MOSAICI DA TAORMINA. UNA DIFFICILE...

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239 MARIA COSTANZA LENTINI* – MARIA GRAZIA VANARIA* – KRISTIAN SCHNEIDER** MOSAICI DA TAORMINA. UNA DIFFICILE TUTELA Sono qui presentati i lavori di restauro per la prima volta condotti sui mosai- ci di Taormina in vista della loro conservazione e per favorirne la conoscenza e il godimento. Lo studio fondamentale di D. von Boeselager li ha, infatti, sottratti al- l’oblio, ma non al degrado e alla dissoluzione 1 : universalmente noti, centrali nella documentazione della cultura materiale di Taormina antica, e più in generale della Sicilia, essi hanno sofferto dell’incuria, rischiando la distruzione. I lavori, affidati al Consorzio Kavaklik di Roma, sono stati intrapresi nell’autunno 2013 (settembre-ot- tobre) ed hanno riguardato i sei mosaici scoperti a Taormina e conservati all’inter- no delle strutture antiche del teatro, e più precisamente nello stretto corridoio vol- tato che si snoda al di sotto dell’edificio scenico e del retrostante portico (fig. 1) 2 . Successivamente nei mesi di gennaio-febbraio 2014 sono stati sottoposti a restauro i tre mosaici conservati in situ all’interno dell’odierno tessuto urbano (Salita del Carmine, hotel La Campanella e Salita Santippo). I lavori sono stati affiancati da analisi archeometriche condotte su campioni di tessere prelevati dai mosaici di via Cappuccini e di Salita Santippo, i cui risultati sono di seguito riferiti da Maria Gra- zia Vanaria. Le operazioni di restauro sono, invece, illustrate da Kristian Schneider. Catalogo Conservati all’interno del Teatro di Taormina: M1. Mosaico in stile bianco e nero a disegno geometrico con serie di quadrati stel- lati (fig. 2). Da via Cappuccini. Dim. m 2,80 x 4,10. Datazione: tardo I-II sec. d.C. Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 105-106, fig. 64. M2. Mosaico in stile bianco e nero con motivo a squame. Da via Pirandello,31. Dim. m 4,22 x 2,49. Datazione: II-III sec. d.C. Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 108-109, fig. 67. M3. Frammento mosaico in stile bianco e nero con figura di cavaliere su delfino. Da via Pirandello, 17. Dim. m 1,19 x 2,01. Datazione: inizi II sec. d.C. Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 97-98, fig. 57. * Parco Archeologico di Naxos ** Consorzio Kavaklik Restauro Roma 1 D. VON BOESELAGER, Antiken Mosaiken in Sizilien. Hellenismus und römische Kaiserzeit 3. Jahrhundert v. Chr. 3. Jahrhundert n. Chr., Roma 1983, pp. 34-39, 97-109, figg. 8, 10-11,56-67. 2 I lavori sono stati finanziati con fondi nazionali ex Gioco del Lotto. Per gli aspetti iconografici si veda anche il recente contributo di G. FINOCCHIO, ‘Note iconografiche sui mosaici figurati conservati nel teatro antico di Taormina’, in AISCOM XVI, pp. 277-286.

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    MARIA COSTANZA LENTINI* – MARIA GRAZIA VANARIA* – KRISTIAN SCHNEIDER**

    MOSAICI DA TAORMINA. UNA DIFFICILE TUTELA

    Sono qui presentati i lavori di restauro per la prima volta condotti sui mosai-ci di Taormina in vista della loro conservazione e per favorirne la conoscenza e il godimento. Lo studio fondamentale di D. von Boeselager li ha, infatti, sottratti al-l’oblio, ma non al degrado e alla dissoluzione1: universalmente noti, centrali nella documentazione della cultura materiale di Taormina antica, e più in generale della Sicilia, essi hanno sofferto dell’incuria, rischiando la distruzione. I lavori, affidati al Consorzio Kavaklik di Roma, sono stati intrapresi nell’autunno 2013 (settembre-ot-tobre) ed hanno riguardato i sei mosaici scoperti a Taormina e conservati all’inter-no delle strutture antiche del teatro, e più precisamente nello stretto corridoio vol-tato che si snoda al di sotto dell’edificio scenico e del retrostante portico (fig. 1)2. Successivamente nei mesi di gennaio-febbraio 2014 sono stati sottoposti a restauro i tre mosaici conservati in situ all’interno dell’odierno tessuto urbano (Salita del Carmine, hotel La Campanella e Salita Santippo). I lavori sono stati affiancati da analisi archeometriche condotte su campioni di tessere prelevati dai mosaici di via Cappuccini e di Salita Santippo, i cui risultati sono di seguito riferiti da Maria Gra-zia Vanaria. Le operazioni di restauro sono, invece, illustrate da Kristian Schneider.

    Catalogo

    Conservati all’interno del Teatro di Taormina:M1. Mosaico in stile bianco e nero a disegno geometrico con serie di quadrati stel-

    lati (fig. 2).Da via Cappuccini.Dim. m 2,80 x 4,10.Datazione: tardo I-II sec. d.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 105-106, fig. 64.

    M2. Mosaico in stile bianco e nero con motivo a squame.Da via Pirandello,31.Dim. m 4,22 x 2,49.Datazione: II-III sec. d.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 108-109, fig. 67.

    M3. Frammento mosaico in stile bianco e nero con figura di cavaliere su delfino.Da via Pirandello, 17.Dim. m 1,19 x 2,01.Datazione: inizi II sec. d.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 97-98, fig. 57.

