Il Montefeltro dimenticato

16
il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Mensile - 1 marzo 2013 - Anno 23 - Numero 2 Ducato on line: ifg.uniurb.it Distribuzione gratuita Poste Italiane Spa-Spedizione in a.p. - 70% - DCB Pesaro L’EDITORIALE o storico Nando Cecini, analizzando e rielaborando i dati contenuti in un vec- chio testo (Viaggi e viaggiatori del Set- tecento in Emilia Romagna), ha rilevato che su 186 viaggiatori transitati allora per le Marche, uno soltanto era passato per Urbi- no. La Città ducale, che l’Unesco tutela come “patrimonio dell’umanità”, è bella ma irraggiungibile. Oggi come ieri. Anzi ora molto più di una volta, considerando che nell’era digitale sono importanti i collega- menti fisici, ma soprattutto quelli virtuali. Siamo rimasti indietro per strade e ferrovie, ma anche nelle reti del nuovo millennio, cioè quelle telematiche. Urbino è un po’ emblema e simbolo di que- sta regione che di omogeneo non ha quasi nulla. Forse soltanto il nome che, essendo al plurale, già allude al molteplice. In passato, quando bisognava opporsi alla forza degli invasori, l’essere inafferrabili e sfuggenti era considerata una virtù per riuscire meglio a sgattaiolare fra le pieghe della storia. In un’epoca segnata da processi di massifica- zione e uniformità, i marchigiani sono accusati di eccessivo individualismo e di una naturale propensione all’isolamento. Le statistiche nazionali evidenziano però un’altra realtà: è un piccolo angolo di para- diso dove si vive meglio e più a lungo; siamo ai primi posti nei parametri per la qualità della vita; siamo la regione più industrializ- zata d’Italia (per rapporto abitanti-impre- se); abbiamo gli stessi distretti industriali della Lombardia e due più del Veneto. Il modello marchigiano, studiato dagli econo- misti di tutto il mondo, ha incuriosito e affa- scinato anche l’ex Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton. Eppure, nell’immaginario collettivo, siamo rimasti alla definizione contenuta nei libri di scuola degli anni Cinquanta, cioè una regione “a prevalente vocazione agricola”. Ciò, in parte, è anche vero perché, pure nel settore agricolo, abbiamo sviluppato eccel- lenze che ci collocano ai primissimi posti nelle graduatorie di qualità e delle produ- zioni di nicchia. alle pagine 6 e 7 alle pagine 8 e 9 alle pagine 10 e 11 alle pagine 2, 3, 4 e 5 Fano-Grosseto si riparla dell’incompiuta Viabilità Urbino, bella ma sempre irraggiungibile Il treno, 50 km per realizzare un piccolo sogno Ferrovia a pagina 12 continua a pagina 2 Strada per strada il dissesto della viabilità Il viaggio Pochi fondi troppi tagli tanti disagi Trasporti Il Montefeltro dimenticato Parlano i nuovi protagonisti Tutti i risultati delle sezioni Politiche 2013

description

Tema portante di questo nuovo numero è il difficile collegamento di Urbino con il resto della penisola. Un'attenta analisi di tutte le problematiche connesse alla viabilità sia interurbana che extraurbana. Ma anche: elezioni politiche 2013, con le interviste ai candidati della provincia e i voti sezione per sezione, e un'esclusiva intervista al maestro del cinema italiano Pupi Avati.

Transcript of Il Montefeltro dimenticato

Page 1: Il Montefeltro dimenticato

il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Mensile - 1 marzo 2013 - Anno 23 - Numero 2Ducato on line: ifg.uniurb.it

Dis

trib

uzio

ne g

ratu

ita P

oste

Ita

liane

Spa

-Spe

dizi

one

in a

.p. -

70%

- D

CB

Pes

aro

L’EDITORIALE

o storico Nando Cecini, analizzando erielaborando i dati contenuti in un vec-chio testo (Viaggi e viaggiatori del Set-

tecento in Emilia Romagna), ha rilevato chesu 186 viaggiatori transitati allora per leMarche, uno soltanto era passato per Urbi-no. La Città ducale, che l’Unesco tutelacome “patrimonio dell’umanità”, è bella mairraggiungibile. Oggi come ieri. Anzi oramolto più di una volta, considerando chenell’era digitale sono importanti i collega-menti fisici, ma soprattutto quelli virtuali.Siamo rimasti indietro per strade e ferrovie,ma anche nelle reti del nuovo millennio,cioè quelle telematiche.Urbino è un po’ emblema e simbolo di que-sta regione che di omogeneo non ha quasinulla. Forse soltanto il nome che, essendo alplurale, già allude al molteplice. In passato,quando bisognava opporsi alla forza degli

invasori, l’essere inafferrabili e sfuggenti eraconsiderata una virtù per riuscire meglio asgattaiolare fra le pieghe della storia. Inun’epoca segnata da processi di massifica-zione e uniformità, i marchigiani sonoaccusati di eccessivo individualismo e diuna naturale propensione all’isolamento.Le statistiche nazionali evidenziano peròun’altra realtà: è un piccolo angolo di para-diso dove si vive meglio e più a lungo; siamo

ai primi posti nei parametri per la qualitàdella vita; siamo la regione più industrializ-zata d’Italia (per rapporto abitanti-impre-se); abbiamo gli stessi distretti industrialidella Lombardia e due più del Veneto. Ilmodello marchigiano, studiato dagli econo-misti di tutto il mondo, ha incuriosito e affa-scinato anche l’ex Presidente degli StatiUniti, Bill Clinton.Eppure, nell’immaginario collettivo, siamorimasti alla definizione contenuta nei libridi scuola degli anni Cinquanta, cioè unaregione “a prevalente vocazione agricola”.Ciò, in parte, è anche vero perché, pure nelsettore agricolo, abbiamo sviluppato eccel-lenze che ci collocano ai primissimi postinelle graduatorie di qualità e delle produ-zioni di nicchia.

alle pagine 6 e 7

alle pagine 8 e 9

alle pagine 10 e 11

alle pagine 2, 3, 4 e 5

Fano-Grosseto si riparladell’incompiuta

Viabilità

Urbino, bellama sempre

irraggiungibile

Il treno, 50 kmper realizzareun piccolo sogno

Ferrovia

a pagina 12

continua a pagina 2

Strada per stradail dissestodella viabilità

Il viaggio

Pochi fonditroppi taglitanti disagi

Trasporti

Il Montefeltrodimenticato

Parlano i nuovi protagonistiTutti i risultatidelle sezioni

Politiche 2013

Page 2: Il Montefeltro dimenticato

il Ducato

2

Gli eletti nella provincia:La coalizione di centrosinistra vince, ma adesso è alle prese con lo tsunami

“Vado in Parlamentocon grande umiltà”

Camilla Fabbri, senatrice Pd

“Abbiamo un problema:la governabilità”

Marco Marchetti, deputato Pd

“Non sottovalutia-mo ma rispettia-mo il voto degliitaliani – questo ilcommento di Ca-milla Fabbri, al-

l’alba della sua prima esperienza parla-mentare come senatrice del Pd - vado inParlamento con lo stesso atteggiamentoche ho adottato in passato: con una mo-destia profonda ma anche con una gran-de determinazione”.Camilla Fabbri è nata a Pesaro e tutta lasua vita è girata intorno alla provincia chele ha dato i natali. Dopo gli studi, nel 1989è stata assunta come contabile dalla Con-federazione Nazionale dell’Artigianatodi Gabicce Mare e dopo solo due anni èstata promossa funzionaria. Nel 1995 ilsuo primo incarico politico con l’elezio-ne a consigliere comunale di Pesaro. Trala fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000cresce il suo peso all’interno del Cna diPesaro fino a diventare nel 2003 respon-sabile del personale, del bilancio e dell’a-rea sindacale della provincia. Nel 2003 èanche nominata Consigliere nella pro-vincia di Pesaro e Urbino, con la funzionedi promuovere i principi di uguaglianza edi pari opportunità. Nel 2012 la scelta dicorrere per le elezioni politiche nelle listedel Partito Democratico le spalanca leporte del Parlamento. Camilla infatti vie-ne inserita come secondo nome della li-sta per la regione Marche e si aggiudica unseggio al Senato. Una poltrona che peròappare tutt’altro che comoda con i pro-blemi di governabilità che già si stannomaterializzando a poche ore dal voto.“Penso che sarebbe sbagliato tornare avotare subito – ha commentato la neo se-natrice – in questa situazione economicanon possiamo permettere al paese diaspettare altri mesi. L’Italia ha bisogno diriforme, di politica, di lavoro e di misureanticrisi. Dobbiamo provare responsa-bilmente a governare, anche con questinumeri”.

La senatrice Fabbri ha avvertito la neces-sità di cambiamento del paese e questobisogno di trasformazione, secondo lei, èuno dei motivi del fenomeno MovimentoCinque Stelle: “Nel voto a Grillo c’è sia ilvoto di protesta sia quello di chi vuolecambiare. Forse nel Pd non abbiamo col-to fino in fondo questa volontà di cam-biamento ma il Partito Democratico, an-che grazie ai temi portati avanti da Renzi,si è rinnovato. Nella nostra provincia enella nostra regione molti dei parlamen-tari eletti sono alla prima esperienza”.Questo non è bastato per conquistareuna maggioranza salda ma secondo la se-natrice “non si deve fare marcia indietroma spingere ulteriormente verso un rin-novamento profondo”. Camilla Fabbri èconvinta di dover puntare sulle politichedel lavoro e sull’abbassamento dellapressione fiscale: “Dobbiamo venire in-contro a quelle migliaia di aziende chenelle Marche tentano di resistere a questagravissima situazione economica”. La ri-duzione del costo del lavoro, del cuneo fi-scale e l’abbattimento dell’Irap: questi,secondo la senatrice, i punti principalida attuare subito per aiutare la ripresaeconomica.

Quella del Pd è stata unavittoria di misura, ottenu-ta con un minimo scartodi voti. Una vittoria chenon ha dato certezze maha invece riproposto iproblemi politici italiani. Anche all’interno del par-

tito vincitore, sono numerosi i candida-ti che, pur avendo conquistato un postoin parlamento, guardano con preoccu-pazione al futuro del paese. Uno di loro è Marco Marchetti, neo de-putato che si appresta ad affrontare lasua prima difficile esperienza parla-mentare.“Speravo in un risultato migliore – com-menta Marchetti – ma soprattutto cheda queste elezioni uscisse una maggio-ranza che garantisse subito una gover-nabilità e un’immagine credibile dell’I-talia all’estero. Già stamani tutti gli in-dicatori di come il mondo ci guardahanno dato segnali preoccupanti, dallacrescita dello spread al calo dei valoridella borsa. La mia più grande preoccu-pazione – aggiunge il neo deputato – èche l’Italia non possa farcela a vivere al-tri mesi di campagna elettorale o di in-stabilità politica. Gli sforzi devono esse-re fatti richiamando tutti a un senso diresponsabilità”.Marco Marchetti è nato a Pesaro 35 an-ni fa. Figlio di operai, è entrato nel Pd findagli albori del partito. Nel 2009 il primoincarico significativo con l’elezione asegretario provinciale del partito. Neldicembre 2012 rinuncia al suo ruolo percandidarsi alle primarie. Prende tantis-simi voti nella sua provincia, dove risul-ta il più votato tra tutti i candidati del Pded è inserito come terzo nome nella listadei candidati delle Marche per la Came-ra dei Deputati.Il suo ingresso in Parlamento non saràperò dei più tranquilli, visto che il suopartito dovrà vedersela con il ritorno del Pdl e il boom del Movimento Cinque

Stelle. “Avevo avvertito una crescita delmovimento di Grillo ma non mi aspet-tavo che potesse diventare il primo par-tito del paese. Ha saputo unire la prote-sta degli elettori di destra e di sinistra.Ora la sua sfida è fornire una proposta”. Per adesso non ci sono segnali incorag-gianti, ma l’esperienza insegna (come ègià accaduto in passato per i leghisti)che a Roma la prospettive cambiano enon di poco. Nella campagna elettorale di Berlusco-ni, Marco Marchetti riconosce inveceuna precisa tattica territoriale: “Ha con-centrato i suoi sforzi nelle regioni roc-caforte del Pdl per puntare a indebolirela maggioranza del Pd al Senato, ed è l’o-biettivo che ha raggiunto”.Oltre a una politica per rilanciare l’eco-nomia e la sanità, Marchetti punta sulleinfrastrutture: “Il completamento dellaFano-Grosseto è una grande partita chesi gioca a livello europeo e che ci devevedere tutti uniti e compatti perché lasua realizzazione potrebbe essere aportata di mano. Il compimento di que-sta arteria avrebbe un importante ritor-no sul piano sia economico che turisti-co”. (t.c.)

Siamo ai vertici per lavoro, creati-vità e genialità, ma viviamo in unmicrocosmo che, nell’era dellaglobalizzazione, non regge più. Laconformazione orografica delterritorio accentua la difficoltà dirapporti che diventa un freno allacompetitività. L’unico collega-mento ferroviario trasversale (laAncona – Roma) è ancora a bina-rio unico come ai tempi dello Sta-to Pontificio. Da più di vent’anni siparla di raddoppio, ma sono statirealizzati solo piccoli tratti chehanno inciso marginalmente suitempi di percorrenza. Arrivare aUrbino in treno da Roma è un’av-ventura: non bastano quattro oredi viaggio (senza tener conto dei

ritardi cronici), più un’altra mez-z’ora di autobus da Pesaro fino alcapoluogo feltresco.Peggio ancora la situazione viaria.Tutti i collegamenti trasversali sifermano all’Appennino. Tra Bolo-gna e Pescara non c’è un’autostra-da che colleghi l’Adriatico con ilTirreno, quindi con Roma e Firen-ze. La Fano Grosseto è diventatauna specie di favola senza fine. Iprimi progetti risalgono a 52 annifa, quando Presidente del Consi-glio era Amintore Fanfani. Per iltraforo della Guinza sono stati

spesi 300 milioni di euro. E’ statorealizzato un solo foro di circa seichilometri: la legge impone inveceuna galleria per ogni senso di mar-cia. Per realizzare la “strada dei duemari” servono quattro miliardi, ri-dotti con le ultime varianti a pocomeno di tre. Nelle ultime settima-ne (vedi servizi all’interno) c’è sta-to un riaccendersi di interesse at-torno all’opera che coinvolge treregioni e cinque province. Speria-mo che non siano solo sceneggia-te mediatiche pre elettorali. Per decenni abbiamo parlato del-

la “bretella” come toccasana perspezzare l’isolamento atavico diUrbino. Anni di contenzioso e dipolemiche, ridimensionato ilprogetto (da quattro a due corsie),spesi miliardi (di lire) solo per eli-minare qualche curva e rispar-miare una manciata di secondi. Inogni caso è un’opera dimezzata einutile senza il raccordo con la FanoGrosseto, ancora di là da venire.Eppure nel dopoguerra abbiamoavuto diversi marchigiani ai verti-ci delle istituzioni (Presidenti delConsiglio e Segretari di partito) e

tantissimi leader sono stati cata-pultati ed eletti nelle Marche. For-se anche nella politica abbiamodimostrato limiti e virtù che ac-compagnano la nostra storia: laflemma, la riottosità, la ritrosia, lamodestia, l’incapacità di battere ipugni. Michel de Montaigne, nel 1581,nel suo “Giornale di viaggio in ita-lia” così descriveva Urbino: “... incima a un monte di media altezza,ma adagiantesi da ciascun lato se-condo ogni piega del pendio, dimodo che non ha nulla su un me-desimo piano e dovunque si devesalire e scendere”. Apparentemen-te sembra che nulla sia cambiato.E noi continuiamo a ragionare co-me le grandi famiglie ricche: “Ab-biamo cose straordinarie, ma nonci facciamo caso…”

segue dalla prima pagina

Urbino, bella ma sempre...L’EDITORIALE

TOMMASO CHERICI

Page 3: Il Montefeltro dimenticato

3

ELEZIONI

promesse e problemidi Grillo. I vincitori parlano dell’immediato futuro: che è in bianco e nero

“Al Pd la prima mossae poi vedremo”

Andrea Cecconi, deputato M5S

“Mi chiedo: comecreare posti di lavoro?”

