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Mondi di finzione Sandro Zucchi 2013-14 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Mondi di finzione 1 Una questione aperta I Abbiamo visto che, secondo Lewis, un enunciato della forma pNell’opera di finzione f, pq ` e vero se p ` e vero in tutti i mondi di f;` e falso se p ` e falso in tutti i mondi di f; altrimenti non ` e n´ e vero n´ e falso. I Questa proposta solleva la questione: come si caratterizzano i mondi possibili di un’opera di finzione? I Lewis considera diverse opzioni possibili che discuteremo in questa lezione e nelle prossime. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Mondi di finzione 2 I mondi dell’opera di finzione Prima caratterizzazione Una prima caratterizzazione dei mondi di un’opera di finzione che Lewis considera ` e questa: I i mondi di un’opera di finzione f sono “esattamente quei mondi in cui la trama di f ` e messa in atto, in cui ha luogo un corso di eventi che riflette la storia.” S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Mondi di finzione 3 Una conseguenza desiderabile I Combinato con le condizioni di verit` a proposte da Lewis, questo primo modo di caratterizzare i mondi delle opere di finzione predice correttamente che (1) ` e vero: (1) Nelle Avventure di Sherlock Holmes, Holmes suona il violino. I Infatti, ` e parte della trama delle Avventure di Sherlock Holmes che Holmes suona il violino, e dunque in tutti i mondi in cui la trama ` e messa in atto Holmes suona il violino. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Mondi di finzione 4

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Mondi di finzione

Sandro Zucchi

2013-14

S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – Mondi di finzione 1

Una questione aperta

I Abbiamo visto che, secondo Lewis,

un enunciato della forma pNell’opera di finzione f, pqe vero se p e vero in tutti i mondi di f; e falso se p efalso in tutti i mondi di f; altrimenti non e ne vero nefalso.

I Questa proposta solleva la questione:

come si caratterizzano i mondi possibili di un’opera difinzione?

I Lewis considera diverse opzioni possibili che discuteremo inquesta lezione e nelle prossime.

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I mondi dell’opera di finzionePrima caratterizzazione

Una prima caratterizzazione dei mondi di un’opera di finzione cheLewis considera e questa:

I i mondi di un’opera di finzione f sono “esattamente queimondi in cui la trama di f e messa in atto, in cui ha luogo uncorso di eventi che riflette la storia.”

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Una conseguenza desiderabile

I Combinato con le condizioni di verita proposte da Lewis,questo primo modo di caratterizzare i mondi delle opere difinzione predice correttamente che (1) e vero:

(1) Nelle Avventure di Sherlock Holmes, Holmes suona ilviolino.

I Infatti, e parte della trama delle Avventure di SherlockHolmes che Holmes suona il violino, e dunque in tutti i mondiin cui la trama e messa in atto Holmes suona il violino.

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Un’altra conseguenza desiderabile

I Questo primo modo di caratterizzare i mondi delle opere difinzione predice inoltre correttamente che (2) e falso:

(2) Nelle Avventure di Sherlock Holmes, Holmes vive al 5di Baker Street.

I Infatti, e parte della trama delle Avventure di SherlockHolmes che Holmes vive al 221B di Baker street, e dunque intutti i mondi in cui la trama e messa in atto Holmes non viveal 5, ma al 221B di Baker street.

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Ancora un’altra conseguenza desiderabile

I Questo primo modo di caratterizzare i mondi delle opere difinzione predice infine correttamente che (3) non sia ne verone falso:

(3) Nelle Avventure di Sherlock Holmes, Holmes e altouno e ottantacinque.

I Infatti, la trama delle Avventure di Sherlock Holmes nonspecifica l’altezza esatta di Holmes, e dunque in alcuni deimondi in cui la trama e messa in atto Holmes e alto uno eottantacinque e in altri non e alto uno e ottantacinque.

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Due problemi

I Abbiamo visto che la combinazione delle tesi A-B fa dellepredizioni corrette in una serie di casi:

A. Un enunciato della forma pNell’opera di finzione f, pq e verose p e vero in tutti i mondi di f; e falso se p e falso in tutti imondi di f; altrimenti non e ne vero ne falso.

B. I mondi di un’opera di finzione f sono “esattamente queimondi in cui la trama di f e messa in atto, in cui ha luogo uncorso di eventi che riflette la storia.”

