Missionari Nostri Luglio 2013

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1 Anno XXXIV n. 3 Luglio/Settembre 2013 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 · Legge 662/96 · Aut. Dir. Poste Bari

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Eco delle Missioni dei frati Cappuccini di Puglia

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Anno XXXIV n. 3 Luglio/Settembre 2013 - Spedizione in abbonamento postale comma 20/C Art. 2 · Legge 662/96 · Aut. Dir. Poste Bari

editorialearissimi lettori di Missionari no-stri, mentre scrivo queste poche parole, mi trovo esattamente a Dukagjin (Albania), su una roccia, in mezzo al fiume Sha-la, in compagnia del silenzio e

dell’acqua cristallina che scende quasi impaziente per andare non so verso dove. Sono intento ad ascol-tare il fiume e nella mente mi risuonano le parole di una canzone dei Modena City Ramblers, dedica-ta a Peppino Impastato: «Ma la tua vita adesso può cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando senza aver paura».È esattamente quello che ha fatto Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Egli ha camminato, nel suo paese natale, Cinisi, fin sotto le finestre dei boss di Cosa Nostra, gridando che lì abitava uno che ucci-deva, violentava, mentre le varie istituzioni facevano di tutto per non vedere e non denunciare.Un personaggio stupendo, quello di Peppino, signi-ficativo, attuale perché nonostante tutto deciso a camminare, a parlare, a denunciare, ad aprire gli oc-chi. Ecco, allora, che missione è proprio questo: è decidere di muoversi, non sentirsi mai arrivati. Aver il coraggio di guardare in faccia la realtà e saper de-nunciare tutte le ingiustizie del mondo, ma anche gustare le differenze culturali, sentirsi unito alla fa-miglia umana.Gesù diceva ai suoi discepoli: «Quando pregate non sprecate parole come fanno i farisei, che credono di essere ascoltati a forza di parole. Quando pregate dite: “Padre nostro…”». Una parola, che per Gesù è stato il programma di tutta la sua vita: fare del mon-

Editoriale

Spiritualità• CosaciharicordatoPapaFrancescoa

Lampedusa• Ilcieloelaterrainunastanza

Il primo documento scritto in lingua Alolo: la Bibbia

Esperienza• Festadell’Aquilone2013.Campi

salentinaadHajmel(Albania)

20 anni in Albania. Visita del generale fra Mauro Jöhri

• Albaniaterradaimillecantieri

Solidarietà• Oggi:imieiprimitrent’anni

Necrologio• MariaAprile:unaverafrancescana

innamoratadell’Ordine

Corrispondenza

Progetti

Con approvazione dell’ordineRegistratoal.n.346DecretodeltribunalediBariindata28marzo1968

DirettoreRuggieroDoronzo

Redattore responsabileAntonioImperato

Impaginazione e stampa:Grafica080Modugno(Bari)

Il bollettinosi spedisceaibenefattori e simpatiz-zantidellaMissioneeachiunquelorichiedesse.

sommario

• Per collaborare alla formazione di giovani Mozambicani aspiranti al sacerdozio;• Per sostenere le Missioni e i loro progetti sociali• Per qualsiasi altra informazione rivolgersi al:

Via Crocifisso 54 | 70054 Giovinazzo (BA) | Cell. 3423214796 | Tel. 0803945562BANCA ETICA - IBAN: IT 85 W 05018 04000 000000159205

E-mail: [email protected] | Sito web: www.missionicappuccinipuglia.com

SEGRETARIO MISSIONI ESTERE CAPPUCCINE

L a conoscenza del mondo passa sempre di più nelle mani dei media. L’uomo comune sa solo quanto gli viene mostrato dalla televisione. La nostra conoscenza del mondo si basa su

quello che le reti televisive vogliono farci sapere. Oggi, al posto della censura vecchio stile (come ai tempi del comunismo) si usa la manipolazione. Ci si discosta dalla verità non dicendo una bugia, ma facendo passare per vero quello che è falso.

Nella scelta degli argomenti si mostrano solo alcune cose, e in proporzioni abnormi. Per esempio la miseria. Guardando la televisione, siamo autorizzati a pensare che i principali problemi del mondo siano il terrorismo, i vari fondamentalismi, il narcotraffico e la criminalità organizzata. Non è vero. Il principale problema del mondo consiste nel fatto che i due terzi dell’umanità vivano in miseria, al limite della fame, senza alcuna prospettiva di cambiamento. Una volta il mondo era diviso in Oriente e Occidente, in democrazia e totalitarismo. Oggi è diviso in ricchi e poveri, e la differenza continua a crescere. L’umanità entra nel XXI secolo come una famiglia profondamente divisa. Duecentosessantotto persone al mondo possiedono un patrimonio pari a quello di mezza umanità. Non ci si può fare niente, forze troppo grandi contribuiscono a mantenere, o addirittura ad approfondire, questa sperequazione. Tutte cose di cui i giornali non parlano. La manipolazione consiste nel fare della miseria un elemento esotico, la miseria è un attrazione turistica.

All’inizio del XXI secolo la gente ha l’impressione che le tocchi vivere in un mondo straziato dalle guerre. E invece non è vero. Il novantanove percento della gente vive bene o male – più male che bene – ma in stato di pace. I conflitti armati riguardano solo alcuni punti del nostro pianeta: che siano dieci o venti, sono pur sempre dei punti isolati. Noi, invece, guardando il mondo attraverso il prisma dei media puntati sui punti caldi, abbiamo l’impressione di avere la guerra alle porte e che da ogni parte incombano morte e sterminio.

L’uomo è molto suggestionabile e il potere di suggestione dei media è immenso.

R. Kapuscinski, Due mondi, in “Newsweek”, 2001, n. 16/17

do una sola grande fami-glia. Dove c’è un Padre, un solo Padre, allora non ci sono razze, frontiere, dogane, la classe dei ric-chi e dei poveri, neanche il primo e il terzo mondo. Ci sono solo fratelli, ed è questo che siamo chiama-ti a realizzare.Ecco, allora, che possia-mo trarre una grande e profonda conclusione: La missione appartiene agli uomini forti, alla gente che sa osare, che sa anche camminare, gridando for-te senza aver paura…La missione appartiene a me e anche a te, amico e fratello.Con molti di voi, carissimi lettori, ci vedremo presto, durante le giornate mis-sionarie, sarà l’occasione per stringerci le mani, per continuare a programma-re, costruire, realizzare questo sogno.Un abbraccio di pace e un pensiero a tutti voi, che ci sostenete, che credete nel bene, nei nostri progetti, nella missione. E una pre-ghiera per tutti coloro che non ci sono più.

Fra Antonio Imperato

Cosa ci ha ricordato Papa Francesco a Lampedusa

Immigrati morti in mare, da quelle bar-che che invece di essere una via di spe-ranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune

settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensie-ro vi è tornato continuamente come una spi-na nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore. Prima però vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associa-zioni, ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a perso-ne nel loro viaggio verso qualcosa di miglio-re. Voi siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà! Grazie! Grazie anche all’Arcivescovo Mons. Francesco Montenegro per il suo aiuto, il suo lavoro e la sua vicinanza pastorale. Saluto cordialmente il sindaco si-gnora Giusi Nicolini, grazie tanto per quello che lei ha fatto e che fa. Un pensiero lo rivol-go ai cari immigrati musulmani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre famiglie. A voi: o’scià! Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei propor-re alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti.