Lara Ricciatti, deputata Sel

“Nessuna alleanzaformale con la co-alizione di cen-trosinistra o dicentrodestra, masiamo consape-

voli che c’è bisogno di lavorare insieme.Abbiamo dei punti fermi per i quali com-batteremo, su tutto il resto si può media-re”. È il commento di Andrea Cecconi,neoeletto del Movimento 5 Stelle alla Ca-mera dei Deputati per la circoscrizioneMarche. Nato a Pesaro, il 28 febbraio 1984, ha sem-pre vissuto nel capoluogo marchigiano.Ha una laurea in Scienze Infermieristiche,conseguita nel novembre 2009 alla Facol-tà di Medicina e Chirurgia dell’UniversitàPolitecnica delle Marche ed è impiegato, atempo indeterminato nell’Azienda Sani-taria della provincia. Prima di diventareinfermiere ha lavorato come meccanico,magazziniere e operatore socio sanitario.Eletto nella lista del Movimento 5 Stelleper la circoscrizione Marche tramite ilmeccanismo del voto online, ha aderito almovimento già nel 2008, perché simpatiz-zante di Beppe Grillo fin dall’apertura delsuo Blog. Nel 2009 ha preso parte al Mee-tup di Pesaro e partecipato alle elezionicomunali, come candidato per il consi-glio, nella Lista Civica 5 Stelle. In seguitoha curato l’attività di supporto al consi-gliere comunale eletto. In occasione delreferendum del maggio 2011, è stato atti-vo nella promozione e nella raccolta firmelanciata dal Forum Nazionale dei Movi-menti per l’Acqua; a livello regionale haappoggiato e ha partecipato alla raccoltafirme Zero Privilegi, per la riduzione delleindennità e l’abolizione dei vitalizi deiconsiglieri regionali delle Marche. “Abbiamo preso milioni di voti e, sincera-mente, ce lo aspettavamo – ha commen-tato Cecconi - a questo punto il Pd deveavere l’intelligenza di supportare le nostreistanze, perché in questo momento l’Ita-lia non può permettersi di restare sette o

otto mesi immobile”. A livello nazionalemette in primo piano la questione del ri-assetto delle province “è dal ’94 che se nesente parlare, ma i partiti si mettono di tra-verso: è proprio nelle province che hannoi loro centri di potere. Sono spese non piùsostenibili per i cittadini. Diminuire laspesa per gli organi statali significa menopressione fiscale sulla popolazione”.A livello regionale le parole d’ordine delneodeputato sono “rilanciare e protegge-re il made in Italy, ma quello vero, quelloprodotto in Italia in ogni passaggio. LeMarche devono tornare a essere un centrodi eccellenza”. In secondo luogo, e inquanto coinvolto in prima persona, solle-va il problema della sanità, “la spaccianocome una delle più virtuose, ma la realtà ètutt’altra: appalti sfavorevoli alle ammini-strazioni, forniture di beni e servizi a prez-zi di gran lunga superiori al mercato, as-sunzione del personale con criteri clien-telari e modelli organizzativi vetusti. Seben regolamentata e organizzata, ci sonoi fondi necessari a garantire un servizio diqualità e, considerate le numerose eccel-lenze e competenze distribuite sul nostroterritorio, per svilupparsi come uno deimigliori servizi sanitari al mondo”.

“Gli italiani ci hannodetto una cosamolto chiara: nonabbiamo incarna-to quella richiestadi cambiamento

che ci veniva fatta”. Questo è stato il com-mento di Lara Ricciatti, eletta come de-putata alla Camera per Sinistra Ecologia eLibertà, nella circoscrizione Marche. È stata inserita in lista dopo avere ottenu-to la vittoria nelle primarie di Sel del 30 di-cembre 2012 con 811 preferenze, 100 inpiù rispetto al coordinatore regionale delpartito Edoardo Mentrasti, classe 1956.Lara è nata a Fano e ha 27 anni. Ha inizia-to la specializzazione in Relazioni e Co-operazione Internazionale, dopo unatriennale in Scienze Politiche all’Univer-sità di Urbino. Per preparare la tesi di lau-rea in governance europea, ha trascorsosei mesi a Bruxelles, tra febbraio e lugliodello scorso anno. Come molti giovanidella sua generazione, ha spesso affian-cato allo studio lavori stagionali e preca-ri. La sua esperienza politica comincianel 2000, con l’iscrizione alla Sinistra Gio-vanile, per approdare poi ai Democraticidi Sinistra come responsabile dell’orga-nizzazione della sezione di Fano e, in se-guito, in Sinistra Democratica. Attual-mente è segretaria provinciale di SinistraEcologia e Libertà per Pesaro e Urbino. “Mi candido perchè lottare per il lavoronon vuol dire solo difendere i posti di la-voro - aveva dichiarato alla vigilia delleelezioni - ma capire come crearne di nuo-vi. Combattere la precarietà non significasoltanto pretendere leggi migliori, ma an-che imparare a condividere informazionied esperienze per creare nuove attività”.Laura afferma di credere nella politica esostiene che “fare politica è la più concre-ta e alta espressione dell’essere cittadini.”Però è insoddisfatta del risultato eletto-rale ed è convinta che non ci sarà il tem-po necessario per le riforme mirate a unrilancio del territorio.

“Sarebbe bello avere la possibilità di por-tare avanti le nostre idee, ma la situazio-ne di forte ingovernabilità che si è venutaa creare ci porterà nuovamente al voto intempi brevi”. Quindi la giovane deputata, al momento,guarda più al nazionale che al locale, so-stenendo la necessità di lavorare in primoluogo alle fondamenta delle istituzioni:“Quello che si può fare è riposizionare lapolitica sui giusti binari, cercando primadi tutto di cambiare la legge elettorale,che è la causa principale di questa situa-zione”. Anche Lara parla della necessità di me-diare sul terreno comune, sulle zone diconfine tra idee differenti, ma è scetticasulla possibilità di una reale collaborazio-ne. Per quanto riguarda l’affermazionedel Movimento 5 Stelle a primo partitonazionale, ammette di non essersi stupi-ta: “I risultati ci dicono che il paese è net-tamente diviso in vari pezzi: da una parteun voto non solo di protesta, ma anche dirichiesta di cambiamento, che si è espres-so nel movimento di Grillo e che condan-na i partiti tradizionali a una sorta di esi-lio; dall’altra c’è ancora l’Italia di Berlu-sconi”. (m. c.)

IL VOTO DELLA REGIONE E DELLA PROVINCIA

VOTISEGGI

CAMERA: circoscrizione MARCHE

CAMERA: provincia di Pesaro-Urbino

SENATO: circoscrizione MARCHE

RIV. CIVILE2,2%-

CENTRO SINISTRA31,1%

10 (9Pd - 1 Sel)

MOV. 5 STELLE32,1%

3

ALTRI2,7%-

CENTRO10,7%

1

CENTRO DESTRA21,2%2 (Pdl)

VOTISEGGI

RIV. CIVILE1,83%

0

CENTRO SINISTRA33,18%5 (Pd)

MOV. 5 STELLE30,29%

1

ALTRI2,44%

0

CENTRO10,02%

1

CENTRO DESTRA22,24%1 (Pdl)

VOTIRIV. CIVILE

1,7%CENTRO SINISTRA

32,7%MOV. 5 STELLE

33,6%ALTRI2,49%

CENTRO10,0%

CENTRO DESTRA19,6%

VOTIRIV. CIVILE

1,4%CENTRO SINISTRA

34,8%MOV. 5 STELLE

31,6%ALTRI2,32%

CENTRO9,5%

CENTRO DESTRA20,5%

SENATO: provincia di Pesaro-Urbino

MARTA CIONCOLONI

Page 4: Il Montefeltro dimenticato

il Ducato

4

CAMERA SEZIONI 1-10

La Destra

Pdl - Popolo della libertà

Mir - Moderati in rivoluzione

Fratelli d’Italia

Lega Nord

TOTALE CENTRODESTRAFare

Casapound

Udc - Unione di Centro

Fli - Futuro e Libertà

Scelta civica per Monti

Pcl - Partito comunista lavoratori

Movimento 5 Stelle

Io Amo l’Italia

Forza Nuova

TOTALE VOTI

Rivoluzione Civile

TOTALE CENTRISTICd - Centro democratico

Sel - Sinistra ecologia e libertà

Pd - Partito democratico

TOTALE CENTROSINISTRA

Sez. 1Piano S. Lucia

1

33

1

2

2

394

0

6

1

41

48

012

109

121

1

55

1

0

21

290

Sez. 2Piano S. Lucia

2

74

1

5

9

919

0

11

1

6577

118

176

195

3

93

1

3

11

483

Sez. 3Piano S. Lucia

2

49

3

6

6

663

0

9

2

3950

120

123

144

3

63

0

0

14

343

Sez. 4Volponivia Oddi

2

64

2

2

3

7313

1

10

0

7282

627

188

221

1

98

2

1

10

502

Sez. 5via

Piansevero

7

55

1

8

4

757

1

9

1

4252

321

220

244

1

137

1

3

15

536

Sez. 6via

Piansevero

1

76

1

6

3

874

0

8

2

5969

427

167

198

0

149

0

0

8

515

Sez. 7via

Piansevero

2

57

0

6

2

673

0

3

3

3844

023

187

210

1

84

2

0

7

418

Sez. 8via

Piansevero

1

34

1

4

1

413

0

5

0

2934

014

169

183

1

76

0

1

16

355

Sez. 9ElementariSchieti

1

71

0

8

0

803

0

8

0

19

27

2

11

314

327

5

188

3

1

7

641

Sez. 10Ex elem.Cavallino

1

35

1

3

4

443

0

1

1

3133

131

160

192

2

100

0

1

11

386

Camera e Senato: i voti

SENATO SEZIONI 1-10

Io Amo l’Italia

Rivoluzione Civile

Lega Nord

Mir - Moderati in Rivoluzione

Pdl - Popolo della libertà

La Destra

Fratelli d’Italia

TOTALE CENTRODESTRAMovimento 5 Stelle

Pd - Partito democratico

Sel - Sinistra ecologia e libertà

Scelta civica per Monti

TOTALE VOTI

Cd - Centro democratico

TOTALE CENTROSINISTRAForza Nuova

Pcl - Partita comunista lavoratori

Fare

Sez. 1Piano S. Lucia

0

8

2

1

33

0

3

3953

112

180

1300

1

3

44

278

Sez. 3Piano S. Lucia

0

11

5

3

51

2

7

6852

132

150

1470

4

4

42

328

Sez. 4Volponivia Oddi

2

11

4

2

64

1

3

7477

179

225

2061

2

11

83

467

Sez. 5via

Piansevero

0

10

3

2

53

7

6

71112

230

17

2

2493

1

8

47

501

Sez. 2Piano S. Lucia

2

10

6

0

83

1

5

9580

173

151

1892

3

7

69

457

Sez. 6via

Piansevero

1

4

4

0

74

0

8

86123

171

214

1961

1

5

59

476

Sez. 8via

Piansevero

0

15

0

0

32

1

4

3765

178

80

1860

1

3

32

339

Sez. 9ElementariSchieti

3

10

1

1

70

2

5

79159

294

94

3071

4

2

23

588

Sez. 10Ex elem.Cavallino

0

8

2

0

36

1

3

4279

157

270

1841

2

3

28

347

Sez. 7via

Piansevero

2

9

2

1

54

3

4

6475

193

160

2090

2

2

36

399

Page 5: Il Montefeltro dimenticato

5

ELEZIONI

CAMERA SEZIONI 11-20

La Destra

Pdl - Popolo della libertà

Mir - Moderati in rivoluzione

Fratelli d’Italia

Lega Nord

TOTALE CENTRODESTRAFare

Casapound

Udc - Unione di Centro

Fli - Futuro e Libertà

Scelta civica per Monti

Pcl - Partito comunista lavoratori

Movimento 5 Stelle

Io Amo l’Italia

Forza Nuova

TOTALE VOTI

Rivoluzione Civile

TOTALE CENTRISTICd - Centro democratico

Sel - Sinistra ecologia e libertà

Pd - Partito democratico

TOTALE CENTROSINISTRA

Sez. 11Ex elem.Pallino

2

31

1

5

2

411

0

2

1

22

25

09

150

159

2

73

1

1

6

309

Sez. 12ElementariTrasanni

3

95

1

10

5

1146

0

7

2

5766

116

317

334

1

249

3

5

17

795

Sez. 13ElementariGadana

3

64

3

8

11

899

0

5

2

5663

018

304

322

5

181

1

3

18

691

Sez. 14Piano S. Lucia

2

93

1

19

8

12311

0

6

1

5158

314

233

250

3

137

0

0

9

591

Sez. 15Ex elem.Torre

2

70

0

2

9

834

0

10

0

4454

110

117

128

5

128

0

4

13

419

Sez. 16Materna

Canavaccio

0

92

2

5

12

1116

1

13

4

6582

038

271

309

9

267

2

3

16

806

Sez. 17ElementariMazzaferro

5

90

2

4

6

1076

1

8

4

7183

422

262

288

1

173

1

1

17

678

Sez. 18ElementariMontesoffio

2

33

0

3

3

416

0

6

1

3239

211

150

163

1

74

3

2

10

339

Sez. 19Pieve diCagna

2

60

0

4

4

703

1

3

0

1619

18

144

153

3

140

0

1

8

398

Sez. 20OspedaleCivile

0

6

0

2

1

90

1

0

0

33

01

15

16

0

4

0

0

0

33

sezione per sezione

SENATO SEZIONI 11-20

Io Amo l’Italia

Rivoluzione Civile

Lega Nord

Mir - Moderati in Rivoluzione

Pdl - Popolo della libertà

La Destra

Fratelli d’Italia

TOTALE CENTRODESTRAMovimento 5 Stelle

Pd - Partito democratico

Sel - Sinistra ecologia e libertà

Scelta civica per Monti

TOTALE VOTI

Cd - Centro democratico

TOTALE CENTROSINISTRAForza Nuova

Pcl - Partita comunista lavoratori

Fare

Sez. 11Ex elem.Pallino

2

6

4

1

30

2

4

4161

146

40

1502

2

2

22

288

Sez. 13ElementariGadana

0

14

10

5

60

7

5

87163

301

93

3133

4

7

50

641

Sez. 14Piano S. Lucia

1

7

4

0

93

1

15

113108

212

134

2291

2

11

52

524

Sez. 15Ex elem.Torre

0

12

8

0

65

4

2

79116

118

130

1314

3

4

42

391

Sez. 12Elementa-ri Trasanni

1

11

6

2

91

4

8

111218

295

211

3175

3

4

63

733

Sez. 16Materna

Canavaccio

1

10

11

2

94

1

5

113240

273

291

3033

6

5

66

747

Sez. 18Elementari Montesoffio

1

9

4

0

35

0

3

4270

145

94

1582

2

2

32

318

Sez. 19Pieve diCagna

1

7

5

0

57

1

4

67125

142

60

1481

5

3

16

373

Sez. 20OspedaleCivile

0

0

1

0

6

0

2

96

13

10

140

0

0

4

33

Sez. 17ElementariMazzaferro

1

16

3

2

93

3

5

106154

248

273

2782

0

4

75

636

Page 6: Il Montefeltro dimenticato

il Ducato

6

Viaggio nel desertodella Fano-Grosseto

Fra cantieri abbandonati e brandelli di asfalto

La cosiddetta E78 da vent’anni è il simbolo di un’Italia disastrata

Partiamo da Urbinouna mattina di feb-braio tersa e gelidaper scoprire i luoghisimbolo di una stra-da, la Fano-Grosseto,

