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Il 2 febbraio 1865 degnò la fine del letargo profondo in cui si era venuto a trovare il vecchio castello degli Altemps, gigantesca rovina di una grandezza passata. Prima del 2 febbraio 1865 invano era profuso sul colle di Mondragone tanto sorriso di natura, invano. tornava col mite sole di primavera a fiorirgli attorno la verde ghirlanda dei boschi. Quale eco poteva rispondere ai lieti canti autunnali della vendemmia e alle squille festose del vespro dal palazzo vetusto se la grande mole sembrava un gigante che al declinare dei suoi giorni, sdegnoso degli uomini e delle loro piccolezze, si raccoglie maestosamente nella silenziosa meditazione del suo passato? Era letargo profondo, e un'aurea correva per le fredde sale, per i portici, per i giardini inselvatichiti e i pini superbi e i cipressi agitavano dolorosamente le cime: l'aquila del Borghese aveva piegato mestosamente le penne e il drago dei Boncompagni, epilogo glorioso di tre secoli di storia, assisteva inerte al suo destino. Ma venne la resurrezione, brillò finalmente la luce su tanta tenebra: le ferite che il gigante aveva riportate nelle lunghe lotte con gli uomini e con gli elementi, cominciarono a rimarginarsi. Le storiche sale rividero umani abitatori, il giardino di Gregorio XIII ridiede le sue rose profumate, le antiche fontane ripresero il canto interrotto da tempo e nel classico sacello dei Papi sorrise dall'altare l’immagine della Vergine a un drappello di giovani, primi fiori della rinascenza mondragoniana. Dal 2 febbraio 1865 ad aggi sono passati 60 anni! Quel primo drappello divenne una schiera, oggi é un'immensa falange sparsa per il mondo, falange che ha interessato sul verde colle la sua storia per propagarla nella vita, all’ombra protettrice di Dio e della patria. A tutti i 1270 convittori giungano graditi i cenni storici del vecchio Collegio al quale il loro pensiero ritornerà nostalgicamente per rievocare gli anni spensierati della giovinezza passata. L'edificio che da sessant'anni accoglie il nobile Collegio di Mondragone torreggia gigantesco su di un terrazzo dell’amenissimo declivio settentrionale del colle di Tuscolo in posizione singolarmente vantaggiosa, alla quota di m. 435 sul mare.

Lo si scorge da infiniti luoghi, dai monti al mare, da tutta la immensa pianura romana. Vi danno accesso due lunghi viali; alberato il primo di quadruplice fila di lecci annosi, 1'altro fiancheggiato da cipressi e da allori. E’ poi circondato da una selvetta deliziosa di pini ad ombrello e di castagni. e da estesi uliveti. Dinanzi al prospetto principale del palazzo di distende un ampio piazzale decorato con fontana artistica nel mezzo e due grandi torri, per ciascun lato, fregiate di mascheroni quadriformi sopra i rispettivi capitelli dorici. Da qui si, vagheggia un orizzonte così vasto e stupendo, da essere riguardato uno dei più meravigliosi dei colli laziali, e l'occhio non si sazia di rimirarlo. Al di sotto il

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pendio dolcissimo del colle che, tra coltivazioni di ulivi, e vigneti va a raggiungere la campagna sconfinata di Roma. L'Urbe si allinea quasi di fronte, con la superba cupola di Míchelangelo, e incorniciata a ponente, da un tratto assai esteso del littorale tirreno, sul cui sfondo è tanta vaghezza di tramonti di sole. Si elevano, a sinistra, i giocondi poggi del “Tuscolo verde” ingemmati di ville patrizie, con la ridente prospettiva della città di Frascati. Da N.O. a N.E. si gode la lontana vista dei monti Sabatini e Cimini, del Soratte, del gruppo di Lucretile, dei Prenestini e Sublacensi mentre si profilano più lungi numerose vette appenniniche. Or ben si comprende quanto il luogo così sorriso da bel cielo, da visuali incantevoli, da flora svariatissima debba pur essere favorito da mitezza di clima e da aria saluberrima. E tutta questa delizia a soli- 25 . minuti di automobile da Roma.

Card. Altemps

Il palazzo colossale, costituito dalla riunione armonica di tre grandiose costruzioni, si trova eretto sugli avanzi della villa dei Quintilii che qui ci ricorda i consoli romani Massimo e Condiano di quella illustre famiglia, i quali, benché tanto benemeriti dell'impero, furono fatti uccidere da Commodo, sia in odio alla loro fede religiosa, come per la sete d'impadronirsi del loro pingue patrimonio. Questa villa dei Quintilii passò poi da Commodo a Caracalla ed in appresso ad Emilio Macro Faustiniano. Caduto l'impero, si ritiene che essa andasse in possesso di famiglie cospicue della vicina Tuscolo; e a1 pari delle tante altre ville andò in abbandono e rovina seguendo la triste sorte, della celebre città feudale, distrutta dal Romani (1172.91). Ma la villa dei Quintilii era destinata, a risorgere. Chi la richiamò a vita novella fu il facoltosissimo Cardinale Sittico Altemps onde far pago il desiderio espressogli dal suo augusto amico, Gregorio XIII (Boncompagni), che, suo ospite ambito nella villa Tuscolana, andando un giorno a passeggio lassù con lui,