«Adamo, dove sei?»: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. «Dove sei Adamo?». E Adamo è un uomo disorien-tato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fra-tello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. E Dio pone la seconda domanda: «Caino, dov’è tuo fratello?». Il sogno di essere potente, di esse-re grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello! Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curia-mo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di cu-stodirci gli uni gli altri. E quando questo diso-rientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito. «Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una do-manda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di sere-nità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano que-sto non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro

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voci salgono fino a Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lam-pedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare. «Dov’è il tuo fratello?» Chi è il re-sponsabile di questo sangue? Nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuen-te Ovejunauccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sap-pia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: «Chi ha ucciso il Gover-natore?», tutti rispondono: «Fuente Ovejuna, Signore». Tutti e nessuno! Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsa-bile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nes-suno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nes-suno nel mondo si sente responsabile di que-sto; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipo-crita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Sa-maritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poveri-no”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizzia-mo, ci sentiamo a posto. La cultura del benes-sere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci ren-de insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo ca-duti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto. «Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo

fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivol-ge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: «Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che por-tavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimentica-to l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli... perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi... Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è ri-masto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indif-ferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’ano-nimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo? Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indiffe-renza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’ane-stesia del cuore, ti chiediamo perdono per co-loro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a que-sti drammi. Perdono Signore! Signore, che sentiamo anche oggi le tue do-mande: «Adamo dove sei?», «Dov’è il sangue di tuo fratello?».

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«Ci avete imparentati col mondo»«Il cielo in una stanza. È il titolo di una celebre canzone. In fondo non era altro che la tradu-zione musicale di una frase, mi pare di san Bo-naventura, che i monaci del convento del mio paese avevano scolpito sullo stipite delle loro celle: “Cella sit tibi coelum”. Che vuol dire: la cella sia per te come il cielo. Ricordo ancora oggi la stanzetta del frate, un vecchio missiona-rio, dal quale andavo spesso a confessarmi, col batticuore, quando ero ragazzo, lì nel conven-to dei cappuccini del mio paese. Le pareti era-no tappezzate con la carta geografica dei cin-que continenti, e i fianchi della scrivania erano ricoperti dalla mappa dei due emisferi celesti». Nasce qui, nello spazio minuscolo di una cella cappuccina del convento di Alessano, l’apertu-ra missionaria di don Tonino Bello.E – senza timore di smentita – tale apertura missionaria viene coltivata e sviluppata in un altro piccolo ambiente, la cappella dell’episco-pio di Molfetta. Qui, di notte, don Tonino pre-gava e preparava i suoi memorabili interventi.Se scorriamo la biografia e gli Scritti del Servo di Dio, notiamo che il suo impegno per la mis-sione è stato ampio e intenso. Regolarmente ha redatto un proprio messaggio per l’annuale Giornata missionaria mondiale. Più volte si è recato all’estero per visitare i fedeli residenti all’estero o i suoi preti “fidei donum”, oppure per compiere in prima persona opera di evan-gelizzazione: nel 1983 in Australia, nel 1985 in Argentina, nel 1986 negli USA, nel 1988 in Venezuela, nel 1990 in Etiopia, nel 1992 a Sarajevo.Don Tonino segue regolarmente anche i sa-cerdoti, i religiosi e le religiose che dalla sua Diocesi partono per la missione. A questi, cioè al «drappello di missionari e delle missionarie delle nostre quattro città», si rivolge definen-

doli “frammento eucaristico”. E illustra l’idea di «tante particole che il vento dello Spirito, soffiando sul nostro altare, ha disseminato lontano. E nonostante tutto, la mensa non si è impoverita. Non è l’Eucaristia, infatti, che diminuisce: è l’altare che si dilata». Ovunque essi si trovino, il vescovo li raggiunge con la propria gratitudine, nella certezza che comun-que l’unica ricompensa è nello spendere la vita per il Signore, che paolinamente don Tonino definisce semplicemente “Lui”: «Lui, nel cui cuore le fatiche si placano, le nostalgie si dis-solvono, il linguaggi si unificano, le latitudini

Il cielo e la terrain una stanza La missione secondo don Tonino Bello

Fra Francesco Neri, provinciale dal 2006-2012, at-tualmente vive a Giovinazzo ed insegna Cristologia nel seminario di Molfetta e presso lo studio teo-logico di Bari-Santa Fara. Studioso appassionato di don Tonino Bello e dei suoi scritti.

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diverse coincidono, le stagioni hanno tutte la struggente dolcezza delle primavere italiane, le amicizie antiche si ritrovano, e la vita riac-quista sempre il sapore della libertà». La cen-tralità del Signore, ecco il motivo dominante ed il vero unico segreto di Antonio Bello, del-la sua santità! La concentrazione cristologica è la radice della dilatazione antropologica e cosmologica. L’essere in Cristo porta ad ab-bracciare il mondo, e dunque per questo don Tonino ringrazia quelli che spendono la vita in missione: «Ci avete imparentati col mondo!» si intitola la lettera ch’egli rivolge loro.Occorre però notare che l’orizzonte mondiale del pensare di don Tonino non gli impedisce di notare – nel 1989 – che anche l’Italia è terra di missione. E dunque, il pensare globalmen-te che si traduce nell’agire localmente si sno-da attraverso l’Italia. Rispetto ai problemi del nostro paese, com’è noto, più volte il vescovo di Molfetta prende posizione, rivolgendosi ai parlamentari, ai ministri, ai giornalisti, circa la partecipazione dell’Italia alla guerra del Golfo, l’obiezione fiscale alle spese militari, il posizionamento degli F16 nella base di Gioia del Colle.

La gioia della comunioneLe lettere che don Tonino indirizza ai catechi-sti nel 1989 contengono una traccia di metodo missionario. L’itinerario si snoda secondo le prime frasi della Prima lettera di san Giovanni.Questo è l’inizio: «Ciò che era fin da princi-pio… ciò che abbiamo udito… ciò che abbia-mo veduto… ciò che abbiamo contemplato… ciò che le nostre mani hanno toccato…». All’inizio vi è dunque l’esperienza di fede, l’esperienza dell’incontro con Colui che ci rivela il Padre attraverso la propria carne. È proprio a tal proposito che don Tonino offre ai catechisti il modello di san Francesco, il qua-le, nella celebrazione del Natale a Greccio, si passa la lingua sulle labbra mentre pronuncia il nome di Gesù, consapevole che nel nome e cioè nella persona del Signore si trova ogni no-stra dolcezza.Tutto ciò «noi lo annunziamo anche a voi». Ecco il secondo momento. La missione non è azione di proselitismo né l’adempimento del dovere di espansione di un’azienda, ma è la trasmissione della bella notizia, è la comunica-

zione che il cristiano dona ai suoi fratelli e alle sue sorelle di ciò che di più prezioso possiede: la presenza del Signore. Come un giornalista che divulga la notizia dell’evento più impor-tante, come un amante che vuol far conoscere agli amici la donna di cui è innamorato, così il cristiano trasmette nella missionarietà la pro-pria relazione con Cristo.L’annunzio, più precisamente, deve essere un «rendere testimonianza», nel senso che più an-cora che le parole deve essere esplicito e con-vincente lo stile di vita del cristiano. Uno stile di servizio, uno stile nel quale gli strumenti di comunicazione sono il grembiule e il catino per lavare i piedi, rende testimonianza al Signore e Maestro che si è messo in ginocchio dinanzi a noi suoi discepoli per lasciarci l’esempio della relazionalità nella Chiesa e nel mondo.Lo sbocco di ciò la comunione, come recita il testo biblico, la comunione tra i cristiani e tra i cristiani e il mondo, in cui si riflette la comu-nione col Padre e col Figlio nello Spirito San-to. Nella comunione, così tra gli uomini come nella Trinità, sta la gioia, della quale don To-nino è stato appassionato profeta per il nostro tempo.

