletam ente d iverso. Solo le part i-
colarissim e risorse fisiche e psicologiche di C astagnoli
c o n s e n t i rono allatleta di com p letare litinerario e giung e-
re a Rom a 60 ore dop o la part e n z a .Q uali sono, in q uali d irezioni vanno cercate queste carat-
teristiche, cap aci di g arantire e m antenere la m otivazione
e la costanza nellallenam ento e nella gara?
N on si tratta d i condizioni rare o anom ale m a, al contra-
rio, d i m od alit relativam ente stabili d i interazione con la
realt: esse determ inano gli attegg iam enti, i com p ort a-
m enti e le valutazioni cognitive im p licate nellattivit
s p o rtiva.
La valutazione cognitiva
come mediatrice dello stress
La percezione del m ondo esterno d ifferisce di m olto d a
persona a persona. E sulla base di questa d iff e renza, pos-
sono essere diverse anche le risposte organiche che cia-scuno di no i pu dare a un fatto singolo e o g gettivo.
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Senza ricorre re a concetti filosofici che scom odere b b e ro
Kant e la fenom enolog ia, basta re s t a re sul solido terre n o
d ella p sicolog ia cog nitiva, per veder conferm ato com e
ciascuno di noi filtri e selezioni gli stim oli che riceve dal-
l e s t e rno, accettando e inserendo nel proprio com p uter
c e rebralesoltanto quelli che ritiene utili o im portanti.
La realt, quindi, appare alla coscienza sem pre com e inter-
p retata, rielaborata. Q uesto processo inizia gi nella sele-
zione d egli stim oli. Richard D aw kins (D aw kins 2001) aff e r-
m a che il cervello um ano riceve solo gli im pulsi al cam -
biam ento. Egli ci fa riflettere sul fatto che, essendo il cer-
vello energ eticam ente costoso, noi lo m ettiam o in funzio-ne solo per re g i s t r a re i cam biam enti am bientali, ig norando
le condizioni che rim ang ono statiche. Per fare un esem pio,
il cervello re g i s t rer facilm ente un oggetto in m ovim ento
nel cam p o visivo o la tem peratura d ellacqua e le sue varia-
zioni a quella tem peratura. M a interrom per il flusso di
dati se le condizioni rim arranno costanti per un cert o
periodo. La sensazione trasm essa rester quella di prim a.
A naloga cosa avviene quand o i nostri occhi vedono il cieloe il profilo delle case allorizzo nte. Registre rem o i pro f i l i ,
vale a dire i punti di cam biam entofra le case e lorizzon-
te, e riem pirem o lo spazio interno con il pennello della
nostra fantasia. A nche qui vediam o sem plicem ente una
r i c o s t ruzione sintetica e funzionale fatta dal nostro cerv e l l o .
La d iff e renza fra le d iverse ricostruzioni che p i persone
p ossono fare d ella stessa realt si situa a livello di quello
che si definisce, con un linguaggio tecnico che im pare re-
m o a conoscere m eglio, la valutazione cognitiva d egli
eventi: vale a dire il m odo in cui leggiam ola realt, inter-
p retiam o i fatti, ci poniam o di fronte alle cose.
In verit, siam o gi abituati a p arlare in m odo inform a l e
d ella valutazione cognitiva d egli eventi, definend ola con
e s p ressioni diverse: norm alm ente, nel linguag gio di tutti i
g i o rni p arliam o d i atteg giam enti, opp ure di schem im entali.
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Tutto quello che appare alla coscienza q uindi valutato,
passato attraverso un filtro che non oggettivom a
co gnitivoe quindi suscettib ile di evoluzione e m igliora-
m ento. In sintesi, tutto ci che sup era il filtro cognitivo
non ha nulla a che vedere con i fatti in s: sono linterpre-
tazione che noi facciam o dei fatti, le nostre credenze e
aspettative intorno a essi, a determ i n a r l o .
N el 1936 un giovane ricerc a t o re scrisse una lettera alla
rivista internazionale N a t u re in cui com unicava d i aver
s c o p e rto un fenom eno m olto interessante dal punto di
vista biologico. Tutto era com inciato allorch si era tro v a-
to a iniettare orm oni sessuali a topolini di laboratorio:quel giovane ricerc a t o re si chiam ava H ans Selye e il feno-
m eno che aveva scop erto era la Sind rom e generale d i
adattam ento, cio q uel fenom eno che im pro p r i a m e n t e
chiam iam o stre s s .
Q uella lettera ha dato lavvio a un filone di ricerca eccezio-
nale: dagli studi sullo stress sono g iunte fra le altre cose
le prim e evidenze concrete e sperim entali della connes-
sione tra funzionam ento m entale ed effetti fisiologici.In linguaggio tecnico si usano definire stre s s o r(stressori) gli
stim oli che provocano una risposta di stress allindividuo:
possono essere stim oli di tipo fisiologico (un carico di alle-
nam ento), di tipo em ozionale (uno stato prolungato di a n s i a ),
di tipo term ico (tem perature m olto elevate o basse), di tipo
m eccanico (urti ripetuti su di unarea d el corpo) ecc
I prim i m odelli di stress erano prim itivi: si riteneva che quan-
do lorganism o era colpito da una serie di stressor, reagisse
producendo una certa risposta fisiologica. Si trattava, per, di
una visione m olto sem plicistica, m eccanica e passiva del
fenom eno. U na visione di questo tipo non ci spiega, per
esem pio, la risposta individuale agli stressori: perch certi
stressor provocano in persone diverse risposte differenti.
O ggi sap piam o che gli stressor d anno luogo a risp oste
individuali perch vengono vagliatida filtri individ uali.A p punto i filtri cognitivi.
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COMPETENZEE STILI
P S I C O L O G I C I
P E R S O N A L I
La risp osta fisiologica che si verifica d i fronte a uno stre s-
sor legata alla reazione em ozionale: m a questa, a sua
vo lta, determ inata d al m odo in cui interpretiam ole-
vento, cio alla valutazione cognitiva. (Lazarus 1966)
FIGURA 2
Una risposta fisiologica mediata
P e rch tutto questo interessante per chi si pone lobiet-
tivo d i orientare le risposte fisiolog iche allo stress (e in
q uesto am b ito troviam o sia latleta d i lite, sia il paziente
e il suo Team diab etologico)? Perch chi ottiene un cert o
c o n t rollo sul filtro co gnitivo, orienta le risposte fisiologi-
che dellorganism o.
To rniam o al caso del super-atleta D op o quasi 40 ore di
corsa, latleta avvert un crollo psico fisico a seguite della
lettura del cartello. Li n f o rm azione Rom a 155 km aveva
cam biato totalm ente la percezione della sua stanchezza, il
suo livello di m otivazione, il suo senso di sforzo. Eppure il
suo m etab olism o, il livello di glicogeno nelle fibre e nel
fegato, ecc. erano sem p re gli stessi, non potevano essere
cam biati in un istante. Sem plicem ente era m utato il filtro
cognitivo, la valutazione co g nitiva che latleta faceva dellesensazioni provenienti dal suo corpo.
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S T R E S S O RR I S P O S TA
F I S I O L O G I C A
VA L U TA Z I O N EC O G N I T I VA
R E A Z I O N EE M O Z I O N A L E
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C he la risposta fisiologica sia influenzata dalla interp re t a-
zione della situazione che viene fatta cio dal filtro c o g n i-
tivo utilizzato stato d im ostrato diversi anni fa attraver-
so un celeb re esperim ento. Stanley Schachter (Schachter
1975) iniett ad renalina a un gruppo di sogg etti. C om e
noto ladrenalina un orm one che aum enta la cosidd etta
attivazione sim patica fisiolog ica. A i soggetti, che non
sapevano con precisione q uale sostanza veniva loro iniet-
tata, veniva chiesto di esprim ere le loro sensazioni.
Si not che la risposta riferita dipendeva dal contesto
em otivo in cui lesperim ento veniva collocato e dalle infor-
m azioni che venivano racco lte. In alcuni casi i soggettidichiaravano sensazioni com pletam ente opposte a quelle
che ci si sarebbe potuti attend ere fisiologicam ente.
N ella vita quotid iana tutti noi possiam o notare com e il
d o l o re sia una sensazione culturalm ente e psicologica-
m ente m ed iata. U n dolore sp iegab ile e spiegato, e d i cui
si ritiene prob abile la p rossim a scom parsa risulta m olto
pi sop portab ile d i un dolore analogom a che giunge d i
s o r p resa, non ha spieg azione e non sem bra accennare af i n i re. C hi riuscito a convincere un b am bino che il d olo-
re che prova passer prestopu verificare facilm ente
questo effetto di cognizione del dolore: la valutazione
co gnitiva p rovo ca la risposta em otiva allevento, la quale
genera la risposta fisiolog ica. Valutazioni co gnitive diver-
se provocano risposte fisiologiche diverse.