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alla vista di quell’amenità insuperabile di luogo ebbe a dire: «Oh quanto starebbe bene qui una villa! (1) Il munifico Porporato non pose tempo in mezzo: fare acquisto della località designata dal Papa e darsi modo per la fabbrica del palazzo e la formazione dei viali, delle alberate e dei giardini fu tutta una cosa. Alla risorta villa (1572-75), con disegno dell'architetto Martino Longo, il Card. Altemps dette il nome di Mondragone, a, significare insieme l'altura, su cui sorge l'edificio e il mezzo drago araldico dei Boncompagni. Durante il suo pontificato Gregorio XIII vi fece più volte dimora assai tradita, accogliendovi una moltitudine di personaggi ecclesiastici, tra cui il grande arcivescovo di Milano S. Carlo Borromeo, e nobili di Roma e di fuori. Vi trattò pure negozi della Chiesa, e vi promulgò la celebre Bolla della Riforma del Calendario Giuliano (1582). Il Cardinale Altemps, non soddisfatto dell'innalzamento della prima fabbrica, già per se stessa imponente, ordinò la costruzione di un altro edificio parallelo e poco distante, dalla parte dell'altura tuscolana, detto la Retirata, valendosi dell'opera dell'insigne architetto Van Zans, chiamato volgarmente il Vasanzio. In questo nuovo palazzo grandioso ed ornato furono per qualche tempo ospiti del Card. Altemps gli sposi Roberto Altemps e Cornelia Orsini di Virginio. Nel 1587 Mondragone può ricordare una. breve dimora fattavi dal grande vegliardo Sisto V, in occasione della visita che si era recato a fare ai lavori di presa dell'acqua Felice da Lui condotta a Roma dalli tenuta di Pantano. _____________ (1) Il Cardinale Marco Sittico “Ab Alta Emps“, nome poi abbreviato in Altemps, non godeva abitualmente buona salute, tanto che più volte si è potuta spargere la voce falsa della sua .morte. Egli provava. spesso il bisogno di recarsi all'aperto, or qua, or là, per respirare l'aria libera e puma. della campagna, dalla quale traeva sollievo. Così, quando il Cardinale Alessandro Farnese si decise di vendere la Villa Angelina presso Frascati (già appartenente a suo fratello, Card. Ranuccio Farnese, detto il Card di St. Angelo); il Card. Altemps ne fece acquisto. Ma come trovò la, relativa abitazione non abbastanza vasta. per lui e la sua corte, così dette incarico all'insigne architetto Giacomo Barozzi, detto il Vignola di ampliarla convenientemente; ciò che fu fatto, e da allora là villa prese il nome di Tuscolana (e poi di Villa. Vecchia, quando il Card. Scipione Borghese ebbe comperato Mondragone, la villa Tuscolana e tutti gl'immensi possedimenti Altempsîani).

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Fu pare in questa stessa villa, l'anno 1589, il Cardinale Sfrondati, vescovo di Cremona, asceso poi alla cattedra di San Pietro con il nome di Gregorio XIV. Gli fece seguito con parecchie villeggiature Clemente VIII (Aldobrandini). Il quale pontefice innanzi di accettare l'ospitalità di Mondragone offertagli dal munifico Cardinale Altemps, non aveva isdegnato di adattarsi più volte e con piccola corte nella rocca modestissima di Frascati (attuale. episcopio), e queste dimore “lo avevano persuaso che quest'aria era giovevole alla sua vacillante salute”, benché una volta vi rimanesse colto dalla podagra. Nel tempo del suo soggiorno a Mondragone, Cardinali, Ambasciatori, prelati, patrizi ed altri personaggi si recarono a fargli atto di omaggio o a trattarvi affari, di maniera che alla villa era sempre grande l'andirivieni di quelle ragguardevoli persone. Nell'anno 1613, Mondragone, con molti altri possedimenti (un vero e proprio « status tusculanus » di cui era proprietario il Duca, Gian Angelo Altemps) fu acquistato dal Card, Scipione Borghese al prezzo di scudi 300.000, de' quali 280.000 in contanti e 20.000 costituiti

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dal valore di. altra villa (ora Grazioli) che lo stesso Card. Borghese aveva comperata del Card. Acquaviva (1). Ed ecco che il Porporato di Casa Borghese, il beneamato pepate di Paolo V., si dette subito pensiero non solo dell'ingrandimento ed abbellimento del palazzo, nel quale radunò insigni opere di arte, ma anche dell'ampliamento dei confini della villa con l'acquisto di fondi rustici limitrofi. Egli non tardò a far sorgere un terzo grandioso fabbricato dal lato di potente (la galleria) con il quale raggiunse pure

