Monasterace - LE LINEE GUIDA

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Gruppo di lavoro: Francesca Geremia e Michele Zampilli - responsabili Andrea Filpa e Simone Ombuen - aspetti urbanistici Pier Francesco Ungari - aspetti legislativi Nicola L. Rizzi e Stefano Gabriele – aspetti strutturali Collaboratori: Alessandra Sprega Giulia Brunori | Alice Cretarola | Edoardo Fabbri | Lorenzo Fei Laboratorio per la tutela e valorizzazione del centro storico di Monasterace Progetto Capacity Sud – Linea Progettare LE LINEE GUIDA PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI MONASTERACE: UNO STRUMENTO AL SERVIZIO DEL CITTADINO E DELLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE Ringraziamenti: Patrizia Amante, dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria, per averci scansionato la pianta del catasto post-unitario. Antonio (Totò) Arcidiacono, per averci fornito le fotografie storiche. Guido Coniglio per aver messo a disposizione il suo lavoro di tesi di laurea, utile come riferimento per l’analisi storica e per il rilievo murario del centro storico. Cesarina De Leo, per averci aperto la sua casa e consentito di rilevarla, e per le preziose indicazioni bibliografiche. Maurizio Diano, per il costante sostegno, per l’aiuto tecnico ed organizzativo, per i numerosi suggerimenti. Giulia Fiorentino, per il lavoro sugli esempi di recupero dei centri storici minori in Italia. Stefano Martorelli e Daniele Loddo, per l’assistenza alla elaborazione del modello POR. Francesco Mazzà, per avere messo a disposizione il suo lavoro di tesi di laurea, utile per il rilievo murario dei piani terra e per le analisi sul tessuto edilizio ivi contenute. L’Ufficio Tecnico del Comune di Monasterace, che ci ha fornito il materiale cartografico disponibile. Il Comune di Monasterace per l’ospitalità.

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LE LINEE GUIDA PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI MONASTERACE - Documento realizzato nell'ambito del Laboratorio PROGETTARE in Comune, progetto Capacity SUD.

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Gruppo di lavoro:

Francesca Geremia e Michele Zampilli - responsabiliAndrea Filpa e Simone Ombuen - aspetti urbanistici

Pier Francesco Ungari - aspetti legislativiNicola L. Rizzi e Stefano Gabriele – aspetti strutturali

Collaboratori:Alessandra Sprega

Giulia Brunori | Alice Cretarola | Edoardo Fabbri | Lorenzo Fei

Laboratorio per la tutela e valorizzazione del centro storico di

MonasteraceProgetto Capacity Sud – Linea Progettare

LE LINEE GUIDA PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI MONASTERACE:

UNO STRUMENTO AL SERVIZIO DEL CITTADINO E DELLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Ringraziamenti:

Patrizia Amante, dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria, per averci scansionato la pianta del catasto post-unitario. Antonio (Totò) Arcidiacono, per averci fornito le fotografie storiche. Guido Coniglio per aver messo a disposizione il suo lavoro di tesi di laurea, utile come riferimento per l’analisi storica e per il rilievo murario del centro storico.Cesarina De Leo, per averci aperto la sua casa e consentito di rilevarla, e per le preziose indicazioni bibliografiche.Maurizio Diano, per il costante sostegno, per l’aiuto tecnico ed organizzativo, per i numerosi suggerimenti.Giulia Fiorentino, per il lavoro sugli esempi di recupero dei centri storici minori in Italia.Stefano Martorelli e Daniele Loddo, per l’assistenza alla elaborazione del modello POR.Francesco Mazzà, per avere messo a disposizione il suo lavoro di tesi di laurea, utile per il rilievo murario dei piani terra e per le analisi sul tessuto edilizio ivi contenute.L’Ufficio Tecnico del Comune di Monasterace, che ci ha fornito il materiale cartografico disponibile.Il Comune di Monasterace per l’ospitalità.

LE LINEE GUIDA PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI MONASTERACE: UNO STRUMENTO AL SERVIZIO DEL CITTADINO E DELLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE

INDICE:

1. Il ruolo del Laboratorio Centro Storico e delle Linee Guida nei percorsi di recupero urbanistico ed edilizio

2. Le potenzialità del centro storico di Monasterace 3. Le funzioni del riuso 4. I principi ispiratori delle Linee Guida 5. Finalità delle Linee Guida 6. I criteri di intervento suggeriti dalle Linee Guida 7. Interventi nella scena urbana e negli spazi aperti 8. Miglioramento sismico 9. Incentivi e premialità

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LE LINEE GUIDA PER IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI MONASTERACE: UNO STRUMENTO AL SERVIZIO DEL CITTADINO E DELLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE

1. IL RUOLO DEL LABORATORIO CENTRO STORICO E DELLE LINEE GUIDA NEI PERCORSI DI RECUPERO URBANISTICO ED EDILIZIO

Gli elaborati redatti nell’ambito del Laboratorio centro storico sviluppato dal FORMEZ PA e dalla Università di Roma Tre non configurano, per struttura e contenuti, un vero e proprio strumento urbanistico attuativo, quale ad esempio un Piano di Recupero ai sensi della 457/78. L’insieme delle conoscenze, delle riflessioni e delle indicazioni messe a punto dal Laboratorio ha infatti natura complementare rispetto alla strumentazione urbanistica vigente (ovvero il PRG 1976, in attesa del completamento del PSA) e di conseguenza è stato sistematizzato in Linee Guida corredate da tavole illustrative utili per accompagnare una rivitalizzazione del centro storico di Monasterace coerente con le caratteristiche originarie degli edifici ma anche attenta alle nuove esigenze funzionali e dei cittadini. Coerentemente con le necessità poste dal Comune di Monasterace, Le Linee Guida redatte - accompagnate da un ampio corredo grafico – non hanno dunque il valore precettivo tipico di uno strumento di piano – ma bensì natura orientativa, proponendo un novero di soluzioni capaci di assicurare da un lato soddisfacenti esiti dei singoli interventi, dall’altro una crescita complessiva delle qualità di insieme del centro storico. In sostanza, applicare o non applicare le indicazioni delle Linee Guida sarà una scelta dei singoli cittadini ed operatori, ferma restando la possibilità della Amministrazione Comunale di stimolarne – con incentivi di vario tipo – l’utilizzo. Gli esiti del Laboratorio possono in tal senso essere interpretati come un lavoro preliminare utile sia per procedere ad un aggiornamento del PRG vigente secondo le previsioni della legislazione regionale in materia di governo del territorio, sia per cogliere l’opportunità di avviare una fase di consultazione popolare prima di compiere scelte di carattere strategico aventi carattere vincolante. Infatti, la pianificazione urbanistica generale nel Comune di Monasterace è ancora affidata al PRG adottato con delibera del C.C. n. 87 in data 24 novembre 1976, che, come spesso avveniva nell’epoca in cui è stato elaborato, dedica un’attenzione marginale alle esigenze del centro storico. Basta sottolineare che le NTA, con riferimento alla zonizzazione operata dagli elaborati cartografici, si occupano del Centro Storico soltanto all’art.12 (“Zone di risanamento conservativo – Centro storico”), per stabilire che non è ammesso “aumento di cubatura”, ma soltanto “trasformazioni e ricostruzioni”, ed all’art.1 (“Limiti minimi assoluti di distanza …”), per stabilire (punto 1) che le distanze tra gli edifici conseguenti agli interventi di “risanamento conservativo ed eventuale ristrutturazione” non possono essere inferiori a quelle intercorrenti tra i volumi edificati preesistenti. Si tratta, dunque, di uno strumento che si limita a fornire indicazioni sulle tipologie edilizie ammissibili (peraltro, con riferimenti terminologici ampiamente superati nella normativa nazionale e regionale, e quindi tali da ingenerare dubbi applicativi) e sulle distanze, le quali appaiono in linea

