monade_15

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1 La monade leibniziana (1.5) (di Giuseppe Rinaldi) Leibniz (1646-1716) appartiene alla corrente razionalista e fu autore di una delle più interessanti metafisiche del secondo Seicento. La metafisica leibniziana è incentrata intorno alla nozione di monade. Il termine “monade” significa all’incirca “elemento unitario”; la monade è per Leibniz l’elemento ultimo, costitutivo di tutta la realtà. Questa nozione è analoga, sebbene alternativa, alla nozione di atomo o di corpuscolo. Leibniz l’ha elaborata proprio in contrapposizione al meccanicismo cartesiano. Il termine monade non è tuttavia leibniziano; era stato introdotto da Giordano Bruno che intendeva la monade come il minimo, ovvero come l’unità minima indivisibile che costituiva tutte le cose. Leibniz ha introdotto questo termine nel 1696, anche se il concetto corrispondente era stato elaborato in precedenza. Per comprendere il concetto di monade occorre tener conto del fatto che Leibniz è stato anche un grande logico e matematico 1 . La sua dottrina delle monadi è stata elaborata anche in relazione ai suoi interessi logico - matematici. -=O=-Cosa sono le monadi? Per chi conosce Cartesio, non sarà difficile comprendere immediatamente il principio fondamentale della metafisica leibniziana: occorre immaginare una metafisica in cui non esista il dualismo tra res cogitans e res extensa e in cui esista solo ed esclusivamente la res cogitans. Tutta la realtà ci apparirà dunque come costituita esclusivamente di tanti soggetti unitari che si fondano da , di tanti io penso, cartesianamente intesi. Tuttavia, avendo eliminato l’estensione, questa molteplicità di soggetti unitari non sarà collocata in nessun luogo: si pensi a un insieme di punti privi di dimensione fisica. Queste sostanze pensanti, invece di essere poste in relazione con una sostanza corporea per costituire un individuo (secondo la metafora cartesiana del fantasma dentro la macchina), si rappresentano idealmente la loro stessa corporeità (e la loro stessa collocazione in un mondo esterno) come fosse un loro attributo. Le monadi sono dunque sostanze logiche 2 , più o meno autoconsapevoli, prive di parti materiali e di estensione; in quanto prive di estensione esse sono anche indivisibili 3 . Le monadi sono in numero infinito, sono state create da Dio e sono in linea di principio eterne. Solo Dio può crearle o, eventualmente, annullarle. Merita una riflessione la caratteristica delle monadi di essere autoconsapevoli. Ciascuna monade può essere concepita come una “mente” a sé stante, ovvero come un soggetto logico (essendo le monadi di natura logica, la loro attività sarà di natura logica!) dotato di alcune tipiche facoltà della res cogitans, come ad esempio l’autocoscienza 4 , la rappresentazione e la concettualizzazione. Tuttavia, non facendo parte di una res extensa,tutto ciò che viene rappresentato e concettualizzato dalla monade logica, sia come mondo interno che come mondo esterno alla monade, è sempre una auto rappresentazione della monade stessa (si pensi al soggetto cartesiano dove tutte le idee ivi contenute siano un prodotto del soggetto stesso!). Le autorappresentazioni delle monadi non sono tuttavia dei 1 E’ celebre la sua disputa con Newton intorno alla priorità dell’invenzione del calcolo infinitesimale. 2 Già nella sua Metafisica Aristotele si chiedeva se fosse possibile l’esistenza di una forma pura, separata dalla materia. Ebbene, la forma aristotelica separata può essere concepita come una sostanza logica. Le idee di Platone possono essere considerate come sostanze puramente logiche. 3 Devono essere prive di parti e di estensione perchè non sono materiali: solo la materia potrebbe essere estesa e divisibile. Si possono immaginare come tanti punti geometrici euclidei che come è noto sono senza dimensioni. Può stupire che nel sistema leibniziano non sia prevista la materia: per Leibniz la materia è una proprietà apparente di monadi che sono opache, poco spirituali (vedi oltre). 4 L’autocoscienza della monade viene chiamata da Leibniz appercezione, ovvero la consapevolezza della propria attività percettiva (o rappresentativa).

