Missionari Nostri marzo 2016

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Anno XXXVI n. 1 GENNAIO/MARZO 2016 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 · Legge 662/96 · Aut. Dir. Poste Bari

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Eco delle Missioni dei frati Cappuccini di Puglia

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Anno XXXVI n. 1 GENNAIO/MARZO 2016 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 · Legge 662/96 · Aut. Dir. Poste Bari

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Con approvazione dell’ordineRegistrato al. n. 346 Decreto del tribunale di Bariin data 28 marzo 1968

DirettoreRuggiero Doronzo

Redattore responsabileAntonio Imperato

Impaginazione e stampa:Grafica 080 Modugno (Bari)

Il bollettino si spedisce ai benefattori e simpatizzanti della Missione e a chiunque lo richiedesse.

sommarioMissionari nostrieco delle missioni deicappuccini di pugliaANNO XXXVI n. 1 - Gennaio/Marzo 2016

Editoriale

Santa Pasqua• MessaggioPasqualediPapa

Francesco

Necrologio• InricordodipadrePancrazio

Come risvegliare la coscienza delle persone verso Cristo?

Albania• UnaCasadipintadirosso•Unasperanzatraimontialbanesi

Corrispondenza

Progetti

Noi frati Cappuccini di Puglia, i Missionari dell’Albaniae del Mozambico auguriamo a tutti,

carissimi amici e benefattori,

Buona Pasqua!

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editoriale

• Per collaborare alla formazione di giovani Mozambicani aspiranti al sacerdozio;• Per sostenere le Missioni e i loro progetti sociali• Per qualsiasi altra informazione rivolgersi al:

Via Crocifisso 54 | 70054 Giovinazzo (BA)Via San Francesco, 78 Scorrano (LE) | Cell. 3423214796

Conto Corrente Postale: 001018318418 - IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418E-mail: [email protected] | segretariato missioni giovinazzo | www.missionarinostri.it

SEGRETARIATO MISSIONI ESTERE CAPPUCCINE

Carissimi amici, forse quando avrete tra le mani questa nostra rivista è quasi Pasqua, perciò vorrei soffermarvi con voi sul senso profondo di questo evento, centrale per la nostra fede.Quest’anno con la mia nuova comunità di Scorrano stiamo ri-flettendo sulll’enciclica Evangelii Gaudium di papa Francesco.Ai numeri nn. 275- 276 leggiamo queste parole: “Alcune persone non si dedicano alla missione perché non credono che nulla può cambiare e dunque per loro è inutile sforzarsi. Pensano così: “perché mi dovrei privare delle mie comodità e piaceri se non vedo nessun risultato importante?” …Se pensiamo che le cose non cambieranno, ricordiamo che Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte ed è ricolmo di potenza… questo accade ancora oggi. Per questo viviamo la Pasqua del Signore. Siamo invitati a scoprirlo, a viverlo… La sua resurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che è nel mondo; basta vederla, anzi volerla vedere Dove sembra che tutto sia finito, distrutto, morto ci accorgiamo che, da ogni parte, appaiono i germogli della re-surrezione, della speranza nei volti, nelle mani, nei cuori dei volontari, dei missionari, dei laici impegnati per il bene comune, nelle associazioni, nelle organizzazioni non governative. Certo fa sempre più rumore un albero che cade e non una foresta che cresce. Direbbe don Tonino che dobbiamo avere occhi nuovi per vedere i germogli della primavera.A chi mi chiede: occorre fare la raccolta differenziata in un mondo pieno di scorie tossiche? Serve ancora battersi per la giustizia, in un mondo dove sembra che la corruzione regni sovrana? Ser-ve ancora sostenere i nostri piccoli progetti, quando i grandi della terra continuano a generare sacche di povertà e miseria? Serve ancora donarsi gratuitamente, dove il profitto e il guadagno muovono il mondo?La mia personale risposta è: SI, serve, perché il bene è nel mondo, cammina affianco a noi, pervade la nostra vita: basta vederlo e sceglierlo. Il Cristo risorto ci spinge a farlo, a porci sulle barricate della storia, a metterci nel cuore gli occhi dei poveri, a stare insieme perché la speranza va organizzata e diffusa.La Resurrezione del Maestro mi/ci abilita alla speranza contro ogni speranza! All’impegno con-creto e generoso.

Ma penso che questa mia generazione è preparataa un mondo nuovo e a una speranza appena nata,ad un futuro che ha già in mano,a una rivolta senza armi,perché noi tutti ormai sappiamo

che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,in ciò che noi crediamo Dio è risorto,in ciò che noi vogliamo Dio è risorto,nel mondo che faremo Dio è risorto.

(F. Guccini)

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Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buona Pasqua!

Che grande gioia per me potervi dare questo annuncio: Cristo è risorto! Vorrei che giunges-se in ogni casa, in ogni famiglia, specialmente dove c’è più sofferenza, negli ospedali, nelle carceri…Soprattutto vorrei che giungesse a tutti i cuori, perché è lì che Dio vuole seminare questa Buo-na Notizia: Gesù è risorto, c’è speranza per te, non sei più sotto il dominio del peccato, del male! Ha vinto l’amore, ha vinto la misericor-dia! Sempre vince la misericordia di Dio.Anche noi, come le donne discepole di Gesù, che andarono al sepolcro e lo trovarono vuoto, possiamo domandarci che senso abbia questo avvenimento (cfr Lc 24,4). Che cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. Questo può farlo l’amore di Dio.Questo stesso amore per cui il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è andato fino in fondo nella via dell’umiltà e del dono di sé, fino agli infe-ri, all’abisso della separazione da Dio, questo stesso amore misericordioso ha inondato di luce il corpo morto di Gesù e lo ha trasfigura-to, lo ha fatto passare nella vita eterna. Gesù non è tornato alla vita di prima, alla vita terre-

na, ma è entrato nella vita gloriosa di Dio e ci è entrato con la nostra umanità, ci ha aperto ad un futuro di speranza.Ecco che cos’è la Pasqua: è l’esodo, il passag-gio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene. Perché Dio è vita, solo vita, e la sua gloria, siamo noi, è l’uomo vivente (cfr Ireneo, Adversus haereses, 4,20,5-7).Cari fratelli e sorelle, Cristo è morto e risor-to una volta per sempre e per tutti, ma la for-za della Risurrezione, questo passaggio dalla schiavitù del male alla libertà del bene, deve attuarsi in ogni tempo, negli spazi concreti della nostra esistenza, nella nostra vita di ogni giorno. Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deser-to che c’è dentro di lui, quando manca l’amore per Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la ter-ra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,1-14).Allora, ecco l’invito che rivolgo a tutti: acco-gliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio pos-sa irrigare la terra, custodire tutto il creato e

Messaggio Pasqualedi Papa Francesco

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far fiorire la giustizia e la pace.E così domandiamo a Gesù risorto, che tra-sforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero. Pace per il Medio Oriente, in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprenda-no con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. Pace in Iraq, perché cessi de-finitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che atten-dono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a tro-vare una soluzione politica alla crisi? Pace per l’Africa, ancora teatro di sanguinosi conflitti. In Mali, affinché ritrovi unità e stabi-lità; e in Nigeria, dove purtroppo non cessano gli attentati, che minacciano gravemente la vita di tanti innocenti, e dove non poche per-sone, anche bambini, sono tenuti in ostaggio da gruppi terroristici. Pace nell’est della Re-pubblica Democratica del Congo e nella Re-pubblica Centroafricana, dove in molti sono costretti a lasciare le proprie case e vivono an-cora nella paura.Pace in Asia, soprattutto nella Penisola corea-na, perché si superino le divergenze e maturi un rinnovato spirito di riconciliazione.Pace a tutto il mondo, ancora così diviso dall’avidità di chi cerca facili guadagni, ferito

dall’egoismo che minaccia la vita umana e la famiglia, egoismo che continua la tratta di per-sone, la schiavitù più estesa in questo ventune-simo secolo (...). Pace a tutto il mondo, dilania-to dalla violenza legata al narcotraffico e dallo sfruttamento iniquo delle risorse naturali! Pace a questa nostra Terra! Gesù risorto porti con-forto a chi è vittima delle calamità naturali e ci renda custodi responsabili del creato.Cari fratelli e sorelle, a tutti voi che mi ascolta-te da Roma e da ogni parte del mondo, rivolgo l’invito del Salmo: «Rendete grazie al Signo-re perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: “Il suo amore è per sempre”» (Sal 117,1-2).Cari fratelli e sorelle giunti da ogni parte del mondo in questa piazza, cuore della cristia-nità, e tutti voi che siete collegati attraverso i mezzi di comunicazione, rinnovo il mio augu-rio: Buona Pasqua! Portate nelle vostre fami-glie e nei vostri Paesi il messaggio di gioia, di speranza e di pace che ogni anno, in questo giorno, si rinnova con forza: il Signore risorto, vincitore del peccato e della morte, sia di so-stegno a tutti, specie ai più deboli e bisognosi. Grazie per la vostra presenza e per la testimo-nianza della vostra fede. Un pensiero è un gra-zie particolare per il dono dei bellissimi fiori che provengono dai Paesi Bassi. A tutti ripeto con affetto: Cristo risorto guidi tutti voi e l’in-tera umanità su sentieri di giustizia, di amore e di pace.

