MISSIONI MONTE BERICO - GEB/FEB 2011

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www.missionimonteberico.it N. 1 - Gennaio - Febbraio 2011 P. ALDO M. LAZZARIN 1 LUNGO GLI ANNI pag. 4 IL SERVIZIO NELL’ORDINE pag. 7 VESCOVO NELLA PATAGONIA CILENA pag. 12 ANTOLOGIA D’UN MAGISTERO pag. 21

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La Missione della Madonna e i suoi servi - Vicenza (Italy)

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P. ALDO M. LAZZARIN

1

LUNGO GLI ANNIpag. 4

IL SERVIZIONELL’ORDINEpag. 7

VESCOVO NELLAPATAGONIA CILENApag. 12

ANTOLOGIAD’UN MAGISTEROpag. 21

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Signore, t i ringraz iamo per aver-ci dato padre A ldo M. Laz z arinStella come fratello, amico, padre,pastore solerte e vescovo.Egli è stato per noi un segno lu-minoso della tua presenza, Signore.

Padre Aldo, attento, sensibile, ac-cogliente, mai nervoso ma dolcee delicato, è stato per noi frati

un punto di riferimento, un fratellosapiente, un consigliere ricercato edamato per la sua saggezza.Egli, concluso il suo itinerario sulla ter-ra, ci consegna tre gemme, tre valori co-me eredità spirituale della sua vita.

Editor

N. 1 - Gennaio-Febbraio 2011 - Anno LXXXVIIAut. Trib. Vicenza n° 150 del 18-12-1979Corrispondente e amministratore: Edson M. Choque Véliz - e-mail: [email protected] Responsabile: Sessolo Giovanni Redattori: Ganassin Eugenio, Sartori Domenico, Predonzani BrunoRecapito: Istituto Missioni Monte Berico - Viale E. Cialdini, 236100 Vicenza - Tel. 0444/559550 - Fax 0444/559557.Per invio di offerte usufruire del c.c.p. 14519367 intestato a: Provincia Veneta Ordine Servi di Maria “La Missione della Madonna”,Viale Cialdini, 2 - 36100 VicenzaStampa: Edizioni Zaltron, Vicenza - Tel. 0444/505542

Questo periodico è associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003(conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VicenzaContiene inserto redazionale

Bimestrale di informaz ione e animaz ione missionaria dei fratiServi di Maria della Provincia di Lombardia e Veneto.

EDITORIALE 2

LUNGO GLI ANNI 4

IL SERVIZIO NELL’ORDINE1. ROMA, nel cuore dell’Ordine

fra Ubaldo M. Todeschini 72. VICENZA, in una dinamica periferia

fra Silvano M. Stangherlin 9

L’UOMO CHE ACCETTÒ DI MUTARE… fra Francesco M. Geremia 10

VESCOVO NELLA PATAGONIA CILENA fra Vladimiro Memo 12

IN MORTEUn fratello, un amico Mons. Bernardo Cazzaro 14Benedetta la Chiesa di AysénMons. Luigino Infanti 16

TESTIMONIANZECome un grappolo.... 18Servo fedeleMons. Juan Agurto 19I suoi occhi brillavano...fra Agostino M. Poier 20

ANTOLOGIA D’UN MAGISTERO 21

In copertina: p. Aldo Maria Lazzarin

Foto: Archivio Segretariato Missioni

sommario

“La bocca sorridente rivela quello che è l’uomo”(Siracide 19,27).

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PRIMA GEMMA: L’UMILTÀSapienza, saggezza e modestia sono sta-te le note caratteristiche della sua vita.Anche se vescovo, è vissuto come unodi noi nella semplicità e umiltà senza esi-bire le insegne vescovili, che anzi na-scondeva non per ritrosia, ma per favo-rire un rapporto paritario con tutti.Ricordo che il venerdì santo di alcunianni fa egli non volle presiedere la li-turgia, ma preferì indossare le vesti li-turgiche proprie del diacono. Questa suasemplicità mi commosse. E di gesti similimolti ne ha compiuti .

SECONDA GEMMA: RISPETTO DELLA PERSONAPadre Aldo ha sempre avuto rispetto perla persona e delicatezza verso tutti.Da maestro e da priore provinciale hapromosso la persona, ha valorizzato i ca-rismi e le attitudini di ogni frate con lafiducia e la stima.Non si è mai imposto. Il dialogo basa-to sulla fiducia e sulla verità è stato l’ar-ma segreta per convincere e per otte-nere il consenso dei frati soprattutto neitrasferimenti e nella nomina a ruoli diresponsabilità.

TERZA GEMMA: LA COLLEGIALITÀ Padre Aldo è stato fervido e costantecultore della collegialità.

Questo grande valore lo ha insegnato,e l’ha sempre messo in atto nei capito-li conventuali, provinciali e generali eanche nel governo della Chiesa in Ay-sén.Egli ha sempre cercato di raggiungereil consenso di tutti, o almeno di quantipiù possibile, prima di prendere deci-sioni.

Con riconoscenza accogliamo queste tregemme con la speranza che possanosbocciare e maturare presto nelle no-stre comunità.

Padre A ldo: t i ringraz io per quanto mi hai comunicato e datoe graz ie da parte di tut t i i frat idella Provincia e dell’O rdine.

fra Ferdinando M. Perripriore provinciale

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oriale

Puerto Ay sén: 13 giugno 1999: “nostro cuoco” il vescovo Aldo.

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ALDO M. LAZZARIN STELLA,frate Servo di Maria e vescovo, è stato

ospite sullaterra per unaabbondanzadi 83 anni.1926, 13 di-cembre: nascea Selva di Vo-plago (TV), fi-glio di Gio-vanni e MariaStella.1937-1942:frequenta ilginnasio nelseminario mi-

nore San Giuseppe a Follina (TV).1942, 15 agosto: inizia il noviziato a Iso-la Vicentina (VI).1943, 23 agosto: s’impegna nella vita re-ligiosa con la professione ‘semplice’.1943-1946: frequenta il triennio del liceoa Udine.1946-1950: frequenta il quadriennio diteologia nel collegio Sant’Alessio a Ro-ma.