M olti studi (fra g li altri M aier 1985) dim ostrano che quan-
do si ha la sensazione di non contro l l a re uno stressor (in
questo caso i bam b ini m olto piccoli non hanno alcuna
concezione che il dolore gestib ile e/o com unq ue p asse-
r), i sistem i neuroendocrini e catecolam inerg ici vengono
attivati in m odo m olto p i m assiccio, e peg giora il funzio-
nam ento d el sistem a im m unitario.
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Valutazione cognitiva e funzionamento corporeo
D agli anni 70 e 80 sono state studiate a fondo le m od a-
lit di com unicazione tra cervello e organi con la scopert a
di sostanze inform azionali, prod otte dal cervello stesso,in grado di inviare m essag gi m olto precisi a specifici
recettori p resenti negli organi o in altre aree cerebrali. La
s e c rezione d i quantit infinitesim ali di neuro t r a s m e t t i t o r i
p rovoca un am pio num ero di effetti.
D e s c r i v e re quanto accade d icend o il m io fegato arr a b-
biato, il rene sp aventato, il pancreas depressoo il
m uscolo ha p auranon giocare con le p arole.
In poche p arole, la m ente orienta attraverso la valuta-zione cog nitiva e la connessa risposta em ozionale il fun-
zionam ento corp oreo. N ello sport d i alto livello questo
un p rincipio fondam entale del lavoro. M a rap pre s e n t a
anche una conoscenza che em piricam ente era g i eviden-
te da tanto: lalpinista che riesce a sup erare in palestra,
a pochi m etri d a terra, ben assicurato passag gi diff i c i l i s-
sim i e gradi p roibitivi, una vo lta in m ontagna non in
grad o di superare p assag gi m olto pi facili. scosso da
t rem ori, non riesce p i bene a coord i n a re i m ovim enti, la
m uscolatura iper-contratta va p resto in acidosi e si
stanca rapidissim am ente. Il pensiero di poter cadere ha
p rovocato una reazione em otiva violenta: e il corpo che
conosce la realt solo in m odo m ediato ha reag ito alla
m inaccia che viene perc e p i t a .
Personalit ott imali
Finora ab biam o parlato di com e la risposta a singoli stre s-
sori sia m ediata dai contesti e dalle inform azioni specifi-
che che circondano quello stre s s o r.
Lesperienza di ogni g iorno ci conferm a quello che risulta
abbastanza difficile pro v a re in lab oratorio: esiste una
c e rta correlazione fra il livello di risposta fisiologica chepossiam o attenderci dalla stessa persona in situazioni sim ili.
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D etto in altre parole, c una coerenza di com port a m e n-
to, uno stileco rrelato, per esem pio, a una risposta pi
m ed iata o m oderata ai fattori stressanti.
Le ricerche in questo cam po sono diverse. Sulla b ase delle
o s s e rvazioni cliniche effettuate sulla p op olazione genera-
le, e quindi non su atleti n solo su pazienti cronici, stato
p roposto (Kobasa 1979) il m odello della H ardinessche
unisce il concetto di hardy(coraggio) e hard(dure z z a ) .
Q uesto m od ello com posto da tre d im ensioni che si
m ostrano sorprend entem ente assonantisia co n q uelle
che il diabetologo incontra nella sua relazione con il
paziente, sia con quelle rilevanti ai fini della pre s t a z i o n es p o rtiva di punta. Q ueste tre dim ensioni, m isurate attra-
verso questionari appositam ente costruiti sono:
C o n t ro l (cont ro l l o ) :
r i g u a rda la convinzione che la vita possa essere influenza-
ta d al s invece che lasciata alla m erc di forze esterne. Le
persone con alto control si assum ono la re s p o n s a b i l i t
della propria vita. Percepiscono g li eventi com e conse-
guenza delle loro decisioni e azioni.Commitment (impegno):
indica la cap acit di im peg narsi p ienam ente nelle varie
dim ensioni dellesistenza.
Challenge (sfida):
riflette la sensazione che la norm alit stia nel cam b iam en-
to p iuttosto che nella stabilit. I sogg etti con un alto pun-
teg gio sono disponib ili prontam ente a intrap re n d e re
nuove esperienze e nuove attivit. N ei sog getti con ele-
vato punteggio, anche gli eventi pi stressanti com e la
m alattia vengono visti com e possibilit di esperienza e
sviluppo personale.
La re s i l i e n z a
U n altro costrutto interessante com e generatore di atteg-
giam enti efficaci e com e m oderatore d ello stress derivan-te dagli eventi d i vita quello d i resilienza. Si tratta d i un
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co ncetto che negli ultim i anni sta trovando un vasto
im p iego e forse p er q uesto p rivo d i una definizione p re-
cisa e operativa, m a il cui significato chiaro in m odo
intuitivo . A nna O liverio Ferraris (2003) definisce la re s i l i e n-
za co m e: un tratto della personalit com posito, in cui
c o n v e rg ono fattori di varia natura cognitivi, em otivi,
fam iliari, so ciali, educativi, esp erienziali, m aturativi che
co n la loro azione congiunta m obilitano le risorse dei sin-
goli [] lazione d ella resilienza p u essere paragonata
allazione del sistem a im m unitario con cui il nostro org a-
nism o risponde allagg ressione dei batteri. D i fronte agli
s t ress e alle difficolt della vita, la resilienza d infattiluogo a risp oste flessibili che si ad attano alle diverse cir-
costanze ed esig enze del m om ento.
La personalit re s i s t e n t e
P a rtendo dallesperienza effettuata su un vasto cam pione
d i persone em inenti in sport che richiedono g rand i cap a-
cit di resistenza fisiche, ho svilupp ato e presentato in due
p ubb licazioni (Trabucchi 1999) e (Trab ucchi 2002) unm odello, quello d ella Personalit resistenteche, sep pu-
re sviluppato indipendentem ente, presenta intere s s a n t i
fattori com uni con i due p rim a citati.
La Personalit resistente un insiem e di caratteristiche psi-
cologiche personali che favorisce la capacit di pro d u rre
p restazioni elevate e di re s i s t e re a quantit ingenti di stre s s .
Q ueste com petenze ind ivid uano q uattro aree (figura 3)
che sono risp ettivam ente: Proattivit, C om m itm ent,
Tolleranza alla frustrazione, Persistenza.
La tabella (a pagina 28-29) definisce esattam ente queste
q u a t t ro aree e m ostra com e esse siano im plicate sia nel
c o m p o rtam ento dellatleta di alto livello, m a anche nel
d e t e rm i n a re la com pliance di un sog getto d iabetico a un
p rogram m a di attivit fisica.
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S E N S O D I
A U T O-E F F I C A C I A
O T T I M I S M O
E P E S S I M I S M O
I N S E N S O
C O G N I T I V O
G O A L S E T T I N G
E F F I C A C E
A U T O D I S C I P L I N A
DEFINIZIONE
la cap acit di continuare a perseguire un obiettivo con
im m utato im pegno anche d i fronte a eventi che deludono le
aspettative.
la capacit di sostenere lim pegno per raggiungere deter-
m inati obiettivi per tem pi m olto lunghi.
Il senso di autoefficacia corrisponde alle proprie convinzioni
sulla capacit di ottenere determ inati risultati. C i che le
persone credono influenza stati affettivi, m otivazione e com -
portam ento. Lincapacit d i controllare, o la convinzione di
ci, alim enta lansia, lapatia e la disperazione.
U n costrutto che presenta delle aree di sovrapposizione con ilsenso di auto-efficacia, per, non esattam ente la stessa cosa.
Lottim ism o, in senso strettam ente cognitivo, ha a che fare con la
percezione che un individuo ha degli effetti del suo com porta-
m ento. Lottim ista tende a percepirsi com e agente dei suoi risul-
tati, il pessim ista tende ad attribuirli a cause esterne a s.
C apacit d i stabilire obiettivi adeguati, ossia sufficientm ente
sfidanti da essere m olto m otivanti, m a realistici.
C ap acit di organizzare la propria vita quotidiana il pi pos-
sibile coerentem ente e in funzione del raggiung im ento dei
propri obiettivi.
COMPETENZA
P S I C O
T O L L E R A N Z A
A L L A F R U S T R A Z I O N E
P E R S I S T E N Z A
Personalit resistente: lo stile ideale per affrontare lesercizio fisico
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IMPLICAZIONE NELLATLETA
DI ALTO LIVELLO
U na carriera nello sport di alto livello com porta
anni di allenam enti e sacrifici senza risultati, oppu-
re vanificati im provvisam ente da infortuni o sbagli
nella prep arazione, oppure prestazioni vanificate
da fattori esterni incontrollabili.