lo scopo di riunire i due edifici fatti costruire dal Card. Altemps; e della nuova costruzione fu pure architetto il valentissimo Vasanzio. Era tale e tanta la magnificenza che presentava Mondragone dal primo quarto del secolo XVII, fino oltre la metà del seguente, per la quantità anche dei numerosi tesori artistici accumulativi, che nelle Guide ed itinerarii dell'epoca non si esagerava scrivendosi: « Villa Mondragonia Burghesiae Gentis magnificentissima », ed ancora: “la fabbrica di Mondragone machina a vederla superba, la quale spaventarla ogni Principe”, e dalla quali perfino si sarebbe “ prisca Romanorum magnificentia superata”. Qui Paolo V, circondato dalla nobile e festosa corte s'intratteneva con diletto; e ogni volta giuntovi da Roma diceva di riacquistare l'appetito, qui si levava di buon mattino, recandosi spesso a celebrare fuori di Mondragone, al vicino Eremo dei PP. Camaldolesi, ai Cappuccini di Frascati, alla cattedrale di questa Città, alla Badia di Grottaferrata, ecc. Nel resto del giorno era nella villa un via vai continuo di cardinali e personaggi:tra i quali il Duca di Vandome, fratello naturale di Luigi XIII re di Francia, gli ambasciatori di Francia, Spagna, Venezia, Mantova, Savoia, ecc. ecc. ________________ (1) Può interessare questo ricordo che si riferisce al palazzo di Mondragone, quando ancora apparteneva al Card. d'Altemps. Dopo la mirabile scoperta del suo telescopio, il sommo Galileo, nella prima osservazione, che vi fece in Roma dal Gianicolo, puntò il nuovo istrumento proprio su Mondragone, di cui, si poterono osservare benissimo le particolarità architettoniche più minute. (La Galla, De phenomenis in orbe Lunae novi telescopi usa a Galileo Galilei nonc iterum suscitatis. Venetiis, apud Tomasso Dalionum, MDCXLI. Ebbene, nella magnifica sala Borghese del Collegio, tutta decorata con quadri grandiosi di soggetti di storia naturale e con medaglioni di sommi scienziati, si ammira tra questi l'effigie del grande Galilei e quella dell'altro luminare dell'astronomia, il P. Angelo Secchi, gesuita. Il quale, trovandosi a Mondragone, divisò d'impiantarvi egli stesso un Osservatorio Meteorologico Tuscolano, che fu poi costituito nel 1879, dall'illustre cultore di Fisica, P. Felice Ciompi, poiché l'insigne gesuita era già mancato ai vivi.

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Una speciale accoglienza paterna accordò il Papa nel 1616 all'umile religioso; S. Giuseppe Calasanzio, recatosi da Lui per trattare l'apertura in Frascati di una casa del nascente suo Ordine Scolopio. Il venerando istitutore non solo ottenne il desiderato consenso, ma anche l'invito di aprire le scuole pie in Frascati diventata « una, piccola Roma » perchè « la Corte, la maggior parte dei Cardinali vi passavano l'estate » scuole che il Papa amava molto e ne desiderava “di cuore, l'incremento”. Una quantità di lettere, parecchi Brevi o Bolle Pontificie ci stanno a ricordare le villeggiature trascorse nel suo Mondragone da Paolo V. Questo primo periodo Borghesiano della monumentale delizia, per le cure di quel, Pontefice e del suo Cardinal nepote, munificentissimi, segnò veramente il massimo dello splendore del luogo. Il gigantesco palazzo, infatti, con la sua vita, il suo arredamento stupendo, le preziose decorazioni e le stupende attrattive della villa mostrarono in quegli anni il fascino loro maggiore.

Il 28 gennaio 1621 passava chi questa vita Paolo V, cui deve parecchi suoi monumenti superi, l’erede, che fu il Cardinale Scipione Borghese, continuò, insieme co' suoi congiunti, a frequentare la villa, dove non venne meno la costumanza di ricevervi, con sontuosa cortesia, quante persone di alto grado si presentavano. Dopo un memorabile ricevimento che v'ebbe nell'ottobre del 1623 il Cardinal di Savoia, venne la volta di Urbano VIII Barberini, che accolse l'invito del Card. Borghese

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di recarsi a villeggiare a Mondragone, dove il munifico proprietario si era dato il pensiero di far rimettere a nuovo l'appartamento già abitato da Paolo V. Vi si condusse quel Papa, negli anni 1625-26, trovandovi un'accoglienza ben degna della Sua persona augusta e della incomparabile grandezza del porporato ospite. In villa, Urbano VIII era allietato dalla compagnia del signore del luogo, di quella di altri membri del S. Collegio, sempre presenti a tenergli corte, dei signori congiunti e di altri nobili. Passeggiava volentieri, prendeva parte con piacere a gite nei giocondi poggi tuscolani; componeva anche leggiadri versi latini, nè tutto ciò impedivagli di occuparsi degli interessi della Cattolicità. Ma non ostante la nobile ospitalità offertagli dall'eminentissimo Borghese e la dimora così splendida di Mondragone, il Papa, già da tempo vagheggiava l'acquisto di un luogo proprio di riposo in campagna, da formare la villeggiatura per così dire ufficiale dei sommi Pontefici. Ebbene, questa residenza per le ferie autunnali dei Papi, pur sorrisa da salubrità di clima ed ampiezza di panorami luminosi, fu stabilita nel villaggio di Castel Gandolfo, dominante il lago omonimo, dove Urbano VIII possedeva già una villetta privata. E fu proprio questa, forse, che ampliata e opportunamente ridotta sotto la direzione di architetti illustri, e resa decorosa col suo magnifico palazzo e il giardino fiorito, vide lo stesso Pontefice Barberini recarsi ad inaugurarla nel mise di maggio del 1826, e diventare poi il lieto e tranquillo soggiorno campestre dei suoi successori fino a Pio IX (1870); dal qual tempo, per i noti avvenimenti storico-politici, la detta villa papale, benché non più frequentata dai Capi della Chiesa, è ugualmente rimasta in possesso della S. Sede per effetto della legge delle Guarentigie.