I Tuttavia, a parere di Lewis, la caratterizzazione in B deimondi delle opere di finzione va incontro a due problemi:

• il problema della circolarita,• il problema del riferimento accidentale.

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Il problema della circolarita

I La formulazione precedente ha questa conseguenza:

un enunciato della forma pNell’opera di finzione f, pqe vero se e solo se p e vero in ogni mondo possibile incui la trama dell’opera di finzione f e messa in atto.

I Questa tesi si espone all’obiezione seguente. Spesso, la tramadi un’opera di finzione non e data esplicitamente nell’opera. Unlettore intelligente puo ricostruirla, ma questo non enecessariamente un compito banale.

I Forse, il lettore ricostruisce la trama cercando di capire cosa evero nell’opera di finzione.

I Ma allora la teoria si espone all’obiezione di circolarita: peranalizzare la nozione di verita nell’opera di finzione si fariferimento alla trama dell’opera di finzione, ma la tramadell’opera di finzione puo essere ricostruita solo facendo usodella nozione di verita nell’opera di finzione.

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Il problema del riferimento accidentaleL’altro problema sollevato da Lewis e questo:

Si assuma che Conan Doyle abbia veramente scritto i racconti come pura finzione.Li abbia semplicemente inventati. Egli non conosceva affatto qualcuno che avevacompiuto le azioni che aveva attribuito a Holmes. . . Puo darsi nondimeno, per puracoincidenza, che il nostro mondo sia uno dei mondi in cui la trama dei raccontiviene messa in atto. Forse c’era un uomo di cui Conan Conan Doyle non aveva maisentito parlare le cui avventure reali per caso corrispondevano ai racconti in ognidettaglio. Forse egli si chiamava anche “Sherlock Holmes.” Improbabile, incredibile,ma certamente possibile! Ora si consideri il nome “Sherlock Holmes,” come usatonei racconti. Il nome, cosı usato, si riferisce all’uomo di cui Conan Doyle non avevamai sentito parlare? Certamente no! E irrilevante che un nome omonimo sia usatoda alcune persone, che non includono Conan Doyle, per riferirsi a quest’uomo.Dobbiamo distinguere tra gli omonimi, cosı come distingueremmo il nome di Londra(Inghilterra) dal nome omonimo di Londra (Ontario). E falso nel nostro mondo cheil nome, “Sherlock Holmes,” come usato nei racconti, si riferisce a qualcuno.Eppure e vero nelle storie che questo nome, come usato nei racconti, si riferisce aqualcuno. Cosı abbiamo trovato qualcosa che e vero nei racconti ma falso (secondola nostra improbabile supposizione) in uno dei mondi in cui la trama nei raccontiviene messa in atto. Lewis (1978)

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Analisi del problema

I Lewis attribuisce a S. Kripke la paternita del problema delriferimento accidentale.

I Analizziamo il problema in dettaglio.

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Le condizioni di partenzaI Supponiamo che esista nel mondo reale un detective chiamato “Sherlock

Holmes” che, all’insaputa di Conan Doyle, ha fatto tutto quello che narraConan Doyle nei racconti.

I Chiaramente, il nome “Sherlock Holmes” usato nei racconti e distinto dal nome“Sherlock Holmes” che si riferisce al detective reale.

I Per marcare questa distinzione, usiamo Sherlock Holmes per riferirci al nomeusato nei racconti.

I Ora, l’enunciato (4) e vero nel mondo reale (in quanto nei racconti di ConanDoyle Sherlock Holmes e il nome di un detective):

(4) Nei racconti di Conan Doyle, il nome Sherlock Holmes si riferisce aqualcuno.

I Tuttavia, anche se nel mondo reale esiste un detective di nome “SherlockHolmes” che ha fatto tutto quello che racconta Conan Doyle, l’enunciato (5) efalso nel mondo reale (in quanto Sherlock Holmes non e usato per riferirsi aun individuo del mondo reale):

(5) Il nome Sherlock Holmes si riferisce a qualcuno.

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Il problema

I Il problema e che, nel caso descritto, le condizioni di veritache abbiamo assunto predicono erroneamente che (4) non evero nel mondo reale:

(4) Nei racconti di Conan Doyle, il nome SherlockHolmes si riferisce a qualcuno.