che da decenni aspetta di esserecompletata. Dalla costa adriati-ca a quella tirrenica, 270 chilo-metri di curve e dislivelli che ta-gliano l’Appennino attraversoMarche, Umbria e Toscana. La“due mari” è nuovamente sul ta-volo delle tre amministrazioniregionali. Ma, gira e rigira, è sem-pre il vecchio tracciato, quellodell’eterna incompiuta.Da Urbino a San Giustino ci vuo-le poco più di un’ora, ma con laneve e il ghiaccio quasi due, sem-pre che il passo di Bocca Trabariasia aperto. Con una strada nor-male, questi 65 chilometri si fa-rebbero in tre quarti d’ora. Dalla città Ducale si sale versoMontesoffio, frazione di pocheanime a 500 metrisul livello del ma-re. La strada èstretta e ghiaccia-ta e in certi puntimanca il guard-rail. Non ci sonoindicazioni, manon ce n’è biso-gno, la direzionepossibile è unasola. Urbaniasembra lontanis-sima, ma la stradamigliora. In pocotempo si arriva aMercatello sul Metauro mentre ilfiume ci accompagna per buonaparte del viaggio. Dal paese si ar-riva al monumento simbolo del-l’incompiuta: la galleria dellaGuinza.La troviamo sepolta dalla neve edall’oblio. È difficile anche trova-re lo svincolo che da Mercatellosul Metauro porta alle gallerie.Tutti gli abitanti del paesino co-noscono il “mostro” di cementoe ci indicano la strada con un sor-riso amaro. Sono passati ventitréanni da quando il primo novem-bre 1990 il ministro democristia-no Gianni Prandini tagliava il na-stro per inaugurare l’inizio dei la-vori. Percorriamo una stradina stret-ta. Una donna che passeggia colcane toglie ogni dubbio: alla finedi quel sentiero troviamo lamontagna bucata dalla galleria.La strada dimenticata ci sfuggealla vista perché è ricoperta damezzo metro di neve. Avrebbedovuto essere l’inizio di un trac-ciato di quasi 6 chilometri percollegare le Marche all’Umbria,invece, quel che rimane è unpaesaggio fantasma, simbolodei 300 milioni di euro sprecatinegli anni.

Una rete isola il cantiere, ma nonè difficile ritagliarsi un valico perpassare. Anche se i tempi dellecorse clandestine in moto e deimercatini abusivi in galleria so-no finiti, l’accesso è ancora pos-sibile. Un lucchetto arrugginitochiude il grosso cancello aran-cione di una delle due gallerie.Attraverso la grata si vede la finedel tunnel. L’altra galleria è appe-na abbozzata e forse non vedràmai la luce. È pronta anche lastrada che si tuffa nel traforo: cisono i guard-rail, l’asfalto, maanche la ruggine.Dall’altra parte della montagnac’è l’Umbria. Oltrepassata laGuinza la strada sarebbe dovutaarrivare fino a un nuovo traforo,quello che sbuca a Parnacciano.Un cancello arancione ci ricordache siamo davanti a un altro pez-zo di E78. I resti degli striscioni dichissà quale protesta, sono il bi-glietto da visita di questo teatroabbandonato. Qui la strada nonc’è, la terra si mescola con i restidel cantiere: bulloni, masserizie,cartelli, rifiuti. Ci sono persinodei cavi di rame che spuntano dal

suolo. Un muro dicemento impre-gnato d’acqua in-cornicia l’entratadella galleria. Ilterreno è fradicioe i nostri scarponisi riempiono difango. Il fiumeche scorre dall’al-tra parte dellastrada sembrapenetrare ovun-que. Lo scenario èpiù degradato diquello del la

Guinza.Per arrivare a Parnacciano, oggi,bisogna superare il passo di Boc-ca Trabaria, a 1049 metri di alti-tudine. Qui il percorso si trasfor-ma in un viaggio della speranza.Trovarsi davanti un tir può ral-lentare ulteriormente il tragitto.Non ci sono piazzole di sosta esorpassare è molto pericoloso.La neve si accumula a bordo stra-da, riducendo ancora di più lalarghezza delle carreggiate. In-crociamo un camion che, costret-to ad allargare la manovra, invadela nostra corsia. Le montagne sialternano a piccoli paesini, supe-riamo i borghi di Sompiano e La-moli dove, poco dopo l’abbaziabenedettina di San Michele Ar-cangelo, una casetta diroccatadegli attrezzi dell’Anas mostra lostato di abbandono della zona.Superato il valico si passa il “con-fine” umbro, ma vista la lunghez-za del percorso, sembra di averpassato una frontiera. Iniziala di-scesa fino a San Giustino, unastrada panoramica, ma impen-sabile per chi non ha tempo digustarsi il paesaggio. In mezz’o-ra facciamo quindici chilometrie arriviamo al paese, dove si con-clude il nostro viaggio.

Marche, Umbria e Toscana si consorziano

Fine lavori? Nel 2022Toscana, Umbria e Marche

sembrano finalmente avertrovato un accordo sul de-

stino della Fano-Grosseto. A si-glare l’intesa, la costituzione del-la società fra le tre regioni, un si-stema di partenariato tra pubbli-co e privato promosso dai presi-denti Enrico Rossi, Catiuscia Ma-rini e Gian Mario Spacca. Forse –dicono tutti e tre – è questa l’uni-ca formula possibile per comple-tare l’opera.Quel che è certo è che la nuova Fa-no-Grosseto costerà meno. Ci sa-ranno delle varianti che farannorisparmiare circa 900 milioni dieuro. Il costo totale sarà di circa2,9 miliardi. Le modifiche al trac-ciato saranno cinque: due riguar-dano la Toscana, una l’Umbria edue le Marche. La prima variante è la Bettolle-Arezzo. Il tratto Rigomagno-Mon-te S.Savino sarà sostituito dall’uti-lizzo di infrastrutture già esistenticome il tragitto della A1 dal casellodi Valdichiana a quello di Arezzo.Fino a Palazzo del Pero la Fano-Grosseto utilizzerà il raccordo au-tostradale di Arezzo, già program-mato da Autostrade S.p.A. In Umbria la situazione è piùcomplessa. Il nodo da sciogliere èl’ottimizzazione del tracciato LeVille-Parnacciano. Qui era statoforte l’impatto ambientale; oraoccorrerà spendere meno rispet-tando di più il territorio. Le varianti marchigiane sono quel-le di Mercatello sul Metauro e di Fer-mignano. Se il progetto originarioprevedeva l’utilizzo della galleriadella Guinza, nella nuova bozza sipensa a una galleria più corta e piùa valle. Sul tratto che va da Fermi-gnano a Urbania, invece, c’è l’ideadi far passare la strada lungo il cor-so del Metauro, nella zona nota co-me Piana di Asdrubale. In questomodo si eviterebbe la costruzione

di altri viadotti e gallerie.La E78 rientra nel progetto dellarete transeuropea di trasporto(Ten-T) che dà la possibilità di ac-cedere ai fondi strutturali dell’U-nione europea. Il 26 marzo scadràil bando per partecipare all’asse-gnazione degli ultimi finanzia-menti: in ballo ci sono 250 milio-ni di euro. In questo modo i costiscenderebbero ancora.I lavori saranno affidati a un pri-vato, con molta probabilità il co-losso austriaco Strabag che il 15gennaio ha presentato il progettoal ministero delle Infrastrutture edei trasporti. Il fatto strano è che,mentre non c’è niente di definiti-vo, si pensa già al pedaggio. È for-se prematuro farsi domande sucome far funzionare gli ingegnosisensori elettronici austriaciquando ancora manca l’asfalto.Eppure alla Strabag si parla già di“free-flow”, una sorta di barriereelettroniche che sostituiranno icaselli: delle speciali videocame-re registreranno l’ingresso e l’u-scita dei veicoli calcolando auto-

maticamente la classe di pedag-gio. I vantaggi sarebbero un mi-nor impatto ambientale, una ri-duzione dei costi e la possibilità dievitare le code. Nemmeno si conosce la data esat-ta di inizio dei lavori e già le pole-miche sulle future gabelle infuria-no tra le popolazioni locali. Saràper questo che i vertici delle tre re-gioni hanno voluto chiarire subitola questione. I pedaggi, pur inevi-tabili, saranno alleggeriti da esen-zioni e agevolazioni, garantisconoRossi, Marini e Spacca per calma-re le proteste. “Saranno modulatiin maniera tale da salvaguardare leutenze di pendolari e cittadini deirelativi territori” ha dichiaratoSpacca.Il sogno della Fano-Grosseto stalentamente prendendo forma,ma i tempi sono ancora lunghi. Ilavori non dovrebbero terminareprima del 2022. Anche se fosse ve-ra questa data, dal momento incui fu posata la prima pietra algiorno dell’inaugurazione saran-no passati 42 anni. (m.m.; v.s.)

Un paesaggio lunare

testimone di 300 milioni buttati

in 23 anni

MARIO MARCIS

VALERIA STRAMBI

Nelle foto a destra,la galleria abbando-nata di Parnacciano,il paese in provincia

di Perugia, alle pendici meridionali

di Bocca TrabariaIn basso, il cantieretransennato: come

si vede, la galleria èa “senso unico”

Page 7: Il Montefeltro dimenticato

7

TRASPORTI

Napoleoneebbe

una bella idea

L’epopea della “Due mari”

Dal 1829 al 1841 passarono solo 12 an-ni. Tanti ce ne vollero per realizzarequella che è denominata la Ss 73 bis“Bocca Trabaria”, l’unica ancora og-gi praticabile per raggiungere la co-sta tirrenica da quella adriatica,

passando per gli Appennini. Al termine dei lavorigli ambasciatori dello Stato pontificio e del Gran-ducato di Toscana firmarono a Urbino il verbale dichiusura dei lavori. Grazie a quest’accordo le mer-ci e le genti iniziarono a viaggiare tra i due stati piùagevolmente.A Roma serviva il legno e nelle Marche e in Umbriace n’era in abbondanza. Il corso del Tevere, fino adallora il modo più veloce per far muovere le merciin quel pezzo di Italia, non dava le stesse garanzieche avrebbe offerto la nuova strada.Il progetto originario della 73 bis, “antenata” dellaE78, era stato concepito durante il Regno d’Italianapoleonico, nel 1810, quando a Compiègne, inFrancia, fu pubblicato il tragitto della “Due mari”affidato all’ingegnere conte Rambaldo.Nel 1960, in pieno boom economico, i governi de-mocristiani iniziarono a pensare a una superstra-da che collegasse Fano con Grosseto e che facili-tasse il movimento di persone e merci nel centroItalia. La nuova E78 avrebbe dovuto collegare ledue città di mare attraverso Siena, Arezzo e Urbinoin un percorso lungo 270 chilometri.I principali ostacoli erano le montagne e andavaconcepito un sistema di gallerie attraverso le qua-li evitare i tratti di strada più impervi. La Guinza èil simbolo storico della grande incompiuta: soloper approvarne i lavori, l’Anas ci mise 20 anni. Trail 1968 e il 1988 si completò l’iter burocratico cheavrebbe permesso alla E78 di collegare la valle delMetauro con l’Umbria, dal paese di Mercatello fi-no a Selci. Nel frattempo la Due mari era diventata“strada europea E78” grazie all’Accordo europeosulle grandi strade a traffico internazionale firma-to a Ginevra.Correva l’anno 1990 e l’allora ministro ai Lavoripubblici del sesto governo Andreotti, GiovanniPrandini, stappava lo spumante davanti al cantie-re da cui sarebbero nate le gallerie della Guinza. Treerano gli anni previsti per completare il traforo, manon fu così. Il 1992 fu l’annus horribilis: una partedel diaframma del foro pilota cedette, rallentandopesantemente i lavori, e la Sir (Società imprese ri-unite), società vincitrice dell’appalto, fallì. Ancheil primo biennio dell’Ifg tra il 1992 e il 1993 si occu-pò della Guinza, articoli ripresi anche l’anno scor-so da Alberto Sofia nella sua inchiesta “Un’utopialunga due mari”.Nel 1994 i lavori furono interrotti. I cantieri ven-nero riaperti solo nel 2000, perché nel frattempo,l’incendio nella galleria del Monte Bianco del 24marzo 1999, rivoluzionò le normative.Se nel 2002 il traforo della Guinza sarebbe statoquasi utilizzabile, rimaneva un problema: dall’al-tra parte della galleria c’è l’Umbria. All’uscitamanca la strada, tutt’attorno a Parnacciano c’è so-lo aperta campagna. In quel momento fu paleseuno scarso coordinamento tra le regioni coinvol-te nella costruzione della E78.Così, nel 2004sichiuse.La prima idea di project financing tra pubblico eprivato fu di Antonio Di Pietro, ministro delle In-frastrutture del governo Prodi. Nonostante l’inte-resse, la Cooperativa Muratori Cementisti di Ra-venna si defilò perché le stime di traffico non era-no state ritenute sufficienti. Senza il privato, si ca-pì che sarebbe stato difficile trovare i 4 miliardi ne-cessari per il completamento dell’opera.Il presidente della Regione Marche, Gian MarioSpacca, nel 2009 raggiunse un accordo di massimacon il governo Berlusconi. Dopo, il silenzio. Il pre-sidente della Provincia di Pesaro-Urbino MatteoRicci, insieme ad altri amministratori locali, il 26Settembre 2010, occupò la galleria della Guinza.L’atto simbolico funzionò e il 18 Ottobre il ministroAltero Matteoli incontrò gli amministratori.Dal tricolore lungo 1861 metri, fatto sfilare lungo ilpercorso della Due mari nel 2011 fino a oggi, l’at-tenzione per la Fano-Grosseto è vivissima. L’ac-cordo tra le tre regioni, potrebbe essere il nuovosponsor dell’eterna incompiuta. Se ci sono riusci-ti il Granducato di Toscana e lo stato Pontificionell’800, possono farcela anche loro.

(m.m.)