Così Mondragone cessò di essere il luogo di delizia dei Papi; ma lo storico palazzo non doveva rimanere deserto, non ostante che un altro colpo lo attendesse alla morte del Card. Scipione Borghese (2 ottobre 1623), il cui erede, Marcantonio Borghese, valle destinare per la dimora di campagna della nobile famiglia la villa sottostante, più modesta (già Taverna), riservando Mondragone per le occasioni dei più solenni ricevimenti Le grandi aderenze, infatti, della Gasa Borghese con romana nobiltà e con personaggi di fuori valsero a mantenervi per buon tempo ancora l'affluenza dei signori anche di alto rango: così si ricordano il sontuoso ricevimento datovi al Duca Ferdinando De Medici (1628); l'altro non meno splendido che v'ebbero gli sposi, Principe Borghese e Donna Eleonora Boncompagni nel 1658; la dimora di alcuni giorni (1698) dell'ambasciatore di Spagna; poi una breve visita fattavi da Benedetto XIV nel 1741, in occasione della sua gita al vicino suo Eremo dei PP. Camandolesí per visitarvi il celebre Cardinale Passionei, ed un'altra (1744) di Giacomo III pretendente d'Inghilterra; ed infine (1745) quella singolare radunata di nobili dilettanti che nel teatro della galleria rappresentarono la tragedia di Voltaire “La. Zaira”, seguita dal ballo «

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Galatea ». Il quale spettacolo dovette prendere allora proporzioni di un grande avvenimento se in lode di quegli aristocratici attori e delle amabili attrici furono composti (e parte anche stampati) ben venture sonetti da entusiastici ammiratori di quella esecuzione.

Fino al tramontare del XVIII secolo il palazzo di Mondragone conservava ancora interamente la sua meravigliosa bellezza perchè statue, busti, bassorilievi, mosaici, decorazioni, addobbi, mobili, sup pellettili preziose tutto vi era rimasto pressoché intatto al rispettivo pasto, mentre all'esterno giardini, fontane, giunchi d'acqua ed ogni altra attrattiva continuavano ad allietare la villa. Ma il sopravvenire dei tragici avvenimenti politici di Francia, con tanta ripercussione nella nostra Italia; l'allontanamento da Roma (e parte anche dalla penisola) dei signori Borghese, le irruzioni di una banda di predoni (gl'insorgenti) presso e dentro la stessa città di Frascati; il violento terremoto dell'Agosto 1806 ; il vandalico passaggio delle truppe austriache per Napoli accasermate per tre giorni a Mondragone, il periodo sismico durato due mesi in Frascati durante l'estate del 1827, furono eventi tutti per cui rimase parecchio danneggiato il delizioso luogo.