Fonte www.vatican.va

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Carissimi fratelli,In questi giorni di Natale, in cui si rinnova la gioia della nascita del Figlio di Dio nella natu-ra umana, nel giorno in cui facciamo memoria del suo santo nome, il Signore ha chiamato a sé il nostro fratello Pancrazio Gaudioso. Mi sono recato da lui pochi giorni fa e nonostante le sue condizioni di salute non fossero buone, continuava a mostrare quella pace, serena e abituale, per la quale tutti lo abbiamo cono-sciuto. Da tempo la sua salute era malferma, ma credo che nessuno di noi si aspettasse un precipitare degli eventi così rapido. Ricoverato a Terlizzi, poi trasferito a Molfetta per una te-rapia più intensiva, si è spento alla nostra vista in ospedale stamattina per entrare pienamente nella gloria del Figlio di Dio. Un caro fratello è tornato alla casa del Padre, un uomo amato da tanti, un esempio che molti hanno scelto di seguire attratti dalla bellezza del suo carattere, in cui traspariva la presenza di Dio. Siamo grati al Signore per averlo dona-to alla nostra Fraternità e per tutto ciò che ha compiuto per mezzo suo.

Le tappe fondamentali della sua vita1

Fra Pancrazio, al secolo Nicola Gaudioso, na-sce a Bari il 15 novembre 1926 ultimo di sei figli. Dopo la morte prematura del padre Do-menico, la famiglia si regge economicamente sul lavoro di sarta della mamma Giovanna, maestra ed esempio di sacrificio e di preghiera per i figli e le donne del quartiere. La famiglia è segnata da un disegno singolare: la figlia maggiore Anna muore in seguito alla nascita di una bambina, che diverrà clarissa con il nome di suor Teresina nel monastero di Palestrina; l’altra figlia, Angela, diverrà suor Candida nel medesimo monastero dove, una volta cresciuti tutti i figli, si consacrerà anche la madre con il nome di suor Elisabetta. Dei quattro figli maschi Leonardo è l’unico a sposarsi; Giuseppe diviene frate Cappuccino

1 Qui riporto una sintesi già preparata dai fratelli della FFB

con il nome di fra Giocondo, missionario in Mozambico; Vito, lasciata la Marina militare, segue le orme del fratello missionario, con il nome di fra Giuseppe. La via della consacrazione è però aperta da Nicola. Sebbene sia il più giovane, egli è il pri-

In ricordo di padre PancrazioP. Alfredo Marchello, Ministro Provinciale

Nato a Bari il 22.11.1926 Vestizione a Alessano il 13.5.1942 Prof. Temporanea ad Alessano il 19.6.1943 Prof. Perpetua a Loreto il 23.11.1947 Ordinazione sacerdotale il 18.3.1973 Deceduto il 3.1.2016 a Casa BetaniaFunerali il 5.1.2016 a Casa BetaniaSepolto nel cimitero di Casa Betania

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mo tra i fratelli ad entrare nella famiglia dei Frati Minori Cappuccini di Puglia all’età di tredici anni, il 10 dicembre 1939, giorno del-la Madonna di Loreto; veste l’abito religioso, come fratello laico, il 13 maggio 1942 con il nome di fra Pancrazio, professa i voti tempora-nei il 19 giugno 1943 ad Alessano in provincia di Lecce. Il 23 novembre 1947 emette la pro-fessione perpetua nella Santa Casa di Loreto, dove è arrivato l’anno precedente a servizio del Santuario. Nel 1967 è trasferito nel convento dei Cap-puccini a Bari e successivamente, nel 1969, a Recanati. In quegli anni frequenta i corsi di teologia presso lo studentato Cappuccino di Loreto per diventare sacerdote. Il 18 marzo 1973 viene ordinato presbitero nel Santuario di Loreto. Dopo alcuni mesi dall’or-dinazione sacerdotale viene trasferito nel con-vento dei cappuccini a Civitanova Marche dove rimarrà fino al 1982, anno di fondazione della Fraternità che, inizialmente, prenderà il nome di ‘Casa Betania’. Dal 1999 al 2011 Padre Pancrazio è stato il su-periore generale della Fraternità Francescana di Betania.

Un ritratto di integrità La storia che Dio ha scritto con la vita del no-stro fratello è meravigliosa. Un ordinario frate cappuccino senza titoli e senza apparenze di rilievo, amante della piccolezza e della pre-ghiera silenziosa, contento di servire i fratelli in cucina o nella cura degli ambienti comuni e del culto, che viene afferrato dal mistero di una grazia nuova per diventare un segno nella chiesa e un’attrazione potente verso la bellezza dell’intimità con Cristo. Sappiamo bene che egli non cercava nulla di più di quanto ave-va ricevuto nella sua vocazione, cioè l’amore di Dio, il dono di potersi accostare a lui nella preghiera e il servizio sereno al prossimo. Il di-segno divino lo ha poi coinvolto in cose straor-dinarie, ma egli è rimasto desideroso soltanto di essere trovato fedele in tutto davanti a Dio. Ho ascoltato per anni le sue confidenze e ho imparato ad apprezzare la sua piccolezza e or-dinarietà. Non cercava cose grandi, ma si esa-minava nelle piccole cose di ogni giorno, per cercare come piacere a Dio in tutto. Ecco perché dico che egli è stato un “ritrat-

to di integrità”, dove integrità significa fedel-tà. Sempre pronto a schivare i complimenti, imbarazzato quando sentiva parlare di sé e di cose particolari che potevano essere attribuite alla sua mediazione. Un uomo di fede e di one-stà, questo è stato padre Pancrazio, diventato strumento per attrarre molti alla nostalgia del cielo. Non ha attirato con le sue parole - tut-ti sanno come non amasse parlare e neppure predicare - ma col sorriso, con le sue frasi brevi e precise, con un gradevole umorismo e con la limpidezza di uno sguardo dolce. In un mondo fatto di tante parole, in cui chi vince lo fa con le parole, egli ha conquistato coi suoi occhi e con il suo silenzio. Dovremmo imparare tutti questa nobile arte dell’onesta integrità, della fedeltà allo spirito interiore e dell’umanità ac-cogliente con misericordia.

L’incontro con san Pio da Pietrelcina Fondamentale nella vita di fra Pancrazio è sta-ta la presenza di p. Pio, come guida e ispirato-re del “programma di vita”, che egli ha fatto suo e poi è stato assunto da tutta la Fraternità. Il “programma”, scritto da p. Pio sul retro di un’immaginetta, recita così: “Non sii talmente dedito all’attività di Marta da dimenticare il si-lenzio di Maria. La Vergine Madre che sì bene concilia l’uno e l’altro ufficio ti sia di dolce mo-dello e di ispirazione”. Padre Pancrazio parlava volentieri di p. Pio. Un po’ tutti parliamo del santo di Pietrelci-na, ma facilmente lo facciamo per esaltare gli aspetti eccezionali e raccontarne i miracoli. Per fra Pancrazio, invece, egli era un uomo da seguire e imitare specie riguardo alla carità e alla preghiera. Nell’ascoltarlo raccontare le sue esperienze con uomini e donne di nota santità, mi meravigliava che li considerasse dei maestri da seguire e non semplicemente dei personag-gi straordinari, utili per fare bei discorsi. La spiritualità di padre Pancrazio era infatti molto concreta, diretta e fatta di cose sem-plici, piccole solo all’apparenza, come la sua attenzione a non mancare in nulla riguardo alla recita del breviario, la puntualità agli ora-ri della vita comune, la fedeltà alla preghiera notturna, che non ha mai abbandonato nep-pure nel tempo della sua malattia, un modo di esprimersi abbreviato e incisivo, la pazien-za ad ascoltare, per ore e ore, le tante persone

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che quotidianamente venivano da lui per ave-re una parola e la promessa di una preghiera. Anche questa attenzione a far bene le “piccole cose” diceva di averla imparata da p. Pio, che un giorno dell’anno 1950 gli tenne un lumino-so discorso proprio sull’importanza delle cose piccole, a imitazione dello stile che si viveva nella casa santa di Gesù a Nazareth. Ecco, questi insegnamenti sono stati per fra Pancra-zio non qualcosa da raccontare agli altri, ma qualcosa da vivere e su cui esaminarsi seria-mente ogni giorno.

