Misteri della vita nascosta

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contemplati alla scuola della B. Vergine Maria II parte I misteri della vita di Cristo

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contemplati alla scuola

della B. Vergine Maria

II parte

I misteri della vita di Cristo

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I misteri della vita nascosta di GesùNel presentare Maria quale modello della Chiesa nell’esercizio del culto divino equale maestra di vita spirituale per ogni cristiano, Paolo VI insiste soprattutto suquattro aspetti di questa esemplarità: Maria è la Vergine in ascolto, che accoglie laparola di Dio con fede; è la Vergine in preghiera; è la Vergine Madre; infine, è laVergine offerente. Questi aspetti ne connotano fortemente il cammino di fede che,come insegna Giovanni Paolo II, ha comportato una particolare fatica del cuore,unita a una sorta di “notte della fede”… quasi un “velo” attraverso il quale bisognaaccostarsi all’Invisibile e vivere nell’intimità col mistero. È infatti in questo modo che Maria, per molti anni, rimase nell’intimità col misterodel suo Figlio, e avanzava nel suo itinerario di fede, man mano che Gesù «crescevain sapienza… e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52).Ci soffermiamo ora a considerare alcuni tratti della sua esperienza spirituale narra-ta dai vangeli dell’infanzia, focalizzando l’attenzione soprattutto sui misteridell’Annunciazione e della Visitazione e sull’atteggiamento con cui lei, la Verginedal cuore sapiente, piena di grazia e di Spirito Santo, ha contemplato e testimoniatoil mistero del suo Figlio Gesù.

Maria accoglie il Figlio di Dio nella storiaMeditando insieme a Maria il «vangelo» che le è stato comunicato e donato nell’o-ra dell’annunciazione (Lc 1,26-38), la riflessione si concentra sul «nome nuovo»con cui l’angelo la saluta: «piena di grazia» (kecharitoméne: Lc 1,28). È il nomedatole da Dio, che denota lo stato in cui si trova davanti a Lui nel momento stessoin cui le viene rivelata la sua vocazione/missione. La forma verbale – un participioperfetto passivo – sta a indicare il risultato di un intervento compiuto da Dio su dilei. Egli ha provveduto a colmarla, a riempirla di grazia. L’ha resa santa, tutta bellae amabile ai suoi occhi. Oggetto di un favore divino straordinario, di un amore deltutto speciale, Maria di Nazaret è invitata dall’angelo a gioire, ad esultare: questo èil senso esatto del verbo greco kaire. Dio l’ha scelta, e, quindi, l’ha preparata peraccogliere, innanzitutto, e poi per adempiere la missione alla quale ora la «chia-ma». La missione è spiegata nell’intervento successivo con cui l’angelo rispondeall’iniziale, comprensibile turbamento manifestato da Maria. L’intervento è intro-dotto da un ulteriore rimando all’atteggiamento amoroso e benevolo con cui Dio ha«guardato», da sempre, quest’umile donna di Nazaret: «Non temere, Maria, perchéhai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30). Stavolta l’angelo si rivolge a lei con il suo

Proseguiamo la lettura del libro Il rosario tra devozione eriflessione, che abbiamo presentato nei numeri precedenti diRosarium, proponendovi la seconda parte dell’articolo diVincenzo Battaglia.Il volume è in vendita presso l’ESD:via dell’Osservanza 72, 40136 Bolognatel. 051582034 e-mail:[email protected]