di massima scontate, ma che per il loro tenore assoluto rischiano di risultare in alcuni casi addirittura ingiustificatamente limitative (non è detto che l’aggiunta di un volume edilizio mediante ricostruzione o una riduzione degli spazi liberi siano sempre e comunque da evitare). In ogni caso il PRG vigente – alla luce della cultura del restauro contemporanea - non è in grado di conformare compiutamente, né di indirizzare interventi di recupero, riqualificazione e rivitalizzazione del Centro storico, neanche sotto il profilo strettamente urbanistico. Tanto meno, è idoneo a fornire indicazioni sui valori culturali, paesaggistici, ambientali che il Centro Storico è in grado di esprimere e che meritano di essere conservati o recuperati. Questo limite del PRG va considerato attentamente, sia perché la normativa vigente richiede l’aggiornamento degli strumenti di governo dei centri storici, sia perché gli interventi finalizzati alla riqualificazione dei beni storico-architettonici, singoli o considerati nel loro insieme, possono catalizzare finanziamenti pubblici ed investimenti privati. Di qui l’esigenza di strumenti nuovi, culturalmente al passo con i tempi e, elemento non trascurabile, definiti attraverso un confronto tra Amministratori, cittadini ed operatori. Nelle more del rinnovamento degli strumenti urbanistici – peraltro già in corso – le Linee Guida rendono possibile fare alcuni passi in avanti, dando rilevanza concreta alle indicazioni, ai criteri di valutazione, alle proposte di intervento contenuti nei diversi elaborati prodotti dal Laboratorio Centro Storico, che costituiscono utili suggerimenti per tutti i soggetti interessati alla loro concreta attuazione, ovvero i cittadini, i proprietari di immobili, le imprese e comunque tutti i soggetti interessati a realizzare interventi di tutela, recupero, riqualificazione e valorizzazione sugli edifici e sugli spazi pubblici del centro storico. In parallelo gli uffici comunali chiamati ad autorizzare gli interventi potranno, sulla base delle Linee Guida, suggerire eventuali modifiche dei progetti presentati, e vigilare sulla loro corretta esecuzione. La mancanza di carattere vincolante o cogente, non impedisce infatti che - in una logica consensuale - le Linee Guida abbiano effetti anche molto significativi. Effetti anzitutto sul piano operativo, in quanto le scelte progettuali e costruttive potranno essere orientate dalla disponibilità di criteri di valutazione, di modelli di riferimento, di abachi delle soluzioni architettoniche, delle tipologie, dei colori, e dei materiali maggiormente consoni alle tradizioni ed al valore estetico ed identitario del centro storico. Ma anche effetti sul piano giuridico, in quanto la Amministrazione Comunale potrà recepire le Linee Guida in tutto o in parte, collegando alla loro osservanza incentivi e premialità tali da renderla vantaggiosa sotto diversi profili (su questo si tornerà nel successivo par.9).

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2. LE POTENZIALITÀ DEL CENTRO STORICO DI MONASTERACE

Il centro storico di Monasterace vive una condizione di spopolamento e parziale abbandono simile a quella di numerosi borghi della penisola italiana. Tuttavia le possibilità di una sua rivitalizzazione sono elevate, considerando le potenzialità del territorio, ricco di valori ambientali e storici, delle tradizioni di ospitalità turistica e di produzione agricola. Per le condizioni attuali il centro storico di Monasterace può credibilmente aspirare ad attrarre l’interesse di una pluralità di soggetti in quanto:

è collocato in una posizione molto prossima al mare ed alle principali vie di comunicazione, quindi favorevole sia per la residenzialità temporanea che per quella permanente;

ha un territorio circostante rimasto sostanzialmente integro ed attraente, non attaccato dall’espansione edilizia più recente, sviluppatasi prevalentemente nella fascia costiera;

gode della presenza di alcuni edifici di grande valore storico e architettonico (in particolare il castello dei Cavalieri di Rodi) in grado di accogliere nuove funzioni ed attrarre utenti e visitatori;

ha un patrimonio immobiliare in discreto stato di conservazione, e ciò ne consente un riuso a costi contenuti ed in tempi relativamente brevi.

La vocazione turistica e quella agricola del territorio comunale di Monasterace possono trovare nuovo impulso nella valorizzazione del suo centro storico, luogo dove si coagulano la maggior parte dei valori identitari, dei valori architettonici e ambientali, delle memorie del passato, la cui immagine rivitalizzata può rappresentare il volano per lo sviluppo dell’intero territorio ed un modello da esportare con successo. Ne deriva che le scelte inerenti le modalità di recupero del centro storico di Monasterace dovranno essere coerenti con le politiche di sviluppo complessive, favorendo nell’intero territorio comunale il recupero dell’edilizia esistente con forme di incentivazione e di premialità e, nel contempo disincentivando la realizzazione di nuove costruzioni con attenzione particolare alla fascia costiera. Considerato il valore estetico, storico ed antropologico dell’antico abitato di Monasterace, ed interpretando il desiderio della comunità di restituire l’antico borgo a nuova vita, perché ciò si avveri sarà necessario un importante sostegno da parte dell’amministrazione comunale al fine di: 1. promuovere la conoscenza del centro storico di Monasterace, luogo rappresentativo dei valori ambientali, antropologici e storico-culturali dell’intero territorio comunale; 2. avviare e sostenere iniziative finalizzate ad uno sviluppo etico, rispettoso della bellezza dell’antico borgo e del paesaggio nel suo insieme; 3. rimuovere i detrattori della qualità architettonica ed ambientale presenti all’interno e all’intorno del centro storico; 4. tutelare gli ambiti circostanti l’edificato del centro storico promuovendo la conservazione ed il ripristino delle coltivazioni tipiche del territorio; 5. inibire nel territorio circostante il centro storico ogni nuova attività edificatoria non strettamente connessa all’uso agricolo del territorio stesso o comunque irrispettosa dei caratteri distintivi dell’edificato rurale; 6. impedire ogni azione che possa alterare le caratteristiche identitarie del singolo immobile, del tessuto urbano, del contesto rurale, dell’ambiente naturale, all’interno ed all’intorno dell’antico centro e degli scorci e delle visuali percepite dal paese medesimo;

7. incentivare il recupero delle antiche tecniche costruttive, delle culture materiali locali, delle produzioni tipiche; 8. ispirare gli strumenti urbanistici generali ed attuativi, del comune di Monasterace, ai principi delle Linee Guida; 9. promuovere e/o sostenere ogni azione rispettosa dei principi espressi dalle Linee Guida; 10. contrastare ogni azione contraria ai principi espressi dalle Linee Guida.

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3. LE FUNZIONI DEL RIUSO Per il riuso dell’edilizia esistente si dovrà puntare su di un mix di funzioni tradizionali ed innovative, dove quella della ricezione turistica (case per vacanze, albergo diffuso, ecc.) costituisca solo una parte dell’offerta abitativa, cercando di favorire anche la residenzialità permanente, sinonimo di durata nel tempo, incremento demografico, sviluppo di servizi primari sia pubblici che privati. In questa prospettiva il centro storico di Monasterace potrà divenire un borgo con nuove funzioni non solo coerenti e compatibili tra loro, ma anche sinergiche. (Tav.14) Le principali attività da inserire al suo interno potranno essere destinate ai seguenti settori: Cultura e formazione Sviluppando il progetto già avviato in accordo con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Province di Reggio Calabria e di Vibo Valentia e con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria per la realizzazione di un Cantiere Scuola volto alla sperimentazione di modelli innovativi per il recupero sostenibile del Centro storico all’interno del Castello dei Cavalieri di Rodi, insieme ad altre iniziative in corso o in progetto, come ad esempio gli accordi con Facoltà di Archeologia di atenei toscani per gli scavi del sito di Kaulon, o il costituendo centro per la valorizzazione del pittore Giuseppe Armocida, si potranno avere ricadute positive in termini di offerta occupazionale e di coesione sociale, valorizzando contestualmente alcuni ambienti esistenti nel centro storico la cui tipologia ben si addice ad ospitare attività espositive e laboratoriali. L’adesione del Comune di Monasterace ai programmi regionali di sviluppo per la valorizzazione dei Centri Storici della Calabria con la partecipazione al PISL dal titolo “Comprensorio Alto Jonio Reggino – Centri storici e borghi d’eccellenza della Calabria” con capofila il Comune di Stilo (RC), può favorire l’esportazione del “modello Monasterace” ed attrarre turisti e visitatori, all’interno di un circuito turistico-culturale-eno-gastronomico da sviluppare e valorizzare. La presenza del Centro del restauro sarà un importante occasione per formare tecnici e maestranze dediti alla conservazione ed il recupero del costruito storico, anche attraverso sperimentazioni concrete, workshops e stages, che possono vedere il coinvolgimento di ditte artigiane nei diversi settori edili, imprese produttrici di materiali, società che si occupano del controllo ed il monitoraggio dello stato di conservazione dei materiali, istituti universitari con i loro docenti e studenti. Ricettività turistica La vicinanza al mare, e l’inserimento in un paesaggio agricolo e naturale di grande bellezza, possono favorire l’incremento della ricettività turistica. Ma, come testimoniano molte delle esperienze mostrate, lo sviluppo turistico di un borgo può avere successo solo in particolari condizioni. Il Comune potrà creare le condizioni per lo sviluppo del settore favorendo l’acquisizione degli immobili a prezzi contenuti, incentivando la riorganizzazione funzionale degli stessi, offrendo servizi e consulenza a coloro che intendano investire, fornendo inoltre servizi aggiuntivi (bus stagionali di collegamento con Monasterace Marina, piste ciclabili che attraversino il territorio, percorsi pedonali attrezzati) che possano migliorare la qualità della permanenza turistica. Ciò anche in considerazione della opportunità di riconnettere i percorsi interni al centro storico con i percorsi ciclopedonali del territorio corrispondente alla antica città di Kaulon e interessati dai relativi lavori di scavo e di valorizzazione archeologica; al fine di perseguire una maggiore integrazione tra il centro storico, il patrimonio archeologico ed il patrimonio rurale sparso.

