Mons. Luigi Bana Quattro “vecchi” prof Sveglia_maggio 2008.pdfAnche gli ex allievi neolaureati...

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I fratelli Giovanni, Giuseppe e Luigi Bana ricordano con affetto la grande figura del prozio, monsignor Luigi Bana (28 dicembre 1839 - 1° luglio 1917) che divenne rettore nel 1873 in un momento di particolari difficoltà per il Collegio. “Nel 1872 il Collegio era stato costretto alla temporanea chiusura per alcune difficoltà di spirito anticlericale sulla scia delle leggi Rattazzi. La riapertura fu possibile un anno dopo, nel 1873, quando venne designato come rettore don Luigi Bana che guidò il Collegio per ben 44 anni fino alla morte, portandolo a raggiungere splendidi risultati con un’organizzazione che vedrà formarsi un corpo d’insegnanti ottimo per profondità di dottrina e per abilità di insegnamento. Il Collegio inoltre, durante la prima guerra mondiale, apportò un grande contributo con molti professori patrioti, preparando le giovani leve ad un sano valore della patria”. La famiglia Bana ha contribuito a fare grande la lunga storia del S. Alessandro iniziata nel 1846. Primo di undici figli di una famiglia benestante oriunda di Branzi, monsignor Luigi Bana è stato in gioventù fervente sportivo e, per tutta la vita, appassionato cacciatore-naturalista nella sua magnifica uccellanda di Redona per la cattura degli uccelli con le reti. Ordinato sacerdote nel 1862, si occupò del riordino della Biblioteca civica e ricoprì incarichi in Seminario e in Curia. Entrato in Collegio come insegnante di latino, ne diventò rettore nel 1873 ricopr endo poi tale incarico per 44 anni. Nel 1887 venne nominato Canonico onorario della cattedrale e nel 1900 Prelato domestico di Sua Santità. Nel 1880 aveva collaborato alla fondazione de “L’Eco di Bergamo”. Aveva anche ricevuto onorificenze governative per l’assistenza ai feriti di guerra nel 1859 e ai colerosi nel 1877. Risanò le finanze del Collegio (che nel 1915 aveva offerto come sede di ospedale militare) e finanziò 110 anni in cattedra al Sant’Alessandro Quattro “vecchi” prof Direttore Responsabile: mons. Achille Sana; autorizzazione n. 8 del 17-5-1948 del Tribunale di Bergamo. Con l’approvazione dell’Autorità Ecclesiastica Anno LII - semestrale - n. 1 - maggio 2008 Sped. A. P. - art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Fil. Bergamo Ehi professori! All’inizio della vostra carriera avreste mai pensato di raggiungere questo traguardo? Tanti anni d’insegnamento al Collegio vescovile Sant’Alessandro di Bergamo formando migliaia di teenager sono una grande avventura umana e professionale. I magnifici quattro I protagonisti di questa bella pagina di scuola sono i professori Eugenio Donadoni, trent’anni di storia e filosofia al liceo scientifico e promotore di tour ciclistici per tutta Europa, Maria Cristina Viscardi, trent’anni di matematica e scienze alla scuola media del Sant’Alessandro e anche delle Sacramentine di Bergamo, Patrizia Gasparini, venticinque anni di matematica e scienze alla scuola media e attiva nel settore della chimica nucleare, Tiziana Togni, venticinque anni di scienze, chimica, geografia ai licei scientifico e classico, e appassionata di danza. Tutti considerano il S. Alessandro una grande famiglia. Ex allievi in festa E il Sant’Alessandro consegnerà ai quattro super-prof un premio durante l’incontro annuale degli ex allievi, sabato 31 maggio alle 17. Le ricorrenze da celebrare salgono a cinque considerando i novant’anni dalla morte di monsignor Luigi Bana, rettore del Collegio dal 1873 per ben 44 anni fino alla scomparsa avvenuta il 1° luglio 1917. La fes- ta degli ex allievi sarà anche l’occasione per ripercorrerne l’altissima figura carismatica e morale: in suo suffragio il rettore e preside del Sant’Alessandro monsignor Achille Sana Rettore del Collegio dal 1873 al1917 Mons. Luigi Bana Teresa Capezzuto continua alle pagine seguenti Notiziario per gli Ex allievi del Collegio Vescovile Sant’Alessandro in Bergamo e per le loro famiglie Teresa Capezzuto continua in terza pagina

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I fratelli Giovanni, Giuseppe e Luigi Banaricordano con affetto la grande figura del prozio,monsignor Luigi Bana (28 dicembre 1839 - 1°luglio 1917) che divenne rettore nel 1873 in unmomento di particolari difficoltà per il Collegio.“Nel 1872 il Collegio era stato costretto allatemporanea chiusura per alcune difficoltà dispirito anticlericale sulla scia delle leggi Rattazzi.La riapertura fu possibile un anno dopo, nel1873, quando venne designato come rettore donLuigi Bana che guidò il Collegio per ben 44 annifino alla morte, portandolo a raggiungeresplendidi risultati con un’organizzazione chevedrà formarsi un corpo d’insegnanti ottimo perprofondità di dottrina e per abilità diinsegnamento. Il Collegio inoltre, durante laprima guerra mondiale, apportò un grandecontributo con molti professori patrioti,preparando le giovani leve ad un sano valoredella patria”.La famiglia Bana ha contribuito a fare grande lalunga storia del S. Alessandro iniziata nel 1846.Primo di undici figli di una famiglia benestanteoriunda di Branzi, monsignor Luigi Bana è statoin gioventù fervente sportivo e, per tutta la vita,appassionato cacciatore-naturalista nella suamagnifica uccellanda di Redona per la catturadegli uccelli con le reti. Ordinato sacerdote nel1862, si occupò del riordino della Bibliotecacivica e ricoprì incarichi in Seminario e in Curia.Entrato in Collegio come insegnante di latino, nediventò rettore nel 1873 ricoprendo poi tale incarico per 44 anni. Nel 1887venne nominato Canonico onorario dellacattedrale e nel 1900 Prelato domestico di SuaSantità. Nel 1880 aveva collaborato allafondazione de “L’Eco di Bergamo”. Aveva anchericevuto onorificenze governative per l’assistenzaai feriti di guerra nel 1859 e ai colerosi nel 1877.Risanò le finanze del Collegio (che nel 1915 avevaofferto come sede di ospedale militare) e finanziò

110 anni in cattedra al Sant’Alessandro

Quattro “vecchi” prof

Direttore Responsabile: mons. Achille Sana; autorizzazione n. 8 del 17-5-1948 del Tribunale di Bergamo. Con l’approvazione dell’Autorità Ecclesiastica

Anno LII - semestrale - n. 1 - maggio 2008 Sped. A. P. - art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Fil. Bergamo

Ehi professori! All’inizio della vostra carrieraavreste mai pensato di raggiungere questotraguardo? Tanti anni d’insegnamento alCollegio vescovile Sant’Alessandro diBergamo formando migliaia di teenager sonouna grande avventura umana eprofessionale.

I magnifici quattroI protagonisti di questa bella pagina discuola sono i professori Eugenio Donadoni,trent’anni di storia e filosofia al liceoscientifico e promotore di tour ciclistici pertutta Europa, Maria Cristina Viscardi,trent’anni di matematica e scienze allascuola media del Sant’Alessandro e anchedelle Sacramentine di Bergamo, PatriziaGasparini, venticinque anni di matematica escienze alla scuola media e attiva nel settoredella chimica nucleare, Tiziana Togni,venticinque anni di scienze, chimica,geografia ai licei scientifico e classico, eappassionata di danza. Tutti considerano ilS. Alessandro una grande famiglia.

Ex allievi in festaE il Sant’Alessandro consegnerà ai quattrosuper-prof un premio durante l’incontroannuale degli ex allievi, sabato 31 maggioalle 17. Le ricorrenze da celebrare salgono acinque considerando i novant’anni dallamorte di monsignor Luigi Bana, rettore delCollegio dal 1873 per ben 44 anni fino allascomparsa avvenuta il 1° luglio 1917. La fes-ta degli ex allievi sarà anche l’occasione perripercorrerne l’altissima figura carismatica emorale: in suo suffragio il rettore e presidedel Sant’Alessandro monsignor Achille Sana

Rettore del Collegio dal 1873 al1917

Mons. Luigi Bana

Teresa Capezzutocontinua alle pagine seguenti

Notiziario per gli Ex allievidel Collegio Vescovile

Sant’Alessandro in Bergamoe per le loro famiglie

Teresa Capezzutocontinua in terza pagina

celebrerà una Messa alle16.30 nella cappella dellascuola.

Messa per mons. Luigi Bana“Attendo tutti gli ex allieviper gioire con loro e con idocenti presenti.L’assemblea annuale èsempre un momentod’incontro felice e dimemoria del tempo passato– osserva monsignor AchilleSana – Festeggeremo iprofessori Donadoni,Gasparini, Togni e Viscardiper la pluridecennalepresenza alSant’Alessandro e l’altolivello educativomanifestato nella loro op-era: il loro servizio in questascuola cattolica è un grandetitolo di amore verso il suoprogetto formativo e lastoria onorevole.L’anniversario della mortedi monsignor Luigi Banasarà inoltre l’occasione perripercorrerne lo stile e ilcarisma: fu di tale levaturache il Collegio ebbe ungrande rilancio, e in modofamiliare veniva chiamatoCollegio Bana”.

Filosofo sulle due ruoteDi prendersi uno stacco iquattro “decani”dell’insegnamento non cipensano proprio. In effetti acontatto coi ragazzi si restasempre giovani. Di stacchiin volata il prof filosofo sulledue ruote, EugenioDonadoni, se li prendequando è in sella alla suabici che lo ha portato, con isuoi inseparabili allievi ed

ex, a macinare dal 1985 adoggi chilometri e chilometriin 18 (per ora) raid ciclisticiper tutta Europa. Beh, cisono gli stacchi metafisici,anche se il nostro Eugenio èpiù appassionato dellaletteratura russa del 19°secolo. Negli ultimi 20 anni,dice, ha spaziato ovunquecon all’attivo 2.200 volumiletti, lui che è il bibliotecariodell’Istituto di cui hacatalogato 35 mila libri sui60 mila complessivi. Nondimentichiamoci, poi,l’incarico di segretario diredazione per i giornaliscolastici “Santalessandro”(quindicinale), “La Sveglia”(semestrale) e “Il Mirino” (unnumero all’anno). Sabato24 maggio si disputerà il“XV Gran PremioDonadoni”, gara ciclisticasul classico percorso di 6,6km da Ponte Giurino aBerbenno: prende il nomeda lui che ne è statol’ideatore e ne ha vinto(secondo lui!) la primaedizione nel 1988: “Fudisputata il primo maggio‘88 in seguito ad una sfidanata fra me e CarloInnocenti, allora studentedel liceo scientifico – ricordail prof Donadoni – Oggi faparte delle attività sportivedell’Istituto”.

