Montefeltro di Pietra

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Progettio di studio e valorizzazione della rocca di Maiolo

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A CURA DI: Dott. Enrico Ravaioli

Cristiana Margherita

Francesco Cremoni

Tommaso Saccone

INTRODUZIONE

La Rocca di Maiolo è posta

sulla sommità dell'

omonimo monte. Sorge in

zona collinare,

permettendole di

dominare la Valle del

Marecchia ed i percorsi

che conducono a San Leo.

Il monte ha forma

piramidale, con un fianco a

strapiombo e la rocca ne

occupa tutto il ciglio superiore.

Sul unico lato accessibile, la fortezza e' ben protetta dalla ripidita' del pendio roccioso.

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NOTIZIE

STORICHE

Nell' 885 Maiolo

e' sotto influenza

della Santa Sede,

infatti si ha

testimonianza di

una contesa tra il

vescovo di Rimini

e l'abate di San

Marino.

Nel 1150

Federico

Barbarossa

conferma il possesso della Rocca ad Antonio di Carpegna.

Nel 1181 Maioletto e' soggetto alla famiglia dei Maiolo.

In una relazione di Rimondini e Palloni scrivono che l'abitato era cinto di mura con un castello-torre in funzione

di rocca.

Nel 1193 Maiolo viene ceduta ai Camaldolesi ed in seguito alla Chiesa Feretrana.

Nel 1215 Maiolo e' governata dal figlio di Guglielmo di Maiolo.

Nel 1220 la rocca ed il suo borgo passano direttamente sotto la protezione di Papa Innocenzo III.

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Nel 1233 Guglielmo di Maiolo si sottomette al comune di Rimini inseritosi a suo favore nella guerra tra Urbinati

e Feltreschi.

Nel 1259 Guido e Guglielmo, nipoti di Guglielmo di Maiolo, allacciano rapporti d'affari con i Malatesta.

Nel 1308 terminata l'alleanza tra il Comune di Rimini e Maiolo, il monastero di San Donato di Gubbio cede la

Rocca di Maiolo a Uguccio Rondazio ed a Paolozzo dei Faggiolani di Casteldelci; Uguccione della Faggiola rinforza

la Rocca. Di questo intervento probabilmente è superstiti il muro adiacente alla torre Nord Est, caratterizzato

dalla mancanza di scarpa, secondo la tipologia costruttiva tipica degli inizi del XIV sec.

Ad Uguccione segue il figlio Nerio; la Rocca in seguito passa nelle mani del vescovo feretrano, Claro Peruzzi che

la perderà in favore del conte di Montefeltro.

Papa Innocenzo VI nel 1359 assegna al Cardinal Egidio d' Albornotz l'incarico di riconquistare le terre di

dominio Pontificio e la Rocca torna ad essere amministrata da un vicario vescovile.

Nel XV sec scoppiano tumulti tra i Feltreschi ed i Malatesta, e Maiolo passa sotto l'ala dei Malatesta che la

rafforzeranno ulteriormente, a questi interventi risalgono le due torri pentagonali e l'aggiunta di una cortina

muraria a ridosso di quella precedente.

Resterà' sotto il dominio Malatestiano fino alla meta' del XVI sec.

Nel 1463 con l'intervento di Papa Pio II e del Re di Napoli, Federico da Montefeltro riconquista Maiolo.

Federico esegue dei lavori di rafforzamento della Rocca, dotando di cannoniere la torre Sud Ovest.

Maiolo diventa uno dei castelli piu' forti e popolosi del Montefeltro, e sotto il Ducato di Urbino si trasforma da

vicariato a podesteria.

Alcune fonti di questo periodo fanno supporre la presenza di un palatium, possibile residenza della famiglia

signorile.

Nel 1502 il territorio viene preso a tradimento da Cesare Borgia, che la restituisce al Duca Guidobaldo da

Montefeltro.