L’amore alla preghiera Una chiara caratteristica della vita di padre Pancrazio è stata la preghiera. Tutto è iniziato, si è sviluppato ed è maturato all’interno di essa, con un lungo tempo di preparazione silenziosa nella santa casa di Loreto, di cui si è preso cura per oltre vent’anni (1946-1967), come fratel-lo religioso dedito all’ordine dell’ambiente e all’accoglienza dei pellegrini. La sua preghiera cominciò ad attirare altre persone, giovani so-prattutto, un po’ come accadde ai discepoli di Gesù che lo vollero imitare in ciò che appariva sempre più nettamente il vero segreto della sua vita e gli dissero un giorno: “Signore, insegnaci a pregare”. La preghiera è stata il segreto del nostro fra-tello Pancrazio e la sua costante premura di giorno e di notte. Quando gli chiedevo: “Pa-dre, ma a tuo giudizio, qual è la ragione di tan-te giovani vocazioni nella tua Fraternità?”, egli rispondeva prontamente: “La preghiera”. Io sono persuaso che avesse ragione, perché pos-siamo fare e dire tante cose in giro per il mon-do, possiamo essere predicatori di grido o inse-gnare agli altri le alte e difficili cose della fede, ma non eserciteremo attrazione verso nessuno, finché guardandoci, le persone non sentiranno nascere la nostalgia per Dio, incontrato faccia a faccia nell’intimità della preghiera.

Il suo legame con la Fraternità cappuccina Padre Pancrazio ha tanto amato la Fraternità Francescana di Betania, l’ha amata e servita, ha speso la sua vita per realizzare ciò che il Signore gli ha via via ispirato, ma si è sempre sentito in tutto un frate minore cappuccino della Provincia di Puglia. Ha vissuto la sua

presenza nella Fraternità di Betania come un servizio alla volontà di Dio, ma gli è costato non dimorare in un convento della nostra Provincia. Non ha mai voluto fare nulla fuori dall’obbedienza ai suoi superiori, e io so che, fino alla fine, ha amato la sua Provincia di ap-partenenza, pregando per essa e offrendo se stesso e la sua sofferenza degli ultimi tempi. Ha partecipato, come gli era concesso dalle norme, ai Capitoli provinciali anche mentre era Ministro Generale della nuova Fraterni-tà ed ha amato ricevere tutto ciò che scrive-vano i nostri Ministri Provinciale e Generale. Ha sempre desiderato avere per confessore un fratello cappuccino, ha desiderato che noi frati dedicassimo periodicamente un tempo all’ascolto delle confessioni per i religiosi della Fraternità e ad ogni ricorrenza non ha manca-to di invitare i frati a stargli vicino nelle cele-brazioni e nella condivisione dei pasti. Difficile descrivere come brillavano i suoi occhi quando vedeva frati cappuccini a Terlizzi, e come era felice di sedere in refettorio con i giovani frati studenti del nostro convento di santa Fara.

Lo scriba sapiente che unisce il vecchio e il nuovo Padre Pancrazio è stato un uomo dalla spi-ritualità “inclusiva”: ha riconosciuto il bello dovunque lo incontrasse e lo ha accolto nella sua vita e nel carisma della Fraternità che ha fondato. Anzitutto ha saputo unire “cose nuove e cose antiche”. Per certi versi egli ha custodito ele-menti che forse oggi potrebbero sembrare “vecchi”: la preghiera comunitaria notturna quotidiana, il rosario completo ogni giorno recitato comunitariamente, una grande stima dell’abito religioso, la sobrietà riguardo ai mez-zi di comunicazione, la pratica moderata del digiuno settimanale. Al contempo, tuttavia, ha accolto senza alcun problema tanti aspetti più “moderni e giovanili” della spiritualità, come un umorismo lieto e delicato, l’amore per il canto e per ogni genere di strumento musicale, la stima della cultura, la gioia dello stare insie-me e, non per ultimo, la riproposta intuizione di una fraternità in cui uomini e donne vivono e lavorano insieme. Non dovrebbe sembrarci strano che tanti gio-vani siano attratti dalla Fraternità Francescana

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di Betania, che sembra contenere elementi di una religiosità che al-cuni giudicano antica? Ma ecco l’ispirazione di padre Pancrazio: il vero è vero in ogni epoca, e lo stesso vale per il bello e il giusto e il santo, purché lo si viva con umani-tà e secondo lo stile del momento storico in cui questo va incarnato. Perciò mi piace dire che egli è sta-to come lo scriba di cui parla il Si-gnore, che dal suo tesoro trae cose nuove e cose antiche. Ha avuto il grande coraggio di credere che ciò che valeva ieri vale ancora oggi, e non c’è nulla di strano che pro-prio i giovani siano entusiasmati da questa unione del bello di ieri col bello di oggi, nel vero che non conosce età né mode. Oltre a unire il vecchio al nuovo, fra Pancrazio ha unito categorie da molti ritenute separate e per certi versi inconciliabili, come uomo e donna, laici e consacrati, matrimonio e vita religiosa. La sua comprensione della chiesa è quella del Concilio Vaticano II, una chie-sa di comunione in cui l’insieme conta più di ogni singola categoria e in cui il primato del Cristo capo è tale da promuovere il contribu-to di ogni componente del suo corpo. L’idea di fra Pancrazio è sempre rimasta quella della “casa”, in cui tutti sono i benvenuti, e infatti nel carisma della sua Fraternità Francescana è inclusa l’accoglienza verso di tutti. Sono sta-to molte volte a celebrare con loro la messa e a condividere i pasti, e ogni volta c’era tan-ta gente: giovani, famiglie, anziani, persone sane e persone ammalate, con i religiosi e le religiose della Fraternità. E tutto questo sen-za dimenticare i poveri, poiché ogni giorno a Terlizzi i fratelli e le sorelle preparano pranzo e cena per circa ottanta poveri e li servono a mensa tutti i giorni all’anno.

Esempio per un futuro In molti si chiedono quale futuro possiamo pensare per la vita consacrata, ritenuta oggi fortemente in crisi. Da padre Pancrazio pos-siamo imparare molto, come ho cercato di evi-

denziare in questo breve ricordo. Ma desidero concludere dicendo qual è a mio avviso la cosa più importante, quella che poi ci riguarda sin-golarmente: non preoccupiamoci di cambia-re il mondo o gli altri, ma soltanto di essere autentici e di fare bene le cose ordinarie della vita, nella fedeltà al nostro dono, il quale è la vocazione di ognuno. Non occorre altro, Dio cerca non persone con doti particolari, ma uo-mini e donne di integrità e di cuore, persone vere non solo all’apparenza ma nell’intimo della verità. Scegliamo di vivere nel timore di lui, prediligiamo la verità, che abbiamo udi-to “fin dal principio”, per dirlo con le parole care alla prima lettera di Giovanni, che stia-mo ascoltando nella liturgia di questi giorni, e questo sarà sufficiente perché lo Spirito Santo ci usi con potenza per compiere la novità di Dio.

Milano, 3 Gennaio 2015

Memoria del santissimo nome di Gesù

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L’uomo d’oggi stenta a percepire la presenza di Cristo come ri-sposta ai suoi interrogativi. Per-ché? Manca forse la ripetizione

culturale dell’annuncio? No! Forse mancano manifestazioni e attività organizzative? Orato-rio, campi-scuola, processioni, ritiri? No! Cosa impedisce all’uomo d’oggi di incontrare Cri-sto? Egli attende di incontrare persone cam-biate, diverse perché hanno incontrato Cristo. Quando, infatti, vengono intercettate persone la cui vita è cambiata, nasce lo stupore.È l’unico modo per vincere lo scandalo del cri-stianesimo, dove si crede ciò che non si vede e non si sa. Purtroppo c’è questo rifiuto verso il valore della testimonianza, perché prevale l’assoluto della ragione e l’essere liberi da ogni autorità. Per l’uomo d’oggi fidarsi non è cono-scere. È un’obbedienza che non si addice a un

uomo. Però è incontestabile il vissuto diverso di tanti che si fidano di Cristo. La fede, al con-trario, ci consente di sperimentare che l’io ha un valore infinito, senza nessuna sottomissione a schemi che lo possano mortificare.P. Ibrahim, frate della Terra Santa, raccon-ta: «È venuto l’altro giorno un musulmano al pozzo francescano di Aleppo e mi ha detto: “Padre, a guardare come la gente viene qui ad attingere l’acqua col sorriso, con grande pace, senza litigi, io che ho girato per tutta Aleppo e ho visto che si ammazzano per attingere ai pozzi… io mi meraviglio. Voi siete diversi!”».La domanda più vera, perciò, per la nostra so-cietà è questa: i cristiani perché vivono “in un certo modo” la condivisione? Zaccheo, Mat-teo, la Samaritana, l’Adultera perché cam-biano? Perché praticano leggi etiche o perché Gesù riversa in loro la sua misteriosa forza

Come risvegliare la coscienza delle persone verso Cristo?