30 anni in due scuoleDoppio anniversario perMaria Cristina Viscardi, 30anni di matematica escienze naturali alla scuolamedia del Sant’Alessandroe anche alla scuola mediadelle Sacramentine diBergamo che però l’hanno

già festeggiata per il25esimo. “L’insegnamentoè una scelta di vita chespero di continuare conpassione: i ragazzi titengono giovane, ti devisempre aggiornare ereinventare per stare alpasso coi tempi. E unascelta convinta è insegnarenella scuola cattolica di cuicondivido il valore formativoed educativo, i principi cheservono agli allievi per lavita – sottolinea laprofessoressa Viscardi – Perquesto ho rifiutato il postodi ruolo nello Stato, puravendo avuto variepossibilità di inserimentonella scuola statale”. Dal’78 Maria Cristina Viscardisi divide tra il S. Alessandrodi via Garibaldi e leSacramentine di via S.Antonino. Predilige unapproccio sperimentale,tanto che i suoi alunni come“piccoli scienziati in erba”sono protagonisti diappassionanti esperimentinei laboratori, doveverificano quanto appresoin classe.

Chimico nucleareAssidua frequentatrice delsuper attrezzato laboratoriodi chimica del S. Alessandrolo è anche la professoressaPatrizia Gasparini, 25 annidi matematica e scienze allascuola media. In realtà lasua presenza al Collegio èpartita molto prima,quando era studentessa alliceo classico. Prima diriapprodare al S.Alessandro da insegnante,nel 1983, ha lavorato per ilCentro nazionale ricerchenel settore di chimicanucleare e ancora oggicollabora a distanza conl’Università di Pavia nelDipartimento di chimica

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110 anni in cattedra al Sant’Alessandro

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nucleare, dove si è laureata.Appassionata di musicalirica e di filosofia,nell’insegnamento ha unapproccio più umanisticoabbinato alle attivitàlaboratoriali dove i ragazzipartono da esperienze con-crete della realtà. Facileappassionare i ragazzi allematerie scientifiche:“Bisogna saperli ascoltare,non porsi mai su unpiedistallo, essereautorevoli ma nonautoritari, e appassionarlialla matematicarendendola loro accessibilegrazie al dialogo partendoda esperienze concrete”.

Scienze a passo di danzaIn questi 25 anni la profTiziana Togni ha coinvolto iragazzi anche a passo didanza, organizzando musi-cal per lo spettacoloscolastico di fine anno.Forte della sua passione, finda piccola danza classica epoi moderna, non si è maitirata indietro contagiandogli alunni in questa formad’arte, abbinata all’amoreper la musica e per il teatro,visto che la nostra Tizianada piccola ha vinto unconcorso di recitazione. E tela vedi fra gli alunni per ladissezione di seppie, op-pure a tal punto affascinatidagli esperimenti dichimica che qualcunovorrebbe comprarsi lanitroglicerina. In realtàTiziana Togni, 25 anni discienze, chimica, geografiaai licei scientifico e classico,di anni dietro la cattedra neha passati 30 se siconsiderano le altre scuole.Al S. Alessandro approdònell’83 e gli aneddoti non sicontano, comprese le rondenotturne in albergo duranteuna gita a Roma, per

scongiurare il contatto trale alunne e un aitantegruppo di marines.“Ricordo la prima ora dilezione al S. Alessandro, interza classico, quella diGiampietro Masserini,detto il Masse. Era pieno dicatene, aveva i capellilunghi. Mi lasciò moltosorpresa. Con questi exalunni ci troviamo ognianno…”.

Il ritorno degli ExGià, cari prof. Passate con ivostri ragazzi un giornodopo l’altro. Arriverà giugno

e arrivederci a settembre…fino alla maturità. E poi gliex allievi crescono,lavorano e fanno strada.Fanno figli che un giornoverranno a studiare da voi.Il 31 maggio verrannopremiati anche gli exalunni della maturitàedizioni ‘98, ’88, ’78, ’68fino al 1958 che saranno gliospiti d’onore perfesteggiare i cinquant’annidalla maturità classica.Anche gli ex allievineolaureati sarannopremiati. Tanti auguri!

Teresa Capezzuto

personalmente l’acquisto dinuovi terreni per ampliarlo.L’avvocato Giovanni Bana,all’incontro annuale degli exallievi edizione 2007, hafesteggiato il 50° anniversariodella maturità classica,essendosi diplomato al S.Alessandro nel 1957 insiemeanche al fratello Giuseppe.In occasione delcinquantesimo ha potutorivedere tanti suoi vecchicompagni, cui è rimasto legatodal filo della memoria e nonsolo. Vuole ricordare gli annidella sua giovinezza al S.Alessandro, caratterizzati dauno “spirito goliardicointelligente”.“In vista degli esami ciritiravamo per studiare nellamia casa di via S. Caterina 61,trasformata per me e i mieiamici in un severo collegefamiliare. Mia mamma cipreparava pane e formaggioper sostenerci – racconta – Tragli altri, ricordo con grandeaffetto il mio compagno MauroVestri, poi giornalista e attore,era figlio del provveditore diallora. Ho sentito Mauroproprio di recente al telefono”.Il libro della memoria si apresui prof. “Il nostro membro

interno alla maturità fu donFrancesco Biolghini cheinsegnava storia e filosofia.Diceva “Voi dovete essereuomini che camminate con levostre gambe, dovete esserecapaci di dire ciò che pensateed essere di esempio agli altri.La scuola non finisce al suonodella campanella, la sentiretesempre”.Si riferiva a determinate regoledi vita. Ricordo anche MariaLuisa Crosio che ebbi allemedie, una prof eccezionale; eMario Traini, professore di la-tino e greco al ginnasio”.L’avvocato Giovanni Banaparla delle gite sulla neve aFoppolo e a Clusone. E comenon pensare ai campionati dicorsa campestre dietro lostadio con il prof Galletti diginnastica; alle grandi partitedi calcio a scuola; al vitello adue teste nel laboratorioscientifico; al pranzo di terzaliceo in occasione del girod’Italia automobilistico degliattori: “Una tappa terminava aS. Pellegrino, a fine maggio. Alristorante abbiamo chiesto gliautografi. C’erano ancheValter Chiari e Silvia Coscina”.

Teresa Capezzuto

Mons. Bana rettore dal 1873 al 1917dalla prima

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Era l’estate del 1996 ed avevofinito il liceo da poco più di unmese quando, dovendo decideredel mio futuro, capii che in Italiadifficilmente avrei potutopuntare in alto. L’America fuimmediatamente il mio obiettivo:volevo realizzare anch’io il sognoamericano. Con un biglietto disola andata e poche certezze ècosì cominciata la miaavventura. Prima in ostello, aprendere familiarità con lo stile divita locale; poi alla ricerca di unappartamento dove potercostruireunavita stabile; infineascuola, senza laqualenonpotevocerto pensare di sfondare.Dopo aver conseguito tre laureebrevi al Santa Monica College, hoavuto l’onore di studiare, graziealle borse di studio del Rettore edel Preside, alla University ofSouthern California, la scuola dicinema più blasonata d’America.Proprio durante una lezione alcollege mi è venuta l’idea che miavrebbe cambiato la vita: naniche giocano a basket. Èun’intuizione semplice e cherispondeperfettamenteall’ideadihigh concept, definizione coniatada Steven Spielberg per definirequei film che possono essereriassunti in non più di 25 parolee che, proprio per questo, sonodestinati a farsi notare.Dal concepimento dell’idea allaproiezione sul grande schermo,tuttavia, è passato molto tempo,dedicato soprattutto all’impresapiù difficile per chi non è ancoraunproduttoreaffermato: reperireil capitale. Sono stati necessarianni ma, alla fine, all’alba del 29marzo 2007, è scattato il primociak. Senza un attore famoso, èdifficile che un film possa avereun grande successointernazionale.Per questo, avevo scelto fin dasubito Dennis Rodman comestar della situazione. Tutti melo sconsigliavano, a causadella sua pessima disciplina,ma lui era ideale, perchéincarna perfettamente l’idea

del freak, il personaggio stranoe diverso dalla norma, come losono del resto i nani. Sonostate settimane di raraintensità, piene didisavventure che hanno piùvolte messo in serio pericolo ilcompletamento del film. Con leriprese avevo portato a terminesolo metà del lavoro, visto chesono seguiti altri mesiimpegnativi per lapost-produzione. Avevo decisodi gestire il marketing in primapersona, arrivando acoinvolgere grandissimeaziende (da McDonald’s a Ya-hoo! fino a Gardaland) perchépromuovessero il filmgratuitamente. Per dareancora più visibilità a TheMinis, ho anche scelto di unire losport più popolare d’Italia aquello un po’ meno popolare delfilm. È così nato l’accoppiamentocalcio-basket che ha permesso aDennis Rodman di parlare con lavoce di Fabio Cannavaro, a duenani con quelle di FrancescoToldo e David Suazo, e a unarbitro con quella di Luis Figo.L’ultimo atto di questo progetto èstato affidarne la distribuzioneitaliana e internazionale a dueaziende di indiscusso prestigio,con la consapevolezza di averdato il massimo e aver fatto delmio meglio per creare unprodotto piacevole, garbato edivertente.Come ogni regista che si rispetti,non ho saputo starmene con lemani in mano per molto tempo eho presto cominciato a dedicaretutte le mie energie al mio nuovoprogetto: Note di Speranza. Ilcambiamento di tono rispetto aThe Minis è notevole, in quanto lacommedia lascia il posto aldramma. Tuttavia, non vienemeno il messaggio che volevo giàlanciare con i nani a canestro:bisogna credere in tutto quelloche si fa, anche quando sembranon sembra esserci piùsperanza.Con Note di Speranza intendo