Influenza il livello di disponibilit del soggetto ad
allenarsi e a com piere rinunce e sacrifici in vista d i
un obiettivo a lung o term ine.
In presenza di stim oli stressanti e di difficolt, gli
atleti con b asso senso di auto-efficacia tendono a
rinunciare. Essi sono inclini ad attribuire le scon-
fitte a fattori interni, sperim entando livelli elevati
di ansia e depressione.
U n atleta che tende ad attribuire i suoi risultati alproprio com portam ento sar m otivato a produrre
livelli elevati di im pegno. Viceversa qualcuno che
pensa che i risultati non dipendano direttam ente
da lui tender a essere fatalista e a evitare d i
im peg narsi.
Il successo di un atleta, la d urata d ella sua carrie-
ra e della sua m otivazione anche funzione della
capacit di scegliere gli obiettivi agonistici, tecni-ci, prestativi e di allenam ento ad eguati.
U n atleta anche persistente nellim pegno, tolle-
rante alla frustrazione, convinto delle sue possibi-
lit e con obiettivi adeguati, pu fallire perch
incapace di organizzare il suo stile di vita coeren-
tem ente con le necessit dello sport.
IMPLICAZIONE
NEL PAZIENTE DIABETICO
Per il sed entario che intraprende un program m a
di esercizio, m entre i benefici percepibili sono
dilazionati a lungo term ine, si registrano im m e-
diatam ente d ei disagi .
A nche in assenza di frustrazioni elevate o ostacoli
esterni, il paziente con bassa persistenza tende
velocem ente a p assare d a una fase di coinvolgi-
m ento entusiastico a unaltra d i disinteresse e
abbandono dellattivit.
Il paziente fortem ente m otivato ad intraprende-
re attivit dove convinto di ottenere determ inati
risultati. Se si percepisce com e inadeguato a causa
di rappresentazioni erronee dellesercizio fisico,
tender a evitare di coinvolgersi in esso.
Il paziente deve essere aiutato a collegare stret-tam ente i benefici ottenibili dallesercizio con il
suo im pegno. C i rappresenta una garanzia del
suo coinvolgim ento nel program m a di esercizio.
Il goal setting efficace nel paziente diabetico
passa innanzitutto dal scegliere obiettivi sufficien-
tem ente facili e a b reve term ine; e dal fatto dienfatizzare e sottolineare ogni m inim o progresso.
O biettivi troppo differiti e\o difficili provocano
dem otivazione.
Per gli addetti ai lavori, la capacit di organizzare il
proprio stile di vita in funzione dellinserim ento
dellesercizio fisico data scontata. Tuttavia per il
paziente m agari anziano, e con un passato di
sedentariet, questi cam biam enti della propria vitain funzione dellesercizio fisico sono difficili.
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Il paziente com e latleta fortem ente m otivato a intra-
p re n d e re attivit dove convinto di ottenere determ i n a t i
risultati. Se si percepisce com e inadeguato a causa di rap -
p resentazioni erronee dellesercizio fisico , tender a non
farsi coinvolgere. N egli sport ad alto livello, il senso d i eff i-
cacia il fattore psicologico m aggiorm ente predittivo di
successo. (M ahoney 1979) Le convinzioni di efficacia accre-
sciute o ridotte m ediante falsi feedback aum entano o peg-
giorano il rend im ento atletico: ad alcuni soggetti veniva
fatto cre d e re di aver vinto in una gara basata sulla forz a
m u s c o l a re. A d altri veniva fatto cre d e re di avere perso. G li
stessi soggetti sono poi stati im pegnati in prove che sibasavano su una qualit atletica diff e rente: non pi la
f o rza, m a la resistenza m uscolare. Si verificato che colo-
ro a cui era stato fatto cre d e re di aver vinto il confro n t o
sulla forza si im p egnavano m olto di p i, e ottenevano
anche perf o rm ance m igliori. (W e i n b e rg 1979)
A nche il paziente d iab etico va aiutato a ved ere leserc i-
zio fisico co m e unattivit dove anchegli risulta eff i c a c e :
ci facilitato evitand o di sottolineare, per esem pio, lep restazioni in term ini assoluti (Rispetto alla m edia, lei
r i s u l t a ) .
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Contro llare i pensieri
chiaro che il lavoro dello psicolog o sportivo pi sem -
plice, alm eno in linea di p rincipio, rispetto a quello della
figura che allinterno di un Team diabetolog ico si
ponesse lobiettivo di fare del coaching a una persona
con d iabete di tipo 2. Q uasi per definizione latleta ha una
personalit p roattiva, im pegnata, persistente e in qualche
m isura tollerante alla frustrazione, nonch un alto senso d i
a u t o - e ff i c a c i a .N on si pu certo dire lo stesso della persona con il dia-
bete. In passato q uesta p atologia era spesso collegata a
vissuti di passivit, scoram ento, fatalism o e a una valuta-
zione eccessiva d el peso che la cond izione aveva sulla
qualit d ella vita.
N ella m isura in cui i Team d iab etologici hanno acquisito
nuovi ap procci e nuove tecniche d i dialogo con il pazien-
te (si chiam ino esse Educazione Terap eutica o
E m p o w e rm ent) hanno com p reso intuitivam ente e m esso
in pratica esattam ente lo stesso app roccio utilizzato nel
s u p p o rto psicologico allo sportivo d i lite.
C a m b i a re gli stili psicologici personali non sem plice, m a
non im p ossib ile. N el corso d el dialog o con il paziente
sono num erosi gli interventi in cui la valutazione cognitiva
del paziente p u essere m od ificata.In term ini tecnici questo cam b iam ento viene d efinito
CAPITOLO 2
Ristrutturazione cognitiva
e strategie dissociative
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r i s t rutturazione co gnitiva. Ristru t t u r a re cognitivam ente
q ualcosa significa cam biare il m odo in cui la ved iam o.
Q uesta operazione nasce sul piano m entale m a si trasfor-
m a in nuove strategie per agire sul piano di re a l t .
Il m ond o dello sport di resistenza p ropone num ero s e
occasioni di utilizzo di questa cap acit. Il m aratoneta
incontra ab itualm ente una situazione di grave crisi p sico-
logica allincirca al 30-34 chilom etro d i corsa.
A llesaurim ento del glicog eno co rrisponde un vissuto di
panico e di non auto-efficacia (non ce la far m ai) defini-
to efficacem ente da chi lo ha p rovato il m uro. G li otto-
dieci chilom etri che m ancano al trag uardo quando ilm aratoneta im p atta contro il m urodellesaurim ento d el
glico geno possono essere uneternit, se visti com e un
tuttunico di soff e renza; m a diventano pi abb ordabili se
p e rcep iti com e un chilom etro alla volta per otto volte.
N elle ultram aratone com e la N ove C olli Runningdi 205
chilom etri le crisi m etaboliche si susseguono una dietro
allaltra. La g ara quindi viene vinta (o p ortata a term i n e )
non dallatleta fisicam ente pi preparato m a da q uello cheha ad ottato la tecnica di ristrutturazione cognitiva pi eff i-
cace (in questo caso, da chi vedela crisi com e un evento
scontato e prevedibile, d a aspettarsi). D etto per inciso,
questo spiega com e m ai le ultram aratone e i triathlon
siano tra le p oche form e di sport nelle quali let non
inversam ente pro p o rzionale alle p robabilit di vittoria.
cos sem plice? In p arte s. C re d e re che un obiettivo sia
rag giung ib ile ci aiuta a ragg iungerlo. Pensarlo im possibi-
le ce lo preclude. Riflettere sulle conseguenze neg ative di
un insuccesso m entre si cerca d i ragg iungere un obiettivo
abbassa la perf o rm ance (del 40% l dove q uesta m isu-
rab ile). U ltram aratone, co rse in salita e triathlon non sono
s p o rt ricchim a il ciclism o lo , e le num erose ricerc h e
e ffettuate sulla ristrutturazione co g nitiva co m e risposta
alla sensazione d i fatica in uno sforzo fisico pro l u n g a t oc o n f e rm ano la validit di questo sem p lice app ro c c i o .
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Trasforma re la tteggiamento
nei confronti della fatica
Spesso q uando illustro questi concetti a un pubblico di
non ad detti ai lavori incontro una risposta poco convinta
(a m eno che il p ubb lico no n com prenda persone che
fanno abitualm ente una attivit fisica im p egnativa e che
quindi colgono al volo di cosa sto p arlando). Lo scettici-
sm o una delle tante conseg uenze della netta sep arazio-
ne tra la m ente e il corp o, che d a Platone in p oi raff o r-
zata probabilm ente dal C ristianesim o perm ea la cultura
da occidentale.P rendiam o la fatica, nem ico num ero uno per lo sp ortivo al
60 chilom etro e serio prob lem a p er la p ersona p oco alle-
nata d opo 600 m etri di corsetta legg era.