    * Parco Archeologico di Naxos** Consorzio Kavaklik Restauro Roma1 D. VON BOESELAGER, Antiken Mosaiken in Sizilien. Hellenismus und römische Kaiserzeit 3. Jahrhundert v.

    Chr. 3. Jahrhundert n. Chr., Roma 1983, pp. 34-39, 97-109, figg. 8, 10-11,56-67.2 I lavori sono stati finanziati con fondi nazionali ex Gioco del Lotto. Per gli aspetti iconografici si

    veda anche il recente contributo di G. FINOCCHIO, ‘Note iconografiche sui mosaici figurati conservati nel teatro antico di Taormina’, in AISCOM XVI, pp. 277-286.

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    M4. Sette frammenti di mosaico in stile bianco e nero con motivo a scacchiera.Stessa provenienza di M3.Dim. m 1,31 x 1,35; 1,60 x 1,35; 1,68 x 1,78; 1,35 x 1,18; 1,33 x 1,58; 1,34 x 1,38; 1,12 x 1,58.Datazione: fine II-III sec. d.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 98-99, fig. 56.

    M5. Frammento di mosaico in stile bianco e nero con figurazione di Centauro ma-rino ed Eros.Provenienza sconosciuta.Dim. m 1,03 x 1,32.Datazione: prima metà del III sec. d.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 99-100, fig. 65.

    M6. Frammento di mosaico policromo con figura di Tritone e cavallo marino (fig. 1).Provenienza sconosciuta.Dim. m 1,71 x 0,88.Datazione: II sec. d.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, p. 100, fig. 58.

    Mosaici conservati in situ all’interno del moderno abitato:M7. Mosaico pavimentale a ciottoli con emblema in tessellato a tessere bianche e

    nere (fig. 5).Salita del Carmine.Dim. m 1,80 x 1,80.Datazione: inizi del II sec. a.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 34-36, fig. 8.

    M8. Mosaico policromo in tessellato contornato da cementizio punteggiato da tes-sere bianche (fig. 4).Hotel La Campanella.Dim. m 3,59 x 2,68Datazione: fine del II sec. a.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 36-39, figg. 10-11.

    M9. Mosaico in stile bianco e nero con disegno geometrico (fig. 3).Salita Santippo.Dim. m 9,70 x 2,98.Datazione: I-II sec. d.C.Bibliografia: VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp. 106-108, fig. 66.

    Il mosaico di Via Cappuccini (M1) e il complesso conservato al teatro

    Il complesso è formato da sei mosaici pavimentali in prevalenza in stile bian-co e nero (M1-M5). Solo uno è policromo (M6). Tre a decorazione geometrica (M1-M2, M4); i restanti (M3, M5-M6) mostrano scene figurate di carattere maritti-mo. Cronologicamente si distribuiscono tra il tardo I sec. a.C. (M1) e gli inizi del III sec. d.C. (M5). Sono stati rinvenuti nel corso di scavi d’emergenza condotti in-torno al 1960, dalla Soprintendenza alle Antichità di Siracusa in aree interessate dalla costruzione di nuovi edifici3. I mosaici furono rimossi e montati su supporti in cemento armato, successivamente collocati con grappe di ferro sulle pareti del corridoio coperto su citato (fig. 1).

    I mosaici M1 e M2 a figurazione geometrica (rispettivamente di I-II sec. a.C., e di II-III sec. d.C.) furono scoperti rispettivamente in via Cappuccini e in via Pi-

    3 Periodo cui risale la prima espansione edilizia di Taormina. Non si è in possesso purtroppo di al-cun tipo di documentazione di scavo, probabilmente conservata a Siracusa in Soprintendenza.

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    randello. I due frammenti M3 e M4 (metà del II sec. d.C.) furono trovati nel trat-to di via Pirandello contiguo alla cosiddetta Zecca, e probabilmente, come ha sug-gerito F. Muscolino, da riferire al grande complesso termale della città che ivi si estende4. Rimane, invece, sconosciuto il luogo di ritrovamento dei frammenti M5-M6, che, in considerazione del soggetto marittimo della figurazione, potrebbero an-ch’essi essere attribuiti all’edificio termale. La provenienza di via Pirandello e via Cappuccini è un dato sensibile sotto l’aspetto topografico, poiché attesterebbe la presenza di edifici residenziali (villae) sul versante a nord/nord-est della città, qua-lificando questo territorio come suburbio, che dall’inizio del II sec. d.C. vede lo sviluppo della necropoli monumentale con tombe a camera5. Il ritrovamento della Domus di Villa San Pancrazio una conferma efficace del carattere suburbano di tale area. Scoperta in via Pirandello, non lontano dalla tomba cosiddetta della “Guar-diola”, fu scavata in estensione, ma solo preliminarmente pubblicata. Il bel mosai-co di Licurgo (inizi III sec. d.C.) ancora in situ è purtroppo sfuggito alla presente campagna di restauri6.

    Tornando agli interventi di restauro, lavori di pulitura della superficie sono stati condotti su tutti i mosaici sopra elencati, e consolidati nelle parti in distacco, lasciandoli, però, montati sui loro supporti cementizi e all’interno del passaggio voltato. La mancanza di fondi ha impedito in questa occasione di procedere allo strappo e al loro trasferimento in un locale più idoneo, lavori che rimangono, pe-rò, in programma. Le operazioni di strappo e collocazione su supporto compatibi-le hanno interessato unicamente il mosaico in bianco e nero di superficie maggio-re M1 (fig. 2) in avanzato stato di disgregazione con caduta e perdita di tessere. I lavori di pulitura delle tessere e successivo montaggio su nuovo supporto sono sta-ti eseguiti presso i depositi del Parco ricadenti all’interno del sito dell’antica Naxos. Il mosaico è ora esposto all’interno della versura ovest del teatro.