Maria donna missionariaInnamorato di Maria, don Tonino la addita come donna missionaria, cioè paradigma del-la missione. Se infatti il primo missionario è il Figlio Gesù, secondo la lettera ai Galati Gesù che Dio manda è colui che è «nato da don-na», e dunque accanto a Gesù fin dall’inizio c’è Maria, che parteciperà alla missione del Figlio fino all’estremo della Croce, e guiderà la Chiesa nascente verso il compimento della salvezza, verso il dono dello Spirito Santo.Per don Tonino, dunque, la Madonna è mis-sionaria in rapporto a tutta la Trinità. Il Padre manda l’angelo a Maria, che quindi inizia il proprio percorso quasi in contraccolpo al ge-sto di tale invio iniziale. Recandosene incinta da Elisabetta, Maria è l’ostensorio del Figlio, la prima “cristofora”, cioè portatrice di Cristo. E ancora Maria è la piena di grazia e di Spi-rito Santo, la “pneumatoforme”, l’anfora che contiene e diffonde il crisma dell’unzione e il profumo della santità.Maria è modello di missionarietà in quanto è la «donna del primo sguardo», colei che –

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prima fra tutte le creature – posa il proprio sguardo sul Verbo fatto carne, ma pure colei che – come a Cana – segue col proprio sguar-do materno i propri figli, ed interviene prima ancora di ricevere richiesta di aiuto da parte dei poveri e dei sofferenti.E Maria è perciò la «donna del primo passo», anzi la «donna in cammino». Avvezza a cam-minare e camminare, verso Ain El Karim, e verso Betlemme, e verso Gerusalemme, e ver-so l’Egitto, e verso Efeso, e finalmente verso il Cielo, Maria addita alla Chiesa la via dell’iti-neranza, la gioia della comunicazione, il gusto della relazione.

«Anche tu per evangelizzare il mondo»A partire dal modello mariano, don Tonino proclama la missione come appartenente alla vocazione di tutti i cristiani: «non solo, quindi, i missionari “doc”, magari con tanto di barba,

e con tanto di profumo di foreste tra le mani, e con tanto fascino di avventure in terre lonta-ne». Ad ognuno dei battezzati, don Tonino ri-volge un “anche tu” per evangelizzare il mon-do. «Non preoccuparti, non ti si chiede nulla di straordinario. Neppure il tuo denaro, forse non ne hai. Si chiede da te soltanto che, do-vunque vada, in qualsiasi angolo consumi l’esi-stenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare l’anima dalle lacrime della gente. Che ti impegni a vi-vere la vita come un dono e non come un peso. Che sostenga con la preghiera e col sacrificio chi combatte in prima linea. Che ti decida fi-nalmente a camminare sulle vie del Vangelo, missionario di giustizia e di pace».A vent’anni dalla scomparsa, la freschezza evangelica di don Tonino Bello permane in-tatta e anzi cresce di significato, anche nella spinta alla missionarietà.

Fra Francesco Neri insieme a fra Mimmo Mirizzi, fra Andrea Viscardi e fra Raffaele Abbagnale sulla tomba dei missionari martiri ad Inhassunge

Il primo documento scritto nella lingua Alolo: La Bibbia

D opo che nel 1992 fu raggiunto l’accordo di pace tra la Frelimo e la Renamo, in lotta tra loro da circa 17 anni, al prezzo della

vita di migliaia di innocenti, noi, Cappuccini di Puglia, riprendemmo in pace e con grande fervore il nostro lavoro di evangelizzazione nell’area di Derre, dove si parla la lingua Lolo. In questa zona esistono molte comunità cristiane fondate dai missionari: alcuni morti (p. Carlo Patano, p. Cherubino Schiavoni, p. Prosperino) e altri ancora vivi. All’inizio del 3° millennio fui assalito da un forte desiderio di tradurre la Bibbia in lingua Lolo in onore della Parola di Cristo, Parola che è stata sempre, per 65 anni, per me conforto e sostegno. Pensavo (spero di errare): la fede, in alcuni paesi sta morendo, in altri viene rigettata con violenza o pacificamente; la Parola di Cristo è ascoltata sì, ma non è seguita. Qualche tempo dopo, mi capitò di leggere nella rivista locale mozambicana “Vida Nova” (novembre 2006) una richiesta che rivelava la sete della tribù degli Alolo di leggere e ascoltare la Parola di Dio nella lingua dei loro padri e la tristezza di non poterlo fare: “Il nostro sogno

sarebbe di vedere la Bibbia tradotta in lingua Lolo”. È questo che chiediamo al Vescovo di Quelimane che cerchi mezzi affinchè, noi che parliamo il Lolo, possiamo avere la Bibbia e i libri della catechesi nel nostro dialetto”.Pur non conoscendo alcuno di quelli che aveva formulato questa richiesta, subito mi misi al lavoro anche per valorizzare questa tribù, un poco trascurata, obbligata ad ascoltare la Parola di Dio nella lingua che non era la loro, e quindi quasi incomprensibile.Così, ricevuti i dovuti permessi, dopo 4 anni di duro lavoro la traduzione è stata completata. Il valore dell’opera, una volta terminato, sarà immenso, prima di tutto perchè si progetta di stampare i Vangeli in lingua Lolo con testo Portoghese a fronte, per dare la possibilità di conoscere Cristo anche a tutti quelli che non sono Lolo e poi perché è raro, in questa parte del mondo “trovare” Bibbie.Ora tocca a voi cari benefattori, attraverso le vostre donazioni, fare in modo che questo progetto abbia esito positivo e che il lungo e faticoso lavoro di traduzione venga finalizzato nella stampa della Bibbia in lingua Lolo.Sono, convinto sempre più delle parole che

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Padre Leone traduce la Bibbia in lingua Lolo

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Gesù a rivolto ai suoi contemporanei e a tutte le generazioni passate e future: “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” Mt. 4,4.