Se uno d ei due sog getti si raffig ura la fatica com e un
seg nale realeprod otto d i un insiem e di sensazioni di ori-
gine p uram ente fisica, la sua reazione sar quella d i inter-
ro m p e re lesercizio fisico. D avanti a un fenom eno che
avviene esclusivam ente nella periferia del corp o, nellef i b re m uscolari e che il cervello registra p assivam ente,
a ff e rm ando: A ccidenti, non ce la faccio pi!non pos-
sibile nessunaltra reazione.
Se invece vediam o la fatica com e un fenom eno estre m a-
m ente com p lesso, d ove i fattori fisiologici interag iscono
continuam ente con quelli m entali, non solo d isp oniam o
di un m od ello che si avvicina m olto m eglio alla realt, m a
possiam o pensare che il nostro cervello sia in grad o con
le sue funzioni pi alte, quelle app unto cognitive di con-
t ro l l a re parzialm ente le sensazioni di fatica, e influenzare
attivam ente quella che abb iam o definito com e p eriferia,
cio il luogo fisico dove laffaticam ento si p roduce.
Come nascono le sensazioni d i fatica
necessario conoscere com e avviene la genesi delle sen-sazioni d i fatica per poter com pre n d e re cosa il cerv e l l o
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pu fare per interv e n i re su d i esse. D urante lattivit m oto-
ria il cervello riceve costantem ente una serie d i segnali;
questi seg nali inform ano il sistem a nervoso centrale rispet-
to a una serie di param etri im portanti, com e il livello di
sub-strati energetici disponibili per i m usco li, la fre q u e n z a
ventilatoria, la tem p eratura interna, il livello d i lattato pre-
sente nelle fibre ecc. Q uesti dati com inciano a essere ela-
borati da alcune aree cerebrali d ette sottocorticali; q uesto
t e rm ine, sta a indicare che si tratta di zone lontane dalla
c o rteccia cerebrale, che larea pi evoluta d el cerv e l l o ,
quella dove nasce il pensiero cosciente: si tratta perci di
p rocessi di cui non riusciam o ad avere consapevolezza.N elle zone sottocorticali ha luogo un lavo ro di assem blag-
giodi queste inform azioni, che nascono distinte e vengo-
no fatte confluire in una sensazione unitaria; pro b a b i l m e n-
te durante questa fase di costruzioneche entrano in
gioco le variabili psicologiche, variabili che sono in grado
di influenzare anche pesantem ente la sensazione finale.
Vediam o velocem ente q uali sono i fattori p sicologici:
innanzitutto, q uello che definisco fattore RF (rap porto conla fatica) una variab ile in gran parte m ed iata d alla cultu-
ra; nel senso che il livello di fatica che riteniam o accetta-
b ile o inaccettabile anche d efinito culturalm ente: noto
com e le p opolazioni sherpa d el N epal trasportino sulle
spalle quotidianam ente e ad alta q uota carichi che gli
alpinisti occidentali (pur rappresentando un cam pione
eccezionalm ente forte e ben allenato della loropopola-
zione) sentonocom e inaccettabili. Ep pure gli sherp a
sono di norm a fisicam ente pi m inuti deg li occidentali e,
sebbene m eglio acclim atati, hanno sp esso una d otazione
fisica inferiore a quella dei loro clientioccidentali.
Il fattore RF, per, non ricond ucibile solo a elem enti cul-
turali: ci sono individui che, in virt di loro part i c o l a r i
caratteristiche, vivono un rap porto specialecon le sensa-
zioni di fatica e ne sono m eno allarm ati.Sul rap porto tipo di personalit-fatica sono stati re a l i z z a t i
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m olti studi: alcuni di essi, per esem pio, hanno dim ostrato
che sogg etti classificati com e introversi, d urante sforz i
sottom assim ali, a parit di im pegno card iaco, perc e p i s c a-
no un livello di affaticam ento pi intenso rispetto ai sog-
getti classificati com e estroversi.
stata d im ostrata con studi d i laboratorio anche lin-
fluenza che le aspettative sulla durata d ello sforzo hanno
sulla sensazione finale d i fatica: in un esperim ento, i sog-
getti, p osti su dei cicloergom etri, a parit d i w att di peda-
lata e di im p egno card i o v a s c o l a re, percep ivano un m inor
grad o di affaticam ento quando si aspettavano di dover
s o s t e n e re uno sforzo m olto p i lungo di quello eff e t t i v a-m ente prodotto.
A nche lo stato em otivo pesasulla nostra perc e z i o n e
della fatica: per esem pio stato verificato sperim ental-
m ente che soggetti depressi sovrastim ano, a parit d i
im peg no card i o v a s c o l a re, il livello di affaticam ento rispet-
to al g ruppo dei nondepressi.
Tutte q ueste variabili p sicologiche determ inano la nostra
valutazione cognitiva del fenom eno fatica: com e noi lai n t e r p retiam o e la reazione em otiva a essa.
C ontrollare lansia: stra tegie dissociat ive
La fatica in s non fa cro l l a re la prestazione. C om e noto
una d elle prim e cause d ella sensazione di fatica legata
a unaum entata concentrazione di acido lattico, fenom e-
no fisiologico che in s non richiede una interru z i o n e
dello sforzo. Il nostro org anism o e i d iabetolog i lo sanno
assai bene conosce num erose strategie per finanziare
uno sforzo fisico anche strenuo e le m ette in atto una
dop o laltra, inform and o doverosam ente il sistem a nerv o-
so centrale. La fatica un p rocesso bid irezionale non
solo qualcosa che i m uscoli diconoal cervello m a anche
viceversa. La fatica diventa un ostacolo alla perf o rm a n c esolo se interp retata in m aniera inadeguata.
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Se la sensazione di fatica provoca una risposta di allarm e
nel cervello, cio se viene vissuta con ansia, essa p u sca-
t e n a re un feedback negativo che fa cro l l a re la prestazione.
N on p ro v a re fatica durante uno sforzo fisico prolungato
im possibile, soprattutto se si parla d i soggetti non part i c o-
l a rm ente allenati; il segreto sta quindi nel g estire la sensa-
zione d i fatica e non associarla a una risposta ansiosa.
Tutto questo ha dei p recisi co rrelati fisiologici. Se una
d e t e rm inata prestazione ha p rovocato nelle fib re m usco-
lari unalta concentrazione d i acid o lattico, una reazione di
ansia p rovocher una vasocostrizione dei cap illari d el
m uscolo. I tem p i di sm altim ento del lattato d im inuirannoe laffaticam ento aum enter ulteriorm e n t e .
Esperienze di laboratorio eseguite con ciclisti dilettanti
m ostrano che, a parit di sforzo (espresso in w att), il cicli-
sta al quale era chiesto di concentrarsi sulle sensazioni di
fatica che provava m ostrava un innalzam ento sig nificativo
d el battito card iaco: in altre p arole, chi presta tro p p a
attenzione alla propria fatica fa pi fatica.
Come aiutarsi con la mente
Lattenzione, vale a d ire, una fra le p i alte funzioni
c e rebrali. Essa ci perm ette di rispond ere con flessibilit
agli stim oli d ellam biente, assegnando o togliendo loro la
priorit che sem bre rebbe sugg erita dai sem plici stim oli. A l
di l di un ru m o re di fondo predom inante, continuo c o m u n-
que a perc e p i re un suono, in una foresta non perdo doc-
chio lanim ale che sto cacciando (o che m i caccia), il dolo-
re che sento nellestrarm i una scheggia d al dito non m i dis-
toglie d alla perizia necessaria per loperazione...
Il principio su cui si basa la tecnica della 'dissociazione
relativam ente sem plice: il nostro cervello ha un lim ite natu-
rale nel num ero degli stim oli che riesce a pro c e s s a re nel-
lunit di tem po. D unque, 'riem piendolocon stim oli auto-
p rod otti (pensieri, im m agini m entali, rico rdi, fantasie), lasensazione di fatica si affievolisce. N e ab biam o fatto alcu-
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ni accenni precedentem ente. q ualcosa di antichissim o:
'Pensa ad altro, che ti passa!, utilizzato anche per la sen-
sibilit dolorifica. Si tratta quindi di aiutare il paziente a
c o s t ruirsi una personale strategia d issociativa, che pu uti-
l i z z a re d urante lesercizio per non pensare alla fatica. Il
sem plice uso delle cuffiette che trasm ettono m usica d u r a n-
te lattivit fisica un esem pio di tali strateg ie.