    Come già affermato, per schema, motivi utilizzati, il mosaico con evidenza ma-nifesta la forte influenza, se non dipendenza,dai mosaici in stile bianco e nero fab-bricati in Italia Centrale nella prima età imperiale7. E ciò non diversamente da altri mosaici in tale stile documentati in Sicilia. L’identità di composizione e di reperto-rio figurativo dei manufatti siciliani con quelli italiani ha suggerito che questo stile si fosse diffuso in Sicilia grazie al trasferimento nell’isola di maestranze provenienti dall’Italia8. Un debole segnale in tal senso fornito dai risultati delle analisi petrolo-giche (v. infra): condotte su campioni dalle tessere nere ne attestano l’origine vesu-viana. Tanto naturalmente non basta per affermare che una bottega di un mosai-cista campano fosse operante a Tauromenion tra il I e II sec. d.C.; fatto che, però, non sarebbe straordinario alla luce dei rapporti con area campana documentati sia prima, sia dopo la deduzione della colonia in età augustea: sarebbero riferibili alla Campania i pochi dati onomastici sin qui noti da Taormina e Naxos9.

    4 F. MUSCOLINO, ‘La “Zecca” di Taormina e i mosaici rinvenuti nelle sue adiacenze’, in AISCOM XVIII, pp. 491-500.

    5 R.J.A. WILSON, ‘A Group of Roman House-Tombs at Tauromenium (Taormina)’, in Studi classici in onore di Luigi Bernabò Brea, a cura di in G.M. Bacci e M.C. Martinelli, Messina 2003 (Quaderni del Museo archeologico regionale eoliano “Luigi Bernabò Brea”. Supplementi, 2), pp. 247-274.

    6 VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, pp.103-105, fig. 59. Per la domus di Villa San Pancrazio, v. G.M. BACCI, ‘Taormina 1. Ricerche archeologiche nell’area urbana’, in ASM, s. III, 31, 1980, pp. 335-347, in part. pp. 344-346; EADEM, ‘Ricerche a Taormina negli anni 1977-1980’, in Kokalos, 26-27, 1980-1981, II/1, pp. 737-746; R.J.A. WILSON, Sicily under the Roman Empire. The Archaeology of a Roman Province, 36BC - AD535, Warminster 1990, p. 126; G.M. BACCI, C. RIZZO, ‘Attività della Soprintendenza: Taormi-na’, in Kokalos, 39-40, 1993-1994, II/1, pp. 945-951.

    7 Cfr. i più antichi mosaici pavimentali della villa dei Volusii Saturnini a Lucus Feroniae; per questi v. K.M.D. DUNBABIN, Mosaics of the Greek and Roman World, Cambridge 1999, p. 56, figg. 55-56.

    8 DUNBABIN 1999, cit. a nota 7, p. 130 (con bibl. prec.).9 M.C. LENTINI, F. MUSCOLINO, ‘Fornaci e produzioni di anfore e laterizi tra Naxos e Taormina

    (III-I sec. a.C.) e rapporti con le aree tirreniche’, in Immensa aequora. Workshop. Ricerche archeologiche, ar-cheometriche e informatiche per la ricostruzione dell’economia e dei commerci nel bacino occidentale del Mediterra-

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    Il restauro dei mosaici conservati in città

    Si tratta, come anticipato, dei mosaici scoperti all’interno dell’abitato moder-no di Taormina e lasciati in situ, e in particolare due su strade, Salita del Carmine (M7) e Salita Santippo (M9), l’altro nel giardino dell’hotel “La Campanella” (M8). Sono stati tutti sottoposti a lavori di pulitura,consolidamento e impermeabilizzazio-ne della superficie (v. infra). I lavori hanno gravato sulle somme del 30% dalla tas-sa d’ingresso al teatro; somme, amministrate dal Comune di Taormina. Parimen-ti a cura di quest’ultimo e con fondi di medesima origine, sono in corso lavori di valorizzazione con sistemazione e risanamento dei contesti urbani contigui ai mo-saici M7 e M9. A favore di una loro fruizione anche notturna sono in fase di alle-stimento anche gli impianti di illuminazione10.

    I mosaici sono tutti pavimentali, ma di diversa cronologia: ellenistici M7-M8; di età imperiale M9 (I-II sec. d.C.) in bianco e nero a schema geometrico con in-serzioni floreali, possibile pavimentazione del peristilio di una abitazione privata di rango (fig. 3)11.

    Datati da D. von Boeselager al II sec. a.C., rispettivamente agli inizi (M7), e al-la fine del secolo (M8), ambedue appartengono al nucleo di mosaici che rivendi-ca alla Sicilia un ruolo preminente nell’evoluzione dei tipi pavimentali e nella tra-smissione dello stile ellenistico all’Italia (figg. 4-5). Essi rivestono, infatti, particola-re interesse sia sotto l’aspetto topografico, sia sotto quello tecnico. La loro ubica-zione – ricadente il primo in prossimità del Duomo; l’altro sulle propaggini sco-scese della collina del Castello – uno dei pochi indicatori della rilevante superficie occupata in epoca ellenistica dalla città, nonché, trattandosi in entrambi i casi di contesti abitativi, del benessere della locale aristocrazia urbana.