P. Flaviano Ricciardi

Padre Flaviano mentre distribuisce delle stufe a gas alle famiglie rom

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divina? Ecco l’importanza per noi cristiani di creare un “contraccolpo” esistenziale che pon-ga l’interrogativo, come a quel musulmano di Aleppo, che vedendo i cristiani non litigiosi ma calmi, domanda: perché siete diversi? Occorre far accadere anche oggi, attraverso le nostre persone, quello che accadeva duemila anni fa con Gesù.Papa Francesco spiega così: «Pensiamo a Mat-teo: un giorno qualunque, mentre era seduto al banco della riscossione delle imposte, Gesù passò e lo vide, si avvicinò e gli disse: “Segui-mi!”. Ed egli si alzò e lo seguì. Gesù lo guar-dò. Che forza d’amore ha avuto lo sguardo di Gesù per smuovere Matteo. Prestare il nostro sguardo d’amore a Gesù per “smuovere” tanti fratelli disorientati. Gesù si fermò, non passò oltre frettolosamente. Lo guardò con occhi di misericordia, lo guardò come nessuno lo aveva guardato prima. E quello sguardo aprì il suo cuore, lo rese libero, lo guarì, gli diede una speranza, una nuova vita. Come a Zaccheo, Bartimeo, Maria Maddalena, Pietro, oggi a ciascuno di noi» (Papa Francesco nell’Omelia a Plaza de Revolution, Holguira, Cuba, 21 set-tembre 2015).Il gioco degli sguardi, come faceva Gesù, il co-lore dell’amicizia non può essere sostituito da nessuna medicina, droga di nessun genere, da nessun potere, da nessun successo che uno può avere. Nessuna strategia può ottenere lo stesso risultato.È il metodo di Dio, che non si stanca mai di passare e ripassare nelle piazze degli uomini fino all’undicesima ora, per proporre il suo in-

vito d’amore (cfr. Mt 20,1-16).Possiamo gridare tutte le nostre ragioni, tut-ti i valori etici, ma difficilmente riusciremo a spostare gli altri, neppure di un centimetro. In questa situazione di vuoto in cui siamo, dove tutto è uguale a tutto, c’è la possibilità di es-sere attratti? C’è in giro torpore, anestesia tra la gente. Come risvegliare le loro coscienze? Questa è una domanda decisiva. Essa ci pone davanti ad una sfida radicale.La nostra presenza nella chiesa di santa Maria Maddalena, a Scutari, vuol essere un timido tentativo per venire incontro a fratelli che sono in ricerca. Crediamo che i nostri conventi oggi in Albania debbano assicurare alle persone due opportunità importanti. La prima è un tempo di preghiera e di ascolto della Parola. L’altra è un’esperienza di fraternità con noi, un giorno o più, da soli o con altri nella nostra casa, condividendo la quotidianità della nostra vita. Vi aspettiamo!

Padre Flaviano con la nuova fraternità e altri frati ospiti

Convento S. Maria Maddalena, Tarabosh (Scutari)

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In Albania la visita di alcuni frati cappuccini sloveni, lunga venti giorni

Una casa dipinta di rossoPier Giorgio Taneburgo

Da Lubiana a ScutariNel mese di gennaio 2016 è giunto a trovar-ci dalla capitale della Slovenia, Lubiana, un gruppetto di cinque frati cappuccini. Il P. Mae-stro dei postnovizi, fra Matej Nastran, ha avuto l’idea di far trascorrere un tempo di missione ai giovani frati in formazione. Così, scendendo in auto lungo la costa dalmata, con delle tap-pe a Medjugorje, Dubrovnik ed Herceg Novi (Castelnuovo di Cattaro), paese natale di san Leopoldo Mandić, hanno raggiunto il confine tra Montenegro e Albania, avvicinandosi ra-pidamente alla città di Scutari. Noi abitiamo a soli 14 chilometri dalla frontiera col Monte-negro, realtà molto diversa da quella albanese, frutto della politica indipendentista di Milo Dukanović. Un Paese dove da tempo circola già l’euro e la gente si deve barcamenare tra turismo in espansione, economia traballante, casinò accorsati e facili guadagni legati al traf-fico di droga.

Le diverse AlbanieIl nostro Ministro generale, fra Mauro Jöhri, scrisse un po’ di anni fa (29 novembre 2009) un’importante lettera circolare per tutti i frati cappuccini. S’intitolava «Nel cuore dell’Ordi-ne la missione». Tra l’altro vi si leggeva: «I cap-puccini di ogni continente vivono in altri paesi e in contesti culturali differenti dal proprio. Ciò sta a dire che l’Ordine si è mosso, è anda-to ad annunciare il Vangelo, è vicino al povero e lo soccorre nei suoi bisogni. Sono molte le nuove Province o Circoscrizioni che dopo aver ricevuto il carisma della fraternità cappucci-na, a loro volta sono diventate portatrici del carisma in altre parti del mondo. Sono realtà missionarie!». All’insegna di questo scambio di culture e di modi concreti per incarnare il nostro carisma, la visita dei fratelli sloveni ha rappresentato un naturale arricchimento re-ciproco. In altri termini una vera provviden-

za! Hanno potuto “assaggiare” differenti Al-banie: dalla città di Scutari con l’università e una buona percentuale di fedeli praticanti alle montagne dell’entroterra (Fushë Arrëz), dove le miniere di rame sono state completamente abbandonate e la povertà si nota di più. Dalle comunità parrocchiali della Zadrima, affidate ai frati di Puglia più di vent’anni fa, ai ragazzi che si preparano a ricevere i sacramenti nelle periferie della città, popolose a causa dell’ur-banizzazione crescente.

Le suore del silenzioUno degli incontri più toccanti e degni di es-sere rilanciati all’attenzione dei Lettori è stato quello con la comunità delle suore Stimmatine nel centro di Scutari, la sera del 28 gennaio. Qui si trovano le sorelle Pina e Roza, che han-no vissuto sulla propria pelle gli anni del regi-me comunista più duro. Suor Roza ha svolto il lavoro di infermiera e ha curato con compe-tenza tantissimi ammalati, comprese famiglie rom come quelle che ancor oggi abitano il no-stro stesso quartiere, lungo il fiume Buna. Suor Pina, invece, è stata insegnante di scuola ele-

I frati sloveni nel nostro convento di Tarabosh

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mentare nei centri della Zadrima e in alcuni villaggi di tradizione musulmana come Zogaj e Zus, vicini al convento di Tarabosh.Coloro che erano sacerdoti o religiosi o religio-se, magari in formazione in Italia, profilandosi l’avvento del regime comunista, si videro co-stretti a tornare velocemente in Albania. Era ancora in corso il secondo conflitto mondiale. Per molti il destino sicuro, temporaneo o defi-nitivo, era l’arresto, un processo sommario e ridicolo, al quale seguiva l’esecuzione o la car-cerazione per un lungo periodo o la residenza coatta in famiglia. Le violenze gratuite e le as-surdità dei regimi totalitari, sia di destra sia di sinistra, sono immaginabili. Chi ha curiosità di sapere, ha già letto molto su questo argomen-to. In tanti hanno sofferto, alcuni sono soprav-vissuti e, una volta liberi, hanno raccontato. Altri contemporanei hanno testimoniato quel che i loro occhi hanno potuto vedere.

Il maresciallo e “i traditori”I nostri fratelli sloveni sono giovani, ma han-no ascoltato dai loro genitori, e specialmente dai loro nonni, racconti veramente incredibi-li sulle persecuzioni compiute dai comunisti, mentre il maresciallo Tito stava per unire in una sola confederazione le varie nazionalità presenti nella penisola balcanica. Josip Broz alias Tito, morto il 4 maggio 1980 proprio a Lubiana, era di madre slovena e padre croato, egli stesso cattolico per nascita. Ancor prima della liberazione del territorio jugoslavo dal domino tedesco (e anche dopo), la guerra ci-vile imperversava e i partigiani comunisti titini non avevano timore di colpire a morte i loro fratelli cattolici con la scusa di appartenere a fazioni in conflitto. Certi boschi della Slove-nia sono oggi un sacrario di questa memoria, impregnati di sangue e di odio, che nessuno potrebbe ragionevolmente spiegare né provare a giustificare. Per la fede ed il potere si sono compiuti delitti ed esecuzioni di massa. Sono state ritrovate fosse comuni e troppe famiglie ancora adesso ricordano le sofferenze e i lutti subiti. Il lavoro di mappatura dei luoghi celati forse non può dirsi del tutto concluso.