Nel 1508 con la morte di Guidobaldo si estingue la famiglia dei Montefeltro e la rocca passa a Francesco Maria

Della Rovere.

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Con l'elezione di Papa Leone X il possedimento va a Lorenzo, investito Duca d'Urbino e Conte di Montefeltro, ma

nel 1527 il territorio torna a Francesco Maria Della Rovere.

Nel 1631 con l'estinzione dei Della Rovere il Montefeltro torna alla Santa sede.

A capo del Ducato viene posto Lorenzo Campeggi, nobile Bolognese, che rifortifica Maiolo e S. Leo.

Nel 1647 un fulmine colpisce il magazzino della polvere pregiudicando la struttura.

Nella notte del 29 maggio 1700 una frana fece crollare gran parte della fortificazione addosso al borgo che

venne praticamente distrutto.

La popolazione venne così ridistribuita tra le frazioni di Maioletto, Poggio, e Serra di Maiolo.

Maiolo perde così la propria forza militare e politica, diminuendo di importanza nel parlamento della provincia.

L' EVOLUZIONE DELLE STRUTTURE MURARIE DELLA ROCCA DI MAIOLO.

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1.Obiettivi e metodo.

Questo studio e stato condotto nell'estate del 2004 in occasione dei restauri della rocca. Le indagini erano

indirizzate all'individuazione dei diversi interventi costruttivi che determinano l'attuale fisionomia della rocca.

Sono state eseguite una serie di attività che si avvalgono della metodologia archeologica degli elevati: 1) analisi

stratigrafica muraria; 2) definizione delle tipologie murarie.

2.Analisi stratigrafica.

La rocca di Maiolo è costituita da una cortina

muraria PP2 che procede in direzione nord/ovest-

sud/est, delimitata da due torrioni a pianta

poligonale, con alta base a scarpata.

Nell'angolo nord si è conservata la parete PP13

che si collega al torrione T1.

A difesa del lato nord rimangono resti di ambienti

posti sul crinale e poco più sotto vi è un' altra

piccola struttura difensiva.

A sud/est si conserva un tratto di muro, PP6,

posto a destra del torrione T2, che in origine

proseguiva completando la difesa del sito.

Fase I ( XII-XIII sec. ). Della fase più antica rimane un frammento di muro all'interno del torrione T2, nel lato nord/est della casamatta

inferiore ( PP14 ).

Detto muro si appoggia direttamente sulla roccia ed è caratterizzato dalla presenza di conci ben squadrati e di

medie dimensioni, sistemati in filari orizzontali e paralleli. A destra di questo tratto murario, si trovano conci

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che dovrebbero appartenere al muro che si è conservato nel lato sud, all'esterno del torrione PP6, e i quali si

appoggiano al muro di prima fase.

Quest'ultimo è coperto dalla parete e dalla volta del torrione, a sinistra e nel lato superiore.

Fase II ( prima metà del XIII sec. ? ) Ad una fase successiva, si possono datare la parete situata a destra del torrione T2 e molto probabilmente il

setto murario a destra del torrione T1. Quest'ultima USM, però non si trova in rapporti stratigrafici diretti con

il muro della fase precedente, la lavorazione del materiale da costruzione lo accomuna all'USM 94 ( tipo 2a 2b ).

I conci appaiono ben squadrati in entrambe le pareti, anche se le pietre del muro a destra della torre T2 siano

state erose dagli agenti atmosferici.

A questa fase dovrebbero risalire, diverse buche ricavate nell'arenaria, che si trovano in posizione S/E della

rocca, in prossimità di alcuni gradoni, a cui si ancorava l'estremità del fortilizio esistente ancora nel '600.

A ridosso della cortina muraria centrale si trovano nella roccia altre buche, utilizzate come punto d'appoggio

delle impalcature realizzate per la costruzione del muro, ma in questo caso, vista l'esistenza del doppio

paramento, è difficile stabilire a quale dei due interventi risalgano.