mostrare che anche di fronte aduna tragica sfida del destino,come può esserlo un bambinomalato di tumore, ci devonoessere ancora la determinazionee la voglia di lottare.La storia sarà narrata attraversogli occhi di un giovane volontarioche si ritroverà a dover lavorarenella realtà di un repartoospedaliero pieno di bambiniaffetti da gravissime malattie.Dopo lo sconforto, riuscirà avedere nei bambini quella gioia divivere e quell’ottimismo che nonci aspetteremmo di trovare in unluogo così desolato. Con l’aiutodella musica e delle note delviolino di un bambino malato dileucemia, il reparto pediatricotornerà alla vita e la speranzavincerà il timore di non avere unfuturo.Con Note di Speranza ho scelto didare voce ai bambini malati, agiovanissime vite il cui destino èlegato a costosi farmaci oall’attesa infinita di un trapianto.Mi sto già battendo in prima per-sona per coinvolgere nel filmalcune Onlus che operano neicampi della ricerca oncologica,dell’assistenza ai malati e ai loroparenti, e della promozione deitrapianti. Intendo portarel’attenzione su una realtà chetroppo spesso viene dimenticatafinché non ci colpisce da vicino,ma voglio anche dare un aiutoconcreto (la maggior parte deiprofitti che saranno realizzatidalla società di produzione) alleorganizzazioni, associazioni efondazioni che cercano di dareuna speranza ai bambini menofortunati.Il mio è un invito aperto a tuttigli ex-alunni: con un piccolofinanziamento, unasponsorizzazione, osemplicemente una mano percontattare altre aziende epersone.

Valerio [email protected]

Il regista di The Minis cerca sponsor

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La Commissione Edilizia delComune venerdì scorso haapprovato all’unanimità il progettoper la ricostruzione del CollegioVescovile S. Alessandro.L’approvazione è qualcosa di più diun semplice atto burocratico asiglare un nuovo capitolo dellastoria edilizia della nostra città: èuna tappa importantissima perquesto glorioso Istituto tanto caroalcuore dei bergamaschi. Siamo certiche la notizia sarà accolta consoddisfazione da quanti sonoparticolarmente vicini al Collegio,dagli alunni e dai loro genitori, edalla numerosissima schiera degli«ex», da quanti hanno ricevuto unaistruzione e si sono formati tra levecchie mura quasi all’ombra delcampanile di Sant’Alessandro.Il nuovo Collegio sarà ricostruitosull’attuale sede. Potrà accogliere700 studenti maschi e femmine in37 aule, il convitto potrà ospitarecirca 220 giovani, avrà tre palestre,tre ampi cortili, un auditorium, unachiesa, un campo di calcio, vastezone verdi, servizi e attrezzaturemodernissime. Il progettoapprovato comprende per ilmomento tutta la zona che noncade sotto la salvaguardia deiborghi storici, ossia il corpo dicostruzione più antico che siaffaccia su via S. Alessandro, per ilquale sarà successivamentestudiata la soluzione migliore —pur restando intatto il fabbricato —per l’indispensabile risanamento.Questi i dati sommari del progettoapprovato. Prima però di passaread una più ampia illustrazione,crediamo sia opportuno premettereun po’ di storia del Collegio e levicende che hanno portato allaimportante decisione dellaricostruzione, e alla non menoImportante approvazione di venerdìscorso. E’ da oltre un secolo che ilCollegio occupa l’attuale sede. Vi siistallò attorno al 1850. VescovoMons. Speranza. Ma solo nel 1911l’Istituto acquisì le dimensioni el’area attuale. La scuola era privata,non essendo riconosciutalegalmente. Solo nel 1939 sìottenne la parificazione. Colpassare del tempo il Collegio eraandato assumendo importanza, siera ampliato, aveva visto crescere ilnumero dei convittori e degli alunniesterni. L’esigenza dì unrinnovamento del complesso avevaincominciato a presentarsi diversianni or sono. Le ipotesi che erano

state prese in considerazione eranodue: o una ricostruzione «in loco», ol’abbandono dell’attuale sede peruna località, più decentrata.Si giungeva così al 1955 quando,appunto nella previsione di unospostamento della sede, venivaacquistata una vasta area allaCeladina, nei pressi della chiesaparrocchiale. L’acquisto non eraconsiderato tuttavia tale dadeterminare la scelta definitiva.Qualora si fosse scelto lospostamento — si diceva — l’areasarebbe stata disponibile. In questaoccasione erano stati compiutianche alcuni studi volumetrici siaper una eventuale costruzione allaCeladina, sia per una ricostruzionein via s. Alessandro. Il problema colpassare del tempo era divenutosempre più impellente. Eraaumentato il numero degli allievi edei convittori, il moderno sistemadidattico richiedevapiùspazio, aulee attrezzature più moderne. Nonera, comunque, facile la risoluzionedeldilemma: ricostruireospostare?Possiamo far cadere nel 1965l’avvio alla risoluzione delproblema.Nell’estate 1965 l’Arcivescovo Mon-signor Gaddi, che avevaparticolarmente a cuore le sorti delCollegio, giungeva alla conclusioneche era necessario arrivare ad unasoluzione. Lo stesso Arcivescovoiniziava una serie di contatti,interpellando numerose persone,tecnici, esperti, insegnanti. Leconsultazioni e gli studi circa il«posto» del Collegio occupavano unintero anno. Nella primavera del;1967 il Consiglio Presbiterale, dìrecente istituito, esprimeva il suoprimo parere, riguardante propriola sede del Collegio: a maggioranzavenivano approvati i motivi chefacevano propendere la scelta dellaricostruzione «in loco». Si giungevacosì alla soluzione. «Si ricostruiscenel vecchio Collegio, salvo difficoltàinsormontabili che vengano allaluce nel corso degli studi», era ladecisione. L’Arcivescovo ne davanotizia al Rettore del Collegio Mons.Paolo Carrara. Era il momento per

passare allo studio vero e propriodel progetto.Date le caratteristiche, non potevaessere lasciato unicamente aitecnici. Si rendeva necessaria laraccoltadidati edi esperienzeper laquale sarebbe occorso del tempo. Aiprimi di settembre del 1967l’Arcivescovo costituiva laCommissione per la ricostruzionedel Collegio, che avrebbe dovutocompiere tutto il non facile lavoro distudio dal quale poi i progettistiavrebbero dovuto trarre leconclusioni. La Commissioneera composta da tredicimembri, tutti moltoqualificati: quattro sacerdotie nove laici. Presidente dellaCommissione era il grand’uff.avv.LorenzoSuardi,Vicepresidenteil professor Tarcisio Fornoni; eracomposta, inoltre, dal RettoreMons. Paolo Carrara,dall’Amministratore don ErminioBrasi, dal Vice Rettore donGiovanni Frana, da don GiuseppeBellini, professore del Collegio, dalPresidente dell’Azione Cattolicaprofessor Bruno Malinverni, dalprof. Mario Traini, dall’ingegnerFelice Fumagalli. dallo avv. TullioVeronesi, dal comm. GiacomoBertacchi, dal comm. Pietro Fasoline dal dott. Giuseppe Fumagalli. LaCommissione si riuniva per laprima volta il 13 settembre 1967, lapresiedeva l’Arcivescovo.I lavori della Commissione siprotraevano dal settembre 1967 algennaio 1968. Un lavoro lungo emeticoloso di mesi e mesi, nel corsodelqualesidovevarispondereadueprincipali quesiti; cosa costruire ecome. Veniva tatto anche un «refer-endum» tra gli insegnanti delCollegio sui problemi fondamentaliposti dalla ricostruzione e tutte lerisposte erano accuratamentevagliate. Si giungeva alleconclusioni poi raccolte in unarelazione, che veniva presentata aitre progettisti designati: l’architetto

Dall’archivio de “L’Eco di Bergamo” un articolo di

mercoledì 28 agosto 1968 che dava la grande notizia

RICOSTRUIRE IL COLLEGIO

continua in ultima

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Sono circa vent’anni in questimesi. Vent’anni fa scrivevo leprime sgangheratezzeadolescenziali sul foglio delSant’Alessandro.Si chiamava “IlMirino”, direi un trimestrale.Chissà se esiste ancora.Rileggendo quelle mie primeuscite pubbliche, chenaturalmente ho conservatotutte, religiosamente, mi trovoper lo più antipatico e saccente.Moralista, spesso addiritturareazionario e rigido. Ma era iltempodei sedici anni, incuiognicosa era bianca o nera. Il tempoin cui o sei kontro o sei nelsistema. Io ero decisamente nelsistema.Oggi, non che sia vecchio, ma laschiena non è più elastica comeallora, le articolazionirispondono con un istante diritardo, le date del passato nonsono sempre al voloperfettamente in fila(probabilmente da vecchiotorneranno ad esserlo). Ogginulla è più bianco o nero, perme. Oggi non sono piùnemmeno kontro, come sonostato per una lieve parentesidella post adolescenza. Oggisono qui, come tutti, ma credodi aver intuito alcune cose nelfrattempo. La più interessante èil fatto di “esser-ci”, nel senso diessere presente a ciò che faccio,a ciò che accade. Non è semprestato così.A vent’anni dalle primespericolate performancegiornalistiche sul Mirino, sonoinvitato, con mio grande onore,a scrivere qualche riga suquesto giornale intorno ad unlibro che ho pubblicato qualchemese fa. Naturalmente mivergogno come un ladro, avendoscritto mille recensioni nellavita, ma mai a me stesso,eppure mi pare che soloaccettando questo strano invitoposso sperare di esser-ci anchequesta volta.