C on relativa facilit la m ente pu essere addestrata a di-
s t o g l i e re lattenzione dalle sensazioni di aff a t i c a m e n t o
rivolgend ole altro v e .Le fficacia di q uesta strategia note-
vole ed correlata a p recisi dati strum entali rilevabili a
livello co rticale. G li yogin che in stato d i co ncentrazionevengono a contatto con sensazioni dolorose non solo no n
le avvertono m a non m ostrano nem m eno m od ificazioni
nel tracciato del loro encefalog ram m a. (A nand 1961)
Senza arr i v a re a questi eccessi, la persona che d istoglie la
sua attenzione dalla fatica pone le basi per una p ro s e c u-
zione della perf o rm ance. M a distoglierla verso dove? A
cosa b isog na p ensare per non pensare alla fatica?
Si ap re qui un cam p o di sperim entazione m olto intere s-sante. Luso d i strategie cosid dette dissociativeco nsi-
stenti cio nel concentrarsi su pensieri e im m agini p ositi-
ve (cosa far d opo la gara?, Penso alla fid anzata, ecc.)
per esem pio sconsigliato, in quanto tog lie dalla pre s t a-
zione la com p onente volontaria, necessaria p er m antene-
re d elle and ature elevate che non sono autom atizzab ili.
Essa ad atta quindi solo per le prestazioni d i ultrad istan-
za, d ove le andature sono co s al di sotto d i quelle m assi-
m ali da poter essere autom atizzate.
Per latleta im p egnato in uno sforzo strenuo la m igliore
strateg ia quella ritm ofocale, dove lattenzione viene di-
stolta dalle sensazioni interne e viene portata a quegli
elem enti della p restazione connessi al m antenim ento del-
land atura ottim ale: si tratta prevalentem ente di stim oli
e s t e rni d i tip o visivo (il concorrente d avanti, il card i o f re-q u e n z i m e t ro sul m anubrio, i d ati di velocit e ritm o di
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p edalata). Per esem p io, durante la recente co nquista d el
re c o rd m ond iale di salita e discesa dallA concagua (6962
m etri) i tre atleti del team che ha effettuato la pre s t a z i o n e
sono saliti in form azione d i tre uno d ietro laltro; a turno si
davano il cam b io nel tiraredavanti; quando uno era
stanco si m etteva per ultim o e si concentrava sui talloni e
sui passi d i q uello davanti. La concentrazione co stante
non solo ha perm esso loro di eff e t t u a re una pre s t a z i o n e
i n c redibile, cio salire d i corsa d a 4230 a 6962 m etri in 3
o re e 40 m inuti abbassand o di 54 m inuti il re c o rd pre c e-
dente; m a anche di evitare cong elam enti, pur salend o
vestiti in m aniera d ecisam ente leg gera in rap porto al con-testo, nonostante tem perature che vicino alla cim a scen-
devano ben oltre i -25 grad i. Se avessero prestato atten-
zione alla fatica e allansia connessa, reazioni co m e la
vasocostrizione p eriferica avre b b e ro favorito congela-
m enti anche m olto gravi.
G o v e rn a re la fatica d unque unabilit altam ente corre l a-
ta con la capacit di attenzione del soggetto: chi in
grado di co ncentrarsi in m aniera efficace riesce pi facil-m ente a ignorare le sensazioni di fatica. Pu essere conso-
lante sapere che, a diff e renza del m assim o consum o di
ossigeno o del tipo predom inante di fibre m uscolari, le
capacit attentive sono scarsam ente determ inate dal patri-
m onio genetico: in altre parole attraverso lallenam ento (in
questo caso m entale) si pu aum entare in m aniera sbalor-
ditiva la propria cap acit di concentrazione.
N el caso d i un esercizio fisico non intenso com e quello
consig liato al paziente diabetico la strateg ia m igliore
com p osta d a un m ix fra una corretta valutazione cognitiva
(So cosa m i sta accad endo) e lutilizzo di tecniche dis-
sociative (m a vi p resto trop pa attenzione).
Ritengo che il prim o aspetto possa essere annoverato fra
g li obiettivi del dialogo tra p aziente e Team diabetolog i-co, m entre sul secondo possono interv e n i re pi facilm en-
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te p ersone che seg uono concretam ente il p aziente duran-
te, o in p rep arazione, allesercizio.
L a v o r a re sulla valutazione cognitiva sig nifica aiutare il
paziente a pre n d e re coscienza del fatto che la fatica
a certi livelli sub-m assim ali d i intensit non inevitabil-
m ente un disagio o una sensazione spiacevole;
quanto pi diventa fam iliare e ci si sente d i contro l l a r l a
diventa perfino piacevole (sem pre a intensit basse);
anche quando p rovoca d isagio uno stato transitorio.
Q uesto tipo di ristrutturazione degli atteggiam enti d o v re b-
be m itig are le reazioni em otive che possono far sentire
co m e intollerabilelaffaticam ento. O vviam ente in qual-che m isura q ueste indicazioni vanno tarate su og ni singo-
la persona. Per chi tend e a rim uginare pensieri neg ativi,
una strateg ia dissociativa pu essere contro p ro d u c e n t e
(cap ita di sentir dire H o sm esso d i and are in palestra per-
ch m entre facevo esercizio m i venivano in m ente tro p p i
b rutti pensieri).
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Il medico come coach del paziente
M i ha favorevolm ente colp ito sentir usare in am bito d ia-
betologico i term ini co ache coachinga indicare sep-
p u re co n tutte le virgolette e diff e renze del caso il ru o l o
e lattivit del Team diabetologico nei co nfronti della per-
sona con il diabete.
In effetti il term ine coachingha assunto negli ultim i anni
un sig nificato che travalica il senso strettam ente sport i v o
(il coachnon altro che lallenatore di una squadra).O ggi di coaching si parla nel cam po d ella g estione d elle
risorse um ane, del m anagem ent, dello svilupp o persona-
le: il coach, in questa accezione un facilitatore, un m oti-
v a t o re, una sorta di co nsigliere personale.
G eneralm ente si fa risalire lorig ine di questo app roccio al
coaching a Tim othy G allaw ay, docente di Pedag ogia alla
H a rv a rd U niversity (e tennista). Seco nd o lo stud ioso
(G allaw ay 1997) e (G allaw ay 2000), lessenza d el coaching
sta nel lib erare le potenzialit di una persona, port a n d o-
ne al m assim o il rendim ento. O ssia aiutarla ad ap pre n d e-
re piuttosto che im partirle insegnam enti.
Il coaching uninsiem e di strateg ie che co nsiste di utiliz-
z a re al m eg lio le leve m otivazionali del p aziente.
D i v e n t a re un bravo m otivatore di q ualcun altro (o anche di
se stessi) d ifficile m a non im possibile. Tutto sta neld e f i n i re q uali obiettivi realisticam ente possib ile pensare
CAPITOLO 3
I contesti relazionali:
il coaching e linformazione
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d i ottenere. La m otivazione non una pillola che p u
e s s e re som m inistrata, m a non nem m eno q ualcosa che
com e il coragg io p er D on A bb ondio se uno non ce lha
non se lo p u dare. La realt si trova nel m ezzo: una per-
sona esterna ad eg uatam ente form ata p u aiutare un sog -
getto che m anca di m otivazione a costru i re quelle condi-
zioni ottim ali affinch essa si sviluppi.
Similitudini fra Coaching, Empowerment
ed Educazione Terapeutica
C hi g i abituato a m aneg giarei co ncetti e lappro c c i od ellEducazione Terap eutica si m uove in un contesto
m olto vicino a quello del coaching. N el quarto cap itolo
sugg erisco sem plicem ente ladozione di una m etodolog ia
tratta d al coaching durante il co lloquio con il paziente per
la prescrizione d ellesercizio fisico: si tratta d ellinterv i s t a
s e m i s t rutturata eseg uita con alcuni acco rgim enti. , per,
facile che p arecchi Team , pur senza definirla una m eto-
d ologia d el co aching, adottino gi una prassi analoga.Le sim ilitud ini tra lapproccio del coaching vero e p ro p r i o ,
q uello sviluppato in am bito sportivo e quello dellEdu-
cazione Terapeutica sem bre re b b e ro essere m olte: gli
ob iettivi al di l della form ulazione linguistica coinci-
dono ; anche gli strum enti a d isp osizione e la m etod ologia
p er raggiungere i risultati sono estrem am ente sim ili.
Il coaching ricorre per esem pio, a dom ande efficaci, spe-
cifiche e aperte che costringono laltro a riflettere, a esam i-
n a re la situazione e a sentirsi in q ualche m odo im pegnato.