Residenzialità permanente - Housing sociale Per rivitalizzare il centro storico di Monasterace è necessario che nuove famiglie tornino ad abitarci, famiglie giovani, con bambini, coppie, single. Questo processo potrà essere favorito dalla mano pubblica predisponendo misure di incentivazione economica volte a invogliare al trasferimento, questo si potrà realizzare attraverso l’acquisizione da parte del Comune di alcune unità abitative abbandonate, il loro restauro e funzionalizzazione e la successiva locazione delle stesse a canone agevolato ovvero la loro vendita a prezzo calmierato. Il POR FESR regionale contiene possibilità di accesso a fondi di cofinanziamento per tali azioni Perché l’operazione riesca sarà anche necessario dotare il centro storico di alcuni servizi primari e migliorarne in generale l’accessibilità. Anche per l’incremento dei servizi primari delle aree soggette a degrado il POR FESR regionale dà possibilità di finanziamenti. Finalità produttive Alcuni esempi di recupero sperimentate in Italia evidenziano la possibilità di valorizzare i centri storici ricollocando all’interno del tessuto edilizio antico attività di produzione. Nel caso di Monasterace, infatti, anche la produzione artigianale si è nel tempo spostata al di fuori del centro storico, fenomeno questo che andrebbe invertito con l’ausilio di incentivi e facilitazioni da parte del Comune. La presenza dell’artigianato locale (falegnamerie, fabbri, produzione di cesti e prodotti tipici, alimentari specializzati) sarebbe un evidente valore aggiunto sul piano della rivitalizzazione del centro storico e dal punto di vista dell’offerta di servizi per i residenti abituali come per i turisti stagionali. Servizi Tutte le funzioni indicate necessiteranno di servizi ed in primo luogo di una migliore accessibilità, in parte ottenibile attraverso un miglioramento della viabilità esistente e delle aree di sosta (aree regolamentate, possibilmente esterne alla cinta muraria ma con la possibilità di accedere all’interno del borgo almeno per le operazioni di primaria necessità) e con un servizio di trasporto pubblico che migliori le relazioni tra Monasterace Marina ed il centro storico (sarebbe poi ottimale un servizio di car-sharing con piccole vetture elettriche capaci di insinuarsi tra i vicoli e offrire comodità di trasporto all’interno del centro storico). Nell’ottica di reinserire famiglie giovani nel centro storico, sarà probabilmente opportuno aprire un asilo nido (anche in autogestione) ed una scuola materna, con la previsione, qualora si rendesse necessario, di riaprire anche un distaccamento della scuola elementare.

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4. I PRINCIPI ISPIRATORI DELLE LINEE GUIDA Il Centro Storico di Monasterace è caratterizzato da un fitto tessuto di edilizia minore, che su un impianto medioevale sviluppa alzati che coprono un arco temporale assai ampio. Il linguaggio architettonico è in genere assai semplice, talvolta privo di connotazioni, qualificato prevalentemente attraverso gli elementi di dettaglio e dagli spazi di relazione che definisce. Il valore del tessuto edilizio è dato dunque dal carattere che contraddistingue i suoi singoli elementi architettonici, dall’eccezionalità storico-artistica di alcuni manufatti architettonici e dagli ambienti urbani, rappresentativi del tessuto antico. Le Linee Guida suggeriscono interventi che, partendo dalla conoscenza della cultura materiale e delle tecniche costruttive premoderne che qualificano il costruito storico diffuso, conducano ad azioni che tengano conto di questi differenti ambiti di intervento, ponendo l’attenzione non solo sul manufatto edilizio in quanto tale ma anche in quanto elemento costitutivo del contesto entro cui tale manufatto si colloca. Le attività di riqualificazione alla scala architettonica ed alla scala urbana sono strettamente interconnesse: è infatti evidente che manufatti ubicati all’interno di contesti rappresentativi del tessuto antico, meritino una particolare attenzione a prescindere dall’intrinseco pregio architettonico e dallo stato di conservazione; così come un manufatto di rilevante valore storico–artistico, meriti attenzione a prescindere dal degrado del contesto in cui risulti inserito. Tra questi due valori - contesti rappresentativi del tessuto antico e valore storico artistico del manufatto - vi sono un insieme di combinazioni cui le Linee Guida tentano di applicare criteri di intervento che siano congruenti con i principi di tutela del patrimonio storico e antico e con le pratiche esigenze operative, modulando gli interventi per i vari ambiti. L’obiettivo è quello di innescare un processo virtuoso che nel salvaguardare la conservazione della bellezza del patrimonio antico limiti un ulteriore consumo del territorio. Le Linee Guida si propongono in tal senso una duplice funzione: da una parte stimolare l’apprezzamento di tale patrimonio attraverso il riconoscimento del valore delle tecniche costruttive premoderne, dell’articolazione spaziale degli ambienti, dell’armonia e delle proporzioni degli spazi urbani; dall’altra, esemplificare gli interventi congrui ad un criterio di conservazione di tali valori. Esse potranno quindi divenire uno strumento di riferimento in grado di costituire lessico comune tra professionisti, maestranze e tecnici comunali.

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5. FINALITÀ DELLE LINEE GUIDA Gli intenti espressi si possono esplicitare in una serie di finalità cui mirano le presenti Linee Guida, sintetizzate come segue. - La prima finalità riguarda la valorizzazione dell'aspetto ambientale ponendo una particolare attenzione alle relazioni tra il contesto paesaggistico, il costruito storico ed i materiali tradizionalmente in uso. (Tav.4) Di particolare interesse è lo stretto rapporto che intercorre tra la morfologia, la forma dell’insediamento, la tipologia dei materiali naturali localmente disponibili, le tradizioni costruttive, le qualità architettoniche e soprattutto il valore cromatico dell’insediamento quale si gode dall’esterno, troppo spesso sfigurato da interventi stridenti (a questo proposito è sufficiente osservare criticamente la attuale vista panoramica del borgo e confrontarla con la analoga vista in una fotografia scattata 50 anni orsono, Tav.3). I materiali impiegati nella costruzione degli edifici sono quasi sempre quelli presenti nell'area, e in molti casi formano un tutt'uno col sito; un esempio perfetto di immagine che integra natura e opera dell'uomo. Si tratta, dunque, di architetture armonizzate con l'ambiente circostante anche dal sistema costruttivo che, come detto, da sempre utilizza la pietra locale, materiali come i mattoni e le tegole di argilla fabbricati in fornaci costruite sul luogo, oppure intonaci di calce ed inerti locali che invecchiati dal tempo conferiscono agli edifici una straordinaria morbidezza cromatica. Contestuale a questa finalità è l’attenzione che si intende rivolgere alla percezione che dall’interno del borgo si ha del panorama esterno: troppo spesso le viste panoramiche sono state compromesse da superfetazioni e interventi incongrui che hanno limitato, quando non completamente obliterato, il rapporto tra il tessuto edilizio ed il paesaggio circostante, che va invece considerato come valore a cui non rinunciare. (Tavv.12,13) - La seconda finalità riguarda il tessuto edilizio nel suo insieme, considerato come struttura organica al cui interno sono individuati elementi di pregio da valorizzare. (Tavv.2,4) Testimonianza delle fasi di sviluppo legate al processo storico formativo dell’edificato, alcuni contesti urbani e determinati elementi dell’impianto edilizio vengono riconosciuti oggi come fattori da salvaguardare per consentire da una parte la possibile lettura dei caratteri storici, dall’altra il recupero di valori che sono stati alterati da interventi recenti. E’ infatti ancora possibile osservare, all’interno del tessuto, la presenza di alcune corti unificanti l’accesso a più edifici contigui. Tuttavia queste corti sono talvolta talmente ingombre di nuovi “oggetti” da confonderne allo stato attuale l’originaria configurazione. Analizzando il tessuto emerge poi la presenza piuttosto estesa di quelli che dovevano essere ambitus, stretti passaggi fra gli edifici, elementi minuti del sistema connettivo che consentivano una più capillare rete di percorsi e che identificano una fase del processo evolutivo oggi cancellata dalla sistematica occupazione di questi siti con abusive costruzioni recenti, spesso incomplete o disomogenee rispetto al tessuto. Liberare gli ambiti, tornare ad ammagliare i percorsi sottili e riconfigurare i tipi edilizi con i propri annessi fa indubbiamente parte dell’operazione di recupero urbano. Una cura particolare si intende dedicare al sistema delle piazze: le piazze storiche fisiologicamente connesse al costruito, quelle di recente sistemazione (la cui fisionomia si può ulteriormente migliorare e rendere più congrua al contesto circostante) e le piazze o gli slarghi che si possono ancora creare, per consentire al tessuto di “respirare” tramite la sistemazione di aree attualmente