Un legame color rossoEcco, allora, che un filo rosso sangue è disteso ad unire due Paesi geograficamente non trop-

po lontani, che l’ideologia più estrema e disu-manizzante non ha saputo rendere amici. Una testimonianza resa sino alla morte trova oggi tutti solidali, desiderosi di cogliere e conserva-re la lezione che, malgrado tutto, la Storia ha offerto nel “secolo breve”. Ce lo conferma la parola vera di Gesù, che ha affermato una vol-ta: «Metteranno le mani su di voi e vi persegui-teranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governa-tori, a causa del mio nome. Avrete allora oc-casione di dare testimonianza» (Lc 21,12-13).P. Giuseppe Patti, gesuita, ha lasciato scritto in un’ode, Sangue a Scutari:«La nostra Fede, però, no, / non l’hanno po-tuta toccare! / Ed è rimasta come fiaccola / nell’eclisse della ragione, dell’umanesimo, dei valori, / dove tutto il resto è andato distrutto. / Se avessero potuto, avrebbero sradicato anche le nostre anime! / Ma questo, no, non l’hanno potuto fare. / Noi abbiamo affidato a Te, Si-gnore, / cos’è avanzato delle nostre anime, / a Te abbiamo affidato cos’è avanzato dei nostri corpi; / e ognuno di noi ora aspetta da Te / di rifiorire di carne gloriosa. / Signore, che non sia l’odio adesso / a vanificare la nostra Fede! / Non permettere che ora siano le nostre ani-me a morire…».

Le lezioni ricevutePer me è stato necessario e utile ricavare da questo scambio fraterno due insegnamenti. Il primo è che le sofferenze di tanti fratelli e sorelle, battezzati e non, sono veramente pros-sime al nostro tempo. Viviamo solo qualche decennio a posteriori. Abbiamo una sfida im-portante, una responsabilità e un peso incre-dibili da portare sulle nostre spalle. Il secondo è che la buona testimonianza della nostra vita

I frati sloveni sui monti della Zadrima

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di vangelo e di fede, e altresì di consacrazione religiosa, richiede serietà e coerenza, forza e coraggio che nessuno da solo potrebbe darsi. Non si deve pensare che le occasioni nel tempo e nello spazio saranno rare o mancheranno del tutto. Circostanze favorevoli al dono e all’im-molazione ci sono state e ci possono essere ovunque. I segni dei tempi vanno letti, inter-pretati, abitati come la dimora entro cui Dio continua a parlarci. La casa tinta per sempre di rosso tocca a noi renderla sfavillante di veri-tà e di misericordia.Grazie, fratelli cappuccini sloveni! Grazie, Ma-tej, Gregor, Luka, Miro, Jurij, per aver condivi-so con noi un pezzetto della vostra avventura! Un momento di preghiera con le suore stim-

matine nella città di Scutari

La presenza cappuccina missiona-ria in Albania ha tre volti: Scuta-ri, Nenshat e Fushë-Arrëz, questi, ognuno col suo fascino, ci mostrano

le risorse e i problemi di un popolo che, come missionari, siamo chiamati ad amare e servire. Una condizione per poter svolgere al meglio tale servizio è imparare la lingua del posto, una lingua non semplice, dai suoni alle volte aspri, ma anche ricca di musicalità. Per questo motivo, come missionario alle prime armi, ho pensato di trascorrere due settimane in mon-tagna per potermi dedicare prettamente allo studio e all’ascolto dell’idioma albanese.

Lì ho incontrato fra Andreas Waltermann, fra-te minore cappuccino parroco di Fushë-Arrëz, e le sorelle Mr. Gratias, Mr. Bernadette e Mr. Martina, tutti di madrelingua tedesca, con i quali ho comunicato in lingua albanese, ne-cessità che ha notevolmente arricchito la mia padronanza con la lingua. Sono salito in montagna per imparare l’alba-nese ma il Signore, come è solito fare, mi ha donato molto di più: innanzitutto ho conosciu-to tante nuove persone, ricordo il pomeriggio del mio arrivo, quando, dopo pranzo, insieme a Fr. Andreas ci siamo recati a Qafe Mali, un piccolissimo villaggio dove, all’interno della scuola, abbiamo fatto catechismo a quattro bambini raccolti lungo la strada. C’era neve fuori ed un gran freddo, ma all’interno della scuola, insieme ad una piccola stufa a legna, ci hanno riscaldati i canti del tempo di Natale ed il mistero della nascita di Gesù, Dio bambi-no, che abbiamo contemplato. Ai piedi di una cattedra, che due volte al mese si trasforma in altare, c’era un piccolo presepe molto essen-ziale; come i pastori ed i magi anche noi ci siamo inginocchiati per adorare il Bambinello e mano nella mano abbiamo pregato il Padre Nostro. La semplicità di quell’incontro mi è ri-

Una speranzatra i monti albanesi

Fra Giuseppe Lanzellotti

Fra Giuseppe insieme a Fra Andreas visitano i piccoli villaggi di Puka

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D’inverno, con l’arrivo della neve, molti villaggi ri-mangono spesso isolati

masta nel cuore, insieme a tutti quelli fatti in seguito. Ogni pomeriggio si raggiungeva uno dei villaggi di cui fr. Andreas ha cura in mon-tagna per l’ora di catechismo: Breg, Kryzi, Lumbardhe, Bardhet, Fushë-Arrëz, in ognuno di questi luoghi ho incontrato gente semplice e accogliente. Molto belle le esperienze di due giorni che abbiamo vissuto a Kryzi, prima con alcuni giovani e poi con il gruppo dei mini-stranti; insieme abbiamo ascoltato la parola di Dio, pregato, giocato, preparato da mangiare, servito a tavola, tutto in stile molto semplice e fraterno. La neve ci ha raggiunti anche lì e, per la prima volta nella mia vita, io che provengo da una terra di mare e di sole, mi sono ritro-vato a doverla spalare, esperienza bella anche perché fatta in fraternità; i giovani che passa-vano dinanzi alla chiesa afferravano una pala e contribuivano a creare un varco per permet-tere alla gente di salire in chiesa per la messa. Ma la montagna in Albania è caratterizzata anche da profondi problemi sociali: nel giro di pochi anni in quella zona è stata chiusa una grande fabbrica del legno ed una miniera dove lavoravano la maggior parte degli uomini del posto. Adesso la disoccupazione sfiora l’85% e la fila di coloro che due volte al mese bus-sano alla porta della stazione missionaria, per ricevere un aiuto in alimenti ed indumenti, si fa sempre più lunga. Tanti stanno partendo e, sperando di poter costruire altrove una vita più dignitosa, raggiungono la Germania, l’Italia o la Grecia. Lo Stato albanese fino ad ora non ha mostrato molto interesse per questa regione periferica, ma la Chiesa è lì presente, soffre e

cerca in tutti i modi di riaccendere la speranza tra queste montagne. Mi ha colpito molto la visita ad una famiglia di Lumardhe che si è ritrovata a vivere da qual-che mese in una stalla: madre, padre e tre figli, sotto lo stesso tetto con mucca, pecore e gal-line, separate solo da un piccolo divisorio in legno: fra Andreas sta reperendo i fondi per terminare la costruzione di una casa che sarà donata a questa famiglia perché viva in modo più dignitoso. L’opera di fra Andreas insieme alle sorelle tra quelle montagne è davvero preziosa, ed io sono stato felice di aver condiviso, se pur per poco tempo, il loro lavoro; è possibile mettere insie-me risorse, culture e lingue diverse, quando al centro di tutto si mette il vangelo e la Perso-na di Cristo Gesù. Simbolico a tal proposito è stata la preghiera dei vespri celebrata una do-menica in albanese, tedesco ed italiano, lingue diverse ma cuori uniti per lodare il Signore in perfetta letizia. Sono sceso da quei monti con un profondo senso di gratitudine nel cuore, la lingua è migliorata ma c’è ancora da lavora-re, nel frattempo però ho conosciuto un volto dell’Albania molto interessante, una periferia esistenziale dove la Chiesa è capace di uscire dalle sacrestie per toccare le ferite della gente.

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Il dono della malattia che si trasforma in accoglienza

Carissimi lettori della rivista missionaria: il Signore vi dia pace!Il nostro fratello missionario fra Antonio dopo aver effettuato varie cure in ospedale e raccolte tutte le informazioni necessarie per la terapia

da eseguire per curare l’ischemia cerebrale che ha lo colpito, vive nell’Infermeria Provin-ciale di Puglia che è presso il Convento “Santa Fara” con le dovute assistenze mediche.