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  • 1La monade leibniziana (1.5)(di Giuseppe Rinaldi)

    Leibniz (1646-1716) appartiene alla corrente razionalista e fu autore di una delle pi interessantimetafisiche del secondo Seicento. La metafisica leibniziana incentrata intorno alla nozione dimonade. Il termine monade significa allincirca elemento unitario; la monade per Leibnizlelemento ultimo, costitutivo di tutta la realt. Questa nozione analoga, sebbene alternativa, allanozione di atomo o di corpuscolo. Leibniz lha elaborata proprio in contrapposizione al meccanicismocartesiano. Il termine monade non tuttavia leibniziano; era stato introdotto da Giordano Bruno cheintendeva la monade come il minimo, ovvero come lunit minima indivisibile che costituiva tutte lecose. Leibniz ha introdotto questo termine nel 1696, anche se il concetto corrispondente era statoelaborato in precedenza. Per comprendere il concetto di monade occorre tener conto del fatto cheLeibniz stato anche un grande logico e matematico1. La sua dottrina delle monadi stata elaborataanche in relazione ai suoi interessi logico - matematici.

    -=O=-Cosa sono le monadi? Per chi conosce Cartesio, non sar difficile comprendere immediatamente il

    principio fondamentale della metafisica leibniziana: occorre immaginare una metafisica in cui nonesista il dualismo tra res cogitans e res extensa e in cui esista solo ed esclusivamente la res cogitans.Tutta la realt ci apparir dunque come costituita esclusivamente di tanti soggetti unitari che si fondanoda s, di tanti io penso, cartesianamente intesi. Tuttavia, avendo eliminato lestensione, questamolteplicit di soggetti unitari non sar collocata in nessun luogo: si pensi a un insieme di punti privi didimensione fisica. Queste sostanze pensanti, invece di essere poste in relazione con una sostanzacorporea per costituire un individuo (secondo la metafora cartesiana del fantasma dentro lamacchina), si rappresentano idealmente la loro stessa corporeit (e la loro stessa collocazione in unmondo esterno) come fosse un loro attributo. Le monadi sono dunque sostanze logiche2, pi o menoautoconsapevoli, prive di parti materiali e di estensione; in quanto prive di estensione esse sono ancheindivisibili3. Le monadi sono in numero infinito, sono state create da Dio e sono in linea di principioeterne. Solo Dio pu crearle o, eventualmente, annullarle.

    Merita una riflessione la caratteristica delle monadi di essere autoconsapevoli. Ciascuna monadepu essere concepita come una mente a s stante, ovvero come un soggetto logico (essendo lemonadi di natura logica, la loro attivit sar di natura logica!) dotato di alcune tipiche facolt della rescogitans, come ad esempio lautocoscienza4, la rappresentazione e la concettualizzazione. Tuttavia,non facendo parte di una res extensa, tutto ci che viene rappresentato e concettualizzato dalla monadelogica, sia come mondo interno che come mondo esterno alla monade, sempre una autorappresentazione della monade stessa (si pensi al soggetto cartesiano dove tutte le idee ivi contenutesiano un prodotto del soggetto stesso!). Le autorappresentazioni delle monadi non sono tuttavia dei

    1 E celebre la sua disputa con Newton intorno alla priorit dellinvenzione del calcolo infinitesimale.2 Gi nella sua Metafisica Aristotele si chiedeva se fosse possibile lesistenza di una forma pura, separata dalla materia.Ebbene, la forma aristotelica separata pu essere concepita come una sostanza logica. Le idee di Platone possono essereconsiderate come sostanze puramente logiche.3 Devono essere prive di parti e di estensione perch non sono materiali: solo la materia potrebbe essere estesa e divisibile.Si possono immaginare come tanti punti geometrici euclidei che come noto sono senza dimensioni. Pu stupire che nelsistema leibniziano non sia prevista la materia: per Leibniz la materia una propriet apparente di monadi che sono opache,poco spirituali (vedi oltre).4 Lautocoscienza della monade viene chiamata da Leibniz appercezione, ovvero la consapevolezza della propria attivitpercettiva (o rappresentativa).

  • 2sogni solipsistici: ciascuna monade si rappresenta e pensa, dal suo particolare punto di vista, tutte lealtre monadi5.

    Dal punto di vista ontologico, le monadi sono centri di forza (Leibniz, a differenza di altrifilosofi del suo tempo, ammette e usa la nozione di forza o, come diremmo noi oggi, di energia). Lemonadi sono soggetti attivi (lattivit delle monadi stata concepita da Leibniz come una specie dienergia) e sono caratterizzate dalla percezione (nei confronti delle altre monadi) e dallappetizione(volont).