disponibili a causa della demolizione di edifici preesistenti. (tavv.12,13) Naturalmente anche in questo caso, così come per la più vasta rete dei percorsi interni al costruito, i materiali e gli arredi dovranno essere consoni e armonici con gli elementi della tradizione. - La terza finalità, scendendo ulteriormente di scala, concerne il recupero dei caratteri identitari dell’edilizia storica. (Tav.5) E’ infatti dalla sommatoria degli interventi puntuali sui singoli edifici che si potrà giungere ad una generale valorizzazione del tessuto storico. L’apparente omogeneità del costruito svela, ad una osservazione più attenta, la presenza viceversa di diverse categorie architettoniche che dunque necessitano di trattamenti differenziati. All’interno del centro storico emergono alcuni edifici speciali quali il castello dei Cavalieri di Rodi, le chiese, e naturalmente il sistema delle mura con le sue torri; a questi monumenti bisognerà dedicare speciale attenzione affinché gli interventi di restauro siano mirati al ripristino del loro originario valore architettonico, avendo cura di rimuovere gli elementi incongruenti che si sono sovrapposti con il passare del tempo e recuperare la leggibilità dei caratteri, anche di dettaglio, che li contraddistinguevano. L’edilizia minore diffusa nel borgo e caratterizzante il tessuto edilizio è prevalentemente composta da piccole case a schiera, alcune ancora con il profferlo esterno, e palazzetti in linea da rifusione, qualche palazzetto signorile. Nonostante sia ancora possibile distinguere i diversi tipi edilizi, essi tuttavia hanno sovente subito pesanti manomissioni che ne hanno compromessa l’autenticità. Tali operazioni hanno portato alla chiusura degli ambiti (di cui si è già detto), al tamponamento dei profferli, alla realizzazione di balconi spesso poi occupati in maniera impropria da servizi igienici, alla sostituzione di infissi di porte e finestre con elementi non congruenti, al rifacimento delle superfici di finitura difformi dalle tecniche utilizzate tradizionalmente. Sono presenti anche sopraelevazioni degli edifici, in alcuni casi anche di più piani con il sacrificio nella maggioranza dei casi del caratteristico tetto a falde, sostituito da coperture piane a terrazza. Queste sono le problematiche più evidenti per gli edifici comunque rappresentativi del costruito storico cui si intende fornire una soluzione, specificando di seguito quali dovranno essere gli interventi consentiti e incentivati nonché quelli da valutare caso per caso. Nel centro storico poi si individuano anche edifici che non appaiono essere rappresentativi del tessuto storicizzato; si tratta degli edifici sorti posteriormente all’impianto più antico o almeno successivi alla configurazione che aveva assunto l’edificato al momento della redazione del catasto negli anni ’40 del secolo scorso, ove peraltro già sono segnate particelle aggiunte fra la prima stesura e l’ultimo aggiornamento del 1957, da considerarsi anche queste ultime come addizioni recenti. (Tav.3) Qualche caso isolato osservato in situ, non riportato nel catasto, è evidentemente l’esito di interventi di demolizione e ricostruzione con tecniche e linguaggi che mal si integrano nel tessuto. Naturalmente gli interventi che le linee guida prefigurano per questi casi sono appositamente calibrati ed espressi nel successivo paragrafo. - La finalità ultima delle Linee Guida, non perché sia meno importante delle precedenti, è quella di migliorare la qualità di vita all’interno del centro storico, così che le azioni, inizialmente attivate grazie ad operazioni di promozione ed incentivazione, divengano poi una scelta privilegiata. Recuperare la bellezza di questo patrimonio storico-architettonico contribuirà ad aumentarne l’attrattività. Migliorare l’accessibilità al centro storico, dotarlo di funzioni e servizi, creare luoghi di aggregazione e di scambio culturale, garantire l’offerta di prodotti, la convivenza generazionale e la coesione sociale, rivitalizzerà e renderà ottimale la residenza nel centro storico.

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6. I CRITERI DI INTERVENTO SUGGERITI DALLE LINEE GUIDA

Coerentemente con l’impostazione e lo svolgimento del Laboratorio Centro Storico, le Linee Guida che ne scaturiscono affidano buona parte delle loro indicazioni al ricco corredo cartografico elaborato, che propone in primo luogo un quadro conoscitivo in larga parte originale, poi delle considerazioni sugli elementi caratterizzanti edifici e spazi pubblici ed infine criteri e modalità di intervento suscettibili, come già accennato, a coniugare qualità dei singoli interventi con la qualità complessiva dell’insediamento. Rimandando alla consultazione dei materiali prodotti dal Laboratorio, contenuti nelle tavole, si ritiene comunque utile offrire una chiave di lettura delle proposte avanzate, riassumendo brevemente di seguito i principali criteri di intervento ipotizzati nelle diverse componenti del Centro Storico. In linea di principio, tutti gli interventi sugli edifici esistenti devono mirare prioritariamente:

alla conservazione dei caratteri identitari del costruito storico e/o alla sua riqualificazione con l’esecuzione di opere che non alterino ma semmai ripristinino le configurazioni planivolumetriche, i caratteri tipologici, costruttivi e distributivi nonché la fisionomia originaria degli organismi su cui si interviene; ovvero - qualora opportuno o necessario - che li migliorino.

alla messa in sicurezza degli organismi strutturali con opere di miglioramento sismico desunte dalle tradizione costruttiva locale e dalle buone regole dell’arte, nel rispetto della normativa sismica in vigore.

al miglioramento delle condizioni di abitabilità, anche con l’accorpamento e la rifusione tra unità edilizie contigue, o di parziale demolizione, sempre nei limiti dei caratteri tipologici del costruito storico e della conservazione della leggibilità delle unità edilizie originarie o consolidate coerentemente con tali caratteri.

Il rispetto dei principi sopra esposti da parte dei privati che intendono attuare interventi negli edifici del centro storico potrà essere oggetto di incentivi e premialità. E’ possibile inoltre – su iniziativa dell’amministrazione comunale – fornire una assistenza tecnica che si avvalga, ad esempio, della collaborazione del Centro per il restauro e di istituti universitari. Nel centro storico sono riconoscibili edifici rappresentativi del tessuto stratificato e dei caratteri identitari del costruito storico, (seppure spesso parzialmente alterati da interventi recenti incongrui) ed edifici che, al contrario, non li rappresentano. (Tav.5) Questi ultimi sono molto limitati all’interno della cinta muraria ma più diffusi nelle immediate vicinanze. Si possono dunque distinguere due categorie di edifici:

A. Edifici rappresentativi B. Edifici non rappresentativi o completamente alterati

Di conseguenza, gli interventi potranno essere di diversa natura, in considerazione delle condizioni di partenza in cui si trovano i singoli edifici, distinguendo tra gli interventi che sono coerenti con le finalità delle Linee Guida, quelli che non lo sono e quelli che devono essere valutati in considerazione delle finalità di tipo estetico, funzionale, ecc., che si intendono perseguire.

A. EDIFICI RAPPRESENTATIVI A.1. RISULTANO COERENTI GLI INTERVENTI FINALIZZATI all’impiego di tecniche che rispettino le caratteristiche costruttive e le finiture tipiche del costruito storico e quindi:

alla rimozione delle superfetazioni;

alla conservazione delle strutture murarie, dei solai, delle volte e delle coperture;

alla conservazione delle finiture originarie;

alla conservazione delle aperture esterne e dei serramenti originari, nonché quelli più moderni che rispettano le tecniche ed i materiali tradizionali; A.1.1. Rimozione delle superfetazioni

Le superfetazioni volumetriche, oltre ad essere detrattori della qualità architettonica ed igienica dell’intera compagine urbana, sono, come specificato nei capitoli successivi, pericolose dal punto di vista sismico. Per superfetazioni si intendendo le aggiunte o le modifiche avvenute in epoca posteriore alla

costruzione originaria o alla fase di crescita coerente con il processo di sviluppo del costruito

storico, che non rivestono interesse ai fini della storia degli edifici, che non sono integrate in modo

coerente con i loro caratteri architettonici e storico-ambientali ma che semmai li peggiorano.

Si tratta di sopraelevazioni anche parziali, volumi pensili apposti sulle facciate, tettoie, balconi e

verande, volumi tecnici emergenti dai tetti e dai prospetti, comprese le canne di esalazione, gli

impianti di condizionamento e le antenne paraboliche.

Dovranno pertanto essere rimosse sulla base di progetti che tengano conto delle caratteristiche architettoniche e strutturali dell’edificio in cui insistono, della sua storia costruttiva, e dei limiti di sviluppo compatibili con tale storia e con il processo di crescita e trasformazione del costruito storico di Monasterace.