Pace e bene

Origine della tribù degli Alolo.Esistono differenti versioni relative alle origini della tribù degli Alolo.Secondo gli anziani dei monti di Chire (Morrumbala) gli antenati degli Alolo abitavano nella zona Taywani, vicino a Gurue della Zambesia. Era un gruppo abbastanza numeroso, i cui membri vivevano di agricoltura e di caccia. Dalla lavorazione delle cortecce degli alberi ricavavano materiale per tessere i loro abbigliamenti tradizionali. Per fuggire i contatti con le compagnie straniere, lasciarono quella zona e alcuni si trasferirono nel Milange, altri nel Malawi e altri a Derre attraversando la montagna Tolola e si stabilirono in Gorro e nelle altre zone di Chire, specialmente sulle montagne dove il clima non era molto caldo.Secondo un’altra tradizione, gli antenati degli Alolo (gente selvaggia), per causa di qualche incursione nemica, sarebbero fuggiti da Uamuli (alta serra del Guruwe) e si sarebbero rifugiati per la maggior parte a Morrumbala e Mopeia, Derre e Chire e solo alcuni risiedono vicino alla città di Quelimane. La loro è una cultura ricca, ma ancora da scoprire. Sono di carattere allegro, mansueti e umili, soprattutto in relazione ai popoli vicini.

La base della loro alimentazione è costituita da miglio (granturco) ridotto a farina fina col pilone, manioca, patate dolci e varie specie di fagioli. Inoltre, nelle terre paludose, gli Alolo coltivano il riso.Gli anziani di Melandiwa (Morrumbala) narrano che uscirono da Chilunea, Uamuli (alta serra di Guruwe) e, via Milange, arrivarono a Morrumbala e si stabilirono sulla montagna Valade vicino a Melandiwa. In seguito si dispersero in diversi luoghi del distretto di Morrumbala e di Derre, ma un gruppo rimase nel Valade, perciò la lingua Lolo è chiamata anche Avalade.L’attuale lingua Lolo possiede moltissimi vocaboli propri e molti altri mutuati dal contatto con altre tribù Echwabo, Serra, Chicwa e col portoghese. È una lingua molto semplice con grande tendenza a diminuire la lunghezza delle parole ed a utilizzare solo pochissimi sinonimi.Quando fu noto che si stava traducendo la Bibbia in Lolo, tutti gli Alolo esultarono di gioia e i loro occhi si aprirono a grande speranza e ammirazione.

Fra Leone Innamorato

Per la gioia del fratello Leone, dei fratelli delle tribù Alolo e di tanti nostri amici benefattori che hanno creduto e credono nella potenza della Parola di Dio, in questi giorni consegnerò nelle mani di Fra Leone le bozze dei quattro Vangeli, per poi passare alla stampa definitiva.

Fra Antonio

La montagna degli spiriti, nei pressi di Morrumbala, dove vivono le tribù degli Alolo

Festa dell’Aquilone 2013 Campi Salentina

ad Hajmel (Albania)

C ari Amici, anche quest’anno, a Campi Salentina, come nella vicina Terra delle Aquile, si è svolta la Festa de’ “La Pummeta”

(dell’Aquilone), ormai giunta alla 7^ edizione.Il cielo del Primo Maggio si è colorato di tan-ti pezzi di carta che svolazzavano fieri per la gioia di tanti bambini, papà, mamme e nonni, affascinati da questo antico e gioioso gioco.Ormai la festa dell’aquilone è diventato un ap-puntamento imperdibile per tanti che giungo-no anche dai paesi limitrofi e da tutta la Puglia. Presenti alla manifestazione: Associazione Sa-lentina Rosa Dei Venti ed il gruppo aquilonisti di Castellaneta. Apprezzatissima la presenza di Fra Piergior-gio Taneburgo, Padre Provinciale dei Frati Cappuccini di Puglia, nonchè del folto gruppo di frati e studenti di Santa Fara.Un ringraziamento speciale và alla Comunità dei Frati Cappuccini di Campi ed in partico-lare a fra Alfredo Di Napoli, a fra Ruggiero D’Oronzo, convinto sostenitore della Festa, a fra Rufino, fra Salvatore e fra Ernesto.Inoltre, quest’anno, si è avuta la straordina-ria presenza de’ “Lu Jentu”, il grande amico, nonché ispiratore dell’iniziativa: Fra Antonio

Imperato, Segretario delle Missioni dei frati cappuccini in Mozambico e Albania.Ed è proprio di una delle Missioni che vorrei parlarvi, cari amici. Per volere di Fra Bonaventura, già Parroco della Parrocchia San Francesco D’Assisi di Campi ed attualmente responsabile del con-vento di Nenshat in Albania, per la seconda volta, la festa dè “La Pummeta” è stata espor-tata nella terra delle Aquile: gemellaggio stra-ordinario - gli aquiloni hanno unito in un sim-bolico abbraccio fraterno i nostri bambini con quelli albanesi. È stata una giornata fantastica: io, mia moglie Laura, Fra Antonio ed Elena, una ragazza sa-lentina, siamo stati circondati da tanti bambini che accompagnati dai loro maestri hanno im-parato a costruire gli aquiloni e a farli volare. Si tratta di piccoli che hanno poco e che con quel ‘poco’ sanno ancora divertirsi, poiché nessun gioco elettronico ha eclissato la loro fantasia. E’ indescrivibile la gioia che illuminava i visi di quei bambini che vedevano realizzato, con semplice carta e poco spago, un meraviglioso sogno: volare!

Antonio Quarta da Campi Salentina

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20 anni di presenza in Albaniavisita del generale fra Mauro Jöhri

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20 anni di presenza in Albaniavisita del generale fra Mauro Jöhri

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Dal 13 al 17 luglio 2013 il nostro carissimo padre Generale ha

visitato la nostra Missione in Albania. Una visita opportuna e

gradita, che rinvigorisce la nostra identità francescana e la co-

munione con tutti i frati cappuccini sparsi nel mondo.

Ha ascoltato noi frati, ha ammirato la vicinanza con il popo-

lo Albanese, ha visitato le chiese e i due conventi: quello di

Nenshat e di Tarabosh.

Col suo sguardo puntato sempre sui 137 paese in cui siamo

presenti, ha direttamente chiesto due cose: che la presen-

za cappuccina in Albania diventi più internazionale. Creare,

come dicono i francesi “un métissage”, un mescolamento di

tradizioni cappuccine, che mentre creano un arricchimento,

offrono i presupposti per affrontare meglio la mondialità, la

complessità culturale del mondo.

Ha invitato tutti noi missionari in terra Albanese a dare più

spazio alla preghiera. L’impegno sociale non viene escluso,

specie nei casi più urgenti, ma occorre soprattutto dare spe-

ranza e una prospettiva sopranaturale della vita.