Traggo, da uno dei tanti articoli dedicati dalla rivista M o d u s
al tem a, una intervista nella quale Patrizia Richini (2003),
diab etes ed ucator, d escrive alcuni asp etti d elleducazione
terapeutica. (gli obiettivi sono) far s che la persona co n
il d iabete rag giung a, con i tem p i del caso, la consapevo-
lezza del problem a e la resp onsabilit che occorre pera ff rontarlo al m eg lio. (C i si ottiene ) co n un ascolto atti-
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vo, aiutand o il paziente a porsi dei trag uardi, concord a n-
do soluzioni possibilie proced end o per obiettivi, accet-
tando risultati grad uali sapendo concedere alla persona i
tem pi d i cui ha b isogno.
curioso co m e una descrizione d ella p rassi utilizzata d a
operatori che seg uono i p azienti diab etici secondo i det-
tam i dellEducazione Terap eutica potrebb e, in re a l t ,
v a l e re anche com e ritratto d ella m etod olo gia d elle
dom and e efficaci del coaching.
Stili relazionali nei confronti del paziente
Tutto un insiem e d i relazioni interpersonali pongono una
persona nella cond izione di dover contem p oraneam ente
a s s i c u r a re allaltra un aiuto e porre le condizioni aff i n c h
questa m etta in atto certe azioni. La relazione di cura
una di q ueste, e lo stesso vale nella relazione che il coach
intrattiene con lo sportivo (o un genitore con i figli).
Sostegno e direttivit sono concetti se non antitetici,
c e rto profond am ente diversi. N on a caso nella figura 4 glistili relazionali sono disposti in uno spazio individuato d a
due dim ensioni lontane. C on il term ine sostegnoviene
intesa la cap acit di forn i re, nella relazione, em patia e
c o n f o rto psico logico allaltro. La d irettivit sostanzial-
m ente la volont di determ i n a re il com p ortam ento del-
l a l t ro attraverso delle pre s c r i z i o n i .
D ate queste due dim ensioni, si individua uno spazio dove:
a basso sostegno e alta direttivit corrisponde uno stile
relazionale prescrittivo. La prescrittivit nega allaltro la pos-
sibilit di scelta, dunque la responsabilit e la m otivazione;
a basso sosteg no e nessuna d irettivit si individ ua lo
stile relazionale laissez faire(potrebbe essere lo stile del
p a rente di una persona con il diabete o di uno sp ortivo in
d i ffico lt, che p ur d i annullare la sua frustrazione lo co n-
vince della scarsa im portanza dellobiettivo pre f i s s a t o ) .Q ui lassunzione di responsabilit che viene a m ancare .
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Lo stile relazionale persuasivo caratterizzato da una
c e rta direttivit, e anche un m ediocre sostegno. U n m edi-
co che cerca di persuadere il paziente ad assum ere cert i
c o m p o rtam enti sotto m olti aspetti m eglio di un altro chesi lim ita solo a prescriverli. Il punto debole d el pro c e s s o
sta nel fatto che g li argom enti d ella p ersuasione rap pre-
sentano un m ezzo m otivazionale ancora tropp o debole nei
c o n f ronti del p aziente. Essi non garantiscano efficacia nel-
l o t t e n e re cam b iam enti nelle abitudini da parte del sog-
getto. M cG uire (1984) ha analizzato i tentativi di indurre la
popolazione a adottare com portam enti p reventivi per
m ezzo della com unicazione p ersuasoria, nellam bito di
cam pagne di prom ozione della salute. Second o la sua ana-
lisi, la m aggior parte dei m essaggi persuasori fa leva sulla
paura, descrivendo i d anni provocati dalla m alattia: il pro-
blem a che tali com unicazioni rischiano d i ottenere un
e ffetto paradossale: una tattica di questo tipo infatti pu
i n d u rre a evitare i com portam enti auto-d iagnostici e inti-
m i d i re le persone gi preda di insicurezze circa la pro p r i acapacit di contro l l a re i fattori m inaccianti.
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FIGURA 4
La relazione di cura
d i re t t i v i t
C O A C H I N G
S T I L EP E R S U A S I V O
S T I L E
P R E S C R I T T I V O
S T I L E
L A I S S E Z-FA I R E
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A un alto sostegno co n assenza di d irettivit corr i s p o n-
de lo stile coaching. C redo sia im portante sottolineare
co m e non basti lassenza d i prescrizioni per dire che si sta
facendo del coaching: anche la presenza d el sostegno
assolutam ente im portante. Sem bra im portante, a questo
punto, citare un altro studio, che sottolinea lim port a n z a
delle em ozioni positive allinterno d elle co m unicazioni che
hanno per ogg etto la p rom ozione della salute. Per quanto
tale stud io co nsideri lam bito della com unicazione televisi-
va, le sue conclusioni sono estendib ili anche alla com uni-
cazione vis--vis del colloquio clinico. Secondo Schooler,
infatti, le em ozioni positive aum entano la disponibilit d ipensieri di successo p ersonale: esse inducono nei destina-
tari un senso di auto-efficacia pi forte e un m aggior otti-
m ism o circa i benefici che si ricavano dallad ozione dei
nuovi com portam enti salutari.
Le conoscenze e le credenze del paziente
La m etafora del coach, cos com e il senso stesso di untrasferim ento di m etod ologie dallo sport ag onistico e
s e m i p rofessionale allattivit fisica del paziente diab etico,
incontrano ovviam ente lim iti precisi che non p ossono
e s s e re elusi e vanno esplorati.
La prim a d iff e renza che diversam ente dalla persona ben
allenata o dallatleta am atoriale il paziente diabetico :
non disp one necessariam ente d elle stesse inform a z i o n i
del m edico in m erito ai benefici dellesercizio fisico ;
p u avere d elle valutazioni errate su quello che si inten-
de per esercizio fisico e che ci si attende da lui;
p u avere d elle opinioni errate sulla sua capacit d i
s v o l g e re un esercizio fisico qualsiasi.
Q uesti tre aspetti possono essere trattati dal Team diab e-
tologico nel corso del norm ale dialog o terap eutico.
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I benefici
N egli ultim i anni i benefici dellesercizio fisico sono stati
am piam ente docum entati e hanno ricevuto unattenzione
p a rt i c o l a re da parte d ei m ezzi di com unicazione di m assa.
Tuttavia nonostante q uesti vantag gi siano stati pro p a g a n-
d ati su larga scala, nulla garantisce che i pazienti perc e p i-
scano tali b enefici com e ragg iungibili e/o rilevanti per la
l o ro vita. C om e ved rem o oltre, assolutam ente necessa-
rio verificare questo aspetto.
D a re per scontate le conoscenze del paziente potre b b e
infatti rivelarsi m olto pericoloso e contro p roducente: alcuni
studi sottolineano com e le inform azioni che raggiungono ipazienti possano generare effetti com portam entali diam e-
tralm ente o pposti a seconda che esse siano integrate o
m eno con la vita e le altre conoscenze del soggetto.
U n esem pio d i quanto aff e rm ato deriva d a stud i svolti sul
r a p p o rto tra senso di co ntrollo e utilizzo dellinform a z i o n e
nel cam po della prevenzione dellinfezione da H IV. (Bart o l i
1998) stato verificato che forn i re sem plicem ente linfor-
m azione ai sogg etti, invece d i aum entarne la perc e z i o n esog gettiva di controllo, dim inuisce drasticam ente il senso
di p ad ronanza rispetto al problem a in og getto.
Viceversa, linform azione causa un sig nificativo aum ento
del senso di controllo del prob lem a, se si accom pag na a
ci che gli autori della ricerca definiscono elaborazione.
C on q uesto term ine essi indicano lintegrazione delle
nuove inform azioni co n i valori, le co nvinzioni dellind ivi-
d uo e anche le em ozioni connesse allinform azione stessa.
Verifica e ristrutturazione delle informazioni
possedute dal paziente
Per esem pio, proporre a un paziente sem plicem ente dei dati
sui rischi della sedentariet ha il sem plice effetto di dim inuire
drasticam ente il suo senso di controllo sul problem a, m ag ari
con il paradossale risultato pratico di dem otivarlo rispetto alcoinvolgim ento in un program m a di attivit fisica.
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Si tratta invece d i op erare una verifica e una ristru t t u r a-
zionedelle inform azioni possed ute dal p aziente.
O c c o rre d apprim a elicitare le aspettative negative che il
paziente sicuram ente nutre rispetto a tale attivit, sm an-
tellarleattraverso dom and e e non con aff e rm azioni ap o-
dittiche. Poi bisogna esporre in m aniera concreta i bene-
fici d ellattivit fisica (piuttosto che i danni della sedenta-
riet) e quind i forn i rg li chiare indicazioni su com e avviare
un program m a di attivit fisica.