    -=O=-Se non sono collocate nello spazio e nel tempo, se non sono materiali, cosa differenzia le monadi

    tra loro? In geometria sappiamo che, per definizione, il punto non ha dimensione. Potremmo dunqueconcludere genericamente che tutti i punti sono tra loro uguali. Se poi tutti i punti fosseroassolutamente uguali, se non esistesse cio nessuna differenza, neppure di collocazione nello spazio,allora tutti i punti sarebbero lo stesso punto. Lo stesso ragionamento si pu fare con le monadi. Se lemonadi logiche fossero tutte perfettamente uguali tra loro, ci sarebbe una sola monade. Poich la realt indubitabilmente plurale, ci significa che ci devono essere delle differenze tra le monadi. Ciascunamonade caratterizzata dal complesso delle differenze qualitative (attributi) che la rendono tale6, cioben individuata, rispetto alle altre monadi (questo principio viene detto il principium individuationisleibniziano). Ogni monade, in base alle differenze logiche che la caratterizzano, costituisce dunque unpunto di vista sul mondo, il che lo stesso che dire che ogni monade tutto linsieme del mondo, maconsiderato da un determinato punto di vista.

    Esistono tipi diversi di monadi. Data la loro complessit qualitativa, le monadi hanno infiniti gradidi distinzioni (complessi di differenze o gradi di complessit). Ci sono quelle che hanno minoridifferenze (attributi) rispetto alle altre (minore complessit), altre hanno maggiori differenze (attributi)rispetto alle altre (hanno maggiore complessit). Quindi tra le monadi viene a crearsi una gerarchia dicomplessit: le monadi meno complesse (come dice Leibniz, pi opache) possono venir rappresentate,dalle monadi pi complesse, sotto lapparenza della materia7 (per Leibniz la materia seconda; lamateria prima la potenzialit pura); quelle fornite di facolt superiori come la memoria costituisconogli esseri animati sensibili (animali), quelle fornite anche di ragione sono gli spiriti umani.

    -=O=-Allora, in base a quanto abbiamo detto finora, possiamo stabilire, seguendo Leibniz, quanto segue:-le monadi sono infinite di numero;-le monadi sono costituite di sostanza logica e non di materia; non si collocano nello spazio e nel

    tempo;-le monadi sono soggetti logici attivi, analoghi a menti in grado di produrre al proprio interno delle

    rappresentazioni di altre monadi;- quella che noi consideriamo volgarmente materia, altro non se non la nostra (in quanto monadi)

    soggettiva rappresentazione di altre monadi pi opache (la materia dunque una nostrarappresentazione soggettiva);

    5 Se ciascuna monade pensasse solo s stessa, sarebbe pi o meno corrispondente al Dio aristotelico che era pensiero dipensiero. Occorre comunque avere ben chiaro che le monadi non percepiscono le altre monadi attraverso organi di senso:la percezione, la rappresentazione, il pensiero per le monadi sono funzioni puramente logiche.6 In termini logici, ciascuna monade caratterizzata dal complesso dei suoi attributi: per conoscere la monade Alessandro,dovremmo elencare tutti, ma proprio tutti gli attributi (non importa se temporali, spaziali, fisici, intellettuali, morali) diAlessandro.7 La materia dunque altro non se non un complesso di propriet apparenti (colore, suono, durezza, superficie, ) mediantecui una monade pu essere rappresentata da altre monadi.

  • 3-le monadi sono dunque degli universi chiusi in s stessi, chiusi verso lesterno (perch nonesiste lesterno!); ciascuna monade un universo perch un punto di vista particolare (dovuto alle suespecifiche differenze rispetto alle altre);

    -le monadi rappresentano logicamente (cio rispecchiano, pensano) le altre monadi (stabilendo cosuna fitta rete di relazioni per cos dire incrociate); in sostanza avremo tanti universi chiusi, noncoincidenti per via delle loro specifiche differenze, che rappresentano dentro di s una immagine ditutto il resto, una immagine non completa a causa della diversa forza rappresentativa;

    -le monadi differiscono per la loro forza intrinseca, ovvero per la loro capacit rappresentativa;-una sola monade in grado di rappresentare perfettamente, con chiarezza, tutte le altre monadi:

    questa monade Dio;-rispetto a Dio le altre monadi sono menti dotate di inferiore forza o capacit rappresentativa;

    esistono quindi monadi diverse, a seconda della loro forza di rappresentazione;-ciascun essere umano (inteso in senso logico - spirituale) una monade, in grado di rappresentare

    nella propria mente una immagine non perfetta delle altre monadi; ci costituisce il punto di vistaspecifico di ciascun essere umano, allinterno del quale cadono parzialmente, come oggetti, altri esseriumani, dotati loro stessi di un loro punto di vista;

    -gli animali, le piante, la materia inorganica sono costituiti di monadi, le quali hanno una ridottacapacit rappresentativa, per cui pi che rappresentare esse vengono rappresentate.