Fra Flaviano Ricciardi

ALBANIA terra dai mille cantieri

di Francesco Rizzi

C iao a tutti, sono Francesco e da quasi 2 anni vivo nel convento di Giovinazzo. Sto cercando di ca-pire la volontà di Dio e se la mia

vocazione è essere frate.....Voglio comunque raccontare di un breve viaggio nella Terra delle Aquile, fatto nel periodo dal 15 al 31 maggio, durante il quale ho avuto la possibilità di visita-re gran parte di questo meraviglioso territorio, da nord a sud, dalle montagne al mare.La cosa che più mi ha colpito di questo popolo è la voglia di fare, di andare avanti, ricostruire la propria vita, quella vita che ahimè il comu-nismo, per quasi cinquanta anni ha soffocato. Il sociologo Max Weber sostiene che “l’uo-mo attua nei confronti della stessa specie un meccanismo di spersonalizzazione dell’identi-tà”! Proprio quello che è avvenuto al popolo Shqiptar. Il popolo albanese è un popolo che spera in una rinascita, in una nuova vita; ed è per questo che in ogni piccolo villaggio, in ogni città ci sono tantissimi cantieri. È evidente l’interesse di costruirsi nuove abitazioni; questo in particolare mi ha fatto percepire la voglia di rinascita. L’Albania è una terra bellissima, abi-tata da gente ospitale che ti fa sentire a casa tua e che, nonostante la lingua differente, riesce a non farti sentire “straniero”.Molte volte di questi posti ci vengono trasmes-se immagini e pensieri distorti, che evidenziano solo la negatività delle condizioni di vita e non la bellezza dei cuori di chi li abita. Sono passate ormai alcune settimane da quella che è stata la mia esperienza in terra albanese, ma ho an-cora vivo il ricordo di quella bellissima terra. Sento ancora le voci dei bambini che giocano, sento ancora lo scampanellio delle mucche e sento ancora quella sensazione di felicità che mi faceva sorridere e che contraddistingue le fantastiche persone che ho incontrato.È stato importante conoscere la storia del po-

polo albanese sotto la dittatura comunista per vivere consapevolmente questa esperienza al fianco di persone che, nonostante tutto, spera-no in un futuro migliore. Tutto questo mi ha colpito perché non ero minimamente a cono-scenza di quello che era successo a pochi chilo-metri dalla mia terra, oltre l’Adriatico. Mi sono bastate poche ore per innamorarmi dell’Alba-nia e della sua gente.I nostri frati missionari continuano ad alimen-tare nel cuore di questa popolazione la speran-za di un futuro migliore. Mettono continua-mente in gioco anche la loro vita. Padre Flaviano e padre Bonaventura, nono-stante la loro età, hanno confermato il loro sì al Signore offrendo il proprio servizio a questi nostri fratelli. Don Dominique, salesiano in Ko-sovo scrive: “l’Albania è come il fango, a nessu-no piace e nessuno vuole andarci, ma una volta che ci si è entrati si appiccica addosso e non si stacca facilmente”. È proprio cosi! L’esperienza in terra Albanese è un’esperienza che rimane impressa per sempre, per tutta la vita. Il nostro compito non deve essere solo quello di visaita-tori, compito indispensabile per portare sollievo economico, ma deve essere un’azione di servizio, perché gran parte della gente ha ancora bisogno di dimenticare il passato e di ricevere conforto dall’unico vero Amore: quello di Gesù di Naza-reth e quello dei fratelli che offrono la loro vita perchè la rinascita di un popolo diventi realtà.

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Oggi i miei primi 30 anni

Carissimo fra Antonio, scrivo alcune righe per spiegare le motivazioni della mia scelta di destinare i “regali” ricevuti in occasione del mio trentesimo compleanno qua-le contributo per la realizzazione di quei progetti che necessitano, in questo momento, di più aiuto. Lo faccio per permettere a tutti coloro che hanno partecipato a questa raccolta fondi (e sono davvero tanti!) di capire il perchè della mia richiesta e quindi gioire con me per il risultato ottenuto. In tanti anni di animazione missionaria con gli Akusimba sono sempre stata chiamata a mettere a disposizione il talento che il Signore mi ha donato, insieme al mio tempo; sentivo, tuttavia, il bisogno di offrire qual-cosa di più tangibile. Quest’anno, l’aver festeggiato i miei 30 anni, mentre ero in attesa del secondo fi-glio, mi ha portato a riflettere sulla felice e serena condizione di vita mia e della mia famiglia e il mio pensiero è corso come un fulmine in quei luoghi in cui vivono bambini, donne e uomini, conside-rati gli ultimi del mondo senza alcuna colpa, così come io vivo serena non certo per i miei meriti... Ecco allora l’idea! Poter donare qualcosa di esclu-sivamente mio, rinunciando a qualcosa che sicura-mente è meno fondamentali come cibo, medicine, istruzione...cose di cui hanno estremo bisogno gli

ultimi. L’aver realizzato questo piccolo progetto mi ha riempito il cuore di gioia infinita! Ed è questa gioia che voglio comunicare a tutti coloro che han-no aderito alla mia richiesta: mi avete fatto il regalo più bello e grande che mi poteste fare, un regalo che resterà per sempre nel mio cuore, così come spero nel vostro! Avete fatto una cosa grande e sono sicura che il Signore ve ne renderà merito.Grazie, semplicemente grazie!

Daniela Serafini (Taranto)

Daniela ha donato 300 euro, per sostenere le nostre missioni. Grazie a te per la tua sensibilità.

TrinitapoliIn occasione della giornata missionaria, celebrata nel mese di Aprile, nella Parrocchia dell’Immacola-ta di Trinitapoli, Padre Anselmo Allegretti, ha offer-to la somma di € 300,00 offertagli dai suoi parenti e benefattori nel giorno del suo Onomastico, per far celebrare Sante Messe dai Missionari, per i bisogni di tutti i benefattori delle Missioni.

GiovinazzoIl gruppo missionario di Giovinazzo-Terlizzi ha organizzato una gita a Matera e Montescaglioso...un’occasione per gustare le bellezze della Lucania, ma anche un modo per ricordarsi di tutti coloro che vivono nella povertà. 400 euro sono stati donati al segretariato missioni.

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Maria è stata donna di preghiera. Ha vissuto costantemente nel colloquio con il Signore che quotidianamente ha incontrato nell’orazione personale e comunitaria.È stata una vera francescana innamorata dell’Ordine, fedele alla Regola e al Carisma. Lo ha fatto come Ministra, guidando con saggezza e con prudenza le sorelle che, insieme con lei, vivevano il carisma francescano se-colare, testimoniando il Vangelo di Gesù nel mondo. Ciò si è concretizzato in una attenzione costante agli ultimi, ai poveri, ai sofferenti. Ha promosso iniziative di solidarietà in favore delle missioni, coinvolgendo i fratelli e le sorelle nel sostegno dei vari progetti, che i frati Cappuccini hanno in Albania e in Mozambico.Grazie Maria per quello che ci hai trasmesso e testimoniato con la tua vita.

Cosimo Laudato, Ministro ofs Taranto

Maria Putignano AprileTaranto 08/8/1922 - 15/5/2013

Casa FamigliaUn saluto a tutti. Questa è la storia di Zaccaria Wafino, un giovane che è vissuto nella casa famiglia di Quelimane, donataci da lui stesso.