I Infatti, nel caso in questione, il mondo reale realizza la tramadei racconti. Dunque, affinche (4) sia vero nel mondo reale,(5) deve essere vero nel mondo reale:

(5) Il nome Sherlock Holmes si riferisce a qualcuno.

I Ma, come abbiamo visto, (5) e falso nel mondo reale: il nomeSherlock Holmes non e usato nei racconti per riferirsi a unindividuo del mondo reale.

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Conclusione

I Il primo tentativo di caratterizzare i mondi dell’opera difinzione fa dunque una predizione errata riguardo a (4), nelcaso che abbiamo descritto:

(4) Nei racconti di Conan Doyle, il nome SherlockHolmes si riferisce a qualcuno.

I Questa difficolta, insieme al pericolo di circolarita, spingeLewis a proporre una nuova caratterizzazione dei mondidell’opera di finzione.

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Mondo reale e mondi di finzione

I Il problema del riferimento accidentale indica che il mondoreale non deve essere incluso tra i mondi dell’opera di finzione.

I Anche se tutti gli eventi narrati da Doyle nelle Avventure diSherlock Holmes avessero luogo nel mondo reale, il mondoreale non dovrebbe contare come uno dei mondi delleAvventure di Sherlock Holmes.

I Come e possibile escludere il mondo reale dai mondi delleopere di finzione senza fare una manovra ad hoc?

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Finzione e narrazioneLewis caratterizza cosı le opere di finzione (colore mio):

un’opera di finzione e una storia raccontata da un narratorein una particolare occasione. Egli puo raccontare le sueleggende intorno al fuoco del campo oppure puo scrivere amacchina un manoscritto e mandarlo al suo editore, ma inentrambi i casi c’e un atto di narrazione. Atti di narrazionediversi, finzioni diverse. . . Narrare e far finta. Il narratore famostra di dire la verita su questioni di cui e a conoscenza. Famostra di parlare di caratteri che conosce, e ai quali si riferisce,tipicamente, per mezzo dei loro normali nomi propri. Ma se lasua storia e una finzione, non sta facendo davvero queste cose.Solitamente, la sua finzione non ha la minima pretesa diingannare qualcuno, ne lui ha la minima pretesa di ingannare.Nondimeno egli interpreta una parte falsa, si comporta comese stesse raccontando un fatto conosciuto mentre non lo stafacendo.

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I mondi dell’opera di finzioneSeconda caratterizzazione

I Queste considerazioni riguardo alla natura delle opere difinzione suggeriscono di caratterizzare cosı l’insieme dei mondirilevanti per determinare cio che e vero in un’opera di finzione:

“I mondi che dobbiamo considerare. . . sono i mondidove l’opera di finzione e narrata, ma come un fattoconosciuto piuttosto che come finzione. L’atto dinarrazione occorre, proprio come qui nel nostromondo; ma lı e cio che falsamente fa mostra diessere: dire la verita relativamente a questioni di cuiil narratore e informato.”

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Una conseguenza

I Supponiamo di accettare la caratterizzazione precedente:

C. i mondi di un’opera di finzione f sono i mondi in cui f e narratacome un fatto conosciuto.

I Una conseguenza immediata di questa assunzione e che ilmondo reale non puo essere tra i mondi di un’opera di finzione(una conseguenza desiderabile, come abbiamo visto).

I Infatti, se f e un’opera di finzione nel nostro mondo, alloral’atto di narrare f nel nostro mondo non consiste nel narrareeventi di cui il narratore e informato, f non e narrata come unfatto conosciuto: se f e un’opera di finzione nel mondo reale,il narratore fa solo finta di narrare l’opera di finzione come unfatto conosciuto.

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Soluzione del problema del riferimento accidentale

I La nuova caratterizzazione dei mondi delle opere di finzioneevita dunque il problema del riferimento accidentale.

I Secondo questa caratterizzazione, (4) e vero nel mondo realese (5) e vero in tutti i mondi in cui i racconti di Conan Doylesono narrati come un fatto conosciuto:

(4) Nei racconti di Conan Doyle, il nome SherlockHolmes si riferisce a qualcuno.

(5) Il nome Sherlock Holmes si riferisce a qualcuno.

I Dal momento che il mondo reale non e un mondo in cui iracconti di Conan Doyle sono narrati come un fattoconosciuto, il fatto che (5) sia falso nel mondo reale non ciporta piu a concludere che (4) non sia vero nel mondo reale.