1948,10 ottobre: s’impegna nella vita re-ligiosa con la professione ‘solenne’.1950,8 aprile: viene ordinato sacerdotea Roma, ottenuta (15 marzo) la dispen-sa super defec-tum aetatis. 1950-1955:guida comepriore la co-munità e co-me maestro iprobandi nelseminario diFollina.1955-1958:dopo brevesosta a Udine,viene trasferi-to a MonteBerico (VI)come mae-stro dei pro-fessi; è mem-bro del consiglio provinciale.1958-1964: è priore nella comunità Isti-tuto Missioni Monte Berico e maestro deiprobandi.1958-1961: è socio (vice) provinciale.1961-1964: è membro del consiglio pro-vinciale.1964-1966: è maestro dei professi del col-legio Sant’Alessio a Roma.1965-1975: è membro del consiglio ge-neralizio.1966-1975: è nella comunità della curiageneralizia a San Marcello (Roma). 1968-1975: ricopre vari incarichi gene-ralizi, tra quali quelli di vicario genera-

Lungo gli Anni

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1950- 1955 a Follina.

2002: comunità dell’Ist ituto Missioni.

1966: a Puerto Montt con il priore generale Joseph M. Loftus.

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le e di rappresentante delle comunità ge-neralizie presso il priore generale e il suoconsiglio.1976-1982: è priore provinciale della Pro-vincia Veneta e, di conseguenza, presentale dimissioni da consultore generale; du-rante l’incarico viene eletto presidentedella conferenza dei priori e vicari pro-vinciali d’Italia.1982, 7 novembre: assiste in Messico al-l’ordinazione presbiterale dell’odiernopriore generale Ángel M. Ruiz Garnica.1982-1989: viene assegnato di famiglia al-la comunità di formazione a Fatima, Ar-gentina.La sua presenza in America Latina fumolto apprezzata, poiché con la sua vi-ta, parola e azione ha spinto i Servi diMaria verso i nuovi cammini di integra-zione, specialmente nel cono Sud.1989, 16 giugno: il papa Giovanni PaoloII lo nomima vicario apostolico nel Vi-cario di Aysén in Cile e lo elegge vesco-vo titolare di Tigisi in Numidia (AfricaNordoccidentale).1989, 13 agosto: è consacrato vescovo nel-

la cattedrale di Coyhaiquedurante il pontificale pre-sieduto dal predecessorel’arcivescovo di PuertoMontt padre Bernardo M.Cazzaro e concelebrato dalvescovo di Talca CarlosGonzales. Il lemma epi-scopale Respice Stellam(guarda la stella) è me-moria del cognome ma-terno e segno devoziona-le verso santa Maria madredi Gesù.Con il suo servizio pasto-rale ha consolidato la gio-vane Chiesa di Aysen, che

guidò, con il suo stile semplice e comu-nitario, ad una grande apertura di evan-gelizzazione.Significative sono le lettere pastorali concui orientò la crescita della Chiesa diAysén e che mantengono piena attualità:nel 1990 Dove sta il tuo fratello? ; nel 1992E voi chi dite che io sia? ; nel 1993 Vi inviodue a due ; nel 1996 Le comunità ecclesialivive e dinamiche ; nel 1997 Prendete e man-giate: questo è il mio corpo. 1997, 10 dicembre: informa il priore ge-

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14 gennaio 1990 al paese natale.

“All’angelo della Chiesa, scrivi…” (Apocalisse).

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nerale delle difficoltà, che incomincia adincontrare a causa del progressivo ag-gravarsi delle condizioni di salute, e diaver già presentato alla Segreteria diStato la sua rinuncia alla carica di Vica-rio Apostolico di Aysén per averne l’ac-cettazione da parte della Santa Sede.1998, 19 gennaio: il papa Giovanni Pao-lo II accoglie la rinuncia. 2005, 25 giugno: chiede al priore pro-vinciale veneto, ed ottiene, di ritornarein Italia.2002-2003: è membro della comunità del-l’Istituto Missioni Monte Berico. 2003-2010: è membro della comunitàdi Udine.2010, 24 luglio: un ictus cerebrale loporta alla paralisi.2010, 17 settembre: viene ricoverato nel-l’ospedale Don Calabria a Negrar (VR).2010, 16 ottobre ore 10,45: muore assisti-to via via da confratelli.2010, 18 ottobre: ore 11,00 celebrazionedelle esequie nella basilica di Monte Be-rico.

2010, 19 ottobre: celebrazioni esequiali nelpaese natale (ore 11,00) e nella basilicaMadonna delle Grazie a Udine (ore15,30).Le spoglie mortali riposano nella tom-ba dei frati Servi di Maria nel cimiterodi Udine.

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“È compito del vescovo promuovere l’at t ivitàmissionaria” (Ad gentes 30).

“I vescovi, con il successore di Pietro, reggono la casa del Dio vivente” (Lumen gentium 18).

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1. ROMA, nel cuore dell’Ordinefra Ubaldo M. Todeschini

Padre Aldo Maria Lazzarin era giàda due anni nella comunità ro-mana di San Marcello come ‘con-

sultore generale’ (oggi si direbbe ‘con-sigliere generale’), quando il prioregenerale, Joseph M. Loftus, mi trasferìa questa comunità, il 4 settembre 1968.Allora già da più di dieci anni io lavo-ravo nel Tribunale della PenitenzieriaApostolica per trentasei ore la settima-na e, in più, insegnavo per altre treore la settimana storia ecclesiastica e pa-tristica nella Pontificia Facoltà Teologi-ca Marianum. Questi impegni hannolimitato la mia convivenza in comunitàe il contatto personale con il padre Al-do. Tuttavia ho potuto ammirare in luile più belle virtù umane e religiose, vis-sute con grande semplicità, naturalez-za e gioia.Un importante impegno pastorale miha molto avvicinato a lui. Dal marzo1967 egli esercitava il ministero di cap-pellano della clinica che allora le suo-re Serve di Maria Riparatrici avevanoin via Lagrange a Roma. Oltre alla vi-sita settimanale agli ospiti della clinica,padre Aldo, quando non era lontano daRoma, celebrava ogni giorno la messaper le suore la mattina presto e, nei gior-ni festivi, due messe: una alle ore 9 el’altra alle ore 11, per i fedeli che fre-quentavano la chiesetta, dedicata alla

beata Vergine Addolorata, annessa allacasa. Fin dall’inizio della mia venuta aSan Marcello io lo sostituivo in quel com-pito quando per il suo ufficio di con-sultore generale si doveva assentare e,nelle domeniche e festività, celebravo alsuo posto la seconda messa. Quando eglilasciò Roma, nel 1975, fu affidato a meil compito di cappellano. Padre Aldo,di buon mattino, fosse tempo buono ocattivo, inverno o estate, si recava invia Lagrange con la sua bicicletta “dacorsa”, che usava atleticamente ancheper altri spostamenti, a volte molto piùlunghi.In quella clinica e in quella comunità

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Il Servizio nell’Ordine

1992: anno della let tera pastorale Voi chi dite che io sia?.