Diecimila firme contro l’idea del “ticket anticipato”

No al pedaggio senza stradaIl sogno della Fano-Grosseto perqualcuno rischia di trasformarsiin un incubo. Ne è convinto Gia-

como Rossi, presidente del Fronte diazione popolare di Pesaro-Urbino.“Il pedaggiamento della E78 è un af-fronto per tutti i cittadini che annodopo anno si sono visti prosciugarele tasche per la costruzione di pezzidi strada poi lasciati lì”. SecondoRossi, sono stati proprio gli abitantidei paesini che si affacciano sulla‘due mari’, a rimetterci di più. E ades-so, sentir parlare di pedaggi, suonaun po’come l’ennesimo conto da pa-gare. Poco importa che in ballo ci siail completamento di una strada checonsentirebbe di rendere “umana”la traversata dell’Appennino e che ri-durrebbe l’isolamento delle Mar-che. “Non servono a niente le rassi-curazioni del presidente Gian MarioSpacca – chiosa Rossi – non voglia-mo nessun pedaggio, né alleggerito,né con esenzioni.” Il Fronte di azio-ne popolare non è contrario alla rea-lizzazione della Fano-Grosseto, maqualsiasi proposta che implichi ulte-riori sacrifici da infliggere alle popo-

lazioni locali verrà respinta in par-tenza. D’altra parte, se la strada ve-nisse lasciata così com’è, con tutti isuoi chilometri di curve in mezzo al-le montagne, sarebbe difficile veder-lo come un risparmio. Eppure il mo-vimento che, come tengono a sotto-lineare coloro che ne fanno parte,non risponde a nessun orientamen-to politico e sotto questo aspetto ri-corda in qualche modo i No Tav, nonè disposto a scendere a compromes-si. Da alcuni mesi ha avviato una pe-tizione contro i pedaggi sulla E78 edè riuscito a raccogliere più di 10.000firme. La protesta è arrivata fino aiComuni, ordini del giorno sono statipresentati e approvati da Fano aMercatello sul Metauro, passandoper Saltara, Cartoceto, Fossombro-ne, Apecchio, Pergola e Montemag-giore. Secondo i promotori, il Frontenon è più limitato alla sola regioneMarche, ma potrebbe coinvolgereanche l’Umbria e la Toscana.Il dialogo con le forze che si stannooccupando del nuovo progetto dellaE78 non sembra andare da nessunaparte. “È stato deciso di cambiare il

tracciato senza coinvolgere mini-mamente i cittadini – sottolinea Gia-como Rossi – neppure le ammini-strazioni locali sono state avvertite equesto è un ulteriore abuso”. Il presi-dente della regione Marche GianMario Spacca non ha intenzione difare passi indietro e, a detta del Fron-te di azione popolare, è rimasto am-biguo sulla questione. In ogni caso ilmovimento continuerà ad andareavanti con la raccolta firme e il fasci-colo verrà consegnato direttamentein regione. Una manifestazione, pre-vista per fine marzo, chiuderà la ma-ratona di proteste. “Il luogo che ab-biamo scelto è simbolico – ha di-chiarato Giacomo Rossi – ci incon-treremo a S.Liberio, nel comune diMontemaggiore al Metauro, dovevenne sconfitto Asdrubale. Forti delsostegno che ci viene da cittadini eimprenditori che fanno parte deltessuto locale, sconfiggeremo ilnuovo Asdrubale”. Si prospetta unabattaglia campale per una stradache, allo stato attuale, diventa diffi-cile tracciare su una mappa.

(v.s.)

Page 8: Il Montefeltro dimenticato

il Ducato

8

La crisi spinge verso il trenoFerrovia, metrò leggera, pedalò di montagna: in arrivo decine di progetti

A conti fatti, un servizio su rotaia di nuova concezione potrebbe facilitare i collegamenti di tutta la Provincia

L’ultima volta che iltreno si fermò a Ur-bino correva l’anno1987. Il 2 febbraio iltratto ferroviario trala città e Fano, classi-

ficato come “ramo secco”, fu ta-gliato dalle Ferrovie dello Stato.Da 26 anni gli unici collegamentitra il centro ducale e il resto dellaregione viaggiano su gomma: au-tobus e automobili. Nel pieno diuna crisi economica che non ri-sparmia soprattutto i bilanci del-le famiglie e con l’impennata deiprezzi del carburante, l’idea di ri-pristinare la linea ferroviaria po-trebbe essere, finalmente, una“buona” idea.Negli anni si sono accavallate leproposte più disparate per la trat-ta Fano-Urbino. Nel 1989 l’inge-gnere urbinate Raffaello Cioppiipotizzava prima una linea diret-tissima che collegasse Roma a Ve-nezia passando per Fabriano eUrbino, poi un “anello ferrovia-rio” Pesaro-Fano-Urbino. C’è sta-to chi ha immaginato un treno“texano” a vapore, più adatto ma-gari ai turisti amanti del kitchpronti a immergersi in un’atmo-sfera western tra le vallate del Me-tauro, ma troppo lento per essereutile a potenziali pendolari. L’ipo-tesi che ha raccolto più tentativi disviluppo è stata quella di una me-tropolitana leggera di superficie,a partire dall’idea dell’architettoGianciarlo De Carlo nel 1991 e svi-luppata negli anni successivi di-ventando anche oggetto di tesi dilaurea.La creatività, per quanto rivolu-zionaria o eccentrica, deve con-frontarsi col tempo che passa, latecnologia che cambia e le risorseeconomiche pubbliche semprepiù scarse. Secondo lo studio del-l’agenzia regionale di SviluppoMarche (Svim) del febbraio 2004,ci sono più contro che pro nel ri-pristino della ferrovia. Intorno aibinari sono nate nuove case e ca-pannoni industriali; il degradodelle traversine di legno, delle gal-lerie piene di infiltrazioni d’ac-qua, dei binari deformati o da ri-parare, senza dimenticare il terre-no di fondazione ormai instabilerichiederebbe ricerca di materia-li e quindi costi di rifacimento ele-vatissimi. Si tratta di almeno 75,5milioni di euro che la RegioneMarche dovrebbe stanziare perintero dopo che, nel 2002, ReteFerroviaria Italiana (Rfi) ha ab-bandonato l’idea per scarsa red-ditività. Nè tantomeno si sonofatti avanti imprenditori privati,vista la scarsa quantità di utenzastimata dal rapporto Svim.Non sono d’accordo i volontaridell’associazione Ferrovia ValleMetauro che da 12 anni si battonoper il ripristino della tratta Fano-Urbino. Con passione si dedicanoalla manutenzione ordinaria del-le rotaie, tagliano i rovi, ripulisco-no dalle erbacce, nella convinzio-ne che il treno su quei binari tor-nerà a correre. Il presidente CarloBellagamba è sicuro che le risorseper ripristinare la tratta ci sareb-bero e così anche un numero ade-guato di passeggeri, tra residenti eturisti: “Il treno è funzionale al tu-rismo della zona - dice Bellagam-

ba - e favorisce la promozionedelle eccellenze del nostro terri-torio”.Al ritorno del treno tra Fano e Ur-bino ha pensato negli ultimi 15anni anche la Provincia di Pesaro-Urbino, ma “sia le Ferrovie delloStato che il ministero delle Infra-strutture hanno sempre esclusol’ipotesi per la scarsa convenien-za - sostiene il presidente dellagiunta provinciale, Matteo Ricci -per dovere di amministratoridobbiamo guardare avanti”. L’in-tenzione adesso è di sviluppareun vero e proprio parco urbano,con una pista ciclabile e pedona-le che prenderà il posto dei bina-ri, attraversando tutti i centri abi-tati della bassa valle, tra Fano eCalmazzo, e connettendo in po-chi chilometri i servizi presentinella zona, oltre a collegare di piùil mare con uno dei centri rinasci-mentali più importanti al mondo.Nella parte più alta della valle, in-vece, tra Calmazzo e Urbino i tec-nici provinciali stanno valutandol’ipotesi del “bici-treno” lungo lerotaie già esistenti, affiancando ilpercorso ciclabile e pedonale allalinea dei binari. “Nei paesi euro-pei, e in alcune grandi città italia-ne - dice l’arch. Maurizio Bartoli,dirigente provinciale all’urbani-stica - è la bici il mezzo più usatoper brevi spostamenti: puntiamoa ridurre il traffico delle auto del30-40% e aumentare la qualitàdella vita dei residenti”. La pistaciclabile non solo sembra la solu-zione più pratica, ma anche la piùeconomicamente sostenibile:“Attrezzando il percorso ciclabilecon il minimo indispensabile, co-sterà circa 100.000 euro a chilo-metro - sostiene l’ing. AlbertoPaccapelo, dirigente dei lavori dicompetenza provinciale.La data del cantiere non c’è anco-ra e nell’incertezza sul futuro del-le Province, rimane almeno iltempo di cercare una bici e co-minciare ad allenarsi per conqui-stare le salite del Montefeltro.

Ci vuole una bella immaginazione a pen-sare che possa esistere una bici che simuove su rotaia. Eppure il “bici-

treno”esiste. È stato brevettato dall’azienda dibiciclette Tecnobike che, raccogliendo un’ idealanciata da “Il Resto del Carlino”, ha realizzato unveicolo piuttosto bizzarro che, pur muovendo-si su rotaia, non è un treno ma uno strano “mu-tante” costituito da due bici e un telaio centrale.“La nostra idea- afferma Roberto Damiani, gior-nalista de ‘Il resto del Carlino’ tra gli ideatori delprogetto ‘StraUrbino Express’- è quella di crea-re un treno a pedali completamente green,sfruttando le risorse che si hanno già e rispar-miando i 90 milioni necessari per il recuperodella ferrovia”. Un viaggio, quello a bordo del bici-treno, chedovrebbe far rivivere le suggestive atmosfere delborgo medievale ripercorrendo l’antico trac-ciato della ferrovia dismessa. Un itinerario “so-speso” nel tempo tra le bellezze naturalistiche

della Valle del Metauro e gli antichi splendoridella città del Duca. Il progetto “StraUrbino Ex-press” vorrebbe unire la conservazione dellaferrovia alla valorizzazione dell’identità cultu-rale e naturalistica del territorio attraverso la ri-costruzione di un’ambientazione rinascimen-tale lungo i binari: una Disneyland culturalepensata ad hoc per il territorio urbinate.Stazione di partenza del bici-treno dovrebbe es-sere Canavaccio. Da qui, sui vecchi binari dis-messi, partirà un percorso di 14 chilometri chetra natura ed edifici medievali (ricostruiti, comedelle sceneggiature teatrali), si concluderà a Ur-bino. Il progetto del “Parco del Rinascimento” lasciaun pò perplessi, ma potrebbe inserirsi all’inter-no di un dibattito che da anni anima i comunidel Montefeltro tra nostalgici del fischio dei tre-ni e sostenitori delle piste ciclabili. L’associazio-ne FVM ha già puntato il dito contro il bici-tre-no sostenendo che il progetto garantisce la spe-culazione edilizia e gli interessi di una certalobby di potere. Eppure gli ideatori di “StraUrbi-no Express” sono convinti che il parco “s’ha da

fare”. I fondi per costruirlo potrebbero proveni-re da quei 400.000 euro che la Regione ha stan-ziato per finanziare progetti ciclistici da realiz-zare sui tratti ferroviari dismessi.“Compito della Provincia- continua Damiani-sarà quello di erogare i fondi pubblici per ripuli-re la rete ferroviaria, recuperare e mettere in si-curezza i caselli. I privati, invece, dovranno for-nire quel capitale necessario per realizzare ilparco e le bici.”Tra qualche mese sarà pubblicato il bando pro-vinciale per costituire una società pubblico-privata che si occuperà di gestire i fondi per la co-struzione del parco. L’idea della pedalata assi-stita nella Disneyland del Montefeltro ha solle-citato la curiosità del presidente della Provincia,Matteo Ricci, che insieme all’assessore all’edili-zia di Urbino, Massimo Spallacci, guarda con fa-vore al progetto. Intanto in primavera- una da-ta precisa ancora non c’è- il bici-treno realizza-to dalla Tecnobike farà il suo debutto sullatratta Canavaccio-Urbino: sarà l’ occasioneper vedere lo strano veicolo sfrecciare solita-rio sul binario dismesso.

Sul bici-treno, 14 km attraverso un Montefeltro di cartone

Una Disneyland per la ferrovia

LUCIA LAMANTEA

GIOVANNI RUGGIERO

ANTONELLA FERRARA

Nelle foto, in alto a destra,la stazione di Calmazzo aiprimi del ‘900. Al lato, una

delle ultime immaginidel treno Fano-Urbino

Sotto, il prototipo dellabici-treno per un percorso

“turistico-rinascimentale”disoli 14 chilometri

Page 9: Il Montefeltro dimenticato

TRASPORTI

9

La valle del Metauro come una grande areasuburbana metropolitana: una “città diffu-sa” dove i singoli comuni si aprono l’uno al-

l’altro in un’unica identità territoriale, attraversa-ti da una metropolitana leggera a zero impattoambientale lungo i binari della vecchia tratta fer-roviaria Fano-Urbino.L’idea nasce nel 2006 da una tesi di laurea di tre ar-chitetti Francesca Marchi, di Urbino, MariaritaMicozzi e Monia Pica sotto la guida del prof. Giu-seppe Ciorra della Facoltà di Architettura dell’Università di Camerino. Il lavoro si è basato sulrapporto dell’agenzia regionale Svim di due anniprima, considerando non solo dati e soluzionifunzionali al recupero della linea ferroviaria: “Maanche l’occasione per ridisegnare il paesaggio -dice l’arch. Francesca Marchi - entrando per laprima volta nel vivo di un dibattito troppo spessosuperficiale”.Il metro-tram sviluppato nella tesi è un sistema ditrasporto basato su un veicolo più simile a un tramcittadino, capace di viaggiare sia sulle rotaie tra-dizionali che sui binari tramviari urbani. Prodot-to dall’italiana Ansaldo, il mezzo è alimentato sia

a carburante sia a l’elettricità, riduce l’inquina-mento atmosferico, perché disincentiva l’uso del-l’auto privata, ed è più pratico da usare per disabilie anziani. Come già accade oggi per i pullman checollegano Urbino a Pesaro, le corse del metro-tram possono essere di due tipi: una veloce da 45’con poche fermate nei centri più popolosi, un’al-tra da 1 ora e 20 venti minuti con soste più fre-quenti tra ogni paesino della valle. La riconversione della ferrovia in metropolitanasarebbe utile a tutti: dall’operaio che deve rag-giungere il capannone della sua azienda, allostudente universitario diretto a Urbino. Il primo esempio di metro-tram nasce in Germa-nia nei primi anni ‘90, si diffonde in Francia eOlanda oltre che in città italiane come Torino,Milano e Bergamo. A Urbino se ne parla dal 1991,su proposta dell’architetto Giancarlo De Carlo,padre del recupero urbano del centro ducale.Finora tutte le proposte sulla metropolitana leg-gera Fano-Urbino non sono mai uscite dalle tavo-le dei tecnici: per le casse pubbliche un biglietto dialmeno 75,5 milioni di euro è ancora troppo caro.

( l.l.; g.r.)