    Quanto all’aspetto tecnico, il mosaico scoperto nel 1959 nel corso dei lavori di costruzione dell’hotel “La Campanella”, appartenente al pavimento di un ambiente (oecus) di una abitazione, mostra la combinazione di tessellato policromo con ce-mentizio peculiare della manifattura siciliana12: la composizione centrale, incorni-ciata da banda con meandro prospettico molto popolare nei pavimenti tardo-elle-nistici13, inserita con effetti luministici a contrasto in un pavimento in cementizio a base fittile punteggiato da tessere bianche squadrate (fig. 4).

    Mosaico di Salita del Carmine (M7)

    Si compone di un pavimento a ciottoli policromi (gialli, rosa, rosse, grigi e neri) (fig. 8), spaccati e levigati in superficie che attornia il mosaico a tessere re-lativamente grandi, poligonali (bianche e nere) del pannello centrale decorato da una rosetta a sei petali inquadrata da doppia cornice di losanga entro quadrato. Ai quattro angoli si dispongono delfini guizzanti (fig. 5).

    il mosaico più antico documentato a Taormina, quello che mostra più intensi contatti in particolare per la mistione ciottoli e tessellato con Delos e i centri gre-co-insulari14, e anche il più misterioso: non si conoscono né la data né l’occasione del ritrovamento. La possibilità di condurre una limitata indagine di scavo è giun-ta perciò molto gradita. A causa dello stato carente di conservazione, l’intervento

    neo (metà IV sec. a.C. - I sec. d.C.). Atti del convegno, Roma, 24-26 gennaio 2011, a cura di G. Olcese, Roma 2013, pp. 275-285.

    10 La segnaletica e le tabelle illustrative relative sono in corso di stampa.11 In generale sullo stile floreale e per la “vegetalizzazione” dello schema geometrico, v. DUNBABIN

    1999, cit. a nota 7, p.298.12 DUNBABIN 1999, cit. a nota 7, p. 38. Mentre sull’ influenza punica nella diffusione in Sicilia del

    cementizio nel III sec. a.C. e forse anche in precedenza, cfr. ivi, p. 20.13 Per il meandro cfr. il mosaico con Ganimede dalla casa omonima di Morgantina (ivi, pp. 21-

    22, fig. 19).14 VON BOESELAGER 1983, cit. a nota 1, p. 34.

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    di restauro è stato, infatti, più complesso e ha comportato limitate escavazioni (v. infra). Praticate all’interno di due lacune relativamente estese, hanno permesso di isolare gli strati di preparazione del mosaico (fig. 7) sovrapposti ad un livello più antico di calpestio. Nessun elemento utile stato, tuttavia, raccolto per precisare la cronologia che rimane quella di inizio II sec. a.C. proposta da D. von Boeselager15, I pochi materiali restituiti dallo scavo sono, infatti, indicativi dell’occupazione del sito in epoca tardo-imperiale. I risultati maggiori sono stati ottenuti dalla pulitura dei lati orientale e meridionale. Sul primo è stata riportata in luce una bordura in tessellato a larghe tessere rettangolari bianche con possibile funzione di soglia, cer-tamente lì collocata per rimarcare il verso della composizione pavimentale costrui-ta per essere vista da est (fig. 5). Sul lato meridionale i lavori di pulitura sono sta-ti ancora più proficui. Essi portano alla scoperta della delimitazione del pavimen-to che su questo versante risulta costituito da un filare di blocchi in calcare grigio, l’estremo dei quali, in prossimità dell’angolo sud-ovest, mostra resti di una colon-na (fig. 6). La scoperta permette di identificare l’ambiente con la corte di una ca-sa a peristilio, con planimetria probabilmente vicina a quella delle case di Delos (Maison des dauphins, Maison du trident)16. A fronte di una documentazione scarna ed esigua, con il mosaico M7 e la configurazione della corte che lo contiene affio-rano i legami tra Taormina e Delos, che appaiono diretti oltreché antichi, risalen-ti alle origini, alla stessa fondazione della città, e duraturi nel tempo.

    (M.C.L.)

    Dati dalle analisi petrografiche

    Analisi petrografiche su sezioni sottili sono state effettuate dal prof. Paolo Maz-zoleni17 su tre campioni di tessere prelevati dai mosaici in bianco e nero con dise-gni geometrici da via dei Cappuccini (M1) (fig.2) e da Salita Santippo (M9)(fig.5). Durante le prime fasi del restauro di M1, quella della pulitura dei retri, si è notata la presenza di aree di tessere nere apparentemente più “degradate” in quanto di facile scollatura dalla malta al tocco della penna pneumatica. Questa evidenza, che ad un primo approccio sembrava spiegarsi quale effetto di un restauro già in an-tico o di un altro possibile cantiere di lavorazione,anche perché si trattava di aree che non erano state interessate dalle infiltrazioni d’acqua, è stata supportata dalle analisi condotte su due campioni di tessere nere uno (campione 1) proveniente da una delle aree suddette formate da tessere poco connesse, l’altro (campione 2) prelevato da area con tessere ben connesse. Si tratta per entrambi di vulcaniti alto potassiche (rocce leucitiche) ovvero rocce magmatiche di area campana-vesuviana. Il campione 1 presentava leucite in minore quantità rispetto al campione 2.