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nome terreno, il nome con cui era conosciuta dai familiari, dallo sposo Giuseppee dagli abitanti di Nazaret. Ma al contempo le svela che Dio l’ha inserita nel pro-getto salvifico, nella storia dell’alleanza che comporta la promessa fatta a Davidedi una discendenza che non avrà fine, legata alla provenienza del Messia dalla suastirpe. E la missione per la quale è stata scelta è diventare la madre del Messia(Lc 1,31-32). Così, se il nome Miryâm dice l’appartenenza dell’umile donna diNazaret alla comunità umana e al popolo di Israele, il nome Piena di grazia nesuggerisce l’appartenenza esclusiva a Dio, nel senso che Egli si rivela come ilSignore che ha per lei una predilezione fuori dall’ordinario, in quanto l’ha chia-mata a divenire madre del suo Figlio, mediatore della nuova alleanza. La combi-nazione di questi due nomi fa intuire come lei sia, a un tempo, la rappresentantedel popolo eletto, «la figlia di Sion», e la prima rappresentante del popolo dellanuova alleanza, della Chiesa. In riferimento alla «figlia di Sion», l’evangelista Luca istituisce un raccordo lette-rario e tematico con alcuni testi dei profeti, soprattutto con Sof 3,14-17, che èprobabilmente la fonte di Gioele (2,21-23.26-27) e I misteri della vita di Cristocontemplati alla scuola della Vergine Maria di Zaccaria (2,14-15; 9,9): il profetaSofonia si rivolge al popolo di Israele esortandolo ad attendere con fiducia lavenuta del Messia, il quale porterà rinnovamento e felicità. Con il terzo e ultimointervento dell’angelo viene rivelata, oltre alla modalità verginale del concepi-mento del figlio – con il rinvio all’intervento decisivo dello Spirito Santo – anchela sua identità divina: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza del-l’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e saràchiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). Il testo, assai denso dal punto di vista pneumatologico e cristologico, afferma cheMaria è inserita pienamente nel mistero del Figlio di Dio Gesù Cristo in virtùdello Spirito Santo, tramite il dono della maternità verginale che costituisce ilcontenuto e la forma della «grazia» da lei ricevuta. Lei risponde manifestandotutta la propria fede, e una fede perfetta. Infatti, oltre a dichiarare la propriaincondizionata disponibilità ad attuare quanto Dio ha stabilito, auspica che nellasua vita la Parola di Dio si compia interamente (cf. Lc 1,38). Lei, la donna «Piena di Grazia», cioè «amata da Dio», mette in atto la sua dipen-denza radicale nei riguardi di Dio come obbedienza libera, voluta, attiva; è obbe-dienza amorosa, è amore pienamente disponibile, aperto al dono di sé. Maria èpronta ad accogliere il dono che Dio Padre le fa per mezzo dello Spirito Santo: ilFiglio Unigenito, e lei lo accoglie nel cuore e nel corpo con ineffabile amore, anome di tutta l’umanità. Maria di Nazaret dà il proprio assenso alla volontà diDio perché ha capito chiaramente, grazie alla sapienza che viene dallo Spirito, sial’oggetto della volontà di Dio, sia il modo in cui il disegno divino si sarebbe rea-lizzato in lei. E se risponde all’angelo: «Ecco la serva del Signore: avvenga perme secondo la tua parola» (Lc 1,38), lo fa con la piena consapevolezza di avereanche la capacità di poter obbedire, essendo la donna umile, la cui vita è total-mente «fondata» su Dio. Infatti lei sa bene che «nulla è impossibile a Dio» (Lc

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1,37). Sono dati narrativi e teologici che fanno comprendere ancora meglio l’effettodell’intervento dello Spirito Santo in lei.Ma, al contempo, fanno comprendere che Maria non avrebbe potuto acconsentireed obbedire se non fosse stata perfettamente integra, innocente e santa fin dal primoistante del suo concepimento. Questa integrità, innocenza e santità stanno alla radi-ce della sua libertà e del suo amore totalmente oblativo: è perfettamente libera divolere e di realizzare ciò che Dio vuole. E ha scelto di comportarsi così perché perlei questo era il gesto di amore puro con cui ricambiare l’amore di Dio, quell’amoredi predilezione di cui si sentiva ricolma.

