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  • 8/10/2019 Motivazione All'esercizio

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    Pietro Trabucchi

    La motivazione

    allesercizio fisico

    Lesperienzadi uno psicologo dello sport.

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    La motivazioneallesercizio fisico

    Lesperienzadi uno psicologo dello sport

    Pietro Trabucchi

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    Roche D iagnostics S.p.A .

    Editing: In Pagina - M ilano

    G rafica: w w w .ideogram m a.it

    Stam pa: Phasar Book

    In copertina: disegno di Sergio Bellotto

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    Presentazione di M assim o Balestri

    Prefazione di G erardo C origlianoIntroduzione di Pietro Trabucchi

    La valutazione cognitiva

    Le radici della prestazione di eccellenza

    La valutazione cognitiva com e m ediatrice

    dello stress

    Valutazione cognitiva e funzionam ento corporeo

    Personalit ottim aliLa sensazione di auto-efficacia

    Ristrutturazione cognitiva e strategie dissociative

    C ontrollare i pensieri

    Tr a s f o rm a re latteg giam ento nei confro n t i

    della fatica

    C ontrollare lansia: strategie dissociative

    I contesti relazionali: il coaching e linform azione

    Il m edico com e coach d el paziente

    Sim ilitudini fra coaching, em pow erm ent

    ed educazione terapeutica

    Stili relazionali nei confronti del paziente

    Le conoscenze e le credenze del paziente

    La valutazione funzionaleC om battere la culturadella sedentariet

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    I N D I C E

    capitol o 1

    capitol o 2

    capitol o 3

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    U n m odello interattivo di intervento m otivazionale

    D efinizione dellintervento

    Esplorazione del sistem a m otivazionale

    del paziente

    Inform are per coinvolgere

    D efinizione degli obiettivi e contrattazione

    Bibliografia

    capitol o 4 53

    53

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    orm ai universalm ente riconosciuto che per una buona

    gestione del diabete, oltre alla terapia farm acologica, tresono i pilastri fondam entali: una corretta alim entazione, il

    controllo glicem ico e lesercizio fisico.

    D i questi lesercizio fisico a porre la sfida pi difficile al

    paziente e al Team diabetologico che lo segue.

    Il paziente che scopre di essere diabetico, infatti, si concen-

    tra inizialm ente sulladesione alla terapia farm acologica e sul-

    lim portanza di una corretta alim entazione, considerando

    solo m arginalm ente lutilit dellattivit fisica.Lesercizio fisico, inoltre, pone un altro problem a. I suoi effet-

    ti sono visibili solo a m edio e lungo term ine, a differenza di

    una alim entazione pi sana e m oderata, i cui risultati sono

    im m ediati e individuali: il peso si riduce, la glicem ia m igliora

    (la possibilit di verificare in tem po reale la glicem ia ha spes-

    so una ricaduta im portante sulla m otivazione).

    N ellesercizio fisico a breve term ine vengono percepite solole difficolt: stanchezza, dolore ai m uscoli, fiato inaspettata-

    m ente corto... inoltre di rado si ottengono rinforzi sociali

    dagli am ici o dai parenti (sopratutto per le persone anziane).

    M otivare una persona sovrappeso ad abbandonare uno stile

    di vita sedentario risulta quindi assai difficile.

    N on im possibile per. N on stato im possibile (e qualcuno

    tem eva che fosse cos) affidare al paziente lonere di m ettere

    in atto la terapia, controllarla e m odificarla. N on statoim possibile aiutarlo a correggere le sue abitudini alim entari.

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    P R E S E N TA Z I O N E

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    Per raggiungere questi obiettivi per la D iabetologia ha

    dovuto uscire dai suoi confini.

    LEducazione Terapeutica, per esem pio, ricorsa alla psicolo-

    gia, alla pedagogia, e alla form azione aziendale.

    Per Roche D iagnostics divenuta una tradizione, una strate-

    gia culturale, affiancare i D iabetologi italiani nella ricerca e

    nella rielaborazione di input innovativi. Pensiam o a Villa Erba,

    pensiam o ai libri di questa collana, che conta due rom anzi,

    uno studio sul pensiero narrativo e lautobiografia, il contri-

    buto di una psicoanalista...

    In questo caso la nostra provocazione culturale consiste nel

    chiedere a uno psicologo che allena le persone forse fisica-m ente pi in form a (ultram aratoneti, cam pioni di corse in sali-

    ta) com e m otivare le persone m eno in form a che affollano i

    C entri di diabetologia.

    A bbiam o chiesto a Pietro Trabucchi, psicologo sportivo (nel

    duplice senso di applicato allo sport e di appassionato atle-

    ta), di aiutarci a capire se com e si scrive in questo libro il

    training psicologico proposto allatleta perfettam ente allena-

    to per affrontare il 30 chilom etro di corsa pu servire alpaziente diabetico per superare la fatica e il senso di scora-

    m ento che lo coglie al prim o chilom etro.

    N on si tratta n di un protocollo n di una ricetta, anche se

    lautore ha cercato di tradurre il piu possibile in term ini con-

    creti la sua esperienza.

    Tuttavia m olto di pi di un paradosso fine a se stesso. Si

    tratta di un concreto contributo che sottoponiam o alla valu-

    tazione di quella crescente parte della D iabetologia italiana

    che oggi si interroga su questi tem i.

    M assim o Balestri

    Roche D iagnostics

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    evidente com e, soprattutto a causa della rivoluzione tec-

    nologica, la quantit di attivit fisica nelluom o si sia ridotta inm aniera preoccupante, contribuendo a determ inare un vero

    e proprio boom delle m alattie m etaboliche e cardiovascola-

    ri tra cui il D iabete M ellito. O ggi la sedentariet vista com e

    un vero e proprio fattore di rischio al pari dellobesit, delli-

    pertensione arteriosa, delle dislipidem ie ecc.

    D a qualche tem po, tuttavia, in D iabetologia si sta faticosa-

    m ente arrivando a considerare lattivit fisica uno strum ento

    terapeutico insostituibile.N um erose evidenze cliniche e sperim entali hanno sottolinea-

    to com e le persone con diabete che praticano unattivit fisi-

    ca regolare abbiano un rischio di sviluppare com plicanze o

    m alattie cardiovascolari significativam ente inferiore a quelli

    che non la praticano.

    In D iabetologia lattivit fisica si presenta a tutti gli effetti

    com e la vera novit terapeutica degli ultim i anni.Si pone allora il problem a di com e som m inistrare questa

    terapia m a, ancor prim a, com e avvicinare il paziente a uno

    strum ento terapeutico che egli considera faticoso e i cui risul-

    tati non sono im m ediati.

    In questa direzione va appunto questo libro. Pietro Trabucchi,

    psicologo dello sport, ha visto giusto cercando una proposta

    valida sia per il diabetologo che per il diabetico, nellapproc-

    cio psicologico allesercizio fisico. C om e egli giustam ente fanotare i prim i risultati di un soggetto che si avvicina alleser-

    P R E FA Z I O N E

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    cizio fisico sono spesso deludenti e gli inconvenienti (sudore,

    fatica, dolore) gli suggerirebbero di lasciar perdere.

    Ecco, dunque, il m edico intervenire com e coach pronto a

    m otivare e stim olare, a confrontarsi col paziente, inform arlo

    ed educarlo.

    In conclusione questopera per la sua com pletezza e la sua

    chiarezza espositiva si pone com e strum ento assai utile per

    quei diabetologi e operatori sanitari che vogliono orientarsi

    m eglio nella prescrizione dellesercizio fisico quale strum ento

    di prevenzione e di cura della m alattia diabetica e delle sue

    com plicanze cardiovascolari.

    G erardo C origliano

    Presidente A .N .I.A .D .

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    Basta essere buoni osservatori dello sport per intuire com e

    sia determ inante per arrivare a certi livelli aver sviluppatoalcune specifiche caratteristiche psicologiche e com e acqui-

    sirle o perderle, specialm ente negli sport di resistenza influi-

    sce sulla carriera sportiva dellatleta.

    Perch accade questo? Perch il pi im portante m ediatore

    degli effetti fisiologici dello stress la cosiddetta valutazio-

    ne cognitiva, cio linsiem e dei nostri atteggiam enti, il nostro

    m odo peculiare di elaborare la realt, ci che viene chiam ata

    la 'valutazione cognitiva.Q uesto aspetto interessa da anni la m ia attivit di ricerca, di

    pubblicistica (diversi libri e num erosi articoli) e la prassi di psi-

    cologo della nazionale italiana di Triathlon, trovandosi allin-

    crocio fra la m ia professione di psicologo e form atore e la m ia

    passione (lo sport di resistenza).

    M i ricordo com e rim asi sorpreso quando, m olti anni fa, venni

    intervistato daM odus

    . C osa posso dire io, abituato a lavora-re con persone dal fisico straordinariam ente efficiente e alle-

    nato a una rivista rivolta a un pubblico di persone con il dia-

    bete, le quali probabilm ente sono sedentarie o in cattive

    condizioni di allenam ento?

    Lattenzione con la quale venni ascoltato m i fece riflettere

    sulle valenze che le m ie ricerche potevano avere in cam pi lon-

    tani dallagonism o. Per questo non trovai cos paradossale

    riportare nel m ondo dei non sportivi le riflessioni elaboratenellam bito dei super sportivi.

    I N T R O D U Z I O N E

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    I colloqui che debbo alla cortesia del D ottor U m bert o

    Valentini m i hanno dato la sensazione che esistano paralleli-

    sm i e som iglianze non superficiali fra lautocontrollo chiesto

    alla persona con diabete e quello chiesto allatleta professio-

    nale. Evoluzione delle abitudini, cura della m otivazione, capa-

    cit di controllarsi, gestione degli insuccessi... i tem i sono

    m olto sim ili.

    A questo punto ha senso quindi porsi la dom anda: il training

    psicologico proposto allultram aratoneta perfettam ente alle-

    nato per affrontare il sessantesim o chilom etro di corsa pu

    servire al paziente sovrappeso per superare il prim o?

    D etto in altro m odo: alcune caratteristiche psicologiche chesostengono lalta prestazione sono le stesse che favorirebbe-

    ro la com pliance del paziente diabetico nel program m a di

    attivit fisica. E labilit del curante sta proprio nella capacit

    di facilitare laccesso e lutilizzo di queste risorse da parte del

    paziente per m otivarlo allesercizio fisico.

    C onosco pochissim o della realt della vita di una persona

    con il diabete e del lavoro quotidiano di un Team diabetolo-

    gico. N on sta dunque certo a m e afferm are se i contributi cheho cercato di portare sono rilevanti per la D iabetologia. La

    m ia sensazione, per, di essere sulla strada giusta.