M’arcord chel trèn per Fan

Una storia lunga un secolo

Fuori dalla stazione diFabriano rumore dicocchio e scalpitio ditacchetti. La naturarespira frizzantinanella calma assopita

dell’autunno e della gente dopouna notte di ballo e di canto e divino. Vino e danze per festeggia-re l’inaugurazione della lineaferroviaria che collega la cittadi-na a Urbino. È il 1898. Un giova-ne facchino cade a terra inciam-pando in un baule e stizzito re-plica alle risate di chi lo chiamaubriacone: “S’ casca un signior’ha sbigiat’, s’casca un purett’ è‘mbriag’”. E un savio signorottoattempato sdrammatizzandosogghigna:“Meglio puzza’ de vi’che d’ojo santo”. Tutti in carrozza. Il vapore di-venta nuvola e i passeggeri sal-gono frettolosi per prendere po-sto. I curiosi restano sulla ban-china a immaginare le gambedella Gigina che esibisce, vani-tosa, i suoi abiti alla moda. Sar-toria francese, sottolinea il mari-to.“Se tutte le corna c’avesser unlampione saria ‘na gran lumina-zione!”, commenta il barbiere.“Le femmene so comme le chi-tare: tuttu dipenne da chi le fasonare”, precisa il garzone. Il vento muove le foglie che on-deggiano, di qua, di là, di qua, dilà. Si parte! In un lampo un cro-nista del Corriere delle Marchesalta sul treno. Ha il fiatone, ri-schiava di perderlo. Con sé haqualche foglio sparso per ap-puntare i suoi pensieri e dallapiccola valigia che lo seguespunta una copia de L’Aurore. Inquell’edizione l’editoriale diÉmile Zola, J’accuse. Il giovanenon riesce a mettere a fuoco ilpaesaggio che scorre veloce lun-go il finestrino della sua cabinaperché alcune frasi continuano aronzargli nella testa. Scriveva, ilfrancese, a Monsieur le Présidentin difesa del capitano dell’Eserci-to Alfred Dreyfus, ebreo vittimadi un processo ingiusto:“L’attoche io compio non è che un mez-zo rivoluzionario per accelerarel’esplosione della verità e dellagiustizia. Ho soltanto una passio-ne, quella della luce”. Il treno ta-glia la terra, quasi accarezza ilMetauro mandando il suo grido.La voce delle Marche finalmentevede. Apre gli occhi sul verde del-le colline popolate da lanosi riccibianchi. Siamo arrivati a Urbino.Stazione di Urbino.Una coltre bianca, cremosa, av-volge i binari, la gente. La nebbiacirconda tutto, confonde, can-cella spazio e tempo. I lustri sonpassati ma è come fosse ieri. Sisente l’eco della campana delpassaggio a livello. “Il silenzioaiuta a capire meglio le cose”, so-spira un giovane uomo. Pochemanciate di anni, circondatedall’odore dolciastro del sigaro.Un toscano estratto in tutta fret-ta dalla sua custodia. La frettadei fumatori dopo un viaggio intreno. Nella mente del passegge-ro ancora il sentiero di caramel-le, i carri, i costumi del carneva-le di Fano che si è appena lascia-to alle spalle. Ma quei cinquantachilometri doveva percorrerli, ildocente universitario. La neb-bia si dirada e appare nitido, nei

suoi colori accesi, un manifesto.“Marciare, non marcire”, c’èscritto. Al professore lo sloganfuturista non piace e il suo pen-siero vola a Borges: “Marinetti èforse l’esempio più famoso discrittore che vive delle sue in-venzioni e che non inventa qua-si niente”. La Belle Epoque ormaiè un lontano ricordo, come lasettimana rossa che più di qua-rant’anni prima aveva agitatoAncona, proprio mentre le Fer-rovie Padane, grazie al regio de-creto, avevano cominciato a co-struire quella linea ferroviariache l’aveva portato nella cittàducale. Quello di oggi è il secolo breve,della guerra, delle leggi razziali,dei nazionalismi, dei regimi ap-pena sconfitti. Tutto è cambiato,anche la radio. Prima si ascolta-va la voce di Maria Luisa Bon-compagni, poi, in gran segreto,ci si sintonizza sulle frequenze diradio Londra. Oggi quelle ondeson quasi ricordo, c’è la televi-sione.Nei grigi del tramonto l’uomoprende fiato commosso: “Eccodove ho cominciato da capo e misono messo a studiare, non piùsui libri ma a contatto di unarealtà povera, fatta di cose sem-plici ma molto più vere di quelleche avevo fantasticato nella miaegoistica e personale biblioteca.Urbino è diventata per me un fil-tro della coscienza, lo strumen-to per capire che le parole hannoun senso, hanno valore se corri-spondono alle cose”. Un rumorefastidioso, di clacson, interrom-pe la riflessione del letterato.“Carlo, vien su che te port a man-gia’ dal Leon”. Tre chilometri dicurve e poi, eccoli lì, i torricini in-nevati. Bo sorride, è a casa.Con gli anni il treno diventa ob-soleto. Orari inadeguati, scarsamanutenzione. Non può com-petere con l’automobile. Ah,quando c’era Lui anche i treni ar-rivavano in orario! La motoriz-zazione di massa ha trascinatonel dimenticatoio il fascino dis-creto della ferrovia. È antiecono-mica e i rami secchi van tagliati.Nel 1987 la Fano-Urbino smettedi esistere, cancellata con uncolpo di penna dalle Ferroviedello Stato. La tv locale parla al Montefeltrodi tanti e diversi progetti per ri-dare vita alla ferrovia: una me-tropolitana all’aperto, una va-poriera alla maniera texana confinalità turistico-immaginifi-che, un treno ad alta velocità percollegare Venezia a Roma pas-sando per Urbino. Ma tuttocambia e tutto resta uguale.A trent’anni dall’ultimo treno, lastazione di Urbino si ripopola. Èl’ora di pranzo e gli operai dellaBenelli affollano la banchina acaccia di un raggio di sole. Unpicnic frugale nell’ora d’aria.Francesco smette di ascoltare icompagni e si allontana. Cam-minando lungo i binari incontradei volontari dell’associazioneFerrovia Valle del Metauro, conle mani sporche di chi strappa leerbacce che avvolgono il sentie-ro metallico per tenerlo in vita. L’occhio si perde seguendo le ro-taie, nella galleria. Poi buio, si-lenzio.

Tre architetti, un progetto: ecco il metro-tram

Metauro metropolitano

LORENZA FERNANDA PELLEGRINI

Page 10: Il Montefeltro dimenticato

10

il Ducato

Addio a 400 mila chilometriAltri 2 milioni e mezzo di tagli per i trasporti pubblici: le Marche mortificate

Amadori della Filt-Cgil: “Raschiato il fondo del barile. Adesso la scure calerà sui lavoratori precari”

Tagli, tagli, tagli e anco-ra tanti tagli. Un ritor-nello fin troppo notoper il trasporto pub-blico locale delleMarche.

Anche quest’anno i finanzia-menti destinati alla mobilità ur-bana ed extraurbana saranno ri-toccati al ribasso: una sforbiciatadel 4 per cento, due milioni e mez-zo di euro in meno. Seicentomilaeuro solo nella provincia di Pesa-ro Urbino. Non è una novità: nel 2012 c’eragià stato un taglio del 5 per cento.Allora fu eliminato il “surplus”, ilsuperfluo che poi per molti citta-dini superfluo non è: via le dop-pie corse, quelle festive e quellemeno frequenta-te. Per Urbino la per-dita è stata di60.000 km urba-ni. E poi natural-mente ci sono lo-ro, i lavoratoriprecari, quellisenza garanzie eper questo menotutelati. Lo scorsoanno, secondoMaurizio Ama-dori, segretarioprovinciale dellaFederazione Italiana Lavoratori eTrasporti della Cgil, venticinquepersone assunte a tempo deter-minato non sono state riconfer-mate.Una di queste è Rosario Formisa-no, 31 anni. Ha lavorato come au-tista per 4 anni all’azienda di tra-sporti Ami: “Ero stato assunto atempo determinato, poi a causadei tagli non mi hanno rinnovato ilcontratto. Ora sono disoccupato”. E quest’anno? “Abbiamo già ra-schiato il fondo del barile. Il ri-schio è che altri lavoratori precariperdano il posto. Siamo preoccu-pati soprattutto per Urbino: il ser-vizio di trasporto pubblico è statogià riorganizzato. È rimasto l’in-dispensabile. I tagli ora colpiran-no la parte interna della provin-cia e i servizi che hanno una do-manda debole saranno i primi asaltare”, dice Amadori. “Dal pri-mo marzo non arriveranno piùsoldi alle aziende che gestisconoil servizio pubblico. La giunta re-gionale si è assunta una grave re-sponsabilità. Il presidente dellaRegione Gian Mario Spacca do-vrebbe andare meno in giro per ilmondo e pensare di più ai cittadi-ni”, afferma convinto Amadori.Giorgio Londei, presidente diAdriabus, il consorzio pubblico eprivato che dal 2008 gestisce il tra-sporto su gomma della provinciadi Pesaro Urbino ha affermato chealtri tagli non sono sopportabili:“Potremmo essere costretti a toc-care la ‘carne viva’” dice Londei, ri-ferendosi a un possibile taglio alpersonale. “Lo scorso anno abbia-mo scelto la via meno dolorosa,quella di ridurre le corse soprattut-to la domenica, quando le scuolesono chiuse e i lavoratori non de-vono recarsi al posto di lavoro. Oranon ci aspettavamo nuovi tagli”. Le Marche destinano al settore

del trasporto pubblico locale sugomma le risorse pro-capite tra lepiù basse d’Italia. Secondo i datidel Ministero dello sviluppo eco-nomico, nel 2011 e nel 2012 hannoricevuto 89 milioni di euro. La re-gione con più finanziamenti è sta-ta la Lombardia con 848 milioni dieuro, seguita dalla Campania con607 milioni di euro. Agli ultimi po-sti insieme alle Marche si posizio-nano l’Umbria con 70 milioni dieuro, la Basilicata con 66 e il Moli-se con 30. Degli 89 milioni di euro ricevuti, leMarche ne hanno spesi 78. Avan-zano circa 10 milioni di euro cheerano stati destinati alla biglietta-zione elettronica: macchinetteper l’erogazione dei biglietti negliautobus e nelle stazioni che nonsono ancora state installate. “Unaparte di quel denaro può essere

utilizzata per tam-ponare i buchicausati dai prossi-mi tagli”, affermaAmadori. “In que-sto modo si evite-rebbe di eliminareservizi indispen-sabili per i cittadinie soprattutto postidi lavoro”. Una ipo-tesi questa non co-sì remota, comeconferma SergioStrali, dirigentecon competenza

ai trasporti pubblici alla Regione:“Qualche incidenza sul lavoroprecario ci sarà. Dove ci sono me-no risorse bisogna procedere al ri-dimensionamento”, dice Strali. Per fare cassa la Filt propone di ri-toccare il prezzo dei biglietti: “Sipotrebbe aumentarli di 5 centesi-mi. Le Marche hanno una delletariffe più basse in Italia, solo uneuro e cinque centesimi. In que-sto modo si potrebbe resistere fi-no alla nuova gara d’appalto”. Agiugno, infatti, sarà indetto unbando a livello europeo per la ge-stione del trasporto pubblico lo-cale che attualmente nella pro-vincia di Pesaro Urbino è nellemani di Adriabus. La gara aprirànuovi scenari anche se probabil-mente si andrà verso una prorogadei termini, come afferma Dome-nico Papi, assessore ai Trasportidella provincia di Pesaro Urbino,nominato da meno di due mesi.“Manca un quadro normativo diriferimento per indire il nuovobando. Crediamo che la scaden-za venga rinviata di alcuni mesi”. Per ora, comunque, l’unica cer-tezza è il taglio del 4 per cento ai fi-nanziamenti per il trasporto pub-blico locale. Secondo l’assessorePapi saranno 400.000 i chilometriurbani ed extraurbani non piùpercorsi dai bus. “Meno corse si-gnifica meno lavoro e un serviziopeggiore per i cittadini” dice Papi,che si è opposto alla decisionedella Regione. Nella provincia di Pesaro Urbinosono circa 400 le persone impie-gate nel settore trasporto, un set-tore importante soprattutto perla città ducale che dal 1985 non hapiù una ferrovia. Nelle numerosefrazioni del comune i mezzi pub-blici rappresentano l’unico mo-do per restare collegati con il re-sto del mondo.

Corse ridotte e orari irragionevoli dell’Adriabus

Domenica? ArrangiateviIl rumore del trolley sui sampietrini ghiacciati divia Raffaello: è quasi l’alba, è ancora buio e unastudentessa assonnata e intirizzita dal freddo si

guarda intorno circospetta cercando di non scivola-re. Non c’è tempo da perdere, mancano pochi mi-nuti alla partenza del pullman per Roma. Borgo Mercatale sembrava un’isola lontana quandoera partita alle 5 dal suo appartamento in zona ospe-dale. Se ci fosse stato un autobus a traghettarla ver-so la meta, avrebbe dormito mezz’ora in più. Ma nonc’è. “Non possiamo mettere una navetta a quell’ora –spiega Giorgio Londei, presidente diAdriabus – la gente si deve attrezza-re, magari facendosi accompagnarein automobile”.Questa è l’unica pecca di un servizioche tutti i giorni collega Urbino a Ro-ma, ma è anche l’emblema del tra-sporto pubblico nel Montefeltro. E lecose devono cambiare se la città du-cale vuole aggiudicarsi il titolo di ca-pitale europea della cultura nel 2019. L’ambizione deve fare i conti con larealtà dei fatti: 420 mila chilometri inmeno per il trasporto pubblico sugomma nell’intera provincia nel2012, 60 mila solo nel comune di Ur-bino, corse festive quasi azzerate e linee urbane ac-corpate per risparmiare. Negli ultimi dodici mesi, tre linee (la 4, la 21 e la 24)sono state fagocitate dalle nove superstiti, con itine-rari diversi, strategicamente riorganizzati per copri-re tutto il territorio. Una razionalizzazione che peròha penalizzato soprattutto gli abitanti dei quartieriperiferici e delle frazioni, costretti ad attese più lun-ghe alle fermate. Stessa sorte, se non peggiore, perchi di domenica vuole spostarsi da una parte all’al-tra del territorio comunale. Condannati a rimanerenel limbo della mobilità gli abitanti di via della Sta-zione, orfani della navetta gratuita in servizio solonei giorni feriali. Quasi costretti a prendere l’auto-mobile i residenti delle Cesane, che hanno a dispo-sizione due sole corse festive. Anche la gita fuori por-ta è diventata quasi un incubo. Mettiamo che un tu-rista voglia trascorrere una domenica sul lungoma-re di Fano, innanzitutto cercherebbe online la solu-

zione più vantaggiosa. Navigando sul sito di Adria-bus troverebbe curiose indicazioni: una sola corsaalle 16.35 con cambio a Pesaro, per arrivare a desti-nazione un’ora e mezza dopo. A quel punto sgrane-rebbe gli occhi, perché sullo schermo apparirebbeun unico orario per il ritorno, mezz’ora dopo l’arri-vo. Se però il turista fosse particolarmente metico-loso e attento scoprirebbe a piè di pagina una sezio-ne orari con ben altre informazioni: c’è un’altra cor-sa, ma si guadagnano solo 30 minuti in più. Il costo?Più di 7 euro per una sola ora a Fano. Tutt’altra cosarispetto al passato, quando c’erano quattro corrieredirette che nei giorni festivi coprivano la tratta. Mala domenica è sacrificabile: “Abbiamo deciso di te-nere solo alcune corse per Pesaro – dice Londei –

perché nel fine settimana non ci so-no le scuole. È la scelta meno dolo-rosa”.Veniamo al collegamento con l’altrocapoluogo della provincia, Pesaro.Nonostante i tagli al settore, sonoancora 27 i pullman che fanno laspola tra la costa e l’entroterra: 15“lente” e 12 le corse rapide, che im-piegano venticinque minuti in me-no.Anche se nei giorni di maggiore af-fluenza Adriabus mette a disposi-zione due corriere simultanee, capi-ta spesso che i viaggiatori debbanotrascorrere tre quarti d’ora in piedi,

nonostante il regolamento lo proibisca. “Teniamopronti i mezzi d’emergenza – sottolinea il presiden-te della compagnia di trasporti – più di questo nonpossiamo fare”.Volendo uscire dai confini della provincia, si posso-no raggiungere diverse località: Ascoli Piceno, servi-ta dalla compagnia Senesi con una corsa al giorno alprezzo di 20 euro; Riccione, con il bus extraurbano107 che parte nei giorni feriali alle 13.45; Arezzo, alprezzo di due cambi (Lamoli e San Sepolcro) e di 10euro e 50 centesimi, è raggiunta da due corse neigiorni feriali escluso il sabato. Per mete ancora piùremote come Napoli e Sapri ci si può rivolgere algruppo Rocco, che tutti i giorni alle 11.30 parte daBorgo Mercatale. E, dulcis in fundo, Urbino-Agri-gento, un viaggio di quasi 18 ore (quanto un volo Ro-ma-Sydney) lungo lo Stivale, disponibile solo lune-dì, mercoledì e venerdì, al ragionevole prezzo di 65euro.