Vi s u a l i z z a re gl i effet t i benef ici dell att ivit fisica
U na delle ragioni p er le quali risulta difficile ottenere lab-bandono d ella sedentariet che, m entre m olti eff e t t i
positivi dellattivit fisica (perdita di peso, m iglioram ento
del tono m uscolare, increm ento percepibile della re s i-
stenza, m ig lioram ento d ellauto stim a) si verificano a
lung o term ine, i fattori d i disagio o p ercepibili facilm ente
com e negativi (sudorazione, fatica, indolenzim enti m usco-
lari) sono im m ediati.
La situazione ancora pi problem atica q uando alcunidegli effetti positivi rim ang ono invisibili o diff i c i l m e n t e
p e rcepibili d al sog getto. C hi sm ette d i fum are perc e p i s c e
nel giro di p ochi giorni un senso di benessere, una m ag -
g i o re efficacia fisica. Il m iglioram ento della pressione o
della g licem ia o del colesterolo invece non sono im m e-
diatam ente avvertibili.
Il disegno della fig ura 5 esprim e icasticam ente loperazio-
ne che deve essere svolta da parte del Team : cre a re le
co ndizioni per enfatizzare lim portanza di ogni piccolo
p ro g resso, anzi p er re n d e re visibile linvisibile. A questo
scop o occo rre d irigere lattenzione del p aziente sui para-
m etri che per prim i sono suscettibili di m iglioram ento non
appena abbandonata la sedentariert. Riduzione dei livel-
li circolanti di trigliceridi, del co lesterolo totale e LD L.
A um ento d el colesterolo H D L, aum ento della sensibilitallinsulina; riduzione del fibrinog eno, riduzione d el tessu-
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to adiposo, controllo dellipertensione arteriosa lieve;
m iglioram ento d ella risposta card i o v a s c o l a re allo sforz o .
Q uesti fattori nascostim igliorano g eneralm ente m olto
p rim a di fattori com e laum ento dellautostim a, del senso
d i benessere p sicofisico, d el tono m uscolare e della re s i-
stenza allo sforzo generale.
4 4
Sensodi aff a t i c a m e n t o
S u d o r a z i o n e
Ind olenzim entim u s c o l a r i
P e rcezione direttad ei propri lim iti
e d el proprio livellodi d isallenam ento
C osto in term inidi tem po
Riduzione dei livelli circolantidi trigliceridi
Riduzione d el colesterolototale e LD L
A um ento del colesterolo H D L
A um ento della sensibilit
allinsulinaRiduzione del fibrinogeno
Riduzione ponderale in presenzadi apporto calorico controllato
Riduzione del tessuto adiposo
C ontrollo dellipertensionearteriosa lieve
M iglioram ento della rispostacardiovascolare allo sforzo
A um ento dellautostim a e delsenso di benessere psicofisico
M iglioram entodel tono m uscolare
Increm ento percepibile dellaresistenza allo sforzo generale
VANTAGGI(A MEDIO E LUNGO TERMINE)
D I S A G I
(I M M E D I AT I)
FIGURA 5
E s e rcizio fisico, la bilancia dei valori
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U tilizzando tecniche di valutazione funzionale si possono
m o s t r a re al paziente in m odo concreto ed im m ed iato i
lim iti funzionali, di cui non ha consap evolezza;
i n d i c a re ob iettivi reali e a breve period o da rag giung e-
re (m ag ari facendo riferim ento ai valori norm a p er la
p opolazione del suo sesso e della sua et).
Sullutilit della valutazione funzionale com e m ezzo per
a u m e n t a re linteresse e il coinvolg im ento, rip orto un
anneddoto riguardante le quattro guide alpine d ella Va l l e
dA osta selezionate p er la sp edizione 2004 Everest + K2.
Le guide alp ine sono una p opolazione che, p er lo stileattivo di vita che esercita, m ediam ente allenata.
Soprattutto abituata a confrontarsi con unaltra p op ola-
zione (i clienti) m ediam ente poco allenata. D a qui la per-
cezione d i gran parte di questi soggetti d i essere p art i c o-
l a rm ente in form a.
In realt lipotesi di partenza che queste persone non
possano aff ro n t a re un progetto im peg nativo com e la sca-
lata dellEverest e d el K 2 senza un altrettanto im pegnati-vo program m a di allenam ento.
Per convincere le quattro guide valdostane pre s c e l t e
siam o rico rsi alla valutazione funzionale: i quattro, infatti,
possed evano una buona base aerobica di allenam ento,
m a non una preparazione specifica alle sollecitazioni
e s t rem e a cui lalta q uota sottopone lorganism o.
Sottoponendoli a un test increm entale m assim ale sul tapis
roulant essi hanno potuto rendersi im m ediatam ente conto
dei lim iti della loro preparazione. La co sa, com e al solito,
ha generato la curiosit di sapere d ove ci si poneva rispet-
to agli standard di popolazioni analoghe: la possibilit di
situarsi con precisione rispetto a una scala quantitativa
della prestazione ha im m ediatam ente fornito degli obietti-
vi di riferim ento, e m otivato a raggiungerli.
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LA VALUTAZIONE FUNZIONALE
Che cos la valutazione funzionale?
lindagine attraverso una serie di test dei fattori che determ i-nano la prestazione fisica e sportiva.
Che cosa si valuta?Si valutano, solitam ente le seguenti capacit:valutazione antropom etrica: com posizione corporea (percentualedi m assa m agra e m assa grassa)valutazione della forza m uscolare (globale e/o di ogni singolodistretto m uscolare)valutazione delle capacit cardiorespiratoria e cardiocircolatoriavalutazione dei m eccanism i energeticivalutazione delle cap acit coordinative (coordinazione neurom u-
scolare)valutazione della m obilit articolare e della lunghezza m uscolare
Perch?Per avere una fotografia, la pi precisa p ossibile, della condizionefisica d el soggetto esam inato, potendo verificare le m odificazionidella p erform ance e dello stato di benessere.
Quando?Si esegue, allinizio dellintervento, nel processo di allenam entosportivo o della terapia m otoria. Va ripetuta alla fine di ogni ciclo di
la voro e/o allenam ento program m ato e/o p eriodicam ente p erm onitorare lo stato di benessere.
Come prop orlaD eve essere p roposta com e verifica del processo di allenam ento edi m iglioram ento dello stato di benessere o di recupero funzionale.N on deve essere com unicata com e m om ento di com petizione conaltri o con se stessi.
Chi la pu effett uare?La pu effettuare unquipe di specialisti che preveda:
m edico specialistaspecialista in valutazione funzionale (solitam ente un laureato inscienze m otorie)tecnico operatore di lab oratorio o da cam popsicologo
Dove effettuarla?in laboratorio (strutture residenziali)direttam ente sul cam po (luogo dove si svolge lesercizio)
Q uesta scheda stata preparata dal Team m edico sportivoStartTeam (w w w .start-team .it)
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Combattere la cultura della sedenta riet
Se nello specifico i vantagg i m etab olici dellattivit fisica
non sono ben noti, n i risultati ottenib ili a fronte di una
attivit relativam ente m oderata, non si pu certo pensareche il classico soggetto sovrap p eso e sed entario che
a ffolla le sale d i attesa deg li am b ulatori non abbia m ai
sentito parlare in term ini p ositivi dellattivit fisica.
Im m ag ini di sessantenni in form a sm agliante em erg o n o
da tutti i m ed ia: generici inviti allattivit fisica sono orm a i
un luogo com une.
Scarsissim i sono stati i risultati d i questa ap prossim ativa e
generica (se non prop rio contro p roducente) cam pag na
pubblicitaria, soprattutto sulla p op olazione ultracinq uan-
tenne. In g enerale, i dati indicano che, a m ano a m ano
che le persone invecchiano, g li atteggiam enti positivi
verso lesercizio tendono a dim inuire. (W ankel 1994)
( W ilcox 1996) (M ob ily 1987)
In queste condizioni la persona sed entaria ha d ovuto svi-
l u p p a re una cultura(o m eglio una sub -cultura) dellased entariet. I m eccanism i posti in atto sono re l a t i v a m e n-
te stabili e spesso sono sim ili a quelli dei fum atori o di chi
si ostina ad avere rapporti sessuali casuali non pro t e t t i .
U n i n t e ressante ricerca rivolta a un num eroso cam pione d i
persone sane di m ezza et ha riscontrato che il cam pione
pu essere diviso e ricondotto a due attegg iam enti cultu-
rali fondam entali nei confronti dellattivit fisica.
C hi aveva svolto con qualche regolarit una attivit fisica
o rganizzata, m ostrava fiducia nelle prop rie possibilit e
nel valore delleserc i z i o .
U n second o g rup po, com po sto d a persone che non ave-
vano m ai svolto una attivit fisica continuativa, sottolinea-
va il senso d i inad eguatezza e la difficolt nel raggiunge-
re ob iettivi in questo settore. C aratteristica d i q uesto
g ruppo era un ap proccio del tipo o tutto o nienteneic o n f ronti d ellattivit fisica e un atteggiam ento di com pe-
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tizione irrealistica con lim m agine di se stessi da giovani o
d i altri sog getti g iovani.