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Fino però alla metà del passato secolo si manteneva qui costante la tradizione che non lieve colpa della spogliazione e decadimento di Mondragone, (non fosse altro per incuria e difetto di custodia) l'avesse avuta il Cav. G. Cozzano, rappresentante del principe Don Camillo Borghese, viceré del Piemonte e consorte di Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone I. Il Cozzano, che si firmava “Agente generale del Principe Borghese in boma e nel Regno delle Due Sicilie”, avrebbe profittato della lontananza, del suo nobile signore per mandare a male le robe e gl'interessi affidati alla sua vigilanza. Ora, per debito d'imparzialità, è mestieri far noto che il eh. Saverio Kambo in una sua pregevole pubblicazione illustrata di Frascati rivendica la figura del Gozzano, presentandolo come persona capace e retta, pur se forzata per le incessanti richieste imperiose di denaro del suo padrone a fare delle alienazioni che avrebbe voluto evitare. Tutto allora pareva congiurare a danno di Mondragone, e intorno al luogo or così desolato si erano anche formate paurose leggende. Si diceva che sull'imbrunire s'udivano suoni e rumori misteriosi, ora intensissimi, ora lamentevoli e lenti, che, al calar del sole, obbligavano chi si trovava vicino al palazzo ad allontanarsi frettoloso. Correva pure la voce che vi comparisse sovente il fantasma di una gran dama, creduto “lo spirito di Donna Olimpia” (alludendoli forse alla Donna Olimpia Aldobrandini, sposa in prime nozze di Don Paolo Borghese; pronepote di Paolo V, ed in seconde nozze moglie di Don Camillo Pamphily, nepote d'Innocenzo XII). Nello stato in cui era ridotto allora Mondragone non poteva esservi dubbio che presto sarebbe finito un mante di macerie e non è a dirsi quanto ne fosse rattristato il popolo di Frascati. Ma come fu destino che sui ruderi della villa. dei Quintilii sorgesse il superbo castello, così era scritto, che dalla sua mole fatiscente dovesse sorgere ed accogliere uno fra i più nobili collegi, se non il primo, addirittura, d'Italia. Ed ecco come il miracolo avvenne. All'alba del 31 luglio 1828, un convoglio di carri carichi d.'inferriate, provenienti da Mondragone, traversava le vie di Frascati per essere condotto a Roma. La sorpresa e l'amarezza dei cittadini era grande. Quel ferrame divelto dalle fenestre basse dell'edificio, era stato acquistato da negozianti israeliti. I conducenti di quel treno si erano soffermati presso la residenza del Comune per munirsi della licenza d'introdurre nella Capitale, il loro carico di ferro. Ma insorse l'anima tuscolana, già tanto indignata per gli scempii ripetutamente compiutisi nei palazzi, il più storico e monumentale di tutte le nostre ville del rinascimento, e gridò il suo: basta! Il Gonfaloniere della città, gli Anziani, i Consiglieri e il Commissario, delle antichità, interpreti della passione della cittadinanza, non solo negarono il richiesto lascia. passare della triste merce per Roma, ma senza indugio profittarono della benevolenza sempre manifestata a Frascati dall'illustre Cardinale Bartolomeo Pacca, già amatissimo vescovo Tuscolano (1818-21) e molto influente presso Leone XII, per rendere informato questo Pontefice della rovina di Mondragone e perorare il di Lui sovrano intervento (1). Conosciuta il Papa la brama dei Tuscolani di veder salvato dalla distruzione totale quanto ancora era rimasto in piedi del celebre monumento, che la furia del vandalismo non aveva potuto far scomparire, benignamente accolse le loro istanze. E la sua autorità fu la salvezza di Mondragone: Ordinò Egli che s'invitasse il Principe proprietario ad effettuare le necessarie riparazioni al fabbricato, e qualora il Borghese noli vi si fosse adoperata, una Commissione apposita di Cardinali avrebbe dovuto avvisare ai mezzi più opportuni perché d’ufficio fosse in ogni modo assicurata l'esistenza dell'edificio, « oggetto d'architettura interessante».. Così cessarono le devastazioni; ed il palazzo già abitato da Sommi Pontefici, e che aveva ospitato tanti insigni .personaggi, i cui nomi erano passati. alla storia, stava per attendere il suo « post fata resurgam ». __________________ (1) COPIA della supplica presentata a S. S. Leone XII, per la conservazione dell'edificio di Mondragone, dalla civica magistratura e dal commissario delle antichità, di Frascati. Il documento è fedelmente trascritto con tutti i suoi errori, specie ortografici.

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« BEATISSIMO PADRE, «Una delle più grand'opere dell'architettura moderna è senza fallo il Palazzo delle Villa ondragone nell'agro Tuscolano celebrato da tutti gli Eruditi ed ammirato da tutti gli Esteri . « Finché i Proprietari della Villa, cioè i Sig. .Principi Borghese ridondanti di ricchezze hanno soggiornato in Roma questo maestoso Edilizio è stato gelosamente conservato. «Ma avendo questa Illustre Famiglia abbandonato il Soggiorno di Roma e dello Stato i di Lei Ministri con operazione veramente vandalica vanno di giorno in giorno spogliando 1'Edificio di tutti gli oggetti di solidità o di conservazione per trarne una vile economia ed un più vile ed inonesto guadagno, e così ridurlo allo stato di sicura e prossima demolizione. «Non fa duopo, di mettere: oggi in vista. la, pubblica opinione che i successori di Paolo V nella Sede Romana abbiano il diritto di valersi di quest'abitazione per Loro diporto; opinione che non sarebbe difficile autenticare con pubblica documenti; se il bisogno lo esigesse. Ma quantunque il Proprietario della Villa fosse l'assoluto ed indipendente Padrone dell'Edificio, non perciò gli sarebbe permesso di demolirlo o direttamente o indirettamente e spogliare Roma, Frascati ch'è un luogo suburbano della Capitale, anzi tutte lo Stato di uno dei più belli, e de più magnifici ornamenti dell'architettura . moderna. Griderebbero in questo caso contro di Lui tutte le leggi del gius Commune sopra i Privati Edificj, e diverse Costituzioni de Sommi Pontefici le quali vietano a qualunque Privato di demore senza. l'autorità publica i loro propri Edificj, che pel pub. Decoro, ed ornamento sono sotto la .tutela del Principe Supremo. «In questo stato di cose i1 Commissario delle Antichità ed il Magistrato Tuscolano ricorrono ai piedi della Santità Vostra per impedire una rovina che sarebbe di disdoro allo stato e che meritamente riporterebbe la disapprovazione non solamente dei nostri ma ancora degli Esteri. «Ma acciocché in un tale affare si proceda con la massima ponderazione potrà la Santità Vostra degnarsi di destinare una Congregazione di Soggetti rispettabili la quale non solamente esamini diligentemente quanto con rispettosa supplica si propone, ma inoltre suggerisca tutte quelle provvidenze che saranno necessarie al bisogno. « Laonde; ecc».