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era molto stimato e ben voluto dai ma-lati, dai medici, dai fedeli che fre-quentavano la chiesetta e dalle suore (ri-cordo i nomi di alcune di esse: Regi-nalda, Enrica, Josefa, Ilarina, Pierpaola,Vitalina; di altre ho dimenticato il no-me, ma non la generosità e la profes-sionalità, che era di tutte). Oggi anco-ra padre Aldo è ricordato cosi da unadi quelle suore, che mi scrive: monsi-gnor Aldo M. Lazzarin è stato un carissi-mo padre; tante nostre sorelle, specie infer-miere, gli debbono riconoscenza.

Un importante lavoroNell’estate del 1998, incaricato dell’ar-

chivio della nostra curia generalizia, vitrovai diversi fascicoli di carte scritte amacchina, intitolati Note sui Consigli ge-neralizi, che coprono senza lacune ilperiodo dall’8 giugno 1965, inizio delCapitolo generale celebrato nel con-vento della SS. Annunziata di Firenze,al 9 dicembre 1975. Ho provveduto al-la loro rilegatura in sette volumi. Il pri-mo si estende dal suddetto Capitologenerale del 1965 a tutto l’anno 1969;gli altri sei coprono un anno ciascunodal 1970 al 1975.Non si tratta dei veri e propri “verbali”

delle sedute del consiglio generalizio,i quali sono scritti appunto nei “Libridei verbali”, ma, come indica il loro ti-tolo, di “note” sui consigli generalizi,cioè, contengono riflessioni, motiva-zioni, incontri di persone, e tante altrecose altrimenti non conoscibili. Que-ste note rivestono certamente grandeimportanza per la storia dell’Ordine nelsuddetto periodo. Ora tutto questo in-gente e meticoloso lavoro è opera di pa-dre Aldo.Quando, il 13 gennaio 2003, dall’Isti-tuto Missioni di Monte Berico egli ven-ne per l’ultima volta a Roma nella no-stra comunità, invitato a presiedere lacelebrazione eucaristica vespertina del-la festa di San Marcello il 16 gennaio,e rimase con noi per alcuni giorni, glifeci vedere quei volumi: ore intere tra-scorreva nel mio ufficio a leggerli, ri-cordando bene, con mia grande sor-presa, i nomi delle persone e molti al-tri particolari, con evidente soddisfa-zione, a volte, commovendosi intima-mente, rivivendo nel ricordo gli annidella sua massima e intelligente atti-vità al servizio dell’Ordine.

La cronologia: un messaggioNella documentazione archivistica e nel-la sintesi cronologica delle pagine pre-cedenti sono da notare, in primo luo-go, gli importanti e delicati incarichiche i superiori affidarono al padre Al-do poco dopo la sua ordinazione pre-sbiterale, nonostante la sua giovane età.È da notare, inoltre, nelle lettere chepadre Aldo, nei suoi vari compiti e viag-gi, scriveva al priore generale, oltre al-la sua innata, direi, venerazione per isuperiori, e alla chiarezza di esposizio-ne dei fatti e dei problemi incontrati,

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10 aprile 1978: incontri e lavoro del priore provinciale.

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il seguente metodo suo proprio: nonmanca di suggerire sempre le possibilisoluzioni dei problemi, esponendolein ordine della sua preferenza, ma sem-pre rimettendosi al parere del priore ge-nerale e del suo consiglio. Per quantoho potuto capire, la soluzione da lui pro-spettata come prima mi è parsa sem-pre la migliore.Esemplare è la corrispondenza che ri-guarda i primi sintomi e il progrediredel disagio fisico che lo porterà a la-sciare il ministero di Vicario Apostoli-co e, poi, a chiedere di rientrare in Ita-lia. Si nota in essa un ammirevole sen-so di responsabilità di vero Pastore deifedeli, dei quali vuole il bene, una in-nata onestà e un grande coraggio. Mol-to bello e commovente, infine, è l’apertoannuncio, fatto ai fedeli del Vicariatocon la sua ultima lettera pastorale del19 gennaio 1998, della sua rinuncia alcompito di Vicario Apostolico, accoltadal Sommo Pontefice.

2. VICENZA, in una dinamica periferiaPadre Aldo servì i fratelli e l’Ordinedei Servi di Maria anche nella Provin-

cia Veneta, segnatamente come prioreprovinciale nei due trienni 1976-1979/1979-1982.In poche frasi, con aggettivi seleziona-ti, fra Silvano M. Stangherlin, che fumembro del consiglio provinciale nelprimo triennio, lumeggia alcuni trattidella personalità di padre Aldo riassuntiin due parole:

MODELLO VIVENTE

Padre Aldo per me è stato sempre un mo-dello vivente del vero frate Servo di Ma-ria:- evangelicamente semplice - mite - umi-

le - tale anche dopo le insegne epi-scopali;

- servizievole e pronto ad andare in-contro al fratello sofferente o appe-santito da qualche problema perso-nale;

- dialogante e molto rispettoso delle opi-nioni altrui.

Sapeva molto ascoltare.Fu frate di spiccato equilibrio: maiscattoso, riservato e sereno sempre.Fu frate di preghiera e di silenz io.In convento portava sempre l’abi-to religioso.

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Attività come consigliere generale.

Priore provinciale in visita alla fondaz ione in India.

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La breve permanenza nel consiglioprovinciale mi ha consentito diconoscere da vicino padre Aldo

M. Lazzarin come priore provinciale.Era stato già mio ‘maestro’ negli ani1951-55 a Follina dove studiavo in quin-ta elementare e nelle tre medie. L’ave-vo poi avuto ancora come ‘maestro’ nel-l’ultimo an-no di teolo-gia a Roma.Tempi e luo-ghi assai di-versi, comediverso si èmostratol’uomo checi guidava.Frutto dellatradizionaleformazioneecclesiasticadei ‘collegi’,Aldo seppe di volta in volta accoglierelo spirito nuovo che aleggiava sulla chie-sa e sulla società. Com’era stato vivacenegli sport e nel moto, così si rivelò ta-le anche nello spirito attuando il dettolatinoamericano ‘camminando s’aprecammino’. E tutto questo senza forza-re tempi e metodi, ma accompagnan-do la crescita di persone e l’accadere

degli eventi. Come membro del consi-glio generalizio, guidato da padre Jo-seph M. Loftus, ebbe modo di assorbi-re la grande ricchezza ispiratrice cheguidò l’Ordine nella stesura delle ‘nuo-ve’ costituzioni in fedeltà alle direttiveconciliariCome priore provinciale, oltre che per

il rispettodelle perso-ne, la capa-cità analiticadei fatti e lacordialitàdel tratto, loricordo peril valore cheseppe rico-noscere alla‘cultura’, al-la formazio-ne dellementi e del-

le personalità. Non ebbe la fortuna dipotersi laureare presso università laicheo religiose, anche se ne aveva le capa-cità e la passione. Tuttavia, per un sen-so innato del vero e del nuovo, seppeannusare la ventata rivoluzionaria di que-gli anni che colpì in pieno società e chie-se. Per questo vide nella cura per leconoscenze teologiche e antropologi-

L’uomo che accettòdi mutare…

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Fra Francesco M. Geremia, che fu membro del consiglio provinciale nel secondo triennio, ricorda tempi di vita e di servizio

di padre Aldo con un titolo scultoreo:

1979: priore provinciale in visita a Coy haique.