A.1.2. Conservazione delle strutture murarie, dei solai, delle volte e delle coperture Tutti le parti componenti dell’edificio, se riconosciute appartenenti alle modalità costruttive tradizionali di Monasterace ed in buono stato di conservazione, dovranno essere mantenute efficienti per la loro trasmissione al futuro. Gli interventi di rinforzo, miglioramento sismico consolidamento e/o alla reintegrazione, dovranno rispettare le indicazioni contenute nel capitolo sul miglioramento sismico delle presenti Linee Guida e utilizzare per quanto possibile materiali di recupero o, in alternativa, materiali nuovi compatibili per tipologia e caratteristiche fisico-chimiche. Si farà inoltre riferimento al Repertorio degli elementi costruttivi contenuti nelle tavv.6-8.

A.1.3. Conservazione delle finiture superficiali originarie Nel costruito storico di Monasterace sono stati individuati quattro tipi principali di finiture superficiali originarie (Tav.8), con varianti che prevedono l’uso di più tecniche:

1) Paramento in ciottoli fluviali, pietrame di varia pezzatura ed inserti di laterizi di ripianamento con giunti rifiniti a “rasa pietra” con malta di calce e sabbia locale.

2) Paramento con finitura detta “civata” costituita da inserti di piccoli ciottoli fluviali su sbruffatura di malta di calce e sabbia locale disposti omogeneamente a realizzare una superficie continua e regolare.

3) Paramento rivestito da un intonaco rustico di calce e sabbia allisciato con fratazzo con eventuale finitura con tinteggiatura a calce additivata con terre.

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4) Paramento definito architettonicamente da cantonali bugnati, cornicioni sagomati, cornici di porte e finestre, marcapiani con finitura delle parti aggettanti e degli sfondati con intonaco liscio a calce e sabbia locale tinteggiato con latte di calce di diverse tonalità ad imitazione di materiali “nobili”: colore della pietra chiara per le membrature architettoniche; colori della pietra, del mattone, del “cielo” per gli sfondati.

Gli interventi dovranno sempre mirare a conservare tali finiture e, se necessario a reintegrarle o ripristinarle. I materiali utilizzati, anche se nuovi, dovranno sempre rispettare le caratteristiche materiche e fisico-chimiche originarie, nonché le tonalità e la grana, anche con l’impiego delle modalità di posa e di lavorazione tradizionali.

A.1.4. Conservazione delle aperture esterne e dei serramenti originari Le aperture originarie, in particolare quelle dotate di cornici e portali in pietra, in laterizio o intonaco, non potranno essere modificate, anzi dovranno essere valutati gli interventi più idonei a ridefinirne il carattere originario tenendo conto che di norma le cornici, sia di porte che di finestre, realizzate in laterizio con elementi modanati richiedevano una successiva scialbatura del colore della pietra locale, così come quelle finite ad intonaco dovevano prevedere senz’altro una coloritura simulante la pietra. Analogamente non potranno essere sostituiti i serramenti di porte e finestre in legno realizzati secondo la tradizione locale. A.2. RISULTANO INCOERENTI Gli interventi che modifichino caratteri del fabbricato originario, quali:

la sagoma, Le superfici e i volumi;

i materiali di finitura originari;

le aperture esterne ed i serramenti originari nonché quelli più moderni, che rispettano le tecniche ed i materiali tradizionali;

le caratteristiche costruttive delle murature, dei solai, delle volte e delle coperture. A.3. OCCORRE VALUTARE CASO PER CASO Gli interventi strettamente necessari ad adeguamenti funzionali quali:

la modifica dei vani per l’inserimento di servizi e locali tecnici di cui si dimostri la necessità;

la sostituzione di solai, volte e coperture mediante la ricostruzione con materiali, tecniche e tipologie storiche, ove se ne dimostri l’impossibilità tecnica della loro conservazione;

la variazione delle destinazioni dei vani senza variazione dell’articolazione originaria dei medesimi;

l’accorpamento e la rifusione tra unità edilizie contigue che non alterino l’assetto tipologico e costruttivo originario e comunque che mantengano la leggibilità dei tipi edilizi originari o trasformati coerentemente con tali caratteri.

B. EDIFICI NON RAPPRESENTATIVI O COMPLETAMENTE ALTERATI B.1. RISULTANO COERENTI

gli interventi di recupero dell’immobile finalizzati alla rimozione dei detrattori della qualità architettonica, anche eventualmente con la demolizione e ricostruzione e modifica della sagoma, nel rispetto dei caratteri ereditati del costruito storico;

la demolizione senza ricostruzione con sistemazione a verde o a spazio pubblico dell’area di sedime;

la sostituzione della coperture mediante la ricostruzione con materiali, tecniche, sagome e profili compatibili con i caratteri del centro storico;

la modifica dei vani e della loro destinazione d’uso;

la sostituzione di solai, volte; B.2. OCCORRE VALUTARE CASO PER CASO

la modifica della sagoma del fabbricato, anche finalizzato ad un miglioramento estetico e tecnico del medesimo, tenuto conto della sua localizzazione compresa all’interno del centro storico;

l’impiego di materiali e tecniche anche nuovi, purché finalizzati ad un miglioramento della qualità architettonica ed urbanistica.

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7. INTERVENTI NELLA SCENA URBANA E NEGLI SPAZI APERTI Coerentemente con i principi e le finalità espresse, sarà cura dell’amministrazione comunale provvedere ad attuare interventi che abbiano come obbiettivo quello di valorizzare gli ambienti urbani e gli spazi aperti presenti all’interno del centro storico. Queste azioni dovranno riguardare: Le pavimentazioni pubbliche Entro il perimetro delle mura urbane le piazze, le vie pubbliche e gli spazi privati aperti al pubblico percorso (quali vicoli, sottopassi, androni, corti ecc.) dovranno essere mantenuti con le tradizionali pavimentazioni in lastricati di pietra locale. Le nuove pavimentazioni dovranno rispettare tali tradizioni con l’uso di materiali della stessa provenienza, forma e lavorazione, ed attenersi alle indicazioni contenute negli elaborati delle Linee Guida. Fuori le mura si potranno impiegare manti bituminosi o cementizi, ma privilegiando materiali ad elevato potere drenante come la ghiaia stabilizzata. Si dovrà prevedere la realizzazione dei nuovi schemi di urbanizzazioni primarie (acqua potabile, luce, acque di scarico) e di cavidotti interrati, secondo il principio dei “cunicoli intelligenti” al fine di trasferire le condutture dei servizi telefonici ed elettrici dalle facciate degli edifici al sottosuolo e di migliorare la distribuzione dei servizi in rete. L’adeguamento della rete gas è in corso. Gli elementi tecnologici nella scena urbana Negli interventi di rifacimento, riordino e potenziamento delle reti telefoniche, elettriche di illuminazione pubblica i conduttori aerei vanno interrati, eliminando al contempo le mensole e le paline che sorreggevano quelli sostituiti. Provvedimenti di assennata mimetizzazione vanno adottati per tutti gli altri inserti tecnologici, In particolare le caldaie murali, gli elementi di trattamento dell’aria, le parabole televisive. Particolare cura andrà posta nella realizzazione della rete per la banda ultralarga in fibra ottica, che rappresenta un elemento di utile valorizzazione del patrimonio immobiliare storico, pure sostenuta da specifiche misure del POR FESR regionale. Qualunque iniziativa per centralizzare le antenne radiotelevisive in un piccolo numero di posizioni a servizio di un grande numero di utenti collegati va accolta e sostenuta con grandissimo favore. I parapetti, i muri di sostegno, le recinzioni I parapetti e i muri di sostegno visibili dalle vie, dalle piazze pubbliche e in generale dagli spazi frequentati dal pubblico, qualora eseguiti con materiali o strutture cementizie monolitiche o in blocchi prefabbricati, andranno sempre rivestiti in pietrame, o quantomeno intonacati e tinteggiati con i colori tipici del luogo. Il verde e gli spazi pubblici Facendo riferimento alla tavola d’inquadramento territoriale ed urbano (Tav.1), ove sono riportate le diverse tipologie di verde così come definite dal PRG vigente, si ritiene opportuno attenersi a dette prescrizioni e avere cura che le aree verdi, siano esse boschive, agricole, di rispetto stradale e a maggior ragione se di difesa e di protezione idrogeologica dovranno essere manutenute e curate costantemente. Le essenze dovranno essere quelle esistenti sul territorio e tipiche della Regione. Sarà possibile prevedere la piantumazione di piccole alberature anche all’interno del centro storico così da migliorare il benessere degli spazi aperti purché non compromettano l’accessibilità ai luoghi.