Il libro su Guendalina Talbot Borghese si trova presso la Biblioteca dell’Università Gregoriana di Roma

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Donna Guendalina Talbot, infatti, prima consorte del Principe Don Marcantonio II Borghese, dama di santa vita, verso il 1840, attratta dalla delizia e dalle insigne memorie del decaduto luogo monumentale, aveva accennata al duo nobile compagno che le sarebbe stato molto gradito vedervi restaurata qualche stanza dalla parte del fabbricato centrale rivolta a Roma. Lo stesso desiderio lo fece poi suo, con entusiasmo anche la nobile dama di Francia, Donna Teresa de la Rochefaucauld, seconda moglie del Principe Don Marcantonio. Questo gentiluomo romano, ebbe a cuore di corrispondere alle brame di persone a lui tanto cara. Si videro così alcune sale del centro del palazzo rese abitabili, non solo, ma anche ornate di dipinti; venne pure effettuato un principio di rinforzamento alla pericolante ala di ponente, non però continuato perché forse soverchiamente dispendioso. Furono elaborati progetti di costruzione in grande stile dai migliori architetti dell’epoca; ma nessuno di quei disegni venne eseguito. Intanto, anche con i più ridotti restauri compiuti, il Collegio Ghislieri di Roma potè farvi trascorrere dai suoi alunni le ferie autunnali, dal 1860 al 1864; e ciò per pura concessione del Principe Don Marcantonio Borghese al suo fratello Duca Don Scipione Salviati protettore di quell'Istituto romano. E il vedere quei giovani collegiali tanto felici e lieti a Mondragone fece decidere il Principe Don Marcantonio a destinare il grande edificio a dimora fissa di un collegio, tanto più che egli stesso aveva figliuoli da fare istruire ed educare.

Del provvido suo divisamento il nobile signore fece parte al venerendo P. Ponza di S. Martino Provinciale della Compagnia di, Gesù, fratello dell'illustre diplomatico; ed ogni accordo essendo stato raggiunto potè, il giorno 2 febbraio 1865, festa della Purificazione di Maria, vedersi istituito ed aperto il Collegio di Mondragone. A me vecchio cittadino di Frascati torna assai grato ricordare un fausto avvenimento che fu davvero il lieto augurio della evoluzione così felice, compiutasi in questi primi sessant'anni di vita dal nobile istituto Mondragoniano; la visita, cioè, quasi inaspettata di Pio IX al nascente collegio, nel pomeriggio del giorno 21 agosto 1865. Non è a dirsi l'accoglienza ossequiosamente entusiastica, ed inenarrabile fattasi al Pontefice per questo Suo atto di sovrana. degnazione. Il Papa mostrossi molto lieto nel vedere destinata ad una istituzione per la nobile gioventù questo luogo monumentale e non cessava di beneaugurare con effussione al sua incremento avvenire. (1).

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Sono sessant'anni adunque che avvenne la nascita del collegio, con soli cinque alunni, tre dei quali erano principini Borghese, figli del munifico padrone di essa, e gli altri due: il duchino Gian Carlo Scotti Gallarate di Milano e Carlo Rocchi di Roma. Il rapido crescere del numero dei convittori (che superò poi il centinaio (1881) impose il proseguimento di ulteriori riparazioni grandiose nelle varie parti dei fabbricati. Concorse il munifico Dori Marcantonio Borghese alla spesa delle prime opere di ricostruzione più urgenti, stabilendo pure che quale compenso della occupazione dell'intero edificio, i PP. Gesuiti avessero erogato una data somma in restauri del gigantesco castello. Ebbene l'amministrazione del collegio dai giorni della fondazione ad aggi ha impiegato in lavori di risarcimenti e manutenzione, la somma di circa lire 1200.000; e pur con tanto danaro profuso; attesa la sua grandezza, la mole Mondragoniana mostra ancora all'esterno i degni del suo decadimento, mentre all'interno si presenta ripristinata e dé corona. Che se non più racchiude i tanti tesori artistici e 1'arredamento sontuosissimo, del tempo di Clemente VIII, Paolo V e UrbanoVIII, conserva tuttora monumenti e cose assai pregevoli da ammirare. E per l'aria purissima, per la delizia insuperabile della sua postura, per la sua grandiosità e le opere architettoniche magnifiche che contiene, il palazzo desta sempre l'ammirazione dei visitatori nazionali e stranieri. E ciò a prescindere dagli insigni ricorsi storici che sono legati al nome di Mondragone... Come collegio-convitto poi, già tanto rimarchevole per la vastità eccezionale de' suoi ambienti superbamente signorili, che veramente sorprende, offre su tanti altri istituti consimili il vantaggio grande di trovarsi a giganteggiare, come si disse, su di un amenissimo colle in lieta campagna, così sorrisa dal sole e dal verde.

_________________ (l.) In questa occasione una deputazione di Monte Porzio venne a Mondragone per rendere omaggio al Santo Padre. Condusse con se due giovinetti a rappresentare la scolaresca del Comune, i quali offersero a Sua Santità un mazzo di fiori e recitarono versi in onor suo. Ma di questi due fanciulli, il più piccolino, di tre soli anni e vestito con leggiadria di colori bianchi e gialli, per la vivezza con cui recitò, commosse il Santo Padre che lo colmò di soavi carezze, anzi se la pose sulle ginocchia. Questo fortunato bambino è oggi Principe di Santa Chiesa Sua Eminenza il Card. Camillo Laurenti. Dopo la visita di Pio IX il Collegio accolse fra le sue mura un grandissimo numero di personaggi notissimi nel mondo religioso, letterario e politico, fra i quali, e si .tiene sommamente onorato, il Venerabile Don Bosco, padre e fondatore dell'inclita Congregazione Salesiana.