E dopo questemillecinquecentobattute dipreambolo, che a nessungiornalista sono mai permesse,mi metto di buzzo buono araccontare la rava e la fava dellibro in questione. Il titolo,anzitutto, scelto con lacomplicità di alcuni amici, diqua e di là dell’Oceano, il titoloche fosse giusto, rigoroso edanche didascalico come ad unsaggio si addice, ma chelasciasse aperta la possibilitàdella leggerezza. E inoltre, untitolo che fosse “googlabile”, cioèche potesse saltar fuori per casoanche in una ricerca on line chesi rivolgesse ad altro. Insomma,s’intitola “Riempire i vuoti. Unmanuale (soggettivo) di scritturaecomunicazione” (IbisEdizioni).A questo punto ogni ulteriorespiegazione apparirebbe inutile,o almeno pleonastica, di sicuropedante. Di che si tratta? di unmanuale. Di cosa? scrittura ecomunicazione. Fine dellaspiega.Che sia soggettivo, poi, è del tut-to inevitabile, dal momento chela scrittura è per sua natura lacapacità (se non addirittura lapossibilità) di porre un “punto divista”. Senza questa prerogativaimprescindibile non si dà lascrittura. Perfino la lista dellaspesa attaccata sul frigo di casaha un punto di vista. Quello delfrigo stesso, direi, che si sentevuoto di qualche cosa (di qui lafacile trasposizione di “riempire ivuoti” anche quando si fa laspesa).Ma la scrittura non è soloriempire i vuoti (fill in theblanks): è soprattutto trovarequei vuoti. La scrittura trova,infatti, ciò che altrimenti nonvedremmo. Scrivere significaanzitutto osservare il mondocon gli occhi dello scrittore,significa trasformare gli oggetti,le cose, le persone, i sentimenti enoi stessi perfino, in qualcosa

d’altro: in segni. Le parolericostruiscono il mondo, ce loriconsegnano completamentenuovo, reinventato – il verboinvenire significa trovare –dunque ritrovato. Nelle parolerisiede il potere divino dellacreazione, nelle parole siamodei, demoni, creatoridella verità,distruttori del mondo. Nelle pa-role c’è il potere e nel potere, nelpotere dell’uomo saggio, risiedela responsabilità. E la scritturaè, intrinsecamente,responsabilità: la parola checomunica esige una risposta,un responso. La parola checomunica dice di sé: ehi,guardami, sono una parola,rispondimi! La parola chiede diessere nel mondo e se la parolanascedanoi,noi siamoobbligatiad esser-ci in questo mondo. Eci siamo solo se percepiamo lacircolarità del tutto: della parolae della risposta, dell’attocomunicativo e dellaresponsabilità.Bene, finora abbiamo parlatosolo del titolo. Il resto del libro èfatto per mettere in fila qualcheregola aurea della scrittura (noncreativa, ma per lo piùsaggistica, giornalistica,persuasiva), per inquadrarealcuni problemi che ciattanagliano davanti al foglio bi-anco e per sciorinare qualchesuggerimento in merito. Poi siparla della scritturagiornalistica, di come costruiscamondi e idee presso i quali noi ciabbeveriamo più o menoinconsapevolmente, si parla dicome il sillogismo siaregolarmente bistrattato a finipersuasivi, si parla di come nelWeb 2.0 vi siano le possibilità(davvero nuove?) per una formadi scrittura alternativa, si parladi come la politica costruisca ilsuo discorso su piani differenti espesso a noi nascosti. Si parla,insomma, di retorica, tentandodi spogliare questa parola dallasua aura polverosa eobsolescente. Tutto il resto, nellibro non ha trovato spazio.Nemmeno un vuoto.

Guido Bosticco

“Riempire i vuoti”, un manualedi scrittura e comunicazione

Vittorio Maconi, ordinato pretenel 1944 si licenziò in Teologianel 1946 e in seguito continuòla sua formazione alla scuoladi padre Wilhelm Smidt di Vi-enna. Poi, rispondendo a unapassione mai spenta neglianni, si laureò in Etnologia aFriburgo, specializzandosi aParigi nel prestigioso Istitutodi Etnologia: qui ebbe comemaestro uno dei miti dellamoderna Etnologia ClaudeLévi-Strauss. Con questo«grande padre» delle scienzesociali mantenne un rapportodi amicizia continuato neglianni. Monsignor Maconiricordava spesso quando,negli anni Sessanta, mentre sitrovava in vacanza a CostaImagna, si trovò davantiLévi-Strauss che gli aveva fattoun’improvvisata, giungendofino lì in taxi da Milano.Il primo incarico universitariodi Maconi fu a Colonia; poiinsegnò a Siena; qui, dopo averconseguito il titolo diprofessore ordinario intornoalla metà degli anni Settanta,ottenne la cattedra diEtnologia che resse perquindici anni.I suoi primi interessi scientificifurono rivolti all’Oceania; poisi dedicò lungamenteall’Africa, lavorando prima inUganda, conducendo ricerchepresso la cultura Caramojong,della quale studiò i sistemi diiniziazione e la pratica dellapastorizia, lasciandoci unamonografia che costituisce unpunto di riferimento per glistudi di africanistica, per nulladatata. Per un certo periodocontinuò a occuparsi dieconomia pastorale dell’Africaorientale, lavorando sul cam-po e raccogliendo una grandequantità di dati che poi hautilizzato per la realizzazionedi articoli e saggi pubblicatisulle più prestigiose rivistescientifiche internazionali.Pur lavorando in Paesi e traetnie lontane, don Lino, comeera affettuosamente chiamatoda tutti, dedicò moltaattenzione all’antropologia

alpina. Coniugando consapienza le sue originisemplici alla conoscenzascientifica acquisita con i suoistudi, il professor Maconi hasvolto un ruolo determinantenella fase di avvio del CentroStudi Valle Imagna: oltre aessere uno dei soci fondatori èstato il primo presidente e inseguito presidente onorario.Numerosi i soci che hannosaputo fare tesoro delle sueindicazioni e soprattutto delmetodo di ricercaantropologica condotto conimpostazione rigorosa.Metodo che ha permesso alCentro Studi di raggiungere gliattuali livelli scientifici.Tra gli altri importantiincarichi accademici di monsi-gnor Vittorio Maconi, varicordato quello presso laPontificia UniversitàUrbaniana, una volta più notacome l’Università di Propa-ganda Fide, dove insegnòEtnologia ai futuri sacerdoti diAfrica, Asia e Oceania. È lamateria che di fatto più gli hapermesso di esprimereconcretamente il suo desideriodi ricerca e di indagineall’interno delle culture chespesso affrettatamentechiamiamo «primitive».La sua attiva e proficuacarriera si è conclusa aGenova, dove, per oltretrent’anni ha insegnatoAntropologia culturale.Di monsignor Vittorio Maconirestano numerosi e importantistudi scientifici che fannoparte del patrimonio culturaledell’Etnologia italiana.

Massimo Centini

COSTA IMAGNA «Etnologo, masoprattutto prete. Nonostante lamia prolungata lontananza, misono sempre sentito unvaldimagnino purosangue».

Così amava definirsi monsignorVittorio Maconi, per lunghi annidocente di Etnologiaall’Università statale di Genova,conosciuto a livellointernazionale.Èmorto ierinellasua casa di Costa Imagna a 86anni. Da tempo era malato perdisturbi legati all’età. MonsignorMaconi era nato nel paese dellaValle Imagna il 26 ottobre 1921,primo di nove figli, il padre eracommerciante. Dalla famiglia èuscito anche un altro sacerdote,don Pietro Giovanni Maconi,parroco di Valsecca. Dopol’ordinazione sacerdotale (3giugno 1944) era statocoadiutore parrocchiale aValcava (1944-’45) e poi avevainiziato un lungo periodo distudi per le lauree in Teologia,Etnologia e ben due in Filosofia,dapprima a Roma (1945-’46),poi a Friburgo (1946-’49) e aParigi (1949-’50), dove incontròl’allora nunzio Angelo GiuseppeRoncalli. La famiglia era poverae gli studi vennero sostenuti dauna benefattrice milanese diorigine svizzera e di religioneprotestante, sfollata a CostaImagna durante la guerra.Per perfezionare gli studi venneinviato a Parigi. Fra i docentiparigini di monsignor Maconic’era il famoso antropologoLévi-Strauss. Tra le conoscenzeparigine c’era anche il discussoteologo, scienziato epaleontologo gesuita Teilhardde Chardin. Tornato in diocesi,fu nominato docente al CollegioSant’Alessandro e inSeminario. Poi cominciò illungo periodo di insegnamentouniversitario: a Colonia(1964-’65), a Roma presso Pro-paganda Fide (1965-’71), aSiena (1970-’71). Infine, lacattedra di Etnologia allaStatale di Genova dal 1971 al2001.

Carmelo Epis

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Insegnò in Collegio dal 1953 al 1964

Mons. Vittorio Maconi

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L’arco di tempo che corre daiquattordici ai venti annicostituisce, credo, il periodopiù bello ed entusiasmante perle persone. Un’età miticaperché il fisico, con lo sviluppo,raggiunge la sua massimaespansione in unaineguagliabile esplosione dienergia e a ciò si accompagnauna consapevolezza, unacoscienza critica delle cose ,una capacità raziocinante , chepermettono di iniziare adiscettare sul mondo esull’esistenza.E’ l’epoca dei primi amori enella quale le amicizie sonosincere, schiette, scevre dainteressi ed opportunismi e isentimenti sono puri.La sorte mi ha riservato ilprivilegio di frequentare ,proprio in quegli anni, ilGinnasio ed il Liceo Classico edi avere pertanto unaformazione umanistica sianelle lettere che nelle scienze eil grande privilegio di seguirequesti studi in quelstraordinario contenitoreculturale che è il Collegio S.Alessandro a Bergamo.Caro vecchio Collegio. Quantiricordi di quel leggendarioquinquennio negli annicinquanta. Rammentol’entrata con il maestosoportale, la gran scalinata dimarmo rossastro con le

balaustre, i corridoi,fiancheggiati da colonnati, cheaffacciavano su ampi spazi. Ilpiccolo cortile dove si trovava lanostra aula ginnasiale , postoall’estremo limite e confinantecon il Convento di clausura.C’era la piccola chiesaneoclassica nella quale, lamattina, si celebrava la messaper gli studenti e dove gli stessi,ogni anno, dopo le “baldorie”dell’ultimo di Carnevale,ricevevano le penitenzialiceneri.Ricordo la grande sala, conmobili antichi ed austeri escaffalature con vetrinecontenenti animali impagliatidi ogni genere e minerali. E lanostalgia va all’intervalloallorché ci si precipitava allecucine dove, ad appositisportelli, si acquistavano bri-oches, panini, ma soprattuttotranci di una crostata che a noipareva “paradisiaca” e DonMaffeis che custodiva in unarmadio a muro caramelle diogni genere tra le qualiingolosivano le famose “more”di liquerizia. E poi il grandescalone che da via Garibaldiportava ai terrazzamentisuperiori e la facciatadell’enorme palestra, dallo stileun poco “liberty”, con suoifinestroni.Quella palestra nella quale ilprof. Galletti ci insegnava irudimenti della ginnastica edho ancora dinnanzi agli occhi ilmio compagno carissimo,Giovanni Locatelli, dallapoderosa e possentecomplessione fisica, che, con lemani sul pavimento , si ergevain una spettacolareperpendicolare.Al Ginnasio io, con il miofraterno amico Nanni Simoni eZanni, eravamo gli unici a