Per ciò che attiene al verde privato, i proprietari sono tenuti a provvedere alla manutenzione e alla corretta conservazione dei giardini, degli orti, dei prati, dei fossati, delle siepi, degli alberi presenti nei fondi non edificati, e a rimuovere da essi gli oggetti di scarto, i depositi di materiale, le baracche e quanto altro deturpa i luoghi o costituisce pregiudizio per la qualità complessiva dell'ambiente abitato. Gli spazi aperti interni alle mura dovranno essere configurati armonicamente con il costruito storico, non rappresentare eccezionalità all’interno del tessuto delle vie e dei percorsi ma porsi in continuità con essi, i materiali di pavimentazioni, muri di sostegno, parapetti e ringhiere, dovranno rispettare le indicazioni di cui sopra. Si potrà, come si è detto prevedere ove possibile l’inserimento di essenze arboree che offrano ombra e refrigerio. L’arredo urbano Tutti gli elementi di arredo dello spazio pubblico dovranno essere il più possibili uguali tra loro e non rappresentare un campionario di diversi tipi di seduta o di corpi illuminanti, ecc. L'illuminazione pubblica va realizzata con corpi di fattura tradizionale con armatura a braccio, con illuminazione a incandescenza o avente il colore dell'incandescenza, tenendo presenti le esigenze del risparmio energetico. Anche per le sedute si potrà fare riferimento alle tipiche panchine in ferro battuto o in ferro battuto con sedili composti da traversine in legno e visto il carattere che si intende dare agli spazi aperti sarà opportuno prevederne in adeguata quantità. Alcune fontanelle in ghisa potranno essere sistemate in luoghi adatti all’uso. Eventuali vasi per fiori o alberi saranno preferibilmente in terracotta. Gli elementi per raccogliere i rifiuti saranno anch’essi di fattura tradizionale, in ferro, di dimensioni ridotte, mentre i cassonetti per la raccolta differenziata saranno posti al di fuori della cinta muraria opportunamente nascosti dietro a tralicci rivestiti di piante. La segnaletica stradale va sempre contenuta entro il minimo tecnicamente necessario e limitata strettamente alle informazioni di pubblico interesse, adottando preferibilmente i formati ridotti consentiti dalle norme vigenti in materia. Le superfetazioni a scala urbana L’eventuale futuro progetto di PdR dovrà prendere le mosse da una accurata analisi tipo morfologica, tesa ad individuare i corpi edilizi spuri e non congruenti con gli obiettivi di recupero. Sulla base di tale analisi verranno individuati alcuni interventi di riduzione di volumi abusivi e di restituzione in pristino di configurazioni murarie ed edilizie storiche, al fine di recuperare alcuni elementi essenziali della identità storico-culturale del complesso del Centro Storico. Nelle more della redazione di tale strumento normativo, le Linee Guida individuano, se pur a titolo esemplificativo, al punto B del precedente capitolo e nella carta delle qualità e dei fattori di degrado degli edifici (Tav.5), alcuni edifici che non risultano rappresentativi dell’edilizia storica per i quali, tra gli interventi proposti, si prevede anche l’eventuale demolizione senza ricostruzione al preciso scopo di diradare, con limitati interventi puntuali, il tessuto edilizio. Ciò offrirebbe l’opportunità non soltanto di realizzare nuovi spazi pubblici fruibili, di mettere in valore alcuni contesti urbani (quali ad esempio la piazza Placanica esemplificata in Tav.12) ma anche di facilitare l’accessibilità al centro storico utile sia per l’uso corrente ma essenziale per garantire sicure vie di fuga ove se ne presentasse la necessità per calamità naturali.

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8. MIGLIORAMENTO SISMICO (Tavv.10,11)

La questione del rischio sismico del costruito storico - sia alla scala dell’edificio sia a quella dell’intero nucleo urbano - è di rilevante importanza, in particolare nella Regione Calabria, una delle aree a maggior rischio in Italia. I programmi nazionali e regionali per la prevenzione del rischio sismico prevedono finanziamenti periodici per la messa in sicurezza del costruito. La messa in sicurezza sismica è segnalata quale elemento di favore per l’accesso ai fondi del POR FESR della Regione Calabria, sia per l’asse urbano che per i comuni bersaglio della Strategia Aree Interne. Si fa presente che in sede di redazione del PPE per il recupero del centro storico saranno comunque obbligatorie la redazione della Microzonazione sismica e la definizione dei luoghi sicuri costituenti la Struttura Urbana Minima (SUM) ai fini della redazione del Piano di Protezione Civile. In sede di redazione del Piano di Recupero occorrerà anche individuare le unità morfologiche complesse corrispondenti ad interventi unitari di messa in sicurezza e miglioramento sismico, comprendenti nella maggior parte dei casi una pluralità di complessi immobiliari formati ciascuno da una o più unità abitative. Ciò perché nei fatti sono tali unità a reagire alle sollecitazioni sismiche, e pertanto in sede di progettazione strutturale vanno considerate come elementi indivisibili. La definizione di tali unità corrisponderà sia alla ratifica di effetti integrati di resistenza sismica fra diversi complessi immobiliari/edifici, sia alla definizione di unità minime di intervento (UMI) necessarie alla definizione sia della progettazione edilizia che alla programmazione delle fasi di realizzazione dei lavori, sempre molto complessa in centri storici con spazi pubblici ridotti ed angusti. 8.1. PROGRAMMI PER IL FINANZIAMENTO DEGLI INTERVENTI DI EDIFICI PRIVATI Per gli edifici privati, il piano regionale per la prevenzione del rischio sismico prevede contributi per interventi strutturali di rinforzo locale o di miglioramento sismico o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione (contributi di cui all'O.C.D.P.C. 52 del 20.02.2013 - art. 2 Comma 1 punto c). Gli interventi sono così esplicitati: a) Riparazioni o interventi locali Sono gli Interventi di rinforzo finalizzati a ridurre o eliminare i comportamenti di singoli elementi o parti strutturali, che danno luogo a condizioni di fragilità e/o innesco di collassi locali. Ricadono nella categoria gli interventi volti a:

ridurre il rischio di ribaltamenti di pareti o di loro porzioni nelle strutture in muratura, eliminare le spinte o ad aumentare la duttilità di elementi murari;

mettere in sicurezza di elementi non strutturali, quali tamponature, sporti, camini, cornicioni ed altri elementi pesanti pericolosi in caso di caduta.

b) Interventi di miglioramento sismico Rientrano negli interventi di miglioramento tutti gli interventi che siano comunque finalizzati ad accrescere la capacità di resistenza delle strutture esistenti alle azioni considerate. c) Interventi di demolizione e ricostruzione

Tali interventi devono restituire edifici conformi alle norme tecniche e caratterizzati dagli stessi parametri edilizi dell'edificio preesistente, salvo il caso in cui siano consentiti interventi di sostituzione edilizia. L’Amministrazione Comunale dovrà dare la massima pubblicità ai bandi per il finanziamento degli interventi sopra indicati ed offrire il supporto tecnico necessario per individuare criteri d’intervento utili al raggiungimento degli obiettivi di messa e sicurezza e conservazione del costruito storico come sinteticamente vengono di seguito indicati. 8.2. CRITERI PER IL MIGLIORAMENTO SISMICO E TECNICHE D’INTERVENTO 8.2.1. Strategie per la scelta degli interventi Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha redatto le «Linee guida per la valutazione e la riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti del 14 gennaio 2008» le quali, per estensione analogica, possono essere applicate anche per la messa in sicurezza ed il miglioramento sismico del centro storico di Monasterace. Si dovrà sempre operare per aumentare la sicurezza degli edifici e della struttura urbana senza stravolgerne i connotati urbanistici, architettonici, costruttivi e tipologici ereditati, partendo dalla storia sismica locale, dai danni storici rilevati, dalle tecniche di consolidamento e di prevenzione sismica tradizionale (che molto spesso si sono dimostrate molto efficaci), e dalle condizioni di rischio simico e geologico attuali. “La valutazione della sicurezza e una chiara comprensione della struttura devono essere alla base delle decisioni e delle scelte degli interventi. In particolare, l’intervento dovrà essere proporzionato agli obiettivi di sicurezza e durabilità, contenendo gli interventi in modo tale da produrre il minimo impatto sul manufatto storico. Gli interventi dovranno, per quanto possibile, rispettare la concezione e le tecniche originarie della struttura, nonché le trasformazioni significative avvenute nel corso della storia del manufatto” (dalle Linee guida MiBACTsuccitate). Dovranno essere favorite le demolizioni delle parti aggiunte precariamente e le sopraelevazioni che non si integrano con l’assetto costruttivo originario, le quali costituiscono un indebolimento del comportamento strutturale complessivo del fabbricato. Interventi volti a ridurre le carenze dei collegamenti Tali interventi sono mirati ad assicurare alla costruzione un soddisfacente comportamento d’assieme, mediante la realizzazione di un buon ammorsamento tra le pareti e di efficaci collegamenti dei solai alle pareti; inoltre, deve essere verificato che le eventuali spinte prodotte da strutture voltate siano efficacemente contrastate e deve essere corretto il malfunzionamento di tetti spingenti. L’inserimento di tiranti, metallici o di altri materiali, disposti nelle due direzioni principali del fabbricato, a livello dei solai ed in corrispondenza delle pareti portanti, ancorati alle murature mediante capochiave (a paletto o a piastra), può favorire il comportamento d’assieme del fabbricato, in quanto conferisce un elevato grado di connessione tra le murature ortogonali e fornisce un efficace vincolo contro il ribaltamento fuori piano dei pannelli murari. Ammorsamenti, tra parti adiacenti o tra murature che si intersecano, si possono realizzare con la tecnica scuci e cuci (con elementi lapidei o in laterizio), qualora i collegamenti tra gli elementi murari siano deteriorati (per la presenza di lesioni) o particolarmente scadenti.