Fondi, Regioni a confronto

Lombardia

Campania

850

Lazio

Abruzzo

REGIONIFondi

concessi

2011

608

737

139

796

Fondispesi

400

799

121

848

Fondiconcessi

2012

607

736

139

796

Fondispesi

377

630

MARCHE

I dati si riferiscono ai fondi destinati al traporto pubblico locale (esclusa Trenitalia)Fonte: ministero dello Sviluppo economico

89 84 89 78

121

C’è un avanzodi 10 milioni

di euro: ma andrannoalle nuove“biglietterieelettroniche”

Londei: “La gentedeve darsida fare: sipuò semprechiedere unpassaggio”

MARIA GABRIELLA LANZA

FEDERICO CAPEZZA

Page 11: Il Montefeltro dimenticato

11

TRASPORTI

Biglietto online a prezzo ridotto, wifi a bordo e tuttala comodità di non dover fare cambi.Peccato soltanto che, arrivati a Pescara, non sipossa scendere dall’autobus: manca l’autorizzazio-ne allo scarico. L’inconveniente burocratico è ilpasseggero indesiderato del nuovo pullman checollega Urbino a Cosenza, frutto della collaborazio-ne tra Adriabus e Simet. La linea, che ha debutta-to il 22 febbraio scorso, si ferma anche adAncona, Bari e Crotone. A Pescara, per il momen-to, si può solo salire, ma Adriabus assicura che lasoluzione del problema è questione di giorni. Lacorsa per la Calabria parte ogni mercoledì, venerdìe sabato alle 13 da Piazza Mercatale, mentre lepartenze per Urbino sono ogni martedì, venerdì edomenica con arrivo nella città ducale alle 23.15.Il costo del biglietto per l’intera tratta è di 65 euro,con forti sconti per chi acquista online.

A PESCARA NON SI PUÒ SCENDERE

La domenica mattina, che ci sia neve o meno,andare al cimitero di San Bernardino è quasiimpossibile. A meno che tu non sia SpeedyGonzales. Perché se invece sei un’anziana vedova,non avrai neanche il tempo di inerpicarti su per lescale del lotto 2007 per mettere un fiore sotto latomba del parente defunto. Esisterebbe il realerischio di trascorrere l’intera giornata lì. La linea 7che porta al cimitero da Borgo Mercatale, la dome-nica mattina fa solo due corse: una alle 9, l’altraalle 9.45. Ma non è sempre stato così. “Il 7 festi-vo era un servizio eliminato del tutto, abbiamorimesso la corsa della domenica – affermaMassimo Benedetti, direttore generale Adriabus –concordando gli orari con gli utenti. Se allungassi-mo il tempo tra i due passaggi ci sarebbe qualcu-no che si lamenterebbe perché il lasso di temposarebbe troppo elevato”.

IL CIMITERO IRRAGGIUNGIBILE

Un pullman in meno a BorgoMercatale. Da giovedì 28febbraio gli urbinati nonvedranno più la livrea colorvinaccia delle linee Venus,che assicuravano ogni giornoil collegamento tra la cittàducale e Reggio Calabriapassando per Perugia eRoma. La tratta, alternativaad Adriabus per la capitale,era entrata in vigore dameno di tre mesi, ma ades-so la Venus ha deciso diaccorciare l’itinerario parten-do da Perugia anziché daUrbino, motivando la sceltacon esigenze aziendali.

VENUS SE NE VA

In alto: sempremeno autobus a

Piazza Mercatale,nodo del trasporto

urbano ed extraurbano

della cittàA destra: la tanto

contestata navettache arrivaal cimitero

di San Bernardino

Page 12: Il Montefeltro dimenticato

il Ducato

12

TRASPORTI

1

2

3

4

10

11

12

13

8

9

6

5

7Quattro vie di fuga da Urbino: un solo incubo

E le chiamano “strade”

“Avete mai viaggiato da Urbino verso Bologna,Pescara, Roma o Firenze? Viaggio della speran-za o piacevole escursione?”Ester Moscati: “Tre ore da casello Milano acasello Pesaro (360 km). Un’ora da caselloPesaro a Urbino-Ospedale (28 km). Camion,pullman, camion... rotonde, rotonde, rotonde,rotonde, rotonde, rotonde, rotonde, rotonde,rotonde...”Luca Albergati: “Potrei raccontare il mio viaggiodalle Cesane a Urbino e devo dire che senzafuoristrada pesante distruggerei una normaleauto in meno di un anno!”Luca Spallacci: “Per Roma la strada migliore èla Contessa e l’E45. Strada un po’ di... curve,buche e stradale col telelaser”.

A TU PER TU CON LA CONTESSA

Conciliare le partenzedei pullman con gliorari delle lezioni èspesso impossibile; iltreno aumenterebbele speranze, ma è sta-

to soppresso nel 1987. A questopunto, valigie nel bagagliaio e in-graniamo la prima. Sono quattro le principali vie di fu-ga per chi sceglie la macchina,ognuna con le sue complicazioni:Bologna, Pescara, Roma e Firenze.Non sono solo gli emiliani a pas-sare per Bologna, ma tutti gli stu-denti diretti al nord. Una sfilata dirotatorie ci accompagna fino a Pe-saro, dove imbocchiamo l’auto-strada A14. Stiamo comodamen-te viaggiando su tre corsie, ma aRimini la strada si restringe a due.I cantieri si spostano senza ab-bandonarci mai. In alcuni trattisono segnalati i “varchi” aperti:manca il confine tra i due sensi dimarcia. In altri punti la secondacorsia è ricavata sottraendoneuna alle vetture che viaggiano nel-l’altra direzione: sono invasioni ezigzag causati da lavori avviati daanni. All’uscita avremo speso 9,40euro di pedaggio, e passato inmacchina circa due ore.Anche verso Pescara ci ritroviamosulla A14. La costruzione della ter-za corsia continua a creare disagi,rendendo le due percorribili sem-pre più strette e trafficate. Il limite

di velocità è a volte dimezzato (60km/h), ma sono in pochi a rispet-tarlo: a destra la costante fila di ca-mion procede a rilento, mentre asinistra le macchine sfrecciano. Digiorno i segnali di deviazione so-no poco visibili e li notiamo all’ul-timo momento. Lo stesso vale perl’uscita di Ancona nord: in alcuniperiodi il cartello resta totalmentecoperto dalle recinzioni dei can-tieri e ci accorgiamo del casello so-lo 200 metri prima. Uscendo a Pe-scara, il pedaggio è di 12,70 euro,dopo un viaggio di due ore e mez-za.Le voci riguardanti i lavori per laterza corsia della A14 sono contra-stanti. La centrale operativa di Pe-scara del gruppo Autostrade S.p.a.ha dichiarato che i cantieri nelleMarche “sono aperti da quattro ocinque anni”. Un operatore dell’a-rea di servizio Chienti est ricorda il23 settembre 2007 come data d’i-nizio dei lavori: “la terza corsia erauna misura necessaria, fino a pri-ma della crisi. Oggi è inutile, per-ché la A14 ha perso il 40-50% ditraffico. Devono comunque finir-la per obblighi della Comunità eu-ropea e ci metteranno almeno al-tri due anni. Otto anni per 175 kmsono decisamente troppi”.Diretti verso la costa tirrenica, altrecomplicazioni. Affidandoci aGoogle maps, per andare a Romadovremmo raggiungere Gubbio eproseguire per Perugia sulla stradaregionale 298. Chi l’ha percorsa hal’aria del sopravvissuto: zero illu-minazione, buche e tante curve.

Anche i più frettolosi preferisconofare qualche chilometro in più,passando per Umbertide. La si-tuazione migliora, nonostante l’il-luminazione resti scarsa, in parti-colare nelle gallerie. Il tragitto finoa Umbertide è a una corsia e in-contrare un camion è un supplizioassicurato. Con i 12 chilometri delPasso della Contessa lasciamo leMarche per entrare nell’Umbria ein una mezz’ora raggiungiamo lasuperstrada E45 fino a Orte. Man-to stradale danneggiato, pochearee di servizio e anche qui poca il-luminazione; in un tratto del sen-so di marcia inverso (da Orte a Um-bertide) l’asfalto è sfondato. Im-boccata l’autostrada A1, tiriamoun sospiro di sollievo: tre corsieche, in 45 minuti e 4,10 euro di pe-daggio, ci portano a Roma. In tuttoabbiamo impiegato 3 ore e mezza.Verso Firenze, passare per Umber-tide resta di nuovo la scelta mi-gliore. La soluzione più veloce,proposta da Google maps, è la sta-tale 73bis di Bocca Trabaria, ma èuna strada di montagna piena dicurve e tornanti. Da Umbertide,invece, risaliamo la E45 per unaventina di minuti fino a Sansepol-cro; da qui a Le Ville percorriamola statale 73, raggiungendo Arez-zo. Nell’ultimo tratto il mantostradale è rovinato. Da Arezzo im-bocchiamo l’autostrada A1, chefino a Firenze è a due corsie e benpercorribile: spendiamo 3,90 eu-ro di pedaggio. Arrivati a destina-zione, avremo viaggiato per dueore e 40 minuti.

AGNESE FIORETTI

DIANA OREFICE

Distanza: 175 kmDurata: 2 h Pedaggio A14: 9,40 €Costo carburante:benzina: 23,97 €diesel: 16,98 €gpl: 11,48 €Punti critici: lavori incorso sulla A14 per laterza corsia

URBINO-BOLOGNA

Distanza: 184 kmDurata: 2 h 40 mPedaggio A1: 3,90 €Costo carburante:benzina: 28,51 €diesel: 20,19 €gpl: 13,71 €Punti critici: manto stra-dale rovinato sulla ss73verso Arezzo

URBINO-FIRENZE

Distanza: 246 kmDurata: 2 h 30 mPedaggio A14: 12,70 €Costo carburante:benzina: 34,78 €diesel: 24,64 €gpl: 16,62 €Punti critici: lavori incorso sulla A14 per laterza corsia

URBINO-PESCARA

Distanza: 295 kmDurata: 3 h 35 mPedaggio A1: 4,10 €Costo carburante:benzina: 43,98 €diesel: 31,15 €gpl: 21,07 €Punti critici: scarsa illu-minazione e buche sullasuperstrada E45

URBINO-ROMA

Nella mappa, in alto, i quattro percorsi che da Urbino porta-no a Bologna, Pescara, Roma e Firenze

Page 13: Il Montefeltro dimenticato

13

CITTÀ

Lamoltiplicazionedi Ca’LucioLa discarica delle polemiche avrà una capacità di 739.000 metri cubi

Restano “riservati” i rilievi della Forestale sui livelli di inquinamento. E aumentano diffidenze e sospetti

Nel 2011 erano cinque, ma il mestiere rende sempre di meno

Solo tre taxi e in via d’estinzione

Qualcuno dice chegarriscano, i gabbia-ni. Quelli di Cà Luciostridono, urlano. Unlamentio orrido econtinuo. Denso,

come densa è la quantità di ri-fiuti che la discarica è destinataa contenere, per via del proget-to di ampliamento presentatodalla Marche Multiservizi s.p.a.che porterà il sito da una capaci-tà di 59.500 metri cubi a 739.500mc, dodici volte tanto, seconda,Cà Lucio, solo a Cà Asprete(1.570.000 mc). Previsione didurata del sito: 38 anni in totale.Obiettivi di raccolta differenzia-ta entro il 2021, 65,2%. Per forzadi cose, la legge 152 del 2006 loimpone. E i Comuni già stannopagando per la loro inefficien-za. E mentre i gabbiani aumen-tano, le rane lungo il fiume Me-tauro spariscono e i cani del ri-fugio di Cà Lucio si ammalano. Icasi di tumori leucemici au-mentano. Ma cosa c’entra la dis-carica? Montesoffio, località Urbino.Statale SS73bis. Km.57, BoccaTrabaria Ovest. Cà Lucio racco-glie i rifiuti di 30 comuni dellaProvincia e nel 2006 fu oggettodi indagini giudiziarie che por-tarono alla condanna per inqui-namento ambientale dell’alloradirettore, ma mai al sequestrodel sito. L’accusa: sversamentiripetuti di percolato nel fiume.E’ normale che i cittadini sianoin allerta. Che controllino. Setti-mane fa si sono costituiti in co-mitato; ci sono gli attivisti delProgetto Acqua di Urbania chesi sono dotati dell’attrezzaturanecessaria per monitorare le ac-que “meteoriche” a valle del sitodi smaltimento, che a Cà L’Ago-stina confluiscono nel Metauro;c’è Legambiente che gestisce ilcanile costruito a ridosso delladiscarica. E controllano perchéhanno paura e perché non sonostati mai informati su nulla.Controllano perché assistono alvia vai di camion provenientidalla Romagna e dal Veneto cheportano, dicono loro, “i fanghi”da smaltire in discarica. Sonopreoccupati perché vedono chela raccolta differenziata non si facome si dovrebbe. Sono preoc-cupati perché l’odore prove-niente dalla discarica è insop-portabile e “chi lavora al canile èpreoccupato per la propria sa-lute” ci dice Francesco Bologni-ni di Legambiente. “Stiamo an-che pensando di lasciare la ge-stione del rifugio a partire dal2014, ma poi chi ci andrà? Nes-suno. E i cani restano abbando-nati a sé stessi”. C’è la Forestale,che il 3 febbraio ha effettuato iprelievi degli ‘scoli’ e l’Arpamche li ha analizzati ma che nonha potuto rendere pubblici i ri-sultati perché “oggetto di inda-gine giudiziaria”, ci dicono tele-fonicamente. Chi ha deciso di costruire tuttoin un unico sito? Discarica, ca-nile, pale eoliche rigorosamen-te ferme, qualche isolato più inlà, un bel campo di pannelli fo-tovoltaici. Un sito “non adatto”