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che uno strumento efficace perché i fra-ti si disponessero con vivacità a porsi aservizio dello Spirito che andava scuo-tendo alla radice tradizioni e istituzio-ni ormai sclerotizzate. Pro-mosse incontri culturali esollecitò singoli frati ad ap-profondire negli studi ilmistero della vita e dellarivelazione divina, anchese fu poco ascoltato e ap-poggiato. Tale disinteres-se e insensibilità è forse al-la base del declino costantedell’intera Provincia deifrati.Trasferitosi poi in Ameri-ca Latina, Argentina e Ci-le, e consacrato vescovo inAysén, comprese subito leistanze propagate dallaTeologia della Liberazionee con i frati del posto in-traprese un ‘aggiorna-mento’ costante persona-le ed ecclesiale.

Con quale commozione mi riferiva lastima e l’accoglienza che vescovi e cle-ro cileni gli tributavano negli incontriperiodici e nell’invito che gli veniva of-ferto di tenere corsi di esercizi spiritualiai preti! Credeva fortemente nel lievi-to vivificante del vangelo e se ne lasciavapermeare. Nessun interesse perciò perl’esteriorità connesse al suo ruolo divescovo. Una vivacità intellettuale loha guidato anche nel periodo della ma-lattia che lo costrinse alle dimissioni eal suo rientro in Italia, dove continuòcon una spontaneità invidiabile la vitacomune dei frati.Mi ha lasciato con una confidenza pie-na di stupore: “Sai che mi sto interro-gando ancora sul senso e il mistero del-l’eucaristia”?

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1985: a Fatima (Argentina) con le Serve di Maria di Nocera.

“La messa è un tesoro nascosto” (p. Aldo).

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Il padre Aldo Lazzarin con la sua pre-senza in Aysén, patagonia cilena,ha aperto nuovi orizzonti ed ha se-

minato ampiamente nei cuori l’amoredi Dio.Ciò che fu l’ideale della sua vita, la mis-sione, ha potuto realizzare pienamentequando il papa Giovanni Paolo II, il 13

agosto 1989 lo pose alla guida del Vi-cariato Apostolico di Aysén.Non fu facile per il padre Aldo accet-tare questo compito legato alla consa-crazione episcopale, perché era sem-pre vissuto, nonostante i numerosi in-carichi nell’Ordine dei Servi di Maria,nell’umiltà, nella povertà e nella fra-ternità. Tuttavia la sua accettazione die-de come risultato l’esercizio del suoministero episcopale con uno stile sem-plice e fraterno. Non cambiò assoluta-

mente nulla della sua forma di vita e nelmodo di relazionarsi con le persone.Sempre si preoccupò delle persone, spe-cialmente delle più bisognose. La suaprima lettera pastorale Dov’é tuo fratel-lo? era dedicata ad orientare la pastoralesociale.Seppe mantenere sempre una relazio-ne cordiale con i suoi sacerdoti. Governòcollegialmente la Chiesa della regioneayséniana, cercando costantemente diraggiungere il consenso dei suoi colla-boratori. Prima di pubblicare le sue let-tere pastorali, le faceva leggere ai suoisacerdoti, sollecitando osservazioni e sug-gerimenti. Fu stimato molto dall’epi-scopato cileno; alcuni vescovi lo invita-rono a predicare gli esercizi spiritualial proprio clero. Lungimirante nel suo ministero, dopoun tempo di presa di contatto con larealtà, orientò decisamente il suo lavo-ro pastorale verso una evangelizzazio-ne non solo nella città, ma anche nel va-sto territorio del Vicariato Apostolico.Nel dicembre del 1992 inaugurò la Mis-sione Generale, che rimase aperta peralcuni anni, finché la ‘evangelizzazio-ne a fondo’ fu incorporata nel piano pa-storale. Sentì la passione per i cristiani dispersinel vasto territorio del Vicariato Apo-stolico e si sforzò di assicurare loro unservizio religioso permanente o per lo

Vescovo nellapatagonia cilena

fra Vladimiro Memo

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Arrivo in Ay sén per l’ordinaz ione episcopale.

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meno periodico in tutta la regione; luistesso preferiva dedicarsi al settore ru-rale. La geografia, e più ancora, la gen-te della sua Chiesa, portò sempre nelcuore fino alla fine dei suoi giorni, de-dicando loro quotidianamente il santorosario, un’avemaria per ogni comunitàcristiana dell’Aysén.Insieme all’evangelizzazione consideròessenziale che il Vicariato Apostolico usu-fruisse di un clero proprio. Ordinò duesacerdoti del luogo e ne incorporò al-tri due provenienti da altre diocesi. Inol-tre introdusse il diaconato permanen-te nella Chiesa dell’Aysén, ordinando iprimi due diaconi sposati.Ciò che incise fortemente nella sua vi-ta e nel suo ministero fu la Santa Eu-carestia. La Santa Messa era la fonte al-la quale si alimentava e nella quale tro-vava vigore per il proprio lavoro pasto-rale. La sua catechesi preferibilmenteera sulla Messa. “È un gran tesoro na-scosto – diceva – scoprire la Santa Mes-

sa é scoprire Gesù e per mezzo suo laChiesa”. La sua catechesi è stata pub-blicata nel 2006 nel libretto La SantaMessa, editato pure in lingua italiana.Davvero possiamo dire che padre Aldosi convertì in un vero tesoro per la Chie-sa in Aysén: la sua passione per Cristoe per la Chiesa, come ebbe a dire unadonna cilena, ci ha convertiti e orien-tati a vivere con fedeltà il vangelo.

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Accompagnato dai frati e dal sindaco di Ay sén.

1998: ult imo viaggio del vescovo ‘emerito’ lungo il lago Carrera.