Fase III ( XIV secolo ) Questa fase è caratterizzata dal muro a scarpata che chiude il lato N/O della rocca, e prosegue all'interno del

torrione. Da qui il muro è verticale e continuava in direzione S/E per raccordarsi con la parete della fase II.

Il tipo murario è meno accurato dei tipi murari precedenti, in quanto è realizzato con pietre in arenaria

sbozzate, di piccole e medie dimensioni, disposte su filari orizzontali e poco regolari. È frequente lo

sdoppiamento dei corsi e l'inserimento di zeppe litiche nei letti ( tipo murario 3 ).

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Fase IV ( XV secolo ) Le alte basi a scarpata dei due torrioni appartengono ad una fase successiva. Sono fornite da caditoie con foro

stretto e alto, soprattutto nel T1, e di una bombardiera con apertura circolare.

Le torri sono suddivise in casematte coperte con volte a botte provviste di aperture interne fruibili, in origine,

attraverso scale di legno. A questa fase si riscontrano due tipi murari: il primo con filari leggermente più

regolari, riscontrati nella T1 e nelle zone inferiori alla scarpata del T2; l'altro tipo con filari meno regolari, ed è

presente nelle parti superiori non restaurate del torrione T2. Questa differenza indica due diverse fasi di

cantiere appartenenti allo stesso intervento costruttivo, infatti il limite dei due pannelli murari non è

caratterizzato da un taglio ma segue il piano di posa del filare in cui si trovano anche le buche pontaie.

I torrioni si poggiano alle strutture di fase I, II e III, anche se per quanto riguarda la fase III si notano

alcune caratteristiche comuni, come il tipo murario e la disposizione a scarpata dei muri.

L'ESPLOSIONE DELLA POLVERIERA DEL 1644

Viene spesso ricordato un'incidente stimato da Anton Maria Zucchi nel 1639 e da Filippo Ugolini nel 1647, un

fulmine colpì il magazzino delle polveri provocando rilevanti danni alla fortezza.

In realtà avvenne il 28 agosto 1644, ne venne subito informato sua Eminenza da lettere inviate dal castellano

della rocca Federico Travagli, dal podestà di San Leo Francesco Maria Saginati e dal commissario del

Montefeltro Cesare Atti.

Il fulmine distrusse “il palazzo”, edificio contenente la polveriera, “una buona stanza grande” ed una cappella;

danneggiò un tratto della muraglia ed il palazzo del castellano.

Si provvide subito ad aumentare il numero dei soldati ed a iniziare le ricerche degli oggetti dispersi tra cui

tutte le armi. Si provvide inoltre alla costruzione di un capanno per i soldati, rimasti senza riparo a seguito

dell'esplosione; sappiamo da una lettera del commissario datata 5 ottobre 1644 che a questo scopo venne

riutilizzato un torrioncello attiguo al luogo dell'incidente che aveva conservato 3 piedi di elevato.

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E' stata inoltre rinvenuta una lettera del castellano di San Leo, Piersimone Azzolini, datata 10 settembre 1649

con importanti informazioni sul progetto di restauro e sulla funzione militare della rocca. Vi è inoltre allegata

una planimetria con cui si possono individuare i luoghi danneggiati e l'ubicazione del palazzo. Vi è infatti

rappresentato un torrione pentagonale, con ogni probabilità quello sud-est, il palazzo doveva quindi trovarsi ad

est del suddetto torrione ed occupare la parte estrema del pianoro. Vengono inoltre indicati forme e dimensioni

del palazzo, triangolare e di passi 10 per 16, e del cortile situato tra il palazzo e la fortificazione, trapezoidale

con basi di 10 e 13 passi ed ampiezza 14.

Restano da collocare la casa del castellano, situata non lontano dal palazzo dato che venne danneggiata dai massi

scaraventati dall'esplosione, ed il quartiere dei soldati probabilmente situato nei pressi della torre nord-ovest.