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L’uso di perforazioni armate deve essere limitato ai casi in cui non siano percorribili altre soluzioni, per la notevole invasività di tali elementi e la dubbia efficacia, specie in presenza di muratura a più paramenti scollegati. Cordoli in sommità alla muratura possono costituire una soluzione efficace per collegare le pareti, in una zona dove la muratura è meno coesa a causa del limitato livello di compressione, e per migliorare l’interazione con la copertura. Questi possono essere realizzati nei seguenti modi: - in muratura armata, consentendo di realizzare il collegamento attraverso una tecnica volta alla massima conservazione delle caratteristiche murarie esistenti. - in acciaio, rappresentando una valida alternativa per la loro leggerezza e la limitata invasività. - in calcestruzzo armato (c.a.), solo se di altezza limitata, per evitare eccessivi appesantimenti ed irrigidimenti, che si sono dimostrati dannosi in quanto producono elevate sollecitazioni tangenziali tra cordolo e muratura, con conseguenti scorrimenti e disgregazione di quest’ultima. L’efficace connessione dei solai di piano e delle coperture alle murature è necessaria per evitare lo sfilamento delle travi, con conseguente crollo del solaio, e può permettere ai solai di svolgere un’azione di distribuzione delle forze orizzontali e di contenimento delle pareti. Nel caso di solai intermedi, le teste di travi lignee possono essere ancorate alla muratura tramite elementi, metallici o in altro materiale resistente a trazione, ancorati sul paramento opposto. L’inserimento di cordoli in c.a. nello spessore della muratura ai livelli intermedi produce conseguenze negative sul funzionamento strutturale della parete, oltre che essere un intervento non compatibile con i criteri della conservazione. Interventi volti a ridurre le spinte di archi e volte ed al loro consolidamento Gli interventi sulle strutture ad arco o a volta possono essere realizzati con il ricorso alla tradizionale tecnica delle catene, che compensino le spinte indotte sulle murature di appoggio e ne impediscano l'allontanamento reciproco. Le catene andranno poste di norma alle reni di archi e volte. Qualora non sia possibile questa disposizione, si potranno collocare le catene a livelli diversi (ad esempio di estradosso) purché ne sia dimostrata l'efficacia nel contenimento della spinta e siano verificate le sollecitazioni taglianti e flessionali che si producono nella parete. La realizzazione all’estradosso di controvolte in calcestruzzo, armate o no, è da evitarsi, per la riduzione dello stato di compressione nella volta in muratura e l’aumento delle masse sismiche, oltre che per l’impoverimento che induce, in termini di valori culturali e testimoniali, nel manufatto storico. Per assorbire le spinte di volte ed archi deve essere anche considerata la possibilità di realizzare contrafforti o ringrossi murari. Interventi volti a ridurre l’eccessiva deformabilità dei solai ed al loro consolidamento I solai devono essere efficacemente collegati alle pareti murarie, attraverso un appoggio sufficientemente ampio e, talvolta, elementi di connessione che ne impediscano lo sfilamento. E’ opportuno che i solai con struttura in legno siano il più possibile conservati, anche in considerazione del loro ridotto peso proprio. Un limitato irrigidimento dei solai lignei, può essere conseguito operando all’estradosso sul tavolato. Una possibilità è fissare un secondo tavolato su quello esistente, disposto con andamento ortogonale o inclinato, ponendo particolare attenzione ai collegamenti con i muri laterali; in alternativa, o in aggiunta, si possono usare rinforzi con bandelle metalliche, o di materiali compositi, fissate al tavolato con andamento incrociato. Un analogo beneficio può essere conseguito attraverso un controventamento realizzato con tiranti metallici.

Nel caso di solai a travi in legno e pianelle di cotto, se viene dimostrata l’insufficiente resistenza nel piano, possono essere adottati interventi di irrigidimento all'estradosso con sottili caldane armate in calcestruzzo alleggerito, opportunamente collegate alle murature perimetrali ed alle travi in legno. Nel caso di solai a struttura metallica con interposti elementi in laterizio (putrelle e voltine o tavelloni), può essere necessario collegare tra loro i profili saldando bandelle metalliche trasversali, vincolare la parete muraria, è opportuno collegarla in mezzeria ai profili di bordo. Interventi in copertura E' in linea generale opportuno il mantenimento dei tetti in legno, in quanto capaci di limitare le masse partecipanti nella parte più alta dell'edificio e di garantire una rigidezza simile a quella della compagine muraria sottostante. In generale, vanno il più possibile sviluppati i collegamenti e le connessioni reciproche tra la parte terminale della muratura e le orditure e gli impalcati del tetto, ricercando le configurazioni e le tecniche compatibili con le diverse culture costruttive locali. Oltre al collegamento con capochiave metallico, che impedisce la traslazione relativa, si possono realizzare cordoli-tirante in legno o in metallo opportunamente connessi sia alle murature sia alle orditure in legno del tetto (cuffie metalliche), a formare al tempo stesso un elemento di connessione sul bordo superiore delle murature ed un elemento di ripartizione dei carichi concentrati delle orditure del tetto. Vanno in generale evitati i cordoli in cemento armato di elevato spessore, per la diversa rigidezza che essi introducono nel sistema e per l’impatto che producono. Essi possono essere utilizzati solo quando non alterino la situazione statica della muratura e ne sia dimostrata chiaramente l’efficacia. Ove i tetti presentino orditure spingenti, come nel caso di puntoni inclinati privi di semi-catene in piano, la spinta deve essere compensata. Nel caso delle capriate, deve essere presente un buon collegamento nei nodi, necessario ad evitare scorrimenti e distacchi in presenza di azioni orizzontali. Questo può essere migliorato con piastre e barre metalliche o con altri materiali (ad esempio fibro-rinforzati). Possono essere introdotte forme di parziale irrigidimento delle falde, ad esempio per mezzo di tavolati sovrapposti e incrociati a quelli esistenti, con opportuni collegamenti ai bordi della muratura, o tramite controventi posti all’intradosso, realizzati con semplici catene metalliche. Interventi volti ad incrementare la resistenza degli elementi murari Questi interventi sono mirati sia al risanamento ed alla riparazione di murature deteriorate e danneggiate, sia al miglioramento delle proprietà meccaniche della muratura; la soluzione tecnica da applicare andrà valutata anche in base alla tipologia e alla qualità della muratura. Gli interventi dovranno utilizzare materiali con caratteristiche fisico-chimiche e meccaniche analoghe e, comunque, il più possibile compatibili con quelle dei materiali in opera. L'intervento deve mirare a far recuperare alla parete una resistenza sostanzialmente uniforme e una continuità nella rigidezza. L’intervento di scuci e cuci è finalizzato al ripristino della continuità muraria lungo le linee di fessurazione ed al risanamento di porzioni di muratura gravemente deteriorate. Si consiglia di utilizzare materiali simili a quelli originari per forma, dimensioni, rigidezza e resistenza, collegando i nuovi elementi alla muratura esistente con adeguate ammorsature nel piano del paramento murario e se possibile anche trasversalmente al paramento stesso, in modo da conseguire la massima omogeneità e monoliticità della parete riparata. Tale intervento può essere utilizzato anche per la chiusura di nicchie, canne fumarie e per la riduzione dei vuoti, in particolare nel caso