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[…]. Ci siamo riuniti in questo Santuariodella Madonna di Monte Berico, davantialle bare di questi due nostri fratelli, dopoche sono stati chiamati alla Casa del Padrea poche ore di distanza uno dall’altro, perdar loro il nostro ultimo saluto, mentre ele-viamo la preghiera della Chiesa in suffra-gio delle loro anime.“Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta,ma trasformata, e mentre si distrugge la di-mora di questo esilio terreno, viene prepa-rata una dimora eterna nel cielo”. Sono leconsolanti parole del Prefazio della Messa

che fra pochi minuti risentiremo. Il Vange-lo ci ha appena ricordato come Gesù si au-to definisce “Risurrezione e vita”. In lui ri-fulge a noi questa “beata speranza” e ciconsola la promessa dell’immortalità futu-ra. Con questa fede i due nostri fratelli Al-do e Agostino sono vissuti e sono morti. Nel-la stessa fede anche noi viviamo e confidia-mo di perseverare fino al momento di la-sciare questo mondo. Nessuna buona mor-te si improvvisa. Gesù ci insegna come viveresempre preparati: in continua vigilanza epreghiera. “Come si vive, così si muore” di-ce anche un proverbio.Al momento della morte è stata loro accantola Madre Santissima. Gliel’avevano doman-dato durante tutta la vita. Ogni Ave Mariaè preghiera anche di una buona morte: “Pre-ga per noi adesso e nell’ora della nostra mor-te”. La risposta opportuna della Madre èinfallibile, tanto più per coloro che l’han-no servita con fedeltà.Così li abbiamo conosciuti. Con loro ab-biamo lavorato, gioito e sofferto nei com-piti che l’obbedienza ci veniva assegnando,pur in tempi e luoghi diversi, ma tutti con-cordi nei comuni ideali di servire la Santis-sima Vergine Maria, nella fraternità dei suoiServi, negli impegni pastorali in patria e nel-le Missioni, tutto per il bene delle anime, amaggior Gloria di Dio.Personalmente con il padre Agostino ho avu-

IN MORTE

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Lunedì 18 ottobre 2010 nel santuario della Madonna di Monte Berico entra-rono due bare per la celebrazione delle esequie di due frati Servi di Mariamorti il mattino dello stesso giorno, sabato 18 ottobre, a Negrar (Verona),l’uno nella casa di accoglienza Perez, l’altro nel reparto di geriatria dell’o-spedale Don Calabria: i frati Agostino M. Rizzotto e Aldo M. Lazzarin. Il pre-sidente della celebrazione esequiale padre Bernardo M. Cazzaro, vescovopredecessore del padre Aldo nel Vicariato Apostolico di Aysén, ricordò en-trambi nell’omelia, dedicando parole ammirate e commosse al confratellovescovo con il quale maggiori furono le frequentazioni.

Un fratello, un amicopadre Bernardo M. Caz z aro

18 ottobre 2010: due bare vicine, i fratiAldo M. Laz zarin e Agostino Riz z otto.

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to solo contatti occasionali, mentre con ilpadre Aldo è stato diverso. Perciò, a suo ri-guardo, mi sia permesso un ricordo parti-colare. Ci siamo conosciuti 73 anni fa. Maidimenticherò il primo incontro con lui daragazzi nel 1937, quella sua faccetta serenae sorridente, già aspirante alla vita consacratatra i Servi di Maria. Era arrivato al CollegioSan Giuseppe di Follina per iniziare la pri-ma ginnasiale. Io vi ero arrivato l’anno pri-ma. Da allora le nostre vite di studenti, direligiosi, di sacerdoti e vescovi missionari inCile, sono trascorse in gran parte parallele.Particolarmente indimenticabili sono statigli anni della teologia a Roma, non soloper la solida formazione che ricevevamodai nostri Maestri, particolarmente dal pa-dre Andrea M. Cecchin, ma anche per l’en-tusiasmo con cui partecipavamo, insiemead altri compagni del Collegio, della spiri-tualità del nascente Movimento dei Focola-rini, vicino alla sua Fondatrice Chiara Lu-bich. Ritornati in Provincia, ecco gli anni,impegnativi e gioiosi, dedicati alla forma-zione dei giovani. Poi l’obbedienza ci sepa-ra. Io per il Cile come Vescovo Vicario Apo-stolico in Aysén. Aldo in Italia con incari-chi di grande fiducia come Defìnitore Ge-nerale e poi come Superiore della Provin-cia Lombardo-Veneta. Più tardi dall’Argen-tina mi raggiunge in Cile, Vescovo anche lui,mio successore nel Vicariato Apostolico diAysén. Ho l’onore di presiedere la sua Or-dinazione episcopale a Coyhaique. Lavoria-

mo insieme nella Conferenza episcopale delPaese e nella Provincia ecclesiastica di Puer-to Montt, la più australe del mondo. L’etàavanzata ci riporta in Italia. Aldo ci arriva giàammalato. Pochi giorni prima della sua mor-te ho avuto la grazia di amministrargli il sa-cramento dell’Olio degli infermi nell’O-spedale San Giovanni Calabria di Negrar.L’esperienza della fraternità e dell’amiciziacon il p. Aldo è stata di molti fratelli. Tuttihanno potuto godere delle sue belle dotidi intelligenza, del suo calore umano, delsuo spirito religioso edificante.Tanto di lui come del p. Agostino si po-trebbero dire tante prove di bene compiu-to, sebbene le testimonianze umane sianoben poca cosa di fronte alla parola finaledi Dio: “Servo buono e fedele, sei stato fe-dele nel poco, entra nella gioia del tuo Si-gnore”. La nostra vita, anche se si prolun-ga negli anni, è sempre “poco”. Pur aven-do fatto tutto quello che ci è stato coman-dato, siamo “servi inutili”, dai quali il Pa-drone non ricava nessuna utilità, perché lalascia tutta ai lavoratori della sua vigna. Loafferma anche un altro Prefazio eucaristi-co: “Tu, Signore, non hai bisogno della no-stra lode, ma per un dono del tuo amoreci chiami a renderti grazie; i nostri inni dibenedizione non accrescono la tua gran-

dezza, ma ci ottengono grazia che ci salva”.Oggi, conclusa la vita terrena di Aldo eAgostino, mentre li consegniamo alla Divi-na Misericordia, ringraziamo Iddio di aver-celi donati e di aver percorso insieme unlungo tratto della vita terrena in camminoverso la vita eterna.

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L’arcivescovo Bernardo M. Caz zaro impone le mani su p. Aldo.

Prenoviz i e noviz i a Fatima (Argentina).