OSSERVAZIONI GEOLOGICHE SULLE FRANE A MAIOLO

Circa 35 milioni di anni fa, durante i movimenti orogenetici di sollevamento della crosta terrestre, dall'oceano

della Tirrenide, al largo dell'attuale porto di Livorno, si sollevò un fondale di calcare zoogeno, formato da infiniti

depositi di animali marini, vissuti circa 30 milioni di anni prima. Questa scogliera si mosse lentamente verso

oriente, quasi galleggiando su un'immensa coltre d'argilla scagliosa.

L'argilla è di natura vischiosa quando è imbevuta d'acqua e quindi favorisce lo slittamento dei corpi piu' solidi,

come i massi calcarei. Lo spostamento verso est fu indotto per inerzia dal movimento di rotazione della Terra.

Nella sua migrazione questo fronte si spezzo' in vari frammenti che si fermarono in maniera sparsa nella zona

del Montefeltro. Ecco l'origine della penna della Verna, della penna dei Billi, dei tavolati dei Sassi Simone e

Simoncello, del masso di San Leo, delle tre penne di S.Marino.

La struttura di Maiolo non ha la stessa origine, ma e' legato allo stesso fenomeno di spostamento , al pari dei

rilievi del monte Pincio di Talamello e del monte della Perticara. Infatti tutte queste tre emergenze non sono di

origine calcarea ma arenacea; siamo in un'epoca geologica più recente ed il bacino si trovava grossomodo al posto

dell'attuale Toscana. Tuttavia anche queste grandi placche sono state coinvolte nell'immane fenomeno di

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spostamento migratorio delle argille scagliose, talora mischiandosi ad esse, o galleggiando sulle stesse, talora

come a San Leo, addirittura sovrapponendosi alla roccia calcarea, a sua volta poggiante sull'argilla. Ma a Maiolo

questa molassa arenacea è a diretto contatto con l'argilla.

Questi sono i motivi della sua instabilità sismica e l'origine delle sue numerose frane che nel corso dei secoli

hanno modellato questo monte, fino all'ultimo tragico sfaldamenti dell'anno 1700.

STUDIO DEL BORGO DI MAIOLO

Nel 1500 Maiolo è una delle terre più popolose del Montefeltro e grazie al suo sistema fortificato, una delle più

importanti.

L'insediamento militare e le terre circostanti sono inglobate da mura, ciò indica che le terre sono di

fondamentale importanza per la sopravvivenza del centro militare.

Infatti, l'efficienza della rocca dipende dalle infrastrutture del territorio e dalla solidità della terra.

Non bisogna però pensare che la popolazione di Maiolo fosse concentrata tutta all'interno delle mura; in questo

luogo abbiamo un assetto urbano formato da piccoli nuclei abitativi sparsi per il territorio. Dal pieno medioevo le

famiglie rurali vivevano in piccoli gruppi, per necessità del reciproco aiuto, sia nei lavori agricoli che per le

esigenze di mutuo soccorso dei mesi invernali.

Di grande interesse è un acquerello, prodotto da un autore anonimo, che ritrae, in maniera quasi fotografica,

ogni edificio del nucleo fortificato di Maiolo prima che la frana lo distruggesse.

Questo dipinto presenta una didascalia che consente di individuare con precisione quale utilizzo veniva fatto di

ogni edificio: abitativo, amministrativo o di culto.

Per effettuare uno studio dell'abitato e più precisamente per determinare il luogo piu' o meno esatto di

collocazione dei vari edifici nello spazio, si utilizzerà una vettorializzazione di quest'opera che verrà poi

sovrapposta ad un rilievo, effettuato con una stazione GPS della strada che va dalla rocca fino a valle.

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Questa azione ci permetterà di

scoprire, rispetto al rilievo della

strada dove si trovavano i vari

edifici e quindi poter scegliere

su quali effettuare un indagine

archeologica approfondita ed

appropriata.

Quest'operazione di studio sarà

anche da mettere in relazione a

ciò che la frana ha

completamente polverizzato.

