Missionari come San Pietro Claver

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Il Ponte d’Oro Disegni di S. DE SIMONE www.ragazzi.missioitalia.it SAN PIETRO CLAVER 26 giugno 1580: a Verdù, un paese della Catalogna, nasce Pietro Claver. I Catalani sono gente di poche parole, onesti, molto religiosi, amanti del lavoro e della libertà. Tutte qualità proprie del carattere di Pietro. Nel registro del battesimo, il parroco scrive questa frase: Dio lo faccia buon cristiano”. Ed è proprio beneaugurante.

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Opuscolo agiografico per ragazzi

Transcript of Missionari come San Pietro Claver

Il Ponte d’Oro

Disegni di S. DE SIMONE

www.ragazzi.missioitalia.it

SAN PIETRO CLAVER

26 giugno 1580: a Verdù,

un paese della Catalogna,

nasce Pietro Claver.

I Catalani sono gente di poche parole, onesti, molto religiosi,

amanti del lavoro e della libertà.

Tutte qualità proprie del carattere di Pietro.

Nel registro del battesimo, il parroco scrive questa frase:

“Dio lo faccia buon cristiano”. Ed è proprio beneaugurante.

Porto di Siviglia, 1610:

per la prima volta qui Claver vede

l’orribile spettacolo degli schiavi neri

che, grondando sudore, trasportano

pesanti carichi sulle navi in partenza

per il Nuovo Mondo.

Questo gli basta per decidere

di partire, come missionario

per l’America.

A 15 anni, a Barcellona,

inizia la sua vita ecclesiastica

nella Compagnia di Gesù,

che si diffonde ovunque:

le lettere dei missionari,

successori del grande

Francesco Saverio,

provenienti dall’Asia e dall’America,

entusiasmano la gioventù d’Europa.

Dopo una traversata di due mesi,

il galeone San Pietro lo fa sbarcare,

insieme ad altri tre gesuiti,

a Cartagena de Indias (Colombia).

Questa località era grande mercato

e centro di smistamento di schiavi africani,

che vengono mandati a lavorare

nelle miniere d’oro e d’argento,

nelle coltivazioni di canna da zucchero o

come rematori sui fiumi.

Ci sono anche donne e bambini

che vengono trattati con estrema crudeltà.

Claver non scrive,

né polemizza contro la schiavitù,

come avevano fatto altri missionari,

scandalizzati da una simile situazione,

ma si mette a combatterla con i fatti:

prodiga amore e rispetto

per gli uomini sottoposti a schiavitù, interviene per loro

presso i padroni e li soccorre nei loro bisogni materiali.

Non solo: comunica loro la Fede in Cristo, che dà senso alla vita.

Impiega così la sua, giorno dopo giorno, durante 38 anni,

come “schiavo degli schiavi”.

Muore l’8 settembre 1654 mentre la gente,

nera e bianca, al grido di “Muore il Santo!”

vuole vederlo almeno per l’ultima volta.

In realtà lo schiavo degli schiavi fu

un uomo di Dio, un Santo:

la sua forza e il suo entusiasmo provenivano

dalla Fede e dall’Amore a per Gesù Cristo.

All’arrivo di ogni nave a Cartagena Pietro si affretta a radunare

i suoi interpreti, a preparare una provvista di biscotti, vino,

acquavite, conserve e frutta fresca. Il desiderio è di arrivare

al più presto presso i prigionieri e anzitutto curare i malati.

Insieme ai suoi aiutanti soccorre quei poveri uomini che per la

prima volta vedono volti e mani che accarezzano, anziché ferire.

Lui, che era stato instancabile, trascorre

paralizzato, a letto, in solitudine e in

abbandono, gli ultimi quattro anni della sua vita.

Gli schiavi, dopo due mesi di insopportabile navigazione,

sono scaricati in baracche, poi classificati e messi

in vendita. Ignorano la fede cristiana e proprio con loro

Claver inizia la catechesi nella maniera più semplice,

con disegni e immagini: Dio è buono, noi siamo suoi figli,

ai quali manda Gesù Cristo come Salvatore.

L’acqua del Battesimo purifica dai peccati e apre le porte

del cielo. In 20 anni ne battezza

300.000!