L’amore di Maria nella prospettiva dello Spirito SantoSe, giustamente, il mistero dell’Annunciazione ha una precisa componente trinita-ria, un tema da approfondire riguarda la relazione tra lo Spirito Santo e Maria,soprattutto per quanto attiene l’esercizio dell’amore da parte di colei che si è procla-mata la Serva del Signore. In questa sede, mi limito a qualche annotazione di fondo.Lo Spirito – il quale è la Persona/Dono e la Persona/Amore – imprime all’eventodell’Incarnazione del Figlio di Dio l’impronta essenziale dell’amore della santaTrinità: amore sommamente gratuito, sapiente e onnipotente, incommensurabile neldono e nella gratuità, finalizzato all’alleanza eterna con gli esseri umani amati dasempre e per sempre, e per questo chiamati alla vita. Pertanto, l’invio e il dono delFiglio avvenuti nella pienezza del tempo (cf. Gal 4,4)34, mentre rivelano l’amoreincommensurabile del Padre verso l’umanità (cf. Gv 3,16), ne rivelano, in primoluogo, l’amore incommensurabile verso Maria di Nazaret. In lei, per prima e inmodo singolare, si compie la dichiarazione fatta nell’inno della Lettera agli Efesini:in Cristo il Padre «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi eimmacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivimediante Gesù Cristo, secondo il disegno di amore della sua volontà, a lode dellosplendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato» (Ef 1,4-6).Come dice Giovanni Paolo II nel mistero di Cristo ella è presente «già prima dellafondazione del mondo» come colei che il Padre “ha scelto” come Madre del suoFiglio nell’incarnazione – ed insieme al Padre l’ha scelta il Figlio, affidandola eter-namente allo Spirito di santità.Si deve allora ammettere che il dono, la grazia elargiti da Dio a Maria sono la misu-ra del suo amore verso colei che appartiene al resto santo di Israele, che «è la primatra gli umili e i poveri del Signore». Dal momento che questo dono e questa graziacoincidono con l’Incarnazione del Figlio Unigenito, ne deriva che l’amore attuatoda Dio nei riguardi di Maria per opera dello Spirito Santo è il massimo amore river-sato su una creatura umana. Secondo la prospettiva tematica sin qui delineata, l’in-dagine sul rapporto tra lo Spirito Santo e Maria porta ad approfondire il dato cheMaria, essendo stata ricolmata di grazia fin dal primo istante del suo concepimento,è la donna pienamente consacrata al servizio di Dio dallo e nello Spirito Santo.Questo servizio – per cui ha ricevuto dallo Spirito Santo doni e virtù appropriati – siidentifica essenzialmente con la maternità divina e verginale. In secondo luogo, si

prolunga e si esprime, senza soluzione di continuità, nell’esperienza di esserediscepola del Figlio e nel cooperare alla salvezza in modo del tutto singolare econ una generosità che non ha pari.Inoltre, questo servizio implica anche la maternità spirituale verso tutta l’uma-nità, specialmente verso i discepoli del suo Figlio Gesù.

Maria proclama le opere di Dio: il “Magnificat”Resa feconda dallo Spirito Santo e ricolmata interamente della presenza delFiglio di Dio diventato ormai anche suo figlio – quel figlio totalmente amato, cheoccupa ormai tutto lo spazio della sua mente, del suo cuore e del suo grembo –,Maria fa visita a Elisabetta (Lc 1,39-56). Rifacendosi ancora una volta ad episodie temi della storia di Israele, il terzo evangelista ricalca in questo caso il trasferi-mento dell’arca dell’alleanza a Gerusalemme compiuto da re Davide e narratonel secondo libro di Samuele (2 Sam 6). L’autore sacro intravede in Maria, cheporta in grembo il Figlio di Dio, l’Arca santa della Nuova Alleanza, la Dimoraincorruttibile di Dio in mezzo al suo popolo. Dopo aver ricevuto, e per prima, il«vangelo» della Nuova Alleanza, Maria reca ora il lieto annuncio alla cuginaElisabetta. Dal canto suo, Elisabetta gode della gioia comunicatale dalla presen-za del suo Signore, presenza che le viene manifestata attraverso Maria, la quale,per la gravidanza in atto, vive quell’indicibile scambio di vita e di amore con ilsuo Figlio Gesù che la rende sempre più bella e attraente, agli occhi di Dio comeagli occhi degli uomini.Da qui nasce lo stupore che invade Elisabetta: stupore non tanto per aver ricevu-to una visita inattesa, quanto piuttosto perché sperimenta una «presenza» chemai avrebbe potuto immaginare di ricevere in dono, quella del Messia Salvatore.«Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu frale donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre delmio Signore venga da me?”» (Lc 1,41-44). La gioia che la invade è dono cheviene dallo Spirito, al quale si deve anche l’esultanza del bambino che Elisabettaporta nel grembo. Allo stesso modo, è lo Spirito che la ispira e le fa pronunciarela lode-benedizione gioiosa che lei – e in lei la comunità cristiana – rivolge alSignore Gesù e a sua madre. Nelle sue parole si fa manifesta la venerazione deicredenti verso colei che è la madre vergine del Re messianico, il Signore di tutti.«Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta inDio, mio salvatore”» (Lc 1,36). In questo cantico – sorto molto probabilmente inambito liturgico e in una comunità giudeo-cristiana – confluiscono l’esperienzadella salvezza di cui la comunità dei credenti ora gode e l’esperienza di cui hagoduto Maria, gratificata dall’amore di predilezione di Dio, il quale «ha guardatol’umiltà della sua serva» (Lc 1,48). Sullo sfondo sia della liberazione dalla schia-vitù egiziana e, più in generale, delle opere che Dio ha compiuto a favore diIsraele, e con un linguaggio intriso di reminiscenze bibliche, viene celebrata lasalvezza operata da Dio che è potente, santo, misericordioso e che interviene afavore degli umili e dei poveri. Lo sguardo contemplativo si volge dal passato al