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Il vescovo Infanti affermò di voler“esprimere il sentire di tutti i fedelidel nostro Vicariato Apostolico, ma-

nifestando il più cal-do e fraterno rin-graziamento a Dioper il padre vescovoAldo Lazzarin”. Ri-cordò che “per 60anni, da quando fuordinato sacerdote,il padre vescovo Al-do Lazzarin celebrògiorno dopo giornol’eucaristia, che èfonte e vertice di tut-ta la vita cristiana(…) Egli aveva ca-pito che nell’euca-ristia sta condensa-ta tutta la vita cri-stiana. E quello è uncammino che stia-mo facendo noi”.Di lui risaltò “la pre-senza umile, acco-

gliente, propositiva, incoraggiante, cheha lasciato un segno fra tante persone,nelle nostre comunità, nella nostra Chie-

sa e nella societàdell’Aysen”. Rico-nobbe anche in pa-dre Aldo “la per-manente ricerca dicomunione profon-da, il rafforzamen-to dell’impegno diogni cristiano neipropri doveri, la vi-cinanza solidale coni più umili e lonta-ni, l’aiuto nel di-scernimento dellevocazioni personali,l’impulso verso unaChiesa viva e dina-mica, l’urgenza delcompito missiona-rio, una migliore vi-sione ed organizza-zione ecclesiale, emolti altri risultati e

Benedetta la Chiesadi Aysén

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Fra LUIGINO M. INFANTI DE LA MORA è l’attuale vescovo successore dipadre Aldo M. Laz zarin alla guida del Vicariato Apostolico di Ay sén. Egliha presieduto il rito esequiale lunedì 18 ottobre 2010 nella cattedrale di Coyhai-que per ricordare la presenza del defunto confratello e vescovo padre Aldoin quella terra e ringraz iare per il suo serviz io pastorale lungo nove anni.Viene qui presentato un riassunto della sua omelia, in cui emerge il ritrattodi padre Aldo

UOMO SPIRITUALE

1999: Vescovo emerito.

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realizzazioni”. Riconobbe che “la sua spi-ritualità” è il più grande regalo che pa-dre Aldo Lazzarin ha lasciato alla Chie-sa di Aysen. Essa fu la radice di tuttoquanto egli fece. Quella spiritualità siesprimeva nella capacità di ascolto allaParola di Dio, in un profondo e irre-prensibile amore a Cristo. Il vescovo delineò alcuni punti fermi nel-la vita e nel servizio episcopali di padreAldo tramite cinque perché. Perché la Croce che come vescovo por-tava sul petto non fosse appena finitu-ra decorativa ma il segno della vita, egliseppe affrontare con bontà e speranzatanti momenti difficili, tante sofferenzeed incomprensioni. Perché da bambino e giovane ha respi-rato e si è alimentato del carisma dei Ser-vi di Maria, ha saputo infondere e con-cretizzare la collegialità e la correspon-sabilità.Perché per lui Cristo era una meta eduna conquista che si raggiunge giorno

dopo giorno e che va crescendo senzafine verso l’eternità, sentiva che nessuncristiano, sacerdote o diacono o religiosoo laico, può staccarsi dalla propria for-mazione teologica, umana, morale, pa-storale, professionale.Perché era uomo di Chiesa, fu docile nel-l’imparare dai suoi formatori, e in Ay-sén respirò con i polmoni della ChiesaCilena e Latinoamericana, imparandogiorno dopo giorno come essere buonpastore, vescovo secondo il cuore diCristo, tanto che era notevolmente va-lorizzato e apprezzato da parte di mol-ti vescovi del Cile. Perché lo Spirito del Signore stava sudi lui, è riuscito a guidare come buonpastore la Chiesa di Aysén verso i cam-mini della santità, con la forza della co-munione, con il sale della sapienza, conla luce della prudenza.E concludeva: “benedetta Chiesa di Ay-sén, che ebbe il padre vescovo Aldo co-me guida, maestro e pastore”.

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Tre frati, tre vescovi: Luigino Infanti, A ldo Laz zarin, Juan Agurto.

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Testimonianze

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COME UN GRAPPOLO, come una spiga, come un cesto di fiori... e similiimmagini abbelliscono le testimonianze raggranellate in luoghi del Vicariatodi Ay sén nei giorni dell’agonia di padre Aldo e nell’evento della sua morte.

La “passione” di padre Aldo è una fonte

di grazie che ci concede la conversione

della vita che ci spinge a voler vivere in

fedeltà al vangelo, come lui ha fatto in tut-

ta la sua esistenza. Per noi tutti che ab-

biamo avuto il privilegio di conoscerlo

ed amarlo, nostro padre Aldo è un esem-

pio di santità, umiltà e misericordia che

ci revela il cuore del Signore e ci trasmette

la gioia del perdono. Questa fu la gran-

de missione che padre Aldo ha sviluppa-

to specialmente negli ultimi anni.

Alejandra Espinoza

La mia anima si commuove e le lacrimegermogliano dal più profondo… Sta-mattina rimango con quello che mi ri-spose il vescovo monsignor Ignazio quan-do io gli dissi: “padre Aldo non si meri-ta soffrire, lui meno che nessuno, poi-ché nella sua vita ha lottato sempre peressere un pastore fedele e dedicato al suogregge” e lui mi rispose: “quella di pa-dre Aldo è una sofferenza redentrice:lui non soffre per ‘castigo di Dio’, il suodolore e la sofferenza dà vita ad altri, èper la vita del mondo… Gesù non meri-tava di morire, non si meritava tale sof-ferenza: Gesù dà la vita e la dà per amo-re, come sta facendo padre Aldo”. Jovita Cerro

Che Dio benedica i suoi atti, opere e pre-

ghiere, perché la sua vita è stata un esem-

pio di santità e amore, prodigato tra i

suoi fedeli. Prego e ringrazio per l’amo-

re che mi ha insegnato, le sue parole e

messaggi: sono sicura che Dio il Padre buo-

no sa delle sue opere.Guillermina Ponce

Padre Aldo fu per me parola paterna, in-coraggiante, che mi ha fatto sentire di nonavere sbagliato scegliendo di essere sacer-dote. Fu conferma del cielo attraverso unuomo santo che Dio Padre mi ha fatto sen-tire il suo amore misericordioso.Un sacerdote