    Pietro Trabucchi

    Psicologo dello sport

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    Le radici della prestazione di eccellenza

    Per spiegarele g randi im prese sportive, le carr i e re

    s t r a o rdinarie (e anco r pi i cali di prestazione) di cert i

    cam pioni, non si pu non re c u p e r a re lim portanza del

    m entalee am m ettere che gli atteg giam enti condiziona-

    no in m odo decisivo il m od o di allenarsi, d i alim entarsi, di

    s u p e r a re i problem i, d i im postare la vita in funzione della

    p re s t a z i o n e .

    Il pro g resso delle conoscenze in m ateria genetica ci spiegas e m p re di pi il rilievo degli aspetti fisici m a tuttavia ci re n-

    diam o conto di com e a questi aspetti si devono accom pa-

    g n a re anche com petenze psicologiche part i c o l a r i .

    La figura 1 schem atizza i fattorialla base di una pre s t a-

    zione di eccellenza: gli aspetti fisici e genetici, le abilit

    specifiche psicologiche e m entali richieste dalla disci-

    plina e quello che p er ora chiam erem o attegg iam ento

    ottim ale necessario non solo in gara m a nei lunghi e con-

    tinui p eriodi di allenam ento che per anni d eve essere con-

    dotto a livelli alti sia in senso quantitativo che qualitativo.

    CAPITOLO 1

    La valutazione

    cognitiva

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    FIGURA 1

    La piramide della prestazione sportiva di eccellenza

    I nostri attegg iam enti, il nostro m odo peculiare di elab ora-

    re la realt, ci che viene chiam ata la valutazione cogniti-

    va, rappresentano un aspetto rilevante nella pre s t a z i o n e

    fisica co s da essere ritenuto il pi im portante m ediatore

    d egli effetti fisiologici dello stress. D erivano da una valuta-

    zionela gestione efficace della fatica o del dolore atletico .

    La cosa interessante dal nostro punto di vista rap-p resentata dal fatto che alcune di q ueste caratteristiche

    p sicologiche che sosteng ono lalta prestazione sono p oi

    le stesse che favoriscono la com p liance del paziente dia-

    betico ai p rogram m i di attivit fisica. E labilit d el curan-

    te sta proprio nella capacit di facilitare laccesso e luti-

    lizzo di queste risorse da p arte del p aziente p er m otivarlo

    a l l e s e rcizio fisico.

    Ved iam o un esem pio sportivo, che ha a che fare con la

    p e rcezione d ella fatica. In occasione dellultim o G iubileo,

    il celeb re ultram aratoneta M ario C astagnoli raccolse la

    sfid a di corre re senza soste d a R avenna a Rom a.

    D urante la seconda notte di corsa, noi dello staff che lo

    accom pagnavam o con un pulm ino e un cam p er decidem -

    m o di fargli perc o rre re strade seco ndarie co llinari, invece

    d ella trafficata e p ericolosa sup erstrada prevista dallitine-rario iniziale.

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    A B I L I T E S T R AT E G I E

    M E N TA L I S P E C I F I C H E

    T E C N I C A

    A L L E N A M E N T O Q U A N T I TAT I V O

    E Q U A L I TAT I V O

    C O M P E T E N Z E P S I C O L O G I C H E

    C A R AT T E R I S T I C H E F I S I O L O G I C H E E G E N E T I C H E

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    A llinizio della deviazionelatleta not un cartello stra-

    dale che riportava la dicitura Rom a, 165 km . Passata una

    notte d i durissim i su e gi collinari, g iunse finalm ente lal-

    ba. M ario non aveva m ai sm esso di corre re, sebb ene a un

    ritm o lento; dichiar di sentirsi stanco m a, tutto som m ato,

    in ottim o stato. Im p rovvisam ente ved em m o un altro car-

    tello. Recava la scritta: Rom a, 155 km . D isperatam ente

    c e rcam m o di coprire con la fiancata del p ulm ino il cart e l-

    lo, in m od o che latleta non lo vedesse. Purt ropp o M ario

    C astagnoli aveva gi adocchiato il cartello. Fu subito chia-

    ro che la lung a deviazione che d i fatto aveva co m p ort a-

    to una cinquantina di chilom etri di strada in pi avevaserpeg giato tra le colline, prim a verso est e poi verso

    ovest, senza avvicinarci a Rom a e app ena lo eb be letto, si

    sent im provvisam ente esausto. N ulla era cam b iato nella

    sua co ndizione fisica. Q uesta, p er, si era inserita in un

    contesto cognitivo com pletam ente d iverso. Solo le part i-

    colarissim e risorse fisiche e psicologiche di C astagnoli

    c o n s e n t i rono allatleta di com p letare litinerario e giung e-

    re a Rom a 60 ore dop o la part e n z a .Q uali sono, in q uali d irezioni vanno cercate queste carat-

    teristiche, cap aci di g arantire e m antenere la m otivazione

    e la costanza nellallenam ento e nella gara?

    N on si tratta d i condizioni rare o anom ale m a, al contra-

    rio, d i m od alit relativam ente stabili d i interazione con la

    realt: esse determ inano gli attegg iam enti, i com p ort a-

    m enti e le valutazioni cognitive im p licate nellattivit

    s p o rtiva.

    La valutazione cognitiva

    come mediatrice dello stress

    La percezione del m ondo esterno d ifferisce di m olto d a

    persona a persona. E sulla base di questa d iff e renza, pos-

    sono essere diverse anche le risposte organiche che cia-scuno di no i pu dare a un fatto singolo e o g gettivo.

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    Senza ricorre re a concetti filosofici che scom odere b b e ro

    Kant e la fenom enolog ia, basta re s t a re sul solido terre n o

    d ella p sicolog ia cog nitiva, per veder conferm ato com e

    ciascuno di noi filtri e selezioni gli stim oli che riceve dal-

    l e s t e rno, accettando e inserendo nel proprio com p uter

    c e rebralesoltanto quelli che ritiene utili o im portanti.

    La realt, quindi, appare alla coscienza sem pre com e inter-

    p retata, rielaborata. Q uesto processo inizia gi nella sele-

    zione d egli stim oli. Richard D aw kins (D aw kins 2001) aff e r-

    m a che il cervello um ano riceve solo gli im pulsi al cam -

    biam ento. Egli ci fa riflettere sul fatto che, essendo il cer-

    vello energ eticam ente costoso, noi lo m ettiam o in funzio-ne solo per re g i s t r a re i cam biam enti am bientali, ig norando

    le condizioni che rim ang ono statiche. Per fare un esem pio,

    il cervello re g i s t rer facilm ente un oggetto in m ovim ento

    nel cam p o visivo o la tem peratura d ellacqua e le sue varia-

    zioni a quella tem peratura. M a interrom per il flusso di

    dati se le condizioni rim arranno costanti per un cert o

    periodo. La sensazione trasm essa rester quella di prim a.

    A naloga cosa avviene quand o i nostri occhi vedono il cieloe il profilo delle case allorizzo nte. Registre rem o i pro f i l i ,

    vale a dire i punti di cam biam entofra le case e lorizzon-

    te, e riem pirem o lo spazio interno con il pennello della

    nostra fantasia. A nche qui vediam o sem plicem ente una

    r i c o s t ruzione sintetica e funzionale fatta dal nostro cerv e l l o .

    La d iff e renza fra le d iverse ricostruzioni che p i persone

    p ossono fare d ella stessa realt si situa a livello di quello

    che si definisce, con un linguaggio tecnico che im pare re-

    m o a conoscere m eglio, la valutazione cognitiva d egli

    eventi: vale a dire il m odo in cui leggiam ola realt, inter-

    p retiam o i fatti, ci poniam o di fronte alle cose.

    In verit, siam o gi abituati a p arlare in m odo inform a l e

    d ella valutazione cognitiva d egli eventi, definend ola con

    e s p ressioni diverse: norm alm ente, nel linguag gio di tutti i

    g i o rni p arliam o d i atteg giam enti, opp ure di schem im entali.

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    Tutto quello che appare alla coscienza q uindi valutato,

    passato attraverso un filtro che non oggettivom a

    co gnitivoe quindi suscettib ile di evoluzione e m igliora-

    m ento. In sintesi, tutto ci che sup era il filtro cognitivo

    non ha nulla a che vedere con i fatti in s: sono linterpre-

    tazione che noi facciam o dei fatti, le nostre credenze e

    aspettative intorno a essi, a determ i n a r l o .

    N el 1936 un giovane ricerc a t o re scrisse una lettera alla

    rivista internazionale N a t u re in cui com unicava d i aver

    s c o p e rto un fenom eno m olto interessante dal punto di

    vista biologico. Tutto era com inciato allorch si era tro v a-

    to a iniettare orm oni sessuali a topolini di laboratorio:quel giovane ricerc a t o re si chiam ava H ans Selye e il feno-

    m eno che aveva scop erto era la Sind rom e generale d i

    adattam ento, cio q uel fenom eno che im pro p r i a m e n t e

    chiam iam o stre s s .

    Q uella lettera ha dato lavvio a un filone di ricerca eccezio-

    nale: dagli studi sullo stress sono g iunte fra le altre cose

    le prim e evidenze concrete e sperim entali della connes-

    sione tra funzionam ento m entale ed effetti fisiologici.In linguaggio tecnico si usano definire stre s s o r(stressori) gli

    stim oli che provocano una risposta di stress allindividuo:

    possono essere stim oli di tipo fisiologico (un carico di alle-

    nam ento), di tipo em ozionale (uno stato prolungato di a n s i a ),

    di tipo term ico (tem perature m olto elevate o basse), di tipo

    m eccanico (urti ripetuti su di unarea d el corpo) ecc

    I prim i m odelli di stress erano prim itivi: si riteneva che quan-

    do lorganism o era colpito da una serie di stressor, reagisse

    producendo una certa risposta fisiologica. Si trattava, per, di

    una visione m olto sem plicistica, m eccanica e passiva del

    fenom eno. U na visione di questo tipo non ci spiega, per

    esem pio, la risposta individuale agli stressori: perch certi

    stressor provocano in persone diverse risposte differenti.

    O ggi sap piam o che gli stressor d anno luogo a risp oste

    individuali perch vengono vagliatida filtri individ uali.A p punto i filtri cognitivi.

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    COMPETENZEE STILI

    P S I C O L O G I C I

    P E R S O N A L I

    La risp osta fisiologica che si verifica d i fronte a uno stre s-

    sor legata alla reazione em ozionale: m a questa, a sua

    vo lta, determ inata d al m odo in cui interpretiam ole-

    vento, cio alla valutazione cognitiva. (Lazarus 1966)

    FIGURA 2

    Una risposta fisiologica mediata

    P e rch tutto questo interessante per chi si pone lobiet-

    tivo d i orientare le risposte fisiolog iche allo stress (e in

    q uesto am b ito troviam o sia latleta d i lite, sia il paziente

    e il suo Team diab etologico)? Perch chi ottiene un cert o

    c o n t rollo sul filtro co gnitivo, orienta le risposte fisiologi-

    che dellorganism o.