salire la fune a forza di bracciae con le gambe a squadra. Allasera, tre volte alla settimanac’erano le lezioni di schermache ci venivano impartite da unmaestro, capitanodell’Esercito, che ci insegnavale “cavazioni” e le “parate” ed ilrigido cerimoniale di quelladisciplina.Al Ginnasio, per la linguafrancese, avevamo comeinsegnante Madame Ponti, icui “calambours” eranoceleberrimi. Per matematica laprof.ssa Colombi, il cuifidanzato era stato uno deifratelli Calvi, caduto e medagliad’oro nella grande guerra. Perle lettere il prof. Mario Trainiche ci fece studiare “I PromessiSposi” con un approfondimentoinimmaginabile, confrontandolianche con la prima stesura delromanzo quando il titolo eraancora “Fermo e Lucia”. Inoltrea memoria molti versi, dagli“Inni Sacri” ai cori delletragedie manzoniane, dal “IlGiorno” del Parini ai sonetti edai “Sepolcri” del Foscolo,nonchè alcuni canti della Com-media. E poi il precettocristiano, formulatoinimitabilmente dal Manzoni,ma che può essere condivisoanche da chi cristiano non è,secondo il quale “se si pensassea fare del bene, invece che astare bene, si finirebbe con lostare meglio”. Le lezionireligiose erano tenute da DonMaconi che aveva insegnatoanche alla Sorbona.Al Liceo c’era ancora laprofessoressa Colombi permatematica e fisica e DonFornoni che, nel triennio, ci hadato una preparazione a livellouniversitario nella botanica,nello studio del corpo umano,nella chimica organica ed

Il Sant’Alessandro negli anni Cinquanta

Caro vecchio Collegio

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inorganica. Uomo dalle grandiaperture mentali e che ci diededella morte la seguentedefinizione “Il passaggio dallafase di Sol (Soluzionecolloidale) alla fase di Gel(Gelificazione)”.Per latino e greco il giovanePegoraro, appassionato discacchi e che al pomeriggio losi poteva trovare al Circoloscacchistico alle prese con “leaperture, con il cavallo,all’indiana”. Per i primi dueanni, di Italiano e Storia dell’-arte, Don Bertocchi, la cuimimica durante le lezioni eraproverbiale e uno dei pochi adavere letto integralmente“L’Adone” del G. B. Marino.Nell’ultimo anno glisubentrarono per l’italiano ilProf. Malinverni,prematuramente scomparso,che prediligeval’interpretazione storica dellaletteratura e per Storia dell’-arte la Venanzio, giovanissima,ma competentissima. DonFantini ci spiegava la religione.Infine per Storia e Filosofia DonBiolghini, dalla chioma biancae folta e che ricordava neilineamenti un ritratto diAntonello da Messina. Le suelezioni erano corte di orario, madensissime di significati. Idiscorsi pacati, concisi e senzamai una parola superflua.Spesso si leggevano ecommentavano articolidell’Osservatore Romano. EraRettore a quei tempil’indimenticabile Mons. Carra-ra.Sono debitore verso tutticostoro del patrimonio dicultura e di etica che hannosaputo trasmettermi,dell’interesse per i fatti umani enaturali, dei valorifondamentali dell’esistenza. Eper gli esempi ed insegnamentiche hanno resa concretal’esortazione dantesca “fattinon foste a viver come bruti,ma per seguir vertute econoscenza”. Una scuola dovenon ho mai subito pressioni oimposizioni di alcuna sorta e

che mi ha permesso di formareliberamente le mie differentiopinioni.Il Collegio, con le proprie radicinella tradizione, continua,nella modernità attuale, asvolgere la sua emerita ed altafunzione educatriceavvalendosi di un corpo didocenti di primissimo ordine esotto la illuminata guida,ormai da decenni, del suoprestigioso Rettore, Mons.Achille Sana.Non potrò mai obliare questovecchio caro collegio che tantoha significato nella “Età mianova”.

Luciano Andreucci

Forum Letterario avvocato Martino VitaliTamerici, sabati del villaggio,cavalline storne, siepi che ilguardo escludono. Non è robada aule di giustizia, dove i volipindarici sono ormai statipressoché pensionati dalnuovo e più pragmatico codicee le pennellate elegiache, chenelle arringhe di un temporiuscivano pure a strapparequalche lacrima dicommozione, si lasciano dietrola scia demodé delsentimentalismo da vecchiepreture.Le sudate carte con cui gliavvocati devono cimentarsioggi sono semmai i tabulatitelefonici, i verbali redatti conprosa questurina o il lessicospesso cafone delleintercettazioni. Nessunospazio al sentimento alato, ilcielo dei tribunali è sempre piùbasso. Dev’essere per questoche un gruppo di legali, unavera e propria setta dellametrica, negli ultimi anni hapreso a frequentarsi fuori dastudi e aule giudiziarie perleggere i propri componimentipoetici, confrontarsi, discuteredi rime. Incontri informali,trasformatisi poi in vere e

proprie sedute (ora si tengonoal Cafè San Marco di viaLocatelli) quando l’avvocatoMario Giannetta e il compiantocollega Franco Offredifondarono l’associazione del«Forum letterario forense», checol tempo è diventato «Forumletterario avvocato MartinoVitali», in memoria del legale epoeta bergamasco scomparsonel 1988 (n.d.r.: già Presidentedell’Associazione Ex allievi delCollegio Sant’Alessandro). Nel2004 l’associazione si èpresentata alla cittadinanza,l’anno successivo hapubblicato la prima raccolta dipoesie. In questi giorni è uscitoil secondo libro, intitolato«Antologia poetica» ed edito daCorponove, che è statopresentato nella salaBernareggi del collegiovescovile Sant’Alessandro. Nellibro ci sono poesie anche diMartino Vitali, MarioGiannetta, EugenioGinoulhiac, Luciano Andreucci(...) i cui profili sono tracciatinelle prime pagine dellapubblicazione dall’avvocatoLucio Piombi.

Stefano Serpellini

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Se pensate che la matematicasia noiosa, non avete ancoraincontrato AlessandroVeneziani. “Mi piacedimostrare teoremi”, dice conl’allegro accento della suaItalia natia. “Ma mi piace dipiù quando i miei risultatiaiutano la gente”. Questoprofessore associato dimatematica e calcoloscientifico è arrivato ad At-lanta (in Alabama, USA) dalPolitecnico di Milano nelloscorso autunno, portando aEmory la sua conoscenza epassione per i problemicorrelati al flusso sanguignonell’uomo.Disegna un cuore in mezzoalle equazioni nella lavagnadel suo ufficio per spiegarecome la sua ricerca ha aiutatoa migliorare i rimedi per bam-bini che nascono con undifetto cardiaco noto comeipoplasia del ventricolosinistro. Attraversosimulazioni al computer, ichirurghi possono oggi predirela dimensione e la posizioneottimale di un vaso artificialenecessario per permettere aibambini di sopravviverenell’attesa di un trapianto dicuore. “Questo è quello che mirende contento”, diceVeneziani sorridendo. “Anchela Matematica ha un cuore”.Gli ingegneri di Ducati, la casamotociclistica produttrice dimoto ad alte prestazionirecentemente patrocinata daTom Cruise (ndr. Tom Cruise èstato il primo americano acomprarne l’ultimo modelloper quasi 80.000$) chiesero aVeneziani di applicare la suaesperienza anche sui sistemidi flusso d’aria nellemotociclette.Veneziani chiese ad uno dei

suoi migliori studenti (ndr.:Matteo Astorino, ora a Parigi afare il Dottorato) di studiareinsieme il problema. “Era cosìfelice quando gli proposi dilavorare con Ducati che glivennero gli occhi lucidi per lafelicità”. Veneziani spera chequesti esempi possanoispirare anche i suoi studentia Emory. “La matematica -dice - è come la musica. Perimparare a suonare bene unostrumento devi studiare tantoe fare molta pratica.Ma la soddisfazione è

garantita. Allo stesso modo, sestudi algebra oggi, domanipuoi aiutare un bambino asopravvivere - o Tom Cruise acomprarsi una motociclettamigliore.” La matematicacardiovascolare data almenoal 1700, quando il genio diLeonhard Euler sviluppò unmodello per la fluidofinamicadel sangue nelle arterie.“L’amore fra matematica emedicina è molto antico” diceVeneziani. “Ma è solo negliultimi dieci-quindici anni -aggiunge – che i progressi nelcalcolo scientifico e nelleimmagini diagnostiche hannoposto gli studi difluidodinamica numerica nel

fronte avanzato della ricercamedica”.Emory offre a Venezianil’opportunità di espandere lesue ricerche nella matematicacardiovascolare, unendorisorse della Scuola diMedicina e di un dipartimentodi Matematica da tempocoinvolto nella medicina. “Ilmio sogno è che in futuro lesimulazioni numerichediventino parte della attivitàquotidiana dei medici come losono gli esami del sangue o leTAC”, dice.Al momento Veneziani stalavorando su complicateequazioni relative aglianeurismi cerebrali (ndr.:quello che ha colpito IvanRuggeri, presidentedell’Atalanta), che sono dellespecie di bolle nei vasisanguigni, per predirne ilrischio di rottura. I risultati(ndr. Si tratta del progettoANEURISK, diretto daVeneziani con il supporto diSiemens Medical Solutions It-aly e con la collaborazionedell’Istituto Mario Negri a VillaCamozzi, Ranica) potrebberoaiutare i medici a decidere seoperare un pazientesottoponendolo al rischio diun’operazione chirurgica o selimitarsi a monitorare lasituazione.“La gente mi prende per mattoquando dico che le equazionisono ”belle", ma io ci vedo lastruttura che ci sta dietro e inultima analisi i potenzialibenefici che possono portare",dice. “Piùèdifficileunproblemae più trovo divertente lavorarcisopra”.