    -=O=-Se ciascuna monade rappresenta dentro di s tutto ci di cui capace, ogni monade sar autonoma,

    seppure isolata. Sorge allora la domanda circa la coerenza delle autonome rappresentazioni dellediverse monadi. Gi Cartesio, ipotizzando solo lesistenza di due sostanze indipendenti aveva avuto ilsuo daffare per raccordarle (si ricordi lipotesi macchinosa della ghiandola pineale). Leibniz haipotizzato lesistenza di infinite sostanze logiche soggettive autonome, per cui si trovato anchegli difronte al problema del loro raccordo. Onde non cadere nel solipsismo, Leibniz ha postulato unaarmonia tra le monadi, dovuta a un supremo regolatore: Dio, monade delle monadi, il supremoorologiaio, rappresenta e armonizza le monadi tra loro. Una conseguenza di questa concezione chetutto quel che accade nei rapporti tra le monadi determinato da Dio ( questa la cosiddetta dottrinadella armonia prestabilita).

    -=O=-La metafisica leibniziana va decisamente contro il senso comune secondo cui la realt sarebbe fatta

    di oggetti materiali immersi allinterno dello spazio e del tempo. Cosa saranno allora lo spazio e iltempo in un modello di questo genere? Spazio e tempo non hanno nulla a che fare con coordinatespaziali e temporali entro cui si collochino le monadi: sono invece interni ad ogni monade, stanno nellamente delle monadi: sono conseguenze dellattivit rappresentativa di ciascuna monade (poichciascuna monade rappresenta (pensa) le altre monadi come collocate luna accanto allaltra in unospazio, oppure come succedentesi, in un ordine, nel tempo). Dunque spazio e tempo sono le modalitlogiche o concettuali attraverso cui le monadi pensano o rappresentano le altre monadi. E questa laconcezione concettualistica dello spazio e del tempo che sar criticata da Kant nella sua Critica dellaRagion Pura.

    -=O=-In che senso Leibniz era un filosofo razionalista? Le monadi individuali sono centri di forza in

    grado di rispecchiare dentro di s tutte le altre monadi. Ma questo rispecchiamento - in un certo senso- proporzionale alla loro forza: alcune monadi saranno dotate di un maggior forza di rappresentazioneinterna e quindi conterranno un mondo rappresentato assai ampio; altre conterranno un mondorappresentato pi limitato. Ci saranno monadi pi ottuse di altre: una pietra rappresenta un uomo con

  • 4la sua impenetrabilit, con il suo peso,.. Ci saranno monadi meno ottuse: un uomo ha molti pi modi dirappresentarsi la pietra Esiste tuttavia una sola monade che sia in grado di rispecchiare perfettamentetutte le altre monadi, con tutta la rete di tutte le loro reciproche rappresentazioni interne: questa monade la monade divina. Solo dalla prospettiva della monade divina si pu cogliere la razionalitcomplessiva dellarchitettura cosmica. Dalla prospettiva delle altre monadi inferiori si colgono soloaspetti parziali della razionalit dellarchitettura divina. Ne deriva unimportante conseguenza: larazionalit di ciascuna monade sar sempre e solo locale, sar cio, come si dice oggi, una razionalitlimitata. Leibniz era convinto che Dio fosse eminentemente razionale, ma che tuttavia la sua razionalitnon potesse essere colta pienamente dalluomo: certe deliberazioni di Dio paiono infatti alluomoincoerenti o addirittura ingiuste.

    Questo il motivo per cui emerge, nella filosofia di Leibniz, la questione della teodicea8, ovvero laquestione della giustizia divina. Secondo Leibniz, tutto quello che accade razionale, ma solorispetto alla razionalit globale della suprema monade divina; luomo, con la sua razionalit locale nonpu comprendere il punto di vista della razionalit globale. Quindi noi viviamo, senza saperlo, nelmigliore dei mondi possibili. Questa concezione stata come noto presa di mira da Voltaire nelsuo romanzo Candide.