    To rniam o al caso del super-atleta D op o quasi 40 ore di

    corsa, latleta avvert un crollo psico fisico a seguite della

    lettura del cartello. Li n f o rm azione Rom a 155 km aveva

    cam biato totalm ente la percezione della sua stanchezza, il

    suo livello di m otivazione, il suo senso di sforzo. Eppure il

    suo m etab olism o, il livello di glicogeno nelle fibre e nel

    fegato, ecc. erano sem p re gli stessi, non potevano essere

    cam biati in un istante. Sem plicem ente era m utato il filtro

    cognitivo, la valutazione co g nitiva che latleta faceva dellesensazioni provenienti dal suo corpo.

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    S T R E S S O RR I S P O S TA

    F I S I O L O G I C A

    VA L U TA Z I O N EC O G N I T I VA

    R E A Z I O N EE M O Z I O N A L E

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    C he la risposta fisiologica sia influenzata dalla interp re t a-

    zione della situazione che viene fatta cio dal filtro c o g n i-

    tivo utilizzato stato d im ostrato diversi anni fa attraver-

    so un celeb re esperim ento. Stanley Schachter (Schachter

    1975) iniett ad renalina a un gruppo di sogg etti. C om e

    noto ladrenalina un orm one che aum enta la cosidd etta

    attivazione sim patica fisiolog ica. A i soggetti, che non

    sapevano con precisione q uale sostanza veniva loro iniet-

    tata, veniva chiesto di esprim ere le loro sensazioni.

    Si not che la risposta riferita dipendeva dal contesto

    em otivo in cui lesperim ento veniva collocato e dalle infor-

    m azioni che venivano racco lte. In alcuni casi i soggettidichiaravano sensazioni com pletam ente opposte a quelle

    che ci si sarebbe potuti attend ere fisiologicam ente.

    N ella vita quotid iana tutti noi possiam o notare com e il

    d o l o re sia una sensazione culturalm ente e psicologica-

    m ente m ed iata. U n dolore sp iegab ile e spiegato, e d i cui

    si ritiene prob abile la p rossim a scom parsa risulta m olto

    pi sop portab ile d i un dolore analogom a che giunge d i

    s o r p resa, non ha spieg azione e non sem bra accennare af i n i re. C hi riuscito a convincere un b am bino che il d olo-

    re che prova passer prestopu verificare facilm ente

    questo effetto di cognizione del dolore: la valutazione

    co gnitiva p rovo ca la risposta em otiva allevento, la quale

    genera la risposta fisiolog ica. Valutazioni co gnitive diver-

    se provocano risposte fisiologiche diverse.

    M olti studi (fra g li altri M aier 1985) dim ostrano che quan-

    do si ha la sensazione di non contro l l a re uno stressor (in

    questo caso i bam b ini m olto piccoli non hanno alcuna

    concezione che il dolore gestib ile e/o com unq ue p asse-

    r), i sistem i neuroendocrini e catecolam inerg ici vengono

    attivati in m odo m olto p i m assiccio, e peg giora il funzio-

    nam ento d el sistem a im m unitario.

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    Valutazione cognitiva e funzionamento corporeo

    D agli anni 70 e 80 sono state studiate a fondo le m od a-

    lit di com unicazione tra cervello e organi con la scopert a

    di sostanze inform azionali, prod otte dal cervello stesso,in grado di inviare m essag gi m olto precisi a specifici

    recettori p resenti negli organi o in altre aree cerebrali. La

    s e c rezione d i quantit infinitesim ali di neuro t r a s m e t t i t o r i

    p rovoca un am pio num ero di effetti.

    D e s c r i v e re quanto accade d icend o il m io fegato arr a b-

    biato, il rene sp aventato, il pancreas depressoo il

    m uscolo ha p auranon giocare con le p arole.

    In poche p arole, la m ente orienta attraverso la valuta-zione cog nitiva e la connessa risposta em ozionale il fun-

    zionam ento corp oreo. N ello sport d i alto livello questo

    un p rincipio fondam entale del lavoro. M a rap pre s e n t a

    anche una conoscenza che em piricam ente era g i eviden-

    te da tanto: lalpinista che riesce a sup erare in palestra,

    a pochi m etri d a terra, ben assicurato passag gi diff i c i l i s-

    sim i e gradi p roibitivi, una vo lta in m ontagna non in

    grad o di superare p assag gi m olto pi facili. scosso da

    t rem ori, non riesce p i bene a coord i n a re i m ovim enti, la

    m uscolatura iper-contratta va p resto in acidosi e si

    stanca rapidissim am ente. Il pensiero di poter cadere ha

    p rovocato una reazione em otiva violenta: e il corpo che

    conosce la realt solo in m odo m ediato ha reag ito alla

    m inaccia che viene perc e p i t a .

    Personalit ott imali

    Finora ab biam o parlato di com e la risposta a singoli stre s-

    sori sia m ediata dai contesti e dalle inform azioni specifi-

    che che circondano quello stre s s o r.

    Lesperienza di ogni g iorno ci conferm a quello che risulta

    abbastanza difficile pro v a re in lab oratorio: esiste una

    c e rta correlazione fra il livello di risposta fisiologica chepossiam o attenderci dalla stessa persona in situazioni sim ili.

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    D etto in altre parole, c una coerenza di com port a m e n-

    to, uno stileco rrelato, per esem pio, a una risposta pi

    m ed iata o m oderata ai fattori stressanti.

    Le ricerche in questo cam po sono diverse. Sulla b ase delle

    o s s e rvazioni cliniche effettuate sulla p op olazione genera-

    le, e quindi non su atleti n solo su pazienti cronici, stato

    p roposto (Kobasa 1979) il m odello della H ardinessche

    unisce il concetto di hardy(coraggio) e hard(dure z z a ) .

    Q uesto m od ello com posto da tre d im ensioni che si

    m ostrano sorprend entem ente assonantisia co n q uelle

    che il diabetologo incontra nella sua relazione con il

    paziente, sia con quelle rilevanti ai fini della pre s t a z i o n es p o rtiva di punta. Q ueste tre dim ensioni, m isurate attra-

    verso questionari appositam ente costruiti sono:

    C o n t ro l (cont ro l l o ) :

    r i g u a rda la convinzione che la vita possa essere influenza-

    ta d al s invece che lasciata alla m erc di forze esterne. Le

    persone con alto control si assum ono la re s p o n s a b i l i t

    della propria vita. Percepiscono g li eventi com e conse-

    guenza delle loro decisioni e azioni.Commitment (impegno):

    indica la cap acit di im peg narsi p ienam ente nelle varie

    dim ensioni dellesistenza.

    Challenge (sfida):

    riflette la sensazione che la norm alit stia nel cam b iam en-

    to p iuttosto che nella stabilit. I sogg etti con un alto pun-

    teg gio sono disponib ili prontam ente a intrap re n d e re

    nuove esperienze e nuove attivit. N ei sog getti con ele-

    vato punteggio, anche gli eventi pi stressanti com e la

    m alattia vengono visti com e possibilit di esperienza e

    sviluppo personale.

    La re s i l i e n z a

    U n altro costrutto interessante com e generatore di atteg-

    giam enti efficaci e com e m oderatore d ello stress derivan-te dagli eventi d i vita quello d i resilienza. Si tratta d i un

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    co ncetto che negli ultim i anni sta trovando un vasto

    im p iego e forse p er q uesto p rivo d i una definizione p re-

    cisa e operativa, m a il cui significato chiaro in m odo

    intuitivo . A nna O liverio Ferraris (2003) definisce la re s i l i e n-

    za co m e: un tratto della personalit com posito, in cui

    c o n v e rg ono fattori di varia natura cognitivi, em otivi,

    fam iliari, so ciali, educativi, esp erienziali, m aturativi che

    co n la loro azione congiunta m obilitano le risorse dei sin-

    goli [] lazione d ella resilienza p u essere paragonata

    allazione del sistem a im m unitario con cui il nostro org a-

    nism o risponde allagg ressione dei batteri. D i fronte agli

    s t ress e alle difficolt della vita, la resilienza d infattiluogo a risp oste flessibili che si ad attano alle diverse cir-

    costanze ed esig enze del m om ento.

    La personalit re s i s t e n t e

    P a rtendo dallesperienza effettuata su un vasto cam pione

    d i persone em inenti in sport che richiedono g rand i cap a-

    cit di resistenza fisiche, ho svilupp ato e presentato in due

    p ubb licazioni (Trabucchi 1999) e (Trab ucchi 2002) unm odello, quello d ella Personalit resistenteche, sep pu-

    re sviluppato indipendentem ente, presenta intere s s a n t i

    fattori com uni con i due p rim a citati.

    La Personalit resistente un insiem e di caratteristiche psi-

    cologiche personali che favorisce la capacit di pro d u rre

    p restazioni elevate e di re s i s t e re a quantit ingenti di stre s s .

    Q ueste com petenze ind ivid uano q uattro aree (figura 3)

    che sono risp ettivam ente: Proattivit, C om m itm ent,

    Tolleranza alla frustrazione, Persistenza.

    La tabella (a pagina 28-29) definisce esattam ente queste

    q u a t t ro aree e m ostra com e esse siano im plicate sia nel

    c o m p o rtam ento dellatleta di alto livello, m a anche nel

    d e t e rm i n a re la com pliance di un sog getto d iabetico a un

    p rogram m a di attivit fisica.

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    S E N S O D I

    A U T O-E F F I C A C I A

    O T T I M I S M O

    E P E S S I M I S M O

    I N S E N S O

    C O G N I T I V O

    G O A L S E T T I N G

    E F F I C A C E

    A U T O D I S C I P L I N A

    DEFINIZIONE

    la cap acit di continuare a perseguire un obiettivo con

    im m utato im pegno anche d i fronte a eventi che deludono le

    aspettative.

    la capacit di sostenere lim pegno per raggiungere deter-

    m inati obiettivi per tem pi m olto lunghi.

    Il senso di autoefficacia corrisponde alle proprie convinzioni

    sulla capacit di ottenere determ inati risultati. C i che le

    persone credono influenza stati affettivi, m otivazione e com -

    portam ento. Lincapacit d i controllare, o la convinzione di

    ci, alim enta lansia, lapatia e la disperazione.

    U n costrutto che presenta delle aree di sovrapposizione con ilsenso di auto-efficacia, per, non esattam ente la stessa cosa.

    Lottim ism o, in senso strettam ente cognitivo, ha a che fare con la

    percezione che un individuo ha degli effetti del suo com porta-

    m ento. Lottim ista tende a percepirsi com e agente dei suoi risul-

    tati, il pessim ista tende ad attribuirli a cause esterne a s.

    C apacit d i stabilire obiettivi adeguati, ossia sufficientm ente

    sfidanti da essere m olto m otivanti, m a realistici.

    C ap acit di organizzare la propria vita quotidiana il pi pos-

    sibile coerentem ente e in funzione del raggiung im ento dei

    propri obiettivi.