MAJOLO

Terra del Montefeltro, Stato

d'Urbino, ora affatto rovinato

sepolto con la maggior parte

d'abitanti per uno staccamento

di terra dal monte superiore e

rupina dalla parte inferiore,

seguito il 29 Maggio alle sei

della notte seguente dopo un diluvio d'acqua che durò per lo spazio di ore quaranta, l'anno del Giubileo 1700,

regnante Innocenzo XII, anno IX del suo Pontificato.

1- Porta di Rochino – Majoletto

2- Casa di Rochino

3- Casa Lorenzini

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4- Casa Fiotti

5- Casa Monaldi

6- Casa Bartolini

7- Casa Gasperoni

8- Casa Comunale

9- Ospedale

10-S. Maria Chiesa Comunale

11- Casa Stacciarini

12- Casa Arigoni

13- Casa del Capo Poggi

14- Chiesa Pleb. Di San Biagio

15- Casa della Chiesa

16- Casa Bonsignori

17- Casa Zangolini

18-Porta di San Rocco

19- San Rocco

20- Casa Merluzzi

21- Porta di Sotto

22- Orti dei Merluzzi

23- Fenestrini del Pubblico

24- Porta di San Paolo

25- Chiesa Parrocchiale di San Paolo

26- Porta che conduce in San Paolo

27- Casa della Parrocchiale

28- Fonte e Lavello

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29- Fonte della Pausatoia

30- Strada che porta alla Fortezza

31- Porta che porta al Forte

32- Fortezza

33- Casa Camagli

MONTEFELTRO DI PIETRA: LA ROCCA DI MAIOLETTO

ANALISI E VALORIZZAZIONE DEL CASTELLO DI MAIOLO

La Rocca di Maioletto rappresenta un’emergenza monumentale nell’ambito della Valle del Marecchia, intesa nel duplice significato del termine: emergenza come presenza significativa e di rilevanza architettonico - paesaggistica, ma anche emergenza come necessità urgente di valorizzare un monumento altrimenti ignorato dai consueti percorsi turistici, con il conseguente degrado. L’Associazione Culturale Minerva si propone di analizzare la Rocca di Maioletto ed il contesto ambientale circostante tramite un approccio multidisciplinare, volto in prima istanza allo studio conoscitivo del monumento, per giungere in un secondo momento alla valorizzazione del sito destinata ad una futura fruizione turistica. FASE DI INDAGINE SUL CAMPO L' approccio dello studio sarà estremamente critico e tale sarà anche la documentazione da noi redatta Rilievo strumentale plano-altimetrico delle strutture esistenti, mediante utilizzo integrato di stazione totale e/o gps:

La necessità primaria nello studio della Rocca di Maioletto è rappresentata dalla documentazione accurata delle attuali condizioni di conservazione del sito, in modo tale da “congelare” un’immagine del monumento prima che il degrado materico già in atto comprometta la visibilità e la comprensione delle strutture.

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L’intervento di restauro eseguito in tempi recenti ha contribuito a conservare la parte sommitale della Rocca ed a preservarne l’integrità; tuttavia le strutture difensive localizzate lungo il pendio settentrionale e costituenti l’ingresso originario versano in condizioni conservative precarie, aggravate dall’azione della vegetazione spontanea. L’intervento minimo auspicabile è quindi quello di documentare lo stato attuale di conservazione con un rilievo topografico di tutte le strutture esistenti, allo scopo di testimoniare l’entità monumentale della Rocca allo stato attuale e di perpetrarne la memoria.

Creazione di modello digitale del terreno (DTM) e di modello virtuale tridimensionale della Rocca:

La necessità di analizzare la Rocca in rapporto al contesto ambientale in cui si trova necessita uno strumento capace di rappresentare al meglio il valore morfologico dell’area, permettendo una visione d’insieme che coinvolga tutti gli elementi del paesaggio, siano naturali oppure antropici. La modellazione digitale del terreno e la ricostruzione tridimensionale della Rocca consentono di ottenere uno strumento conoscitivo versatile, utile sia per lo studio del complesso monumentale sia per la divulgazione turistica.