    La facile scollatura alla penna pneumatica, conseguenza di una debole con-nessione delle tessere,si spiegherebbe con l’utilizzo di tessere nere dalla superficie meno rugose quindi di minore aderenza alla malta. La rugosità superficiale delle tessere di natura vulcanica non può che dipendere dal processo di raffreddamen-to più o meno veloce del magma vulcanico che determina a sua volta la cristalliz-zazione della roccia.

    I risultati delle analisi se confrontati con i dati finora noti in Sicilia da analisi archeometriche condotte sui litotipi delle ville romane di contrada Bagnoli a Capo

    15 Ivi, p. 36.16 PH. BRUNEAU, J. DUCAT, Guide de Délos, Athènes 2005 (4ème édition refondue e mise à jour), pp. 291-

    293, 301-302, fig. 97a (Maison des dauphins), 102 (Maison du trident). I confronti possono estendersi a la Maison aux mosaïques di Eretria (P. DUCREY, S. FACHARD et alii, Erétrie. Guide de la cité antique, Fribourg 2005, pp. 206-208). In generale sulla casa a peristilio, v. R. GINOUVÉS, Dictionnaire méthodique de l’architecture grecque et romaine, III. Espace architecturaux , bâtiments et ensembles, Rome 1998 (CÉFR, 84), pp. 156-154.

    17 Università di Catania, Dipartimento di Scienze Geologiche e Ambientali.

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    d’Orlando18 e di Tusa (Alaesa)19, quindi da area tirrenica ove la vulcanite si pre-senta esclusivamente come incluso nelle formazioni sedimentarie (areale di Tusa), farebbero ipotizzare un’importazione “parziale” delle tessere usate – oltre che dei modelli decorativi – da area campana-vesuviana e/o laziale20. In Sicilia non sono noti infatti affioramenti di vulcaniti alto potassiche.

    Il terzo campione, infine, è stato prelevato ed analizzato tra le tessere bianche del Mosaico di Salita Santippo. Si tratta di calcare bianco abbastanza compatto co-siddetto “maiolicato”, con presenza di fossili non facilmente identificabili, di pro-venienza locale ovvero dai monti di Taormina (areale Longi-Taormina). Per il re-sto delle tessere utilizzate nello stesso mosaico, l’esame autoptico ha rivelato trat-tarsi di calcari marnosi il cui colore varia dal grigio, al grigio-nero e al rosa sem-pre di provenienza locale.

    Da area geograficamente vicina (Valle dell’Alcantara) provengono anche i ciot-toli fluviali di vari colori impiegati nel mosaico di Salita del Carmine (M7) (fig. 7).

    (M.G.V.)

    Il restauro

    Mosaico M1: distacco e intervento conservativoIl mosaico geometrico con tessere in bianco e nero fa parte di una serie di

    mosaici romani negli anni ’60 staccati e rimontati su pannelli in cemento arma-to, poi collocati nel corridoio voltato sotto l’edificio scenico del Teatro Antico di Taormina (v. supra) (fig. 1). Il luogo di conservazione, in combinazione con i ma-teriali impiegati per il vecchio restauro, ha dato luogo a evidenti fenomeni di de-grado dovuto al rigonfiamento delle armature in ferro dei supporti. Inoltre, la su-perficie spenta e biancastra dei mosaici denuncia degli interventi di pulitura con sostanze acide, che hanno portato ad una opacizzazione dei mosaici, rendendo dif-ficoltosa la loro lettura.

    Considerati i fondi limitati a disposizione, si è scelto di intervenire sul mosaico in stato peggiore di conservazione. Il mosaico di mq 12 circa di superficie era sta-to nel precedente intervento di distacco sezionato in otto pannelli. Nonostante la chiara partizione geometrica, i tagli eseguiti nel corso di tale intervento non han-no, purtroppo, tenuto in alcun conto la decorazione, così causando ampie e visto-se lacune. Le condizioni dei pannelli in cemento armato si presentavano critiche: alla corrosione dei ferri di armatura si aggiungeva l’avanzato stato di disgregazio-ne del massetto cementizio. Il degrado – imputabile al continuo apporto di umi-dità all’interno del corridoio con conseguente attivazione dei sali solubili contenu-ti nella malta cementizia – aveva provocato lo sfarinamento dei bordi dei pannelli stessi, con perdite anche ingenti di porzioni di tessellatum.

    Dopo una prima pulitura e l’effettuazione di una documentazione fotografi-ca preliminare, si è applicato sulla superficie un doppio strato di velatura con tele in cotone di grammatura diversa21. Viste le esigue dimensioni di larghezza del cor-ridoio (circa m 1,80), lo stacco è stato eseguito in loco per ottenere direttamente

    18 L. BONFIGLIO, M. TRISCARI, ‘Appendice 2’, in U. SPIGO, ‘Prime considerazioni sui mosaici geo-metrici del complesso termale di Bagnoli S.Gregorio a Capo d’Orlando’, in AISCOM IV, pp. ???-???, in part. p. 267.

    19 G. SABATINO, S. LANZA, M. TRISCARI, ‘Appendice tecnica II’, in M.A. MASTELLONI, ‘Tusa (ME): pavimenti da uno scavo di A. Salinas (1912). Nota preliminare’, in AISCOM VIII, pp. 689-719.

    20 Medesimi risultati dalle analisi con diffrattometria a raggi X sulle tessere scure pertinenti ad un ambiente della domus di Porta Pasquale a Taormina.