    COMPETENZA

    P S I C O

    T O L L E R A N Z A

    A L L A F R U S T R A Z I O N E

    P E R S I S T E N Z A

    Personalit resistente: lo stile ideale per affrontare lesercizio fisico

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    IMPLICAZIONE NELLATLETA

    DI ALTO LIVELLO

    U na carriera nello sport di alto livello com porta

    anni di allenam enti e sacrifici senza risultati, oppu-

    re vanificati im provvisam ente da infortuni o sbagli

    nella prep arazione, oppure prestazioni vanificate

    da fattori esterni incontrollabili.

    Influenza il livello di disponibilit del soggetto ad

    allenarsi e a com piere rinunce e sacrifici in vista d i

    un obiettivo a lung o term ine.

    In presenza di stim oli stressanti e di difficolt, gli

    atleti con b asso senso di auto-efficacia tendono a

    rinunciare. Essi sono inclini ad attribuire le scon-

    fitte a fattori interni, sperim entando livelli elevati

    di ansia e depressione.

    U n atleta che tende ad attribuire i suoi risultati alproprio com portam ento sar m otivato a produrre

    livelli elevati di im pegno. Viceversa qualcuno che

    pensa che i risultati non dipendano direttam ente

    da lui tender a essere fatalista e a evitare d i

    im peg narsi.

    Il successo di un atleta, la d urata d ella sua carrie-

    ra e della sua m otivazione anche funzione della

    capacit di scegliere gli obiettivi agonistici, tecni-ci, prestativi e di allenam ento ad eguati.

    U n atleta anche persistente nellim pegno, tolle-

    rante alla frustrazione, convinto delle sue possibi-

    lit e con obiettivi adeguati, pu fallire perch

    incapace di organizzare il suo stile di vita coeren-

    tem ente con le necessit dello sport.

    IMPLICAZIONE

    NEL PAZIENTE DIABETICO

    Per il sed entario che intraprende un program m a

    di esercizio, m entre i benefici percepibili sono

    dilazionati a lungo term ine, si registrano im m e-

    diatam ente d ei disagi .

    A nche in assenza di frustrazioni elevate o ostacoli

    esterni, il paziente con bassa persistenza tende

    velocem ente a p assare d a una fase di coinvolgi-

    m ento entusiastico a unaltra d i disinteresse e

    abbandono dellattivit.

    Il paziente fortem ente m otivato ad intraprende-

    re attivit dove convinto di ottenere determ inati

    risultati. Se si percepisce com e inadeguato a causa

    di rappresentazioni erronee dellesercizio fisico,

    tender a evitare di coinvolgersi in esso.

    Il paziente deve essere aiutato a collegare stret-tam ente i benefici ottenibili dallesercizio con il

    suo im pegno. C i rappresenta una garanzia del

    suo coinvolgim ento nel program m a di esercizio.

    Il goal setting efficace nel paziente diabetico

    passa innanzitutto dal scegliere obiettivi sufficien-

    tem ente facili e a b reve term ine; e dal fatto dienfatizzare e sottolineare ogni m inim o progresso.

    O biettivi troppo differiti e\o difficili provocano

    dem otivazione.

    Per gli addetti ai lavori, la capacit di organizzare il

    proprio stile di vita in funzione dellinserim ento

    dellesercizio fisico data scontata. Tuttavia per il

    paziente m agari anziano, e con un passato di

    sedentariet, questi cam biam enti della propria vitain funzione dellesercizio fisico sono difficili.

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    Il paziente com e latleta fortem ente m otivato a intra-

    p re n d e re attivit dove convinto di ottenere determ i n a t i

    risultati. Se si percepisce com e inadeguato a causa di rap -

    p resentazioni erronee dellesercizio fisico , tender a non

    farsi coinvolgere. N egli sport ad alto livello, il senso d i eff i-

    cacia il fattore psicologico m aggiorm ente predittivo di

    successo. (M ahoney 1979) Le convinzioni di efficacia accre-

    sciute o ridotte m ediante falsi feedback aum entano o peg-

    giorano il rend im ento atletico: ad alcuni soggetti veniva

    fatto cre d e re di aver vinto in una gara basata sulla forz a

    m u s c o l a re. A d altri veniva fatto cre d e re di avere perso. G li

    stessi soggetti sono poi stati im pegnati in prove che sibasavano su una qualit atletica diff e rente: non pi la

    f o rza, m a la resistenza m uscolare. Si verificato che colo-

    ro a cui era stato fatto cre d e re di aver vinto il confro n t o

    sulla forza si im p egnavano m olto di p i, e ottenevano

    anche perf o rm ance m igliori. (W e i n b e rg 1979)

    A nche il paziente d iab etico va aiutato a ved ere leserc i-

    zio fisico co m e unattivit dove anchegli risulta eff i c a c e :

    ci facilitato evitand o di sottolineare, per esem pio, lep restazioni in term ini assoluti (Rispetto alla m edia, lei

    r i s u l t a ) .

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    2 7

    Contro llare i pensieri

    chiaro che il lavoro dello psicolog o sportivo pi sem -

    plice, alm eno in linea di p rincipio, rispetto a quello della

    figura che allinterno di un Team diabetolog ico si

    ponesse lobiettivo di fare del coaching a una persona

    con d iabete di tipo 2. Q uasi per definizione latleta ha una

    personalit p roattiva, im pegnata, persistente e in qualche

    m isura tollerante alla frustrazione, nonch un alto senso d i

    a u t o - e ff i c a c i a .N on si pu certo dire lo stesso della persona con il dia-

    bete. In passato q uesta p atologia era spesso collegata a

    vissuti di passivit, scoram ento, fatalism o e a una valuta-

    zione eccessiva d el peso che la cond izione aveva sulla

    qualit d ella vita.

    N ella m isura in cui i Team d iab etologici hanno acquisito

    nuovi ap procci e nuove tecniche d i dialogo con il pazien-

    te (si chiam ino esse Educazione Terap eutica o

    E m p o w e rm ent) hanno com p reso intuitivam ente e m esso

    in pratica esattam ente lo stesso app roccio utilizzato nel

    s u p p o rto psicologico allo sportivo d i lite.

    C a m b i a re gli stili psicologici personali non sem plice, m a

    non im p ossib ile. N el corso d el dialog o con il paziente

    sono num erosi gli interventi in cui la valutazione cognitiva

    del paziente p u essere m od ificata.In term ini tecnici questo cam b iam ento viene d efinito

    CAPITOLO 2

    Ristrutturazione cognitiva

    e strategie dissociative

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    r i s t rutturazione co gnitiva. Ristru t t u r a re cognitivam ente

    q ualcosa significa cam biare il m odo in cui la ved iam o.

    Q uesta operazione nasce sul piano m entale m a si trasfor-

    m a in nuove strategie per agire sul piano di re a l t .

    Il m ond o dello sport di resistenza p ropone num ero s e

    occasioni di utilizzo di questa cap acit. Il m aratoneta

    incontra ab itualm ente una situazione di grave crisi p sico-

    logica allincirca al 30-34 chilom etro d i corsa.

    A llesaurim ento del glicog eno co rrisponde un vissuto di

    panico e di non auto-efficacia (non ce la far m ai) defini-

    to efficacem ente da chi lo ha p rovato il m uro. G li otto-

    dieci chilom etri che m ancano al trag uardo quando ilm aratoneta im p atta contro il m urodellesaurim ento d el

    glico geno possono essere uneternit, se visti com e un

    tuttunico di soff e renza; m a diventano pi abb ordabili se

    p e rcep iti com e un chilom etro alla volta per otto volte.

    N elle ultram aratone com e la N ove C olli Runningdi 205

    chilom etri le crisi m etaboliche si susseguono una dietro

    allaltra. La g ara quindi viene vinta (o p ortata a term i n e )

    non dallatleta fisicam ente pi preparato m a da q uello cheha ad ottato la tecnica di ristrutturazione cognitiva pi eff i-

    cace (in questo caso, da chi vedela crisi com e un evento

    scontato e prevedibile, d a aspettarsi). D etto per inciso,

    questo spiega com e m ai le ultram aratone e i triathlon

    siano tra le p oche form e di sport nelle quali let non

    inversam ente pro p o rzionale alle p robabilit di vittoria.

    cos sem plice? In p arte s. C re d e re che un obiettivo sia

    rag giung ib ile ci aiuta a ragg iungerlo. Pensarlo im possibi-

    le ce lo preclude. Riflettere sulle conseguenze neg ative di

    un insuccesso m entre si cerca d i ragg iungere un obiettivo

    abbassa la perf o rm ance (del 40% l dove q uesta m isu-

    rab ile). U ltram aratone, co rse in salita e triathlon non sono

    s p o rt ricchim a il ciclism o lo , e le num erose ricerc h e

    e ffettuate sulla ristrutturazione co g nitiva co m e risposta

    alla sensazione d i fatica in uno sforzo fisico pro l u n g a t oc o n f e rm ano la validit di questo sem p lice app ro c c i o .

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    Trasforma re la tteggiamento

    nei confronti della fatica

    Spesso q uando illustro questi concetti a un pubblico di

    non ad detti ai lavori incontro una risposta poco convinta

    (a m eno che il p ubb lico no n com prenda persone che

    fanno abitualm ente una attivit fisica im p egnativa e che

    quindi colgono al volo di cosa sto p arlando). Lo scettici-

    sm o una delle tante conseg uenze della netta sep arazio-

    ne tra la m ente e il corp o, che d a Platone in p oi raff o r-

    zata probabilm ente dal C ristianesim o perm ea la cultura

    da occidentale.P rendiam o la fatica, nem ico num ero uno per lo sp ortivo al

    60 chilom etro e serio prob lem a p er la p ersona p oco alle-

    nata d opo 600 m etri di corsetta legg era.

    Se uno d ei due sog getti si raffig ura la fatica com e un

    seg nale realeprod otto d i un insiem e di sensazioni di ori-

    gine p uram ente fisica, la sua reazione sar quella d i inter-

    ro m p e re lesercizio fisico. D avanti a un fenom eno che

    avviene esclusivam ente nella periferia del corp o, nellef i b re m uscolari e che il cervello registra p assivam ente,

    a ff e rm ando: A ccidenti, non ce la faccio pi!non pos-

    sibile nessunaltra reazione.

    Se invece vediam o la fatica com e un fenom eno estre m a-

    m ente com p lesso, d ove i fattori fisiologici interag iscono

    continuam ente con quelli m entali, non solo d isp oniam o

    di un m od ello che si avvicina m olto m eglio alla realt, m a

    possiam o pensare che il nostro cervello sia in grad o con

    le sue funzioni pi alte, quelle app unto cognitive di con-

    t ro l l a re parzialm ente le sensazioni di fatica, e influenzare

    attivam ente quella che abb iam o definito com e p eriferia,

    cio il luogo fisico dove laffaticam ento si p roduce.