Pubblicato su Emory ReportAlessandro Veneziani(licenza di Scuola Media alCollegio VescovileSant’Alessandro nel 1983) èprofessore associato dimatematica e calcoloscientifico al Politecnico diMilano. Dall’autunno 2007insegna alla Emory Univer-sity di Atlanta in Alabama(USA).

Anche la matematica ha un cuore

Progetto Aneurisk

Stavolta ho deciso diparlare (scrivere?) di

problemi. Quelli grossi,rilevanti… quelli chesiccome “problemi” nonsembra sufficiente adefinirli ci siamo inventatil’uso improprio di“problematiche”, che inrealtà significa una cosadiversa ma serve a farsembrare i problemiancora più grossi. Eperché vi voglio parlare(scrivere?) di problemi, vie mi chiederete voi? Oforse non ve lo chiedereteperché c’avete altro dimeglio da fare oppureperché sapete che ve lodirò (scriverò? Mah…facciamo che d’ora inavanti uso “parlare”anche se in realtà stoscrivendo così la facciamofinita.) lo stesso anche senon richiesto. Perché èl’ultima occasione che micapita di parlare diproblemi mentre ancorane esistono, mentrequando voi leggeretequeste righe i probleminon esisteranno più. Unaspecie di ultimo saluto aiproblemi per me e un caroricordo per voi.Vedete, il buon Eugeniodiligentemente mi mette

pressione due volte l’annoquando il termine per laconsegna degli scritti uso“Sveglia” sta per scadere,ma poi se la prende assaicomoda con lap u b b l i c a z i o n e ,dimodochè (bello“dimodochè”! Devo usarlopiù spesso!) voi leggeteparole che risalgono aqualche bel tempo prima.E stavolta tra il mioscrivere (sì, lo so, dovevomettere “scrivere”) e ilvostro leggere si sarannosvolte le elezioni. A menoche l’Eugenio, cogliendoal volo l’occasione di farmifare la figura dell’idiota,non affretti per una voltala pubblicazione delloSveglico giornaletto. Mapoco cambia: stavoltanon dobbiamo aspettarel’esito delle elezioni enemmeno le primeproiezioni (quelle che se leribalti la imbrocchi).Stavolta tutti ci hannogarantito che non avremopiù problemi. Sicurezza,stipendi, pensioni,strade, treni, tasse,soldi… cercate diricordare uno di questiproblemi che fino aqualche tempo fa non vifaceva dormire e sentitevisereni ora che sono statitutti magicamente risolti.Tutti? Tranne uno: gliItaliani, anzi piùesattamente gli altriItaliani.Perché il vero grossoproblema dell’Italia,quello che neanche ilMago Otelma riesce arisolvere, sono tuttiquesti altri Italiani che cirendono la vitaimpossibile. Pensateci un

attimo! Anzi, peragevolarvi adesso passo afare la parte di ciascunlettore.Se fosse solo per me cisarebbe bisogno di unalegge che impone lecinture di sicurezza?Certo che no! Lo sobenissimo anche da soloquando è il caso diindossarle e quando no! Ei limiti di velocità? Ma ioso perfettamente quale èil limite oltre il quale nonandare. Lì dove hannomesso il cartello conscritto “50”, io lo so che a80 all’ora non corro e nonfaccio correre alcunrischio. E le tasse? E’evidente che l’aliquota del103% è stata pensata perquegli altri Italiani chefanno sparire il reddito. Ame basta pagare il 25%.Vuoi che non riesca aguidare l’auto solo perchého giù due bicchieri divino? Ne potrei bere duebottiglie e ancora guidaremeglio di tutti quegli altriItaliani che si splattanosolo se vedono lapubblicità di un alcolico.Epperò! Epperòquell’idiota del vigile hamultato anche me, chestavo andando a 60,neanche a 80 perché diceche le regole devonovalere per tutti. Cheidiota!Vi ci siete riconosciutitutti (sì, sono tornato almio posto di scrivano),vero? Come? Tu no? Saràperché c’hai un parenteSvizzero o Tedesco oSvizzero-Tedesco.

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continua in ultima

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Mi scuso per il ritardo concui relaziono rispetto

allo stato del progetto disostegno ai disabili con lafornitura di sedie a rotelle.Approfitto anche perringraziare dell ’ulterioredonazione fatta dagli studentidel Collegio.Allo stato attuale, siamo statiin grado di consegnare 14sedie a rotelle nuove ed aripararne tre, che sono stateanch’esse riconsegnate.L’intero processo non è cosìveloce come si credeva per duemotivi. Innanzitutto, illaboratorio da cui ci sirifornisce ne produce unnumero limitato e rispondealla domanda dell’interopaese, venendosi a trovarespesso in ritardo con leconsegne; in secondo luogo, èstato completato uncensimento delle persone chene necessitano in tutto ildistretto, eseguitocongiuntamente alle autoritàlocali ed alla localeassociazione, per garantireuna distribuzione equa, chetenga conto di vari fattori dipriorità e sfugga invece adogni possibile « favoritismo ».Il numero dei possibilidestinatari sopravanza quellodelle sedie che saremo ingrado di consegnare; ciònonostante, questa listapermetterà a chiunque in fu-turo voglia donare similiausilii di sapere a chi e comefarli pervenire.Inoltre, lo sviluppo piùinteressante che si è creato inquesti mesi riguarda lapossibilità di costruireun’officina per la costruzione eriparazione di sedie a rotelleproprio ad Arua, grazie ad unfinanziamento di un enteparastatale che si occupa disostenere iniziative diassociazioni locali. Un taleprogetto era stato presentatocirca un anno fa, dietro nostra

insistenza, propriodall’associazione di amputaticon cui collaboriamo. Puravendo subito incontrato ilfavore e l’incoraggiamentodella locale commissioned’esame delle proposte, l’iterper l’approvazione ha subitoritardi, rallentamenti conqualche timore che non se nefacesse nulla.Allo stato attuale, invece, èstato identificato un lotto diterra assegnato per ospitarel’officina (un vecchio containerristrutturato per l’occasione,già acquistato ed in via disistemazione); due personeprescelte dall’associazioneandranno a seguire un corsodi sei settimane per impararnela tecnica; l’attrezzatura ed ilmateriale stanno per essereprocurati. Il tutto è statofinanziato da questo progettogovernativo e verrà sottopostoa rigorosa rendicontazionefinanziaria: rappresentacertamente un’iniziativainnovativa e per certi versiesemplare, potendo in futurogarantire la costruzione el’acquisto di sedie a rotelle inloco senza doverle ordinare e

trasportare dalla capitale.Si prevede che il ricavato coprale spese di manutenzione ecostruzione, permetta ilpagamento del salario ai duetecnici e garantisca un piccoloricavo da dividere tra i varimembri dell’associazionepromotrice.Trattandosi comunque di unprogetto a media-lungascadenza, i fondi donati dalCollegio per acquistare le sediesi riveleranno utili per poteroffrire un aiuto più rapido a chiè in attesa da tempo.Crediamo che le variecomponenti di questointervento sulla disabilità,sebbene spesso artificialmente« scorporate » per comodità esemplicità, siano invece partidi un unico progetto a piùelementi. E che i contributiottenuti dai vari finanziatoriprivati, inclusi gli alunni delCollegio, siano stati essenzialiper continuare consistematicità e coerenza e perrichiamare più donatori, peraccedere ad altri fondi esostenere iniziative promosselocalmente. Ancora grazie.

Luigi Cicciò

Progetto “Sedie a rotelle”: obiettivo raggiunto

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Omaggio al “Circolo della caccia”Credo che la caccia sia uno stile di vita, un modo di sentire le cose delmondo. Si è sempre cacciatori, in ogni stagione e, direi, soprattuttoquando non è tempo venatorio. L’uomo cacciatore misura conattenzione lo scorrere dell’anno, osserva con ansia il cielo e le stelle, lefoglie cha nascono e che cadono, la prima e l’ultima neve dell’inverno.L’uomo cacciatore prepara con pazienza e sapienza la sua stagione, eassapora ogni attimo che lo separa da quella prima desideratamattina, dalla sua prima autentica alba dell’anno. L’uomo cacciatoreè sempre lì, al suo capanno o nei boschi o sulle creste e i pascoli piùalti; egli attende e guarda, colpito nel profondo del suo cuore, dallabellezza della natura che lo circonda e di cui si sente intima parte. Epoi ci sono le gabbie, i cani, i fucili e tutti gli attrezzi della caccia,compagni inseparabili di una vita a cui il cacciatore, spesso in modofurtivo e con un innato pudore, rivolge il suo pensiero, di giorno e dinotte, al lavoro o vacanza. Un mio conoscente cacciatore tanti anni fatelefonava dall’Africa, dove si trovava per affari, e chiedeva se leviscarde stavano passando: “pàssele ‘l vis-cére?” – diceva dall’altrocapo del mondo con un filo di ansia e di nostalgia. In quelle parolemormorate da tanto lontano c’è tutto il senso della nostra passione edellanostra entitàdi sereni custodidiun’attivitàantica e misteriosa.