    -=O=-La filosofia leibniziana venne particolarmente sviluppata da Wolff (1679 - 1754) e divenne assai

    popolare nelle universit tedesche. Kant ebbe modo di studiare e conoscere approfonditamente leopere di Leibniz e Wolff, che ebbero su di lui una notevole influenza. In particolare, Leibniz si trovasicuramente allorigine del soggettivismo gnoseologico kantiano, ovvero della sua rivoluzionecopernicana. Conoscendo bene il sistema di Leibniz Wolff, Kant non deve avere fatto molta fatica apensare che certe caratteristiche della natura che noi, in termini di senso comune, consideriamooggettive ed esterne a noi fossero invece delle proiezioni del soggetto. La capacit delle monadilogiche di rappresentare, come in tanti universi paralleli, tutte le altre monadi deve avere contribuitosenzaltro a spianare la via alla prospettiva soggettivistica.

    APPENDICE

    Poich la dottrina leibniziana delle monadi piuttosto controintuitiva, proporremo qui di seguitoalcuni esempi e/o analogie. facendo riferimento a concetti gi apparsi nella storia della filosofia.

    Esempio 1 Come gi stato proposto nellintroduzione, per chi conosce la dottrina di Cartesio,non difficile immaginare cosa sia una monade: occorre scomporre o moltiplicare allinfinito la rescogitans cartesiana; occorre immaginare uninfinit di entit logiche, dotate allincirca delle stessecaratteristiche della res cogitans cartesiana, ognuna delle quali sar completamente autonoma. Esse(sebbene non tutte) saranno dotate della facolt dellautocoscienza: penso, dunque sono; non avrannoalcuna collocazione nello spazio e nel tempo (spazio e tempo per Cartesio erano appartenenti alla resextensa), saranno dotate di facolt rappresentativa interna. Lunica cosa che possono fare tuttavia rappresentare le loro relazioni con le altre monadi.

    Esempio 2 - Per chi conosce la dottrina di Parmenide, non sar difficile immaginare le monadicome derivanti dalla moltiplicazione allinfinito dellessere di Parmenide. Una molteplicit infinita dientit, ciascuna delle quali un essere compiuto, chiuso in s stesso, dove essere e pensare coincidonoperfettamente: la monade in quanto pensa - abbiamo detto che una mente - e pensa in quanto . Le

    8 Dal greco thes dio e dk giustizia, con il significato di giustificazione di dio.

  • 5analogie per finiscono qui, perch lessere parmenideo era del tutto semplice (privo di proprietdistintive).

    Esempio 3 Si pu giungere a concepire la monade anche a partire dal Dio di Aristotele. Come siricorder il Dio di Aristotele non poteva essere collocato nello spazio e nel tempo, era la pura identitlogica, eminentemente semplice, pura forma, pensiero di pensiero. Ebbene, possiamo immaginare lamonade come una specie di Dio di Aristotele moltiplicato allinfinito a causa del fatto che ciascunareplica possiede delle propriet distintive rispetto alle altre. Poich esistono infinite propriet distintive,esisteranno infinite monadi diverse (monadi che avessero esattamente le stesse propriet, sarebbero lastessa monade - ci vale in base al principio leibniziano della identit degli indiscernibili). Ciascunamonade quindi un punto di vista, un centro di attivit rappresentativa. Essa rappresenta per come le consentito dalle proprie caratteristiche specifiche non solo s stessa, ma tutte le altre monadi. Maquesta rappresentazione intermonadica non avviene per contatto, ma attraverso lintelletto divino,attraverso Dio che monade delle monadi le crea, le ordina e le rappresenta tutte.

    Esempio 4 - Per capire la nozione di monade pu essere anche assai utile considerare liperuranioplatonico. Esso era costituito da un numero indeterminato (non infinito) di idee (non materiali, quindicostituite della sostanza di cui sono fatte le idee, ovvero di sostanza logica). Ciascuna idea potevaavere (o non avere) delle relazioni con le altre, in tal modo cos si costruivano le verit discorsive che ilfilosofo poteva conoscere attraverso la pratica filosofica della dialettica. Insomma liperuranioplatonico analogo a una rete di relazioni tra elementi che sono idee. Compito della filosofia eraquello di discernere le relazioni vere da quelle non vere. Immaginiamo ora che ciascuna idea platonica,invece di essere esattamente quella che , venga considerata come una piccola mente (un centro diforza), un soggetto individuale. Ebbene questo soggetto individuale, essendo costituito di sostanzalogica, sarebbe in grado di pensare egli stesso tutte le proprie relazioni con le altre idee, in altritermini, di rappresentare o rispecchiare dentro di s le proprie relazioni con le altre idee. In altritermini, possiamo pensare a un iperuranio platonico dove, entro ciascuna idea, ci sia unarappresentazione di tutte le altre idee.