    20 Cfr. U. SPIGO, ‘I pavimenti della Domus di Porta Pasquale a Taormina: dati preliminari’, in AISCOM IX, pp. ???-???, in part. p. 412.

    21 Le tele sono state incollate utilizzando una miscela di colla pasta e colla vinilica nel rapporto 1 : 1. La tela a contatto con le tessere era di grammatura minore rispetto al secondo strato.

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    dei frammenti più piccoli e più facilmente manovrabili. Per le operazioni sono sta-ti utilizzati sia demolitori a mano, sia sciabole in ferro con mazzette a mano. Du-rante lo stacco si è dovuto constatare l’estrema fragilità di parte delle tessere ne-re, dato in seguito confermato dalle analisi petrografiche22.

    I singoli frammenti del mosaico così ottenuti, sono stati portati nei laboratori organizzati presso l’area archeologica di Naxos, dove sono stati sottoposti ad una approfondita pulitura dei retri con micro scalpelli pneumatici, fino a liberare le tessere da tutti i residui della malta cementizia.

    Sui frammenti puliti è stato eseguito un rilievo 1 : 1 dal retro. La misurazione dei singoli elementi geometrici ha permesso di ricostruire il disegno complessivo e le dimensioni complessive del mosaico nonché di eseguire il rilievo poi digitaliz-zato, che è stato utilizzato nel corso del presente intervento.

    Con pannelli sandwich in fibra di vetro e struttura alveolare in alluminio (tipo aerolam, spessore cm 2,5) sono stati preparati i supporti dei singoli frammenti e su di essi riportate le linee costruttive del disegno geometrico come guide per il po-sizionamento dei frammenti più lacunosi. Sui pannelli è stata incollata mediante resina epossidica della graniglia di pietra, per permettere alla malta di allettamen-to di aggrapparsi. I pannelli sono stati contornati con profilati in alluminio, utiliz-zati sia per contenere la malta di allettamento nello spessore desiderato (circa cm 3), sia come riferimento dell’altezza finale del mosaico rimontato. Si è proceduto al rimontaggio del mosaico partendo dal posizionamento di uno dei pannelli an-golari, per garantire una maggiore aderenza al pannello, è stato steso sulla grani-glia uno strato di malta liquida23 e successivamente uno strato di malta compat-ta. Con l’aiuto di regoli in legno appositamente preparati, la malta è stata tirata sino a formare una superficie continua al di sotto (cm 1 circa) del bordo in allu-minio. Sul retro del mosaico è stato, poi applicato uno strato di malta liquida, ste-sa con spazzole morbide per favorirne la penetrazione tra le tessere. Con l’ausilio di pannelli multistrato in legno, la porzione di mosaico è stata girata nella corret-ta posizione sulla malta. Il frammento sempre velinato è stato poi battuto con un batti piastrelle in plastica pesante per ancorare saldamente le tessere alla malta. Il “velatino” in cotone è stato quindi rimosso con miscela di acqua, alcool e acetone coadiuvata da vapore acqueo24. Scoperto il tessellatum, sono state eseguite le inte-grazioni delle piccole lacune e limitate reintegrazioni. In proposito sono state pri-vilegiate le integrazioni delle linee costruttive del mosaico per facilitare la lettura generale del disegno. Ultimate le integrazioni, il mosaico è stato bagnato e nuova-mente battuto, per eliminare la malta in eccesso attraverso gli interstizi delle tes-sere e ottenere una superficie perfettamente liscia. Le lacune sono state stuccate con la stessa malta, avendo eliminato preventivamente gli inerti più grossi, tenen-do un leggero sottolivello (2 mm circa) Sulle tessere è stato applicato uno strato di malta fine, per ricostituire e integrare la malta interstiziale.

    Dopo l’avvenuta presa della malta, si è proceduto a smontare il bordo in al-luminio limitatamente al lato corrispondente al pannello attiguo. Il bordo è stato protetto da nastro adesivo in alluminio, poi utilizzato come strato distaccante, e posizionato il pannello successivo in aderenza. Seguendo lo stesso procedimento, è stato montato tutto il mosaico. Sulla base del rilievo 1 : 1 e della regolarità delle dimensioni è stato verificato il corretto posizionamento e allineamento dei singoli pannelli tra di loro durante il montaggio. Tutta la superficie è stata poi sottoposta

    22 Cfr. supra il paragrafo a cura di M.G. VANARIA.23 È stata utilizzata una malta a base di calce idraulica (NHL 3,5) e polvere di pietra nel rapporto

    di 1 : 2,5, addizionata con micro emulsione acrilica (Acril ME) al 3% sul totale. Per la malta liquida la percentuale di emulsione acrilica è stata aumentata al 5% circa.

    24 Il pannello è stato coperto da un telo in polietilene e la miscela di solventi e il vapore caldo è stato lasciato agire per circa 45 minuti.

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    ad un impacco (30 minuti circa) a base di acido citrico al 5%, seguito da un’abbon-dante lavaggio con acqua corrente per rimuovere l’eccesso di calce superficiale.

    Infine, le superfici sono state trattate con applicazione di resina acrilica (Para-loid B72 al 3% in acetone) sia a protezione della superficie stessa, sia per diminui-re la diffrazione della luce in vista di una migliore leggibilità del mosaico.

    Il mosaico è stato rimontato ed esposto su piano inclinato temporaneo all’in-terno della versura occidentale del Teatro Antico di Taormina.