Alessandro Balestra

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Lezione universitaria diDiagnosi prenatale:

scorrono diapositive efficaci eparole precise, nellacompetente sistematicità dichi fa il proprio lavoro condestrezza. Io ascolto attenta,con lo sguardo che brilladavanti a quelle ecografie,fotografie in bianco e nero diuna piccola vita che è fragile emalata per un verdettoindelebile, scritto nei suoicromosomi. La biro scivolaappuntando, attenta, nomi,periodi, cause e conclusioni:traslocazione, delezione,

ritardo mentale, sindrome,

abor…. Abortire. Guardol’ecografia, quei piccoli pugniraccolti vicino alla boccafermano la mia biro sul foglio,esattamente a metà dellaparola. La docente lo ripete,con diligenza: “Questo avvienenel momento dopo la diagnosi,se il bimbo risulta portatore diuna sindrome o di unamalformazione, quando ladonna ha bisogno di abortire,insomma”. La biro annota pernon dimenticare, sottolineabisogno e abortire senza trovaretra i due termini correlazionealcuna. Quei piccoli pugni inbianco e nero scompaiono indissolvenza sostituiti da ungrafico. Alzo gli occhi in unosguardo breve per vedere sequalcuno, vicino a me, siscompone in una smorfia didisaccordo. Niente. “Cos’hai?”mi chiede A. “Hai sentito cos’hadetto?” “Ma sì, ha solo dato ilsuo parere. Adessocontinuiamo a prendereappunti, dai!”. Dice “parere”senza farci caso, stringendo lamano al relativismo,soggettività di valori e di

opinione che giustifica,beceramente, tutto. E io sonocerta che quei piccoli pugnidischiusi siano custodi di benaltra opinione, di ben altravolontà.La lezione continua,scientificamente interessante,mentre si impara a cercare indatabase on line disfunzionigeniche e malattie correlate,mentre la docente commental’ecografia di un caso clinico:“La donna ha scelto di abortire,naturalmente. Del resto, comepotete vedere, questo è unfetonzolo di appena quattrosettimane, non un bambino”.Naturalmente. Mi fermo perriflettere in merito all’essenzafantomaticamente nulla diquel fetonzolo che poi sidovrebbe trasformare inun’essenza d’uomo: in unaparmenidea convinzione cheschiva la contraddizioneontologica, la biro ribadisce alfoglio che quella è vita e lì c’è unpiccolo uomo, in una fotografiain bianco e nero, che reclina pi-ano il capo sui suoi piccolipugni inermi. Cerco gli occhi diun’amica, accigliandol’espressione del viso. “Cosa civuoi fare, del resto ognuno lapensa a modo suo in questecose”, sussurra senzadisturbare la lezione. Con“queste cose” probabilmenteintende il diritto di vivere e ildiritto di uccidere, il primouniversalmente riconosciutonell’art. 3 della Dichiarazioneuniversale dei diritti dell’uomodel ’48, il secondorecentemente inventato dallelegislazioni delle varie nazioni(in Italia con la famigerata legge194, pubblicata nella Gazzetta

Ufficiale n. 140 del 22 maggio1978) e comunemente detto“aborto”. La biro indugia dopoaver scritto, in un angolo, le pa-role diritto di uccidere e io miaccorgo che non hanno senso,non così, non una accantoall’altra. Eppure sono statedesiderate, richieste, ottenute,applicate, con il beneplacito dinazioni civili ed evolute.Mancano cinque minuti altermine della lezione, apparel’ultima diapositiva, la docenteconclude: “Questi soggettinascerebbero con grave ritardomentale e malformazioninotevoli. Le madri solitamentescelgono di abortire. Del resto,mi chiedo chi avrebbe ilcoraggio di definire dignitosa lavita di un uomo portatore diquesta sindrome”. Nessuno sipreoccupa, qualcuno riponegià la biro e il blocco degliappunti, altri preparano il li-bretto per la firma di frequenza.Io rispondo per iscritto alladomanda retorica,aggiungendo soltanto: (D)io.

Sul muro quei piccoli pugnichiusi vorrebbero aggiungerequalcosa, un piccolofondamentale parere chenessuno sta mai a sentire,perché ve ne sono altri aprendere il sopravvento,perché “non sarebbe una vitadignitosa”, perché “non sapreicome mantenerlo”, perché“sono troppo giovane”, perché“non me la sento”, perché “èfrutto di una violenza subita”,perché “non lo voglio, è statosolo un errore”, perché “l’uteroè mio e lo gestisco io”.Ripongo la biro e mi voltoappena, uscendo dall’aula: laparete è già bianca, il proiettorespento, il chiacchiericcio deglistudenti vivace. Ma queipiccoli pugni in bianco enero rimangono negli occhicome una speranza.Silenziosi e vivi.

Elisa Leoni

La sveglia maggio 2008

La competente sdfisofsfs sistematicità ssf

La sveglia maggio 2008

Omaggio a Marzio Tremaglia«Un uomo dalle grandi passioni, di grandi ideali, unuomo di parte, che ha però insegnato a tutti che leidee e le ragioni dell’altro debbano essere ascoltate,valutate e approfondite». Massimo Corsaro,assessore regionale all’Industria, piccola e mediaimpresa e cooperazione, a otto anni dalla suascomparsa, ha ricordato così, in apertura dellaseduta del Consiglio regionale, Marzio Tremaglia,assessore alla Cultura e trasparenza e capodelegazione di Alleanza nazionale della primagiunta Formigoni.«È per me l’ultimo intervento in questa sede – hadetto Corsaro, neoeletto alla Camera dei Deputati –ed è sicuramente il più difficile. Concludoun’esperienza di vita lunga 13 anni. Un percorsoricco di passioni, soddisfazioni e impegno, ma cheoggi si tinge anche di un velo di tristezza che nascedall’impossibilità di condividere con quello cheritenevamo il migliore di noi. Marzio sarebbesicuramente fra i nomi più importanti a livellonazionale per costruire il futuro dell’Italia, a lui cosìcara». «Erapernoi il naturale riferimentopoliticocuiguardare – ha aggiunto – un vero maestro che hasempre cercato di portare nella sua azione politica ilsenso alto e nobile dell’etica dello Stato». Corsaro,concludendo il suo intervento, ha fatto notare che«la commemorazione di oggi assume un significatoancora più importante perché è la prima volta in 8anni che il Consiglio regionale viene convocatoproprio il giorno della scomparsa di Tremaglia».Massimo Zanello, assessore alle Culture, Identità eAutonomie della Lombardia, così lo ha ricordato: «Èstato un assessore capace, che ha contribuito inmanieradeterminantealla crescita culturale e civiledellaRegione.Marzio èancoravivonel ricordodi chilo ha conosciuto».da L’Eco di Bergamo

Un matematico che salva la vitaLe prescrivo una Tac, un esame del sangue e una...simulazione numerica ». La matematica applicataalla medicina, anche nel quotidiano rapporto con ilmedico di famiglia. Perchè no? Già nel Settecento, ilmatematico Leonhard Euler sviluppò lamatematica cardiovascolare, con un modello dellafluidodinamica del sangue nelle arterie. Oggi, 21°secolo, unmatematico bergamasco, il 38enneAlessandro Veneziani, dallo scorso settembreprofessore associato in Analisi numerica, alDipartimento di Matematica e Informatica della“Emory University” di Atlanta, sta cercando dicalare (insieme ad altri matematici e ingegneri)l’arcigna e fredda matematica nella pratica med-ico-diagnostica. Veneziani, già approdato alMOX(Centro di modellistica e calcolo scientifico delDipartimento di Matematica del Politecnico di

Milano, dove è stato docente di analisi numerica dal2002 al 2007), e Docente di Calcolo Numericopresso l’Università degli Studi di Verona (dal 1997al 2000) e Bergamo (dal 2000 al 2007), ha portatoalla Emory University la sua conoscenza e passioneper i problemi correlati al flusso sanguignonell’uomo. Grazie all’aiuto delle equazioni discolastica memoria. Vogliamo fare un esempioconcreto? «Ci sono bambini che nascono con undifetto cardiaco, la ipoplasia del ventricolo sinistro.Sono pazienti che devono essere sottoposti a untrapianto di cuore. Nel frattempo, per permettere aibimbi di sopravvivere nell’attesa di un trapianto, ènecessario inserire loro un vaso artificiale chiamatoshunt.Ebbene, attraversosimulazioni al computer,grazie a calcoli matematici, i cardiochirurghipossono dimensionare e posizionare in modoottimale il vaso artificiale stesso. Con i miei colleghidel LaBS del Politecnico di Milano e il chirurgo Marcde Laval del Great Ormond Street Hospital diLondra ci abbiamo provato...e con risultati davverosoddisfacenti».da Il Giorno

Giovanni Bana presidente ANUUL’Anuu, l’associazione dei migratoristi italiani per laconservazione dell’ambiente naturale, festeggia i 50anni dalla nascita. In questa occasione l’avvocatoGiovanni Bana, bergamasco, da 30 anni presidentenazionale dell’Anuu migratoristi, illustra la ricettaperché la caccia ritorni a quella dignità e a quelruolo nel sociale che sempre le sono stati propri: «Ilvero problema è l’incapacità del mondo venatorio difar capire che la caccia tutela ambiente ebiodiversità, è gestione del territorio, cultura edifesa delle tradizioni. I cacciatori devono avere unavoce sola, in Italia e all’interno della comune casaeuropea». L’Anuu è stata costituita il 28 marzo del‘58 e guidata fino al gennaio del ‘77 dall’avvocatoAntonio Bana. Alla sua morte, il testimone passòper un anno all’avvocato Steno Baj, l’allora presi-dente del Comitato esecutivo. Nel ‘78, alla scadenzadel ciclo quadriennale, fu eletto l’attuale presidente,figlio del fondatore. Partiamo da quel lontano 28marzo 1958. «Mio padre nella sua terra orobicadiede vita a un’associazione fatta da professionisti,agricoltori, industriali, animati dallo studiodell’ornitologia a difesa delle realtà rurali e delle lorotradizioni popolari. Oggi, con la stessa filosofia diallora, l’associazione è radicata in tutta Italia ericonosciuta nelle più importanti sedi istituzionalieuropee. Un cinquantennio vissuto sempre con lamassima attenzione per il principio di una cacciaimmersa nella società e con alla base gli studiornitologici. Pensi, 50 anni fa eravamo consideratigli ambientalisti nel mondo venatorio».

da L’Eco di Bergamo

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Rassegna stampa degli Ex allievi

La sveglia maggio 2008

NOTIZIE DALLA SCUOLA

Notizie in breve• Mercoledì 23 gennaio gli studenti del Collegio

Vescovile Sant’Alessandro hanno eseguito unbonifico bancario dell’importo di 2.500 euro afavore del dottor Luigi Cicciò. Venerdì 11 aprilene sono stati versati altri 2.600.

• Luca Chiarelli con 95/200 punti si èaggiudicato la gara d’istituto per l’accesso allafase interprovinciale delle Olimpiadi della Fisica2008. Il record d’istituto è sempre quello diAlberto Fustinoni che nel 2004 ha totalizzato171/200 punti.