La mia storiaNacqui a Quelimane il 30 Dicembre del 1993, secondo di due fratelli nati dallo stesso padre, Orazio Wafino. Persi mia madre nel 1996, all’età di tre anni, e mio padre nel 2000, quan-do ne avevo sette. Nel 1998 mi iscrissi alla Scuola Primaria dell’Aeroporto e conclusi la settima classe nel 2004.A Dicembre andai a vivere a Durban, città del Sudafrica, a casa di mio fratello; fino a quan-do, a causa di gravi problemi di salute, dovuti alla sua malattia prolungata, fummo costretti a tornare in Mozambico, la nostra terra d’origi-ne, dove, il 29 Novembre del 2005, mio fratello morì, lasciandomi definitivamente orfano.Un anno dopo, mi iscrissi alla Scuola Secon-daria dell’Aeroporto e andai a vivere a casa di un amico di mio fratello, che poté però ospitarmi solo per poco tem-po.Nel 2007, mi stabilii nell’orfanotrofio-casa famiglia gestito dai frati cappuccini di Quelimane, con l’aiuto di Fra Anto-nio Triggiante e Giuseppe Gammarota, nel quale sono vissuto per tre anni, sino al completamento degli studi della do-dicesima classe.A Gennaio del 2011 mi iscrissi al corso

di Tecnica di Medicina Generale dell’Istituto della Salute di Quelimane, durato due anni; finalmente, il 26 Giugno del 2013, dopo molti sacrifici, l’ho concluso.Mi piacerebbe, se riuscissi a ricevere un aiuto adeguato, continuare gli studi e frequentare il corso di Medicina Generale.Ringrazio Fra Antonio Triggiante, Giuseppe Gammarota, la Direzione Cooperativa So-ciale della Promozione Umana e tutti gli altri benefattori che mi hanno dato la possibilità di studiare durante la permanenza all’Orfano-trofio e per avermi insegnato l’aspetto pratico della vita, attraverso tecniche di falegnameria, ma soprattutto mi hanno donatouna famiglia.

Zaccaria Wafino

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Casa Famiglia, guidata da fra Antonio Triggiante

Sostieni l’attività e la vitadei nostri missionari in Mozambico e Albania e i giovani fratiin formazione!Da diversi anni i frati missionari sono a fianco alla gente del Mozambico e dell’Albania condi-videndo la vita difficile sotto svariati aspetti. Tanti sono i traguardi raggiunti ma tanto altro resta ancora da fare.

Segretariato Missioni Estere CappuccineVia Crocifisso 54 | 70054 Giovinazzo (BA) | Cell. 3423214796 | Tel. 0803945562BANCA ETICA IBAN: IT 85 W 05018 04000 000000159205 - CCP 292706E-mail: [email protected] | Sito web: www.missionicappuccinipuglia.com (in costruzione)

progetto 10

Sostenere l’opera dei missionari significa fornire loro gli strumen-ti adatti per portare avanti la loro missione e contribuire anche alla formazione dei giovani che, vo-lendo abbracciare l’ideale france-scano, si rivolgono ai frati perché li aiutino a scoprire la volontà del Signore nella loro vita.

Padre Braz mentre raggiunge le comunità cristiane di Micaune

Professione perpetua

Fra Antonio Triggiante incontra

la comunità cristiana di Boroma

dal 7-16 luglio 2013 i nostri frati missionari Mozambicani si sono riuniti nella casa provinciale di Quelimane per un corso di formazione e aggiornamento

Padre Leone traduce la Bibbia

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adotta un progettoContribuisci anche tu alla realizzazione:Progetti 10 - 69 - 72 c/c postale allegato n. 292706oppure Bonifico Bancario IBAN: IT 85 W 05018 04000 000000159205Segreteriato Missioni Estere CappuccineVia Crocifisso, 54 - Giovinazzo (Bari)Progetti 12 - 13 - 22 - 27 - 30 - 44 - 45 - 49 - 52 - 58 - 63 - 64 - 66 - 68 - 71 Sostenuti da OASI onlus, fiscalmente deducibili, c/c postale: 17510702 OASI onlus Via Abbrescia, 104 - Bari

PROGETTO 12 - MATERIALE MEDICO-SANITARIOsostenuto da OASI onlus, fiscalmente deducibile, CCP n. 17510702La situazione sanitaria è il settore più fragile del Mozambico. Aids, malaria tubercolosi sono le maggiori cause di morte per mancanza di medicinali. Vogliamo sostenere l’opera di P. Aldo Marchesini, Primario dell’Ospedale di Quelimane.

€ 300 N.N. - Campi Salentina; € 55 O.F.S. Cappuccini - Molfetta; € 50 Alfredo M. – Campi Salentina; € 30 Angela S. - Francavilla Fontana; € 20 Gianvito D.S. - Corsano; Maria F.A.- Ceglie Messapica.

PROGETTO 10 - SOSTIENI LA VITA E IL LAVORO DEI NOSTRI MIS-SIONARI E I GIOVANI FRATI IN FORMAZIONE - CCP 292706Da diversi anni i frati missionari vivono fianco a fianco con la gente del Mozambico e dell’Albania condividendo la vita difficile sotto svariati aspetti. Tanti sono i traguardi raggiunti ma tanto altro resta ancora da fare. So-stenere l’opera dei missionari significa fornire loro gli strumenti adatti per portare avanti la loro missione e contribuire anche alla formazione dei giovani che, volendo abbracciare l’ideale francescano, si rivolgono ai frati perché li aiutino a scoprire la volontà del Signore nella loro vita.

€ 300 Giuseppe e Rosa D. - Triggiano; € 25 Nunzia F. - Giovinazzo; € 20 Raffaella S. - Campi Salentina; Giuseppina G. - Bari.

Firma per il 5 per mille: Codice Fiscale : 93182870720I progetti sostenuti da OASI: 12 - 13 - 22 - 27 - 30 - 44 - 45 - 49 - 52 - 58 - 59 - 63 - 64 - 66 - 68 - 71

OASI - ONLUS via Abbrescia, 104 70121 Bari - ccp n. 17510702 Banca Popolare di Puglia e Basilicata - IBAN IT74 UO53 8504 0000 0000 6258350

Fiscalmente detraibili: conservi la ricevuta di versamento, purchè bancario o postale, e potrà detrarre il 19% del relativo importo, fino ad un massimo di € 2.065,83 con la prossima dichiarazione dei redditi. Per le per-sone (quali società ed imprese) potrà essere dedotto dal reddito di impresa fino a € 2.065,83 o fino al 2% al reddito dichiarato. (art. 15, comma 1 lettera i-bis e art. 100, comma 2 , lettera h, D.P.R. 22.12.1986, n. 917).

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PROGETTO 13 - RECUPERO BAMBINI DELLA STRADASostenuto da OASI, fiscalmente deducibile, CCP n. 17510702I bambini sono la categoria più esposta alle conseguenze della povertà: fame, malattie, nudità, evasione scolastica, ecc. Nella città di Quelimane sono molti quelli che vivono per strada; vengono accolti i maschietti nella Casa Speranza gestito dalla Diocesi di Quelimane e le femminucce nel Villaggio della Pace e nell’Istituto Livramento retti dalle Suore Francescane. Possono essere sostenuti con adozioni a distanza con Euro 25 al mese.