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Quanti personaggi. dal 186,5 ad oggi hanno onorato Mondragone della loro presenza, tutti hanno riportato del luogo e dell'istituto la migliore impressione. E' poi così bello il vedere nelle grandi solennità del Collegio (Patrocinio di S. Giuseppe e Purificazione di Maria) tornarvi a risvegliarvi la giocondità dei ricordi giovanili gli antichi convittori, appartenenti alle più distinte famiglie d'Italia, e ad alcune anche dell'estero, molti dei quali vi sono anche oggi rappresentati dai loro figli e perfino dai figli dei figli! Veramente memorabile fu la radunata di vecchi e giovani ex-alunni che vi si verificò in occasione della festosa. celebrazione del primo cinquantesimo (1915) della fondazione del Collegio. Un venerando Cardinale di S. R. C., 1'Emo Granito di Belmonte, l'ex Sindaco di Roma, Senatore Principe Don Prospero Colonna, altri molti patrizi romani, distinti Prelati, alti ufficiali dell'esercito, diplomatici, uomini politici, avvocati, giornalisti, ecc., tutti compagni di Collegio, sedevano a mensa. in numero di oltre 150 in tavole imbandite nel grande piazzale dei tigli, tutto adorno di pennoni di aste collegate da festoni di verdura, fiori e bandiere. In quel convito auspicante, la poesia delle memorie fece. sentire tutto il suo canto .-gioioso nel cuore degli intervenuti che lietamente tornarono ad affratellarsi ira loro e con gli antichi istitutori ed insegnanti.

Il Collegio ricorda pure alcuni suoi giorni di trepidazione, e questi corsero dalla metà di maggio a quella dell'agosto 1895. Il principe Don Paolo Borghese, primogenito dei figli di Don Marcantonio, era stato vivamente sollecitato da gente di affari dì impiegare il suo danaro in speculazioni di carattere edilizio, le quali però non corrisposero alle speranze dei grandi profitti sicuri fattegli concepire. Dovette quindi trovarsi nella necessità di chiedere fondi ad istituti di credito, che senza difficoltà alcuna gli venivano accordati. Ma quando i prestiti ebbero munto cifre molto ragguardevoli e ne venivano domande di restituzione, le finanze del Principe non furono in grado di liberarsi subito dalle gravi passività contratte, e per mancanza di accordo tra creditori si decise la vendita di Mondragone e di altre proprietà del patrimonio Borghese. Come potere scongiurare la preveduta chiusura del Collegio, dal momento che il prezzo che se ne richiedeva superava di molto la capacità economica dell'istituto ? Anche in questa penosa circostanza si pensò di ricorrere al Papa. Il clero, le autorità cittadine e il fiore della popolazione di Frascati si associarono al Cardinale

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Serafino Vannutelli Vescovo Tuscolano e ad altri alti personaggi nei perorare insieme agli alti personaggi con i PP. Gesuiti, presso il Vaticano la causa della conservazione del Collegio di Mondragone.

Nè le speranze andarono deluse. Come Leone XII ebbe impedito la intera distruzione dello storico palazzo, così un altro Papa Leone XIII di questo nome, il 15 agosto 1895 si degnava assicurare l’esistenza del nobile istituto, ordinando il concorso finanziario della S.Sede per 1'acquisto dell'edificio di Mondragone con le sue più necessarie dipendenze. Una volta garantita la vita dell'istituto dal gesto munifico del Pontefice, le famiglie di convittori che già dà tempo avevano manifestato il desiderio di vedere il Ginnasio-Liceo del Collegio parificato ai regi guanto agli effetti legali, tornarono, a ripetere le loro istanze al riguardo. E ciò, per ovvie ragioni di carattere morale e per risparmiare ai collegiali candidati alle licenze di Ginnasio e di Liceo, di doversi trasferire in Roma e rimanervi per circa dieci, quindici giorni in estate, per sottoporsi alle relative prove di esame. Ebbene, trovandosi l'istituto in piena regola con i programmi di studi e con il corpo dei docenti, come era formalmente constatato da ispezioni governative e dalle Commissioni di esami concesse dal Ministero della Pubblica Istruzione per parecchi anni -- e .tanto più che ad alcuni Collegi pur diretti da ecclesiastici era stato accordato quel favore – i superiori del Convitto decisero di domandare al R. Governo la concessione del detto pareggiamento. Verso la fine dell’estate del 1898 fu presentata la relativa domanda al Ministero della Pubblica Istruzione e con il corredo di tutti i documenti richiesti dalla legge ed il successivo appoggio di una petizione in favore firmata da 107 membri del Parlamento, alla quale si aggiunsero altre più alte commendatizie. Ma il fatto che i PP. Gesuiti di Mondragone erano ricorsi al Governo per ottenere un favore che – come si è detto – non si era negato ad altri istituti (pur non presentanti, come quello di Mondragone, tutte le note di doverosa considerazione) mosse lo sdegno di certa stampa contraria sino ad accendere discussioni nella Camera dei Deputati e a far ritirare la propria firma a nove deputati deo 107 che avevano sottoscritto la petizione. Non è difficile immaginare da quali occulte influenze fosse stata scatenata questa prima asprissima guerra. Con tutto ciò, disteso il 5 dicembre 1898 il decreto del pareggiamento, il Ministro della Pubblica Istruzione, On. Guido Baccelli, lo firmò il giorno 8 successivo. Il documento, dopo una settimana comparve nel Bollettino Ufficiale del Ministero della P. I. per essere poi trasmesso al P. Rettore del Collegio con un nobile messaggio