A l l i n t e rno di q uesti grup pi, i sog getti portatori di q ualche
patolog ia, dichiaravano con m aggior freq uenza scarsa
fiducia nelle prop rie capacit, dem otivazione e senso di
i n a d e g u a t e z z a .
P rem esso che le sub-culture che appoggiano i com port a-
m enti palesem ente insalub ri si alim entano voracem ente
di ogni input culturale che possa giovare al m antenim en-
to d ello statu quo, possibile q ui intraved ere la necessit
d i una... ristrutturazione cognitiva.
Se lo sport fatto corr i s p o n d e re alle alte prestazioni e alla-gonism o e se la figura d ella persona che fa sport identifi-
cata con una palese perfetta form a fisica, chiaro che la
persona sovrap peso e sedentaria non si identifica. Part e
quindi il m eccanism o, per m et persecutorio per m et asso-
lutorio, per fare sport bisogna essere cos/bisogna fare
cos. Io non sono in grado, quindi non faccio sport.
Si tratta allora (e qui il Team lavora in salita perch si scon-
tra con i m odelli culturali che circolano) di abbandonare ilconcetto am biguo d i sporte p arlare di attivito di
e s e rcizio fisicoo di stare allaria ap erta(dove questo
p ossibile per la gran parte dellanno) e pro p o rre m od elli
di persone che abitualm ente svolgono questo tipo d i atti-
vit e nelle quali il paziente pu im p ersonarsi.
Q uesta risposta efficace anche l dove il paziente esprim e
la stessa cultura della sedentariet in form a debole: N on ho
e ne rgia, O rm ai troppo tardi, Richiede troppa fatica.
P rem esso che com e ben aff e rm a G erardo C origliano ,
c o o rd i n a t o re d el g rup po d i stud io sullattivit fisica
dellA ssociazione M edici D iabetologi (C origliano 2004)
non esiste et o cond izione fisica p er la q uale non sia
a p p ropriato un determ inato livello di esercizio fisico.
Secondo, non esiste et o cond izione fisica nella quale le-s e rcizio fisico non ab bia effetti positivi chiari e im m ediati,
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s a rebb e un passo falso pre s c r i v e re un esercizio fisico
senza fare attenzione allo stato di salute realedel
paziente. Se vero che la p ersona sed entaria tend e a
s o v r a s t i m a re la difficolt dellesercizio fisico un fatto che
spesso la persona seg uita dai C entri di diabetologia oltre
a essere anziana pu essere portatrice d i patolog ie che
rend ono pi faticosa e difficile lattivit fisica o che pos-
sono far co incidere co n i prim i tentativi di m ob ilitazione
la com parsa o laggravam ento di alcune situazioni.
Q uesti effetti, ancorch m agari di breve portata, sono
c o rrelate a m ag giori p rob ab ilit di abbandono. N el p ro-
g e t t a re un program m a di attivit fisica occorre evitare dibasarsi sullo stato di entusiasm o d el paziente, m a p iutto-
sto sulle sue reali possibilit fisiche: infatti se queste non
lo sup portano, la sua m otivazione e il suo entusiasm o
caleranno o lo abb andoneranno velocem ente.
D ice assai bene al riguardo il dottor C origliano ( C o r i g l i a n o
2004): sap piam o benissim o che m olti [d ei nostri pazienti]
hanno gi alle spalle q ualche infelice esperienza. M ag ari
m olti anni prim a hanno provato a fare q ualche ora di pale-stra e si sono ritrovati co n d olori m usco lari, o rovinati i
piedi dopo una corsa o senza fiato dop o un quarto dora
di calcio. La risp osta del m edico [...] deve essere puntua-
le e professionale: prim a di pre s c r i v e re lesercizio fisico il
Team d iab etolog ico deve avere tutte le inform a z i o n i
necessarie, raccogliere una docum entazione sulla form a
fisica del paziente, pre s c r i v e re esam i ortop edici e valuta-
re il reale stato di salute in part i c o l a re per quel che rig uar-
da il p iede diab etico. [...] La causa p i frequente degli
ab bandoni sono fastid i m uscolari e p atologie ossee o
a rt ropatiche. anche im portante p re s c r i v e re esercizi spe-
cifici e vig ilare affinch il p aziente li esegua co rre t t a m e n-
te. Spesso basta una postura sbag liata, anche solo lan-
golazione dellallaccio d el ped ale di una cyclette a re n d e-
re doloroso e co ntro p roducente lesercizio fisico .
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S u p p o rto sociale
U na ulteriore d iff e renza fra il m ondo d ello sport org a n i z-
zato, ag onistico e sem ip rofessionale e lam biente in cui si
m uove ( il caso d i dirlo) la persona con il diabete il con-
testo so ciale. A diff e renza dellatleta che ag isce allin-
t e rno d i squadre attente a riem pire d i co ntenuti sociali la
vita del Team la p ersona con il d iab ete deve org a n i z z a-
re intorno a s un contesto fam iliare o sociale nel q uale
i n s e r i re la sua attivit sp ortiva.
Il prim o contesto sociale la fam iglia. Lattivit fisica
richied e un im pegno di tem p o che pu intralciare il tem po
destinato alla fam iglia o al lavoro. Per questa ragione,o c c o rre coinvolgere nel program m a anche questi altri sog-
getti, altrim enti possono scaturirne conflitti che m inano il
piano d ella com pliance.
U na strategia p u essere rappresentata dallorg a n i z z a z i o-
ne d i m om enti di coinvolgim ento d ei fam iliari allintern o
d el program m a d i attivit fisica. Q uesti m om enti p ossono
a n d a re dallorganizzazione di eventi lud ico-sportivi che
co involgano tutti i fam iliari (in questo senso una intere s-sante esperienza di coinvolgim ento della fam iglia la
C hristm as Fam ily Runorganizzata a M ilano), a eventuali
m om enti d i valutazione funzionale e di inform a z i o n e .
P u rt roppo non possibile coinvolgere tutti i potenziali
interlocutori del paziente. La rete sociale che circonda il
p aziente potreb be condividere atteggiam enti culturali
negativi nei confronti dellattivit fisica.
Per g estire questi problem i occorre aiutare il paziente a
i n d i v i d u a re sp ecificam ente chi potreb be m anifestare q ue-
ste resistenze (i vicini di casa, i colleghi d i lavoro ) .
Lidentificazione precoceperm ette d i interv e n i re sui p ro-
b lem i prim a che si m anifestino.
Il co ntesto ideale quello in cui lattivit fisica viene svol-
ta nellam bito di un grupp o organizzato. Purt roppo questi
g rup pi vanno creati ex novo, in quanto il classicopazien-te con diabete non ha q uasi m ai la form a fisica p er inse-
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rirsi in un contesto sia pure m inim am ente agonistico (la
squadra d i calcetto d el bar o del q uart i e re). In q uesto
senso pu essere im portante il ruolo di associazioni non
s p o rtive m a con le corrette caratteristiche dem og rafiche
che potre b b e ro essere sollecitate a org a n i z z a re passeg-
giate a pied i o in bicicletta, quali le A ssociazioni dei
pazienti diabetici.
N on si tratta d i un aspetto di poco conto: stato dim o-
strato (H einzelm ann 1970) com e praticare attivit fisica
nellam bito di un gruppo co stituisca un fattore di rinforz o
della m otivazione. Il 90% d ei praticanti (Sp ink 1994) p re f e-
risce non essere solo durante lallenam ento.
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Definizione dellintervento
Se vero che nella terap ia del diab ete e pi in generale
della sindrom e m etabolica tutto il potere nelle m ani del
paziente, altrettanto vero che sta al m ed ico (o allop e-
r a t o re del Team diabetolog ico) pre d i s p o rre le condizioni
ideali affinch il paziente
possa diventarne consap evole;
possa assum ersene pienam ente la re s p o n s a b i l i t .
C om e detto precedentem ente, questi due obiettivi si rag -giung ono abb andonando atteggiam enti prescrittivi da
p a rte dei curanti, che invece devono assum ere un atteggia-
m ento diverso, pi rivolto alla crescita e allautonom ia del
paziente; atteggiam ento che abbiam o identificato a livel-
lo di stile relazionale e com unicativo com e coaching.
Q uesto schem a, ovviam ente approssim ativo, pu essere
inserito nellam b ito pi com p lesso della relazione con il
paziente co s co m e si sviluppa nellarco delle visite, o pu
e s s e re og getto di un progettodefinito ed esplicito svol-
to m agari in parte in picco li gru p p i .
C om unque sia il Team d eve cerc a re di d