    Come nascono le sensazioni d i fatica

    necessario conoscere com e avviene la genesi delle sen-sazioni d i fatica per poter com pre n d e re cosa il cerv e l l o

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    pu fare per interv e n i re su d i esse. D urante lattivit m oto-

    ria il cervello riceve costantem ente una serie d i segnali;

    questi seg nali inform ano il sistem a nervoso centrale rispet-

    to a una serie di param etri im portanti, com e il livello di

    sub-strati energetici disponibili per i m usco li, la fre q u e n z a

    ventilatoria, la tem p eratura interna, il livello d i lattato pre-

    sente nelle fibre ecc. Q uesti dati com inciano a essere ela-

    borati da alcune aree cerebrali d ette sottocorticali; q uesto

    t e rm ine, sta a indicare che si tratta di zone lontane dalla

    c o rteccia cerebrale, che larea pi evoluta d el cerv e l l o ,

    quella dove nasce il pensiero cosciente: si tratta perci di

    p rocessi di cui non riusciam o ad avere consapevolezza.N elle zone sottocorticali ha luogo un lavo ro di assem blag-

    giodi queste inform azioni, che nascono distinte e vengo-

    no fatte confluire in una sensazione unitaria; pro b a b i l m e n-

    te durante questa fase di costruzioneche entrano in

    gioco le variabili psicologiche, variabili che sono in grado

    di influenzare anche pesantem ente la sensazione finale.

    Vediam o velocem ente q uali sono i fattori p sicologici:

    innanzitutto, q uello che definisco fattore RF (rap porto conla fatica) una variab ile in gran parte m ed iata d alla cultu-

    ra; nel senso che il livello di fatica che riteniam o accetta-

    b ile o inaccettabile anche d efinito culturalm ente: noto

    com e le p opolazioni sherpa d el N epal trasportino sulle

    spalle quotidianam ente e ad alta q uota carichi che gli

    alpinisti occidentali (pur rappresentando un cam pione

    eccezionalm ente forte e ben allenato della loropopola-

    zione) sentonocom e inaccettabili. Ep pure gli sherp a

    sono di norm a fisicam ente pi m inuti deg li occidentali e,

    sebbene m eglio acclim atati, hanno sp esso una d otazione

    fisica inferiore a quella dei loro clientioccidentali.

    Il fattore RF, per, non ricond ucibile solo a elem enti cul-

    turali: ci sono individui che, in virt di loro part i c o l a r i

    caratteristiche, vivono un rap porto specialecon le sensa-

    zioni di fatica e ne sono m eno allarm ati.Sul rap porto tipo di personalit-fatica sono stati re a l i z z a t i

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    m olti studi: alcuni di essi, per esem pio, hanno dim ostrato

    che sogg etti classificati com e introversi, d urante sforz i

    sottom assim ali, a parit di im pegno card iaco, perc e p i s c a-

    no un livello di affaticam ento pi intenso rispetto ai sog-

    getti classificati com e estroversi.

    stata d im ostrata con studi d i laboratorio anche lin-

    fluenza che le aspettative sulla durata d ello sforzo hanno

    sulla sensazione finale d i fatica: in un esperim ento, i sog-

    getti, p osti su dei cicloergom etri, a parit d i w att di peda-

    lata e di im p egno card i o v a s c o l a re, percep ivano un m inor

    grad o di affaticam ento quando si aspettavano di dover

    s o s t e n e re uno sforzo m olto p i lungo di quello eff e t t i v a-m ente prodotto.

    A nche lo stato em otivo pesasulla nostra perc e z i o n e

    della fatica: per esem pio stato verificato sperim ental-

    m ente che soggetti depressi sovrastim ano, a parit d i

    im peg no card i o v a s c o l a re, il livello di affaticam ento rispet-

    to al g ruppo dei nondepressi.

    Tutte q ueste variabili p sicologiche determ inano la nostra

    valutazione cognitiva del fenom eno fatica: com e noi lai n t e r p retiam o e la reazione em otiva a essa.

    C ontrollare lansia: stra tegie dissociat ive

    La fatica in s non fa cro l l a re la prestazione. C om e noto

    una d elle prim e cause d ella sensazione di fatica legata

    a unaum entata concentrazione di acido lattico, fenom e-

    no fisiologico che in s non richiede una interru z i o n e

    dello sforzo. Il nostro org anism o e i d iabetolog i lo sanno

    assai bene conosce num erose strategie per finanziare

    uno sforzo fisico anche strenuo e le m ette in atto una

    dop o laltra, inform and o doverosam ente il sistem a nerv o-

    so centrale. La fatica un p rocesso bid irezionale non

    solo qualcosa che i m uscoli diconoal cervello m a anche

    viceversa. La fatica diventa un ostacolo alla perf o rm a n c esolo se interp retata in m aniera inadeguata.

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    Se la sensazione di fatica provoca una risposta di allarm e

    nel cervello, cio se viene vissuta con ansia, essa p u sca-

    t e n a re un feedback negativo che fa cro l l a re la prestazione.

    N on p ro v a re fatica durante uno sforzo fisico prolungato

    im possibile, soprattutto se si parla d i soggetti non part i c o-

    l a rm ente allenati; il segreto sta quindi nel g estire la sensa-

    zione d i fatica e non associarla a una risposta ansiosa.

    Tutto questo ha dei p recisi co rrelati fisiologici. Se una

    d e t e rm inata prestazione ha p rovocato nelle fib re m usco-

    lari unalta concentrazione d i acid o lattico, una reazione di

    ansia p rovocher una vasocostrizione dei cap illari d el

    m uscolo. I tem p i di sm altim ento del lattato d im inuirannoe laffaticam ento aum enter ulteriorm e n t e .

    Esperienze di laboratorio eseguite con ciclisti dilettanti

    m ostrano che, a parit di sforzo (espresso in w att), il cicli-

    sta al quale era chiesto di concentrarsi sulle sensazioni di

    fatica che provava m ostrava un innalzam ento sig nificativo

    d el battito card iaco: in altre p arole, chi presta tro p p a

    attenzione alla propria fatica fa pi fatica.

    Come aiutarsi con la mente

    Lattenzione, vale a d ire, una fra le p i alte funzioni

    c e rebrali. Essa ci perm ette di rispond ere con flessibilit

    agli stim oli d ellam biente, assegnando o togliendo loro la

    priorit che sem bre rebbe sugg erita dai sem plici stim oli. A l

    di l di un ru m o re di fondo predom inante, continuo c o m u n-

    que a perc e p i re un suono, in una foresta non perdo doc-

    chio lanim ale che sto cacciando (o che m i caccia), il dolo-

    re che sento nellestrarm i una scheggia d al dito non m i dis-

    toglie d alla perizia necessaria per loperazione...

    Il principio su cui si basa la tecnica della 'dissociazione

    relativam ente sem plice: il nostro cervello ha un lim ite natu-

    rale nel num ero degli stim oli che riesce a pro c e s s a re nel-

    lunit di tem po. D unque, 'riem piendolocon stim oli auto-

    p rod otti (pensieri, im m agini m entali, rico rdi, fantasie), lasensazione di fatica si affievolisce. N e ab biam o fatto alcu-

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    ni accenni precedentem ente. q ualcosa di antichissim o:

    'Pensa ad altro, che ti passa!, utilizzato anche per la sen-

    sibilit dolorifica. Si tratta quindi di aiutare il paziente a

    c o s t ruirsi una personale strategia d issociativa, che pu uti-

    l i z z a re d urante lesercizio per non pensare alla fatica. Il

    sem plice uso delle cuffiette che trasm ettono m usica d u r a n-

    te lattivit fisica un esem pio di tali strateg ie.

    C on relativa facilit la m ente pu essere addestrata a di-

    s t o g l i e re lattenzione dalle sensazioni di aff a t i c a m e n t o

    rivolgend ole altro v e .Le fficacia di q uesta strategia note-

    vole ed correlata a p recisi dati strum entali rilevabili a

    livello co rticale. G li yogin che in stato d i co ncentrazionevengono a contatto con sensazioni dolorose non solo no n

    le avvertono m a non m ostrano nem m eno m od ificazioni

    nel tracciato del loro encefalog ram m a. (A nand 1961)

    Senza arr i v a re a questi eccessi, la persona che d istoglie la

    sua attenzione dalla fatica pone le basi per una p ro s e c u-

    zione della perf o rm ance. M a distoglierla verso dove? A

    cosa b isog na p ensare per non pensare alla fatica?

    Si ap re qui un cam p o di sperim entazione m olto intere s-sante. Luso d i strategie cosid dette dissociativeco nsi-

    stenti cio nel concentrarsi su pensieri e im m agini p ositi-

    ve (cosa far d opo la gara?, Penso alla fid anzata, ecc.)

    per esem pio sconsigliato, in quanto tog lie dalla pre s t a-

    zione la com p onente volontaria, necessaria p er m antene-

    re d elle and ature elevate che non sono autom atizzab ili.

    Essa ad atta quindi solo per le prestazioni d i ultrad istan-

    za, d ove le andature sono co s al di sotto d i quelle m assi-

    m ali da poter essere autom atizzate.

    Per latleta im p egnato in uno sforzo strenuo la m igliore

    strateg ia quella ritm ofocale, dove lattenzione viene di-

    stolta dalle sensazioni interne e viene portata a quegli

    elem enti della p restazione connessi al m antenim ento del-

    land atura ottim ale: si tratta prevalentem ente di stim oli

    e s t e rni d i tip o visivo (il concorrente d avanti, il card i o f re-q u e n z i m e t ro sul m anubrio, i d ati di velocit e ritm o di

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    p edalata). Per esem p io, durante la recente co nquista d el

    re c o rd m ond iale di salita e discesa dallA concagua (6962

    m etri) i tre atleti del team che ha effettuato la pre s t a z i o n e

    sono saliti in form azione d i tre uno d ietro laltro; a turno si

    davano il cam b io nel tiraredavanti; quando uno era

    stanco si m etteva per ultim o e si concentrava sui talloni e

    sui passi d i q uello davanti. La concentrazione co stante

    non solo ha perm esso loro di eff e t t u a re una pre s t a z i o n e

    i n c redibile, cio salire d i corsa d a 4230 a 6962 m etri in 3

    o re e 40 m inuti abbassand o di 54 m inuti il re c o rd pre c e-

    dente; m a anche di evitare cong elam enti, pur salend o

    vestiti in m aniera d ecisam ente leg gera in rap porto al con-testo, nonostante tem perature che vicino alla cim a scen-

    devano ben oltre i -25 grad i. Se avessero prestato atten-

    zione alla fatica e allansia connessa, reazioni co m e la

    vasocostrizione p eriferica avre b b e ro favorito congela-

    m enti anche m olto gravi.

    G o v e rn a re la fatica d unque unabilit altam ente corre l a-

    ta con la capacit di attenzione del soggetto: chi in

    grado di co ncentrarsi in m aniera efficace riesce pi facil-m ente a ignorare le sensazioni di fatica. Pu essere conso-

    lante sapere che, a diff e renza del m assim o consum o di

    ossigeno o del tipo predom inante di fibre m uscolari, le

    capacit attentive sono scarsam ente determ inate dal patri-

    m onio genetico: in altre parole attraverso lallenam ento (in

    questo caso m entale) si pu aum entare in m aniera sbalor-

    ditiva la propria cap acit di concentrazione.