Molto grande è la mia tristezza in questi

giorni. Padre Aldo Lazzarin ci ha colpito

profondamente nel cuore, ci ha riempito

di abbondanti amore e bontà; ci ha stupito

la sua umiltà e vicinanza con il bello, il buo-

no, il semplice; sempre vicino, era capace

di sentire compassione verso il dolore del-

l’altro, capiva tutto, le necessità di uomi-

ni, donne, bambini, anziani. Padre Aldo

ha fatto tanto bene in Aysen e in tutti i luo-

ghi dov’è stato. Chi è vicino a lui, stringa

la sua mano, lo benedica, gli sussurri che

siamo tanti a condividere la sua sofferen-

za, coscienti che quando lui sarà partito

dalla terra, ci benedirà dal cielo.Guadalupe Flores

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SERVO FEDELEJuan Agurto

Fra Juan Florindo M. AgurtoMuños, vescovo di Ancud, dio-

cesi contigua al Vicariato Apostoli-co di Aysén dove egli stesso visse ecollaborò con padre Aldo, anche co-me parroco della cattedrale inCoyhaique, intona il suo grazie in me-moria del confratello defunto uti-lizzando espressioni come ricami, trale quali quella potrebbe stare cometitolo: servo fedele.Con tutto il cuore mi unisco in preghierae ringraziamento […] all’annuncio cheil nostro fratello padre Aldo M. Lazza-rin è entrato nell’eternità.In questi momenti, mi pare vedere il pa-dre Aldo sorridendo con il suo viso tra-sparente, semplice e profondo, men-tre s’incammina verso l’incontro defi-nitivo con Dio e con i suoi cari di tut-ta la vita. Felice, tu servo fedele di Ge-sù Cristo per mezzo della consacrazio-ne nell’Ordine di Santa Maria! Felice,tu frate che in tutti gli uffici esercitatinell’Ordine e nella Chiesa fosti servi-tore umile e mite di cuore! Felice, tuche molte volte ci hai insegnato che tut-ta la nostra realtà umana è “relativa” el’assoluto è solo Dio e il suo amore!Grazie padre Aldo, perché sempre, in

mezzo alle difficoltà ti abbiamo visto confede, speranza e una grande capacitàd’accogliere le persone con bontà e af-fetto.Grazie per il dono dell’umiltà che Dioti ha regalato e tante volte l’hai prati-cato con sincerità davanti a tutti noi.Grazie per il ricordo permanente di tut-ti nella tua preghiera: sono sicuro cheadesso proseguirai pregando di più perciascuno di noi.Grazie per la testimonianza che ci hailasciato quale uomo di Dio, frate e pa-dre vescovo.Sei stato ai piedi delle croci ispirando-ti a santa Maria: lo spirito delle costi-tuzioni dell’Ordine in te si è fatto vita.Adesso goditi pienamente del tuo Si-gnore. Alleluia!

L’immagine di padre Aldo è come un pic-colo cero acceso mentre si sta consuman-do: negli occhi brilla una fiamma bian-chissima ed accogliente.Enrico Bigotto

Padre Aldo è stato per me un uomo inte-

gro, che ha dedicato la propria esistenza a

vivere e servire Dio e la Chiesa; a me inse-

gnò a pregare fino a raggiungere la con-

templazione. Berta Ilbaca

Fra Juan M. Agurto, al centro, futuro vescovo di Ancud.

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I SUOI OCCHIBRILLAVANO...

Agost ino M. Poier

Fra Agostino M. Poier vive e serveattualmente nel Vicariato Apostolico

di Aysén, dopo lunghi anni di perma-nenza in Argentina, precisamente aCoyhaique, dove padre Aldo esercitaval’espiscopato. Tra i fotogrammi di me-moria risaltano gli occhi che brillano.

Anch’io vorrei aggiungere una mia me-moria di padre Aldo M. Lazzarin, de-scrivendo l’ammirazione che sempre eb-bi per lui e narrando alcuni fatterelli.Dopo averlo conosciuto da ragazzino aFollina negli del seminario 1950-51, cisiamo ritrovati di nuovo, molti anni do-po, cioè nel 1982-84 a Fatima, Argenti-na, nella casa in cui si trovavano per lapropria formazione 15 ragazzi. Era mol-to bello stare con padre Aldo. Un uo-mo saggio, posato, intelligente, partici-pativo. Ricordo che in primavera si al-zava alle cinque del mattino per lavo-rare nell’orto. Lo vedevo sudare, con unpaio di occhiali vecchi, tenuti insiemecon uno spago. Avevamo in casa un’au-tomobile grande e una motoretta di

50 cm. di cilindrata. La domenica usci-vamo tutti due per la messa. Chi usavala macchina e chi la motoretta? Lui stes-so stabilì questo criterio: usi la macchi-na chi va più vicino. Giacché la cappelladel suo servizio distava 20 chilometri piùin là della mia, egli se ne andava conla motoretta, sempre indossando la to-naca. Un giorno, lo scapolare vennerisucchiato dalla ruota posteriore: me-no male che esso si ruppe e il viaggia-tore non cascò. Nel 1989 fu eletto vescovo di Aysén. Nonho vissuto con lui e lascio ad altri tan-te testimonianze. Però qui tutti ne par-lano bene, con ammirazione. L’eco chericevo sempre é che sapeva congiunge-re la missione di vescovo con la spiri-tualità, il modo di vivere dei Servi, cioèla semplicità in tutti gli aspetti, il coin-volgimento della gente e dei collabo-ratori. Ha lasciato un ricordo indi-menticabile. L’ho rivisto all’ospedaledi Negrar pochi giorni prima che mo-risse e gli portai i saluti della missionedi Aysén. I suoi occhi brillavano, vole-va parlare ma dalle labbra non gli usci-va nessun suono. Gli diedi un bacio innome di tanta gente che l’ha conosciutonel sud di Cile. Io firmerei perchè ven-ga riconosciuto santo.

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Parole e allegria nel Hogar del niño a Puerto Ay sén.

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Non è ancora disponibile una rac-colta organica e completa deidocumenti tramite i quali si po-

trebbe configurare qualità e quantità delmagistero episcopale di padre Aldo M.Lazzarin. L’antologia qui proposta aprespiragli su convinzioni per-sonali e catechesi da luiofferte intorno al temaforte chiesa come, il qualesi articola in sottotitoli cheriassumono risposte basi-lari in termini di dottri-na e visibilità, e sono so-prattutto due:

1. ecclesiologia di comunione,connotata nella centra-lità di Cristo, nella evan-gelizzazione e missione, nel-la comunione e partecipazione ;

2. conseguenze di una ecclesiologia di comu-nione, ossia evangelizzazione e vocazioninella Chiesa di Aysén, le comunità eccle-siali vive e dinamiche, Chiesa dei poveri.