I risultati vanno migliorando giorno per gior-no, grazie alla forza di volontà di Antonio, la guarigione progredisce giorno per giorno, tan-to è che il suo livello ha raggiunto l’85% di ri-presa fisica e psichica attraverso visite mediche e fisiatriche che il nostro missionario carissimo ogni giorno esegue.Si, Antonio ha accolto bene il dono della ma-lattia accogliendola ogni giorno come sorella. Pertanto, vi chiedo di pregare per lui affinché il dono della missione nell’Infermeria lo pervada nel suo animo e gli doni pace.

fra Nicola Summo

Carissimo Fra Antonio Imperato, Pace e Bene. La ringrazio di cuore per questo dono così grande per i bam-bini di Chinde. I 6000 euro pervenutici sono, non tanto un va-lore monetario, ma un valore fraterno e solidale verso i nostri piccoli! Mi mancano parole da dirvi tutta la mia gratitudi-ne! Grazie ai nostri frati della Puglia e a tutti i nostri bene-fattori.

+ Hilário da Cruz Massinga, ofmvescovo di Quelimane e responsabile dell’orfanotrofio di Chinde

Fra Antonio ricoverato al Policlinico di Bari

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Contribuisci anche tu alla realizzazione dei nostri progetti fiscalmente deducibili:attraverso il Conto Corrente Postale allegato n. 001018318418oppure Bonifico Bancario IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418Segreteriato Missioni Estere Cappuccini Puglia ONLUSVia Crocifisso, 54 - Giovinazzo (Bari)

adotta un progetto

carissimi lettori e sostenitori,con gioia noi Frati Cappuccini di Puglia vi annunciamoche il “segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia”

È ONLUS

PROGETTO 10 SOSTIENI LA VITA E IL LAVORO DEI NOSTRI MIS-SIONARI E I GIOVANI FRATI IN FORMAZIONEFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Da diversi anni i frati missionari vivono fianco a fianco con la gente del Mozambico e dell’Albania condividendo la vita difficile sotto svariati aspetti. Tanti sono i traguardi raggiunti ma tanto altro resta ancora da fare. Soste-nere l’opera dei missionari significa fornire loro gli strumenti adatti per portare avanti la loro missione e contribuire anche alla formazione dei giovani che, volendo abbracciare l’ideale francescano, si rivolgono ai frati perché li aiutino a scoprire la volontà del Signore nella loro vita.

€ 1.600,00 Eurosud A. - Triggiano; € 850,00 Alcar - Lecce; € 700,00 Grazia M. - Andria; € 600,00 Marco M. - Taranto, Maria G. - Dossobuono; € 400,00 Paola C. - Trani, Silvano D. - Dossobuono, € 300,00 Vincenza P. - An-dria, Schiavone - Andria, Olga L. - Andria, Gabriella L. - Andria, Nunzia C. - Andria, Grazia D. - Andria, € 250,00 Marcella P. - Alessano, Giuseppe C. - Barletta, Ilaria E. - Barletta, € 200,00 Pasquale N. - Altamura, € 150,00 Antonia F. - Toritto, € 130,00 Parrocchia S.Francesco - Corato, Gioacchino C. - Francavilla Fontana, € 100,00 Lu-cia P., Giuseppina M. - Alessano, Concetta D. - Milano, Turigest - Lecce, Marta T. - Taranto, Luigi D. - Conversano, Bibiana S. - Terlizzi, Emanuele S. - Terlizzi, Domenico D. - Bari, Teresa L. - Triggiano, Luisa G. - Andria, € 65,00 - Nunzia F. - Giovinazzo, € 50,00 Maria A. - Francavilla Fontana, Paola P. - Bari, Corsignana A. - Giovinazzo, Pietro C. - Bari - Loseto, Francesca V. - Taranto, Domenico L. - Taranto, Rosaria C. - Barletta, € 45,00 Luca C. - Taranto, € 40,00 Rita A. - Nociglia, € 30,00 Ada S. - Campi Salentina, Angela G. - Bari, € 25,00 Nicola R. - Roma, Gio-vanni D. - Brindisi, Fulvio M. - Taranto, Maria S. - Bari, Francesco P. - Bagnara Calabra, Nicola M. - Sammichele Di Bari, Nicola E. - Brindisi, € 22,00 Anna P. - Biella, € 20,00 Vita L. - Taranto, Maria R. - Francavilla Fontana, Tina L., Giovannangelo L. - Molfetta, Filomena A. - Bari, Antonia C. - Muro Leccese, Tina Z. - Andria, Convento F. - Scorrano, Francesco V. - Rutigliano, Pasquale T. - Francavilla Fontana, Gianfranco N. - Taranto, Antonio P. - Bari, Raffaele M. - Martina Franca, Pia D. - Andria, Renato L. - Gioia Del Colle, Maria M. - Campi Salentina, Francesco M. - Lissone, Antonio M. - Inzago, Tina L. - Giovinazzo, Nicola G. - Manfredonia, Isabella F. - Giovinazzo, Laura M. - Zurigo, Gaspare G. - Brindisi, € 15,00 Raffaella I. - Noicattaro, Felice M. - Terlizzi, Maria G. - Montescaglioso, Vito B. - Bari, Nuccia R. - Taranto, € 10,00 Lina S., Anna P. - Sava, Mina C. - Bari, Francesco U. - Bari, Mario A. - Padova, Vita P. - Bari Santo Spirito, Maria P. - Brindisi, Lucia F. - Bisceglie, Maria E. - Bari, Pietro B. - Trani, Angela S. - Altamura, Anna M. - Bari, Antonio P. - Taranto, Michela D. - Termoli, Licia B. - Andria, Maria D. - Molfetta, € 9,00 Cpp - Mosciano Sant’Angelo, € 7,00 Benedetto B. - Barletta, € 5,00 Colella, Lucio T. - Campi Salentina, Giuseppe D. - Mesagne, Raffaella L. - Riposto, Rita C. - Aradeo, Cesare B. - Alessano, € 2,00 Vito T. - Terlizzi

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PROGETTO 12 - MATERIALE MEDICO-SANITARIOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La situazione sanitaria è il settore più fragile del Mozambico. Aids, malaria tubercolosi sono le maggiori cause di morte per mancanza di medicinali. Vogliamo sostenere l’opera di P. Aldo Marchesini, Primario dell’Ospedale di Quelimane.

€ 300,00 Clementina L. - Vaglio Basilicata, € 258,50 Gifra - Taranto, € 250,00 O.F.S. - Rutigliano, € 100,00 M.C. - Campi Salentina, P.M. - Campi Salentina, € 90,00 Giosafatte C. - Adelfia, € 55,00 Gianvito D. - Tricase, € 50,00 Gaetano F. - Bari Carbonara, Nunzia L. - Barletta, € 40,00 Maria C. - Corsano, € 30,00 Celestino A. - Taranto, € 25,00 Maria A. - Roma, € 20,00 Francesco B. - Santo Spirito, € 10,00 Riccardo F. - Trinitapoli

PROGETTO 13 - RECUPERO BAMBINI DELLA STRADAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418II bambini sono la categoria più esposta alle conseguenze dellapovertà: fame, malattie, nudità, evasione scolastica, ecc. Nella città di Quelimane sono molti quelli che vivono per strada; vengono accolti i ma-schietti nella Casa Speranza gestito dalla Diocesi di Quelimane e le fem-minucce nel Villaggio della Pace e nell’Istituto Livramento retti dalle Suore Francescane. Possono essere sostenuti con adozioni a distanza con Euro 25 al mese.