    I mosaici con conservazione in situ (M7-M9)Questi mosaici mostravano diverse problematiche in relazione alla loro diffe-

    rente collocazione e/o esposizione. I mosaici M7 (fig. 5) e M9 (fig. 3) ricadono all’interno di cortili a cielo aperto, ma chiusi al pubblico; mentre M8 (fig. 4) è si-tuato in un’area privata (Hotel La Campanella). Tutti i mosaici sono comunque visibili dall’esterno.

    Di conseguenza M7 e M9 soffrivano di una mancanza di manutenzione ordi-naria, che aveva portato alla crescita di piante erbacee, muschi e all’accumulo di sporcizia in generale; ciò, oltre a impedire la semplice lettura dei pavimenti musi-vi, con il passare degli anni, aveva fatto sì che le varie problematiche conservative man mano si aggravassero. In M7 (fig. 5) la crescita di piante aveva finito per al-largare le fessure presenti e cominciava a disgregare porzioni sempre maggiori de-gli strati di allettamento. In M9 (fig. 3), invece, la crescita di muschio aveva coper-to circa un terzo dell’intera superficie. Inoltre, l’alto tasso di umidità, dovuto alla giacitura entro stretto ed allungato cortile delimitato su tre lati dal terrapieno del pendio, ha favorito la crescita di alghe e microrganismi, che hanno notevolmente indebolito la malta di allettamento, causando continue perdite di tessere e nume-rose lacune. Il mosaico M8 (fig. 4), invece, pur sottoposto grazie alla cura dei pro-prietari a manutenzione e pulizia continue e regolari, soffriva di numerosi distac-chi e rigonfiamenti del tessellatum dallo statumen. Le cause sono probabilmente da ricercarsi nei lavori di costruzione e di scavo, che hanno interessato negli anni ’60 la zona soprastante il mosaico. L’assestamento del terreno della collina ha prodot-to spinte laterali leggibili nelle deformazioni del pavimento.

    L’intervento, su tutti e tre i mosaici, è consistito in una prima pulitura con ri-mozione dei depositi inconsistenti, seguita da trattamento biocida25, e dall’estirpa-zione, dopo il loro avvizzimento, delle piante erbacee e dei loro apparati radicali. Le operazioni sono state completate da una pulitura con idro-pulitrice a pressio-ne media26.

    La rimozione delle vecchie integrazioni in malta cementizia, presenti nei tre mosaici, è stata eseguita in maniera integrale solo nel mosaico M7 (fig. 5). Nel mosaico M9 (fig.3) l’indebolimento della malta di allettamento era tale che una rimozione totale avrebbe rischiato di compromettere buona parte della superficie originale. Si è dunque optato per una rimozione parziale, asportando solo le bor-dature delle lacune in cemento grigio, che spesso coprivano il tessellato di tessere circostante27. Il centro delle lacune, eseguito in malta somigliante al cocciopesto, non è stato, invece, rimosso.

    Il mosaico M8 (fig.4) è caratterizzato da un tessellatum molto fitto e da tesse-re piuttosto piccole, in particolare sul bordo policromo28, cosicché una rimozio-ne delle stuccature in cemento, viste le forti spinte esistenti all’interno del tessella-

    25 Due trattamenti con biocida ad ampio spettro (Biotin T al 3%) dato a spruzzo a distanza di 5 giorni.

    26 È stata utilizzata una idropulitrice professionale a pressione regolabile, utilizzata a 10-15 atm con getto a ventaglio, con una distanza di cm 15-30 dalla superficie delle tessere.

    27 Per la rimozione dei cementi sono stati adoperati solo scalpello e martello a mano.28 Le tessere del tappeto centrale bianco sono di circa cm 0,8-1 per lato, mentre le tessere policro-

    me del bordo a meandro geometrico sono di circa mm 4-5 per lato.

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    tum, è sembrato un pericolo. Il rischio, infatti, di essere costretti ad un intervento di stacco e ricollocazione di buona parte del mosaico era concreto, per cui ci si è limitati al consolidamento dello stato attuale. Nel mosaico a ciottoli M7, invece, è stata proprio la rimozione delle integrazioni a dare le maggiori soddisfazioni, in quanto nelle lacune sottostanti sono emersi numerosi elementi d’interesse. Lungo gran parte dei bordi delle due lacune maggiori, sono state riscontrate intere por-zioni di mosaico semplicemente franate, sulle quali si è potuto operare uno stacco e un ricollocamento parziale volti al recupero integrale anche degli strati di pre-parazione completamente conservati. Inoltre, nello scavo effettuato all’interno del-le lacune si è potuto documentare il pavimento precedente (fig. 6)29, i bordi del-lo statumen lungo il lato sud-est del cortile, un evidente restauro antico effettuato con un cocciopesto e frammenti di un rivestimento marmoreo.

    Tutti i mosaici sono stati consolidati con micro emulsione acrilica al 3%. I mo-saici M8 e M9 sono stati, inoltre, sottoposti a iniezioni in profondità a concentra-zioni in aumento dal 3-10% per ristabilire adesione tra gli strati preparativi e il tes-sellatum. Le fessure i sollevamenti e i vuoti sono stati riempiti con iniezioni di mal-ta idraulica liquida30.