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Soluzione del problema della circolarita

I Se i mondi di un’opera di finzione sono i mondi in cui l’operadi finzione e narrata come un fatto conosciuto, ne segue che imondi dell’opera sono tutti mondi in cui la trama dell’opera sirealizza. “Altrimenti la sua realizzazione non potrebbe neessere nota ne essere raccontata con verita.”

I Dunque, otteniamo come corollario della nostracaratterizzazione che nei mondi di un’opera di finzione latrama dell’opera si realizza.

I Otteniamo questo, pero, senza fare uso della nozione di tramadell’opera per caratterizzare questi mondi, e dunque senzapericolo di cadere in una circolarita.

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L’Analisi 0

I La discussione precedente ci ha condotto ad adottare questaformulazione:

A. Un enunciato della forma pNell’opera di finzione f, pq e verose p e vero in tutti i mondi di f; e falso se p e falso in tutti imondi di f; altrimenti non e ne vero ne falso.

C. I mondi di un’opera di finzione f sono i mondi in cui f e narratacome un fatto conosciuto.

I Lewis chiama “Analisi 0” questo modo di specificare lecondizioni di verita di enunciati della forma pNell’opera difinzione f, pq.

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Esame dell’Analisi 0

I Come abbiamo visto, l’Analisi 0 evita il problema delriferimento accidentale e il problema della circolarita sollevatida Lewis per l’analisi precedente.

I Vediamo ora di mettere alla prova questa analisi con altri casi.

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Opere di finzione visive e narrazione

I Si noti che la teoria di Lewis e supposta applicarsi a opere difinzione in generale, siano esse verbali o visive.

I Come si concilia questo con l’idea che i mondi rilevanti pervalutare cio che e vero in un’opera di finzione siano i mondi incui l’opera e narrata come un fatto conosciuto?

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Currie su finzioni visive e narrazione

I Currie (1990) risponde cosı alla domanda precedente:

Immaginate i modi in cui un narratore potrebbe raccontarela propria storia. Potrebbe descrivere gli eventi a parole. Mainvece (o in aggiunta) potrebbe fare un teatro delle ombre conle mani. Spingendosi oltre, potrebbe usare dei pupazzi e poidelle marionette. Estendendo le sue risorse ulteriormente,potrebbe assicurarsi l’aiuto di altri, dicendogli quali movimentie suoni fare. Da questo alle convenzioni del cinema e del teatroil passo e breve. Attraverso estensioni successive il narratoreracconta la sua storia -semplicemente usa dei mezzi sempre piuelaborati per raccontarla.

I Considerando le cose da questo punto di vista, sembra plausibile parlare di“narrazione” anche nel caso delle opere di finzione visive: in questo caso ilnarratore usa semplicemente delle immagini per narrare la propria storia.

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Un caso di opera di finzione visiva

I Abbiamo visto che l’Analisi 0 ha alcuni vantaggi rispettoall’analisi precedente (evita il problema del riferimentoaccidentale e il problema della circolarita).

I Proviamo ora a mettere alla prova questa analisi con un’operadi finzione visiva, un’incisione dai Disastri della guerra di Goyadal titolo No se puede mirar (l’esempio e di K. Walton).

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No se puede mirar

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Una verita intuitiva

I In No se puede mirar, Goya rappresenta le vittime di unafucilazione e le bocche dei fucili puntate su di loro.

I Anche se nell’immagine non sono visibili i soldati cheimbracciano i fucili, e chiaro che Goya non sta suggerendo chei fucili stiano sospesi a mezz’aria da soli.

I Dunque, l’enunciato seguente e vero:

(6) In No se puede mirar, i fucili sono imbracciati daqualcuno.

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Una domanda

Cosa predice l’Analisi 0 in relazione a (6)?

(6) In No se puede mirar, i fucili sono imbracciati da qualcuno.

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Una predizione errata

I L’Analisi 0 predice erroneamente che (6) non e vero:

(6) In No se puede mirar, i fucili sono imbracciati daqualcuno.

I Infatti, tra i mondi in cui No se puede mirar viene “narrato”come un fatto conosciuto invece che come finzione, ce nepossono essere alcuni assai bizzarri in cui i fucili sono appesi peraria e sparano da soli. Dopotutto, non c’e nulla di esplicitonell’immagine che escluda questa possibilita.

I Dunque, la condizione che (7) sia vero in tutti i mondi in cuiNo se puede mirar viene “narrato” come un fatto conosciutonon e soddisfatta.