    N el caso d i un esercizio fisico non intenso com e quello

    consig liato al paziente diabetico la strateg ia m igliore

    com p osta d a un m ix fra una corretta valutazione cognitiva

    (So cosa m i sta accad endo) e lutilizzo di tecniche dis-

    sociative (m a vi p resto trop pa attenzione).

    Ritengo che il prim o aspetto possa essere annoverato fra

    g li obiettivi del dialogo tra p aziente e Team diabetolog i-co, m entre sul secondo possono interv e n i re pi facilm en-

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    te p ersone che seg uono concretam ente il p aziente duran-

    te, o in p rep arazione, allesercizio.

    L a v o r a re sulla valutazione cognitiva sig nifica aiutare il

    paziente a pre n d e re coscienza del fatto che la fatica

    a certi livelli sub-m assim ali d i intensit non inevitabil-

    m ente un disagio o una sensazione spiacevole;

    quanto pi diventa fam iliare e ci si sente d i contro l l a r l a

    diventa perfino piacevole (sem pre a intensit basse);

    anche quando p rovoca d isagio uno stato transitorio.

    Q uesto tipo di ristrutturazione degli atteggiam enti d o v re b-

    be m itig are le reazioni em otive che possono far sentire

    co m e intollerabilelaffaticam ento. O vviam ente in qual-che m isura q ueste indicazioni vanno tarate su og ni singo-

    la persona. Per chi tend e a rim uginare pensieri neg ativi,

    una strateg ia dissociativa pu essere contro p ro d u c e n t e

    (cap ita di sentir dire H o sm esso d i and are in palestra per-

    ch m entre facevo esercizio m i venivano in m ente tro p p i

    b rutti pensieri).

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    Il medico come coach del paziente

    M i ha favorevolm ente colp ito sentir usare in am bito d ia-

    betologico i term ini co ache coachinga indicare sep-

    p u re co n tutte le virgolette e diff e renze del caso il ru o l o

    e lattivit del Team diabetologico nei co nfronti della per-

    sona con il diabete.

    In effetti il term ine coachingha assunto negli ultim i anni

    un sig nificato che travalica il senso strettam ente sport i v o

    (il coachnon altro che lallenatore di una squadra).O ggi di coaching si parla nel cam po d ella g estione d elle

    risorse um ane, del m anagem ent, dello svilupp o persona-

    le: il coach, in questa accezione un facilitatore, un m oti-

    v a t o re, una sorta di co nsigliere personale.

    G eneralm ente si fa risalire lorig ine di questo app roccio al

    coaching a Tim othy G allaw ay, docente di Pedag ogia alla

    H a rv a rd U niversity (e tennista). Seco nd o lo stud ioso

    (G allaw ay 1997) e (G allaw ay 2000), lessenza d el coaching

    sta nel lib erare le potenzialit di una persona, port a n d o-

    ne al m assim o il rendim ento. O ssia aiutarla ad ap pre n d e-

    re piuttosto che im partirle insegnam enti.

    Il coaching uninsiem e di strateg ie che co nsiste di utiliz-

    z a re al m eg lio le leve m otivazionali del p aziente.

    D i v e n t a re un bravo m otivatore di q ualcun altro (o anche di

    se stessi) d ifficile m a non im possibile. Tutto sta neld e f i n i re q uali obiettivi realisticam ente possib ile pensare

    CAPITOLO 3

    I contesti relazionali:

    il coaching e linformazione

    3 7

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    d i ottenere. La m otivazione non una pillola che p u

    e s s e re som m inistrata, m a non nem m eno q ualcosa che

    com e il coragg io p er D on A bb ondio se uno non ce lha

    non se lo p u dare. La realt si trova nel m ezzo: una per-

    sona esterna ad eg uatam ente form ata p u aiutare un sog -

    getto che m anca di m otivazione a costru i re quelle condi-

    zioni ottim ali affinch essa si sviluppi.

    Similitudini fra Coaching, Empowerment

    ed Educazione Terapeutica

    C hi g i abituato a m aneg giarei co ncetti e lappro c c i od ellEducazione Terap eutica si m uove in un contesto

    m olto vicino a quello del coaching. N el quarto cap itolo

    sugg erisco sem plicem ente ladozione di una m etodolog ia

    tratta d al coaching durante il co lloquio con il paziente per

    la prescrizione d ellesercizio fisico: si tratta d ellinterv i s t a

    s e m i s t rutturata eseg uita con alcuni acco rgim enti. , per,

    facile che p arecchi Team , pur senza definirla una m eto-

    d ologia d el co aching, adottino gi una prassi analoga.Le sim ilitud ini tra lapproccio del coaching vero e p ro p r i o ,

    q uello sviluppato in am bito sportivo e quello dellEdu-

    cazione Terapeutica sem bre re b b e ro essere m olte: gli

    ob iettivi al di l della form ulazione linguistica coinci-

    dono ; anche gli strum enti a d isp osizione e la m etod ologia

    p er raggiungere i risultati sono estrem am ente sim ili.

    Il coaching ricorre per esem pio, a dom ande efficaci, spe-

    cifiche e aperte che costringono laltro a riflettere, a esam i-

    n a re la situazione e a sentirsi in q ualche m odo im pegnato.

    Traggo, da uno dei tanti articoli dedicati dalla rivista M o d u s

    al tem a, una intervista nella quale Patrizia Richini (2003),

    diab etes ed ucator, d escrive alcuni asp etti d elleducazione

    terapeutica. (gli obiettivi sono) far s che la persona co n

    il d iabete rag giung a, con i tem p i del caso, la consapevo-

    lezza del problem a e la resp onsabilit che occorre pera ff rontarlo al m eg lio. (C i si ottiene ) co n un ascolto atti-

    3 8

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    vo, aiutand o il paziente a porsi dei trag uardi, concord a n-

    do soluzioni possibilie proced end o per obiettivi, accet-

    tando risultati grad uali sapendo concedere alla persona i

    tem pi d i cui ha b isogno.

    curioso co m e una descrizione d ella p rassi utilizzata d a

    operatori che seg uono i p azienti diab etici secondo i det-

    tam i dellEducazione Terap eutica potrebb e, in re a l t ,

    v a l e re anche com e ritratto d ella m etod olo gia d elle

    dom and e efficaci del coaching.

    Stili relazionali nei confronti del paziente

    Tutto un insiem e d i relazioni interpersonali pongono una

    persona nella cond izione di dover contem p oraneam ente

    a s s i c u r a re allaltra un aiuto e porre le condizioni aff i n c h

    questa m etta in atto certe azioni. La relazione di cura

    una di q ueste, e lo stesso vale nella relazione che il coach

    intrattiene con lo sportivo (o un genitore con i figli).

    Sostegno e direttivit sono concetti se non antitetici,

    c e rto profond am ente diversi. N on a caso nella figura 4 glistili relazionali sono disposti in uno spazio individuato d a

    due dim ensioni lontane. C on il term ine sostegnoviene

    intesa la cap acit di forn i re, nella relazione, em patia e

    c o n f o rto psico logico allaltro. La d irettivit sostanzial-

    m ente la volont di determ i n a re il com p ortam ento del-

    l a l t ro attraverso delle pre s c r i z i o n i .

    D ate queste due dim ensioni, si individua uno spazio dove:

    a basso sostegno e alta direttivit corrisponde uno stile

    relazionale prescrittivo. La prescrittivit nega allaltro la pos-

    sibilit di scelta, dunque la responsabilit e la m otivazione;

    a basso sosteg no e nessuna d irettivit si individ ua lo

    stile relazionale laissez faire(potrebbe essere lo stile del

    p a rente di una persona con il diabete o di uno sp ortivo in

    d i ffico lt, che p ur d i annullare la sua frustrazione lo co n-

    vince della scarsa im portanza dellobiettivo pre f i s s a t o ) .Q ui lassunzione di responsabilit che viene a m ancare .

    3 9

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    Lo stile relazionale persuasivo caratterizzato da una

    c e rta direttivit, e anche un m ediocre sostegno. U n m edi-

    co che cerca di persuadere il paziente ad assum ere cert i

    c o m p o rtam enti sotto m olti aspetti m eglio di un altro chesi lim ita solo a prescriverli. Il punto debole d el pro c e s s o

    sta nel fatto che g li argom enti d ella p ersuasione rap pre-

    sentano un m ezzo m otivazionale ancora tropp o debole nei

    c o n f ronti del p aziente. Essi non garantiscano efficacia nel-

    l o t t e n e re cam b iam enti nelle abitudini da parte del sog-

    getto. M cG uire (1984) ha analizzato i tentativi di indurre la

    popolazione a adottare com portam enti p reventivi per

    m ezzo della com unicazione p ersuasoria, nellam bito di

    cam pagne di prom ozione della salute. Second o la sua ana-

    lisi, la m aggior parte dei m essaggi persuasori fa leva sulla

    paura, descrivendo i d anni provocati dalla m alattia: il pro-

    blem a che tali com unicazioni rischiano d i ottenere un

    e ffetto paradossale: una tattica di questo tipo infatti pu

    i n d u rre a evitare i com portam enti auto-d iagnostici e inti-

    m i d i re le persone gi preda di insicurezze circa la pro p r i acapacit di contro l l a re i fattori m inaccianti.

    4 0

    FIGURA 4

    La relazione di cura

    d i re t t i v i t

    C O A C H I N G

    S T I L EP E R S U A S I V O

    S T I L E

    P R E S C R I T T I V O

    S T I L E

    L A I S S E Z-FA I R E

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    A un alto sostegno co n assenza di d irettivit corr i s p o n-

    de lo stile coaching. C redo sia im portante sottolineare

    co m e non basti lassenza d i prescrizioni per dire che si sta

    facendo del coaching: anche la presenza d el sostegno

    assolutam ente im portante. Sem bra im portante, a questo

    punto, citare un altro studio, che sottolinea lim port a n z a

    delle em ozioni positive allinterno d elle co m unicazioni che

    hanno per ogg etto la p rom ozione della salute. Per quanto

    tale stud io co nsideri lam bito della com unicazione televisi-

    va, le sue conclusioni sono estendib ili anche alla com uni-

    cazione vis--vis del colloquio clinico. Secondo Schooler,

    infatti, le em ozioni positive aum entano la disponibilit d ipensieri di successo p ersonale: esse inducono nei destina-

    tari un senso di auto-efficacia pi forte e un m aggior otti-

    m ism o circa i benefici che si ricavano dallad ozione dei

    nuovi com portam enti salutari.

    Le conoscenze e le credenze del paziente

    La m etafora del coach, cos com e il senso stesso di untrasferim ento di m etod ologie dallo sport ag onistico e

    s e m i p rofessionale allattivit fisica del paziente diab etico,

    incontrano ovviam ente lim iti precisi che non p ossono

    e s s e re elusi e vanno esplorati.