“Viviamo in una città patrimoniodell’Unesco e ci sono solo tre ta-xi, è una vergogna”. Durante il

breve tragitto a bordo del taxi bianco diGiorgio Angelini, da Piazza del Rinasci-mento a via Mazzini, l’anziana cliente, unasignora curata e ben vestita, non fa che ri-petere questa frase. Lui ascolta e annuisce,mentre cerca di schivare con la sua FiatBravo le tante macchine par-cheggiate fra i vicoli del centrostorico. “Secondo me – dice iltassista – manca la manuten-zione della viabilità e ci sonotroppi ticket di accesso alla zo-na a traffico limitato. Se ci fos-se una regolamentazione piùadeguata si potrebbe averequalche licenza in più”. In ef-fetti, i tassisti a Urbino sonouna specie in estinzione. Nel 2009 erano nove poi sette,l’anno scorso erano rimasti incinque e ora sono solo tre: unitaliano, un macedone e unmarocchino. Certo è che acca-parrarsi un taxi in questa cittànon è facile: il telefono del ra-diotaxi in Piazza Mercatalesquilla a vuoto. Per contattar-ne uno bisogna avere il nume-ro di cellulare, e per avere il nu-mero di cellulare bisogna an-dare o alla stazione dei taxi, do-ve sono scritti su un pezzo di carta appesoal muro, oppure sul sito internet del co-mune che, in caso di urgenza, non è pro-prio il massimo della comodità. Inoltre,sempre meno persone possono permet-

tersi un taxi. Il numero di corse in Italia èsceso, e le tariffe sono aumentate del 5%. Iprezzi a Urbino non sono certamente eco-nomici: dall’anno scorso il costo della cor-sa minima, è aumentato da 6,50 euro a 7euro e c’è stato un aumento di 10 centesi-mi delle tariffe per chilometro di percor-renza: da 1.25 euro a 1.35 euro (fonte: Poli-zia Amministrativa di Urbino). La crisi economica ha influito moltissimosul lavoro dei tassisti in Italia: “Le personenon hanno più i soldi. C’è un problema di

natura economica”, afferma Fernando Sa-vini, un tassista in pensione da un anno econ trent’anni di esperienza alle spalle. Cisono tante spese ma il lavoro, quando c’è,è piuttosto remunerativo: “Su trenta gior-

ni ne lavoro ventiquattro – dice Angelini –e se guadagno 3000 euro al mese la metà sene va fra assicurazione, bollo e carburante.Molti giovani, a causa delle troppe spese,non se la sentono di prendere la licenza datassista”. Il lavoro qui è principalmente ex-traurbano: “Il sabato e la domenica si lavo-ra poco, al massimo porto qualche ragaz-zo greco al porto di Ancona. Almeno primaavevamo i convegni universitari e portava-mo i professori. Ora non abbiamo piùnemmeno quelli.

Sono lontani i tempi in cuile persone prendevano il ta-xi per raggiungere la stazio-ne ferroviaria di Fossato diVico, a 75 chilometri, spen-dendo 150 euro”. Inoltrequi, dice Angelini, manca lamentalità di prendere il ta-xi: “Se una persona ha uncontrattempo, va dal vicinodi casa, non chiama il taxi”.Il conducente spiega chemolti si stupiscono perché,dicono, che tre tassisti sonotroppi:“Nei piccoli centri èpiù facile trovare i noleggicon conducente, ci sonomeno vincoli non c’è nél’obbligo del tassametro nédella licenza”. In effetti Ma-rio Grottaroli, titolare di unautonoleggio a Fermigna-no, dove di taxi non ce n’ènemmeno uno, spiega che:“Se non c’è concorrenza noi

autisti possiamo aspettare le chiamate po-steggiati in piazza, anche se è vietato”.Quanto alle tariffe sono più vantaggiose:“Noi chiediamo infatti 0.60 euro al chilo-metro”.

ELISA TOMASSO

TEODORA STEFANELLI

Il signor Giorgio Angelini, uno dei tre tassisti rimasti a Urbino

La discarica di Ca’ Lucio in località Monte Soffio

da quello che dicono i cittadini,perché tra l’altro molto acquosoalla base, dove nell’antichità pa-re ci fosse una grande fontanadove tutti, animali compresi, siandavano ad abbeverare e rifor-nire. Le decisioni sono antiche.E riguardano la Comunità Mon-tana Alto e Medio Metauro e ilComune di Urbino. Tra i Comu-ni che hanno preso posizione erichiesto chiarimenti martedìscorso, non c’è Franco Corbuc-ci. Che non c’era neppure allaconferenza dei servizi in cui sidecideva sull’ampliamento delsito. E che, a fronte di un nutritoindennizzo per il fatto di ospita-re la discarica nel suo territorio,è accusato da ecologisti e citta-dini di non investire nella rac-colta differenziata porta a porta,l’unica, come da Piano Provin-ciale, in grado di assicurare gliobiettivi di legge e portare ad unciclo virtuoso dei rifiuti. L’assessore provinciale all’am-biente, Tarcisio Porto, che gior-ni fa dal Corriere Adriatico con-dannava l’allarmismo ingiusti-ficato sulla vicenda, garantisceche sono in corso indagini di ca-rattere amministrativo per il li-vello di ammoniaca (24 milli-grammi litro invece che 0,40 in-

dicati dalla legge; quantità 425volte maggiore a quella di un’ac-qua non contaminata) rilevatodal Progetto Acqua nelle acquedi scolo della discarica, che do-vrebbero essere meteoriche, dipioggia e quindi non inquinate.Ma prende le distanze dalle de-cisioni sull’ampliamento del si-to. “Se in Giunta mi chiedonol’autorizzazione, devo darla,non posso fare altrimenti; d’al-tro canto, l’ampliamento, se purnon in questi termini, permette-rà di accumulare risorse econo-miche per il ‘post mortem’, la fa-se di chiusura e bonifica delladiscarica”. L’ampliamento si faperché necessario o per questio-ni prettamente economiche, co-me dichiarato da Porto?Intanto l’assessore all’ambientefa una promessa: “Entro 15 gior-ni organizzerò un incontro pub-blico con gli abitanti di Monte-soffio per rispondere a ogni loroperplessità”. Montesoffio è loca-lità di Urbino, il fiume Metauro èla fonte di approvvigionamentodel Montefeltro e non solo. Quel-l’acqua la bevono tutti. L’addi-zionale per il mancato obiettivodi raccolta differenziata, la pa-gano i cittadini. Gli urbinati cisaranno a quest’incontro?

Page 14: Il Montefeltro dimenticato

il Ducato

14

CULTURA/SPETTACOLI

“Io sono i miei filmma il cinema italianoha perso se stesso”

Intervista a Pupi Avati, regista dei sentimenti

Avere a che fare con imostri sacri dellacultura italiana,non è cosa da tutti igiorni. Poi capitache Pupi Avati ven-

ga a Urbino per tenere una lezio-ne su “Cinema e vita” e ripensi atutte le volte che al botteghino tihanno staccato un biglietto perun suo film. “Il mio cinema riflet-te quello che sono io, è il mezzoper dire agli altri chi sono. Quan-do conosco l’autore di un’operache ho amato molto – ci dice Pu-pi Avati - vorrei trovare una coin-cidenza. Rimango sempre delu-so se scopro che nell’intimità èmolto diverso da quello che pro-duce”. In che modo il cinema ha cam-biato la sua vita?“L’ha cambiata in modo determi-nante. All’inizio, pensate un po’,mi occupavo di alimenti surgela-ti. Poi improvvisamente mi sonotrovato nella condizione di poterraccontare storie che immagina-vo, che inventavo io. Un privile-gio di pochissimi, che ha avutoun costo in termini di aspettative,delusioni, frustrazioni, sogni chenon si sono realizzati. La mia vita,la vita di mia moglie, dei miei fa-miliari è stata del tutto scombus-solata da questa mia professione.Anche se faccio questo lavoro da45 anni, rimane ancora oggi unpercorso impervio”.Com’è cambiato il cinema di Pu-pi Avati dall’esordio ad oggi?“La crescita, l’essere transitatoattraverso tante età della vita ine-vitabilmente mi ha cambiato. Ilmio cinema riflette totalmentequello che sono io, somiglia aquello che sto dicendo, al mio to-no di voce, alla mia età, a come stoseduto, a cosa mangerò oggi apranzo, a quello che penso delleultime elezioni, a quello che pen-so dei miei figli. Il mio cinema èuna sintesi di quello che sono io.In questo momento. Ma non èdetto che tra un anno sia la stessacosa perché nel frattempo avròmaturato esperienze diverse”. Girerebbe un film politico?“No. Il mondo politico è lontano,ma mi incuriosisce enormemen-te. Non sono genericamente in-dignato dalla politica, sono piut-tosto incuriosito. Mi piacerebbescoprire com’è nella realtà l’uo-mo politico, come si comportaquando è a casa, quando sta coni suoi figli. C’è molta contraddit-torietà tra privato e pubblico”.Che tipo di cinema preferisce?“A me piace il cinema in cui miidentifico, in cui ritrovo me stes-so, nel quale sento che il registasta parlando a me non alla massa,in modo intimo, personale. Diquesto cinema in Italia se ne fa

poco”.Perché oggi il cinema italianosoffre?“Il cinema riflette il paese in cui losi fa. L’Italia si è sbarazzata in unmodo molto provinciale dellesue identità. Noi cerchiamo diorecchiare cinematografie chehanno poco a che fare con le no-stre peculiarità. E questo fa sì cheil cinema italiano abbia perdutomolto appeal. Anche la televisio-ne ha le sue responsabilità: si èandata a sostituire al cinema epropone forme narrative alta-mente diseducative non tantoper i contenuti ma per la confe-zione stessa. Questo fa sì che ilpalato del pubblico italiano, cheha un palato molto raffinato, ab-bia perso la sua sensibilità. Anchei prodotti cinematografici risen-tono della sciatteria che la televi-sione, la cui regola aurea è l’audi-tel, ha imposto”.Il cinema italiano gode ancora ditalenti?“Pippo Mezzapesa, regista esor-diente del film Il paese delle sposeinfelici che ho premiato perso-nalmente al Festival di San Mari-no, è un autore che mi interessa

Mancano solo le scogliere a strapiombo, i ragazzi lentigginosi daicapelli rossi e i verdi prati irlandesi coperti di rugiada. Per il re-sto, Urbino è attrezzata per offrire dieci giorni di festa in attesa

del Saint Patrick’s Day del 2013 all’ombra dei torricini. Dal 6 al 17 marzo Borgo Mercatale si trasformerà in un’oasi celtica perospitare la seconda edizione di “Irlanda in festa”. Guiness, leprechaun emusica folk sono solo alcuni degli elementi del festival ospitato all’in-terno di una tensostruttura nella quale saranno allestiti un ristorante dicucina tipica irlandese – i cuochi arrivano direttamente da Cork - e unabirreria, oltre a numerosi stand di artigianato locale e celtico. “È solo unadelle tante iniziative che valorizzano la città. L’anno scorso è stato un suc-cesso - afferma il consigliere comunale Federico Scaramucci, tra gli orga-nizzatori dell’evento - il festival ha attratto 20 mila persone in 5 giorni. Èuna festa che richiama gente che altrimenti non verrebbe a Urbino in que-sto periodo dell’anno”. L’evento, nato da un’idea del rock club bologneseEstragon, è organizzato dall’associazione culturale Orfeo e coinvolge unconsistente numero di giovani volontari, circa cinquanta a sera, molti deiquali appartenenti alle associazioni studentesche Fuorikorso, Cuspide eAgorà oltre agli studenti Erasmus in città in questo momento.Un’atmosfera giovane e convinviale, di ebbra spensieratezza e allegredanze nel cuore di Urbino, ma nel rispetto della città e dei suoi abitanti.I gruppi musicali che si alterneranno sul palco saranno diversi e saràpossibile partecipare a stage di danza celtica oltre che a competizionisportive, come la partita di rugby Italia-Irlanda prevista per sabato 16marzo. “Abbiamo voluto fare un esperimento di raccolta fondi – conti-nua Scaramucci – e abbiamo aperto una pagina sul web di crowdfun-ding affinché chiunque possa finanziare l’evento con piccole donazio-ni. È un modo per rendere protagonisti i cittadini del rilancio delle atti-vità culturali a Urbino”. Il festival ha il patrocinio di vari enti tra i quali ilComune di Urbino e la Provincia ed ha come partner Confcommercio,Confesercenti e Asscom Commercianti Urbino. Sono previste navettenel fine settimana da Fano, Pesaro e dall’entroterra per consentire dipartecipare all’evento. Non ci saranno le scogliere a strapiombo, i ra-gazzi lentigginosi dai capelli rossi, ma i verdi campi urbinati non sonoda meno . (g.a.)

molto: ha fatto un film deliziosoche non ha avuto successo. Pur-troppo un cinema così raffinatonon si giova dell’aiuto della dis-tribuzione e del denaro pubblico,di tutto ciò che possa supportareun autore emergente”.Con la cultura si può vivere?“Ogni persona che coltiva dentrodi sé un sogno di questo generecompie un percorso proprio cheè completamente diverso daglialtri. Ciascuno deve considerarequale sia il suo progetto culturale.Ogni autore ha una sua identità equesta identità condiziona il suopercorso e i suoi obiettivi. Ci sonoalcuni che fanno cinema per sol-di, altri, come me, che lo fannoperché attraverso questo mezzoriescono a dire agli altri chi sono”. Lei quindi è un privilegiato.“Io ho avuto un’opportunità chenon ha avuto quasi nessuno. Il ci-nema che faccio è fortemente au-tobiografico. Poter replicare unevento della mia vita mi dà mododi compiere una riflessione, di ri-valutare il mio comportamento.Capita a pochi di poter vivere duevolte la stessa storia. A me succe-de”.

L’Irlanda in festa ritorna il 6 marzo a Borgo Mercatale

Undici giorni (e notti) a tutta birraDurante i giorni della festa di San Patrizio, attenti!Oltre ai leprechaun, i tipici gnomi irlandesi, dalle fat-tezze di anziani e l’anima burlo-na, potreste trovarvi di frontealtre creature magiche, caratte-ristiche di questi luoghi. Sichiamano “sprevengoli” e sonoi folletti un po’ dispettosi cheabitano il Montefeltro. Hannoun cappello rosso e scarpine aguscio di noce e un passatem-po: saltare sulla pancia dei dormienti ingordi, provo-cando incubi. Per vederli scomparire basta togliergli ilberretto, ma non è certo un’impresa facile: gli spre-vengoli sono velocissimi. Così come i loro “parenti”,folletti dei boschi, che assalgono i viandanti chehanno smarrito la via, folletti che fanno i dispetti nellecase, folletti custodi di tesori: ogni località del Monte-feltro nasconde una leggenda legata a queste stranecreature. Tra boschi misteriosi, sorgenti limpide ecaverne (con una predilezione per le rocce), gli spiritel-li si insinuano in ogni cavità del terreno, salvo poi fuo-riuscire per far visita a qualche malcapitato.