€ 750 Vito C. - Triggiano; € 600 Vincenza E. - Taranto; € 500 Maria Pia e Francesca Di S. - Trinitapoli; € 300 Elisabetta M. - Triggiano; Rosanna S. - Andria; Gianluca e Simona B. - Giovinazzo; € 250 O.S.SS.C. - Rutiglia-no; € 200 Elio D. - Taranto; € 156 Giorgio C. - Maglie; € 150 - Roberto F. - Pratovecchio; € 115 Gaetano F. - Bari; Antonio I. - Altamura; € 100 Antonio L. - Latiano; Virginia Giuseppina L. - Triggiano; Anna D.M. - Brindisi; Filomena L. - Triggiano; € 90 Giuliana T. - Brindisi; Antonio P. - Bari Carbonara; Domenico M. - Bari; € 80 Sebastiano C. - Bari; € 75 Anna R. - Giovinazzo; Lettera R.N. - Bari; Vito P. - Molfetta; Ada P. - Scorrano; Piccoli A. - Scorrano; Giuseppe B. - Bitritto; Carla P. - Brindisi Casale; Maria Antonietta D.B. - Lucugnano; Paola D.G. - Brindisi Casale; Marzia D.S. - Brindisi; € 60 Lucy - Taranto; € 55 O.F.S. Cappuccini - Molfetta; € 50 Anna S. - Triggiano; Vincenzo R. - Terlizzi; Cosimo M. e Marzia L. - Brindisi; Marco L. e Daniela C. - Brindisi; Angela D.F. - Triggiano; Maria Antonietta C. - Campi Salentina; Vito C. - Molfetta; Antonio B. - Molfetta; Francesca L. - Bari; Maria Ant. C. - Campi Salentina; € 26 A.S. - Bari;€ 25 Anna P. - Taranto; A.S. - Bari; Francesca L. - Bari; Vita D.M. - Triggiano; € 20 Anna F. - Francavilla Fontana.

PROGETTO 22 - CASA DI ACCOGLIENZA E MENSAPER BAMBINI DELLA STRADAsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n. 17510702Le bambine orfane o abbandonate sono accolte nell’Istituto San José di In-hambane e nella “Casa Madre Chiara” a Maputo dalle Suore Francescane dell’Ospitalità, che assistono anche un centinaio di bambini della strada, anziani e ammalati del quartiere Lhanguene con un pasto giornaliero nella Mensa Madre Clara; si possono sostenere con adozione a distanza con Euro 25 al mese.

€ 360 Graziano B. - Dossobuono-Villafranca; € 200 Luisa B. - Barletta; € 150 Roberto F. - Pratovecchio; € 115 Gaetano F. - Bari; € 100 N.N. - Cisano Bergamasco; Roberto M. - Brindisi; Maria Caterina M. - Bari; Maria Pia F. - Montescaglioso; Jolanda D.C. - Bari; Raffaele D.P. - Giovinazzo; Serafina A. - Francavilla Fontana; € 75 E20P. - Alessano; Bruna M. - Bari; Maria Antonietta V. - Bari; € 70 Anna P. - Mesagne; € 55 O.F.S. Cappuccini - Molfetta; € 50 Pasquale C. - Maglie; Anna C. - Altamura; Raffaele e Ottavia D.L. - Bari; Antonella L. - Roma; Rosaria M. - Bari; Fernanda P. - Bari; Anna M.V. - Triggiano; Antonio L. - Latiano; € 40 Luigia S. - Palo del Colle; Maria C. - Bari; Rosa C. - Bari; € 30 Aldo R. - Firenze; € 25 Carmela V. - Triggiano; Pasquale C. - Maglie; Anna Maria M.- Gagliano Del Capo; € 22,5 Maria Pia F. - Altamura; € 20 Daniela T. - Bari; € 15 Rosa M. - Barletta.

ATTENZIONEL’eventuale errore nella designazione dell’Ente beneficiario (OASI-Onlus)

impedirà la deducibilità della donazione ai fini fiscali.

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PROGETTO 27 - SCUOLA DI ARTI E MESTIERI “MARTIRI DI INHASSUNGE” sostenuto da OASI, fiscalmente deducibili CCP n. 17510702Alla “Scuola dei Martiri” in Quelimane (3.650 alunni) si è aggiunta la Sezione Arti e Mestieri (400 alunni) che favorirà lo sbocco nel mondo del lavoro di tanti giovani. Il sostegno serve all’acquisto di materiale tecnico e di consumo per i reparti falegnameria, meccanica e ceramica.

€ 720 Ada C. - Dossobuono (stipendi ins.); € 200 Clementina L.S. - Vaglio Basilicata; € 150 Mario A. - Dos-sobuno (stipendi ins.); € 120 Liliana P. - Dossobuono (stipendi ins.); € 100 N.N. - Cisano Bergamasco.

PROGETTO 30 - FONDO A SOSTEGNO DI LAICI VOLONTARI - sostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n.17510702 Prezioso in Mozambico è il contributo dei laici che offrono le proprie com-petenze ed esperienza al servizio di progetti di utilità sociale. Occorre il nostro sostegno per contribuire alle spese di viaggio, di mantenimento e di lavoro di chi offre la propria opera. Se sostieni un volontario, è come se lavorassi con lui.

PROGETTO 45 - BORSE DI STUDIO PER GIOVANI UNIVERSITARIsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n. 17510702 Lo sviluppo del Mozambico dipende anche dalla preparazione dei giova-ni; molti sono nell’impossibilità di continuare gli studi per mancanza di mezzi.

€ 25 Rosaria C. - Barletta.

PROGETTO 44 - SCUOLE PER LE COMUNITÀ DI MORRUMBALAsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n. 17510702 La zona di Morrumbala conta 60.000 bambini in età scolare, le scuole del governo sono 150 e ne accolgono solo 15.000. La Missione ha aperto 42 scuole nella foresta per 3.500 bambini. Sono necessari € 8.100 all’anno per lo stipendio dei maestri, tre ispettori e per il materiale didattico. Adot-ta una scuola con Euro 15 al mese.

€ 1.000 P. Anselmo - Trinitapoli; € 200 Clementina L.S. - Vaglio Basilicata; € 100 N.N. - Cisano Bergamasco; Isabella L. - Bari; € 60 Lusy - Taranto; € 50 Martino C. - Bellinzago; Vitivinicola C. - Putignano; € 22,5 Maria Pia F. - Altamura; € 10 pro Liliana - Bari.

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PROGETTO 49 - “MENSA SAN FRANCESCO” PER I POVERI DI QUELIMANEsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n. 17510702 Ogni giorno circa 100 persone, mendicanti, ciechi, handicappati, vedove, bambini di strada ricevono un pasto caldo e assistenza alla Mensa. Altri 21 anziani, lebbrosi e vedove sono assistiti a Nicoadala, dove possono coltivare un proprio campo. Adotta un povero con euro 15 al mese.

€ 1.000 Nicola T. - Irsina; € 75 Nicola e Lucia D.C. - Brindisi; € 50 Elvira e Pina C. - Muro Leccese; Rosy D.C. - Terlizzi; € 45 Teresa S. - Brindisi; € 10 Giuseppe L. - Francavilla Fontana.