Fonte dell’antologia è l’elaborato di fraVladimiro M. Memo presentato a Coyhai-que il 9 agosto 2002, nel quale sono ri-portate frasi originali di padre Aldo.* Chi è Gesù? Chi è per me Gesù? Inquale Gesù credo? Apriamo la Bibbia:da soli, in famiglia, in gruppo e riuniticome comunità cristiana. Cerchiamo lìla persona di Gesù.* Viviamo l’esperienza di una Chiesa di-sponibile a lasciarsi evangelizzare e allo

stesso tempo aperta per evangelizzare.Annunciamo Gesù Cristo, proclamia-mo la sua Parola, celebriamo la sua pre-senza e ci lasciamo identificare come co-munità riunita nel suo nome. Senza ren-derci conto, gestiamo e viviamo – almeno

di maniera incipiente –una nuova coscienza diChiesa, esprimendola ingesti, attitudini e metododi lavoro. Il Regno di Dio, perciòsta nei missionari quan-do loro sono membra vi-ve della Chiesa, della qua-le il capo è Cristo e co-me tale lo proclamano elo comunicano.Il Cristo – quindi – i mis-

sionari faranno presente con fede viva,serviziali, tolleranti e rispettosi, discretie comprensivi, gioiosi, semplici e pa-zienti, accoglienti verso tutti i fratelli del-la Comunità Cristiana, lasciandosi in-terrogare e guidare dallo Spirito.L’annuncio del Regno ci spinge a pren-dere iniziative per conoscere e fare co-noscere di più Gesù come “Figlio ama-to” dal Padre e come fratello nostro: co-noscere la sua Parola e la sua vita; co-noscere ed esperimentare il suo amore.* La Chiesa è mistero e sacramento. È mi-stero la sua realtà visibile e umana chesta intimamente unita a una realtà in-visibile, che è Cristo e lo Spirito Santo.Cristo l’ha costituita, la raccoglie come

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Antologiad’un magistero

"Al bisognoso aprirai la mano e losoccorrerai" (Deuteronomio 15,7-8).

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parte vitale di sé che ne è il capo. Lo Spi-rito la vivifica, la unisce, la ispira, la ali-menta e la purifica. La Chiesa è miste-ro, perché l’uomo entra a formare par-te di lui con la conversione interiore eper la sua fede in Cristo, quando per ilbattesimo, Dio l’ha fatto proprio figlio.Unita a Cristo e con lui, nello Spirito,la Chiesa è Sacramento di Salvezza, perla forza della Parola e dei sacramenti.* La Chiesa è comunione. Comunione,dice Paolo VI, vuol dire comunione coni santi. E comunione dei santi vuol di-re una doppia partecipazione vitale: l’in-corporazione dei cristiani alla vita di Cri-sto, e la circolazione di un’identica ca-rità con tutti i fedeli. Unirsi a Cristo ein Cristo; unirsi tra i cristiani dentro del-la Chiesa: così la Chiesa è una nella sua

cattolicità e diversità (citazione docu-mento di Puebla n. 224).Per questa comunione nello Spirito – ol-tre che per diretta volontà di Cristo –la Chiesa è collegiale nella sua costitu-zione gerarchica (Lumen gentium 22 e23), ed essa tutta è popolo regale, pro-fetico e sacerdotale, partecipando tutti –in forma diversa – all’opera della salvezza(Lumen gentium 10-12).Quello che noi chiamiamo ‘partecipa-zione-corresponsabilità-comunione’ lotroviamo fondato in questo aspetto es-senziale della Chiesa, con tanta frequenzaapplicato nei documenti conciliari: lakoinonia-comunione.* Il nostro carisma quali religiosi sgorgadalla Chiesa, è frutto della Chiesa, è par-te della ricchezza della Chiesa universalee locale. Pertanto, se il mio carisma sgor-ga dalla Chiesa, è altresì in vista di que-sta Chiesa, sta al servizio di essa, ha loscopo di rinforzarla e farla crescere. Il carisma missionario è l’anello d’oroche unisce i nostri carismi, perché cari-sma o compito di tutti quanti stiamo inAysén è quello di essere missionari, mis-sionari di questa Chiesa.* Comprendo che la maturità e l’au-tenticità [delle comunità ecclesiali] po-trebbe sembrare un ideale: comunque,si tratta semplicemente dell’ideale evan-gelico al qual Cristo ci chiama.* Evangelizzazione e povertà: subito que-ste parole mi fanno pensare a Gesù al-lorquando attribuisce a se medesimo leparole profetiche di Isaia: ‘il Signoremi ha inviato a evangelizzare i poveri’(Luca 4,18). Gesù parla in forma moltoconcreta. In tutta la Bibbia, in manieraspeciale nella persona di Cristo, evan-gelizzazione e povertà assumono una di-mensione concreta e storica.

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1999: incontro con i parenti dei missionari a Vicenza.

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* L’esperienza di Gesù e della Chiesaapostolica ci offre [a noi sacerdoti] unparametro di vita e di azione. In primoluogo, credo che abbiamo bisogno diravvivare e rianimare la presenza delloSpirito santo nei nostri cuori, crederefermamente in lui, abbandonarci ai suoiimpulsi … L’esempio di Gesù e dellaChiesa apostolica esige che noi abbiamochiara consapevolezza dello Spirito san-to: consapevolezza non solo implicita chediamo per scontata, invece una consa-pevolezza viva e concreta che si tradu-ca in esperienza, in sintonia con lui, inobbedienza a lui, in disponibilità a far-ci guidare da lui, in preghiera a lui, nelvivere in profonda intimità di comunionecon lui. Se lo Spirito è anima della no-stra vita, egli sarà altresì anima del no-stro apostolato. * La messa è un grande tesoro nasco-

sto: solamente la luce della fede e lagrazia dello Spirito ci aiuteranno a sco-prirlo e valorizzarlo. Scoprire la santamessa significa scoprire Cristo e per suomezzo scoprire la comunità cristiana.La santa messa è un tesoro nascosto,ossia sconosciuto che abbiamo bisognodi scoprire più e meglio. Questa neces-sità, esigenza e preoccupazione io pen-savo e desideravo che si risvegliasse ognivolta di più tra i fedeli, i presbiteri, re-ligiosi e religiose: infatti, quando su in-vito di alcuni vescovi, cinque o sei, fuia guidare gli esercizi spirituali nelle lo-ro diocesi, io presi come tema delle me-ditazioni propriamente la santa messa(cioè potrebbe sembrare strano). Dob-biamo riconoscere che la ripetitività, larutine, le consuetudini ci fanno perde-re la vitalità sempre nuova della santamessa.

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14 gennaio 1990: festa al paese natale.

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L’Osservatore Romano,18-19 ottobre 2010