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in cui la nicchia/apertura/cavità sia posizionata a ridosso di angolate o martelli murari. L'adozione di iniezioni di miscele leganti può migliorare le caratteristiche meccaniche della muratura in presenza di vuoti o perdita della malta di allettamento. Particolare cura dovrà essere rivolta alla scelta della miscela da iniettare, curandone la compatibilità chimico-fisico e meccanica con la tipologia muraria oggetto dell’intervento. Malte a base cementizia possono produrre danni alle murature e in particolare alle superfici, per la produzione di sali solubili che affiorando in superficie provocano danni agli intonaci ed alle finiture superficiali. La ristilatura dei giunti, se effettuato in profondità su entrambi i lati, può migliorare le caratteristiche meccaniche della muratura, in particolare nel caso di murature di spessore non elevato. L’intervento deve essere realizzato sempre con materiali compatibili ed evitando sempre malte cementizie. Il placcaggio delle murature con intonaco armato è un intervento invasivo e non coerente con i principi della conservazione; esso risulta efficace solo se realizzato su entrambi i paramenti e se sono poste in opera barre trasversali di collegamento. Tale tecnica può essere presa in considerazione solo in singoli maschi murari, pesantemente gravati da carichi verticali o danneggiati da eventi sismici; in questi casi un’alternativa può essere anche la demolizione e ricostruzione della porzione muraria. Il placcaggio con tessuti o lamine in materiale fibrorinforzato è anch’esso un intervento invasivo, la cui efficacia va adeguatamente comprovata, sia a livello locale che di comportamento globale. Le perforazioni armate, come possibile soluzione per il miglioramento puntuale del collegamento tra elementi murari, non possono essere considerate come efficace soluzione per un intervento sistematico e generalizzato di consolidamento della muratura. 8.2.2. DEMOLIZIONE O MESSA IN SICUREZZA DELLE AGGIUNTE E DELLE SUPERFETAZIONI Interventi di eliminazione delle sopraelevazioni totali o parziali Le sopraelevazioni totali, se ben eseguite, determinano una minore vulnerabilità di quelle parziali in quanto, poggiando sui muri portanti sottostanti, mantengono chiusa la scatola muraria, seppur innalzino il baricentro delle masse e quindi delle forze agenti in occasione di un evento sismico. Le sopraelevazioni parziali, al contrario, poggiando spesso in falso, non garantiscono neppure la continuità della scatola muraria. Tuttavia, in quasi tutti i casi si riscontra una qualità costruttiva molto bassa: spessori murari limitati, uso di materiali scadenti come i forati o pareti in conglomerato cementizio, strutture in cemento armato pesanti e concepite per sistemi strutturali puntuali incompatibili con le murature sottostanti e parti aggettanti. Di norma, pertanto, le sopraelevazioni dovrebbero essere rimosse e ripristinate le configurazioni originarie con tetti a falde inclinate costituite da strutture leggere. Interventi di eliminazione o messa in sicurezza delle aggiunte e degli aggetti laterali Le pericolosità degli aggetti laterali sono molteplici. Da un lato la precarietà della scatola realizzata molto spesso con le tecniche ed i materiali scadenti indicati precedentemente, dall’altro è il comportamento dell’aggetto in fase sismica che coinvolge la muratura dell’edificio a cui è addossato non predisposta per assorbire carichi ulteriori e per di più eccentrici. Si dovrà pertanto favorire la rimozione delle aggiunte e dei corpi laterali aggettanti.

Ove tali operazioni non siano possibili, si dovranno mettere in sicurezza con interventi di consolidamento e di eliminazione di sollecitazione aggiuntive dovute all’eccentricità, come indicato nella tavola 10. Sistemazione architettonica e strutturale degli intasamenti tra unità edilizie contigue Numerosi distacchi tra unità edilizie confinanti sono stati nel tempo intasati precariamente per realizzare servizi igienici o per ampliare lo spazio abitativo. Tali manomissioni dell’assetto originario del tessuto storico, se da un lato producono una perdita della qualità urbana diffusa (soppressione delle visuali, perdita della leggibilità delle confinazioni originarie, ecc.), dall’altro lato potrebbero costituire, se ben realizzate, un elemento di contrasto al ribaltamento laterale delle pareti in occasione di un evento sismico. Tuttavia, si riscontra quasi sempre una scarsa cura nella realizzazione dei muri di tamponamento e la presenza di aperture ricavate in breccia in prossimità dei mantelli murari. Si dovrà pertanto operare per coniugare una duplice esigenza: quella del miglioramento della qualità urbana e quella della sicurezza strutturale.

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9. INCENTIVI E PREMIALITA’

L’incentivazione ad attuare le indicazioni delle Linee Guida potrà avvenire in diverse forme (che sono complementari e possono pertanto essere attuate contemporaneamente) ed in particolare: a) collegando al rispetto delle indicazioni delle Linee Guida la priorità nella concessione di sovvenzioni pubbliche (contributi in conto capitale, contributi in conto interessi) a parziale copertura dei costi degli interventi sostenuti dai proprietari o possessori degli immobili. Tale opzione è potenzialmente quella più funzionale per incentivare comportamenti positivi ed innescare una circolo virtuoso che progressivamente coinvolga tutta la comunità nel conseguimento degli obiettivi di rivitalizzazione del Centro Storico. Per essere effettiva, richiede però la disponibilità certa (anche se non necessariamente attuale) da parte del Comune di adeguate risorse finanziarie – anche provenienti da finanziamenti regionali - che al momento non sono tuttavia prevedibili. b) collegando al rispetto delle indicazioni delle Linee Guida il beneficio di detrazioni fiscali sui tributi immobiliari, oppure l’applicazione di un’aliquota ridotta all’interno del range di variabilità delle aliquote di detti tributi rientrante nella disponibilità del Comune. La prima ipotesi sembra di più sicura praticabilità, poiché la detrazione può essere collegata, oltre che alla natura dell’immobile, al tipo di utilizzazione, alla dimensione familiare, etc., ed anche a situazioni non direttamente legate all’oggetto dell’imposizione fiscale, ma comunque ritenute incentivabili per il perseguimento di interessi pubblici diversi. La seconda ipotesi è di più incerta praticabilità, stante la necessità di agganciare l’imposizione base ad elementi che siano, anche se indirettamente o presuntivamente, indice di capacità contributiva del soggetto gravato. L’opzione b) ha una valenza poco meno funzionale della precedente opzione a), poiché comporta la sottrazione di una quota delle risorse fiscali ordinariamente incassate dal Comune, che pertanto dovrà valutarne la misura e la sostenibilità nella prospettiva dell’equilibrio del bilancio. c) collegando al rispetto delle indicazioni delle Linee Guida incentivi non direttamente finanziari, bensì di natura procedimentale. In questa logica il Comune, di fronte alla presentazione di un progetto che rispetti pienamente e motivatamente le indicazioni delle Linee Guida, potrà impegnarsi, mediante atti di autolimitazione dell’esercizio dei poteri amministrativi ad esso ordinariamente spettanti in materia di autorizzazione delle attività edilizie (permesso di costruire, dia, scia), a: - esaminare le pratiche edilizie entro termini ristretti rispetto a quelli di legge; - esaminare le pratiche sulla base di elaborati/documentazione ridotti e/o semplificati nei contenuti; - assentire i progetti sulla base della mera verifica di conformità alle Linee Guida e quindi senza svolgere quelle ulteriori valutazioni tecnico-discrezionali relative ad aspetti architettonici, materiali, colori, etc., finalizzati a garantire il decoro e la salvaguardia dei caratteri estetici, tradizionali e identitari del centro storico, che altrimenti risultano doverose. Prima ancora della presentazione dei progetti, potrà impegnarsi a fornire, ai professionisti ed ai cittadini direttamente interessati, consulenza e supporto, in modi ed entro termini certi, per la corretta progettazione ed esecuzione degli interventi. Questa terza forma di incentivazione sembra perseguibile con immediatezza e senza impiego di risorse finanziarie pubbliche. Richiede tuttavia una attività di formazione dei tecnici comunali (ed

eventualmente dei professionisti che si impegnino a svolgere la propria futura attività nel rispetto delle previsioni indicazioni delle Linee Guida. Ai fini della formazione, il Comune dovrà soltanto assicurare la presenza del personale incaricato nelle ore di servizio, secondo un calendario prestabilito, nonché la disponibilità in loco di un ambiente di lavoro e delle necessarie dotazioni informatiche e logistiche. Occorre precisare che, in seguito, lo svolgimento dell’attività di consulenza e supporto alla cittadinanza avverrebbe senza costi aggiuntivi, in quanto andrebbe a sostituire l’ordinaria attività di valutazione che si sarebbe comunque dovuta svolgere nei confronti di progetti elaborati senza il riferimento alle Linee Guida o a strumenti aventi analoga funzione. Poiché la disponibilità di Linee Guida costituisce fattore di potenziale semplificazione ed

ottimizzazione degli interventi, in grado, se correttamente utilizzato, di agevolare i compiti di tutti i

protagonisti delle trasformazioni urbane (cittadini, professionisti, funzionari comunali), sembra

opportuno che, una volta assentite le Linee Guida, i controlli e le verifiche sul rispetto delle

previsioni urbanistiche ed edilizie e sulla qualità dei progetti, che comunque restano

istituzionalmente doverosi, siano svolti dal Comune (e dalle altre Amministrazioni competenti) con

particolare attenzione ai progetti che vengano presentati senza tener conto delle Linee Guida.