(7) i fucili sono imbracciati da qualcuno.

I Ne segue che (6) non e vero in base all’Analisi 0.

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La diagnosi di Lewis

I Il problema per l’Analisi 0, secondo Lewis, e che “ ignora losfondo. In questo modo ci porta a considerare troppi mondipossibili, cosı nell’opera di finzione non risultano vereabbastanza cose.”

I Tra le conoscenze di sfondo che abbiamo quando guardiamoun quadro o leggiamo un romanzo, c’e il fatto che i fucili nonsono appesi a mezz’aria e non sparano da soli. E questa,presumibilmente, e la ragione per cui, guardando No se puedemirar, assumiamo che qualcuno stia imbracciando i fucili estia sparando. Ma l’Analisi 0 ignora completamente questeconoscenze di sfondo.

I Ecco un altro esempio descritto da Lewis, basato questa voltasu un’opera di finzione verbale, di questa difficolta a cui lateoria va incontro.

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Il problema della stazione

. . . nelle storie di Holmes, Holmes vive piu vicino aPaddington Station che a Waterloo Station. Uno sguardoalla cartina vi mostrera che il suo indirizzo in Baker Streete molto piu vicino a Paddington. Tuttavia, la cartina none parte delle storie, e per quanto ne so non e mai asseritoo implicato nelle storie stesse che Holmes vive piu vicinoa Paddington. Ci sono mondi possibili in cui le storie diHolmes sono narrate come un fatto conosciuto invece checome finzione che differiscono in ogni sorta di modi dalnostro. Tra questi ci sono mondi in cui Holmes vive inuna Londra disposta molto diversamente dalla Londra delnostro mondo, una Londra dove l’indirizzo di Holmes inBaker Street e molto piu vicino a Waterloo Station che aPaddington Station. (Lewis 1980)

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Analisi del problema

I Il problema sollevato da Lewis puo essere formulato cosı. Intuitivamente, (8)e vero, in quanto Holmes vive in Baker Street, che e piu vicina a Paddingtonche a Waterloo:

(8) Nelle storie di Sherlock Holmes, Holmes vive piu vicino a PaddingtonStation che a Waterloo Station.

I In base all’Analisi 0, tuttavia, (8) e vero se in tutti i mondi possibili in cui lestorie di Holmes sono narrate come un fatto conosciuto Holmes vive piuvicino a Paddington Station che a Waterloo Station.

I Dal momento che nelle storie di Holmes non si fa menzione della posizionedi Paddington e Waterloo rispetto a Baker Street, tra i mondi in cui le storiesono narrate come un fatto conosciuto (e in cui dunque gli eventi descrittinelle storie si realizzano), ce ne sono alcuni in cui Londra e diversa: BakerStreet e piu vicina a Waterloo che a Paddington. In questi mondi, e falsoche Holmes vive piu vicino a Paddington Station che a Waterloo Station.

I Dunque, l’Analisi 0 predice erroneamente che (8) non e vero.

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Altri guai dello stesso tipo

I Analogamente, gli enunciati in (9) sono veri:

(9) Nelle storie di Sherlock Holmes, Holmes non ha una terzanarice.Nelle storie di Sherlock Holmes, Holmes non ha mai un caso incui l’assassino e un gnomo purpureo.Nelle storie di Sherlock Holmes, Holmes risolve i suoi casi senzal’aiuto della rivelazione divina.Nelle storie di Sherlock Holmes, Holmes non visita mai le lunedi Saturno.Nelle storie di Sherlock Holmes, Holmes indossa le mutande.

I Ma nessuna di queste cose (il fatto che Holmes porti le mutande, non abbiauna terza narice, ecc.) e affermata esplicitamente nelle storie. Dunque, tra imondi in cui le storie sono narrate come un fatto conosciuto, ce ne sarannoalcuni in cui queste cose sono false.

I Dunque, l’Analisi 0 predice erroneamente che gli enunciati in (9) non sonoveri.

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Conclusione

I L’Analisi 0 va incontro a un problema che avevamo gia notatoall’inizio di queste lezioni: non riesce a rendere conto delleverita che sono implicite nel contenuto delle opere di finzione.

I Per catturare le verita implicite nelle opere di finzionedobbiamo caratterizzare diversamente i mondi delle opere difinzione.

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