€ 1.000,00 Gennaro V. - Bari, € 500,00 Giuseppe C. - Barletta, Vincenza E. - Taranto, € 300,00 Antonia G. - Corato, € 250,00 Maria C. - Brindisi Casale, € 150,00 Sergio B. - Giovinazzo, Maria C. - Bari, € 100,00 Antonio I. - Altamura, N.N., Vincenza C. - Francavilla Fontana, € 90,00 Brigida L. - Bari, € 55,00 Antonio B. - Molfetta, € 50,00 Vita D. - Triggiano, Andrea A. - Alessano, Nunzia L. - Barletta, € 40,00 Maria T. - Bari, € 30,00 Elena A. - Brindisi, € 25,00 Arnaldo U. - Albinia, Gaetano F. - Bari, € 20,00 Francesca V. - Maglie, Salvatore M. - Scorrano, Domenica V. - Rutigliano

ADOZIONI€ 750,00 Vito C. - Triggiano, € 600,00 Lucia S. - Barletta, € 300,00 Maddalena L. - Andria, Nicola B. - Andria, Maria D.V. - Andria, Grazia P. - Andria, Gaspare L. - Francavilla Fontana, € 150,00 Anna T. - Taranto, Virginia G. - Triggiano, Gaetano F. - Bari, € 100,00 Dorotea D. - Taranto, Filomena L. - Triggiano, Raffaele D. - Giovinazzo, Serafina A. - Francavilla Fontana, Ada P. - Scorrano, Umberto F. - Brindisi, € 78,00 A.S. - Bari, € 75,00 Antonia R. - Alessano, Antonio P. - Bari - Carbonara, € 55,00 Maria R. - Molfetta, € 50,00 Maria A. - Lucugnano, € 26,00 Angela S. - Bari

S.S. MESSE € 250,00 Alfredo M. - Campi Salentina, € 50,00 Agnese M. - Busana, Francesco P. - Bagnara Calabra, € 40,00 Francesco M. - Campi Salentina, € 30,00 Maddalena L. - Francavilla Fontana, Pierina P. - Spongano, € 25,00 Ada P. - Scorrano, € 20,00 Maria C. - Maglie, Salvatore N. - Surano, Luigino S. - Brindisi, € 10,00 - Grazia D. - Rutigliano

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PROGETTO 22 - CASA DI ACCOGLIENZA E MENSAPER BAMBINI DELLA STRADAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Le bambine orfane o abbandonate sono accolte nell’Istituto San José di In-hambane e nella “Casa Madre Chiara” a Maputo dalle Suore Francescane dell’Ospitalità, che assistono anche un centinaio di bambini della strada, anziani e ammalati del quartiere Lhanguene con un pasto giornaliero nella Mensa Madre Clara; si possono sostenere con adozione a distanza con Euro 25 al mese.

€ 500,00 Giuseppe C. - Barletta, € 300,00 A.C. - Maglie, € 200,00 N.N. - Mesagne, € 150,00 Angelo B. - Ruvo Di Puglia, Grazia D. - Andria, € 120,00 Anna A. - Taranto, € 100,00 Raffaele E. - Bari, Francesco R. - Mo-nopoli, Mariapia F. - Montescaglioso, N.N., € 75,00 Maria L. - Maglie, € 60,00 Maria M. - Ruggiano - Salve, € 50,00 Rita A. - Francavilla Fontana, Adriana C. - Adelfia Montrone, Luciana M. - Taranto, Raffaele G. - Taranto, € 25,00 Gaetano F. - Bari, € 20,00 Angela P., € 10,00 Maria R.,Francesco Z., Lombardi

ADOZIONI€ 300,00 Frates - Scorrano; Lucia S. - Barletta; Enrico S. - Bari; € 150,00 Grazia D. - Andria; Gaetano F. - Bari, € 100,00 Giuseppe M. - Campi Salentina; Luisa B. - Barletta; Addolorata B. - Campi Salentina; € 75,00 Antonia R. - Alessano; Petronilla M. - Noicattaro, € 55,00 Maria R. - Molfetta

PROGETTO 27 - SCUOLA DI ARTI E MESTIERI “MARTIRI DI INHASSUNGE” Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Alla “Scuola dei Martiri” in Quelimane (3.650 alunni) si è aggiunta la Sezione Arti e Mestieri (400 alunni) che favorirà lo sbocco nel mondo del lavoro di tanti giovani. Il sostegno serve all’acquisto di materiale tecnico e di consumo per i reparti falegnameria, meccanica e ceramica.

€ 1.500,00 Lorenzo C. - Dossobuono, € 500,00 Stefania C. - Dossobuono, € 400,00 Maria G. - Dossobuono, € 360,00 Natale S. - Dossobuono, Paola N. - Dossobuono, Giuseppina S. - Dossobuono, Gabriella M. - Dosso-buono, € 300,00 Daniele A. - Villafranca Di Verona, Vittorino A. - Dossobuono, € 200,00 Daniela S. - Adelfia, € 150,00 Maurizio S. - Villafranca Di Verona, € 100,00 Maria T. - Dossobuono, € 50,00 Beatrice C. - Roma, € 30,00 - Elena G. - Dossobuono

PROGETTO 30 FONDO A SOSTEGNO DI LAICI VOLONTARI - sostenuto da Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Prezioso in Mozambico è il contributo dei laici che offrono le proprie com-petenze ed esperienza al servizio di progetti di utilità sociale. Occorre il nostro sostegno per contribuire alle spese di viaggio, di mantenimento e di lavoro di chi offre la propria opera. Se sostieni un volontario, è come se lavorassi con lui.

€ 20,00 Nicola S. - Altamura

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PROGETTO 44 - SCUOLE PER LE COMUNITÀ DI MORRUMBALAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La zona di Morrumbala conta 60.000 bambini in età scolare, le scuole del governo sono 150 e ne accolgono solo 15.000. La Missione ha aperto 42 scuole nella foresta per 3.500 bambini. Sono necessari € 10.000 all’anno per lo stipendio dei maestri, tre ispettori e per il materiale didattico. Adot-ta una scuola con Euro 15 al mese.

PROGETTO 45 - BORSE DI STUDIO PER GIOVANI UNIVERSITARIFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Lo sviluppo del Mozambico dipende anche dalla preparazione dei giova-ni; molti sono nell’impossibilità di continuare gli studi per mancanza di mezzi.

€ 500,00 Assuntina V. - Maglie, € 140,00 Giovanni R. - Scorrano, € 80,00 Sergio B. - Giovinazzo, € 25,00 Rosaria C. - Barletta

€ 750,00 Parrocchia Immacolata - Bari, € 600,00 Maria G. - Adelfia, € 500,00 Savino M. - Barletta, € 408,18 Akusimba - Taranto, € 350,00 Scuola S.T./S.G.B/B. - Giovinazzo, € 330,00 Pasqua P. - Palo Del Colle, € 250,00 Alessio S., € 200,00 Gasparre T., € 105,00 Angela C. - Grumo Appula, € 100,00 Dalila D. - Giovinazzo, € 90,00 Nicola C. - Andria, € 60,00 Liceo C. - Giovinazzo, Vincenzo D., € 50,00 Loredana O., Matteo C., € 45,00 Ada E. - Acquarica Del Capo, € 25,00 Martino C. - Bellinzago Novarese, Angela C. - Barletta, Antonia L. - Giovinazzo, € 10,00 Raffaele A. - Grumo Appula

PROGETTO 49 - “MENSA SAN FRANCESCO” PER I POVERI DI QUELIMANEFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Ogni giorno circa 100 persone, mendicanti, ciechi, handicappati, vedove, bambini di strada ricevono un pasto caldo e assistenza alla Mensa. Altri 21 anziani, lebbrosi e vedove sono assistiti a Nicoadala, dove possono coltivare un proprio campo. Adotta un povero con euro 15 al mese.

€ 3.000,00 Emilia D. - Monopoli, € 200,00 Parrocchia S. - Taranto, € 100,00 Grazia B. - Barletta, N.N., € 50,00 Caterina M. - Maglie, Nicola E. - Brindisi, € 30,00 Giuseppina S. - Cisternino, € 25,00 Angela C. - Barletta, € 20,00 Francesca G. - Molfetta, € 15,00 Cosimo I. - Alessano, Maria G. - Bari, € 10,00 Antonietta C. - Veglie

PROGETTO 52 - CASE PER ANZIANI, VEDOVE E PORTATORI DI HANDICAPFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Un folto gruppo di anziani, vedove, lebbrosi che vivono di elemosina per le strade della città di Quelimane si è radicato in una zona agricola da dove trae sostentamento. Occorre costruire case organizzate in un piccolo villaggio. Una casa in mattoni € 2.000, in materiale locale € 300.

€ 25,00 Angela C. - Barletta, € 20,00 Anna I. - Campi Salentina

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PROGETTO 58 - CHINDE: CASA DI ACCOGLIENZA PER ORFANIFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418A Chinde, sperduta isola tra lo Zambesi e l’Oceano, 51 bambini abbando-nati o orfani sono curati da un’anziana suora sola e senza mezzi. Abbiamo costruito un nuovo orfanotrofio: occorrono circa 1000 euro al mese per le loro necessità.