    La prim a d iff e renza che diversam ente dalla persona ben

    allenata o dallatleta am atoriale il paziente diabetico :

    non disp one necessariam ente d elle stesse inform a z i o n i

    del m edico in m erito ai benefici dellesercizio fisico ;

    p u avere d elle valutazioni errate su quello che si inten-

    de per esercizio fisico e che ci si attende da lui;

    p u avere d elle opinioni errate sulla sua capacit d i

    s v o l g e re un esercizio fisico qualsiasi.

    Q uesti tre aspetti possono essere trattati dal Team diab e-

    tologico nel corso del norm ale dialog o terap eutico.

    4 1

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    I benefici

    N egli ultim i anni i benefici dellesercizio fisico sono stati

    am piam ente docum entati e hanno ricevuto unattenzione

    p a rt i c o l a re da parte d ei m ezzi di com unicazione di m assa.

    Tuttavia nonostante q uesti vantag gi siano stati pro p a g a n-

    d ati su larga scala, nulla garantisce che i pazienti perc e p i-

    scano tali b enefici com e ragg iungibili e/o rilevanti per la

    l o ro vita. C om e ved rem o oltre, assolutam ente necessa-

    rio verificare questo aspetto.

    D a re per scontate le conoscenze del paziente potre b b e

    infatti rivelarsi m olto pericoloso e contro p roducente: alcuni

    studi sottolineano com e le inform azioni che raggiungono ipazienti possano generare effetti com portam entali diam e-

    tralm ente o pposti a seconda che esse siano integrate o

    m eno con la vita e le altre conoscenze del soggetto.

    U n esem pio d i quanto aff e rm ato deriva d a stud i svolti sul

    r a p p o rto tra senso di co ntrollo e utilizzo dellinform a z i o n e

    nel cam po della prevenzione dellinfezione da H IV. (Bart o l i

    1998) stato verificato che forn i re sem plicem ente linfor-

    m azione ai sogg etti, invece d i aum entarne la perc e z i o n esog gettiva di controllo, dim inuisce drasticam ente il senso

    di p ad ronanza rispetto al problem a in og getto.

    Viceversa, linform azione causa un sig nificativo aum ento

    del senso di controllo del prob lem a, se si accom pag na a

    ci che gli autori della ricerca definiscono elaborazione.

    C on q uesto term ine essi indicano lintegrazione delle

    nuove inform azioni co n i valori, le co nvinzioni dellind ivi-

    d uo e anche le em ozioni connesse allinform azione stessa.

    Verifica e ristrutturazione delle informazioni

    possedute dal paziente

    Per esem pio, proporre a un paziente sem plicem ente dei dati

    sui rischi della sedentariet ha il sem plice effetto di dim inuire

    drasticam ente il suo senso di controllo sul problem a, m ag ari

    con il paradossale risultato pratico di dem otivarlo rispetto alcoinvolgim ento in un program m a di attivit fisica.

    4 2

  • 8/10/2019 Motivazione All'esercizio

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    Si tratta invece d i op erare una verifica e una ristru t t u r a-

    zionedelle inform azioni possed ute dal p aziente.

    O c c o rre d apprim a elicitare le aspettative negative che il

    paziente sicuram ente nutre rispetto a tale attivit, sm an-

    tellarleattraverso dom and e e non con aff e rm azioni ap o-

    dittiche. Poi bisogna esporre in m aniera concreta i bene-

    fici d ellattivit fisica (piuttosto che i danni della sedenta-

    riet) e quind i forn i rg li chiare indicazioni su com e avviare

    un program m a di attivit fisica.

    Vi s u a l i z z a re gl i effet t i benef ici dell att ivit fisica

    U na delle ragioni p er le quali risulta difficile ottenere lab-bandono d ella sedentariet che, m entre m olti eff e t t i

    positivi dellattivit fisica (perdita di peso, m iglioram ento

    del tono m uscolare, increm ento percepibile della re s i-

    stenza, m ig lioram ento d ellauto stim a) si verificano a

    lung o term ine, i fattori d i disagio o p ercepibili facilm ente

    com e negativi (sudorazione, fatica, indolenzim enti m usco-

    lari) sono im m ediati.

    La situazione ancora pi problem atica q uando alcunidegli effetti positivi rim ang ono invisibili o diff i c i l m e n t e

    p e rcepibili d al sog getto. C hi sm ette d i fum are perc e p i s c e

    nel giro di p ochi giorni un senso di benessere, una m ag -

    g i o re efficacia fisica. Il m iglioram ento della pressione o

    della g licem ia o del colesterolo invece non sono im m e-

    diatam ente avvertibili.

    Il disegno della fig ura 5 esprim e icasticam ente loperazio-

    ne che deve essere svolta da parte del Team : cre a re le

    co ndizioni per enfatizzare lim portanza di ogni piccolo

    p ro g resso, anzi p er re n d e re visibile linvisibile. A questo

    scop o occo rre d irigere lattenzione del p aziente sui para-

    m etri che per prim i sono suscettibili di m iglioram ento non

    appena abbandonata la sedentariert. Riduzione dei livel-

    li circolanti di trigliceridi, del co lesterolo totale e LD L.

    A um ento d el colesterolo H D L, aum ento della sensibilitallinsulina; riduzione del fibrinog eno, riduzione d el tessu-

    4 3

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    to adiposo, controllo dellipertensione arteriosa lieve;

    m iglioram ento d ella risposta card i o v a s c o l a re allo sforz o .

    Q uesti fattori nascostim igliorano g eneralm ente m olto

    p rim a di fattori com e laum ento dellautostim a, del senso

    d i benessere p sicofisico, d el tono m uscolare e della re s i-

    stenza allo sforzo generale.

    4 4

    Sensodi aff a t i c a m e n t o

    S u d o r a z i o n e

    Ind olenzim entim u s c o l a r i

    P e rcezione direttad ei propri lim iti

    e d el proprio livellodi d isallenam ento

    C osto in term inidi tem po

    Riduzione dei livelli circolantidi trigliceridi

    Riduzione d el colesterolototale e LD L

    A um ento del colesterolo H D L

    A um ento della sensibilit

    allinsulinaRiduzione del fibrinogeno

    Riduzione ponderale in presenzadi apporto calorico controllato

    Riduzione del tessuto adiposo

    C ontrollo dellipertensionearteriosa lieve

    M iglioram ento della rispostacardiovascolare allo sforzo

    A um ento dellautostim a e delsenso di benessere psicofisico

    M iglioram entodel tono m uscolare

    Increm ento percepibile dellaresistenza allo sforzo generale

    VANTAGGI(A MEDIO E LUNGO TERMINE)

    D I S A G I

    (I M M E D I AT I)

    FIGURA 5

    E s e rcizio fisico, la bilancia dei valori

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    U tilizzando tecniche di valutazione funzionale si possono

    m o s t r a re al paziente in m odo concreto ed im m ed iato i

    lim iti funzionali, di cui non ha consap evolezza;

    i n d i c a re ob iettivi reali e a breve period o da rag giung e-

    re (m ag ari facendo riferim ento ai valori norm a p er la

    p opolazione del suo sesso e della sua et).

    Sullutilit della valutazione funzionale com e m ezzo per

    a u m e n t a re linteresse e il coinvolg im ento, rip orto un

    anneddoto riguardante le quattro guide alpine d ella Va l l e

    dA osta selezionate p er la sp edizione 2004 Everest + K2.

    Le guide alp ine sono una p opolazione che, p er lo stileattivo di vita che esercita, m ediam ente allenata.

    Soprattutto abituata a confrontarsi con unaltra p op ola-

    zione (i clienti) m ediam ente poco allenata. D a qui la per-

    cezione d i gran parte di questi soggetti d i essere p art i c o-

    l a rm ente in form a.

    In realt lipotesi di partenza che queste persone non

    possano aff ro n t a re un progetto im peg nativo com e la sca-

    lata dellEverest e d el K 2 senza un altrettanto im pegnati-vo program m a di allenam ento.

    Per convincere le quattro guide valdostane pre s c e l t e

    siam o rico rsi alla valutazione funzionale: i quattro, infatti,

    possed evano una buona base aerobica di allenam ento,

    m a non una preparazione specifica alle sollecitazioni

    e s t rem e a cui lalta q uota sottopone lorganism o.

    Sottoponendoli a un test increm entale m assim ale sul tapis

    roulant essi hanno potuto rendersi im m ediatam ente conto

    dei lim iti della loro preparazione. La co sa, com e al solito,

    ha generato la curiosit di sapere d ove ci si poneva rispet-

    to agli standard di popolazioni analoghe: la possibilit di

    situarsi con precisione rispetto a una scala quantitativa

    della prestazione ha im m ediatam ente fornito degli obietti-

    vi di riferim ento, e m otivato a raggiungerli.

    4 5

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    LA VALUTAZIONE FUNZIONALE

    Che cos la valutazione funzionale?

    lindagine attraverso una serie di test dei fattori che determ i-nano la prestazione fisica e sportiva.

    Che cosa si valuta?Si valutano, solitam ente le seguenti capacit:valutazione antropom etrica: com posizione corporea (percentualedi m assa m agra e m assa grassa)valutazione della forza m uscolare (globale e/o di ogni singolodistretto m uscolare)valutazione delle capacit cardiorespiratoria e cardiocircolatoriavalutazione dei m eccanism i energeticivalutazione delle cap acit coordinative (coordinazione neurom u-

    scolare)valutazione della m obilit articolare e della lunghezza m uscolare

    Perch?Per avere una fotografia, la pi precisa p ossibile, della condizionefisica d el soggetto esam inato, potendo verificare le m odificazionidella p erform ance e dello stato di benessere.

    Quando?Si esegue, allinizio dellintervento, nel processo di allenam entosportivo o della terapia m otoria. Va ripetuta alla fine di ogni ciclo di

    la voro e/o allenam ento program m ato e/o p eriodicam ente p erm onitorare lo stato di benessere.

    Come prop orlaD eve essere p roposta com e verifica del processo di allenam ento edi m iglioram ento dello stato di benessere o di recupero funzionale.N on deve essere com unicata com e m om ento di com petizione conaltri o con se stessi.

    Chi la pu effett uare?La pu effettuare unquipe di specialisti che preveda:

    m edico specialistaspecialista in valutazione funzionale (solitam ente un laureato inscienze m otorie)tecnico operatore di lab oratorio o da cam popsicologo

    Dove effettuarla?in laboratorio (strutture residenziali)direttam ente sul cam po (luogo dove si svolge lesercizio)

    Q uesta scheda stata preparata dal Team m edico sportivoStartTeam (w w w .start-team .it)

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    Combattere la cultura della sedenta riet

    Se nello specifico i vantagg i m etab olici dellattivit fisica

    non sono ben noti, n i risultati ottenib ili a fronte di una

    attivit relativam ente m oderata, non si pu certo pensareche il classico soggetto sovrap p eso e sed entario che

    a ffolla le sale d i attesa deg li am b ulatori non abbia m ai

    sentito parlare in term ini p ositivi dellattivit fisica.