    Esempio 5 La nozione di monade assai affine alla concezione rinascimentale del microcosmo macrocosmo. In realt quella del micro macrocosmo una concezione assai pi antica delrinascimento e risale addirittura ai filosofi presocratici. Alcuni filosofi presocratici pensavano che lamateria fosse divisibile allinfinito. Se la materia era divisibile allinfinito, allora in una fava cipotevano stare tante particelle quante nello stesso cosmo (due cose che sono costituite di un numeroinfinito di parti, hanno infatti lo stesso numero di parti). I pitagorici per primi avevano formulato lanozione di una corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo. Ogni individuo (considerato comemicrocosmo) portava impressa dentro di s la memoria, i segni, della posizione delle sfere celesti nelmomento della sua nascita: ci ne faceva un individuo unico. Conoscendo dunque le posizioni dellestelle (macrocosmo) si potevano conoscere anche le caratteristiche dellindividuo (microcosmo) chefosse nato mentre le stelle erano in quella posizione. Questa antica concezione si trova alla base di tuttigli sviluppi dellastrologia, fino allastrologia rinascimentale e oltre.

    Nel rinascimento le nozioni di microcosmo e macrocosmo vennero ampiamente impiegate da moltifilosofi nei loro sistemi (come risulta ad esempio in Nicola da Cues (o Nicola Cusano), oppure inMarsilio Ficino). Non un caso che nel rinascimento lastrologia abbia avuto un notevole sviluppo.Anche il tema centrale della religione cristiana, lincarnazione di Cristo veniva spesso spiegata daifilosofi rinascimentali in termini di microcosmo e macrocosmo. Cristo, il Dio fatto uomo,rappresentava il microcosmo umano per eccellenza, specchio concentrato della potenza del Diocosmico. Luomo stesso veniva inteso come microcosmo poich, pur facendo parte della natura, avevatuttavia in s stesso la capacit di conoscere e rappresentare lintera natura. In sostanza, il microcosmo

  • 6 contenuto nel macrocosmo, ma nello stesso tempo in grado di rappresentarlo dentro di s. E ilparadosso logico dellinsieme che contiene se stesso come elemento, o dellelemento dellinsieme checontiene, dentro di s, linsieme cui appartiene.

    Come si noter, le analogie tra il sistema leibniziano e la dottrina del microcosmo macrocosmorinascimentale sono assai marcate. Per Leibniz ogni monade un soggetto che un microcosmo,capace di rappresentare (secondo le sue potenzialit, dal suo punto di vista) il macrocosmo, ovverolinsieme delle altre monadi.

    Esempio 6 Una ulteriore utile analogia pu provenire dalla matematica cartesiana, ovvero dallageometria analitica. Come tutti sanno, nella geometria analitica ciascun punto dello spazio euclideo puessere perfettamente individuato attraverso tre coordinate (x, y, z); naturalmente le coordinate hanno unsenso in quanto stata fissata una origine degli assi e in quanto lorigine viene mantenuta costante.

    Possiamo immaginare (si tratta solo di una analogia!) le monadi come delle menti geometricheognuna delle quali possieda dentro di s un sistema autonomo di assi cartesiani (con tanto di origine).Questo significa che ogni monade, sulla base del proprio specifico sistema cartesiano, sar in grado diindividuare e nominare (rappresentare), con il suo sistema di coordinate, tutti i punti del propriospazio. Questa rappresentazione sar per caratteristica solo di quella monade. Unaltra monadeavrebbe, dentro di s, un altro suo specifico sistema di coordinate, ovvero un altro specifico punto divista, irriducibile al precedente, con cui rappresentare tutti i punti dello spazio.

    Due monadi diverse, in altri termini, saranno portatrici di due diversi sistemi di coordinate, per cuiciascuna monade potr rappresentarsi i punti dello spazio a suo modo, con una serie pi o meno ampiadi differenze rispetto alle altre. Estendendo il ragionamento a tutte le infinite monadi, avremo che essepossiederanno altrettanti infiniti sistemi di coordinate. Uno stesso punto (che sar dunque una monadeanchesso) dunque, sar rappresentato in modi infinitamente diversi, dalle infinite monadi. La realt diLeibniz fatta di un infinito intreccio di rappresentazioni reciproche che avvengono esclusivamentedentro alle monadi, che sono puri punti logici senza dimensioni.

    Leibniz (1646-1716)

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