Analisi stratigrafica degli elevati:

Prevede lo studio delle strutture murarie esistenti e l’analisi delle trasformazioni subite dalle stesse nel corso del tempo, volta alla comprensione delle dinamiche che hanno concorso all’aspetto attuale del monumento. Nella pratica si tratta di un’elaborazione delle piante e dei prospetti precedentemente realizzati con indicazione di tutte le attività distruttive e costruttive che nel tempo hanno interessato le strutture della Rocca, allo scopo di ricreare la sequenza di vita della stessa.

Indagine geofisica con ausilio di georadar: L’indagine geofisica, eseguita con tecnologia Ground Penetration Radar, è non invasiva ed è volta alla conoscenza del sottosuolo, in particolare all’individuazione di strutture sepolte e di eventuali ambienti sotterranei di cui si intuisce l’esistenza, restituendo una mappatura precisa dell’interno della Rocca.

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Scavo archeologico stratigrafico di alcuni saggi, individuati su indicazione delle suddette indagini: Al termine delle indagini non invasive, nel caso in cui si siano evidenziate anomalie nel corso dell’indagine georadar, sarebbe opportuna l’apertura di alcuni saggi di scavo archeologico all’interno della Rocca, per verificare situazioni che potrebbe essere opportuno approfondire in previsione della futura valorizzazione del sito. FASE DI ELABORAZIONE DATI Se necessario, l'elaborazione dei dati di scavo potranno essere integrati mediante una piattaforma Gis, in modo da poter essere

consultata in maniera immediata con un risultato sicuramente più efficace. Se possibile l'associazione si propone di utilizzare software open-source, in modo da annullare i costi dei programmi informatici stessi. I materiali che verranno trovati saranno studiati e catalogati in maniera scientifica; l'associazione si propone di far in modo che essi non lascino il territorio, cercando loro una collocazione adeguata all'interno del Montefeltro. Gli apparati difensivi saranno rilevati e confrontati, in maniera critica, con altri presenti nel territorio feltresco, romagnolo e marchigiano, in modo da poter collocare le varie fasi degli stessi in una linea cronologica attendibile. Al termine dei lavori verrà redatta una relazione tecnica e minuziosa del lavoro svolto.

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FASE DI VALORIZZAZIONE DEL SITO Per valorizzare l'intera area interessata dai lavori proponiamo l'allestimento di un percorso didattico-turistico, con adeguamento della sentieristica esistente e messa in sicurezza della stessa, con la creazione di aree di sosta attrezzate e punti informativi-panoramici. Il percorso sarà caratterizzato con l'allestimento di una pannellistica illustrante la storia del sito, le strutture visibili, le indagini svolte, il contesto ambientale ed il territorio circostante. In ultima cosa proponiamo la possibilità di promuovere un'attività di didattica mediante visite guidate a gruppi scolastici e turistici. BIBLIOGRAFIA

Mancini – Vighi: Castelli, rocche e torri di Romagna

Francesco V. Lombardi: La tragica frana di Maiolo dell'anno 1700

Bernardi – Fontana – Montevecchi: Rocche e Castelli di Romagna

Tonini: Storia di Rimini vol VI parte II

Fantuzzi: Monumenti Ravennati vol VI

Massera: Cronache Malatestiane

Giovanni Rimondini: Il Montefeltro e Maiolo: Lineamenti di storia Castrense

Dino Palloni: La rocca di Maiolo

Girolamo Allegretti: La Terra di Maiolo

Stefano Lancioni: La rocca di Maiolo nel 1643. Sei lettere del castellano e un inventario

Girolamo Allegretti: Il forno del Pan Venale sepolto sotto la ruvina della frana

Eligio Gosti – Franciosi: Maiolo, antico castello del Montefeltro

Bernardina Ghirardi: Tesi di laurea