    Le lacune di M7 mostravano notevoli dimensioni e profondità. Per esse è sta-to preparato un sottofondo di graniglia di pietra compattato su uno strato di tes-suto-non-tessuto coperto con una malta idraulica di profondità31.L’ultimo strato è stato eseguito con la malta finale di colore e granulometria analoga alla malta in-terstiziale del mosaico32. Una malta fina, liquida è stata stesa su tutta la superficie in maniera da ricostituire completamente la malta interstiziale33. Dopo una prima presa, l’eccesso di materiale è stato asportato con spugne naturali. In seguito tut-ta la superficie è stata lavata abbondantemente con acqua e poi risciacquata con una soluzione di acido citrico al 3% per la rimozione della calce in eccesso sulla superficie, seguito da un ulteriore lavaggio ad acqua corrente.

    Sul mosaico M9 sono state eseguite numerose piccole integrazioni con le tes-sere staccate originali (fig. 3), prediligendo sempre la ricostruzione degli elementi decorativi e delle linee geometriche costruttive, decisivi alla lettura del pavimento. Tutte le integrazioni sono state effettuate direttamente sulla malta fresca34 e poi battute per portarle a livello. Le vecchie integrazioni cementizie sono state bordate e coperte con una malta idraulica dello stesso colore della malta interstiziale origi-nale. In maniera analoga, sul mosaico M7 è stata ricostituita la malta interstiziale.

    Sul mosaico M8 sono state chiuse piccole lacune con le tessere originali pre-senti, montate su malta fresca. Le restanti lacune sono state chiuse con malta idrau-lica35. Le integrazioni cementizie sono state coperte anch’esse con malta idraulica per minimizzare il loro impatto estetico sul pavimento. Come sugli altri due mo-saici, è stata ricostituita la malta interstiziale ed effettuata una pulitura finale con asportazione della calce in eccesso (fig. 8).

    29 Si tratta di un seminato di uno spessore complessivo di circa cm 6-7, un battuto di calce e ciot-toli di fiume di dimensioni ridotte, che non superano il cm di grandezza.

    30 Calce idraulica NHL 3,5 con pozzolana iperventilata nel rapporto 1 : 2 per le iniezioni di profon-dità, calce idraulica NHL 3,5 e sabbia di fiume o polvere di pietra nel rapporto di 1 : 2,5 per gli spazi più grandi e più facilmente accessibili.

    31 Calce idraulica NHL 3,5 con polvere di pietra nel rapporto 1 : 3.32 1 parte di calce idraulica NHL 3,5 con 2,5 parti di polvere di pietra di Palermo e sabbia gialla

    di fiume locale a parti uguali tra di loro addizionata con micro emulsione acrilica al 3%;33 Identica in composizione alla malta finale, ma setacciata per eliminare gli inerti di dimensio-

    ni maggiori.34 Malta idraulica con calce idraulica NHL 3,5 nel rapporto 1 : 2,5 con polvere di pietra di Paler-

    mo addizionata con emulsione micro acrilica al 3%. La stessa malta è stata utilizzata anche per le in-tegrazioni e la malta interstiziale.

    35 Calce idraulica NHL 3,5 e polvere di marmo in rapporto 1 : 2,5 addizionate con micro emulsio-ne acrilica al 3%.

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    Su tutti e tre i pavimenti è stato applicato un protettivo finale idrorepellente traspirante, a base di polisilossano36. Per permettere il deflusso delle acque meteo-riche dagli angoli del cortile, nel caso del mosaico M7 sono stati utilizzati due fori nel muro moderno di recinzione con inserimento di due canali di scarico.

    Tutti i mosaici fatti oggetto di intervento sono stati rilevati con metodi tradi-zionali37 e riportati in formato digitale. La documentazione grafica è stata utilizzata sia come strumento di lavoro per documentare lo stato di conservazione e le varie fasi dell’intervento conservativo dei mosaici, sia come base per le didascalie infor-mative, che sono parte integrante del percorso di valorizzazione degli stessi.

    Gli interventi eseguiti sui mosaici in situ non sono degli interventi rivoluziona-ri o particolarmente innovativi, ma hanno il pregio di aver riacceso l’interesse del-la comunità locale, molto partecipe durante l’intero arco dell’intervento, alla tute-la del patrimonio storico di Taormina, e non solo del Teatro. Un protocollo d’in-tesa elaborato tra il Comune e il Parco Archeologico di Naxos aiuterà nel futuro a garantire una manutenzione ordinaria dei mosaici. Il recupero conservativo dei mosaici è perciò da considerarsi l’inizio di un percorso, che, con soluzioni a bas-so impatto economico e di facile manutenzione, spingono a una valorizzazione del tessuto antico di Taormina come realtà interconnessa con il suo illustre Teatro.

    36 Rhodorsil H224 al 10% in white spirit.37 Misurazioni con triangolazione con metro a nastro effettuato a mano, riportate in formato digi-

    tale e con foto digitali eliminando la deformazione prospettica.

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    Fig. 1 – Taormina, teatro. Mosaico M6 collocato all’interno dello stretto corridoio voltato.

    Fig. 2 – Taormina, teatro. Mosaico M1, I-II sec. d.C.

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    Fig.

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    Fig. 5 – Taormina, Salita del Carmine. Mosaico M7, inizi II sec. a.C.

    Fig. 6 – Taormina. Particolare del filare di blocchi in calcare grigio con resti di colon-na sul lato sud del mosaico M7.

    Fig. 7 – Taormina. Particolare degli strati di preparazione del mosaico M7 sovrapposti ad un livello più antico di calpestio.

    Fig. 8 – Taormina. Particolare del mosaico M9.