€ 425,00 O.F.S. - Erchie, € 400,00 Akusimba - Taranto, € 300,00 Luisa G. - Andria, € 250,00 Marcella P. - Alessano, € 200,00 Rossella S. - Molfetta, A.M. Parrocchia S. Lorenzo - Taranto, € 150,00 O.F.S. S. Fara - Bari, Gina F. - Barletta, € 105,00 Angela C. - Grumo Appula, € 100,00 Giuseppe P. - Giovinazzo, Pasquale S., Grazia B. - Barletta, N.N., € 70,00 Chiara P. - Giovinazzo, € 60,00 Maria M. - Ruggiano - Salve, € 50,00 Antonio L. - Francavilla Fontana, Patrizia S. - Molfetta, € 30,00 Francesco E. - Barletta, Giuseppina S. - Cisternino, € 20,00 Annamaria R. - Ugento

PROGETTO 63 - ORFANATROFIO S. ROQUE - MAPUTOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Il centro ospita 35 bambini e ragazzi orfani o appartenenti a famiglie non in grado di sostenerli. Il loro sostegno dipende dall’aiuto dei benefattori.

€ 500,00 Industria P. - Brindisi, € 250,00 Carmela L. - Polignano a Mare, € 200,00 A.M. Parrocchia S.Lorenzo - Taranto, € 150,00 Parrocchia S. Francesco - Campi Salentina, N.N. - Taranto, € 120,00 Gina F. - Barletta, € 100,00 Elena R. - Bari, N.N., € 50,00 Giovanni B. - Taranto, € 30,00 Ferrari C. - Brindisi, € 25,00 Paolo D. - Sannicandro di Bari, € 20,00 Elio E. - Maglie

PROGETTO 64 - SOSTEGNO BAMBINI “CASA FAMIGLIA”Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Fra Antonio Triggiante ha accolto in una “Casa Famiglia” 75 bambini rac-colti dalla strada, orfani di AIDS, figli di genitori ciechi o invalidi. È stata costruita una nuova struttura: occorrono circa € 1.000 al mese per le loro necessità.

€ 3.885,50 Emilia D. - Monopoli, € 3.000,00 Ossida S. - Fossalta Di Piave, € 250,00 Michele R. - Morciano Di Leuca, € 200,00 Francesco P. - Bari, A.M. Parrocchia S. Lorenzo - Taranto, € 170,00 Gianfranco F. - Giovinazzo, € 100,00 N.N., € 50,00 Anna M. - San Carlo Canavese, Luigi D. - Conversano, € 30,00 Giuseppe I. - Bari, € 25,00 Caterina A. - Giovinazzo, Alessio P. - Pontecagnano Faiano, Angela C. - Barletta € 10,00 Michele B. - Bi-netto, Paolo L. - Giovinazzo

Avvisiamo tutti i nostri lettori e benefattori che l’Associazione Oasi Onlus

non collabora più con il Segretariato Missioni e con i Frati Cappuccini di Puglia, pertanto eventuali donazioni

non verranno più riportate su questa rivista.

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PROGETTO 66 - SCUOLA “BEATO ZEFERINO” SCUTARI”Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Nella Missione di Scutari 50 bambini Magjyp di etnia Rom, ai margini della società albanese, sono bisognosi di istruzione per uscire dall’emar-ginazione. Il tuo sostegno per lo stipendio alle maestre e per la mensa scolastica. Spesa mensile € 2.300

€ 350,00 Angela C. - Grumo Appula, € 300,00 Cosimo C. - Alessano, € 250,00 O.F.S. - Rutigliano, € 20,00 Isa E. - Bari

PROGETTO 68 - PROGETTO AGRICOLTURA A NICOADALAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418La Mensa S. Francesco ha avviato un gruppo di vedove, anziani, lebbrosi, che vivevono di elemosina per le strade di Quelimane, all’attività agricola nella zona di Nicoadala. Occorre acquistare attrezzi agricoli e sementi, sostenere le spese del personale addetto alla gestione: motorista, respon-sabili dell’approvvigionamento, ecc. Preventivo € 10.000 all’anno.

€ 800,00 Giuseppe G. - Barletta, € 100,00 Arcangelo R. - Bari

PROGETTO 69 - STAMPA DELLA BIBBIAFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Stampa di 2.000 copie della Bibbia tradotta da Padre Leone Innamorato in lingua Lolo, per aiutare le comunità a conoscere, comprendere e spiegare la Parola di Dio.

Adozioni a distanza: ecco comeDa anni Missionari Nostri promuove adozioni a distanza in Mozambico, sostenendo tre strutture rette dalle Suore Francescane: Casa Madre Clara a Maputo con 96 bambine (Progetto 22), Casa Speranza con 50 maschietti ed il Villaggio della Pace con 78 bambine interne e 30 esterne a Quelimane (Progetto 13). Con Euro 25 al mese si può aiutare la struttura a provvedere ad un bambino in tutte le sue necessità. Il Segretariato Missioni provvede ad inoltrare le oerte direttamente alle Suore. La vita di questi bambini, strappati alla strada o a situazioni famigliari estremamente precarie e dolorose, dipende esclusiva-mente dalla sensibilità e dalla carità dei benefattori. Molti ci chiedono le foto ed i nomi, noi pensiamo che la serenità di questi bimbi non sarebbe avvantaggiata da un rapporto diretto con una singola famiglia adottiva, che creerebbe squilibri tra l’adottato e gli altri. Basterà loro la certezza che ci sono persone che, se pure distanti, sanno aiutare ed amare indistintamente tutti i bambini, ugualmente bisognosi, che vivono nella struttura.

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PROGETTO 72 - AIUTACI A COSTRUIRE IL CENTRO DI SALUTE E NUTRIZIONALE NEI PRESSI DELLA DISCARICA DI MAPUTOFiscalmente deducibili CCP n. 001018318418Nel bairro (=quartiere) di Hulene, dove opera il nostro fratello Mimmo Mi-rizzi, che è uno dei più popolosi della città di Maputo con i sui 40.000 abi-tanti assiepati in poverissime case a ridosso della discarica municipale, manca il presidio sanitario. Per questo motivo, cito del parole del missionario: “stiamo cercando di soddi-sfare questa enorme necessità con la costruzione di un poliambulatorio che serva a rispondere almeno alle patologie mediche di base della popolazione e includendo in esso anche un centro nutrizionale. La struttura di base è già stata costruita. Adesso servono fondi per completarla: pavimenti, porte, finestre, l’acquisto dell’arredamento, delle strumentazioni mediche....ecc”.

€ 500,00 Ada Z. - Maglie, € 425,00 O.F.S. - Erchie, € 300,00 N.N. - Maglie, € 200,00 Fabio N. - Brindisi, € 110,00 Michele S. - Bari, € 65,00 Annarita M. - Foggia, € 50,00 Susanna C. - Andria, Tina A. - Maglie, Rosa S. - Giovinazzo, € 30,00 Francesco C. - Taranto, Anna M. - Maglie, € 20,00 Gianna T. - Maglie

PROGETTO 73 - UNA NUOVA CHIESA IN ONORE DEI MARTIRI DI INHASSUNGE - Fiscalmente deducibili CCP n. 001018318418 Noi frati minori cappuccini di Puglia, di Trento e i frati missionari del Mo-zambico, per onorare i nostri fratelli Camillo, Oreste e Francesco, insieme a di tutti gli amici e benefattori, vogliamo erigere una chiesa per ricordare il loro sacricio. La chiesa sarà un punto di riferimento per migliaia di cri-stiani che vivono sull’isola di Inhassunge. Su alcune delle tombe vengono costruite delle basiliche, come luoghi di preghiera e di memoria, che permettono alle celebrazioni anniversarie di assumere caratteri di solennità. Le tombe dei martiri di-vengono meta di pellegrinaggio (Cf Paolinus Nolanus, Carmen 26, v.387-388; Prudentius, Peristephan. Hymn.XI, v.195-210). Previsti 15,000 euro per la sua realizzazione.

€ 500,00 Livianna A. - Taranto, € 100,00 Cosimo C. - Alessano, € 50,00 Maria A. - Francavilla Fontana

Segretariato Missioni Estere Cappuccini Puglia è una Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) ai sensi del d.lgs. n. 460/97.Conservi la ricevuta di versamento, purché bancaria o postale, e potrà dedurre o detrarre l’importo del versamento con la prossima dichiarazione dei redditi.Benefici fiscali per le persone fisicheRif.: art. 14, decreto legge n. 35/2005 (conv. dalla legge 80/2005). Le liberalità in de-naro o in natura erogate dalle persone fisiche in favore delle Onlus sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque non oltre 70.000 €/anno.In alternativa(Rif.: art. 15, comma 1.1 d.P.R. 917/86). Le erogazioni liberali in denaro per un im-porto non superiore a 30.000 € a favore delle Onlus consentono una detrazione dell’imposta lorda pari al 26% della donazione effettuata.

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SEGRETARIATO MISSIONI ESTERE CAPPUCCINEVia Crocifisso 54 | 70054 Giovinazzo (BA)

Via San Francesco, 78 | Scorrano (LE) | Cell. 3423214796 Conto Corrente Postale: 001018318418 - IBAN: IT 11 D 07601 04000 001018318418

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