PROGETTO 52 - CASE PER ANZIANI, VEDOVE E HANDICAPPATI sostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n. 17510702Un folto gruppo di anziani, vedove, lebbrosi che vivono di elemosina per le strade della città di Quelimane si è radicato in una zona agricola da dove trae sostentamento. Occorre costruire case organizzate in un piccolo villaggio. Una casa in mattoni € 2.000, in materiale locale € 300.

€ 45 Vito C. - Molfetta; € 40 Attilio C. - Bari; € 20 Maria D.P. - Terlizzi; € 15 Pietro B. - Trani.

Adozioni a distanza: ecco comeDa anni Missionari Nostri promuove adozioni a distanza in Mozambico, sostenendo tre strut-ture rette dalle Suore Francescane: Casa Madre Clara a Maputo con 96 bambine (Progetto 22), Casa Speranza con 50 maschietti ed il Villaggio della Pace con 78 bambine interne e 30 esterne a Quelimane (Progetto 13). Con Euro 25 al mese si può aiutare la struttura a provve-dere ad un bambino in tutte le sue necessità. Il Segretariato Missioni e l’OASI provvedono ad inoltrare le offerte direttamente alle Suore. La vita di questi bambini, strappati alla strada o a situazioni famigliari estremamente precarie e dolorose, dipende esclusivamente dalla sensi-bilità e dalla carità dei benefattori. Molti ci chiedono le foto ed i nomi, noi pensiamo che la serenità di questi bimbi non sarebbe avvantaggiata da un rapporto diretto con una singola famiglia adottiva, che creerebbe squilibri tra l’adottato e gli altri. Basterà loro la certezza che ci sono persone che, se pure distanti, sanno aiutare ed amare indistintamente tutti i bambini, ugualmente bisognosi, che vivono nella struttura.

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PROGETTO 58 - CHINDE: CASA DI ACCOGLIENZA PER ORFANIsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n. 17510702A Chinde, sperduta isola tra lo Zambesi e l’Oceano, 51 bambini abbando-nati o orfani sono curati da un’anziana suora sola e senza mezzi. Abbiamo costruito un nuovo orfanotrofio: occorrono circa 1000 euro al mese per le loro necessità.

€ 100 Giuseppina V. - Bari; € 84 Parrocchia I. - Giovinazzo; € 75 Elena B. - Molfetta; Vito C. - Molfetta; € 50 Saverio C. - Giovinazzo; Cosimo M. e Marzia L. - Brindisi; € 25 Elena B. - Molfetta € 15 Tiziana B. - Cologno Monzese.

PROGETTO 63 - ORFANATROFIO S. ROQUE - MAPUTOsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile CCP n. 17510702Il centro ospita 35 bambini e ragazzi orfani o appartenenti a famiglie non in grado di sostenerli. Il loro sostegno dipende dall’aiuto dei benefattori.

€ 65 Giovanni B. - Taranto; € 20 Raffaele M. - Martina Franca; Raffaele M. - Martina Franca.

PROGETTO 64 - SOSTEGNO BAMBINI “CASA FAMIGLIA”sostenuto da OASI, fiscalmente deducibile, CCP n. 17510702Fra Antonio Triggiante ha accolto in una “Casa Famiglia” 75 bambini rac-colti dalla strada, orfani di AIDS, figli di genitori ciechi o invalidi. È stata costruita una nuova struttura: occorrono circa € 1.000 al mese per le loro necessità.

€ 120 Felicia F. - Giovinazzo; € 100 Condominio V.M.G. - Taranto; € 15 Francesca G. - Molfetta; € 10 Nicoletta P. - Giovinazzo; Maria D.C. - Giovinazzo.

PROGETTO 66 - SCUOLA “BEATO ZEFERINO” SCUTARI”sostenuto da OASI, fiscalmente deducibile, CCP n. 17510702Nella Missione di Scutari 50 bambini Magjyp di etnia Rom, ai margini della società albanese, sono bisognosi di istruzione per uscire dall’emar-ginazione. Il tuo sostegno per lo stipendio alle maestre e per la mensa scolastica. Spesa mensile € 2300

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PROGETTO 68 - PROGETTO AGRICOLTURA A NICOADALAsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile, CCP n. 17510702La Mensa S. Francesco ha avviato un gruppo di vedove, anziani, lebbrosi, che vivevono di elemosina per le strade di Quelimane, all’attività agricola nella zona di Nicoadala. Occorre acquistare attrezzi agricoli e sementi, sostenere le spese del personale addetto alla gestione: motorista, respon-sabili dell’approvvigionamento, ecc. Preventivo € 10.000 all’anno.

€ 50 R. Arcangelo - Bari.

PROGETTO 69STAMPA DELLA BIBBIA - CCP 292706Stampa di 2.000 copie della Bibbia tradotta da Padre Leone Innamorato in lingua Lolo, per aiutare le comunità a conoscere, comprendere e spiegare la Parola di Dio.

€ 1.000 Nicola T. - Irsina.

PROGETTO 71 - PROGETTO DUKAGJINsostenuto da OASI, fiscalmente deducibile, CCP n. 17510702Il Progetto nasce dall’esperienza di fra’ Antonio Imperato che dal 2007 al 2009 ha vissuto in questa regione a nord dell’Albania sostenendo le famiglie più povere e creando opportunità di incontro e di studio per tanti ragazzi isolati dalle distanze e dai doveri lavorativi. Dal 2010 si organizza un mese di attività ludiche, formative e ricreative, a cui aderiscono volontari di estrazione e formazione di-versa provenienti da tutta Italia; dal 2011 arricchiscono il progetto la presenza e il lavoro di medici generici e di dentisti volontari che prestano la loro attività in quel luogo dove il diritto alla salute sembra essere un miraggio.

€ 170 I.I.S. Chino Chino - Borgo San Lorenzo.

PROGETTO 72 - AIUTACI A COSTRUIRE IL CENTRO DI SALUTE E NUTRIZIONALE NEI PRESSI DELLA DISCARICA DI MAPUTOCCP 292706Nel bairro (=quartiere) di Hulene, dove opera il nostro fratello Mimmo Mi-rizzi, che è uno dei più popolosi della città di Maputo con i sui 40.000 abi-tanti assiepati in poverissime case a ridosso della discarica municipale, manca il presidio sanitario. Per questo motivo, cito del parole del missionario: “stiamo cercando di soddi-sfare questa enorme necessità con la costruzione di un poliambulatorio che serva a rispondere almeno alle patologie mediche di base della popolazione e includendo in esso anche un centro nutrizionale. La struttura di base è già stata costruita. Adesso servono fondi per completarla: pavimenti, porte, finestre, l’acquisto dell’arredamento, delle strumentazioni mediche....ecc”.

€ 1.000 Nicola T. - Irsina; € 50 Nicola M. - San Michele di Bari.

La casa fra Camillo Campanella, situata nel convento di Giovinazzo è uno spazio di accoglienza, di dialogo e di confronto per le associazioni e i movimenti, per i gruppi giovanili, le comunità parrocchiali, per le famiglie che desiderano vivere momenti personali e comunitari di confronto e di silenzio.

Via Crocifisso 54, 70054 Giovinazzo (Bari)Telefono 3423214796 [email protected]