• Venerdì 1 febbraio gli studenti di I Classicohanno incontrato Guido Bosticco sul tema: “Perinsegnare a scrivere occorre insegnare apensare”. Guido Bosticco, docenteuniversitario, è un ex allievo della maturitàclassica 1991.

• Dal Vaticano1 febbraio 2008. ReverendoMonsignore Achille Sana, in occasione dellamancata visita del Sommo Ponteficeall’Università La Sapienza di Roma, Ella, anchea nome di codesto Collegio VescovileSant’Alessandro, ha voluto manifestarGliespressioni di spirituale vicinanza e confermarela propria fedele adesione al Suo universaleministero. Il Santo Padre ringrazia vivamenteper il deferente attestato di ossequio e di cuoreimparte a Lei e a quanti si sono uniti nel devotogesto la Benedizione Apostolica. Approfitto dellacircostanza per confermarmi con sensi didistinta stima Suo dev.mo nel Signore Mons.Gabriele Caccia - Assessore.

• Queste le percentuali degli studenti delGinnasio Liceo Classico che sono risultati senzainsufficienze agli scrutini del primoquadrimestre: IV Ginnasio 34,48%, V Ginnasio25,92%, I Classico 22,22%, II Classico 20,00%,III Classico 38,09%.

• Per il programma nazionale “Scuole aperte”sono stati finanziati per un totale di 18.700,00euro: il Progetto Dante del prof. Enzo Noris(6000,00 euro), il Laboratorio teatrale del prof.Giacomo Paris (5.700,00 euro) e il Progetto cin-ema e storia del prof. Andrea Locatelli (7.000,00euro).

• Matteo Astuti e Vittoria Tiraboschi (5B del LiceoScientifico) sono fra i venti finalisti nazionali diKangourou Italia della lingua inglese. Matteo(settimo) e Vittoria (decima) hanno gareggiatoper la Categoria Red Kangoroo.

• Venerdì 11 aprile Giulia Barcella si è classificataal secondo posto nella fase provinciale diArrampicata sportiva GSS 2008.

Una canadese al S. AlexIngrid, originaria di Cornwall, una cittadinavicino a Ottawa, è professoressa di inglese alCollegio vescovile Sant’Alessandro: «Insegno aglistudenti a conversare in modo più sciolto –spiega –, a parlare con più sicurezza e senzavergogna. Cerco di insistere il più possibile perfar capire quanto l’inglese sia importante: èquesta l’età per fare scambi interculturali, perstudiare o per lavorare all’estero, quando sonogiovani e non hanno ancora responsabilità. Sonoesperienze fondamentali per aprire la mente e, infuturo, per una carriera brillante».Ingrid, che è in Italia dal 1995, ha sempre vissutoa Bergamo, ma insegna al liceo Sant’Alessandroda otto anni: «In Canada è molto di moda ilmetodo educativo Montessori e, per essereabilitati all’insegnamento, è necessario seguireun corso nei centri degli Stati Uniti, dell’Irlanda odi Bergamo. Su consiglio di una cugina cheaveva fatto la stessa esperienza, ho deciso dipartire alla volta dell’Italia all’età di 25 anni; cosìho anche potuto riscoprire le mie radici, visto chemio papà è nato a Roma. Presa la certificazionealla Montessori sono tornata in Canada perconcludere un contratto che avevo con unascuola elementare di Ottawa. Tornata aBergamo, ho insegnato prima alla British Schoolper quattro anni e poi sono passata alSant’Alessandro».È proprio la passione per le lingue, infatti, che haguidato la professoressa Ingrid nei suoi viaggiper il mondo. Terminato il liceo vicino a Toronto,ha deciso di non cominciare subito l’università,ma di partire alla volta di Parigi: «La conoscenzadel francese – spiega – è fondamentale per potertrovare un lavoro in Canada, e grazie all’annotrascorso in Francia come ragazza alla pari, l’hopotuto approfondire bene. Tornata a casa, misono iscritta alla Facoltà di Lingue della Univer-sity of Western Ontario e, dopo la laurea, sonopartita per il Giappone dove, selezionata da unprogramma governativo, ho insegnato ingleseper un anno».Il destino di Ingrid, però, non era né inCanada né in Giappone, ma proprio a Bergamo: «Neimiei primi tempi qui, mio papà è stato a farmi visita e,affascinato dalla città, mi ha consigliato di trovarmi unmarito bergamasco».E così è stato: Ingrid si è sposata, ha due bambinie si trova benissimo nella nostra città, tanto danon avere più alcun progetto di tornare a viverein Canada: «Ormai sono molti anni che insegno alCollegio, e comincio proprio a sentirmi parte dellascuola»

Caterina Migani da L’Eco di Bergamo

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La sveglia maggio 2008

ULTIMA PAGINA

Enrico Sesti, l’architetto GiorgioSesti e il signor Ezio Agazzi.Da questa relazione doveva nascereil progetto approvato dallaCommissione Edilizia. In linea dimassima il progetto è il seguente.Date le moderne esigenze, scuola econvittoavrannosede induediversi«blocchi». L’edificio adibito allascuola sorgerà dove attualmente sìtrova la palestra del Collegio.Comprenderà 37 aule, di cui 25adibite alle lezioni vere e proprie e12 «speciali», cioè per il disegno, perle scienze, per le esercitazionipratiche.Nelle aule potranno trovare postocirca 700 alunni, fino ad unmassimo di 750; saranno aulemiste. Medie inferiori, mediesuperiori per l’idoneità classica escientifica, un corso d’istitutotecnico - commerciale: questa lastruttura della scuola. All’edificio sipotrà accedere da due parti:dall’attuale ingresso da via Gari-baldi a lato della palestra, oppureda via Cucchi.Sparirà la costruzione attualmenteesistente adibita alle scuole medieinferiori. Annesso al complesso«scuola» vi sarà il settore delleattività ginniche, ossia dellepalestre, che saranno tre, tutte didimensioni regolamentari, di cuiuna tanto ampia da consentiremanifestazioni atletiche di un certolivello.Al centro dell’attuale area delCollegio sorgerà invece il complessodel Convitto. Si tratta di unfabbricato «a corpi sfalsati»,praticamente la risultanzadell’unione di tre edifici. Quipotranno essere ospitati circa 220alunni interni, per i quali sarannoapprestate camerette singole opiccoli dormitori a «box». Lecamerette saranno disponibili per il50 per cento degli ospiti, cioè per glialunni delle scuole superiori. In-utile dire che il complesso avrà indotazione le attrezzature ed i servizipiù moderni. Tra la scuola e ilconvitto sorgerà la chiesa.

Entrambi i fabbricati sarannoprospicienti la via Garibaldi, puressendo molto arretrati, eracchiuderanno due vasti cortiliaperti a meridione. Profondemodificazioni subirà, oltre alcomplesso attualmente occupatodal Collegio, anche l’area di viaCucchi, dove sorge la FUCI, che sitrasferirà, a trasformazione ulti-mata, nell’edificio sull’angolo tra viaSant’Alessandro e via Garibaldi.Complessivamente il Collegio saràdotato di tre ampi cortili e di vastearee verdi, per un totalecomplessivo di 6.500 metriquadrati circa. Vi sarà anche un“auditorium” capace di 400 posti,che sarà raggiungibile direttamenteda via Garibaldi, mentre sarannopure disponibili spazi per ilparcheggio delle vetture degliinsegnanti e degli studenti. Non èstata ancora definita nel progetto lazona del Collegio che cade sotto ilvincolo dei Borghi Storici. Si trattadella fascia lungo la via S.Alessandro, dall’incrocio con viaGaribaldi in su.Qui dovrebbero essere alloggiati ilrettorato, gli appartamenti per ilcorpo insegnante, sale dirappresentanza, L’ingressoprincipale al Collegio rimarràl’imponente androne attuale chesi apre sulla ripida via S.Alessandro. Uno degli aspetti piùinteressanti del progetto ècostituito dalla modificazione chesubirà via Garibaldi. Al posto delmassiccio n muragliene che oraincombe sotto il Collegio,comparirà un porticato sotto ilquale passeranno i pedoni,mentre sulla via per un tratto dicirca 50 metri si apriranno deinegozi.Il Collegio, inoltre, potrà anchevalersi dell’area acquisita allaCeladina, dove saranno attrezzatiin futuro campi sportivi e da ten-nis, in modo che gli studentipossano compiere sani esercizi esport all’aria aperta.

Pino Capellini

RICOSTRUIRE IL COLLEGIOcontinua dalla quinta

Perché l’Italiano vero non èquello che mangia gli spa-ghetti al dente e ha unpartigiano come Presidente,come cantava Toto Cutugno(quello con una colata dicatrame al posto deicapelli). Il vero Italiano loriconosci perché è convintodi essere l’unico sveglio inun mondo di imbecilli.Facciamo subito un test:dividete la popolazioneItaliana tra svegli eimbecilli. Non c’è bisogno diandare a guardare i datiISTAT, voglio la vostraimpressione, quindipensateci su un attimo evenitevene fuori con duepercentuali, tipo 50-50 o60-40 (lo sapete, vero, che iltotale deve fare 100?).Nell’attesa che la redazionevenga subissata dalle vostrerisposte, vi anticipo io laproiezione del risultato (subase storica, è unesperimento che ho giàfatto): la suddivisione è 80%di imbecilli e 20% di svegli.Adesso la seconda parte: inquella ripartizione, voi dovepiazzate voi stessi? Nel 20%di svegli o nell’80% diimbecilli? Io la risposta la sogià e lascio alla redazione ilcompito della verifica delleschede. Ma il risultato finaleè che il 90% degli Italiani siconsidera facente parte del20% di svegli e solo il res-tante 10% si includenell’80% di imbecilli. Capitodove sta il problema?

Masse

dalla undicesima

La Redazione: Teresa Capezzuto e Gianpietro Masserini. Disegni di Stefano Savoldelli. Segretario di redazione: Eugenio Donadoni. Grafica:Fabio Colombo e Domenico Gualandris. LA SVEGLIA c/o Biblioteca Collegio Vescovile Sant’Alessandro via Garibaldi 3, 24122 Bergamo Tel.035 21 85 00 - Fax. 035 388 60 88 - Internet: www.exsantalex.it - www.santalex.it email: [email protected]