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presente, e dal presente – ormai segnato dalla venuta del Messia Salvatore – versoil futuro, verso quel compimento escatologico della salvezza atteso per il giornodella Parusia, di cui la Risurrezione di Gesù Cristo è garanzia e promessa. Macome la storia della salvezza e dell’alleanza di Israele si apre con l’elezione e l’ob-bedienza di Abramo, padre nella fede (cf. Rm 4,16-18) – menzionato nella fraseconclusiva del cantico (Lc 1,55) –, così questa storia è giunta ormai a compimentoper la fede di una donna, vera discendente di Abramo, perché anche lei «ha credutonell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45).Pertanto, con grande acume sapienziale l’evangelista ha menzionato esplicitamenteMaria in apertura del cantico, facendolo sgorgare dal suo cuore di donna piena digrazia e tutta santa. Lei resta per sempre, nella Chiesa e per la Chiesa, modello delcredente che, mosso e ammaestrato dallo Spirito Santo, vuole rendere lode a DioSalvatore e vuole esprimere la speranza che il Regno di Dio si compirà pienamentein e per mezzo di Cristo Gesù.

Maria donna dal cuore sapienteSe la lettura contemplativa del Magnificat può essere occasione e motivo percogliere aspetti essenziali dell’esperienza spirituale fatta da Maria, allora si puòdire che dalle strofe del cantico emerge la figura esemplare della donna resasapiente dallo Spirito Santo. Maria è la perfetta credente, esperta nel custodire den-tro di sé la storia della salvezza che, ormai, aveva raggiunto il tornante decisivo conl’Incarnazione del Figlio Unigenito di Dio. Si industriava per custodire dentro di sétutto ciò che riguardava il Figlio Gesù, come pure tutto ciò che lui diceva e faceva.Quel Figlio amatissimo che Dio le aveva donato e affidato, coinvolgendo in questamissione anche Giuseppe, lo sposo che le aveva messo al fianco, l’uomo «giusto»(cf. Mt 1,19), il quale, aderendo alla volontà del Signore, aveva preso «con sé lasua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lochiamò Gesù» (Mt 1,24-25). Oltre a custodire, Maria meditava assiduamente nel suo cuore eventi e parole (cf.Lc 2,19.51), impegnata a comprendere e ad assimilare ogni giorno di più il misterodel Figlio, la cui gloria divina era nascosta entro la chenosi di una condizione diservo, riconosciuto in tutto simile agli uomini (cf. Fil 2,6-8). Dal canto suo, il terzoevangelista ci guida su un tracciato meditativo in cui gli avvenimenti si intreccianoin modo armonioso e progressivo. Sono avvenimenti che avevano segnato e segne-ranno, indelebilmente, la personalità, l’atteggiamento credente e la sensibilità affet-tiva di Maria.All’esperienza straordinaria avuta a Betlemme – il parto verginale e la visita deipastori – si aggiungevano sia quanto era accaduto e quanto aveva ascoltato durantela presentazione di Gesù al tempio, sia le considerazioni e i pensieri suscitati daquello che accadeva ogni giorno a Nazaret. La sua riflessione era una vera e pro-pria contemplazione fatta con il cuore traboccante di fede, alla luce di ciò cheapprendeva sia dal contatto con Gesù, sia dalle Scritture e dalla preghiera, sia, infi-ne, dal dialogo e dal confronto che, certamente, accompagnavano il rapporto con losposo Giuseppe. Il testo lucano dice che «meditava» nel suo cuore: il verbo sym-