    Im m ag ini di sessantenni in form a sm agliante em erg o n o

    da tutti i m ed ia: generici inviti allattivit fisica sono orm a i

    un luogo com une.

    Scarsissim i sono stati i risultati d i questa ap prossim ativa e

    generica (se non prop rio contro p roducente) cam pag na

    pubblicitaria, soprattutto sulla p op olazione ultracinq uan-

    tenne. In g enerale, i dati indicano che, a m ano a m ano

    che le persone invecchiano, g li atteggiam enti positivi

    verso lesercizio tendono a dim inuire. (W ankel 1994)

    ( W ilcox 1996) (M ob ily 1987)

    In queste condizioni la persona sed entaria ha d ovuto svi-

    l u p p a re una cultura(o m eglio una sub -cultura) dellased entariet. I m eccanism i posti in atto sono re l a t i v a m e n-

    te stabili e spesso sono sim ili a quelli dei fum atori o di chi

    si ostina ad avere rapporti sessuali casuali non pro t e t t i .

    U n i n t e ressante ricerca rivolta a un num eroso cam pione d i

    persone sane di m ezza et ha riscontrato che il cam pione

    pu essere diviso e ricondotto a due attegg iam enti cultu-

    rali fondam entali nei confronti dellattivit fisica.

    C hi aveva svolto con qualche regolarit una attivit fisica

    o rganizzata, m ostrava fiducia nelle prop rie possibilit e

    nel valore delleserc i z i o .

    U n second o g rup po, com po sto d a persone che non ave-

    vano m ai svolto una attivit fisica continuativa, sottolinea-

    va il senso d i inad eguatezza e la difficolt nel raggiunge-

    re ob iettivi in questo settore. C aratteristica d i q uesto

    g ruppo era un ap proccio del tipo o tutto o nienteneic o n f ronti d ellattivit fisica e un atteggiam ento di com pe-

    4 7

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    tizione irrealistica con lim m agine di se stessi da giovani o

    d i altri sog getti g iovani.

    A l l i n t e rno di q uesti grup pi, i sog getti portatori di q ualche

    patolog ia, dichiaravano con m aggior freq uenza scarsa

    fiducia nelle prop rie capacit, dem otivazione e senso di

    i n a d e g u a t e z z a .

    P rem esso che le sub-culture che appoggiano i com port a-

    m enti palesem ente insalub ri si alim entano voracem ente

    di ogni input culturale che possa giovare al m antenim en-

    to d ello statu quo, possibile q ui intraved ere la necessit

    d i una... ristrutturazione cognitiva.

    Se lo sport fatto corr i s p o n d e re alle alte prestazioni e alla-gonism o e se la figura d ella persona che fa sport identifi-

    cata con una palese perfetta form a fisica, chiaro che la

    persona sovrap peso e sedentaria non si identifica. Part e

    quindi il m eccanism o, per m et persecutorio per m et asso-

    lutorio, per fare sport bisogna essere cos/bisogna fare

    cos. Io non sono in grado, quindi non faccio sport.

    Si tratta allora (e qui il Team lavora in salita perch si scon-

    tra con i m odelli culturali che circolano) di abbandonare ilconcetto am biguo d i sporte p arlare di attivito di

    e s e rcizio fisicoo di stare allaria ap erta(dove questo

    p ossibile per la gran parte dellanno) e pro p o rre m od elli

    di persone che abitualm ente svolgono questo tipo d i atti-

    vit e nelle quali il paziente pu im p ersonarsi.

    Q uesta risposta efficace anche l dove il paziente esprim e

    la stessa cultura della sedentariet in form a debole: N on ho

    e ne rgia, O rm ai troppo tardi, Richiede troppa fatica.

    P rem esso che com e ben aff e rm a G erardo C origliano ,

    c o o rd i n a t o re d el g rup po d i stud io sullattivit fisica

    dellA ssociazione M edici D iabetologi (C origliano 2004)

    non esiste et o cond izione fisica p er la q uale non sia

    a p p ropriato un determ inato livello di esercizio fisico.

    Secondo, non esiste et o cond izione fisica nella quale le-s e rcizio fisico non ab bia effetti positivi chiari e im m ediati,

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    s a rebb e un passo falso pre s c r i v e re un esercizio fisico

    senza fare attenzione allo stato di salute realedel

    paziente. Se vero che la p ersona sed entaria tend e a

    s o v r a s t i m a re la difficolt dellesercizio fisico un fatto che

    spesso la persona seg uita dai C entri di diabetologia oltre

    a essere anziana pu essere portatrice d i patolog ie che

    rend ono pi faticosa e difficile lattivit fisica o che pos-

    sono far co incidere co n i prim i tentativi di m ob ilitazione

    la com parsa o laggravam ento di alcune situazioni.

    Q uesti effetti, ancorch m agari di breve portata, sono

    c o rrelate a m ag giori p rob ab ilit di abbandono. N el p ro-

    g e t t a re un program m a di attivit fisica occorre evitare dibasarsi sullo stato di entusiasm o d el paziente, m a p iutto-

    sto sulle sue reali possibilit fisiche: infatti se queste non

    lo sup portano, la sua m otivazione e il suo entusiasm o

    caleranno o lo abb andoneranno velocem ente.

    D ice assai bene al riguardo il dottor C origliano ( C o r i g l i a n o

    2004): sap piam o benissim o che m olti [d ei nostri pazienti]

    hanno gi alle spalle q ualche infelice esperienza. M ag ari

    m olti anni prim a hanno provato a fare q ualche ora di pale-stra e si sono ritrovati co n d olori m usco lari, o rovinati i

    piedi dopo una corsa o senza fiato dop o un quarto dora

    di calcio. La risp osta del m edico [...] deve essere puntua-

    le e professionale: prim a di pre s c r i v e re lesercizio fisico il

    Team d iab etolog ico deve avere tutte le inform a z i o n i

    necessarie, raccogliere una docum entazione sulla form a

    fisica del paziente, pre s c r i v e re esam i ortop edici e valuta-

    re il reale stato di salute in part i c o l a re per quel che rig uar-

    da il p iede diab etico. [...] La causa p i frequente degli

    ab bandoni sono fastid i m uscolari e p atologie ossee o

    a rt ropatiche. anche im portante p re s c r i v e re esercizi spe-

    cifici e vig ilare affinch il p aziente li esegua co rre t t a m e n-

    te. Spesso basta una postura sbag liata, anche solo lan-

    golazione dellallaccio d el ped ale di una cyclette a re n d e-

    re doloroso e co ntro p roducente lesercizio fisico .

    4 9

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    S u p p o rto sociale

    U na ulteriore d iff e renza fra il m ondo d ello sport org a n i z-

    zato, ag onistico e sem ip rofessionale e lam biente in cui si

    m uove ( il caso d i dirlo) la persona con il diabete il con-

    testo so ciale. A diff e renza dellatleta che ag isce allin-

    t e rno d i squadre attente a riem pire d i co ntenuti sociali la

    vita del Team la p ersona con il d iab ete deve org a n i z z a-

    re intorno a s un contesto fam iliare o sociale nel q uale

    i n s e r i re la sua attivit sp ortiva.

    Il prim o contesto sociale la fam iglia. Lattivit fisica

    richied e un im pegno di tem p o che pu intralciare il tem po

    destinato alla fam iglia o al lavoro. Per questa ragione,o c c o rre coinvolgere nel program m a anche questi altri sog-

    getti, altrim enti possono scaturirne conflitti che m inano il

    piano d ella com pliance.

    U na strategia p u essere rappresentata dallorg a n i z z a z i o-

    ne d i m om enti di coinvolgim ento d ei fam iliari allintern o

    d el program m a d i attivit fisica. Q uesti m om enti p ossono

    a n d a re dallorganizzazione di eventi lud ico-sportivi che

    co involgano tutti i fam iliari (in questo senso una intere s-sante esperienza di coinvolgim ento della fam iglia la

    C hristm as Fam ily Runorganizzata a M ilano), a eventuali

    m om enti d i valutazione funzionale e di inform a z i o n e .

    P u rt roppo non possibile coinvolgere tutti i potenziali

    interlocutori del paziente. La rete sociale che circonda il

    p aziente potreb be condividere atteggiam enti culturali

    negativi nei confronti dellattivit fisica.

    Per g estire questi problem i occorre aiutare il paziente a

    i n d i v i d u a re sp ecificam ente chi potreb be m anifestare q ue-

    ste resistenze (i vicini di casa, i colleghi d i lavoro ) .

    Lidentificazione precoceperm ette d i interv e n i re sui p ro-

    b lem i prim a che si m anifestino.

    Il co ntesto ideale quello in cui lattivit fisica viene svol-

    ta nellam bito di un grupp o organizzato. Purt roppo questi

    g rup pi vanno creati ex novo, in quanto il classicopazien-te con diabete non ha q uasi m ai la form a fisica p er inse-

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    rirsi in un contesto sia pure m inim am ente agonistico (la

    squadra d i calcetto d el bar o del q uart i e re). In q uesto

    senso pu essere im portante il ruolo di associazioni non

    s p o rtive m a con le corrette caratteristiche dem og rafiche

    che potre b b e ro essere sollecitate a org a n i z z a re passeg-

    giate a pied i o in bicicletta, quali le A ssociazioni dei

    pazienti diabetici.

    N on si tratta d i un aspetto di poco conto: stato dim o-

    strato (H einzelm ann 1970) com e praticare attivit fisica

    nellam bito di un gruppo co stituisca un fattore di rinforz o

    della m otivazione. Il 90% d ei praticanti (Sp ink 1994) p re f e-

    risce non essere solo durante lallenam ento.

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    Definizione dellintervento

    Se vero che nella terap ia del diab ete e pi in generale

    della sindrom e m etabolica tutto il potere nelle m ani del

    paziente, altrettanto vero che sta al m ed ico (o allop e-

    r a t o re del Team diabetolog ico) pre d i s p o rre le condizioni

    ideali affinch il paziente

    possa diventarne consap evole;

    possa assum ersene pienam ente la re s p o n s a b i l i t .

    C om e detto precedentem ente, questi due obiettivi si rag -giung ono abb andonando atteggiam enti prescrittivi da

    p a rte dei curanti, che invece devono assum ere un atteggia-

    m ento diverso, pi rivolto alla crescita e allautonom ia del

    paziente; atteggiam ento che abbiam o identificato a livel-

    lo di stile relazionale e com unicativo com e coaching.

    Q uesto schem a, ovviam ente approssim ativo, pu essere

    inserito nellam b ito pi com p lesso della relazione con il

    paziente co s co m e si sviluppa nellarco delle visite, o pu

    e s s e re og getto di un progettodefinito ed esplicito svol-

    to m agari in parte in picco li gru p p i .

    C om unque sia il Team d eve cerc a re di d