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gratulatorio del Comune di Frascati, il cui rappresentante si esprimeva con parole del “più vivo compiacimento” per un fatto “che ridonava evidentemente a indiscutibile vantaggio della città”. Il P. Rettore del Collegio, da parte sua, non tardò a darne notizia alle famiglie degli alunni, e per la circostanza dell’imminenza del primo giorno del 1899 una Commissione di alunni e professori del Convitto, con a capo il P. Rettore e il Preside degli Studi, si recò in Roma a ringraziare il Ministro che gentilmente si disse contento di aver compiuta “un’opera buona” e che “non si sarebbe pentito mai di quello che aveva fatto”. Purtroppo invece le cose andarono ben diversamente, perché, dopo appena tre giorni dalle date assicurazioni, un incaricato governativo si presentava al P. Rettore del Collegio a richiedere a nome del Ministro il famoso decreto di pareggio col pretesto che mancavano ad esso alcune formalità volute dalla legge. In buona fede il documento fu consegnato e ne venne rilasciata ricevuta dall'ispettore governativo, signor Carbone. Il clamore di alcuni giornali, malignità e false insinuazioni blaterate contro ogni principio dì giustizia, sortirono il loro effetto.

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Il Bollettino Ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione del 12 gennaio 1899 annunciava che “il Ministro della Pubblica Istruzione, avendo riconosciuto degli atti non conforme alte Leggi (!) il decreto ministeriale che pareggia temporaneamente ai regi il Liceo-ginnasio di Mondragone, lo ha ritirato”. Non ostante le interpellanze dei deputati contrari e l’ardore di polemiche accesesi contro gli onorevoli firmatari della petizione, si, può dire che quasi tutti i giornali della penisola, e molti esteri; occupandosi dell'affare di Mondragone si espressero favorevolmente al Collegio, il quale, nonostante la sofferta ingiustizia, non, ha cessata. di. prosperare e di godere la stima e la simpatia della parte più eletta della nazione e di famiglie straniere (1). Il giorno 8 dicembre di quest’anno, 1924, in circostanza della premiazione degli alunni più distintisi nella disciplina e nello studio, durante il periodo scolastico 1923-24, tra gli addobbamenti del portico del Vasanzio figuravano 12 pennoni dei diversi colori a rappresentare le varie nazioni dalle quali provengono gli alunni attuali del Collegio Mondragone.

Dott. Domenico Seghetti

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(1) Talvolta si era inteso dire che i giovani collegiali di Mondragone, perchè: appartenenti, per buona parte, a famiglie non solo agiate, ma anche nobili, poco curavano lo studio, inverse moltissimo i divertimenti e lo sport.

Nulla di più falso. Gli studi nel Collegio fin dal 1875 furono in tutto ossequenti alle esigenze dei programmi del Governo, come fu constatato nelle ispezioni fatte da ispettori inviati dal Ministero della Pubblica Istruzione. Riguardo poi al profitto fatto negli studi dagli alunni, sia che questî si fossero recati a sostenere le prove di esame negli Istituti Regii di Roma, sia che essi venissero esaminati nel collegio medesimo da Commissioni mandate dal Governo, l'esito delle prove risultò per nulla inferiore a quéllo normalmente ottenuto dai frequentanti dei Licei Ginnasi di Roma, Ennio Quirino Visconti, Umberto I°, Torquato Tasso, Terenzio Mamiani, Le cifre parlano meglio assai delle parole. La media delle licenze liceali conseguite dai convittori di Mondragone dà il 75 per cento; quella delle licenze ginnasiali dà il 91 per cento; molti diplomi furono conseguiti con splendide votazioni, ed anche con speciali congratulazioni dagli esaminatori. Fu in specie eloquente il risultato per il biennio 1899-1900 in cui 23 studenti di liceo 19 conseguirono la loro licenza: e su 29 studenti ginnasiali 25 furono licenziati! Dai convittori usciti dal Collegio si ebbero personaggi illustri, vanto della patria nostra, ed un glorioso manipolo di caduti nella grande guerra, tributo di sangue alla grandezza e all’unità d’Italia. A questi prodi che dettero lo spirito a Dio, il sangue alla patria, mandiamo un reverente commosso saluto!

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DECIUS RAGGI

Il testo e la traduzione sono stati tratti dal libro: Itinerari nella campagna romana – Le Ville Tuscolane

di LUIGI DEVOTI