TRA FOLLETTI E SPREVENGOLI

GIUSEPPINA AVOLA

ILARIA BETTI

Pupi Avati

Page 15: Il Montefeltro dimenticato

15

UNIVERSITÀ

Un servizio pub-blico e gratuitoper informare ilcittadino sullasicurezza del la-voro da un pun-

to di vista giuridico. Questa l’i-dea alla base del progetto “Os-servatorio Olympus” lanciatonel 2006 da docenti e ricercato-ri della facoltà di giurispruden-za di Urbino. A crederci è stato soprattuttouno dei suoi ideatori, il prof.Paolo Pascucci che nel diparti-mento urbinate insegna dirittodel lavoro. “Di solito si parla disalute e sicurezza sul lavoro daun punto di vista medico e tec-nico. A monte però ci sono leg-gi e norme a cui far riferimento.L’obiettivo iniziale di Olympus- dice Paolo Pascucci - era quel-lo di diffondere una culturasulla sicurezza e salute dei la-voratori da un punto di vistagiuridico”.Per abbattere le barriere spa-ziali e rendere più facile la frui-zione, si è deciso di diffonderei principi legali sulla sicurezzain un sito web gratuitohttp://olympus.uniurb.it. “Il sito non solo è utile agli stu-denti per trovare materiali giu-ridici – continua Pascucci – maanche a chi si occupa di sicu-rezza sul lavoro da diverse an-golazioni: avvocati, magistrati,sindacati e gli stessi imprendi-tori”. Dal 2006 a oggi sono stati10 milioni gli accessi al sito.“Il successo travalica le nostreaspettative, ma premia gli sfor-zi del gruppo di esperti che siimpegna ogni giorno”, ha ag-giunto Pascucci.Il progetto è sostenuto anchedalla Regione e dalla direzioneregionale dell’Inail che contri-buiscono economicamenteper favorire il lavoro dei ricer-catori universitari. “A sei anni dalla sua creazione -sottolinea il professore - l’Os-servatorio è conosciuto in Ita-lia e all’estero come l’iniziativapiù efficace sul diritto della si-curezza sul lavoro”.Inizialmente il sito fungeva so-prattutto da archivio di fontinormative e giurisprudenziali,cioè sentenze di giudici che sisono occupati di casi legati al-la sicurezza dei lavoratori. I suoi creatori non si sono ac-contentati di attivare il sito e difarlo crescere, ma hanno svi-luppato anche altri progetti,come per esempio una serie diconvegni nazionali volti all’ap-profondimento scientifico. Il successo del sito risiede an-che nell’evoluzione che haavuto negli anni. Alle banchedati costantemente aggiorna-te, all’interno del sito è stata in-serita nel 2011 anche una rivi-sta scientifica online per “darespazio al commento e all’inter-pretazione dei dati normativi egiurisprudenziali”, dice Pa-scucci. I “Working papers diOlympus”, questo il nome dellarivista, possono contare su uncomitato internazionale di

esperti che decide imparzial-mente quali articoli pubblica-re. La cassa di risonanza virtua-le ha contribuito a diffondere ilmessaggio dell’Osservatoriofino a Roma. Nel giugno 2012 alcuni espertiche lavorano al progetto Olym-pus sono stati invitati dal Sena-to della Repubblica per aiutarea redigere il ‘testo unico sullasalute e sicurezza sul lavoro’ossia il decreto legislativo 81del 2008. Altri hanno collaborato con lacommissione parlamentared’inchiesta sul fenomeno delle‘morti bianche’. Quando sichiede al professor Pascucci dicommentare il triste primatodella provincia di Pesaro-Urbi-no come provincia con più nu-mero di morti sul lavoro, ri-sponde con il suo gioco di pa-role preferito: “La sicurezza sullavoro è fortemente legata allasicurezza del lavoro”. Questoper dire che quando il lavorato-re è precario ossia quando c’èminore esperienza e si è piùesposti al ricatto occupaziona-le, aumentano esponenzial-mente i rischi d’incolumità dellavoratore. La sicurezza dipen-de da come il lavoro è organiz-zato: dalle ore di lavoro, dallaformazione del lavoratore e deldatore di lavoro. Pascucci con-clude sottolineando che “l’in-sicurezza di macchinari e am-bienti di lavoro alla lunga risul-ta molto più costosa della loromessa in sicurezza”. “E poi -continua - non si può parago-nare un essere umano alla cin-ghia di un macchinario”.

“In democrazia nessun fatto di vita si sottraealla politica” diceva Gandhi. E proprio lapolitica sembra essere alla base dello scon-

tro che sta infiammando in questi giorni il consi-glio degli studenti. Ad accendere la miccia la deci-sione di riaprire il bando per i fondi alle attività stu-dentesche da parte di Roberto Merlo, presidentedel consiglio degli studenti e membro del associa-zione studentesca Cuspide.Ogni anno l’Università mette a disposizione deglistudenti un fondo per finanziare attività culturali esociali. Il consiglio degli studenti esamina le pro-poste e decide a chi destinare parte del budget.Spesso parte del fondo stanziato dall’Universitàresta inutilizzato e sta al consiglio degli studentidecidere come impiegarlo. Negli anni passati ilconsiglio ha deciso all’unanimità di devolvere il re-siduo a iniziative sociali oppure di accorparlo alfondo dell’anno successivo. “Per motivi burocratici quest’anno molte associa-zioni sono state tagliate fuori dai finanziamenti perle iniziative studentesche”, ha dichiarato MarianoMarano, rappresentante degli studenti. Dello stes-so avviso è Roberto Merlo: “Per coinvolgere più as-sociazioni, ho deciso di accelerare i tempi e, senzaconvocare il consiglio degli studenti, ho chiesto alrettore e al direttore amministrativo di fare un se-condo bando per assegnare il fondo residuo di 8mila euro”. La decisione di Merlo è stata fortemen-te contestata dal sindacato degli studenti Agorà. “Ilfatto che il presidente del consiglio studentesconon abbia consultato l’organo di rappresentanzaprima di prendere una simile decisione - ha com-mentato Antonio Stolfi, rappresentante degli stu-denti e coordinatore di Agorà - rende illegittimo il

bando. L’associazionismo è alla base del nostrogruppo, ma senza regole non si va da nessuna par-te”. A lamentarsi sono stati anche alcuni parteci-panti al bando. A causare dissenso l’imprecisionesui termini del secondo bando. Per legge, nessunaassociazione può avere più del 15% del totale delfondo. Essendo quest’anno di circa 40 mila euro,nessuno poteva richiedere più di 6 mila euro.“Nel secondo bando – ha dichiarato Giovanna Ere-de dell’associazione ‘La Ginestra’ – non era speci-ficato quanto si potesse richiedere. Ho fatto unprogetto secondo i parametri del primo bando e miritrovo a poter usare solo mille euro”. Alcune polemiche sono nate anche per il bandocreato dall’Ersu che permette agli studenti di svol-gere dei lavori di ‘piccola manutenzione’(comespalare neve davanti ai collegi, rimuovere muraleso tinteggiare) retribuiti dall’ente universitario. Per accedere alla graduatoria dell’Ersu bisogna ri-siedere all’interno di uno dei collegi. “È un criterioingiusto – dice Antonio Astolfi – perché a chi nonha vinto la borsa di studio, anche per poco, vienepreclusa la possibilità di accedere a queste agevo-lazioni”. Alle affermazioni di Astolfi, Marano ri-sponde che “Agorà non sa più a cosa aggrapparsiper screditare il nostro lavoro. Ai collegi ci cono-sciamo tutti, ma non tutti fanno parte di Cuspide.Dire che il bando favorisce solo i nostri amici è unaltro tentativo di infangarci”. Secondo alcuni stu-denti è la mancanza di comunicazione tra Univer-sità, consiglio e studenti a trasformare delle op-portunità in campi di battaglia.Secondo altri è la divisione politica dei gruppi dirappresentanza a creare tensioni all’interno delconsiglio degli studenti. (c.n.)

“Cuspide” e “Agorà”: scintille per 8000 euro

Il bando della discordia

L’Olympus della sicurezzaUn osservatorio per garantire i lavoratori e favorire i ricercatori del settore

“Sul nostro sito - dice Paolo Pascucci - le informazioni giuste per magistrati, avvocati e sindacalisti”

CHIARA NARDINOCCHI

PaoloPascucci,professoredi Diritto del Lavoroal diparti-mento di giurispru-denza del-l’universitàdi Urbino

Page 16: Il Montefeltro dimenticato

il Ducato

16

SPORT

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo". Con-siglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIUSEPPE PAIONI; per l'Ordine: NICOLA DI FRANCESCO, STEFANO FABRIZI, SIMONETTA MARFOGLIA;per la Regione Marche: JACOPO FRATTINI, PIETRO TABANELLI; per la Fnsi: GIOVANNI ROSSI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 http://ifg.uniurb.it/giornalismo; e-mail:[email protected] Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Regi-strazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991

Una schiacciata vi seppelliràValdone Petrauskaite della Chateaux d’Ax si confessa: “Urbino è la mia patria”

Con il cambio del tecnico e il carisma di Paola Croce, il gruppo urbinate punta a risalire le classifiche

Il suo lavoro è schiacciarepalloni al di là della retecon forza e precisione,come una leonessapronta a dare la zampatadecisiva a una partita in

bilico. Valdone Petrauskaite,pallavolista lituana della Cha-teau d’Ax, ogni domenica rug-gisce in campo con grande ago-nismo, ma tolti calzoncini emaglietta da gioco si trasformain una ragazza semplice e dolceche analizza la situazione delvolley a 360°, parlando anchedella vita privata. Così, traaneddoti e ricordi inizia unideale viaggio dal Mar Balticoalla città ducale, seguendo ununico filo conduttore: la pas-sione sportiva.Valdone era ancora una bambi-na quando cominciò a scoprirela pallavolo, “merito soprattut-to di mia madre - dice - che hagiocato sia in Lituania che nelcampionato polacco”. Pian pia-no quello che sembrava soltan-to un divertimento, grazie an-che a un innato talento, diven-ta una vera professione e in po-co tempo gli orizzonti comin-ciano a cambiare. Le frontieresi aprono a esperienze agoni-stiche nei maggiori campiona-ti d’Europa: prima in Francia,poi in Italia, quindi in Turchiaper tornare di nuovo nel nostropaese. Un percorso articolatoma entusiasmante, che riesce atrovare una sua dimensioneideale nel 2009, quando la stra-da si dirige verso il Montefeltroarrivando sino ad Urbino. “Quisto bene, mi sento a casa, que-sta città è un’isola felice”affer-ma con gli occhi vivaci e since-ri di chi non ha nulla da camuf-fare. “Il rapporto con la societàè ottimo, i tifosi sono fantasticie credo siano tra i migliori d’I-talia” prosegue, dimostrando ilsuo rapporto inscindibile conquella che non è soltanto unasquadra ma quasi una secondapelle. In realtà una battuta d’ar-resto tra Valdone e la Chateaud’Ax c’è stata nel 2011, quandodopo la conquista della primastorica coppa Cev, i loro destinihanno preso binari differenti,relegando la giocatrice nellalontana Russia. Ma la nostalgiadel territorio urbinate ha presoil sopravvento e dopo solo unastagione la Petrauskaite è tor-nata ora a guidare la squadragiallo-blù “cercando di dare ilmassimo per raggiungere il se-sto posto e qualificarci così peri play-off”. A complicare il 2013della Chateau d’Ax hanno con-tribuito diversi fattori, primofra tutti un inizio di stagionestentato con poche vittorie e la

prematura esclusione dallaChampions League. Epilogoinevitabile di queste difficoltà èstato l’esonero del tecnico Gui-detti, sostituito da Donato Ra-dogna. “A questo punto - dice -pur nelle difficoltà, è scattatoqualcosa nella mente del grup-po, che ci ha portato a risolle-varci”. Un aiuto è arrivato an-che dall’acquisto di Paola Cro-ce che “ci sta dando un grandesollievo, lei è una vera campio-nessa, che riesce a prendersidelle responsabilità aiutandocimoltissimo”. Ma forse il vero se-greto di questa squadra è pro-prio nel gruppo “Dodici-trediciragazze davvero unite”, senzaalcuna differenza tra giovani eveterane. La lunga chiacchie-rata con Valdone Petrauskaitesi chiude con un accenno allapiaga del doping: lei giura chela pallavolo e il doping sonolontani anni luce. È una bellaconclusione e speriamo bene.

Armstrong, Schwartzer, Cipollini: c’è ancora lo sport pulito?

LORENZO NICOLETTI

Doping, il crepuscolo degli dei

La pallavolistalituana (nella fotoa sinistra), atletadi punta dellasquadra è tornata dopouna pausa chenel 2011 l’havista gareggiare in una formazionerussaIn basso, prelieviantidopingdi laboratorio

Èla parola fatidica nello sport, quellache si cerca di debellare con insi-stenza ma puntualmente torna alla

ribalta, distruggendo carriere e primati:stiamo parlando del doping. Nell’ultimoanno, purtroppo, è entrata di forza negliarticoli sportivi e di cronaca nera. La-sciando da parte il caso Pistorius, doveforse il doping c’entra e non c’entra, le pa-gine dei giornali hanno iniziato ad occu-parsene sin dallo scorso agosto, quando ilcielo azzurro delle Olimpiadi di Londra èstato oscurato dal caso Alex Schwarzer. Ilmito del campione trasparente, del ra-gazzo dalla faccia d’angelo che vince consacrifici e dedizione si è sgretolato in unbaleno, gettando nello sconforto una na-zione intera, perplessa e confusa. Pocodopo, senza soluzione di continuità, ildoping è tornato a minare le fondamentadello sport con le ammissioni delle pro-prie responsabilità di Lance Armstrong.L’eroe dei sette Tour de France consecuti-vi è sceso dal piedistallo, lasciando il cicli-smo orfano di gran parte della sua storiarecente. Sempre dal mondo delle dueruote è arrivata la notizia che anche Ma-rio Cipollini, il “Re leone” delle volate,sprintava con l’aiuto di sostanze proibite,falsando così i molti record di vittorie sta-biliti soprattutto al Giro d’Italia. Per avereun quadro più preciso del fenomeno cisiamo rivolti ad un esperto del settore co-me il Dottor Piero Benelli, responsabiledel centro di medicina dello sport di Ur-bino e medico della nazionale italianamaschile di volley. A differenza di quelche si potrebbe pensare, il quadro non è

proprio così desolante e le cose “stannocambiando con qualche sorpresa positi-va. Alcuni casi del passato sono statismontati grazie all’efficacia delle indagi-ni degli operatori della Wada (l’agenziamondiale contro il doping)”. Secondo Be-nelli simili risultati si sono potuti rag-giungere grazie anche alle nuove tecni-che degli ultimi anni come “l’aumentodei controlli a sorpresa” che nonostanteviolino in qualche modo la privacy degliatleti, che sono tenuti rivelare ogni gior-no la loro posizione, sono “uno scotto dapagare” ed “un piccolo deterrente” perdisincentivare le pratiche illecite. In que-sto quadro non va certo dimenticata l’ef-ficacia del testamento biologico cioè iparametri di “alcuni valori ematici che semodificati non costituiscono reato, mapermettono di tenere sotto controllo al-cune situazioni sospette”. Nonostanteciò, “non bisogna considerare il dopingun male sconfitto” e la “battaglia per de-bellarlo è sempre aperta, la ricerca di unosport pulito, al di là di ogni retorica, è unodegli obiettivi del terzo millennio”. La sfi-da è ancora più ardua perché le sostanzedopanti non sono una prerogativa dellosport professionistico, ma si radicanoanche fra i dilettanti, nelle palestre e tra ipiù giovani, provocando seri problemialla loro integrità psicofisica. Quindi perbattere questa autentica piaga bisognapartire da lontano, “attuando un rinno-vamento culturale, attraverso politichedi educazione che combattano l’ideolo-gia del mondo moderno del tutto e subi-to”. (l.n.)