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ballo qui usato rinvia a un lavorìo interpretativo realizzato mettendo a confrontoe cercando di collegare tra loro eventi e parole di diverso genere, per poter com-prendere sempre di più e sempre meglio. Comprendere il mistero del Figlio nelmodo giusto, corrispondente cioè alla volontà di Dio che lo Spirito Santo leaveva fatto conoscere e accettare in piena libertà. Comprendere per adeguarsi aquanto andava scoprendo di nuovo sia riguardo a lui, sia riguardo alla missioneche lei doveva portare a compimento.A tale proposito, non si può non menzionare il tratto pedagogico insito nell’in-contro avuto al tempio di Gerusalemme con Simeone e, segnatamente, nelleparole profetiche che questi le aveva rivolto, facendo ricorso al simbolo dellaspada che le avrebbe trafitto l’anima (cf. Lc 2,34-35). Secondo la spiegazionedata da Serra – sulla base della tradizione giudeo-cristiana – la spada è figura,prima di tutto, della Parola di Dio; in secondo luogo, rinvia al dolore che Mariadovrà sperimentare a mano a mano che procederà nel cammino, alla sequela diGesù. La Parola di Dio, in verità, era ormai penetrata fino in fondo nella mente enel cuore di Maria e ne aveva fecondato la persona e la storia sotto l’impulsodello Spirito datore di vita. Afferrata interamente dalla Parola di Dio nella perso-na del Figlio Unigenito che da lei aveva assunto la carne, ha provato dentro di sé,insieme all’ansia e al dolore che hanno accompagnato l’affannosa ricerca diGesù dodicenne a Gerusalemme (cf. Lc 2,48), anche il beneficio procurato daldover «comprendere» la parola rivelatrice che il figlio le affidava seminandolanel suo cuore. Questa parola di rivelazione la poneva di fronte alla missione chelui avrebbe dovuto compiere: occuparsi delle cose del Padre suo (cf. Lc 2,49-50). Per poter comprendere questa rivelazione, che le fa intravedere il teocentrismoradicale verso cui Gesù è ormai definitivamente orientato, Maria avrà bisogno ditempo. È il tempo richiesto affinché il seme della Parola di Dio possa crescere eportare frutto. A lei, quindi, si addice in modo del tutto speciale la tipologia delterreno buono: «Quelli sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato laParola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perse-veranza» (Lc 8,15). Alimentata dal solido nutrimento della Parola di Dio e soste-nuta dalla grazia dello Spirito Santo, Maria sarà impegnata – insieme allo sposoGiuseppe – ad accompagnare, anche come educatrice, la crescita di Gesù «insapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). Compito naturale,scontato per certi versi: lei è la madre di Gesù, e le tradizioni in vigore nellaPalestina del primo secolo assegnavano alla madre un ruolo importante per l’edu-cazione religiosa dei figli, come si desume – per esempio – dalle prescrizioniriguardanti la liturgia domestica. Ma questo compito pedagogico rivestiva uncarattere eminentemente soprannaturale, per cui non si può non riconoscere chealla pienezza di grazia corrispondeva, come effetto e requisito, anche una matu-rità umana e spirituale, un equilibrio affettivo e psicologico, una solidità di «sen-timenti» e una santità di vita tali da consentirle di pensare e di agire veramentesecondo Dio.

(continua)

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